Riassunto

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CARLO GOLDONI Carlo Goldoni, nasce a Venezia nel 1707 e muore nel 1793. L'irrequietezza paterna fu risentita dallo stesso Carlo, che in tutta la sua esistenza oscillò tra una aspirazione alla stabilità. A Rimini studiò filosofia presso i domenicani ma da lì fuggì; e fu ammesso al collegio di Pavia, studiando giurisprudenza, ma per uno scritto satirico contro le donne della città fu espulso e diede inizio a un periodo avventuroso della sua vita, lavorando a Chioggia diventò coadiutore alla Cancellerie di Feltre dove scrisse, per una compagnia di commedianti, gli intermezzi “ Il buon padre” e “ La cantatrice” . La passione per il teatro caratterizzò la sua esistenza, e ci lavorò durante la guerra di successione austriaca. Incontrò nel 1734 a Verona il capocomico Giuseppe Imer e con lui tornò a Venezia dopo aver ottenuto l'incarico di scrivere testi per il teatro San Samuele. In questa fase compose tragicommedie in versi tra cui il “ Belisario” , il “ Don Giovanni Tenorio o sia il dissoluto” . Nel 1738 diede al teatro San Samuele la sua prima vera commedia il “ Momolo cortesan” e continuò col “ Momolo sulla Brenta” e con “ Il mercante fallito” . Continuò a lavorare nel teatro durante la guerra di successione austriaca curando gli spettacoli di Rimini, ma dopo aver scritto delle commedie fu convinto dal capocomico Girolamo Medebac a sottoscrivere un contratto come scrittore stabile. Alla stagione 1748-'49 appartengono “ L'uomo prudente” , “ La vedova scaltra” , “ La putta onorata”. Dopo l'insuccesso di “ L'erede fortunata” , Goldoni lancia una sfida al pubblico e a se stesso, promettendo per la stagione successiva, ben 16 commedie nuove, con uno straordinario superlavoro, egli realizza in pieno questa promessa: tra le 16 commedie si ricordano “ Il teatro comico” , “ La bottega del caffè” , “ Il bugiardo” , “ La Pamela” , “ Il giocatore”, “ La dama prudente” , “ L'avventuriero onorato” , “ I pettegolezzi delle donne”, “ Il Molìere” , “ L'amante militare” , “ Il feudatario” , “ La serva amorosa” , “ La locandiera” e “ Le donne curiose” . Ma un'insoddisfazione lo portano a rompere con il Medebac e ad assumere un impegno con il teatro San Luca. La necessità di adattare i propri testi a un edificio teatrale e a un palcoscenico più grandi

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  • CARLO GOLDONI

    Carlo Goldoni, nasce a Venezia nel 1707 e muore nel 1793.

    L'irrequietezza paterna fu risentita dallo stesso Carlo, che in tutta la sua esistenza oscill tra una

    aspirazione alla stabilit. A Rimini studi filosofia presso i domenicani ma da l fugg; e fu ammesso al

    collegio di Pavia, studiando giurisprudenza, ma per uno scritto satirico contro le donne della citt fu

    espulso e diede inizio a un periodo avventuroso della sua vita, lavorando a Chioggia divent coadiutore

    alla Cancellerie di Feltre dove scrisse, per una compagnia di commedianti, gli intermezzi Il buon padre

    e La cantatrice . La passione per il teatro caratterizz la sua esistenza, e ci lavor durante la guerra di

    successione austriaca. Incontr nel 1734 a Verona il capocomico Giuseppe Imer e con lui torn a

    Venezia dopo aver ottenuto l'incarico di scrivere testi per il teatro San Samuele. In questa fase compose

    tragicommedie in versi tra cui il Belisario , il Don Giovanni Tenorio o sia il dissoluto . Nel 1738 diede al

    teatro San Samuele la sua prima vera commedia il Momolo cortesan e continu col Momolo sulla

    Brenta e con Il mercante fallito . Continu a lavorare nel teatro durante la guerra di successione

    austriaca curando gli spettacoli di Rimini, ma dopo aver scritto delle commedie fu convinto dal

    capocomico Girolamo Medebac a sottoscrivere un contratto come scrittore stabile.

    Alla stagione 1748-'49 appartengono L'uomo prudente , La vedova scaltra , La putta onorata.

    Dopo l'insuccesso di L'erede fortunata , Goldoni lancia una sfida al pubblico e a se stesso,

    promettendo per la stagione successiva, ben 16 commedie nuove, con uno straordinario superlavoro,

    egli realizza in pieno questa promessa: tra le 16 commedie si ricordano

    Il teatro comico , La bottega del caff , Il bugiardo , La Pamela , Il

    giocatore, La dama prudente , L'avventuriero onorato , I pettegolezzi delle

    donne, Il Molere , L'amante militare , Il feudatario , La serva amorosa ,

    La locandiera e Le donne curiose .

    Ma un'insoddisfazione lo portano a rompere con il Medebac e ad assumere un impegno con il

    teatro San Luca. La necessit di adattare i propri testi a un edificio teatrale e a un palcoscenico pi grandi

  • lo spingono a esperimenti complicati e spesso artificiosi, ed ebbe un grande successo la cosiddetta

    Trilogia persiana . L'autore passa di continuo dalla lingua al dialetto e viceversa, il dialetto veneziano non

    per lui uno strumento di gioco, ma un linguaggio concreto e autonomo, distinto in livelli diversi che

    corrispondono agli strati sociali dei personaggi che ne fanno uso, ha un interesse anche per il francese.

    Un'analisi del ruolo del genere comico nella vita sociale porta Goldoni a rivendicare l'onore e la dignit dei

    comici e a criticare dall'interno gli schemi della commedia dell'arte. Il rapporto tra mondo e teatro si lega a

    un'ansia di ricerca e di confronto, in questa fase mondo e teatro sembrano spesso procedere ciascuno

    per proprio conto. La fase della stagione del San Luca, il suo vigore creativo si regge piuttosto su

    un'analisi della disarmonia e della contraddittoriet tra i due termini, e un sotterraneo malessere

    individuale e sociale, da cui scaturisce una eccezionale vena di comicit. Un'ultima fase si sviluppa, i

    nuovi tentativi teatrali non possono ormai pi contare su quel continuo riscontro col mondo veneziano.

    Il suo teatro popolato da figurine minori che non s'identificano in maschere ma come

    marionette. La sua ideologia stata definita dall'illuminismo popolare, d ampio spazio al conflitto tra

    nobilt e borghesia, egli ritiene che l'individuo possa affermarsi, indipendentemente dalla classe a cui

    appartiene c' un continuo interrogarsi su se stesso e sul mondo. La socievolezza delle scene

    goldoniane non nulla di tranquillo e cordiale.

    IL LIBRO DEL MONDO

    Gli avvenimenti che nel libro del Mondo si leggono possono essere di segno negativo o positivo:

    l'attenzione di Goldoni si rivolge sia ai vizi, si a qualit e virt delle quali esso vuol mostrare il

    valore. Il teatro attinge dal mondo in viene messa in gioco addirittura la persona reale dell'autore.

    Il

    teatro di Goldoni assume la qualit di un modernissimo realismo.

    Nella convivenza di tante classi sociali sulle scende goldoniane, sono i borghesi ad assumere il

    ruolo centrale: nelle prime opere essi mostrano una fisionomia tutta positiva, i nobili appaiono

  • invece privi di solidi valori. I servi mantengono ancora la schematicit di quelli della commedia

    dell'arte, tra le commedie esemplari di questa visione dei borghesi, dei nobili, dei servi, si pu

    ricordare La famiglia dell'antiquario . L'amore una componente essenziale del mondo,

    l'autore pare liberarsi dalla fisicit degli intrecci della commedia dell'arte, rinchiudersi in un altrettanto

    schematica sottomissione dei sentimenti a una dimensione economica e moralistica.

    LA FASCINAZIONE E IL MALESSERE DEL TEATRO

    Goldoni ha un senso fortissimo della valenza del teatro, il mondo si sottopone a una visione

    critica

    che turba l'equilibrio dei valori su cui si basa la vita delle classi sociali rappresentate; questa

    visione critica si manifesta nei modi pi diversi. La socievolezza delle scene goldoniane non ha nullo di

    tranquillo e cordiale, si ha quasi la sensazione di un'insanabile irrequietezza. Il lieto fine tradizionale, si

    limita a sospendere i conflitti pi appariscenti, insieme al comico affiora una fascinazione erotica.

    I CAPOLAVORI GOLDONIANI

    1. La bottega del caff = Tra le 16 commedie emerge La bottega del caff , opera

    significativa per la perfetta organizzazione dello spazio scenico, essa delinea il ritratto

    affettuoso di una piazzetta veneziana, animata dalla presenza di una bottega di caff e di altri

    locali che permettono ai personaggi un vivace gioco di entrare e di uscite. Questo

    movimento assume un significato opposto per i due personaggi principali, il caffettiere

    Ridolfo, cerca di portare le vicende a una esito positivo e onesto, e il nobile don Marzio,

    pettegolo e malevolo. La vicenda si conclude con la vittoria del bene.

    2. La locandiera = Alla conclusione del periodo di lavoro per il teatro Sant'Angelo risale

  • La locandiera , in cui la protagonista, attira col suo fascino nella locanda una serie di

    nobili corteggiatori, che per mantiene a distanza. Si impegna a far innamorare di s il

    cavaliere di Ripafratta, nemico delle donne e dell'amore, ella respinge il pretendente e sposa

    li scialbo servitore. Mirandolina subisce il fascino della finzione teatrale, sulla scena

    balenano impossibili e pericolose promesse di felicit.

    3. Il campiello = una commedia corale che narra i diversi momenti della vita quotidiana

    del popolo in una piccola piazza veneziana, animato dalla presenza di personaggi femminili,

    la struttura metrica, endecasillabi e settenari, d al dialetto una freschezza e una levit

    assolute; rappresenta un cavaliere forestiero che provoca un piacevole condiscendenza le

    situazioni che portano alla festosa soluzione con i tre matrimoni finali.

    4. Gl'innamorati = Ne Gl'innamorati si rappresenta, in un ambiente di cittadini, che

    modella gran parte dei propri comportamenti su quelli della nobilt, una serie di scontri e di

    aspri dissidi originati dalla gelosia turba i rapporti tra Eugenia e Fulgenzio, sotto lo sguardo

    - [Pagina 72]

    dei servi. Nei dialoghi tra i due giovani si hanno scatti di singolare violenza, mentre i

    personaggi sembrano agitati da una forza che li spinge a gridare e a uscire dalla scorza di

    buon senso.

    5. Trilogia della villeggiatura = Nella Trilogia della villeggiatura , scorrono

  • tensioni meno esplosive, sono irrise la moda della villeggiatura e la gara di apparenza

    sociale a cui essa d luogo.

    6. I rusteghi = I rusteghi si ha un originale conflitto corale tra un gruppo di quattro

    vecchi rustici e un gruppo di donne e di giovani, alla finale vittoria dei valori giovanili si

    sovrappone, un patetico intenerimento per il mondo rappresentato dai vecchi.

    7. La casa nuova = Ne La casa nuova la crisi economica che travolge il giovane

    Anzoletto ha come corrispettivo la violenta contesa che oppone la sorella e la moglie, e che

    si consuma in un andirivieni tra due case borghesi collocate su piani diversi, la conclusione

    positiva della vicenda possibile solo grazie all'intervento del vecchio zio.

