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I l mondo del lavoro sta cambiando velocemente: la crisi economica, le difficoltà lavorative dei giovani, la perdita di tanti posti di lavoro (nel 2011 secondo l’Istat i disoccupati sono aumentati di circa 220 mila unità). Le priorità della Cgil in questa fase sono occupazione e precarietà, ma qualcuno ne contesta la posizione, come se fosse chiusa e poco attenta alle vere esigenze del paese. Chiediamo a Sergio Cofferati, ex sindaco di Bologna, dal 2009 membro del Parlamento europeo per il Partito democratico, ma prima di tutto ex segretario generale della Cgil, cosa ne pensi. “Gli attacchi alla Cgil sono strumentali e privi di argomentazioni valide – afferma –. Il mondo del lavoro si è molto articolato negli ultimi 10 anni, nei settori produttivi le grandi fabbriche sono scomparse, e si sono trasformate in fabbriche più piccole. Nei servizi c’è stata un’esplosione di forme di lavoro piccole o individuali, e sono aumentate smisuratamente le forme di lavoro legate al mondo del web. Queste trasformazioni hanno modificato il modo di fare sindacato e la Cgil, prima fra tutte, ha cercato di adeguarsi”. Secondo Cofferati i cambiamenti sono stati epocali e la Cgil è stata la prima che ha cercato di stare al passo con i tempi e affrontare le novità. Un esempio fra tutti è il Nidil Cgil (Nuove identità di lavoro), categoria nata nel 1998, per dare sostegno ai lavoratori in somministrazione e atipici, ai precari. “Sono cambiati anche i modelli contrattuali, sono nate nuove forme di lavoro, siamo arrivati a ben 46 tipologie contrattuali, e non è facile organizzarle. Il mercato del lavoro italiano è tra i più frantumati.” Un sindacato che punta sul rilancio dell’occupazione e la diminuzione della precarietà quindi, è molto più al “passo con i tempi” di quanto qualcuno vuole far credere, e la sua azione è indispensabile: “Anche se molto più complessa, diventa fondamentale l’attività contrattuale, soprattutto perché i lavoratori sono soli, in piccoli aggregati ed è più difficile riuscire ad avere contatti e tutelarli”. Sergio Cofferati è al fianco della Cgil e sostiene la battaglia del sindacato che pone tra le priorità di questa fase la riduzione delle forme di lavoro, quindi: “Al massimo 4 o 5 tipi di contratti, un numero che sarebbe in grado anche di garantire la flessibilità”. In questi giorni governo e sindacati si stanno incontrando per definire una riforma del mercato del lavoro, ed è stato nuovamente preso di mira l’art.18 dello Statuto dei lavoratori, che regola la reintegrazione sul posto di lavoro e disciplina le conseguenze in caso di licenziamento illegittimo. Ancor prima di avviare il dibattito, si è diffusa una polemica tra chi ne vuole l’abolizione per rilanciare mercato ed economia e chi, come la Cgil, non ha intenzione di discuterne. Era il 23 marzo 2002 quando quasi 3 milioni di persone si radunarono al Circo Massimo per protestare contro l’abolizione dell’articolo 18. Sergio Cofferati, allora a capo della Cgil, era lì, a guidare una delle manifestazioni più I l 4 marzo sarà la giornata Europea per le domeniche libere dal lavoro promossa dalla European Sunday Alliance, una rete di organizzazioni sindacali, associazioni civili e religiose che puntano le loro attività sul rispetto dei tempi di vita e di lavoro. “Call for Action” (invito all’azione) è lo slogan della giornata e la European Sunday Alliance invita tutti i membri a organizzare eventi, iniziative volte a mettere in risalto l’importanza della domenica come giorno libero dal lavoro e riposo sociale. “Noi crediamo – afferma in una nota la European Sunday Alliance – che tutti i cittadini dell’Unione europea abbiano diritto di beneficiare di orari di lavoro dignitosi che, per una questione di principio, escludano il lavoro tardo serale, notturno, durante le festività pubbliche e le domeniche. Solo i servizi essenziali dovrebbero essere operativi la domenica. Oggi, le leggi e le pratiche esistenti a livello Ue e di Stati Membri devono proteggere Il nostro domani I.R. al numero 6/2012 di Rassegna Sindacale ••• SEGUE A PAGINA 19 T U R I S M O C O M M E R C I O S E R V I Z I Rassegna Sindacale IL 4 MARZO GIORNATA EUROPEA Che sia domenica davvero I L'INIZIATIVA I l 4 marzo si terrà la giornata europea per le domeniche libere dal lavoro. L’iniziativa promossa dall’European Sunday Alliance intende richiamare tutti gli Stati all’importanza di salvaguardare la domenica quale giornata principale di riposo dal lavoro e da dedicare alla valorizzazione della qualità della vita e delle relazioni umane e familiari. Può apparire strano, ma è proprio nel momento in cui il Vecchio Continente è impegnato nella difficile impresa di individuare vie di uscita dalla crisi che sta attanagliando l’economia mondiale, che l’idea di fronteggiare tale sfida assumendo la persona quale valore primario della civiltà moderna diventa la discriminante che separa il progresso dalla regressione. Per che cosa dovremmo salvare l’Europa e risanare l’economia se non per mettere la persona nella condizione di poter realizzare se stessa nel lavoro e nella vita? Il 4 marzo sarà l’ennesima domenica sacrificata al totem delle liberalizzazioni inutili degli orari commerciali. Non vi sarà più occupazione, non cresceranno i consumi, questo ormai è chiaro e sono le stesse grandi aziende distributive a sostenerlo. La crisi non consente fughe in avanti. Eppure, si è voluto piantare una bandierina, come nuovamente si sta cercando di fare con l’articolo 18. Sarà l’occasione per ribadire che realizzare se stessi significa affermare il diritto alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e che tale diritto non può essere considerato subalterno alle logiche di mercato. La persona come priorità L EDITORIALE © M. D’OTTAVIO/BUENAVISTA si decide oggi Cofferati: “Un errore fare del centro commerciale il modello del tempo libero” Roberta Manieri R. M. ••• SEGUE A PAGINA 18 Franco Martini Terziario02_ok 27/02/12 15:18 Pagina 17

