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- 1 © 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+ sezione-3 Dagli anni Cinquanta ai giorni nostri - 1 Raymond-Queneau La-vita-e-le-opere Raymond Queneau nacque a Le Havre, in Francia, nel 1903. Dopo la laurea in filosofia, dal 1924 al 1929 fece parte del movimento surrealista e nel 1933 scrisse il suo primo romanzo, Il pan- tano, che riscosse un grande successo di pubbli- co e critica. Nel 1937 pubblicò Odile, incentrato sulla sua adesione al Surrealismo, e il poema in versi Quercia e cane (1937), dedicato alle proprie esperienze psicanalitiche. Durante la guerra par- tecipò alla resistenza antinazista, entrando a far parte del “Comitato nazionale degli Scrittori”. Nel 1947 compose gli Esercizi di stile, nei quali un fatto di cronaca è raccontato in 99 modi diversi; seguirono i romanzi Piccola cosmogonia portatile (1950), La domenica della vita (1952) e Zazie nel metrò (1959), che gli diede una vasta popolarità, anche grazie all’adattamento cinematografico curato da Louis Malle. Nel 1960 Queneau fu tra i fondatori del gruppo “Oulipo” (vedi Aula digi- tale) e, negli anni seguenti, divenne il principale rappresentante di una letteratura “combinatoria” libera e fantastica, che mescolava generi, stili e sperimentazione linguistica in romanzi come I fiori blu (1965) e Icaro involato (1968), e nelle rac- colte poetiche In giro per le strade (1967) e Morale elementare (1975). Morì a Parigi nel 1976. I fiori blu (1965) La-trama-e-il-significato-dell’opera-- Il romanzo I fiori blu è costruito intorno a due protagonisti separati da alcuni secoli: Cidrolin, un abitante della Parigi del 1964, che vive su un barcone ormeggiato lungo la Senna, e il Duca d’Auge, un nobile medievale dell’anno 1264. Tutte le volte che Cidrolin si addormenta appare sulla scena il Duca e, quando questi si addormenta, ricompare Cidrolin. Fino al momento dell’incontro tra i due protagonisti non si riesce a capire se sia Cidrolin a sognare il Duca o viceversa e la narrazione si svolge su due piani temporali, quello medievale del Duca e quello contemporaneo in cui si muove Cidrolin. L’opera ruota intorno a un’ironica riflessione sul significato della storia: tutte le volte che il Duca si sveglia si sposta in avanti nel tempo a intervalli di 175 anni: lo troviamo nel 1439, amico di Gil- les de Rais (personaggio storico che ha ispirato la leggenda di Barbablù), nel 1614 mentre parte- cipa agli stati generali del Regno di Francia, nel 1789 accanto al marchese de Sade, e, finalmente, nel 1964, quando, insieme al suo bizzarro seguito (composto da cavalli parlanti, uomini di chiesa e altro ancora), incontra Cidrolin e risolve con lui uno strano enigma (ogni notte qualcuno scrive “assassino” sulla barca di Cidrolin). Il romanzo si chiude quando, dopo un diluvio durato alcuni giorni che trascina alla deriva la barca (ironica- mente chiamata “l’Arca”), il Duca si risveglia nel suo castello e vede dei piccoli fiori blu che sboc- ciano dalla terra ricoperta di fango. L’aspetto-linguistico-- Tutto il romanzo procede all’insegna del divertimento linguistico ed è ricco di giochi di parole, espressioni storpiate, allu- sioni, PARODIE ecc., attraverso cui Queneau tratta argomenti molto seri, come la riflessione sullo scorrere del tempo e sulla storia (fatta di violen- ze, guerre e rivoluzioni), o temi di attualità poli- tica come la colonizzazione e la politica francese dell’epoca. Espressioni come «Stavolta non an- diamo in Egitto, n’asserènati» (dove il riferimento è al leader egiziano Nasser), o, durante una di- scussione scientifica che il Duca ha nel 1614, «Il diavolo fa le pentole ma non i Copernichi» (dove si allude al famoso astronomo Copernico) palesa- no chiaramente l’intento parodistico dell’autore e la sua straordinaria abilità linguistica, resa in italiano dalla traduzione di Italo Calvino.

