Riassunto
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CARLO GOLDONI
Carlo Goldoni, nasce a Venezia nel 1707 e muore nel 1793.
L'irrequietezza paterna fu risentita dallo stesso Carlo, che in tutta la sua esistenza oscill tra una
aspirazione alla stabilit. A Rimini studi filosofia presso i domenicani ma da l fugg; e fu ammesso al
collegio di Pavia, studiando giurisprudenza, ma per uno scritto satirico contro le donne della citt fu
espulso e diede inizio a un periodo avventuroso della sua vita, lavorando a Chioggia divent coadiutore
alla Cancellerie di Feltre dove scrisse, per una compagnia di commedianti, gli intermezzi Il buon padre
e La cantatrice . La passione per il teatro caratterizz la sua esistenza, e ci lavor durante la guerra di
successione austriaca. Incontr nel 1734 a Verona il capocomico Giuseppe Imer e con lui torn a
Venezia dopo aver ottenuto l'incarico di scrivere testi per il teatro San Samuele. In questa fase compose
tragicommedie in versi tra cui il Belisario , il Don Giovanni Tenorio o sia il dissoluto . Nel 1738 diede al
teatro San Samuele la sua prima vera commedia il Momolo cortesan e continu col Momolo sulla
Brenta e con Il mercante fallito . Continu a lavorare nel teatro durante la guerra di successione
austriaca curando gli spettacoli di Rimini, ma dopo aver scritto delle commedie fu convinto dal
capocomico Girolamo Medebac a sottoscrivere un contratto come scrittore stabile.
Alla stagione 1748-'49 appartengono L'uomo prudente , La vedova scaltra , La putta onorata.
Dopo l'insuccesso di L'erede fortunata , Goldoni lancia una sfida al pubblico e a se stesso,
promettendo per la stagione successiva, ben 16 commedie nuove, con uno straordinario superlavoro,
egli realizza in pieno questa promessa: tra le 16 commedie si ricordano
Il teatro comico , La bottega del caff , Il bugiardo , La Pamela , Il
giocatore, La dama prudente , L'avventuriero onorato , I pettegolezzi delle
donne, Il Molere , L'amante militare , Il feudatario , La serva amorosa ,
La locandiera e Le donne curiose .
Ma un'insoddisfazione lo portano a rompere con il Medebac e ad assumere un impegno con il
teatro San Luca. La necessit di adattare i propri testi a un edificio teatrale e a un palcoscenico pi grandi
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lo spingono a esperimenti complicati e spesso artificiosi, ed ebbe un grande successo la cosiddetta
Trilogia persiana . L'autore passa di continuo dalla lingua al dialetto e viceversa, il dialetto veneziano non
per lui uno strumento di gioco, ma un linguaggio concreto e autonomo, distinto in livelli diversi che
corrispondono agli strati sociali dei personaggi che ne fanno uso, ha un interesse anche per il francese.
Un'analisi del ruolo del genere comico nella vita sociale porta Goldoni a rivendicare l'onore e la dignit dei
comici e a criticare dall'interno gli schemi della commedia dell'arte. Il rapporto tra mondo e teatro si lega a
un'ansia di ricerca e di confronto, in questa fase mondo e teatro sembrano spesso procedere ciascuno
per proprio conto. La fase della stagione del San Luca, il suo vigore creativo si regge piuttosto su
un'analisi della disarmonia e della contraddittoriet tra i due termini, e un sotterraneo malessere
individuale e sociale, da cui scaturisce una eccezionale vena di comicit. Un'ultima fase si sviluppa, i
nuovi tentativi teatrali non possono ormai pi contare su quel continuo riscontro col mondo veneziano.
Il suo teatro popolato da figurine minori che non s'identificano in maschere ma come
marionette. La sua ideologia stata definita dall'illuminismo popolare, d ampio spazio al conflitto tra
nobilt e borghesia, egli ritiene che l'individuo possa affermarsi, indipendentemente dalla classe a cui
appartiene c' un continuo interrogarsi su se stesso e sul mondo. La socievolezza delle scene
goldoniane non nulla di tranquillo e cordiale.
IL LIBRO DEL MONDO
Gli avvenimenti che nel libro del Mondo si leggono possono essere di segno negativo o positivo:
l'attenzione di Goldoni si rivolge sia ai vizi, si a qualit e virt delle quali esso vuol mostrare il
valore. Il teatro attinge dal mondo in viene messa in gioco addirittura la persona reale dell'autore.
Il
teatro di Goldoni assume la qualit di un modernissimo realismo.
Nella convivenza di tante classi sociali sulle scende goldoniane, sono i borghesi ad assumere il
ruolo centrale: nelle prime opere essi mostrano una fisionomia tutta positiva, i nobili appaiono
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invece privi di solidi valori. I servi mantengono ancora la schematicit di quelli della commedia
dell'arte, tra le commedie esemplari di questa visione dei borghesi, dei nobili, dei servi, si pu
ricordare La famiglia dell'antiquario . L'amore una componente essenziale del mondo,
l'autore pare liberarsi dalla fisicit degli intrecci della commedia dell'arte, rinchiudersi in un altrettanto
schematica sottomissione dei sentimenti a una dimensione economica e moralistica.
LA FASCINAZIONE E IL MALESSERE DEL TEATRO
Goldoni ha un senso fortissimo della valenza del teatro, il mondo si sottopone a una visione
critica
che turba l'equilibrio dei valori su cui si basa la vita delle classi sociali rappresentate; questa
visione critica si manifesta nei modi pi diversi. La socievolezza delle scene goldoniane non ha nullo di
tranquillo e cordiale, si ha quasi la sensazione di un'insanabile irrequietezza. Il lieto fine tradizionale, si
limita a sospendere i conflitti pi appariscenti, insieme al comico affiora una fascinazione erotica.
I CAPOLAVORI GOLDONIANI
1. La bottega del caff = Tra le 16 commedie emerge La bottega del caff , opera
significativa per la perfetta organizzazione dello spazio scenico, essa delinea il ritratto
affettuoso di una piazzetta veneziana, animata dalla presenza di una bottega di caff e di altri
locali che permettono ai personaggi un vivace gioco di entrare e di uscite. Questo
movimento assume un significato opposto per i due personaggi principali, il caffettiere
Ridolfo, cerca di portare le vicende a una esito positivo e onesto, e il nobile don Marzio,
pettegolo e malevolo. La vicenda si conclude con la vittoria del bene.
2. La locandiera = Alla conclusione del periodo di lavoro per il teatro Sant'Angelo risale
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La locandiera , in cui la protagonista, attira col suo fascino nella locanda una serie di
nobili corteggiatori, che per mantiene a distanza. Si impegna a far innamorare di s il
cavaliere di Ripafratta, nemico delle donne e dell'amore, ella respinge il pretendente e sposa
li scialbo servitore. Mirandolina subisce il fascino della finzione teatrale, sulla scena
balenano impossibili e pericolose promesse di felicit.
3. Il campiello = una commedia corale che narra i diversi momenti della vita quotidiana
del popolo in una piccola piazza veneziana, animato dalla presenza di personaggi femminili,
la struttura metrica, endecasillabi e settenari, d al dialetto una freschezza e una levit
assolute; rappresenta un cavaliere forestiero che provoca un piacevole condiscendenza le
situazioni che portano alla festosa soluzione con i tre matrimoni finali.
4. Gl'innamorati = Ne Gl'innamorati si rappresenta, in un ambiente di cittadini, che
modella gran parte dei propri comportamenti su quelli della nobilt, una serie di scontri e di
aspri dissidi originati dalla gelosia turba i rapporti tra Eugenia e Fulgenzio, sotto lo sguardo
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dei servi. Nei dialoghi tra i due giovani si hanno scatti di singolare violenza, mentre i
personaggi sembrano agitati da una forza che li spinge a gridare e a uscire dalla scorza di
buon senso.
5. Trilogia della villeggiatura = Nella Trilogia della villeggiatura , scorrono
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tensioni meno esplosive, sono irrise la moda della villeggiatura e la gara di apparenza
sociale a cui essa d luogo.
6. I rusteghi = I rusteghi si ha un originale conflitto corale tra un gruppo di quattro
vecchi rustici e un gruppo di donne e di giovani, alla finale vittoria dei valori giovanili si
sovrappone, un patetico intenerimento per il mondo rappresentato dai vecchi.
7. La casa nuova = Ne La casa nuova la crisi economica che travolge il giovane
Anzoletto ha come corrispettivo la violenta contesa che oppone la sorella e la moglie, e che
si consuma in un andirivieni tra due case borghesi collocate su piani diversi, la conclusione
positiva della vicenda possibile solo grazie all'intervento del vecchio zio.
8. Sior Todero brontolon = Nel Sior Todero brontolon tutti gli elementi sociali
e ambientali sono subordinati al conflitto che oppone il tirannico protagonista e la testarda
nuora.
9. Le baruffe chiozzotte = Con Le baruffe chiozzotte , Goldoni presenta la vita
dei pescatori di Chioggia, l'esatta imitazione della natura si regge sull'uso del dialetto di
Chioggia e si anima di una intensa nostalgia.
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9 GIUSEPPE PARINI
Giuseppe Parini nasce a Bosisio nel 1729 e muore nel 1799.
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Fu ordinato sacerdote , i suoi interessi si rivolgevano soprattutto alla cultura classica e alla poesia,
nel 1752 pubblic una raccolta di 94 componimenti di vario genere Alcune poesie di Ripano
Eupilino, in cui prevalevamo da una parte i modelli arcadici e dall'altra quelli della poesia
bernesca. Fu ammesso all'Accademia dei Trasformati, alla cui attivit collabor con
componimenti
poetici tra i quali il Dialogo sopra la nobilt , il Discorso sopra la poesia . Le sue
condizioni economiche erano difficili, fu precettore del giovane figlio di Giuseppe Maria Imbonati,
per il quale scrisse l'ode L'educazione .
Nel frattempo vennero pubblicati Il Mattino e Il Mezzogiorno . Nel 1768 venne
nominato poeta del Regio teatro ducale, per cui esord adattando alla scena milanese il libretto
Alceste , continu curando i prologhi per rappresentazioni di melodrammi metastasiani e
scrivendo i testi per due feste teatrali l' Iside salvata e l' Ascanio in Alba . Dopo le
incertezze provocate dalla brusca attivit riformatrice di Giuseppe II, fu nominato sovrintendente
delle scuole di Brera, e nello stesso anno usc la raccolta delle Odi , mentre rest incompiuta la
stesura finale del Giorno .
La sua cultura si basa su una fedelt alla tradizione classica, greca e latina, il suo un
classicismo
integrale, aperto all'analisi della realt e intreccia la cura per la forma e l'equilibrio espressivo.
