Renè Descartes - Cartesio e il razionalismo

8
Liceo Scientifico “G. Brotzu” Cartesio e il razionalismo 29/02/2013 Renè Descartes - Cartesio e il razionalismo La filosofia di Cartesio (1596 - 1650) costituisce un passo importantissimo per il superamento dell’età rinascimentale. Il nuovo modo di concepire la filosofia introdotto da Cartesio, ha come obbiettivo la costruzione di un sistema del sapere che sia un utile guida per l’agire morale e conoscitivo dell’uomo. Egli propone quindi un metodo, procedimento ordinato di indagine fondato sulla matematica. Il metodo e le sue regole Il metodo di Cartesio, esteso ad ogni campo teoretico e pratico, ha come scopo il vantaggio dell’uomo nel mondo. Cartesio trova tale metodo nelle scienze matematiche, che ne sono già in possesso; tuttavia non è sufficiente riformulare le regole metodiche della matematica ed applicarle agli altri rami del sapere. Il vero compito del filosofo risiede nel giustificare il metodo e la sua applicazione. Cartesio procede quindi seguendo 3 direttive: formulare le regole del metodo; dimostrare il valore assoluto del metodo; dimostrare l’estensione del metodo alle branchie del sapere; Le regole individuate da Cartesio sono 4: Regola dell’evidenza : corrisponde all’intuizione matematica ed impone di accettare per vero solo quello che appare chiaro alla nostra mente; Regola dell’analisi : per la quale bisogna ridurre ogni questione in problemi più semplici; Regola della sintesi : corrisponde alla deduzione, per la quale bisogna derivare dalle conoscenze più semplici quelle più complesse, in modo graduale; Regola dell’enumerazione e revisione : consiste nella verifica dell’analisi e della sintesi, accertarsi quindi che non siano stati trascurati passaggi; Il dubbio e il cogito Marco Matta IV F 1

description

Riassunto circa la filosofia di Cartesio: il metodo, il cogito e le discussioni intorno ad esso,il dualismo, prove dell'esistenza di Dio, morale provvisoria.

Transcript of Renè Descartes - Cartesio e il razionalismo

Page 1: Renè Descartes - Cartesio e il razionalismo

Liceo Scientifico “G. Brotzu” Cartesio e il razionalismo 29/02/2013

Renè Descartes - Cartesio e il razionalismoLa filosofia di Cartesio (1596 - 1650) costituisce un passo importantissimo per il superamento dell’età rinascimentale. Il nuovo modo di concepire la filosofia introdotto da Cartesio, ha come obbiettivo la costruzione di un sistema del sapere che sia un utile guida per l’agire morale e conoscitivo dell’uomo. Egli propone quindi un metodo, procedimento ordinato di indagine fondato sulla matematica.

Il metodo e le sue regole

Il metodo di Cartesio, esteso ad ogni campo teoretico e pratico, ha come scopo il vantaggio dell’uomo nel mondo. Cartesio trova tale metodo nelle scienze matematiche, che ne sono già in possesso; tuttavia non è sufficiente riformulare le regole metodiche della matematica ed applicarle agli altri rami del sapere. Il vero compito del filosofo risiede nel giustificare il metodo e la sua applicazione. Cartesio procede quindi seguendo 3 direttive:● formulare le regole del metodo;● dimostrare il valore assoluto del metodo;● dimostrare l’estensione del metodo alle branchie del sapere;Le regole individuate da Cartesio sono 4:❖ Regola dell’evidenza : corrisponde all’intuizione matematica ed impone di accettare per

vero solo quello che appare chiaro alla nostra mente;❖ Regola dell’analisi : per la quale bisogna ridurre ogni questione in problemi più semplici;❖ Regola della sintesi : corrisponde alla deduzione, per la quale bisogna derivare dalle

conoscenze più semplici quelle più complesse, in modo graduale;❖ Regola dell’enumerazione e revisione : consiste nella verifica dell’analisi e della sintesi,

accertarsi quindi che non siano stati trascurati passaggi;