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La­narrativa­stranieradel secondo Novecento

© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+

sezione­3 Dagli anni Cinquantaai giorni nostri

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Raymond­Queneau

La­vita­e­le­opere

Raymond Queneau nacque a Le Havre, in Francia, nel 1903. Dopo la laurea in filosofia, dal 1924 al 1929 fece parte del movimento surrealista e nel 1933 scrisse il suo primo romanzo, Il pan-tano, che riscosse un grande successo di pubbli-co e critica. Nel 1937 pubblicò Odile, incentrato sulla sua adesione al Surrealismo, e il poema in versi Quercia e cane (1937), dedicato alle proprie esperienze psicanalitiche. Durante la guerra par-tecipò alla resistenza antinazista, entrando a far parte del “Comitato nazionale degli Scrittori”. Nel 1947 compose gli Esercizi di stile, nei quali un fatto di cronaca è raccontato in 99 modi diversi;

seguirono i romanzi Piccola cosmogonia portatile (1950), La domenica della vita (1952) e Zazie nel metrò (1959), che gli diede una vasta popolarità, anche grazie all’adattamento cinematografico curato da Louis Malle. Nel 1960 Queneau fu tra i fondatori del gruppo “Oulipo” (vedi Aula digi-tale) e, negli anni seguenti, divenne il principale rappresentante di una letteratura “combinatoria” libera e fantastica, che mescolava generi, stili e sperimentazione linguistica in romanzi come I fiori blu (1965) e Icaro involato (1968), e nelle rac-colte poetiche In giro per le strade (1967) e Morale elementare (1975). Morì a Parigi nel 1976.

I fiori blu (1965)

La­trama­e­il­significato­dell’opera­­Il romanzo I fiori blu è costruito intorno a due protagonisti separati da alcuni secoli: Cidrolin, un abitante della Parigi del 1964, che vive su un barcone ormeggiato lungo la Senna, e il Duca d’Auge, un nobile medievale dell’anno 1264. Tutte le volte che Cidrolin si addormenta appare sulla scena il Duca e, quando questi si addormenta, ricompare Cidrolin. Fino al momento dell’incontro tra i due protagonisti non si riesce a capire se sia Cidrolin a sognare il Duca o viceversa e la narrazione si svolge su due piani temporali, quello medievale del Duca e quello contemporaneo in cui si muove Cidrolin. L’opera ruota intorno a un’ironica riflessione sul significato della storia: tutte le volte che il Duca si sveglia si sposta in avanti nel tempo a intervalli di 175 anni: lo troviamo nel 1439, amico di Gil-les de Rais (personaggio storico che ha ispirato la leggenda di Barbablù), nel 1614 mentre parte-cipa agli stati generali del Regno di Francia, nel 1789 accanto al marchese de Sade, e, finalmente, nel 1964, quando, insieme al suo bizzarro seguito (composto da cavalli parlanti, uomini di chiesa e altro ancora), incontra Cidrolin e risolve con lui

uno strano enigma (ogni notte qualcuno scrive “assassino” sulla barca di Cidrolin). Il romanzo si chiude quando, dopo un diluvio durato alcuni giorni che trascina alla deriva la barca (ironica-mente chiamata “l’Arca”), il Duca si risveglia nel suo castello e vede dei piccoli fiori blu che sboc-ciano dalla terra ricoperta di fango.

L’aspetto­linguistico­­Tutto il romanzo procede all’insegna del divertimento linguistico ed è ricco di giochi di parole, espressioni storpiate, allu-sioni, parodie ecc., attraverso cui Queneau tratta argomenti molto seri, come la riflessione sullo scorrere del tempo e sulla storia (fatta di violen-ze, guerre e rivoluzioni), o temi di attualità poli-tica come la colonizzazione e la politica francese dell’epoca. Espressioni come «Stavolta non an-diamo in Egitto, n’asserènati» (dove il riferimento è al leader egiziano Nasser), o, durante una di-scussione scientifica che il Duca ha nel 1614, «Il diavolo fa le pentole ma non i Copernichi» (dove si allude al famoso astronomo Copernico) palesa-no chiaramente l’intento parodistico dell’autore e la sua straordinaria abilità linguistica, resa in italiano dalla traduzione di Italo Calvino.

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Nel brano proposto vengono presentati i due protago-nisti del romanzo: Cidrolin e il Duca d’Auge, primo a entrare in scena mentre dal suo castello si mette in

viaggio per Parigi; dopo che questi si è addormentato in una locanda, fa la sua comparsa Cidrolin, che ac-coglie sulla sua barca due campeggiatori.