    8. Sior Todero brontolon = Nel Sior Todero brontolon tutti gli elementi sociali

    e ambientali sono subordinati al conflitto che oppone il tirannico protagonista e la testarda

    nuora.

    9. Le baruffe chiozzotte = Con Le baruffe chiozzotte , Goldoni presenta la vita

    dei pescatori di Chioggia, l'esatta imitazione della natura si regge sull'uso del dialetto di

    Chioggia e si anima di una intensa nostalgia.

    - [Pagina 73]

    9 GIUSEPPE PARINI

    Giuseppe Parini nasce a Bosisio nel 1729 e muore nel 1799.

  • Fu ordinato sacerdote , i suoi interessi si rivolgevano soprattutto alla cultura classica e alla poesia,

    nel 1752 pubblic una raccolta di 94 componimenti di vario genere Alcune poesie di Ripano

    Eupilino, in cui prevalevamo da una parte i modelli arcadici e dall'altra quelli della poesia

    bernesca. Fu ammesso all'Accademia dei Trasformati, alla cui attivit collabor con

    componimenti

    poetici tra i quali il Dialogo sopra la nobilt , il Discorso sopra la poesia . Le sue

    condizioni economiche erano difficili, fu precettore del giovane figlio di Giuseppe Maria Imbonati,

    per il quale scrisse l'ode L'educazione .

    Nel frattempo vennero pubblicati Il Mattino e Il Mezzogiorno . Nel 1768 venne

    nominato poeta del Regio teatro ducale, per cui esord adattando alla scena milanese il libretto

    Alceste , continu curando i prologhi per rappresentazioni di melodrammi metastasiani e

    scrivendo i testi per due feste teatrali l' Iside salvata e l' Ascanio in Alba . Dopo le

    incertezze provocate dalla brusca attivit riformatrice di Giuseppe II, fu nominato sovrintendente

    delle scuole di Brera, e nello stesso anno usc la raccolta delle Odi , mentre rest incompiuta la

    stesura finale del Giorno .

    La sua cultura si basa su una fedelt alla tradizione classica, greca e latina, il suo un

    classicismo

    integrale, aperto all'analisi della realt e intreccia la cura per la forma e l'equilibrio espressivo.

    Parini si pone come poeta civile. L'aspetto pi interessante della sua ideologia sta nel confronto

    tra

  • il suo modello sociale positivo e la societ nobiliare contemporanea; alle classi pi umili resta il

    compito del lavoro manuale. Propone un'educazione alla nobilt da cui nasce la poesia del

    - [Pagina 74]

    Giorno . Con un atteggiamento molto diverso da quello degli illuministi del Caff, egli lega il

    suo interesse per la realt contemporanea alla rivendicazione del valore della poesia e della

    tradizione classica. Egli non fa che riproporre la poetica oraziana dell'utile dulci.

    Il Discorso sopra la poesia unisce questa tradizionale poetica alle esigenze dello spirito

    filosofico contemporaneo e ai principi dell'estetica sensistica.

    IL GIORNO

    Parini, ad essa lavor per lunghi anni lasciando incompiuta. Durante la sua vita egli pubblic

    soltanto, i due poemetti Il Mattino e Il Mezzogiorno . In un primo momento pensava di

    farli seguire da un terzo poemetto dal titolo La Sera , ma in seguito progett di comporre un

    unico poema in endecasillabi sciolti, intitolato Il Giorno e articolato in quattro parti: Il

    Mattino, Il Meriggio , Il Vespro e La Notte . A lungo Parino lavor alla revisione

    dei primi due poemetti, la parte finale del Mezzogiorno conflui in quella iniziale del

    Vespro .

    Il Giorno articolato in quattro parti, i complicati problemi filologici posti dai manoscritti

    pariniani e dall'incompiutezza del Giorno sono stati risolti dall'edizione critica di Dante Isella.

  • Il Mattino del 1763 preceduto da una breve e significativa dedica in prosa Alla moda , e

    la vita alla moda di un nobile giovin signore costituisce la materia e l'obiettivo di tutto Il

    Giorno, il Parini evita un aggressione diretta e preferisce ricorrere all'ironia, intende indicare al

    giovane aristocratico il modo migliore per organizzare la propria giornata; il precettore-poeta

    mostra tutto il vuoto e l'assurdit della frivola vita nobiliare, il suo intento ironico rivelato dal tono

    quasi eroico e sublime.

    1. Mattino = Nel Mattino la voce del precettore descrive i pi minuti movimenti

    personali del giovin signore: vengono delineate le occupazioni che seguono il risveglio del

    nobile ozioso, il tempo si concentra in una monotonia ripetizione dove emergono diverse e

    opposte possibilit, distinguibili in livelli diversi che s'intrecciano e lo spazio e il tempo si

    dissolvono, e si chiude con una figura significativa di distruzione.

    2. Il Meriggio = Il poeta tende a passare dalla posizione di precettore a quella di cantore.

    Qui si ha l'ingresso sulla scena della donna, e le immagini di conflitto tra le classi sociali

    sembrano sfumare nel Mezzogiorno , le figure del signore e della dama si perdono

    nell'incupirsi del tramonto, che crea una eguaglianza tra ricchi e poveri.

    3. Il Vespro = Rimangono solo alcuni versi, che svolgono soprattutto il tema dell'amicizia.

    4. La Notte = Qui si trovano i caratteri pi inquietanti, rimasta incompiuta il suo stile si

    - [Pagina 75]

  • allontana da quella complessit sintattica e da quella precisione minuta e ricercata. Parini

    interrompe il suo poema con l'identificazione di alcune figure a delle grottesche immagini di

    animali, riesce a dare un tratto negativo.

    LE ODI

    Composte in momenti diversi le Odi furono in un primo tempo pubblicate separatamente in

    manoscritti o in piccoli opuscoli a stampa. La prima ad essere stampata fu L'innesto del

    vaiuolo. Solo nel 1791 usc una raccolta iniziale di 22 Odi . Esse costituiranno un punto di

    riferimento essenziale per Foscolo, Manzoni e Leopardi; le strofe delle Odi si snodano in un

    movimento sintattico composto e spesso difficile. L'io poetico di trasforma in voce educatrice, si

    possono distinguere almeno tre fasi:

    1. Una prima fase giunge fino alla soglia degli anni Settanta ed dominata da una

    problematica sociale il poeta si confronta con questioni che riguardano la qualit della vita e

    il benessere sociale. Si ricordino La vita rusticana , La salubrit dell'aria ,

    L'impostura , L'innesto del vaiuolo , Il bisogno , La musica .

    2. La dimensione educativa caratterizza la seconda fase che prende avvio nel 1777 con La

    Laurea, e segue La recita de' versi ; al 1785 appartiene La caduta , che poi

    diventata un vero e proprio emblema della moralit pariniana, il cattivo tempo e le gambe

    malferme provocano una caduta del poeta, povero e abbandonato; ricordiamo poi La

    tempesta e La magistratura .

  • 3. La terza fase delle Odi pariniane pu essere esplicitamente definita neoclassica da vita a

    sottili e animate immagini di classica bellezza, queste immagini vengono incontro al poeta

    come qualcosa di sfuggente, come manifestazioni di un mondo in cui egli ama, ma a cui non

    riesce a partecipare fino in fondo. Questo atteggiamento anticipato da Le nozze e da

    Il brindisi , ma trova i risultati pi alti in tre odi Il pericolo , Il dono , Per

    l'inclita Nice nota col titolo Il messaggio .

    Disegnando la nitida bellezza delle gentildonne, che saranno fondamentali anche per le odi

    di Foscolo, la bellezza con l'impossibile desiderio del vecchio che si sente ormai prossimo

    alla morte.

    - [Pagina 76]

    10 VITTORIO ALFIERI

    Vittorio Alfieri, nasce ad Asti nel 1749 e muore nel 1803.

    Alla morte del padre entra all'Accademia in una condizione di militare. Gli insegnamenti ricevuti

    furono tutti esteriori che chiamer di ineducazione e di non studi, le sue letture furono scarse e

    marginali. Il giovane inizi una serie di viaggi come smania di spostarsi e di fuggire, da una

    irrequietezza che lo rende spesso indifferente ai paesi che attraversa. Entra in contatto con la

    cultura

    illuministica e la lingua che egli usa il francese. Si allontana da ogni attivit politica, e l'unica

  • strada per affermare la propria persona la letteratura, comincia a interessarsi al mondo letterario

    e

    teatrale. Nel 1773 compose, in francese l' Abbozzo del giudizio universale .

    In mezzo a impeti di amore e di odio, egli aveva composto una tragedia Antonio e

    Cleopatra, accompagnata con la farsa satirica I poeti . Il successo mondano lo spinge

    definitivamente alla letteratura e alla scrittura di tragedie. Egli rifiuta la vita vana e oziosa, e gran

    parte di quella cultura illuministica di cui avverte tutta l'insufficienza e l'inadeguatezza; Alfieri si

    immerse nella letteratura di classici e latini.

    Dopo un nuovo soggiorno a Pisa si fiss in Alsazia, in questo periodo cura la stesura e l'edizione

    di

    varie opere, dal trattato Del principe e delle lettere al poema L'Etruria vendicata ,

    alle Rime , alla Vita .

    LA SCRITTURA DELLE TRAGEDIE

    La struttura esterna della tragedia richiede un lavoro serrato e disciplinato. La tragedia

    comportava

    una comunicazione di tipo nobile. Egli si crea un metodo a cui resta fedele in tutte le su tragedie,

    articolato in tre momenti:

    - [Pagina 77]

    1. ideare = Il primo momento consiste nel distribuire il soggetto in atti e scene, stabilire e

  • fissare il numero dei personaggi e scrivere un brevissimo riassunto scena per scena;

    2. stendere = La stesura della tragedia nel suo complesso viene eseguita in un secondo

    momento e prevede dialoghi in prosa;

    3. verseggiare = In una terza fase i dialoghi vengono trasformati in endecasillabi.

    Tuttavia, l'ultima di queste fasi lo scrittore solitamente si sofferma a lungo, alla strenua ricerca di

    uno stile pi rispondente alle sue esigenze espressive. Alcuni scritti nell'edizione parigina delle

    tragedie danno una chiara esposizione delle idee dell'Alfieri sulla loro struttura e sul loro stile sono:

    la Risposta dell'autore alla lettera che gli aveva inviato il Calzabigi sulle quattro tragedie del

    primo volume dell'edizione senese, le Note in risposta a una lettera sulle tragedie del terzo

    volume senese, e il Parere dell'autore su le presenti tragedie , composto per l'ultimo

    volume dell'edizione parigina.

    L'IDEOLOGIA ALFIERIANA

    La scelta letteraria per lui scelta di libert, e questa libert la cerca nel mondo dell'assolutismo

    significa impegnarsi un uno scontro tragico con il potere e con le sue istituzioni.

    Della tirannide = Il breve trattato Della tirannide costituisce il manifesto di uno

    scontro senza quartiere tra l'uomo libero e i poteri assoluti; il primo libro definisce la

    struttura della tirannide e dei sentimenti; il secondo i modi di sopportazione. All'assolutismo

    che regna viene opposto l'esempio di vita civile dell'antica repubblica romana.

