Rassegna 10 agosto

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LA NAZIONE Pagina 6 – Attualità L’intervista ad Antonio Di Pietro (Idv) «Spiegazioni tardive. Ora Fini ci dica a chi è andata la casa» di ALESSANDRO FARRUGGIA ROMA — «LE SPIEGAZIONI di Fini sono tardive e anche insufficienti. Se lestesse cose le avesse dette il primo giorno avrebbe evitato una brutta figura e un mese di gogna mediatica. Allora magari erano sufficienti. Ma oggi non possono certo bastare...». Il ledaer dell’Idv Antonio Di Pietro parla con la consueta franchezza. E invita il presidente della Camera a fare chiarezza al 100% «prima che lo faccia la magistratura». Cos’è che non la convince, onorevole Di Pietro? «Credo nella sua buona fede, credo che la ricostruzione sia plausibile, ma proprio per questo è necessario che Fini chiuda il cerchio: è impensabile che ancora oggi dica di non sapere chi è l’italianissimo proprietario di quella società schermo che ha acquistato l’immobile». Quindi secondo lei Fini sapeva a chi era venduto l’immobile. «Se anche non sapeva, e ammettiamolo pure, se anche è stato raggirato, e può capitare, una volta che la vicenda è finita sui giornali e Berlusconi che l’ha usata per attaccarlo, di certo Fini avrà chiamato la compagna e il cognato e avrà preteso di sapere subito chi c’è dietro quella società. Lo deve dire pure a noi..». Perchè lei afferma che il proprietario è italianissimo? «Perchè non siamo nati ieri. E poi non è stato lui stesso a dire che la società offshore gliela ha presentata il Tulliani? E andiamo, chiudiamo il cerchio e poi potremo fare una valutazione del suo comportamento...». Secondo lei si possono ipotizzare responsabilità penali? «Da ex pm direi che da un punto di vista penale non c’è niente. Certo in ipotesi c’è da valutare se quello nel contratto è il prezzo effettivamente pagato dalla finaziaria, perchè se fosse stato incassato un prezzo più alto senza poi denunciarlo nel bilancio di An si potrebbe far scattare l’ipotesi di finaziamento illecito». Resta il problema politico. Quanto reggerà la maggioranza? «Poco, è chiaro. E il Pd si tolga dalla testa l’idea di pensare a governi tecnici e alleanze improbabili. Sarebbe cecità strategica. Se anche mettessero in piedi un governo tecnico che portasse avanti la legislatura otterremmo il solo risultato di ridare un pò di fiato agli epigoni della Balena bianca della Prima Repubblica e regalare a Berlusconi una nuova vittoria. E’ la premessa che è errata. Fini non è un alleato potenziale. Fini per definizione non si potrà mai alleare alla sinistra. Vuole solo logorare Berlusconi, mettere il crisi la sua leadership per predere il suo posto. Lui non glielo permetterà e, dato che non ci sono i numeri, si andrà ad elezioni. E noi invece di cincischare dovremmo cogliere al volo le contraddizioni insite nelle destre e presentarci davanti agli elettori». Anche con questa legge elettorale? «Vorrei tanto ma tanto andare a votare con una legge elettorale diversa e con una legge che garantisca la pluralità di informazione. Ma Berlusconi non lo permetterà mai. E allora invece di sognare l’impossibile, scelgo di battermi». C’è spazio per una nuova alleanza tra voi e il Pd? «Purchè scelga. Noi siamo contrari alle ammucchiate, agli amori di grupo. Noi siamo alternativi ai figli della Balena bianca. Se ne facciano una ragione. Se sarà così, al momento in cui si andarà al voto, le intese si troveranno...»