Il confuso spettacolo della Storia(i fiori blu)

CONTENUTI La riflessione sulla Storia L’ambiguità tra sogno e realtà

Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa1 si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo2 erano accampati un Unno3 o due; poco distante un Gallo, forse Edueno4, immer-geva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all’orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo5. I Normanni bevevan calvadòs6.

Il Duca d’Auge sospirò pur senza interrompere l’attento esame di quei fenomeni consunti7.

Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi chiu-devano persiane8. I Normanni bevevan calvadòs.

«Tutta questa storia», disse il Duca d’Auge al Duca d’Auge, «tutta questa storia per un po’ di giochi di parole, per un po’ d’anacronismi9: una miseria. Non si troverà mai una via d’uscita?»

Affascinato, continuò per alcune ore a osservare quei rimasugli10 che resistevano allo sbriciolamento; poi, senz’alcuna ragione apparente, lasciò il suo posto di vedetta e scese ai piani inferiori del castello, dando di passata11 sfogo al suo umore cioè alla voglia che aveva di picchiare qualcuno.

Picchiò, non la moglie, inquantoché defunta, bensì le figlie, in numero di tre; batté servi, tappeti, qualche ferro ancora caldo, la campagna, moneta, e, alla fin fine, la testa nel muro12. Ciò fatto, gli venne voglia d’un viaggetto, e decise di recarsi nella Città Capitale13 in umile arnese14, accompagnato solo dal paggio Mouscaillot.

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1.­alla­rinfusa: disordinatamente.2.­rivo: fiume.3.­Unno: popolazione nomade dell’Asia orientale giunta in Eu-ropa agli inzi del V secolo.4.­ Edueno: gli Edueni erano una delle tribù stanziate in Gal-lia al tempo dei Romani.5.­diritto­Romano...­ignoto­Van-dalo: l’elenco di popoli storici è l’occasione per una serie di giochi di parole che ruotano intorno al doppio significato dei nomi; i Romani richiamano il diritto romano, i Saraceni il

grano saraceno, i Franchi l’omonima moneta francese, i Vandali sono associati agli atti vandalici.6.­calvadòs: liquore a base di mele, tipico della Normandia.7.­consunti: consumati, logori.8.­Gli­Unni...­persiane: anche in questo caso Queneau propone una serie di divertenti giochi verbali accostando Unni e Tar-tari (popolo nomade dell’anti-chità, ma anche specialità culi-naria francese, la tartare), gau-lois e gitanes (marche di sigaret-

te, ma Gaulois è anche il termi-ne francese per “Galli”), Roma-ni e Greci (la greca è un motivo ornamentale usato nell’abbi-gliamento e nell’architettura), franchi e lire (le vecchie monete francesi e italiane), Saraceni e Persiani (allusione a due diver-se strutture per chiudere porte e finestre).9.­anacronismi: errore cronologi-co per cui si collocano in una cer-ta epoca avvenimenti, fatti o per-sone di un altro periodo storico.10.­rimasugli: avanzi, scarti.

11.­di­passata: di sfuggita.12.­batté­servi...­nel­muro: dal significato di battere come “pic-chiare”, Queneau estende gra-dualmente il campo semantico del termine per un’altra serie di giochi linguistici; «battere la campagna» vuol dire perlustra-re la campagna alla ricerca di qualcosa, mentre «battere mo-neta» significa coniare denaro.13.­Città­Capitale: Parigi. 14.­ in­ umile­ arnese: vestito umilmente.

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Scelse tra i palafreni15 il suo roano16 favorito, chiamato Demostene per-ché parlava, pur col morso tra i denti17.

«Ah, mio buon Demò18», disse il Duca d’Auge con voce lamentosa, «quanta tristezza, quanta melanconia m’opprimono!».

«Sempre la storia?» domandò Sten19.«Non c’è gaudio che in me lei non dissecchi20», rispose il Duca.«Coraggio! Vossignoria si metta in sella, e andiamo a spasso!»«La mia intenzione era ben questa, e altra ancora».«Qual mai?»«Andar via per qualche giorno».«Così sì che mi piace! Dove vuole che la porti, signoria?»«Lontano! Qui il fango è fatto dei nostri fiori».«... dei nostri fiori blu21, lo so. E allora?».«Scegli».Il Duca d’Auge montò in groppa a Sten che fece la seguente proposta:«Che ne direbbe vostra signoria d’andare a vedere a che punto sono i

lavori della chiesa di Notre-Dame?».«Come? esclamò il Duca, non sono ancora terminati?».«È quel che andremo a controllare».«Se la tirano tanto in lungo, quei franchi muratori finiranno per metter

su una mahomeria».«Perché non un buddistero? o un batti-lao-tsero? o un confucionale?22

Non bisogna veder tutto così nero, signoria! In strada! Coglieremo l’occasione per porgere il nostro feudal omaggio al santo Re Luigi nono23 del suo nome».

