Rapporto poverta 2011

64
VII Rapporto povertà 2011 Caritas Diocesana di Pisa Osservatorio delle Povertà Sconfitti? 11 Informa Caritas Quaderni

description

 

Transcript of Rapporto poverta 2011

1

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

VII Rapporto povertà 2011Caritas Diocesana di PisaOsservatorio delle Povertà

Sconfitti?

11InformaCaritasQuaderni

2

Quaderni InformaCaritas

– R i n g r a z i a m e n t i

Q uesto rapporto, giunto ormai alla VII edizione, è il frutto del lavoro di mol-

te persone: di tutti quelli che hanno condot-to i colloqui, di chi ha cercato di promuovere dei percorsi di accompagnamento, di chi ha preparato i pacchi spesa, delle parrocchie che hanno tenuto aperte le mense. Sono operato-ri, volontari, giovani che vivono l’esperienza del servizio civile e dell’ anno di volontariato sociale, tirocinanti e stagisti che completano la loro formazione. A tutti loro va il ringra-ziamento dell’equipe della Caritas diocesana di Pisa, nella speranza che queste pagine sia-no di qualche utilità al loro servizio.“Sconfitti?” è dedicato alle oltre mille persone che nel corso del 2010 si sono rivolte alla Cari-tas in cerca di ascolto e di aiuto, ed in partico-lare a chi ci ha “prestato” la sua storia per per-metterci di raccontarne molte altre. E proprio rileggendo quelle storie ci viene il dubbio che gli sconfitti non siano soltanto loro, ma anche noi, espressione di una società che non riesce a contrastare efficacemente la povertà.La redazione del rapporto è stata curata da Federico Russo e Azzurra Valeri.

3

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

I n d i c e

Introduzione ...................................................................................................................... 5S.E. Mons. Giovanni Paolo Benotto, Arcivescovo di Pisa

Capitolo 1 ............................................................................................................................... 9

Capitolo 2 ............................................................................................................................ 31

Delegazione Regionale Caritas ToscanaScheda dati regionali - Dossier MIROD 2011 ............................... 47

Caritas Italiana/Fondazione Zancan“Poveri di diritti” - XI Rapporto su povertàed esclusione sociale in Italia .......................................................................... 49

Conclusioni ...................................................................................................................... 55Don Emanuele Morelli, Direttore Caritas Diocesana di Pisa

4

Quaderni InformaCaritas

5

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

IntroduzioneS.E. Mons. Giovanni Paolo Benotto

Arcivescovo di Pisa

I poveri li avete sempre con voi” ha detto Gesù (Mt 26,11); una verità che niente riesce a smentire, e che si afferma purtroppo con macrosco-

pica evidenza in una cultura che esa-spera sempre di più l’individualismo e la concorrenzialità, con il risultato che la povertà genera marginalità e le difficoltà del vivere ricadono su spal-le assolutamente incapaci di portarne il peso.Se abbiamo attraversato una stagione, quella della diffusione del benessere a buon mercato, che aveva alimentato la speranza o l’illusione di poter scon-figgere la povertà, oggi la situazione di crisi che sta attraversando il nostro mondo globalizzato, ha tolto ogni il-lusione ed ha reso ancora più fragi-le la speranza in un riscatto planeta-rio dal bisogno e dai lacci della mise-ria. Il progresso stesso non è più con-siderato come chiave infallibile della crescita economica, culturale e socia-le dei popoli: i disastri creati dal pro-gresso fine a se stesso, inteso come forma ideologica e frutto infallibile di un uomo padrone e arbitro del bene e del male, non solo sono davanti agli

occhi di tutti, ma in essi siamo tutti immersi e di essi tutti subiamo le con-seguenze.È chiaro che la povertà non si vin-ce esorcizzandola, ma affrontandola prima di tutto con processi educati-vi che formino le persone e le socie-tà alla condivisione fraterna con chi è più fragile; che propongano uno stile di vita sobrio ed essenziale; che mo-strino come solo dandosi vicendevol-mente una mano, tra persone, fami-glie, realtà sociali, istituzioni pubbli-che e private, a circoli sempre più am-pi fino a raggiungere gli estremi con-fini della terra, partendo dalle rela-zioni corte della vita di ogni giorno, è possibile mettere in atto, non solo iniziative, ma prima ancora atteggia-menti interiori, capaci di far guardare all’altro che si trova nel bisogno, non come ad un concorrente con il quale strapparsi reciprocamente risorse, ma come a fratello con il quale condivi-dere ciò che Dio ha destinato a tutti, per il bene di tutti.E che ci sia estremo bisogno di per-corsi educativi alla condivisione e al-la fraternità appare evidente anche

6

Quaderni InformaCaritas

dal “Rapporto povertà – Caritas 2011” che presentiamo con puntualità a fo-tografare la situazione del nostro ter-ritorio e in particolare della Città di Pisa in ordine alla povertà. Percorsi educativi che ci permettano di guar-dare sempre alle persone prima anco-ra che ai bisogni delle stesse. Non po-che volte accade infatti che risulti as-sai più facile dare la risposta concre-ta al bisogno del momento, preoccu-pandoci meno del vissuto della per-sona in difficoltà. Di fatto è un modo per sfuggire a ciò che è oggettivamen-te più difficile e cioè aiutare la persona in difficoltà a “riprendere la vita nelle proprie mani” invertendo quella chi-na spesso irreversibile che sta preci-pitandola verso un baratro da cui poi sarà impossibile uscirne.In fondo è proprio questo il tema che il “Rapporto povertà” di quest’anno ha voluto affrontare cercando di ana-lizzare il fenomeno dei “lungo assisti-ti”, cioè di quelle persone che ormai da anni, in maniera cronica, usufru-iscono dell’aiuto e della carità della Chiesa, così come dei Servizi socia-li delle Istituzioni pubbliche. Se come viene chiaramente delineato nel no-stro “Rapporto” l’intento che anima il servizio ecclesiale dei Centri di Ascol-to della Caritas diocesana è quello di “liberare le persone dal bisogno, an-che mediante l’indicazione dei luoghi e servizi, presenti sul territorio, in cui

è possibile ricevere aiuti concreti per il raggiungimento dell’autonomia”, ciò non si dissocia mai dalla “attenzione alla centralità della persona che ha la prevalenza su quella del bisogno”. Per questo “la linea di condotta adottata di preferenza non è quella di erogare (soltanto) contributi monetari o speci-fici servizi di bassa soglia, ma quella di progettare percorsi per superare la causa dei disagi anche grazie alla assi-stenza e all’aiuto degli operatori”.Non si tratta di una ambizione idea-listica, ma di una scelta fondamenta-le che ha la sua ricaduta concreta nel modo di operare, per cui si predilige “l’opzione dell’accompagnamento ri-spetto a quella dell’assistenzialismo, la riconquista dell’autonomia “possibi-le” su quella della cronicizzazione del bisogno”. Si tratta di un indirizzo che ovviamente non sempre è possibile portare avanti in pienezza, ma è pur sempre una meta che non può mai es-sere dimenticata.Questo stile, certamente assai esigen-te e non facile, è però il modo miglio-re per far leva su ogni possibile risor-sa che la persona porta in sé; è un se-gno della fiducia nella dignità di ogni persona che non può mai essere mes-sa tra parentesi; è la traduzione in scelte operative della convinzione che anima il credente che ogni creatu-ra umana porta sempre con sé l’im-magine del Creatore; una immagine

7

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

spesso sbiadita ed offesa, ma inelimi-nabile e che tutti, sempre, sono tenu-ti a rispettare e ad onorare. Tutto ciò non può non avere una forte valenza educativa attraverso lo sforzo di una costante costruzione e ricostruzione della consapevolezza della propria di-gnità in persone che non di rado si ab-bandonano alla rassegnazione di una situazione della quale non si intravve-de alcuna via di uscita. Si tratta di una sfida impari e difficile che spesso, co-me vediamo dal “Rapporto”, deve re-gistrare sonore sconfitte. Ci sono però anche piccoli semi che in qualche mo-do attecchiscono e germogliano.È su questi germogli che noi ci basia-mo per andare avanti e per non per-

dersi d’animo. Il cristiano sa che non è lui a salvare il mondo e che non po-trà mai pensare di risolvere definiti-vamente problemi che il mondo por-terà con sé sino alla sua fine; però sa e ne è profondamente convinto, che l’amore vince sempre; un amore che è scintilla di luce nel buio, calore nel gelo dell’individualismo; segno di speranza dove questa sembra venire meno. Un amore che chiama amore e che ne genera di nuovo. Un amore che donato non si esaurisce mai, ma si moltiplica all’infinito. È su questa certezza che anche il “Rapporto po-vertà – Caritas 2011” vuole aggiunge-re una pietra in più alla costruzione della “Civiltà dell’amore”.

8

Quaderni InformaCaritas

9

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Capitolo 1

I numeri e le caratteristichedegli utenti del Centro d’Ascolto

Lo scopo del presente capitolo è quello di definire i numeri e le principali caratteristiche delle persone incontrate ed ascolta-

te dai Centri di Ascolto (CdA) e dai Servizi Caritas della Diocesi.Come di consueto lo faremo a par-tire dalle informazioni contenute nel database in uso presso il CdA, in cui vengono annotate le informazio-ni anagrafiche e le situazioni di biso-gno delle persone che si rivolgono al centro; naturalmente questi dati so-no illuminati dalle riflessioni di co-loro che, operatori e volontari, quo-tidianamente incontrano i volti e le storie del disagio.Il loro contributo è infatti fonda-mentale sia per orientare lo sguardo, sia a fini interpretativi.

1. Aspetti metodologici1.1. La rete dei Centri di AscoltoCome noto, nella diocesi di Pisa so-no attualmente attivi quattro Cen-tri di Ascolto che operano secondo le medesime modalità operative, utiliz-zando un unico sistema informativo nel quale confluiscono appunto tutti

i dati ed il complesso delle informa-zioni raccolte. Nello specifico, due di essi sono centri diocesani che han-no sede nel centro cittadino (Spor-tello Unico e Sportello Percorsi), un centro è animato dalla parrocchia di San Michele degli Scalzi e l’ultimo è invece espressione dell’unità pa-storale di Pontasserchio, Limiti, San Martino a Ulmiano e Pappiana.In generale, il Centro di Ascolto na-sce come risposta della comunità cri-stiana ai bisogni degli ultimi. Esso è il luogo in cui le persone in difficoltà vengono ascoltate rispetto ai propri bisogni specifici, ricevendo aiuto e orientamento, anche mediante la ba-nale indicazione dei luoghi e dei ser-vizi presenti sul territorio. Così come negli scorsi anni, anche per il 2010, il numero complessivo dei dati e delle informazioni raccol-ti proviene in misura preponderante dal centro città ed in particolar mo-do dagli sportelli Unico e Percorsi. Le tendenze evidenziate nel presente rapporto, almeno con riferimento a questo primo capitolo, sono pertanto da intendersi come fortemente sbi-

10

Quaderni InformaCaritas

lanciate su questa specifica porzio-ne di territorio. Il CdA di Pontasser-chio, Limiti, Pappiana e S.Martino a Ulmiano, è stato infatti il centro di primo contatto per circa il 3,2% del-le persone complessivamente incon-trate; per il CdA di San Michele agli Scalzi la proporzione si aggira intor-no al 3%.

1.2. La metodologia di lavoroLa rete dei CdA si caratterizza per la presenza di un’équipe di operato-ri guidata da un coordinatore e per la disponibilità di una sede ricono-scibile in cui sono identificati luoghi dedicati all’attesa e all’ascolto, oltre ad adeguati strumenti di documen-tazione e di comunicazione.La metodologia adottata è basata sul lavoro di gruppo ed è scandita dai momenti dell’accoglienza, dell’ascol-to, del discernimento, dell’orienta-mento, dell’accompagnamento e del-la verifica che, oltre a garantire una scansione di ordine cronologico, fa-voriscono la conoscenza approfondi-ta delle storie incontrate e scoraggia-no i possibili rischi del puro assisten-zialismo. Durante l’ascolto, le informazioni di coloro che si rivolgono alla rete dei CdA sono raccolte in schede car-tacee e successivamente inserite su un database elettronico che consen-te l’effettuazione di elaborazioni sta-

tistiche. Si tratta di informazioni di natura anagrafica ma anche di im-portanti indicazioni relative alla per-sonale situazione socio-relazionale ed economica (condizione abitativa, problematica rilevata, tipologia di intervento messo in atto, ecc.).L’aggiornamento costante delle sche-de personali consente di pervenire alla costruzione di un quadro stori-co per ciascuna persona incontrata e alla definizione di uno specifico per-corso di ascolto ed accompagnamen-to.Come ogni anno, concorrono al-la definizione del contesto di disa-gio e povertà anche le informazioni provenienti dalle mense e dal servi-zio di erogazione dei pacchi spesa e dei buoni doccia, raccolte presso gli specifici sportelli di accoglienza e nei centri di distribuzione.

2. Un anno in sintesiPersone e colloqui: Nel 2010 gli ope-ratori del Centro d’Ascolto hanno complessivamente incontrato 972 persone. Si tratta di un valore che è in linea con quello rilevato per il 2009. Si conferma inoltre un numero medio di colloqui individuali supe-riore a 4; nel corso dell’intero anno sono infatti stati realizzati 4258 col-loqui per una media a persona pari a 4,3 colloqui.Italiani e stranieri: Delle 972 persone

11

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

incontrate, 677 sono straniere, pari al 69,7% del totale. Gli italiani sono aumentati in termini relativi: si è in-fatti passati dal 27% circa del 2009 al 30,3% del 2010. L’esame dell’area di provenienza degli stranieri confer-ma le tendenze ormai in atto e con-tinua ad essere verificato come la di-stribuzione delle nazionalità sia for-temente legata alla variabile sesso. In particolare, tra le donne, la naziona-lità più rappresentata è quella ucrai-na (18,8%), seguita da quella mace-done (15,3) e romena (10,8%). La pre-senza romena ammonta al 21,6% per gli uomini ed immediatamente dopo si trovano quella marocchina (16,4%) e tunisina (8,9%).Donne e Uomini: Al CdA si rivolgo-no in misura pressoché identica uo-mini e donne con proprie specificità che, come detto, si legano alla varia-bile cittadinanza.Età, stato civile e condizione occupa-zionale: Appartenenza alle classi di età centrali e disoccupazione/inoc-cupazione sono le situazioni più fre-quenti. Con riferimento allo stato ci-vile continua ad essere evidente una sovra-rappresentazione di separati/divorziati, soprattutto tra le donne.Condizione abitativa e tipologia di convivenza: La situazione abitativa resta particolarmente problematica. La maggioranza degli utenti ha un nucleo familiare composto da uno o

più minori.Problematiche: Le problematiche di reddito, di occupazione ed abitative sono quelle segnalate con maggiore frequenza.Servizi: Nel 2010 la rete Caritas ha erogato circa 22.000 pasti, 2.891 pac-chi spesa e 125 buoni doccia.

