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triennale Xtra

Mostre di Architettura, Arte e Design nei capoluoghi lombardi

ideazione e coordinamento scientificoAlberto Ferlenga, Curatore Trien-nale Architettura

Progetto d’identità visiva Marco Strina

coordinamento organizzativo Roberta Sommariva, Alessandra Cadioli

coordinamento tecnico Marina Gerosa, Cristina Gatti

comunicazione Antonella La Seta Catamancio, Micol Biassoni, Marco Martello, Dario Zampiron,Gianluca Di Ioia

Fundraising and sponsorhipOlivia Ponzanelli, Giulia Panzone

la mostra è frutto della collaborazione tra Triennale di Milano, Regione Lombardia e Comune di Brescia

esportare il centro Storico

Brescia, Palazzo Martinengo delle Palle Via S. Martino della Battaglia 18

11 settembre11 dicembre 2015

curatoreBenno Albrecht, Anna Magrin

la mostra è promossa da Comune di BresciaEmilio Del Bono, Sindaco Laura Castelletti, Vicesindaco Michela Tiboni, Assessore all’Ur-banistica e pianificazione per lo sviluppo sostenibile.

Università degli Studi di Brescia Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura Territorio, Ambiente e di Matematica Sergio Pecorelli, Rettore

consulenti scientificiFrancesco Bandarin Pier Luigi Cervellati Patrizia Gabellini Vittorio Gregotti

coordinamento generale Elena Pivato e Giovanni Chinnici /Urban Center Comune di Brescia

Supporto organizzativo e amministrativo per il comune di brescia Gianpiero Ribolla / Area Pianifi-cazione urbana e mobilità, Settore UrbanisticaDiana Mastrilli / Area Pianificazio-ne urbana e mobilità, Settore Urba-nistica, Servizio Amministrativo Massimo Azzini, Marco Ponzoni, Fulvio Frattini, Vittorio Quadri, Massimo Zanaglio / Area Servizi TecniciNora Antonini, Giovanni Giannelli, Giovanni Santalucia, Angelo Zava-glio / Area Affari Generali, Settore gare e Appalti

assistenza all’organizzazioneSerena Cominelli

identità visiva e progetto grafico Stefano Mandato

comunicazione localeUfficio Stampa Comune di Brescia Urban Center Comune di Brescia

Sezioni a cura di Italia 1945-1990Anna Magrin

Dall’Italia all’EuropaJacopo Galli, Anna Magrin

La città storica nei paesi extraeuropeiFilippo De Domincis, Cecilia Fumagalli, Anna-Paola Pola

Fotografie e filmMaddalena D’Alfonso

Micro-trasformazioniPaolo Mestriner con Salvatore Carbone, Stefano Di Corato, Erika Frosi, Nicolò Galeazzi, Maria Pia Gervasi, Sara Omassi

Le città di Leonardo BenevoloBenno Albrecht

ProssemicaBenno Albrecht, Stefano Mandato, Anna-Paola Pola, Gianpiero Ribolla con Elisa Basso, Andrea Borgato, Matteo Brighenti, Raf-faele Camputaro, Alberto Cosaro, Matteo Dainese, Alberto Degani, Martina Favaretto, Nicolò Golin, Giovanni Magri, Clara Mesaglio, Ermanno Rizzo

Investire nel centro storico: l’Univer-sità degli Studi di BresciaMichele Pezzagno, Marco Rosini Serrati, Fabiana Steele, BerendStrijland, Monica Velasco

UrbicidiUmberto Saraceni / Realizzazio-ne ed Editing video con Benno Albrecht, Anna Paola Pola

installazione artistica Rinaldo Turati

allestimento a Palazzo martinengo Benno Albrecht, Rinaldo Turati, Enrico Guastaroba

