Raid israeliani al confine della striscia di Gazache …...Benedetto XVI ha usato una paro-la forte:...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 146 (48.470) Città del Vaticano domenica 28 giugno 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!z!.!$!: In occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo il nostro giornale non uscirà. La pubblicazione riprenderà con la data 30 giugno - 1° luglio. On line il numero di luglio di Donne Chiesa Mondo WWW.OSSERVATOREROMANO. VA Guardare il cambiamento NOSTRE INFORMAZIONI Il concilio Vaticano II Un seme che continua a crescere di SERGIO CENTOFANTI Q uest’anno, il prossimo 8 di- cembre, ricorre il 55° anni- versario della fine del conci- lio Vaticano II. Un evento che in questo periodo sta suscitando un nuovo dibattito nella comunità ec- clesiale, di fronte a chi ne prende sempre più le distanze e a chi ne vuole ridimensionare la portata e il significato. Benedetto XVI ha usato una paro- la forte: ha parlato di una «nuova Pentecoste». Lui è stato un testimo- ne diretto del concilio, partecipando in veste di esperto, al seguito del cardinale Frings, e poi come perito ufficiale: «Speravamo che tutto si rinnovasse — ha detto ai sacerdoti di Roma il 14 febbraio 2013 — che venisse veramente una nuova Pente- coste, una nuova era nella Chiesa (…) si sentiva che la Chiesa non andava avanti, si riduceva, che sem- brava piuttosto una realtà del passa- to e non la portatrice del futuro. E in quel momento, speravamo che questa relazione si rinnovasse, cam- biasse; che la Chiesa fosse di nuovo forza del domani e forza dell’oggi». E citando Giovanni Paolo II nell’udienza generale del 10 ottobre 2012, fa sua la definizione del «Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel XX secolo: in esso ci è offerta una sicu- ra bussola per orientarci nel cammi- no del secolo che si apre» (Novo millennio ineunte, 57): il «vero moto- re» del concilio — aggiunge — è sta- to lo Spirito Santo. Dunque, una nuova Pentecoste: non per creare una nuova Chiesa, ma per «una nuova era nella Chiesa». Ciò che il concilio ha mostrato con più evidenza è che l’autentico sviluppo della dottrina, che viene trasmessa di generazione in genera- zione, si realizza in un popolo che cammina unito guidato dallo Spiri- to Santo. È il cuore del celebre di- scorso di Benedetto XVI alla Curia romana del 22 dicembre 2005. Be- nedetto parla di due ermeneutiche: quella della discontinuità e della rottura e quella della riforma e del rinnovamento nella continuità. La «giusta ermeneutica» è quella che vede la Chiesa come «un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino». Benedetto parla di una «sintesi di fedeltà e dinamica». La fedeltà è in movimento, non è stasi, è un cammino che avanza sulla stessa strada, è un seme che si sviluppa e diventa albero che am- plia sempre di più i suoi rami, fio- risce e produce frutto: come una pianta viva, da una parte cresce, dall’altra ha radici che non si pos- sono tagliare. Dopo il lancio di razzi da parte di Hamas per protestare contro il piano di annessioni voluto dal governo Netanyahu Raid israeliani al confine della striscia di Gaza TEL AVIV, 27. A pochi giorni dall’av- vio del piano di annessioni unilate- rali dei Territori palestinesi da parte di Israele, torna alta la tensione al confine con la striscia di Gaza. Cac- cia israeliani hanno colpito postazio- ni di Hamas nella striscia risponden- do al lancio di alcuni razzi dal terri- torio palestinese verso il sud di Israele. Lo hanno riferito le Forze armate israeliane su Twitter, affer- mando che «riteniamo Hamas re- sponsabile di tutte le azioni terrori- stiche provenienti da Gaza» e spie- gando che «in risposta a due razzi lanciati verso Israele, i nostri jet da combattimento hanno colpito un centro di Hamas per la produzione di razzi e una struttura per la fabbri- cazione di armi a Gaza». Secondo il «Jerusalem Post», non ci sarebbero vittime né feriti a causa del lancio di razzi verso il sud di Israele. Non si segnalano nemmeno danni materiali. Secondo le ricostru- zioni, un missile è caduto in un campo aperto, l’altro probabilmente è rimasto nel territorio palestinese. Due giorni fa il portavoce dell’ala militare di Hamas, Abu Obeida, aveva avvertito che eventuali annes- sioni da parte di Israele di aree dei Territori sarebbero considerate dai palestinesi alla stregua di «una di- chiarazione di guerra». Ieri Sallah Bardawil, un dirigente politico di Hamas, durante un comizio tenuto nel sud della Striscia ha ribadito l’intenzione di lanciare un’offensiva su larga scala se il governo Neta- nyahu non farà un passo indietro e andrà avanti nel suo progetto. Da parte israeliana, da rilevare la posizione espressa dal ministro della difesa e vice premier Benny Gantz. «Se i palestinesi vorranno gestire un negoziato serio, sono pronto a recar- mi a Ramallah domani mattina per discuterne» ha scritto Gantz in post su Facebook al termine di un dibat- tito nel suo partito Blu Bianco sul piano di pace proposto dal presiden- te statunitense Donald Trump. Gan- tz ha espresso una linea “morbida” assicurando che «Israele non esten- derà la sovranità in aree in cui vivo- no molti palestinesi» ed eviterà «di limitare la loro libertà di movimen- to». Inoltre: «Se ci saranno cittadini palestinesi nelle zone in cui sarà estesa la nostra sovranità, riceveran- no diritti eguali» ha aggiunto. Il go- verno avrà cura, ha precisato Gantz, «di non arrecare danno alcuno alla nostra sicurezza nazionale, agli ac- cordi di pace e ai nostri beni strate- gici». «La questione politica che ab- biamo di fronte — ha aggiunto in un’altra dichiarazione — è un proces- so complesso e storico che influenze- rà lo stato d’Israele nei prossimi de- cenni. La affronteremo in modo re- sponsabile e puntuale». Sul piano internazionale, da se- gnalare la presa di posizione, ieri, dell’Unione europea. Se ci saranno le annessioni — ha detto un portavo- ce — «reagiremo di conseguenza». Settantacinque anni fa la firma della Carta istitutiva delle Nazioni Unite Il valore del multilateralismo di PAOLO BENANTI T re rivoluzioni scientifiche nella storia recente han- no avuto un forte effetto sul modo di capire e di capirsi dell’uomo: Niccolò Copernico con la co- smologia eliocentrica ha rimosso la Terra e quindi l’uma- nità dal centro dell’universo; Charles Darwin ha suggeri- to che ogni forma di vita si è evoluta nel tempo da pro- genitori comuni per mezzo della selezione naturale, ri- muovendo in tal modo l’umanità dal centro del regno biologico e, grazie a Sigmund Freud, riconosciamo oggi che la mente è anche inconscia e soggetta al meccanismo di difesa della repressione. Nel modificare la nostra comprensione del mondo esterno, queste rivoluzioni hanno mutato anche la concezione di chi siamo. Solo grazie a questa interazione tra scienza e antropologia oggi non ci consi- deriamo immobili, al centro dell’universo (la rivoluzione copernicana), non ci consideriamo inna- turalmente separati e diversi dal resto del regno animale (la rivoluzione darwiniana), e siamo molto lontani dal descriverci come menti isolate interamente trasparenti a sé stesse, come Cartesio, ad esempio, aveva ipotizzato (la rivoluzione freudiana). Quanto accennato sopra rispetto al ruolo dell’infor- mazione sembra produrre una nuova e inaspettata rivo- luzione: a partire dagli anni Cinquanta l’informatica e le Information and Communication Technology (ICT) han- no esercitato un’influenza tale da modificare non solo la nostra interazione con il mondo ma anche la compren- sione di noi stessi: non ci percepiamo e non viviamo più come entità isolate quanto piuttosto organismi informa- zionali interconnessi, o inforg , che condividono, con agenti biologici e artefatti ingegnerizzati, un ambiente globale costituito in ultima analisi dalle informazioni: l’infosfera . Questa quarta rivoluzione, tutta tecnologica nascendo da tecnologie informatiche e non da teorie informatiche, sta portando alla luce la natura intrinsecamente informazio- nale degli agenti umani. Alla luce di queste trasformazioni non dobbiamo essere indotti soltanto a concepire erroneamente le ICT digitali come mere tecnolo- gie che apportano miglioramenti. È in gioco una trasformazione più sottile, meno sensazionale, e tuttavia più fondamentale e profonda nel nostro modo di concepire che cosa sia un agente e qua- le tipo di ambiente questi nuovi agenti abitino attraverso una trasformazione radicale della no- stra comprensione della realtà e di noi stessi. Questo è il punto dove la tecnica oggi ha bisogno della filosofia e della teologia: se il cambiamento nel no- stro modo di sentire e vedere il mondo è stato ed è tan- to rapido — grazie anche alla quantità di tecnologia in- formatica che produciamo — questo grande albero, per utilizzare una metafora, non ha adeguate radici nel pen- sare ciò che stiamo facendo e verso dove stiamo cam- biando. Guardare il cambiamento significa cercare di ca- pirlo per poter essere “pronti a rendere ragione della speranza che è in noi” (cfr. 1 Pt 3, 15). NEW YORK, 27. «La Carta delle Na- zioni Unite ha portato regole e spe- ranza in un mondo in rovina. Se- gniamo l’anniversario di quella pie- tra miliare mentre le pressioni globa- li stanno aumentando». Queste le parole usate ieri dal segretario gene- rale dell’Onu, António Guterres, in un video messaggio per celebrare il 75esimo anniversario della firma del- la Carta dell’Onu (l’accordo interna- zionale che ha istituito le Nazioni Unite) avvenuta il 26 giugno 1945 a San Francisco da 50 dei 51 paesi membri. Un evento storico che ha segnato l’inizio di una nuova fase nei rapporti internazionali. «Gli accordi multilaterali del do- poguerra hanno salvato milioni di vite, facendo avanzare la condizione umana e adempiendo al compito di prevenire la terza guerra mondiale» ha aggiunto Guterres. «Ma ci sono state battute d’arresto dolorose, e le realtà di oggi sono proibitive più che mai». Il segretario generale ha sottolineato che l’emergenza sanita- ria dovuta al coronavirus ha «tocca- to tutti, ovunque, precisamente il ti- po di sfida globale per la quale sono state fondate le Nazioni Unite». I delegati a San Francisco nel 1945 «dopo aver vissuto una pandemia globale, depressione e guerra, hanno colto l’occasione per piantare i semi di qualcosa di migliore e nuovo, og- gi dobbiamo fare lo stesso. Per rag- giungere quel momento spartiacque dobbiamo reinventare il multilatera- lismo, e garantire che una governan- ce globale efficace sia una realtà quando è necessaria» ha ribadito. Il segretario generale si è poi det- to «ispirato» da tutto quello che è stato «costruito e realizzato in 75 an- ni». Ora «è il momento di perseve- rare, andare avanti, perseguire i no- stri obiettivi, mostrare responsabilità per il nostro mondo e prenderci cura gli uni degli altri». Gravissime le conseguenze dei dieci anni di guerra L’infanzia rubata dei bambini siriani PAGINA 2 A vent’anni dalla morte Un poeta beat chiamato Vittorio Gassman MARCO TESTI A PAGINA 4 A 120 anni dalla nascita di de Saint-Exupéry L’eterna giovinezza di Antoine ENZO ROMEO A PAGINA 5 Pellegrini con in tasca la «Laudato si’» sognando «Il Signore degli Anelli» Hobbit della fede GIOVANNI ZAVATTA A PAGINA 6 ALLINTERNO PAGINA 8 Un manifestante palestinese e un soldato israeliano durante le proteste nei Territori (Epa) CONTINUA A PAGINA 7 Il Santo Padre ha ricevuto que- sta mattina in udienza l’Emi- nentissimo Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congre- gazione per i Vescovi. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza Monsignor Georg Bätzing, Vescovo di Limburg (Repubblica Federale di Ger- mania), Presidente della Confe- renza Episcopale Tedesca, con il Segretario Generale, Padre Hans Langendörfer, S.I. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza l’Eminentissimo Cardinale Be- niamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza la Signora Agnès Avognon Adjaho, Ambasciatore del Benin, in visita di congedo. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Bayeux (Fran- cia), presentata da Sua Eccel- lenza Monsignor Jean-Claude Boulanger. Il Santo Padre ha accolto la rinuncia presentata da Sua Ec- cellenza Monsignor Jean Tey- rouz dall’ufficio di Visitatore Apostolico per i fedeli armeni residenti in Europa Occidenta- le. Provviste di Chiese Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Fa- briano-Matelica (Italia) Sua Ec- cellenza Monsignor Francesco Massara, Arcivescovo di Came- rino - San Severino Marche, unendo le due sedi in persona Episcopi. Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Sale (Australia) il Reverendo Monsi- gnore Gregory Charles Bennet, del clero dell’Arcidiocesi di Melbourne, finora Parrroco di “St Joseph’s”, West Brunswick, Melbourne. Il Santo Padre ha nominato Vescovo Prelato della Prelatura di Huautla (Messico) il Reve- rendo Guadalupe Antonio Ruíz Urquín, del clero di Tuxtla Gu- tiérrez, finora Responsabile del- la Formazione Permanente del Clero di quella Arcidiocesi. Nomina di Visitatore Apostolico Il Santo Padre ha nominato Visitatore Apostolico per i fede- li armeni residenti in Europa Occidentale Sua Eccellenza Monsignor Elie Yéghiayan, Ve- scovo dell’Eparchia Sainte- Croix-de-Paris (Francia). Dalle Chiese Orientali Sua Beatitudine il Cardinale Louis Raphaël Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, con il consenso del Sinodo dei Vesco- vi della Chiesa Patriarcale, ha separato l’Eparchia di Zakho (Iraq) da quella di Amadiyah, alla quale era stata unita il 10 giugno 2013. Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale di Babilonia dei Caldei ha canonicamente eletto Vescovo dell’Eparchia di Zakho (Iraq) il Reverendo Co- repiscopo Felix (Saeed) Da- wood Al Shabi, al quale il San- to Padre Francesco ha concesso il Suo Assenso.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 146 (48.470) Città del Vaticano domenica 28 giugno 2020

.

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In occasione della solennitàdei Santi Pietro e Paolo

il nostro giornale non uscirà.La pubblicazione riprenderà

con la data 30 giugno - 1° luglio.