3. Caratteristiche socio-anagrafi-che delle persone incontrateNel 2010 gli operatori dei Centri d’A-scolto hanno complessivamente in-contrato 1187 persone: per 972 è sta-to condotto almeno un colloquio ap-profondito, mentre le restanti 215 so-no fruitori dei servizi per i quali so-no state annotate soltanto alcune in-formazioni anagrafiche di base. Le analisi di questo paragrafo si soffer-mano soltanto sui primi. Per queste 972 persone è stato con-dotto un totale di 4.258 colloqui. In media si conferma un numero di colloqui pari a 4,3 ciascuno.La distribuzione delle persone in-contrate per numero di colloqui fru-iti evidenzia inoltre, come già rileva-to lo scorso anno, che ben il 42,5% di esse è stato incontrato dagli ope-ratori dei CdA per un numero di vol-te comprese tra 2 e 5. Una quota con-sistente di persone, pari al 24,5%, ha avuto invece un numero di colloqui compreso tra 6 e 15.In generale, le caratteristiche rilevate

12

Quaderni InformaCaritas

ricalcano le indicazioni raccolte negli anni passati: prevalenza della compo-nente straniera con una provenienza fortemente influenzata dalla variabile sesso, omogeneità di presenze tra uo-mini e donne; sovra rappresentazione delle fasce di età centrali.L’esame del sesso per cittadinanza evidenzia una prevalenza di donne tra gli stranieri (55%) ed una maggio-re presenza di uomini tra gli italiani (58%) (Grafico 1.).

L’età media di uomini e donne è so-stanzialmente equilibrata: 43,3 anni per i primi e 44,1 per le seconde ma emergono differenze piuttosto signi-ficative con riferimento alla naziona-lità.Gli uomini stranieri che si rivolgono al CdA sono mediamente più giova-ni di quelli italiani e delle donne della stessa nazionalità. Allo stesso modo, mediamente sono più anziane le don-ne italiane rispetto a quelle straniere.

13

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

In entrambi i casi la differenza è, in media, di circa 10 anni.Così come evidenziato lo scorso an-no, l’esame dettagliato della distribu-zione per classe di età della compo-nente straniera fa emergere un trend all’invecchiamento di questa porzio-ne di utenza anche se continua ad es-sere verificata una loro maggiore di-stribuzione all’interno delle classi di età relativamente più giovani in con-seguenza, come noto, di progetti mi-gratori centrati sulla ricerca di un’oc-cupazione.In valore assoluto, sono 138 italiani e 334 stranieri le nuove persone con cui la rete dei CdA è entrata in contatto

nel 2010. La quota di persone incontrate nel 2010 si mantiene preponderante, am-montando al 48,6% delle persone ascoltate, ma si configura come rela-tivamente inferiore rispetto a quanto rilevato per lo scorso anno, quando lo stesso dato ammontava al 56,3%.Rispetto al passato è quindi possibi-le affermare che è in misura signifi-cativa aumentata la proporzione degli “storici”, senza particolari distinzioni tra italiani e stranieri.Le persone incontrate sono prevalen-temente coniugate (41,9%) anche se il dato complessivo è fortemente in-fluenzato da quanto rilevato per la

14

Quaderni InformaCaritas

componente straniera. Risultano infatti coniugati il 54,1% degli stranieri contro il 13,9% degli italiani che risultano invece prevalen-temente celibi/nubili (40,3%) e di-vorziati/separati (40,2%).A conferma del trend riscontrato a partire dallo scorso anno, è possi-bile affermare che è in aumento la proporzione di uomini separati/di-vorziati che si rivolgono al CdA, si-tuazione questa che fino ad un pa-io di anni fa sembrava caratterizza-re in misura più frequente la com-ponente femminile. La proporzione di uomini italia-ni separati/divorziati incontrati nel 2010 ammonta infatti al 33,7%, contro il 27,6% rilevato per le don-ne (Vedi approfondimento 1).Nessuna significativa novità invece per quanto riguarda la condizione occupazionale: l’82,1% delle perso-

ne che si rivolgono al CdA e per le quali è stato rilevato il dato, sono disoccupate.Il Grafico 2 sottolinea delle signifi-cative differenze sia con riferimen-to alla variabile sesso, sia rispet-to alla cittadinanza delle persone ascoltate.Italiani e stranieri presentano in-fatti quadri piuttosto diversificati; tra i primi, se è vero che la mag-gioranza assoluta delle persone vi-ve una situazione di disoccupazio-ne, si rilevano quote pari all’11,1% di occupati e pari a circa il 16% di persone che percepiscono una pen-sione.La situazione degli stranieri è ca-ratterizzata da un maggior livello di criticità: quasi 9 persone stranie-re su 10 dichiarano infatti di essere disoccupate. (Grafico 2a).Nel confronto tra donne e uomini

15

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Approfondimento 1 – Gli uomini italiani separati o divorziati

Un approfondimento circa le specifiche caratteristiche degli uomini ita-liani separati/divorziati evidenzia che si tratta di 58 persone, con un’e-

tà media relativamente alta (51,9 anni), il 62,1% dei quali si sono rivolti per la prima volta al CdA tra il 2009 e il 2010.

Tabella 1a – Distribuzione degli uomini italiani separati/divorziatiper numero di colloqui effettuati

N. di colloqui fruiti dagli uomini italianiseparati/divorziati

N %

1 Colloquio 11 19Da 2 a 5 colloqui 25 43,1

DA 6 A 15 colloqui 20 34,5DA 16 A 25 colloqui 1 1,7

Oltre 25 colloqui 1 1,7Totale 58 100

colloqui realizzati 319N. medio di colloqui 5,5

Gli operatori del CdA conoscono in misura significativamente approfon-dita la loro storia; per ciascuno di essi sono stati infatti effettuati, in me-dia, oltre 5 colloqui e il 34,5% di essi ha fruito di un numero di colloqui compreso tra 6 e 15 (Tabella 1a).La loro condizione abitativa è piuttosto critica: il 13% di essi è infatti senza alloggio e a questa quota si aggiunge il 14,8% rilevato per coloro che han-no un’abitazione impropria.Una quota significativa è inoltre ospitato temporaneamente presso l’asilo notturno mentre è assolutamente residuale la quota di coloro che hanno la casa di proprietà (1,9%) (Tabella 1b).

16

Quaderni InformaCaritas

Tabella 1b - Distribuzione degli uomini italiani separati/divorziatiper condizione abitativa  N. %

Affitto 10 18,5Dormitorio 9 16,7

Abitazione impropria 8 14,8Senza alloggio 7 13,0

Abitazione amici/familiari 6 11,1Edilizia popolare 6 11,1

Altro 3 5,6Casa di accoglienza 2 3,7

Ostello 2 3,7Abitazione di Proprietà 1 1,9

Totale 54 100,0

L’esame relativo alla tipologia di convivenza di questo gruppo conferma che si tratta per la maggioranza assoluta (61,4%) di persone che vivono so-le. Soltanto il 20,5% vive in un nucleo familiare (Tabella 1c).

Tabella 1c – Distribuzione degli uomini italiani separati/divorziatiper tipologia di convivenza  N. %

Solo 27 61,4In nucleo familiare 9 20,5

In nucleo non familiare 5 11,4Altro 3 6,8

Totale 44 100,0

Infine, nel 78,4% dei casi si tratta di persone disoccupate, mentre una quo-ta pari al 13,7% percepisce una pensione (Grafico 1a).

17

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Grafico 1a – Distribuzione degli uomini italiani separati/divorziatiper condizione occupazionale

Le motivazioni che hanno spinto questo gruppo di persone a rivolgersi al CdA sono prevalentemente di natura economica. Il 47,5% di essi ha infat-ti richiesto almeno un sostegno al reddito; il 55,9% ha avuto accesso alla mensa e il 32,8% ha fruito della distribuzione di viveri e/o vestiario. Sol-tanto il 10,3% ha avuto accesso al servizio doccia.

18

Quaderni InformaCaritas

sono questi ultimi a riportare un numero relativamente più alto di persone disoccupate: 85,5% contro il 78,7%, mentre le donne risultano essere occupate in misura signifi-cativamente maggiore (Grafico 2b).Un dato interessante, sul quale vale la pena soffermarsi è quello relativo al-le persone che percepiscono una pen-sione (Approfondimento 2). Il trend che si configura in questi ultimi an-ni evidenzia infatti una variazione, lieve ma significativa, di segno posi-tivo. In particolare, se il valore com-

plessivo risulta in aumento di un solo punto percentuale (dal 3,9% del 2009 al 4,9% registrato nel 2010), l’esame dello stesso dato per gruppi omogenei per sesso e cittadinanza evidenzia va-riazioni più significative. Tra gli italia-ni la quota è infatti passata dal 14,4% al 15,7% e tra le donne la proporzione è cresciuta rispetto allo scorso anno di 1,6 punti percentuali (Tabella 5.). L’annuale lettura dei dati provenien-ti dai CdA ha progressivamente fat-to emergere la criticità della condizio-ne abitativa di molte delle persone che

19

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Approfondimento 2 – Gli italiani che percepiscono una pensione

S i tratta di 41 persone, 20 uomini e 21 donne con età media pari rispet-tivamente a 66 e a 70,7 anni. Soltanto il 31,7% sono persone che si so-

no rivolte al CdA per la prima volta nel 2010, proporzione significativa-mente inferiore rispetto a quella del 48,6% registrata per il complesso del-le persone incontrate.Molto più frequentemente si tratta di uomini e donne che hanno comin-ciato a frequentare il CdA dal 2005 in poi e che hanno continuato, plausi-bilmente con continuità, anche nel 2010.

Tabella 2a – Distribuzione dei pensionati italiani per condizione abitativa

Distribuzione dei pensionati italianiper condizione abitativa

Uomini Donne Totale

Abitazione di amici e familiari 5,0 4,8 4,9Abitazione in affitto 30,0 33,3 31,7

Abitazione propria 0,0 4,8 2,4Edilizia popolare 25,0 47,6 36,6

Dormitorio 20,0 0,0 9,8Altro 20,0 9,5 14,6

Totale 100,0 100,0 100,0

Rispetto alla condizione abitativa e relativamente a quanto verificato per il complesso delle persone incontrate nel 2010, risulta fortemente sovra rap-presentato il gruppo di coloro che vivono in edilizia popolare (36,6%), con quote che si avvicinano alla maggioranza assoluta per il sottogruppo del-le donne (47,6%).Nel confronto con il gruppo degli italiani risulta inoltre significativamen-te superiore la proporzione delle persone che vivono in affitto: il 31,7% dei pensionati incontrati contro il 26,8% registrato per gli italiani nel com-plesso.Un dato altrettanto significativo emerge dalla tipologia di convivenza: 20

20

Quaderni InformaCaritas

si rivolgono alla rete dei servizi Cari-tas. Anche quest’anno la mancanza o l’inadeguatezza dell’abitazione sono di fatto state segnalate agli operato-ri come uno, se non il principale dei motivi per i quali si richiede un so-stegno. Come più volte evidenziato, a rendere ancora più critica la condi-zione di molti di coloro che non di-spongono di un’adeguata sistemazio-ne abitativa è spesso la presenza di fi-gli/bambini conviventi. Anche per quest’anno le condizioni socio-abita-tive si confermano significativamen-te preoccupanti. A livello complessi-vo, poco più della metà delle perso-ne per le quali è stato rilevato il da-to, il 53,5%, vive in un’abitazione che possa definirsi realmente tale, sia es-

sa in affitto o di proprietà. Il 27% del-le persone ha una sistemazione prov-visoria e nel 20% circa dei casi sono state incontrate persone che vivono in contesti che non possono essere iden-tificati come vera e propria abitazio-ne. Si tratta ad esempio, di auto, ba-racche, roulotte, a cui si aggiungono coloro che dichiarano di essere senza alloggio (7,3% delle persone incontra-te). Quest’ultima condizione descritta riguarda in misura significativamen-te più frequente soprattutto la compo-nente maschile del nostro gruppo di riferimento. La Tabella 6. evidenzia infatti come le proporzioni relative alla tipologia “Abitazione impropria” coinvolgano nello specifico il 20,8% degli uomini italiani e il 26,2% degli

delle persone incontrate, circa il 49% dei pensionati a cui ci riferiamo, vi-vono infatti soli.Tale aspetto è in qualche modo influenzato dallo stato civile: la totalità delle persone che vivono sole sono infatti celibi/nubili, separate/divorzia-te o vedove.Anche in questo caso, si tratta di persone che hanno avuto più di un col-loquio approfondito con gli operatori del CdA: in media 3,8 colloqui per gli uomini e 4,2 per le donne.Il quadro delle problematiche presentate attiene in misura pressoché esclusiva alla dimensione economica. I pensionati che si sono rivolti al CdA chiedono infatti un sostegno di tale natura ed hanno prevalente-mente fruito della distribuzione di viveri e vestiario.