allestimento crocera di San luca Benno Albrecht, Paolo Mestriner

autori e curatori Benno Albrecht Antonino Antequera Dora Arízaga Guzmán Gastone Ave Sarah Baker Massimo Balsimelli Francesco Bandarin Alessandro Benevolo Luigi Benevolo Viola Bertini Ruben Abel Bianchi Bertrando Bonfantini Patrizia Bonifazio Pa-olo Ceccarelli Pier Luigi Cervellati Davide Cutolo Giuseppe D’Acunto Roberto D’Agostino Maddalena D’Alfonso Silvia Dalzero Nicla Dattomo Filippo De Dominicis Adalberto Del Bo Felipe Delmont Michele Di Marco Jørgen Eske-mose Andersen Nasrine Faghih Paola Favaro Joao Flores Giulia Fini Marika Fior Enrico Fontanari Enrico Formato Robert Freestone Cecilia Fumagalli Donald Insall Patrizia Gabellini Bruno Gabrielli Jacopo Galli Francesco Gastaldi Vittorio Gregotti Pilar Maria Guerrieri Mehdi Kowsar Jorge Lobos Giampiero Lombardini, Pietro Macchi Cassia Anna Magrin Michela Maguolo Alessandra Ma-rin Alvise Marzollo Laura Mascino Paolo Mestriner Ludovico Micara Johan Mottelson Etra Occhialini Federico Oliva Sergio Pecorelli Paola Pellegrini John Pendelbury

Stefano Perego, Daniele Pini, Elena Pivato Giovanni Plizzari Francisco Pol Méndez Anna Paola Pola Marco Philipsen Prahm Caterina Pregazzi Cristina Renzoni Paola Ricco Chiara Rostagno Francesco Siravo Stefano Storchi Bertrand Terlinden Maurizio Tira Laura Travaglini Gian Paolo Treccani Hanne Windsholt

Fornitura stampanti 3D Sharebot

modellazione digitale e stampa 3DGiuseppe D’Acunto con Luisa Vittadello Alessio Bortot, Marco Bombene con Filippo Andreoli, Massimilia-no Arretino, Francesco Barisan, Andrea Cabianca, Greta Cattelan, Francesco Ceola, Margherita Cisamolo, Alberto Colleoni, Mattia Da Riol, Daniela Da Ronch, Martina Federici, Micol Galeotti, Barbara Ghirelli, Andrea Guar-digli, Gianmarco Ippino, Diego Lucatello, Lubna Matar, Lavinia Muraro, Martina Nadalini, Fabio Oselladore, Francesca Pellegrinel-li, Riccardo Pellizzari, Tommaso Petrosino, Giulia Piacenti, Jonatan Pizzini, Andrea Schiavinato, Edoardo Solito, Simone Tormen, Claudio Triassi, Elisa Vendemini,Rossella Villani, Martina Vio, Luca Zanette, Bartolomeo Zanotti

la mostra è stata realizzata con il sostegno e la parteci-pazione di Fondazione ASM gruppo a2a Ordine degli Architetti, Pianifica-tori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia Ordine Avvocati BresciaANCE Brescia-Collegio dei Co-struttori edili Collegio Geometri e Geometri laureati della Provincia di Brescia.

con la collaborazione dei soci volontari del TOURING Club Italiano

e con il patrocinio del F.A.I. Fondo Ambiente Italiano

assicurazioni Mansutti Spa Art Broker

Partner istituzionale

Partner tecnico

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Umbria 1952-1972 Giovanni Astengo in Umbria