On line il numerodi lugliodi Donne

Chiesa Mondo

W W W.O S S E R VAT O R E R O M A N O.VA

Guardare il cambiamento

NOSTRE INFORMAZIONI

Il concilio Vaticano II

Un semeche continua a crescere

di SERGIO CE N T O FA N T I

Q uest’anno, il prossimo 8 di-cembre, ricorre il 55° anni-versario della fine del conci-

lio Vaticano II. Un evento che inquesto periodo sta suscitando unnuovo dibattito nella comunità ec-clesiale, di fronte a chi ne prendesempre più le distanze e a chi nevuole ridimensionare la portata e ilsignificato.

Benedetto XVI ha usato una paro-la forte: ha parlato di una «nuovaPentecoste». Lui è stato un testimo-ne diretto del concilio, partecipandoin veste di esperto, al seguito delcardinale Frings, e poi come peritoufficiale: «Speravamo che tutto sirinnovasse — ha detto ai sacerdotidi Roma il 14 febbraio 2013 — chevenisse veramente una nuova Pente-coste, una nuova era nella Chiesa(…) si sentiva che la Chiesa nonandava avanti, si riduceva, che sem-brava piuttosto una realtà del passa-to e non la portatrice del futuro. Ein quel momento, speravamo chequesta relazione si rinnovasse, cam-biasse; che la Chiesa fosse di nuovoforza del domani e forza dell’oggi».E citando Giovanni Paolo IInell’udienza generale del 10 ottobre2012, fa sua la definizione del«Concilio come la grande grazia dicui la Chiesa ha beneficiato nel XXsecolo: in esso ci è offerta una sicu-ra bussola per orientarci nel cammi-

no del secolo che si apre» (Novomillennio ineunte, 57): il «vero moto-re» del concilio — aggiunge — è sta-to lo Spirito Santo. Dunque, unanuova Pentecoste: non per creareuna nuova Chiesa, ma per «unanuova era nella Chiesa».

Ciò che il concilio ha mostratocon più evidenza è che l’autenticosviluppo della dottrina, che vienetrasmessa di generazione in genera-zione, si realizza in un popolo checammina unito guidato dallo Spiri-to Santo. È il cuore del celebre di-scorso di Benedetto XVI alla Curiaromana del 22 dicembre 2005. Be-nedetto parla di due ermeneutiche:quella della discontinuità e dellarottura e quella della riforma e delrinnovamento nella continuità. La«giusta ermeneutica» è quella chevede la Chiesa come «un soggettoche cresce nel tempo e si sviluppa,rimanendo però sempre lo stesso,unico soggetto del Popolo di Dioin cammino». Benedetto parla diuna «sintesi di fedeltà e dinamica».La fedeltà è in movimento, non èstasi, è un cammino che avanzasulla stessa strada, è un seme che sisviluppa e diventa albero che am-plia sempre di più i suoi rami, fio-risce e produce frutto: come unapianta viva, da una parte cresce,dall’altra ha radici che non si pos-sono tagliare.

Dopo il lancio di razzi da parte di Hamas per protestare contro il piano di annessioni voluto dal governo Netanyahu

Raid israelianial confine della striscia di Gaza

TEL AV I V, 27. A pochi giorni dall’av-vio del piano di annessioni unilate-rali dei Territori palestinesi da partedi Israele, torna alta la tensione alconfine con la striscia di Gaza. Cac-cia israeliani hanno colpito postazio-ni di Hamas nella striscia risponden-do al lancio di alcuni razzi dal terri-torio palestinese verso il sud diIsraele. Lo hanno riferito le Forzearmate israeliane su Twitter, affer-mando che «riteniamo Hamas re-sponsabile di tutte le azioni terrori-stiche provenienti da Gaza» e spie-gando che «in risposta a due razzilanciati verso Israele, i nostri jet dacombattimento hanno colpito uncentro di Hamas per la produzionedi razzi e una struttura per la fabbri-cazione di armi a Gaza».

Secondo il «Jerusalem Post», nonci sarebbero vittime né feriti a causadel lancio di razzi verso il sud diIsraele. Non si segnalano nemmenodanni materiali. Secondo le ricostru-

zioni, un missile è caduto in uncampo aperto, l’altro probabilmenteè rimasto nel territorio palestinese.

Due giorni fa il portavoce dell’alamilitare di Hamas, Abu Obeida,aveva avvertito che eventuali annes-

sioni da parte di Israele di aree deiTerritori sarebbero considerate daipalestinesi alla stregua di «una di-chiarazione di guerra». Ieri SallahBardawil, un dirigente politico diHamas, durante un comizio tenuto

nel sud della Striscia ha ribaditol’intenzione di lanciare un’offensivasu larga scala se il governo Neta-nyahu non farà un passo indietro eandrà avanti nel suo progetto.

Da parte israeliana, da rilevare laposizione espressa dal ministro delladifesa e vice premier Benny Gantz.«Se i palestinesi vorranno gestire unnegoziato serio, sono pronto a recar-mi a Ramallah domani mattina perdiscuterne» ha scritto Gantz in postsu Facebook al termine di un dibat-tito nel suo partito Blu Bianco sulpiano di pace proposto dal presiden-te statunitense Donald Trump. Gan-tz ha espresso una linea “morbida”assicurando che «Israele non esten-derà la sovranità in aree in cui vivo-no molti palestinesi» ed eviterà «dilimitare la loro libertà di movimen-to». Inoltre: «Se ci saranno cittadinipalestinesi nelle zone in cui saràestesa la nostra sovranità, riceveran-no diritti eguali» ha aggiunto. Il go-verno avrà cura, ha precisato Gantz,«di non arrecare danno alcuno allanostra sicurezza nazionale, agli ac-cordi di pace e ai nostri beni strate-gici». «La questione politica che ab-biamo di fronte — ha aggiunto inun’altra dichiarazione — è un proces-so complesso e storico che influenze-rà lo stato d’Israele nei prossimi de-cenni. La affronteremo in modo re-sponsabile e puntuale».

Sul piano internazionale, da se-gnalare la presa di posizione, ieri,dell’Unione europea. Se ci sarannole annessioni — ha detto un portavo-ce — «reagiremo di conseguenza».

Settantacinque anni fa la firma della Carta istitutiva delle Nazioni Unite

Il valore del multilateralismo

di PAOLO BENANTI

Tre rivoluzioni scientifiche nella storia recente han-no avuto un forte effetto sul modo di capire e dicapirsi dell’uomo: Niccolò Copernico con la co-

smologia eliocentrica ha rimosso la Terra e quindi l’uma-nità dal centro dell’universo; Charles Darwin ha suggeri-to che ogni forma di vita si è evoluta nel tempo da pro-genitori comuni per mezzo della selezione naturale, ri-muovendo in tal modo l’umanità dal centro del regnobiologico e, grazie a Sigmund Freud, riconosciamo oggiche la mente è anche inconscia e soggettaal meccanismo di difesa della repressione.Nel modificare la nostra comprensione delmondo esterno, queste rivoluzioni hannomutato anche la concezione di chi siamo.

Solo grazie a questa interazione trascienza e antropologia oggi non ci consi-deriamo immobili, al centro dell’universo(la rivoluzione copernicana), non ci consideriamo inna-turalmente separati e diversi dal resto del regno animale(la rivoluzione darwiniana), e siamo molto lontani daldescriverci come menti isolate interamente trasparenti asé stesse, come Cartesio, ad esempio, aveva ipotizzato(la rivoluzione freudiana).

Quanto accennato sopra rispetto al ruolo dell’infor-mazione sembra produrre una nuova e inaspettata rivo-luzione: a partire dagli anni Cinquanta l’informatica e leInformation and Communication Technology (ICT) han-no esercitato un’influenza tale da modificare non solo la

nostra interazione con il mondo ma anche la compren-sione di noi stessi: non ci percepiamo e non viviamo piùcome entità isolate quanto piuttosto organismi informa-zionali interconnessi, o i n f o rg , che condividono, conagenti biologici e artefatti ingegnerizzati, un ambienteglobale costituito in ultima analisi dalle informazioni:l’i n f o s f e ra .

Questa quarta rivoluzione, tutta tecnologica nascendo datecnologie informatiche e non da teorie informatiche, staportando alla luce la natura intrinsecamente informazio-nale degli agenti umani. Alla luce di queste trasformazioni

non dobbiamo essere indotti soltanto a concepireerroneamente le ICT digitali come mere tecnolo-gie che apportano miglioramenti. È in gioco unatrasformazione più sottile, meno sensazionale, etuttavia più fondamentale e profonda nel nostromodo di concepire che cosa sia un agente e qua-le tipo di ambiente questi nuovi agenti abitinoattraverso una trasformazione radicale della no-

stra comprensione della realtà e di noi stessi.Questo è il punto dove la tecnica oggi ha bisogno

della filosofia e della teologia: se il cambiamento nel no-stro modo di sentire e vedere il mondo è stato ed è tan-to rapido — grazie anche alla quantità di tecnologia in-formatica che produciamo — questo grande albero, perutilizzare una metafora, non ha adeguate radici nel pen-sare ciò che stiamo facendo e verso dove stiamo cam-biando. Guardare il cambiamento significa cercare di ca-pirlo per poter essere “pronti a rendere ragione dellasperanza che è in noi” ( c f r. 1 Pt 3, 15).

NEW YORK, 27. «La Carta delle Na-zioni Unite ha portato regole e spe-ranza in un mondo in rovina. Se-gniamo l’anniversario di quella pie-tra miliare mentre le pressioni globa-li stanno aumentando». Queste leparole usate ieri dal segretario gene-rale dell’Onu, António Guterres, inun video messaggio per celebrare il75esimo anniversario della firma del-la Carta dell’Onu (l’accordo interna-zionale che ha istituito le NazioniUnite) avvenuta il 26 giugno 1945 aSan Francisco da 50 dei 51 paesimembri. Un evento storico che hasegnato l’inizio di una nuova fasenei rapporti internazionali.

«Gli accordi multilaterali del do-poguerra hanno salvato milioni divite, facendo avanzare la condizioneumana e adempiendo al compito diprevenire la terza guerra mondiale»ha aggiunto Guterres. «Ma ci sonostate battute d’arresto dolorose, e lerealtà di oggi sono proibitive piùche mai». Il segretario generale hasottolineato che l’emergenza sanita-ria dovuta al coronavirus ha «tocca-to tutti, ovunque, precisamente il ti-po di sfida globale per la quale sonostate fondate le Nazioni Unite». Idelegati a San Francisco nel 1945«dopo aver vissuto una pandemiaglobale, depressione e guerra, hanno

colto l’occasione per piantare i semidi qualcosa di migliore e nuovo, og-gi dobbiamo fare lo stesso. Per rag-giungere quel momento spartiacquedobbiamo reinventare il multilatera-lismo, e garantire che una governan-ce globale efficace sia una realtàquando è necessaria» ha ribadito.

Il segretario generale si è poi det-to «ispirato» da tutto quello che èstato «costruito e realizzato in 75 an-ni». Ora «è il momento di perseve-rare, andare avanti, perseguire i no-stri obiettivi, mostrare responsabilitàper il nostro mondo e prenderci curagli uni degli altri».

Gravissime le conseguenze dei diecianni di guerra

L’infanzia rubatadei bambini siriani

PAGINA 2

A vent’anni dalla morte

Un poeta beatchiamatoVittorio Gassman

MARCO TESTI A PA G I N A 4

A 120 anni dalla nascitadi de Saint-Exupéry

L’eterna giovinezzadi Antoine

ENZO ROMEO A PA G I N A 5

Pellegrini con in tascala «Laudato si’»sognando «Il Signore degli Anelli»

Hobbit della fede

GI O VA N N I ZAVAT TA A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

PAGINA 8

Un manifestante palestinese e un soldato israeliano durante le proteste nei Territori (Epa)

CO N T I N UA A PA G I N A 7

Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza l’Emi-nentissimo Cardinale MarcOuellet, Prefetto della Congre-gazione per i Vescovi.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza Monsignor GeorgBätzing, Vescovo di Limburg(Repubblica Federale di Ger-mania), Presidente della Confe-renza Episcopale Tedesca, conil Segretario Generale, PadreHans Langendörfer, S.I.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienzal’Eminentissimo Cardinale Be-niamino Stella, Prefetto dellaCongregazione per il Clero.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza la Signora AgnèsAvognon Adjaho, Ambasciatoredel Benin, in visita di congedo.

Il Santo Padre ha accettato larinuncia al governo pastoraledella Diocesi di Bayeux (Fran-cia), presentata da Sua Eccel-lenza Monsignor Jean-ClaudeB o u l a n g e r.

Il Santo Padre ha accolto larinuncia presentata da Sua Ec-cellenza Monsignor Jean Tey-rouz dall’ufficio di VisitatoreApostolico per i fedeli armeniresidenti in Europa Occidenta-le.

Provviste di ChieseIl Santo Padre ha nominato

Vescovo della Diocesi di Fa-briano-Matelica (Italia) Sua Ec-cellenza Monsignor FrancescoMassara, Arcivescovo di Came-rino - San Severino Marche,unendo le due sedi in personaEpiscopi.

Il Santo Padre ha nominatoVescovo della Diocesi di Sale

(Australia) il Reverendo Monsi-gnore Gregory Charles Bennet,del clero dell’Arcidiocesi diMelbourne, finora Parrroco di“St Joseph’s”, West Brunswick,Melb ourne.

Il Santo Padre ha nominatoVescovo Prelato della Prelaturadi Huautla (Messico) il Reve-rendo Guadalupe Antonio RuízUrquín, del clero di Tuxtla Gu-tiérrez, finora Responsabile del-la Formazione Permanente delClero di quella Arcidiocesi.

Nominadi Visitatore ApostolicoIl Santo Padre ha nominato

Visitatore Apostolico per i fede-li armeni residenti in EuropaOccidentale Sua EccellenzaMonsignor Elie Yéghiayan, Ve-scovo dell’Eparchia Sainte-Croix-de-Paris (Francia).

Dalle Chiese OrientaliSua Beatitudine il Cardinale

Louis Raphaël Sako, Patriarcadi Babilonia dei Caldei, con ilconsenso del Sinodo dei Vesco-vi della Chiesa Patriarcale, haseparato l’Eparchia di Zakho(Iraq) da quella di Amadiyah,alla quale era stata unita il 10giugno 2013.

