Relazione Scritta Su Docx

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Relazione scritta su: Contrappunto del tabacco e dello zucchero di Fernando Ortiz Biografia: Fernando Ortiz fu un saggista cubano che nacque nell'Avana nel 1881 e mori nel 1969. A due anni è stato inviato a Minorca, dove ha ricevuto l'istruzione primaria e secondaria che completo all'Università dell’Avana (1895-1898). Durante le guerre d’indipendenza, tornato in Spagna per completare gli studi a Barcellona, dove ha conseguito una laurea in legge e un dottorato presso l'Università di Madrid. La laurea di legge li apre le porte nella diplomazia cubana , infatti viene nominato console a Genova, Parigi e Marsiglia. Dopo un breve periodo come 1

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Relazione scritta su:

Contrappunto del tabacco e dello zucchero

di Fernando Ortiz

Biografia:

Fernando Ortiz fu un saggista cubano che nacque nell'Avana nel 1881 e mori nel 1969. A due anni è stato inviato a Minorca, dove ha ricevuto l'istruzione primaria e secondaria che completo all'Università dell’Avana (1895-1898). Durante le guerre d’indipendenza, tornato in Spagna per completare gli studi a Barcellona, dove ha conseguito una laurea in legge e un dottorato presso l'Università di Madrid.

La laurea di legge li apre le porte nella diplomazia cubana , infatti viene nominato console a Genova, Parigi e Marsiglia. Dopo un breve periodo come segretario d'ambasciata di Cuba a Parigi, abbandonò la carriera diplomatica e si guadagna la posizione di professore presso la Facoltà di Giurisprudenza dell' Università degli Studi dell'Avana.

Nel 1915 aderisce al partito liberale cubano tuttavia a causa del graduale declino dei

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leader di partito verso le domane e richieste (alle venuto incontro) di alcune potenze straniere, portarono ad Ortiz a collocarsi a fianco delle posizioni di sinistra del partito liberale, guadagnandosi cosi le antipatie dei liberali più conservatori, a causa della situazione politica del paese fu costretto ad andare in esilio negli Stati uniti nel 1931 dove dedica le sue ricerche e accuse sulla situazione nella quale si trovava cuba sotto il regime di Machado.

Successivamente ritorna a cuba dove con il trionfo della rivoluzione Castrista è stato nominato membro della Comisión Nacional de la Academia de Ciencias, dove ha svolto un ruolo importante nella protezione e promozione culturale.

Fernando Ortiz è stato uno dei più grandi saggisti cubano e tra i più importanti in America latina, le sue indagini sulla cultura afro-cubana e tradizione dell'isola sono tra le più importanti che sono state fatte in questo campo, ed i suoi saggi sulla presenza africana a Cuba sono dei classici del genere (come per

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esempio Los negros brujos, Los negros esclavos ).

Tra i saggi più importanti che ha fatto ci sono Contrapunto cubano del tabaco y el azúcar (1940), Los instrumentos de la música afrocubana (1952-1955) e Historia de una pelea cubana contra los demonios (1959).

Il saggio

Il saggio di Ortiz Contrappunto del tabacco e dello zucchero è stata pubblicato nel 1940, questa divenne una delle opere più lette e commentate di questo autore, dove attraverso un’accurata analisi della società cubana mette in evidenza la disputa tra i due prodotti fondamentali per l’economia cubana, che sono entrati a far parte della vita sociale di ogni paese.

I due prodotti per Ortiz si contrappongono sia in sede sociale, dove vengono usati da tutto il mondo, che economica, dove dalla loro coltivazione diventano perno di interessi economici per il mercato interno e principalmente per il mercato straniero.

La scelta del tabacco e dello zucchero viene spiegata dallo stesso Ortiz nel saggio : dove

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ritiene che questi sono i principali personaggi dell’economia cubana, infatti sono prodotti vegetali dello stesso paese e dello stesso clima, ma la loro differenze biologica è tale da generare differenze nella produzione, coltivazione e nella distribuzione. Queste diversità si riflettono nella storia della cultura cubana e nei suoi rapporti internazionali.

