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Lunedì 17 novembre 2014 – Anno 6 – n° 317 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma - tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 e 1,40 – Arretrati: e 2,00 - Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!=!=!#!/ w MALTEMPO w Nel capoluogo ligure un cimitero frana, ossa e salme nel fiume. E oggi nuova allerta Alluvioni, dopo Genova tre morti a Varese e Cuneo w IN AFFANNO w La fiducia scende di dieci punti in un mese, quella nel governo di 23 rispetto a giugno Pioggia e crisi, Renzi affonda nei sondaggi Colonna sonora della settimana w Domenico Imperato : “La mia canzone è Madame Sitrì di Bobo Rondelli, un pezzo sintesi di bellezza e semplicità” Ascolta su w www.ilfattoquotidiano.it LA GIORNATA DI IERI Ma mi faccia il piacere di Marco Travaglio V ibrante sdegno. “Non era un vibratore, forse un fru- stino, forse manette, ma non un vibratore. Sono io che ho effet- tuato l’acquisto e per un gravis- simo errore lo scontrino è finito fra i rimborsi della Regione. Una spesa mia personale, fatta per acquistare oggetti atti al confeziona- mento di un re- galo-scherzo per un amico che di lì a poco avrebbe compiuto gli an- ni” (Rosario Genovese, collaboratore di Rita Mo- riconi, consigliera regionale Pd dell’Emilia Romagna, indagata per peculato, 12-11). Tranquillo, Rosario, fra poco potresti lavo- rare nel nuovo Senato. Il giovane favolista. “Renzi a Berlusconi: ‘Il Capo dello Stato lo voteremo insieme ma lo sce- glierò io’” (La Stampa, 15-11). No, guarda, piccino: è il Capo dello Stato che nomina il pre- mier, non viceversa. Strepitoso successo. “Pil, ma- glia nera all'Italia: scende anco- ra dello 0,1%, ma il resto del- l'Europa cresce. Ma Renzi alza la posta: 'Tutto previsto, la fre- nata era nel conto'” (Repubblica , 15-11). Siamo qui apposta. Voce del verbo Schifare/1. “Nel 2008 su Rai3 mi sentii paragona- re a una 'muffa' da Marco Tra- vaglio per verità inenarrabili sul mio conto. Ha dovuto risarcirmi in sede civile” (Renato Schifani, Ncd, Panorama , 19-11). Sì, ma per la muffa, non per le verità sui rap- porti con mafiosi, che non erano inenarrabili, infatti le ho narrate. E infatti erano verità. Voce del verbo Schifare/2. “Piero Grasso disse che avrebbe dato un premio speciale al go- verno Berlusconi per la lotta al- la mafia e non credo abbia cam- biato idea: Quello che ha fatto Berlusconi non ha precedenti” (Schifani, ibidem). Vero: la ma- fia ha ancora le lacrime agli oc- chi per la commozione. Presidente Minorenne. “Napo- litano l'ha ripetuto recente- mente che a numerosi interlo- cutori: l'Italia non avrà un pre- sidente novantenne” (Antonel- la Rampino, La Stampa, 9-11). Pronto un decreto urgente per abolire i compleanni. Presidente Yogurt. “Napolita- no, ora c'è la data di scadenza. Addio il 20 gennaio” (il Giornale, 13-11). A che ora? Presidente Monarca. “Napoli- tano: vorrei cedere il record di governi cambiati” (La Stampa, 13-11). Invece quello dei gover- ni all'insaputa degli elettori me lo tengo stretto. Canti Orfinici. “Basta con l'os- sessione per il Cavaliere. Prefe- rivo il Bersani prima maniera” (Matteo Orfini, presidente Pd, Corriere , 16-11). Quindi l'osses- sione per il Cavaliere ce l'ha chi si oppone al Patto del Nazare- no, non chi lo fa. Interessante. Segue a pag. 18 Inciocchi, Liuzzi e Scanzi w pag. 4 - 7 con il racconto di Francesco Guccini w EDITORIALE w Basta grandi opere e politici logorati dagli scandali Caro Renzi, per la Liguria fatti e non tweet w PASSEGGIATA CON w Scoprire lo scrittore Carofiglio e la sua città “Io e Guerrieri: tra librerie, Pd e la nuova Bari” di Ferruccio Sansa B asta chiacchiere. Basta tweet. Presidente Renzi, se vuole aiutare la Liguria servono fatti. Finanziate il ri- sanamento di questa terra prima di spendere miliardi in Terzo Valico e Tav. E liberateci da una classe dirigente che ha contatti con imprenditori in manette. » pag. 18 di Alessandro Ferrucci C ome (ex) magistrato interroga; come (ex) politico si informa, come scrittore approfondisce. Quando si intervista Gianrico Carofiglio bisogna stare attenti a non finire dall’altra parte del microfono, è lui a domandare, non si ferma alla prima risposta, incalza. » pag. 8 - 9 w REPORTAGE w Silicon Valley svelata da chi ci vive e lavora “Noi abitanti della casa di Google” di Gabriella Greison S cene di vita quotidiana nella casa di Google, dove in ufficio trovi palestre e aree per ri- posare. E poi zone verdi e pensatoi per riflettere. Un paradiso per la creatività o la versione più tecnologica del grande fratello? » pag. 14 - 15 D’Onghia » pag. 2 Feltri » pag. 3 LA CANZONE ITALIANA ESISTE ANCORA? Viaggio nell’industria musicale che nel 2000 fatturava 576 milioni e oggi solo 179. Una crisi economica e di talenti. Dove sono finiti i cantautori? Intervista a Mogol: “Battisti sapeva suonare il futuro” a cura di Martina Castigliani

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Lunedì 17 novembre 2 01 4 – Anno 6 – n° 317Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma - tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230e 1,40 – Arretrati: e 2,00 - Spedizione abb. postale D.L. 353/03

(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!=!=!#!/

w MALTEMPO w Nel capoluogo ligure un cimiterofrana, ossa e salme nel fiume. E oggi nuova allerta

