RIPARTIRE CON GIOIA! -...

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275 • ANNO XLVIII • N. 4 AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015 RIPARTIRE CON GIOIA!

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275 • ANNO XLVIII • N. 4AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

RIPARTIRECON GIOIA!

2 LA VOCE - AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

Rivista della ParrocchiaS. Giovanni Battista alla Creta

Milano•

ANNO XLVIII - N. 4 (275)AGOSTO-SETTEMBRE-OTTOBRE

2015Costo annuo di redazione,

stampa e distribuzione: euro 18,00

Redazione: A. RapomiDirettore responsabile:Massimiliano Taroni

Reg.Trib. di Milano, 22.1.1968 - n.17Con approvazione ecclesiastica

e dell’Ordine

StampaOlivares srl - Robecco sul Naviglio (MI)

PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA ALLA CRETAPiazza San Giovanni Battista alla Creta, 11 • 20147 Milanoe-mail: [email protected] • http://www.creta.altervista.org/

Questi i numeri di telefono:Fraternità francescana 02.41.72.66Ufficio parrocchiale 02.41.72.67Oratorio 02.41.50.053Cinema-Teatro 02.41.53.404Fax e tel. Centro di ascolto 02.41.50.611

La comunità religiosa è composta da:

Fra Paolo Ferrario guardiano e parroco

Fra Andrea Ferrari vicario parrocchiale

Fra Pierino Rubaga collaboratore parrocchiale

Fra Lucio Monti insegnante

Fra Aristide Cabassi

Fra Pietro M.Tassi psicoterapeuta

La chiesa è aperta:- nei giorni festivi dalle 7 alle 19.30- nei giorni feriali dalle 7 alle 19.30

Le messe sono celebrate:- nei giorni festivi alle 8.30 - 10 - 11.30 e 18 (vigiliare alle 18)

in estate alle 8.30 - 11 e 18 (vigiliare alle 18)

- nei giorni feriali alle 8 e 18

I confessori sono disponibili:tutti i giorni, a chiesa aperta suonando il campanello appositoprimo venerdì del mese: dalle 21 alle 22.30domenica e festivi: nella mezzora che precede ogni messa

Informazioni e indirizzi utili:La Segreteria parrocchiale (per certificati e documenti) è apertada lunedì a venerdì: dalle 9 alle 11.30martedì e venerdì: dalle 15 alle 17.30

Il Centro di ascoltoriceve ogni lunedì e venerdì: dalle 9.30 alle 11distribuzione viveri e indumenti: martedì dalle 16 alle 17

Suore della Carità di S. Giovanna AntidaCasa di accoglienza - Via Zurigo, 65 02.41.57.866

Circolo A.C.L.I. "Oscar Romero" 02.36.53.01.01Centro Diurno Educativo Creta 02.48.300.093

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Cari parrocchiani, ormai è ripreso

a pieno ritmo il nuovo anno pastorale,con le sue novità, i suoi programmi, le sua attivitàordinarie, i suoi progetti e le sue fatiche. Provo a raccogliere in questa pagina qualcosa di tuttoquesto.

Improvvise partenze e nuovi arriviNei mesi scorsi, come spesso capita, ci sono statepartenze e arrivi tra i frati e le suore. Dopo due anni di prezioso servizio fra Guido è partitoper prestare il suo impegno pastorale a Zelbio, in dio-cesi di Como. Lo ringraziamo per la sua passione,dedizione e laboriosa fantasia che ha saputo regalarea tutti, soprattutto ai più piccoli, e gli auguriamo ognibene in ogni cosa che per lui verrà. Anche sr. Ancillaha lasciato per un po’ la Comunità di via Zurigo persostenere meglio le cure mediche a Vercelli e dopodi lei sr. Alberta è stata trasferita in Vallecrosia inprovincia di Imperia per essere più vicino alla mammaanziana. Anche a loro auguriamo ogni bene. Sono ar-rivati tra noi fr. Andrea, che si presenta in un articolodelle pagine successive, e sr. Luisa, che avremo mododi conoscere. Benvenuti davvero tra noi: vi acco-gliamo con la nostra amicizia e gratitudine.

Educarsi al pensiero di CristoÈ questo il titolo e il tema della Lettera pastorale cheil nostro Arcivescovo ha scritto per guidare la vita el’attività della Diocesi e di ogni parrocchia nel biennio2015-2017. Avremo modo di conoscerla e farla nostra,sia negli atteggiamenti spirituali ed esistenziali diconversione al pensiero di Cristo che nella verifica enella programmazione delle nostre attività.

Con le nostre famiglie sul cuoreSi è concluso da poco il Sinodo dei vescovi sulla Fa-miglia, che ha raccolto un grande interesse anche daimezzi di informazione, in modo più o meno corretto.Presto avremo a disposizione gli orientamenti pasto-rali pensati e decisi dai nostri pastori e ci sarà mododi conoscerli ed attuarli anche nella nostra comunitàparrocchiale. Per ora ci basta cercare di avere a cuore le nostre fa-miglie, così come sono nella realtà, tra successi e li-miti, soddisfazioni e pene. L’annuale visita e benedi-zione delle famiglie da parte di noi frati saràun’occasione veloce ma significativa per entrare nelvivo di ogni casa, di ogni famiglia, raccogliendo rac-conti e confidenza da porre sotto la benedizione diDio.

Un anno tutto di misericordiaPapa Francesco ha indetto per il prossimo anno, coninizio l’8 dicembre, il Giubileo straordinario dellamisericordia, un tempo lungo e propizio per fermarela nostra attenzione, ma soprattutto la nostra vita e ilnostro cuore nel grande abbraccio di Dio, Padre mi-sericordioso, fedele e giusto. Abbiamo tutti bisognodi ricevere ed usare misericordia, in questo periodostorico così inquieto ed incerto che ha bisogno di es-sere interpretato e guarito con sentimenti e gesti fattidi misericordia e con misericordia. Anche noi, comecomunità parrocchiale e come singoli credenti, tro-veremo il modo e i mezzi migliori per fare nostre leintenzioni del papa e fare tesoro di tutto ciò che lamisericordia di Dio vuole regalare e realizzare pernoi.

Un grande grazie ai presentiMi sembra bello ringraziare tutti coloro che già sonouna presenza viva nella nostra comunità: chi partecipaalla Messa e alle altre celebrazioni con convinzionee interesse, chi offre la sua disponibilità e il suo temponei tanti servizi e attività, chi si dedica all’educazionedei più giovani attraverso la catechesi, lo sport e loscoutismo, chi si prende cura dei fratelli più bisognosiattraverso il Centro di Ascolto e la San Vincenzo e ilGruppo Missionario, chi visita gli anziani e i malati,chi organizza le tante proposte del Centro Culturale,chi si mette al servizio del Bar e della cucina, chi la-vora in segreteria e nell’amministrazione.

Un appello a chi può fare di piùMi sembra giusto rivolgere un invito, quasi un accoratoappello, a chi può fare di più per la propria vita cri-stiana e per quella degli altri. Date un po’ di tempo,un po’ di attenzione, un po’ di collaborazione, un po’di cuore laddove è possibile, per mettere al serviziodegli altri e della comunità le capacità, la generosità ela fantasia di ciascuno. Tutti ne riceveranno beneficio:chi offre e chi riceve questo dono.

Ripartire con gioiaComunque, importante è una cosa sola: ripartire congioia! Qui o altrove, nei nostri pensieri di ogni giorno,capaci di educarsi al pensiero di Cristo, nelle nostrefamiglie così come sono, bisognose sempre di un po’di bene in più, con lo sguardo fisso sull’amore di Dio,insieme a chi c’è già e aperti ad accogliere chi vorràunirsi a noi. In tutto questo davvero auguro a me stessoe a tutti voi una cosa sola: ripartire con gioia!

fr. Paoloparroco

LA VOCE DEL PARROCORipartire con gioia!

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Papa Francesco ci istruisce e ci stu-pisce spesso. Lo ha fatto anche conla sua prima Enciclica «Laudatosi’...» sulla cura della casa comune,diventata subito motivo di interesse,discussione e apprezzamento all’in-terno e all’esterno degli ambiti stret-tamente ecclesiali. Anche noi abbiamovoluto conoscerla un po’ e per questo,in collaborazione tra il Circolo Aclie il nostro Centro Culturale, giovedì1° ottobre è stata proposta una seratainformativa per tutta la parrocchia.Con una cinquantina di presenti,l’incontro era articolato in due mo-menti: nel primo Paolo Petracca,presidente delle Acli provinciali diMilano, ha offerto una presentazionedell’enciclica, mentre nel secondo fraPaolo ci ha fatto conoscere la storiae il significato vero del Cantico diFrate Sole di san Francesco. Eccocosa ci ha detto Paolo Petracca.

L’enciclica di Papa Francescoè una miniera d’oro con cuiil pontefice ha voluto indi-

care la necessità di custodire ecurare la casa comune. Il testocolpisce sia per lo stile che per icontenuti. Bisogna riconoscere alVescovo di Roma la dote di undiscorso diretto, che tutti com-prendono immediatamente e nelquale anche le persone più sem-plici riescono a riconoscersi. Perciò che concerne i contenuti, poi,forse per la prima volta un Papasi avventura in questioni moltolaiche, suggerendo «processi dicambiamento sociale e personale» chenon si propongono come l’appli-cazione di principi universali macome indicazioni concrete, a volteparziali e perfettibili, affinché ilmondo possa diventare migliore.