In questa opera Ortiz mette il lettore di fronte a una disputa e differenziazione dei due prodotti:

L’opera inizia spiegando da dove l’autore abbia preso l’idea di un contrappunto tra i due prodotti, riferendosi alla disputa tra Don carnevale e Dona quaresima nel libro del buon amore, convertendo cosi i due prodotti in due personaggi “don tabaco y doña azucar” .

Ortiz nel saggio evidenzia le caratteristiche di entrambi prodotti dal modo in qui vengono prelevati, lavorati e messi a disposizione della società tutto ciò attraverso al contrapposizione tra i due, mettendo a disposizione del lettore gli aspetti negativi e positivi legati alla storia e produzione dei prodotti, dove Ortiz evidenzia:

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l’individualizzazione nella consumazione del tabacco in contrapposizione alla consumazione collettiva dello zucchero; inoltre sottolinea il fatto che durante la sua produzione il tabacco necessiti di un’accurata preparazione (dalla estrazione al taglio della foglia), non necessita grandi spazi di coltivazione ( dove l’elemento fondamentale è il lavoro umano) e il valore si basi essenzialmente sulla qualità del tabacco.

Diversamente lo zucchero (per Ortiz) richieda una lavorazione poco accurata ma grossolana, la sua produzione sia veloce ( a causa del fatto che si fermenta se non viene prodotto velocemente) richieda ampi spazi, utilizzo di macchinari e un’alta quantità di manodopera, in relazione a questo Ortiz dice:

Ecco dunque un fattore fondamentale dell’economia zuccheriera cubana: la temporanea concentrazione di molti braccianti pagati poco e solo per la durata dei lavori. E non esistono a cuba braccia sufficiente per questo, si dovette per secoli cercarle fuori dall’isola, in numero costo capacita e durata convincenti. […] la tratta dei negri e il

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prolungamento della schiavitù fino ad un’epoca molto avanzata si dovettero principalmente a tale situazione. Non fu dunque il latifondo - come erroneamente si è detto e ripetuto - la causa prima dell’esistenza di un forte percentuale di popolazione negra a cuba: fu la carenza di bracciato indigeno , di indios e di bianchi, necessario alla produzione zuccheriera, e la difficolta di importarne da un’altra parte della terra che non fosse l’africa, a parità di condizioni di basso costo, permanenza e sottomissione.

Nel suo saggio Ortiz indentifica i due prodotti in due nodi molto interessati:

- vede il tabacco come un omaggio del nuovo mondo che fu esportato in Europa dove spesso ebbe una connotazione negativa , infatti molti valutarono il tabacco come qualcosa di maligno a causa di quello che procurava ai consumatori, tuttavia Ortiz evidenzia i lati positivi di questo prodotto e come questo venisse usato in ambito delle popolazioni negre (usato nei loro rituali); mentre lo zucchero come un prodotto

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importato che pero viene visto dal autore come uno dei primi strumenti del capitalismo.

- vede il tabacco come l’uomo e lo zucchero come donna:

Nel tabacco c’è sempre qualcosa si misterioso e sacrale.

Il tabacco è cosa da uomini[…]lo spirito del tabacco è maschio e solamente gli uomini possono coltivarne la pianate manipolarla per i riti.

Se il tabacco è maschio, lo zucchero è femmina. […] lo zucchero è sempre stato ghiottoneria di donne che appetenza gli uomini.

Attraverso il saggio di Ortiz ci da un immagine del processo sociale e di modernizzazione di Cuba analizzando le varie tape dell’evoluzione di questi due prodotti per quanto riguarda la loro produzione , infatti Ortiz ci mette di fronte allo sviluppo che ha subito quest’isola con l’arrivo della macchina a vapore e le ferrovie che a loro volta permisero un’ulteriore espansione delle imprese zuccheriere :

la meccanizzazione è il dato che ha consentito e reso necessaria l’estensione del raggio

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d’azione delle fabbriche . un tempo l’azienda si estendeva fino al limite permesso dalle possibilità dei carri, adesso , con le macchine locomotrici, il raggio di estensione di un’azienda si misura soltanto in base al prezzo di trasporto.

dove spiega l’autore che una delle conseguenze principale di questo fu il latifondismo (ossia lo sfruttamento di un’enorme superficie di terreno appartenente ad un solo proprietario terriero), mostrandoci, inoltre che ormai in questi ambienti la terra, braccianti e la macchina divennero strumenti di produzione( dove la continua espansione dei terreni per coltivare le canne da zucchero richiedevano un progressivo aumento della mano d’opera per cui non bastava più l’aumento naturale della popolazione quindi si ricorse alla manodopera bianca).

