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Ricerca di storia sulla grande guerra musei e luoghi caratteristici gruppo composto da Bertetto Luca Ivan Carità Scotta Gioele Tassone Edoardo Gili Alessandro

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Ricerca di storia sulla grande guerra

musei e luoghi caratteristici

gruppo composto da

Bertetto Luca

Ivan Carità

Scotta Gioele

Tassone Edoardo

Gili Alessandro

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PARTE BERTETTO LUCA

Museo Nazionale storico degli Alpini

Identità: Museo Nazionale storico degli Alpini

Luogo: è posto sul “Doss” Trento nei pressi del Mausoleo dedicato a Cesare Battisti

ed è gestito dall’Esercito Italiano.

Collegamenti storici: Il museo nacque suiniziativa della Legione trentina, con ilsostegno del comando superiore delletruppe alpine e dell'associazione nazionalealpini. L'idea fu accolta nel 1938 dalgoverno italiano che istituì la Fondazioneacropoli alpina, e si decise che la suacollocazione doveva essere su Doss Trento.

Il progetto originale prevedeva lacostruzione di un'opera davvero imponente, con relative strade d'accesso e un piazzale per completare il monumento. La strada iniziata nel 1940 venne inaugurata nel 1942.

In seguito alla seconda guerra mondiale, il costo dell'opera non era più sostenibile e la fondazione rinunciò quindi al progetto iniziale. Nel 1953 il comune della città di Trento dono' l'ex-polveriera austriaca, e permise di porre la prima pietra del futuro museo nel 1956. Due anni dopo, nel 1958, vi fu l'inaugurazione ufficiale.

All’interno: l’entrata è sorvegliata da due cannoni 47/32 Mod. 1935 e un Obice 100 17 mod 1914.

All'interno è raccolta la storia del corpodegli alpini, dalla sua lontana fondazionefino ai giorni nostri. Sono esposti trofei,medaglie, foto, oggetti personali, armi ecimeli vari. Sulla parete d'entrata sonoesposti i ritratti del generale GiuseppePerrucchetti (il padre degli alpini) e diCesare Battisti.

Procedendo si arriva al sacrario dellemedaglie d'oro delle truppe alpine, all'interno si trova un'opera di Paolo Caccia Dominioni, La morte del capitano, in memoria del capitano Giuseppe Grandi del

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Battaglione alpini "Tirano", che ottenne una medaglia d'oro al valor militare. Al centro del sacrario si trova una grossa pietra, proveniente dal monte Grappa. Alle sue pareti invece i nomi dei decorati delle guerre dal 1896 al 1945 e sopra una rappresentazione geografica di dove gli alpini hanno compiuto la loro storia. Sempre nel sacrario si trova un trittico di Mario Urbani Falchi e prede, opera che fu realizzata in trincea durante la grande guerra. Qui si trovano inoltre un cannone da 65/17 e uno 75/13.

All'esterno dell'edificio si trovano 29 cippi che rappresentano i reggimenti alpini,; attorno sono sistemati pezzi di artiglieria.

Nella sala uniformi sono esposti una raccolta di sci militari, uniformi ed equipaggiamenti degli alpini. Esiste anche un museo del mulo, che raccoglie materiale di mascalcia e di equipaggiamento relativo all'inseparabile compagno delletruppe alpine. È anche disponibile una biblioteca specializzata e un archivio di valore.

Fondazione Museo storico del Trentino

Identità: Fondazione Museo storico del Trentino

Luogo: Via Torre d'Augusto 41, Trento

Collegamenti storici: Il museonacque nel 1923 nelle sale diCastelvecchio, all'interno del Castello del Buonconsiglio con ilnome di "Museo del Risorgimento"su iniziativa del comune di Trento edalla Legione trentina. Il neocostituito museo rispecchiava ilforte patriottismo del Trentino, dapoco annesso all'Italia.

Le raccolte di oggetti e documenti erano perlopiù costituite da donazioni e lasciti di privati.

Dopo il bombardamento anglo-americano di Trento del 2 settembre 1943 le raccolte furono imballate e trasferite per motivi di sicurezza a Campo Tures, in provincia di Bolzano. Nel 1945, dopo la fine seconda guerra mondiale, il nome della sede espositiva cambiò in "Museo del Risorgimento e della lotta per la libertà" perché le raccolte vennero arricchite da documenti inerenti alla Resistenza italiana. A partire

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dagli anni settanta il museo visse un periodo di incertezza rispetto alla sua collocazione. La soluzione giunse dopo anni di chiusura, nel 1985, quando fu inaugurata la nuova sede nelle cosiddette ex Marangonerie, edificio adiacente al corpo centrale del Castello stesso.

Nel 1995 il Museo assunse la denominazione di "Museo storico in Trento", scelta persottolineare l'ulteriore ampliamento delle prospettive tematiche e territoriali.

Dal 2008 la fondazione si occupaanche della gestione delle “Gallerie”di Piedicastello, due ex tunnelstradali adibiti a spazio espositivo.

All’interno: Il museo ospita repertirelativi alla storia del Trentino chesono ascrivibili a un periodocompreso tra l'epoca napoleonica eil XXI secolo passando dal Risorgimento, l'irredentismo trentino, la prima guerra mondiale, l'antifascismo, la seconda guerra mondiale, la Resistenza italiana e il Sessantotto. Tra i reperti di rilievoconservati sono da citare il labaro della Legione trentina e la bandiera della Società degli studenti trentini. È notevole la raccolta iconografica.

Il museo ha anche una biblioteca, con monografie, opuscoli, periodici, un archivio cartaceo, fotografico e iconografico del quale fanno parte un centinaio di documenti.

Museo della Battaglia di Vittorio Veneto

Identità: Museo della Battaglia di Vittorio Veneto

Luogo: Vittorio Veneto, sede del Museo della Battaglia, ex Palazzo della Comunità di

Ceneda

Collegamenti storici:

Il museo nasce dalladonazione, nel 1938,da parte del soldato Luigi Marson(Cavaliere di VittorioVeneto) della propria

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collezione di oggetti, reperti e documenti raccolti nei campi di battaglia e sul territorio, a partire dall'indomani della fatidica data del 30 ottobre 1918 che ha visto terminare la Grande Guerra.

Da allora il museo si è arricchito notevolmente di reperti, documenti acquisiti, ma soprattutto donati dai tanti testimoni di questo evento epocale, o dai loro eredi. Nel2012 l'edificio sede del museo è stato restaurato.