( 186 ) — Michela Maguolo, Alessandra Marin

bologna 1960-1973 La forma della città pubblica

( 193 ) — Anna Magrin

rimini 1968-1975 La città come esperienza educativa

( 198 ) — Alvise Marzollo

naPoli 1970-2015 Dal diradamento alla conservazione

( 203 ) — Enrico Formato, Laura Travaglini

toScana 1972-1980 La sperimentazione per il recupero dei centri

storici in Toscana

( 205 ) — Massimo Balsimelli

ancona 1972-1980 Un progetto di città: ricostruzione e recupero del

centro storico dopo il terremoto

( 208 ) — Laura Mascino

breScia 1972-1980 Il Piano per il centro storico di Brescia

( 211 ) — Alessandro Benevolo

Pavia 1976-1977 Il centro storico nel PRG del 1976

( 214 ) — Federico Oliva, Marika Fior

melzo 1977-1980 Innovazione e modernità. Il Piano per il centro

storico di Melzo

( 217 ) — Pietro Macchi Cassia

Siena 1986-1990 L’esperienza del P.R.G. di Siena

( 219 ) — Giampiero Lombardini

torino 1987-1995 Un palinsesto per la modificazione

( 225 ) — Anna Magrin, Anna Paola Pola

Palermo 1988-2000 Piano Particolareggiato Esecutivo del centro

storico di Palermo

( 232 ) — Luigi Benevolo

genova 1992-2007 Politiche e interventi per il centro storico

( 238 ) — Francesco Gastaldi

venezia 1993-1996 Il Piano della Città Antica

( 241 ) — Roberto D’Agostino

Prato 1993-1996 Un progetto per Prato

( 245 ) — Paola Viganò

breScia 1996-1998 Il Piano Regolatore Bernardo Secchi

( 251 ) — Elena Pivato

3. Dall’italia all’eUroPa

conservare l’europa.verso una politica continentale per il patrimonio culturale ( 258 ) — Jacopo Galli, Anna Magrin

Stavanger 1956-1974 Stavanger Preservation Plan

( 268 ) — Hanne Windsolt

cheSter 1966-1969 La conservazione come civic surgery

( 268 ) — Jacopo Galli

Porto 1969-1974 The 1969 Barredo’s Urban Renewal Study

( 273 ) — Joaquim Moura Flores

regenSbUrg 1971-2001 Il risanamento del centro storico

( 276 ) — Davide Cutolo

berlin 1975-1987 Berlino città senza centro?

( 277 ) — Davide Cutolo

alcalá De henareS 1985-2000 El Planeamiento del Recinto Histórico

( 279 ) — Cristobal Vallhonrat

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cácereS 1985-2011 La conformacion y evolucion de la ciudad

histórica

( 282 ) — Antonino Antequera, Francisco Pol

Méndez

gijón 1986-1999 Planes Especiales y operaciones estructurantes

( 286 ) — Francisco Pol Méndez

liSbona 1989-2000 Il Chiado, Lisbona, 1989-2000

( 291 ) — Maddalena D’Alfonso

antWerPen 2002-2008 Un programma di Renovatio Urbis

( 295 ) — Giulia Fini, Nicla Dattomo

4. la città Storica nei PaeSi eXtraeUroPei

l’america latina, dal restauro urbano alla tutela integrata della città storica ( 302 ) — Anna Paola Pola

importare il centro storico. Quale patrimonio per le città del mondo islamico? ( 312 ) —Filippo De Dominicis, Cecilia Fumagalli

la tutela della città storica nei paesi extra europei, l’esempio dell’iran ( 324 ) — Anna Paola Pola

maPUto 1947-1952 Piano Urbanistico di Lourenço Marques

( 332 ) —Jorge Lobos, Michele Di Marco,

Jørgen Eskemose Andersen, Johan

Mottels, Marco Philipsen Prahm

tUniS 1960-1969 L’esperienza del piano della Grande Tunisi dello

Studio De Carlo-Quaroni. Scale e ruoli. Prime riflessioni.

( 333 ) —Patrizia Bonifazio

bUrSa 1956-1968 The Work of Luigi Piccinato in Islamic Countries

1925-1981 and the Plan of Bursa, Turkey, 1959

( 338 ) — Ruben Abel Bianchi

DamaSco 1966-1968 Il Piano direttore di Damasco

( 342 ) — Bertrand Terlinden

SyDney 1967-1971 The 1971 City of Sydney Strategic Plan

( 347 ) — Robert Freestone,

Paola Favaro, Sarah Baker

yazD 1973-1977 A Master Plan for Yazd

( 351 ) — Mehdi Kowsar

yazD 1973-1977 The Rehabilitation Proposal for Seied

Golesorkh Street

( 356 ) — Ludovico Micara

iSFahan 1974-1978 Master Plan of Isfahan

( 357 ) — Nasrine Faghih

ciUDaD De méXico 1976-1982 Piano generale di sviluppo del

Distretto Federale

( 357 ) — Caterina Pregazzi, Rogelio Sevilla

Meijueiro

cUSco 1978-1980 Studio per il Piano del Centro Storico di Cusco

( 360 ) — Enrico Fontanari

lamU 1980-1982 Il recupero dell’edilizia storica nei paesi in via di

sviluppo: il caso di Lamu

( 366 ) — Francesco Siravo

baghDaD 1982-1984 Rusafa Study. Conservazione e riqualificazione

urbana nel centro storico di Baghdad

( 371 ) — Anna Paola Pola

FeS 1985-1986 La medina di Fes e gli interventi sull’Oued Boukhrareb

( 375 ) —Cecilia Fumagalli

cartagena De inDiaS 1989-1992 Il piano per Cartagena de Indias: un modello

nazionale

( 379 ) —Enrico Fontanari

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QUito 1989-1995 Proceso de intervención en el centro