21

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

uomini stranieri, mentre per la com-ponente femminile si individua una quota che ammonta al 14,9% e che è tuttavia negativamente influenzata da quanto rilevato per le donne di na-zionalità straniera. Mentre le italia-ne dichiarano di vivere in un contesto non propriamente abitativo nel 5,5% dei casi, la stessa condizione riguarda

18,1% delle donne straniere. In par-ticolare risulta relativamente alta la quota di donne straniere che vivono in baracche (12,4% delle donne stra-niere). Il confronto con gli operatori del CdA ci ha spinto a valutare possi-bili ipotesi circa questa sovra rappre-sentazione; in particolare le percezio-ni degli operatori andavano in dire-

Approfondimento 3 – Donne straniere che vivono in baracca

Si tratta di 46 persone, 32 delle quali di nazionalità macedone (69,5%) (7 delle quali risultano essere irregolari), 10 romene (21,7%), 1 ucraina, 1 cro-

ata e 2 provenienti dalla Bosnia Erzegovina. L’età media è relativamente gio-vane: 33,8 anni. Il campo che specifica se si tratta di una persona “nomade” risulta compilato per un numero limitato di persone e rende dunque incer-ta una generalizzazione ma è plausibile ipotizzare che si tratti prevalentemen-te di donne di etnia rom. La forte sovra rappresentazione della componente femminile è in tal senso influenzata, non tanto da un effettivo svantaggio del-le donne rispetto agli uomini, quanto dalla suddivisione dei compiti all’inter-no del nucleo familiare che contraddistingue questo specifico gruppo di po-polazione e che è stato approfondito nelle precedenti edizioni del Rapporto.

22

Quaderni InformaCaritas

L’esame dell’anno di arrivo in Italia evidenzia che si tratta peraltro di perso-ne che si trovano all’interno del nostro Paese da un numero significativa-mente alto di anni: 10 di esse (21,7%) dichiara di essere arrivata da oltre un decennio mentre sono soltanto 4 (l’8,7%) quelle arrivate nel 2010. Un altro dato che supporta l’ipotesi iniziale è rappresentato dalla tipologia di convi-venza. Abbiamo incontrato soltanto una donna che dichiara di vivere sola, mentre nella quasi totalità dei casi si tratta di persone che vivono in un nu-cleo familiare. Nella stessa direzione vanno le indicazioni raccolte con rife-rimento alla presenza di figli: 44 delle 46 donne appartenenti a questo sot-togruppo dichiara infatti di avere almeno un figlio e per 42 di esse si tratta di figli conviventi. Quanto alla numerosità dei nuclei familiari di cui par-liamo, nel 67,4% dei casi abbiamo a che fare con donne che convivono con più di 2 figli e il fatto che l’età media rilevata sia di poco superiore ai 33 an-ni ci lascia ipotizzare che si tratti di bambini e ragazzi al massimo poco più che adolescenti.

Tabella 3a. – Distribuzione delle donne straniere con figli chevivono in baracche per numero di figli conviventi

Valoreassoluto

%

Nessun figlio convivente 2 4,51 figlio convivente 7 15,9

2 figli conviventi 11 253 figli conviventi 13 29,54 figli conviventi 6 13,65 figli conviventi 3 6,86 figli conviventi 1 2,37 figli conviventi 1 2,3

Totale 44 100

Altrettanto significativo è il dato relativo alla condizione occupaziona-le: la quasi totalità delle donne che appartiene a questo specifico gruppo dichiara infatti di essere disoccupata. Il numero medio di colloqui effet-

23

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Approfondimento 4 – Uomini provenienti dal Maghreb

L’approfondimento relativo a questo specifico gruppo di persone riveste un particolare interesse anche alla luce del trend delle loro presenze che, do-

po alcuni anni di rallentamento, sta tornando su valori registrati nel 2002-2003. Le persone a cui facciamo riferimento provengono da Algeria (5%), Ma-rocco (62,5%) e Tunisia (32,5%) e si tratta complessivamente di 80 persone. L’età media è di 39,3 anni e il numero medio di colloqui effettuati ammonta a 5,3; un colloquio in più rispetto a quanto registrato per le persone comples-sivamente incontrate. Il 37% degli uomini provenienti dal Maghreb si è rivol-to per la prima volta al Cda nel 2010. Sono complessivamente 30 persone, la metà esatta delle quali si trova in Italia da prima del 1999. Indicatore questo piuttosto significativo del fatto che, con buona probabilità, si tratta di persone che non necessitano esclusivamente di un sostegno all’orientamento ai servi-zi, quanto un vero e proprio accompagnamento nel superamento di una con-dizione di crisi sopraggiunta.

Tabella 4a. - Distribuzione degli uomini provenienti dal Maghrebper condizione abitativa

N. %Casa 8 14,3

Abitazione impropria 15 26,8Sistemazione provvisoria 33 58,9

Totale 56 100,0

tuati nel 2010 ammonta a 3,7 per persona, circa un colloquio in meno ri-spetto a quelli che hanno coinvolto il complesso delle persone.Il numero medio dei colloqui sale tuttavia a 4,3 con riferimento a coloro che si sono rivolte per la prima volta ai CdA nel 2010. La tipologia di in-tervento più frequentemente fruito è la distribuzione di viveri e vestia-rio che ha riguardato, almeno una volta, 37 donne su 46, pari all’80,4%.

24

Quaderni InformaCaritas

Purtroppo il dato relativo al tipo di professione svolta è presente per un numero veramente esiguo di persone, tale che non ci rende possibile al-cuna forma di generalizzazione ma, trattandosi di persone che dichiara-no di essere disoccupate o in cerca di nuova occupazione, gli operatori del CdA ipotizzano che si tratti in misura prevalente di persone tradizional-mente impiegate come manovali e/o muratori e sulle quali si riflette la cri-si del settore edile. Le condizioni abitative di questa porzione di persone risultano essere particolarmente critiche. Il confronto con il gruppo degli uomini stranieri (Tabella 6.) evidenzia infatti una situazione per la qua-le, oltre ad essere fortemente inferiore la proporzione di coloro che vivo-no in una casa vera e propria (14,3% per gli uomini provenienti dal Ma-ghreb contro il 37,8% rilevato per il gruppo degli uomini stranieri nel complesso) è infatti significativamente superiore la proporzione di co-loro che si trovano in una condizione di provvisorietà (rispettivamen-te 58,9% contro il 36%). In particolare, le persone di cui parliamo risul-tano essere frequentatori del Dormitorio: delle 59 persone straniere di sesso maschile che dichiarano di essere ospitati presso l’asilo notturno, ben 23 (pari al 39%) sono di nazionalità tunisina, marocchina o algeri-na. Anche la proporzione di coloro che risultano essere senza alloggio è significativamente alta: ammonta nel loro caso al 19,6%, quota superio-re di ben 5 punti percentuali rispetto a quella rilevata per il gruppo de-gli uomini stranieri nel complesso. A fianco dei celibi che vivono soli o in contesto non familiare, si individua tuttavia un gruppo di 30 persone che vivono prevalentemente in affitto (50%) o ospitati presso amici e/o familiari (20%). Si tratta di persone che sono nel nostro Paese da almeno 2 anni, anche se la metà di essi è arrivata da prima del 1997. Il 37% circa di essi si è rivolto per la prima volta al CdA nel 2010. Si tratta di uomini disoccupati che, fatta eccezione per una persona, hanno tutti figli con-viventi e che si sono rivolti al CdA per un sostegno economico ma che hanno avuto soprattutto accesso al sistema di distribuzione di viveri e vestiario. In nessun caso si è verificato accesso alle docce o alle mense. Segno evidente che per questo specifico sottogruppo di persone l’inter-vento degli operatori è principalmente orientato al sostegno alla fami-glia piuttosto che al singolo.

25

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

zione di una specificità legata alla va-riabile cittadinanza di questo partico-lare gruppo di persone. In effetti un esame approfondito di alcune varia-bili ha evidenziato come si tratti di un sottogruppo specificamente circo-scritto e con proprie peculiarità (Ap-profondimento 3). Un ulteriore spun-to di riflessione emerso dal confron-to con gli operatori del CdA ha sug-gerito l’opportunità di una valutazio-ne delle differenti condizioni abitative a partire dall’esame della nazionalità, soprattutto relativamente al gruppo degli stranieri.La Tabella 6. ha infatti evidenziato alcune differenze tra italiani e stra-nieri che meritano di essere valuta-te alla luce di ulteriori approfondi-menti. Una possibile strada suggeri-ta dagli operatori del CdA ha riguar-dato l’esame delle specifiche carat-teristiche degli stranieri provenienti dall’area maghrebina (Approfondi-mento 4).La condizione abitativa si lega for-temente alla tipologia di conviven-

za e risente, come conseguenza, del-le distinzioni di sesso e cittadinan-za. La Tabella 7. evidenzia infatti co-me la tipologia più diffusa resti quel-la all’interno di un nucleo familiare (42,5%) che pare riguardare in mi-sura più frequente le donne rispetto agli uomini e principalmente quelle di nazionalità italiana. La condizio-ne di solitudine riguarda invece in modo molto più diffuso la compo-nente maschile e tra gli uomini so-prattutto gli italiani.

4. Gli stranieriCome di consueto, nel confronto tra italiani e stranieri, alcune questio-ni specifiche che meritano un ap-profondimento riguardano la pro-venienza geografica ed il possesso di un qualche titolo di soggiorno di questi ultimi.Si tratta di aspetti che aiutano a de-finire in misura ancora più precisa le caratteristiche del disagio vissu-to dagli stranieri nel nostro contesto cittadino.

26

Quaderni InformaCaritas

Nel 2010 sono stati ascoltati in mo-do approfondito dagli operatori del CdA 372 donne e 305 uomini per un totale di 677 stranieri. La distribu-zione degli stranieri incontrati per nazionalità fa emergere, come det-to, una ripresa delle presenze da par-te dell’area del Maghreb, ed in par-ticolar modo dalla Tunisia (4,7% de-gli stranieri ascoltati, contro il valore registrato lo scorso anno, inferiore al 2,7%). Alla Romania spetta il prima-to, con il 15,7% delle presenze.La distribuzione delle nazionalità è ancora fortemente legata alla varia-bile sesso. Tra le donne la nazionali-

tà più rappresentata è quella ucraina (18,8%), seguita da quella macedone (15,3%) e rumena (10,8%). Tra gli uo-mini il gruppo più numeroso è rap-presentato dai romeni (21,6%), se-guiti da marocchini (16,4%) e tunisi-ni (8,9%). Le variazioni legate al ses-so sono ben evidenziate all’interno della Tabella 9. A conferma di quan-to verificato nel Rapporto dello scor-so anno, le donne arrivano prevalen-temente dalla Macedonia (15,3%) e dall’Ucraina (18,8%), mentre la quo-ta maggioritaria di uomini è romena (21,6%) o marocchina (16,4%). Ciò che emerge rispetto al 2009 è

27

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

l’ulteriore “specializzazione” dei fru-itori dei servizi della rete Caritas con riferimento al sesso. La maggioranza assoluta (52,5%) degli stranieri che si rivolgono al CdA sono in Italia da ol-

tre 5 anni e la storicità della presen-za sembra essere più marcata per la componente maschile (55,9%).La quota delle persone arrivate nell’ultimo anno si attesta invece al

14% (Tabella 10.). Un ultimo aspet-to da monitorare con riferimento al-la componente straniera riguarda il possesso di un titolo di soggiorno, sia esso permesso, la carta di sog-giorno o cedolino per il rinnovo.

Rileviamo che il 70% circa delle per-sone per le quali è stato rilevato il da-to risulta essere regolare; si tratta in-fatti di persone che non necessitano di alcun titolo di soggiorno o che ne sono in possesso (Tabella 11.). Come

28

Quaderni InformaCaritas

già approfondito nel Rapporto rela-tivo al 2009, la condizione di irre-golarità risulta più frequentemente diffusa tra la popolazione femmini-le (32,6% delle donne, contro il 28% degli uomini).

5. Le problematiche rilevateCome abbiamo già sottolineato ne-gli scorsi anni, le persone che si ri-volgono ai nostri sportelli sono pre-

valentemente multiproblematiche: la maggior parte delle volte i nostri operatori si trovano di fronte a storie di vita dove più problematiche si in-trecciano e si complicano a vicenda, rendendo vana la ricerca di un inter-vento “risolutivo”. In media, i nostri utenti hanno problemi che investono 1,8 aree tra quelle indicate nella ta-bella 12. Fra le diverse problematiche rilevate dai nostri operatori emer-

ge la centralità dei problemi di red-dito, che interessano oltre il 55,3% delle persone ascoltate senza distin-zioni rilevanti tra italiani e stranie-ri. Un altro problema che investe ita-liani e stranieri è senz’altro la man-canza di occupazione o la sua scarsa qualità, che viene rilevato come pro-blema per circa il 44% degli stranieri e per più del 38% degli italiani. Per la prima volta il dato di italiani e stra-

nieri si avvicina, segno che sono in aumento i cittadini italiani che si ri-volgono al CdA manifestando un di-sagio lavorativo.

6. La rete dei serviziI servizi di mensa, distribuzione di pacchi spesa e docce hanno conti-nuato ad occupare uno spazio di ri-lievo nell’azione della rete Caritas.La strutturazione della rete dei ser-

29

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

vizi ha mantenuto nel corso del 2010 l’impianto organizzativo e metodo-logico descritto lo scorso anno, fatta eccezione per il servizio delle docce che ha visto l’attivazione di un nuo-vo punto di fruizione del servizio nei locali adiacenti al CdA diocesano.Le persone che hanno avuto accesso ai servizi Caritas nel 2010 sono 558, dato sostanzialmente stabile rispetto al 2009 (577) che conferma l’espan-sione dell’offerta rispetto agli an-

ni precedenti (i fruitori dei servizi erano 225 nel 2007 e 379 nel 2008). La composizione dei fruitori di ser-vizi per nazionalità non ha subito sconvolgimenti nel corso degli ulti-mi quattro anni. La tabella 13 mo-stra che gli italiani hanno superato la quota del 25%, continuando il lo-ro graduale aumento che è iniziato a partire dal 2007. Rispetto allo scor-so anno aumenta la quota di cittadi-ni ucraini mentre scendono macedo-

ni, romeni e marocchini. La presen-za degli ucraini è eccezionale rispet-to alla loro presenza sul territorio: nonostante nell’area pisana i romeni siano circa cinque volte più numero-si hanno tassi di presenza molto più bassi. Altrettanto significativo è no-tare che la collettività più numero-

sa in assoluto, quella albanese, non si avvalga che in minima parte dei ser-vizi di bassa soglia. Le persone che usufruiscono dei servizi Caritas so-no equamente ripartiti tra uomini e donne, con una lievissima prevalen-za dei primi che si accentua un po’ nel corso del 2010. L’equilibrio gene-

30

Quaderni InformaCaritas

rale tra i sessi è però il frutto di dina-miche molto differenziate tra le sin-gole collettività. Per esempio, pren-dendo come riferimento il 2010, gli

uomini sono la maggioranza degli italiani e dei marocchini, mentre le donne sono preponderante nelle col-lettività ucraina e georgiana.