    L'ideologia politica dell'Alfieri appare come un modo di porsi dello scrittore e dell'individuo nei

  • confronti della cultura e dei modelli di comportamento del proprio tempo. Una definizione assai

    chiara del rapporto tra universo politico e prospettiva letteraria contenuta nei tre libri Del

    principe e delle lettere, Alfieri cerca qui di integrare il proprio orizzonte classicistico con

    alcuni parziali elementi illuministici. Alfieri arriva a una radicale negazione di ogni letteratura

    cortigiana e compromissoria e a suggerire, il modello dell'intellettuale sradicato.

    Cercando un linguaggio tutto diverso da quello tragico, Alfieri scrive Satire in terza rima,

    utilizza un linguaggio realistico toscaneggiante, si rivolgono a situazioni e figure del mondo

    contemporaneo.

    IL SISTEMA TRAGICO ALFIERIANO

    La sua scena quella di un teatro vuoto e nudo, la tragedia alfieriana fosse necessaria la

    dimensione

    classica. Alfieri non fa altro che cercare un linguaggio classico che sia assoluto, lontano da ogni

    troppo naturale variet di linee e di colori. La situazione base della tragedia dell'Alfieri pu essere

    schematicamente riassunta in uno scontro tra ero positivi, che incarnano la virt politica o eroi

    - [Pagina 78]

    negativi, che schiacciano ogni valore umano sotto la tirannica brama del potere. A queste figure

    centrali si distinguono figure machiavelliche. Il tiranno e il suo nemico quasi sempre trascinati da

    una forza superiore e spesso risulta indefinito il confine che li separa. Tiranno e uomo libero

    hanno

  • infatti bisogno l'uno dell'altro, gli stessi uomini liberi vivono la loro virt come qualcosa di regale.

    A tali contrasti si sovrappone una catena di rapporti familiari, che quasi sempre legano tra loro

    l'eroe e l'anteriore e chiamano in causa altri personaggi. Il tiranno e l'antitiranno possono essere

    fratelli. Tutto l'insieme delle tragedie di Alfieri pu essere cisto come continua variazione su una

    serie di rapporti familiari, sembra che l'autore ruoti intorno a un inquietante nodo personale, aul

    quale si pu fare qualche ipotesi risalendo alla sua infanzia. Il finale di sangue che suggella

    tragicamente i conflitti investe con orrore quella rete di rapporti familiari.

    LE TRAGEDIE DAL 1775 AL 1782

    1. Filippo = L'Alfieri non inser il mal riuscito tentativo de l' Antonio e Cleopatra

    nel corpus delle sue tragedie. La sua prima tragedia pienamente riconosciuta fu il

    Filippo , essa si basa sulla vicenda dell'amore del giovane Carlo di Spagna per Isabella.

    Attorno alla crudele figura del padre-tiranno si costruisce il dramma segreto di

    quell'impossibile amore. Sopo la morte di Carlo e Isabella la scena si richiude nel silenzio

    assoluto imposto dal tiranno.

    2. Polinice e L'Antigone = Nelle quattro successive tragedie greche, Alfieri si

    confronta con i due classici cicli tragici di Edipo e di Oreste. Con il primo nel Polinice e

    ne l' Antigone .

    3. Agamennone e Oreste = Col secondo ne l' Agamennone e ne l' Oreste ,

    tragedie percorse da un ossessivo ritmo ripetitivo, il gesto assassino con Clitennestra uccide

  • Agamennone, figura di re e padre buono.

    A parte considerate le cosiddetta tragedie di libert, ambientate tutt'e tre su scenari diversi: dalla

    Grecia eroica del Timoleone , la pi tesa ed efficace delle tre alla Roma repubblicana retorica e

    scultorea della Verginia , per arrivare alla grigia Firenze medicea della Congiura de' Pazzi

    ispirata da Machiavelli.

    4. Centrate su figure femminili sono le altre due tragedie di tema classico l' Ottavia e la

    Merope . La prima ispirata alla vicenda della fine della moglie di Nerone, narrata da

    Tacito, e si incentra sulla testarda volont di amore con cui la donna resiste alla mediocre e

    schematica figura del tiranno, sino a offrirsi serenamente alla morte. La seconda scritta in

    concorrenza postuma con la Merope del Maffei, ed una tragedia a lieto fine, in cui la

    - [Pagina 79]

    ricerca di essenzialit si apre a qualche pi tenero spunto sentimentale.

    IL SAUL

    Attingendo a un tema biblico l'Alfieri costru la tragedia Saul incentrata sulla figura del re

    ribelle alla volont di Dio, che dopo aver scacciato il successore designato David, perseguita i

    sacerdoti, rifiuta l'aiuto di David e la protezione divina, va incontro alla battaglia e alla morte per

    mano dei Filistei. Gli aspetti tirannici di questa figura si esprimono attraverso l'esplosione assoluta

  • di un io che rifiuta ogni limite ma che nello stesso tempo insediato da una serie di ostacoli

    esterni

    e di turbamenti interiori che lo conducono all'esito tragico.

    LE ULTIME TRAGEDIE E LA MIRRA

    Tra le ultime tragedie spicca la Mirra , priva di risvolti politici, la vicenda si incentra sull'amore

    incestuoso di Mirra per il padre Ciniro, narrata da Ovidio nelle Metamorfosi . Mirra non deve

    scontrarsi con l'ingiustizia e la prepotenza tirannica, ma solo con il male che sorge dal suo io pi

    interno. I genitori si preoccupano dell'infelicit della figlia con la cura e la dolcezza di moderni

    genitori borghesi, disposti a perdonare i suoi atti inconsulti e le su stesse eventuali colpe

    nascoste.

    L'amore incestuoso di Mirra emerge come sfida al padre tenero e buono perch si trasformi in

    padre

    minaccioso e terribile. Mirra arriva a rivelare al padre il proprio segreto.

    L'IMMAGINE DELL'IO E LE RIME

    La sua stessa concezione della letteratura spinge Alfieri a modi e a tecniche di scrittura che

    mettano

    in evidenza l'io.

    Rime = La sua fortissima vocazione autobiografica, gi manifestatasi nei Giornali

    giovanili, trova nelle Rime e nella Vita i due momenti pi espliciti, quasi tra loro

    complementari. La scrittura delle Rime accompagna tutta la carriera letteraria

  • dell'astigiano, come una sorta di diario. La voce dell'io lirico serve qui ad Alfieri per

    sceneggiare un ininterrotto mimo personale. Nelle Rime l'esempio petrarchesco agisce

    come modello di sublime liricit. Ne risulta un petrarchismo estremizzato e reso pi astratto.

    Anche nei sonetti amorosi, la figura della donna si manifesta soltanto come un riflesso di

    questa scena dell'io. una lirica che tende all'autoritratto e trova i risultati pi significativi

    proprio quando ci mostra l'autore travestito da poeta-eroe, come un attore delle sue tragedie.

    LA VITA

    La grande diffusione del genere autobiografico nel Settecento, spinse l'Alfieri a raccontare

    direttamente la propria vita, intitolata Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso .

    - [Pagina 80]

    L'opera si svilupp attraverso un lungo lavoro di redazione e di riscrittura che impegn l'Alfieri fino

    agli ultimi anni della sua vita. La Parte prima divisa in quattro epoche, dedicate alle diverse

    et dell'uomo: Puerizia, Adolescenza, Giovinezza, Virilit; la Parte seconda concepita

    semplicemente come una continuazione della quarta epoca.

    La Vita tutta proiettata a definire la missione dello scrittore, abbiamo una rievocazione di una

    vita ancora non cosciente di s. Nell'epoca terza, con la narrazione dei viaggi giovanili.

    Rispetto alle prime tre epoche, appare pi monotona e lineare la quarta, dedicata al lavoro dello

    scrittore, il senso di tutta quell'esistenza sembra alla fine volersi fissare in un futuro che la rende

  • postuma a se stessa. Il significato della Vita non si chiude comunque sotto l'immagine del

    grande autore tragico che ha compiuto la sua missione, affiora il comico; una trama ironica

    percorre

    gran parte della Vita . L'autore pu rivolgersi al lettore senza attenuare la propria stessa

    immagine tragica fino a confrontarla col ridicolo. Il fascino della Vita sta nei modi in cui

    l'Alfieri espone il suo io-personaggio al periodo del comico, come la vita dello scrittore nobile non

    possa pi essere tragica, proprio per sfuggire Alfieri, aveva scelto i modelli letterari del passato e

    accettando di vedersi anche sepolto prima di morire.

    - [Pagina 81]

    11 ALESSANDRO MANZONI

    Alessandro Manzoni nasce nel 1785 e muore nel 1873, vive in un primo momento nella casa

    paterna, compie i suoi primi esperimenti nella Milano napoleonica, e per sottrarlo dalla vita libera

    di

    Milano il padre lo invia a Venezia presso il cugino la cui morte lo costringe a tornare a Milano ma

    alla morte di Carlo Imbonati raggiunge la madre a Parigi e durante questo soggiorno scrive e

    pubblica il carme In morte di Carlo Imbonati , che inoltre la sintesi della sua conversione,

    ed attraverso la madre, intrecci stretti legami con alcuni degli idologues frequentandoli

    Manzoni

    trova sostegno nella sua insoddisfazione per le prospettive illuministiche, si ponevano le basi di

    una

  • vera e propria conversione religiosa e letteraria, che matur da vari viaggi e da eventi cruciali

    come

    la morte del padre,in pi la sua conversione fu il punto d'arrivo di una ricerca che mirava a un

    valore unitario e universale, il Manzoni cattolico vuole porsi come raggiungimento di una

    razionalit pi alta e universale che non esclude un confronto con le forme laiche della modernit,

    l'Autore rifiuta i compromessi e le consolatorie mediazioni tra essere e dover essere, a questa

    tensione si adatta la formula di De Sanctis, che vide l' ideale calato nel reale , ma per Manzoni lo

    scrittore cristiano continua a cercarla, ma sa che si pu realizzare solo nel regno di Dio, la

    religione

    si pone come difesa contro gli aspetti distruttivi della personalit dell'Autore, quindi si pu definire

    il Manzoni una persona fragile, questo si pu inoltre affermare poich durante la festa del

    matrimonio di Napoleone con Maria Luigia d'Austria, persa Enrichetta tra la folla, Alessandro

    ebbe

    una crisi d'angoscia che si trasform in crisi nevrotiche in agorafobia.

    Lo scrittore si rivel con gli Inni Sacri , l'Autore mette mano a una nuova poesia ed abbandona i

    modelli classici e gli schemi della letteratura italiana, egli progetta una serie di 12 Inni Sacri

    dedicati alle festivit fondamentali della liturgia cattolica. Tra il 1812 e il 1815 ne vengono

    composti 4: La Risurrezione , Il Nome di Maria, Il Natale, La Passione e a partire

    - [Pagina 82]

  • al '17 inizi La Pentecoste . In essa si addensano figure concrete con le vicende umane e

    divine,

    gli aspetti della natura sembrano riscoprire la loro giovinezza comunicando in modo nuovo con

    gli

    esseri umani, siamo lontani dagli schemi lirici petrarcheschi, Manzoni ambisce a rifare in chiave

    moderna il linguaggio della poesia biblica, ma il linguaggio appare artificiale e fittizio.

    Con i nuovi moti e processi portarono lo scrittore a nuove speranze e nuove delusioni ed alla

    pubblicazione, delle Osservazioni sulla morale cattolica , de Il conte di Carmagnola . A

    Firenze conobbe gli scrittori dell'Antologia e si incontr anche con Giordani e con Leopardi.