All’interno: la zona espositiva è stata articolata in tre grandi aree tematiche distinte, a seconda dei vari piani, collegati da una scala monumentale, in “la vita in trincea” al piano terra, “la vita durante l'occupazione” seguita da “l'armeria di casa Marson” al piano primo e “dalla battaglia al mito” al piano secondo.

La Trincea: Il racconto della vita in trincea attraverso una serie di effetti scenografici immersivi ed esperienziali.

L'Occupazione: la narrazione della vita durante l'occupazione tra il 1917 e il 1918. Per la prima volta, in un museo, vengono evidenziate e affrontate assieme le numerose tematiche e problematiche di un anno di vita nelle terre occupate: il multilinguismo, le requisizioni, i danni e le distruzioni di luoghi e simboli identitari (lafusione delle campane per farne armi e munizioni), lo spionaggio, la promiscuità. Numerose sono le ordinanze emanate dalle autorità d’occupazione, per sequestrare le risorse disponibili e per controllare la popolazione in tutti i suoi movimenti, con l’emissione di carte d’identità obbligatorie per qualsiasi spostamento fuori dal proprio comune. Sono esposti anche diari scritti in quell’anno, lettere e foto.

L'Armeria: dedicata a “l'armeria diCasa Marson” dove è stato ricreato ilcontesto espositivo del primo nucleomuseale, all'interno dell'abitazioneprivata del suo fondatore.

Dalla Battaglia al Mito: Il raccontodedicato alla famigerata Battaglia diVittorio Veneto e al mito che vennecostruito attorno a questo evento.Sono raccontati i momenti e gli eventidella Battaglia, combattuta tra il 27 e il 30 ottobre del 1918, più ferocemente lungo la linea del Piave, sino all'arrivo delle truppe italiane a Vittorio (il termine Veneto verrà aggiunto nel 1923) con la messa in fuga degli occupanti.

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Nel museo sono inoltre conservati: reperti bellici, elmetti, maschere antigas, fucili,

mazze ferrate, telefoni da campo e giberne.

Folto è lo spazio dedicato alla propaganda e all’ideologia, sono anche presenti dei

“giornali di trincea”, realizzati soprattutto durante l’ultimo anno di guerra a cura di

intellettuali, il cui obiettivo era consolidare la tenuta morale dell’esercito sul Piave,

ma anche fornire qualche motivo di passatempo. Accanto ai giornali di trincea, ci

sono numerosi volantini lanciati da aerei italiani sulle linee nemiche. Scritti nelle

varie lingue che erano parlate dai soldati e ufficiali dell’esercito austro-ungarico, i

volantini avevano finalità di propaganda soprattutto nel senso di minare la tenuta

militare nemica.

Interessante è il plastico riproducente l’altopiano del Montello; un’opera realizzata dagli austro-ungarici probabilmente in preparazione dell’offensiva della cosiddetta “battaglia del Solstizio”; così come la raccolta di giornali pubblicati dalle autorità militari, sia destinati ai soldati che alla popolazione civile.

Museo Storico Italiano della Guerra

Identità: Museo Storico Italiano della Guerra

Luogo: Rovereto, Castello diRovereto. Nato nel 1921 con loscopo di documentare laGrande Guerra

Collegamenti storici: Il castello

di Rovereto, costruito nel corso

del XIV secolo dalla famiglia dei

Castelbarco come postazione

di vedetta a presidio della valle dell’Adige, con la robusta cinta muraria e i possenti

bastioni, rappresenta un esempio unico di rocca veneziana in Trentino.

L’attuale forma pentagonale risale al tempo della dominazione veneziana sulla città

lagarina (1416-1509).

Nel 1487, durante la guerra tra Venezia e l’arciduca d’Austria Sigismondo Conte del

Tirolo, il castello sostenne 37 giorni di durissimo assedio e si arrese solo dopo che le

artiglierie lo ebbero gravemente danneggiato. Ripreso rapidamente dai Veneziani, fu

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ricostruito. La struttura è dotata di pozzo d’assedio, di una robusta cinta muraria e di

bastioni muniti di decine di cannoniere. Con la sconfitta veneziana ad Agnadello, nel

1509, Rovereto passò all'Impero d'Austria.

Il castello cadde in abbandono e subì pesanti

rimaneggiamenti ed incendi. Nell’Ottocento venne

utilizzato come ricovero di mendicità, casa di pena

e, dal 1859 al 1918, come sede di due Compagnie

del 3° reggimento Kaiserjäger.

Nel corso della Grande Guerra, dall'evacuazione di

Rovereto del maggio 1915 al novembre 1918, il

castello e la città, rimasti in mano austriaca, furono sottoposti a pesanti

bombardamenti da parte dell'artiglieria italiana.

Restaurato nel corso degli anni Venti, dal 1921 il castello ospita il Museo Storico

Italiano della Guerra.

All’interno: Il percorso è dedicato al modo di combattere e alle dotazioni dei soldati,

ma anche alle straordinarie trasformazioni che tutto questo conobbe tra l’Ottocento

e la Prima guerra mondiale. Nelle vetrine è esposta

una ricca raccolta di oggetti e fotografie, materiali

relativi alla guerra di trincea, volantini, manifesti e

testimonianze dell’esperienza di combattenti e civili.

Un nuovo percorso porta i visitatori alla scoperta di torrioni e cunicoli, del terrapieno e delle decine dicannoniere ricavate nelle mura. Nel torrione Marinoè esposta la collezione di armi di età moderna (XVI-XVIII secolo): una vasta raccolta di armature, armibianche e da fuoco, da duello e da caccia. La collezione, costituita grazie a donazioni pubbliche o di associazioni e privati locali, raccoglie armi, uniformi, opere d'arte, fotografie, cimeli, manifesti, oggetti di uso quotidiano in trincea, onorificenze, lettere e diari.

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PARTE IVAN CARITA’

IL MUSEO DEL PEJO

Identità: “Museo del Pejo”.

Luogo: Il museo del Pejo è allestito nel

comune di Pejo, in provincia di Trento.

Collegamenti storici: Già il 24 maggio

1915, la grande guerra iniziava a fare

apparizione in molte famiglie della

Valle di Sole, portando molti giovani al

fronte e spesso alla morte, si appostò

stabilmente e direttamente sulla

soglia di casa.