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I l mondo del lavoro stacambiando velocemente:la crisi economica, ledifficoltà lavorative dei

giovani, la perdita di tanti postidi lavoro (nel 2011 secondol’Istat i disoccupati sonoaumentati di circa 220 milaunità). Le priorità della Cgil inquesta fase sono occupazionee precarietà, ma qualcuno necontesta la posizione, come sefosse chiusa e poco attenta allevere esigenze del paese. Chiediamo a Sergio Cofferati,ex sindaco di Bologna, dal2009 membro del Parlamentoeuropeo per il Partitodemocratico, ma prima di tuttoex segretario generale dellaCgil, cosa ne pensi. “Gli attacchi alla Cgil sonostrumentali e privi diargomentazioni valide –afferma –. Il mondo del lavorosi è molto articolato negliultimi 10 anni, nei settoriproduttivi le grandi fabbrichesono scomparse, e si sonotrasformate in fabbriche piùpiccole. Nei servizi c’è stataun’esplosione di forme dilavoro piccole o individuali, esono aumentatesmisuratamente le forme dilavoro legate al mondo delweb.Queste trasformazioni hannomodificato il modo di faresindacato e la Cgil, prima fratutte, ha cercato di adeguarsi”.Secondo Cofferati icambiamenti sono stati epocalie la Cgil è stata la prima che hacercato di stare al passo con itempi e affrontare le novità.Un esempio fra tutti è il NidilCgil (Nuove identità di lavoro),categoria nata nel 1998, perdare sostegno ai lavoratori in

somministrazione e atipici, aiprecari. “Sono cambiati anche imodelli contrattuali, sono natenuove forme di lavoro, siamoarrivati a ben 46 tipologiecontrattuali, e non è facileorganizzarle. Il mercato dellavoro italiano è tra i piùfrantumati.” Un sindacato chepunta sul rilanciodell’occupazione e ladiminuzione della precarietàquindi, è molto più al “passocon i tempi” di quantoqualcuno vuole far credere, e lasua azione è indispensabile:“Anche se molto piùcomplessa, diventafondamentale l’attivitàcontrattuale, soprattutto

perché i lavoratori sono soli, inpiccoli aggregati ed è piùdifficile riuscire ad averecontatti e tutelarli”.Sergio Cofferati è al fiancodella Cgil e sostiene la battagliadel sindacato che pone tra lepriorità di questa fase lariduzione delle forme dilavoro, quindi: “Al massimo 4 o5 tipi di contratti, un numeroche sarebbe in grado anche digarantire la flessibilità”.In questi giorni governo esindacati si stanno incontrandoper definire una riforma delmercato del lavoro, ed è statonuovamente preso di miral’art.18 dello Statuto deilavoratori, che regola la

reintegrazione sul posto dilavoro e disciplina leconseguenze in caso dilicenziamento illegittimo.Ancor prima di avviare ildibattito, si è diffusa unapolemica tra chi ne vuolel’abolizione per rilanciaremercato ed economia e chi,come la Cgil, non haintenzione di discuterne. Era il 23 marzo 2002 quandoquasi 3 milioni di persone siradunarono al Circo Massimoper protestare control’abolizione dell’articolo 18.Sergio Cofferati, allora a capodella Cgil, era lì, a guidare unadelle manifestazioni più

I l 4 marzo sarà lagiornata Europea perle domeniche libere

dal lavoro promossa dallaEuropean Sunday Alliance,una rete di organizzazionisindacali, associazioni civilie religiose che puntano leloro attività sul rispetto deitempi di vita e di lavoro.“Call for Action” (invitoall’azione) è lo slogandella giornata e laEuropean Sunday Allianceinvita tutti i membri aorganizzare eventi,iniziative volte a metterein risalto l’importanzadella domenica come

giorno libero dal lavoro eriposo sociale.“Noi crediamo – afferma inuna nota la EuropeanSunday Alliance – che tutti icittadini dell’Unione europeaabbiano diritto di beneficiaredi orari di lavoro dignitosiche, per una questione diprincipio, escludano il lavorotardo serale, notturno,durante le festività pubblichee le domeniche. Solo i serviziessenziali dovrebbero essereoperativi la domenica. Oggi,le leggi e le pratiche esistentia livello Ue e di Stati Membridevono proteggere

Il nostro domani

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T U R I S M O C O M M E R C I O S E R V I Z IRassegna Sindacale