    Il tranquillo scorrere della sua vita venne turbato da gravi e dolorosi lutti, lo scrittore li super

    sposandosi in seconde nozze che ne segu un periodo di rinnovata vitalit creativa che gli

    consent

    di concludere il rifacimento linguistico dei Promessi Sposi .

    Dopo l'annessione della Lombardia al Piemonte, Vittorio Emanuele II lo nomin senatore, e

    partecip alla pubblicazione del Regno d'Italia, ma pur rimanendo fedele alla sua fede era ostile

    al

    potere temporale dei papi. Liberata Roma ne accett il nuovo Comune laico, suscitando l'ira dei

    cattolici reazionari.

    Gli avvenimenti rivoluzionari, gli fecero assumere atteggiamenti giacobini, questo si pu trovare

    nel

    poemetto-visione, suddiviso in quattro canti in terzine Il trionfo della libert , seguendo gli

  • schemi danteschi, ma le reali condizioni dell'Italia lo portarono ad allontanarsi ben presto dalle

    originarie posizioni giacobine, svolgendo esperienze letterarie di tipo neoclassico.

    POESIA CIVILE

    Manzoni tent anche una poesia civile ispirata ai valori di una religione combattiva, egli scrisse

    due

    canzoni civili ancora legate a modelli linguistici petrarcheschi, rimaste incompiute e inedite Aprile

    1814 e Il proclama di Rimini. Migliori risultati raggiunse pi tardi l'ode Marzo 1821 , in

    appoggio ai moti carbonari: si tratta di un componimento in strofe di decasillabi, di cui Manzoni

    distrusse il manoscritto per timore di persecuzioni politiche, e che riscrisse a memoria.

    SCRITTURA TRAGICA

    L'interesse di Manzoni per la tragedia si leg al pi largo interesse del Romanticismo, egli elabor

    una sua idea di tragedia storica che rifiutava le tradizionali unit aristoteliche di tempo e di luogo e

    cercava un intreccio di quadri storici, nel tempo e nello spazio, l'Autore sostiene che deve mettere

    in

    luce i dolori, gli eroi tragici devono essere degli innocenti, la rappresentazione di una realt storica

    autentica e non romanzesca.

    La prima stesura della tragedia manzoniana fu difficile, ed Il conte di Carmagnola , la sua

    complessit testimoniata da tre stesure autografe che precedono la prima edizione, i 5 atti in

    endecasillabi sciolti mettono in scena la vicenda del condottiero quattrocentesco Francesco

  • Bussone, accusato di tradimento e condannato a morte dal governo della Repubblica. Sulla

    scorta di

    - [Pagina 83]

    ricerche storiche, Manzoni accetta la tesi dell'innocenza del Carmagnola, facendo di lui un

    modello

    di eroe, condotto alla rovina dagli uomini politici; il linguaggio pieno di formule e schemi

    classicistici, introduce un punto di vista opposto a quello dell'eroe dei personaggi.

    Nel soggiorno parigino Manzoni approfond i problemi del genere tragico, progett una nuova

    tragedia, dedicata al problema del rapporto e dello scontro tra popoli e razze diverse sul suolo

    d'Italia. A Milano mise mano a l' Adelchi , incentrato sulla caduta del dominio longobardo in

    Italia in seguito alla discesa dei Franchi di Carlo Magno. Una lettera al Fauriel ci rivela forte

    insoddisfazione di Manzoni per quei particolari d'invenzione che attribuiscono all'Adelchi un

    colore

    romanzesco. La struttura dell'Adelchi pi aperta e decentrata procede per tensioni e punti di

    vista

    contrapposti, ai dati storici si sovrappongono pi intensi elementi morali e patetici, un tono di

    conversazione percorre l'intera opera.

    SAGGISTA

    La composizione delle tragedie poneva Manzoni di fronte ad alcuni fondamentali problemi: egli

  • sentiva l'esigenza di illuminare fino in fondo i legami tra la sua opera artistica e una concezione

    unitaria dell'uomo, egli si presenta qui come saggista , si confronta con punti di vista diversi, con

    critiche e confutazioni rigorose, disposto anche a mettere in questione se stesso. Le

    Osservazioni

    sulla morale cattolica furono scritte durante la stesura del Carmagnola , si presentano come una

    risposta alle accuse rivolte alla Chiesa cattolica. Manzoni ritiene che la stessa esigenza di

    universalit della ragione illuministica possa trovare una piena realizzazione solo accettando una

    verit sicura e immutabile come quella cristiana, garantita e trasmessa dalla Chiesa. Egli critica la

    storiografia laica e giurisdizionalista e afferma che il suo limite va cercato nella concezione della

    storia come scontro tra potenze, tra forze statali.

    Tra la composizione delle tragedie e l'inizio del lavoro sul romanzo, la riflessione manzoniana sui

    generi e sulle forme letterarie trov ampia espressione in numerose lettere private. Egli su una

    lettera precisa il senso del suo rifiuto delle unit aristoteliche di tempo e di luogo. Manzoni vede

    nelle unit aristoteliche il supporto di un tipo di teatro che si incentra su una tematica amorosa e

    su

    una dialettica delle passioni estremamente astratta, la poesia tragica deve indagare sui

    sentimenti

    con cui gli uomini vivono gli avvenimenti e su quegli aspetti della storia che sfuggono alla

    storiografia vera e propria.

    IL 5 MAGGIO

  • Caso unico nell'attivit letteraria di Manzoni, Il Cinque Maggio fu composto di getto, alla

    notizia della morte di Napoleone, l'ode veniva presentata alla censura, che non ne permise la

    pubblicazione; ma essa circol subito manoscritta. Ricco di fratture e di pause, il discorso si

    avvolge in oscurit sintattiche e in ardite scelte lessicali. Il fascino del personaggio, che Manzoni

    - [Pagina 84]

    aveva guardato con diffidenza e ostilit, emerge sotto il segno della sconfitta e della morte, il

    poeta

    abbandona la sua ricerca di valori storici e guarda alla vicenda di un individuo, che nella vita ha

    dato prova di un eroismo tutto indirizzato alla ricerca del potere e della gloria, ma la sconfitta lo

    inserisce nel piano della Provvidenza, lo scrittore lo immagina, stanza e deluso, lo immagina nella

    speranza della morte cristiana.

    LA PENTECOSTE E GLI INNI SACRI INCOMPIUTI

    L'ultimo degli inni sacri portato a termine da Manzoni, La Pentecoste di cui si hanno tre

    redazioni diverse. In un succedersi di 18 strofe otto settenari, dominate da un'alternanza di

    sdruccioli e piani, e si attenuano la conflittualit e l'asprezza. Nella seconda redazione la discesa

    dello Spirito Santo pareva annunciare l'affermazione di un pi vigoroso spirito di libert. La

    redazione finale invece pone l'accento sulla conciliazione e sulla solidariet che lo Spirito

    annuncia

    all'umanit, la lirica si distende in un ritmo dolcemente liturgico, e ne risulta un perfetto equilibrio.

  • 1. Il Natale del 1833 , fa emergere frammenti di dolore e di fede, nelle strofe e nei versi

    frammentari la parola interroga Dio sulle ragioni della sofferenza e della distruzione; un

    confronto del poeta, afflitto per la perdita della moglie.

    2. Ognissanti , il pi ampio frammento dell'inno, in quartine di ottonari, che tocca il tema

    della santit solitaria, si avvale di corrispondenze tra immagini e di accostamenti fonici per

    cercare qualcosa di segreto, profondo e inafferrabile. Manzoni pare dar voce a qualcosa di

    oscuro e d'irrazionale.

    GENESI E STORIA DEL ROMANZO

    La ricerca di un pubblico nazionale, Manzoni aveva bisogno di una struttura letteraria pi aperta e

    disponibile. Per questo egli si accost al romanzo storico. Inizi la stesura di un nuovo romanzo

    in

    prosa ambientato nella Milano del '600, quando il Milanese fu sconvolto da una terribile carestia e

    poi da una devastante pestilenza, ha al suo centro due umili popolani, la scelta del secolo XVII

    propone un quadro storico lontano da quello contemporaneo; il primo strumento l'espediente,

    del manoscritto ritrovato: l'Autore finge di aver trovato un manoscritto del secolo XVII che narra

    quella storia milanese, e inizia il romanzo fingendo di trascrivere le parti iniziali, col linguaggio

    seicentesco, ma dopo poche pagine, interrompe la trascrizione e comincia a raccontare la storia

    nel

    proprio linguaggio. Era probabilmente designato con i nomi dei protagonisti, Fermo e Lucia a

    esso si aggiungeva una Appendice storica su la colonna infame . La prima redazione del

  • romanzo era conclusa in un manoscritto diviso in quattro tomi: il (1) dedicato agli ostacoli

    frapposti alle nozze di Lucia e Fermo, fino alla fuga dal villaggio; il (2) narra le vicende di Lucia,

    accolta nel monastero di Monza e poi fatta rapire con la complicit di questa, su richiesta di Don

    - [Pagina 85]

    Rodrigo; il (3) tomo, la liberazione di Lucia e la sua collocazione in casa di Don Ferrante , si

    concentra sulle avventure di Fermo; il (4) dominato dalla guerra e dalla peste e si conclude col

    ritorno di Fermo, il ritrovamento di Lucia e lo scioglimento della vicenda. Questa prima stesura si

    basa su blocchi narrativi compatti, ed entro questa struttura si inseriscono ampi spezzoni di storie

    relative a singoli personaggi.

    Il Fermo e Lucia simile a un romanzo saggistico, che propone sottili analisi morali e vicende

    continuamente passate al vaglio di una interpretazione problematica. Il moralismo di Manzoni

    qui

    molto pi esplicito che nei Promessi sposi, qui la separazione del bene e del male non ammette

    sfumature; da una parte ci sono gli umili sostenuti da i religiosi, dall'altra i potenti perversi; tra i due

    gruppi non c' comunicazione. I personaggi sono sottoposti a un'analisi morale, che giunge a

    momenti di vertiginoso acume critico in aggiunte Manzoni evita di rappresentare forme di

    malvagit pura e priva di limiti, trionfate e sicura di se; oltre a ci la frattura tra la lingua parlata e la

    lingua scritta aveva suscitato l'attenzione di Manzoni fin dagli anni giovanili, nel primo abbozzo del

  • romanzo Manzoni si affid a un italiano comune composto da schemi di varia provenienza la cui

    mescolanza lo lasciava piuttosto insoddisfatto e di questa insoddisfazione prova la seconda

    redazione dell'Introduzione , egli prospettava un intervento nella questione della lingua, la lingua

    dei Promessi Sposi del '27 si basa su quelle forme di conversazione dell'ambiente lombardo

    colto

    che appaiono congruenti e conciliabili con un modello toscano. Con l'edizione dei Promessi

    Sposi

    del ' 40 Manzoni pens di raggiungere un modello linguistico veramente universale. La lingua dei

    Promessi Sposi nella loro redazione finale lo strumento migliore per quella mediazione tra

    soggettivit, e gli umili e i potenti parlano la stessa lingua, utilizza un linguaggio sperimentale una

    lingua composita, in cui si sovrappongono elementi toscani, lombardi, francesizzanti, in cui si

    alternano i livelli stilistici pi diversi.

