Ricerca italiana: al via i test sull’uomo del vaccino anti-HIV

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A cura di Emma Filone Entro fine anno al via i test sull’uomo del vaccino anti-Hiv. Una ricerca tutta made in Italy perché non tutti i cervelloni decidono di fuggire all’estero Ricerca 1 L’Hiv ha i giorni contati Prof. Arnaldo Caruso Docente di Microbiologia all’Università di Brescia 1_51:Layout 1 27/10/09 13:33 Pagina 12

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A cura di Emma Filone

Entro fine anno al via i test sull’uomodel vaccino anti-Hiv. Una ricerca tutta made in Italy perché non tutti i cervelloni decidono di fuggire all’estero

Ricerca

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L’Hiv ha i giorni contati

Prof. Arnaldo CarusoDocente di Microbiologiaall’Università di Brescia

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Novembre Più informata

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La notizia sta facendo il giro del mondo perché è destinataa salvare milioni di vite umane. Se poi proviene propriodal nostro Paese, le ragioni per cui andarne fieri raddop-

piano. “Ma io ho fatto solamente il mio lavoro – spiega timida-mente il professor Arnaldo Caruso, responsabile dell’equipedell’università di Brescia che ha messo a punto il vaccino – Anchese non nascondo che questi anni sono stati faticosissimi, soprat-tutto dal punto di vista burocratico”. Prima che un vaccino vengatestato sull’uomo infatti vengono attuate una serie di verifichescrupolosissime che non comprendono solo le sperimentazionisugli animali. In primis serve trovare la casa farmaceutica dispostaa finanziare il progetto che ammonta a diversi milioni di euro(che nel caso specifico è la Medestea Research and Productiondi Torino) e bisogna poi ottenere il nulla osta dell’Istituto Supe-riore di Sanità.

“In effetti più passa il tempo e peggio è – ammette il ricercatore– inoltre siamo stati sfortunati perché appena ottenuto l’ok dal-l’Iss nell’aprile del 2008 il presidente dell’azienda che avrebbe do-vuto produrre la molecola adatta all’uomo è stato stroncato daun malore e i lavori sono rimasti congelati fino a che non è statoeletto un nuovo presidente”. E quando si parla di queste cose,ogni minuto è prezioso, perché può voler significare una vita sal-vata. A più di un anno dal lascia passare dell’Iss, finalmente, sta perprendere il via la sperimentazione vera propria, la cosiddetta faseI che verrà testata su una quarantina di persone per sei mesi, tantoper cominciare. “In questo primo stadio – continua il professorCaruso – si tiene in considerazione solo l’innocuità del vaccino,senza domandarsi troppo se funziona oppure no; una volta ac-certato che non comporta alcun danno per l’uomo si passerà allafase II, tesa questa volta a valutare l’immunogenicità del vaccino”.In pratica, in questo lasso di tempo che dura di solito un paiod’anni si terrà conto se l’organismo produce gli anti-corpi specif ici a combattere la proteina P17,presente in tutte le persone con il virus e re-sponsabile della sua patogenicità (ovverola capacità di un microrganismo di creareun danno).“Spero che arriveranno i fondi necessariper finanziare la cosiddetta fase II – spiegacon una punta di rammarico l’esperto –perché noi non riceviamo sponsorizza-zioni statali, ma andiamo avanti grazieall’aiuto dei privati. Il loro contributo saràfondamentale per tenere basso il costo del far-maco”. Se tutto andrà come deve andare lafase III implicherà la sperimentazione sularga scala e si potrà scrivere la parolafine su quello che è stato definito ilmale del terzo millennio.

Ma perché l’Aids non fa più notizia? “Semplice perché di Aids non simuore più”, questo è ciò che pensa la gente al giorno d’oggi. Sbagliato:il virus dell’Hiv miete ancora un elevato numero di vittime, soprattuttonei Paesi del terzo mondo. E forse è proprio questa poi la vera ragioneper cui, oggi, di Hiv non si parla più. Lontano dagli occhi, lontano dalcuore o – per usare un gioco di parole - dalle cure. “Ma non tutti ri-spondono alla cure oggi a disposizione in egual maniera – precisa subitoCaruso – C’è chi infatti non riesce a seguire la terapia: numerose pilloleda prendere a orari precisi ogni 4-6 ore con effetti collaterali devastantiper il fisico come la demenza o una maggior incidenza tumorale. Più alungo si vive e più questi rischi diventano concreti. E’ normale che qual-cuno molli”. E infine la domanda che sta cuore a molti: sesso liberosenza più preoccupazioni di infettarsi dopo il vaccino? “Se riusciremoa raggiungere gli effetti che noi pensiamo, la risposta è sì. Serve soloancora un po’ di pazienza”.

UNA LOTTA CONTRO IL TEMPO

RAPPORTI NONPIU’ A RISCHIO?

tando agli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Ita-lia, sono circa 151mila le persone contagiate dal virus, un

dato che supera di gran lunga la popolazione della Val d’Aosta; solonel 2008 i nuovi contagi registrati sono stati 1200, senza contareche un sieropositivo su quattro ignora di esserlo. La bassa perce-

zione del rischio, fenomeno dilagante, deve infatti fare i conti conun’incidenza di mortalità in netto calo. Risultato: il numero com-plessivo dei sieropositvi in circolazione è aumentato e così, di con-seguenza, la percentuale di rischio di essere contagiati.

Modalità di trasmissione del virus a confronto1985 2007

Tossicodipendenti 69% 8,6%Trasmissione sessuale 13,3% 73,7%Fonte: Istituto superiore di Sanità

Il Prof. Caruso(al centro) e il suo team di ricerca.

S

ati

Hiv in cifre*

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