31

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Capitolo 2

Alla ricerca di una normalità possibile:un focus sui lungo–assistiti

1 L’obiettivo della ricercaDa alcuni anni il dossier sul-le povertà della Caritas di Pisa propone in modo alternato ap-

profondimenti rivolti alla chiesa loca-le e interventi destinati in modo più specifico alla società civile e agli ope-ratori del sociale. Questo capitolo de-dicato alle storie dei “lungo assistiti”, riesaminando in modo critico la sto-ria recente delle persone che sono sta-te prese in carico da tempo e in modo continuativo dal sistema Caritas, na-sce con l’intento di evidenziare le po-vertà e le risorse della rete di assisten-za sociale pubblica ed ecclesiale, ed ha l’ambizione di essere utile ad entram-bi gli abituali destinatari di queste pa-gine. Prima di descrivere in dettaglio gli obiettivi di questo lavoro e il metodo di ricerca che abbiamo scelto, è im-portante richiamare l’attenzione sul modo di operare dei Centri di Ascol-to Caritas e sui loro obiettivi. I Cen-tri di Ascolto nascono come risposta della comunità cristiana ai bisogni degli ultimi. In concreto essi rappre-

sentano i luoghi in cui le persone in difficoltà vengono ascoltate rispetto ai propri bisogni specifici, ricevendo aiuto e orientamento. La filosofia d’a-zione del CdA riflette l’obiettivo di li-berare le persone dal bisogno, anche mediante l’indicazione dei luoghi e servizi, presenti sul territorio, in cui è possibile ricevere aiuti concreti per il raggiungimento dell’autonomia. L’at-tenzione alla centralità della perso-na ha la prevalenza su quella del bi-sogno: per questo la linea di condot-ta adottata di preferenza non è quel-la di erogare (soltanto) contributi mo-netari, o specifici servizi di bassa so-glia, ma quella di progettare percor-si per superare la causa dei disagi an-che grazie all’assistenza e all’aiuto de-gli operatori.In termini operativi, questa scelta fondamentale sul valore della persona porta a prediligere l’opzione dell’ac-compagnamento rispetto a quella dell’assistenzialismo, la riconquista dell’autonomia “possibile” su quella della cronicizzazione del bisogno. Le stesse preferenze si riflettono sull’a-

32

Quaderni InformaCaritas

zione dei servizi sociali, che secondo Caritas sono chiamati ad anteporre le persone ai loro problemi e a lavo-rare per la promozione umana e l’e-mancipazione dal bisogno (anche dal bisogno di assistenza). Se pure quel-la della promozione della persona e delle sue capacità è una scelta fonda-mentale, questo non significa che sia sempre possibile adottare prassi coe-renti con questo orientamento. Varie possono essere le ragioni che rendo-no difficile impostare un progetto di medio lungo periodo con una perso-na oppure che ne impediscono il suc-cesso: scarse risorse personali degli utenti, situazioni multi problemati-che, insufficienti risorse materiali e di personale del Centro di Ascolto o dei servizi sociali. A questo punto, si può comprendere la scelta di approfondi-re i percorsi delle persone che da an-ni si rivolgono con continuità al cen-tro di ascolto diocesano. Se intendia-mo lavorare per superare la causa dei disagi, la storia di queste persone ci deve interrogare sul senso del nostro lavoro e sul tipo di interventi con cui abbiamo deciso di rispondere al bi-sogno. D’altra parte, la permanenza in uno stato di indigenza e di dipen-denza dai servizi offerti dalla comu-nità ecclesiale, situazione che riguar-da molte persone residenti sul territo-rio pisano, rappresenta un’occasione di verifica anche per il sistema pub-

blico di assistenza sociale. Le doman-de a cui vogliamo rispondere possono essere così schematizzate:1. Chi sono le persone che si rivolgono da lungo tempo e in modo continuati-vo al centro di ascolto? 2. Per quale tipo di problemi si sono ri-volti al CdA?3. Che tipo di interventi si è deciso di attuare? 4. Che ruolo hanno giocato i servizi so-ciali?5. Il quadro di questi utenti è cambiato nel periodo considerato? Come?6. Ripercorrendo la storia a posterio-ri, era possibile agire in modo diverso?Per cominciare a rispondere alla pri-ma domanda il prossimo paragrafo presenta una descrizione aggregata delle persone “lungo assistite”, defini-te come tutte quelle che si sono rivol-te al Centro di Ascolto con continui-tà dal 2006 al 2010 (almeno una visi-ta all’anno).

2. Una descrizione aggregataLe persone assistite dal CdA con con-tinuità dal 2006 al 2010 hanno carat-teristiche ben precise che le differen-ziano dalla più vasta platea delle per-sone che si rivolgono ai nostri ser-vizi. Questo aspetto è evidente sin dall’osservazione delle loro naziona-lità (Tabella 1): mentre gli italiani so-no egualmente presenti nei due grup-pi è evidente come i macedoni siano

33

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

particolarmente sovra rappresentati tra i lungo assistiti. Al contrario, no-nostante una certa presenza ai Centri di Ascolto, non si nota nessun ucrai-no tra i lungo assistiti. Venendo ai nu-meri assoluti, le persone seguite con continuità dai Centri di Ascolto so-no 66, di cui 22 italiani, 16 macedo-ni e 5 marocchini: tutte le altre collet-tività nazionali hanno presenze infe-riori alle 5 unità. La scheda a pagina seguente riepiloga le principali carat-teristiche delle persone “lungo assisti-te”. Da un’analisi sommaria è possi-bile identificate due profili tipici che insieme contano per più di due terzi del totale: da una parte gli italiani che appartengono all’area dell’alta margi-nalità, dall’altra alcune famiglie Rom residenti a Pisa da lungo tempo. Ri-mangono fuori da questa categoriz-

zazione un certo numero di stranie-ri con situazioni peculiari, non facil-mente assimilabili le une alle altre. Di alcune di queste storie daremo conto nel prosieguo di questo capitolo.

3. Cinque anni, sedici storieIn questo paragrafo sono raccontate le storie di 16 delle 66 persone che so-no state classificate come “lungo as-sistite”: la scelta è avvenuta sulla ba-se di due criteri, ovvero (1) costituire un microcosmo rappresentativo del-le situazioni più ricorrenti e (2) esse-re ben presenti nel ricordo degli ope-ratori. Nel campione sono presenti 9 italiani, 4 Rom originari da Macedo-nia e Bosnia, un egiziano, un maroc-chino e un tunisino. Per ogni persona si è effettuata una ricostruzione sin-tetica della storia includendo soltan-

34

Quaderni InformaCaritas

Persone e colloqui

Tra tutte le persone incontrate dal centro di ascolto dal 2006 al 2010 ce ne sono 66 che possono essere definiti “assistiti di lun-go periodo”: questi si sono rivolti al centro di ascolto in modo continuativo per tutto il periodo considerato. In media, ogni anno si sono rivolti al centro per 8,4 volte, molto più frequente-mente degli altri utenti (4).

Italiani e stranieri

Dei 66 assistiti di lungo periodo 22 sono italiani (33,3%) e 44 sono stranieri (66,6%). Tra gli stranieri predominano i mace-doni (24,2%), tutti appartenenti alla comunità Rom. L’area bal-canica, comprendente anche Bosnia e Serbia, pesa sul totale dei lungo assistiti per circa un terzo (31,5%).

Donne e Uomini

Gli assistiti di lungo periodo sono prevalentemente uomini (37, pari al 56%) ma non manca un gruppo piuttosto numeroso di donne (29, pari al 44%). In realtà il sesso è dipendente dalla na-zionalità: dalla Macedonia provengono specialmente donne, tra le altre nazionalità sono prevalenti gli uomini.

Età, stato civilee condizione

occupazionale

L’età media dei lungo assistiti ha raggiunto i 44,6 anni (nel 2010). Tuttavia, le donne (40,9) sono significativamente più giovani degli uomini (47,4), e gli stranieri (40,9) più giovani de-gli italiani (51,7). Gli stranieri sono prevalentemente coniugati (75%), mentre gli italiani sono liberi oppure hanno alle spalle la rottura del vincolo familiare. Quasi tutti risultano disoccu-pati, anche se non è raro che qualcuno del nucleo familiare ab-bia lavori saltuari e discontinui.

Condizioneabitativa

e tipologiadi convivenza

La situazione abitativa è piuttosto variabile: 34 persone risiedo-no in edilizia popolare oppure in una casa in affitto, mentre le restanti 32 hanno situazioni di maggiore marginalità (barac-che, senza alloggio, temporaneamente ospitati da amici o fa-miliari).

ProblematicheLe problematiche prevalenti sono mancanza di reddito, inade-guatezza o mancanza di abitazione. Piuttosto frequenti anche i problemi di dipendenza e di salute.

ServiziI lungo assistiti usufruiscono in modo massiccio di pacchi spe-sa e buoni mensa, ed è spesso la ricerca di questi servizi che li lega ai Centri di Ascolto.

35

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

to gli aspetti rilevanti ai fini di que-sto lavoro. La principale fonte utiliz-zata è costituita dalle note scritte da-gli operatori del centro di ascolto in occasione di ogni colloquio; per inte-grarle si è ricorsi ad un’intervista con il responsabile del Centro di Ascolto diocesano. Lo stile utilizzato nelle ricostruzioni è schematico e lontano da ogni espe-diente narrativo: piuttosto, si avvici-na a quello immediato adottato dagli operatori per scrivere le loro note. I nomi sono naturalmente di fantasia, e qualche dettaglio delle storie è sta-to alterato per assicurarci che le per-sone coinvolte non siano riconoscibi-li. Tuttavia, a fianco di ogni nome so-no indicate le 4 cifre finali del codice con cui ogni persona è stata contrad-distinta per la ricerca.

3.1. Rashidi (3001)Rashidi è un uomo egiziano nato nel 1942: arrivò in Italia sul finire degli anni sessanta, a soli venticinque anni. Si è mantenuto in Italia lavorando co-me autonomo nei mercati, fino a che le sue condizioni di salute glielo han-no permesso. Nel 2004, si presentò per la prima volta al centro di ascolto chiedendo aiuto per fare domanda di invalidità nella speranza di ottenere una pensione. Nel frattempo la man-canza di reddito lo aveva spinto a fre-quentare le mense del sistema Caritas

e a non pagare l’affitto. Da subito gli operatori del Centro di Ascolto si mi-sero in contatto con i servizi sociali che lo seguivano. Visto che aveva una casa si decise di aiutarlo con un pacco spesa: inizialmente Rashidi sostenne di vivere con moglie e due figli per avere un pacco spesa più abbondante, e soltanto dopo molto tempo gli ope-ratori vennero a conoscenza del fat-to che i suoi familiari non risiedeva-no più con lui da circa dieci anni. A quel punto il pacco spesa fu sospeso e sostituito da un buono mensa.Ai problemi di salute si è accompa-gna l’incapacità di gestire la propria abitazione. Nel 2009 Rashidi por-tò al CdA una bolletta dell’acqua di importo assolutamente straordinario (700 Euro), senza avere idea di cosa potesse aver prodotto una tale cifra. Dopo aver contattato Acque.spa, un operatore Caritas si recò a casa sua e verificò l’esistenza di una perdita in-terna. In occasione di questa visita l’operatore si accorse delle condizioni di degrado nelle quali Rashidi viveva, tali da considerare il suo caso come un esempio di barbonismo domesti-co. Nonostante l’esistenza della per-dita fosse stata segnalata a Rashidi, all’azienda dell’acqua e ai servizi, se-condo le ultime notizie che abbiamo avuto (2011) il debito con Acque.spa ha raggiunto alcune migliaia di euro.Più recentemente l’aggravarsi delle

36

Quaderni InformaCaritas

sue condizioni di salute hanno obbli-gato Rashidi a ricorrere alla dialisi: i servizi sociali si sono attivati propo-nendogli di lasciare la casa dove abi-ta per essere accolto in una residen-za assistita, un contesto più adatto al-le sue condizioni di salute. L’offerta è stata rifiutata e Rashidi continua a vi-vere nel suo appartamento, in condi-zioni sempre più fatiscenti, ricorren-do all’aiuto del centro di ascolto per pagare piccole spese mediche e uten-ze, mangiando alla mensa e conti-nuando a ricevere assistenza medica.

3.2. Dijana (0093)Dijana è una donna Rom nata in Bo-snia nel 1979 ma ha passato quasi tut-ta la sua vita in Italia, dove è arrivata quando aveva due anni (1981). Si ri-volse per la prima volta al Centro di Ascolto diocesano nel 2006: all’epoca viveva al campo di Coltano con il nu-cleo familiare del suocero e aspettava il suo terzo bambino. Da un control-lo effettuato con i servizi risultava in-serita nel progetto Città Sottili. Dija-na era già stata al Centro di Aiuto al-la Vita, e venne al CdA per chiedere un pacco spesa e un biglietto del tre-no per Milano, dove doveva sbrigare delle pratiche all’Ambasciata. Sia lei che il marito erano in attesa del per-messo di soggiorno ma ancora non ne erano in possesso. Il Centro di Ascolto si mise in con-

tatto con la Caritas locale che accom-pagnò la coppia alla loro ambasciata. Per tutto il periodo considerato, ovve-ro dal 2006 al 2010, Dijana si è rivol-ta con continuità al centro di ascol-to per ottenere pacchi spesa e bombo-le del gas: le loro richieste e il nostro intervento sono completamente assi-stenziali. D’altra parte, a giudizio de-gli operatori del CdA, Dijana e il ma-rito non hanno grosse risorse perso-nali, in termini di istruzione e cultu-ra, per poter migliorare la loro con-dizione. Nel 2008 il loro figlio mino-re morì, ed un altro si ammalò. Dija-na venne al CdA con un foglio di di-missioni del pronto soccorso che dia-gnosticava i problemi del figlio, chie-dendo un aiuto economico per com-prare le medicine necessarie. All’in-vito a rivolgersi al suo medico curan-te, dichiarò di non averlo. Nello stes-so anno anche il marito ha avuto seri problemi di salute. Nel 2010 alla sua famiglia è stata assegnato un allog-gio dalla società della salute, al costo mensile di 50 euro: non riuscendo a pagare le utenze ha avuto il distacco dell’elettricità.