Il vecchio confine con il Regno d'Italia si trasformò in fronte di guerra. Mentre

l’esercito austriaco prese il potere ovunque. Il paese di Vermiglio fu evacuato. I generi

alimentari furono razionati, requisiti, rubati. La povertà, la miseria, la fatica, la paura,

l'intimidazione diventarono pane quotidiano. Le libertà civili e politiche furono

sostanzialmente sospese. Se sulle alte montagne sovrastanti si attestò uno dei fronti

più alti e inediti che la storia ricordi, nelle comunità dislocate vicino al fronte, e in

particolare nella Valle di Pejo, la guerra diventò battaglia giornaliera per la

sopravvivenza fisica e psicologica.

Gli Alpini Italiani e i Landes-Kaisersschützen imperiali si scontrarono in epiche

battaglie. Tutto il territorio si vede profondamente segnato da trincee,

camminamenti, gallerie, postazioni, ricoveri, baracche, che tuttora indicano la

profondità e la complessità delle vicende militari,

alpinistiche ed umane che lo investirono in tre

anni di guerra dura e cattiva, anche se non priva

di aspetti di lealtà e di umanità. Sulla cima del S.

Matteo, una delle dodici che fanno da corona alla

Valle di Pejo, fu combattuta la più alta battaglia

della storia, quella battaglia che ha trasformato la

"guerra bianca" combattuta in Adamello e

sull'ortles Cevedale, in un'epopea dalle connotazioni mitiche e leggendarie.

All’interno: Il museo del Pejo nacque, nel mese di luglio del 2003 e porta il titolo di

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"La guerra sulla porta". Il museo non si esaurisce in

una "raccolta di armi" o in un "magazzino" di

reperti bellici, ma tende ad essere "testimonianza"

della vita quotidiana dei soldati al fronte e della

popolazione delle retrovie. In questo museo si

narrano le azioni belliche specifiche del fronte

compreso tra il passo del Tonale e il Gavia e

ricostruisce alcuni "ambienti tipici" dell'alta

montagna.

Trovano sede espositiva adeguata nel museo le armi usate in battaglia, compresi

rudimenti bellici di grosso calibro, nonché apparecchiature di precisione.

Si possono scoprire i vestimenti e le divise recuperate, gli elmi, le ghette e le

calzature dell'epoca. Sono anche rappresentate, con lettere e diari le sofferenze e il

dolore che la popolazione civile subiva quotidianamente, prodotte dalle pesanti

conseguenze della guerra. Le principali curiosità sono: una bandiera tricolore con lo

stemma sabaudo e le “memorie” dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e

dell’imperatrice Elisabetta, la celebre Sissi. All’interno si possono inoltre consultare

libri e visionare filmati connessi all’argomento trattato.

IL MUSEO DELLA GUERRA BIANCA ADAMELLINA

Identità: “Museo della guerra bianca

Adamellina”.

Luogo: Il museo della guerra bianca Adamellina è

allestito all’interno delle vecchie scuole

elementeri in via San Vigilio, n.2 nel comune di

Spiazzo in provincia di Trento.

Collegamenti storici: Le quote più elevate del

massiccio dell'Adamello - Presanella e dell’Ortles

- Cevedale, furono interessate durante la prima

guerra mondiale, da sanguinosi e violenti

conflitti, che combattevano in condizioni pessime,

ad oltre 3000 metri con neve, gelo e una

temperatura che arrivava anche ad meno 30 gradi.

All’interno: L’idea di costituire il museo della

Guerra svoltasi sulle montagne dell’Adamello

nacque nel lontano settembre 1973, dopo le

scoperte di due alpinisti di Spiazzo. I due Sergio

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Collini e Giovanni Pellizzari, in una loro uscita al Carè Alto rinvennero sul ghiacciaio

del Lares i resti di tre combattenti della grande guerra. Dagli oggetti sparsi intorno ai

poveri resti, si poté costatare che gli stessi appartenevano a due alpini e un

kaiserjäger (soldato Austriaco) mai riconosciuti; furono recuperate due paia di scarpe

ancora in ottimo stato e un paio di guanti ancora contenenti resti umani, due gavette

con cucchiai e un coltello da tasca, un passamontagna in ottimo stato, un fucile, due

cappelli d’alpino forati e strappati, una camicia e una mantellina grigioverde. I resti

umani furono raccolti e adagiati sotto un enorme masso avvolti nella camicia e nella

mantellina grigioverde, il resto del materiale fu portato a valle. Proprio per questa

scoperta che in Sergio e Giovanni si fece strada l’idea di far qualcosa perché la

memoria di tutto questo non andasse perduto e disperso nel tempo, deciderò quindi

così di dare origine al “Museo della guerra bianca Adamellina”.

Il museo è una mostra permanente che offre

ai visitatori una duplice testimonianza del

passato della Val Rendena. Si possono infatti

vedere sia oggetti e materiali risalenti alla

Grande Guerra nonché ripercorrere la storia

dei "Recuperanti", uomini che nei difficili anni

del dopoguerra si dedicarono alla ricerca

di reperti bellici per trarne un minimo profitto dalla loro vendita. Fino agli anni '50 si

trattava di una figura molto comune in Val Rendena. Oltre ai classici oggetti che si

possono vedere anche in altri musei (come armi, granate, bombe, oggetti della vita

di tutti i giorni), questa mostra offre anche delle vere e proprie particolarità. Nelle

sue teche sono custoditi una bussola geodetica utilizzata per scavare la galleria di

mina sul Col di Lana, un lanciabombe, slitte,

una piccola forgia per il ferro e delle croci lignee di

origine russa, portate qui dai numerosi prigionieri

catturati sul fronte orientale dagli austro-ungarici. Di

notevole importanza ed interesse sono le oltre 3000

foto conservate e nonché documenti originali di

combattenti. In particolare va menzionato il diario del

tenente austro-ungarico Felix Hecht von

Eleda, comandante del presidio del

Corno di Cavento, e cartografie originali

sempre dell'esercito asburgico.

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MUSEO DEL FORTE BELVEDERE

Identità: Museo Fortezza Belvedere – (Werk Gschwent) in tedesco.

Luogo: La fortezza sorge a 1177 metri sul livello del mare, nel comune di Lavarone, in

provincia di Trento, a sud della contrada Oseli su di uno sperone roccioso che si

spinge verso la Valdastico e la valle del Rio Torto, dominandone le testate.

Collegamenti storici: Il fronte Belvedere nacque come fortezza difensiva del Impero

austro ungarico, fu progettato dal capitano di Stato maggiore austriaco del genio ing.