Alluvioni, dopo Genovatre morti a Varese e Cuneo

w IN AFFANNO w La fiducia scende di dieci puntiin un mese, quella nel governo di 23 rispetto a giugno

Pioggia e crisi, Renziaffonda nei sondaggi

Colonna sonora della settimana w

Domenico Imperato : “La mia canzone èMadame Sitrì di Bobo Rondelli, unpezzo sintesi di bellezza e semplicità”

Ascolta su w w w w. i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

LA GIORNATA DI IERI

Ma mi facciail piacere

di Marco Travaglio

Vibrante sdegno. “Non eraun vibratore, forse un fru-

stino, forse manette, ma non unvibratore. Sono io che ho effet-tuato l’acquisto e per un gravis-simo errore lo scontrino è finitofra i rimborsi della Regione. Unaspesa mia personale,fatta per acquistareoggetti atti alconfeziona -mento di un re-galo-scherzo perun amico che di lì a pocoavrebbe compiuto gli an-ni” (Rosario Genovese,collaboratore di Rita Mo-riconi, consigliera regionale Pddell’Emilia Romagna, indagataper peculato, 12-11). Tranquillo,Rosario, fra poco potresti lavo-rare nel nuovo Senato.Il giovane favolista. “Renzi aBerlusconi: ‘Il Capo dello Statolo voteremo insieme ma lo sce-glierò io’” (La Stampa, 15-11).No, guarda, piccino: è il Capodello Stato che nomina il pre-mier, non viceversa.Strepitoso successo. “Pil, ma-glia nera all'Italia: scende anco-ra dello 0,1%, ma il resto del-l'Europa cresce. Ma Renzi alzala posta: 'Tutto previsto, la fre-nata era nel conto'” ( Re p u b b l i ca ,15-11). Siamo qui apposta.Voce del verbo Schifare/1. “Nel2008 su Rai3 mi sentii paragona-re a una 'muffa' da Marco Tra-vaglio per verità inenarrabili sulmio conto. Ha dovuto risarcirmiin sede civile” (Renato Schifani,Ncd, Pa n o ra m a , 19-11). Sì, ma perla muffa, non per le verità sui rap-porti con mafiosi, che non eranoinenarrabili, infatti le ho narrate.E infatti erano verità.Voce del verbo Schifare/2.“Piero Grasso disse che avrebbedato un premio speciale al go-verno Berlusconi per la lotta al-la mafia e non credo abbia cam-biato idea: Quello che ha fattoBerlusconi non ha precedenti”(Schifani, ibidem). Vero: la ma-fia ha ancora le lacrime agli oc-chi per la commozione.Presidente Minorenne. “Napo -litano l'ha ripetuto recente-mente che a numerosi interlo-cutori: l'Italia non avrà un pre-sidente novantenne” (Antonel -la Rampino, La Stampa, 9-11).Pronto un decreto urgente perabolire i compleanni.Presidente Yogurt. “Napolita -no, ora c'è la data di scadenza.Addio il 20 gennaio” (il Giornale,13-11). A che ora?Presidente Monarca. “Napoli -tano: vorrei cedere il record digoverni cambiati” (La Stampa,13-11). Invece quello dei gover-ni all'insaputa degli elettori melo tengo stretto.Canti Orfinici. “Basta con l'os-sessione per il Cavaliere. Prefe-rivo il Bersani prima maniera”(Matteo Orfini, presidente Pd,Co r r i e re , 16-11). Quindi l'osses-sione per il Cavaliere ce l'ha chisi oppone al Patto del Nazare-no, non chi lo fa. Interessante.

Segue a pag. 18

Inciocchi, Liuzzi e Scanzi w pag. 4 - 7con il racconto di Francesco Guccini

w E D I TO R I A L E w Basta grandi operee politici logorati dagli scandali

Caro Renzi,per la Liguriafatti e non tweet

w PASSEGGIATA CON w S co p r i relo scrittore Carofiglio e la sua città

“Io e Guerrieri:tra librerie, Pde la nuova Bari”

di Ferruccio Sansa

Basta chiacchiere. Basta tweet. Presidente Renzi, sevuole aiutare la Liguria servono fatti. Finanziate il ri-

sanamento di questa terra prima di spendere miliardi inTerzo Valico e Tav. E liberateci da una classe dirigente cheha contatti con imprenditori in manette. » pag. 18

di Alessandro Ferrucci

Come (ex) magistrato interroga; come (ex) politico siinforma, come scrittore approfondisce. Quando si

intervista Gianrico Carofiglio bisogna stare attenti a nonfinire dall’altra parte del microfono, è lui a domandare,non si ferma alla prima risposta, incalza. » pag. 8 - 9

w R E P O RTAG E w Silicon Valleysvelata da chi ci vive e lavora

“Noi abitantidella casadi Google”di Gabriella Greison

Scene di vita quotidiana nella casa di Google,dove in ufficio trovi palestre e aree per ri-

posare. E poi zone verdi e pensatoi per riflettere.Un paradiso per la creatività o la versione piùtecnologica del grande fratello? » pag. 14 - 15

D’Onghia » pag. 2 Feltri » pag. 3

LA CANZONE ITALIANA ESISTE ANCORA?Viaggio nell’industria musicale che nel 2000

fatturava 576 milioni e oggi solo 179. Una crisieconomica e di talenti. Dove sono finiti i cantautori?

