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25 Ottobre 2012 Corso AS Provincia - Gadaldi Psicopatologia dellansia

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Psicopatologia dell’ansia

25 Ottobre 2012 Corso AS Provincia - Gadaldi

Con il termine ansia si connota uno stato emotivo a contenuto spiacevole, associato ad una condizione di allarme e di paura che insorge in assenza di un pericolo reale e che, comunque, è sproporzionata rispetto ad eventuali stimoli scatenanti.

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Questa definizione presenta carenze di natura tautologica, difficilmente superabili quando tentiamo di definire qualsiasi emozione. Infatti, se consideriamo la paura come una risposta emotiva di fronte ad una minaccia reale, l’ansia viene a coincidere con una “paura senza oggetto”, e la paura con un’“ansia con oggetto”.

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Il modello multidimensionale dell’ansia contempla: . gli stimoli scatenanti, . l’esperienza soggettiva, . la risposta psicofisiologica e comportamentale. I vari aspetti includono: sul piano cognitivo, l’incertezza sulla natura e sulla entità dei pericoli cui l’individuo è esposto, i sentimenti soggettivi di paura e di apprensione, i segni f is io logic i caratter ist ic i d i iperatt iv i tà neurovegetativa, quali aumento della frequenza cardiaca, sudorazione, tensione muscolare, e le manifestazioni comportamentali di tipo mimico-espressivo e di tipo finalizzato, come l’evitamento attivo e l’evitamento passivo.

Modello Multidimensionale dell’Ansia

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I termini “ansia” ed “angoscia” sono stati impiegati in diverse epoche ed in differenti discipline umanistiche e scientifiche con significati non sempre univoci. I tentativi di far ricorso ad altri termini dal significato circoscritto, quali inquietudine, timore, panico, riflette la sentita esigenza di delimitare una esperienza emotiva così diffusa e così importante per l’uomo. I diversi modelli teorici e le contrastanti basi culturali e metodologiche hanno impedito una definizione ed una interpretazione unitaria e stabile dell’ansia.

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Nel suo signif icato f i losofico-esistenziale, i l termine“angoscia” è stato introdotto da Kierkegaard: «A differenza del timore e della paura, l’angoscia non si riferisce a niente di preciso: essa è il puro sentimento della possibilità». L’uomo nel mondo vive di possibilità giacché la possibilità è la dimensione del futuro, verso il quale questi è proteso; ma “nel possibile, tutto è possibile”, per cui una possibilità favorevole non ha maggiore sicurezza della possibilità più disastrosa. L’angoscia diviene quindi parte essenziale della spiritualità, quale sentimento di minaccia immanente ad ogni possibilità umana come tale.

La visione fenomenologico esistenzialista

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«L’angoscia, scrive Binswanger, non è nel fondo, né un sentimento, né un affetto, ma è espressione dell’angoscia della presenza...” cioè dell’esistenza, dell’ essere nel mondo. “La fonte dell’angoscia è l’esistenza stessa; l’angoscia si riscontra a tutti i livelli dell’esistenza e sotto ogni forma della condizione umana». L’uomo, nella sua libertà di fronte al significato della esistenza esperisce, inevitabilmente, stati di ansia che riesce a dominare, a superare mantenendosi aderente al reale. I limiti propri dell’individuo possono opporsi alla realizzazione dei bisogni e delle aspirazioni soggettive determinando una condizione di ansia normale, definibile come “esistenziale” o “ontologica”.

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Il modello sociologico ci propone una umanità che ha abbandonato le credenze mitiche del pensiero magico-primitivo, i riti arcaici e superstiziosi, divenuta scettica di fronte ai dogmi religiosi, alle ideologie politiche, e che fugge dalla riflessione; l’uomo, incapace di sostare, si abbandona così ad una esistenza inautentica, dominata dalla routine, dai falsi valori, dall’iperattività, dal dinamismo, dal bisogno di evasione.

Il Modello Sociologico

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L’uomo, alla ricerca di comprensione e di solidarietà,sembra non poter vivere senza illusioni e come unica alternativa ad esse trova l’angoscia; ora tormentato ed afflitto, ora oppresso e soffocato, ora attonito e sbigottito, subisce il dramma della propria esistenza, come esperienza incomunicabile che genera paura, ansia, timore, inquietudine, disperazione, orrore di fronte al nulla.