Rudolf Schneider, il quale lo costruì a partire dal

1908 sotto la direzione del Genio militare

di Trento e seguendo le indicazioni dell'Imperiale e

regio ministero della guerra di Vienna. Questa

fortezza venne concepito come una costruzione in

cui tutto è raccolto in un unico complesso

architettonico, bensì come un'opera articolata che

si compone di diversi fortini per il combattimento

ravvicinato, lontani uno dall'altro, in mezzo ai quali fu collocato il blocco della

batteria per il combattimento a distanza. Dietro a questo vi erano gli alloggiamenti

delle truppa, circa 220 soldati e i servizi; il tutto collegato a mezzo di corridoi e

gallerie in roccia calcarea. Il corpo principale del forte era disposto su tre livelli e

risulta essere il più grande dei forti

realizzati, con uno sviluppo di circa 200

metri in lunghezza e 100 in larghezza. I

ripidi dirupi di roccia su tre lati conferivano

a forte Belvedere una naturale sicurezza

rispetto agli assalti della fanteria nemica;

sul fronte era stato scavato un profondo

fossato e piantata una duplice fascia di

reticolati con mitragliatrici e reticolati larghi dai 6 ai 12 metri, sempre battibili con

mitragliatrici a tiro radente e incrociato, erano presenti pure nei fianchi e sul terreno

di gola. Concluso il 18 maggio del 1912, forte Belvedere era costruito e collaudato

per resistere anche ai bombardamenti più pesanti e rappresenta un'opera moderna

e razionale dove il cemento ed il ferro sono stati sapientemente amalgamati con la

roccia. Per la costruzione del forte era stata preventivata una spesa di un milione e

mezzo di Corone austriache, cifra che a lavoro ultimato raggiunse circa i 2.000.000. A

ciò andava aggiunto il costo dell'armamento, che si può stimare in circa 300.000

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Corone. Durante la prima guerra mondiale il forte subì gravi

bombardamenti da parte dell'artiglieria italiana ma il forte

cessò la sua importanza strategica dopo

la Strafexpedition del maggio del 1916 quando il fronte si

spostò presso l'altopiano di Asiago. Nel periodo fascista

molti forti vennero saccheggiati o abbattuti mentre il forte

Belvedere si salvò grazie al re Vittorio Emanuele III. Intorno

al 1940 furono però asportate le cupole metalliche del forte

e parte del rivestimento metallico del tetto. Nel secondo

dopo guerra il forte tornò in mano alla regione e nel 1966

ad un privato che ne realizzò un museo. Infine nel 2002 il

comune di Lavarone, divenne proprietario del forte, iniziò il

restauro mantenendo sempre lo stesso museo.

All’interno: Il museo si divide in tre piani:

Le sale del pianoterra sono dedicate alla spiegazione delle origini e particolarità

del sistema dei forti degli Altipiani e in particolare, in questo contesto, alla storia

del Forte, dalle origini al suo recente restauro. Una sala del pianoterra è dedicata

alla storia della comunità di Lavarone nel corso del conflitto.

Al primo piano sono delineate le operazioni militari e gli eventi bellici che videro

protagonisti gli Altipiani, inseriti nel più ampio contesto della guerra italo-

austriaca. E’ dato spazio alla storia di guerra del forte e della sua guarnigione,

mentre una rilevante sezione espositiva è riservata alla guerra di montagna, la

cosiddetta “Guerra bianca”.

Il secondo piano è dedicato alle tematiche

generali della Prima Guerra Mondiale. Si

tratta di una sezione didattica che

comprende le cause e una sintetica

cronologia della guerra europea, con

approfondimenti riservati alle modalità della

guerra di trincea, alla vita quotidiana dei

combattenti, alla “guerra industriale”, alla

propaganda e alla memoria del conflitto.

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Questo non è solo composto da una semplice esposizione di reperti e fotografie, ma

ad un’aggiornata narrazione storica (con fotografie, reperti e oggetti vari) sulla

prima guerra mondiale (con testi in italiano, tedesco e inglese), in grado di

coniugare la storia locale con gli eventi e le problematiche generali del conflitto, che

in alcuni punti non rinuncia a proporre al visitatore suggestioni e ambientazioni

capaci di un’immediata riflessione sul concetto stesso di “guerra”. Sono proprio

queste caratteristiche e la sua funzione storica ha renderlo uno dei musei ed siti

della Prima guerra mondiale più apprezzati e frequentati, con una media di oltre

30.000 visitatori annui.

MOSTRA PERMANENTE DELLA GRANDE GUERRA IN VALSUGANA E SUL LAGORAI

Identità: “Mostra permanente della grande guerra in

Valsugana e sul Lagorai”.

Luogo: Il museo permanente della grande guerra in

Valsugana e sul Lagorai è allestito all’interno dell’ex

Mulino Spagolla nel Vicolo Sottochiesa, n.11 nel

comune di Borgo Valsugana, in provincia di Trento.

Collegamenti storici: La grande guerra interesso e

colpi profondamente anche i territori tra l’Altopiano dei Sette Comuni, la Valsugana

e la catena del Lagorai-Cima d’Asta. La Valsugana, sebbene non interessata

direttamente da importanti azioni di guerra, perché la maggior parte dei

combattimenti hanno infatti luogo sugli altopiani, produsse comunque distruzione a

causa dei bombardamenti messi in atto dall'artiglieria austriaca nel 1916, come

quello diretto contro Castello Tesino. Quello che possiamo desumere dalle cronache

dell’epoca è il grande tributo pagato dal territorio in termini di distruzione di paesi,

boschi, terreni coltivati e pascoli.

All’interno: Il museo è nato a Borgo Valsugana nel 2002 e rinnovato nel 2005 da

parte dell'Associazione Storico-Culturale della Valsugana e del Tesino, con lo scopo

quello di conservare, studiare e valorizzare

le testimonianze materiali, bibliografiche,

archivistiche e fotografiche relative alla

Grande Guerra nell’area compresa tra

l’Altopiano dei Sette Comuni, la Valsugana

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e la catena del Lagorai-Cima d’Asta.

Nelle due grandi sale sono presenti gli oggetti e i cimeli trovati nella zona nonché

accurate ricostruzioni della vita militare sul fronte.

La prima sala raccoglie i molti oggetti rinvenuti in Valsugana: le teche contengono

i copricapi e gli elmetti dei soldati, le uniformi e le diverse armi utilizzate sia

dall'esercito italiano che da quello austro-ungarico tra i più importanti la rara pistola

mitragliatrice “Villar-Perosa mod. 1915” ed un ancor più raro moschetto austriaco

M95 munito di ottica di precisione rinvenuta alle pendici del monte Ortigara.