Il Sinodo dei Vescovi dellaChiesa Patriarcale di Babiloniadei Caldei ha canonicamenteeletto Vescovo dell’Eparchia diZakho (Iraq) il Reverendo Co-repiscopo Felix (Saeed) Da-wood Al Shabi, al quale il San-to Padre Francesco ha concessoil Suo Assenso.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 28 giugno 2020

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s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e m @ i l s o l e 2 4 o re . c o m

Aziende promotricidella diffusione

Intesa San Paolo

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Società Cattolica di Assicurazione

Ultimo tassello della strategia per fermare Haftar

Libia: le forze di al-Serraj prontea lanciare l’offensiva su Sirte

Garantito l’impegno a persuadere i Paesi contrari

Merkel in pressingsul Recovery fund

TRIPOLI, 27. «Abbiamo completato ipreparativi per lanciare l’op erazioneper la liberazione di Sirte, aspettia-mo solo le istruzioni del comandantein capo delle forze armate». È quan-to riporta l’agenzia di stampa turcaAnadolu citando un portavoce delleforze armate del governo di accordonazionale guidato da al-Serraj e rico-nosciuto dalle Nazioni Unite. L’at-tacco e la riconquista di Sirte — neipiani di al-Serraj — sarà l’ultimo tas-sello decisivo del piano per fermarele forze del generale Haftar, l’uomoforte della Cirenaica che da mesi mi-naccia Tripoli e che nell’ultimo pe-riodo ha subito — anche a causadell’intervento turco a fianco di al-Serraj — pesanti sconfitte.

Intanto ieri il presidente franceseEmmanuel Macron ha avuto un col-loquio con il presidente russo Vladi-mir Putin. Nel corso della videocon-ferenza, Macron ha detto che «è ne-cessario arginare l’ingranaggio peri-coloso delle ingerenze straniere» inLibia ed è «importante consolidaremolto rapidamente il lavoro avviatoper un cessate il fuoco, per la ripresadel dialogo militare e per il rilanciodel dialogo politico sotto l’egida del-le Nazioni Unite». Nello scambio adistanza, aggiunge l’Eliseo, «è statopossibile fare il punto sul dialogo difiducia e sicurezza avviato un annofa in occasione della visita del presi-dente russo in Francia».

Nel frattempo, a quasi quattromesi dalle dimissioni di GhassanSalamé, alle Nazioni Unite è stallosulla figura, o sulle figure, che do-vrebbero sostituire il diplomatico li-banese come rappresentante del se-gretario generale dell’Onu in Libia.«Gli statunitensi ritengono chel’Unsmil (la missione Onu in Libia,ndr) non abbia funzionato bene —dicono fonti del Palazzo di Vetro ci-tate dalle agenzie — e propongonoquindi uno sdoppiamento dei ruoli:un inviato con una funzione più po-

litica, che dovrebbe occuparsi dellashuttle diplomacy tra le varie capita-li, ed un rappresentante che avrebbebase a Tripoli, con compiti più ope-rativi».

Una proposta, questa, che deveessere accettata anzitutto dal segreta-rio generale António Guterres e ap-provata dai membri del Consiglio disicurezza dell’Onu. «Non è solo unaquestione di nomi — spiegano lefonti — ma anche di trovare un equi-librio tra un inviato politico ed unrappresentante sul terreno». Per ilprimo incarico è circolato il nomedell’ex premier danese Helle Thor-ning-Schimdt, negli anni scorsi giàcandidata alla presidenza del Consi-glio europeo, che però non ha unaparticolare conoscenza del dossier li-bico. Per il secondo incarico il nomeche si fa è quello dell’ex ministro de-gli Esteri del Ghana ed attuale invia-ta dell’Onu presso l’Unione africa-na, Hanna Tetteh. Nei giorni scorsi,l’assistente del segretario di StatoUsa per il Vicino oriente, DavidSchenker, aveva così motivato laproposta degli Stati Uniti: la guidadi Unsmil e l’impegno per una solu-zione della crisi libica «sono uncompito enorme per un’unica perso-na, così stiamo parlando con i nostricolleghi di qual è il modo miglioredi procedere».Macerie prodotte dai combattimenti alla periferia di Tripoli (Afp)

BE R L I N O, 27. «Il Recovery fundnon può risolvere tutti i problemidell’Europa, ma non averlo rende-rebbe peggiori tutti i nostri proble-mi». Lo ha detto il cancelliere te-desco, Angela Merkel, in un’inter-vista rilasciata ad alcuni quotidianiinternazionali, tra i quali il «Guar-dian». «La salute economicadell’Europa — ha dichiarato — puòinfluenzare molte cose. Un’alta di-soccupazione in un Paese può di-ventare politicamente esplosiva equindi aumentare le minacce allademocrazia». «Affinché l’E u ro p asopravviva — ha precisato il cancel-liere tedesco — deve sopravvivere lasua economia».

Merkel ha poi garantito il suoimpegno per persuadere i quattro

Paesi del Nord — Austria, PaesiBassi, Danimarca e Svezia — che sioppongono al Recovery fund: «La-voro per convincere questi Paesi,che per ora accettano i crediti e ri-fiutano gli aiuti, ma non mi faccioillusioni, le trattative saranno moltocomplicate». Di fronte all’opp osi-zione di Vienna, Amsterdam, Co-penaghen e Stoccolma riguardoall’iniziativa franco-tedesca per unrecovery fund da 500 miliardi dieuro, Merkel ha evidenziato: «Acausa dei diversi livelli di dannoinflitti dalla pandemia, la distribu-zione deve basarsi su una formuladiversa da quella applicata ai nor-mali budget europei». «Spero — haaggiunto — che questo argomentovenga accettato e ciascuno di noideve fare ciò che è necessario e ciòche deve essere fatto, in questo ca-so, è qualcosa di straordinario».

Sull’impatto economico dellapandemia in Europa è intervenutaanche Christine Lagarde, Presiden-te della Bce. «Probabilmente — hadichiarato — abbiamo passato ilpunto più basso», avvertendo, pe-rò, che la ripresa che aspetta l’Eu-rozona, e l’economia mondiale, la-scerà alcuni settori economici forseperennemente danneggiati.

Migliaiain fuga

per le violenzenel Sud Sudan

JUBA, 27. Intensi combattimentistanno costringendo migliaia di per-sone a fuggire nella boscaglia nelGrande Pibor, un’area nella parteorientale del Sud Sudan colpita daviolenze che minacciano la vita diintere comunità. In un comunicatostampa, ieri, Medici senza frontiere(Msf) ha annunciato di essere statacostretta a sospendere temporanea-mente le attività mediche nella cittàdi Pibor perché molti membri dellostaff hanno lasciato il centro per sal-varsi la vita. «Il nostro personale èfuggito con le proprie famiglie per-ché temevano per la loro vita e quel-la dei propri cari. Senza personale,non possiamo continuare a gestire ilcentro di salute» ha dichiaratoIbrahim Muhammad, capo missionedi Msf in Sud Sudan.

Rilanciata la cooperazione bilaterale

Colloquio tra Turchia e Grecia

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan (Ansa)

Elezioni presidenzialiin Polonia

Islanda al voto per eleggereil nuovo capo dello Stato

Ballottaggio in cinquemila comunidella Francia

RE Y K J AV Í K , 27. L'Islanda vota oggiper le presidenziali, con il capo del-lo Stato l'uscente, l’indip endenteGuðni Thorlacius Jóhannesson,nettamente favorito per un secondomandato a discapito del suo sfidan-te, Guðmundur Franklín Jónsson.

Dei circa 250.000 aventi diritto,33.646 hanno espresso già il lorovoto a distanza. Entrambi i candi-dati, comunque, hanno assicuratoche in caso di vittoria non terrebbe-ro i consueti festeggiamenti di rin-graziamento per gli elettori, in ri-spetto delle norme anti-covid. Il

Paese è stato tra quelli europei me-no colpiti dal virus, con un numerodi casi inferiore ai 2000 e 10 deces-si. In base alla Costituzione islan-dese il Presidente, eletto con man-dato quadriennale, ha essenzial-mente un ruolo protocollare, madetiene un potere importante: puinfatti bloccare la promulgazione diuna legge per sottoporla a un refe-rendum. Dopo le elezioni politichedel 2017, l’Islanda ha un Governodi unità nazionale guidato da Ka-trín Jakobsdóttir, leader del Movi-mento sinistra-verde.

Quasi trecentomigrantiso ccorsi

nel Mediterraneo

TRIPOLI, 27. Nella notte un pattu-gliatore della Guardia costiera li-bica ha intercettato e prelevato ol-tre 70 migranti che si trovavano abordo di un gommone a 53 migliada Misurata. Lo fa sapere Medi-terranea Saving Humans. «La no-stra nave Mare Jonio che si trova-va a poche miglia si era offerta diprendere a bordo i migranti ma ilibici hanno rifiutato», ha spiegatol’ong, aggiungendo che «la moto-vedetta libica ha rifiutato di forni-re alcuna informazione sulla pre-senza a bordo di 8 cadaveri e diuna donna che ha partorito sulgommone».

Già ieri l’Organizzazione inter-nazionale per le migrazioni avevareso noto che 270 migranti eranostati riportati nel Paese dallaGuardia costiera libica precisandoche fra i migranti vi erano 13 don-ne e 23 bambini. L’Oim ha poi ri-badito che la Libia non è un por-to sicuro, segnalando che propriopersonale era al punto di attraccoa Tripoli per fornire assistenza.«Nessuno dovrebbe essere riporta-to in Libia. Tantomeno chi avreb-be subito il destino crudele di na-scere dalla disperazione e in mez-zo al mare. I naufraghi sono esseriumani non vuoti a perdere», ilcommento di Carlotta Sami, por-tavoce dell’Unhcr, alla notizia dei70 profughi ricondotti in Libia.

VA R S AV I A , 27. Si vota domenica inPolonia per il primo turno dellepresidenziali, un’elezione che appa-re come una sorta di referendumsull’attuale Governo del partitoconservatore Legge e Giustizia(Pis), e il cui esito avrà importanticonseguenze politiche all’internodel paese e nei rapporti con il restodell’Ue. Il presidente uscente,Andrzej Duda, sostenuto dal Pis, èin testa ai sondaggi con il 40-41 percento, ma non è certo di vincere alballottaggio del 12 luglio, dove siprevede un testa a testa con il can-

didato liberale ed europeista, il sin-daco di Varsavia Rafał Tr z a s k o w s k i .La riconferma di Duda consolide-rebbe l’attuale Esecutivo fino alleelezioni politiche del 2023, mentrela vittoria di Trzaskowski sarebbeun freno all’agenda governativa, da-to il potere di veto di cui gode ilp re s i d e n t e .

Gli altri candidati sono il giorna-lista Szymon Hołownia, il naziona-lista Krzysztof Bosak, RobertB i e d ro ń, della sinistra, e WładysławKosiniak-Kamysz, il leader del Par-tito dei contadini.

PARIGI, 27. A tre mesi di distanzadal primo turno, gli elettori di qua-si 5.000 comuni della Francia sonochiamati questa domenica al ballot-taggio per nominare il loro nuovosindaco. Il primo turno si svolsedue giorni prima dell’inizio del loc-kdown e domani quasi 16 milioni dipersone potranno dunque recarsialle urne. Nella Guyana francese ilvoto è stato nuovamente rimandatoperché la situazione sanitaria non èancora sotto controllo. Secondo glianalisti, dopo una campagna eletto-rale chiaramente segnata dalle rego-

le del distanziamento e dai divietidi assembramento, sarà l’affluenzal’elemento determinante. Si prevedeuna scarsa partecipazione, nono-stante il virus in Francia sia sottocontrollo e nei seggi elettorali saràrispettato il distanziamento sociale.Già al primo turno la percentualedi astensione fu superiore al 55 percento.

Gli occhi di tutti sono rivolti aParigi, anche se nella capitale i gio-chi sembrano fatti, con il sindacouscente Anne Hidalgo che dovreb-be confermarsi.

A 40 anni dalla strage di Ustica

M a t t a re l l a :un dovere cercare

la verità

ROMA, 27. «Non può e non devecessare l’impegno a cercare quelche ancora non appare definitonelle vicende di quella sera dram-matica. Trovare risposte risolutive,giungere a una loro ricostruzionepiena e univoca richiede l’imp egnodelle istituzioni e l’aperta collabo-razione di Paesi alleati con i qualicondividiamo comuni valori. Il do-vere della ricerca della verità è fon-damentale per la Repubblica».Queste le parole usate oggi dalpresidente italiano, Sergio Matta-rella, in una dichiarazione per i 40anni dalla strage di Ustica (27 giu-gno 1980). «Sentiamo — ha aggiun-to il titolare del Quirinale — ancorapiù forte il legame di solidarietàcon i familiari delle ottantuno vitti-me e ci uniamo nel ricordo di chiallora perse la vita, con una feritaprofonda nella nostra comunità na-zionale».

AN KA R A , 27. Il presidente turco,Recep Tayyip Erdoğan, ha avutoieri una conversazione telefonicacon il primo ministro greco,Kyriakos Mītsotakīs.

Nel corso del colloquio, riferiscela presidenza di Ankara, i due lea-der hanno discusso della coopera-zione bilaterale in diversi settori,tra cui il turismo, l’economia e lasicurezza, oltre che della comunelotta al covid-19, concordando dimantenere aperti i canali di comu-nicazione per ulteriori confronti.

Il colloquio giunge in un mo-mento di accresciute tensioni traTurchia e Grecia (alleati nella Na-to), con reciproci scambi di accuse,in particolare, sul tema delle mi-grazioni e sulla sovranità contesanel mar Egeo e nel Mediterraneoorientale, dove Atene si opponecon forza alle trivellazioni di Anka-ra e contesta la legittimità del suoaccordo di demarcazione dei confi-ni marittimi con la Libia.

Erdoğan e Mītsotakīs non han-no discusso in merito alle dispute eai contenziosi, ma hanno convenu-to che il livello di tensione tra An-kara e Atene è troppo alto e cheuna comunicazione diretta al piùalto livello sarebbe stata utile eavrebbe dovuto continuare.

In precedenza, Mitsotakis ha ri-cevuto ad Atene l’Alto rappresen-tante dell'Unione europea per gliAffari esteri e la Politica di sicurez-za, Jospeh Borrell, il quale ha af-fermato che Bruxelles auspica un

miglioramento dei rapporti con laTurchia, ma intende proteggere idiritti e gli interessi di Grecia e Ci-pro. Borrell ha ribadito che «i con-fini esterni di un Paese membrodell'Ue sono i confini esterni del-l'intera Unione europea».