Soprattutto nella parte inizialel’enciclica può apparire un po’pessimistica. Ma così non è. Sitratta semplicemente di un ap-proccio realistico: i cambiamenticlimatici, i danni all’ambiente, glieffetti sull’ecosistema di politicheeconomiche ed energetiche dram-maticamente non intelligenti ri-schiano di essere a un punto dinon ritorno. Il Papa evidenziainoltre come le questioni sianosempre più strettamente inter-connesse: allo scriteriato sfrutta-mento del pianeta si accompagnacome concausa lo sfruttamentodelle persone e dei popoli, in unalogica di insaziabile profitto chesi dimostra il vero “idolo” dellastoria presente. Scrive al paragrafo139: «Non ci sono due crisi separate,una ambientale e un’altra sociale,bensì una sola e complessa crisi so-cio-ambientale. Le direttrici per lasoluzione richiedono un approcciointegrale per combattere la povertà,per restituire la dignità agli esclusie nello stesso tempo per prendersicura della natura».Ne discende quella che il Papachiama giustappunto «una ecologiaintegrale». In questa logica di in-scindibilità della questione so-cio-ambientale si giunge ad unsecondo punto-chiave, già evi-denziato tante volte nei docu-menti pontifici e sottolineato conforza anche da papa Francesconella sua Lettera pastorale Evan-gelii gaudium: l’opzione preferen-ziale per i poveri. Scrive al para-grafo 158: «Nelle condizioni attualidella società mondiale, dove si ri-scontrano tante iniquità e sono sem-pre più numerose le persone chevengono scartate, private dei diritti

umani fondamentali, il principio delbene comune si trasforma immedia-tamente, come logica e ineludibileconseguenza, in un appello alla so-lidarietà e in una opzione preferen-ziale per i più poveri». E’ questouno dei nodi più insistiti nei varicapitoli dell’enciclica: l’attenzionealla natura non è fine a se stessa,ma si inserisce in un dinamismocomplessivo di cura della personaumana, che a sua volta non puòesistere a prescindere dai rapporticon gli altri e con le cose, sianoesse naturali del mondo ambien-tale o frutto della creatività e del-l’operosità dell’uomo stesso.Il Papa non manca di sottolinearecome siano i poveri ad esseremaggiormente toccati dai cam-biamenti climatici e dal degradoambientale. I ricchi, sia come per-sone singole che come popoli,sanno tutelarsi con più facilità,mentre i poveri si trovano spessodel tutto esposti alle conseguenzenegative delle crisi ambientali.Per fare un esempio: una stagionedi siccità può significare carestiaper interi villaggi e le loro popo-lazioni, mentre per i ricchi dellegrandi città tutto ciò, probabil-mente, si tradurrà nell’aumento,magari lieve, dei prezzi di qualchegenere alimentare negli scaffalidei supermercati.Ecco perché il Papa insiste contanta forza sulle responsabilitàdella politica e della finanza: oc-corre davvero «una ecologia inte-grale» attenta a tutti e non unapolitica economica orientata prin-cipalmente agli interessi delle fa-sce di popolazione più benestanti.Riprendiamo qui uno dei pas-saggi più forti dell’enciclica, il

Un’ecologia integrale attenta ai bisogni di tutta l’umanità

«Laudatosi’...»

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paragrafo 189, al quale i mediahanno dato molto rilievo (a volteimputando al Papa di essere fintroppo “anticapitalista”): «La po-litica non deve sottomettersi all’eco-nomia e questa non deve sottomettersiai dettami e al paradigma efficentistadella tecnocrazia. Oggi, pensandoal bene comune, abbiamo bisogno inmodo ineludibile che la politica el’economia, in dialogo, si ponganodecisamente al servizio della vita,specialmente della vita umana. Ilsalvataggio ad ogni costo delle banche,facendo pagare il prezzo alla popo-lazione, senza la ferma decisione dirivedere e riformare l’intero sistema,riafferma un dominio assoluto dellafinanza che non ha futuro».Si tratta in definitiva di cambiare

logica sia dall’alto che dal basso.Dall’alto occorre cambiare la po-litica, la finanza, l’economia e ri-portare la tecnocrazia nel ruolostrumentale e funzionale che do-vrebbe essergli proprio, tornandoad avere «una visione buona e con-divisa della società globale», facendocrescere una nuova classe diri-gente e nuovi leader onesti, pre-parati e orientati al bene comune.Dal basso è urgente che ciascunodi noi come persona e nell’ambitodella propria famiglia e all’internodelle aggregazioni sociali allequali partecipiamo, impariamoa cambiare stile di vita, diven-tando capaci di vivere e testimo-niare quotidianamente sobrietàe solidarietà.

Per realizzare questo, spiega beneil papa al paragrafo 193, occorre«rallentare un po’ il passo, porre al-cuni limiti ragionevoli e anche ri-tornare indietro prima che sia tardi».E questo a partire dalle cose piùvicine a noi: l’utilizzo e non lospreco dell’acqua e dell’energiaelettrica, la scelta convinta in fa-vore delle energie rinnovabili; lalotta all’indebito consumo di suo-lo, accogliendo migranti e rifu-giati, sostenendo chi è fragile evulnerabile attraverso il volon-tariato e nuove forme di mutua-lismo. Facendo questo, siamoconsapevoli che tanti piccoli passifanno un passo grande e tantepiccole indicazioni di stile fannouna decisione capace di mutarel’ordine delle cose.L’enciclica «Laudato si’...» è un’en-ciclica aperta: propone indicazionidi percorso e di processo ma nonsoluzioni definitive, dichiara lapropria disponibilità a suggeri-menti ulteriori e soprattutto chie-de il coinvolgimento fattivo ditutti, credenti e non credenti, invista di un mondo migliore. Edunque chiede il coinvolgimentoanche nostro.

Domenica 18 ottobre ab-biamo celebrato il man-dato a catechisti, educatori,

allenatori. La giornata era signi-ficativa: festa della Dedicazionedel nostro duomo, chiesa madredelle chiese della diocesi, nelmese missionario mondiale. Misono scoperta, dopo tanti anni,ancora commossa per un mo-mento semplice ma capace di su-

l’accompagnare i più giovani all’in-contro personale con il Signore Gesùnella comunità cristiana. Dio vichiama a essere innanzitutto dei te-stimoni credibili che, con il pensiero,i sentimenti e l’azione, rimandino alpensiero, ai sentimenti e all’azione diCristo e aprano il cuore alla sua imi-tazione. Sarà la vostra fede, comuni-cata nella comunione fraterna, adaiutare i ragazzi e i giovani a coglierela profondità dell’amore del Padre ela sua predilezione per i più piccoli ea rispondere a questo amore impa-rando a seguire Gesù, come unico evero Maestro.”Poi l’invito alla comunità: “Fra-telli carissimi, sono qui davanti a noigli educatori che la Chiesa chiama amettersi al servizio dei più giovani ea vivere più profondamente la comu-nione e la fraternità. La loro scelta diimpegnarsi per i più piccoli è soste-

Mandato educativo 2015

Io mi fidodi te

scitare riflessione, emozione e ri-conoscenza.Il parroco, vedendoci riuniti aipiedi dell’altare, ha esclamato:“Siete proprio tanti!” Tante per-sone, così diverse tra loro, maunite dalla passione per le gio-vani generazioni, il desiderio diconsegnare loro il bello ed il benericevuto da altri. “Carissimi, il vo-stro compito educativo consiste nel-

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nuta dall’amore e dalla fede, doni cheessi stessi hanno ricevuto e che oraintendono ritrasmettere. I nostrieducatori si impegnano ora a «la-sciarsi educare» per primi al pen-siero di Cristo, perché «come Gesù»sappiano chiamare, accompagnare,guidare, sorreggere, perdonare,amare. Preghiamo in silenzio perchéscenda su di loro, in modo sovrab-bondante, la grazia, lo Spirito santo,che rende capaci di vivere imitandoil nostro unico Maestro, il SignoreGesù.”Il cuore si è riempito di volti piùo meno conosciuti, più o menoamici, che dietro di me rivolge-vano in silenzio un’invocazioneper sostenerci. Sentirmi parte,mentre anch’io pregavo per imiei compagni di avventura, diquesta Chiesa fatta di persone,pietre vive nell’edificio di Dio,questa è ancora e sempreun’emozione stupita per tantagrazia riversata e riservata allamia vita!“La comunità cristiana dellaCreta si fida di voi, io mi fido divoi” ci ha detto fra Paolo. Il pen-siero, conoscendo e riconoscendoi miei limiti e le mie fatiche e im-pazienze, è stato: “Che corag-gio!” Forse, però, non ci vuolecoraggio, ma fiducia nell’affidarcii piccoli del gregge. Ricevere fi-ducia è vitale per la crescita diognuno, ma anche da adulti que-sto può sostenere il proprio im-

per questo e per altro, nellamente e nel cuore non può cheabitare la riconoscenza!Qui sopra proponiamo la Pre-ghiera dell’educatore, preparataper questo anno pastorale: parolee pensieri che dovrebbero accom-pagnare il nostro servizio in ogninostro incontro con i ragazzi af-fidati alle nostre cure e al nostrocuore.

pegno quando, in certi momenti,ci si sente inadeguati. Quando,nel corso dell’anno, le difficoltà ele stanchezze inevitabili ci fa-ranno compagnia ricordiamo leparole del parroco: “Io mi fido dite!” eco di quanto il Signore dasempre dice, nei fatti, ad ogniuomo. Sì, il Signore si fida nono-stante le nostre infedeltà, con-traddizioni e debolezze. Alla fine,

Un’iconografa di casa nostra

Dio illumina l’uomo che è ciecoL’iconografo, nato nell’Orien-te, non era solo un artista

ma un ministro della chiesa.Egli era benedetto e consacratodal Vescovo come pittore, o meglio

“scrittore di icone”, per annun-ciare il mondo spirituale di cuifaceva esperienza. Molto spessogli iconografi erano monaci cheunivano allo studio, una intensa

vita di preghiera e profonda me-ditazione delle Sacre Scritture, de-diti al lavoro manuale, alla peni-tenza e all’ascesi spirituale. Dopoun mese di preghiera e digiuno,

PREGHIERA DELL’EDUCATORE 2015-2016

Padre buono, come è bello il mondo che hai creatoe nel quale ci hai chiamato a vivere e ad amare!Sentiamo l’esigenza di ascoltare la tua voce,che ci indica ciò che è buono e bene per noi.Per questo ci hai donato la tua Chiesa,dove continuamente risuona la Parola del tuo Figlio Gesù.Nella tua Chiesa hai chiamato anche noia formare una comunità che educa lasciandosi educare,che ama custodendo il fratello,che spera portando il peso gli uni degli altri.Donaci il tuo Spirito santoperché vivendo nella tua Chiesa impariamoad amare come Gesùa sentire come Gesùa soffrire come Gesùa pensare come Gesùa scegliere come Gesù.Amen.