IL 4 MARZO GIORNATA EUROPEA

Che sia domenica davveroIL'INIZIATIVA

I l 4 marzo si terrà la giornataeuropea per le domeniche

libere dal lavoro. L’iniziativapromossa dall’European SundayAlliance intende richiamare tuttigli Stati all’importanza disalvaguardare la domenica qualegiornata principale di riposo dallavoro e da dedicare allavalorizzazione della qualità della vita e delle relazioniumane e familiari.Può apparire strano, ma è proprionel momento in cui il VecchioContinente è impegnato nelladifficile impresa di individuare viedi uscita dalla crisi che staattanagliando l’economiamondiale, che l’idea difronteggiare tale sfidaassumendo la persona qualevalore primario della civiltàmoderna diventa la discriminanteche separa il progresso dallaregressione. Per che cosadovremmo salvare l’Europa erisanare l’economia se non permettere la persona nellacondizione di poter realizzare sestessa nel lavoro e nella vita?Il 4 marzo sarà l’ennesimadomenica sacrificata al totemdelle liberalizzazioni inutili degliorari commerciali. Non vi sarà piùoccupazione, non cresceranno iconsumi, questo ormai è chiaro esono le stesse grandi aziendedistributive a sostenerlo. La crisinon consente fughe in avanti.Eppure, si è voluto piantare unabandierina, come nuovamente sista cercando di fare con l’articolo18. Sarà l’occasione per ribadireche realizzare se stessi significaaffermare il diritto allaconciliazione dei tempi di vita e dilavoro e che tale diritto non puòessere considerato subalternoalle logiche di mercato.•

La personacome priorità

L’EDITORIALE

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Cofferati: “Un errore faredel centro commerciale

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I ncertezza, dubbi epreoccupazionesono le sensazioniche il messaggio

dell’amministratoredelegato di FnacAlexandre Bompard, halasciato in tutti i 200dipendenti italiani.Era il 13 gennaio quandola Fnac, la catena francesedi libri e multimedia, hadiffuso un comunicatorivolto a tutti icollaboratori, in cui, conestrema semplicità, venivapresentato un piano diriorganizzazione cheprevede il taglio di costidi ben 80 milioni di euro,e una riduzione dellaforza-lavoro di 500 unitàcirca, 310 in Francia e lerestanti tra gli altri paesi.Un breve accennoall’Italia “dove nonsussistono più lecondizioni per continuarecon la stessa gestione, sistanno studiando tutte leopzioni e una decisioneverrà presa nel corsodell’anno”; quanto bastaad allarmare leorganizzazioni sindacali ei lavoratori.La Fnac in Italia non haraggiunto gli obiettivi cheerano legati alla suapermanenza sul territorioe dopo 11 anni e 8 negoziaperti (Verona, Milano,Genova, Napoli, Roma,due a Torino e l'ultimo 2anni fa a Firenze) è inperdita. È passato più di un mese,da quella comunicazionee nonostante unariunione tra Filcams Cgil,Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e

la direzione aziendaleitaliana, le informazionirestano vaghe. Non èstata fornita nessunacertezza né su eventualipiani di riorganizzazioneo commerciali, né dipossibili tagli o esuberi ele organizzazioni sindacalihanno proclamato lo statodi agitazione.“Lo stato di incertezza incui l’azienda sta lasciandoi propri dipendenti,aggiunta alla perdita diclienti conseguente allecomunicazioni di

imminenti chiusure deipunti vendita, starendendo sempre piùdifficile la prosecuzionedella normale attività,nonostante l’elevatosenso del dovere che lelavoratrici e i lavoratoristanno dimostrando” èquanto ha affermatoDaria Banchieri dellaFilcams Cgil nazionaledopo un incontroassolutamente vago ealeatorio.Il problema è che, tral’altro, nell’incertezza, le

voci corrono,rimbalzando da Nord aSud e, come nel gioco deltelefono senza fili, sitrasformanocontinuamente: venditadel marchio, cessione deipunti vendita o chiusuradefinitiva, vendita deisingoli negozi, chiusuradella sede.Napoli, Roma, Torino,Verona: in tutti i puntivendita le lavoratrici e ilavoratori stannoaspettando di sapere cosane sarà di loro,continuando a svolgere illoro lavoro conprofessionalità.Enrico Calligari lavora nelpunto vendita di Fnac diRoma da 4 anni e mezzo,cioè dall’apertura, ed èdiventato rappresentantesindacale da neanche unanno. “Il rapporto cheFnac ha avuto con ipropri dipendenti,almeno fino a 2 anni fa, èstato quasi esemplare.

