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R uger produce pistole semiauto- matiche a chiusura stabile fin dal 1985. Si tratta di semiautomati- che a singola e doppia azione, abbastanza tradizionali come configurazione com- plessiva, ma modernissime e ben poco usuali quanto a metodiche di fabbricazio- ne; questa famiglia di semiautomatiche (P Series) è oggi rappresentata da due modelli base: P345 in 9 Luger (9x21 in Italia) e P95 in 45 ACP. Ancora una volta si tratta di armi solide e affidabili, che hanno nel prezzo una delle loro carte vincenti. Col fusto in polimero e la catena di scatto a semi-doppia azione, la Glock ha indiscutibilmente rivoluzionato il modo d’intendere la pistola semiauto- matica. E se il fusto in polimero è ormai quasi uno standard per le semiautoma- tiche di più recente concezione, anche la catena di scatto “non convenzionale” ha ricevuto e riceve un forte apprezzamen- to del pubblico. Molti produttori hanno realizzato nuovi modelli che per un verso o per l’altro si propongono come “anti- Glock” e se c’è chi è rimasto fedele a catene di scatto a singola e doppia azione più o meno tradizionali, c’è stato anche chi ha voluto proporre nuove catene di scatto, come pure chi ha scelto di adeguarsi al “concetto” Glock, che ormai si può definire come “tradizionale”. LA FAMIGLIA SR9 Ruger è un gigante che vende pistole e carabine in quantitativi industriali e deve questo successo anche alla capacità di proporre con continuità nuovi modelli “mirati” per soddisfare le richieste del mercato. E anche se le sue bifilari “tradizionali” 9 e 45 si vendono bene non poteva che arricchire la sua linea di prodotto con una sua “anti-Glock”, cosa che è stata realizzata con le SR9, presen- tate al pubblico statunitense nell’ottobre 2007 e capostipiti di una famiglia che si è progressivamente arricchita con versioni compatte e modelli in 40 S&W. Questa famiglia è oggi costituita da quattro mo- delli base: SR9, SR9c, SR40, SR40c, tutti caratterizzati da ingombri contenuti e pensati privilegiando il porto dissimulato sotto agli abiti. La scelta di realizzare que- ste armi è stata, infatti, influenzata da un fenomeno tutto americano, la cosiddetta “shall carry provision”, che è iniziato agli albori degli anni 2000 e che ha portato a una più larga diffusione delle licenze di porto d’armi per difesa personale (con- cealed carry permit) sottraendole alme- no in parte alla “valutazione” da parte delle autorità di polizia e sottoponendo il rilascio all’esistenza di una serie di criteri oggettivi. I fautori e i contrari alle licenze di porto d’armi non s’infiammino e non facciano riferimenti alla realtà italiana perché non si tratta di una generaliz- zata liberalizzazione e perché la realtà statunitense in materia di armi è estre- mamente variegata, non solo da stato a stato, ma anche da contea a contea o da città a città. In questa sede è impossibile affrontare il discorso sulla shall carry provision, che viene citata solo perché ha fatto lievitare l’interesse verso armi da portare sotto agli abiti di tutti i giorni, di fatto incrementando un mercato che era già ricco. Si fa presto a dire armi ARMI CORTE 8 L’ANTI GLOCK SECONDO RUGER L’ ANTI G LOCK SECONDO R UGER A sinistra: dopo aver estratto il per- no di blocco, per smontare il carrello dal fusto si deve preventiva- mente abbas- sare l’espul- sore Il successo delle pistole “made in Deutsche Wagram” ha spinto altri produttori a realizzare armi assimilabili alle semi- automatiche austriache. Lo hanno fatto anche a Prescott, se- guendo però quella filosofia concettuale che ha caratterizza- to tutti i prodotti Ruger. Il risultato si chiama SR9 ed abbina in modo encomiabile caratteristiche, prestazioni e costo testo e foto di Vittorio Balzi ruger SR9 6 paggcs6.indd 8 27/03/13 10.08