Senz’attendere risposta dal padrone, Sten si mise a trottare verso il ponte levatoio che s’abbassò funzionalmente. Mouscaillot, che non proferiva verbo per paura di prendersi un rovescio di manopola24 sulle gengive, veni-va appresso, montato su Stéphane, così chiamato perché di poche parole25. Dato che il Duca rimasticava la sua amarezza e che Mouscaillot, seguendo la sua politica prudente, perseverava nel silenzio, solo Sten continuava a ciarlare allegramente e lanciava ameni frizzi26 a quelli che lo guardavano passare, i Celti con aria gallicana, i Romani con aria cesarea, i Saraceni con aria cerealicola, gli Unni con aria univoca, i Franchi con aria sorniona, i Vandali con aria vigile e urbana27. I Normanni bevevan calvadòs.

Nell’inchinarsi al passaggio del loro ben amato signore, i villici bofon-chiavano28 oscure minacce, ma sapendo che sarebbero rimaste senza segui-to non le spingevano più lontano dei propri baffi, chi li aveva.

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15.­palafreni: cavalli da viaggio o da parata.16.­roano: cavallo dal mantello bianco con macchie marroni o rossicce.17.­chiamato­Demostene…­den-ti: il cavallo parla con il morso ai denti proprio come il greco De-mostene, vissuto nel IV secolo a.C., che, secondo la leggenda, declamava con dei sassolini in bocca per vincere la balbuzie.18.­Demò: abbreviazione del no-me Demostene.19.­ Sten: altra abbreviazione del nome Demostene.20.­Non­c’è­gaudio...­dissecchi: la Storia fa inaridire qualsiasi

gioia («gaudio») che è in me.21.­dei­nostri­fiori­blu: i fiori blu (da cui il libro prende il titolo) compaiono qui e nell’ultima frase del romanzo. Il loro significato non è chiaro, ma, a una precisa domanda fatta da Calvino, Que-neau rispose che si era ispirato all’espressione francese être fleur bleue, traducibile con “avere un animo ingenuo, sentimentale”.22.­franchi­muratori...­confucio-nale: Queneau parte dai «fran-chi muratori», nome con cui venivano chiamati gli apparte-nenti alla Massoneria, ma al posto di quest’ultima parla iro-nicamente di una «mahome-

ria» (alludendo al nome di Ma-ometto), proseguendo con una serie di neologismi che associa-no elementi tipici del cattolice-simo (il battistero e il confessio-nale) ad altre religioni orientali quali il buddismo, il taoismo (dal nome del suo fondatore Lao-Tse) e il confucianesimo.23.­santo­Re­Luigi­nono: Luigi IX di Francia (1214-1270), canoniz-zato nel 1297 da Bonifacio VIII con il nome di san Luigi dei Francesi.24.­un­rovescio­di­manopola: uno schiaffo con la mano protetta dal guanto metallico («manopola»).25.­Stéphane...­poche­parole: il

cavallo del paggio Mouscaillot prende il nome dal poeta simbo-lista Stéphane Mallarmé, celebre per l’oscurità dei suoi versi.26.­ameni­frizzi: battute divertenti.27.­i­Celti...­urbana: nuova serie di giochi di parole, in cui vengo-no accostati popoli (Celti e Gal-li), personaggi storici (i Romani e Cesare), termini di uso comu-ne (il grano saraceno), assonan-ze verbali (Unni e univoca), con-trasti semantici (tra “franco” che significa “sincero” e «sorniona» cioè “imprevedibile, infida”; tra i Vandali e i vigili urbani).28.­i­villici­bofonchiavano: i con-tadini borbottavano.

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Sulla strada maestra, Sten andava di buon passo e stava zitto: non c’era traffico e lui non trovava più interlocutori; non voleva importunare il suo cavaliere, che sentiva sonnecchiare; dato che Stef e Mouscaillot condivide-vano tale riserbo, il Duca d’Auge finì per addormentarsi.