Intervista a Mogol: “Battisti sapeva suonare il futuro”

a cura di Martina Castigliani

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4 5LUNEDÌ 17 NOVEMBRE 2 01 4LUNEDÌ 17 NOVEMBRE 2 01 4 IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ

+36%CRESCITA VENDITE

DEL VINILEIN UN ANNO

MERCATI Quasi la metà, il43% delle vendite, arriva dal di-gitale, cresciuto del 20% fino a23 milioni. I restanti 30,7 mi-lioni arrivano dalle vendite deidischi (-2%). Il cd rimane il for-mato più diffuso

I DIECI ANNI ORRIBILI. DAL 2000 A OGGI L’INDUSTRIA MUSICALE HA PERSOPER STRADA 397 MILIONI. A RIMETTERCI SONO STATI GLI AUTORI CHE NON HANNONESSUNO CHE INVESTA SU DI LORO. IL CANTAUTORATO? ORMAI È AL LUMICINO

di Emiliano Liuzzi

Difficile pensare cosa resta della musica d’a u-tore, cinquant’anni dopo. Restano i motivi,forse, scolpiti nella memoria, i primi balli e ibaci, le serate vuote, riempite da chiacchiere

con gli amici. Ma soprattutto, resta un’industria chenon è più considerata tale. Può bastare un esempio solo:nel 1995 la discografia intera fatturava qualcosa come500 milioni di euro e, cinque anni dopo, erano 576milioni e 600 mila euro. Gli ultimi dati, quelli relativi al2013, dicono che la cifra è scesa a 179 milioni e centomila euro. Molto più che dimezzata. Numeri ufficiali, inmano alla Fimi, acronimo della federazione industriamusicale italiana. E in quei 179 milioni è compresatutto il comparto musica, da quella su disco a quella cheproviene dal digitale. Parlare di crisi è anche ottimi-stico.Un segnale di ripresa c’è e riguarda il buon vecchiovinile che ha un mercato in espansione e, dopo la scom-parsa, va avanti a più 30 per cento, anno su anno. Più 36tra il 2012 e il 2013. Ma non basta e latendenza non è attendibile.

Il patrimonio non c’è piùMa cosa è successo? Semplice, l’i n d u-stria digitale ha reso molto più vulne-rabile la musica. Ha tolto etichette e co-pertine. Ha compresso i fatturati. E ifenomeni di oggi durano il lampo dipochi minuti. Non ne troverete di Bat-tisti-Mogol in giro. Magari esistono an-che, ma nessuno è disposto a investire.Il problema è fatturare tutto e subito.Era il 1964. Al festival di Sanremo fece ilsuo ingresso quella che sarebbe diven-tata la figlia di tutti gli italiani, GigliolaCinquetti. Bellissima, pulita. Non ho l'e-tà, cantava. C'era anche Bobby Solo con“Una lacrima sul viso”, squalificato per-ché, rimasto senza voce, Solo cantò inplayback. Nei porti d'Italia erano attesialtri dischi, quelli dei Beatles, già unfenomeno mondiale, ma che in Italianon erano ancora arrivati. Meglio: suo-narono alla radio, ma i dischi in gironon si trovavano, erano solo a Londra.È l'anno, il 1964, in cui forse la canzone d'autore italianainizia a cambiare verso. Attorno alla Rca girano deiragazzi che portano il nome di Umberto Bindi, LuigiTenco, Sergio Endrigo, Piero Ciampi, Duilio Del Prete,Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Giorgio Gaber e EnzoJannacci. Saranno loro quelli che manderanno in pen-sione gli anni Cinquanta, il cuore e amore, ritornellocruciale e indispensabile. Ma come in ogni fermentoserve anche un personaggio al quale fare riferimento: sichiama Nanni Ricordi e a lui la canzone d'autore devemolto. In quel sottobosco di produttori si muovonopersonaggi come Franco Crepax, storico collaboratoredi Ricordi, i fratelli Gian Piero e Gianfranco Reverberi,ma soprattutto, Vincenzo Micocci.La canzone d'autore arriva al massimo della matura-zione e ci resterà per almeno tre decenni successivi, è

vero, ma ci sono etichette discografiche che investono,soprattutto sui giovani. Non è solo il nuovo a imporsi,ma la produzione che impone il nuovo. Ricordi edi-zioni musicali, ma anche Rca, Cgd, Emi che segnerannoun momento decisivo. “Io ho iniziato a vendere dalquarto disco”, racconta Guccini, “ma nessuno oggi mipermetterebbe tre fiaschi dal punto di vista commer-ciale. Allora ci credevano, la diversità forse sta solo inquesto. Oggi o arrivi in classifica al primo altrimentiarrivederci”.Il trionfo definitivo della canzone d'autore fatta a testo,più che a musica, arriva insieme al vento del Sessan-totto. Non c'è stato ancora il maggio, ma in inverno, aSanremo, vince Canzone per te di Endrigo. Non solo.Sempre nel 1968 la hit parade è questione di Azzurro,cantata da Adriano Celentano e scritta da Paolo Conte,Applausi dei Camaleonti, Angeli Negri, Vengo anch'iono tu no, Canzone di Don Backy (o Celentano, non si èmai capito), Insieme a te non ci sto più (ancora PaoloConte), Nel cuore e nell'anima dell'Equipe 84.Possiamo rivisitarla oggi la classifica, quasi mezzo se-

colo dopo. Troviamo Vasco Rossi, ot-timo sessantenne, secondo le classificheautore di uno dei migliori album disempre, Bollicine, ma senza la verve diquando ne aveva 30. C'è ancora PaoloConte, la bravissima Fiorella Mannoiache però canta gli altri e celebra le suevecchie hit, Laura Pausini e una can-tautrice raffinata, Chiara Civello, maanche lei con un album che non prevedesue produzioni, ma vecchi successi dialtri. Ancora pochi altri, ma niente chefaccia pensare a una nuova stagione. Ilcantautorato è in crisi, crisi di produ-zione (nel senso delle etichette), crisicreativa e di talenti.