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IL TIRRENO Pagina 4 - Attualità «Sbarchi aumentati» La Caritas denuncia il governo smentisce PAOLO CARLETTI ROMA. Dove sono finiti gli sbarchi dei clandestini? Secondo il governo non ce ne sono più, l’emergenza è finita, e il meno 88 per cento rispetto allo scorso anno (dato diffuso ieri dal Viminale) lo dimostra. Ma secondo la Caritas e le opposizioni, accade l’esatto contrario. Gli sbarchi - come quello di una quarantina di migranti approdati l’altra notte a Linosa - non si sono mai fermati. Il problema ulteriore semmai, rispetto a prima, come sottolinea il responsabile nazionale immigrazione della Caritas Oliviero Forti, è che i pattugliamenti della Libia non funzionano, le rotte si sono spostate verso Est, gli immigrati sbarcano senza che se ne sappia niente. Con tutti i rischi conseguenti di personaggi pericolosi che arrivano nelle nostre città. E c’è un ulteriore aspetto, l’informazione che occulta. Lo denunciano Pd e Idv: «La questione degli sbarchi non è stata risolta - dicono Orfini e Di Traglia del Pd - nonostante i roboanti annunci del governo e il mutismo di alcuni media». Il riferimento è ai telegiornali Rai e Mediaset (Rai3 a parte che ne ha parlato). Ma è la Caritas che ieri, dopo le polemiche tra La Russa e il finiano Urso sulla volontà del governo di inasprire le norme contro l’immigrazione, irrompe con concetti chiari che sicuramente avranno fatto venire più di una vampata di calore ai ministri che ogni giorno esaltano i «miracoli» di questa legislatura. Dice Forti: «C’è un flusso costante e una pressione migratoria che rimane immutata se non aumentata al di là e a dispetto di tutti gli accordi presi tra Italia e Libia. Un paese come la Libia - prosegue - oggi deve assolvere al ruolo di sentinella dell’Europa. Ci si chiede fino a quando questo potrà accadere perché sappiamo tutti che la Libia ha un ritorno economico rispetto al ruolo che ricopre». Più chiaro di così. Gli accordi tra Berlusconi e Gheddafi non hanno risolto nulla, al di là degli incontri dai contorni folkloristici a Roma e nella tenda di Tripoli. «Stiamo assistendo alla ripresa degli sbarchi che sommati fanno centinaia di persone e alle quali bisogna dare delle risposte». Quindi, niente «miracolo» del governo del fare, ma solo problemi irrisolti, malgrado il tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto. Forti puntualizza che i politici dovrebbero evitare strumentalizzazioni politiche su un argomento così delicato, ma ribadisce: «Gli arrivi di questa notte a Linosa (ieri ndr) dimostrano che i pattugliamenti non funzionano». La Caritas condanna poi la deprecabile pratica dei respingimenti in mare e ricorda i 200 eritrei detenuti in Libia in condizioni disumane, su cui l’Idv presenterà un’interrogazione parlamentare. La Caritas ha un quadro della situazione che mal si sposa con i dati del Viminale, evidentemente riferiti ai migranti intercettati. «I trafficanti di migranti irregolari si stanno riorganizzando e scelgono nuove rotte - ha detto Forti -, e i nuovi approdi sono Sicilia e Puglia». Stop quindi a Lampedusa e altri isolotti, dove è facile essere intercettati, ma sbarco diretto sulla terraferma aggirando i controlli. Anche le barche sono cambiate: non più chiatte vecchie e sovraccariche, ma barche a vela anche di lusso, rubate, sempre stracariche ma che trovano maglie più larghe per evitare gli avvistamenti navali e aerei. «Resta il fatto - conclude amaramente Forti - che gli irregolari via mare sono solo una piccola parte. Il grosso segue la terraferma entrando senza permesso o utilizzando un visto per turismo e restando successivamente in maniera irregolare».