Nell’industria tabacchiere successe il contrario dato che in questa furono poche le macchine che vennero utilizzate e rimase un’industria casalinga, infatti spiega Ortiz che acanto a questa non esistevano agglomeramenti umani come in quella zuccheriera perché l’industria del tabacco non aveva bisogno di molti macchinari ne di grandi quantità di

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lavoro ne di reti ferroviarie per il suo trasporto:

Nella produzione del tabacco primeggia l’intelligenza […] il tabacco è liberale, se non addirittura rivoluzionario. Nella produzione dello zucchero prevale la forza, la quale, come sappiamo, è conservatrice [..]la produzione di zucchero fu sempre un’impresa capitalista , per l’estensione territoriale, il volume industriale e l’imponenza degli investitori di largo raggio. Il tabacco, figlio dell’indio selvaggio.

L’autore nella sua opera evidenzia il processo di stranierizzazione del tabacco date le sue qualità, questo entra nella mira degli invertitori stranieri e nazionali che cercano di ottenere altri profitti dalla sua produzione , ma ciò che porto a questa apertura verso l’esterno fu il suo commercio che lo portarono ad avere grandi difficolta:

il tabacco cubano per ciò ha dovuta sopportare il prezzo delle imposte delle sue esportazioni, a profitto del tesoro insulare, mentre lo zucchero ha sempre resistito con successo al pagamento di diritti doganali di uscita a favore delle finanze cubane.

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tutto questo legato anche in parte alla connotazione negativa che si aveva del tabacco.

Possiamo dire che appena produttori cubani di zucchero iniziarono a produrlo per la sua commercializzazione i paesi d’oltre mare volevano parteciparvi e iniziarono a impedire il suo commercio fino a quando non riuscirono ad appropriarsi anche loro da una parte della produzione e addirittura a fare delle imitazione di sigari.

Per quanto riguarda i sigari Ortiz ci spiega il processo storiaci che subisce questo dalla sua trasformazione in sigarette dandoci anche un’idea di come la società stessa stava cambiando attraverso le diverse fasi :

Il sigaro risulta molto costoso, è grande e grosso , e di lunga durata. non c’è più tempo, oggi, di fumarlo con tutta la calma che esige. nelle affannose premature della vita dei nostri giorni sarebbe necessario spesso gettarlo via appena acceso, il che rappresenterebbe uno spreco intollerabile. la sigaretta è breve, si consuma alla svelta , sicché si può gettare, all’occorrenza, senza danno né pena , perché costa poco e non si perde quasi nulla.

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Poi per quanto concerne al tabacco l’autore ci fa notare uno degli altri svantaggi che la stranierizzazione/esportazione del tabacco ha portato alla sua produzione infatti ci spiga come questa sia cambiata, dato che secondo Ortiz questa è andata a scapito dei buoni metodi di coltivazione, in quanto ha indotto il coltivatori a concentrarsi sulla ricerca di una maggiore quantità di foglie di grandi dimensioni, anzi che più aromatiche e colorite, quindi viene preferita la quantità piuttosto che la qualità del tabacco.

Oltre a tutto vediamo la continua preoccupazione di Ortiz in relazione al commercio del tabacco.

Un altro aspetto di questo lavoro che bisogna analizzare è il nazionalismo che è riflesso dall’autore nell’opera: evidenziando le caratteristiche del tabacco enfatizzando quanto siano alti gli standard di produzione, l’alta qualità del tabacco prodotto in cuba come simbolo della superiorità cubana nel suo clima, terra e persone che provvedono a donarci questo dono (lo zucchero è un dono degli dei dice Ortiz) da questa meravigliosa terra.

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Sembra che Ortiz screditi la produzione dello zucchero come specifica il professore

Fernando Ortiz, parece decirnos que a pesar de la riqueza económica representada por su explotación y producción, ésta no alcanza a atravesar como experiencia cotidiana la riqueza cultural representada en el tabaco y en su vocación estética y subversiva[...]