Contratti a tempoindeterminato e generalicomportamenti chepotremmo definirevirtuosi in Italia, anche sein realtà semplicementecorretti. Molti in base aquesto hanno scelto dimettere su famiglia oavviare dei mutui”.Fnac, un’isola felice. Pocopiù di un anno fa erastato siglatounitariamente il primocontratto integrativoaziendale che ampliava letutele delle pariopportunità e il dirittoallo studio, valorizzava lerelazioni sindacali el’organizzazione dellavoro, nonché unamaggiorazione economicaper il lavoro domenicale.Un risultato importantesoprattutto inconsiderazione delcontesto generale, per lopiù poco attento ai dirittidei lavoratori. A Napoli è allarme tra i

sessanta lavoratori dellaFnac di via LucaGiordano, viacommerciale moltoimportante del Vomerozona residenziale diNapoli. Nella stessa viagià un precedente,un’altra famosa libreria,Guida, ha chiuso ibattenti qualche mese fa.La stampa si è moltointeressata al problemaseguendo più volte lavicenda, ma dando vita aipotesi che hannoconfuso ancor di più. “È dall’inizio dell’annoche viviamo nel limbo –spiega Pippo De Masi diTorino – non sappiamocosa succederà da qui afine anno. Il marchio nonsta andando cosi male,noi riceviamo sempre ilnostro salario, ma senzaextra, o straordinari, estiamo continuando alavorare dimostrando cheil problema di Fnac nonsono i lavoratori. Machiediamo chiarezzaall’azienda”. “Quello checrediamo sia nostrodiritto sapere a questopunto, riguarda lemodalità e le intenzioni diquesta operazione,nonché le alternative incaso di suo fallimento.” Èla voce di Enrico Calligariche con molta probabilitàrispecchia i sentimenti ditutti i dipendenti, “Altrimesi in questa situazione,per noi paradossale,sarebbero comeun’agonia, in cui c'è ilrischio che Fnac facciaterra bruciata intorno asé. E intorno a noi.” •

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DALLA PRIMACofferati. Il nostro domani si decide oggi

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Appesia decisioniche non arrivanoL’azienda francese dicedi voler tagliare i costi ma non chiarisce nulla su eventuali pianidi riorganizzazione.Deciso lo stato d’agitazione

FOCUS | IL CASO FNAC F

importanti ecoinvolgenti degli ultimianni.

Dopo dieci anni, come se iltempo si fosse fermato e comese non fosse evidente laprecarietà in costante aumento,viene nuovamente tirato in ballol’articolo 18, come se la suaeliminazione fosse l’antidoto atutti i problemi del mercato dellavoro, dall’aumento delladisoccupazione e dellaprecarietà alle difficoltàeconomiche delle aziende difronte alla crisi.“Gli attacchi all’art 18 non hannoné capo né coda. L’art. 18 non hamai limitato gli investimenti e se oggi le cose vanno male nonè certo per colpa dell’art.18. Peravere nuova occupazionebisogna migliorare gliinvestimenti, farli mirati esoprattutto combatterel’evasione fiscale. Non si crea

lavoro togliendo diritti allepersone.” Lapidario, Cofferatirespinge come un falso alibi ilconcetto che affascina molti,secondo il quale basterebbe lalibertà di licenziare persbloccare le assunzioni.Anche l’art.31 del decreto salvaItalia del governo Monti cheautorizza la totaleliberalizzazione degli orari edelle aperture commerciali, nonincrementerà, come sostengonoi fautori, i consumi in drasticacontrazione, né aumenterà iposti di lavoro. Qualcuno sostiene che laderegulation darà una spinta aeconomia e occupazione. Sarà davvero così? Quali sono rischi per lacontrattazione, e per il ruolo delsindacato?La flessibilità, secondo l’exleader della Cgil, nascondel’aumento del carico di lavoro

per il personale: “Se passi da 5 a7 giorni di lavorativi, con lostesso personale, i dipendentidevono lavorare di più.Maggiori aperture si possonofare di fronte a una comprovatanecessità, l’idea di fare la stessacosa ovunque è sbagliata.Bisognerebbe regolamentare leforme della flessibilità dove serve e quando serve, e assegnare al sindacatouna funzione di controllo dei processi.Ma non mi pare che ci siaintenzione di fare questo, anzi si tende a rimuovere ogniforma di controllo, affinché illavoro flessibile diventisfruttamento indisturbato.”Secondo la Filcams Cgil, laliberalizzazione degli orari edelle aperture commerciali avràdelle forti ripercussioni sullecondizioni di lavoro deidipendenti del settore, rendendo

sempre più difficile laconciliazione con i tempi di vita.Il provvedimento, però hariscosso molto successo, (emolte poche opposizioni): ilconsumismo ha preso ilsopravvento sulle esigenzepersonali e sulla cultura. “Che l’outlet diventi un luogodella nostra sosta settimanale mimette solo tristezza – commentaCofferati –.“Non nascondo cheanche a me è capitato, comeconsumatore, di avere delleesigenze, di avere necessità dicomprare qualcosa di domenicao nei giorni di festa. Ma ora nonsi tratta più del soddisfacimentodi un bisogno: è un nuovomodello sociale proposto.È cambiato l’uso del tempo da parte dei singoli e vienesempre più sollecitato un usodel tempo libero orientato alconsumo, senza più tempoda dedicare a se stessi.”