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cibandosi di “pane e acqua” comedicono gli antichi testi, essi tra-scorrevano l’ultima notte in pre-ghiera e al primo raggio di sole,in ginocchio, davano il primotocco di pennello sulla tavola ap-positamente preparata.Dopo questi cenni storici mi pre-sento in punta di piedi per rac-contare la mia esperienza. Sonosempre stata attratta dalla bel-lezza, ma il mio interesse per leicone nasce solo dopo aver fattoun percorso di formazione, ap-profondimento, meditazione deiquattro Vangeli, iniziato preso iPadri Oblati di Rho e continuatosoprattutto grazie ai Gruppi diAscolto della Parola presenti inparrocchia, di cui sono diventataanche animatrice.In questo cammino di conoscenza,di fede e di vita cristiana piùconvinta e più motivata, ho sco-perto sempre più il volto di Dionella sua incarnazione. Certa-mente senza questo percorso nonsarei mai arrivata a guardarecome bisogna guardare e leggereun’icona.Da qui nasce il desiderio di co-noscere la storia dell’icona e, per-ché no, anche di scriverla. Scrivereche cosa? Si scrive la “Parola”,cioè Gesù Cristo, si racconta conle forme e i colori il contenutoautentico e il valore simbolicoche l’icona esprime attraversouna lettura teologica. È impor-tante non fermarsi a ciò che ap-pare ma, attraverso il visibile,raggiungere l’invisibile.È il quarto anno che frequento laScuola di iconografia organizzatapresso il PIME in via Mosè Bian-

chi dal maestro Enrico Bertabonie per me scrivere un’icona è moltoedificante perché so che non di-pende solo dalle mie capacitàmanuali e tecniche, ma dal donoche Dio mi fa, quel dono di rap-presentare nell’icona stessa, laSua somiglianza e trascendenza.È l’occasione di un incontro, in-contro con Lui che - mentre Lorappresento - mi osserva.È rigoroso recitare, prima di ini-ziare, la preghiera propria del-l’iconografo. Poche righe di in-tenso contenuto spirituale, di cuiriporto con commozione il testoche pronuncio ogni volta che miaccingo a prendere in mano pen-nelli e colori:«O divino Maestro, fervido arteficedi tutto il creato, illumina lo sguardodel tuo servo, custodisci il suo cuore,reggi e governa la sua mano, affinchédegnamente e con perfezione possarappresentare la Tua immagine perla gloria, la gioia e le bellezza dellaTua santa Chiesa.»È Dio che guida la mia mano edio sono ben cosciente di essereuno strumento umile ma devoto.Fiduciosa della Sua guida e dellaSua continua assistenza ho scrittofinora sette icone, che custodiscoin casa con gelosa attenzione.Esse rappresentano: Il Cristo Pan-tocratore, Il Volto Santo, L’Ar-cangelo Gabriele, La Madre diDio col bimbo giocoso del Sinai,La Madre di Dio della madia, LaMadre di Dio della tenerezza, LaCrocifissione. Quest’ultima è statabenedetta nella nostra chiesa loscorso 29 marzo, domenica dellaPalme, durante la suggestiva Oradella Madre. Scrivendo questaicona, che mi ha richiesto quasiquattro mesi di impegno, si èfatta più chiara in me una con-vinzione che già avevo, che tantevolte ho sentito predicare, mache ora è scaturita dall’operadelle mie mani guidate dallo Spi-rito: Gesù Cristo è la vera iconadel Padre e ancor di più lo è sullacroce. Nell’icona della Crocifis-sione non c’è disperazione masolo gioia nell’attesa della Risur-rezione, della Pasqua.

Dopo il lungo e paziente lavorodi pittura (meglio dire “scrittura”)è importante presentare l’iconaalla Chiesa per la benedizioneda parte del sacerdote. Lo scopodi questo rito antico è quello diverificare che il lavoro fatto siaconforme ai canoni stabiliti dallaChiesa per la raffigurazione dellasacre immagini. Ricordo ancoracon commozione l’esperienza fattacon la mia prima icona “Il CristoPantocratore”: in quell’occasionela celebrazione è stata molto sem-plice e quasi riservata, dopo lamessa domenicale delle 8.30; que-sta volta invece la benedizione èavvenuta in un contesto celebra-tivo più solenne, più significativoe più partecipato. In entrambi icasi, comunque, ho capito unacosa grande: l’icona non è un“quadretto” da appendere o unsoprammobile per decorare lacasa, ma diventa un oggetto sacroe benedetto per la preghiera pri-vata del singolo credente e perla celebrazione pubblica della co-munità cristiana. Per questo miha particolarmente colpito il fattoche la mia icona sia stata bene-detta nella mia chiesa che quoti-dianamente frequento, accompa-gnata dalle persone con cui pregoe per mano di fra Paolo che è ilmio parroco, oltre che confidentee amico.Dopo la benedizione, quindi,l’icona è un “sacramentale”, cioèun segno di grazia in virtù dellapreghiera della Chiesa. Ora nellamia casa abita questo grande aiu-to che viene offerto ad ogni cri-stiano che venera e custodisce leicone. Veramente tutte le iconeda me scritte sono state benedettedalla Chiesa e io le custodiscocon rispetto e fede in casa mia.Ogni volta che le guardo penso:Dio stesso provvederà a purificaregli occhi della mia anima affinchépossa vedere e riconoscere e com-prendere e gustare tutta la veritàche in ognuna delle icone è statascritta e continuamente viene ri-velata. Di questo sono certa: “Dioillumina l’uomo che è cieco”.

Franca Di Battista

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Sabato 17 ottobre, nella nostra Saladella comunità, la Compagnia tea-trale “Cuori che battono” ci ha re-galato un bellissimo spettacolo di be-neficenza a favore dell’ospedale diAleppo, in Siria promosso dai fratiminori di Terra Santa.

“ICuori che battono” sonoun gruppo di amici, artistiprofessionisti e amatoriali,

alcuni hanno fatto esperienza interra di missione, altri hanno fre-quentato il percorso formativodei “Dieci comandamenti”. Nel2010 uniscono le loro capacitàcon il desiderio e l’impegno didare una mano “ai poveri più po-veri” attraverso l’arte, il canto, ladanza, il teatro. Così ci hanno in-trattenuto, stupito e rallegratocon la loro bravura molti artisti:un soprano, due ballerini delCorpo di Ballo alla Scala (MI), unpianista e una coppia cabaretti-sta, il gruppo folcloristico “Trenapoletani a Milano”, il duo vocee fisarmonica, un cantautore, unartista di bolle di sapone e ungiocoliereLo spettacolo è andato a sostegnodelle opere che i frati di TerraSanta promuovono nell’Ospe-dale “La Speranza” di Aleppo, inSiria, diventato in questi tragicianni un centro di accoglienza ecura per le vittime di guerra eunico ospedale nella zona ingrado di affrontare interventi dichirurgia complessa. Con la ge-nerosità dei partecipanti e anchedegli artisti sono stati raccolti2765 euro, già inviati a destina-zione. Ecco una breve sintesi diquesta iniziativa.In Siria da marzo 2011 migliaia

Salva un ospedale per salvare tante vite

Cuoriche battono

di persone sono state uccise, ar-restate o deportate nell’ambito diquella che si è trasformata nelcorso dei mesi in una sanguinosaguerra civile. L’intensificarsi deicombattimenti tra le forze gover-native e i gruppi armati di oppo-sizione hanno portato a un incre-mento del numero delle vittimesoprattutto tra i civili e le personeche non prendono parte alle osti-lità. Secondo dati forniti dalleNazioni Unite, ad oggi sarebberocirca 190.000 le vittime civili,mentre circa il 40 per cento dellapopolazione siriana vive in con-dizioni di esilio e/o sradicamentoe in contesti di forte disagio so-ciale ed economico. Circa 6.5 mi-lioni le persone sfollate interna-mente e 2.5 milioni i profughi chehanno abbandonato il Paese. Nu-merosissimi, poi, i casi di trasfe-rimenti temporanei di personefuggite dai propri villaggi o dallecittà prima o durante un attacco.Gli elementi più deboli della po-polazione inevitabilmente sonostati colpiti più duramente, estanno soffrendo soprattutto perla carenza di energia e di acquae per la mancanza di cibo e diforniture mediche. Nella mag-gior parte delle città ci sono blac-kout più volte durante il giorno,se non per un giorno intero, e labenzina è razionata. Tre donnesu quattro non sono assistite du-rante il parto, e per il timore diun travaglio sotto le zone asse-diate e sotto i pesanti bombarda-menti quotidiani, è raddoppiatoil numero di parti cesarei (passatidal 19 al 45 per cento, con picchidel 75 per cento nelle città sottoassedio), in pronto soccorso im-

provvisati. La copertura dei pro-grammi di vaccinazione è crol-lata al 68%. Le drammatiche eprecarie condizioni di igiene neicampi profughi, ed in particolarenel governatorato di Aleppo,fanno crescere malattie di variotipo in particolare, tra i bambinie i neonati, i casi di poliomielite,morbillo, meningite, tifo e colera.Dopo circa 14 casi risultati posi-tivi, è scoppiata l’emergenza po-lio, e più di 80.000 bambini (quasitutti neonati) sono potenzial-mente a rischio e necessitano ur-gentemente la vaccinazione peressere immunizzati dal virus.L’ospedale La Speranza (Al-Ra-jaa) è un ospedale dei frati fran-cescani della Custodia di TerraSanta, riconosciuto e regolamen-tato dal Ministero della Salute si-riano. Sin dall’inizio della guerracivile in Siria la Custodia di TerraSanta, presente con 9 conventisul territorio siriano è stata finda subito al fianco della popola-zione civile, rendendosi disponi-bile ad affrontare le grandi diffi-coltà quotidiane, fedele allavocazione francescana di aiutaretutti, cristiani e musulmani. Adifferenza della maggior partedelle organizzazioni umanitarie,i frati francescani non hanno mailasciato il Paese nel corso degliultimi tre anni.Nonostante la situazione dram-matica data dal conflitto degli ul-timi anni, e nonostante i taglisempre più pesanti alla fornituraelettrica, in questo ospedale circa100 persone fra medici, infer-mieri e staff continuano il lorolavoro fornendo un servizio de-cisivo per la popolazione di

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Aleppo. Vengono accolti e curatiferiti di tutte le etnie e religioni,in particolare bambini.Insieme ad altri 4, si trova nel go-vernatorato Nord della Siria, maè l’unico in grado di affrontareinterventi specializzati di chirur-gia complessa. Il lavoro è resopiù difficile dalla mancanza dimedici, praticamente dimezzatidi numero dall’inizio dellaguerra, dalla frequente sospen-sione della corrente elettrica an-che per più ore al giorno, dallacarenza di acqua potabile e dimedicine che, se ci sono, hannocosti molto alti. Nel corso dell’ul-timo anno però l’ospedale ha su-bìto ingenti danni e si trova inuna situazione di grande diffi-coltà.È urgente e necessario aiutareconcretamente l’ospedale nellariparazione e sostituzione deiprincipali macchinari elettro-sa-nitari, danneggiati enormementenegli ultimi mesi anche a causadella frequente e ripetuta man-canza di energia elettrica, oltreche a garantire la presenza dipersonale qualificato all’internodell’ospedale e permettere ai fe-riti siriani di ricevere cure.Come conseguenza diretta, lamaggior parte del personale me-dico, pagato ad intervento, nonriceve stipendio da diversi mesied è costretto a lasciare il Paese.Sostenere questo ospedale signi-fica quindi, in concreto, renderenuovamente operative 3 saleoperatorie, 2 sale di rianimazionee 2 sale per la diagnostica, offrireassistenza sanitaria di emergenzae supporto allo staff medico nellesale operatorie e garantire a tuttoil personale uno stipendio per sée per le proprie famiglie. Per con-tinuare l'iniziativa un gruppo dimamme, particolarmente sensi-bili alle necessità dei bambini cu-rati nelle incubatrici dell'Ospe-dale di Aleppo, ha confezionatoe poi messo in vendita delle com-posizioni di fiori durante la Do-menica 25 ottobre, Giornata Mis-sionaria. Sono stati raccolti 4.765euro, già inviati a destinazione.