Parini si pone come poeta civile. L'aspetto pi interessante della sua ideologia sta nel confronto
tra
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il suo modello sociale positivo e la societ nobiliare contemporanea; alle classi pi umili resta il
compito del lavoro manuale. Propone un'educazione alla nobilt da cui nasce la poesia del
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Giorno . Con un atteggiamento molto diverso da quello degli illuministi del Caff, egli lega il
suo interesse per la realt contemporanea alla rivendicazione del valore della poesia e della
tradizione classica. Egli non fa che riproporre la poetica oraziana dell'utile dulci.
Il Discorso sopra la poesia unisce questa tradizionale poetica alle esigenze dello spirito
filosofico contemporaneo e ai principi dell'estetica sensistica.
IL GIORNO
Parini, ad essa lavor per lunghi anni lasciando incompiuta. Durante la sua vita egli pubblic
soltanto, i due poemetti Il Mattino e Il Mezzogiorno . In un primo momento pensava di
farli seguire da un terzo poemetto dal titolo La Sera , ma in seguito progett di comporre un
unico poema in endecasillabi sciolti, intitolato Il Giorno e articolato in quattro parti: Il
Mattino, Il Meriggio , Il Vespro e La Notte . A lungo Parino lavor alla revisione
dei primi due poemetti, la parte finale del Mezzogiorno conflui in quella iniziale del
Vespro .
Il Giorno articolato in quattro parti, i complicati problemi filologici posti dai manoscritti
pariniani e dall'incompiutezza del Giorno sono stati risolti dall'edizione critica di Dante Isella.
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Il Mattino del 1763 preceduto da una breve e significativa dedica in prosa Alla moda , e
la vita alla moda di un nobile giovin signore costituisce la materia e l'obiettivo di tutto Il
Giorno, il Parini evita un aggressione diretta e preferisce ricorrere all'ironia, intende indicare al
giovane aristocratico il modo migliore per organizzare la propria giornata; il precettore-poeta
mostra tutto il vuoto e l'assurdit della frivola vita nobiliare, il suo intento ironico rivelato dal tono
quasi eroico e sublime.
1. Mattino = Nel Mattino la voce del precettore descrive i pi minuti movimenti
personali del giovin signore: vengono delineate le occupazioni che seguono il risveglio del
nobile ozioso, il tempo si concentra in una monotonia ripetizione dove emergono diverse e
opposte possibilit, distinguibili in livelli diversi che s'intrecciano e lo spazio e il tempo si
dissolvono, e si chiude con una figura significativa di distruzione.
2. Il Meriggio = Il poeta tende a passare dalla posizione di precettore a quella di cantore.
Qui si ha l'ingresso sulla scena della donna, e le immagini di conflitto tra le classi sociali
sembrano sfumare nel Mezzogiorno , le figure del signore e della dama si perdono
nell'incupirsi del tramonto, che crea una eguaglianza tra ricchi e poveri.
3. Il Vespro = Rimangono solo alcuni versi, che svolgono soprattutto il tema dell'amicizia.
4. La Notte = Qui si trovano i caratteri pi inquietanti, rimasta incompiuta il suo stile si
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allontana da quella complessit sintattica e da quella precisione minuta e ricercata. Parini
interrompe il suo poema con l'identificazione di alcune figure a delle grottesche immagini di
animali, riesce a dare un tratto negativo.
LE ODI
Composte in momenti diversi le Odi furono in un primo tempo pubblicate separatamente in
manoscritti o in piccoli opuscoli a stampa. La prima ad essere stampata fu L'innesto del
vaiuolo. Solo nel 1791 usc una raccolta iniziale di 22 Odi . Esse costituiranno un punto di
riferimento essenziale per Foscolo, Manzoni e Leopardi; le strofe delle Odi si snodano in un
movimento sintattico composto e spesso difficile. L'io poetico di trasforma in voce educatrice, si
possono distinguere almeno tre fasi:
1. Una prima fase giunge fino alla soglia degli anni Settanta ed dominata da una
problematica sociale il poeta si confronta con questioni che riguardano la qualit della vita e
il benessere sociale. Si ricordino La vita rusticana , La salubrit dell'aria ,
L'impostura , L'innesto del vaiuolo , Il bisogno , La musica .
2. La dimensione educativa caratterizza la seconda fase che prende avvio nel 1777 con La
Laurea, e segue La recita de' versi ; al 1785 appartiene La caduta , che poi
diventata un vero e proprio emblema della moralit pariniana, il cattivo tempo e le gambe
malferme provocano una caduta del poeta, povero e abbandonato; ricordiamo poi La
tempesta e La magistratura .
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3. La terza fase delle Odi pariniane pu essere esplicitamente definita neoclassica da vita a
sottili e animate immagini di classica bellezza, queste immagini vengono incontro al poeta
come qualcosa di sfuggente, come manifestazioni di un mondo in cui egli ama, ma a cui non
riesce a partecipare fino in fondo. Questo atteggiamento anticipato da Le nozze e da
Il brindisi , ma trova i risultati pi alti in tre odi Il pericolo , Il dono , Per
l'inclita Nice nota col titolo Il messaggio .
Disegnando la nitida bellezza delle gentildonne, che saranno fondamentali anche per le odi
di Foscolo, la bellezza con l'impossibile desiderio del vecchio che si sente ormai prossimo
alla morte.
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10 VITTORIO ALFIERI
Vittorio Alfieri, nasce ad Asti nel 1749 e muore nel 1803.
Alla morte del padre entra all'Accademia in una condizione di militare. Gli insegnamenti ricevuti
furono tutti esteriori che chiamer di ineducazione e di non studi, le sue letture furono scarse e
marginali. Il giovane inizi una serie di viaggi come smania di spostarsi e di fuggire, da una
irrequietezza che lo rende spesso indifferente ai paesi che attraversa. Entra in contatto con la
cultura
illuministica e la lingua che egli usa il francese. Si allontana da ogni attivit politica, e l'unica
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strada per affermare la propria persona la letteratura, comincia a interessarsi al mondo letterario
e
teatrale. Nel 1773 compose, in francese l' Abbozzo del giudizio universale .
In mezzo a impeti di amore e di odio, egli aveva composto una tragedia Antonio e
Cleopatra, accompagnata con la farsa satirica I poeti . Il successo mondano lo spinge
definitivamente alla letteratura e alla scrittura di tragedie. Egli rifiuta la vita vana e oziosa, e gran
parte di quella cultura illuministica di cui avverte tutta l'insufficienza e l'inadeguatezza; Alfieri si
immerse nella letteratura di classici e latini.
Dopo un nuovo soggiorno a Pisa si fiss in Alsazia, in questo periodo cura la stesura e l'edizione
di
varie opere, dal trattato Del principe e delle lettere al poema L'Etruria vendicata ,
alle Rime , alla Vita .
LA SCRITTURA DELLE TRAGEDIE
La struttura esterna della tragedia richiede un lavoro serrato e disciplinato. La tragedia
comportava
una comunicazione di tipo nobile. Egli si crea un metodo a cui resta fedele in tutte le su tragedie,
articolato in tre momenti:
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1. ideare = Il primo momento consiste nel distribuire il soggetto in atti e scene, stabilire e
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fissare il numero dei personaggi e scrivere un brevissimo riassunto scena per scena;
2. stendere = La stesura della tragedia nel suo complesso viene eseguita in un secondo
momento e prevede dialoghi in prosa;
3. verseggiare = In una terza fase i dialoghi vengono trasformati in endecasillabi.
Tuttavia, l'ultima di queste fasi lo scrittore solitamente si sofferma a lungo, alla strenua ricerca di
uno stile pi rispondente alle sue esigenze espressive. Alcuni scritti nell'edizione parigina delle
tragedie danno una chiara esposizione delle idee dell'Alfieri sulla loro struttura e sul loro stile sono:
la Risposta dell'autore alla lettera che gli aveva inviato il Calzabigi sulle quattro tragedie del
primo volume dell'edizione senese, le Note in risposta a una lettera sulle tragedie del terzo
volume senese, e il Parere dell'autore su le presenti tragedie , composto per l'ultimo
volume dell'edizione parigina.
L'IDEOLOGIA ALFIERIANA
La scelta letteraria per lui scelta di libert, e questa libert la cerca nel mondo dell'assolutismo
significa impegnarsi un uno scontro tragico con il potere e con le sue istituzioni.
Della tirannide = Il breve trattato Della tirannide costituisce il manifesto di uno
scontro senza quartiere tra l'uomo libero e i poteri assoluti; il primo libro definisce la
struttura della tirannide e dei sentimenti; il secondo i modi di sopportazione. All'assolutismo
che regna viene opposto l'esempio di vita civile dell'antica repubblica romana.
L'ideologia politica dell'Alfieri appare come un modo di porsi dello scrittore e dell'individuo nei
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confronti della cultura e dei modelli di comportamento del proprio tempo. Una definizione assai
chiara del rapporto tra universo politico e prospettiva letteraria contenuta nei tre libri Del
principe e delle lettere, Alfieri cerca qui di integrare il proprio orizzonte classicistico con
alcuni parziali elementi illuministici. Alfieri arriva a una radicale negazione di ogni letteratura
cortigiana e compromissoria e a suggerire, il modello dell'intellettuale sradicato.
Cercando un linguaggio tutto diverso da quello tragico, Alfieri scrive Satire in terza rima,
utilizza un linguaggio realistico toscaneggiante, si rivolgono a situazioni e figure del mondo
contemporaneo.
IL SISTEMA TRAGICO ALFIERIANO
La sua scena quella di un teatro vuoto e nudo, la tragedia alfieriana fosse necessaria la
dimensione
classica. Alfieri non fa altro che cercare un linguaggio classico che sia assoluto, lontano da ogni
troppo naturale variet di linee e di colori. La situazione base della tragedia dell'Alfieri pu essere
schematicamente riassunta in uno scontro tra ero positivi, che incarnano la virt politica o eroi
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negativi, che schiacciano ogni valore umano sotto la tirannica brama del potere. A queste figure
centrali si distinguono figure machiavelliche. Il tiranno e il suo nemico quasi sempre trascinati da
una forza superiore e spesso risulta indefinito il confine che li separa. Tiranno e uomo libero
hanno
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infatti bisogno l'uno dell'altro, gli stessi uomini liberi vivono la loro virt come qualcosa di regale.
A tali contrasti si sovrappone una catena di rapporti familiari, che quasi sempre legano tra loro
l'eroe e l'anteriore e chiamano in causa altri personaggi. Il tiranno e l'antitiranno possono essere
fratelli. Tutto l'insieme delle tragedie di Alfieri pu essere cisto come continua variazione su una
serie di rapporti familiari, sembra che l'autore ruoti intorno a un inquietante nodo personale, aul
quale si pu fare qualche ipotesi risalendo alla sua infanzia. Il finale di sangue che suggella
tragicamente i conflitti investe con orrore quella rete di rapporti familiari.