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Ruger produce pistole semiauto-matiche a chiusura stabile fin dal 1985. Si tratta di semiautomati-

che a singola e doppia azione, abbastanza tradizionali come configurazione com-plessiva, ma modernissime e ben poco usuali quanto a metodiche di fabbricazio-ne; questa famiglia di semiautomatiche (P Series) è oggi rappresentata da due modelli base: P345 in 9 Luger (9x21 in Italia) e P95 in 45 ACP. Ancora una volta si tratta di armi solide e affidabili, che hanno nel prezzo una delle loro carte vincenti. Col fusto in polimero e la catena di scatto a semi-doppia azione, la Glock ha indiscutibilmente rivoluzionato il modo d’intendere la pistola semiauto-matica. E se il fusto in polimero è ormai quasi uno standard per le semiautoma-tiche di più recente concezione, anche la catena di scatto “non convenzionale” ha

ricevuto e riceve un forte apprezzamen-to del pubblico. Molti produttori hanno realizzato nuovi modelli che per un verso o per l’altro si propongono come “anti-Glock” e se c’è chi è rimasto fedele a catene di scatto a singola e doppia azione più o meno tradizionali, c’è stato anche chi ha voluto proporre nuove catene di scatto, come pure chi ha scelto di adeguarsi al “concetto” Glock, che ormai si può definire come “tradizionale”.

La famigLia SR9Ruger è un gigante che vende pistole e carabine in quantitativi industriali e deve questo successo anche alla capacità di proporre con continuità nuovi modelli “mirati” per soddisfare le richieste del mercato. E anche se le sue bifilari “tradizionali” 9 e 45 si vendono bene non poteva che arricchire la sua linea di

prodotto con una sua “anti-Glock”, cosa che è stata realizzata con le SR9, presen-tate al pubblico statunitense nell’ottobre 2007 e capostipiti di una famiglia che si è progressivamente arricchita con versioni compatte e modelli in 40 S&W. Questa famiglia è oggi costituita da quattro mo-delli base: SR9, SR9c, SR40, SR40c, tutti caratterizzati da ingombri contenuti e pensati privilegiando il porto dissimulato sotto agli abiti. La scelta di realizzare que-ste armi è stata, infatti, influenzata da un fenomeno tutto americano, la cosiddetta “shall carry provision”, che è iniziato agli albori degli anni 2000 e che ha portato a una più larga diffusione delle licenze di porto d’armi per difesa personale (con-cealed carry permit) sottraendole alme-no in parte alla “valutazione” da parte delle autorità di polizia e sottoponendo il rilascio all’esistenza di una serie di criteri oggettivi. I fautori e i contrari alle licenze di porto d’armi non s’infiammino e non facciano riferimenti alla realtà italiana perché non si tratta di una generaliz-zata liberalizzazione e perché la realtà statunitense in materia di armi è estre-mamente variegata, non solo da stato a stato, ma anche da contea a contea o da città a città. In questa sede è impossibile affrontare il discorso sulla shall carry provision, che viene citata solo perché ha fatto lievitare l’interesse verso armi da portare sotto agli abiti di tutti i giorni, di fatto incrementando un mercato che era già ricco. Si fa presto a dire armi

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a sinistra: dopo aver estratto il per-no di blocco, per smontare il carrello dal fusto si deve preventiva-mente abbas-sare l’espul-sore

il successo delle pistole “made in Deutsche Wagram” ha spinto altri produttori a realizzare armi assimilabili alle semi-automatiche austriache. Lo hanno fatto anche a Prescott, se-guendo però quella filosofia concettuale che ha caratterizza-to tutti i prodotti Ruger. il risultato si chiama SR9 ed abbina in modo encomiabile caratteristiche, prestazioni e costo

testo e foto di Vittorio Balzi

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L’anti GLock secondo RuGeR

Nella foto:la SR9 (in basso) può essere considerata come una reinterpretazione del “con-cetto Glock” (in alto), fatta alla luce della filosofia produttiva e della tecnologia Ruger, che nella foto è rappresentata dalla Ruger 345 cal. 9x21 (al centro), arma con catena di scatto a singola e doppia azione che nel catalogo è affiancata, ma non sostituita, dalla SR9

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finalizzate al porto sotto agli abiti, ma nella realtà dei fatti questa tipologia ha tante sfaccettature e prevede modelli tra di loro anche molto diversi come configurazione complessiva. Il segmento di mercato più ricco è comunque quello delle semiautomatiche di dimensioni medie o medio-piccole, che possono essere utilizzate con profitto pure per uso di polizia (sia concealed sia con porto open al cinturone), per difesa abitativa e, last but not least, anche per sparacchiare molto a scopo ludico e/o di allenamento.