Dice Francesco De Gregori che la canzone non è poesia,ma l’unione di parole intelligenti e musicali che sonovive grazie alla musica. Ma questo non vuol dire chesiano meno importanti per le persone. Sono loro, comeil cinema, a dare forma alla nostra cultura. Ma anche DeGregori a ogni disco che è una raccolta di vecchi brani,dimostra di non aver più molto da dire. E poco fannoanche le trasmissioni televisive come X Factor che nellamaggioranza dei casi richiedono grandi interpretazionidi pezzi altrui. Manca l'invenzione, l'unione tra parole emusica che sembra inceppata. Se parliamo del can-tautorato vengono in mente anche i nomi come quellidi Ivano Fossati, esiliato da se stesso, perché il mo-mento era arrivato. Preferisce scrivere libri anche Fran-cesco Guccini: “Mi diverto di più, e non ho iniziatooggi. Ma era arrivato il momento di smettere”. Gino

La mia bandanon suonapiù il rock

LA MUSICA È FINITA

Ma il digitaleguadagna

il 20 per cento

179 MILFAT T U R ATO

D E L L’I N D U ST R I AM U S I CA L E

5 0.0 0 0COPIE NECESSARIEPER CONQUISTARE

IL DISCO DI PLATINO

QUELLO CHE FU:LA CANZONERESTA LEGATAA MITI LONTANI EI N T R A M O N TA B I L ICOME PAOLI,TENCO, ENDRIGOE DE ANDRÉ

CO P P I AMina e

Ad r i a n oCe l e n t a n o

sono gliitaliani che

hanno ilre co rd

vendite as-soluto: la

stima dice150 milioni

di copieO l yco m

SANREMO Un giovanissimo Vasco con Dori Ghezzi e Fabrizio De AndréI DUE CORSARI Ezo Jannacci e Giorgio Gaber in tv a Blitz O l yco mBANANA REPUBLIC Lucio Dalla e Francesco De Gregori O l yco m

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4 5LUNEDÌ 17 NOVEMBRE 2 01 4LUNEDÌ 17 NOVEMBRE 2 01 4 IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ

Paoli, invece, se ne sta alla guida della Siae, un lavoro daimpiegato e politico, per uno come lui che ha girato ilmondo con le parole e la melodia. Anche Celentano sene sta alla larga da tempo dagli spartiti.Ma più di ogni altra cosa il cantautorato non ha lasciatouna scuola. E sfugge anche il motivo. I presupposti cisarebbero stati anche perché l'italiano non è una linguamusicalmente facile. Servono dei voli stratosferici per-ché non si incespichi nella banalità. E alla fine, dopolocomotive, guerre di piero, buone novelle, voci delpadrone, Titanic e Panama, si è tornati alla musica chebacia molto, lancia stelle e ti voglio bene, ma tiene afatica in piedi un concetto. Quella definizione di poesiache De Gregori, lo stesso Guccini, De André, hannosempre rifiutato. “Lei si sente più poeta o cantautore?”,chiese una volta Vincenzo Mollica a Faber. E lui rispose

con una citazione: “Benedetto Croce diceva che fino a18 anni tutti scriviamo poesie. Poi restano i poeti e icretini. Io precauzionalmente preferirei essere consi-derato un cantautore”.Scuola, è vero. Probabilmente maestri fin troppo ve-nerati, come scriveva Edmondo Berselli, quello che l'I-talia dall'animo pop l'ha scritta meglio di chiunquealtro. E un sottobosco fatto di fermento culturale chenon esiste più.

Non va meglio all’e s te roIn Italia un album diventa Disco di Platino dopo avervenduto 50.000 copie, per gli Stati Uniti invece bisognatoccare quota un milione. Il parametro è stato intro-dotto nel 1976 e il 2014 sarà il primo anno in cui

l'America non riuscirà ad assegnarlo, salvo sorprese neiprossimi due mesi. L'unico disco che ha superato quellacifra (triplicandola) è quello del film Disney "Frozen",ma essendo una colonna sonora non rientra in questotipo di conteggio nonostante i 3.2 milioni di copie ven-dute (e ovviamente ci si aspetta che con il periodonatalizio crescano ancora). Altri album che hanno avu-to buoni risultati sono l'omonimo di Beyoncé e l'e-sordio "Pure Heroine" di Lorde, che si sono fermaticomunque sulle 800.000 copie. E vengono contati an-che i brani scaricati da internet. Segno che qualcosa nonfunziona più e che i clienti non vogliono più la me-diazione e il ruolo svolto dalla casa discografica: sisceglie in rete. Tranne che per il mercato del vinile, cheè tornato sul mercato. Mania vintage? Non è escluso.Serve ancora tempo per dirlo.

L’ECLISSI DEI CANTAUTORI

Non hanno piùun ruolo centralenella societàdi Andrea Scanzi

È inesatto sostenere che la canzone d’autore italiana èmorta, ma è altrettanto errato negarne l’attuale mar-

ginalità. I motivi della crisi sono sostanzialmente tre. Ilprimo è l’implosione della discografia, che ha travoltoanzitutto quegli artisti che richiedono un ascolto più at-tento. Nell’era della musica liquida, il cantautorato “clas-sico” appare oltremodo anacronistico: poco accattivante,troppo accattivante. Ivano Fossati, che ha abbandonatodischi e concerti ma che continua a scrivere, si diverte oggianche a donare canzoni inedite non agli epigoni (semprepiù stanchi) dei De André ma a chi è dichiaratamente popquando non “poppissimo”. Il secondo motivo ha a chefare con la fatale irripetibilità di alcuni talenti. Congiun-zioni astrali e congiunture sociali hanno permesso che, trai Trenta e i Quaranta, fiorissero figure che nulla hanno dainvidiare ai giganti francesi e americani: Gaber, De André,Tenco, Guccini, Jannacci, Conte, Ciampi, Endrigo, Paoli.Eccetera. Anche la seconda metà dei Quaranta e tutti iCinquanta hanno regalato cantautori rari, da De Gregoriallo stesso Fossati. Alla fine degli Anni Settanta la casadiscografica Rca pullulava di genietti e geniacci: la megliogioventù del cantautorato. Un tempo che oggi pare si-deralmente lontano, anche perché nel frattempo la di-scografia non può più permettersi di aspettare l’esplosionecommerciale di un talento in nuce (Lucio Dalla conobbe ilsuccesso vero al settimo album; oggi uno come lui sarebbestato buttato via dopo il primo flop). Gli ultimi cantautoripiù o meno canonici sono nati a fine Sessanta e nei Set-tanta: Bersani, Silvestri, Fabi, Gazzé, Casale, Cristicchi.Sintomatico il percorso di Caparezza, che per trovare lastrada del pieno riscontro commerciale ha dovuto ab-bracciare un ibrido tuttosuo: l’apparente cazzeg-gio, che cela messaggispesso incendiari. Unasorta di Rino Gaetano2.0. Il caso ispirato eanomalo di Caparezzaaiuta a introdurre il ter-zo motivo della crisi deicantautori: non hannopiù un ruolo centralenella società. Non sonopiù né fari né guru. Nongenerano quasi mai di-pendenza e appartenen-za. Edoardo Bennato,che nei Settanta ha toc-cato vette inaudite, iro-nizzava giustamente sulcantautore che non sba-glia mai perché è “one-sto e senza macchia”. Sapeva bene come da un cantautore,in quel decennio, non si cercasse intrattenimento bensìrisposte: istruzioni, indicazioni. Il cantautore era il pro-feta, era il fratello maggiore che dettava la linea. Se osavaandare laddove nessuno aveva immaginato, veniva con-testato: lo sapeva bene Gaber, massacrato in Polli di al-l eva m e n to perché osava gridare di non essere più “com-pagno né femministaiolo militante”; e lo ricorda nitida-mente De Gregori, addirittura processato sul palco da unmanipolo di duropuristi incazzosi. Oggi, se un cantautore“tradisce”, non interessa praticamente a nessuno. Sia per-ché il cantautore post-contemporaneo suole spesso pre-ferire il privato all’invettiva, e dunque si disinnesca da sé,sia perché la sua figura è prossima all’irrilevanza. Se ètroppo nuovo viene comunque stracciato in successo dairapper; se è troppo vecchio, cioè vicinissimo alle ricette delcantastorie, annoia mortalmente. L’Italia è piena di gio-vani musicisti di qualità e molti di loro firmano testi emusiche. Dunque sono a tutti gli effetti cantautori. Il PanDel Diavolo, Filippo Graziani, eccetera. Nel frattempoperò è cambiato tutto. A una velocità tale che, spesso, sen’è andato anche il pubblico.