L’interesse quindi è solo quellodi creare input e sollecitazioniper orientare il tempo liberoverso centri commerciali equant’altro, senza creare eproporre alternative, che sianoculturali, sociali o di svago. È una fase storica delicata, le difficoltà economiche stannomodificando radicalmente la società, i modelli diriferimento, oltre che leabitudini delle tante famiglieitaliane. Chissà come questi cambiamentisi tramuteranno nella realtà didomaniSergio Cofferati, che è anche unagrande appassionato di fumetti,paragona la fase che stiamovivendo, a una striscia difantascienza: “Nei fumetti lafantascienza viene trattata concolori cupi, forme distorte, e ilfuturo non è positivo, mainquietante”. •

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Roberta Manieri

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maggiormente la salute,la sicurezza e la dignità ditutti e dovrebbero

promuovere con più decisione lariconciliazione della vita professionalecon quella famigliare.La Filcams Cgil, insieme a Fisascat Cisle Uiltucs Uil, ha aderito alla giornata, dando mandato alle strutture regionalie territoriali di dare vita unitariamentea qualsiasi attività o evento. Una battaglia che i sindacati delcommercio portano avanti già da unpo’ di tempo: contrastare la totaleliberalizzazione degli orari e delleaperture domenicali e festive nelcommercio. E l’introduzione da partedel governo Monti di unprovvedimento in favore delleaperture ha totalmente aggravato loscenario. Se prima infatti leorganizzazioni regionali e territorialicercavano di pianificare eprogrammare le aperture con leistituzioni e le parti datoriali locali,l’art.31 del decreto Salva Italia che

permette il “sempre aperto” ha dato il via ad un fenomeno dideregulation autorizzato.“La domenica non ha prezzo. Il tempolibero è prezioso per tutti anche per ilavoratori e le lavoratrici delcommercio” è il messaggio lanciatodalla campagna di comunicazione chesarà diffusa a livello nazionale. Mentre in un volantino distribuito itutti i punti vendita e centricommerciali, le lavoratrici e ilavoratori del commercio invitano iconsumatori a non fare acquistisabato 4 marzo: “Il tempo è prezioso,il tempo libero ancora di più (visto che ne abbiamo sempre meno): una sua equa gestione diventaessenziale per il nostro benessere e quello di tutti. Oggi non fare shopping! Libera dal lavoro le domeniche.”Vengono chieste regole certe, cherispettino le esigenze dei cittadiniconsumatori, ma anche i diritti deidipendenti, per la maggior parte

donne, con forti difficoltà a trovaretempi e modi per conciliareconcretamente vita privata e lavoro.Le liberalizzazioni non creano nuoviposti di lavoro, ma esauriscono chi già c’è con turni pesanti erichieste eccessive di flessibilità.Purtroppo in questi giorni in questi giorni si susseguono ipronunciamenti dei Tribunali regionaliamministrativi che nella maggioraparte dei casi, deliberano in favoredelle aperture senza limiti. Solo il Tar di Trento, regione a Statutospeciale, ha dato il suo parerenegativo al ricorso di alcuni marchidella grande distribuzione.La lotta continua, sui territori, nellecittà e a livello nazionale, unabattaglia che vuole rendere giustizia aitanti dipendenti del settore e il 4marzo è solo uno dei primi passi perdare slancio e visibilità alla lotta. Un problema così vicino alla gente e così poco consideratodall’opinione pubblica.•

“L a formazione come vincolodi accesso e di permanenzanel gruppo dirigente dicategoria”. È uno stralcio

del documento congressuale Filcams Cgilapprovato nell’ormai lontano aprile 2010.Nato dall’analisi di un contesto diriferimento in continua evoluzione, allaluce di una crisi che ha investito il mondodel lavoro, la società, e il mestiere delsindacalista, ammetteva finalmente lacomplessità della rappresentanza e dellacontrattazione; leggeva come positivi ilrinnovamento generazionale dei gruppidirigenti, che apportavano alla categorianuove tecnologie, pensieri e metodi edovevano quindi essere ascoltati, masoprattutto guidati proprio attraverso laformazione sindacale.Oggi il concetto viene ulteriormenteribadito grazie al varo di un Pianonazionale di formazione (Pnf), che verràpresentato al prossimo Comitato direttivonazionale del 5 e 6 marzo. Il piano ha una struttura complessa edarticolata e risulta molto ambizioso,soprattutto negli obiettivi e nellaprogrammazione; è questa tuttavia unacondizione imprescindibile perrecuperare le situazioni di stallo o disemplice arretratezza nell’esperienzaformativa, e condividere linee e metodicomuni a tutte le strutture.Gli obiettivi principali punteranno adassicurare la continuità della formazione,inserita in un sistema di interrelazione, siacome occasione di scambio all’internodella Filcams, sia come costruzione di unsistema capillare, strutturato e di qualità,che comunichi anche a livellointercategoriale e confederale. La costruzione di tale sistema è connessaalla realizzazione di una vera e propriaanagrafe dei partecipanti alla formazionea ogni livello, che verranno monitorati,valutati e certificati nei loro percorsiformativi in qualità di corsisti o esperti interni specializzati indeterminate tematiche. Tale certificazione si baseràsull’attribuzione di crediti a seguito delleattività formative svolte, concessi consistema univoco, avviando lasperimentazione di una Banca datiFilcams, con l’inserimento di una serie dielementi prestabiliti direttamente nelsistema informatico centrale Cgil, creatoad hoc per l’attività formativa al fine dicreare un personale libretto formativo. Il compito di monitorare l’attivitàformativa verrà affidato al Dipartimentonazionale di formazione e ricerca, nato