3.3. Kamir (0271)Kamir è un uomo di cittadinanza tunisina, nato nel 1963. Il suo pro-getto migratorio in Italia comin-ciò nel 1990, quando aveva 27 anni. Nel 2005 lui e la moglie ebbero un fi-

37

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

glio, ma nel 2006 lui, unico percetto-re di reddito, perse il lavoro di mura-tore. Su suggerimento di un assisten-te sociale fece domanda di contribu-to all’affitto e si rivolse al Centro di Ascolto per cercare lavoro e per avere un aiuto immediato per pagare affit-to e utenze.Nel periodo considerato il CdA ha sostenuto Kamir con pacchi spesa, con vari contributi economici, sem-pre erogati di concerto con l’assisten-te sociale di riferimento, e con l’invio ad altri servizi per cercare lavoro. Nel corso del tempo Kamir ha trova-to vari lavori manuali, sempre tem-poranei. Nel 2007 fece domanda per la casa popolare, ma non avendo uno sfratto non ricevette un punteggio abbastanza alto. Nel 2008 portò al Centro di Ascolto una lettera della padrona di casa che, dato che la mo-rosità accumulata riguardava ormai cinque mesi, minacciava lo sfratto. Nel 2009 ha lavorato per alcuni me-si in una ditta che non lo ha pagato, e per questa ragione si è rivolto alla CGIL. Nello stesso anno ha fatto di nuovo domanda per la casa popolare.

3.4. Marcello (0048)Marcello è un uomo italiano, nato nel 1947, celibe. Si rivolse per la pri-ma volta a Caritas nel 2006, indiriz-zato da un’assistente sociale dell’e-mergenza abitativa: all’epoca abita-

va in una casa con un affitto troppo oneroso (600 euro) per la sua pensio-ne (880 euro), e aveva bisogno di un posto dove mangiare. Il primo intervento del Centro di Ascolto fu quello di erogare un buo-no mensa. La situazione rimase in questo equilibrio fino al 2008, quan-do, non riuscendo a trovare un lavo-ro per integrare il suo reddito, dovet-te lasciare l’appartamento. Si rivolse quindi al CdA anche per trovare la-voro, ma a giudizio degli operatori Marcello non era in grado di svolgere lavori delicati come quello di cura de-gli anziani o faticosi come le pulizie. Dopo la perdita dell’alloggio Marcel-lo riuscì a farsi ospitare a casa di ami-ci per circa un anno, per poi finire al dormitorio. Nonostante una pensio-ne più che sufficiente per evitare di fi-nire in strada, l’esperienza degli ope-ratori suggerisce che Marcello non sia in grado di gestire i soldi in modo oculato, esaurendoli nel giro di pochi giorni. Recentemente è diventato un utente fisso delle mense, e di tanto in tanto la sua presenza è registrata in altre città della Toscana.

3.5. Giuliana (0115)Giuliana è una donna italiana, nata nel 1959, vedova. Si rivolse per la pri-ma volta al centro di ascolto nel 2006, portando otto bollette di Apes (il ge-store delle case di edilizia popolare

38

Quaderni InformaCaritas

della provincia di Pisa) di circa 30 eu-ro l’una: non avendo alcun reddito di-chiarava di non riuscire a pagare l’af-fitto. Giuliana lavora sporadicamente come donna delle pulizie, ma sempre al nero e per brevi periodi: nel perio-do considerato ha fatto varie volte do-manda per la pensione di invalidità, ma gli è sempre stata rifiutata.Il primo intervento messo in cam-po dal Centro di Ascolto fu il pac-co spesa. Successivamente la signo-ra Giuliana fu sollecitata a rivolger-si allo sportello lavori gestito dal-le ACLI per cercarsi un’occupazione, ma lei rifiutò questa opzione soste-nendo che quel servizio funzionasse soltanto per gli stranieri. La situazio-ne debitorio di Giuliana è andata de-teriorandosi nel tempo: la morosità con APES ha continuato a crescere in modo ininterrotto dal 2006, e a me-tà del 2010 l’ENEL ha interrotto an-che la fornitura di energia. Nel 2010 il Centro di Ascolto le ha sospeso il pacco spesa perché lo aveva da trop-po tempo, e ha cercato di sollecitarla a trovarsi un lavoro. Nel 2011 ha tro-vato un lavoro saltuario, ancora co-me donna delle pulizie, e il Centro di Ascolto l’ha inserita nuovamente nel-la lista dei pacchi spesa.

3.6. Marino (0015)Marino è un uomo italiano, nato nel 1950. Il suo primo contatto con

il Centro di Ascolto risale al 2005, quando chiese un buono per la men-sa ed uno per la doccia. La sua situa-zione apparve subito multiproble-matica: viveva in edilizia popolare, il suo unico reddito era costituito dalla pensione di invalidità civile (240 eu-ro al mese). Per problemi psichici era seguito dal Centro di Salute Mentale.La prima risposta del CdA fu quel-la di erogare i buoni richiesti. Nel 2007 si cercò di mettere in atto un accompagnamento insieme all’assi-stente sociale di riferimento e al per-sonale medico da cui Marino era in cura. Inoltre, si allacciarono contatti con APES ed ENEL verso i quali Ma-rino aveva accumulato una morosi-tà elevata. Nel 2007 Marino tentò il suicidio e fu sottoposto ad un tratta-mento sanitario obbligatorio (TSO); nel 2009 subì il secondo TSO, do-po essere stato coinvolto in una ris-sa. Entrambe le volte gli operatori del CdA lo seguirono nella ripresa, e dal 2009 dedicarono speciale attenzio-ne, di concerto con gli altri sogget-ti coinvolti, ad assicurarsi che Mari-no seguisse la terapia psichiatrica in modo continuativo. Questo sembra-va un aspetto problematico, perché Marino non si era dimostrato capa-ce di gestire la terapia con precisione: a tratti, forse in corrispondenza di er-rori nel prendere le medicine, diven-tava violento. Le visite fatte nella sua

39

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

casa hanno rivelato un contesto di grande degrado, che configurano un caso di barbonismo domestico. Forte è anche il conflitto con i vicini di ca-sa, che si lamentano delle condizioni del suo appartamento e del fatto che spesso dia ospitalità ad altre persone.

3.7. Noureddine (0024)Noureddine è una donna marocchi-na, nata nel 1977, coniugata. Arrivò in Italia nel 1992, all’età di 15 anni. Il suo primo contatto con il CdA ri-sale al 2004, quando si rivolse a Cari-tas per un avere un aiuto economico per la sua famiglia, all’epoca compo-sta da lei, dal marito e da due figli. Al momento della prima visita vivevano in un’abitazione in affitto nei dintorni di Pisa: il marito lavorava come sal-datore, lei non aveva un impiego con-tinuativo ma svolgeva dei lavoretti saltuari. A causa di un incidente au-tomobilistico risalente ad un paio di anni prima, Noureddine non era in grado di fare lavori pesanti. Il primo intervento del CdA fu quello di con-cedere un pacco spesa e di contattare l’assistente sociale di riferimento. Nel corso di un colloquio avvenuto nel 2005, ad un anno dal primo contatto, Noureddine raccontò ad un’operatri-ce che subiva violenze dal marito, e ammise di avere delle crisi durante le quali picchiava a sua volta la figlia. Il CdA segnalò questa situazione all’as-

sistente sociale di riferimento, che ne era comunque già al corrente. Dal 2005 al 2007 il CdA sostenne la famiglia di Noureddine pagando al-cune bollette e facendo fronte ad al-cune spese per i figli. Nello stesso pe-riodo gli operatori aiutarono la sua famiglia a controllare la legittimità di un considerevole numero di mul-te erogate ad auto e ciclomotori che risultavano intestati al marito, nono-stante lui sostenesse di averli venduti.Nel 2008 Noureddine raccontò di al-tre violenze subite dal marito, dichia-rando di averlo denunciato e di voler andare a vivere con il padre. In realtà continuò a vivere con il marito e nel 2009 rimase di nuovo incinta. Ne-gli anni successivi hanno continuato a chiedere pacchi spesa, aiuto per le bollette e contributi per le multe (che il marito continua a prendere, spes-so per divieto di sosta): il CdA a volte contribuisce per le prime due esigen-ze, ma non per le multe.

3.8. Carla (0127)Carla è una donna italiana del 1965, nubile. Si rivolse al Centro di Ascol-to nel 2006 per avere orientamen-to sui servizi: raccontò di avere gra-vi problemi con i familiari, e non vo-leva assolutamente che ci mettessimo in contatto con loro. Chiese un buo-no mensa ed un buono doccia, e disse di frequentare un corso di formazio-

40

Quaderni InformaCaritas

ne per operatori del settore alberghie-ro. Negli anni successivi lavorò bre-vemente come venditrice a domicilio di cosmetici ed altri prodotti, ma nes-suno di questi lavori si rivelò redditi-zio. Una parrocchia cittadina le trovò qualche lavoro saltuario come addet-ta alle pulizie. Dai colloqui avuti con l’assistente sociale di riferimento, ri-sulta che Carla provenga da una fa-miglia multiproblematica, già segui-ta dai servizi: prima del 2006 alter-nava periodi in cui stava con la pro-pria famiglia a periodi in cui se ne al-lontanava sentendosi “perseguitata”. La sensazione di essere perseguitata è stata riferita più volte durante i collo-qui. Dal 2008 in poi la sua situazione psicologica sembrò peggiorare: per-se la stanza che aveva preso in affit-to e divenne una frequentatrice abi-tuale del dormitorio, frequentazione che ancora continua. Anche l’inse-rimento in quel contesto non è stato però facile, perché Carla ha eviden-ziato forti problemi a mettersi in re-lazione con gli altri ospiti della strut-tura, causando frequenti liti. Nel 2010 il suo assistente sociale di riferimento le ha istruito una pratica per ottenere l’invalidità.

3.9. Fernando (0029)È un uomo italiano, nato nel 1946. Si rivolse al Centro di Ascolto nel 2006 chiedendo aiuto per una forte moro-

sità accumulata verso APES, dato che non pagava l’affitto della casa popo-lare dagli anni ottanta. Fernando ha una pensione di invalidità a cui ag-giunge la reversibilità della madre. Ha problemi di dipendenza da al-col e da gioco, che assorbono tutte le sue risorse economiche. Inizialmen-te, prima di scoprire delle sue dipen-denze, il CdA lo sostenne economi-camente. Nel 2009 gli operatori cer-carono, di concerto con gli assisten-ti sociali ma senza successo, di indi-rizzarlo al Sert: secondo gli operatori del CdA Fernando non si è mai mo-strato disponibile a seguire un per-corso serio per combattere l’alcoli-smo. Negli anni successivi l’interven-to del CdA è divenuto completamen-te assistenziale, limitandosi all’eroga-zione continuativa del buono mensa e al pagamento delle bollette necessa-rie a scongiurare l’interruzione delle forniture.

3.10. Giulio (0140)È un uomo italiano nato nel 1961, di-vorziato con una figlia. Si rivolse al Centro di Ascolto nel 2006, appena uscito dal carcere dove era finito a se-guito di una condanna per bancarot-ta fraudolenta. Secondo la sua rico-struzione i suoi guai con la giustizia cominciarono quando accettò di fare da prestanome per una società a lui sconosciuta in cambio di pochi soldi.

41

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Secondo gli operatori ha sempre vis-suto di espedienti: ad esempio, pri-ma di rimanere invischiato nelle cita-te vicende finanziarie, aveva sposta-to una ragazza straniera dietro com-penso per farle prendere la cittadi-nanza. Dopo la scarcerazione andò a vivere con la madre, che risiedeva a casa di un anziano a cui faceva da badante: alla morte dell’assistito do-vettero lasciare l’alloggio, e Giulio si rivolse al Centro di Ascolto per ave-re un aiuto ad organizzare il trasloco. Il CdA si impegnò per il trasloco e gli erogò un buono mensa. Mentre la madre trovò una sistemazione, Giu-lio cominciò a vivere in strada e a dormire al dormitorio pubblico: do-po circa un anno la madre fu in grado di accoglierlo nel suo appartamento e Giulio continuò ad usufruire dei ser-vizi Caritas per mangiare. Saltuaria-mente, Giulio veniva al CdA chie-dendo aiuto per le bollette della ma-dre. Nel frattempo ha fatto domanda per la casa popolare, che gli è stata as-segnata nel 2011.

3.11. Paola (0086)Paola è una donna italiana nata nel 1950. Ha sempre lavorato come pro-stituta fino a che il suo camper le è stato sequestrato. Nel 2006, quando si rivolse per la prima volta a Caritas, le sue condizioni di salute l’avevano costretta a ricorrere alla dialisi: gli as-

sistenti sociali la stavano aiutando a fare domanda per ottenere l’invalidi-tà, e Paola chiese al CdA un contri-buto per ritirare alcuni esami medici. In attesa dell’assegno di invalidità i servizi sociali le pagarono il soggior-no in una struttura di accoglienza mentre Caritas le erogò un buono per la mensa. Nel 2008 riuscì a prendere un appartamento in affitto grazie ad un contributo del comune, ma a cau-sa di un disguido burocratico l’asse-gno di invalidità le venne sospeso per qualche mese: durante quel periodo Caritas si occupò di pagarle le utenze. Negli anni successivi il CdA le ha as-segnato un pacco spesa in modo con-tinuativo; tuttavia, nel 2010 le sue condizioni di salute si sono aggra-vate ulteriormente tanto da costrin-gere Paola a rimanere sempre a let-to, alternando periodi a casa a ricove-ri all’ospedale. Da quel momento un volontario pensa a recapitarle il pacco spesa a casa ogni mese.