ERANO PROFETII FRATELLIMAGGIORI CHEDETTAVANO LALINEA. ORA NONSONO NÉ FARI NÉGURU. NONGENERANO PIÙA P PA RT E N E N Z A

SANREMO Un giovanissimo Vasco con Dori Ghezzi e Fabrizio De André STRANA COPPIA Renato Zero e Claudio Baglioni O l yco m

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6 LUNEDÌ 17 NOVEMBRE 2014 IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ

Chi ricorderàle canzoni

di oggi?

di Roberto Inciocchi

Quando arrivo dal vialone che portaalla sua casa, lui è fuori a salutareammiratori, persone che giungonofin qui per un autografo, o solo con la

speranza di incontrarlo.È un sabato di uno strano autunno, uno diquelli che con tenacia restano aggrappati alsole, convincendo fiori e uomini che sia pri-mavera, che tutto stia per cominciare.Toscolano è un posto quieto, appoggiato in unavalle, tutt’intorno il bosco.È l’Umbria dei poeti e dei santi, è terra di genteche lavora, che fatica, ma che non ha scordatola mappa del buon vivere.Mogol mi accoglie con un sorriso normale, unabbraccio normale, e penso che la normalitàdei gesti sia verità: niente orpelli estetici, nienterituali costruiti, solo la voglia di incontrarsi percondividere. Pochi passi lenti e siamo in casa. Ilgrande camino del salone è acceso. Oggi facaldo, ma quel camino è un affresco che vive difuoco. “Le cose non sono quasi mai come sono- sorride Mogol mentre cominciamo a sorseg-giare un caffè - sono come tu le vuoi, come tuvuoi che siano...”.Sono ancora lì a girare il cucchiaino nella taz-zina, quando il suono miarriva forte nelle orec-chie, dritto nel petto.Un giro di chitarra, so-speso al centro del salo-ne, ipnotico, una batte-ria che scivola sotto lenote metalliche e si falargo, quattro giri in cre-scendo e poi via, si parte,un climax d’entrata, laporta di una nuova av-ventura. “Battisti eraavanti, molto avanti. Lu-cio amava il rock e oggiquel rock è nelle sue can-zoni, le sue e le mie”.Alzo gli occhi, guardoMogol che mentre parlasuona nell’aria una chi-tarra invisibile. Il pezzoche ascoltiamo è Ancheper te, la prima traccia diun cd-sfida: Le canzoni diMogol Battisti in versioneNew Era.“Il progetto è durato cinque mesi - raccontaMogol - con musicisti straordinari ci siamochiusi in sala e abbiamo studiato gli arrangia-menti. La mia preoccupazione era quella diandare a toccare qualcosa di “sacro”, qualcosadi apparentemente inviolabile. Ma poi ho dettoai miei di lavorare senza paura, con coraggio.Ho pregato tutti di lavorare attraverso l’emo-zione prima ancora che con la tecnica. Esat-tamente il modello di didattica che seguo alCet, la mia scuola. Con un impegno: se il lavorofosse stato bello saremmo andati avanti, al-trimenti avremmo preso tutto e lo avremmobuttato. Senza paura”.Se non hai buttato tutto è segno che credi diaver vinto la sfida...Oggi sono certo che la sfida è stata vinta. Sperolo dica anche la gente. Con Massimo Satta,arrangiatore raro, Gioni Barbera, pianista fan-

tastico, e Stefano Pettirossi, il musicista e fo-nico che ha dato al lavoro un suono interna-zionale, abbiamo fuso la musica classica con ilrock, un incontro affascinante. Ci sono gli ar-chi che suonano sotto le chitarre e sostengono,come in una favola moderna, tutta la struttura.E c’è una ritmica potente: Roby Pellati, ex bat-terista di Ligabue, è un metronomo vivente,una mitraglia pazzesca. Le voci poi mi emo-zionano: Deborah Johnson, figlia di Wess enipote del solista dei Platters, con una vocecalda e misteriosa e Randy Roberts, figlio diRocky Roberts, col graffio giusto sulle cordevocali per cantare rock.Musicisti della tua scuola, dunque, hanno lavo-rato con te...Sì, e sono fiero di questo. Vedi, la promozioneoggi è nelle mani del profitto, i giovani devonoessere artisti per il piacere di esserlo e non peruna mira precisa. Il rischio è quello di bruciarsie restare delusi... Se il successo arriva, bene,altrimenti restiamo noi... L’arte ci nutre pertutta la vita, senza tensione verso la ricerca dinoi stessi, cosa rimarrebbe dell’uomo...Cosa penserebbe Battisti di questo lavoro...Lucio avrebbe certamente qualcosa da ridire -Mogol sorride mentre risponde - ma alla finesarebbe d’accordo sull’idea di sperimentazio-