Il dubbio e il cogito

Per trovare il fondamento del metodo, secondo Cartesio, il filosofo deve procedere dubitando di tutte le conoscenze; procedendo con una critica radicale rivolta a tutto il sapere, si giungerà ad un principio che, proprio perché indubitabile, costituirà il fondamendo del metodo. Tale procedimento di esercitazione del dubbio è definito dubbio metodico. Per Cartesio nessuna forma di conoscenza può astenersi al dubbio. Quest’ultimo in primo luogo deve riguardare le conoscenze sensibili, in quanto i segni potrebbero trarci in inganno. In secondo luogo si deve estendere anche alle conoscenze matematiche, illusorie per la considerazione che siano state create da un genio maligno. Cartesio mette quindi in discussione anche le verità più certe ed il dubbio diventa universale: dubbio iperbolico. Ma proprio da quest’ultimo Cartesio ricava la prima certezza: se dubito penso e se penso esisto, “cogito, ergo sum”. Si tratta di una proposizione assolutamente vera, poiché confermata dallo stesso dubbio.L’esistenza dell’io riguarda solo le indicazioni del mio pensiero (il volere, l’affermare, l’immaginare.. ecc.) e non le cose da me pensate che potrebbero anche non essere reali.

Marco Matta IV F1

Page 2: Renè Descartes - Cartesio e il razionalismo

Liceo Scientifico “G. Brotzu” Cartesio e il razionalismo 29/02/2013

Le discussioni intorno al cogito

L’affermazione cartesiana del cogito diede luogo a diverse obiezioni:L’accusa di circolo vizioso: mossa da Arnauld, sostiene che il ragionamento di Cartesio sia un circolo vizioso poiché ritiene valido il cogito grazie alla regola dell’evidenza e la regola dell’evidenza è considerata valida in virtù del cogito. A questa obiezione Cartesio risponde affermando come il cogito sia la certezza prima e originaria sulla quale si possono fondare le altre evidenze; l'evidenza presuppone la consapevolezza da parte dell'io della propria esistenza e per questo è il cogito a giustificare l’evidenza non il contrario.L’accusa di sillogismo: mossa da Gassendi, sostiene che il ragionamento di Cartesio sia un sillogismo abbrevviato: ciò che pensa esiste, io penso, dunque esisto. Secondo Gassendi il cogito non può essere accettato poiché si basa su una premessa non dimostrata (ciò che pensa esiste). In risposta a ciò, Cartesio insiste ancora una volta sulla natura del cogito che non è l’esito di una deduzione ma un’intuizione immediata della mente.La critica di Hobbes: secondo il filosofo britannico, Cartesio ha ragione nell’affermare che l’io in quanto pensa esiste, ma ha torto nel definire questo uno spirito, un’anima. Hobbes sostiene quindi che il fatto che io pensi non significa che io sia una passeggiata. Cartesio risponde sostenendo che l’atto di passeggiare non costituisca una proprietà essenziale dell’uomo, come invece l’atto di pensare. Inoltre il pensare deve avere una causa, esige un sostegno che sia alla base di quest’attività; tale sostegno non può essere il corpo poiché l’esistenza dei corpi cede al dubbio..Dio come giustificazione metafisica delle certezze umane

Come affermato in precedenza, l’io designato da Cartesio esiste come essere pensante che ha idee, delle quali sono sicuro esistano nel mio spirito ma delle quali non sono sicuro esistano fuori di me. L’ipotesi del genio maligno pertanto, continua a premere sul mondo esterno all’io. Di qui la necessità gnoseologica di Cartesio di dimostrare l’esistenza di un Dio buono, che non inganni l’uomo. Cartesio agisce con un ragionamento a priori partendo dal cogito, analizzando i contenuti del pensiero. Egli riconosce 3 tipi di idee:

1. le idee innate, presenti in me da sempre e non derivate dall’esterno;2. le idee avventizie, estranee a me e derivate dall’esterno;3. le idee fattizie, formate da me stesso;Cartesio si interroga innanzitutto sulla causa delle idee; le idee avventizie e le idee fattizie non contengono nulla di perfetto che non possa essere stato prodotto dall’uomo stesso. Ciò non vale per l’idea di Dio: l’uomo (creatura finita e imperfetta) non può aver prodotto l’idea di Dio (sostanza infinita, perfetta). La causa dell’idea di infinito è quindi esterna all’uomo; l’idea di una sostanza infinita non può che essere derivata da una sostanza infinita effettivamente esistente.La seconda prova dell’esistenza di Dio risale ancora una volta dal cogito. L’uomo è in grado di riconoscersi come creatura finita e imperfetta perché esiste un essere perfetto dal quale l’uomo ha acquisito le sue imperfezioni. La terza prova è quella ontologica: non è possibile concepire