Grazie ad una particolare attenzione degli organizzatori, tutti gli oggetti sono stati

esposti in ordine temporale. Questo permette di capire l'evoluzione tecnologica

nella vita militare nei quattro anni della Grande Guerra. Alcuni spazi sono dedicati a

delle figure particolari dove sono raccolti effetti personali ed equipaggiamento. È il

caso ad esempio dell'irredentista trentino Mario Scotoni, di un fante della

"Compagnia della Morte" e del giornalista-combattente Paolo Monelli.

La seconda parte della mostra si sviluppa nel cuore del vecchio mulino dove è stata

ricreata a grandezza naturale una trincea austriaca e uno scorcio di tunnel italiano

con l'attrezzatura di scavo. Come nella prima sala, anche qui non mancano oggetti

unici come un cannocchiale italiano completo di ogni accessorio, un cannone calibro

80mm e un lanciabombe da 120mm. Alle pareti invece i pannelli con medaglie e

decorazioni italiane ed austriache completano la ricca offerta di questo museo.

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PARTE SCOTTA GIOELE

SACRARIO MILITARE DEL MONTE GRAPPA

Localizzazione: Il sacrario militare del monte

Grappa è uno dei principali ossari militari dellaprima guerra mondiale e si trova sulla vetta delMonte Grappa nel comune di Crespano delGrappa.

Storia: Una volta conclusa la Grande Guerra sulmassiccio del Grappa rimanevano molti cimiterimilitari dislocati in diversi punti della montagna.Così si progettò di costruire un unico cimiteromonumentale sulla vetta del monte: l'attualesacrario militare appunto.

Progettato dallo stesso architetto del sacrario militare di Redipuglia, Giovanni Greppi e da Giannino Castiglioni scultore, venne iniziato nel 1932 ed inaugurato il 22 settembre 1935. Il sacrario è costituito da una serie di gradoni semicircolari che si sviluppano sul pendio che dalla strada conduce alla cima del sacrario. Ciò consente di sfruttare la pendenza del terreno al meglio limitando le difficoltà di costruzione e in definitiva i costi di realizzazione. L'elemento caratterizzante del sacrario è il motivo a colombario utilizzato per i loculi destinati ad ospitare le salme

dei soldati caduti. Il modello a colombario, unitamente all'uso della pietra viva e del bronzoper le chiusure dei loculi vuole richiamare la classicità romana fortemente amata dalla committenza fascista.

Caduti: Il sacrario contiene i resti di 22.950 soldati ed è così disposto:

Settore nord, ossario austroungarico con 10.295 morti di cui 295 identificati.

Settore sud, ossario italiano con 12.615 morti di cui 2.283 identificati.

Sul lato della via eroica, sono tumulati 40 caduti rinvenuti dopo la costruzione del Sacrario.

Tra i due ossari, c'è la cosiddetta via Eroica lunga 300 metri, con a lato i cippi recanti i nomi delle cime teatro di guerra.

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All'inizio della via eroica, a nord, c'è il portale Roma:progettato e costruito dall'architetto Limoncelli ed offertoda Roma, sul portale è scolpito: "Monte Grappa tu sei lamia patria", il primo verso della canzone del monteGrappa.Al centro dell'ossario italiano c'è il sacello dellaMadonna del Grappa, la vergine ausiliatrice posta nellavetta il 4 agosto 1901 dal patriarca di Venezia GiuseppeSarto (poi papa Pio X), a simbolo della fede cristiana nelVeneto. Durante la prima guerra mondiale, la Madonnadel Grappa divenne simbolo della Patria e della protezione divina, al punto che una volta riparata dall'esplosione di una granata, prima di esser riposta nel sacello (4 agosto 1921) fece il giro dell'Italia su un vagone ferroviario al cui passaggio tutti lanciavano fiori, pregavano, piangevano, si inginocchiavano.

Nel sacrario c'è una tomba importante per la storia del Grappa, è quella del maresciallo d'Italia, generale Gaetano Giardino, che qui comandò l'armata del Grappa portandola alla vittoria finale.

OSSARIO MONTE CIMONE

Localizzazione: Il sacello-ossario delmonte Cimone è un ossario militare dellaprima guerra mondiale e si trova sulmonte Cimone di Tonezza, in provincia diVicenza.

Storia: Durante la Grande guerra, alle ore5:45 del 23 settembre 1916, 14.200 kg disostanze esplosive furono fatte brillaredall'esercito austro-ungarico,sconvolgendo la vetta del monte Cimone

e seppellendo l'intera brigata di fanteria Sele lì dislocata. Nelprimo dopoguerra furono recuperati i resti di1.210 caduti (tutti ignoti) i quali furono inumatiin un unico vano costituente il vero e proprioossario. L'ossario venne inaugurato il 28settembre 1929 alla presenza del principeUmberto di Savoia.

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SACRARIO MILITARE DI ASIAGO

Localizzazione: Il sacrario militare di Asiago, più notocome sacrario del Leiten, è uno dei principali ossarimilitari della Prima guerra mondiale. Sorge sul colle delLeiten presso Asiago, in Veneto, a 1058 m s.l.m.

L'ossario di Asiago è diventato, insieme a quelli delPasubio, del monte Grappa e di Tonezza del Cimone,simbolo della provincia di Vicenza.

Storia: Nel 1932, durante il periodo fascista, nacque l'idea di raccogliere in un unico, imponente, monumento-ossario, tutte le salme italiane presenti nei numerosi cimiteri di guerra sparsi sull'altopiano di Asiago.

Il sacrario venne progettato dall'architetto Orfeo Rossato di Venezia e venne ultimato nel 1936. Due anni dopo, nel 1938,tutte le salme italiane furono lì trasferite. Alla fine degli anni sessanta tuttavia, si concordò con l'Austria il trasferimento anche delle salme dei soldati austroungarici, rimaste a riposare nei cimiteri militari. Gli austriaci chiesero però che 5 cimiteri austroungarici (quelli presenti sul monte Mosciagh) degli allora 8 rimasti potessero rimanere dov'erano.È

costituito da un unico piano, a pianta quadrata con lato di 80 metri, in cui è ricavata la cripta con i loculi dei caduti disposti lungo le pareti delle gallerie perimetrali ed assiali, mentre al centro vi è la cappella votiva di forma ottagonale.