ne, di futuro. Lucio erafuturo, era un precurso-re, un uomo di una cul-tura vastissima, che ave-va il talento coraggiosodi scrivere cose oltre ilsuo tempo. Talvolta pe-rò fu lui a non compren-dere il tempo, comequella volta che il pro-duttore dei Beatles gli fe-ce una proposta impor-tante e lui rifiutò. Io pen-so ancora oggi che siastato un errore, maognuno fa le sue scelte.Comunque, con Battistic’è stata identità di ve-dute e completezza... Ioho lavorato con tantigrandi artisti ma consi-dero il connubio Batti-sti-Mogol più della metàdella mia vita.

Perchè allora non vi siete più sentiti?La gente pensa per una questione di soldi, nonè vero. Io e Lucio non ci siamo più sentiti peruna questione di principio. Il punto che ci haallontanato non voglio raccontarlo. È un gran-de dispiacere, ma questo non toglie nulla alvalore della nostra storia professionale e uma-na insieme.Ascoltiamo l’intero lavoro e alla fine arriva il tempodi un pranzo leggero. A tavola parliamo della culturadel cibo, dell’olio nuovo che arriva sulla tavola con unprofumo antico, dell’abitudine alla musica fin dabambini, dell’importanza di far crescere i più piccolicon l’esercizio dell’ascolto, del significato della mu-sica e quello delle parole. Parliamo anche di politica,lì dove il significato delle parole dovrebbe esseren e t to.“Questo è un Paese - riflette Mogol - dove lagente troppo spesso dimentica di essere unacomunità. Io continuo a sognare un posto dovetutti pensano al bene collettivo, se lavoriamoinsieme ci sono speranze. La stessa speranzache io nutro in Matteo Renzi, dobbiamo so-stenerlo, aiutarlo, dobbiamo avere fiducia. C’èuna parola che significherebbe approdo ed èstabilità. Ecco, per questo Paese vorrei final-mente stabilità”.E gli anni che passano ti pesano Giulio...Posso risponderti con una sola frase: non so dadove arrivo, non so dove andrò, ma oggi so

cosa voglio essere, ogni giornoche cammino su questa ter-ra...’Restiamo un po’ in silenzio, macome nei pezzi rock che ho sentitoin mattinata, c’è ora una nuova,improvvisa accelerazione. Mogolmi guarda con gli occhi di un bim-bo birichino e mi chiede se il calciomi piace. Resto spiazzato e diver-tito. Tanto divertito che dopo po-chi minuti mi ritrovo in macchina,il Maestro alla guida, destinazio-ne Terni. La Ternana gioca in casae Mogol non se la perde. Arrivia-mo allo stadio e prendiamo postoin tribuna. C’è il sole, i tifosi can-tano, il clima è disteso.“Adoro il calcio - mi dice men-tre seguiamo rilassati la partita- io sono di Milano ma tifo pertutte le squadre italiane. Segioca la Nazionale annullo gliimpegni e guai a chi mi di-sturba. Metto il calcio primadelle altre passioni, il cavallo ele immersioni. La Ternana è lasquadra del posto dove vivo ela seguo con piacere. Il calcio èil cartone animato dei grandi,lo diceva Osvaldo Soriano mi-ca io... Insomma, amo questosport perchè è un po’ come lavita...’E se dovessi con una definizio-

ne raccontare proprio la tua vita?Posso dire che se non sono morto è stato soloper una continuo ripetersi di miracoli. Unavolta ero sott’acqua, a 54 metri nelle acque diSalina, ero sceso a cercare un amico. Ad untratto ho avuto problemi con le bombole,dall’erogatore usciva poca aria e sono andatonel panico. Sarei morto se non mi fossi con-centrato sui pesci che mi nuotavano intorno.Poi uno scoglio, insomma proprio un mira-colo, e quello scoglio mi ha aiutato a risalire,come un compagno che ti prende la mano e tiriporta in cima...Usciamo dallo stadio prima che la partita fi-nisca.Ora è autunno, la sera porta un’aria pungente. Cirimettiamo in macchina e torniamo a Toscolano.Lungo il tragitto penso che non è la prima volta cheincontro Mogol e rifletto sul suo essere, ogni volta,disponibile alla conversazione, garbato nell’a cco -glienza, attento nell’ascolto. Roba rara, insomma. Glicomunico il mio pensiero e lui ride di gusto: “Vedi,mi dice, chi ha storia o potere spesso si gonfia,proprio come fanno le rane...”Mogol mi accompagna alla macchina e mi chiede diascoltare nuovamente il cd durante il viaggio versoRoma. Lo farò Maestro, gli dico abbracciandolo. Luimi guarda e lentamente sussurra: “Guarda cheLucio sarebbe contento di questo lavoro, io loso....”.

L’I N T E RV I STA

Mogol: “B at t i s t icapiva il futuro,ecco il segreto”

LA MUSICA È FINITAdi Max Paiella

NON VOLARE PIÙ Cari amici vicini e lon-tani! Diceva Nunzio Filogamo. La musica ita-liana era diversa da oggi? Facciamo una pro-va, mettiamoci in una piazza e intoniamo"voooolare" qualcuno risponderà oh-ohhh!

Mentre, canticchiando "Fare l'amore in tutti iluoghi in tutti laghi”, non otterremmo lo stes-so risultato, qualcuno aggiungerebbe: con imaghi e l'orso Yoghi, ai danni del povero Sca-nu. Non c'è un nuovo Modugno, nessunoscrive più "Se telefonando" o "Meraviglioso"al limite possiamo sentirne una versione

"Negramara" in tutti i sensi. Nel nostro pas-sato c'erano: Gaber, De Andrè, Jannacci, og-gi Gigi D'Alessio ed Emma Marrone. IeriGuccini "E corre corre la locomotiva, e sulbinario sembrava fosse cosa viva". Oggi Cre-monini: "Una come te, ha una valigia per lescarpe, che sembra un aeroplano".

