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Gino Zucchini Res loquens Guaraldi Presentazione di Leandro Cutti di memorie incontri occasioni, di psichiatria e psicoanalisi, con un saggio inedito sull’apparato figurale Guaraldi

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Gino ZucchiniRes loquens

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Presentazione di Leandro Cutti

di memorie incontri occasioni, di psichiatria e psicoanalisi,con un saggio inedito sull’apparato figurale

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iniHo sempre ammirato la sua profonda umanità, la sua cul-

tura, la sua eloquenza, la sua chiarezza, la sua capacità di comunicare, il suo animo di pacifico lottatore, la sua lucida pazienza.Ricordo la sua generosità verso i pazienti e i giovani colle-ghi, ai quali si è offerto – o che lo hanno scelto – non come un “magister” da copiare o imitare, ma come chi dona la sua esperienza e il suo sapere – come anche in questo Res loquens si mostrerà – sempre come possibilità discutibile, punti di incontro e di discussione, mai dogmatici.

Le “figure” della psichiatria e della psicoanalisi, l’epistemolo-gia, la metapsicologia, i fondamenti filosofici (Zucchini se ne dice dilettante, ma in senso etimologico) del suo “apparato figurale”, le scorribande nella linguistica e nell’etimologia per finire col “triangolo semeiotico”, disegnano un percorso che si intuisce venire da lontano.L’ambizione dichiarata è quella di alleggerire “la tirannia della pulsione” in favore di una metapsicologia più leggera (meno confondibile con alcuna teologia dell’ipse dixit…) e collocata a stretto ridosso dell’esperienza clinica.

dalla Presentazione di Leandro Cutti

Gino Zucchini è tra i protagonisti della psicoanalisi italiana e del rinnovamento dell’istituzione psichiatrica. Psichiatra per oltre vent’anni all’Ospedale “Roncati” di Bologna, è didatta dal 1991 per la Società Psicoanalitica Italiana.

€ 22.00

ISBN 978-88-8049-991-6

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www.guaraldi.it - [email protected] - [email protected]

isbn carta 978-88-8049-991-6isbn pdf 978-88-6927-028-4isbn epub 978-88-6927-029-1

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res loquensDi memorie incontri occasioni,

di psichiatria e psicoanalisi

con un saggio inedito sull’apparato figurale

presentazioneLeandro Cutti

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indice

Presentazione di Leandro Cutti ................................................ p. 9

Interventi ................................................................................. p. 15Scienza e pseudoscienza (1985) ............................................ p. 19Cinema e psicoanalisi (1985) ................................................ p. 25Sulla guerra (1988) ................................................................ p. 29Tutti i morti ammazzati della terra (1991) ........................... p. 39Sulla tossicodipendenza (1988) ............................................ p. 45Ancora sull’“ermo colle” (1992) ........................................... p. 55Della Rivista e della Memoria (2004) .................................... p. 59Cari colleghi toscani (2006) ................................................... p. 67Prefazione per Cutti (2008) .................................................. p. 75Per la memoria (2008) .......................................................... p. 79Fellini ci guarda (2008) ......................................................... p. 85Mozione (2011) ..................................................................... p. 93

Quale psicoanalisi per quale psichiatra ............................... p. 95Setting psicoanalitico e istituzione psichiatrica (1976) ........ p. 99L’assemblea degli dei (1978) ................................................. p. 117Prefazione per “La stanza delle parole” (1980) ................... p. 135Recensione per “Itinerari della psicoanalisi” (1983) ........... p. 141Recensione per “L’identità dello psichiatra” (1984) ............ p. 147Quale psicoanalisi per quale psichiatra (1985) .................... p. 151Per una metateoria della cosiddetta

“regola fondamentale” (1987) ......................................... p. 159Il legislatore e il suo psichiatra (1989) ................................... p. 181