histórico de Quito

( 382 ) —Dora Arízaga Guzmán

zanzibar 1992-1994 A Plan for the Historic Stone Town

( 386 ) — Francesco Siravo

la habana 1993-1995 Una città dinamica in una società in evoluzione

( 391 ) — Stefano Storchi

Praia 1997-1999 Fragilità e conservazione. Piano Particolareggiato

per il “Plateau” di Praia a Cabo Verde

( 394 ) — Enrico Fontanari

Delhi 2001-2007 L’antica città di Shahjahanabad e

l’importazione delle idee di tutela del centro storico

( 396 ) — Pilar Maria Guerrieri

monteviDeo 2002-2004 Il Piano strategico per la rivitalizzazione del

centro storico di Montevideo

( 401 ) — Paolo Ceccarelli, Gastone Ave,

Federico Bervejillo

lUang Prabang 2002-2010 The City of Short Paths

The City Without the Power

( 403 ) — Felipe Delmont

Sana’a 2003-2006 Sana’a, uno strumento di conservazione urbana

( 407 ) — Viola Bertini

tianjin 2004-2005 II progetto urbanistico

( 412 ) — Roberto D’Agostino

mUltan 2004-2006 Sustainable Social, Economic and

Environmental Revitalization in Multan city

( 413 ) — Adalberto Del Bo

jericho 2010-2014 Piano regolatore di Gerico

( 418 ) — Paolo Ceccarelli, Etra Occhialini

cairo 2010-2014 Il Progetto UNESCO per la Rigenerazione

Urbana del Cairo Storico

( 420 ) — Daniele Pini

jeDDah 2012-2014 La città storica di Gedda, la candidatura e

l’iscrizione UNESCO. Questioni di conservazione e

riuso

( 424 ) — Filippo De Dominicis

5. aPParati

inveStire nel centro Storico

investire nel centro storico: l’Università degli Studi di brescia ( 430 ) — Sergio Pecorelli

ll ruolo dei saperi nel recupero del patrimonio edilizio e della città storica ( 438 ) — Giovanni Plizzari, Maurizio Tira

Gian Paolo Treccani

micro-traSFormazioni

micro-trasformazioni ( 442 ) — Paolo Mestriner

Digital lanDScaPe

landscape Digital model. Sistemi innovativi per la rappresentazione del paesaggio e della città

( 452 ) — Giuseppe D’Acunto

UrbiciDi

città alla deriva ( 458 ) — Silvia Dalzero

Urbicidi ( 464 ) — Benno Albrecht, Anna Paola Pola

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triennale Xtra estende al territorio lombardo, durante lo svol-gimento di Expo 2015, l’attività della Triennale di Milano. Ciò che viene proposto è un viaggio, articolato in 11 mostre, dedicate preva-lentemente all’architettura, ma anche all’arte, al design e al paesag-gio. Il suo itinerario permetterà di scoprire alcune delle più belle cit-tà lombarde anche attraverso l’uso, come chiave di lettura, di temi legati al territorio ma, al contempo, di interesse più ampio.

Le mostre, infatti, presenteranno approfondimenti e rifles-sioni su personaggi importanti dell’architettura e dell’arte italiane, come Aldo Andreani e Giuliano Mauri, nelle città di Mantova e Lodi, da cui il loro percorso complessivo di artisti ha avuto origine. Ri-corderanno il passaggio milanese di personaggi internazionalmente noti come Le Corbusier mostrando, tra l’altro, presso la Facoltà di Architettura di via Bonardi, i disegni tracciati in occasione di una sua famosa conferenza in città. Verranno trattati anche temi di partico-lare attualità, come l’edilizia scolastica, a Como, dove l’esperienza del razionalismo italiano ha lasciato alcune delle costruzioni più im-portanti, come l’asilo Sant’Elia di Terragni, o il tema dei centri storici a Brescia, luogo di un’importante sperimentazione sulle parti più antiche della città, negli anni ’70, a opera di Leonardo Benevolo. In entrambi i casi, il paragone con ciò che accade oggi in Italia e in altre parti del mondo costituirà un importante arricchimento.