È possibile parlare di Dante Ali-ghieri (1265-1321), il “sommopoeta” per definizione, in un cosìbreve spazio? Si tratterebbe davverodi un’impresa, per citare lui stesso,da far tremare “le vene e i polsi”.Sarebbero necessarie molte pagineper offrire soltanto rapidi cennidella vita, pienamente inserita nellevicende storiche del suo tempo edella sua Firenze; della varietà edell’importanza delle sue opere, ainiziare, si intende, da quel com-plesso, misterioso e articolatissimopoema, da quella summa delle co-noscenze scientifiche, letterarie,teologiche del suo tempo, che l’au-tore definiva semplicemente “com-media”, ma che Boccaccio, peresprimerne la grandezza, chiamòDivina commedia, e che è tuttaviacosì umana per la passione politica,morale, personale che la pervadetutta; del significato e del peso chel’opera dantesca ha avuto per losviluppo della lingua e della lette-ratura italiane. Impresa davvero ar-dua alla quale è preferibile rinun-ciare.Sarà allora sufficiente ricordareche il brano citato qui è tratto dalCanto XXXIII della terza cantica

del Poema, il “Paradiso” (ai versi1-21). È la preghiera che San Ber-nardo rivolge alla Vergine Mariaperché questa ottenga a Dante lagrazia della visione divina. In pochiversi, senza mai perdere nulla inbellezza poetica e slancio lirico, ilpoeta riassume il mistero dell’In-carnazione - Dio che accetta difarsi da creatore creatura nel grem-bo della donna nobilissima da Luiprescelta - e della Redenzione; lamisericordiosa e umile grandezzadella Vergine; la sua forza di inter-cessione che spesso previene lepreghiere umane. Isolati dal lorocontesto, i versi possono appariredifficili per la densità teologica, maè possibile leggerli e sentirli soltantocome una poesia, abbandonandosialla fluidità del ritmo, alla bellezzaperfettamente conclusa in se stessadella mirabile terzina dantesca. Unasola, piccola spiegazione può essereutile: il “fiore” a cui si allude nellaterza strofa qui citata è la “candidarosa” dove, nella visione dantesca,hanno sede i santi.

Preghiera di San Bernardo alla Vergine

Vergine madre, figlia del tuo figlio,umile e alta più che creatura,termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana naturanobilitasti sì, che’l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amoreper lo cui caldo nell’etterna pacecosì è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana facedi caritate, e giuso, intra ‘ mortali,se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,che qual vuol grazie e a te non ricorre,sua disïanza vuol volar senz’ali.

La tua benignità non pur soccorrea chi domanda, ma molte fïateliberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,in te magnificenza, in te s’adunaquantunque in creatura è di bontate.

La poesia religiosa attraverso i tempi e le civiltàL’arte che unisceL’arte che unisce

a cura di Anna Luisa Zazo

10 LA VOCE - AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

“In verità sto rendendomi contoche Dio non fa preferenza di per-sone, [...] Questa è la Parola cheegli ha inviato ai figli d’Israele, an-nunciando la pace per mezzo diGesù Cristo: questi è il Signore ditutti” (At 10, 34-36) - “Amiamocigli uni gli altri, perché l’amore èda Dio: chiunque ama è stato ge-nerato da Dio e conosce Dio. Chinon ama non ha conosciuto Dioperché Dio è amore” (1Gv 4, 7-8).

Nelle notizie che sui mediariportano l’arrivo dei mi-granti, nelle lettere che, su

tale argomento, vengono inviateai giornali, nelle discussioni poli-tiche, o semplicemente nelle di-scussioni personali, appare sem-pre più spesso una divisioneall’interno di quanti ammettonola necessità di trovare una qualcheforma di accoglienza per quantifuggono dai loro paesi, poiché viè anche chi - e sventuratamentenon sono pochi - risolverebbetutto rispedendoli da dove sonofuggiti o forse lasciando che sia ilmare a decidere la loro sorte.Tale divisione distingue tra i “pro-fughi”, nel senso giuridicamenteproprio del termine, e quanti fug-gono perché perseguitati non daautorità politiche o dalla guerra,ma dalla fame, da condizioni divita non umane. Che i primi deb-bano in qualche modo venire ac-colti, lo ammettono molti, in teoria,e si tratta d’altro canto di un di-ritto sancito da leggi e accordi in-ternazionali, ponendosi, in pratica,il problema di come accertare chesiano davvero profughi.Quando si passa ai secondi, il di-scorso cambia. Da un lato, alcuni

di guardie armate, in un atteggia-mento puramente difensivo e re-pressivo, senza alcun riguardoalle esigenze e ai diritti degli al-tri.Ma, sia pure nella speranza chetali atteggiamenti, come in alcunicasi è avvenuto, rientrino o ven-gano emarginati o respinti, è tut-tavia possibile, seppure molto tri-ste, che, su un piano internazio-nale, si debba fare una scelta e, seuna scelta va fatta, questa, nel ri-spetto delle leggi e degli accorditra nazioni, non potrà non privi-legiare i profughi, quanti possonoinvocare il diritto d’asilo.Scelta inevitabile? Non possiedole conoscenze necessarie per pro-nunciarmi in un senso o in un al-tro. Posso soltanto augurarmi chenon sia tale.Ma, in ogni caso, non intendo par-lare da questo punto di vista, nonavendo, ripeto, gli strumenti ne-cessari per farlo. Quello che micolpisce (vorrei dire, che mi stu-pisce, ma forse suonerebbe inge-nuo da parte mia), è il piano pu-ramente privato, personale, delproblema. È il pensiero delle sin-gole persone, che, discutendo traloro o scrivendo ai giornali, pri-vatamente e senza avere alcunaresponsabilità pubblica, operanoin loro stesse quella medesima di-visione, stabiliscono quella mede-sima differenza.In altre parole, più o meno con-sapevolmente, decidono che aquell’amore senza il quale non sipuò dire di aver conosciuto Dio(cfr, 1 Gv, cit.), alcuni hanno di-ritto, altri no.Si aggiunge così una nuova, e in-giustificata e non accettabile, di-

paiono ritenere - non si sa suquale base logica - che tra i nonprofughi possano più facilmentenascondersi potenziali attentatori,e di conseguenza scatta la paura.Dall’altro, sembra esistere la sen-sazione che rischiare di morireperché perseguitati conferisca di-ritti inaccessibili a quanti ri-schiano di morire per la fame o lamiseria. Ma gli uomini, le donne, i bam-bini hanno le stesse esigenze, lostesso diritto a una vita veramenteumana, siano essi profughi o di-sperati per la miseria e la fame. Ilmare, che troppo spesso diventala loro tomba, non fa differenze.Non si tratta, naturalmente, di undiscorso riferito a un piano pub-blico, politico. Sappiamo tutti cheil problema delle migrazioni ègravissimo, va risolto grazie a ac-cordi di politica internazionale enon con generici slanci di pietàper chi soffre - ma sappiamo, odovremmo sapere, che sarà ne-cessario risolverlo, se si vuole sal-vare la civiltà, la civiltà umana,non la sola civiltà di questi o queipaesi.

“MURI” PER RAFFORZARELE DIFFERENZE Ormai, mentre si moltiplicano leiniziative di accoglienza, spessoinnovative, da parte della Chiesae di altre istituzioni, tutti gli statieuropei - e spesso anche non eu-ropei - lo riconoscono e ne par-lano tra loro alla ricerca di unasoluzione; alcuni, purtroppo, ve-dendo tale soluzione nella costru-zione di muri, nel blocco dei trenio nel respingimento dei migrantidalle proprie frontiere con l’uso

I segni dei tempi

Divisioni,distinzioni, ingiustizie

11LA VOCE - AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

mento fondamentale, ma non eli-mina la necessità di sorvegliare,per così dire, anche la propriamente e le proprie parole. Se leparole e i pensieri privi di azionicorrispondenti sono vuoti, non èmeno vero che sono i pensieri ele parole a determinare le azioni,nostre e altrui. Possiamo non agire come pensia-mo, limitandoci a pensare senzaagire o ignorando nelle nostreazioni la coerenza, ma è moltodifficile che si agisca come non sipensa. Quasi inevitabilmente,quando certe divisioni, certe inac-cettabili distinzioni sono davveroradicate nella mente, e si espri-mono con forza nelle parole, que-ste finiranno per determinare ilcomportamento e a volte per in-fluire su quello degli altri.Come credo di avere forse ricor-dato più di una volta, Dio non fapreferenze di persone, ma noi,anche quando ci diciamo cristiani,le facciamo, le difen-diamo, le rivendi-chiamo e a volte neandiamo fieri e nefacciamo la bandieradelle nostre convin-zioni, quando nondei nostri programmipolitici. E su tali dif-ferenze che coltiviamo nella mentee nella parola e che riservano anoi i diritti e agli altri, tutt’al più,i doveri e la rassegnazione, finiamoper basare il nostro agire.Si potrà obiettare che non si cambialo stato delle cose, quando sonogiunte al livello a cui è giunto ilproblema delle migrazioni, cam-biando il nostro comportamentoindividuale o il nostro modo dipensare. Naturalmente è vero, sesi pensa a un cambiamento totale,effettivo, se non addirittura im-mediato. Sarebbe imperdonabil-mente utopistico crederlo.

SFUGGIRE ALL’ALIBIDELL’INDIFFERENZATuttavia, non è vero che cambiare(in meglio, si intende) il nostrocomportamento individuale e, pri-ma ancora, il nostro modo di pen-

sare e di esprimerci non serve anulla, e di conseguenza, tanto valenon pensare alla cosa, commuo-versi per qualche momento allenotizie e continuare a dirsi che,dopo tutto, di problemi ne ha an-che il mondo occidentale senzadoversi fare carico di quelli deglialtri.I singoli comportamenti, se mol-tiplicati, possono mutare qualcosa.In un paese dell’Europa del Nordsi è costituita una sorta di asso-ciazione di cittadini che, avendonela possibilità, si offrono di acco-gliere un determinato numero dimigranti. Non è la soluzione delproblema, ma è un piccolo passoverso una soluzione.I singoli modi di pensare e diesprimersi, sommati tra loro, fannol’opinione pubblica. Ora, quantipolitici adottano o non adottanodeterminati comportamenti peradeguarsi all’opinione pubblicapiù diffusa? Di conseguenza, an-

che un modo di pen-sare può, alla lunga,determinare una de-cisione a livello po-litico.Se dunque è veroche, singolarmente,non è possibile faremolto, dirsi che non

si può fare nulla e rifugiarsi perquesto nell’indifferenza sarebbesoltanto un alibi, e gli alibi sonopericolosi.Non possiamo singolarmente faremolto, questo è certo, ma se ognu-no di noi cercasse di giungeredavvero nel proprio modo di pen-sare e di esprimersi e nel proprioconseguente comportamento auna autentica conversione cheporti a vedere negli altri, in tuttigli altri, profughi o disperati, similia noi o diversi, non quell’entitàaliena che sono i misteriosi “altri”,ma soltanto altri noi stessi, forse icomportamenti singoli divente-rebbero comportamenti collettivie potrebbero influire su quelle re-altà pubbliche che ci sembranocompletamente esterne al cerchiodelle nostre possibilità.

