Riassunto Kant

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1 La critica della ragion pura Kant analizza i fondamenti della scienza e della metafisica i cui principi fondativi erano stati abbattuti da Hume. Kant rifiuta lo scetticismo scientifico di Hume e considera la metafisica come una «disposizione naturale» che spinge l’uomo ad andare oltre l’esperienza contingente. asd Kant vuole dare risposta a tre interrogativi: Com’è possibile la matematica? Com’è possibile la fisica? Com’è possibile la metafisica come scienza? 1.1 Giudizi sintetici a priori Accogliendo la critica al principio di causalità di Hume distingue le proposizioni della mate- matica (necessarie ma non amplificative della conoscenza) da quella della fisica (probabili ma amplificative della conoscenza). Ogni scienza deve necessariamente poggiarsi su alcuni principi immutabili definitivi definitivi da Kant «giudizi sintetici a priori» Giudizi: collegano un predicato ad un soggetto, da Aristotele Sintetici: perché il predicato dice qualcosa di nuovo sul soggetto A priori: perché sono necessari e non derivano dall’esperienza Ci sono poi i giudizi analitici a priori che, pur essendo necessari e non desunti dall’esperienza, non amplificano attraverso il predicato la nostra conoscenza del soggetto. I giudici sintetici a posteriori che, pur essendo amplificativi della conoscenza, non sono oggettivi perché desunti dall’esperienza. 1.2 La rivoluzione copernicana La conoscenza diventa dunque la sintesi tra materia (molteplicità delle impressioni sensibili) e forma (elementi puri a priori, necessari e oggettivi attraverso i quali la mente ordina le impres- sioni). La rivoluzione copernicana consiste nello scambiare l’oggetto con il soggetto e viceversa. Non è più la mente che si adatta alla realtà ma è la realtà che viene ordinata dalla mente. Il fenomeno è la realtà quale ci appare e che gode di una particolare oggettività poiché uguale per tutti gli intelletti strutturati come il nostro. La cosa in sé è la realtà considerata a prescindere da noi e dalle forme pure a priori. 1.3 La divisione della Critica Estetica trascendentale: studia la sensibilità (conoscenza sensibile) e le sue forme pure a priori (spazio e tempo) sulle quali si fonda la matematica Analitica trascendentale: studia l’intelletto (facoltà del condizionato) sul quale si fonda la fisica Dialettica trascendentale: studia la ragione (è la facoltà di spiegare la realtà attraverso le idee di Dio, anima e mondo) sulla quale si fonda la metafisica Per Kant trascendentale indica lo studio filosofico delle forme pure a priori. 1.4 Estetica trascendentale Essa si fonda su due forme pure a priori: Spazio: è la forma del senso esterno e ordina le sensazioni che la mente riceve dall’esterno disponendole le une accanto alle altre 1

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Riassunto della Critica ragion Pura, Pratica e del Giudizio

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Page 1: Riassunto Kant

1 La critica della ragion pura

Kant analizza i fondamenti della scienza e della metafisica i cui principi fondativi erano statiabbattuti da Hume. Kant rifiuta lo scetticismo scientifico di Hume e considera la metafisicacome una «disposizione naturale» che spinge l’uomo ad andare oltre l’esperienza contingente.asd Kant vuole dare risposta a tre interrogativi: Com’è possibile la matematica? Com’è possibilela fisica? Com’è possibile la metafisica come scienza?

1.1 Giudizi sintetici a priori

Accogliendo la critica al principio di causalità di Hume distingue le proposizioni della mate-matica (necessarie ma non amplificative della conoscenza) da quella della fisica (probabili maamplificative della conoscenza).

Ogni scienza deve necessariamente poggiarsi su alcuni principi immutabili definitivi definitivida Kant «giudizi sintetici a priori»

• Giudizi: collegano un predicato ad un soggetto, da Aristotele

• Sintetici: perché il predicato dice qualcosa di nuovo sul soggetto

• A priori: perché sono necessari e non derivano dall’esperienza

Ci sono poi i giudizi analitici a priori che, pur essendo necessari e non desunti dall’esperienza,non amplificano attraverso il predicato la nostra conoscenza del soggetto. I giudici sinteticia posteriori che, pur essendo amplificativi della conoscenza, non sono oggettivi perché desuntidall’esperienza.