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Psicoanalisi e sogno: clinica e teoria (1991) ......................... p. 189La critica psicoanalitica tra farfalla fobigena

e farfalla poetica (1997, inedito) ..................................... p. 205

Figure ....................................................................................... p. 217Lo scultore del diavolo ......................................................... p. 221Bamba .................................................................................... p. 229“Conosco mio figlio” ............................................................ p. 231Elogio della bugia infantile ................................................... p. 233La bicicletta deterministica ................................................... p. 237Francescone ........................................................................... p. 239Regina .................................................................................... p. 243Morfopatia ............................................................................. p. 245Il collezionista sul divano ...................................................... p. 249Gli uni e gli altri .................................................................... p. 255Mè fùnai àriston? .................................................................. p. 259“Incipe parve puer” .............................................................. p. 263Tra claustro e agorà ............................................................... p. 265Le parole e le cose ................................................................. p. 267“Se non” ................................................................................ p. 271Gli “esclusi” di Covili ........................................................... p. 275

Spigolature etimologiche ........................................................ p. 279La parola, il mondo, il simbolo, il diavolo e il pensiero ...... p. 283Psiche e dintorni ................................................................... p. 289Fasti e nefasti della festa ....................................................... p. 297

Argomenti di epistemologia ................................................... p. 305Scientificità ............................................................................ p. 309Sul preconscio ....................................................................... p. 315Sottrazioni ............................................................................. p. 319Oggi sto bene, chissà perché ................................................. p. 323La luce e il buio ...................................................................... p. 327Risparmio energetico ............................................................. p. 329Mediatori ................................................................................ p. 333Borderline ............................................................................... p. 335

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Quattro libri ............................................................................. p. 339Hans Vaihinger, La filosofia del come se ............................... p. 343Johan Huizinga, Homo ludens .............................................. p. 347D.W. Winnicott, Gioco e realtà ............................................. p. 351Karl Popper – John Eccles, L’Io e il suo cervello ................. p. 355

L’apparato figurale ................................................................... p. 359Un concetto panoramico ....................................................... p. 363Io sono io ................................................................................ p. 365“Uno come me” ..................................................................... p. 369“Ne noceat”............................................................................ p. 371Il “pupo” di Pirandello .......................................................... p. 373Il numero tatuato ................................................................... p. 375Struttura e funzione ............................................................... p. 377Tra piacere e pudore .............................................................. p. 381Infine la parola ....................................................................... p. 385“Trigonometria” ..................................................................... p. 389

Ritagli autobiografici e incontri ............................................ p. 393Al Pasador ............................................................................. p. 397Il mazzo di asparagi .............................................................. p. 401“Altro giro altro regalo” ........................................................ p. 405Undici settembre ................................................................... p. 409Terremoto .............................................................................. p. 413Vico Faggi e Covili ................................................................ p. 415I poeti e gli anni .................................................................... p. 417Caro Casali ............................................................................ p. 419Per Vincenzo Faenza ............................................................. p. 421Gentile Professor Raimondi ................................................. p. 427L’ultimo saluti a Carloni ........................................................ p. 429Per Egon ................................................................................ p. 433“De mortuis” ......................................................................... p. 435

Questo libro in dieci proposizioni ........................................ p. 437

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presentaZione

“Per quel che mi ricordo...” così inizia Gino Zucchini uno dei suoi frammenti autobiografici che chiudono questo libro; e io faccio mio il suo esordio, partecipando ai suoi ricordi, per quelli che ha e ha avuto la bontà di condividere con noi.Ma io ho di lui, fra i tanti, un ricordo particolare: fu lui a darmi il benvenuto, in un lontano primo Agosto, all’Ospedale psichiatrico Roncati, nella Bologna dei primi anni settanta.Ricordo poi – molti anni dopo – la bella sorpresa che mi fece stilando la prefazione dell’unico libretto che io abbia mai osato scrivere*.

Quante cose, invece, ha scritto, letto e detto lui! Sempre con tanta libertà e sincerità, anche nelle situazioni più difficili. Ricordo anni lontani in cui fu oggetto dei più faziosi attacchi da parte di saccen-ti – e stolidi – censori (qualcuno lo definì un “lombrosiano” per avere egli sostenuto contro l’imperante sfascismo anti istituziona-le, la necessità di una istituzione psichiatrica degna del nome, ben determinata a prendersi cura delle sofferenze dei pazienti e delle loro famiglie).Ricordo anche la sua coraggiosa tenuta, la sua coerenza nel dire e nel fare, nonché la sua esemplare linearità nella pratica psichiatri-ca e psicoanalitica.

Ci univa e ci lega tuttora una sintonia profonda, rispettosa sem-pre, nella vicinanza dell’alterità: Gino, uomo dotto, sapiente e

* Leandro Cutti, El canto del Màzaro, Ed. Guaraldi, Rimini, 2008.