Anna Luisa Zazo

stinzione alle tante che già inde-bitamente accompagnano la no-stra vita: gli abusivi e gli aventidiritto, i simpatici e gli antipatici,i bianchi e i neri, gli amici e i ne-mici, gli importanti e i non im-portanti (i vip e i nip, ha scrittoqualcuno: le very important personse le non important persons), noi egli altri.Non si tratta di negare che esi-stano differenze, ma di rifiutareche tali differenze diano originea divisioni, a disparità di compor-tamento.È sostanzialmente lo stesso argo-mento che per molto tempo èstato discusso nel rapporto tra uo-mini e donne. Il problema, per ledonne, non era ottenere l’ugua-glianza con gli uomini, ma la pa-rità, parità di diritti, di riconosci-menti, di dignità.

UNA PARI DIGNITÀ,PER TUTTI E ora il problema è di riconoscerea tutti (abusivi e aventi diritto,bianchi e neri, profughi e affamati,eccetera) non una generica e teo-rica uguaglianza, che non esiste eche probabilmente molti non de-sidererebbero, ma una universalee concreta parità di diritti, di esi-genze, di riconoscimenti, di di-gnità; e, parlando da un punto divista cristiano, di amore, di amoreconcreto e universale.Credo sia opportuno insistere sullaconcretezza, perché le parole e ipensieri - soprattutto, ma certonon esclusivamente, per chi sidice cristiano - vengono messialla prova nei comportamenti. Delresto anche un movimento chenon voleva fondarsi su basi cri-stiane, ma che aveva, nel suo pro-gramma teorico, molto di, forseinvolontariamente, cristiano, laRivoluzione francese, accostavaal diritto teorico all’uguaglianzaanche quelli più concreti alla fra-ternità e alla libertà (che poi rico-noscesse e applicasse tali diritti esoprattutto che li riconoscesse atutti è naturalmente un altro di-scorso).La concretezza è dunque l’ele-

singoli modi di pensare e di esprimersi, i comportamenti dei singoli, sommatitra loro, fanno l’opinione pubblica

I

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Anche quest’anno abbiamo orga-nizzato un pellegrinaggio par-rocchiale con due mete: il San-tuario del Divino Amore in peri-feria di Roma e Assisi, in parti-colare San Damiano. Ecco quelloche una tra i 59 pellegrini ci rac-conta.

30marzo 2015: era il termineultimo per l’iscrizione alPellegrinaggio Roma-As-

sisi. L’idea mi sfiora appena, per-ché ci sono troppe difficoltà, pri-ma fra tutte un problema fisicoche mi impedirebbe di camminareper lunghi tratti e sarei stata d’im-piccio per la comitiva. Ho pensatoche era meglio lasciar perdere.Ma non avevo fatto i conti con loSpirito Santo! Devo fare una premessa dovero-sa: io non sono una parrocchianadi San Giovanni Battista alla Cre-ta. Conosco e frequento questacomunità esattamente da novemesi: un nonnulla! Che però hacambiato un po’ (e tanto) il sensodella mia vita interiore.All’inizio di settembre accadequalcosa: nella rete del ripescag-gio rientro nel numero dei pelle-grini e da lì inizia l’attesa dell’in-contro prima con Maria a Romae poi con Francesco e Chiara adAssisi. Sembra la naturale con-clusione del mio percorso di ri-cerca di pellegrina “sbarellata”,approdata alla Creta con tantaconfusione nella testa e la vogliadi Dio nel cuore. Così il Signoremi prende per mano ancora unavolta e mi rende partecipe diquesta esperienza bellissima cheindegnamente mi appresto a rac-contare.

beata perché ha partorito Gesù,ma in quanto ha ascoltato incon-dizionatamente la Parola di Dio,l’ha accolta e messa in pratica. Etutti possiamo avere questo stessoprivilegio, incamminarci sulla viadi questa stessa santità, ognunoa modo suo. Dice san Francescoin uno dei suoi Scritti: “Siamomadri del Signore nostro Gesù Cristoquando lo portiamo nel nostro cuoree lo diamo alla luce attraverso le no-stre opere buone...”. Bellissimo! Lacelebrazione si conclude con unsaluto a Maria: attraverso l’ab-braccio di fra Paolo lei stessa cisaluta ad uno ad uno e ci preparaal viaggio verso Assisi. E il cuorecontinua a riempirsi di emozioniintense, profonde, che ribaltanol’anima, la rigenerano, la fortifi-cano..Il viaggio Roma – Assisi scorreveloce in mezzo a volti che co-minciano ad essere familiari, so-lidali e accoglienti: ci accompa-gnano tante simpatiche chiac-chiere e la supplica per il beltempo, ma non ce n’è: piove econtinuerà a piovere tutto il gior-no! Dopo un lauto pasto (fin trop-pa grazia… siamo pellegrini, gra-zie a Giancarlo e a Giovanni perl’impeccabile organizzazione!),si parte per le Basiliche di Fran-cesco e Chiara: frate vento e so-rella pioggia avevano deciso difare tutto quel giorno, tanto dadisseminare Assisi di decine diombrelli rotti e rovesciati. Ma nelcuore c’era posto solo per il solee la gioia dell’incontro. Sì, lo con-fesso, non sapevo più dove rifu-giarmi per trovare quiete e silen-zio: ad Assisi è quasi impossibile!Ma mi trovavo anche in mezzo

Venerdì 9 ottobre: partenza ore6,00. Non conosco nessuno, solomia sorella che ho trascinato conme e fra Paolo. Un viaggio inpullman Milano-Roma non è ilmassimo per tempo e comodità(che pellegrinaggio sarebbe seno?) ma quel che troviamo al Di-vino Amore ripaga di tutto e co-mincia a riempire il cuore. L’hochiamato da subito il “Triduod’Amore, Luce e Pace”. Il San-tuario nuovo del Divino Amore,vestito di cristallo, racchiude insé la forza e la potenza di unAmore indescrivibile, le immensevetrate verdi e azzurre che si-gnificano terra e cielo, il solesplendente di Dio che si riflettesul lato opposto, nel saluto Santoe desiderato, la semplice frase“AVE MARIA“ scritta in biancosu sfondo colorato è semplice-mente un incanto! Che si riempiedi significato con l’intensa cele-brazione di fra Paolo, che ha de-ciso fin dall’inizio, dalla primaSanta Messa nel Santuario vec-chio, di prenderci in braccio eportarci verso l’Alto, con gesti esegni intensi che innalzano le no-stre anime sopite. Alle ore 18 ce-lebriamo la Santa Messa e dalVangelo dell’annunciazione rice-viamo l’esortazione dell’Angeloa Maria: “Non temere!” Possiamofarla nostra, perché siamo tuttifigli della paura, ma per Dio nullaè impossibile! Anche noi dobbia-mo imparare da Maria e metterein pratica la Parola di Dio. Sabato 10 ottobre: ci attende perla celebrazione della Messa lameraviglia del nuovo Santuario:in quel maestoso scrigno riflet-tiamo sul fatto che Maria non è

Pellegrinaggio Roma-Assisi 2015

Sulle traccedel Divino Amore

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alla gente, dentro il cuore di duechiese stupende, colme di sup-pliche e di preghiere, di labbrache parlano silenziose, di maniche toccano le tombe dei duesanti... La stessa situazione allasera, dopo cena, quando un grup-petto di noi ha partecipato al Ro-sario nella Basilica di Santa Mariadegli Angeli. Qui le mani pote-vano sfiorare le mura Sante dellaPorziuncola: mentre i sensi si im-pregnano di canti, di profumi edi ricordi, le lacrime correvanoda sole incontrollabili, un piantodi gioia come quello di doloreche ti sorprende, ti riempie finoall’orlo e ti porta pace!Domenica 11 ottobre: San Da-miano è stato il culmine del per-corso di grazia. Premetto che san-ta Chiara è una santa che ho sco-perto quest’estate attraverso lecelebrazioni fatte alla Creta, lalettura della sua vita e dei suoiscritti e l’incontro con una clarissa,scoprendo così tutto il suo co-raggio di donna e la sua forzaindomita nelle fedeltà a Cristo.Nonostante l’organizzazione perchi aveva difficoltà a camminare,non potevo certo presentarmi aChiara in taxi!! E cosi è stato: apiedi, nonostante i dolori, il mioviaggio a San Damiano, sia indiscesa che in salita, è andato be-nissimo, perché invece di cam-minare, volavo! Poggiavo anch’iosu quei sassi che l’avevano vistacamminare, inginocchiarsi, cor-rere, vivere, soffrire. La primasosta di preghiera è stata in nellachiesa davanti al Crocifisso. No-nostante il flusso continuo deipellegrini, fra Paolo è riuscito afarci sentire soli con Lui. Davantia questo Crocifisso anomalo chefissandoci negli occhi ci abbracciamisericordioso, abbiamo elevatouna triplice preghiera dicendo:“Signore, Tu lo sai!” e recitandoinsieme il Padre Nostro. In questomomento intenso e suggestivoognuno di noi ha deposto nelleSue braccia spalancate le proprienecessità, le paure e i desideri.Ci siamo poi spostati al pianosuperiore, nel dormitorio: qui ci

è stato permesso di sostare perun attimo là da dove Chiara èpartita per tornare alla casa delSuo Sposo: che privilegio! Nelbreve istante ho pregato: “Nonpensare a me, c’è chi ha più biso-gno... Fa’ soltanto che io ti asso-migli un po’!”. Fra Paolo ci hadetto che a San Damiano c’è soloda chiedere, come Francesco ecome Chiara, “Signore, cosa vuoiche io faccia?” e le risposte arri-veranno dopo, piano, piano, neinostri cuori, nella realtà della vitadi ogni giorno. San Damiano èla dimora di Chiara, Chiara è ladimora di Dio! Nella benedizionefinale dell’ultima Santa Messa,mentre la chiesa che ci ospitavasi inondava di sole, fra Paolo hadistribuito a tutti una piccola pi-gna, raccolta dai tre meravigliosi

bambini che hanno partecipatoal pellegrinaggio con noi e a cia-scuno di noi ha detto: “Lasciacrescere il bene che è stato semi-nato in te!”. È stato un bellissimoregalo che racchiude il segno dicontinuità, di frutto,di vita.Grazie a fra Paolo, che ha guidatoin questi giorni, grazie alla Creta,piccola “Porziuncola” che mi haaccolto e mi ha fatto sentire bene!

Daniela

P.S. Come in ogni pellegrinaggioparrocchiale, durante le Messe ab-biamo raccolto delle offerte da desti-nare a iniziative di solidarietà. Anchequest’anno abbiamo destinato i 605euro raccolti a fra Natale, missionarioin Marocco. Raccogliamo qui la suarisposta alla nostra generosità.