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IL TIRRENO Pagina 3 - Toscana L’assessore Marson: le nuove strutture rispettino il paesaggio Più posti barca ma basta cemento La Regione: pensiamo meno ai ricchi, serve un’offerta per i clienti medio-bassi MARIO LANCISI FIRENZE. «Più posti barca, ma meno cemento e costi più bassi per una clientela medio-bassa». Così l’assessore all’urbanistica Anna Marson sintetizza il nocciolo politico delle modifiche al master plan sui porti, allegato al Pit, che l’ex assessore regionale Riccardo Conti fece approvare nel 2007. Un nuovo strappo rispetto alle linee di politica urbanistica della precedente giunta guidata da Claudio Martini. «Vogliamo rivedere la classificazione delle tipologie di porti e approdi e approvare normative che dettino le nuove linee guida sulla portualità turistica», anticipa la Marson al Tirreno. L’idea guida numero uno: «Siamo favorevoli alla massima liberalizzazione di porti e approdi purché non siano invasivi sul piano del paesaggio. Vogliamo strutture con poco cemento», sottolinea l’assessore. Segue l’idea numero due: «Oggi i costi di un posto barca sono troppo elevati. Ciò è penalizzante per molte persone normali che hanno bisogno di posti a prezzi più accessibili», aggiunge la Marson. L’esempio viene dalla Francia dove ci sono porti e approdi costruiti con poco cemento, senza il retroporto dei nostri. «In alcune situazioni noi abbiamo delle cittadelle isolate con porto, alberghi e altre strutture ricettive. Questo è un modello che vogliamo ridiscutere per puntare a infrastrutture semplici, non invasive», osserva la Marson. Sugli approdi turistici la polemica è da anni rovente. C’è chi dice che sono pochi, che la domanda di posti barca è superiore all’offerta e che quindi è necessario costruire nuovi approdi. In questo momento in Toscana le pratiche urbanistiche per nuovi porti che sono in fase molto avanzata, spiegano in Regione, sono tre: Marina di Carrara, Portoferraio e Piombino. La fotografia dell’esistente registra 50 siti tra porti (una ventina) e ormeggi per complessivi 25mila posti barca. Due anni fa, parlando all’Elba, l’ex assessore all’urbanistica Riccardo Conti spiegò che era «finita l’emergenza» era scattata «l’ora dello sviluppo». Uno sviluppo che puntava anche sulla nautica da diporto. Il master plan di Conti prevedeva la qualificazione dei porti e dei posti barca: maggiore accessibilità, parcheggi, servizi di qualità. L’idea era quella di puntare a porti di eccellenza. C’è da chiedersi se la qualità e l’eccellenza dell’attuale master plan non collida con il taglio più popolare e spartano che la Marson vuole dare ai porti turistici toscani. Di contro c’è il partito degli ambientalisti che sostiene che di porti e porticcioli è lastricata la costa toscana. Il rettore della Normale di Pisa Salvatre Settis ha parlato di «coste bombardate dal cemento dei porti turistici». «Noi vorremmo disaccoppiare i due termini di cemento e porti turistici. La nostra linea è terza rispetto a queste due posizioni. Nel senso che condividiamo l’aumento degli approdi per le barche, ma li vorremmo meno cementificati possibile. Scarni, essenziali. Non le cittadelle che spesso vediamo oggi», spiega la Marson. Se sul piano edilizio, il neo assessore all’urbanistica sembra aver fatto propria la posizione dei comitati anti-ecomostri e degli ambientalisti, per quanto riguarda i porti turistici la revisione annunciata dell’attuale master plan di contiana memoria si muove, guardando al modello francese, come una terza strada tra ambientalisti e sviluppisti. Ipotizzando uno sviluppo a basso uso di cemento. Senza cittadelle e cattedrali in riva al mare. Puntando ad una clientela medio-bassa. Ma nello sfondo l’interrogativo è se un modello così sobrio possa attrarre capitali. Se senza cittadella un porto turistico possa essere fonte di business. E quindi in grado di attrarre l’interesse degli investitori. L’interrogativo richiama la cittadella viola di Firenze. La Regione e la Marson vorrebbero che in essa venisse costruito solo il nuovo stadio. Diego Della Valle controbatte che lo stadio da solo non porta soldi. Occorrono alberghi, centri commerciali, musei ed anche ristoranti. Così per i porti: basta il posto barca? O per creare business occorrono anche alberghi e ristoranti? Questo è il senso forse della sfida che la Marson dovrà affrontare per far approvare le sue revisioni del master plan: è possibile il business senza il cemento?