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onesto mi ha arricchito nella mia povertà, che egli, credo, abbia accettata come una mia ricchezza. Ho sempre ammirato la sua profonda umanità, la sua cultura, la sua eloquenza, la sua chiarez-za, la sua capacità di comunicare, il suo animo di pacifico lottato-re, la sua lucida pazienza.Ricordo la sua generosità verso i pazienti e i giovani colleghi, ai quali si è offerto – o che lo hanno scelto – non come un “magister” da copiare o imitare, ma come chi dona la sua esperienza e il suo sapere – come anche in questo Res loquens si mostrerà – sempre come possibilità discutibile, punti di incontro e di discussione, mai dogmatici.

Dunque, caro Gino, ti dico di nuovo “grazie” anche per questa ultima fatica a cui ti sei sottoposto. E però mi devi un favore: concedimi di immaginarmi seduto ac-canto a te nella bella aia della tua infanzia – pur così dolorosa-mente colpita dal lutto per la morte di tuo padre – mentre ti guar-do imparare l’arte della legatura dei mazzetti di asparagi così de-votamente coltivati e raccolti. Quindi favoriscimi nel catarme on cantonzin, arente a ti, sentà a tola per gustare gli “stortignaccoli” – disprezzati da quelli di città – con l’intingolo delle spugnole.Così sarò sazio e di buon umore.Auguro ai giovani che leggeranno queste metafore di acquisirne il metodo e di gustarne il sapore.

Anche i cinque impegnativi capitoli iniziali, prima della chiusura con gli scritti in varie occasioni e gli incontri autobiografici, si fanno leggere piacevolmente, essendo per lo più articolati in agili “asterischi”, nei quali la levità della prosa non contraddice la pro-fondità della materia e dell’argomentazione.Le “figure” della psichiatria e della psicoanalisi, l’epistemologia, la metapsicologia, i fondamenti filosofici (Zucchini se ne dice dilettan-te, ma in senso etimologico) del suo “apparato figurale”, le scorri-bande nella linguistica e nell’etimologia per finire col “triangolo se-meiotico”, disegnano un percorso che si intuisce venire da lontano.

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Presentazione

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L’ambizione dichiarata è quella di alleggerire “la tirannia della pulsione” in favore di una metapsicologia più leggera (meno con-fondibile con alcuna teologia dell’ipse dixit…) e collocata a stret-to ridosso dell’esperienza clinica.

Un vecchio detto recita: “Suol conforme alla causa esser l’effet-to…”; ebbene se la psicoanalisi è, fin dalle origini, “cura con le parole”, ciò non può non implicare che anche la malattia di cui si occupa fu ed è “malattia di parole”: mancate, o vietate, o falsate, o reificate, o deturpate, in vari modi impedite di svolgere la funzio-ne “divina” di collegare l’Io con il mondo e con se stesso.

L’ampiezza dei rimandi culturali, la lettura della citazione evan-gelica “In principio erat Verbum”, la simpatia per il mistero – laicamente interpretato – infine l’evocazione del celebre dialogo tra Freud e il pastore protestante Oskar Pfister, suggeriscono al prefatore credente talune riflessioni che, importanti sempre, lo sembrano sempre più nel nostro tempo.

A me pare che l’elemento che accomuna, o dovrebbe accomunare, ogni tipo di ricerca (materialistica o umanistica) sia l’amore per la conoscenza, per l’andare al di là del già noto e consolidato. Ciò che distingue la scienza dalla religione è apparentemente l’ogget-to della ricerca: la scienza ricerca l’ignoto da trovare e verificare, la religione ricerca l’ignoto non verificabile che però, per il credente, ha una caratteristica già nota: “Dio è amore”, almeno secondo la tradizione cristiana.Pertanto anche gli scienziati atei, in quanto ricercano “per amo-re”, rendono attuale l’essenza – l’identità – del Dio amore dei credenti. Questo è per me Zucchini.Sperimentano entrambi, lo scienziato e il teologo, in più circo-stanze il sentimento dell’impotenza pratica o all’opposto l’ecci-tante fantasia dell’onnipotenza immaginaria, per entrambi sterili di vera conoscenza; ma al tempo stesso possono ben provare anche la gioiosa consapevolezza di vivere la vita per l’uomo.