UNa LacUNa NeL cataLogoRuger non realizza le sue armi a caso, ma lo fa dopo uno studio delle esigenze del mercato e tenendo presenti quei fattori che sono stati prima ricordati e che sono alla base del successo di un’azienda che si colloca nell’empireo dei giganti del settore. Analizzando i “bisogni” dei potenziali utenti e con un occhio sia al proprio listino sia a quelli della concor-renza Ruger, giunse alla conclusione che una reinterpretazione del concetto Glock poteva essere particolarmente promettente quanto a risultati di ven-dita e avrebbe colmato una lacuna nel catalogo. Ovviamente doveva trattarsi di una reinterpretazione stile Ruger, cosa che tra l’altro, significava anche la scelta di metodiche produttive tali da conte-

nere i costi. Stampaggi e microfusione erano quindi di rigore, e qui vale la pena di aggiungere che Ruger è un vero gigante per quello che riguarda le microfusioni, settore nel quale opera dal 1963 col brand “Pine Tree Castings” che realizza microfu-sioni di alta qualità e con basse tolleranze sia per uso da parte della Ruger sia per molte altre industrie mondiali operanti nei settori più svariati: materiali per l’architet-tura, articoli sportivi, particolari per uso in ambiente marino, armi da fuoco, macchi-ne di precisione, utensileria pneumatica

o manuale, valvole, elementi di fissaggio, motori e molto altro. Le microfusioni della Pine Tree Castings spaziano da un peso minimo di 9 grammi fino ad un massimo di 4.500 grammi, utilizzando normalmente 25 leghe diverse e con la capacità di “lavorare” al bisogno oltre 60 leghe diverse.

SimiLe ma NoN tRoPPoLa “reinterpretazione” Ruger non è soltanto relativa alle tecnologie produttive, ma nel realizzare la SR 9 si

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Uno dei grossi pregi della SR9 è quel-lo di adattarsi bene a mani di differen-te costituzione; anche chi ha mani medio-piccole e con dita piuttosto corte si trova subito a suo agio, con i comandi facilmente raggiungibili

a destra: ben concepiti e ben realizzati i caricatori sono in lamiera e porta-no i classici forellini per contare i colpi contenuti. L’arma viene consegnata con un caricatore di ri-serva e con un carichino in lamiera stampata per agevolare il riempimen-to degli astucci

Sotto: smontaggio da campo e rimontaggio sono agevoli e rapidi; costituiscono un’ulte-riore riprova di quanto le pistole Ruger siano concepite per essere user friendly

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è voluto sviluppare un’arma che pur se concettualmente assimilabile a un prodotto di grande successo (Glock) se ne distaccasse esteticamente e nella sostanza includendo anche caratteristi-che nuove o comunque non presenti sui prodotti della concorrenza. A eccezione dell’ADP, conosciuta in Italia come Tanfoglio P25, tutte le armi di successo a percussore lanciato con fusto in polimero sono prive di sicure manuali e solo la Springfield XD com-pleta il set delle sicure automatiche con una sicura dorsale a depressione; l’altra eccezione è costituita proprio dalla Ruger SR 9. Questa pistola è dotata di sicura manuale che, quando inserita,

blocca il carrello e la catena di scatto ed è attivata o disattivata da due levette (una per parte) collocate all’incirca nella stessa posizione che la sicura manuale ha sulle 1911. Queste levette sono ben raggiungibili, facili da azionare confortevolmente, non impicciose e non soggette a disimpegno accidentale, per giunta hanno il grosso pregio di essere collocate nella “posizione giusta” e questo è vero sia in assoluto che per quanto riguarda la mentalità degli appassionati americani. Per loro, infatti, solo le sicure manuali “tipo 1911” (non quelle abbatticane) sono ottimali come collocazione… e non si può dire che abbiano torto.