3.12. Federico (0027)Federico è un uomo italiano nato nel 1973. Si rivolse per la prima volta al Centro di Ascolto giovanissimo, nel 1992: nel primo colloquio riferì che il padre era morto, e che lui era appe-na uscito di casa perché non riusci-va a convivere con la madre. Secondo i servizi Federico era cresciuto in un contesto familiare segnato dalla vio-

42

Quaderni InformaCaritas

lenza, e spesso era stato picchiato dai genitori. Nel corso dei tre anni suc-cessivi alternò periodi di vita in sta-zione a periodi dove facendo dei la-voretti riusciva ad affittare una came-ra: sia il suo parroco che l’assistente sociale del suo distretto erano con-sapevoli della situazione di Federi-co, e vedevano come unica soluzione al suo caso una riappacificazione con la madre. La sua situazione lavorativa non riusciva a decollare, perché tutti gli impieghi trovati non gli duravano che pochi mesi.Dopo sette anni, nel 2002, Federico tornò al Centro di Ascolto per chie-dere un aiuto economico: i servizi gli stavano pagando una camera in af-fitto e per mangiare si rivolgeva alle mense. Era in cura per l’asma e chie-deva anche un sostegno per trova-re un lavoro compatibile con le sue esigenze. Per ottenere dei soldi dal CdA raccontò di aver bisogno di un biglietto per andare in Sardegna dal padre malato. Qualche settimana più tardi, confrontato su questa bugia da-gli operatori, chiese scusa ed ammise di avere dei debiti con persone che ri-teneva pericolose. Nel 2004 venne al CdA per un solo colloquio, raccon-tando che la sua assistente sociale gli aveva tolto il contributo per la came-ra in affitto, e che aveva cominciato a seguire un percorso con il Sert per dei problemi di alcolismo. Dal 2005

al 2010 ha avuto vicende alterne, co-minciando e interrompendo più vol-te il suo percorso al Sert, dormendo al dormitorio o in sistemazioni offer-te dai servizi e lavorando in maniera discontinua. Nel 2008 gli fu concessa una pensione di invalidità di 250 eu-ro. Nel 2010 ha avuto un trapianto di fegato ed è stato cinque mesi ricove-rato in ospedale. Attualmente (2011) è in cura per la sua dipendenza da al-col, ha un alloggio procurato dai ser-vizi e usufruisce di una borsa lavoro.

3.13. Najo (0105)Najo è un uomo macedone di etnia Rom, coniugato, nato nel 1971. È in Italia dal 1992. Il suo contatto con Caritas non fu diretto ma mediato attraverso un operatore del proget-to Città Sottili. Nel 2005 Najo lavora-va in modo saltuario per una impresa di pulizia, ma non guadagnava a suf-ficienza per sostenere la sua famiglia (una moglie, quattro figli). Città Sot-tili lo aiutava per l’affitto e le utenze, e l’operatore ci chiese di sostenere la sua famiglia con un pacco spesa. Dopo un colloquio con Najo, che confermò la situazione appena de-scritta, il CdA gli accordò un pac-co spesa. Dal 2005 al 2007 Najo e la moglie vennero spesso allo sportello, a volte accompagnati da un operato-re di Città Sottili, per chiedere di rin-novare il pacco spesa e per far fron-

43

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

te ad altre necessità. Tra queste anche l’assicurazione del furgone che Najo utilizzava per raccogliere il ferro e un paio di occhiali da vista necessari per guidare. Nel 2008 Najo e la moglie ebbero un’altra figlia, che rese anco-ra più acuti i loro problemi di reddito. Nel 2009 il CdA decise di sospendere il pacco spesa per la famiglia di Najo, perché ne avevano ricevuti già molti. Nel 2010 Najo è tornato per sapere se poteva avere di nuovo accesso ai pac-chi spesa.

3.14. Romina (0005)Romina è una donna macedone di et-nia Rom, nata nel 1956. È arrivata in Italia nel 1996. Venne la prima volta nel 2005 per chiedere un contributo per una bolletta dell’ENEL: all’epo-ca la sua famiglia viveva con altri due nuclei familiari, inclusa la famiglia di una delle figlie, nell’appartamento in affitto ottenuto grazie al sostegno del progetto Città Sottili. Al momento del primo contatto la famiglia di Ro-mina lamentava mancanza quasi as-soluta di reddito, dal momento che l’unica persona di casa con un lavo-ro era uno dei figli. Per di più, anche la sua occupazione era assai insicura, dal momento che lavorava da auto-trasportatore senza avere la necessa-ria patente. Il Centro di Ascolto de-cise di dare a Romina un pacco spesa per tutti i componenti della famiglia,

e di contribuire per qualche bolletta.Nel corso del 2006 Romina si rivolse al CdA perché intenzionata a far ve-nire in Italia un’altra sua figlia, mala-ta di leucemia, che viveva in Macedo-nia: questa è a sua volta madre di sei bambini che sarebbero venuti in Ita-lia. Nel 2007 a Romina viene diagno-sticato un tumore, e nel 2008 comin-ciò la chemioterapia. Nel 2010 Romi-na ha ottenuto una pensione di inva-lidità. Il pacco spesa è stato sospeso a tempo indeterminato perché la fa-miglia ha beneficiato per molto tem-po di questo strumento. Nel corso del periodo considerato i suoi figli, convi-venti con lei, hanno avuto sette bam-bini, ed il nucleo allargato è arrivato a comprendere 16 persone. Dall’ultimo colloquio effettuato (Ottobre 2010) è emerso che la famiglia di Romina ha contratto una forte morosità con la società delle acque.

3.15. Giulio (3002)Giulio è un uomo italiano, celibe, na-to nel 1968. Si rivolse per la prima volta al Centro di Ascolto nel 2003, chiedendo un biglietto del treno per recarsi ad una visita medica a Bolo-gna. Giulio raccontò di aver lavora-to a lungo come cameriere sui treni, e che ha dovuto smettere per via di un’infezione alla gamba, postumo di un vecchio incidente sul lavoro. Il suo unico reddito consisteva in una pen-

44

Quaderni InformaCaritas

sione di invalidità di circa 200 euro. Dal 2005 al 2008 tornò piuttosto fre-quentemente al CdA, sempre per chiedere buoni mensa o piccoli con-tributi per biglietti ferroviari e vesti-ti; nello stesso periodo riceveva aiuto dai servizi sociali e da alcuni volonta-ri. Nel 2008 fu ricoverato in psichia-tria dopo un tentato suicidio dovuto ad una forte depressione.Nel 2009, tramite il Centro per l’Im-piego, trovò un lavoro per sei mesi. Nel 2010 si è iscritto ad un corso se-rale per ottenere una qualifica profes-sionalizzante. Secondo gli operatori è una persona molto sola, con problemi di salute fisica piuttosto gravi: d’altro canto è dotato di una buona autono-mia, essendo capace di orientarsi da solo tra i servizi e nella ricerca del la-voro. I suoi contatti con il CdA sono continuativi ma non molto assidui, finalizzati ad integrare il suo esiguo reddito nei momenti di difficoltà.

3.16. Anifa (0266)Anifa è una donna macedone di et-nia Rom, nata nel 1974, coniugata con quattro figli. La sua famiglia è ar-rivata in Italia nel 2001. La sua pri-ma visita al Centro di Ascolto risale al 2006, quando chiese il pacco spe-sa e un aiuto per pagare una bollet-ta: suo marito lavorava come opera-io con un regolare contratto, ma l’af-fitto (550 euro) portava via tre quarti

del suo stipendio. Da un controllo ri-sultò che non erano inseriti nel pro-getto Citta Sottili. Nel 2007 tornò al-cune volte non solo per rinnovare il pacco spesa ma anche per avere un aiuto per bollette e bombole del gas, richieste che raramente il Centro di Ascolto decise di esaudire. Nel 2008 il marito ebbe un infortunio sul lavoro e non venne riassunto: in quell’occa-sione gli operatori le dettero aiuto per chiedere il pagamento all’Inail. Nel 2008 la situazione della famiglia si complicò perché il marito di Anifa incontrò difficoltà a trovare un nuo-vo lavoro: il CdA continuò per tut-to l’anno a distribuire il pacco spesa. Una delle figlie si ammalò di asma e venne ricoverata: Anifa trovò qual-che ora di lavoro come donna delle pulizie grazie al Centro di Aiuto al-la Vita. Nel 2009, il CdA sospese il loro pacco spesa, che avevano preso in modo continuativo per tre anni. Il marito trovò nuovamente lavoro, ma un solo reddito non bastava per por-tare avanti una famiglia così nume-rosa e pagare l’affitto. Gli operatori le consigliarono di cercare lavoro tra-mite centro per l’impiego, sportello ACLI e varie cooperative. Nel 2010 le è stato riattivato il pacco spesa.

4. ConclusioneDopo aver ripercorso in modo sinte-tico alcune delle storie dei cosiddetti

45

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

“lungo assistiti” è finalmente possibi-le provare a rispondere alle domande che ci siamo posti all’inizio di questo capitolo.Le persone che si rivolgono da lun-go tempo e in modo continuativo al Centro di Ascolto possono esse-re suddivide in due profili principali, gli italiani in condizioni di forte mar-ginalità, spesso con complicazioni di carattere psicologico o addirittu-ra psichiatrico, e i Rom che da molto tempo abitano a Pisa. A questi, come sottolineato nel paragrafo dedicato alla descrizione aggregata, si aggiun-gono una serie di casi particolari che riguardano cittadini stranieri, spesso non più giovanissimi, che hanno in-contrato vari tipi difficoltà che non ri-escono a superare definitivamente.I problemi per cui vengono per la prima volta al Centro di Ascolto so-no variabili, ma quasi tutti cercano uno dei servizi che sono notoriamen-te forniti da Caritas: il buono men-sa oppure il pacco spesa. Molti utenti vengono a conoscenza di queste op-portunità per passaparola, ma non è raro, specialmente tra i Rom segui-ti dal progetto Città Sottili, che siano gli stessi operatori e assistenti sociali ad averli indirizzati al CdA. In genere alla prima richiesta, che sia di un pacco spesa, di buono men-sa oppure di un contributo, il Centro di Ascolto risponde positivamente,

spesso utilizzando consapevolmente questo primo aiuto come un mezzo per stabilire un contatto con la per-sona. Il secondo intervento, spesso contestuale, è solitamente il collega-mento con i servizi sociali e con la re-te dell’associazionismo attivo sul ter-ritorio.Il rapporto tra Centro di Ascolto e servizi sembra piuttosto rodato, visto il costante coordinamento informati-vo ed operativo: solo in due casi tra quelli esaminati è risultato molto dif-ficoltoso mettersi in contatto con l’as-sistente sociale di riferimento. In al-cuni casi tra quelli descritti leggen-do le storie, anche i servizi non sono sembrati in grado di accompagnare con efficacia le situazioni più difficili: in particolare vale la pena ricordare gli italiani che hanno manifestato in-capacità di vivere in casa e tutti i ca-si in cui si presenta una malattia psi-chiatrica.L’evoluzione della situazione dei “lungo assistiti” non è incoraggiante: nonostante l’impegno del CdA ed i tanti colloqui effettuati sono molte di più le occasioni di lento scivolamen-to nella marginalità che quelle in cui si registra un miglioramento. Ma for-se ancora più numerosi sono i casi di stasi, dove la situazione registrata a fi-ne 2010 non è cambiata per nulla ri-spetto a quella del 2006. Confrontato con la domanda più dif-

46

Quaderni InformaCaritas

ficile dell’intera ricerca, ovvero se si potesse fare di più, l’operatore inter-vistato ha individuato soltanto pochi casi in cui, a posteriori, avrebbe at-tuato interventi diversi, meno incen-trati sull’assistenzialismo e più sul-la promozione. D’altra parte seguire quei casi scommettendo sull’accom-pagnamento personalizzato avrebbe assorbito ingenti risorse di persona-le che il Centro di Ascolto non ave-va né ha. Per concludere, due sono le note critiche che più volte ricorrono nelle storie che abbiamo ricostruito: il primo riguarda le famiglie Rom che si rivolgono alla Caritas, anche quel-le incluse nel progetto Città Sottili; il secondo ha a che fare con le perso-ne che vivono il disagio della malat-tia mentale. Le storie che riguardano i primi si assomigliano tutte in modo sorprendente: nuclei familiari nume-rosissimi e, quando va bene, un solo percettore di reddito in casa. Questo modello di organizzazione familia-re è difficilmente sostenibile, anche prima che gli aiuti per affitto ed altre spese smettano di fluire: con l’esau-

rirsi di Città Sottili e dei suoi contri-buti c’è il concreto rischio che alcune famiglie, non riuscendo a pagare, ab-biano lo sfratto. Il secondo nodo ri-corrente è legato alle persone con for-ti elementi di disagio psicologico che sono alloggiati in casa popolare o co-munque in una casa in cui vivono da soli. In alcuni dei casi presentati in questo capitolo gli operatori hanno parlato di “barbonismo domestico”, un etichetta che si usa spesso per de-finire un complesso di problemi qua-li fragilità economica, solitudine do-mestica e rarefazione dei rapporti so-ciali: l’esperienza del CdA, condensa-ta in queste storie, ci suggerisce che per queste persone l’indipendenza abitativa è un obiettivo troppo am-bizioso. Piuttosto è necessario cerca-re un equilibrio che conceda a que-ste persone il massimo grado di “nor-malità possibile” che possono rag-giungere in virtù della loro situazio-ne; in molti dei casi seguiti dal centro di ascolto più che un alloggio in casa popolare sembra opportuno fornire sistemazioni comunitarie ed assistite.