con l’intento a lungo termine diconnettere i due campi e creareun’interrelazione e un condizionamentoreciproci. Il Dipartimento è costituitodalla responsabile nazionale dellaFormazione, Francesca Mandato,supportata da alcuni dirigenti dellastruttura nazionale. A cascata verrà poi costituita la Consultanazionale formazione, costituita dairesponsabili di formazione regionali, dagliesperti interni e dai formatori nazionali,con il compito di monitorare l’attività e di discutere dei programmi, carpire ilimiti e avanzare proposte.Questa struttura capillare sottolinea l’intento della Filcams Cgil di creare unarete e un sistema che, a partire dallastruttura nazionale, ramifichi le sue

risorse, capacità e modelli organizzativi,per rendere la formazione sempre piùdiffusa e sviluppata nei territori.Operativamente sono previsti una serie di appuntamenti che riguardanoil prossimo biennio 2012-13. Si parte conla ricostituzione della squadra deiformatori nazionali, richiesti in numero diuno per Regione (due nel caso di realtàpiù vaste), i quali saranno impegnati perprimi in un corso che fornisca loro glistrumenti di gestione di aula eprogettazione, per poi organizzare eavviare corsi base per delegate/i. Contemporaneamente, ma distinta dallaprima aula per ragioni di opportunitànumerica, verrà sperimentataun’esperienza di formazione formatorimigranti, specifica sui temi della tutela dellavoro migrante, che avrà medesimi scopie obiettivi della precedente.Gli stessi formatori verranno suddivisisuccessivamente in micro-equipe che sispecializzeranno in una delle seitematiche oggetto di seminari nazionalidestinati principalmente a dirigenti, cheavranno luogo a partire dal prossimoautunno. Le tematiche fino ad oraindividuate riguardano: Mercato dellavoro, Bilateralità e welfare contrattuale,Sicurezza, Lavoratori migranti,Contrattazione di secondo livello,Politiche di genere, con ampia possibilitàdi modifica o integrazione.Un corso specifico sul rinnovo delContratto studi professionali partirà dal prossimo mese, destinato ai funzionari territoriali.E infine il Master Filcams III edizione. La categoria ha deciso di investireulteriormente nell’alta formazione, con criteri e modalità che verrannospecificate ulteriormente e chetenderanno sempre più a far convogliarenel corso coloro che avranno seguito uniter formativo di frequentazione corsi base e avanzati, per arrivare inultimo a quello specialistico.Scorrendo le pagine del Pnf ci si rendeconto di quanto sia ambizioso, soprattuttonella progettazione delle attività, che sispinge fino a tutto il 2014. È però altrettanto netta la sensazione chenon ci si trovi di fronte a un progettospot, che nonostante i grandi proclami sialasciato a sé stesso e alla buona volontà dichi si dedica alla formazione sindacale: laprogrammazione a lungo termine vuoleproprio offrire certezze ed è l’impegnoche la categoria si pone nei confrontidelle strutture, dei dirigenti e soprattuttodelle lavoratrici e dei lavoratori. •

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DALLA PRIMAChe sia domenica davvero

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Inserto d’informazione della Filcams CgilVia L.Serra, 31, 00153 Roma, tel. 06/5885102

e-mail: [email protected] - www.filcams.cgil.itA cura di Roberta Manieri

Ufficio Stampa Filcams Cgil nazionaleTel 06/58393127 - cel 3494702077 e-mail: [email protected]

Rassegna SindacaleSettimanale della Cgil

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Via Variante di Cancelliera, 00040 - Ariccia, RomaChiuso in tipografia lunedì 27 febbraio, ore 13

Formazione formatorisenior/junior28-30 marzo; 18-20 aprile; 9-11 maggio 2012

Formazione formatori migranti11-13 aprile; 16-18 maggio 2012

Corso quadri studi professionali19-20 marzo (nord); 3-4 aprile(centro); 16-17 aprile (sud)

Master Filcams III Edizionecolloqui motivazionali 2-3-4maggio; giornata motivazionale 28maggio 2012

Seminari nazionali e corsi diffusiper quadri e delegati a partire da ottobre 2012

CALENDARIO

Parole d’ordine: Formazione Continua, Monitorata, Valutata e Certificata, Progettazione, Format, Materiale, Banca Dati, Attestato, Libretto Formativo.

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Loredana Colarusso

Gli esami non finisconomai

Preparato un piano nazionaledi formazione.Un progetto ambizioso

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I l tesseramento è unargomento da molticonsiderato noioso mabasilare per impostare il

lavoro dell’anno da pocoiniziato. A maggior ragione inquesto periodo caratterizzato daun’insieme di criticità cheinvestono il mondo del lavoro inmaniera devastante.Il tesseramento può essereanalizzato da più punti di vista: quello numerico e quello politico.Attraverso l’analisi numerica siosservano gli andamenti, lecrescite o le decrescite dellenostre strutture, le risorseeconomiche che ne derivano, isettori in cui cresciamo e quelliin cui soffriamo, le fasce di etàpiù affezionate e quelle piùlontane dal sindacato, così comela provenienza delle iscrizioni(servizi, pratiche didisoccupazione ecc.).L’analisi politica ci permette diapprofondire il tema dellarappresentanza, di studiare lestrategie di sviluppo deltesseramento, i settori su cuiinvestire, le tipologie dilavoratori su cui concentrareazioni mirate.Questo tipo di elaborazione,indispensabile per la costruzionequotidiana dell’attività sindacale,ha il suo punto debole nella faseiniziale: la raccolta dei dati.Se il problema è genericamente