Abitava29 una chiatta ormeggiata nei paraggi d’una grande città e si chia-mava Cidrolin. Gli si serviva in tavola una aragosta non troppo fresca con una glauca30 maionese. Scorticando le zampe della bestia con lo schiaccia-noci, Cidrolin disse a Cidrolin:

«Mica gran che, mica gran che; a far da cucina Lamelia31 non imparerà mai».Soggiunse, sempre rivolto a se stesso:«Ma dove diavolo andavo, addosso a quel cavallo32? Non mi ricordo più. Del

resto, vedi i sogni come sono: mai in vita mia sono montato su un cavallo. In bicicletta neanche: mai in vita mia sono montato su una bicicletta, ma in sogno, in bicicletta non ci vado mai, a cavallo sì. Una spiegazione ci dev’essere, questo è poco ma sicuro. Certo quest’aragosta non è gran che, e questa maionese neanche, e se imparassi ad andare a cavallo? Al Bois33, per esempio. Oppure in bicicletta».

«Non avresti neanche bisogno di patente», gli si fa osservare.«Lascia perdere».Gli si porta il formaggio.Gesso.La frutta.Piena di vermi.Cidrolin si pulisce la bocca e mormora:«Anche questa l’ho in quel posto34».«Non t’impedirà di farti la tua siesta», gli si dice.Non risponde; la sedia a sdraio l’attende sul ponte. Si copre la faccia con

un fazzoletto ed eccolo già in vista delle mura della capitale35, in quante tappe non importa.

«Càspita!» esclamò Sten, «ci siamo».Il Duca d’Auge si stava svegliando con l’impressione di aver mangiato

male. Fu allora che Stef, il quale non aveva detto nulla da quand’erano par-titi, sentì il bisogno di prendere la parola, in questi termini:

«Alma ed inclita36 città...»«Silenzio!» disse Sten. «Se ci sentissero parlare, il nostro buon padrone

sarebbe accusato di stregoneria».«Brr », fece il Duca.E il suo paggio, idem37.«Brr», fece Mouscaillot.E per mostrare in che modo conveniva a un cavallo esprimersi, Sten nitrì.Il Duca d’Auge discese alla Sirena Storta, che gli era stata raccomandata

da un trovatore di passaggio.«Cognome, nome, titoli?» domandò Martin, il locandiere.«Duca d’Auge», rispose il Duca d’Auge, «Joachim di nome. Sono accom-

pagnato dal mio devoto paggio Mouscaillot, figlio del Conte d’Empoigne. Il mio cavallo ha nome Sten e l’altro si chiama Stef».

«Domicilio?»

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29.­Abitava: inizia qui il sogno del Duca d’Auge, che immagi-na di essere Cidrolin.30.­glauca: di colore tra il verde e il celeste.31.­Lamelia: la figlia di Cidrolin.32.­Ma­dove...­cavallo: ora è Ci-

drolin che ricorda di aver so-gnato il Duca d’Auge.33.­Bois: letteralmente vuol di-re “legno”; qui allude al Bois de Boulogne, il più grande par-co parigino dove si pratica l’equitazione.

34.­Anche…­posto: anche que-sta mi è andata male.35.­Si­copre­la­faccia...­capitale: non appena Cidrolin si addor-menta, ricomincia il sogno in cui egli immagina di essere il Duca d’Auge.

36.­Alma­ed­inclita: che dà vita («alma») e gloriosa («inclita»): termini del linguaggio aulico derivati dal latino.37.­ idem: parola latina che si-gnifica “la stessa cosa”.

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«Larche, vicino al ponte».«Tutto molto cattolico38, mi pare», disse Martin.«Spero bene», disse il Duca, «perché con le tue domande cominci a rom-

permi le tasche».«Che sua signoria mi perdoni, è per ordine del Re».«Non vorrai mica domandarmi cosa vengo a fare nella capitale?»«Non c’è bisogno! Sua signoria viene a visitare le nostre sgualdrine che

sono le più belle di tutta la cristianità. Il nostro santo Re non le può soffrire; ma esse partecipano con ardore al finanziamento della prossima crociata».

«Mal t’apponi39, locandiere. Vengo a vedere a che punto siamo coi lavori della chiesa di Notre-Dame».

«La torre a sud è parecchio avanti e adesso si comincia quella a nord e la galleria che le congiunge. Si rifanno pure le parti in alto per dare più luce».

«Basta!» urlò il Duca. «Se mi racconti tutto, non mi resterà che tornar-mene a casa, il che non mi confà40».