    Una volta terminata la prima redazione Manzoni ne intraprese subito una vasta riscrittura e

    ristrutturazione, al quale dopo la scelta provvisoria del titolo Gli Sposi Promessi , venne

    assegnato il titolo definitivo I Promessi Sposi col sottotitolo Storia milanese scoperta

    e rifatta da Alessandro Manzoni. La pi generale struttura narrativa si ricollega a uno

    schema romanzesco tradizionale, quello dei due giovani innamorati la cui felicit ostacolata da

    forze nemiche, ma che, riescono a ritrovarsi e a sposarsi. La conclusione positiva vede il loro

    trasferimento in un altro paese dove Renzo impianta un attivit di piccolo imprenditore tessile.

    Manzoni rifiuta di concludere la sua storia in quell'illusorio recupero di paradisi originari a cui

  • approdavano gli schemi romanzeschi tradizionali e quelli dell'idillio. Il disegno del romanzo vuol

    essere una ricostruzione dello scontro tra le forze che ostacolano l'esistenza dei due giovani e

    quelle

    che invece vengono ad aiutarli e sostenerli, si tratta di forze che trovano una giustificazione nei

    - [Pagina 86]

    piani inconoscibili della Provvidenza divina. Secondo la definizione di Italo Calvino, nei Promessi

    Sposi si pu riconoscere il Romanzo dei rapporti di forza.

    Il romanzo si sostiene sui rapporti e sulle tensioni di 8 personaggi, di questi otto, 4 appartengono

    al

    mondo laico : Renzo, Lucia, Don Rodrigo, l'Innominato ; e 4 al mondo ecclesiastico : Don

    Abbondio, il cappuccino padre Cristoforo, la monaca Gertrude, il cardinale Federigo

    Borromeo.

    MONDO LAICO:

    1. Renzo e Lucia = Rappresentano la forza positiva e fanno da centro dell'azione; Renzo il

    personaggio mobile dell'intero romanzo, e i lettori sono sollecitati a ravvisare in lui

    un'immagine di cristiano onesto; Lucia appare al contrario un'immagine di troppo stilizzata

    femminilit, colei che illumina una donna angelo, segno di bene e di salvezza;

    2. Don Rodrigo (Male) = Ha un capriccio per Lucia e mette in moto tutta l'azione del romanzo,

    dalle minacce che fanno a Don Abbondio fino alla richiesta di aiuto al pi potente

  • innominato, che si incarica di far rapire a Lucia, oltre a ci porta il libertino Don Rodrigo

    alla punizione divina;

    3. L'Innominato = Cambia improvvisamente posizione e si trasforma in aiutante delle forze

    del bene.

    MONDO ECCLESIASTICO:

    1. Don Abbondio = Il pi vicino alla vita quotidiana dei protagonisti, in tutte le vicende del

    romanzo chiamato in causa controvoglia, inoltre un personaggio di raccordo tra il mondo

    popolare e quello superiore, una figura comica che richiama su di s insieme riprovazione

    e simpatia;

    2. Padre Rodrigo = Principale aiutante dei protagonisti nella fase iniziale, allontanato poi dalla

    scena per l'intervento del conte zio, come figura suprema del bene ha la funzione di risolvere

    tutta l'azione;

    3. Monaca di Monza (Male) = Da aiutante di Lucia si trasforma in aiutante dei suoi rapitori,

    ed travagliato da un groviglio di paure;

    4. Cardinale Federigo Borromeo (Bene) = Rappresenta il volto positivo dell'alta gerarchia

    ecclesiastica, si pone come aiutante degli umili.

    L'analisi del Manzoni scende in fondo nei caratteri morali e nella psicologia dei personaggi: la sua

    narrazione anche indagine sulle contraddizioni del cuore umano. Nel suo racconto troviamo

    una

  • tensione ostinata a illuminare ci che di confuso e di oscuro c' nel cuore umano.

    A met del racconto il romanzo raggiunge il suo punto pi negativo, si ha l'allontanamento di

    Padre

    Cristoforo, la fuga di Renzo, il rapimento di Lucia, ed qua che sia ha conversione

    dell'innominato

    e l'ingresso in scena del cardinale introducendo decisivi mutamenti, la peste permette il ritorno di

    - [Pagina 87]

    Renzo ripercorrendo la Lombardia su un carro carico di cadaveri. Questo suo cammino nel

    regno

    dei morti il necessario compimento della sua formazione.

    Gli eventi possono presentare pi facce: il loro senso ultimo deve essere affidato alla

    Provvidenza

    divina, la voce dello scrittore chiama in causa il pubblico con una ironia che si rivolge verso la

    condotta dei personaggi. Questa ironia mette in guardia contro ogni sopravvalutazione dei

    rapporti

    tra autore, svela l'irrazionalit dei gesti e dei modi con cui gli uomini si relazionano, e a differenza

    dell'ironia romantica essa cerca di suggerire un equilibrio tra soggettivit e oggettivit e non

    oscura

    la partecipazione dell'autore. Questa partecipazione si rivela con forza nel modo stesso di

    accostarsi

  • al mondo degli umili e nei numerosi casi in cui la narrazione pi concreta riesce a caricarsi di

    piet.

    La partecipazione soggettiva dell'autore finisce per dare un'immagine ideale e deformata del

    mondo

    degli stessi umili. Come ha mostrato Antonio Gramsci , l'atteggiamento sociale manzoniano si

    risolve in un aristocratico paternalismo.

    ADDIO AL ROMANZO

    Il romanzo non appag Manzoni nella sua ricerca di verit e di storicit, gi nella prima edizione

    dei

    Promessi Sposi egli cominci a convincersi che la struttura del romanzo storico, implicava una

    presenza troppo invadente di elementi soggettivi. Manzoni tendeva ormai a una critica della

    letteratura ed egli se ne allontan impegnandosi in studi filosofici e storici.

    - [Pagina 88]

    12 Giacomo Leopardi

    Giacomo Leopardi nasce nel 1798 e muore nel 1837. La sua prima educazione fu opera di

    precettori ecclesiastici, sin da bambino svilupp il culto per gli eroi antichi e durante l'adolescenza

    s'impegno in una serie di letture che gli permisero di acquisire una padronanza assoluta nel

    campo

    della filologia e dell'erudizione classica. Lo sguardo con cui si affacciava a questo mondo antico lo

  • faceva sentire diverso dagli angusti spazi del presente, tutto ci gli fece avvertire un senso di

    infelicit e il desiderio di qualcosa di grande glielo fecero negare le sue disgraziate condizioni

    fisiche. Per il modo in cui il suo genio veniva coltivato e protetto come in una gabbia. Egli si

    allontana dall'ideologia reazionaria del padre, pur continuando ad aderire all'ideologia reazionaria

    del padre continuando ad aderire al cattolicesimo e al legittimismo politico. Il desiderio di qualcosa

    di assoluto lo induceva a fantasticare l'amore, la pi dolce comunicazione con la bellezza

    femminile; allo stesso tempo sentiva la perdita di s, della morte.

    Tra il '15 e il '16 il bisogno di nuove esperienze lo spinsero a una nuova passione per il bello,

    manifestata da nuovi esperimenti di traduzione e da pi originali prove poetiche. Nel '17 inizi la

    sua corrispondenza con Pietro Giordani, che gli apr pi vasti orizzonti culturali e gli diede una pi

    sicura coscienza del proprio valore intellettuale, questo modello rinsald i suoi legami con la

    tradizione classicistica e illuministica guidato da un appassionato culto della virt antica. E nel '17

    inizi la stesura di quello che doveva divenire lo Zibaldone . Leopardi vedeva nel presente

    come

    corruttrice e nemica dei valori della natura. Nel '19 sent aggravarsi la sua infelicit per una

    malattia agli occhi, e si distacc definitivamente dalla religione ed aderisce alla filosofia sensistica

    e

    materialistica, ha una conversione filosofica.

    OPERETTE MORALI

  • Soggiornando a Roma durante la Restaurazione produsse in Giacomo una nuova delusione

    cadono

    quegli intellettuali che avevano sperato in una posizione pi aperta dei nuovi governi e si sviluppa

    la polemica classico-romantica, testimoniata da numerose lettere scritte ai familiari. Sent ancora

    pi forte la propria diversit e si convinse dell'impossibilit di fuggire dalla propria condizione, in

    - [Pagina 89]

    uno stato di distacco e quasi di tranquilla indifferenza rispetto alla sua condizione esistenziale

    Giacomo progettava ed elaborava inoltre le Operette morali , erano dei testi in prosa, brevi e

    si serv di miti filosofici in negativo, capace di offrire immagini vive dell'infelicit dell'uomo, la sua

    misura classica viene da un equilibrio tra caratteri regionali diversi, da un controllato rapporto con

    tutta la tradizione della prosa letteraria italiana, al di fuori della questione della lingua , aperta

    verso il futuro ad un pubblico lontano. Le Operette, alcune si svolgono come narrazioni o come

    riflessioni di tipo teorico, si servono di un repertorio di tutta la storia della cultura e della letteratura.

    Tra i temi fondamentali delle Operette c' l'indagine sulla felicit e sull'infelicit , che si esprimono

    in invenzioni e in situazioni dialogiche, in appassionata tensione verso una impossibile felicit. Il

    libro delle Operette morali ha una sua compattezza e organicit, un'analisi spregiudicata e

    intensa

    delle forme morali della vita umana.

    Nella capitale toscana frequent vari intellettuali e scrittori, ed ebbe modo di incontrare Manzoni.

  • Nell'ultimo soggiorno natio sospeso tra i ricordi della giovinezza, nascono quattro dei suoi pi

    grandi canti che vengono di solito indicati come i grandi idilli per sottolineare la continuit con gli

    idilli del '19-'21, ma Leopardi non li indic mai come tali, e sono:

    1. Le Ricordanze = Canzone libera,

    2. La quiete dopo la tempesta e Il sabato del villaggio = Sono due canzoni

    libere, si propongono come apologhi morali, usa due punti di vista opposti e complementari,

    che mostrano ne La quiete dopo la tempesta , come una vera gioia sia negata

    all'uomo, che pu trovare le sole parvenze del diletto nel guardare al dolore passato e nelle

    sue pause; o nel guardare come nel Il sabato nel villaggio , alla felicit futura.

    L'originalit e il tono affettuoso dei quadri di vita quotidiana si sostengono proprio su questo

    significato cos negativo.

    3. Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia = concentrato sulla

    negativit assoluta della condizione umana, qui il pessimismo di Leopardi si afferma nel suo

    nucleo pi semplice e cristallino, liberato da ogni riferimento a dati storici e a eventi

    personali. In questa poesia si assiste ad un colloquio diretto con l'astro lunare, nella

    solitudine notturna di una espressione pura e primitiva essenza umana, s'interroga sul senso

    dei processi naturali che chiamano in causa un sapere e un potere ignoti, questo suo

    interrogare animato da un'intensa ricerca di comunicazione con la femminile luna, c' una

    spinta appassionata a superare la distanza che separa il pastore dall'enigmatico astro; non ci

  • sono risposte e resiste solo un profondo distacco dalla vita, che assale l'uomo anche quando

    privo di sofferenze e di desideri; l'ipotesi che esistano condizioni pi felici di quella

    dell'uomo, alla fine annullata da quella dell'infelicit universale.

    - [Pagina 90]

    4. Il passero solitario = Si ricollega ai caratteri stilistici dei canti recanatesi, si tratta di

    una poesia ricca di elementi idillici, composta appositamente dal poeta per aprire la parte del

    libro contenente gli idilli. Ha una struttura lineare, articolata in 3 stanze: dedicate la (1) al

    passero solitario , animale che per natura vive solo ; la (2) al poeta , che vive la sua

    giovinezza senza partecipare alla vita degli altri e alle sue gioie festive; la (3) a un

    confronto tra il passero e il poeta, perch mentre il comportamento del passero naturale,

    quello del poeta non lo , che nella vecchiaia sar costretto a guardare con rimpianto alla

    sua perduta giovinezza.