diffuso in tutte le categorie dellaCgil, sicuramente per la Filcamsè aggravato dalla composizionestessa degli iscritti. La precarietàtipica di molti dei settori che laFilcams rappresenta, unita allaframmentazione delle realtàaziendali, fa sì che il turn over, secosì si può chiamare, degli iscrittisia elevatissimo. Ogni annoinfatti si stima che circa il 35%degli iscritti siano nuovi.La difficoltà è evidente se siconsidera che a oggi la categorianazionale non è ancora inpossesso del dato definitivodegIi iscritti del 2011, in quantomolti territori non li hannoancora inviati. Questo ritardo,che ogni anno si ripete,comporta ovvie difficoltà dielaborazione delle strategie e deiprogrammi di lavoro, compresianche i progetti territorialifinanziati dal nazionale.Nel corso degli anni laconfederazione ha messo apunto un programmainformatico per la gestione dellebanche dati degli iscritti e dellepratiche svolte dal sistemaservizi che, oltre a dare lapossibilità di raccogliere moltidati importanti sugli inscritti,

mette in relazione la banca datidegli iscritti con quelle dei sevizi.Questo supporto informatico,introdotto ormai da anni, sembraessere per alcune realtà didifficile applicazione tanto chenonostante la chiara indicazionedel segretario organizzativo dellaCgil, Panini, molte struttureancora non lo usano, creando undanno notevole rispetto allaraccolta dei dati.“Questo problema – affermaAndrea Righi, segretarioorganizzativo della Filcams nazionale – dovrà trovare unasoluzione rapida non solo perrisolvere le questioni operativeinterne, ma a maggior ragionerispetto alla prospettiva di cui siè più volte parlato di arrivare allacertificazione degli iscritti.L’accordo sulla rappresentatività– prosegue Righi – mette alcentro il tema della trasparenza e rende indispensabile l’utilizzo di un sistemaomogeneo e condiviso.”Oltre al dato numerico èfondamentale anchel’omogeneità dei dati raccolti perla realizzazione di analisi estatistiche attendibili su cuiimpostare riflessioni politiche e

contrattuali oltre che strategiadi crescita.Da una prima analisi dei datiparziali raccolti dalla Filcamsnazionale appare chiaro che lacrescita che anche quest’annocaratterizza la categoria è legataalla crisi e alla precarietà deinostri settori, come dimostranole tante iscrizioni derivanti dallepratiche di disoccupazione.Secondo Righi questa riflessionerilancia più forte che mai il temadi come il nostro paese possatornare a crescere creandonuova occupazione e quello delmercato del lavoro su cui inquesti giorni il governo si staconfrontando con i sindacati.La Filcams nazionale ha lanciatouna campagna di comunicazionesul tesseramento che siconcentrerà nella settimana dal27 febbraio al 4 marzo. Video,manifesti, comunicati radiodovranno “infestare” i siti dellaCgil, i luoghi di lavoro e tutti glispazi che i territori riusciranno aoccupare. Il messaggio che sivuole diffondere è chiaro:ripartiamo dal lavoro! Questa è laleva su cui concentrare tutte lenostre forze per riattivare unpaese sull’orlo del baratro.

La precarietà non paga, laflessibilità spreme i lavoratorisenza portare valore aggiuntoalle aziende. La Filcams si faportavoce di questi messaggi e sipone l’obiettivo di rappresentarel’intera platea di lavoratori,giovani e non, donne e uomini,precari e stabili, perché soloricreando il senso dellacollettività e rimettendo il lavoroal centro di ogni confronto sipuò sperare di fare passi avanti.Questa sarà pero solo una dellecampagne sul tesseramento chela Filcams nazionale insieme atutte le sue strutture metterà incampo nel corso di quest’anno. In programma infatti ci sonoaltre campagne mirate che,sempre utilizzando comestrumento principale lacomunicazione ma non solo,verranno lanciate su temi esettori specifici. L’obiettivo èquello di utilizzare messaggidiversi per tipologie di lavoratoridiversi in modo da essere piùefficaci e più vicini alle persone.Alla comunicazione verrannoaffiancati progetti territoriali cheavranno obiettivi ben precisi ebilanci finali per verificarne il risultato. •

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I l mondo dei blog (o la blogosfera peralcuni) ha prodotto in questi anni forme

anche interessanti di letteratura, dicontaminazione fra social network einformazione tradizionale e ha creatotendenze e personaggi ormai noti anche algrande pubblico televisivo. Il termine blogger è spesso usato comesottopancia televisivo per collocareopinionisti in grado di esternare più o menosu ogni argomento dello scibile umano.Ormai esistono blog di tutti i tipi, per lemamme, per gli attivisti politici, per i fotografie per le cuoche, per le giardiniere e per itifosi, blog di giornalisti, cantanti, attori e personaggi strani.Alla ricerca di uno stimolo che potesse dareindizi su come la blogosfera sta vivendo iltema delle liberalizzazioni nel commercio, èspuntato fuori un blog intitolato “Shops andthe city” dedicato al mondo dei negozi diabbigliamento, curato da una ragazza, ValeriaVolponi, che si definisce “scrittrice,viaggiatrice e shop-addicted”.Uno dei suoi post è dedicato alle commessedi Zara, e alla “customer insatisfaction” chel’autrice ha sperimentato in una delle visite alnegozio di Corso Buenos Aires a Milano. Era l’ora di pranzo e a detta di Valeria Volponi,il negozio era poco presidiato (solo duecommesse, una in cassa e una alla vendita). Avendo bisogno di assistenza, l’autrice sirivolge alla cassiera, che le risponde (cittestuale) “con fare scazzato”.Poi racconta un paio di situazioni, sempredescritte con espressioni colorite come:“La cassiera alza gli occhi al cielo, si volta ecomincia ad aprire e chiudererumorosamente gli armadi alle sue spalle.[…]. Nel frattempo, alle mie spalle, qualcunorumoreggia ad alta voce: “Scusate, ma iodevo rientrare in ufficio, non potete aprireun’altra cassa?”. La cassiera risponde:“andate al reparto bambino” e inizia a