La azucarería alcanzó pronto la unanimidad genérica del producto por la identidad universal de los resultados industriales. Casi todas las plantas tienen azúcar, algunas en abundancia como las cañas, las remolachas y otras más; hay muchos países que las siembran y varios procesos para extraerles sus jugos y de estos sus cristales, más o menos refinados; pero al final no hay más que un azúcar. Todas las sacarosas son iguales”[...]

“En el tabaco la uniformidad nunca se tuvo ni se tendrá. Son pocas las variedades botánicas que tienen nicotina; pero aun dentro de cada cosecha, cada planta, y cada hoja, tienen su calidad singular [...] cada hoja de tabaco es

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distinta de las otras, según los besos que le diera el sol” .

Per quanto riguarda il discorso della migrazione Ortiz si sofferma più volte un questo saggio facendoci notare che una della cause dell’immigrazione è legata a entrambi i due prodotti, in relazione alla manodopera, ma poi ci spiega come si è passato a causa dell’abolizione della schiavitù a un nuovo tipo di migrazione per la produzione di tabacco, cioè quella bianca:

lo zucchero ha preferito le braccia schiave, il tabacco gli uomini liberi. Lo zucchero ha condotto qui, con la forza, dei negri; il tabacco ha stimolato l’immigrazione volontaria di bianchi.

Ulteriormente ci spiega il coinvolgimento della donne in questo campo:

la donna entro per la prima volta come operaia in una fabbrica dell’Avana […] prima la donna lavorava in casa , avvolgendo e impacchettando a mano i sigaretti. Dal 1878 entrò apertamente a far parte del proletariato fabbrile. la coincidenza cronologica è molto

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significativa. Col tramonto della schiavitù, l’attività industriale non può più fare assegnamento sugli schiavi ; ma non si rassegna a rivolgersi al salariato libero maschile, e allora crea il proletariato femminile, che viene a costarle meno.

Un altro aspetto che sottolinea Ortiz in questo contrappunto è la differenziazione che ci sono nella produzione per quanto concerne i lavoratori:

l’autore ci spiega come venivano pagati i lavoratori nelle diverse aziende e i problemi correlati che ebbero questi (dove per esempio i produttori di tabacco pagavano la loro manodopera con il tabacco e che eventualmente questi potevano venderlo in cambio di denaro per le loro necessita e consumarlo, invece la manodopera zuccheriera non faceva in questo modo anzi creo più schiavitù all’interno di questo sistema e i lavoratori si trovarono a fare proteste e in pessime condizioni di vita).

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Ortiz ci fa notare che da questi prodotti i cubani si sentono orgogliosi in quanto ha donato loro una posizione di rilevanza rispetto ad altri paesi:

Cuba ha avuto due motivi d’orgoglio paralleli, sintesi di un curiosissimo contrasto: essere il paese che produceva lo zucchero un massima quantità e il tabacco in massima qualità. Il primo lo ha perduto ormai; il secondo nessuno glielo può togliere.

La transculturazione:

La verdadera historia de Cuba es la historia de sus intrincadísimas transculturaciones.

In questo saggio Ortiz introduce il termine transculturazione per definire il processo culturale della storia cubana ( dove l’esemplificazione zucchero) esempio di un processo di transculturazione legato alla sua storia nella quale ce stato un mescolio di culture diverse o per meglio dire di razza diversa: indigena (cioè los indios presenti sul territorio all’arrivo degli spagnoli) i bianchi e i negri arrivati nell’area in seguito alla tratta degli schiavi.

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Ortiz credeva che il termino acculturazione non rifletteva questo fenomeno dato che questo non voleva dire solo acquisire una determina cultura ma anche un processo che comportava la perdita parziale della cultura precedente, quindi parzialmente deculturazione il che implicava una specie di Neo-culturazione per questo motivo, a causa del fatto che pensava che ci fosse un vero e proprio passaggio da una cultura all'altra, propose di sostituire il termino acculturazione con transculturazione.