Nei pressi dell'ingresso alla cripta è stato allestito un museo diviso in due settori. Al di sopra della cripta si apre un ampio terrazzo, cui si accede da una scalinata larga 35 metri, sulla parte superiore sorge un arco trionfale quadrifronte alto 47 metri, al centro del quale è stata posta una simbolica ara votiva. Ai quattro lati del terrazzo, nel parapetto della balconata, sono incisi ed indicati da frecce i nomi delle località della zona più importanti durante la Grande guerra.

Caduti: Nel sacrario riposano i resti di 54.286 caduti italiani ed austro-ungarici della guerra1915-1918 di cui oltre 33.000 ignoti e 3 della guerra 1940-1945. I nominativi dei soldati noti sono incisi, in ordine alfabetico, da sinistra a destra sui singoli loculi. I resti mortali di 21.491 caduti italiani ignoti e 11.762 austro-ungarici ignoti sono invece raccolti in grandi tombe comuni nelle gallerie centrali più prossime alla cappella.

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I corpi dei soldati custoditi nel sacrario di Asiago provengono per la maggior parte da 36 cimiteri di guerra della zona. Fra i noti riposano 12 caduti decorati di medaglia d'oro al valor militare:

Colonnello Giovanni Antonio AprosioGenerale Francesco Berardi

Maggiore Luigi Cigersa

Soldato Roberto Cozzi

Sotto tenente Lamberto De Bernardi

Caporale maggiore Giuseppe Pintus

Sergente maggiore Ferdinando Podda

Generale Marcello Prestinari

Soldato Alfonso Samoggia

Caporale Roberto Sarfatti

Tenente Raffaele Stasi

Generale Euclide Turba

Il sacrario non raccoglie le salme di tutti i caduti sull'Altopiano durante la Grande Guerra, ma solo una parte. I soldati dispersi sull'Altopiano infatti sono ancora migliaia[1]. Nella solabattaglia dell'Ortigara i dispersi furono 4.500; nella Strafexpedition oltre 82.500

FORTE VERENA

Localizzazione: Il forte Verena è statauna fortezza italiana costruita tra il 1910ed il 1914 a difesa del confine italiano conl'impero austro-ungarico (lungo la linea di

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confine che attualmente si può collocare tra la provincia di Vicenza e il Trentino) a 2.019 metri di altitudine sulla sommità dell'omonimo monte. Il forte si trova nel territorio comunale di Roana, e si affaccia con pareti a picco sulla sottostante val d'Assa.

Storia: Alle ore 4 del 24 maggio 1915 dal forte Verena partì il primo colpo di cannone da parte italiana della Grande Guerra che sancì l'entrata del Regno d'Italia nel primo conflitto mondiale. Il 22 maggio 1916, durante la Strafexpedition, il forte fu occupato dalle truppe austro-ungariche in mano alle quali rimase per il resto della guerra. L'opera faceva parte dello Sbarramento Agno-Assa, III settore - Asiago; la costruzione in sé dava l'idea di un forte robusto e ben difeso, ma in realtà fu costruito in tempi molto brevi e con materiali

scadenti (basti pensare che fu utilizzato il ferro di carriole e posateria come metallo per armare il cemento del forte, con conseguenti risultati negativi sulla robustezza). La fortezza presentava all'epoca dei muri spessi che potevano far pensare ad una sua intrinseca stabilità. Il materiale usato per costruirli non era però

calcestruzzo armato con putrelle di ferro (come allora venivano costruiti i forti austro-ungarici degli altopiani), ma un conglomerato cementizio di scarsa qualità, addizionato di pietrame ed altri materiali di scarso valore meccanico. Questo materiale rendeva le spessemura prive di resistenza meccanica, ma dava loro lo spessore richiesto dalle vigenti normative. Fu quindi un forte costruito in economia.

Dopo aver decretato l'entrata in guerra del Regio Esercito italiano, nelle prime due settimane di guerra il Verena, coadiuvato da una batteria di mortai da 280 mm piazzati sulla vicina cima Civello, bombardò indisturbato le fortezze austroungariche forte Verle, forte Campo Luserna e forte Vezzena, provocando gravi danni.

Il 12 giugno 1915, neanche 20 giorni dopo l'inizio del conflitto, un colpo perforò la corazza ed esplose all'interno della polveriera uccidendo il comandante Umberto Trucchetti, due sottotenenti e 43 uomini Il 22 maggio 1916, durante la Strafexpedition, il forte fu occupato dalle truppe austro-ungariche.

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PARTE EDOARDO TASSONE

Redipuglia

Il sacrario militare di Redipuglia è un monumentale cimitero militare situato in Friuli Venezia Giulia, costruito in epoca fascista e dedicato alla memoria di oltre100.000 soldati italiani caduti durante la prima guerra mondiale. Sorge a Redipuglia in provincia di Gorizia.

Il monumento è il fulcro di un parco commemorativo di oltre 100 ettari che comprende una parte del Carso goriziano-monfalconese, teatro durante la Grande guerradi durissime battaglie (battaglie dell'Isonzo).

Le enormi dimensioni e l'ampia area coinvolta a parco della memoria ne fanno il più grande sacrario militare d'Italia e uno dei più grandi al mondo.

Ogni 4 novembre, alla presenza del presidente del Senato, in sostituzione del presidente della Repubblica impegnato in contemporanea in celebrazioni analoghe all'Altare della Patria, il sacrario serve come luogo di commemorazione per tutti i 689.000 soldati morti durante la prima guerra mondiale. La grande scalinata di pietra che forma il sacrario di Redipuglia è collocata direttamente davanti alla collina di Sant'Elia, sede del precedente cimitero di guerra i cui resti furono traslati nell'attuale sacrario monumentale. Tutta l'area è stata convertita a parco del "ricordo" o della "rimembranza": gallerie, trincee, crateri, munizioni inesplose e nidi di mitragliatrice sono stati conservati sul sito a ricordo della guerra.

l'inaugurazione del monumento il 18 settembre del 1938 alla presenza di Mussolini e di più di 50.000 veterani della Grande guerra. Il monumento dalla nascita è stato amministrato dal Ministero della Difesa, nello specifico dal Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti.

L'opera, realizzata sulle pendici del monte, la cima aspramente contesa nella prima fase della Grande guerra (prima,seconda e quarta battaglia dell'Isonzo), si presenta come uno schieramento militare con alla base la tomba di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, comandante della 3ª Armata, cui fanno ala quelle dei suoi generali.