LE TRAGEDIE DAL 1775 AL 1782
1. Filippo = L'Alfieri non inser il mal riuscito tentativo de l' Antonio e Cleopatra
nel corpus delle sue tragedie. La sua prima tragedia pienamente riconosciuta fu il
Filippo , essa si basa sulla vicenda dell'amore del giovane Carlo di Spagna per Isabella.
Attorno alla crudele figura del padre-tiranno si costruisce il dramma segreto di
quell'impossibile amore. Sopo la morte di Carlo e Isabella la scena si richiude nel silenzio
assoluto imposto dal tiranno.
2. Polinice e L'Antigone = Nelle quattro successive tragedie greche, Alfieri si
confronta con i due classici cicli tragici di Edipo e di Oreste. Con il primo nel Polinice e
ne l' Antigone .
3. Agamennone e Oreste = Col secondo ne l' Agamennone e ne l' Oreste ,
tragedie percorse da un ossessivo ritmo ripetitivo, il gesto assassino con Clitennestra uccide
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Agamennone, figura di re e padre buono.
A parte considerate le cosiddetta tragedie di libert, ambientate tutt'e tre su scenari diversi: dalla
Grecia eroica del Timoleone , la pi tesa ed efficace delle tre alla Roma repubblicana retorica e
scultorea della Verginia , per arrivare alla grigia Firenze medicea della Congiura de' Pazzi
ispirata da Machiavelli.
4. Centrate su figure femminili sono le altre due tragedie di tema classico l' Ottavia e la
Merope . La prima ispirata alla vicenda della fine della moglie di Nerone, narrata da
Tacito, e si incentra sulla testarda volont di amore con cui la donna resiste alla mediocre e
schematica figura del tiranno, sino a offrirsi serenamente alla morte. La seconda scritta in
concorrenza postuma con la Merope del Maffei, ed una tragedia a lieto fine, in cui la
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ricerca di essenzialit si apre a qualche pi tenero spunto sentimentale.
IL SAUL
Attingendo a un tema biblico l'Alfieri costru la tragedia Saul incentrata sulla figura del re
ribelle alla volont di Dio, che dopo aver scacciato il successore designato David, perseguita i
sacerdoti, rifiuta l'aiuto di David e la protezione divina, va incontro alla battaglia e alla morte per
mano dei Filistei. Gli aspetti tirannici di questa figura si esprimono attraverso l'esplosione assoluta
-
di un io che rifiuta ogni limite ma che nello stesso tempo insediato da una serie di ostacoli
esterni
e di turbamenti interiori che lo conducono all'esito tragico.
LE ULTIME TRAGEDIE E LA MIRRA
Tra le ultime tragedie spicca la Mirra , priva di risvolti politici, la vicenda si incentra sull'amore
incestuoso di Mirra per il padre Ciniro, narrata da Ovidio nelle Metamorfosi . Mirra non deve
scontrarsi con l'ingiustizia e la prepotenza tirannica, ma solo con il male che sorge dal suo io pi
interno. I genitori si preoccupano dell'infelicit della figlia con la cura e la dolcezza di moderni
genitori borghesi, disposti a perdonare i suoi atti inconsulti e le su stesse eventuali colpe
nascoste.
L'amore incestuoso di Mirra emerge come sfida al padre tenero e buono perch si trasformi in
padre
minaccioso e terribile. Mirra arriva a rivelare al padre il proprio segreto.
L'IMMAGINE DELL'IO E LE RIME
La sua stessa concezione della letteratura spinge Alfieri a modi e a tecniche di scrittura che
mettano
in evidenza l'io.
Rime = La sua fortissima vocazione autobiografica, gi manifestatasi nei Giornali
giovanili, trova nelle Rime e nella Vita i due momenti pi espliciti, quasi tra loro
complementari. La scrittura delle Rime accompagna tutta la carriera letteraria
-
dell'astigiano, come una sorta di diario. La voce dell'io lirico serve qui ad Alfieri per
sceneggiare un ininterrotto mimo personale. Nelle Rime l'esempio petrarchesco agisce
come modello di sublime liricit. Ne risulta un petrarchismo estremizzato e reso pi astratto.
Anche nei sonetti amorosi, la figura della donna si manifesta soltanto come un riflesso di
questa scena dell'io. una lirica che tende all'autoritratto e trova i risultati pi significativi
proprio quando ci mostra l'autore travestito da poeta-eroe, come un attore delle sue tragedie.
LA VITA
La grande diffusione del genere autobiografico nel Settecento, spinse l'Alfieri a raccontare
direttamente la propria vita, intitolata Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso .
- [Pagina 80]
L'opera si svilupp attraverso un lungo lavoro di redazione e di riscrittura che impegn l'Alfieri fino
agli ultimi anni della sua vita. La Parte prima divisa in quattro epoche, dedicate alle diverse
et dell'uomo: Puerizia, Adolescenza, Giovinezza, Virilit; la Parte seconda concepita
semplicemente come una continuazione della quarta epoca.
La Vita tutta proiettata a definire la missione dello scrittore, abbiamo una rievocazione di una
vita ancora non cosciente di s. Nell'epoca terza, con la narrazione dei viaggi giovanili.
Rispetto alle prime tre epoche, appare pi monotona e lineare la quarta, dedicata al lavoro dello
scrittore, il senso di tutta quell'esistenza sembra alla fine volersi fissare in un futuro che la rende
-
postuma a se stessa. Il significato della Vita non si chiude comunque sotto l'immagine del
grande autore tragico che ha compiuto la sua missione, affiora il comico; una trama ironica
percorre
gran parte della Vita . L'autore pu rivolgersi al lettore senza attenuare la propria stessa
immagine tragica fino a confrontarla col ridicolo. Il fascino della Vita sta nei modi in cui
l'Alfieri espone il suo io-personaggio al periodo del comico, come la vita dello scrittore nobile non
possa pi essere tragica, proprio per sfuggire Alfieri, aveva scelto i modelli letterari del passato e
accettando di vedersi anche sepolto prima di morire.
- [Pagina 81]
11 ALESSANDRO MANZONI
Alessandro Manzoni nasce nel 1785 e muore nel 1873, vive in un primo momento nella casa
paterna, compie i suoi primi esperimenti nella Milano napoleonica, e per sottrarlo dalla vita libera
di
Milano il padre lo invia a Venezia presso il cugino la cui morte lo costringe a tornare a Milano ma
alla morte di Carlo Imbonati raggiunge la madre a Parigi e durante questo soggiorno scrive e
pubblica il carme In morte di Carlo Imbonati , che inoltre la sintesi della sua conversione,
ed attraverso la madre, intrecci stretti legami con alcuni degli idologues frequentandoli
Manzoni
trova sostegno nella sua insoddisfazione per le prospettive illuministiche, si ponevano le basi di
una
-
vera e propria conversione religiosa e letteraria, che matur da vari viaggi e da eventi cruciali
come
la morte del padre,in pi la sua conversione fu il punto d'arrivo di una ricerca che mirava a un
valore unitario e universale, il Manzoni cattolico vuole porsi come raggiungimento di una
razionalit pi alta e universale che non esclude un confronto con le forme laiche della modernit,
l'Autore rifiuta i compromessi e le consolatorie mediazioni tra essere e dover essere, a questa
tensione si adatta la formula di De Sanctis, che vide l' ideale calato nel reale , ma per Manzoni lo
scrittore cristiano continua a cercarla, ma sa che si pu realizzare solo nel regno di Dio, la
religione
si pone come difesa contro gli aspetti distruttivi della personalit dell'Autore, quindi si pu definire
il Manzoni una persona fragile, questo si pu inoltre affermare poich durante la festa del
matrimonio di Napoleone con Maria Luigia d'Austria, persa Enrichetta tra la folla, Alessandro
ebbe
una crisi d'angoscia che si trasform in crisi nevrotiche in agorafobia.
Lo scrittore si rivel con gli Inni Sacri , l'Autore mette mano a una nuova poesia ed abbandona i
modelli classici e gli schemi della letteratura italiana, egli progetta una serie di 12 Inni Sacri
dedicati alle festivit fondamentali della liturgia cattolica. Tra il 1812 e il 1815 ne vengono
composti 4: La Risurrezione , Il Nome di Maria, Il Natale, La Passione e a partire
- [Pagina 82]
-
al '17 inizi La Pentecoste . In essa si addensano figure concrete con le vicende umane e
divine,
gli aspetti della natura sembrano riscoprire la loro giovinezza comunicando in modo nuovo con
gli
esseri umani, siamo lontani dagli schemi lirici petrarcheschi, Manzoni ambisce a rifare in chiave
moderna il linguaggio della poesia biblica, ma il linguaggio appare artificiale e fittizio.
Con i nuovi moti e processi portarono lo scrittore a nuove speranze e nuove delusioni ed alla
pubblicazione, delle Osservazioni sulla morale cattolica , de Il conte di Carmagnola . A
Firenze conobbe gli scrittori dell'Antologia e si incontr anche con Giordani e con Leopardi.
Il tranquillo scorrere della sua vita venne turbato da gravi e dolorosi lutti, lo scrittore li super
sposandosi in seconde nozze che ne segu un periodo di rinnovata vitalit creativa che gli
consent
di concludere il rifacimento linguistico dei Promessi Sposi .
Dopo l'annessione della Lombardia al Piemonte, Vittorio Emanuele II lo nomin senatore, e
partecip alla pubblicazione del Regno d'Italia, ma pur rimanendo fedele alla sua fede era ostile
al
potere temporale dei papi. Liberata Roma ne accett il nuovo Comune laico, suscitando l'ira dei
cattolici reazionari.
Gli avvenimenti rivoluzionari, gli fecero assumere atteggiamenti giacobini, questo si pu trovare
nel
poemetto-visione, suddiviso in quattro canti in terzine Il trionfo della libert , seguendo gli
-
schemi danteschi, ma le reali condizioni dell'Italia lo portarono ad allontanarsi ben presto dalle
originarie posizioni giacobine, svolgendo esperienze letterarie di tipo neoclassico.
POESIA CIVILE
Manzoni tent anche una poesia civile ispirata ai valori di una religione combattiva, egli scrisse
due
canzoni civili ancora legate a modelli linguistici petrarcheschi, rimaste incompiute e inedite Aprile
1814 e Il proclama di Rimini. Migliori risultati raggiunse pi tardi l'ode Marzo 1821 , in
appoggio ai moti carbonari: si tratta di un componimento in strofe di decasillabi, di cui Manzoni
distrusse il manoscritto per timore di persecuzioni politiche, e che riscrisse a memoria.