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L’approccio fenomenologico-esistenzialista e quello sociologico, pur avendo influenzato l’evoluzione del pensiero psichiatrico, si pongono su di un piano molto distante da quello proposto dal modello clinico-descrittivo, dove l’ansia rappresenta un fenomeno eminentemente neurofisiologico e psicopatologico. La concezione medica dell’ansia, intesa come entità clinico-sintomatologica, compare in epoca recente, diversamente dalla melanconia, la quale, già con il modello ippocratico veniva intesa come malattia ed oggetto di interesse per la medicina.

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Il pensiero psicanalitico ha fornito un altro vertice dal quale osservare ed interpretare il fenomeno ansia: ogni stato ansioso sarebbe determinato da una causa precisa che trova le sue radici nell’inconscio. Freud ha fornito un contributo fondamentale per l’attuale concezione delle manifestazioni ansiose sia sul piano teorico-interpretativo che su quello clinico - descrittivo; l’ansia assume secondo questo Autore un ruolo centrale nella genesi dei disturbi nevrotici e più in generale di tutti i disturbi mentali.

Il Modello Psicoanalitico

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Successivamente l’ansia venne interpretata come un segnale di pericolo suscitato da forze pulsionali, emergenti dall’inconscio e inaccettabili perché dotate di potenzialità destrutturanti per l’equilibrio psichico. L’ansia “segnale” stimolerebbe l’Io ad utilizzare meccanismi di difesa inconsci nei confronti di queste forze pulsionali ed i sintomi tipicamente nevrotici si svilupperebbero quando tali difese risultano inefficaci.

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Alcuni dei meccanismi di difesa: • la rimozione; • la razionalizzazione; • lo spostamento; • la proiezione; • l’identificazione; • la compensazione; • la formazione reattiva; • la fantasia; • la regressione; • la sublimazione.

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Secondo le dottrine post-freudiane, i meccanismi eziopatogenetici dell’ansia vanno ricercati nelle dinamiche interpersonali: l’ansia può emergere, infatti, quando sono minacciati i rapporti significativi per il soggetto o in conseguenza di relazioni patologiche che si instaurano all’interno del nucleo familiare. In questa ottica, Sullivan ha interpretato l’ansia del bambino come conseguenza dell’insicurezza provata dalla madre nell’adempimento delle proprie mansioni e Horney ha ricondotto i disturbi nevrotici all’ostacolo che un ambiente rifiutante ed ostile può costituire per l’“autorealizzazione del bambino”.

Teorie Post freudiane

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Secondo le teorie bahavioriste le manifestazioni c o m p o r t a m e n t a l i d i o g n i e s s e r e v i v e n t e rappresenterebbero una risposta a stimoli definiti. L’ansia stessa sarebbe intesa come una risposta condizionata che segue uno stimolo (stimolo condizionato) in precedenza associato ad una situazione o ad un evento (stimolo incondizionato) che avevano provocato paura. La reazione ansiosa potrebbe verificarsi successivamente anche in presenza del solo stimolo condizionato e le manifestazioni psicopatologiche sarebbero interpretate come risposte ansiose disadattive a stimolazioni neutre.

Teorie Behavioriste e Comportamentali

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Esistono numerose altre interpretazione dei fenomeni ansiosi e anche i vari Autori risentono delle diverse impostazioni di pensiero e tendono a proporre modelli che spesso si esauriscono sul piano semantico e che risultano di scarsa utilità pratica, poco aggiungendo alla comprensione della fenomenica ansiosa. Tuttavia la ricchezza dei modelli ed il fermento di idee in questo settore testimoniano, ancora una volta, l’importanza attribuita all’ansia per la comprensione della vita psichica normale e delle sue varianti patologiche.

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Ansia normale e ansia patologica

L’ansia sembra configurarsi come un meccanismo innato di fronte a determinati pericoli attuali o potenziali, suscettibile di essere modificato dall’apprendimento in virtù dell’esposizione ripetuta del soggetto a stimoli spiacevoli o nocivi. La somiglianza con le reazioni di fuga, di lotta dell’animale consente di rilevare tuttavia solo alcuni aspetti adattivi dell’esperienza ansiosa, che nell’uomo assume caratteristiche peculiari. Liddel a questo proposito afferma che «solo l’uomo può pianificare il futuro distante... può essere felice... ma può essere anche ansioso e preoccupato».