Ortiz ci fa notare che da questi prodotti i cubani si sentono orgogliosi in quanto ha donato loro una posizione di rilevanza rispetto ad altri paesi:

Cuba ha avuto due motivi d’orgoglio paralleli, sintesi di un curiosissimo contrasto: essere il paese che produceva lo zucchero un massima quantità e il tabacco in massima qualità. Il primo lo ha perduto ormai; il secondo nessuno glielo può togliere.

L’autore conclude l’opera indicandoci come questi due prodotti siano sempre stati in contrasto tra loro ma che dalla loro unione (o matrimonio tra il tabacco e zucchero come

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dice Ortiz) si ricava un prodotto nuovo cioè l’alcol:

Un giorno, forse, i vanti del popolo di Cuba canteranno come l’alcol abbia ereditato le virtù di mamma zucchero e le malizie di papà tabacco: come abbia le energie dello zucchero, che è massa, e l’ispirazione del tabacco, che è selezione ; e come il figlio di tali generatori, l’alcol, sia fuoco e forza, spirito ed ebbrezza, pensiero e azione. E con l’alcol nelle menti avrà fine il contrappunto.

Possiamo notare da queste righe come il contesto di transculturazione rientra nel discorso: infatti se vedessimo questo in termine di due culture diverse allora noteremo, ciò che Ortiz ci vuole far capire, cioè il fatto che in cuba ci sono state diverse culture (bianca, indigena e negra) quindi mano a mano che due culture si incontrano una prende/acquisisce qualcosa dell’altra e viceversa , facendo in modo che entrambe le culture mutano e che quindi l’unione di queste due culture generi qualcosa di nuovo e diverso (il che ricorda molto il meticcio dal quale proveniamo) nuovo che prende sia elementi da una cultura a un’altra.

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Conclusione e opinione personale:

In questa opera classica che spesso chiamano uno dei più grandi capolavoro della letteratura cubana, data l’originalità dell’autore analizzando il cambio culturale di Cuba nella sua storia; a mio parere ho trovato quest’opera abbastanza interessante in quanto mi ha dato una visione più ampia sulla storia di cuba e sulla sua società.

Il primo aspetto che mi ha colpito di questo saggio è l’introduzione dove si fa un progressivo racconto della vita dell’autore e della sua graduale formazione e acquisizione di elementi essenziali durante i suoi viaggi che li permisero di sviluppare le sue conoscenze di culture diverse, il che fa molto pensare sul concetto stesso di transculturazione che sviluppo Ortiz.

Il secondo aspetto che mi ha colpito dell’introduzione di quest’opera sono gli studi sulla malavita in Cuba ha fatto ii giovane Ortiz per poi pubblicare la sua opera negri stregoni e la criminalità dei negri a cuba (articolo),

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successivamente fu accusato di razzismo e lui lo nego cosi in lui nasce il sospetto che la criminalità, la trasgressione fossero un fatto re di cambiamento ? e se il delinquente o marginale fosse un meccanismo attraverso il quale la società muta e progredisce?; queste domande hanno creato un me una grande curiosità su gli studi di Ortiz che sarebbero molto interessanti da studiare.

Per ultimo, in relazione al concetto di transculturazione credo che il argomentazione di Ortiz sia effettivamente giusto in quanto sono l’esempio di come l’incontro tra culture diverse possa donarci un nuovo modo d’interpretare la realtà e credo che sia qualcosa da valorizzare e da continuare a sviluppare. Tuttavia vorrei sottolineare che l’idea di Ortiz oggi è considerata come qualcosa di assurdo, dato che oggi siamo di fronte al pensiero che l’identità di una nazione sia rappresentata dalla cultura dominante, anche se ce ne sono altre minoritarie che non godono della stessa rappresentanza e la società odierna di oggi va verso una rappresentazione bilanciata di tutte le culture.

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Bibliografia:

1.Fernando Ortiz, contrappunto tra tabacco e lo zucchero

2.Biografia di Fernando Ortiz 3.Contrapunteo Etnológico: El Debate

Aculturación o Transculturación -Desde Fernando Ortiz Hasta Nuestros Días© Por Prof. Armando J. Martí Carvajal, Ph. D. Departamento de Historia Universidad Interamericana de Puerto Rico Recinto Metropolitano

4.Tabaco y azúcar, símbolos y mediaciones en el pensamiento de Fernando Ortiz -Alex Támara Garay

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