Borrell ha fatto riferimento alleattività esplorative della Turchianel Mediterraneo orientale, defi-nendole «un grosso problema», maha evidenziato che è necessario «ri-pristinare un minimo di fiducia edi dialogo» con Ankara.

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 28 giugno 2020 pagina 3

Gravissime le conseguenze dei dieci anni di guerra sulla loro salute mentale

L’infanzia rubatadei bambini siriani

Il Brasile resta il Paese più colpito della regione

America Latina: 80.000 casi in un giorno

Vittime civilinei raid turchicontro il Pkk

in Iraq

BAGHDAD, 27. Almeno un civile è ri-masto ucciso e altri 6 sono stati feri-ti, tra cui due bambini e due donnemembri della stessa famiglia, innuovi raid aerei della Turchia com-piuti in nord Iraq nell’ambitodell’operazione lanciata la scorsasettimana contro le roccaforti delPkk (Partito dei lavoratori del Kur-distan, organizzazione terroristicasecondo Ankara). Lo riferisconofonti dell’amministrazione irachena,che nei giorni scorsi aveva già de-nunciato almeno 5 vittime civili. An-kara sostiene di prendere di mira so-lo i ribelli.

DA M A S C O, 27. Dopo quasi un de-cennio di guerra, le violenze e le di-struzioni stanno incidendo pesante-mente sulla salute mentale dei bam-bini siriani. Spesso sono spaventati,subiscono discriminazioni e hannopaura di tornare a nelle proprie abi-tazioni.

Questo l’allarme lanciato ieri daun gruppo di ong attive sul terreno,che hanno pubblicato un report rea-lizzato grazie alle interviste a 170bambini siriani. In Siria, i traumisubiti si ripercuotono sui minori an-che per quanto riguarda l’idea ditornare nelle proprie case. Anchequelli che volevano fortemente ritor-nare, segnala una nota delle orga-nizzazioni, soffrono di ansia e han-no paura alla sola prospettiva di unrientro. I genitori hanno raccontatoagli operatori che questo stress lega-to al ritorno sta causando ai loro fi-gli «attacchi di panico, paure conti-nue ed auto-isolamento».

«Sarò infelice lì» ha detto unbambino che attualmente vive inGiordania e ha paura di tornare inSiria. «Ho così tanta paura dellaguerra. Temo che un giorno un mis-sile colpirà il tetto della mia casa emi cadrà in testa mentre dormo».Le ong sottolineano anche comel’impatto del conflitto sul benessereemotivo dei bambini sfollati vadaben oltre la grave angoscia inizialedell’essere costretti a fuggire dalleproprie case distrutte da bombe eproiettili e influenza ogni aspettodella loro vita. «Essere costretti adallontanarsi dalle proprie case — silegge nella nota — ha strappato aibambini, oltre alla stabilità di untetto, anche la routine di andare ascuola, di incontrare gli amici e altrefigure di sostegno nonché i modellidella routine familiare».

Durante le interviste, i bambinihanno mostrato un’allarmante as-senza di mezzi per far fronte allostress che peggiora di anno in anno,man mano che continuano a spo-starsi. La loro autostima e la loro re-silienza stanno diminuendo e moltibambini non hanno trovato il mododi rasserenarsi o semplicemente di

vivere la propria infanzia appieno.«Sto male a vivere qui — ha dettouna rifugiata siriana di 16 anni —sento così tanto dolore dentro. Sia-mo poveri in un paese straniero emi manca il mio paese».

Le ong rimarcano anche comemolti bambini sfollati siano costrettia crescere troppo in fretta e assuma-no prematuramente ruoli da adultiper sostenere le proprie famiglie. Igenitori si lamentano anche dellamancanza di giochi disponibili per iloro figli. Una bambina di 10 annivende giocattoli usati davanti allasua casa distrutta per sostenere suopadre, disabile, impossibilitato a la-vorare. «Vorrei poter giocare conuno di questi giocattoli, ma nonposso» ha raccontato. «Li vendo inmodo che possiamo vivere con queisoldi».

I bambini rifugiati fuori dalla Si-ria hanno denunciato continue di-scriminazioni, che non li fanno sen-tire sicuri fuori dalle proprie case.«Soffriamo un gravissimo razzismonei quartieri e nelle scuole» ha det-to un 12enne che, fuggito da Alep-po con la sua famiglia, ora vive inTurchia. «È umiliante, mi dà l’im-pressione che rischiare la morte inSiria sarebbe più facile per noi inve-ce che rimanere in questo posto».Molti bambini ora percepiscono ilfuturo come fonte di stress e paura.

«Penso all’esercito» dice un altrobambino che ora vive in Giordania.«Potrei andare a combattere in unabattaglia? So cosa sto facendo? Uc-ciderai tuo cugino, un essere uma-no. Perché devo farlo?».

Nonostante l’enorme necessità disostegno, il conflitto in corso ha pa-ralizzato il sistema sanitario, com-presi i servizi per il sostegno alla sa-lute mentale. La proporzione è unsolo psichiatra ogni 250mila perso-ne, ben al di sotto della media glo-bale. Anche il supporto psicosocialeè a livelli critici e i servizi di prote-zione delle comunità, compresa lagestione dei casi e i luoghi sicuri incui i bambini possono crescere e so-cializzare, sono al limite massimo.«I bambini sfollati hanno perso cosìtanto nel corso del conflitto: le lorocase, i loro amici, le loro famiglie ela loro infanzia. È inaccettabile cheora guardino al futuro con paura,piuttosto che con speranza» riferisceuno dei rappresentanti delle ong. «Ibambini siriani meritano di meglio»aggiunge. «La Conferenza di Bru-xelles (dei donatori, ndr) che si ter-rà nei prossimi giorni è un’opp ortu-nità concreta per garantire che leesigenze di protezione a lungo ter-mine della salute mentale dei bam-bini siano rese prioritarie e adegua-tamente finanziate».

Fauci invita i suoi concittadini a limitare i contatti

Gli Usa di nuovo nella morsa del covid-19Nuovo record giornaliero di contagi

BRASÍLIA, 27. Giorno dopo giorno si aggrava il bilanciodella pandemia da coronavirus in America Latina. Nelleultime 24 ore il dato giornaliero dei contagi è arrivato aquasi 80.000 unità. La curva relativa all’indice dei casisembra ormai diretta in un’unica direzione quella versol’alto. I contagi complessivi nella regione latinoamerica-na e dei Caraibi sono arrivati a 2.357.954. Secondo l’ul-timo bollettino quotidiano i decessi per cause ricondu-cibili al covid-19 registrati nelle ultime 24 ore sono statioltre tremila, portando il dato complessivo delle vittimea 107.951

In Brasile, dopo giorni in cui l’effetto del covid-19pareva attenuato con una discesa dei contagi, le ultime24 ore hanno mostrato un incremento nel Paese che de-tiene grosso modo sia la metà dei contagi che la metàdelle morti dell’intera regione. I nuovi casi sono stati46.860, e quasi mille le persone morte. Questi dati por-tano il bilancio complessivo dei contagi a quota1.274.974 e quello dei morti a quota 55.961.

Lo Stato di Sao Paulo resta l’epicentro del virus con258.508 casi e 13.966 morti, seguito dallo Stato di Riode Janeiro (108.497 casi e 9.587 decessi).

Guerra tran a rc o t r a f f i c a n t i

in Messico:14 morti

CITTÀ DEL ME S S I C O, 27. Nuovagiornata di violenza in Messico,precisamente nello Stato di Zaca-tecas. Quattordici persone sonostate trovate morte ieri nello statomessicano nel nord del Paese, do-ve operano gruppi di criminali or-ganizzati. Funzionari del governoregionale hanno riportato che icorpi sono stati ritrovati all'altezzadel paese di Cerro Gordo suun’autostrada che collega la cittàdi Fresnillo (una delle più impor-tanti di Zacatecas) con lo statoconfinante di Durango. I corpierano avvolti in coperte sul latodella strada e sono stati avvistatiall'alba dagli automobilisti, secon-do i media locali.

Lo stato di Zacatecas si trova suuna delle principali rotte di tra-sporto di droga verso gli StatiUniti. Gli esperti affermano chealmeno tre gruppi criminali localicon legami con i potenti cartelliSinaloa e "New Generation Jali-sco" si contendono il controllo delterritorio.

Sempre venerdì, il capo dellapolizia di Città del Messico,Omar García Harfuch, è stato fe-rito da colpi di arma da fuoco inun drammatico tentativo di omici-dio perpetrato da uomini del car-tello di "New Generation Jalisco".Due delle sue guardie del corposono state uccise durante l’attacco.

Stati Uniti:task force contro

i manifestantiviolenti

WASHINGTON, 27. Il presidentestatunitense, Donald Trump, hachiesto al ministro della GiustiziaWilliam Barr di dare priorità asso-luta alle azioni penali contro chidanneggia statue e monumenti. Ilcapo della Giustizia Usa ha pron-tamente ordinato l’istituzione diuna task force per contrastarequelli che ha definito «estremistiantigovernativi» che hanno com-messo violenza durante le manife-stazioni di protesta organizzate intutto il Paese a seguito dell’ucci-sione dell’afroamericano GeorgeFloyd avvenuta il 25 maggio aMinneapolis, in Minnesota. Floydha perso la vita per soffocamento,ucciso da un agente bianco chedurante l’arresto gli aveva messoun ginocchio sul collo. I dimo-stranti sono scesi in strada nellemaggiori città Usa manifestandotutta la propria rabbia e indigna-zione, spesso con gesti violenti,contro gli episodi di discrimina-zione razziale e contro la brutalitàdella polizia,

In una nota alle forze dell’o rd i -ne e ai pubblici ministeri, Barr haaffermato che i presunti estremisti«hanno commesso atti di violenzaindifendibili progettati per minarel'ordine pubblico», tra cui l’attac-co ad agenti di polizia, il danneg-giamento di proprietà e la minac-cia di persone innocenti.

Nuove pesanti condanneper il tentato golpe in Turchia

AN KA R A , 27. Nuove pesanti con-danne in Turchia per il fallito tenta-tivo di colpo di stato del 2016.

A venti giorni dal quarto anni-versario, che il Governo Erdoğan siprepara a commemorare ancora unavolta con imponenti cerimonie, untribunale di Ankara ha emesso ben121 condanne all’ergastolo in unodei processi di maggior spicco peril tentato golpe. Alla sbarra c'eranoi militari accusati delle azioni arma-te compiute la notte tra il 15 e il 16luglio 2016 al Comando generaledella gendarmeria turca. Uno degliepisodi considerati più significativitra gli ammutinamenti di parte del-le forze di sicurezza, che secondoAnkara obbedivano alla rete eversi-va del magnate Fethullah Gülen,presunto regista dell’op erazionedalla sua residenza in Pennsylvania,negli Stati Uniti, dove risiede daoltre vent'anni in auto-esilio.

I giudici hanno emesso ieri 86condanne all’ergastolo «aggravato»(una sorta di 41 bis) e altre 35 all’er-gastolo ordinario. Gli imputati so-no stati ritenuti colpevoli del reatodi «tentata violazione costituziona-le». Tra i condannati c'è anche l’excolonnello Erkan Öktem, condan-nato a 9 ergastoli aggravati e ulte-riori 20 anni per omicidio di primogrado e tentato omicidio.

Con queste dure sentenze, sichiude un altro capitolo di una sto-ria che sembra infinita, per la dura-ta dei processi, ma anche per i con-tinui arresti, che dopo quasi quattroanni proseguono con cadenza quasiquotidiana. Secondo il ministro del-la Giustizia, Abdulhamit Gül, finoa oggi erano ancora 15 i processi incorso sui 289 complessivi apertinell’ambito della più massiccia ini-ziativa giudiziaria della Turchiacontemp oranea.

In India raggiunto il mezzo milione di infezioni

Sempre vivo l’allarme in Cina

PE C H I N O, 27. È sempre allarme inCina per una possibile seconda on-data di covid-19. Nelle ultime ore,sono infatti stati confermati altri 13casi, comprese 11 infezioni trasmessea livello locale, tutte nella città diPechino, e 2 importate dall’e s t e ro .

Lo rende noto un rapporto dellaCommissione sanitaria nazionale ci-nese. Non si segnalano, però, ulte-riori decessi correlati al covid-19.

Fino al 25 giugno scorso, la Cinacontinentale aveva registrato un to-tale di 83.462 casi confermati dicontagio, compresi 389 pazienti an-cora in cura, di cui 8 in gravi condi-zioni. Un totale di 78.439 personeerano state dimesse alla data di ierida vari ospedali dopo essersi ripre-se, mentre i decessi restano fermi aquota 4.634. Non si segnalano de-cessi tra i casi coronavirus positiviarrivati in Cina da altri Paesi.

Situazione molto difficile anchein India, dove i casi si moltiplicanoa dismisura. Secondo le ultime sti-me fornite dal ministero della Sanitàdi New Delhi, nel Paese asiatico èstato superato il mezzo milione dicontagi. Gli esperti indicano chel’India “viaggia” a una media di20.000 nuovi ammalati al giorno.

E il peggio, avvertono, deve an-cora venire. Gli esperti sostengono,infatti, che il numero di casi potreb-be superare la cifra di un milioneprima della fine di luglio. Proprioper questo, il Governo è stato co-stretto a ritardare alcune riaperturee ha prolungato il blocco dei treni— fermi dallo scorso 25 marzo — fi-no al 12 agosto. Alcuni treni specialidella Rajdhani Express e i duecentopostali, tornati sui binari dallo scor-so 12 maggio, continueranno tutta-via ad operare.

Anthony Fauci (Ansa)

WASHINGTON, 27. Gli Stati Unitihanno battuto il record giornalierodi infezioni da covid-19. Con i45.330 nuovi contagi registrati dallaJohns Hopkins University tra la se-ra di giovedì e quella di ieri (vener-dì), il numero complessivo dei posi-tivi nel Paese sta ormai raggiungen-do la soglia dei 2,5 milioni, all’in-circa un quarto dei casi mondiali.Gli States hanno stabilito questonuovo record per il forte aumentodella diffusione del virus negli statidel sud e dell’ovest come Florida,Texas, California e Arizona, cherappresentano in quattro quasi lametà delle nuove infezioni in tuttoil Paese. Intanto è salito a 125.039 ilnumero delle persone che hannoperso la vita a causa di complican-ze legate al nuovo coronavirus.