SCRITTURA TRAGICA
L'interesse di Manzoni per la tragedia si leg al pi largo interesse del Romanticismo, egli elabor
una sua idea di tragedia storica che rifiutava le tradizionali unit aristoteliche di tempo e di luogo e
cercava un intreccio di quadri storici, nel tempo e nello spazio, l'Autore sostiene che deve mettere
in
luce i dolori, gli eroi tragici devono essere degli innocenti, la rappresentazione di una realt storica
autentica e non romanzesca.
La prima stesura della tragedia manzoniana fu difficile, ed Il conte di Carmagnola , la sua
complessit testimoniata da tre stesure autografe che precedono la prima edizione, i 5 atti in
endecasillabi sciolti mettono in scena la vicenda del condottiero quattrocentesco Francesco
-
Bussone, accusato di tradimento e condannato a morte dal governo della Repubblica. Sulla
scorta di
- [Pagina 83]
ricerche storiche, Manzoni accetta la tesi dell'innocenza del Carmagnola, facendo di lui un
modello
di eroe, condotto alla rovina dagli uomini politici; il linguaggio pieno di formule e schemi
classicistici, introduce un punto di vista opposto a quello dell'eroe dei personaggi.
Nel soggiorno parigino Manzoni approfond i problemi del genere tragico, progett una nuova
tragedia, dedicata al problema del rapporto e dello scontro tra popoli e razze diverse sul suolo
d'Italia. A Milano mise mano a l' Adelchi , incentrato sulla caduta del dominio longobardo in
Italia in seguito alla discesa dei Franchi di Carlo Magno. Una lettera al Fauriel ci rivela forte
insoddisfazione di Manzoni per quei particolari d'invenzione che attribuiscono all'Adelchi un
colore
romanzesco. La struttura dell'Adelchi pi aperta e decentrata procede per tensioni e punti di
vista
contrapposti, ai dati storici si sovrappongono pi intensi elementi morali e patetici, un tono di
conversazione percorre l'intera opera.
SAGGISTA
La composizione delle tragedie poneva Manzoni di fronte ad alcuni fondamentali problemi: egli
-
sentiva l'esigenza di illuminare fino in fondo i legami tra la sua opera artistica e una concezione
unitaria dell'uomo, egli si presenta qui come saggista , si confronta con punti di vista diversi, con
critiche e confutazioni rigorose, disposto anche a mettere in questione se stesso. Le
Osservazioni
sulla morale cattolica furono scritte durante la stesura del Carmagnola , si presentano come una
risposta alle accuse rivolte alla Chiesa cattolica. Manzoni ritiene che la stessa esigenza di
universalit della ragione illuministica possa trovare una piena realizzazione solo accettando una
verit sicura e immutabile come quella cristiana, garantita e trasmessa dalla Chiesa. Egli critica la
storiografia laica e giurisdizionalista e afferma che il suo limite va cercato nella concezione della
storia come scontro tra potenze, tra forze statali.
Tra la composizione delle tragedie e l'inizio del lavoro sul romanzo, la riflessione manzoniana sui
generi e sulle forme letterarie trov ampia espressione in numerose lettere private. Egli su una
lettera precisa il senso del suo rifiuto delle unit aristoteliche di tempo e di luogo. Manzoni vede
nelle unit aristoteliche il supporto di un tipo di teatro che si incentra su una tematica amorosa e
su
una dialettica delle passioni estremamente astratta, la poesia tragica deve indagare sui
sentimenti
con cui gli uomini vivono gli avvenimenti e su quegli aspetti della storia che sfuggono alla
storiografia vera e propria.
IL 5 MAGGIO
-
Caso unico nell'attivit letteraria di Manzoni, Il Cinque Maggio fu composto di getto, alla
notizia della morte di Napoleone, l'ode veniva presentata alla censura, che non ne permise la
pubblicazione; ma essa circol subito manoscritta. Ricco di fratture e di pause, il discorso si
avvolge in oscurit sintattiche e in ardite scelte lessicali. Il fascino del personaggio, che Manzoni
- [Pagina 84]
aveva guardato con diffidenza e ostilit, emerge sotto il segno della sconfitta e della morte, il
poeta
abbandona la sua ricerca di valori storici e guarda alla vicenda di un individuo, che nella vita ha
dato prova di un eroismo tutto indirizzato alla ricerca del potere e della gloria, ma la sconfitta lo
inserisce nel piano della Provvidenza, lo scrittore lo immagina, stanza e deluso, lo immagina nella
speranza della morte cristiana.
LA PENTECOSTE E GLI INNI SACRI INCOMPIUTI
L'ultimo degli inni sacri portato a termine da Manzoni, La Pentecoste di cui si hanno tre
redazioni diverse. In un succedersi di 18 strofe otto settenari, dominate da un'alternanza di
sdruccioli e piani, e si attenuano la conflittualit e l'asprezza. Nella seconda redazione la discesa
dello Spirito Santo pareva annunciare l'affermazione di un pi vigoroso spirito di libert. La
redazione finale invece pone l'accento sulla conciliazione e sulla solidariet che lo Spirito
annuncia
all'umanit, la lirica si distende in un ritmo dolcemente liturgico, e ne risulta un perfetto equilibrio.
-
1. Il Natale del 1833 , fa emergere frammenti di dolore e di fede, nelle strofe e nei versi
frammentari la parola interroga Dio sulle ragioni della sofferenza e della distruzione; un
confronto del poeta, afflitto per la perdita della moglie.
2. Ognissanti , il pi ampio frammento dell'inno, in quartine di ottonari, che tocca il tema
della santit solitaria, si avvale di corrispondenze tra immagini e di accostamenti fonici per
cercare qualcosa di segreto, profondo e inafferrabile. Manzoni pare dar voce a qualcosa di
oscuro e d'irrazionale.
GENESI E STORIA DEL ROMANZO
La ricerca di un pubblico nazionale, Manzoni aveva bisogno di una struttura letteraria pi aperta e
disponibile. Per questo egli si accost al romanzo storico. Inizi la stesura di un nuovo romanzo
in
prosa ambientato nella Milano del '600, quando il Milanese fu sconvolto da una terribile carestia e
poi da una devastante pestilenza, ha al suo centro due umili popolani, la scelta del secolo XVII
propone un quadro storico lontano da quello contemporaneo; il primo strumento l'espediente,
del manoscritto ritrovato: l'Autore finge di aver trovato un manoscritto del secolo XVII che narra
quella storia milanese, e inizia il romanzo fingendo di trascrivere le parti iniziali, col linguaggio
seicentesco, ma dopo poche pagine, interrompe la trascrizione e comincia a raccontare la storia
nel
proprio linguaggio. Era probabilmente designato con i nomi dei protagonisti, Fermo e Lucia a
esso si aggiungeva una Appendice storica su la colonna infame . La prima redazione del
-
romanzo era conclusa in un manoscritto diviso in quattro tomi: il (1) dedicato agli ostacoli
frapposti alle nozze di Lucia e Fermo, fino alla fuga dal villaggio; il (2) narra le vicende di Lucia,
accolta nel monastero di Monza e poi fatta rapire con la complicit di questa, su richiesta di Don
- [Pagina 85]
Rodrigo; il (3) tomo, la liberazione di Lucia e la sua collocazione in casa di Don Ferrante , si
concentra sulle avventure di Fermo; il (4) dominato dalla guerra e dalla peste e si conclude col
ritorno di Fermo, il ritrovamento di Lucia e lo scioglimento della vicenda. Questa prima stesura si
basa su blocchi narrativi compatti, ed entro questa struttura si inseriscono ampi spezzoni di storie
relative a singoli personaggi.
Il Fermo e Lucia simile a un romanzo saggistico, che propone sottili analisi morali e vicende
continuamente passate al vaglio di una interpretazione problematica. Il moralismo di Manzoni
qui
molto pi esplicito che nei Promessi sposi, qui la separazione del bene e del male non ammette
sfumature; da una parte ci sono gli umili sostenuti da i religiosi, dall'altra i potenti perversi; tra i due
gruppi non c' comunicazione. I personaggi sono sottoposti a un'analisi morale, che giunge a
momenti di vertiginoso acume critico in aggiunte Manzoni evita di rappresentare forme di
malvagit pura e priva di limiti, trionfate e sicura di se; oltre a ci la frattura tra la lingua parlata e la
lingua scritta aveva suscitato l'attenzione di Manzoni fin dagli anni giovanili, nel primo abbozzo del
-
romanzo Manzoni si affid a un italiano comune composto da schemi di varia provenienza la cui
mescolanza lo lasciava piuttosto insoddisfatto e di questa insoddisfazione prova la seconda
redazione dell'Introduzione , egli prospettava un intervento nella questione della lingua, la lingua
dei Promessi Sposi del '27 si basa su quelle forme di conversazione dell'ambiente lombardo
colto
che appaiono congruenti e conciliabili con un modello toscano. Con l'edizione dei Promessi
Sposi
del ' 40 Manzoni pens di raggiungere un modello linguistico veramente universale. La lingua dei
Promessi Sposi nella loro redazione finale lo strumento migliore per quella mediazione tra
soggettivit, e gli umili e i potenti parlano la stessa lingua, utilizza un linguaggio sperimentale una
lingua composita, in cui si sovrappongono elementi toscani, lombardi, francesizzanti, in cui si
alternano i livelli stilistici pi diversi.
Una volta terminata la prima redazione Manzoni ne intraprese subito una vasta riscrittura e
ristrutturazione, al quale dopo la scelta provvisoria del titolo Gli Sposi Promessi , venne
assegnato il titolo definitivo I Promessi Sposi col sottotitolo Storia milanese scoperta
e rifatta da Alessandro Manzoni. La pi generale struttura narrativa si ricollega a uno
schema romanzesco tradizionale, quello dei due giovani innamorati la cui felicit ostacolata da
forze nemiche, ma che, riescono a ritrovarsi e a sposarsi. La conclusione positiva vede il loro
trasferimento in un altro paese dove Renzo impianta un attivit di piccolo imprenditore tessile.
Manzoni rifiuta di concludere la sua storia in quell'illusorio recupero di paradisi originari a cui
-
approdavano gli schemi romanzeschi tradizionali e quelli dell'idillio. Il disegno del romanzo vuol
essere una ricostruzione dello scontro tra le forze che ostacolano l'esistenza dei due giovani e
quelle
che invece vengono ad aiutarli e sostenerli, si tratta di forze che trovano una giustificazione nei
- [Pagina 86]
piani inconoscibili della Provvidenza divina. Secondo la definizione di Italo Calvino, nei Promessi
Sposi si pu riconoscere il Romanzo dei rapporti di forza.
Il romanzo si sostiene sui rapporti e sulle tensioni di 8 personaggi, di questi otto, 4 appartengono
al
mondo laico : Renzo, Lucia, Don Rodrigo, l'Innominato ; e 4 al mondo ecclesiastico : Don
Abbondio, il cappuccino padre Cristoforo, la monaca Gertrude, il cardinale Federigo
Borromeo.