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Altre riflessioni saranno dedicate al tema dell’architettura al-pina, a Sondrio; così come la nascita di una delle prime autostrade italiane sarà l’occasione, a Bergamo, per presentare, in generale, l’eccellenza italiana nel campo delle infrastrutture, che verrà in-dagata sia dal punto di vista architettonico-ingegneristico che da quello delle trasformazioni territoriali cui ha dato origine. Un tema apparentemente storico-paesaggistico come quello dei Sacri Monti sarà riletto a Varese, sede di uno degli esempi più noti, proponendo interpretazioni attuali che ricordano la storia di uno degli esempi più stupefacenti al mondo di sacralizzazione territoriale turistico-religiosa la cui straordinarietà è stata riconosciuta dall’UNESCO.

Infine, un tema così importante per il territorio lombardo come quello dell’industria verrà affrontato considerando, a Lecco, gli sviluppi più attuali nel campo della automatizzazione dei pro-cessi edilizi e presentando invece in diretta, sul luogo dove si sta compiendo, un processo di rifunzionalizzazione e valorizzazione di una delle aree ex-industriali più estese e importanti del nostro pae-se, quella della Falck a Sesto San Giovanni, a opera di Renzo Piano. Questi e altri temi come, a Lissone, le nuove espressioni del Design contemporaneo in un’area tradizional- mente legata alla sua produ-zione, costituiranno l’occasione per presentare oggetti, documenti inediti, macchinari, disegni, modelli, opere d’arte. Come in un’unica

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grande mostra diffusa, in cui la presenza della storia, la capacità pro-gettuale e produttiva, un paesaggio straordinario e la diversità delle città italiane, forniranno lo sfondo per riflessioni che riguardano sia il nostro presente che il nostro futuro.

claudio De albertisPresidente della Triennale di Milano

alberto FerlengaCuratore Triennale Architettura

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È con grande piacere e con profondo interesse che il Comune di Bre-scia ha raccolto la proposta di Triennale di Milano di costruire nella nostra città un’occasione concreta di riflessione sul centro storico. Ne è così sca-turita una mostra che ci permette oggi di intraprendere un viaggio in città e territori anche molto lontani da Brescia, ma che a Brescia si legano attra-verso un comune filo conduttore, che è quello delle politiche urbanistiche per i nuclei antichi.

Lo sviluppo di un particolare approccio metodologico, che parte da una dettagliata conoscenza del sistema urbano per poi rivolgersi agli inter-venti operativi nelle zone storiche della città consolidata, è sicuramente una peculiarità del modo di operare maturato in Italia nel secondo dopoguerra, in un contesto tecnico amministrativo in cui Brescia ha svolto un ruolo im-portante, quale laboratorio che ha visto coinvolti progettisti, amministratori e società civile. E anche l’esperienza bresciana è diventata così un riferi-mento importante nel panorama urbanistico italiano e internazionale.

La possibilità che la mostra ci offre, partendo dalla verifica di esempi di tutto il mondo ed evidenziandone la storia e i metodi, è quella di guardare al futuro dei nostri centri storici. Ed è stato per noi un piacere constatare che l’interesse per questo tema è a Brescia molto forte: prima l’Università degli

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Studi di Brescia, che ha raccolto l’invito a essere partner dell’iniziativa, con una riflessione sul ruolo attivo che l’Ateneo ha avuto, fin dalla sua fondazio-ne, nel far diventare la sua presenza di servizio nel centro antico occasione di rigenerazione e rivitalizzazione; poi, la Fondazione ASM – gruppo a2a e gli Ordini professionali (l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, l’Ordine degli Ingegneri, l’Ordine Avvocati, il Collegio Geometri e Geometri laureati della Provincia di Brescia), l’ANCE Brescia – Collegio dei Costruttori edili e il CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa), che non solo hanno sostenuto economicamente l’iniziativa, ma hanno raccolto l’invito a far diventare questa mostra un’oc-casione di riflessione che coinvolga i professionisti e gli operatori della città.