«Abbiamo un grave problema inalcune aree», ha affermato ieri ildott. Anthony Fauci, l’esperto viro-logo direttore dell’Istituto naziona-le per le allergie e le malattie infet-tive, riferendosi al sud e all’ovestdel paese. Fauci ha invitato i suoiconcittadini a limitare i contatti.«Se sei infetto, infetterai qualcunaltro, che infetterà qualcun altro. Ealla fine, infetterai qualcuno che èvulnerabile» le parole del voltosimbolo della task force Usa controil coronavirus che ieri è tornata inconferenza stampa dopo un perio-do di silenzio.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 28 giugno 2020

di MARCO TESTI

Vent’anni fa se ne andavaVittorio Gassman. Unmito del cinema, del tea-tro, ma anche scrittore epoeta: il suo Vo c a l i z z i ,

edito da Longanesi nel 1988, ha rive-lato una sua dimensione profonda,nonostante lui amasse dire — nonsenza un pizzico della sua immanca-bile gigioneria — che si trattava diun hobby, anzi, di un “vizio venia-le”. In Vocalizzi emerge non solo ladimensione di creatore in proprio diversi, ma anche di traduttore di liri-che altrui, da Marziale a Rimbaud,fino a Borges, passando per Mi-chaux e Valery, solo per fare pochinomi.

A distanza di più di trent’anni ilverdetto del tempo non appare in-clemente, soprattutto perché Gas-sman non cede alle sirene dell’auto-referenzialità, del famoso (non attri-buto, ma sostantivo come la modad’oggi imporrebbe, il che è tutto di-re) che esibisce le sue pene d’amorperdute, per rimanere in contestoteatrale, ma viaggia oltre.

Il viaggio è infatti uno dei puntifocali della sua poetica e delle suescelte come traduttore. Quindiniente pianti su passioni tramontateo sui gradi di febbre di mal d’amo-re, ma riflessioni disincantate suidesideri di terre — anche in sensometaforico — lontane e su quanto

Il viaggio è innanzitutto dentro dinoi, e questo l’attore-poeta lo sa be-ne, visto che lo associa alla naviga-zione a vista nei salotti dell’Italiache conta, tra uno sbadiglio e l’atte-sa del momento del segnale del rom-pete le righe da parte del padrone dicasa di turno: «Oggi, bevendo nelle

che la dice lunga sull’onestà intellet-tuale ma anche sulla realistica capaci-tà di interpretare i segni dei tempi(eravamo negli anni Ottanta) anchequando osò affermare che Bob Dylanera un poeta autentico, di contro aquanti, ed erano molti, opponevanoche comunque erano sempre canzo-nette: il Nobel per la letteratura 2016all’autore di Blowing in the wind gliha dato ragione.

Ma, per tornare al Gassman poe-ta, oltre al viaggio come ricerca inte-riore vi è un altro elemento assai si-gnificativo in questi versi, quello deltempo: inteso non solo e non tantocome triste riflessione sullo scorreredelle ore, ma come visita dell’angelo,che permette, nell’epifania dell’atti-mo, il rientro nello sguardo di ieri,come accade in Bimbo d’autunno,contemplazione dell’altro sé d’untempo, impossibile se non nella riap-propriazione di quel «mio Ariele delmeriggio» che è un singolare richia-mo shakespeariano immerso nellamalinconia e nel riconoscimento del-la molteplicità dell’essere. Rimanequi una singolare leggerezza, una ca-pacità di dare forma al gioco e allafrenesia d’un tempo anche dentro unaltro tempo.

Le poesie di Vo c a l i z z i sono statescritte in periodi diversi, e in occa-sioni diverse, un po’ per reagire aduna malattia che aveva colpito l’au-tore, un po’ come “terapia” per imomenti di depressione, e un po’per reazione ad un ambiente chetende a irrigidire in un personaggiofisso, una volta per tutte, l’uomo inperpetuo cambiamento che vive innoi e che non sopporta le mascheresociali, fossero anche quelle di mat-tatore o istrione talvolta cinico. Percui in Al l ’ambiente il poeta decide ditogliere quella pesante maschera cheimpedisce di essere se stessi, di con-fessare che dietro la sfrontatezza c’èl’apparente «equivoco / di avereamato l’Alfieri e il Manzoni»: esplo-de l’antica rabbia di aver dovutosopportare i cartellini che il mestieredi attore appendeva al proprio collo

e le sprezzanti, ciniche categorie ap-piccicate una volta per tutte adognuno, per cui ad un caffè storicocome quello di Rosati si deridevachiunque con quell’invisibile cartelli-no al bavero, quando «passava il fa-scista, lo stoccatore, lo sciocco».

La propria, confessata tendenza airapidi cambiamenti d’umore emergeanche nelle scelte del Gassman tra-duttore, che variano dalla corrosivitàdi un Boris Vian alla dolcezza scon-

temente sembra così lontana dallaspensieratezza di alcune maschereinterpretate da Gassman e che rive-lano la complessità e la ricchezzadell’uomo. Il quale, traducendo Fer-linghetti, condivideva il tentativo ditornare alla purezza originaria dellaNatività, «per non sentire carole na-talizie / alla Bing Crosby in qualchezuccherato / special, happening, Ca-rosello», e per evitare la commercia-

A vent’anni dalla morte del «mattatore» italiano, attore e scrittore

Un poeta beatchiamato Vittorio Gassman

Quel culto dall’inconfondibile respiro popolareIl 29 giugno la Chiesa ricorda il martirio dei santi Pietro e Paolo

Conosceva molto bene soprattuttoGregory Corso e Lawrence Ferlinghettii protagonisti di quella stagione poeticache apparentemente sembra così lontanadalla spensieratezza delle maschereche ha interpretatosul palcoscenico o sul grande schermo

Una scena tratta da «L’armata Brancaleone» (1966)

Graffiti con invocazione ai principi degli Apostoli, TricliaComplesso di San Sebastiano (Roma, III secolo)

di FABRIZIO BISCONTI

In corrispondenza del III miglio dellavia Appia Antica si estende il com-plesso di San Sebastiano, di cuiemerge ancora la basilica paleocristia-na, la cui facciata mostra i rifacimenti

seicenteschi, commissionati all’architetto Fla-minio Ponzio dal cardinale Scipione Borghe-se. Ma la storia del sito, alla luce degli scaviche si sono protratti, quasi ininterrottamente,dalla fine del 1800 al 1960, propone un’arti-colazione che ci induce a risalire al I secoloa.C., quando lungo questo tratto della viaAppia, proprio dove ora sorge la grande ba-silica, era un avvallamento interessato da ca-ve di pozzolana. Il luogo era definito ad ca-tacumbas, forse a causa dell’anfratto, che cosìveniva denominato in lingua greca. È certoche tale denominazione, nel corso dei secoli,servì a definire tutti i cimiteri paleocristiani.

Già in questo periodo così antico vennerosistemate nelle pareti delle cave e lungo ipendii dell’avvallamento alcune sepoltureisolate e un complesso di colombari, mentre,negli anni centrali del II secolo, l’area subìuna totale ristrutturazione, nel senso chevennero abbattute le volte della cava e siprocedette ad un potente interro di tre me-tri, che diede luogo alla cosiddetta “piazzo-la”, dove furono sistemate le sepolture lungole pareti e dove vennero costruiti tre mauso-lei estremamente decorati con affreschi estucchi. Durante questa fase, appaiono i pri-mi segni del cristianesimo con sepolturesparse, iscrizioni con simboli caratteristici,come l’ancora e il pesce, e alcune decorazio-ni pittoriche, che denunciano una sicuraispirazione cristiana.

A occidente della piazzola, a una quotasuperiore, sono state rinvenute due abitazio-ni, delle quali una di grandi dimensioni e dicerto prestigio, con gli ambienti di rappre-sentanza organizzati attorno a un cortileprovvisto di pozzo; le pareti sono interessateda decorazioni pittoriche con temi architet-tonici e una suggestiva scena portuale, men-tre i pavimenti sono caratterizzati da siste-mazione a mosaico o in opus sectile. L’altravilla, meno pretenziosa ma anch’essa com-pletamente affrescata, è stata intesa, in pas-sato, come casa del custode del sepolcreto,ma l’ipotesi non sembra attendibile anche

per la cronologia piuttosto antica, che deveessere riferita al tempo di Settimio Severo(199-211).

Anche il sepolcreto della piazzola, intornoalla metà del III secolo, subì un importanteinterramento di almeno sei metri su cui ven-ne costruito un singolare apparato struttura-le, caratterizzato da un portico fornito di unbancone in muratura, di una fontanella edun cortile più basso, con una scala che con-duceva a un pozzo. Gli studiosi del secoloscorso definirono questo organismo comples-so triclia per richiamare l’idea di un ambien-te semiaperto, per metà cortile e per metàp ortico.

La struttura doveva servire per i re f r i g e r i a ,i rituali pic-nic funerari che si svolgevano inonore di Pietro e Paolo, nel giorno anniver-sario del loro martirio, il 29 giugno, talché ilcomplesso assunse anche la suggestiva defi-nizione di Memoria Apostolorum, proprio inrelazione a questo culto funerario, di tipolo-gia estremamente popolare, che si istituzio-nalizzò presumibilmente nel 258, stando alladata dei consoli Tusco e Basso che appare

difficile stabilire i motivi profondi della ge-nesi di questo culto così particolare, ma nonè escluso che qui si venerassero proprio icorpi dei due apostoli, o parti di essi, siste-mati nel complesso temporaneamente, in se-guito al grave momento persecutorio inau-gurato dall’imperatore Valeriano che, come ènoto, portò all’eliminazione fisica della piùalta gerarchia della Chiesa, a cominciare dalPontefice Sisto II e dai suoi diaconi, trucida-ti nel complesso di San Callisto il 6 agostodel 258, e continuando con il suddiaconoLorenzo ucciso il 10 agosto e il vescovo car-taginese Cipriano, martirizzato nel settembredello stesso anno.

Al di là dei diversi significati, che possonoessere attribuiti al culto, è innegabile il respi-ro tutto popolare che esso assume quandoleggiamo lungo le pareti della triclia le centi-naia di invocazioni graffite dei pellegrini,giunti alla Memoria Apostolorum da ogni do-ve.

E il culto proseguì sino a quando anche latriclia venne obliterata, con un ulteriore in-terramento, al tempo dei costantinidi, che

fecero costruire, in corrispondenza della Me-moria, una basilica circiforme, ovvero uno diquei particolari monumenti che oscillano, inquanto a funzione, tra l’edificio di culto, ilcontenitore funerario e la sede di una vene-razione martiriale.

La basilica circiforme di San Sebastiano,nella gran parte ancora conservata e riutiliz-zata, nella sua navata centrale, dall’attualechiesa, presenta tutte le caratteristichedell’edificio costituito da una grande navataattorno alla quale si avvolgono le navette la-terali, secondo una tipologia ben attestatanel suburbio romano, proprio nel periodo eper la committenza dei costantinidi. Si trattadi “b a s i l i c h e - c i m i t e ro ”, una sorta di catacom-be proiettate nel sopraterra, con tombe mul-tiple dislocate su tutto il pavimento, con ar-cosoli lungo le pareti e con mausolei addos-sati alla basilica stessa.

Il culto per i principi degli Apostoli duròper tutto il IV secolo, alla fine del quale fuaffiancato da quello praticato nei confrontidi san Sebastiano, il martire milanese, ricor-dato anche da sant’Ambrogio, attorno alla

tomba del quale i presbiteri Ursus e Procli-nus, agli inizi del V secolo, crearono un com-plesso sistema di transenne.

Ai principi degli Apostoli dedicò uno deisuoi epigrammi Papa Damaso (366-384). Iltesto ci è giunto attraverso le sillogi medie-vali e può essere ricordato nella traduzionedi padre Antonio Ferrua: «Tu che vai cercan-do i nomi di Pietro e di Paolo, devi sapereche i santi dimorarono qui in passato. Que-sti apostoli ce li mandò l’Oriente, volentierilo riconosciamo; ma in virtù del martirio.Seguendo Cristo, su per le stelle, giunseronelle regioni celesti e nel regno dei giusti.Roma ebbe il privilegio di rivendicarli suoicittadini. Questo voleva dire Damaso in vo-stra lode, o nuove stelle».

Questi versi, ma anche lo splendido affre-sco rinvenuto nel cimitero dell’ex VignaChiaraviglio, che mostra Pietro e Paolo inun forte e suggestivo abbraccio, ci parlanodi un rilancio devozionale nei confronti deiprincipi degli Apostoli che, attraversando ilmomento bizantino, valicherà le soglie delMedio evo.

ogni cosa. Gassman rispose una voltaalla domanda se credesse o meno di-cendo che preferiva cercare Dio «nel-le zone profane», e, messo alle strettedal cronista, aggiungeva che l’idea diDio, secondo lui, era «in ascesa nellaborsa delle esigenze dell’umanità». Il

sia vera la disdetta del Rimbaud delBattello ebbro sulla fine dei sognicon la constatazione, da parte diGassman, della fine dell’antico cer-catore di verità divenuto anch’egliun «battello / frustrato dalla deri-va» (Deriva).

In «Vocalizzi» emergenon solo la dimensione di creatore in proprio di versima anche di traduttore di liriche altruiDa Marziale a Rimbaud fino a Borgespassando per Michaux, Valery e Neruda

solata della celebre Posso scrivere iv e rs i … di Pablo Neruda.

Il traduttore tra l’altro conoscevamolto bene alcuni dei poeti tradotti,soprattutto Gregory Corso e Law-rence Ferlinghetti, i protagonisti diquella Beat Generation che apparen-

lizzazione di un evento che ha datouna speranza diversa al mondo.

Un Gassman diverso da quellomediatico, e nello stesso tempo one-stamente, a volte sconsolatamente, acuore aperto, che rivela la parte piùprofonda di sé.

nella Depositio Mar-tyrum, il preziosoelenco agiograficoche confluì nel cro-nografo del 354, maanche in altri antichie autorevoli docu-menti come il Catalo-go Liberiano e il Ma r -tirologio Geronimiano.

Stando alle testi-monianze letterarie eai rinvenimenti ar-cheologici, quindi, il29 giugno, sin dallametà del III secoloma forse anche pre-cedentemente, si ce-lebrava il culto con-giunto dei principidegli Apostoli, inuna sede unica e di-versa dai siti ove era-no stati sepolti i lorocorpi, ossia la necro-poli ostiense per sanPaolo e l’ager vatica-nus per san Pietro. è

Interno della basilica, Complesso di San Sebastiano (Roma)

sale sfarzose / sofisticativini d’annata / cupi siassimilano alle tediose /gastriti stanche dellagente bennata, / alchiacchiericcio che si fac i r ro s i » .