MONDO LAICO:
1. Renzo e Lucia = Rappresentano la forza positiva e fanno da centro dell'azione; Renzo il
personaggio mobile dell'intero romanzo, e i lettori sono sollecitati a ravvisare in lui
un'immagine di cristiano onesto; Lucia appare al contrario un'immagine di troppo stilizzata
femminilit, colei che illumina una donna angelo, segno di bene e di salvezza;
2. Don Rodrigo (Male) = Ha un capriccio per Lucia e mette in moto tutta l'azione del romanzo,
dalle minacce che fanno a Don Abbondio fino alla richiesta di aiuto al pi potente
-
innominato, che si incarica di far rapire a Lucia, oltre a ci porta il libertino Don Rodrigo
alla punizione divina;
3. L'Innominato = Cambia improvvisamente posizione e si trasforma in aiutante delle forze
del bene.
MONDO ECCLESIASTICO:
1. Don Abbondio = Il pi vicino alla vita quotidiana dei protagonisti, in tutte le vicende del
romanzo chiamato in causa controvoglia, inoltre un personaggio di raccordo tra il mondo
popolare e quello superiore, una figura comica che richiama su di s insieme riprovazione
e simpatia;
2. Padre Rodrigo = Principale aiutante dei protagonisti nella fase iniziale, allontanato poi dalla
scena per l'intervento del conte zio, come figura suprema del bene ha la funzione di risolvere
tutta l'azione;
3. Monaca di Monza (Male) = Da aiutante di Lucia si trasforma in aiutante dei suoi rapitori,
ed travagliato da un groviglio di paure;
4. Cardinale Federigo Borromeo (Bene) = Rappresenta il volto positivo dell'alta gerarchia
ecclesiastica, si pone come aiutante degli umili.
L'analisi del Manzoni scende in fondo nei caratteri morali e nella psicologia dei personaggi: la sua
narrazione anche indagine sulle contraddizioni del cuore umano. Nel suo racconto troviamo
una
-
tensione ostinata a illuminare ci che di confuso e di oscuro c' nel cuore umano.
A met del racconto il romanzo raggiunge il suo punto pi negativo, si ha l'allontanamento di
Padre
Cristoforo, la fuga di Renzo, il rapimento di Lucia, ed qua che sia ha conversione
dell'innominato
e l'ingresso in scena del cardinale introducendo decisivi mutamenti, la peste permette il ritorno di
- [Pagina 87]
Renzo ripercorrendo la Lombardia su un carro carico di cadaveri. Questo suo cammino nel
regno
dei morti il necessario compimento della sua formazione.
Gli eventi possono presentare pi facce: il loro senso ultimo deve essere affidato alla
Provvidenza
divina, la voce dello scrittore chiama in causa il pubblico con una ironia che si rivolge verso la
condotta dei personaggi. Questa ironia mette in guardia contro ogni sopravvalutazione dei
rapporti
tra autore, svela l'irrazionalit dei gesti e dei modi con cui gli uomini si relazionano, e a differenza
dell'ironia romantica essa cerca di suggerire un equilibrio tra soggettivit e oggettivit e non
oscura
la partecipazione dell'autore. Questa partecipazione si rivela con forza nel modo stesso di
accostarsi
-
al mondo degli umili e nei numerosi casi in cui la narrazione pi concreta riesce a caricarsi di
piet.
La partecipazione soggettiva dell'autore finisce per dare un'immagine ideale e deformata del
mondo
degli stessi umili. Come ha mostrato Antonio Gramsci , l'atteggiamento sociale manzoniano si
risolve in un aristocratico paternalismo.
ADDIO AL ROMANZO
Il romanzo non appag Manzoni nella sua ricerca di verit e di storicit, gi nella prima edizione
dei
Promessi Sposi egli cominci a convincersi che la struttura del romanzo storico, implicava una
presenza troppo invadente di elementi soggettivi. Manzoni tendeva ormai a una critica della
letteratura ed egli se ne allontan impegnandosi in studi filosofici e storici.
- [Pagina 88]
12 Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi nasce nel 1798 e muore nel 1837. La sua prima educazione fu opera di
precettori ecclesiastici, sin da bambino svilupp il culto per gli eroi antichi e durante l'adolescenza
s'impegno in una serie di letture che gli permisero di acquisire una padronanza assoluta nel
campo
della filologia e dell'erudizione classica. Lo sguardo con cui si affacciava a questo mondo antico lo
-
faceva sentire diverso dagli angusti spazi del presente, tutto ci gli fece avvertire un senso di
infelicit e il desiderio di qualcosa di grande glielo fecero negare le sue disgraziate condizioni
fisiche. Per il modo in cui il suo genio veniva coltivato e protetto come in una gabbia. Egli si
allontana dall'ideologia reazionaria del padre, pur continuando ad aderire all'ideologia reazionaria
del padre continuando ad aderire al cattolicesimo e al legittimismo politico. Il desiderio di qualcosa
di assoluto lo induceva a fantasticare l'amore, la pi dolce comunicazione con la bellezza
femminile; allo stesso tempo sentiva la perdita di s, della morte.
Tra il '15 e il '16 il bisogno di nuove esperienze lo spinsero a una nuova passione per il bello,
manifestata da nuovi esperimenti di traduzione e da pi originali prove poetiche. Nel '17 inizi la
sua corrispondenza con Pietro Giordani, che gli apr pi vasti orizzonti culturali e gli diede una pi
sicura coscienza del proprio valore intellettuale, questo modello rinsald i suoi legami con la
tradizione classicistica e illuministica guidato da un appassionato culto della virt antica. E nel '17
inizi la stesura di quello che doveva divenire lo Zibaldone . Leopardi vedeva nel presente
come
corruttrice e nemica dei valori della natura. Nel '19 sent aggravarsi la sua infelicit per una
malattia agli occhi, e si distacc definitivamente dalla religione ed aderisce alla filosofia sensistica
e
materialistica, ha una conversione filosofica.
OPERETTE MORALI
-
Soggiornando a Roma durante la Restaurazione produsse in Giacomo una nuova delusione
cadono
quegli intellettuali che avevano sperato in una posizione pi aperta dei nuovi governi e si sviluppa
la polemica classico-romantica, testimoniata da numerose lettere scritte ai familiari. Sent ancora
pi forte la propria diversit e si convinse dell'impossibilit di fuggire dalla propria condizione, in
- [Pagina 89]
uno stato di distacco e quasi di tranquilla indifferenza rispetto alla sua condizione esistenziale
Giacomo progettava ed elaborava inoltre le Operette morali , erano dei testi in prosa, brevi e
si serv di miti filosofici in negativo, capace di offrire immagini vive dell'infelicit dell'uomo, la sua
misura classica viene da un equilibrio tra caratteri regionali diversi, da un controllato rapporto con
tutta la tradizione della prosa letteraria italiana, al di fuori della questione della lingua , aperta
verso il futuro ad un pubblico lontano. Le Operette, alcune si svolgono come narrazioni o come
riflessioni di tipo teorico, si servono di un repertorio di tutta la storia della cultura e della letteratura.
Tra i temi fondamentali delle Operette c' l'indagine sulla felicit e sull'infelicit , che si esprimono
in invenzioni e in situazioni dialogiche, in appassionata tensione verso una impossibile felicit. Il
libro delle Operette morali ha una sua compattezza e organicit, un'analisi spregiudicata e
intensa
delle forme morali della vita umana.
Nella capitale toscana frequent vari intellettuali e scrittori, ed ebbe modo di incontrare Manzoni.
-
Nell'ultimo soggiorno natio sospeso tra i ricordi della giovinezza, nascono quattro dei suoi pi
grandi canti che vengono di solito indicati come i grandi idilli per sottolineare la continuit con gli
idilli del '19-'21, ma Leopardi non li indic mai come tali, e sono:
1. Le Ricordanze = Canzone libera,
2. La quiete dopo la tempesta e Il sabato del villaggio = Sono due canzoni
libere, si propongono come apologhi morali, usa due punti di vista opposti e complementari,
che mostrano ne La quiete dopo la tempesta , come una vera gioia sia negata
all'uomo, che pu trovare le sole parvenze del diletto nel guardare al dolore passato e nelle
sue pause; o nel guardare come nel Il sabato nel villaggio , alla felicit futura.
L'originalit e il tono affettuoso dei quadri di vita quotidiana si sostengono proprio su questo
significato cos negativo.
3. Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia = concentrato sulla
negativit assoluta della condizione umana, qui il pessimismo di Leopardi si afferma nel suo
nucleo pi semplice e cristallino, liberato da ogni riferimento a dati storici e a eventi
personali. In questa poesia si assiste ad un colloquio diretto con l'astro lunare, nella
solitudine notturna di una espressione pura e primitiva essenza umana, s'interroga sul senso
dei processi naturali che chiamano in causa un sapere e un potere ignoti, questo suo
interrogare animato da un'intensa ricerca di comunicazione con la femminile luna, c' una
spinta appassionata a superare la distanza che separa il pastore dall'enigmatico astro; non ci
-
sono risposte e resiste solo un profondo distacco dalla vita, che assale l'uomo anche quando
privo di sofferenze e di desideri; l'ipotesi che esistano condizioni pi felici di quella
dell'uomo, alla fine annullata da quella dell'infelicit universale.
- [Pagina 90]
4. Il passero solitario = Si ricollega ai caratteri stilistici dei canti recanatesi, si tratta di
una poesia ricca di elementi idillici, composta appositamente dal poeta per aprire la parte del
libro contenente gli idilli. Ha una struttura lineare, articolata in 3 stanze: dedicate la (1) al
passero solitario , animale che per natura vive solo ; la (2) al poeta , che vive la sua
giovinezza senza partecipare alla vita degli altri e alle sue gioie festive; la (3) a un
confronto tra il passero e il poeta, perch mentre il comportamento del passero naturale,
quello del poeta non lo , che nella vecchiaia sar costretto a guardare con rimpianto alla
sua perduta giovinezza.
FORMAZIONE CULTURALE
La sua una formazione di tipo arcadico e settecentesco, essenziale il definirsi in lui un
atteggiamento classicistico, cerca un rapporto diretto con i grandi autori greci e latini con i loro
valori originari. Dal punto di vista ideologico, si muove verso una sorta di cattolicesimo
illuministico, che difende i valori della tradizione cristiana come valori razionali, opponendoli a
tutte le credenze mitiche o superstiziose.