«Non confà neanche a me, quindi porto da cena immantinenti41».Il Duca mangiò copiosamente42, andò a dormire, dormì di buon appetito.Non aveva ancora terminato la siesta, quando lo svegliarono due noma-

di43 interpellandolo dall’alto della riva. Cidrolin rispose a segni, ma loro cer-to non capivano quel linguaggio, dato che discesero la scarpata fino alla pas-serella e salirono a bordo della chiatta. Erano un campeggiatore maschio e un campeggiatore femmina.

«Skiuzate euss», disse il campeggiatore maschio, «nosotros sind lost44».«Cominciate bene», replicò Cidrolin.«Comprì? Egaràti... Lostati45».«Triste destino».«Campinghe? Luèn? Euss... smarriti».«Chiacchierare chiacchiera», mormorò Cidrolin, «ma parlerà in europeo

vernacolare o in neo-babelico?46»«Ah, ah», fece l’altro, con segni manifesti di soddisfazione. «Voi fersteate

l’iuropìo?47»«Un poco», rispose Cidrolin, «ma mettete giù lo zaino, nobili stranieri, e

prendete un glass48 con me prima di ripartire».«Ah, ah, comprì: glass».Radioso49, il nobile straniero posò lo zaino, poi, disdegnando i mobili

destinati alla bisogna, s’accoccolò sull’impiantito50, incrociando agilmente le gambe sotto di sé. La signorina che l’accompagnava l’imitò.

«Saranno giapponesi?» si domandò Cidrolin a mezza voce. «Però hanno i capelli biondi. Che siano degli aino51?»

E rivolto al giovane:«Non sarà mica aino, lei?»«I? No. Io: piccolo amico di tutto il mondo».«Capito: pacifista?»«Jawohl52. E quel glass?»

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38.­cattolico: conforme alla reli-gione. È un’espressione ironica che allude al fervore religioso del re Luigi IX, detto “il Santo”.39.­Mal­t’apponi: ti sbagli.40.­non­mi­confà: non mi si ad-dice.41.­immantinenti: subito.42.­copiosamente: abbondan-

temente.43.­nomadi: passanti.44.­Skiuzate­euss...­lost: da qui in avanti il dialogo tra Cidrolin e i due campeggiatori è costi-tuito da parti di varie lingue mischiate insieme; il senso di questa frase è: “Scusi, ci siamo persi”.

45.­ Comprì?...­ lostati: “Com-prendi? Persi” («lostati» dall’in-glese lost). 46.­europeo­vernacolare...­neo-babelico: nomi di due lingue immaginarie.47.­Voi­fersteate­l’iuropìo?: voi capite («fersteate» dal tedesco verstehen) l’europeo?

48.­un­glass: un bicchiere (in in-glese glass), nel senso di “qual-cosa da bere” (metonimia).49.­Radioso: felice.50.­impiantito: pavimento.51.­aino: gli ainu sono una popo-lazione giapponese originaria dell’isola di Hokkaido.52.­Jawohl: certamente (tedesco).

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«O europeo, tienti pur calmo!»Cidrolin batté le mani e chiamò:«Lamelia! Lamelia!».Si apparve.«Lamelia, da bere per questi nobili stranieri».«Da bere che?».«Quella bevanda alcolica che si ottiene dalla fermentazione dell’essenza

di finocchio, e viene versata nel bicchiere in piccola dose e poi diluita con acqua naturale53».

Ci si eclissò.Cidrolin si sporse verso i nomadi.«Allora, uccellini miei, vi siete ferloren54?».«Sperduti,» disse la ragazza. «Complètement paumés55».«Dolcezza mia, saresti tu francese?».«Non ancora: canadese».«E questo glass?» domandò l’accoccolato56. «Schnell57, da trincare!».«Un po’ rompiballe», disse Cidrolin.«Oh, non è mica cattivo».«E naturalmente ve ne andate tutti e due al campo da campinghe per

campisti».«Lo stiamo cercando».«Siete quasi arrivati. È lungo il fiume, a meno di cinquecento metri a

monte da qua».«Wie sind arrivés58!» esclamò il giovane rimettendosi in piedi d’un solo

movimento. «Sri hundred yards? Allons59!».Si rimise lo zaino in spalla, uno zaino che doveva essere sulla tonnellata.«Stiamo aspettando l’essenza di finocchio», disse la ragazza senza muo-

versi.«Uell, uell60».Tornò a calare la tonnellata delle sue impedimenta61 e a sedersi sull’im-

piantito con la stessa naturalezza che su un fior di loto.Cidrolin sorrise alla ragazza e le disse con aria complimentosa:«Ammaestrato!».«Ammaestrato? Non capito».«Eh sì, basta muovere un dito e ubbidisce».La ragazza alzò le spalle.«Metta in moto le meningi62», disse. «Resta perché è libero, non perché è

ammaestrato. Fosse ammaestrato, andrebbe dritto filato al campo da cam-pinghe per campisti. Resta perché è libero».