47

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Delegazione Regionale Caritas Toscana

Scheda dati regionali - Dossier MIROD 2011

I dati regionaliLe persone ascoltate nel corso del 2010 nei 120 Centri d’Ascolto della rete Mirod sono state 24832, con un

incremento rispetto al 2009 di circa il 2,8% e del 10,4% rispetto al 2008. Il 74,5% delle persone è di provenienza straniera. Gli italiani erano poco me-no del 21% nel 2008, nel 2009 erano il 23,1%, nel 2010 giungono al 25,5%. Il 53,7% delle persone è di sesso fem-minile.Il 52,9% delle persone che frequenta-no i Centri ha tra i 25 e i 45 anni, dato pressoché stabile negli anni. Tuttavia, l’età media delle persone accolte è in costante, sensibile aumento ogni an-no: per gli italiani si situa a 48,5 an-ni (42 anni nel 2004), per gli stranieri intorno ai 38 anni (32 anni nel 2004). Oltre il 13% degli italiani ha più di 65 anni.Il 7,5% delle persone accolte dichia-ra di essere senza alloggio (rispetto al 7% del 2009), e l’8,1% vive in allog-gi di fortuna (contro l’8,8% del 2009). Solo il 5% vive in appartamento/casa di proprietà, un altro 4,7% vive in al-

loggi di edilizia popolare: sono qua-si tutti italiani. Percentuali non dis-simili di italiani (42,7%) e stranieri (46,7%) vivono in affitto. Da notare che nel 2008 l’11,3% degli italiani vi-veva in casa di proprietà, percentuale salita nel 2009 al 13,2% e che si attesta al 13,4% nel 2010.Circa il 46% degli stranieri ha almeno un diploma o titolo equivalente (era-no il 47% nel 2009 e il 53% nel 2008), a fronte di un 79% e passa di italiani che ha un titolo di studio uguale o in-feriore alla licenza media (dato stabile rispetto agli ultimi due anni).La disoccupazione colpisce il 73,7% delle persone, dato elevatissimo e so-stanzialmente stabile rispetto agli an-ni scorsi (73,5% nel 2009, 72,4% nel 2008). È disoccupato il 66% degli ita-liani (63% nel 2009, 65,3% nel 2008) e il 76,5% degli stranieri (76,9% nel 2009, 74,3% nel 2008). Circa l’11% de-gli italiani è pensionato.Tra gli stranieri, praticamente la me-tà (il 48,9%) proviene da un paese eu-ropeo. La provenienza principale re-sta dalla Romania (25,3%, dato in al-

48

Quaderni InformaCaritas

talena negli ultimi anni, consideran-do il 22,4% del 2009, il 24,4% del 2008 e il 31,6% del 2007), seguita dalle pre-senze di cittadini del Marocco (14,9%, erano il 13,9% nel 2009), dell’Albania (8,2%, in crescita rispetto al 7,3% del 2009, erano la quinta nazionalità più rappresentata negli anni scorsi, ora è la terza), del Perù (7,6%, in calo ri-spetto all’8,9% del 2009), della Soma-lia (4,7%, forte flessione rispetto al 7,6% del 2009) e dell’Ucraina (3,9%, dato stabile rispetto al 2009). Il 7% degli stranieri dichiara di essere in Italia da un anno o meno. Inoltre, il 55,8% degli stranieri che si recano al Centro è arrivato in Italia da 5 an-ni o più. Il 28,5% degli stranieri non comunitari non ha permesso di sog-giorno, dato in sensibile calo rispet-to agli anni scorsi, considerando ad esempio il 44% del 2007.Le problematiche emerse toccano so-prattutto le questioni della pover-tà di risorse materiali (36,9% rispet-

to al 31,3% del 2009), del lavoro (di-soccupazione, sottoccupazione, sfrut-tamento, in totale il 36,5% dei casi, rispetto al 31,7% del 2009), della ca-sa (7,3%) della salute (5,7%), della fa-miglia (5%) e, per gli stranieri, le que-stioni legate all’immigrazione (4,1% sul totale dei problemi manifestati dagli stranieri, dato in netto calo ri-spetto al 7,9% del 2009).Il 25,7% delle richieste riguarda be-ni e servizi materiali (erano il 22,8% nel 2009). In crescita le richieste di la-voro (22,5%, erano il 19,3% nel 2009 e il 14% nel 2008). Da segnalare le ri-chieste di un ascolto legato a proget-ti di intervento/accompagnamento e ad un adeguato orientamento ai ser-vizi del territorio, che nel comples-so superano il 28% del totale delle ri-chieste (erano il 24% nel 2009 e il 17% nel 2008). Gli interventi sanitari e le-gati all’igiene personale, insieme, ri-guardano il 12,2% del totale (erano il 19,7% nel 2009).

49

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Caritas Italiana – Fondazione Zancan - Ed. Il Mulino

“Poveri di diritti” - XI Rapporto su povertàed esclusione sociale in Italia

È un titolo fortemente evocati-vo quello del nuovo rappor-to Caritas‐Zancan su pover-tà ed esclusione sociale in Ita-

lia: “Poveri di diritti” (ed. il Mulino, in libreria dal 20 ottobre). Un titolo che nasce da una semplice, ma non scontata considerazione: alle persone che vivono in condizioni di povertà si pensa solo in termini di insufficien-ti risorse economiche, ignorando che esiste tutta una serie di altre privazio-ni che peggiorano lo stato di precarie-tà e ne impediscono il superamento. Il diritto alla casa, al lavoro, alla fa-miglia, all’alimentazione, alla salute, all’educazione, alla giustizia ‐ pur tu-telati dalla Costituzione italiana ‐ so-no i primi a essere messi in discussio-ne e negati.Allo stesso modo, viene regolarmen-te violato il “diritto a non scompari-re per effetto statistico”, visto che le statistiche sulla povertà non riescono a documentare gli effetti devastanti della crisi per molte famiglie.

SINTESI DEI DATI

1. I fenomeni di povertàGli italiani in situazione di pover-tà relativa sono 8 milioni e 272 mila, equivalenti al 13,8% dell’intera popo-lazione; risultano povere: il 9,8% delle famiglie con un figlio; il 15,6% delle famiglie con 2 figli; il 27,4% delle famiglie con 3 o più figli;la povertà assoluta coinvolge il 5,2% degli italiani (3 milioni 129mila indi-vidui); nel meridione, si toccano pun-te di povertà assoluta pari al 7,7% del-la popolazione; le persone impoveri-te, in caduta verso condizioni peggio-ri: secondo i dati Eurostat sono pari al 25% della popolazione italiana.Il 10% delle famiglie con redditi più elevati percepisce più di un quarto (26,3%) dei redditi prodotti; il 10% delle famiglie con il reddito più basso percepisce il 2,5% del totale dei red-diti prodotti; su 16 milioni di pensio-ni inps, erogate nel 2010, il 50% era costituito da assegni mensili inferio-

50

Quaderni InformaCaritas

ri a 500 euro; nei 27 paesi dell’unio-ne europea, nel 2009, erano a rischio povertà o esclusione sociale circa 114 milioni di persone, di cui quasi 15 milioni risiedevano in Italia (13,2% del totale); sono a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo i para-metri Eurostat, il 24,7% degli italia-ni contro il 21,2% dell’Area Euro e il 23,1% dell’UE a 27 paesi. L’occupa-zione, nel corso del 2010, è diminui-ta di 153mila unità (-0,7% rispetto al 2009).È aumentata l’incidenza della disoc-cupazione di lungo periodo: dal 44,4 al 48,4%.Nel 2010 i lavoratori atipici erano cir-ca 2 milioni e 600 mila, in aumento dell’1,3% rispetto al 2009.Sono diminuiti gli atipici che hanno potuto accedere a un lavoro standard: 21,2% nel 2008, 13,9% nel 2010.Sono aumentati gli atipici che restano tali, dal 52,4% del 2009 al 59% del pri-mo trimestre 2010.La retribuzione media mensile dei la-voratori atipici è di circa 336 euro, in-feriore del 24% a quella di un dipen-dente standard a tempo pieno (1.056 euro); circa un quarto di quanti era-no in cassa integrazione nel primo trimestre del 2009, durante la fase più pesante della recessione, lo erano an-che un anno dopo; più della metà è tornata al lavoro; il 5,8% è rimasto di-soccupato, il 14,1% è rimasto inattivo.

2. Alcune categoriea rischio di povertàLe donne A parità di livello guadagnano il 16,8% in meno rispetto ai colleghi maschi. In Italia lavorano il 47% del-le donne (60% in Francia); dopo la na-scita del primo figlio, 20 donne su 100 o vengono licenziate o si dimettono.

I giovaniIl tasso di disoccupazione giovanile ha toccato il picco del 27,8% (+ 2,4% rispetto al 2009); l’occupazione giova-nile è calata del 5,3% nel 2010; sono pari al 30% del totale i giovani disoc-cupati sotto i 25 anni in cerca di lavo-ro; nel Sud raggiungono una percen-tuale superiore al 50%; un giovane su quattro, tra i 25 e i 29 anni, non ha ancora avuto una prima esperienza lavorativa; nel 2009, in Italia, la quota di giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), erano poco più di 2,1 milioni (+6,8% rispetto al 2008); in Italia, l’incidenza percentuale dei Neet sul totale dei giovani è pari al 20,5%, superiore alla media eu(14,7%);

I soggetti disabili Diminuiscono gli avviamenti effettivi al lavoro dei disabili: solo un quarto dei disabili iscritti per ottenere unla-voro lo ottengono (20.830 su 83.148); in Italia, solo il 7% dei disabili adulti è

51

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

occupato, contro una media europea del 17% (dati Ocse).

3. La spesa sociale Tra il 2007 e il 2008 la spesa assisten-ziale dei comuni è aumentata del 4%, 3,5 punti percentuali in meno dell’in-cremento registrato tra il 2006 e il 2007; i comuni del Centro‐Nord so-stengono una spesa sociale comples-siva pro capite più che doppia rispet-to a quelli delle regioni meridionali (125,70 contro 51,65 euro); nel 2008, degli 111,35 euro pro capite destina-ti alla spesa sociale complessiva, poco meno di un terzo (31%) è stato desti-nato a dare risposte a persone povere o con disagio economico; nei quattro anni precedenti, la quota era rimasta stabile al 28%; nel 2008, la spesa de-stinata alle persone con disagio eco-nomico e povertà è stata di 34,29 eu-ro pro capite:La spesa per la povertà è aumentata dell’1,5%.La spesa per il disagio economico è au-mentata del 18%.La Sardegna è la regione con il più forte aumento di spesa per disagio economico e povertà (+ 41,4%); si os-serva invece una diminuzione di spe-sa del 57,5% in Basilicata (che è invece la regione più povera d’Italia); un ter-zo della spesa dei comuni è destina-to a supportare il disagio economico dei minori e delle famiglie (9,56 eu-

ro per abitante nel 2007, 11,11 euro nel 2008); gli interventi con maggio-re spesa per abitante sono i contributi economici a integrazione del reddito familiare: nel 2008, per erogarli sono stati spesi 276 milioni di euro (il 4% in più rispetto al 2007), pari a 4,62 euro per abitante.

4. Dai Centri di Ascolto CaritasLe Caritas diocesane continuano a segnalare italiani, che si presentano ai Centri di Ascolto (CdA) (e ai servizi Caritas. In base ad una rilevazione su un campione di CdA (195 Centri di Ascolto, ubicati presso 15 regioni ci-vili), relativa al periodo 2007‐2010.Il numero complessivo di persone ascoltate nel corso degli ultimi 4 an-ni (2077-2010) è aumentato del 19,8%; Aumento più elevato nel Sud Italia (+69,3%); Aumento di minore intensità: nel Nord‐Est (+3,8%). Aumentano gli italiani: rispetto al va-lore base del 2007, si registra un incre-mento complessivo pari al 42,5%, gli stranieri aumentano del 13,9%; Nelle regioni del Nord Italia gli italia-ni aumentano del 27,1%, gli stranieri del 23%; Nelle regioni del Sud gli italiani au-mentano del 58,2%; Nelle regioni del Centro gli italiani au-mentano del 45,2%. La presenza dei “nuovi poveri” (per-

52

Quaderni InformaCaritas

sone che risiedono in dimora stabile, sono in possesso di un lavoro e vivo-no all’interno di un nucleo familia-re) nei CdA è aumentata del 13,8% in quattro anni.Forte aumento di “nuovi poveri” nel Mezzogiorno (+74%)Nelle regioni del Centro si riscontra in-vece una diminuzione nella presenza di nuovi poveri: ‐58,3%.

La grave marginalità e il persisteredel bisogno materiale Nel corso degli ultimi 4‐5 anni, so-no fortemente aumentate le situazioni di povertà materiale incontrate dal-la Caritas: nel 2004, il 75% dei pro-blemi si riferiva a bisogni di caratte-re primario e strutturale (bisogni abi-tativi, alimentari, economici, sanita-ri, ecc.). Nel 2010 si raggiunge la quo-ta dell’81,9%; le problematiche “post‐materiali” (disagio psicologico, di-pendenze, conflittualità relazionale, ecc.), scivolano su valori più bassi di incidenza: dal 25 al 18,1%.

La nuova emergenza abitativaUn utente Caritas su quattro ha gravi problemi abitativi; nel corso degli ul-timi 4 anni, i problemi abitativi sono aumentati del 23,6%.

Le richieste ai Centri di AscoltoForte aumento delle richieste di sus-sidi economici (+80,8%) e di consu-

lenze professionali (+46,1%); dimi-nuiscono le richieste di sostegno so-cio‐assistenziale (‐38,6%) e di lavoro (‐8,5%).

Le risposte fornite dalla CaritasAumenta il coinvolgimento di sog-getti terzi (+90%), segnale di una cre-scente complessità delle situazioni di povertà; aumenta l’erogazione di sus-sidi economici (+70%) e di beni pri-mari (+40,8%).

5. Risposte diocesanedi contrasto alla povertà e nuovi progetti anticrisi economicaSecondo il Censimento dei servizi so-cio‐assistenziali e sanitari collegato con la Chiesa In Italia, promosso dal-la Consulta ecclesiale degli organi-smi socio‐assistenziali, sono presenti in Italia 14.214 servizi socio‐assisten-ziali e socio‐sanitari (dati al 1 genna-io 2010).I servizi ecclesiali di contrasto della povertà economica sono 2.905, pari al 20,4% del totaleI “Centri di erogazione di beni pri-mari” sono pari a 1936 servizi, pa-ri al 66,6% di tutti i servizi di contra-sto della povertà economica (13,6% di tutti i servizi rilevati dal Censimento).Seguono le mense (320 servizi) e l’as-sistenza residenziale per persone sen-za dimora (312 strutture di accoglien-za).