Risposta di fra Natale

Affettuosamente “mon père”!Cari amici parrocchiani, il Signore vi doni la sua pace!Che bello il titolo del vostro pellegrinaggio da Roma ad Assisi: Sulletracce del Divino Amore! Fra Paolo mi ha scritto per dirmi che la rac-colta delle offerte delle messe celebrate l’avete destinata alla mia mis-sione in Marocco, più precisamente a Meknes, dove mi trovo ormai dadue anni.Nel numero di novembre/dicembre 2014 della Voce descrivevo in ma-niera dettagliata le attività e la vita della mia fraternità. Cosa è cam-biato da allora? Il mese scorso, fra Joel di 84 anni per motivi di salute èandato a vivere nella fraternità di Tangeri nel nord e Stéphane ed iosiamo in attesa di un frate della Guinea-Bissau che, appena svolte leformalità legate al visto per entrare in Marocco, ci raggiungerà.Le attività del centro di lingue e della biblioteca che gestiamo sono co-minciate da una settimana, anche se da un mese abbiamo già effet-tuato le iscrizioni: parliamo ,al momento, di 1200 studenti suddivisi neicorsi di francese, inglese, spagnolo, tedesco, italiano, matematica,scienze, fisica e informatica.La nostra vita si svolge nella Medina, la parte vecchia della città, dan-doci l’occasione di vivere a stretto contatto con la gente semplice delquartiere e di creare delle belle relazioni di amicizia. Siamo benvolutiperché, prima di noi, altri frati ci hanno preceduto lasciando delle traccenella memoria affettiva della gente di Driba (il nome della via che abi-tiamo) e che ci chiama affettuosamente “mon père”.Cerchiamo di testimoniare l’amore evangelico nella semplicità e nelladedizione a quanto il Signore ci chiede: servirlo nei fratelli. Qui in Ma-rocco i nostri fratelli più prossimi sono rappresentati dai musulmani. La nostra vita con le sue attività ci permette di stare vicini a chi è di-verso e di incontrarlo da pellegrini e forestieri in casa sua, nella suaterra, nella sua cultura e nella sua fede. è una grande ricchezza quella ’

14 LA VOCE - AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

Sono fra Andrea e vengo dauna valle varesina, la Valce-resio, alle pendici della quale

sono nato e cresciuto, in un pae-sino ridente e protetto dalle mon-tagne: Bisuschio, dal latino “Bi-sustrum”, ovvero “bruciato duevolte” dai romani, un poco comeil villaggio di Asterix, Obelix ePanoramix, contro cui i romanipiù volte hanno tentato di averela meglio ma senza successo …c’è sempre una pozione magicasegreta in tutti… a 3 km dal con-fine svizzero, che quindi determinala stragrande maggioranza dei4200 abitanti che lavorano da fron-talieri. Ho ancora un papà e una mammache hanno varcato abbondante-mente la soglia degli 80 anni eche sono attivi in paese e nel vo-lontariato. Sono cresciuto in ora-torio grazie a mia sorella maggioreinizialmente e poi grazie ad unabellissima e vivace comunità cri-

e resta un dono immenso per lamia fede e la mia vita.Nel lavoro ho cominciato a 13anni a lavorare tutti i pomeriggie tutte le estati presso due muratoriveneti, imparando la fatica e laresponsabilità e ringrazio mia ma-dre e mio padre di avermi subitoabituato al lavoro. Ho cominciato a 19 anni a lavorarepresso l’opera don Guanella aCassago Brianza per sostenere imiei studi per operatori in serviziopresso La Nostra Famiglia di Bo-sisio Parini. Di lì poi ho avuto lagrazia nel 1992 di iniziare con iragazzi del carcere minorile delBeccaria presso il Centro salesianodi Arese che ha segnato profon-damente la mia storia; poi ancorail Signore mi ha dato la grazia distare tra i tossicodipendenti del“Progetto Uomo” di don Picchiin Varese come obiettore Caritas. Uno degli incontri più decisividella mia vita è stato con la Co-munità dei Gesuiti di Villapizzone,con cui ho cominciato diverse let-ture bibliche fin dal 1990 grazieal ministero di Padre Filippo Cle-rici e di Padre Silvano Fausti.In convento dal 1996 sono statoaccolto proprio dal nostro parroco,fra Paolo, allora maestro dei pro-bandi, vivendo un’esperienza bellae forte del francescanesimo. Di lì,dopo il noviziato, a Brescia hovissuto ancora il servizio in carcerelavorando con diversi detenuti inuna cooperativa. Poi a Monza nel2003 mi è stato chiesto di vivere ilservizio del coordinamento dellaPastorale giovanile dei Frati lom-bardi fino al 2010, anno in cui hocominciato il mio servizio in ora-torio a Varese, passando poi bre-vemente a Cermenate e infine aTorino in una grossa parrocchia,a san Bernardino, come vicepar-roco e ricominciando a servire trai detenuti delle Vallette. E infine qui alla Creta, in cui sperodi imparare ancora a vivere ilVangelo e nulla di meno, lascian-domi stupire ancora dal Signoreche lavora in tutti. Per tutti sia“Come Gesù”… buon inizio!

Fra Andrea

stiana che, attraverso un educatorein particolare, Gianlorenzo, mi haaccompagnato fino a 19 anni allaRedditio Symboli nel 1990 con ilCardinal Martini, il quale poi miha aiutato nel Gruppo Samuele amaturare la scelta vocazionale trai frati con la sapienza di un padre.Ho avuto la grazia di un mio edu-catore, Walter, che è diventatoprete e un altro comboniano, padreRenzo, in Ecuador, che mi hannoappassionato al Vangelo per i po-veri. L’altro respiro in oratorio èstata l’esperienza dello scautismoche fin da lupetto prima nel 1979,poi attraverso il reparto e il clanmi ha dato la gioia del servizio edella vita all’aria aperta, fino almio ingresso in convento. Ho vis-suto il servizio associativo comeaiuto capobranco, come capore-parto (per la maggior parte deltempo) e maestro dei novizi inclan nell’esperienza dello Scauti-smo FSE degli Scout d’Europa: è

Benvenuto, fra Andrea!

«Ebbenemi presento...»

che il Signore ci offre di vivere.Naturalmente, non dimentichiamo il servizio da vivere nei confrontidelle comunità cristiane presenti nella nostra zona, costituite per lo piùda studenti subsahariani che arrivano in Marocco per studiare all’uni-versità, grazie all’aiuto di borse di studio.Le necessità sono tante: come farvi fronte? Da anni la nostra fraternitàha deciso di aiutare mensilmente una ventina di famiglie bisognose dicure, destinando a tal fine 2000 dirhams (cioè 200 €) per l’acquistodei farmaci e per pagare le visite mediche. Credo che i soldi da voi rac-colti possano essere destinati a questo aiuto costante che ci permette,nel piccolo, di dare un po’ di sollievo ai nostri vicini.In questo mese missionario, sono contento di sapere che la parrocchiadella Creta, che ha visto muovere i miei primi passi di sacerdote nel2005, mi resta ancora una volta vicino in quello che sto vivendo: l’ap-partenenza al piccolo gregge del Signore che è chiamato a seguirlo fe-delmente ovunque Lui vada.Nel ricordo affettuoso e nella preghiera che rende vicini,

frate Natale

15LA VOCE - AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

All’Assisi sappiamo bene cheun’associazione sportivaamatoriale e dilettantistica

non si può occupare soltanto diformare campioni e organizzaresquadre per vincere trofei. Siamoconvinti che i principi e i valoriche muovono questa nostra pic-cola/grande organizzazione deb-bano essere altri, ispirati soprat-tutto a solidarietà e aggregazione,e così ogni anno cerchiamo dimetterli in campo alla grande nelfinale di stagione. Dalla fine dimaggio, al termine dei vari cam-pionati CSI ai quali le squadredei nostri atleti partecipano, invecedi un meritato riposo, inizia infattiun periodo di attività intensissima,febbrile, in cui tutti sono coinvolti,che dà vita a “Haitiamoli”. Giunto quest’anno alla quarta edi-zione,“Haitiamoli” nasce comeiniziativa di solidarietà in favoredelle popolazioni di Haiti colpitedal devastante terremoto del 2010.Per i superstiti, molti soprattuttoi bambini rimasti orfani, un Paese,già tra i più poveri della Terra,ben poco poteva e il bisogno diaiuto esterno divenne subito fon-damentale. Anche il CSI (CentroSportivo Italiano) prese immedia-tamente a cuore la disperata si-tuazione in cui l’isola si ritrovòdopo la catastrofe, con il progetto“CSI per Haiti”.La Polisportiva Assisi si assunsel’impegno di partecipare attiva-mente all’iniziativa organizzandouna serie di tornei di calcio pensatiproprio con l’intento di raccoglierefondi da destinare al progetto.L’impegno si è fatto man manopiù intenso tanto che quest’annoabbiamo l’onore di essere una fra

le società del CSI che costituiràun vero gemellaggio con una squa-dra di Haiti. L’obiettivo è, ovvia-mente, quello di rendere ancorapiù indissolubile e concreto il le-game di solidarietà con questepopolazioni.“Haitiamoli”, inizialmente pensatocome torneo per le squadre deipiù giovani, è diventato oggi unagrande manifestazione costituitada un insieme di eventi: dal 20maggio hanno avuto inizio i cin-que quadrangolari di calcio a in-vito per le categorie dal 2003 al2007. Venti squadre si sono in-contrate per tre settimane nelleserate di mercoledì, giovedì e ve-nerdì e le migliori classificate sisono sfidate nelle finali di sabato6 e domenica 7 giugno. Anche ipiccolissimi del 2008 hanno ga-rantito il loro tenero spettacolocon partite-esibizione contro av-versari di pari età.In ogni caso la partita più bella èsempre stata quella che si svolgevaalla fine quando i ragazzini, dopola doccia, mescolandosi tra loro siriaffrontavano liberamente sui cam-pi, mentre genitori e allenatoridelle diverse squadre, anche loromischiati, ne commentavano le ge-sta tra una birra e una salamella.Finiti i tornei dei bambini sonoiniziati quelli rivolti ai genitoridegli atleti iscritti, che, insiemead allenatori e dirigenti, da treanni si sfidano nel quadrangolaredi calcio Paphaitiamoli e, daquest’anno, nel triangolare di vol-ley Mammhaitiamoli. Come sem-pre, in palio c’è ben poco ma èbello vedere questi pelati e panzuti

papà che si sfidano divertendosicon lo stesso allegro spirito deiloro ragazzi; le mamme invece…sono sempre bellissime (devo direcosì altrimenti le mie lettrici si of-fendono!)Le quote di iscrizione aquesti due tornei, insieme all’euroche la Polisportiva aggiunge perogni atleta iscritto e per ogni golsegnato nelle categorie dei ragazzi,integrate da altre raccolte fondiorganizzate in queste giornate difesta, vengono devoluti al progettoHaiti. E così anche quest’anno laPolisportiva è orgogliosa di avereraccolto la bellezza di 1500 euro.Solo una goccia, certo, senza laquale però, come diceva MadreTeresa di Calcutta, il mare avrebbeuna goccia in meno.Non voglio infine dimenticarequanto questo coinvolgente spiritoorganizzativo, oltre al generosorisultato sul fronte della solidarietàverso Haiti, contribuisca a viva-cizzare il quartiere, costituendouno splendido riferimento aggre-gativo per la prima parte del-l’estate, insieme ai “Giorni dellaCreta”. I tornei dei bambini primae degli adulti poi, sempre accom-pagnati da grigliate e cene varie,diventano infatti l’occasione pertutta la comunità di ritrovarsi acondividere serate in allegra com-pagnia. La solidarietà nei confrontidei nostri lontani amici di Haitiha contribuito a valorizzare mo-menti e situazioni anche per noi,da questa parte dell’oceano. Perchéspesso quando si dà ci si accorgeche è molto di più quello che siriceve.