1.2 La rivoluzione copernicana

La conoscenza diventa dunque la sintesi tra materia (molteplicità delle impressioni sensibili) eforma (elementi puri a priori, necessari e oggettivi attraverso i quali la mente ordina le impres-sioni). La rivoluzione copernicana consiste nello scambiare l’oggetto con il soggetto e viceversa.Non è più la mente che si adatta alla realtà ma è la realtà che viene ordinata dalla mente.

Il fenomeno è la realtà quale ci appare e che gode di una particolare oggettività poiché ugualeper tutti gli intelletti strutturati come il nostro. La cosa in sé è la realtà considerata a prescindereda noi e dalle forme pure a priori.

1.3 La divisione della Critica

• Estetica trascendentale: studia la sensibilità (conoscenza sensibile) e le sue forme pure apriori (spazio e tempo) sulle quali si fonda la matematica

• Analitica trascendentale: studia l’intelletto (facoltà del condizionato) sul quale si fonda lafisica

• Dialettica trascendentale: studia la ragione (è la facoltà di spiegare la realtà attraverso leidee di Dio, anima e mondo) sulla quale si fonda la metafisica

Per Kant trascendentale indica lo studio filosofico delle forme pure a priori.

1.4 Estetica trascendentale

Essa si fonda su due forme pure a priori:

• Spazio: è la forma del senso esterno e ordina le sensazioni che la mente riceve dall’esternodisponendole le une accanto alle altre

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• Tempo: è la forma del senso interno e ordina le sensazioni che la mente riceve dall’internodisponendole le une dopo le altre in un ordine di successione.

1.4.1 L’esposizione metafisica

Critica alle visione precedenti sul tempo e spazio

• Empiristica (Locke): per fare un’esperienza è necessario conoscere già le idee di spazio etempo

• Oggettivistica (Newton): spazio e tempo non sono delle entità a sé stanti ma dei quadrimentali a priori attraverso cui connettiamo i dati fenomenici

• Concettualistica (Leibniz): spazio e tempo hanno una natura intuitiva

Riprende da Newton l’idea che spazio e tempo siano delle coordinate assolute dei fenomeni.

1.4.2 L’esposizione trascendentale

La geometria e la matematica sono scienze sintetiche a priori. Sono a priori perché i teoremisono validi a prescindere dall’esperienza. La geomtria dimostra le proprietà delle figure intuendola forma pura dello spazio. La matematica invece dimostra le proprietà delle serie numericheintuendo la forma pura del tempo e delle successioni.

La matematica e la geomtria valgono anche per la natura perché le forme pure a priori cheesse intuiscono sono le medesime su cui poggia la realtà fenomenica, ossia il tempo e lo spazio

1.5 L’analitica trascendentale

Le categorie sono concetti (funzioni che consistono nell’ordinare le rappresentazioni fenomeniche)a priori perché già presenti nell’intelletto. Rispetto ad Aristotele, le categorie hanno una portataesclusivamente gnoseologica in quanto valgono per il fenomeno e non per la cosa in sé.

Siccome pensare è giudicare (unire un predicato con un soggetto) ci saranno tante categoriequanti sono i tipi di giudizi (raggruppati in modalità, qualità, quantità e la relazione)

1.5.1 La deduzione trascendentale

Per giustificare la validità delle categorie utilizza la deduzione trascendentale, riprendendo iltermine dall’ambito giuridico che vuole dimostrare la legittimittà di diritto di una pretesa difatto. Kant non vuole dimostrare il quid iuris non il quid facti nel senso che il suo obiettivo èdimostrare la legittimità delle categorie in ambito scientifico.

Spazio e tempo sono forme pure necessarie alla percezione della realtà poiché senza di esse il fe-nomeno non viene percepito come esistente mentre le categorie non necessariamente riproduconoe determinano le dinamiche della realtà.

L’io penso è una categoria superiore alle 12 categorie che funge da centro unificatore deipredicati con i soggetti e accompagna tutte le mie rappresentazioni. L’io penso si attua attraversoi giudizi ossia i modi con cui il molteplice del fenomeno viene unificato. I giudizi si basano sullecategorie che sono le 12 diverse maniere d’agire dell’io penso e quindi i 12 modi con cui fenomenoe forma pura possono essere uniti. Ne consegue che senza le categorie l’io penso non può operare.