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LA NAZIONE Pagina 2 – Livorno Maggioranza fibrillata sui «contatti» tra Pd e Lega Gli incontri dei sindaci col Carroccio non piacciono né a Sel («Non ci parliamo») né all’Idv («Più chiarezza») di MICHELA BERTI LIVORNO — «COSA SIGNIFICANO le dichiarazioni fatte dai nostri amministratori sui rapporti con la Lega Nord? Il partito di Bossi è una forza di governo con la quale noi non vogliamo dialogare». Si chiude a riccio Andrea Ghilarducci segretario provinciale di Sinistra e Libertà sui rapporti che stanno crescendo tra il Carroccio e il Pd e sugli apprezzamenti fatti sulle nostre colonne dal sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci e dall’assessore provinciale al turismo Paolo Pacini. «Non mi risulta — continua — che il segretario Marco Ruggeri e il sindaco Alessandro Cosimi approvino il ‘modello-Lega’ e spero che anche il Pd sia su questa lunghezza d’onda». Resta però da capire l’utilità o l’entità di certi avvicinamenti. «Cosa significa — continua Ghilarducci — incontrare gli esponenti locali di un partito che si è presentato alle elezioni con slogan forti contro i compagni e i comunisti? Noi non abbiamo niente a che fare con loro. E non credo che il sindaco si presti a certe relazioni». Mah, stando a quanto il primo cittadino ci ha confermato, l’incontro a settembre ci sarà eccome, proprio su uno dei temi cari alla Lega: la sicurezza del territorio con il modello-Verona del sindaco Tosi. Un modello che il Carroccio sta cercando di esportare, visti i risultati ottenuti in pochi mesi sul contrasto alla criminalità ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. IL «MODELLO-LEGA» sembra piacere sempre di più nel nostro Paese perché, ricorda il sindaco di Collesalvetti Bacci: «L’esempio della Lega voleva essere tale, un esempio, non certo un modello. La differenza sostanziale tra il Pd e la Lega sta nella chiarezza dei messaggi che vengono proposti. Quello che volevo mettere in evidenza è la necessità di ‘prendere posizione’ perché spesso il Pd dà l’idea di voler tenere in collo tutti. Questo non porta da nessuna parte. Del resto, come dice la parola stessa, far parte di un ‘partito’ significa ‘parteggiare’, schierarsi...» UNO SCHIERARSI che non è afatto piaciuto a Sel che attacca: «La sua è demagogia spicciola — attacca Ghilarducci — proprio Bacci che è stato dirigente dell’Arci ed ha avuto esperienze nella Caritas. I valori della Lega sono in antitesi con quelli delle associazioni nelle quali il sindaco ha sempre militato». Ghilarducci è particolarmente critico nei confronti del Pd, lo è sempre stato, e non fa sconti nemmeno al sindaco di Livorno Alessandro Cosimi. «Il sindaco decide senza interloquire con il suo partito figuriamoci con noi» affonda il segretario di Sel.Un malessere che Sel ha sempre denunciato anche rispetto all’altro socio della maggioranza, l’Idv. «RINGRAZIO la Nazione — dice il segretario Luca Bogi — per averci informato su questi nuovi rapporti. Credo che gli amministratori facciano bene ad ascoltare tutte le voci, anche se, in merito alle dichiarazioni dell’assessore Pacini, vorrei sapere cosa ne pensa della posizione della Lega sulle ‘quote-latte’». Nonostante Bogi sia particolarmente critico nei confronti della Lega, si scoprono caratteristiche in comuni come il pragmatismo e la praticità. «Noi siamo i veri decisionisti del centrosinsitra — dice il segretario Luca Bogi — perché non abbiamo un’ideologia storica da difendere. Non abbiamo funzionari di partito che vivono grazie alla politica, alla quale ci dedichiamo con passione, sacrificandoci. E questo ci rende uomini liberi».