53

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Al 18 maggio 2011, si evidenzia la pre-senza di 806 nuove iniziative dioce-sane anti‐crisi, attivate nel corso de-gli ultimi 2‐3 anni, presso 203 diocesi (93% delle diocesi italiane)Rispetto al 2010, il numero di attivi-tà/progetti anticrisi è aumentato del 39,6%.133 diocesi hanno avviato proget-ti di microcredito socio‐assistenziale (+31,7% rispetto al 2010); Il 60% delle diocesi italiane ha avviato un progetto di microcredito.L’82,4 delle diocesi del Nord‐Ovest e l’83,3% delle diocesi del Nord‐Est hanno avviato un progetto di micro-credito socio‐assistenziale.Al Centro Italia la presenza del Mi-crocredito riguarda il 65% delle dio-cesi, mentre nelle Isole e nel Sud Italia l’incidenza è inferiore al valore me-dio nazionale: rispettivamente 53,6 e 38,2% delle diocesi.70 diocesi hanno attivato progetti di microcredito per imprese (+62,8% ri-spetto al 2010).131 diocesi hanno attivato dei Fondi diocesani di emergenza (+21,3%).63 diocesi hanno attivato progetti in-novativi (empori di vendita solidale, carte acquisto,ecc.) (+34%).120 diocesi svolgono specifici servi-zi di orientamento al lavoro (+34,8%).55 diocesi hanno avviato specifici progetti di “consulenza casa” (stesso numero dell’anno precedente).

6. La mensa dei poveri:antica e nuova rispostaal bisogno alimentare Al primo gennaio 2010, erano presen-ti in Italia 449 mense socio‐assisten-ziali. La maggior parte delle mense è presente nel Sud Italia (119 mense, pa-ri al 26,5% del totale). Segue il CeIta-lia, con 108 mense (24,1%). Nelle re-gioni del Nord Italia, nel complesso, sono presenti 164 mense, divise equa-mente tra il Nord‐Ovest (82 mense) e il Nord‐Est (82 mense). Nelle Isole so-no presenti 58 mense,al 12,9% del to-tale; nel 26,6% dei casi, le mense sono state promosse dalle parrocchie. Se-guono le Caritas diocesane, che han-no promosso il 23,7% delle mense. In terza posizione si collocano gli “Isti-tuti di vita consacrata/Società di vi-ta apostolica”, che hanno promosso il 22,3% delle mense. Le mense sono gestite soprattutto dalle parrocchie (30,7% del totale); seguono gli istituti di vita consacrata/società di vita apo-stolica (20,9%), le associazioni di vo-lontariato (12,2%) e le Caritas dioce-sane (10,5%). Solo il 17,5% delle mense lavora in convenzione con l’ente pub-blico; gli operatori attivi nelle mense sono pari a 21.832 persone. Di questi, 20.467 sono volontari laici (93,7%). le mense presenti in Italia hanno eroga-to nel corso del 2009 circa 6 milioni di pasti, corrispondente ad unmedia di 16.514 pasti al giorno.

54

Quaderni InformaCaritas

7. Povertà e vulnerabilità economica degli immigrati Secondo dati Istat, il 19,9% delle fa-miglie straniere si trova in situazione di grave deprivazione materiale (con-tro il 6% di quelle italiane); il 60,1% delle famiglie straniere non è in gra-do di sostenere una spesa improvvisa di 750 euro (contro il 31,4% di quel-le italiane); il tasso di disoccupazione degli immigrati ha raggiunto l’11,6% (11,2% nel 2009); i redditi degli im-migrati sono intorno ai 12 mila eu-ro all’anno, inferiori di circa un terzo al reddito medio delavoratori italiani; secondo il parere di un campione di

operatori Caritas, emerge una situa-zione di forte disagio per gli stranie-ri da soli in Italia, di sesso maschile, di età compresa tra 25 e 44 anni; Le principali voci di bisogno degli stra-nieri che si rivolgono alla Caritas si riferiscono a problemi occupazionali (66,4%) e a situazioni di povertà eco-nomica (62,5%); rilevanti i problemi abitativi, che riguardano il 24,7% de-gli stranieri (21,6% degli italiani); da segnalare poi la presenza di vari pro-blemi legati al percorso migratorio, di cui i principali sono la condizione giuridica (11,3%) e le difficoltà con la lingua italiana (12,0%).

55

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Non ho dubbi. A leggere i dati del 2010 pubblicati nel nostro VII rapporto sulle povertà in-contrate dal sistema dei Cen-

tri d’Ascolto Caritas... non si hanno più dubbi. I poveri sono “sconfitti” su molti fronti.

Sono sconfitti dall’assenza di politiche “efficaci” di contrasto alla povertà.La progressiva riduzione del trasferi-mento di risorse operata in questi ul-timi anni dal governo centrale ha ob-bligato le amministrazioni locali pri-ma ad ottimizzare i servizi riducendo eventuali sprechi e poi a ridurre i ser-vizi, anche quelli essenziali, penaliz-zando i cittadini più deboli, e diven-tando complici, loro malgrado, dello smantellamento sistematico dello sta-to sociale.

Sono sconfitti dal clima di paura ge-nerato dai mezzi di comunicazione di massa.È un dato di fatto, che la comunica-zione “orientata” degli ultimi anni ha sostenuto e rafforzato un clima di dif-fidenza e di ostilità nei confronti del

“diverso” in genere. Invece di favori-re la creazione di un contesto sociale dove si affrontano i problemi con pas-sione, competenza e creatività, e do-ve, di ogni crisi si sottolinea di più l’a-spetto di opportunità che non quello di problema, l’informazione “genera-lista” ha annullato le coscienze spe-gnendo il senso critico, ha ridotto la capacità di pensare invitando a pen-sare il pensiero di altri, ha chiuso le braccia dell’accoglienza invocando lo spettro di una paurosa insicurezza.

Sono sconfitti dal limite e dal fossato che il disagio ha scavato nella loro vitaDalle storie di vita raccontate nel se-condo capitolo di questo rapporto emerge chiaramente come la perdita o l’incapacità di creare legami stabi-li, liberi e liberanti, sia la ragione ul-tima del disagio di tanti nostri fratel-li e sorelle. Disagio è una parola com-posta da un prefisso dis più la parola agio che deriva dal latino addiacens e vuol dire vicino, quindi disagio vuol dire “lontano”. Le persone che incon-triamo sono lontane da relazioni si-gnificative che sole sono capaci di far

Conclusionidon Emanuele Morelli

Direttore Caritas Diocesana di Pisa

56

Quaderni InformaCaritas

sentire loro quel conforto di cui han-no bisogno, di poter offrire loro quel confronto che può aiutarle a ripren-dere il proprio cammino nella vita ed esercitare anche una necessaria forma di controllo sulle possibili derive.La solitudine vissuta dalla stragran-de maggioranza delle persone che in-contriamo esaurisce le risorse neces-sarie per affrontare vite difficili. Dal nostro rapporto emerge, infatti, che vivere da soli, isolati dal resto della comunità sia un’impresa che ha il sa-pore dell’impossibile. Indifferenza ed isolamento sono il grande male del nostro tempo che mangia come un tarlo anche la vita delle persone che presumono di essere normali, ma che devasta la vita delle persone che sono nel disagio.Per questo, perché le persone che in-contriamo nei nostri Centri d’A-scolto, anche se sconfitti non siano schiacciati ed annullati, crediamo ne-cessario che la comunità ecclesiale e la società civile facciano con decisio-ne la scelta dell’“agio”, della prossimi-tà e della relazione.Certo è che scegliere la “relazione” come cifra profonda di ogni interven-to sociale non s’improvvisa, perché è una scelta complessa, problematica e difficile e per questo deve essere vo-luta, cercata e curata. Ha bisogno di competenze, di abilità e di una co-stante verifica. Ha bisogno di tradursi

in opzioni concrete, osservabili e ve-rificabili, progetti concreti, per non rimanere una bella affermazione di principio.La “relazione di prossimità” è proprio quello a cui, come Caritas, vogliamo educare tutta la comunità ecclesia-le pisana. La Chiesa, di cui Caritas è esperienza ed espressione, è, nella sua natura, chiamata a vivere la comu-nione, ad abbattere steccati, a costrui-re legami, a tessere reti, a fare in modo che il confronto franco, aperto, since-ro, costruttivo e la ricerca del bene co-mune siano scelte di stile fatte proprie da tutti al suo interno e condivise dal-la società civile.Caritas, da quarant’anni, lavora per-ché l’incontro con la vita ferita dell’al-tro possa cambiare la nostra, nei tem-pi, nelle scelte, nei progetti, nella de-stinazione... possa, cioè, far emergere il “senso” profondo della nostra vita. La parola “senso” significa più cose. Possiamo intenderla come “significa-to” della vita, ma anche come la “dire-zione” che la nostra vita è chiamata a darsi; infine le cose che per noi hanno senso raccontano e manifestano il lo-ro “valore”.Allora perché la nostra vita abbia un “senso”, sia concreta ed abbia signifi-cato, direzione e valore occorre che sia “pro-esistenza”, esista, cioè, al ser-vizio di qualcun altro diverso da me.La relazione con l’altro, per Caritas, si

57

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

declina decisamente nel vocabolario del servizio.Ecco che questo rapporto raccon-ta che per le persone che vivono sul-la frontiera, dell’ascolto e della pros-simità, operatori e volontari, giovani in servizio civile e che fanno l’anno di volontariato sociale, tirocinanti e sta-gisti, vivono un’esperienza che fa tro-vare loro un nuovo senso alla loro vi-ta; gli fa scoprire che imbattersi nella vita ferita ti chiede di cambiare la tua, ma soprattutto ti provoca a non per-dere la speranza.Se gli “sconfitti” dal mondo e dalle sue regole troveranno accanto a loro, persone e istituzioni che sanno vive-re con coraggio la sfida di una relazio-ne educativa di prossimità, saranno in verità degli “invincibili”, cioè dei “mai vinti”. Dice Erri De Luca: “In-vincibili sono quelli che non si lascia-no abbattere, scoraggiare, ricacciare indietro da nessuna sconfitta, e dopo ogni batosta sono pronti a risorgere e a battersi di nuovo. Chisciotte che si tira su dai colpi e dalla polvere, pronto al-la prossima avventura, è invincibile”.Scrive Mons. Mariano Crociata, se-gretario generale della CEI, nella pre-sentazione del Rapporto sulle pover-tà di Caritas Italiana e Fondazione Zancan “Poveri di diritti” avvenuta il 17 ottobre us.: “La speranza cristia-na ci invita a non perdere mai la fidu-cia e sollecita ogni impegno per «scio-

gliere le catene inique, togliere i lega-mi del giogo, rimandare liberi gli op-pressi e spezzare ogni giogo» (Is 58,6), promuovere e tutelare i diritti di tut-ti, ma anche richiamare tutti al senso del dovere e della responsabilità. Il no-stro impegno ecclesiale in tale direzio-ne non verrà meno, anzi si esprime già con rinnovata dedizione nel rilancio del compito educativo, su cui si con-centra in modo particolare l’iniziativa pastorale della Chiesa in questi anni, convinti come siamo che, nel contra-sto delle povertà, un ruolo decisivo lo svolge la crescita della coscienza e del-la maturità delle persone”.E mons. Giuseppe Pasini, presiden-te della Fondazione E. Zancan, nella presentazione del Rapporto sulle po-vertà di Caritas Italiana e Fondazio-ne Zancan “Poveri di diritti” ci ricor-da che: “Una società che conserva ed alimenta, al proprio interno, una com-ponente così estesa di poveri, privan-doli dei diritti essenziali riguardanti lo sviluppo della persona e l’esercizio della cittadinanza attiva, è da consi-derare una società malata sotto il pro-filo etico e incompiuta sotto il profilo democratico. Chi è responsabile, cioè chi è chiamato a farsi carico del man-cato superamento di questa anomalia? (…) Di fronte al dramma della pover-tà che coinvolge milioni di persone e di famiglie, non ci si può nascondere die-tro alibi inconsistenti.”

58

Quaderni InformaCaritas

Dal nostro piccolo osservatorio, il Centro d’Ascolto delle povertà del-la Caritas diocesana di Pisa, parte di una rete più grande che ricama come un ordito tutto il territorio regionale e nazionale, auspichiamo una crescita delle coscienze di tutti, istituzioni, so-cietà civile, chiese e poveri e per questo

chiediamo politiche sociali più corag-giose, un’informazione più onesta, ma soprattutto a tutti di uscire dal guscio delle proprie paure per vivere la bellez-za dell’incontro. Siamo folli? Noi cre-diamo che “solo coloro che sono abba-stanza folli da pensare di poter cambia-re il mondo lo cambiano davvero” (S.J.).

59

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

Il conto corrente postale per tutte le necessitàche incontriamo quotidianamente

ccp 11989563intestato a: Caritas Diocesana di Pisapiazza Arcivescovado, 18 – 56126 Pisa

Il conto corrente bancario per tutte le necessitàche incontriamo quotidianamente

MONTE dei PASCHI di SIENAintestato a: Arcidiocesi di Pisa – Caritas diocesana

IBAN: IT 86 L 01030 14010 000000390954

Il conto corrente bancario finalizzato al MICROCREDITOBANCA POPOLARE ETICA

intestato a: Arcidiocesi di Pisa – Caritas progetti

IBAN: IT 44 F 05018 02800 000000111340

Il versamento direttamente in Caritas:Martedì, Mercoledì, Giovedì e Venerdì

dalle ore 10.00 alle ore 12.00

Chiediamo a tutti di specificare la destinazione delleofferte nella causale del versamento

- A i u t a c i a d a i u t a re ! -

60

Quaderni InformaCaritas

NOTE:

61

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

62

Quaderni InformaCaritas

63

VII Rapporto povertà 2011 - Caritas Diocesana di Pisa

11

InformaCaritasQuaderni

stam

pa: I

ndus

trie

Grafi

che

Paci

ni, P

isa

allegato al periodico della Caritas Diocesana di PisaRedazione: p.za Arcivescovado, 18

56100 Pisa - tel. 050.560.952 fax: 050.560.892