imPUgNatURa RiUScitaQuando la SR9 è stata presentata negli Usa, alcuni commentatori hanno “visto” nell’impugnatura e nel bilanciamento della pistola una qualche parentela con la 1911. Forse un ruolo in questa “idea” lo hanno giocato anche le leve della sicura, ma è più probabile che a far ipotizzare una qualche similitudine con l’impugna-tura 1911 (da molti giustamente definita come “la stretta di mano di un vecchio amico”) sia stato lo spessore ridotto del calcio della SR9. In effetti, impugnando questa Ruger è difficile pensare che abbiamo preso in mano una bifilare con un caricatore da 17 colpi (ridotto a 15 per l’Italia) e sembra proprio d’impu-gnare una monofilare anche piuttosto asciutta. L’impugnatura è ottima e viene completata da un dorsalino in materiale morbido curvo da una parte e diritto dall’altra. Il dorsalino è inserito dentro guide e bloccato da una spina passante, togliendo la spina lo si può estrarre per poi inserirlo “rovesciato”. Di serie il dorsalino presenta la parte curva e rovesciandolo si ha una minore profon-dità della parte basse dell’impugnatura, cosa che dovrebbe facilitare gli utenti con mani piccole. Chi scrive ha mani medio-piccole e preferisce il dorsalino “curvo”, col quale l’arma ha una punta-bilità istintiva più che buona, la presa è confortevole e i comandi sono tutti a portata di dito. Che la SR9 sia assimilabile alla Government quanto a impugnatura è tutto da dimostrare, certo però è che l’impugnatura SR9 risulta confor-

In questa foto della faccia otturatrice si può osservare la finitura di parti molto importanti per assicurare l’af-fidabilità dell’ar-ma; possiamo, inoltre, vedere la massiccia unghia estrattrice e il becco dell’avviso di colpo in canna

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a sinistra: la SR9 funziona impeccabilmente con qualsi-asi cartuccia 9x21 commer-ciale o ricarica equivalente. Quello che sembra essere un coperchietto di lamiera (sotto alla scritta SR9) è la faccia del chiavistello di smontaggio, il cui perno si estrae, da destra verso sinistra, dopo aver arretrato il carrello fino a farlo impegnare dallo slide-stop. Il pulsante di comando di quest’ultimo si trova più a valle del coperchietto del chiavistel-lo di smontaggio

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tevole e adeguatamente grippante, e se esiste una qualche similitudine con armi tipo 1911, essa deve essere ricer-cata con quelle d’impostazione Com-mander con fusto in lega. Anche così le similitudini sono soggette a discussione, ma questo nulla toglie all’eccellenza della SR9 quanto a impugnatura, bilanciamento e puntabilità istintiva. Tra i comandi ben raggiungibili figura anche il pulsante di sgancio caricatore, che sulla SR9 risulta duplicato anche sul fianco sinistro invece che invertibile come sulla gran parte delle concorren-ti. Da notare che i pulsanti di sgancio non sembrano soggetti ad attivazioni accidentali e nello stesso tempo, pur non protrudendo dal fusto in modo troppo marcato, sono comodamente azionabili e provocano sempre il com-pleto sgancio del caricatore.

La meccaNicaLa SR9 ha una chiusura stabile a corto rinculo con canna a due gradi di libertà che come configurazione richiama quel-la delle altre semiauto locked breech Ruger e che è quindi assimilabile a tante altre chiusure, non ultima quella della Glock. La catena di scatto è concettual-mente assimilabile a quella Glock, dalla quale si differenzia per dettagli della congegnazione e per la presenza di una sicura aggiuntiva al percussore che impedisce lo sparo a caricatore estratto. Si tratta in sostanza di un pistone che intercetta il percussore e che è spinto verso il basso da una molla antagonista.

Quando è abbassato, il pistone intercet-ta il percussore, ma inserendo il caricato-re lo stesso spinge verso l’alto la sicura che non può intercettare il percussore. Questo è comunque corredato di una sua “vera” sicura automatica che lo intercetta a meno che non sia sollevata, cosa che accade solo quando il grilletto

viene premuto. Essendo un sistema tipo Glock, lo scatto Ruger prevede che il percussore sia prearmato dal carrello e che l’armamento sia completato da un’asta collegata al grilletto. Quando il grilletto è a fondo corsa, il percussore sfugge alla monta e, spinto dalla sua molla cinetica, colpisce l’innesco. Il grilletto è

a destra: in questo detta-glio della volata con car-rello arretrato è possibile notare la corona circo-lare nella parte distale della canna destinata ad accoppiarsi di precisione con il canale di passaggio nel carrello. Il “resto” della canna ha diametro inferiore per facilitare il corretto funzionamento