Ma la poesia portasempre più altrove, fuoridai salotti dei fortunati,verso quelle domande dicui si sconta in partenzala non risposta, perchésarebbe quella dell’O ri-gine maiuscola, la richie-sta del senso finale di

Page 5: Raid israeliani al confine della striscia di Gazache …...Benedetto XVI ha usato una paro-la forte: ha parlato di una «nuova Pentecoste». Lui è stato un testimo-ne diretto del

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 28 giugno 2020 pagina 5

Allo scoppio della seconda guerramondiale Saint-Exupéry prestò servi-zio come pilota ricognitore: non vo-leva uccidere ma sentiva il dovere didare il proprio contributo alla patriaminacciata dal nazismo. La capitola-zione della Francia lo portò all’esiliovolontario a New York, dove scrisseIl Piccolo Principe, tornando subitodopo al fronte, in Nord Africa. No-nostante i limiti di età, riuscì a en-trare nella sua vecchia squadra di ri-cognizione aerea. Era cosciente dimettere a repentaglio la sua vita, an-che per le condizioni fisiche reseprecarie dai tanti incidenti subiti incarriera. Il suo amico comandantetentò invano di convincerlo a nonvolare; Saint-Exupéry spiegò di nonpoter restarsene in pantofole mentrein Francia chi leggeva i suoi scrittirischiava la deportazione. Aveva giàvisto negli occhi la morte e non ave-va paura di affrontarla. «Morire nonè niente quando si sa per chi si

muore» disse. «Si muore per un po-polo, per amore, per l’uomo». Il suoaereo fu abbattuto al largo di Marsi-glia il 31 luglio 1944 e il suo corponon fu mai ritrovato.

Negli ultimi anni di vita il conflit-to bellico, la visione di un’umanitàaccecata dall’odio fratricida lo aveva-no portato a ripensare a quei valori— umani e religiosi — che erano statiil nutrimento della sua infanzia egiovinezza. Lasciati in un angolo,sebbene mai dimenticati, apparivanoin quel frangente strumenti utili asalvare la civiltà minacciata dallabarbarie. In fondo, rifletteva, per co-sa avevano offerto la vita i suoi com-pagni di pattuglia caduti in missio-ne, se non per un certo gusto dellefeste di Natale? «Il salvataggio diquel sapore, nel mondo, gli sembra-va giustificare il sacrificio della lorovita. Se noi fossimo stati il Nataledel mondo, il mondo si sarebbe sal-vato attraverso di noi» (Pilota dig u e r ra , capitolo XXIV). E quandovolle esprimere il concetto di respon-sabilità richiamò l’olocausto di Ge-sù, che si è sacrificato, pur innocen-te, per tutti: «Comprendo per la pri-ma volta uno dei misteri della reli-gione da cui è uscita la civiltà che iorivendico come mia: “Portare i pec-cati degli uomini…”. E ciascunoporta i peccati di tutti gli uomini»(ibidem).

Saint-Exupéry fu un esploratoredell’assoluto, alla ricerca di qualcosache riempisse di senso l’esistenza. Seil “qualcosa” cercato dall’autore delPiccolo Principe fosse Dio, e in parti-colare il Dio dei cristiani, rimarràper sempre un mistero. Di sicuro, ilpilota-scrittore fu interprete delle in-quietudini dell’uomo moderno, delsuo nomadismo spirituale e di quellabellezza inafferrabile di cui avverteuna profonda nostalgia.

A 120 anni dalla nascita di de Saint-Exupéry

L’eterna giovinezzadi Antoine

Antoine de Saint-Exupérydavanti al suo aeroplano

Una pastorale della storiaRicordo di Francis Rapp, storico della Chiesa e del cristianesimo medievali

Pubblicato un inedito, rimasto incompiuto, di Louisa Mary Alcott

Il diario di zia Nellie

di ENZO ROMEO

I grandi autori della letteratu-ra sono sempre giovani, per-ché le loro opere attraversanoil tempo e hanno da direqualcosa di attuale alla gene-

razione presente. Così è per Antoinede Saint-Exupéry: a centovent’annidalla nascita lo percepiamo ancoracome un compagno di viaggio, unp o’ mattarello e scavezzacollo, mapieno di passione e di fuoco interio-re, capace di guidarci su sentieri fa-scinosi alla scoperta del cuore uma-no.

Saint-Exupéry venne al mondo aLione il 29 giugno 1900 da una fa-miglia di antico lignaggio. Il suoambiente di provenienza era quellodella piccola nobiltà di provincia,monarchica e cattolica, ormai in de-cadenza all’affacciarsi del nuovo se-

colo. A quattro anni perse il padre,morto improvvisamente per un ictuscerebrale, ma la sua fu comunqueuna fanciullezza serena, grazie so-prattutto alla presenza di mammaMarie, donna profondamente reli-giosa e piena di carità, oltre che arti-sticamente sensibile. Fu proprio lamagia dell’infanzia uno degli ele-menti di maggiore ispirazione per laletteratura e il pensiero di Saint-Exupéry. In Pilota di guerra (1942)scrisse che l’infanzia è il «grande ter-ritorio da dove ognuno è uscito».

Studiò presso i fratelli delle Scuo-le cristiane, i gesuiti e i padri maria-nisti, ma per lui, amante del volo, i“dogmi” religiosi erano zavorre cheimpedivano allo spirito di librarsi li-beramente in aria. Servì da pilotanella linea Parigi-Dakar e fecel’esperienza di caposcalo in unasperduta località della costa atlanti-

ca, ai margini del Sahara. In Argen-tina avviò i primi collegamenti aereicon la Patagonia e conobbe la mo-glie Consuelo Suncin, che lo spronòa misurarsi con la narrativa. Sarà leila rosa «unica al mondo» di cuiprendersi cura, pur tra mille tradi-menti e contraddizioni. Nel 1929 ilsuccesso di Corriere del Sud consa-crò Saint-Exupéry scrittore, attivitàche non separò mai da quella diaviatore. Le molteplici e spessodrammatiche avventure di volo ali-mentarono la sua produzione lettera-ria, offrendo simboli e sostanza. Ol-tre ai racconti già citati, completanola sua produzione Volo di notte(1930), Terra degli uomini (1939) e IlPiccolo Principe (1943). Cittadella,narrazione elegiaca in cui si possonotrovare tante metafore sull’uomo esu Dio, uscirà postumo nel 1948.

I suoi raid aerei esprimevano lavoglia di innalzarsi sopra le cose,guardare tutto dall’alto e avere unavisione purificata della vita. La Terraritrovava un aspetto di armoniosabellezza, riconciliata finalmente conil Cielo: «Le montagne, i temporali,le sabbie, ecco i miei dei familiari»(lettera a Nelly de Vogüé, 1937). Ilunghi viaggi, specialmente di notte,erano un lavaggio dell’anima; spari-vano i dettagli della superficie terre-stre e rimaneva visibile solo la lucedelle stelle; tutte le preoccupazioniche si credevano capitali pian pianoerano cancellate.

La solitudine feconda del cielo siincrociò in Saint-Exupéry con quellaaltrettanto prolifica del deserto.Quando nel 1927 fu assegnato al pic-colo scalo del Sahara poté fare lasua «cura di silenzio» (lettera a He-nry de Ségogne), in un luogo doveogni cosa aveva un significato diffe-rente e si diveniva quasi spiriti disin-carnati. Un’esperienza trasferita nel-

la favola de Il Piccolo Principe. Il dia-logo tra l’ometto e il pilota avvienetra le dune, mentre cercano una sor-gente a cui dissetarsi: «Che si trattidi una casa, delle stelle o del deser-to, quello che fa la loro bellezza èinvisibile». Frase che rimanda all’al-tra, celeberrima: «L’essenziale è invi-sibile agli occhi». L’invito è a cerca-re la fonte d’acqua sorgiva nascostada qualche parte nel nostro desertop ersonale.

Il deserto è anche il luogo in cuiSaint-Exupéry scriveva per lungheore, seduto in una cella, simile a unmonaco nella propria clausura. Ineffetti, amava il canto gregoriano ediceva di volersi ritirare un giornonel monastero benedettino di Sole-smes, nella Loira. Avvertiva incon-sciamente che lì, e lì soltanto, c’eraqualcosa di importante e di inespri-mibile, capace di dare pienezza allapropria vita.

Una delle illustrazioni de «Il Piccolo Principe»

di SIMONA NEGRUZZO

Lo scorso 29 marzo si è spen-to ad Angers Francis Rapp,storico della Chiesa e del

cristianesimo medievali, già profes-sore di storia medievale all’Univer-sità di Strasburgo fino al 1991 emembro della prestigiosa Acadé-mie des inscriptions et Belles-Let-tres dal 1994. La notizia della suascomparsa, vittima del covid-19, haraggiungo alcune generazioni distorici che hanno beneficiato dellalettura di L’Eglise et la vie religieuseen Occident à la fin du Moyen Âge(Paris, 1971), magistrale sintesi pre-miata con diverse edizioni.

Le origini alsaziane e l’aver at-traversato il XX secolo proprio inquel territorio dai marcati confiniculturali, linguistici e religiosi glihanno consentito di sentirsi figliodi questa Europa e storico libero,pronto a cogliere tutte le vibrazio-ni del passato.

Nato a Strasburgo il 27 giugno1926 da una famiglia cattolica, cre-sciuto alla scuola dello scoutismo,aveva conosciuto la prova terribiledell’annessione nazista. Nel 1944,riuscendo a sottrarsi all’a r ru o l a -

mento forzato, scoprì la sua voca-zione di storico, che suggellò nel1949 con uno studio sulle fortifica-zioni alsaziane presso l’ateneostrasburghese. Superati i concorsinazionali (Capes e poi a g ré g a t i o ndel 1952), divenne assistente distoria moderna e contemporanea aStrasburgo, poi incaricato di storiamedievale a Nancy dal 1961 fino alsuo rientro definitivo a Strasburgonel 1966. Qui, nel 1974, successe aPhilippe Dollinger sulla cattedradi storia medievale, orientandosiverso la storia della Chiesa, a cuiaveva già dedicato la monografiadel 1973, Réformes et réformation àStrasbourg. Église et société (1450-1525). In essa seppe mettere in lu-ce gli sforzi infruttuosi che laChiesa perseguì per riformare lesue pratiche e le sue istituzioni trail XV e il XVI secolo, spronata dalleattese sempre più pressanti dei fe-deli, in un periodo essenziale perla comprensione dei movimenti ri-formatori.

Anche le sue pubblicazioni suc-cessive furono centrate sulla cri-stianità medievale in area germani-ca e alsaziana: la trilogia in linguafrancese Les origines médiévales de

l’Allemagne moderne. De Charles ivà Charles Quint (1346-1519) (Au-bier, 1989), Le Saint Empire romaingermanique. D’Otton le Grand àCharles Quint (Tallandier, 2001), eMaximilien d’Au t r i c h e ( Ta l l a n d i e r,2007), venne completata dalla sin-tesi sulla Chiesa in tempo di crisiChristentum IV: Zwischen Mittelalterund Neuzeit (1378-1552)(Kohlhammer, 2006), composta intedesco. Rivolgendosi anche a unpubblico più ampio di lettori, que-ste opere hanno il pregio di fon-darsi su una robusta conoscenzadelle fonti e della storiografia, resi

ri, come io stessa posso testimo-niare quando, fra i primissimi stu-denti Erasmus, lo incontrai nel Pa-lais universitaire di Strasburgo allafine degli anni Ottanta del secoloscorso. La calorosa accoglienza, lacapacità di ascolto e la pronta di-sponibilità a intrecciare un dialogoscientifico (i temi alsaziani erano isuoi preferiti), unite al garbo e alrigore intellettuale, m’incoraggia-rono a proseguire sulla strada del-la ricerca storica, che mi ha con-dotto fino alla docenza nell’AlmaMater di Bologna.

sciuto sia per la sua autorità scien-tifica che per la sua personalità ca-lorosa, Rapp ha segnato profonda-mente l’ambito dei medievisti purnon esitando a superare i limiticronologici. Ha guidato diverseimprese collettive, come l’imp or-tante Histoire de Strasbourg inquattro tomi, insieme a GeorgesLivet (Dna-Istra, 1981-1982),un’opera che resta tutt’ora insupe-rata. Fra i suoi lavori, apparsi inriviste prestigiose come in pubbli-cazioni locali, spiccano quelli sullamistica renana (Meister Eckhart inprimis), le insurrezioni contadine ola Grande guerra.

Francis Rapp si è impegnato finnei suoi ultimi mesi a esercitareciò che Marc Bloch, indimenticatomaestro strasburghese, chiamava il“servizio alla città”: raggiungerecon la conoscenza storica il mag-gior numero di persone, attraversoconferenze e partecipando attiva-mente nelle associazioni culturali.Con questa sua “pastorale dellastoria”, insieme alla passione pergli argomenti trattati e allo spicca-to tratto pedagogico, FrancisRapp ha suscitato molte vocazioninei suoi studenti e nei suoi udito-

Nel corso di tutta la sua esisten-za, Francis Rapp si è votato allamissione di comprendere e di farcomprendere il nostro passato, ri-conducendo la storia sul terrenodell’inchiesta, e interpretando lafunzione dello storico come vicinaa quella dell’avvocato (il mestieredel padre) e non del giudice.

L’università ha guadagnato inlui un maestro e l’Alsazia un me-diatore fedele e appassionato. Maripensando alle figure di France-sco d’Assisi e del predicatore JenGeiler de Kaysersberg, nelle qualiFrancis Rapp si riconosceva, èpossibile scorgervi dei tratti comu-ni: del primo conservava la fededei F i o re t t i , mentre del secondol’umiltà e il gusto della pace; dientrambi, la potenza delle imma-gini e delle parole, il sensodell’impegno e anche della provo-cazione dell’umanità.

La perdita dell’amata moglie,Marie-Rose nel 2018 l’aveva colpi-to profondamente. Con lei avevasaputo offrire una sentita, quantodiscreta testimonianza di amoreper la famiglia (composta da trefigli e altrettanti nipoti), di fedeschietta e di amore per la Chiesa.

da una scrittura limpi-da e lineare.