1.5.2 La fisica come scienza

Se consideriamo la natura come la conformità dei fenomeni alle leggi, dobbiamo presupporre unordine universale e razionale che risiede nelle nostre forme a priori.

La comprensione di quest’ordine dunque è limitato alle categorie ma la comprensione delfenomeno particolare non può prescindere dall’esperienza.

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La fisica, ossia lo studio della natura, è una scienza perché poggia sulle categorie che permet-tono di organizzare i dati sensibili.

1.6 La dialettica trascendentale

Se l’intelletto è la facoltà del condizionato, la ragione è la facoltà dell’incondizionato ossia quellanaturale e umana tendenza a spingersi verso una spiegazione totale della realtà esistente.

La ragione tende a unificare i fenomeni interni nell’idea di anima, i fenomeni esterni nell’ideadi mondo e nell’idea di Dio la somma di tutto ciò che esiste.

La colpa della metafisica consiste nel creare queste tre esigenze mentali in 3 realtà che perònon hanno nessuna attinenza con l’esperienza che è l’unica verace fonte di conoscenza.

1.6.1 Critica alla psicologia e alla cosmologia

La psicologia razionale è basata su un paralogismo che intende applicare all’io penso la catego-ria di sostanza trasformandolo in «anima». In realtà l’io penso altro non è che un’unità formale acui non possiamo applicare alcuna categoria perché è conoscibile solo attraverso le forme pure apriori. Ne consegue che all’uomo è conoscibile solo l’io penso fenomenico e non quello noumenico.

Anche la cosmologia razionale fallisce perché all’intelletto è preclusa la conoscenza dellatotalità dei fenomeni. Quando i metafisici cercano di parlare del «mondo» cadono nelle antinomieossia in coppie di affermazioni dove una afferma la tesi e l’altra l’antitesi ma tra le quali non èpossibile scegliere.

1.6.2 Critica alla teologia razionale

Argomento ontologico: Dio, essendo perfetto, non può mancare dell’esistenza. L’errore stanel passare da una realtà logica ad una ontologica senza utilizzare l’esperienza («l’esistenza nonè un predicato»).

La prova è o impossibile, perché vuole derivare da un’idea una realtà, o contraddittoria,perché vuol far passare «sottobanco» l’esistenza che vuol dimostrare.

Prova cosmologica: si basa su un uso illegittimo del principio di causa che può essereutilizzato solo per spiegare i contatti tra i fenomeni e non per connettere gli enti causati econtingenti con un ente trans-fenomenico e necessario. Il concetto di necessario implica, per itomisti, il concetto di esistenza. In questo modo però la prova cosmologica sottende la provaontologica, errata.

Prova fisico-teologica: spiega l’ordine e l’armonia del mondo con l’individuazione di unamente ordinatrice, ossia di un Dio onnipotente, perfetto e infinito. Questa prova dimentica chela natura potrebbe rispondere a leggi immanenti e non necessariamente trascendenti. Questaprova implica che Dio non solo sia architetto del mondo, ossia causa che ordina il mondo, maanche creatore, ossia causa dell’essere stesso. In questo modo però si identifica la causa ordinantecon l’Essere creatore ricadendo nella prova cosmologica. Inoltre l’ordine attribuito alla natura èstabilito in base ai nostri parametri mentali che non possono concepire l’infinito. Saltando l’abissoche separa finito da infinito, identifichiamo la causa ordinatrice con quell’ente perfettissimo dicui parlava Anselmo.

2 Critica della ragion pratica

L’uomo è formato da ragion pura pratica, che opera a prescindere dall’esperienza, e ragionempirica pratica, che opera sulla base della sensibilità.

La ragion pura pratica non ha bisogno di essere criticata perché, agendo al di là della contin-genza, risponde ad una legge morale universale. La ragione empirica pratica deve invece esserecriticata proprio perché influenzata dalla contingenza e dagli impulsi umani.