Infine, una riflessione sugli spazi in cui questa mostra è allestita: l’Urban Center Brescia, nato e divenuto operativo con l’amministrazione del Sindaco Del Bono, in continuità con le riflessioni maturate negli anni precedenti, conferma con questo prestigioso evento il suo ruolo di essere luogo di dialogo sulla città, con la città.

A Regione Lombardia, a Triennale di Milano, all’Urban Center Brescia e a tutti coloro che hanno reso possibile questa importante iniziativa vanno i ringraziamenti dell’Amministrazione del Comune di Brescia per il lavoro fatto.

michela tiboniAssessore all’Urbanistica

laura castellettiVicesindaco

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La storia della difesa dell’integrità fisica dei centri storici, il suo sviluppo e le pos-sibilità del suo futuro, sono i temi della mostra Esportare il centro storico. L’indi-viduazione di un processo specifico di analisi conoscitiva e intervento operativo nelle zone storiche della città consolidata matura in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta. Uno degli epicentri culturali e propulsivi di un nuo-vo modo di pensare e intervenire nel centro storico è stata la città di Brescia, dove prende corpo una sperimentazione precoce, anche se parziale, grazie alla presen-za di Leonardo Benevolo e di Giorgio Lombardi, oltre che di una amministrazione comunale colta e attenta.

La vicenda dei centri storici mostra la priorità dell’azione concreta, poli-tica e civile, rispetto ad ogni forma di figurazione o racconto, perché è proprio la partecipazione del presente negli spazi del passato che può permettere di rendere agibile, comprensibile e accessibile, il valore civico e progettuale dell’eredità sto-rica collettiva. È una vicenda che segna il passaggio dai libri agli uffici tecnici e di piano delle amministrazioni, dalle disquisizioni storiche a tecniche di interven-to confrontabili: una vicenda che contraddistingue un cambiamento collettivo di mentalità nei confronti dei beni comuni ereditati dal passato.

La salvaguardia della città storica in Italia è stata oggetto di una discus-sione serrata, che inizia con la sollevazione civica al progetto di sventramento di via Vittoria a Roma (1952-53) e con il movimento in difesa dell’integrità della via Appia (1954), contro gli “usurpatori dei nostri beni supremi” 1.. Lo sforzo degli intellettuali aveva come scopo quello di conservare e restaurare il nucleo urbano d’impianto storico, consolidato prima della rivoluzione industriale, consideran-dolo come un organismo unitario, fatto di edifici, spazi aperti e abitanti. Era una reazione ai piani di diradamento e di sventramento e insieme il frutto del dibattito sulla ricostruzione delle città italiane distrutte dalla guerra.

Esportare il centro storicoBenno Albrecht

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Stava maturando in quegli anni la consapevolezza che il restauro della città storica andasse affrontato come se si trattasse di restaurare un edificio de-turpato dall’aggiunta di parti incompatibili con l’organismo originario, attraverso demolizioni e sostituzioni di alcuni pezzi con altri, incongrui. La politica di conser-vazione delle città antiche e dei centri storici, del patrimonio materiale e imma-teriale della città ereditata, è stata pensata, fin dai primi esperimenti, in maniera unitaria e organica, era la ‘conservazione integrata’. L’obiettivo era la preservazio-ne del corpo fisico e di quel che restava del corpo sociale che vi abitava, in modo che rimanessero, per quanto possibile, uniti tra di loro. Questo ha posto problemi di metodi, motivazioni e obiettivi da individuare e porre in essere; sono state indi-viduate le regole di intervento tecniche e amministrative adatte all’obiettivo della conservazione del passato e della possibilità della continuità d’uso nel presente e nel futuro del patrimonio fisico ereditato. Questo modello d’intervento, il restauro urbano del centro storico, si è dimostrato valevole in ogni luogo. In Italia prende corpo e si sviluppa caso dopo caso, perfezionandosi nella pratica reale del disegno urbano e dei piani d’intervento specializzati, una “metodologia storicamente fon-data per lo studio e la modificazione degli insediamenti antichi e moderni” 2.. La capacità tracciante dei tipi architettonici, che definisce la storia e la consistenza dell’edificato, è accettata collettivamente e diventa parametro di giudizio ripetibi-le e confrontabile nelle diverse situazioni.