«Ce ne sta, di pensiero, dentro una testa così piccola», mormorò Cidrolin guardando con più attenzione la canadese che metteva in mostra la bionda peluria delle cosce e la suola delle scarpe. Eh sì che ce ne sta...

In quella, venne servita l’essenza di finocchio e l’acqua naturale. Bevvero.[...]

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53.­Quella­bevanda...­acqua­na-turale: Cidrolin parla del pastis, una bevanda alcolica a base di semi di finocchio, simile alla sambuca, molto diffusa in Francia.

54.­ferloren: perduti (tedesco).55.­paumés: sperduti (francese).56.­accoccolato: seduto a gam-be incrociate.57.­Schnell: veloce (tedesco).58.­Wie­sind­arrivés!: siamo ar-

rivati!59.­Sri­hundred­yards?­Allons!: Trecento metri? Andiamo!60.­Uell,­uell: bene, bene (dal-l’inglese well).61.­impedimenta: cose che gli

impedivano di muoversi nor-malmente, cioè lo zaino. 62.­Metta­ in­moto­ le­meningi: rifletta.

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La ragazza s’alza con grazia e s’imbasta del suo basto63.«Ammaestrata», disse Cidrolin a mezza voce.Il nomade protestò:«Nein! Nein! No maestrata: lípera. Sie iz lípera. Andato the campus bicós

sie iz lípera de allé to the campus64».«Ma sì, ma sì».«Ciao», disse la ragazza tendendo a sua volta la mano a Cidrolin. «Grazie

ancora e forse torneremo a vederla, se si ha il tempo».«Ecco», disse Cidrolin.Li guardò arrampicarsi per la scarpata con tutti i loro bagagli.«Ci vuole schiena, per quel mestiere lì», mormorò.«Torneranno?» domandò Lamelia.«Credo di no. No, non torneranno più. Che me ne viene? Sono appena

partiti ed è tanto se mi ricordo di loro. Eppure esistono, meritano d’esistere, non c’è dubbio. Non torneranno più a smarrirsi nel labirinto della mia me-moria. È stato un incidente senza importanza. Ci sono sogni che si snodano come incidenti senza importanza, cose che nella vita ad occhi aperti nep-pure se ne riterrebbe il ricordo65, eppure ti occupano al mattino quando li afferri mentre si spingono in disordine contro la porta delle palpebre. Avrò sognato?»

Lamelia non aveva da dirgli né di sì né di no; e del resto non aveva nem-meno atteso la fine del discorso.

Cidrolin consultò l’orologio del quadrato66 e constatò non senza soddi-sfazione che l’episodio dei nomadi non era stato che un intermezzo molto breve nel tempo ch’egli accordava alla siesta, e che essa siesta poteva venire degnamente prolungata per qualche minuto ancora. Si distese quindi sulla sedia a sdraio e riuscì a riaddormentarsi.

da I fiori blu, trad. I. Calvino, Torino, Einaudi, 1967

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63.­s’imbasta­del­suo­basto: si carica con il suo carico (il «ba-sto» è il carico degli animali da soma).

64.­Nein!...­to­the­campus: No, no! Non ammaestrata, libera. Lei è libera. Andata al campeg-gio perché lei è libera di andare

al campeggio.65.­se­ne­riterrebbe…­ricordo: se ne conserverebbe il ricordo.66.­ l’orologio­ del­ quadrato: le

lancette del suo orologio da pol-so; è una tautologia.