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L’uomo prova sentimenti di ansia in condizioni fisiologiche legate a stadi particolari del proprio sviluppo. L’ansia di separazione o quella mostrata dal bambino di fronte all’estraneo, come pure l’ansia che si manifesta quando l’uomo si trova ad una svolta della propria esistenza, ne rappresentano un esempio. Essa può presentarsi in situazioni particolari di minaccia per l’integrità fisica o per eventi limitanti l’autonomia e le potenzialità dell’individuo che ne mettono quindi in pericolo il ruolo sociale.

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Fino a che il soggetto riesce a dominare questa emozione, mantenendosi aderente al reale e prospettando soluzioni valide per fronteggiare le minacce alla sua sicurezza fisica, sociale o economica, l’ansia può essere definita normale; grazie ad essa, le capacità prestazionali aumentano ed il soggetto riesce ad affermare la propria autonomia ed a realizzare un adattamento ottimale all’ambiente. È difficile tracciare il confine tra normalità e patologia delle manifestazioni ansiose.

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In termini di adattamento possiamo considerare patologico tutto ciò che impedisce all’individuo di vivere in armonia con se stesso e con il proprio ambiente; l’ansia diviene patologica quando questi non riesce ad adeguarsi realisticamente a situazioni nuove ed impreviste, perdendo così il controllo sulle proprie emozioni e provando sentimenti di impotenza, associati ad elevati livelli di sofferenza. Secondo Henry Ey l’angoscia patologica si distingue da quella normale perché anacronistica, fantasmatica e stereotipa. Anacronistica in quanto fa rivivere situazioni passate e superate, fantasmatica perché determinata dalla rappresentazione di pericoli immaginari ed infine stereotipa in quanto ripetitiva e radicata nel carattere dell’individuo.

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Nelle manifestazioni patologiche dell’ansia, compare un meccanismo paradossale che risulta al tempo stesso autoperpetuantesi ed autoinvalidante. Un individuo normale è in grado di valutare le conseguenze delle sue azioni e, sulla base delle sue riflessioni, intensifica i comportamenti da cui può r icavare vantaggi , abbandonando quelli dai quali non trae benefici. Nei disturbi d’ansia, paradossalmente, sono perpetuati, per lunghi periodi di tempo ed anche per tutta la vita, comportamenti disadattivi carichi di conseguenze negative; ciò nonostante l’individuo mantiene un corretto giudizio sull’irrazionalità delle proprie condotte. L’ansia patologica diviene al contempo causa e conseguenza dell’organizzazione psicopatologica stessa.

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Aspetti terminologici

L’esperienza ansiosa può essere descritta come la risultante di varie dimensioni che comprendono fenomeni cognitivi (attesa apprensiva, anticipazione di eventi negativi, preoccupazioni, sentimenti di incertezza), somatici (palpitazioni, sudorazione, tachicardia, tachipnea, pallore, diarrea, spasmi muscolari) e comportamentali (condotte di evitamento, reazioni di fuga o di immobilizzazione).

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Il combinarsi di questi aspetti multidimensionali comporta una grande varietà espressiva sul piano fenomenologico che si riflette nei numerosi termini coniati per definire la gamma delle sensazioni legate allo stato di allarme, di apprensione, di attesa ansiosa. Nella maggior parte dei casi, le varie definizioni non sono intercambiabili ed ognuna di esse indica una condizione ben definita, nella quale i fenomeni cognitivi, somatici e comportamentali sono rappresentati in misura diversa.

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Con ansia anticipatoria si indicano i sentimenti di allarme e di apprensione che insorgono quando si prospetta la eventualità di affrontare un pericolo o una situazione ansiogena ben definita. Così definita, l’esperienza risulta sovrapponibile alla paura. L’ansia generalizzata si caratterizza, invece, per uno stato duraturo di attesa apprensiva, eccessiva ed irrealistica, con preoccupazioni relative a svariate circostanze esistenziali ed anticipazione pessimistica di eventi negativi.

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L’attacco di panico indica un episodio a carattere critico di ansia e terrore ad insorgenza improvvisa, e di durata l i m i t a t a n e l t e m p o , c o n m a r c a t i f e n o m e n i neurovegetativi, ed associato ad un vissuto soggettivo di tipo catastrofico. Mentre nell’ansia generalizzata ed anticipatoria prevalgono le manifestazioni cognitive, nelle crisi di panico predominano ampiamente i sintomi somatici e comportamentali. La fobia è la paura di una situazione o di un oggetto, immotivata o sproporzionata rispetto al pericolo reale rappresentato da essi e tale da sfuggire al controllo del soggetto; non può essere spiegata in termini razionali ed in essa, al contrario delle condizioni precedenti, i sintomi cognitivi, comportamentali e somatici sono presenti in misura pressoché equiparabile.