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LA NAZIONE Pagina 2 – Pistoia Dossi, nessuna retromarcia «Prima di tutto la sicurezza» L’assessore Pallini: «Troppi incidenti, piano da rispettare» «I DOSSI servono eccome. Sono gli stessi cittadini a chiedere che vengano installati: all’ufficio viabilità e all’assessorato arrivano ogni giorno numerose richieste in tal senso». Nessuna retromarcia. Non si sposta di un millimetro la posizione del Comune sui dissuasori di velocità. Nel giro di un anno ne sono stati realizzati a decine, dalle vie a ridosso del centro, fino alle frazioni di periferia. In molti casi in seguito a richieste di pistoiesi preoccupati per la velocità eccessiva delle auto in un punto particolare della città. Apprezzata da qualcuno, l’improvvisa proliferazione dei dossi ha però anche suscitato ironia e proteste da parte degli automobilisti. «Tropo alti, messi nei posti sbagliati», è stato notato a più riprese. MA IN QUESTI giorni un dosso in particolare è finito nell’occhio del ciclone. Si trova al civico 170 di via Modenese, proprio sotto l’abitazione di una famiglia che sta perdendo quiete e sonno a causa del rumore provocato dai camion, che la notte sobbalzano a causa del dislivello. A fianco della signora Rosaria Puglisi costretta a presentare certificati medici per assenza dal lavoro dopo le notti insonni, si sono schierati il capogruppo dell’Idv Andrea Betti prima, e il presidente del Consiglio comunale Marco Vettori, poi. «Quel dosso va spostato altrove», hanno alzato la voce i due esponenti della maggioranza. RICHIESTE VANE. Su questo la Giunta non transige. «Gli interventi di messa in sicurezza realizzati su alcune strade del territorio comunale — risponde l’assesore alla viabilità Riccardo Pallini — fanno parte di un piano complessivo che tiene conto del numero di sinistri, ed in particolare degli incidenti legati alla elevata velocità dei veicoli». L’esponente della Giunta ricorda che proprio sulla via Modenese, poco prima della installazione del dosso artificiale, un’auto è letteralmente piombata nella abitazione di alcuni cittadini, ed alcuni anni fa un sinistro gravissimo ha visto il coinvolgimento di una bambina, travolta ed uccisa da un’auto. «Per la sicurezza della via Modenese — dice — oltre centocinquanta cittadini hanno firmato una apposita richiesta. La precisa collocazione del dosso in questione deriva dal fatto che siamo all’interno del centro abitato, in prossimità di un attraversamento pedonale illuminato, con un parcheggio nelle vicinanze ed una stazione ecologica per il conferimento dei rifiuti da parte dei cittadini. Quindi non si tratta di una ubicazione casuale, ma — conclude Pallini — ponderata in base alle necessità riscontrate e richieste di maggiore sicurezza». E il dosso delle polemiche rimane dov’è. s.t.

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LA NAZIONE Pagina 2 – Pistoia L’intervento Eliminiamo i disagi Di Marco Vettori* ALLA luce della segnalazione effettuata su La Nazione in merito al dosso al civico 170 di Via Modenese, devo dare piena ragione a chi, come il consigliere Idv Andrea Betti, ha sollevato il problema. Anche al sottoscritto era stato segnalata la medesima questione. Il disagio si è verificato a seguito dell’installazione di un dosso al confine della porta di casa del numero civico menzionato: preciso che a tal riguardo avevo anch’io segnalato la problematica agli uffici comunali competenti che erano a conoscenza dei disagi arrecati alla famiglia ceh abita nella casa in questione. Mi auguro che, con queste ulteriori sollecitazioni, venga presa in seria considerazione la rimozione del dosso, dal momento che, è possibile l’installazione dello stesso in un tratto di strada libero da abitazioni o addirittura sostituito con un mezzo più moderno di rilevazione del velocità, per dissuadere i cittadini che hanno un comportamento illecito e pericoloso per l’alta velocità che, talvolta, viene sostenuta nei centri abitati. *presidente del Consiglio comunale

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