Luca Pettinari

Tutti per Haiti

16 LA VOCE - AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

Ecco un secondo articolo di un no-stro parrocchiano, un bravo cri-stiano che però non è assiduo fre-quentatore delle nostre iniziativee neppure impegnato direttamentein qualche settore o attività dellaparrocchia.

Invitato ad esprimere le mieimpressioni sui “messaggi”del parroco che ci pervengono

attraverso le pagine de “LaVoce” mi sono avventurato in unpercorso di indagini interiori (enon) e di riflessioni che oltre atutto sono risultate non inutiliper me stesso (anche questo è unrisultato).Certamente la parrocchia ha comefunzione primaria quella dellaformazione spirituale e religiosa,anche se nella sua complessa at-tività non trascura la socializza-zione. Infatti con le sue iniziativee strutture svolge una benemeritafunzione civico/sociale: oratorioper ragazzi, doposcuola, intratte-nimenti e spettacoli, opere carita-tive ecc..La comunità della Creta ha unasua identità e compattezza, manon vive e opera su un’isola felicee lontana dal mondo. Anzi: è quo-tidianamente immersa in una so-cietà urbana che presenta tutti isuoi problemi, le sue luci e ombre.I parrocchiani, come tutti i citta-dini credenti e non credenti, pra-ticanti e non praticanti, sono sot-toposti quotidianamente ad unautentico bombardamento di no-tizie, opinioni, modelli di vita chegiornali, radio, televisione forni-scono a getto continuo. È indub-bio che ogni “messaggio” ha ri-sonanza ed effetto diverso

merenze della chiesa e del clero,ma che risentono più o meno in-consciamente dei pregiudizi “cap-tati” negli ambienti più disparati.Quali pregiudizi? Per dirlo inbreve: l’opinione secondo la qualegli ecclesiastici godono di unacondizione “protetta” senza cioèquelle preoccupazioni che afflig-gono quotidianamente i comunimortali. Di conseguenza per co-storo i preti, i frati e i “paolotti” aloro vicini tendono ad una visionerosea ed ottimistica di un mondodi bontà, fraternità, onestà,mondo che nella realtà non è cosìidillico, anzi...!!!Mi sembra che nel dilagare di de-grado, illegalità, violenza chequotidianamente vediamo anchevicino a noi, sullo sfondo deigrandi problemi che investonol’intero paese quali la crisi econo-mica, la disoccupazione, la diso-nestà di molti responsabili delbene pubblico, cresce in tutti uncerto smarrimento, fatto di incer-tezze e timori e serie preoccupa-zioni.Ma tutto questo quadro desolantecosa c’entra con la parrocchia econ la voce del parroco? Problemie difficoltà della cittadinanzavanno affrontati dalle pubblicheistituzioni. Dovrebbero, prima an-cora, essere esaminati, filtrati e gi-rati agli organi amministrativi, daquegli enti, associazioni, comitatidi zona che hanno competenzasulla città. Torno all’interrogativo:ma che c’entra il parroco? A que-sto punto se voglio pensare ad unsuo qualsivoglia intervento, si im-pone una premessa così evidenteda sembrare superflua. Lungi dame immaginare un parroco comi-

secondo la disposizione d’animodi chi lo riceve: è quello che ci in-segna anche Gesù con la famosaparabola dei semi che cadono suterreni dissimili.Provo a immaginare un curiosoesperimento: supponiamo di po-ter riunire a campione un certonumero di persone di varia estra-zione che abitano nella nostrazona e diamo loro contempora-neamente in lettura i “messaggi”del parroco pubblicati su La Voce:esaminiamo poi “a caldo” gli ef-fetti che producono.Scartiamo a priori l’atteggiamentodei laicisti/anticlericali, ostili perpregiudizio a tutto ciò che laChiesa dice e fa. Ma come la pen-sano tutti gli altri cittadini/parroc-chiani? Oso supporre queste varieposizioni:a) Fedeli di costante milizia cheben conoscono il parroco non soloquando parla dall’altare, ma an-che nell’intimità del confessionaleo nei momenti di ricreazione e diimpegno. Costoro sono pronti adaccettare le sue parole con simpa-tia ed affetto: per loro il parroco èsempre un punto di riferimento.b) Parrocchiani che ascoltano conattenzione e rispetto le parole delparroco e le collocano nei “cas-setti” della loro coscienza accantoad altre di ben diversa ispirazionee dottrina. È come se pensassero:se da una varietà di vitigni si pro-ducono vini diversi, ma sempregradevoli, così fonti di pensiero edi concezioni diverse ci offronovisioni variegate, ma pur sempreaccettabili.c) Battezzati forse anche un po’praticanti, ma anche un po’ agno-stici: pronti a riconoscere le bene-

Con occhi diversi

Cosa c’entra “la voce del parroco”?

17LA VOCE - AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

ziante o una riedizione del DonCamillo di Guareschi! Altrettantoindispensabile si impone un’altrapremessa: le parole che partonodall’altare hanno un valore chenon può certo mescolarsi con lemeschinità di questo mondo. Al-tra cosa possono essere quegli in-terventi i quali, inopportuni “dalpulpito”, sembrano accettabili seriservati alle pagine di una rivistadella parrocchia, dove una rasse-gna di problematiche ed un di-battito di idee risulterebbero la

cosa più normale.Se di fronte alle preoccupazioni,alle difficoltà, ai disagi, alle delu-sioni dei cittadini/parrocchiani ilparroco si fa “eco” e insieme de-nuncia verso chi ha il dovere diintervenire e provvedere, a parermio ottiene un triplice risultatopositivo: la vicinanza e solidarietàa quei fedeli che ne sentirebberoil conforto, la secca smentita aquegli scettici e sapientoni con-vinti che preti e frati vivano in unmondo beato, intenti a coltivare

il loro “orticello” parrocchiale, unautorevole richiamo scevro da in-teressi di parte a quegli organi ea quelle istituzioni che hanno ildovere di non trascurare il benes-sere e la tranquillità dei cittadini. E concludo dicendo: piaccia o nonpiaccia il parroco, come respon-sabile e guida di una vasta comu-nità, rappresenta un’autorità chemerita di essere sempre ascoltata.

Un parrocchiano amicoanche se poco frequentante

DAL CENTROAFRICA

Durante la Via Crucis Decanale delprimo venerdì di Quaresima, sonostate raccolte € 830 che sono statetrasmesse alle Suore Clarisse di Bouar.Questa è la loro risposta:

Carissimi,ci è giunta la vostra

generosa offerta e davveroci ha toccato il cuore, perchésappiamo che in questo mo-mento anche in Italia la vita,per tante famiglie, non èfacile. Tuttavia avete volutodarci un segno concreto delvostro affetto e del vostrosostegno!Attraverso noi, vi siete fattivicini anche tutta la Repub-blica Centroafricana, paesegià molto povero che sta attra-versando una particolare situa-zione di emergenza e di insicu-rezza politico-sociale, dopo laguerra e le violenze del 2013-2014.Anche se ora la fase più acuta,grazie a Dio, sembra essersi unpoco calmata, rimangono focolaidi violenza e una forte incertezzaper il futuro.

La nostra piccola comunità, for-mata di sorelle italiane e africane,è anche l’unico monastero in Cen-troafrica e si richiama allo spiritodi San Francesco e di Santa Chiarad’Assisi, cercando di testimoniarela presenza di Cristo Salvatore at-traverso una vita di preghiera,d’intercessione, di Vangelo vissuto

nella semplicità e nell’amore fra-terno.Pur lavorando (in particolare nellafabbricazione di ostie per tutta laChiesa del Centroafrica e per al-cune comunità del Ciad) e cer-cando di provvedere a noi stesse,ovviamente, nella situazione diinsicurezza e povertà del paese edato il nostro numero ancora pic-

colo, non riusciamo ad avere gua-dagni che ci consentano di copriretutte le spese e di essere autosuf-ficienti.La gente qui, nella gran partemolto povera, accoglie la nostrapresenza come un dono, come unsegno della pace di Dio in mezzoalla violenza e anche all’odio.

Senza essere direttamenteimpegnate in opere di as-sistenza, secondo la nostravocazione, siamo però sem-pre aperte all’accoglienzadei fratelli e delle sorelle eall’aiuto dei più poveri,come abbiamo fatto in par-ticolare durante la recenteguerra.Siate certi che la nostra pre-ghiera vi accompagna e cheil Signore benedice ciascuno

di voi e le vostre famiglie, in par-ticolare quanti di voi stanno vi-vendo situazioni di sofferenza,che Lui conosce.Vi ripetiamo il nostro affettuoso“grazie” anche a nome della nostraChiesa e della nostra gente!

Le Sorelle Clarisse di Bouar(Repubblica Centroafricana)

18 LA VOCE - AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

Anche quest’anno è ripresa,con ricchezza e varietà, laproposta del nostro Centro

Culturale. All’inizio di ottobre è stato di-stribuito il fascicoletto con le ras-segne e i programmi della nuovastagione. Sulla prima paginaviene offerta una riflessione chela Chiesa italiana aveva offertoin una Nota pastorale della Com-missione ecclesiale per le comu-nicazioni sociali: “La sala dellaComunità: un servizio pastoralee culturale”.

Ecco il testo:«Quando una Sala della Comunitàè attiva, si vede. Non certo solo perla presenza del pubblico, che ovvia-mente può decretare o meno il suc-cesso delle iniziative. Ma lo si cogliedalla sapienza e dalle strategie, ancheculturali e pastorali, che sa metterein gioco, stando sul campo e avendoil coraggio di sperimentare i diffe-renti interessi e linguaggi della no-stra società contemporanea, con laquale si deve saper confrontare.La qualità di una Sala della Comu-nità si percepisce, oltre che dallestrutture sicure e ben funzionanti,anche e soprattutto per la ricchezzae la varietà delle iniziative offerte.Questo non solo per cercare di asse-condare i gusti di un pubblico sem-pre più diversificato ed esigente, mainnanzitutto per arricchire la pro-pria proposta culturale e pastoralecon le diverse espressioni artisticheche vivono oggi attorno a noi.»