-
Tra le numerose esercitazioni poetiche puerili ricordiamo le tragedie: La virt indiana e
Pompeo in Egitto . Inoltre seppe dimostrare una conoscenza delle lingue classiche nei primi
lavori di filosofia e di erudizione. Gli scritti filologici di Leopardi possono distinguersi in 5 gruppi:
1. compilazioni e lavori eruditi dei primi anni , dove gi compaiono alcune intuizioni
filologiche;
2. discorsi premessi alle traduzioni ;
3. note filologiche e linguistiche , sparse nello Zibaldone;
4. tre articoli scritti durante il soggiorno romano ;
5. sparse note filologiche scritte o abbozzate .
La ricca erudizione animata da uno spirito illuministico di denuncia dell'errore e di esaltazione
della ragione, ma anche da una attrazione per le favole, gli errori, le illusioni.
POLEMICA TRA CLASSICI E ROMANTICI
Leopardi segu lo svolgersi della polemica tra classici e romantici, scrisse un ampio Discorso di
un italiano intorno alla poesia romantica . In questo Discorso l'Autore espone alcuni
cardini della sua concezione della poesia e con rapporti tra poesia e storia. Nel difendere le
posizioni classicistiche, Leopardi si stacca da ogni atteggiamento retorico e formalistico,
ponendosi
in un'ottica a cui si adatta molto bene la definizione di primitivismo classico , cos l'imitazione
dei classici viene difesa in quanto essi sono pi vicini alla natura, pi legati a una vitalit autentica
e
-
primigenia. Seguendo l'insegnamento di Rousseau, Leopardi vede un'opposizione radicale tra
natura e incivilimento : il rapporto con la natura fonte di una forte capacit di sentire, produce
- [Pagina 91]
illusioni , capaci di dare un senso alla vita; il mondo antico pi vicino alla natura, trova la sua
espressione in una poesia che sa illudere e dilettare . Con lo sviluppo della civilt materiale, il
mondo moderno ha spento la facolt dell'immaginare e dell'illudersi, trovando la sua espressione
nella filosofia, in una conoscenza che anche violenza sulla natura. L'imitazione non non dovr
per essere servile ma in grado di far rivivere il significato della poesia, che si fonda sulla forza del
cuore , una poesia originariamente sentimentale .
L'adesione di Leopardi al classicismo resta assai forte, come mostrano la sua base filologica e
letteraria non si allontanano mai da una razionalit comunicativa, nettissimo il suo distacco dal
Romanticismo italiano, dal classicismo ricava una volont di esperienza forte ignota ai romantici
italiani, giunge a una poesia assolutamente originale, estranea sia agli schemi classicistici sia a
quelli romantici, egli vede sulla poesia uno strumento di conoscenza di s e dell'io del poeta nel
suo
essere presente, la poesia espressione della persona. La lirica appare quello pi spontaneo e
originario pu realizzare la tendenza autentica della poesia, dando voce alle sensazioni pi
indefinite e inafferrabili, non fissate in disegni corposi e in limiti precisi; il suo ambito quello del
-
vago, dell'indeterminato, dell'infinito, della memoria e del ricordo. La forma artistica pi vicina alla
poesia la musica.
LO ZIBALDONE
Nel 1817 Leopardi inizi a raccogliere gli appunti destinati a costituire lo Zibaldone dei
pensieri a cui continu a lavorare sino al 1832. Nello Zibaldone la riflessione di Leopardi si
svolge nel modo pi libero, si interroga sempre pi a fondo sul senso dell'esperienza letteraria,
sul
rapporto dell'uomo con la natura e sul significato dell'esistenza individuale e sociale. Si rivela
l'orizzonte della filosofia di Leopardi, ed emergono i temi del suo pensiero. In vari pensieri dello
Zibaldone, si ha una rivalutazione del senso della vita e dell'amicizia tra gli uomini. Leopardi non
intende recuperare il valore delle illusioni, ma esprimere un nuovo bisogno di seguire il flusso
delle emozioni e delle sensazioni. La nuova riflessione sulla poesia e la nuova poesia si
inseriscono
totalmente nel pessimismo materialistico e scendono in fondo alla contraddizione tra la
condizione
naturale e i caratteri che al suo interno assume la materia pensante dell'uomo. Questa filosofia
non
qualcosa di sistematico e di rigidamente tecnicizzato, inoltre si lega ad alcuni svolgimenti del
pensiero illuministico: preferisce svolgersi attraverso interrogazioni e approfondimenti continui,
con
-
un metodo aperto, suggestivo e modernissimo. Quella di Leopardi una filosofia che sa
impostare
prospettive essenziali sulla condizione umana, rifiuta i tradizionali schemi istituzionali della
filosofia.
Sia la filosofia che la poesia sono modi convergenti per capire il senso della situazione dell'uomo
nel mondo. Leopardi anticipa le forme pi critiche e negative del pensiero contemporaneo.
- [Pagina 92]
TEORIA DEL PIACERE
Il pensiero di Leopardi non era omogeneo, ma si svolge con alcuni mutamenti, con la
precisazione
di un orientamento pessimistico.
Intorno al 1817 Leopardi elabora il suo cosiddetto pessimismo cosmico, che vede nella natura
una fonte di vitalit, produttrice di generose illusioni, a cui oppone l'arido vero, fondamento
delle moderne societ civilizzate .
Intorno al '19 questa prospettiva si arricchisce e si complica attraverso l'adesione alla filosofia
sensistica e l'abbandono del cattolicesimo. Si registra un continuo, inquieto spostamento del
giudizio sulla natura e sul rapporto tra il vero e le illusioni: Leopardi si accosta a una
tendenza
essenziale del pensiero illuministico, il meccanismo materialistico .
-
Intorno al '23 elabora il suo pessimismo cosmico .la natura appare come una forza cieca
matrigna e ostile all'uomo; alla vanit delle illusion i si oppone la necessit di approfondire
la conoscenza del vero, della infelicit costitutiva della condizione umana.
Dopo la conversione filosofica, si inserisce in una visione sensistica, che mette in primo
piano
il problema della felicit: l'azione delle illusioni sull'uomo deriva da una catena di condizioni date
dai sensi e si spiega attraverso quella che Leopardi definisce la sua teoria del piacere. Secondo
questa teoria, ogni comportamento umano guidato da un'aspirazione al piacere che non riesce
mai
a realizzarsi totalmente ma si risolve in un continuo desiderio o aspettazione; il raggiungimento di
determinati oggetti di desiderio non soddisfa mai veramente, poich il desiderio sempre
infinito, e ci spiega l'inclinazione dell'uomo per l'immaginazione come possibilit di
concepire
le cose che non sono .
Questa teoria gi ben definita nello Zibaldone, spiega la disposizione dell'uomo a trovare un
senso
alla propria vita attraverso le illusioni e la stessa esperienza poetica; Leopardi la approfondisce
interrogandosi anche sui rapporti tra il piacere e il suo contrario, il dolore, e constatando
l'inesistenza del piacere presente visibile solo come provvisoria sospensione del dolore.
CONCETTO DI AMOR PROPRIO
-
La teoria del piacere si apre a una prospettiva storica, seguendo i mutamenti che il rapporto con
le
illusioni ha subito dal mondo degli antichi a quello della civilizzazione moderna. Nella costruzione
di questa prospetti va storica essenziale il concetto di amor proprio con cui Leopardi definisce
l'attaccamento naturale di ciascun individuo a se stesso, che per lui fonte di e origine di tutti gli
affetti e di ogni desiderio di felicit: nelle societ pi vicine alla natura l'amor proprio radice di
grandi affetti, che danno un senso alla vita sociale.
Nel mondo civilizzato esso si trasforma in egoismo , chiuso e feroce culto del proprio interesse
personale, derivato proprio dalla caduta delle illusioni. I desideri hanno perduto la loro spinta
- [Pagina 93]
naturale e sono come segnati dallo sguardo sociale . Attraverso l'assuefazione, questa
condizione
non naturale ha creato nell'uomo una seconda natura , che si sovrapposta a quella originaria,
della
quale si perdono cos i caratteri spontanei, collocabili sempre pi lontano, nelle immagini del mito
e
della poesia.
VITA ED ESISTENZA
Sulla base della sua personale esperienza di dolore e di infelicit, Giacomo avverte l'impossibilit
di
-
conciliare natura e civilt e giunge a considerare come soli elementi naturali della vita umana
quelli fisici e biologici. Leopardi individua una contraddizione tra vita ed esistenza : la natura non
d la vita, ma solo l'esistenza che tende verso il nulla .
Il vivere dominato dalla noia , la sofferenza una minaccia che in ogni momento incombe sui
singoli individui; nei suoi inesorabili cicli di costruzione e di distruzione , la natura tende solo a
conservare se stessa, assolutamente indifferente ai patimenti e ai desideri degli uomini .
UOMO MATERIA PENSANTE
Immerso totalmente nella materialit, l'uomo materia pensante che ostinatamente
contraddice
al movimento di cui parte, opponendosi con richiami di vitalit e con un bisogno inappagato di
affetto, all'uomo pu toccare solo l'impegno a scavare nel vuoto dell'esistenza, a svelare la
negativit. Ci comporta anche una critica e un rifiuto delle false illusioni: una polemica sdegnosa
contro la cultura ottimistica e contro i modelli della vita sociale contemporanea.
GLI IDILLI
Gli Idilli , sono componimenti in endecasillabi sciolti che seguono lo svolgersi di sentimenti,
ricordi, sentimenti all'interno dell'io. Il termine idillio si rif sia alla letteratura antica, sia a varie
esperienze della letteratura europea; ma per Leopardi esso indica una forma poetica molto
sfumata,
capace di dar voce a sensazioni indefinite; negli idilli il poeta pu rivolgere lo sguardo alle forme
della natura esterna e seguire i percorsi mentali e sentimentali che si svolgono nel suo io.
-
L'INFINITO
L'infinito ci trasporta verso uno dei momenti pi alti della poesia leopardiana, nella misura di
15 versi, il ritmo dell'endecasillabo sciolto spezzato da una serie di giochi interni, che d
combinazioni ritmiche diverse. Con questo movimento metrico, si segue l'immergersi dell ' io
nella sensazione de l'infinito, creata dal rapporto con un luogo preciso e definito e con una
attenta misura del tempo e dello spazio.
Il paesaggio naturale una sorta di limite esterno, da cui nella mente del poeta prende avvio
l'immaginazione di spazi e profondit temporali. Con un linguaggio fermo e definito si registra cos
un'ascesi fisico-temporale, con cui la mente tenta di uscire da s, scavandosi una strada nello
spazio
e nel tempo.
- [Pagina 94]
ALLA LUNA E LA SERA DEL D DI FESTA
1. Alla luna = Pi carica di risonanze sentimentali l'idillio Alla luna , dove il
colloquio con la graziosa luna, si proietta nel ricordo che sembra lenire e sospendere il
dolore.