Io e Lucio non ci

siamo più sentiti

per una questione di

principio. Il punto che ci ha

allontanato non voglio

raccontarlo. È un grande

dispiacere, ma questo non

toglie nulla al valore della

nostra storia insieme,

umana e professionale”

Accanto, Mogol.Sotto con Battisti e,a destra, anche conMina Ansa e Olycom

Page 5: Redazione: via Valadier n 42 Colonna sonora della ... · Redazione: via Valadier n 42 .00 193 Roma ... no, ora c'Ç la data di scadenza. ... della casa di Google7

7IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ LUNEDÌ 17 NOVEMBRE 2 01 4

La Locomotiva è

uscita in venti minuti,

scrivevo una strofa e mi

usciva l’altra. È una storia

vera, raccolta tra anarchici

che frequentavano l’Osteria

delle Dame e il mio vicino

di casa, protagonista

poi anche del Pensionato”

Parola di Francesco Guccini

Le mie canzoninate in una notte

IL RACCONTO

di Francesco Guccini

No, non scrivo piùcanzoni. Non credo.La chitarra è lì datempo, la prendo

qualche volta se ci sono amici. Èuno scherzo. Più facile scriverelibri, con Loriano, inteso comeLoriano Macchiavelli. Gialli am-bientanti qui, a Pavana. Forsenon ricordo nemmeno come si faa scrivere una canzone. A me so-no sempre venute abbastanza infretta.

LA LOCOMOTIVA. Il pezzo cheha chiuso quasi tutti i miei con-certi nasce quasi per caso. Era iltempo dell'Osteria delle Dame, aBologna. Quelle erano le nostrenotti. Bellissime. E spesso gira-vano storie sugli anarchici. Unasera viene fuori la storia di questoPietro Rigosi, lo descrivevano co-me un matto che da Poggio Renatico porta lalocomotiva verso la stazione di Bologna a tuttavelocità, cinquanta chilometri all'ora. Si sbraccia-vano i suoi colleghi, gli chiedevano di fermare, malui continuava a buttare carbone. Un matto, neiracconti. In realtà quando neparlai con il mio vicino di ca-sa, il protagonista di un'altracanzone, il pensionato, mi dis-se: “Guarda che non fu né unfolle, né un incidente. Rigosiera un anarchico e quello fuun gesto politico”. Quella stes-sa notte, molte delle mie can-zoni sono nate di notte, mimisi a scrivere. In venti minutic'era La Locomitiva. Una stro-fa mi accompagnava versol'altra. Alla fine mi accorsi chemancava la strofa iniziale,“Non so che viso avesse, nep-pure come si chiamava”, cheforse fu il segreto della can-zone stessa.

IL PENSIONATO. Era il miovicino di casa. La canzone èquello che era lui, la casa, vi-vevamo accanto, quando morìacquistai anche l'altra metà.Siamo in via Paolo Fabbri 43.L'aneddoto curioso. Mi in-contrano per strada due si-gnore anziane, che vivono al45. “Sappiamo che ha dedica-to una canzone al suo vicino,ora i prossimi saremo noi”. Eio, che pensavo scherzasserorispondo: "Certo”. La mattinadopo, che per me voleva direnotte, forse ero andato a dor-mire da mezz'ora, non di più,squilla il telefono. “Professo -re”, mi chiamavano così, per-ché all'epoca insegnavo, “sia -mo i signori del 45, ci abbiamopensato a lungo, ma non ab-biamo molto piacere ad avereuna canzone. Preferiremmo rimanerne fuori”. Ioringrazio la signora, torno a dormire. Bellissimo.È Bologna questa, era la Cirenaica, quel quartierelì. Dove a un passo c'era, c'è ancora, l'osteria daVito. Ci trovavamo lì, dopo le Dame, da Vito.Passavano tutti. Morandi, Ron, qualche volta Lu-

cio Dalla, Vecchioni,De André.

SCIROCCO. Una voltami sembra di averlodetto, forse tecnica-mente è una delle can-zoni meglio riuscite.Nasce quasi per caso,come spesso avvienenelle canzoni. La mu-sica la strimpello conJuan Carlos Biondini,Flaco, giusto per in-tenderci. Ci mettiamoa strimpellare e vienefuori una melodia. Lamusica è sua. Di Flaco.Io un giorno a Bolo-gna incontro un ami-co. Lui mi dice che de-ve incontrare la suadonna in via dei Giu-dei. Conoscevo la sto-ria, lui sposato, lei

stanca di fare la seconda. Questa molto banal-mente è la storia. E nel vederlo capisco anchequale sia il finale, e così è stato. Con lei che se neva. Io la faccio arrivare vestita in un abito di per-calle che le fasciava i fianchi. C'è lo scirocco, nella

fantasia di chi scrive, in realtà un vento quasiinusuale per Bologna. Raro, ma quando arriva sifa sentire molto bene. Il percalle è invece l'at-mosfera argentina, in realtà io non so neanchecome sia fatta la stoffa in percalle. Ma dovevamorispettare la melodia, un tango argentino, appun-

to. E so che le ballerine argentine si vestono conabiti in percalle. A un certo punto del brano passaanche un veliero, “e volavan via velieri come in unporto canale”. Il veliero credo che sia lei. E co-munque Bologna ha una sua storia marinara. Nonlo sa nessuno, ma Bologna ha una passato di cittàmarinara, aveva sbocco sull'Adriatica e la ma-rineria bolognese riuscì a sconfiggere quella ve-neziana in una storica battaglia.