La conferma della proprietà dei processi attivati diventa visibile nel nuovo assetto di paesaggi estesi, organicamente legati ai contesti antichi e moderni, da Bologna, Brescia, Urbino, Venezia, Palermo o nella zona archeologica centrale di Roma, gli ultimi esempi operativi sono della seconda metà degli anni Novanta. La chiarezza concettuale, il rigore metodico e i risultati tangibili diventano esem-pio e prodotto di esportazione principe della cultura, del pensiero e della prati-ca architettonica italiana. La concezione del restauro urbano è diventata uno dei più rilevanti contributi intellettuali italiani alla ricerca internazionale nel campo dell’architettura e della città del secolo scorso. È una metodologia che, secondo Leonardo Benevolo, “ha avuto una immediata risonanza nel dibattito mondiale: è l’unico contributo importante dato dall’Italia alla cultura architettonica e urbani-stica moderna” 3..

Dalle esperienze italiane, questo tipo d’intervento, il restauro urbano e la conservazione degli impianti storici delle città, si è diffuso in tutto il mondo, da Tunisi a Baghdad, da Cartagena a Quito, ed è stato adottato da istituzioni inter-nazionali come il Consiglio d’Europa, l’UNESCO e le Nazioni Unite. Quello della città storica è un valore economico, attribuito dalla resa del bilancio fondiario, dal vantaggio dei flussi turistici e dalla localizzazione logistica. È anche un valore conoscitivo, riferito alle diverse storie, alle politiche, alle consistenze sociali, ai costumi, alle tecniche e arti che in essa possono essere rievocate e restano vive nella città storica. Le società, come gli individui, possono accrescere le possibilità di relazione solo nella custodia del ‘tempo lungo’ che è il tempo del futuro e delle generazioni che verranno, nella coscienza della durata e nella capacità del ricor-do, come parte integrante della vita quotidiana. La città storica, il suo patrimonio urbano, è proprietà ereditaria di una società che le conferisce il senso di una irri-nunciabile dote intergenerazionale.

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▶ Ascoli Piceno, Archivio fotografico Leonardo Benevolo, Brescia.

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La città ha la capacità di radicare i suoi abitanti nello spazio e nel tempo 4.. Il valore cumulativo della città storica preindustriale è insostituibile, i danni che subisce a causa del tempo e degli uomini sono insanabili, e la sua perdita irrepa-rabile. È la potenza della memoria e del ricordo, insita nella città storica, infatti per Ruskin, “noi dobbiamo guardare all’architettura nel modo più serio come all’ele-mento centrale e garante di questa influenza d’ordine superiore della natura sulle opere dell’uomo. Senza di esse si può vivere, si può anche pregare, ma non si può ricordare. Com’è fredda tutta la storia, com’è spenta tutta la fantasia immagini-fica dell’uomo a paragone di quella che, scritta da un popolo vivo e partorita dal marmo, non si lascia degradare! Quante pagine d’incerta ricostruzione del passato non potremmo spesso risparmiare in cambio di pochi massi di pietra rimasti in piedi l’uno sull’altro” 5..

Esiste un rapporto evidente fra l’attuale concezione di sostenibilità, che ha il suo valore portante nella continuità, e il pensiero critico del romanticismo sociale tardo-ottocentesco, “the Romantic critique of Utilitarianism” 6.. Le asso-ciazioni in difesa del patrimonio collettivo, non a caso, nascono in quel contesto culturale. La “Commons, Open Spaces and Footpaths Preservation Society” è creata nel 1865, e ha tra i suoi fondatori John Stuart Mill, William Morris e Octavia Hill. La “Society for the Protection of Ancient Buildings” (SPAB) è fondata da William Morris e Philip Webb nel 1877 7., e in Italia ha come referente Giacomo Boni.