Recinge simbolicamente l'ingresso al sacrario, ai piedi della monumentale scalea, una grossa catena d'ancora che appartenne alla torpediniera "Grado", già appartenuta alla marina austro-ungarica (k.u.k. Kriegsmarine) con il nome di "Triglav" e ceduta all'Italia dopo la fine della guerra. Subito oltre, si distende in leggero declivio un ampio piazzale, lastricato in pietra del Carso, attraversato sulla sua linea mediana dalla via Eroica, che corre tra due file di lastre di bronzo, 19 per lato, di cui ciascuna porta inciso il nome di una località dove più aspra e sanguinosa fu la lotta. In fondo alla via Eroica si eleva solenne la gradinata che custodisce, in ordine alfabetico dal basso verso l'alto, le spoglie di 40.000 caduti noti ed i cui nomi figurano incisi in singole lapidi di bronzo. Nell'ultimo gradone, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, riposano le salme di 60.330 caduti ignoti.

Nella cappella e nelle due sale adiacenti sono custoditi oggetti personali dei soldati italiani e austro-ungarici.

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Sacrario del Monte Pasubio

Il sacrario del Monte Pasubio ha le sue origini nel 1917, quando i soldati italiani della Prima Armata, sopravvissuti alla “Strafexpedition”, vollero costruire un’edicola in onore della Madonna Immacolata col permesso del vescovo di Vicenza. Nel 1920 furono eseguiti i primi sopralluoghi per scegliere il posto su cui innalzare il monumento, e finalmente fu scelto il Colle di Bellavista perché più accessibile, ma soprattutto per la posizione incantevole, a 1265 metri di altezza.

La prima pietra fu posta il 1° luglio 1920 dall’arcivescovo di Trento Mons.La roccia nera e grigia utilizzata per l’edificio fu estratta da una cava aperta alle pendici del Monte Cornetto e trasportata tramite teleferica allestita dal Ministero della Guerra. I blocchi di marmo bianco, invece, provengono dalle cave di Magré e di Piovene Rocchette. Il cantiere durò sei anni, interrotto dalle stagioni invernali e dalla difficoltà a reperire la considerevole somma di denaro necessaria. Comunque nell’estate del 1921 la parte inferiore del sacrario poté accogliere le prime duemila salme di soldati caduti. A novembre del 1924 si giunse alla copertura e tra il 1925 e il 1926 furono eseguiti i lavori di finitura e di ornamento. All’epoca si arrivò a una spesa di circa un milionedi lire. Il sacrario fu inaugurato il 26 agosto 1926 alla presenza del re Vittorio Emanuele III e benedetto dal vescovo Mons. Rodolfi. Il monumento a pianta quadrata si presenta come una

piramide tronca poggiante su un largo basamento contornato da balaustrata.

La parte superiore si sviluppa su quattro piani (più un ulteriore piano tecnico di passaggio), mentre nel basamento è ricavata la cripta con i corridoi collegati, dove sono custodite le spoglie dei militari morti durante il conflitto.

Un’ampia scalinata conduce alla cappella del primo piano, a croce greca, coperta da

grandi arconi, sul cui altare si staglia la statua della Madonna scolpita in marmo bianco di Carrara; al secondo piano la Sala dell’Attesa, locale basso e severo, con figure di militari; al terzo piano la Sala dell’Apoteosi, con scene celebrative della guerra (l’attesa della battaglia in trincea; l’attacco; il dolore e la gloria nel campo dopo la battaglia); al quarto piano la Sala della Cupola. Il basamento del Sacrario ha una fronte di 21 metri a terra e di 14,50 metri alla sovrastante terrazza, ed è alto 3,50metri. La torre monumentale, larga alla base 10,50 metri, ha un’altezza di 31,50 metri cosicché l’intera costruzione è alta 35 metri.Nel sacrario-ossario vi sono 59 loculi per i soldati decorati e 450 loculi per le altre salme identificate, mentre le salme non identificate sono riposte in 94 loculi comuni. Il numero delle salme conosciute è di 1.558 soldati, di quelle ignote italiane 3.400 e 60 di salme ignote austriache. Circoscritta da 30 cippi in pietra bianca, recanti incisi i nomi dei militari che sul Pasubio hanno meritato la medaglia d’oro al Valor Militare e la denominazione dei reparti combattenti in loco, la zona sacra si sviluppa lungo il crinale iniziando da Cògolo Alto e comprendendo Cima Palon e il Dente Italiano fino alla Selletta dei Denti.

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Forte Campolongo

Il forte Campolongo è stata una fortezza militare costruita a difesa del confine italiano contro l'Impero Austro-Ungarico a 1.720 metri di altitudine sulla sommità dell'omonimo monte. Il forte si trova nel territorio comunale di Rotzo e si affaccia con pareti a picco sulla sottostante val d'Assa. Venne eretto negli anni 1912-14 e costituiva, con il forte Verena e il forte Corbin, la più diretta risposta alla linea dei forti austroungarici. Era una delle più moderne costruzioni operate dal Genio militare italiano. Il forte rappresentava una delle più moderne realizzazioni nel genio militare italiano era dotato di quattro cannoni acciaio da 149mm. Posti in cupole girevoli dello spessore di 160mm. Nel luglio del 1915 venne gravemente danneggiato dal mortaio austroungarico Skoda da 305 mm appostato a Costalta e distrutto quasi completamente il 15 maggio 1916 dai colpi che diedero inizio all'Offensiva di Primavera. Il 22 maggio 1916 fu occupato dal nemico che lo tenne poi saldamente fino alla fine del conflitto.

Vittoriano o Altare della Patria

Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, meglio conosciuto con il nome di Vittoriano o Altare della Patria, è un monumento nazionale situatoa Roma, sul Campidoglio, opera dell'architetto Giuseppe Sacconi. È uno dei simboli patri italiani.

Il nome "Vittoriano" deriva da Vittorio Emanuele II di Savoia, primo Re d'Italia. Da quando, nel 1921, accolse le spoglie del Milite Ignoto, il monumento assunse una nuova valenza simbolica, e

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quello che era stato pensato inizialmente come monumento dinastico, divenne definitivamente una celebrazione dell'Italia unita e della sua libertà.

L'idea di base del Sacconi, d'altra parte, era proprio questa: rappresentare allegoricamente, ma anche geograficamente, tutta l'Italia, per mezzo di raffigurazioni simboliche. Basti pensare ai gruppiscultorei del Pensiero, dell'Azione, della Concordia, dellaForza, del Diritto, ai bassorilievi del Lavoro che edifica e feconda, dell'Amor Patrio che combatte e che vince, alle fontane dell'Adriatico e del Tirreno, alle statue delle Regioni d'Italia, ai mosaici della Fede, della Sapienza, della Pace e soprattutto alle quadrighe dell'Unità della Patria e della Libertà dei cittadini. L'unica raffigurazione non simbolica è la statua di Vittorio Emanuele.