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E anche insieme, seppure in diverso modo, corrono il rischio di una insidiosa deriva narcisistica: giungere a possedere tutto il sa-pere suggerito da un demone che ci fa credere arrivabile l’innarri-vabile. Ci soccorre la coscienza che i desideri sono per loro natura infiniti, non così i pensieri realistici, a loro volta non garantiti come eticamente validi per il solo fatto d’essere fondati nel re-ale. Senza questa consapevolezza è sempre in agguato il rischio di incappare nell’errore che “solo io sono io” e che tu non lo sia altrettanto.

Ne La critica psicoanalitica tra farfalla fobigena e farfalla poeti-ca (v.pag. 205) l’autore fa poi i conti con l’arte della psicoanalisi; che non è solo una scienza umana – definizione che in fondo ne restringerebbe il valore e il senso – ma va oltre la scienza.Penso a certe interpretazioni improvvise e sorprendenti nella mente dell’analista o in quelle del suo paziente: dobbiamo qui riconoscere il carattere creativo, non solo intellettivo, della psico-analisi. Ciò la imparenta con l’intuizione artistica, difficilmente decodificabile sul piano critico. Cosa resta da dire alla critica d’ar-te oltre al poter esprimere un sentimento di stupore e di meravi-glia, non dissimile da quello che si prova di fronte al volo di una farfalla? Bello, brutto, attraente, banale, straordinario, fallito, ecc...: tutta la critica finisce qui. Il resto è sovrabbondanza di parole, utili per “spiegare”, inserire in un contesto, storicizzare.La critica “psicoanalitica” dell’opera d’arte deve poi sopportare un’obiezione in più: che senso ha siffatta critica, visto che l’“inter-pretazione” avviene fuori dal setting? Quanto può valere la critica psicoanalitica in assenza della persona analizzata, fuori da una relazione tra un Io e un Tu?“La poesia è l’espressione di un segmento di umanità, non è più una persona”.(Di qui la polemichetta con Emilio Servadio intorno all’“ermo colle” leopardiano. v. pag. 55).

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Presentazione

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Tornando ai nostri pazienti, rispettati e benvoluti di là dai pesi che ci domandano di sopportare (e supportare…) e ai quali siamo grati perché, per dirla con Winnicott, “hanno pagato per insegnar-ci”, farei all’autore una proposta: affiancare, almeno in qualche tempo del rapporto, alla Res loquens la Res visa videns, lo guardo essendo il primo documento di comunicazione umana, come egli già qui scrive citando Virgilio (“Incipe parve puer risu cognosce-re matrem”…).Così una palla ferma al centro del campo si lascia mettere in una situazione dinamica: il gioco del reciproco guardarsi riconoscen-dosi altri, ma non alieni e quindi comunque comunicanti: anche se muti, pur sempre comunicanti.

Entra qui in campo un elemento di grandissimo valore relazio-nale che è, per l’analista, essere quello che è come uomo, ancor prima che essere psicoanalista; non nel senso della sua privatezza personale, ma in quello ben più pertinente della modalità con cui intende l’essere psicoanalista e che cosa intenda e faccia intendere per l’esercizio di quella funzione e come consentire nel contempo al paziente la funzione di essergli paziente.

Tutte queste impegnative pagine tendono a dare dimostrazione di questo assunto. Per dirla con parole di Zucchini, lo psicoanalista ha il dovere di essere mundus (kosmos) pulito, per consentire al paziente, che ha nella mente il Kaos (l’immondo) di trasformarlo in sim-bolos, attraverso l’agente ordinatore dello sguardo e della parola.

Più che per tutti, un libro per ciascuno.

Leandro CuttiBologna, Autunno 2013

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interventi

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Scritti vari, occasionali, qui raccolti secondo le date di pubbli-cazione su riviste o libri collettanei.

Scienza e pseudoscienza (1985) .........................................19Cinema e psicoanalisi (1985) ............................................25Sulla guerra (1988) ............................................................29Tutti i morti ammazzati della terra (1991) ........................39Sulla tossicodipendenza (1988) .........................................45Ancora sull’“ermo colle” (1992) ........................................55Della Rivista e della Memoria (2004) ...............................59Cari colleghi toscani (2006)...............................................67Prefazione per Cutti (2008) ...............................................75Per la memoria (2008) ......................................................79Fellini ci guarda (2008) .....................................................85Mozione (2011) .................................................................93

Per saggiare la fertilità della psicoanalisi in ambiti culturali diversi (la scienza, l’arte, la storia, il cinema, la politica...).