    FORMAZIONE CULTURALE

    La sua una formazione di tipo arcadico e settecentesco, essenziale il definirsi in lui un

    atteggiamento classicistico, cerca un rapporto diretto con i grandi autori greci e latini con i loro

    valori originari. Dal punto di vista ideologico, si muove verso una sorta di cattolicesimo

    illuministico, che difende i valori della tradizione cristiana come valori razionali, opponendoli a

    tutte le credenze mitiche o superstiziose.

  • Tra le numerose esercitazioni poetiche puerili ricordiamo le tragedie: La virt indiana e

    Pompeo in Egitto . Inoltre seppe dimostrare una conoscenza delle lingue classiche nei primi

    lavori di filosofia e di erudizione. Gli scritti filologici di Leopardi possono distinguersi in 5 gruppi:

    1. compilazioni e lavori eruditi dei primi anni , dove gi compaiono alcune intuizioni

    filologiche;

    2. discorsi premessi alle traduzioni ;

    3. note filologiche e linguistiche , sparse nello Zibaldone;

    4. tre articoli scritti durante il soggiorno romano ;

    5. sparse note filologiche scritte o abbozzate .

    La ricca erudizione animata da uno spirito illuministico di denuncia dell'errore e di esaltazione

    della ragione, ma anche da una attrazione per le favole, gli errori, le illusioni.

    POLEMICA TRA CLASSICI E ROMANTICI

    Leopardi segu lo svolgersi della polemica tra classici e romantici, scrisse un ampio Discorso di

    un italiano intorno alla poesia romantica . In questo Discorso l'Autore espone alcuni

    cardini della sua concezione della poesia e con rapporti tra poesia e storia. Nel difendere le

    posizioni classicistiche, Leopardi si stacca da ogni atteggiamento retorico e formalistico,

    ponendosi

    in un'ottica a cui si adatta molto bene la definizione di primitivismo classico , cos l'imitazione

    dei classici viene difesa in quanto essi sono pi vicini alla natura, pi legati a una vitalit autentica

    e

  • primigenia. Seguendo l'insegnamento di Rousseau, Leopardi vede un'opposizione radicale tra

    natura e incivilimento : il rapporto con la natura fonte di una forte capacit di sentire, produce

    - [Pagina 91]

    illusioni , capaci di dare un senso alla vita; il mondo antico pi vicino alla natura, trova la sua

    espressione in una poesia che sa illudere e dilettare . Con lo sviluppo della civilt materiale, il

    mondo moderno ha spento la facolt dell'immaginare e dell'illudersi, trovando la sua espressione

    nella filosofia, in una conoscenza che anche violenza sulla natura. L'imitazione non non dovr

    per essere servile ma in grado di far rivivere il significato della poesia, che si fonda sulla forza del

    cuore , una poesia originariamente sentimentale .

    L'adesione di Leopardi al classicismo resta assai forte, come mostrano la sua base filologica e

    letteraria non si allontanano mai da una razionalit comunicativa, nettissimo il suo distacco dal

    Romanticismo italiano, dal classicismo ricava una volont di esperienza forte ignota ai romantici

    italiani, giunge a una poesia assolutamente originale, estranea sia agli schemi classicistici sia a

    quelli romantici, egli vede sulla poesia uno strumento di conoscenza di s e dell'io del poeta nel

    suo

    essere presente, la poesia espressione della persona. La lirica appare quello pi spontaneo e

    originario pu realizzare la tendenza autentica della poesia, dando voce alle sensazioni pi

    indefinite e inafferrabili, non fissate in disegni corposi e in limiti precisi; il suo ambito quello del

  • vago, dell'indeterminato, dell'infinito, della memoria e del ricordo. La forma artistica pi vicina alla

    poesia la musica.

    LO ZIBALDONE

    Nel 1817 Leopardi inizi a raccogliere gli appunti destinati a costituire lo Zibaldone dei

    pensieri a cui continu a lavorare sino al 1832. Nello Zibaldone la riflessione di Leopardi si

    svolge nel modo pi libero, si interroga sempre pi a fondo sul senso dell'esperienza letteraria,

    sul

    rapporto dell'uomo con la natura e sul significato dell'esistenza individuale e sociale. Si rivela

    l'orizzonte della filosofia di Leopardi, ed emergono i temi del suo pensiero. In vari pensieri dello

    Zibaldone, si ha una rivalutazione del senso della vita e dell'amicizia tra gli uomini. Leopardi non

    intende recuperare il valore delle illusioni, ma esprimere un nuovo bisogno di seguire il flusso

    delle emozioni e delle sensazioni. La nuova riflessione sulla poesia e la nuova poesia si

    inseriscono

    totalmente nel pessimismo materialistico e scendono in fondo alla contraddizione tra la

    condizione

    naturale e i caratteri che al suo interno assume la materia pensante dell'uomo. Questa filosofia

    non

    qualcosa di sistematico e di rigidamente tecnicizzato, inoltre si lega ad alcuni svolgimenti del

    pensiero illuministico: preferisce svolgersi attraverso interrogazioni e approfondimenti continui,

    con

  • un metodo aperto, suggestivo e modernissimo. Quella di Leopardi una filosofia che sa

    impostare

    prospettive essenziali sulla condizione umana, rifiuta i tradizionali schemi istituzionali della

    filosofia.

    Sia la filosofia che la poesia sono modi convergenti per capire il senso della situazione dell'uomo

    nel mondo. Leopardi anticipa le forme pi critiche e negative del pensiero contemporaneo.

    - [Pagina 92]

    TEORIA DEL PIACERE

    Il pensiero di Leopardi non era omogeneo, ma si svolge con alcuni mutamenti, con la

    precisazione

    di un orientamento pessimistico.

    Intorno al 1817 Leopardi elabora il suo cosiddetto pessimismo cosmico, che vede nella natura

    una fonte di vitalit, produttrice di generose illusioni, a cui oppone l'arido vero, fondamento

    delle moderne societ civilizzate .

    Intorno al '19 questa prospettiva si arricchisce e si complica attraverso l'adesione alla filosofia

    sensistica e l'abbandono del cattolicesimo. Si registra un continuo, inquieto spostamento del

    giudizio sulla natura e sul rapporto tra il vero e le illusioni: Leopardi si accosta a una

    tendenza

    essenziale del pensiero illuministico, il meccanismo materialistico .

  • Intorno al '23 elabora il suo pessimismo cosmico .la natura appare come una forza cieca

    matrigna e ostile all'uomo; alla vanit delle illusion i si oppone la necessit di approfondire

    la conoscenza del vero, della infelicit costitutiva della condizione umana.

    Dopo la conversione filosofica, si inserisce in una visione sensistica, che mette in primo

    piano

    il problema della felicit: l'azione delle illusioni sull'uomo deriva da una catena di condizioni date

    dai sensi e si spiega attraverso quella che Leopardi definisce la sua teoria del piacere. Secondo

    questa teoria, ogni comportamento umano guidato da un'aspirazione al piacere che non riesce

    mai

    a realizzarsi totalmente ma si risolve in un continuo desiderio o aspettazione; il raggiungimento di

    determinati oggetti di desiderio non soddisfa mai veramente, poich il desiderio sempre

    infinito, e ci spiega l'inclinazione dell'uomo per l'immaginazione come possibilit di

    concepire

    le cose che non sono .

    Questa teoria gi ben definita nello Zibaldone, spiega la disposizione dell'uomo a trovare un

    senso

    alla propria vita attraverso le illusioni e la stessa esperienza poetica; Leopardi la approfondisce

    interrogandosi anche sui rapporti tra il piacere e il suo contrario, il dolore, e constatando

    l'inesistenza del piacere presente visibile solo come provvisoria sospensione del dolore.

    CONCETTO DI AMOR PROPRIO

  • La teoria del piacere si apre a una prospettiva storica, seguendo i mutamenti che il rapporto con

    le

    illusioni ha subito dal mondo degli antichi a quello della civilizzazione moderna. Nella costruzione

    di questa prospetti va storica essenziale il concetto di amor proprio con cui Leopardi definisce

    l'attaccamento naturale di ciascun individuo a se stesso, che per lui fonte di e origine di tutti gli

    affetti e di ogni desiderio di felicit: nelle societ pi vicine alla natura l'amor proprio radice di

    grandi affetti, che danno un senso alla vita sociale.

    Nel mondo civilizzato esso si trasforma in egoismo , chiuso e feroce culto del proprio interesse

    personale, derivato proprio dalla caduta delle illusioni. I desideri hanno perduto la loro spinta

    - [Pagina 93]

    naturale e sono come segnati dallo sguardo sociale . Attraverso l'assuefazione, questa

    condizione

    non naturale ha creato nell'uomo una seconda natura , che si sovrapposta a quella originaria,

    della

    quale si perdono cos i caratteri spontanei, collocabili sempre pi lontano, nelle immagini del mito

    e

    della poesia.

    VITA ED ESISTENZA

    Sulla base della sua personale esperienza di dolore e di infelicit, Giacomo avverte l'impossibilit

    di

  • conciliare natura e civilt e giunge a considerare come soli elementi naturali della vita umana

    quelli fisici e biologici. Leopardi individua una contraddizione tra vita ed esistenza : la natura non

    d la vita, ma solo l'esistenza che tende verso il nulla .

    Il vivere dominato dalla noia , la sofferenza una minaccia che in ogni momento incombe sui

    singoli individui; nei suoi inesorabili cicli di costruzione e di distruzione , la natura tende solo a

    conservare se stessa, assolutamente indifferente ai patimenti e ai desideri degli uomini .

    UOMO MATERIA PENSANTE

    Immerso totalmente nella materialit, l'uomo materia pensante che ostinatamente

    contraddice

    al movimento di cui parte, opponendosi con richiami di vitalit e con un bisogno inappagato di

    affetto, all'uomo pu toccare solo l'impegno a scavare nel vuoto dell'esistenza, a svelare la

    negativit. Ci comporta anche una critica e un rifiuto delle false illusioni: una polemica sdegnosa

    contro la cultura ottimistica e contro i modelli della vita sociale contemporanea.

    GLI IDILLI

    Gli Idilli , sono componimenti in endecasillabi sciolti che seguono lo svolgersi di sentimenti,

    ricordi, sentimenti all'interno dell'io. Il termine idillio si rif sia alla letteratura antica, sia a varie

    esperienze della letteratura europea; ma per Leopardi esso indica una forma poetica molto

    sfumata,

    capace di dar voce a sensazioni indefinite; negli idilli il poeta pu rivolgere lo sguardo alle forme

    della natura esterna e seguire i percorsi mentali e sentimentali che si svolgono nel suo io.

  • L'INFINITO

    L'infinito ci trasporta verso uno dei momenti pi alti della poesia leopardiana, nella misura di

    15 versi, il ritmo dell'endecasillabo sciolto spezzato da una serie di giochi interni, che d

    combinazioni ritmiche diverse. Con questo movimento metrico, si segue l'immergersi dell ' io

    nella sensazione de l'infinito, creata dal rapporto con un luogo preciso e definito e con una

    attenta misura del tempo e dello spazio.