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La morale, che si basa su una legge universale e necessaria, oscilla tra ragione e sensibilitàche sono i due pilastri fondativi dell’uomo. La morale kantiana non ricerca tanto il contenuto delvolere ma bensì la sua forma nel senso che l’agire etico non consiste tanto nel fare l’azione giustaquanto nel desiderarla. È possibile che nessun uomo sia sincero ma nonostante questo l’onestà èun valore morale che tutti gli uomini devono perseguire.

2.1 Struttura dell’opera

• Dottrina degli elementi: si divide in analitica (esposizione dell’etica) e dialettica

• Dottrina del metodo: il modo di rendere soggettive le leggi morali che in principio sonopuramente oggettive

2.2 Massime e imperativi

• Massima: è una prescrizione dal valore puramente soggettivo (devo vendicarmi dei torti)

• Imperativo ipotetico: è una prescrizione che sottende un fine alla volontà

• Imperativo categorico: prescrizione morale che prescrivere il dovere per il dovere aprescindere da un fine

L’imperativo categorico è quel comando che prescrive di considerare sempre gli altri e chericorda che un comportamento è morale solo quando è universalizzabile, ossia quando può esserecompiuto da tutti. Inoltre l’imperativo ricorda che non bisogna trasformare noi stessi o gli altriin mezzi per i propri egoismi e passioni. Infine, l’imperativo categorico non è una sottomissionead un ente esterno e schiavizzante ma bensì la sottomissione spontanea della ragione a sé stessa.

2.3 La formalità della legge e la moralità

La legge morale non ci indica cosa dobbiamo fare ma come dobbiamo farlo. Se questa legge fossemateriale e non puramente formale, l’uomo perderebbe di libertà e la legge di universalità. Lalegge morale kantiana si limita a ricordare all’uomo che il suo agire deve sempre tenere presentegli altri e se stesso. L’uomo diventa legislatore del suo comportamento.

Rigorismo: la legge morale prescinde dai sentimenti e dalle emozioni poiché la moralitàconsiste nel dovere per il dovere. L’unico atteggiamento ammesso è il rispetto per la leggeche tuttavia scaturisce non tanto dalla sensibilità ma dalla ragione, che liberamente decide disottomettersi alla legge di se stessa.

Da qui scaturisce la differenza tra legalità, che concerne l’azione visibile (pagare le tesseper rispetto delle leggi), e moralità, che concerne l’azione invisibile (pagare le tasse per il purodovere).

2.4 La rivoluzione copernicana morale

Come in ambito gnoseologico, anche in ambito morale Kant sposta nella dell’uomo il fondamentodell’etica e non in principi eteronomi e materiali: l’idea di bene e di male nasce dalla ragionelegislatrice e non viceversa.

Kant critica le due correnti filosofiche precedenti

• Contro il razionalismo: la morale si basa esclusivamente sulla ragione dell’uomo e nonsu preesistenti conoscenze metafisiche (Dio, natura,. . . )

• Contro l’empirismo: la ragione non si basa su un sentimento di benevolenza verso l’altrouomo perché sarebbe un elemento troppo fragile e mancherebbe di universalità

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2.5 L’antinomia della ragion pratica

Il sommo bene consiste nell’unione di felicità e di virtù che tuttavia si pongono in un rapportoinversamente proporzionale e risultando dunque impossibili a conciliarsi.

L’unico modo per realizzare il sommo bene è rappresentato dalla postulazione di un mondodell’aldilà. I postulati kantiani sono delle esigenze interne alla morale che sono necessarie al-l’esistenza della morale stessa ma che di per sé non possono essere dimostrati. I due postulatikantiani sono l’immortalità dell’anima e l’esistenza di Dio.

Siccome la santità è l’adeguamento totale della ragione alla legge morale e poiché non èrealizzabile nel nostro mondo, deve esistere un mondo trascendente in cui l’uomo, giacendo inun tempo infinito, possa progredire continuamente verso la santità. L’esistenza di Dio, sottesaa questa dinamica, è necessaria per far corrispondere all’uomo virtuoso quella felicità tantoricercata nella vita finita.

L’altro postulato, in senso debole, è la libertà: nel momento in cui la legge morale prescriveil dovere, è facoltà dell’uomo compierlo o meno («devi dunque puoi»). Se dal punto di vistafenomenico l’uomo risulta determinato (se vuoi sopravvivere devi mangiare), dal punto di vistanoumenico, e quindi dal punto di vista morale, risulta libero perché è evidente che un’azione puòcompiersi o meno.