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Aspetti neurofisiologici

Sicuramente la modulazione delle emozioni e dei sentimenti avviene ad opera di un sistema complesso in cui aree e reti neuronali a diversa localizzazione interagiscono, senza che sia possibile individuare una “sede” specifica ed esclusiva per il controllo d e l l a v i t a a f f e t t i v a . I n q u e s t o s i s t e m a d i interconnessioni l’amigdala rappresenterebbe un nucleo di relée fondamentale che, integrando i numerosi input provenienti dal mondo esterno con le esperienze precedenti e il patrimonio mnesico, conferirebbe una coloritura affettiva agli eventi quotidiani.

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Disturbi d’Ansia nel DSM di Lecco Dati Anno 2011 - Prevalenza

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Manifestazioni Cliniche d’Ansia

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Il Disturbo da Attacchi di Panico

Freud , nella sua sistematizzazione delle nevrosi , descrisse la sindrome tra le “ nevrosi d’angoscia “ , collocando il quadro clinico fra le nevrosi attuali che nella sua prima sistematizzazione si differenziavano dalle psiconevrosi in quanto sarebbero state determinate da un ristagno della libido. La concezione unitaria del DP compare all’inizio degli anni ’60 , in seguito alle osservazioni di D.F. Klein (1962) sull’efficacia specifica della imipramina nel bloccare gli attacchi di panico.Klein pose il DP come elemento separato dagli altri disturbi d’ansia e su questa ipotesi poggia l’attuale sistematizzazione dei disturbi d’ansia nelle ultime edizioni del DSM .

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Prevalenza: 0.4 – 3% sulla popolazione

Distribuzione : rapporto F/M : 3.5/4 : 1

La fascia d’età più interessata si situa tra i 18 e i 35 anni per alcuni Autori , altri suddividono le fasce in :

15-19 anni ( distribuzione più consistente)

25-30

Dopo i 45 anni ( meno consistente , maggiore rischio di organicità )

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Quadro Clinico del DP

Nel DP numerosi sintomi neurovegetativi e psicosensoriali si accompagnano a disturbi cognitivi e comportamentali con frequenza e gravità variabili ; gli episodi critici risultano pertanto notevolmente difformi tra loro anche se solitamente riconoscono come aspetti comuni : La comparsa dei sintomi è improvvisa , drammatica , spesso a “ciel sereno “ e il carattere parossistico è sempre mantenuto anche quando l’insorgenza si presenta in un contesto di aspettativa ansiosa ( DP situazionale ) La durata della crisi è di solito breve ( tra i 5 e i 10 min.) ma può variare , in alcuni casi eccezionali , fino al massimo di un’ora.

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•  L’esperienza ansiosa è vissuta dal soggetto come non derivabile psicologicamente ( stavo bene , non avevo nessun problema ) e si accompagna ad un penoso senso di impotenza , di mancanza di controllo , di paura , di minaccia per la propria integrità fisica e psichica .

•  E’ spesso presente una fase post-critica consistente in un periodo anche prolungato , fino a molte ore , di marcata astenia , sensazione di “ testa confusa “ , difficoltà alla deambulazione con sensazioni di sbandamento , vertigini , derealizzazione e depersonalizzazione.

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Sintomi soggettivi ( psichici )

•  Sensazione di malessere

•  Sensazione di annientamento

•  Sensazione di catastrofe imminente

•  Paura di morire

•  Paura di perdere coscienza

•  Paura di impazzire

•  Paura di perdere il controllo

•  Paura di provocare disastri

• Paura di attirare l’attenzione ( in senso negativo )

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Sintomi somatici:

Cardiovascolari : •  Sensazioni di caldo e di freddo

•  Dolore precordiale

•  Oppressione toracica

•  Tachicardia

•  Sudorazione

•  Aumento PA sistolica

•  Ipertermia

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Sintomi Respiratori : •  Sensazione di soffocare

•  Polipnea

•  Inspirazioni forzate

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Sintomi Gastroenterici : Costrizione faringea Nausea Crampi Dolori addominali Diarrea

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Sintomi Genitourinari : •  Pollachiuria