Marco Matta IV F2

Page 3: Renè Descartes - Cartesio e il razionalismo

Liceo Scientifico “G. Brotzu” Cartesio e il razionalismo 29/02/2013

Dio come essere perfetto senza ammettere la sua esistenza, poiché quest’ultima è parte delle sue perfezioni.Le critiche alle prove dell’esistenza di Dio

Le prove dell’esistenza di Dio suscitarono discussioni:L’accusa di circolo vizioso: Arnauld osservò come il ragionamento di Cartesio su Dio finisse per essere un circolo vizioso poiché l’esistenza di Dio è dimostrata sul criterio dell’evidenza e questo è considerato valido in virtù dell’esistenza di un Dio perfetto che non inganna l’uomo.La critica all’argomento ontologico: mossa da Gassendi, sostiene come l’esistenza non sia un concetto presente nella definizione di qualcosa; quando si afferma che cosa esiste, non si sta indicando una proprietà della cosa ma soltanto che essa è.

Dio e la possibilità dell’errore

La prova dell’esistenza di Dio è per Cartesio l’elemento che porta l’uomo dalla certezza del proprio io alla certezza delle altre evidenze. Dio, essendo perfetto, è garante della verità di tutto ciò che appare come evidente. Ma in un sistema come quello cartesiano com’è possibile l’errore? Secondo Cartesio l’errore nasce dal concorso di due fattori: l’intelletto e la volontà umana. Il primo è limitato mentre il secondo è libero e più esteso dell’intelletto. L’errore risiede nella precipitazione della volontà e consiste nell’affermare o negare ciò che l’intelletto non percepisce in modo evidente; ciò dipende unicamente dal libero arbitrio ed è evitabile solamente seguendo accuratamente le regole del metodo.

Il dualismo cartesiano

L’evidenza garantita da Dio consente a Cartesio di avanzare il suo ragionamento sulle cose corporee delle quali l’uomo possiede un’idea evidente e non ingannevole. Cartesio ritiene che non tutti i corpi abbiano realmente le qualità che percepiamo; egli opera la distinzione fra qualità oggettive (la grandezza, la durata, il numero ecc.) e qualità soggettive (il colore, il sapore, l’odore ecc.). Cartesio attua quindi una divisione delle realtà in due parti ben distinte ed eterogenee:

1. la sostanza pensante (res cogitans) inestesa e incorporea;2. la sostanza estesa (res extensa) spaziale e corporea;

Ora, il problema che si pone Cartesio, è quello di spiegare il rapporto scambievole tra le due sostanze, più in generale la relazione tra anima e corpo. Cartesio risolve tale questione ricorrendo alla ghiandola pineale, intesa come la parte del cervello in grado di unificare le sensazioni provenienti dagli organi di senso.

Marco Matta IV F3

Page 4: Renè Descartes - Cartesio e il razionalismo

Liceo Scientifico “G. Brotzu” Cartesio e il razionalismo 29/02/2013

Il mondo fisico e la geometria

L’analisi fisica sul mondo adoperata da Cartesio potè liberare tale disciplina dai residui del passato, incidendo profondamente sulla mentalità scientifica del secolo. Si parla di meccanicismo quando si considera l’atteggiamento di Cartesio, propenso a considerare il mondo come una grande macchina, osservabile secondo le leggi della meccanica.

La geometria analitica

Cartesio è consapevole dell’unità delle scienze matematiche, che sebbene riscontrino oggetti differenti si accordano tra loro, e ritiene possibile unificare la geometria degli antichi con l’algebra dei moderni. La geometria degli antichi, nonostante i suoi successi non è in grado di elevarsi ad un’impostazione sistematica della scienza. Dall’altra parte, l’algebra dei moderni appare a Cartesio confusa ed oscura a causa del linguaggio inadeguato. Cartesio procede quindi con una riorganizzazione sistematica dell’algebra, alla quale conferisce un linguaggio autonomo e la possibilità di produrre entro di sè la geometria. Quest’ultima si pone d’essere uno strumento di spiegazione dei procedimenti dell’algebra; tale operazione richiede l’assunzione di un sistema che consenta di individuare rette e curve tramite procedimenti algebrici: gli assi cartesiani.