Brillante ricercatore eappassionato docente(ha insegnato storia delcristianesimo nella fa-coltà di teologia prote-stante di Strasburgo enello Studium domeni-cano Notre-Dame de laVie a Saint-Didier dal1990 al 2000), ricono-

Con un spiccato tratto pedagogicounito a una grande passionelo studioso morto tre mesi faha saputo suscitare molte vocazionitra i suoi studenti e uditori

Nell’attesa del giorno senza risposte

S i g n o re ,cerco a tentoni le tue divine linee di forza.Procedo verso di Te alla maniera dell’alb eroche si sviluppa secondo le linee di forza del suo seme.Il cieco non sa nulla del fuoco.Ma ci sono, nel fuoco, linee di forza sensibili alle palmi delle mani.E lui cammina attraverso i rovi, poiché ogni trasformazione è dolorosa.

S i g n o re ,procedo verso di Te, per tua grazia, lungo il pendio che fa divenire.Non spero di essere illuminato dalle patetiche apparizioni di arcangeli,poiché non mi direbbero nulla che valga la pena.Esigo un indizio nel deserto dell’abbandono.Cammino formulando delle preghiere che non vengono esauditee tuttavia ti lodo, Signore, per il fatto che tu non mi risponda,poiché se trovo quello che cerco, Signore, ho finito di divenire.

S i g n o re ,so che essere sapiente non significa dare una rispostae amare significa non fare più alcuna domanda.Il silenzio è il porto della navee il silenzio di Dio è il porto di tutte le navi.La preghiera è fertile nella misura in cui Dio non risponde.Il noviziato dell’amore non lo fai se non durante l’assenza dell’a m o re .Sono le selci e i rovi che alimentano l’a m o re .

S i g n o re ,quando un giorno riporrai nel granaio la Tua Creazione,spalancaci le porte e facci penetrare là dove non ci verrà più risposto,perché non ci sarà più alcuna risposta da dare,ma solo la beatitudine, soluzione di ogni domanda e volto che appaga.

(Antoine de Saint-Exupéry, da Cittadella)

di GABRIELE NICOLÒ

È stata pubblicato per la primavolta il racconto, lasciatoincompiuto, di Louisa Mary

Alcott, le cui protagoniste sono dueragazze rivali in amore: sicontendono infatti i favori di ungiovane di bell’aspetto. IntitolatoAunt Nellie’s Diary, fu scritto nel1849, quando la scrittricestatunitense, famosa in particolareper il romanzo Little Women, avevaappena 17 anni. Il narratore dellastoria è Nellie, una donna di 40anni che cura la formazione di sua

nipote rimasta orfana, Annie.Quando Isabel, un’amica di Annie,viene a vivere nella loro casa, Nellieannota nel suo diario che si sentesempre più preoccupata per lapresenza di questa inquietanteospite, la cui bellezza esteriorenasconderebbe, in realtà, a darknesswithin (“tenebre nel proprioanimo”). A proposito di Isabel,Nellie scrive: I feel under a finemanner of a light laughing face sheconceals a cold unfeeling heart, bentonly on the accomplishment of herwishes (“Sento che sotto i raffinatimodi di un viso mite e ridente ellanasconde un cuore freddo e

insensibile, concentrato solo nelsoddisfare i propri desideri”). Ilracconto, scritto vent’anni primadella pubblicazione di Little Women,ha visto ora la luce grazie alla rivistaculturale «The Strand Magazine»,specializzata nella divulgazione ditesti inediti, anzitutto di grandiscrittori e di grandi scrittrici.Edward Clifford è il nome delgiovane conteso, anch’egli orfano.Egli possiede — si legge in un passodel diario — his mother’s gentle heartbeautifully blended with the calm andnoble mind of his father (“il gentilecuore di sua madre splendidamenteintrecciato con la mente, calma e

nobile, di suo padre”). Una felicecombinazione di virtù che lo rendeassai interessante agli occhi delledue ragazze: ma al lettore non èdato sapere chi tra Annie e Isabelconquisterà il suo cuore. Ammessoche una delle due lo conquisti.Citato dal quotidiano «TheGuardian», Daniel Shealy,professore di inglese alla Universityof North Caroline-Charlotte,afferma che il racconto, scritto daMary Alcott non ancoramaggiorenne, è una provainconfutabile di un talentoemergente destinato a una promettecarriera.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 28 giugno 2020

PER LA CURA DELLA CASA COMUNE

Hobbit della fedePellegrini con in tasca la «Laudato si’» sognando «Il Signore degli Anelli»

di GI O VA N N I ZAVAT TA

«S i cercano hobbit per con-dividere un’avventura».No, non è l’annuncio per

le riprese di una nuova puntata de IlSignore degli Anelli ma il lancio diuna particolare iniziativa della Fon-dazione Laudato si’ dell’arcidio cesidi Madrid che, per l’estate, propone(ai più giovani ma non solo) El ca-mino del anillo, pellegrinaggio a pie-di di 122 chilometri da compiere insette giorni nella Sierra Nord di Ma-drid, affascinante percorso a temaispirato al capolavoro dello scrittorebritannico John RonaldReuel Tolkien. «Vuoirievocare la grande sto-ria dell’hobbit FrodoBaggins e della Compa-gnia dell’anello, trovartinella mitica Terra diMezzo dove cammina-vano elfi e orchi, attra-versare Moria, Riven-del, The Shire, Hobbi-ton e gli altri luoghi-chiave del film, sentirtiprotagonista del tuoviaggio interiore edesteriore mentre scopriuna natura affascinante,sviluppando un sensodi meraviglia, bellezza,cura?». Gli organizzato-ri dei campi estivi dio-cesani stavolta le hannopensate proprio tutteper coinvolgere i ragaz-zi ma, alla base, c’èl’enciclica di Papa Francesco Lauda-to si’ sulla cura della casa comune adagire come fonte di ispirazione: «Lacura per la natura è parte di uno sti-le di vita che implica capacità di vi-vere insieme e di comunione» (228).Per questo una serie di campi cheiniziano con la scuola primaria e ar-rivano fino all’università, con una di-namica di crescita comune, può esse-re una forma di «educazione am-bientale» che «dovrebbe disporci afare quel salto verso il Mistero»(210). Del resto il Pontefice chiededi rispondere a una sfida, quella diessere tutti «educatori capaci direimpostare gli itinerari pedagogicidi un’etica ecologica, in modo cheaiutino effettivamente a crescere nel-la solidarietà, nella responsabilità enella cura basata sulla compassione»(210).

La fondazione dell’arcidiocesi diMadrid — guidata fra gli altri daMaría Ángeles Martín, direttrice del

Colegio Mayor Roncalli, e da PabloMartínez de Anguita, del diparti-mento di ingegneria chimica e am-bientale dell’Universidad Rey JuanCarlos — propone un itinerario mol-to specifico (grazie anche allo scena-rio naturale della Sierra Nord) conl’obiettivo di percorrere, «dall’infan-zia alla giovinezza», un sentiero checonduca a scoprire le «motivazioniche derivano dalla spiritualità al finedi alimentare una passione per la cu-ra del mondo» (Laudato si’, 216).Un percorso di crescita in cui «i cri-stiani, in particolare, avvertono che iloro compiti all’interno del creato, iloro doveri nei confronti della naturae del Creatore sono parte della lorofede» (64). El camino del anillo, iti-nerario a tappe distribuito in tutta laSierra Nord (trasformata in una pic-cola Terra di Mezzo dove il parconazionale di Guadarrama e la riservadella biosfera di Rincón offrono ilsuggestivo scenario per vivere il pro-

prio mondo di Tolkien), diventaquindi al tempo stesso pellegrinag-gio, ricerca di sé, avventura, uso ri-spettoso delle risorse naturali, risco-perta del creato come casa comune.

Come per gli hobbit, si tratta di unviaggio unico dell’esistenza, duranteil quale cominciare a sbarazzarsi, asostituire quell’Anello consideratoun tesoro — in realtà simbolo di avi-dità, di potere che condiziona e ac-ceca — con i valori ecologici della

contemplazione e della bellezza e legrandi virtù dell’audacia, della spe-ranza, della solidarietà, dell’amicizia,della misericordia. Una strada di li-berazione, insomma, camminando

lungo vecchi sentieri nella foresta oremando attraverso ruscelli dimenti-cati.

Si parte nei giorni pari, a comin-ciare dal 4 luglio, per la prima setti-mana. Ritrovo nella località madrile-na di El Molar (dove verrà offertauna dimostrazione di falconeria), perpoi dirigersi nella Sierra, a El Ber-rueco, e da lì cominciare il cammino,fino a Torrelaguna, tappa finale. Di-ciotto chilometri al giorno, a piedi,in canoa o a dorso d’asino, accom-pagnati da una guida. Si dorme nel-le case dei sacerdoti della diocesi ein altre piccole strutture; il pranzo èal sacco ma non mancano lungo ilpercorso i punti di ristoro, a prezzimodici. Nessuno è escluso: chi hadifficoltà economiche sarà aiutatodalla fondazione. Il tragitto è statosperimentato l’anno scorso dai semi-naristi di Madrid e Granada chehanno dato il loro ok. I pellegrinipartiranno a gruppi composti damassimo venti persone. La pandemiadi covid-19, purtroppo, impone ulte-riori restrizioni: le sistemazioni occu-peranno solo un terzo della loro ca-pacità; i rifugi verranno disinfettatiquotidianamente; saranno fornitemascherine per i soggiorni all’inter-no degli ostelli; ovunque, per quan-to possibile, si rispetteranno le misu-re minime di distanziamento sociale.Ultima partenza il 26 luglio, con ar-rivo il 1° agosto.

Proprio come Bilbo e Frodo Bag-gins, protagonisti de Il Signore degliAn e l l i , spiegano gli organizzatori,«anche noi viviamo in un “bucohobbit”», tra le comodità: siamo anostro agio, non vogliamo essere di-sturbati da imprevisti. Ma se qualcu-no, cedendo alle insistenze di un“mago”, supererà le prime resistenze,scoprirà i misteri del mondo e dellavita stessa. Del resto, a citare Bilbo eFrodo è stato lo stesso Jorge MarioBergoglio, all’epoca cardinale arcive-scovo di Buenos Aires, che,nell’omelia della Messa per l’educa-zione (Pasqua 2008), parlando dellavita come percorso e dell’uomo co-me viaggiatore in crisi o in missione,da Abramo a Enea, a Ulisse, ricordache «Tolkien, nella letteratura con-temporanea, riprende in Bilbo e inFrodo l’immagine dell’uomo chiama-to a camminare; i suoi eroi conosco-no e agiscono, camminando, ildramma che si svolge tra il bene e ilmale». L’uomo in cammino, per Pa-pa Francesco, porta con sé una di-mensione di speranza: «Il porsi incammino si radica in un’inquietudi-ne interiore che spinge l’uomo a“uscire da se stesso”, a sperimentare“l’esodo di se stesso”. C’è qualcosafuori e in noi che ci chiama a com-piere il cammino. Esci, vai, fai, ac-cetta le intemperie e rinuncia al rifu-gio. Questa è la strada».

In pellegrinaggio per una settimananella Sierra Nord come moderni hobbitnella Terra di Mezzo: lo proponeai ragazzi la Fondazione Laudato si’dell’arcidiocesi di Madrid.I campi si terrannodal 4 luglio al 1° agosto

Dedicata alla Madonna e al Papa una canzone del gruppo dei bottari di Macerata Campania

«Luce argiento» e madre TerraPubblicata dai protestanti italiani una guida in vista del prossimo Tempo del creato

Oceani e mari dimenticati

LETTERE DAL DIRETTORE

Felice l’intuizione della Fondazione Lau-dato si’ dell’arcidiocesi di Madrid: El ca-mino del anillo, pellegrinaggio a piedi di

122 chilometri in sette giorni negli scenari “tol-kieniani” della Sierra Nord di Madrid. Già daparecchi anni, anche in Italia, molti campi esti-vi degli oratori parrocchiali sono ispirati ai ro-manzi di Tolkien ma questa notizia segna unvero salto di qualità.

L’idea è buona perché coglie un aspetto es-senziale di queste storie — Lo hobbit e Il signoredegli anelli — grazie alle quali Tolkien è diven-

tato lo scrittore più letto al mondo: la dimen-sione vocazionale. Sono due storie di “chiama-te” e di viaggi “in uscita”, il che vuol dire an-che viaggi interiori, due inviti ad andare lonta-no, dentro di sé. In entrambi i romanzi la chia-mata proviene dallo stesso personaggio, il ma-go Gandalf che invita prima Bilbo e poi il ni-pote Frodo a fare della propria esistenza un’av-ventura esortandoli a lasciare la troppo confor-tevole Contea per mettersi a servizio di unastoria più grande. All’avvento, imprevisto e ir-ruento, di Gandalf nella pacifica Contea, ri-sponderanno i due hobbit con il loro “eso do”.

Il nome elfico di Gandalf è Mithrandir, cioè“Il grigio pellegrino”. Questo ostinato vian-dante che gira per la Terra di Mezzo cercandodi risvegliare le coscienze e riscaldare i cuori ditutti gli uomini di buona volontà è un po’ fi-gura, poco graziosa, della Grazia, che bussa al-

le porte di tutte le case, chiedendo di essere ac-colta, ma quel nome che gli elfi gli hanno attri-buito dice una verità profonda di ogni uomo:ognuno di noi, su questa terra, è un pellegrino,in viaggio (dentro e fuori di sé) verso una me-ta, ed è grigio, cioè è teso, conteso, diviso finoall’ultimo tra due possibili strade, due esiti op-posti, che finché si è vivi sono mischiati insie-me in ogni azione e comportamento che met-tiamo in essere. Non è un caso che solo “mo-re n d o ” Gandalf il grigio potrà diventare Gan-dalf il Bianco, invincibile combattente per ilbene nel drammatico campo di battaglia che èla Terra di Mezzo che è la nostra terra, “inmezzo”, grigia, da attraversare cercando di farprevalere la luce sulle tenebre.

Una grande avventura, una missione perico-losa, insomma una cosa da hobbit.