•  Tensione testicolare

Sintomi neurologici: •  Parestesie

•  Tremori

•  Cefalea

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Manifestazioni psicosensoriali

•  Derealizzazione •  Modificazioni dell’intensità luminosa •  Modificazioni dell’intensità uditiva •  Sensazione epigastrica tipo aura •  Depersonalizzazione •  Sensazioni vestibolari •  Accelerazione del corso del pensiero •  Modificazione percettiva delle distanze •  Rallentamento della nozione del tempo

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Manifestazioni Comportamentali

•  Autocontrollo in genere mantenuto

•  Interruzione dell’attività svolta

•  Fuga dal luogo o dalla situazione

•  Raramente atti incontrollabili o pericolosi

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I pazienti con disturbo da attacchi di panico spesso vedono la separazione e l’attaccamento come reciprocamente escludentesi; hanno difficoltà nel modulare la normale oscillazione tra separazione e attaccamento, in quanto hanno un’accentuata sensibilità sia alla perdita della libertà che alla perdita della sicurezza e della protezione.

Sono particolarmente evidenti i conflitti che coinvolgono rabbia, indipendenza e separazione. (Gabbard)

Aspetti psicodinamici

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Quadro Clinico del Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD)

L’ansia generalizzata si caratterizza per uno stato di ansia persistente, protratto nel tempo e di intensità moderata. L’elemento saliente è una attesa apprensiva, eccessiva ed irrealistica, con preoccupazioni relative a svariate circostanze esistenziali ed anticipazione pessimistica di eventi negativi.

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L’assetto cognitivo del soggetto con ansia generalizzata è caratterizzato da sentimenti di insicurezza e timore nell’affrontare eventi esistenziali, nonché dalla preoccupazione che possano verificarsi circostanze spiacevoli. Può accadere che una madre sia eccessivamente preoccupata per l’incolumità del figlio o che un uomo d’affari paventi continui fallimenti sul lavoro, in assenza di elementi realistici che motivino tali timori. Nell’ansia generalizzata prevale, quindi, un assetto cognitivo pessimistico orientato verso una visione negativa di sé e del mondo che contempla e valorizza essenzialmente eventi infausti o fortemente spiacevoli sul versante affettivo.

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Le ruminazioni e le preoccupazioni costituiscono elementi fondamentali di questo tipo di ansia. Esse non sono centrate su un unico tema, non possono essere controllate dalla volontà, risultano spiacevoli per il soggetto e comportano sentimenti di paura. Il paziente solitamente non è in grado di identificare uno stimolo ansiogeno definito, anche se una gran parte di soggetti riconduce la propria ansia a problemi esistenziali, quali difficoltà coniugali o lavorative.

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Nonostante esistano alcune analogie sul piano sintomatologico tra ansia anticipatoria ed ansia generalizzata, le due condizioni differiscono per l’oggetto dell’attesa apprensiva, che è variabile e maldefinito nell’ansia generalizzata, mentre nell’ansia anticipatoria l’apprensione è alimentata dal timore di un pericolo definito. Inoltre mentre l’ansia anticipatoria, proprio perché strettamente legata agli stimoli evocatori, risulta molto sensibile alla rassicurazione, l’ansia generalizzata insorge e si sviluppa in un contesto di incapacità a percepire elementi rassicuranti nell’ambiente.

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Con le manifestazioni cognitive dell’ansia generalizzata concomitano uno stato di ipervigilanza e sintomi fisici di iperattività neurovegetativa e di tensione motoria. Il paziente, inoltre, lamenta irrequietezza, presenta facilità a sussultare, insonnia iniziale o centrale; può concomitare una moderata disforia. Questa condizione oltre ad essere presente in molti disturbi d’ansia e dell’umore, può essere scatenata da fattori organici quali disendocrinie, intossicazione da stimolanti, come caffeina, cocaina ed amfetamine, o astinenza da alcool o sedativi.

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La componente somatica associata è rappresentata da sintomi a carico del sistema neurovegetativo, tra i quali spiccano respiro affannoso, palpitazione, sudorazione, particolarmente al palmo della mano, secchezza delle fauci, sensazione di “nodo in gola”, di “testa vuota e leggera”, vampate di caldo; i disturbi della sfera gastroenterica (meteorismo, dispepsie, nausea, diarrea) sono tra i più frequentemente rappresentati e caratterizzano la fenomenica ansiosa del GAD rispetto ai quadri di ansia critica. Alterazioni dell’alvo e minzione frequente sono spesso associati.