chiamare con l’interfono un sostegno. Arrivauna collega e lei comincia a raccontarle:“Senti, io oggi non ce la faccio. Sono qui sinoa stasera alle sette e ho avuto solo problemi.Prima una signora che doveva cambiare unacosa, poi quella che sbraita perchè è in fila,adesso questo che dice che non c’è lacintura”. E l’altra cassiera: “Guardi, nonpossiamo aiutarla, chieda al reparto bambinose hanno una cintura che avanza da qualcheparte”. Mi fa cenno con la mano di avanzaree comincia a battere le mie cose. E laconversazione prosegue: “Cioè comunquequi diamo i numeri, quello fa i cavoli suoi, iosono qui a morire, ma ti pare possibile” “No,guarda è allucinante”...senza neancheguardarmi mi porge sacchetto e scontrino. Efa di nuovo cenno al cliente successivoagitando la mano in modo seccato...Poverinoi. E scusate il disturbo.Dispiace constatare che il “poveri noi” nonincluda le commesse di Zara. Che forse non sono maleducate o scortesi,ma semplicemente stanche. Forse precarie, forse costrette a gestire un

punto vendita in poche, con il carico di lavoroche aumenta senza fine e con la prospettivadi lavorare sempre, tutti i giorni e a tutte leore, per garantire pause pranzo gradevoli aicosiddetti “shop addicted” che magarilavorano in un posto che la domenica èchiuso e che permette di pranzare e cenarein un orario decente, e che per soddisfare laloro voglia compulsiva di acquisti sonodisposti a dimenticare che chi li assistedentro a un negozio è una persona, non undispositivo automatico.

Non ci sentiamo anacronistici,conservatori o patetici a sostenere le

ragioni di una battaglia ormai culturale e diciviltà. Anzi, siamo convinti che i meccanismisociologici che si instaurano fra cliente ecommessa abbiano una portata più ampia,che vale la pena rievocare e introdurre inquesta discussione. Non sono concetti nuovi,li ha ben descritti nel 2002 Renato Curcio, nelsuo studio intitolato “L’Azienda Totale” dove

si evoca il “poteredisciplinare delcliente”, messo incondizione diesercitare un poteresanzionatorio nei

confronti dei lavoratori, merce fra le merci eassolutamente subalterni al suo volere, cosìcome il mito dell’azienda totale prevede. Il cliente, dal canto suo, come sotto effetto diuna sospensione temporanea dellarazionalità, all’ingresso del negoziosprofonda in una dimensione in cuilavoratore e merce si confondono.Non sempre si ha la capacità o la possibilitàdi filtrare la realtà con strumenti obbiettivi. Tuttavia non sempre il cliente si trasforma daDottor Jekyll in Mister Hyde, sarebbeingeneroso verso quanti invece hannodimostrato e stanno dimostrando sensibilitàverso le ragioni della nostra lotta.È interessante però riflettere su quanto sistiano trasformando in non-luoghi i templi delcommercio, i santuari della merce che ormaicircondano e affollano le nostre città.Ed è interessante rileggere oggi, a 10 anni didistanza, gli studi sull’azienda totale diCurcio: pur con qualche elemento che li rende datati, sono da un certo punto di vista profetici. Il potere disciplinare del cliente infatti si ètrasformato in un coro collettivo, fatto dagiornalisti, politici, pensatori a vario titolo, cheinvece di sanzionare come in passato lacommessa segnalandola al direttore delnegozio, usano i mezzi dell’informazione, deldibattito televisivo, dell’editoriale e dellaprovocazione populista, costruendo un tamtam mediatico che, nel ribadire milioni di volte lo stesso concetto, convince moltidella sua bontà. E alla fine chissà se cisentiremo come il lavoratore intervistatone “L’Azienda Totale”che raccontava: “Io stesso sono stato più volte colto daldubbio che l’alieno fossi io in un mondo disani, quando molto più spesso ero forsel’unico sano in un mondo di alieni”.•

Primo, il lavoroDaria Banchieri

La precarietà non pagaLa flessibilità “spreme” inutilmente

CLA CAMPAGNA | TESSERAMENTO

CONTAMINAZIONI | INTERNET

Scusate il disturbo...C

BLOG http://shopsandthecity.blogosfere.it

R. Curcio (a cura di):L’Azienda Totale,Casa ed. Sensibilialle foglie 2002, Il Dominio Flessibile,Casa ed. Sensibilialle foglie 2003

C

Giuliana Mesina

Terziario02_ok 27/02/12 15:20 Pagina 20