2. La sera del d di festa = Su un notturno lunare si apre anche l'idillio La sera del
d di festa, intreccia elementi diversi, sullo sfondo autobiografico di un impossibile
-
colloquio del poeta con una donna che riposa lontana, ignara di lui e del suo amore; lo
splendore del paesaggio si confronta con tutte le occasioni di sofferenza che gravano sul
cuore del poeta e sull'intera umanit.
LE CANZONI
Leopardi non rinuncia all'orizzonte letterario pi esplicitamente classicistico tentato nelle due
canzoni civili del '18: continua a svolgerne gli schemi, con altre otto canzoni; che insieme alle
prime due costituiranno la sua prima vera raccolta poetica, le Canzoni . L'elaborazione delle
canzoni sorretta dall'ostinata indagine che il poeta viene svolgendo sul senso e sulla
giustificazione delle illusioni nella vita naturale, storica, intellettuale: il progressivo svelamento
della loro vanit che porter a una definitiva scoperta de l'arido vero e dell'ostilit della
natura.
Il linguaggio lirico d voce soprattutto a personaggi dell'antichit, atteggiati come esempi estremi
di
virt.
L'ULTIMO CANTO DI SAFFO
Al '22 risale l' Ultimo canto di Saffo , in cui Leopardi tocca il tema del suicidio, trasferito
fuori dall'ambito storico e collegato al motivo dell'infelicit personale. Il canto tutto affidato alla
voce di Saffo , che secondo una leggenda, si uccise disperata per la proprio bruttezza fisica e per
l'infelice amore per Faone: sulla figura greca si sovrappone cos un motivo autobiografico
duramente sofferto da Leopardi. La voce femminile di Saffo rende pi delicato lo svolgimento di
-
questo motivo, attraverso un confronto con lo splendore della natura e l'infelice condizione della
donna, esclusa da quella bellezza; e da questo confronto sorgono vibranti interrogazioni sul
senso
dell'esistere. Il suicidio di Saffo un'ultima affermazione del suo valore personale, ultima
invocazione di una bellezza e di una felicit negate per sempre a lei come a Giacomo: la natura
si
rivela ormai come matrigna.
ALLA SUA DONNA
Dopo l'esperienza del viaggio a Roma, Leopardi compose l'ultima canzone Alla sua donna . Il
poeta si rif pi direttamente al modello della canzone d'amore petrarchesca, riducendolo a una
misura di essenziale e limpida leggerezza, solcata anche dall'ironia: il canto d'amore si rivolge alla
- [Pagina 95]
donna che non si trova, a un'immagine assoluta con cui cerca una comunicazione
impossibile,
ma che sola potrebbe dare un senso all'esistenza. L'invocazione a questa donna ideale si tiene
a un
livello nobile e sublime: nonostante la somiglianza alle idee platoniche, siamo molto lontani dai
tradizionali usi dell'amore in chiave mistica e idealizzante. L'inno infatti vuole manifestare una
passione amorosa reale. Amare la donna che non c' un estremo segno di vitalit, un modo
per
-
affermare una passione che vuol essere tanto pi reale, quanto pi la donna non si incarna nella
realt quotidiana e resta un illusorio fantasma della mente.
FUORI DA RECANATI
La partenza da Recanati mette Leopardi a diretto contatto con il mondo editoriale milanese. Egli
elabora progetti, iniziative, lavori rivolti a lettori non specializzati, con l'intento di avvicinarli a testi
complessi e difficili: proprio a questi destinatari si rivolge il commento alle Rime del Petrarca.
LE CRESTOMAZIE
L'obbiettivo di alta divulgazione si accompagna a un nuovo confronto di Leopardi con la
tradizione
letteraria italiana, i cui risultati si concretano nelle due grandi antologie:
1. la Crestomazia italiana = Con la scelta di luoghi noti o per sentimento o per
locuzione raccolti dagli scritti italiani in prosa di autori d'ogni secolo,
2. Crestomazia poetica italiana = Con la scelta di luoghi in verso italiano noti o per
sentimento o per locuzione, raccolti e distribuiti secondo i tempi degli autori.
Intanto tra il '25 e il '27, Leopardi d una sistemazione pi radicale al suo pessimismo, accettando
le conseguenze della scelta del vero e cerca di allontanare ogni rimpianto delle perdute illusioni.
Leopardi fa sua una morale dell'astensione, per la quale trova un modello essenziale nel
Manuale
del filosofo Epitteto.
-
Leopardi tende a collocarsi in una posizione di solitario ed estraneo testimone del presente,
eremita
osservatore, che si limita a guardare alle diverse forme della civilt e agli sviluppi della cultura
umana, senza parteciparvi.
LA DOPPIA VISTA
La poesia deve esprimere il volgersi di questo sentimento verso la rimembranza. Gli oggetti
interessano la poesia per i ricordi che riescono a evocare, il pi profondo carattere della poesia
sta
nel vago, legato alla cosiddetta doppia vista, che fa vedere continuamente il mondo come
doppi. La
sensibilit poetica attribuisce alle cose un valore pi forte di quello che esse hanno realmente. La
capacit di provare emozioni, non consente di recuperare l'autentico contatto con la natura.
Questa
nuova poesia si pone in un legame strettissimo con la filosofia, con la scoperta del vero e della
negativit della natura
A SILVIA
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La celeberrima canzone A Silvia , abbandona ogni schema troppo tragico, trovando una
nuova
eccezionale misura lirica, la riflessione sul rapporto tra l'uomo e la natura si poggia sulla forma
-
della canzone libera . Il componimento si configura come colloquio con una fanciulla
appartenente
a una famiglia di dipendenti di casa Leopardi. Questo colloquio con la figura femminile si pone
immediatamente come ricordo di una vita giovanile troncata. Tutto il canto percorso da segni
che
sono allo stesso tempo di comunicazione e di distanza tra il poeta e Silvia. Il mondo di Silvia, la
giovinezza di lei e quella del poeta, la speranza di quest'ultimo, si affacciano come cose perdute
per
sempre e ci suscita la protesta contro la natura e contro la sua azione distruttrice.
LE OPERETTE MORALI
Abbandonata per sempre Recanati, e venuto a contatto col mondo fiorentino entra in contatto
con
nuovi ambienti umani e culturali, qui Leopardi avvert pi acutamente il contrasto tra la propria
posizione e le tendenze allora dominanti. Il suo pessimismo si impone come modello di vita e di
comportamento, che si manifesta nelle ultime due Operette morali :
1. Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere = Breve e
semplicissima, priva di ogni residuo letterario, viene come colto a volo un dialogo di strada
in cui si confrontano lo svagato ottimismo di un venditore di almanacchi;
2. Dialogo di Tristano e di un amico = una difesa del libro Operette morali, una
risposta a quanti svalutavano il pessimismo di Leopardi, attribuendone l'origine alle sue
-
cattive condizioni fisiche. Attraverso il personaggio, Giacomo rivendica il proprio impegno
nella verit e il proprio rifiuto della cultura contemporanea e denunciando l'ostinata tendenza
degli uomini a ingannarsi, a credere non al vero, ma a ci che appare loro pi conveniente:
mentre tutte le visioni positive della vita si basano sull'autoinganno, Tristano preferisce
ridere e guardare in faccia la realt. L'operetta si chiude con l'affermazione della scelta
impassibile della morte.
L'AMORE E LA NUOVA POESIA
Tra le esperienze su cui si fonda la nuova coscienza di s che Leopardi mostra negli anni
fiorentini
c' quella dell'amore, vissuto come vicenda interiore assoluta. Per l'infelicissima condizione
umana
del poeta, non si tratta di un rapporto amoroso reale e totale, ma piuttosto di una volont di sentire
in se stesso l'emozione e l'affetto determinati da incontri con donne reali. Leopardi sente un
bisogno
di pi diretti rapporti con figure femminili. Alla frequentazione di Fanny Targioni Tozzetti
legata una serie di nuovi componimenti poetici, che precorrono le diverse fasi di un'esperienza
amorosa e si sogliono indicare come liriche del Ciclo di Aspasia .
Leopardi si allontana dai richiami della memoria, alla ricerca del vago e dell'indefinito, tende a una
parola che aderisca totalmente al suo io presente.
-
- [Pagina 97]
IL PENSIERO DOMINANTE
La pi compiuta manifestazione di questa nuova poetica la canzone Il pensiero dominante ,
grande invocazione del pensiero che pare venire dall'esterno e abitare l'io, con una continua
sfasatura nella disposizione degli endecasillabi e dei settenari e una inquieta frantumazione della
sintassi. Per gran parte del canto il pensiero d'amore si dice quasi per via di negazione, nel
dispregio della volgarit e banalit del mondo contemporaneo, si esprime una sorta di mistica
tutta
negativa e materialistica. Ma poi quel pensiero afferma sempre pi la sua fisicit, la cui voce alla
fine si rivolge direttamente alla donna, vedendo nella sua angelica sembianza, il pensiero
amoroso,
insomma qualcosa che incessantemente si ripete e si prolunga nel presente.
CONSALVO
Il Consalvo lontano dal Pensiero dominante, in endecasillabi sciolti, ricco di elementi
patetici e sentimentali che lo avvicinano ai modelli romantici.
AMORE E MORTE
Nella canzone Amore e morte si intrecciano momenti di tensione energica e momenti di
delicata tenerezza: le due entit sono presentate come figure mitiche, potenze destinate a
sollevare
-
l'uomo dalla sua infelicit. A differenza degli atteggiamenti romantici, che nel legame amore-
morte
vedevano un fondo misterioso di distruttiva e rovinosa irrazionalit, qui esso si traduce in un
segno
di lucidit, in una spinta a rifiutare gli inganni: la passione amorosa induce a ribellarsi contro i limiti
della condizione umana, e la morte le si offre come l'unico reale superamento di questi limiti. La
voce del poeta trova un supremo segno di comunicazione amorosa nel colloquio con la morte
stessa.
A SE STESSO
Il movimento della passione verso una donna concreta viene bruscamente e violentemente
negato
nella brevissima stanza A se stesso , che registra la caduta dell'ultima illusione del poeta e
afferma l'aspirazione a una totale e definitiva aridit di sensazioni, che esprime con scatti di
energia,
e un invito a disprezzare l'esistenza e la forza malefica che la regge.
INNO AD ARIMANE
Questa forza malefica, Leopardi intendeva dedicare un inno, rifacendosi al giovanile progetto di
inni cristiani: ne ha lasciato solo un abbozzo, Ad Arimane .
ASPASIA
Il tema dell'amore ritorna in Aspasia , componimento in endecasillabi sciolti divisi in quattro
lasse, un ultimo congedo dalla donna, designata col nome di una celebre cortigiana. Il canto
-
costruito su un confronto tra l'immagine della donna che torna ad abitare la mente del poeta, e la
- [Pagina 98]
delusione generata dalla discordanza tra quell'immagine e la donna reale. Il poeta sente
riemergere
tutta la forza della superba vision di lei. Gli errori che questa apparizione ha suscitato agiscono
ancora sul poeta, la cui persona ormai aspira a un'indifferente e immobile passivit.