  Il Duca d’Auge osserva dal suo castello lo strano pa-norama storico che si presenta ai suoi occhi e, intristito dallo spettacolo, si chiede se valga la pena sopportare «tutta questa storia per un po’ di giochi di parole, per un po’ d’anacronismi […]» (rr. 14-15). La domanda se-guente («Non si troverà mai una via d’uscita?», r. 16), che a prima vista può sembrare una battuta priva di senso, contiene invece una riflessione­sul­significato­della­Storia ed è anche la chiave interpretativa del testo: la risposta è impossibile perché, nella realtà, la­Storia­ci­imprigiona­e­non­ci­consente­di­andarcene­a­nostro­pia-cimento. Nel romanzo, invece, il Duca reagisce prima sfogando il suo malumore su servi e familiari e poi met-tendosi in viaggio per allontanarsi da un luogo dove «il fango è fatto […] dei nostri fiori blu» (rr. 37-38). Questa

espressione, che dà il titolo al romanzo, significa che la­Storia­trasforma­in­fango­le­illusioni­degli­animi­più­ide-alisti­e­sentimentali, che sono perciò destinati a soc-combere davanti alla violenza, al dolore, alla guerra. Si chiariscono così anche le ripetute citazioni di vari popo-li dell’antichità: per Queneau, la Storia non è altro che un palcoscenico sul quale si muovono creature confu-se, impegnate in gesti privi di senso. È impossibile tro-vare un nesso logico nel susseguirsi degli eventi, come dimostra il ritornello «I Normanni bevevan calvadòs», che ha proprio lo scopo di rendere ridicoli gli scenari storici intravisti dal Duca.

  Queneau sembra suggerire che l’unica­via­d’uscita­dalla­Storia passa attraverso il sogno e, infatti, quando il Duca dorme immagina di essere Cidrolin e viceversa.

­PER­LAVORARE­SUL­TESTO

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COMPRENSIONE

Il­riassunto

1.  ��Riassumi in un massimo di 5 righe i contenuti informativi del testo.

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Il­Duca­d’Auge

2.  ��Dove decide di andare il Duca d’Auge? Per quale motivo si mette in viaggio?

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3.  ��Perché, a un certo momento, i cavalli smettono di parlare fra loro?

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Cidrolin

4.  ��Qual è l’opinione di Cidrolin sui due campeggiatori da lui incontrati?

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­VERSO­L’ESAME­­ 1a­prova,­tip.­A Analisi�di�un�testo�in�prosa

I due personaggi sono facce della stessa medaglia: così come il Duca non riesce a comprendere lo spettacolo caotico della Storia, Cidrolin non è in grado di capire i giovani che gli chiedono informazioni. Anche se l’ostacolo alla comunicazione potrebbe sembrare solo linguistico, la vera difficoltà sta nel fatto che anche Cidrolin, come il Duca, è fuori dalla Storia: egli non riesce a instaurare un vero dialogo con i campeggiatori poiché, come dice alla figlia, essi sono solo «un inci-dente senza importanza» (r. 212) del quale, una volta svegli, non resta neanche il ricordo.

  Il brano, come tutto il romanzo, è costruito su un incredibile uso della lingua. Parole, espressioni e figure retoriche vengono piegate e deformate per esaltare l’aspetto­fonico­del­linguaggio. Queneau vuole mostra-re come le parole siano in primo luogo suoni che, indi-pendentemente dal loro significato, possono essere alterati e abbinati ad altri suoni. Ma se l’unico elemen-to oggettivo del linguaggio è il suono, ciò significa che la­comunicazione­è­un’illusione. La prova è data ancora una volta dal dialogo tra Cidrolin e i campeggiatori, dal quale sembra emergere una conferma di questa tesi: l’uomo­moderno­è­destinato­all’incomunicabilità.

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ANALISI

Il­linguaggio

5.  ��Rintraccia nel testo i giochi di parole e, con l’aiuto delle note, spiegane il significato.

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6.  ��Nel brano sono presenti alcuni neologismi: individuali e spiegali.

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I­piani­temporali­

7.  ��Rintraccia nel brano i piani temporali nei quali si svolge la vicenda e illustra attraverso quali caratteristiche vengono presentati dal narratore.

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I­personaggi

8.  ��Quali aspetti dei due protagonisti è possibile ricavare dal brano letto? Delinea un breve ritratto di entrambi.

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La­poetica

9.  ��Quali aspetti della poetica di Queneau si individuano nel brano antologizzato?

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APPROFONDIMENTO

L’interpretazione

10.  ��Individua nel testo i passi nei quali termina la vicenda di uno dei protagonisti e inizia quella dell’altro: quale dei due personaggi sogna l’altro? È possibile rispondere a questa domanda? Dunque, quale rapporto sembra stabilire Queneau fra realtà e sogno? Rispondi fornendo la tua interpretazione complessiva.

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