La ragion pratica prevale su quella pura perché ammette, seppur a livello di postulati,l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima, non conoscibili teoreticamente.

3 Critica del Giudizio

3.1 Finalità e necessità

Il dualismo kantiano consiste in:

• Dalla Critica della ragion pura deriva una concezione meccanicistica dal punto di vistafenomenico

• Dalla Critica della ragion pratica deriva una concezione finalistica dal punto di vista morale

Il sentimento è una facoltà intermedia tra intelletto e ragione che permette di fare esperienzadella finalità del reale. Questa facoltà però rappresenta solo un bisogno umano e non ha alcunfondamento teoretico né un fine conoscitivo.

Esistono due tipologie di giudizi

• Determinanti: interpretano la natura attraverso forme pure a priori

• Riflettenti: interpretano la natura attraverso le nostre esigenze di finalità e armonia

Esistono poi due tipologie di giudizi riflettenti

• Estetico: viviamo intuitivamente e soggettivamente la finalità della natura a seguitodell’instaurarsi di un rapporto di armonia tra soggetto e la rappresentazione dell’oggetto

• Teologico: noi pensiamo, attraverso il concetto di fine, una finalità interna alla naturastessa

3.2 Le definizioni di «bello»

Kant definisce il «bello» secondo:

• La qualità: il bello è l’oggetto di un piacere senza interesse

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• La quantità: il bello è ciò che piace universalmente e in modo intuitivo, senza fare ricorsoa concetti o ragionamenti

• La relazione: il bello, pur esprimendo attraverso l’armonia delle parti una certa finalità,non assolve alcuno scopo preciso.

• La modalità: il bello è un qualcosa su cui tutti sono d’accordo ma la cui universalità nonpuò essere spiegata attraverso concetti e ragionamenti

3.3 La rivoluzione copernicana estetica

Kant distingue tra piacevole e piacere estetico

• Il piacevole: scaturisce dai sensi, si fonda sulle inclinazioni individuali e dà origine ai«giudizi estetici empirici» che sono privi di universalità

• Il piacere estetico: dà origine ai «giudizi estetici puri» che derivano dalla contemplazionedella forma, e non della materia, dell’oggetto (per Kant il bello deriva da una composizionearmonica tra le parti di un oggetto come i fenomeni naturali)

Il bello si divide poi in bellezza libera, che può essere appresa senza alcun concetto, e in bellezzaaderente, che può essere appresa solo attraverso un modello di perfezione attraverso il qualel’oggetto può essere definito bello.

3.4 Il sublime

Esistono due tipi di sublime:

• Sublime matematico: nasce dalla contemplazione di un qualcosa di grande. Genera in noida un lato dispiacere perché la nostra immaginazione non riesce a comprendere l’oggettocontemplato e dall’altro genera in noi piacere perché la nostra ragione attraverso delleentità finite riesce ad elevarsi all’idea di infinito

• Sublime dinamico: nasce in presenza di grandiose forze naturali e genera in noi da un latola percezione della nostra piccolezza materiale e dall’altro la consapevolezza della nostragrandezza spirituale (Pascal e l’uomo - canna fumante)

Il giudizio sul sublime riguarda l’aderenza degli oggetti contemplati alla morale ed è perquesto che la legge morale è il sublime per eccellenza. L’uomo contempla se stesso e la forza dellalegge morale a cui decide di sottomettersi. Il sublime, rispetto al bello, nasce dal contrasto traimmaginazione e ragione e non da una corrispondenza armonica tra intelletto e immaginazione.Bello in sublime però hanno entrambi come trascendentale la mente, si basano su un giudizio diriflessione e non assolvono a nessuno scopo.

3.5 Il bello artistico

L’arte viene definita come un’azione che genera opere e si divide in arte meccanica e estetica.L’arte estetica si divide poi in arte piacevole (che assolve ad uno scopo specifico) e in artebella (che non assolve ad uno scopo specifico).

Il genio è colui che fa da tramite tra opera e natura e viene identificato per la sua:

• Creatività

• Capacità di produrre opere esemplari per gli altri umani

• Impossibilità di dimostrare scientificamente le dinamiche della propria produzione

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