L'UOMO E LA SOCIET
Fin dalla giovinezza Leopardi si pose pi volte il problema dei comportamenti e delle relazioni
collettive; e si visto come questo interesse sia alla base della sua riflessione filosofica, che punta
sui concetti di seconda natura e di egoismo. Tutta la sua indagine sul vero, la critica alle illusioni,
rivolta ai fondamenti stessi della vita sociale. Nella filosofia di Leopardi sempre presente una
lucida e coraggiosa tensione di moralista, volta a mettere in luce le molteplici incarnazioni
dell'egoismo e dell'ipocrisia, della doppiezza, cio quello che egli definisce machiavellismo
sociale,
al quale dedica molti luoghi dello Zibaldone, e molti passi delle Operette morali.
I PENSIERI
un'analisi globale delle dinamiche sociali, atteggiamenti, situazioni e occasioni nel vivere in
societ. una raccolta di 111 aforismi, utilizza spunti diversi e spesso anche rielaborando
appunti
-
dello Zibaldone. Con un acume e una sottigliezza analitica che fanno pensare a Guicciardini e a
Montaigne, si descrivono qui le ambiguit della vita di relazione e della psicologia degli individui.
Leopardi smaschera le false immagini con cui gli uomini si impongono nei rapporti con gli altri . La
comunicazione tra gli uomini si fonda sul falso, sull'artificio, su deformazioni interessate
all'incongruenza tra parole e comportamenti .
LEOPARDI SATIRICO
Per questa denuncia dell'impostura dilagante nella vita sociale Leopardi sa servirsi anche del riso
che, gli appare come eccezionale potenza vitale, capace di opporsi in modo fisico alle menzogne
.
Gi si visto come il riso abbia una funzione essenziale nelle Operette morali e come ad esso si
appoggi lo sguardo polemico di Tristano verso l'umanit contemporanea.
LA PALINODIA AL MARCHESE GINO CAPPONI
Nell'ultima fase della sua esistenza, spinto da un interesse sempre pi forte per la vita sociale e
per
il peso deformante esercitato su di essa dalle ideologie. Leopardi si serve sempre pi
frequentemente del riso come arma satirica, come strumento aggressivo e critico. Al modello
dell 'ironia pariniana si collega in parte la Palinodia al marchese Gino Capponi , in
endecasillabi sciolti, inserita nella seconda edizione dei Canti: l'autorevole intellettuale fiorentino
che ne destinatario impersonifica quell'ideologia moderata e progressista, e ad essa Leopardi
finge
-
ironicamente di aderire, ritrattando col suo pessimismo. Ma in realt maschera impietosamente
le
illusioni del progresso borghese, che si risolve in un accumulo di beni materiali, cieco di fronte alle
condizioni di infelicit degli uomini concreti.
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PARALIPOMENI DELLA BATRACOMIOMACHIA
La maggior prova della scrittura satirica di Leopardi costituita dal poema eroicomico
Paralipomeni della Batracomiomachia , in otto canti in ottave, esso suscit l'interesse di
Gioberti, che lo defin libro terribile. In seguito l'opera stata a lungo trascurata, essa
rappresenta invece un risultato importante e originalissimo tra le opere leopardiane.
Alle sue spalle c' una lunga tradizione italiana di poesia eroicomica che risale fino al pi antico
modello della Batracomiomachia pseudo-omerica, di cui Leopardi aveva compiuto ben 3
traduzioni :
il titolo Paralipomeni indica che si tratta di cose tralasciate , che integrano la
Batracomiomachia.
La vicenda narrata continua quella del poema pseudo-omerico, offendendo una vasta serie di
riferimenti alla storia contemporanea. Nella guerra tra i topi e le rane, intervengono in appoggio
alle rane i granchi , che sconfiggono i topi e uccidono il loro capo. I topi inviano in ambasceria al
-
campo nemico il conte liberale Leccafondi, a cui vengono dettate durissime condizioni dal
generale
avversario, ma gli sconfitti si riorganizzano, istituendo un regime liberale ed eleggendo un re
costituzionale. I granchi non accettano questa situazione e sconfiggono di nuovo i topi; mentre il
re
si accorda subito con i granchi e abroga la costituzione ed il capo dell'opposizione viene costretto
all'esilio.
Nel viaggio viene travolto da una tempesta e ripara presso un uomo, saggio e solitario, che lo
conduce a visitare l'oltretomba degli animali, rappresentato con una ripresa comico-parodica di
schemi danteschi e con un'evidente intenzione satirica nei confronti delle credenze
sull'immortalit
dell'anima; di fronte alle richieste d'aiuto di Leccafondi, i morti si scatenano in un riso incontenibile.
Su questo percorso narrativo, che rimane d'altra parte sospeso, senza una vera conclusione, si
innestano varie digressioni e divagazioni; in cui pi esplicite sono la polemica ideologica e la
rappresentazioni delle illusioni e delle ambiguit di tante iniziative politiche contemporanee. Le
figure dei granchi (immagine degli Austriaci e delle forze reazionarie) sono tracciate con cupi
caratteri negativi, ma le posizioni dei topi (immagine dei liberali italiani), con loro vaga aspirazione
alla libert. Sotto lo schermo delle vicende degli animali, si manifesta il punto di vista negativo
dell'autore. Egli esprime tutta la sua insofferenza per la condizione dell'Italia della Restaurazione e
svolge con anticipo una critica lucida agli equilibri ideologici entro i quali si svolger il processo di
-
indipendenza e di unificazione .
LA GINESTRA e IL TRAMONTO DELLA LUNA
Nell'ampia canzone La ginestra o Il fiore del deserto , la polemica di Leopardi contro le
ideologie spiritualistiche e progressiste trova uno scatto vigoroso, specchiandosi nelle immagini
suscitate dal paesaggio del Vesuvio, nell'inesorabile violenza della natura.
Questo canto stato sempre oggetto di interpretazioni contrastanti, ma impossibile non
avvertire il
- [Pagina 100]
suo fascino, la sua forza di messaggio definitivo da conseguire ai posteri. In 317 versi disposti in
sette stanze il canto svolge un'orchestrazione complessa, che conosce accensioni improvvise e
abbassamenti di tono. La meditazione leopardiana sicuro di se stessa e nello stesso tempo
piena di
pudore, si appoggia su una retorica nuda, generosa ma cosciente dei limiti di ogni discorso
umano.
La ginestra fiore odoroso che anima il paesaggio vesuviano, segno di una tenera resistenza
della
vita di fronte alla distruttiva natura, di una umanit indifesa e cosciente della propria infelice
condizione, la stessa poesia trasmette un dolce profumo, una comunicazione affettuosa
nell'arido
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deserto dell'esistenza. La visione del paesaggio devastato, e la presunzione degli uomini che
hanno
pensato che un Dio sia sceso per loro sulla terra. Alla mistificazione delle ideologie ottocentesche,
si oppone la luce del pensiero del secolo precedente. Il motivo della luce, che si oppone alle
tenebre in cui gli uomini preferiscono restare immersi, domina tutto il canto, e diviene
aspirazione a una lotta collettiva contro la natura matrigna; lotta che solo un'umanit liberata da
miti
e illusioni protesa contro il comun fato potrebbe condurre. Leopardi guarda a una nuova civilt
fatta di uomini tra loro confederati, a una nuova solidariet umana fondata sulla conoscenza del
vero e democraticamente sollecita dei deboli e degli indifesi che sono l'immagine pi autentica
della
vera condizione naturale.
La ginestra anche il simbolo di ricatti e complicit sentimentali, assume un carattere eroico, si
tratta di un fiore classico, segno di resistenza della ragione e della bellezza.
Ancora un messaggio conclusivo troviamo nell'ultima canzone scritta da Leopardi Il tramonto
della luna, la cui strofa conclusiva, di mano del Ranieri, sarebbe stata dettata secondo una
tradizione alquanto dubbia. Qui un paesaggio notturna suscita echi e riprese della poesia idillica,
dando a tutto il canto la forma di un ritorno disperato alla fascinazione della giovinezza perduta.
Quest'ultimo notturno si caratterizza per lo sparire della luna, per l'immergersi di tutte le cose nel
buio: al tramonto dell'astro, corrisponde nell'uomo quello della giovinezza, ma a differenza della
-
luna che risorge sempre nel suo movimento, la giovinezza abbandona gli individui, precipitandoli
irrimediabilmente verso la vecchiaia, al cui termine c' solo la sepoltura.
POETA E INTELLETTUALE
nella vita e nell'opera di Leopardi si riconosce una delle pi cruciali esperienze di tutta la nostra
letteratura, e si sono attribuiti i significati pi diversi, sono sorte discussioni appassionate, tra
adesioni senza riserve e decisi rifiuti.
Non si pu in nessun modo ignorare che la letteratura per Leopardi la via per capire fino in
fondo
l'esperienza: in lui la letteratura scopre questa forza conoscitiva proprio a partire dalla chiusura e
dalla solitudine della sua adolescenza e della sua giovinezza, dai limiti ambientali, familiari, sociali,
dagli ostacoli posti sulla sua vita dalle malattie, dalla sofferenze, dall'infelice condizione personale.
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Al di l questo, la letteratura gli ha dato una capacit di vedere che unica nell'Italia de l'800 e
lo mette all'altezza della cultura europea pi radicalmente critica verso lo sviluppo borghese e le
nuove forme della civilt. Per molti aspetti egli anticipa gli indirizzi negativ i di autori come
Baudelaire , Nietzsche; ma nello stesso tempo rifugge da ogni esaltazione degli impulsi oscuri e
del
mistero e si impegna a denunciare l'irrazionalit della societ e della natura, a svelare il nulla che
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fondamento dell'essere. La sua poesia si pone come voce dell'io presente.
L'esperienza della malattia e del proprio corpo infelice ha determinato in modo essenziale
l'attenzione di Leopardi agli aspetti fisici dell'esistenza, acuendo il suo sguardo critico, rendendolo
sdegnoso verso la normalit, il fiducioso progressismo degli uomini sani. A ci si aggiunse certo
anche un residuo di atteggiamento aristocratico, di disprezzo verso l'operosit del mondo
borghese e di nostalgia per la grande poesia del passato.
Alcuni critici hanno tentato di negare la forza critica del pessimismo leopardiano, ma questi critici
non intendono affatto come nel caso di Leopardi che la stessa nozione classica di letteratura, la
malattia, l'origine nobile, diventino strumenti di conoscenza e di giudizio e facciamo rivolgere il
rifiuto del presente non verso il passato, ma verso il futuro,