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scienZa e pseudoscienZa tra l’incudine e il martello

Caro direttore, il pregevole articolo di Dario Antiseri «Scien-za e pseudoscienza secondo Karl Popper», comparso a pag. 14 del nume ro 12 di Crescita, merita una risposta. Popper: «Pos-so illustrare tale circostan za [la inconfutabilità delle teorie di Freud e Adler] con due esempi assai diversi di comportamento umano; quello di un uomo che spinge un fanciullo nell’acqua con l’in tenzione di affogarlo e quello di un uo mo che sacrifica la propria vita tentando di salvare un ragazzo. Ciascuno di questi due casi può venir spiegato con pari facilità in termini freudiani e in termini adleriani.

Per Freud, il primo uomo soffriva di qualche repressione (po-niamo, di qualche com ponente del complesso di Edipo), men-tre il secondo uomo aveva attinto la sublimazione. Per Adler il primo soffriva di sentimenti di inferiorità (determinan ti forse la necessità di provare a se stesso che aveva il coraggio di com-mettere un simile crimine) e altrettanto succedeva al secondo uomo (la cui esigenza era di pro vare a se stesso che aveva il coraggio di tentare il salvataggio del ragazzo). Non riuscivo a pensare nessuna specie di com portamento umano che non si lasciasse interpretare nei termini dell’una o del l’altra teoria. E proprio questo fatto, os sia che esse risultassero adeguate, che ve nissero sempre confermate agli occhi dei loro simpatizzanti, costituiva l’argomento più forte a sostegno di dette teorie. Ma cominciai a sospettare che tale apparen te forza fosse in effetti

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la loro debolezza» (Popper, 1934; ma lo stesso argomento è ri-proposto nel 1974).

Orbene, credo che si possa qui dimostrare un sostanziale fraintendimento della psi coanalisi, di ciò che essa è nella sua so stanza e nella sua pratica, a dispetto del lo stato spesso in-soddisfacente della for ma in cui essa presenta le sue teorie. è ragionevole supporre che tanto a Freud quando ad Adler non interessi “spiega re” il fatto compiuto (un uomo uccide un bam-bino, un uomo si sacrifica per sal vare un bambino) quanto piut-tosto cer care strumenti teorico-pratici atti a scon giurare l’acca-dere di eventi umani, com portamentali o affettivi, generalmente ri tenuti indesiderabili.

Possiamo tranquillamente scartare il se condo esempio: che un adulto si sacrifi chi per salvare un bambino, quand’an che lo facesse per motivi esibizionistici, è un fatto generalmente ap-provato dalla coscienza etica, crediamo sotto tutti i cieli, tale da procurare ammirazione e rispetto. Popperianamente, non ci interroghe remo su questo fatto, precisamente per ché esso costi-tuisce la conferma di una teoria desiderata: quella secondo cui gli esseri umani sono, all’occorrenza, capa ci di sacrificarsi per i propri simili, spe cie se indifesi. Al contrario, il primo ca so, quello dell’uomo che uccide il bam bino, interroga la nostra coscienza pre cisamente perché confuta la suddetta teo ria: di qui la necessi-tà di una scienza psi cologica che, per essere tale, non si conten-terà di “spiegare” l’accaduto (di adorare il fatto compiuto), ma cercherà per quanto possibile di impedire il ripetersi di even ti siffatti, facendo ricorso a strumenti con cettuali e pratici che pre-scindono dalla pura e semplice condanna penale dell’assassino. Allo psicoanalista cui avvenga di occu parsi di fatti di questa na-tura capiterà an che di incontrare persone che si compor tano e vi-vono “come se” fossero sul punto di commettere un infanticidio, o si accu sano esplicitamente di assassinii commessi unicamente nella fantasia o in sogno e trat tati come fattuali.