AUTOGRILL. Questa è una canzone completa-mente inventata. Direi una delle pochissime in-sieme al Vecchio e il bambino, che è ovviamentefantasiosa. Nella mia testa il pezzo nasce in unposto surreale, sicuramente non in Italia, visto chesi parla di “nichel di mancia”. No, non è unacanzone della catena per la ristorazione che sitrova sulle autostrade italiane che io frequentopoco e malvolentieri, non ho neanche la patente.Chissà cosa sia. Le tendine in nylon rosa. Bella,romantica. Succede che un mio cugino che lavorain una tivvù locale ne tira fuori un video. Benfatto. Ma non era la canzone. Dietro al banco cimette una biondona prosperosa, ma non c'entraassolutamente nulla. Io scrivo (e canto) “biondasenza averne l'aria”, proprio perché non deve es-sere necessariamente bionda e soprattutto nondeve essere biondona. No, diciamo che il videonon è per niente azzeccato. La canzone sì, ripeto,perché ha un tratto quasi unico, non esiste né il

luogo né la storia. Solo io ce l'ho in testae chi l'ascolta può verniciarla come vuo-le.

VORREI. Quiparliamo di unpezzo complica-to, ma nasce indieci anni. E' l'u-nica canzone cheha richiesto cosìmolto tempo,

perché io in genere scrivevo in una notte,al massimo finivo il giorno successivo.Vorrei mi ha impegnato molto, la storiala conoscono tutti, è una dedica a miamoglie che mi ha fatto scontare la can-zone: è voluta tornare in tutti i luoghicitati, da Barcellona a Istanbul. Lo sa-pevo. Però ne sono fiero. E' un gran belpezzo.

LA TIETA (O ZIETTA). Anche questarappresenta un caso unico nel mio re-pertorio. E' la traduzione di un pezzo diJoan Manuel Serrat. Scrivere in italianonon è assolutamente semplice. In ingleseè molto più facile, tanto è vero che il rock'n roll in Italia non è mai esistito, im-possibile trasformarlo in rima. Ci è riu-scito Celentano, “Il tuo bacio è come unrock, che ti morde col tuo swing, è assaifacile al knockout che ti fulmina sulring”. Tutta così. Finita. Allora ho pen-sato di tradurre La Tieta di Serrat dalcatalano al dialetto modenese, perché hopotuto usare le tronche che in dialettomodenese esistono. Il risultato è che ilpubblico resta spaesato, forse capiscemeglio il linguaggio originale che non ildialetto, ma è bella. Non è mia, per for-tuna o purtroppo. Anche perché è unacanzone tristissima, si chiude con il fu-

nerale della zietta dove dietro al feretro c'è unamico scoperto un momento fa, che nemmeno leisapeva di avere.

(testo raccolto da Emiliano Liuzzi)

Dietro le note w Scirocco è la storia di unamico, lo incontro in via dei Giudei aBologna e vesto la sua amante in un abito dipercalle perché la musica è un tango e quellastoffa usano le ballerine. Poi faccio passare

un veliero in ricordo della città che fumarinara. Autogrill è una delle pocheinventate. Un mio cugino ne fece un video,ma non capì bene cosa dicevodella ragazza “bionda senza averne l’aria”

Chi è

IL MAESTRONEFrancesco Guccini, classe 1940,è nato a Modena, ma da genito-ri di Pavana, paese degli Appen-nini che segna il confine tral’Emilia Romagna e la Toscana.Si trasferisce ragazzo a Bolognadove scrive, suona, canta e in-segna. Celebri le sue gare le ga-re in ottava rima, poesie a brac-cio, contro Umberto Eco e Ro-berto Benigni. E’ co n s i d e ra touno dei più grandi cantautoriitaliani, ma ora fa lo scrittore

ANNO 1979 Fran -cesco Guccini al con-certo per DemetrioStratos O l yco m

“Scappoda talIgnazioM a r i n o”

VOX POPULI

di Alessandro Ferrucci

ROMA Tor Sapienza, ilTorrino, l’Esquilino. E an-cora, Torre Angela comeBoccea. Quindi la Panda,come dimenticarla? Sì,quella rossa del sindacoIgnazio Marino. Questavolta è lui il protagonistain città, per questo a chiincontriamo a piazza Vit-torio, domandiamo: “Co -sa ne pensa del sinda-co? ”Fa b r i z i o, 36 anni, infor-matico. “Ma ci è o ci fa?Comunque se ne deveandà!”S te fa n o, 46 anni, ban-chiere. “Quante parolac-ce posso dire?” Prov i a m osenza? “Allora non te ri-s p o n d o”.Simone, 38 anni, osteo-pata. “Sta zitto, l’ho purevotato. Quasi rimpiangoquello de prima”.Giorgia, 29 anni, segre-taria. “Ha unito una città.Lo detestano tutti”.Fa b r i z i o, 41 anni, ricerca-tore. “Io vorrei capire chilo ha messo in quel ruolo.O meglio, lo so, ma stan-no tutti zitti”.Emanuele, 26 anni, stu-dente. “Sono di Torino”.Ennio, 75 anni, pensiona-to. “Guarda come è ridot-ta, me piagne er core”.Giulia, 41 anni, tassista.“Non ti rendi conto quel-lo che dicono i clienti chera cco l go”.A l e ss a n d ro, 46 anni,operatore ecologico. “Maquando se ne va? Io fe-steggio. Ma per quellodopo saranno dolori”.A ss u n t a , 68 anni, pen-sionata. “È tanto un bra-vo medico... È vero?”.Ilaria, 34 anni, infermie-ra. “Anche qui è uno schi-fo. A volte ho paura di di-ventare razzista”.Germana, 33 anni, amicadi Ilaria. “In piazza è pia-no di topi, non ci mandopiù mia figlia”.S a ra h , 39 anni, consu-lente. “Siamo al degradopiù totale, sono anchecaduta dal motorino per-ché scivolata sulle fo-glie”.B a r b a ra , 42 anni, esper-ta di comunicazione.“Meglio se non lo incon-t ro”.Giuliano, 22 anni, disoc-cupato. “Mio padre dicesempre che je vole me-nà”.M a rce l l o, 51 anni, camio-nista. “Ho deciso di an-dare via da Roma con lamia famiglia. Sai perché?Mi sono fracassato lepalle di questo tipo di vitaa l l u c i n a n te ”.

Twitter: @A_Ferrucci