La fisica

La fisica cartesiana pretende di ridurre i fenomeni del mondo all’estensione e al moto. Entrambi hanno avuto origine dal divino, da cui non deriva soltanto la creazione della rex extensa ma anche l’assegnazione ad essa di una certa quantità di moto.Secondo Cartesio il mondo intero è stato messo in movimento dall’originaria quantità di moto, la quale si distribuisce nei vari corpi attraverso gli urti. Questa impostazione cartesiana guarda con ostilità il concetto di forza, in particolare le forze che dovrebbero agire a distanza (magnetiche, gravitazionali ecc.) delle quali lo stesso Galilei aveva sospetti. Sono due le leggi che dominano il mondo fisica secondo Cartesio: il principio d’inerzia e il principio della conservazione della quantità di moto. Tuttavia Cartesio va in contro a numerose difficoltà (dovute anche alla pochezza degli strumenti di cui disponeva) quando cerca di immaginare nello spazio euclideo qualcosa che corrisponda al moto, dal quale hanno avuto origine le diversità presenti nella rex extensa. Cartesio relaziona i differenti aspetti della rex extensa con le diverse condizioni inerziali dei vari frammenti d’estensione. Cartesio ricorre a tali frammenti per spiegare la solidità della materia, la quale è costituita appunto di corpuscoli, soggetti ciascuno ad una differente condizione inerziale.L’indagine meccanica attuata da Cartesio si estende anche al mondo della vita, il quale non si differenzia dai fenomeni naturali poiché anch’esso è dettato dall’inerzia e dalla conservazione della quantità di moto. Per Cartesio anche il corpo dell’uomo è una macchina, di cui la res cogitans si serve come di un proprio strumento.

Marco Matta IV F4

Page 5: Renè Descartes - Cartesio e il razionalismo

Liceo Scientifico “G. Brotzu” Cartesio e il razionalismo 29/02/2013

Il merito che senza dubbio ha avuto Cartesio circa la fisica è sicuramente quello di aver posto le fondamenta per una fisica basata sulla razionalità matematica e il modello meccanico.

La morale provvisoria e lo studio delle passioni

In attesa di stabilire delle regole definitive, Cartesio era convinto che fosse necessario fissare norme di comportamento. Egli spiega con una metafora il suo scopo: “mentre lavoriamo per la costruzione della casa dove andremo ad abitare, dobbiamo trovare un alloggio dove sia possibile alloggiare comodamente finché durano i lavori”. Cartesio individua così 3 regole di morale provvisoria:La prima regola: per la quale bisogna “obbedire alle leggi e ai costumi del paese”, in particolare: osservare la religione tradizionale, agire con moderazione, seguire le opinioni più lontane dagli eccessi e rispettare la tradizione culturale e politica prevalente.La seconda regola: per la quale è necessario “essere il più fermo possibile nella azione”. Davanti ad una scelta, secondo Cartesio, l’uomo deve dubitare e meditare attentamente prima di scegliere, ma una volta intrapresa la via, persistere senza più alcun dubbio. Questa regola è valida finché non si è in possesso del metodo, per il quale ci si deve affidare interamente alla ragione senza lasciarsi deviare dalle passioni.La terza regola: per la quale bisogna “cercare di vincere se stessi piuttosto che la fortuna” ovvero adattare i nostri desideri al mondo piuttosto che accada il contrario, poiché il potere dell’uomo è solo quello di poter controllare con la ragione i propri desideri, non cambiare il mondo.Le riflessioni di Cartesio riguardo all’etica sono contenute nell’opera Le passioni dell’anima dove egli distingue azioni e affezioni. Le prime dipendono dalla volontà, mentre le seconde, costituite da sentimenti ed emozioni, sono involontarie. La forza dell’anima risiede nel vincere le emozioni e non lasciarsi dominare da queste. Sono la tristezza e la gioia le emozioni fondamentali, prodotte rispettivamente dall’odio, dalla repulsione e dall’amore, dall’attrazione. Nel dominio delle emozioni esiste il concetto di saggezza, grazie alla quale si possono controllare le proprie emozioni senza reprimerle, allo scopo di godere del libero arbitrio.

Marco Matta IV F5