Lo psicoanalista si mette a questo punto in relazione con l’as-sassino e organizza con lui un “congresso scientifico” di lunga

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durata durante il quale ascolta le sue “teo rie”, di cui andrà pa-zientemente cercando la confutabilità. Supponiamo che il no-stro assassino sia portatore della seguen te teoria: se un uomo non sopporta di odia re un bambino non ha che un mezzo per eliminare questa tortura: uccidere il bam bino per liberar-si dell’odio e non pensarci più. Questa teoria ha per il nostro uomo una forza perentoria assoluta e inconfu tabile: tant’è che egli ne ha cercato più volte la conferma e ha già commesso o cercato di commettere altri infanticidi. Quando poi la teoria era smentita dal ri tornante insopportabile odio per il bam bino, il nostro vi apportava una piccola correzione ad hoc: non aveva trovato le circostanze adatte, aveva scelto male la sua vittima, etc... la prossima volta sa rebbe stata quella buona e definitiva, per ché anche a lui ripugnava, lui lo sapeva meglio di tutti!, uc-cidere un bambino. L’analista ha una sua teoria, molto me no perentoria: propone che quest’uomo non trovi mai la sua vitti-ma definitiva pro babilmente perché il bambino che egli vuo le uccidere è nascosto dentro di lui. L’in terlocutore è sorpreso: in qualche modo oscuro lo aveva già sentito: è dentro di lui il bambino-mostro da uccidere; per quello ha vissuto sempre a occhi bassi ver gognoso e rancoroso verso tutto e tutti; più volte in passato aveva pensato di to gliersi la vita. E adesso, non è an-che peg gio? C’è in lui un bambino carico di odio e di disprezzo e bisogna metterlo a tace re per sempre, anche lo psicoanalista do vrebbe pensarla come lui.

E se il bambino fosse carico di disprezzo e di vergogna proprio perché messo a ta cere, e in qualche modo ucciso? Il bam bino umiliato e offeso si è difeso prati cando teorie chiuse e incon-futabili che lo mantengono oscillante tra l’impotenza pra tica e l’onnipotenza del pensiero (e del l’azione impulsiva). L’analista gli propone teorie dubbiose e aperte entro le quali il bambino con le sue teorie non viene più messo a tacere bensì ascoltato con atten zione e rispetto. Le teorie perentorie pos sono trovare nella fantasia il luogo legit timo in cui esercitarsi come un gioco, senza pretendere di governare la pratica fattuale. La quale, se

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vuole essere “scientifica”, non può che essere dubbiosa, e cioè am mettere la possibilità di più interlocutori con cui condividere l’esperienza del mon do. La verità scientifica è un contratto per la conoscenza. Uccidere il bambino è anche uccidere la cono-scenza.

Questo esempio è naturalmente sempli ficato e volutamente ingenuo; nondime no mi pare abbastanza adatto a render conto di ciò che avviene in una procedu ra psicoanalitica, di ciò che si intende con l’espressione “rendere conscio l’inconscio” (per quanto insoddisfacente possa essere considerata questa dizio-ne).

Alcuni impliciti, d’altronde abbastanza trasparenti, possono essere esplicitati e pro posti come convenienti.

1. Non c’è ragione di considerare scien tifica esclusivamente la conoscenza pra ticata dagli specialisti: ogni uomo può ben esse-re scienziato perché il mondo è, o do vrebbe essere, condominio di tutti. An che in questa concezione allargata la scien za può essere sottoposta al criterio della confutazione. Nella sequenza preceden te le teorie inconfutabili (magiche, mistiche, ideolo-giche) del paziente venivano infatti confrontate con le teorie confutabili del lo psicoanalista.

2. La seduta psicoanalitica non è ana logabile alla sequenza osservativa o spe rimentale dello specialista di scienze na turali, bensì al congresso degli scienzia ti, un luogo dove appunto si confronta no le teorie che “interpretano” i dati del l’esperienza. La psicoanalisi, in altri ter mini, è una epistemologia affettiva ten dente alla trasformazione di teorie incon futabili e perento-rie, e perciò soggette alla coazione a ripetersi inalterate, in teo-rie dubbiose, confutabili ed evolutive.

3. Si ritiene possibile una scienza posi tiva della soggettivi-tà (o mondo interno), sempre che non si richiedano alle sue proposizioni la determinatezza e la precisione meccanica che ineriscono alle proposizioni relative agli oggetti fisico-naturali: la scien za psicoanalitica passa attraverso il sog getto, invitando l’interlocutore a farsi scien ziato.

Guarald

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