Il monumento è alto 81 m, largo 135 m e ha una superficie totale di 17.000 metri quadrati; esso presenta una struttura dinamica e semplice nella concezione generale, ma, a causa delle grandi dimensioni, assai complessa nei particolari. Gli elementi fondamentali sono la scalinata e il sommoportico inserito tra due propilei.

Diversi sono i simboli vegetali che ricorrono nel monumento, fra i quali si ricordano la palma per la vittoria, la quercia per la forza, l'alloro per la pace vittoriosa, il mirto per il sacrificio e l'ulivo perla concordia.

Dal giugno 2007 è possibile salire alla terrazza delle quadrighe usufruendo di un ascensore; la terrazza, da cui si ha una vista impareggiabile della città eterna, è anche raggiungibile tramite 196 scalini che partono dal colonnato.

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PARTE ALESSANDRO GILI

Castello di Udine

Dove: Udine

Cosa: castello rinascimentale e quartier militare

Età: 1517-1567

Storia: utilizzato principalmente per scopi militari da Francesi ed Austriaci nel XIX

secolo, dopo la III Guerra d'Indipendenza (1866) Udine ed il suo castello divennero

parte del Regno d'Italia, trasformandosi nel 1906 nella sede dei Civici Musei e

Gallerie di Storia e Arte, funzione ricoperta fino all'entrata dell'Italia nella Prima

Guerra Mondiale. Nella primavera del 1915 le opere all'interno dei musei vennero

messe in sicurezza e il piazzale del Castello, vista la sua posizione particolarmente

favorevole, ospitò diversi pezzi di contraerea in difesa della "Capitale della Grande

Guerra".

A seguito dell'avanzata austro-germanica alla fine dell'ottobre 1917, il castello venne

trasformato in quartier militare, visitato anche dall'Imperatore tedesco Guglielmo II,

rimanendo lontano dal fronte fino alla fine del conflitto.

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Villa Linussa

Dove: Martignacco

Cosa: Quartier Generale del Re

Età: fine XIX sec.

Storia: con Salandra e Sonnino, Vittorio Emanuele III ebbe un ruolo decisivo nella

stipulazione del Patto di Londra e nell´entrata in guerra dell´Italia nel maggio 1915.

Egli scelse di vivere nelle vicinanze del fronte con uno stile di vita molto simile a

quello delle truppe.

In un primo tempo la sede del re in zona i guerra fu Treviso.

Infatti il colonnello Francesco Avogadro degli Azzoni, trevigiano, nominato Aiutante

di Campo effettivo del re il 22 maggio 1915, fu incaricato di visitare e allestire i villini

Brunelli di proprietà del Cavalier Vittorio Brunelli in località alle Corti.

Vittorio Emanuele III giunse da Roma, in treno, nella giornata del 27 maggio, ma poi

il generale Porro lo avvisò che Cadorna aveva intenzione di stabilire il Comando

Supremo a Udine, per cui fu scelta la villa dell´avvocato Pietro Linussa, a

Martignacco dove il Re giunse il 30 maggio.

Fu in questo luogo che il re incontrò le maggiori forze di ogni stato: a partire dal

presidente del consiglio francese Briand; passando dal primo ministro inglese Lord

Henry Lord Asquith; fine ad arrivare alle delegazioni di Russia e Cina.

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Castello di Gorizia

Dove: Gorizia

Cosa: castello medievale e adibito a carcere

Età: XI sec.

Storia: l Maniero rispecchia l'evoluzione avvenuta tra i secoli XIII e XVI con l'aggiunta

progressiva di edifici e strutture difensive. Il castello cambiò più volte padrone,

passando dalle mani dei conti di Gorizia, Avvocati della Chiesa di Aquileia, al dominio

asburgico, con le brevi parentesi veneziana e napoleonica.

Nella sua storia il castello fu, quindi, modificato a più riprese, con l'aggiunta di

bastioni e torri e adibito a funzioni diverse, da centro amministrativo a caserma, a

carcere, proprio durante la Grande Guerra,dove fu bombardato. La paziente opera di

ricostruzione, avviata negli anni trenta, a cura della famiglia Cossar, ha conferito al

castello quell'affascinante aria medioevale.

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I forti della costa, Cavallino Tre Ponti

Dove: Veneto e laguna

Cosa: numerosi fortificazioni

Età:

Storia: "I forti della costa" si snodano fra i resti delle numerose fortificazioni e

strutture militari realizzate nella penisola del Cavallino, dal porto di Piave Vecchia a

Punta Sabbioni (riunite nel Gruppo Pordelio), per difendere la Laguna e la città di

Venezia. Le opere di questo settore furono le uniche ad entrare in azione durante la

battaglia del Piave, battendo con le loro artiglierie il tratto di fronte da San Dona' di

Piave al mare, e svolgendo in particolare un ruolo di rilievo nell'ostacolare l'afflusso

di rinforzi austriaci durante la Battaglia del Solstizio. L'itinerario è percorribile con

auto o bicicletta, e offre, oltre alla valenza storica, la possibilità di scoprire il contesto

di paesaggio e di natura della laguna nord.

Il percorso, nel tratto relativo a Cavallino Tre Porti, ha inizio dal luogo in cui era stata

collocata la Batteria Amalfi con le polveriere e le caserme; concepita per difendere

Venezia dal lato costa, la batteria fu orientata verso la terraferma per distruggere le

postazioni di difesa del fronte austroungarico. Così fu colpito e distrutto anche il

centro di San Dona' di Piave. Dalla Batteria Amalfi si prosegue seguendo le torri

telemetriche, caratteristica saliente del luogo. Esse erano state concepite

inizialmente per orientare il tiro verso il mare, non esistendo in laguna luoghi alti, e

così furono sfruttate in guerra per la contingente necessità nel tiro verso l'entroterra.

Oltre a queste, una serie di altri siti di interesse sono racchiusi in pochi chilometri. In

ordine di percorso: la Batteria Vettor Pisani, la Batteria San Marco con la relativa

torre telemetrica, la torre telemetrica Crepaldo, la caserma e torre telemetrica Ca'

Pasquali, le Chiuse del Cavallino e Canale Casson, Forte Vecchio e la torre telemetrica

Lio Grando.

L'itinerario è collegabile con quelli denominati "I forti della costa, Lido di Venezia" e

"I forti della costa, Chioggia e Pellestrina".