Il mirino e la tacca della SR9 sono innestati a

coda di rondine e dotati di riferi-menti circolari

bianchi per il tiro con luce ridotta

o su fondo

a sinistra: in questa foto l’espulsore è stato abbassato per lo smontaggio del carrello. L’appendice superiore della leva di trasmissione provoca l’attivazione della sicura automatica al percussore quando il carrello di dispone in chiusura; la sicura al percussore è, infatti, spinta da una sua molla antagonista che, se la sicura non è premuta da sotto, la spinge verso il basso impedendole di contrastare il per-cussore. Nella foto si può notare anche come il fusto in polimero sia privo di gab-bia metallica interna e lo scorrimento del carrello avvenga sui due elementi metalli-ci (microfusi) che si vedono alle estremità del tratto di fusto ripreso nella foto

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dotato della ormai classica levetta di blocco che serve per precludere spari accidentali qualora in seguito a caduta il grilletto si muovesse per inerzia e questa levetta sulla Ruger è assolutamente non

fastidiosa tanto da meritarsi, almeno per chi scrive, la qualifica di migliore sicura al grilletto fra tutte quelle esistenti. La morfologia del grilletto

è tale da costringere il dito ad esercita-re pressione in modo corretto e nello stesso tempo la catena di scatto risulta più pulita e prevedibile di quelle della concorrenza. La misurazione del peso di scatto è risultata piuttosto difficoltosa con lo strumento a disposizione, ma alla fine è stato possibile determinare che il peso complessivo di scatto, ripartito su una corsa compresa tra 7,5 e 8 millimetri, si colloca, sull’esemplare in prova, in un intorno dei 2.800 grammi, 500-600 dei quali a carico della levetta di sicura. Gli statunitensi hanno sempre amato molto l’acciaio inossidabile, in partico-lare sulle armi corte, e Ruger ha molte pistole e revolver stainless nella sua linea di prodotto. Anche la SR9 non poteva sfuggire alla regola e questa semiauto-matica è stata fin dall’inizio proposta in allestimento “inossidabile” al quale ha fatto seguito la variante brunita e successivamente anche un allestimento inossidabile ma con finitura nera, non importato in Italia. Canna e carrello non sono le uniche parti “importanti” realizzate in metallo. Su queste semi-automatiche i caricatori non sono in polimero ma in lamiera stampata. Bene concepiti e ben finiti, i caricatori hanno quale unico piccolo difetto una certa durezza di riempimento iniziale; in breve si “ammorbidiscono”, ma comunque Ruger mette nella confezione, oltre al caricatore di riserva, anche un carichino di ausilio per il riempimento.

Si ringrazia per la collaborazione l’armeria BM di Viareggio (www.bmarmi.it)

a sinistra: la sicura manuale ha comandi duplicati (uno per lato), è ben raggiungibile, co-modamente azionabile e non tende a disimpe-gnarsi per sfregamento sugli abiti o altre casue assimilabili. Con l’arma pronta al fuoco la levetta è in basso e si vede un rife-rimento di colore rosso; a sicura inserita la levetta è in alto e il riferimento visibile è di colore bianco

Nella foto è evidente come il carrello sia realizzato per microfusione. Il pul-

sante anteriore (vicino all’unghia estrattrice) è quello della sicura automatica al percussore

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RuGeR sR9 caL. 9x21 iMiProduttore: Sturm, Ruger & Co., Newport, Usa, www.ruger.comImportatore: Bignami Spa, tel. 0471 803.000, www.bignami.itTipo: pistola semiautomatica con chiusura stabile a corto rinculo, canna oscillanteCatena di scatto: semi-doppia azione, percussore parzialmente prearmato dal carrelloCalibro: 9x21 IMIMateriali: acciaio inossidabile, impugnatura e fusto in nylon caricato con fibra di vetro Caricatore: bifilare da 15 colpi Canna: 105 mm; rigatura destrorsa a 6 principi passo 10”Mire: mirino e tacca innestati a

coda di rondine e dotati di riferimenti bianchi; tacca di mira registrabile in altezzaSicure: automatica al percussore, manuale a bloccare la catena di scatto (comandi duplicati con leva su ciascun fianco), sicura al caricatoreScatti: 2,8-2,9 kg, 0,5-0,6 dei quali sono a carico della levetta di sicura che blocca il grillettoDimensioni: lunghezza fuori tutto 192 mm, altezza 140 mm (dalla sommità della tacca di mira alla suola del fondello caricatore), larghezza 32 mm alle sicure, larghezza carrello 25,5 mm, larghezza max impugnatura 30,5 mm, larghezza minima impugnatura 25 mm; corsa grilletto 7,5-8 mmPeso: 760 g (con caricatore vuoto)

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