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II sintomi legati ad una spiccata tensione muscolare particolarmente al capo, al collo, al dorso, sono spesso responsabili di algie diffuse o di cefalee gravative localizzate in sede occipitale o frontale. Talvolta il coinvolgimento della sfera muscolare comporta invece tremore e/o contrazioni ed irrigidimento agli arti superiori.

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Il GAD può a ragione essere considerato il più comune dei disturbi di ansia nella popolazione generale. I due più autorevoli studi epidemiologici attualmente disponibili concordano nell’attribuire a questo quadro ansioso una incidenza più elevata rispetto al disturbo da attacchi di panico (2,5% vs 0,4% ) Il disturbo appare inoltre maggiormente distribuito nel sesso femminile (attualmente il rapporto M/F è di 1:2), in fasce di età comprese tra 20 e 40 anni, ed in classi sociali meno abbienti.

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Le Fobie

La fobia è un timore eccessivo per oggetti, situazioni o attività non pericolosi o solo potenzialmente tali.

Il soggetto è consapevole dell’assurdità e

della sproporzione di tale timore.

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Nel DSM IV – R sono distinte in tre categorie: 1. agorafobia 2. fobia specifica 3. fobia sociale

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Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)

L’ossessività può essere considerata, entro certi limiti, come una dimensione adattativa.

Diventa patologica quando interferisce in modo significativo con la vita del paziente e gli provoca sofferenza

E’ estremamente importante distinguere tra il sintomo ossessivo, che può accompagnare diverse patologie psichiatriche e, nei casi più gravi, nascondere una psicosi, dal Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) vero e proprio.

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Il DOC si contraddistingue per la presenza di ossessioni e compulsioni clinicamente rilevanti e persistenti, che generano un alto grado di sofferenza soggettiva e assorbono talora larga parte della giornata del paziente e interferiscono con la sua vita lavorativa e di relazione

Le Ossessioni sono idee, parole, ricordi, pensieri, immagini, che si intromettono nella mente del paziente contro la sua volontà e che il soggetto riconosce come irragionevoli. A differenza delle idee deliranti, sono quindi egodistoniche.

DOC

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Le compulsioni sono una spinta o un impulso ad agire, che strutturano azioni ripetitive e spesso ritualizzate (lavarsi le mani, riordinare, controllare), che il paziente si sente obbligato a compiere per non provare ansia. Il soggetto ne riconosce l’irragionevolezza, ma non può esimersi dal metterle in atto.

L’esordio è di solito in età giovanile, ma può manifestarsi anche nell’infanzia e nell’adolescenza. In alcuni pazienti si manifesta in modo improvviso, talora in relazione con un evento stressante (60% dei casi)

DOC

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Il Disturbo Misto Ansioso Depressivo

il Disturbo Misto Ansioso Depressivo si caratterizza per la contemporanea significativa presenza di una situazione di ansia cronica ( tipo Ansia Generalizzata – GAD - ) , spesso non curata o considerata un tratto del carattere, cui si accompagna una sintomatologia depressiva che non presenta le caratteristiche dell’Episodio Depressivo secondo l’ICDX né quelle del Disturbo Depressivo Maggiore del DSM IV TR, tanto che il DMAD risulta diagnosticato tra i disturbi d’ansia dell’ICDX ( categoria F4) e tra quelli dell’Adattamento del DSM IV TR. .

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La sintomatologia è molto variabile, in relazione all’espressività della componente d’ansia o di quella depressiva. Generalmente il paziente esprime una richiesta di aiuto (che può non esserci nelle depressioni maggiori) e appaiono individuabili eventi esterni alla vita del paziente come fattori precipitanti. Mentre la componente d’ansia può essere analoga a quella del GAD, la componente depressiva non è mai di intensità tale da configurare una Sindrome Affettiva.

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Disturbi dell’Adattamento

Sono sintomi psichici che appaiono in risposta a uno o più fattori stressanti identificabili e che compaiono entro 3 mesi dall’evento stressante stesso. I sintomi sono clinicamente significativi e si esprimono come: . Marcato disagio che va oltre a quanto normalmente prevedibile per l’evento stressante. . Compromissione significativa del funzionamento sociale o lavorativo (o scolastico). Questi disturbi vengono classificati in base al sottotipo che meglio definisce i sintomi predominati (es: con umore depresso, con ansia, con ansia e umore depresso misti etc.)

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