Per Ruskin solo la custodia del passato può garantire il futuro, è una re-sponsabilità che è conoscenza del divino e dovere morale: “quando devastiamo senza mai rifiatare la bellezza di quella creazione che Dio, una volta compiuta chiamò ‘buona’, e distruggiamo senza ripensamento opere cui gli uomini dedica-rono la propria vita intera e quella dei loro figli, e che hanno lasciato in eredità a tutta la loro specie, un’eredità di sangue ma non solo, perché è piuttosto il frutto dei travagli delle loro anime; ecco che c’è bisogno, acuto bisogno di far risovvenire agli uomini che vivere è niente, se vivere non è conoscere Colui dal quale abbiamo vita” 8..

L’esempio pratico, e negativo, che Ruskin porta è proprio l’Italia di metà Ottocento, dove “non passa giorno in cui in Italia non si distrugga qualche mo-numento insigne, e in tutte le strade delle sue città si sente l’eco del martello” 9.. La stessa Italia, però, dalla memoria del suo passato può essere ancora esempio operativo per i comportamenti virtuosi dell’oggi: “nessun fiorentino avrebbe sop-portato la vista di un qualunque fumo o cappa oscura nella sua città, o vicino ad essa, per almeno un’ora e mezza di distanza. Nessun’arte, nessuna alta cultura morale sono possibili nella sporcizia della fuliggine” 10..

La sensibilità estetica è una forza persuasiva attiva e militante, può inter-venire nel mondo reale, mostra meraviglie e storture, comprende il passato per mostrare il futuro, comprende la durata e il corso del tempo naturale e di quello umano e le loro relazioni. Può porsi a difesa della permanenza del paesaggio natu-rale, per offrirlo alle generazioni future. La progettazione per la sostenibilità guarda con attenzione la definizione di norme di ‘tempo lungo’, per stabilire un “governo di leggi e non di uomini” 11.. Un governo delle regole contro quello degli interessi organizzati è il primo presupposto del riconoscimento della libertà individuale e

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dell’eguaglianza politica del vivere associato e civile. La progettazione per la soste-nibilità contiene previsioni di ‘tempo lungo’ e di futuro, dove bisogna considerare il valore della permanenza; non può prescindere da una considerazione del valore intrinseco del passato, perché “lo sguardo proiettato nel futuro è lo stesso sguardo che risveglia il passato e scopre il senso della realtà nel presente” 12..

È il ‘tempo lungo’ quello che descrive le trasformazioni dell’ambiente e della città, e oggi si avverte una collisione tra il ‘tempo lungo’ della natura e il ‘tempo breve’ degli uomini e della loro capacità di previsione. Nella concezione sostenibile del tempo sono contrapposti il tempo della trasformazione veloce, che è spesso non cosciente, a quello lento e progressivo della trasformazione lenta, della metamorfosi che per presupposto è inerente e fa parte della natura di quanto viene trasformato. È un tempo che unisce storia umana e storia naturale all’in-terno di uno stesso processo, e permette di intenderle come unità e che si con-trappone al tempo progressivo che vede non collegati gli accadimenti ambientali e quelli antropici.

I tempi delle metamorfosi delle città e del territorio sono lunghi e sul lun-go periodo si misura e si è misurata storicamente la costruzione e l’adeguamento degli impianti urbani. Il tempo dà valore alla stratificazione fisica e dei saperi, a una cultura dello spazio non omogeneizzante, che agisce sulle differenze strut-turali dei diversi meccanismi di metamorfosi delle realtà fisiche. Il ‘tempo lungo’ diventa allora cultura progettuale, cultura dello spazio localizzato, con tutte le implicazioni strategiche, amministrative e tecniche che questo comporta. L’ade-guamento e il perfezionamento dell’ambiente e della città diventano un processo progettuale da innescare, una strategia da percorrere, e la politica della salvaguar-dia dei centri storici può valere come esempio principe.

“E dove, come detto in precedenza, devono essere costruiti i nuovi edifici, per costruirli bene, con buon senso e in modo senza pretese, con il buon materia-le locale, avranno il loro posto accanto delle vecchie case, allo stesso loro modo, come realmente cresciuti dal terreno” 13..

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