    Il paesaggio naturale una sorta di limite esterno, da cui nella mente del poeta prende avvio

    l'immaginazione di spazi e profondit temporali. Con un linguaggio fermo e definito si registra cos

    un'ascesi fisico-temporale, con cui la mente tenta di uscire da s, scavandosi una strada nello

    spazio

    e nel tempo.

    - [Pagina 94]

    ALLA LUNA E LA SERA DEL D DI FESTA

    1. Alla luna = Pi carica di risonanze sentimentali l'idillio Alla luna , dove il

    colloquio con la graziosa luna, si proietta nel ricordo che sembra lenire e sospendere il

    dolore.

    2. La sera del d di festa = Su un notturno lunare si apre anche l'idillio La sera del

    d di festa, intreccia elementi diversi, sullo sfondo autobiografico di un impossibile

  • colloquio del poeta con una donna che riposa lontana, ignara di lui e del suo amore; lo

    splendore del paesaggio si confronta con tutte le occasioni di sofferenza che gravano sul

    cuore del poeta e sull'intera umanit.

    LE CANZONI

    Leopardi non rinuncia all'orizzonte letterario pi esplicitamente classicistico tentato nelle due

    canzoni civili del '18: continua a svolgerne gli schemi, con altre otto canzoni; che insieme alle

    prime due costituiranno la sua prima vera raccolta poetica, le Canzoni . L'elaborazione delle

    canzoni sorretta dall'ostinata indagine che il poeta viene svolgendo sul senso e sulla

    giustificazione delle illusioni nella vita naturale, storica, intellettuale: il progressivo svelamento

    della loro vanit che porter a una definitiva scoperta de l'arido vero e dell'ostilit della

    natura.

    Il linguaggio lirico d voce soprattutto a personaggi dell'antichit, atteggiati come esempi estremi

    di

    virt.

    L'ULTIMO CANTO DI SAFFO

    Al '22 risale l' Ultimo canto di Saffo , in cui Leopardi tocca il tema del suicidio, trasferito

    fuori dall'ambito storico e collegato al motivo dell'infelicit personale. Il canto tutto affidato alla

    voce di Saffo , che secondo una leggenda, si uccise disperata per la proprio bruttezza fisica e per

    l'infelice amore per Faone: sulla figura greca si sovrappone cos un motivo autobiografico

    duramente sofferto da Leopardi. La voce femminile di Saffo rende pi delicato lo svolgimento di

  • questo motivo, attraverso un confronto con lo splendore della natura e l'infelice condizione della

    donna, esclusa da quella bellezza; e da questo confronto sorgono vibranti interrogazioni sul

    senso

    dell'esistere. Il suicidio di Saffo un'ultima affermazione del suo valore personale, ultima

    invocazione di una bellezza e di una felicit negate per sempre a lei come a Giacomo: la natura

    si

    rivela ormai come matrigna.

    ALLA SUA DONNA

    Dopo l'esperienza del viaggio a Roma, Leopardi compose l'ultima canzone Alla sua donna . Il

    poeta si rif pi direttamente al modello della canzone d'amore petrarchesca, riducendolo a una

    misura di essenziale e limpida leggerezza, solcata anche dall'ironia: il canto d'amore si rivolge alla

    - [Pagina 95]

    donna che non si trova, a un'immagine assoluta con cui cerca una comunicazione

    impossibile,

    ma che sola potrebbe dare un senso all'esistenza. L'invocazione a questa donna ideale si tiene

    a un

    livello nobile e sublime: nonostante la somiglianza alle idee platoniche, siamo molto lontani dai

    tradizionali usi dell'amore in chiave mistica e idealizzante. L'inno infatti vuole manifestare una

    passione amorosa reale. Amare la donna che non c' un estremo segno di vitalit, un modo

    per

  • affermare una passione che vuol essere tanto pi reale, quanto pi la donna non si incarna nella

    realt quotidiana e resta un illusorio fantasma della mente.

    FUORI DA RECANATI

    La partenza da Recanati mette Leopardi a diretto contatto con il mondo editoriale milanese. Egli

    elabora progetti, iniziative, lavori rivolti a lettori non specializzati, con l'intento di avvicinarli a testi

    complessi e difficili: proprio a questi destinatari si rivolge il commento alle Rime del Petrarca.

    LE CRESTOMAZIE

    L'obbiettivo di alta divulgazione si accompagna a un nuovo confronto di Leopardi con la

    tradizione

    letteraria italiana, i cui risultati si concretano nelle due grandi antologie:

    1. la Crestomazia italiana = Con la scelta di luoghi noti o per sentimento o per

    locuzione raccolti dagli scritti italiani in prosa di autori d'ogni secolo,

    2. Crestomazia poetica italiana = Con la scelta di luoghi in verso italiano noti o per

    sentimento o per locuzione, raccolti e distribuiti secondo i tempi degli autori.

    Intanto tra il '25 e il '27, Leopardi d una sistemazione pi radicale al suo pessimismo, accettando

    le conseguenze della scelta del vero e cerca di allontanare ogni rimpianto delle perdute illusioni.

    Leopardi fa sua una morale dell'astensione, per la quale trova un modello essenziale nel

    Manuale

    del filosofo Epitteto.

  • Leopardi tende a collocarsi in una posizione di solitario ed estraneo testimone del presente,

    eremita

    osservatore, che si limita a guardare alle diverse forme della civilt e agli sviluppi della cultura

    umana, senza parteciparvi.

    LA DOPPIA VISTA

    La poesia deve esprimere il volgersi di questo sentimento verso la rimembranza. Gli oggetti

    interessano la poesia per i ricordi che riescono a evocare, il pi profondo carattere della poesia

    sta

    nel vago, legato alla cosiddetta doppia vista, che fa vedere continuamente il mondo come

    doppi. La

    sensibilit poetica attribuisce alle cose un valore pi forte di quello che esse hanno realmente. La

    capacit di provare emozioni, non consente di recuperare l'autentico contatto con la natura.

    Questa

    nuova poesia si pone in un legame strettissimo con la filosofia, con la scoperta del vero e della

    negativit della natura

    A SILVIA

    - [Pagina 96]

    La celeberrima canzone A Silvia , abbandona ogni schema troppo tragico, trovando una

    nuova

    eccezionale misura lirica, la riflessione sul rapporto tra l'uomo e la natura si poggia sulla forma

  • della canzone libera . Il componimento si configura come colloquio con una fanciulla

    appartenente

    a una famiglia di dipendenti di casa Leopardi. Questo colloquio con la figura femminile si pone

    immediatamente come ricordo di una vita giovanile troncata. Tutto il canto percorso da segni

    che

    sono allo stesso tempo di comunicazione e di distanza tra il poeta e Silvia. Il mondo di Silvia, la

    giovinezza di lei e quella del poeta, la speranza di quest'ultimo, si affacciano come cose perdute

    per

    sempre e ci suscita la protesta contro la natura e contro la sua azione distruttrice.

    LE OPERETTE MORALI

    Abbandonata per sempre Recanati, e venuto a contatto col mondo fiorentino entra in contatto

    con

    nuovi ambienti umani e culturali, qui Leopardi avvert pi acutamente il contrasto tra la propria

    posizione e le tendenze allora dominanti. Il suo pessimismo si impone come modello di vita e di

    comportamento, che si manifesta nelle ultime due Operette morali :

    1. Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere = Breve e

    semplicissima, priva di ogni residuo letterario, viene come colto a volo un dialogo di strada

    in cui si confrontano lo svagato ottimismo di un venditore di almanacchi;

    2. Dialogo di Tristano e di un amico = una difesa del libro Operette morali, una

    risposta a quanti svalutavano il pessimismo di Leopardi, attribuendone l'origine alle sue

  • cattive condizioni fisiche. Attraverso il personaggio, Giacomo rivendica il proprio impegno

    nella verit e il proprio rifiuto della cultura contemporanea e denunciando l'ostinata tendenza

    degli uomini a ingannarsi, a credere non al vero, ma a ci che appare loro pi conveniente:

    mentre tutte le visioni positive della vita si basano sull'autoinganno, Tristano preferisce

    ridere e guardare in faccia la realt. L'operetta si chiude con l'affermazione della scelta

    impassibile della morte.

    L'AMORE E LA NUOVA POESIA

    Tra le esperienze su cui si fonda la nuova coscienza di s che Leopardi mostra negli anni

    fiorentini

    c' quella dell'amore, vissuto come vicenda interiore assoluta. Per l'infelicissima condizione

    umana

    del poeta, non si tratta di un rapporto amoroso reale e totale, ma piuttosto di una volont di sentire

    in se stesso l'emozione e l'affetto determinati da incontri con donne reali. Leopardi sente un

    bisogno

    di pi diretti rapporti con figure femminili. Alla frequentazione di Fanny Targioni Tozzetti

    legata una serie di nuovi componimenti poetici, che precorrono le diverse fasi di un'esperienza

    amorosa e si sogliono indicare come liriche del Ciclo di Aspasia .

    Leopardi si allontana dai richiami della memoria, alla ricerca del vago e dell'indefinito, tende a una

    parola che aderisca totalmente al suo io presente.

  • - [Pagina 97]

    IL PENSIERO DOMINANTE

    La pi compiuta manifestazione di questa nuova poetica la canzone Il pensiero dominante ,

    grande invocazione del pensiero che pare venire dall'esterno e abitare l'io, con una continua

    sfasatura nella disposizione degli endecasillabi e dei settenari e una inquieta frantumazione della

    sintassi. Per gran parte del canto il pensiero d'amore si dice quasi per via di negazione, nel

    dispregio della volgarit e banalit del mondo contemporaneo, si esprime una sorta di mistica

    tutta

    negativa e materialistica. Ma poi quel pensiero afferma sempre pi la sua fisicit, la cui voce alla

    fine si rivolge direttamente alla donna, vedendo nella sua angelica sembianza, il pensiero

    amoroso,

    insomma qualcosa che incessantemente si ripete e si prolunga nel presente.

    CONSALVO

    Il Consalvo lontano dal Pensiero dominante, in endecasillabi sciolti, ricco di elementi

    patetici e sentimentali che lo avvicinano ai modelli romantici.

    AMORE E MORTE

    Nella canzone Amore e morte si intrecciano momenti di tensione energica e momenti di

    delicata tenerezza: le due entit sono presentate come figure mitiche, potenze destinate a

    sollevare

  • l'uomo dalla sua infelicit. A differenza degli atteggiamenti romantici, che nel legame amore-

    morte

    vedevano un fondo misterioso di distruttiva e rovinosa irrazionalit, qui esso si traduce in un

    segno

    di lucidit, in una spinta a rifiutare gli inganni: la passione amorosa induce a ribellarsi contro i limiti

    della condizione umana, e la morte le si offre come l'unico reale superamento di questi limiti. La

    voce del poeta trova un supremo segno di comunicazione amorosa nel colloquio con la morte

    stessa.

    A SE STESSO

    Il movimento della passione verso una donna concreta viene bruscamente e violentemente

    negato

    nella brevissima stanza A se stesso , che registra la caduta dell'ultima illusione del poeta e

    afferma l'aspirazione a una totale e definitiva aridit di sensazioni, che esprime con scatti di

    energia,

    e un invito a disprezzare l'esistenza e la forza malefica che la regge.

    INNO AD ARIMANE

    Questa forza malefica, Leopardi intendeva dedicare un inno, rifacendosi al giovanile progetto di

    inni cristiani: ne ha lasciato solo un abbozzo, Ad Arimane .