Queste indicazioni ci servonocertamente per sapere e lavoraremeglio e la programmazione cheanche quest’anno il Centro Cul-

turale La Creta vuole perseguire,con umiltà e convinzione, questointento, cercando di rendere lanostra Sala della Comunità vera-mente attiva innanzitutto per laricchezza e la varietà delle inizia-tive offerte.Ed ecco una breve presentazionedelle rassegne dell’anno.

Cinema Insieme. Proiezione di15 film secondo cicli tematici conuna breve presentazione in sala.Gli spettacoli vengono offerti ilgiovedì alle ore 15.30 e il venerdìalle ore 21. Talvolta si tiene ancheuna proiezione per i ragazzi dialcune scuole e centri educativi,secondo l’opportunità del filmstesso e la programmazione in-terna dei singoli istituti.Cinejunior per bambini e ra-gazzi: proiezione pomeridiana di4 film adatti, la domenica alle ore16.00.Teatro insieme. Rassegna tea-trale con 5 spettacoli, il sabatosera alle ore 21.00Arte insieme. Visita guidata a 4mostre di particolare valore alle-stite in città durante l’annoMusica insieme. Rassegna mu-sicale a scadenza mensile sottola direzione artistica di AlessandraRomanò, affermata violinista enostra parrocchiana. Prevede 8spettacoli il sabato sera alle ore21 capaci di offrire diverse espres-sioni musicali Vedere e credere. Con la compe-tente collaborazione di RosaGiorgi, direttrice del Museo deiCappuccini di Milano e nostraparrocchiana, ci metteremo inascolto di ciò che l’arte può inse-gnare attraverso i temi sacri per

comprendere e credere meglioalcuni contenuti importanti dellafede cristiana. Nei tre incontriche si terranno alle ore 21 nellasala dell’Oratorio incontreremole raffigurazioni eucaristiche an-tiche e nuove, le apparizioni delRisorto e il Cantico di Frate Solenell’arte.Sabati francescani alla Creta.Continua questa proposta ini-ziata cinque anni fa e continuaanche la tematica iniziata loscorso anno: “Francesco e le sueconversioni”, conoscendo e ana-lizzando le diverse e numerosetappe della conversione di Fran-cesco d’Assisi. Gli incontri si ten-gono in chiesa dalle ore 10 alleore 12 il terzo sabato del mesesecondo un calendario tematicoL’Inno Akathistos. Preghiera espiritualità dell’Oriente cristiano.L’Inno Akathistos è una forma dipreghiera molto cara ai cristianidelle Chiese orientali. Da alcunianni anche la nostra comunitàparrocchiale vive queste celebra-zioni ricche di spiritualità e dicultura cristiana. Proponiamo trecelebrazioni che si svolgono inchiesa alle ore 15.30 e il canto èguidato dal coro parrocchiale. Sul fascicoletto sono presentateanche altre programmazioni eprecisamente:Educazione all’ascolto musicaleper bambini da 0 a 5 anni attra-verso il metodo studiato dal Cen-tro Music Learning Theory, natoin America negli anni Sessanta edal 2103 è arrivato anche in Italia. Musica Junior. Corsi musicaliper strumenti a fiato e tastieraTeatro Colla fatto da marionettee attori con una vasta gamma dispettacoli e date.Arcadia. Teatro in lingua ingleseper scolaresche delle scuole me-die.Corso d’inglese gratuito pertutti.

Speriamo che alla “ricchezza evarietà di proposte” rispondauna altrettanto ricca e variegatarisposta di partecipanti e spetta-tori.

Centro Culturale “La Creta” 2015/16

Ricchezzae varietà

19LA VOCE - AGOSTO/SETTEMBRE/OTTOBRE 2015

Con il battesimo sono diventati figli di Dio

30 14/06/2015 Isabella PACE31 21/06/2015 Christian Ariel ANGIO’32 21/06/2015 Morena Dolores GALANTE33 21/06/2015 Sofia LANDRISCINA34 21/06/2015 Marta PANTALEI35 21/06/2015 Kristopher Alexander PEREZ CASTRO36 21/06/2015 Edoardo PILLA37 21/06/2015 Christian Emanuele CONSOLO38 21/06/2015 Elisabetta CLAUSER39 21/06/2015 Andrea BONANNO40 28/06/2015 Matteo Francesco ESPOSITO41 25/10/2015 Alessandro BAGGINI42 25/10/2015 Luca BAGGINI43 25/10/2015 Davide COLECCHIA44 25/10/2015 Lorenzo STANZIONE45 25/10/2015 Anita TANGORRA46 25/10/2015 Olivia TANGORRA

In nome di Dio si sono uniti in matrimonio

5 13/06/2015 Paolo STRACQUADAINI e Francesca CASTELLOTTI 6 20/06/2015 Giorgio FRATUS e Lodovica Maria Beatrice CAVALLI 7 26/06/2015 Dionisio PASCARELLA e Valentina SANI 8 01/08/2015 Dario NOLI e Patrizia Enrica Stefania COMBI 9 05/09/2015 Fabio Aurelio MORGANTE e Marina PASINELLI10 12/09/2015 Andrea LOPEZ e Gloria CASTELLI11 25/09/2015 Salvatore CORTESE e Arianna Giulietta GIORGI

Sono tornati alla casa del Padre

38 02/06/2015 BERNARDINELLO Angelo via Zurigo, 20 - anni 8239 05/06/2015 BOSSI Francesca via degli Astri, 22 - anni 9640 04/06/2015 CAZZANIGA Germana via Capinera, 5 - anni 8041 02/06/2015 BELLANO Aldo via Berna, 15 - anni 8342 06/06/2015 SARTORI Luigia Santa via Carozzi, 5 - anni 9743 08/06/2015 RATAZZI Luigia via degli Astri, 22 - anni 9444 30/05/2015 DE BATTISTI Luca via dello Storno, 18 - anni 5745 10/06/2015 VARESI Rina Robecco sul Naviglio - anni 90

46 26/06/2015 GHISETTI Anna Santina via degli Astri, 22 - anni 9347 29/06/2015 CARDINALE Michele via Inganni, 64 - anni 8848 11/06/2015 POZZI Vroni Irma via Inganni, 64 - anni 8349 05/07/2015 BOVE Francesca via Capinera, 6 - anni 9050 05/07/2015 GARLATTI Maria via Cardellino. 55 - anni 9151 07/07/2015 MONTI Emanuele via Capinera, 5 - anni 8352 12/07/2015 MOLFINO Amato via Zurigo, 20/4 - anni 9153 11/07/2015 CAROSELLA Maria Annina via Inganni, 64 - anni 9454 13/07/2015 STREVA Giovanna Corsico - anni 7955 17/07/2015 MAURI Fernando via Capinera, 5 - anni 8756 17/07/2015 SECCAMANI Giuseppe Fausto via Capinera, 5 - anni 5757 14/07/2015 CESARI Sergio via Inganni, 64 - anni 9158 18/07/2015 GRIECO Giovanni via Saint Bon, 2 - anni 9059 20/07/2015 GIGLI Marisa Luciana via degli Astri, 26 - anni 9160 08/08/2015 PETRILLI Edoardo Matteo via Inganni, 99 - anni 2361 09/08/2015 FRASSINI Ariano via degli Astri 22 - anni 9362 26/08/2015 PANDOLFO Lucia via Saint Bon, 6 - anni 7963 28/08/2015 SILVESTRI Liliana via Inganni, 64 - anni 8264 06/09/2015 CARBONE Emma via Inganni, 52 - anni 9265 06/09/2015 VOLPE Francesca Gilda via Zurigo, 20 - anni 8266 18/09/2015 PASCALE Sergio via Zurigo, 28/10 - anni 8367 25/09/2015 CANTONI Antonio via Saint Bon, 34 - anni 8468 01/10/2015 DELLA PORTA Antonietta via Carozzi, 5 - anni 9269 02/10/2015 MEREGALLI Emilia via degli Astri, 26 - anni 8970 08/10/2015 MATERA Grazia via Carozzi 5 - anni 8971 12/10/2015 GALANTI Giancarlo via Birago - anni 7572 16/10/2015 MUSSI Edvige via Saint Bon, 34 - anni 8573 20/10/2015 BISCALDI Giovanna Francesca via Zurigo, 14 - anni 8674 17/10/2015 SIGNORILE Rosa via Inganni, 64 - anni 9375 20/10/2015 BERGAMASCHI Giancarlo via Berna, 11/6 - anni 83

Mi piace, a volte, “stuzzi-care” l’intelligenza deibambini con delle do-

mande che vanno a toccare laprofondità dei loro sentimenti.In occasione del Natale e dellaPasqua mi piace portarli a riflet-tere sul vero senso di queste fe-ste, indipendentemente dalcredo religioso. Tutti i bambinihanno uno spiccato senso reli-gioso, oltre che quello etico e mo-rale. Per questo, dopo aver ascol-tato la canzone “Mi piace ilmondo” che termina con le pa-role “mi piace il mondo, mi piacequando è in pace”, ho chiesto:“che cos’è per voi la pace?”. Insezione siamo già abituati, in di-versi momenti della giornata, aparlare insieme in cerchio e adascoltare ad uno ad uno i pen-sieri e i racconti dei bambini.Tutti, i più grandi di cinque annie i più piccoli di tre, hanno viavia chiesto la parola alzando lamano e rispondendo alla do-manda, mentre trascrivevo, il piùfedelmente possibile, ciò che midicevano. Questi i loro pensieri che hannoaccompagnato il biglietto augu-rale per le loro famiglie:La pace è calmarsi, fare la pace con gli alieni,fare la pace con un amico, è quello per faredi nuovo amici, è importante calmarsiquando fai una cosa brutta e fare la pace.è fare la pace con tutti i bambini del mondo,è quella che fa diventare ancora amici, è farela pace con gli animali gentili, è la pace deglianimali della fattoria. Serve anche ai bambinipoveri, se i bambini sono poveri sono tristi epiangono, quando un amico piange, io facciola pace, la pace è se faccio la pace con miofratello. La pace è se sei arrabbiato e fai lapace da solo, con te stesso!È bello ascoltare i bambini per-ché sono semplici, schietti, spon-tanei e riescono ad andare alcuore delle cose, all’essenziale,con molto garbo. Questo mi in-segna a non avere fretta nelle re-lazioni; a dedicare tempo e spa-zio alle cose che contano di piùdel fare-fare-fare.

Un’educatrice

Esperienza di un’educatrice

La pace secondo i più piccoli

PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA ALLA CRETAPiazza San Giovanni Battista alla Creta, 11 • 20147 MilanoTel. 02.41.72.66 • Ufficio parrocchiale: tel. 02.41.72.67

DICEVA GIOVANNI ALLA FOLLA: «IN MEZZO A VOI C’È UNO CHE VOI NON CONOSCETE»

CONTINUAREIN UNITÀ!