    ASPASIA

    Il tema dell'amore ritorna in Aspasia , componimento in endecasillabi sciolti divisi in quattro

    lasse, un ultimo congedo dalla donna, designata col nome di una celebre cortigiana. Il canto

  • costruito su un confronto tra l'immagine della donna che torna ad abitare la mente del poeta, e la

    - [Pagina 98]

    delusione generata dalla discordanza tra quell'immagine e la donna reale. Il poeta sente

    riemergere

    tutta la forza della superba vision di lei. Gli errori che questa apparizione ha suscitato agiscono

    ancora sul poeta, la cui persona ormai aspira a un'indifferente e immobile passivit.

    L'UOMO E LA SOCIET

    Fin dalla giovinezza Leopardi si pose pi volte il problema dei comportamenti e delle relazioni

    collettive; e si visto come questo interesse sia alla base della sua riflessione filosofica, che punta

    sui concetti di seconda natura e di egoismo. Tutta la sua indagine sul vero, la critica alle illusioni,

    rivolta ai fondamenti stessi della vita sociale. Nella filosofia di Leopardi sempre presente una

    lucida e coraggiosa tensione di moralista, volta a mettere in luce le molteplici incarnazioni

    dell'egoismo e dell'ipocrisia, della doppiezza, cio quello che egli definisce machiavellismo

    sociale,

    al quale dedica molti luoghi dello Zibaldone, e molti passi delle Operette morali.

    I PENSIERI

    un'analisi globale delle dinamiche sociali, atteggiamenti, situazioni e occasioni nel vivere in

    societ. una raccolta di 111 aforismi, utilizza spunti diversi e spesso anche rielaborando

    appunti

  • dello Zibaldone. Con un acume e una sottigliezza analitica che fanno pensare a Guicciardini e a

    Montaigne, si descrivono qui le ambiguit della vita di relazione e della psicologia degli individui.

    Leopardi smaschera le false immagini con cui gli uomini si impongono nei rapporti con gli altri . La

    comunicazione tra gli uomini si fonda sul falso, sull'artificio, su deformazioni interessate

    all'incongruenza tra parole e comportamenti .

    LEOPARDI SATIRICO

    Per questa denuncia dell'impostura dilagante nella vita sociale Leopardi sa servirsi anche del riso

    che, gli appare come eccezionale potenza vitale, capace di opporsi in modo fisico alle menzogne

    .

    Gi si visto come il riso abbia una funzione essenziale nelle Operette morali e come ad esso si

    appoggi lo sguardo polemico di Tristano verso l'umanit contemporanea.

    LA PALINODIA AL MARCHESE GINO CAPPONI

    Nell'ultima fase della sua esistenza, spinto da un interesse sempre pi forte per la vita sociale e

    per

    il peso deformante esercitato su di essa dalle ideologie. Leopardi si serve sempre pi

    frequentemente del riso come arma satirica, come strumento aggressivo e critico. Al modello

    dell 'ironia pariniana si collega in parte la Palinodia al marchese Gino Capponi , in

    endecasillabi sciolti, inserita nella seconda edizione dei Canti: l'autorevole intellettuale fiorentino

    che ne destinatario impersonifica quell'ideologia moderata e progressista, e ad essa Leopardi

    finge

  • ironicamente di aderire, ritrattando col suo pessimismo. Ma in realt maschera impietosamente

    le

    illusioni del progresso borghese, che si risolve in un accumulo di beni materiali, cieco di fronte alle

    condizioni di infelicit degli uomini concreti.

    - [Pagina 99]

    PARALIPOMENI DELLA BATRACOMIOMACHIA

    La maggior prova della scrittura satirica di Leopardi costituita dal poema eroicomico

    Paralipomeni della Batracomiomachia , in otto canti in ottave, esso suscit l'interesse di

    Gioberti, che lo defin libro terribile. In seguito l'opera stata a lungo trascurata, essa

    rappresenta invece un risultato importante e originalissimo tra le opere leopardiane.

    Alle sue spalle c' una lunga tradizione italiana di poesia eroicomica che risale fino al pi antico

    modello della Batracomiomachia pseudo-omerica, di cui Leopardi aveva compiuto ben 3

    traduzioni :

    il titolo Paralipomeni indica che si tratta di cose tralasciate , che integrano la

    Batracomiomachia.

    La vicenda narrata continua quella del poema pseudo-omerico, offendendo una vasta serie di

    riferimenti alla storia contemporanea. Nella guerra tra i topi e le rane, intervengono in appoggio

    alle rane i granchi , che sconfiggono i topi e uccidono il loro capo. I topi inviano in ambasceria al

  • campo nemico il conte liberale Leccafondi, a cui vengono dettate durissime condizioni dal

    generale

    avversario, ma gli sconfitti si riorganizzano, istituendo un regime liberale ed eleggendo un re

    costituzionale. I granchi non accettano questa situazione e sconfiggono di nuovo i topi; mentre il

    re

    si accorda subito con i granchi e abroga la costituzione ed il capo dell'opposizione viene costretto

    all'esilio.

    Nel viaggio viene travolto da una tempesta e ripara presso un uomo, saggio e solitario, che lo

    conduce a visitare l'oltretomba degli animali, rappresentato con una ripresa comico-parodica di

    schemi danteschi e con un'evidente intenzione satirica nei confronti delle credenze

    sull'immortalit

    dell'anima; di fronte alle richieste d'aiuto di Leccafondi, i morti si scatenano in un riso incontenibile.

    Su questo percorso narrativo, che rimane d'altra parte sospeso, senza una vera conclusione, si

    innestano varie digressioni e divagazioni; in cui pi esplicite sono la polemica ideologica e la

    rappresentazioni delle illusioni e delle ambiguit di tante iniziative politiche contemporanee. Le

    figure dei granchi (immagine degli Austriaci e delle forze reazionarie) sono tracciate con cupi

    caratteri negativi, ma le posizioni dei topi (immagine dei liberali italiani), con loro vaga aspirazione

    alla libert. Sotto lo schermo delle vicende degli animali, si manifesta il punto di vista negativo

    dell'autore. Egli esprime tutta la sua insofferenza per la condizione dell'Italia della Restaurazione e

    svolge con anticipo una critica lucida agli equilibri ideologici entro i quali si svolger il processo di

  • indipendenza e di unificazione .

    LA GINESTRA e IL TRAMONTO DELLA LUNA

    Nell'ampia canzone La ginestra o Il fiore del deserto , la polemica di Leopardi contro le

    ideologie spiritualistiche e progressiste trova uno scatto vigoroso, specchiandosi nelle immagini

    suscitate dal paesaggio del Vesuvio, nell'inesorabile violenza della natura.

    Questo canto stato sempre oggetto di interpretazioni contrastanti, ma impossibile non

    avvertire il

    - [Pagina 100]

    suo fascino, la sua forza di messaggio definitivo da conseguire ai posteri. In 317 versi disposti in

    sette stanze il canto svolge un'orchestrazione complessa, che conosce accensioni improvvise e

    abbassamenti di tono. La meditazione leopardiana sicuro di se stessa e nello stesso tempo

    piena di

    pudore, si appoggia su una retorica nuda, generosa ma cosciente dei limiti di ogni discorso

    umano.

    La ginestra fiore odoroso che anima il paesaggio vesuviano, segno di una tenera resistenza

    della

    vita di fronte alla distruttiva natura, di una umanit indifesa e cosciente della propria infelice

    condizione, la stessa poesia trasmette un dolce profumo, una comunicazione affettuosa

    nell'arido

  • deserto dell'esistenza. La visione del paesaggio devastato, e la presunzione degli uomini che

    hanno

    pensato che un Dio sia sceso per loro sulla terra. Alla mistificazione delle ideologie ottocentesche,

    si oppone la luce del pensiero del secolo precedente. Il motivo della luce, che si oppone alle

    tenebre in cui gli uomini preferiscono restare immersi, domina tutto il canto, e diviene

    aspirazione a una lotta collettiva contro la natura matrigna; lotta che solo un'umanit liberata da

    miti

    e illusioni protesa contro il comun fato potrebbe condurre. Leopardi guarda a una nuova civilt

    fatta di uomini tra loro confederati, a una nuova solidariet umana fondata sulla conoscenza del

    vero e democraticamente sollecita dei deboli e degli indifesi che sono l'immagine pi autentica

    della

    vera condizione naturale.

    La ginestra anche il simbolo di ricatti e complicit sentimentali, assume un carattere eroico, si

    tratta di un fiore classico, segno di resistenza della ragione e della bellezza.

    Ancora un messaggio conclusivo troviamo nell'ultima canzone scritta da Leopardi Il tramonto

    della luna, la cui strofa conclusiva, di mano del Ranieri, sarebbe stata dettata secondo una

    tradizione alquanto dubbia. Qui un paesaggio notturna suscita echi e riprese della poesia idillica,

    dando a tutto il canto la forma di un ritorno disperato alla fascinazione della giovinezza perduta.

    Quest'ultimo notturno si caratterizza per lo sparire della luna, per l'immergersi di tutte le cose nel

    buio: al tramonto dell'astro, corrisponde nell'uomo quello della giovinezza, ma a differenza della

  • luna che risorge sempre nel suo movimento, la giovinezza abbandona gli individui, precipitandoli

    irrimediabilmente verso la vecchiaia, al cui termine c' solo la sepoltura.

    POETA E INTELLETTUALE

    nella vita e nell'opera di Leopardi si riconosce una delle pi cruciali esperienze di tutta la nostra

    letteratura, e si sono attribuiti i significati pi diversi, sono sorte discussioni appassionate, tra

    adesioni senza riserve e decisi rifiuti.

    Non si pu in nessun modo ignorare che la letteratura per Leopardi la via per capire fino in

    fondo

    l'esperienza: in lui la letteratura scopre questa forza conoscitiva proprio a partire dalla chiusura e

    dalla solitudine della sua adolescenza e della sua giovinezza, dai limiti ambientali, familiari, sociali,

    dagli ostacoli posti sulla sua vita dalle malattie, dalla sofferenze, dall'infelice condizione personale.

    - [Pagina 101]

    Al di l questo, la letteratura gli ha dato una capacit di vedere che unica nell'Italia de l'800 e

    lo mette all'altezza della cultura europea pi radicalmente critica verso lo sviluppo borghese e le

    nuove forme della civilt. Per molti aspetti egli anticipa gli indirizzi negativ i di autori come

    Baudelaire , Nietzsche; ma nello stesso tempo rifugge da ogni esaltazione degli impulsi oscuri e

    del

    mistero e si impegna a denunciare l'irrazionalit della societ e della natura, a svelare il nulla che

  • fondamento dell'essere. La sua poesia si pone come voce dell'io presente.

    L'esperienza della malattia e del proprio corpo infelice ha determinato in modo essenziale

    l'attenzione di Leopardi agli aspetti fisici dell'esistenza, acuendo il suo sguardo critico, rendendolo

    sdegnoso verso la normalit, il fiducioso progressismo degli uomini sani. A ci si aggiunse certo

    anche un residuo di atteggiamento aristocratico, di disprezzo verso l'operosit del mondo

    borghese e di nostalgia per la grande poesia del passato.

    Alcuni critici hanno tentato di negare la forza critica del pessimismo leopardiano, ma questi critici

    non intendono affatto come nel caso di Leopardi che la stessa nozione classica di letteratura, la

    malattia, l'origine nobile, diventino strumenti di conoscenza e di giudizio e facciamo rivolgere il

    rifiuto del presente non verso il passato, ma verso il futuro,