A.M.

di LUIGI FERRAIUOLO

La quarantena imposta dal coronavi-rus alla maggior parte delle nazionidel mondo ha avuto delle conse-

guenze dirette anche sulla vita di fede.Un fenomeno molto evidente soprattuttoin Italia, dove a lungo sono state vietatele manifestazioni religiose. Tuttora nelpaese sono contingentate le celebrazionieucaristiche e gli stessi funerali, a cuipossono partecipare solo un numero ri-dotto di persone. La resilienza della co-munità cattolica si è dimostrata peròstraordinaria in alcuni casi, come quello

Mentre la quarantena ha praticamentezittito il mondo artistico e culturale, cheancora non ha trovato un modo per rea-gire all’annullamento delle relazioni so-ciali imposto dal covid-19, a MacerataCampania (Caserta) i bottari sono riusci-ti invece a scovare nella fede la forza e lapietra di leva capace di fargli affrontarel’alienazione prodotta dal virus. Infattihanno scritto e musicato una canzone,Luce argiento, dedicata alla Madonna ealla Laudato si’ di Papa Francesco, natadalla visione della benedizione Urbi etOrbi del Pontefice contro il virus a Ro-ma. «Assistere alla benedizione di Fran-cesco contro il coronavirus nel vuoto di

Campania» è praticamente un inno allaMadonna, a cui viene chiesto di proteg-gere la natura. Ma anche un invito allabarca dei discepoli del Cristo a ripartire.«Into a na varca e marenari — si leggenel testo in vernacolo napoletano — stapenzanno ca rezza mmano, non durmì,scetate marenaro, votta sta rezza, torna apiscà. In una barca di marinai, cioè i di-scepoli», spiega l’autore, «che non rie-scono più a pescare, come la Chiesa du-rante il coronavirus. Non dormire, sve-gliati marinaio, cioè san Pietro, cala larete, torna a pescare».

Nello stesso tempo, la canzone, chesta spopolando in rete, suggerisce un ac-costamento tra la madre Terra, cioè lanatura, ovvero il creato, con la Madonna,madre di Dio, chiedendogli di liberarcidal male e salvarci. In sostanza, per imusicisti campani, legatissimi alla tradi-zione religiosa agricola e musicale, ilcreato che si è ribellato dando vita al co-ronavirus è anche l’unica risposta possi-bile per la salvezza. Solo affidandoci allaMadonna, madre di Dio, che nel testo èchiamata Luce argiento, e a madre Terrapotremmo vincere il covid-19, perché so-lo la Madonna ci libererà dal male. Nel-lo stesso tempo, rispettando il creato, as-solveremo al mandato del creatore Dio,che ce lo ha affidato come nostra casa.

«La comunità di Macerata Campania— spiega Vincenzo Capuano, segretariodella ong presso l’Unesco che tutela latradizione della musica di Sant’Antuono— si è dimostrata molto resiliente in que-sta drammatica occasione, come spessoaccade nei momenti difficili. È stata laforte radice con la fede in sant’Antonioche ha spinto il gruppo di bottari a scri-vere e musicare Luce argiento, anche se lapaura del virus pareva aver spento ogniattività di fede e artistica. Nella nostracomunità nasciamo in fasce già tutti mu-sicisti, tutti suonatori di botti, tini e falci;e devoti di sant’Antuono. In un tempoche ha dimenticato l’intimo legame conil creato, noi lo ricordiamo di continuoattraverso la fede e la musica».

di Macerata Campania, dove esiste unaspecialissima tradizione musicale ispiratadalla fede: quella della musica diSant’Antuono (sant’Antonio abate), pro-babilmente il ritmo musicale più anticod’Europa. Una musica che affonda le sueradici nel mondo contadino ed è eseguitasuonando botti, tini e falci, tipici stru-menti agricoli: per la vendemmia i primidue e per la mietitura del grano il terzo.

piazza San Pietro — spiega Mario Rog-giero, autore di testo e musica — ha spez-zato il blocco imposto dalla quarantenanon solo fisicamente, ma anche spiritual-mente e mentalmente a noi artisti. Nelgesto del Papa ho scoperto la forza perfar rinascere il mio impegno di fede ed ènata questa canzone dedicata alla Ma-donna e alla Laudato si’».

Il canto devozionale dei «PastellesseSound Group - I Bottari di Macerata

ROMA, 27. Una guida intitolata«Acque marine, fonte di vita»— che tratta appunto il temadegli oceani e dei mari — è sta-ta pubblicata in questi giornidalla commissione Globalizza-zione e ambiente (Glam) dellaFederazione delle Chiese evan-geliche in Italia (Fcei), in vistadell’edizione 2020 del Tempodel creato, la celebrazione ecu-menica annuale di preghiera eazione che coinvolge cristianidi ogni confessione per proteg-gere il pianeta e chi lo abita. Iltema di questo mese speciale,celebrato dal 1° settembre al 4ottobre, è «Giubileo per la ter-ra». Come ogni anno, il dossierracchiude spunti omiletici emeditazioni, liturgie, documen-ti e approfondimenti. «Ai marie gli oceani l’umanità attingeda sempre per il nutrimento erecentemente anche per laestrazione di minerali e per loscarico di rifiuti industriali emilitari», spiega nell’intro du-zione del dossier Antonella Vi-sintin, coordinatrice nazionaledella Glam, osservando tuttaviache «le acque salate, la vita chele popola e le loro sponde, alconfronto con le terre emerse ela rete di acque dolci che le at-traversa, sollecitano una minoreempatia e di conseguenza han-no ricevuto minore rispetto».«Le acque marine profonde so-no ancora oggetto di “scop er-ta” — prosegue Visintin — esappiamo che essa è sempre se-guita, tragicamente, da sistema-

tica colonizzazione e distruzio-ne». «Il percorso che vorrem-mo offrire sia nella sezione bi-blico liturgica che in quella do-cumentale — questa è la con-clusione del testo di presenta-zione — intende spostare losguardo dall’antrop o centrismoda un lato al biocentrismo edall’altro al teocentrismo».

Dopo la presentazione delmateriale liturgico e di riflessio-ne — in tutto una quarantina dipagine — la guida della com-missione Glam conclude ripor-tando alcune dichiarazioniemanate da diverse organizza-zioni internazionali, cristiane enon. Viene ricordato ad esem-pio l’appello lanciato nel 2018dalla Conferenza delle Chiesedel Pacifico sulla protezionedegli oceani affinché cessi«l’uso irresponsabile di plasticae polistirolo». In un testo inti-tolato «Solidarietà con Maohi— ferma i sacchetti di plastica»,i membri della conferenza chie-devano in particolare a tutti icristiani nel Pacifico di inter-rompere l’uso di sacchetti diplastica monouso, cannucce diplastica e contenitori di polisti-rolo nella loro vita personale enelle attività della Chiesa. Laguida riporta anche una «Let-tera aperta alla comunità ecu-menica globale» che richiama irisultati della riunione, nel giu-gno 2019 a Wuppertal, in Ger-mania, di rappresentanti di nu-merosi paesi e diverse fedi, perdiscutere della crisi ecologica

globale. Gli organizzatori tede-schi — la Chiesa evangelica inGermania, l’Associazione delleChiese e missioni protestanti inGermania, la Missione evange-lica unita e il Pane per il mon-do — avevano colto l’o ccasioneper proporre al Consiglio ecu-menico delle Chiese (WorldCouncil of Churches) di pro-gettare, in vista della sua pros-sima assemblea plenaria previ-sta nel settembre 2021 proprioin Germania, un programmadecennale di approfondimentosulle questioni relative all’eco-logia e di azione globale controi cambiamenti climatici.

Come viene ricordato nellaguida, tra gli obiettivi di svi-luppo sostenibile 2030dell’Onu il punto 14 è dedicatoalla salvaguardia degli oceani,dei mari e delle risorse marine.Nel quadro di questo obiettivouna conferenza dell’Onu suglioceani era prevista dal 2 al 6giugno a Lisbona, successiva-mente revocata a causa dellaemergenza sanitaria, così comela Cop26 a Glasgow sul cam-biamento climatico. Nella capi-tale del Portogallo era in pro-gramma l’esame delle economiebasate sugli oceani particolar-mente intorno alle piccole iso-le, dell’acidificazione e deossi-genazione delle acque, dellaconservazione e ripristino degliecosistemi costieri, della soste-nibilità della pesca, del rappor-to tra tali obiettivi e gli altridella agenda 2030.

Page 7: Raid israeliani al confine della striscia di Gazache …...Benedetto XVI ha usato una paro-la forte: ha parlato di una «nuova Pentecoste». Lui è stato un testimo-ne diretto del

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 28 giugno 2020 pagina 7

Un programma-inchiesta da sabato 27 giugno su Rai 3

«Chi credeteche io sia?»

Don Massimo Granieri con la cantante Patti Smith

Il concilio Vaticano II

Un semeche continua a crescere

Ma come giustificare un rinnova-mento nella continuità di fronte acerti cambiamenti forti avvenuti nel-la storia della Chiesa? A partire daquando Pietro battezza i primi paga-ni su cui è disceso lo Spirito Santo edice: «In verità sto rendendomi con-to che Dio non fa preferenze di per-sone, ma chi lo teme e pratica lagiustizia, a qualunque popolo appar-tenga, è a lui accetto» (At t i , 10, 34-35). I circoncisi lo rimproverano, maquando Pietro spiega quanto è avve-nuto tutti glorificano Dio dicendo:«Dunque anche ai pagani Dio haconcesso che si convertano perchéabbiano la vita!» (At t i , 11, 18). È loSpirito che indica il da farsi e famuovere, fa andare avanti. In 2000anni di storia, tanti sono stati i cam-biamenti nella Chiesa: la dottrinasulla salvezza dei non battezzati,l’uso della violenza in nome dellaverità, la questione della donna e deilaici, il rapporto tra fede e scienza,l’interpretazione della Bibbia, il rap-porto con i non cattolici, gli ebrei e iseguaci delle altre religioni, la libertàreligiosa, la distinzione tra sfera civi-le e religiosa, solo per citare alcunitemi. Benedetto XVI, nello stesso di-scorso alla Curia, lo riconosce: sucerti temi si è «manifestata di fattouna discontinuità». Per esempio, aldi là dei ragionamenti filosofici, teo-logici o di contestualizzazione stori-ca per dimostrare una certa continui-tà, prima si diceva no alla libertà diculto per i non cattolici in un Paesecattolico e poi si è detto sì. Dunque,una indicazione ben diversa nellapratica.

Benedetto XVI usa parole significa-tive: «Dovevamo imparare a capirepiù concretamente di prima», «si ri-chiedeva un ampio ripensamento»,«imparare a riconoscere». Come Pie-tro che, dopo la Pentecoste, ancoradeve capire cose nuove, ancora deveimparare, ancora deve dire: «Storendendomi conto che…». Non ab-biamo la verità in tasca, non «posse-diamo» la verità come una cosa, maapparteniamo alla Verità: e la Veritàcristiana non è un concetto, è il Diovivo che continua a parlare. E rife-rendosi alla Dichiarazione conciliaresulla libertà religiosa, Benedetto XVIafferma: «Il concilio Vaticano II, ri-conoscendo e facendo suo con il De-creto sulla libertà religiosa un princi-pio essenziale dello Stato moderno,ha ripreso nuovamente il patrimoniopiù profondo della Chiesa. Essa puòessere consapevole di trovarsi conciò in piena sintonia con l’insegna-mento di Gesù stesso (cfr. Ma t t e o ,22, 21), come anche con la Chiesadei martiri, con i martiri di tutti itempi». E aggiunge: «Il concilio Va-ticano II (…) ha rivisto o anche cor-retto alcune decisioni storiche, ma inquesta apparente discontinuità ha in-vece mantenuto ed approfondito lasua intima natura e la sua vera iden-tità. La Chiesa è, tanto prima quan-to dopo il concilio, la stessa Chiesauna, santa, cattolica ed apostolica incammino attraverso i tempi».

Allora si vede meglio che la conti-nuità non è semplicemente una di-mensione logica, razionale o storica,è molto di più: è una continuità spi-rituale in cui lo stesso e unico Popo-lo di Dio cammina unito, docile alleindicazioni dello Spirito. L’ermeneu-tica della rottura è attuata da quantiin questo cammino si separano dallacomunità, rompono l’unità, perché osi fermano o vanno troppo avanti.Benedetto parla dei due estremi:quelli che coltivano «nostalgie ana-cronistiche» e quelli delle «corse inavanti» (Messa 11 ottobre 2012).Non ascoltano più lo Spirito chechiede una fedeltà dinamica, ma se-guono le proprie idee, si attaccanosolo all’antico o solo al nuovo e nonsanno più mettere insieme le coseantiche e le cose nuove, come fa ildiscepolo del regno dei cieli.

Dopo i grandi Papi che lo hannopreceduto, è arrivato Francesco. Staseguendo la scia dei predecessori: èil seme che si sviluppa e cresce. LaChiesa va avanti. Tante notizie di-storte o false vengono messe in cir-colazione su Francesco, come del re-sto è accaduto con il predecessoreBenedetto e con tanti altri Successo-ri di Pietro. Non sono cambiati idogmi o i comandamenti né i sacra-menti né i principi sulla difesa dellavita, la famiglia, l’educazione. Nonsono cambiate le virtù teologali oquelle cardinali e neanche i peccaticapitali. Per capire meglio la novitànella continuità di Francesco, andan-do oltre le distorsioni e le palesi fal-sità, bisogna leggere l’esortazioneapostolica Evangelii gaudium, testoprogrammatico del Pontificato. Ini-zia così: «La gioia del Vangelo riem-pie il cuore e la vita intera di coloroche si incontrano con Gesù. Coloroche si lasciano salvare da Lui sonoliberati dal peccato, dalla tristezza,dal vuoto interiore, dall’isolamento.Con Gesù Cristo sempre nasce e ri-nasce la gioia». La prima cosa è lagioia dell’incontro con Gesù, nostroSalvatore. Il Papa invita a «recupe-rare la freschezza originale del Van-gelo» e a trasmetterla a tutti. Chiededi concentrarsi sull’essenziale, l’amo-re di Dio e del prossimo, evitandouna modalità di annuncio «ossessio-nata dalla trasmissione disarticolatadi una moltitudine di dottrine che sitenta di imporre a forza di insistere(…) in questo nucleo fondamentaleciò che risplende è la bellezzadell’amore salvifico di Dio manife-stato in Gesù Cristo morto e risor-to». Invece, succede che si parli«più della legge che della grazia, piùdella Chiesa che di Gesù Cristo, piùdel Papa che della Parola di Dio».Esorta a far risuonare sempre il pri-mo annuncio: «Gesù Cristo ti ama,ha dato la sua vita per salvarti, eadesso è vivo al tuo fianco ognigiorno, per illuminarti, per rafforzar-ti, per liberarti». Chiede uno stile di«vicinanza, apertura al dialogo, pa-zienza, accoglienza cordiale che noncondanna». Indica l’arte dell’accom-pagnamento, «perché tutti imparinosempre a togliersi i sandali davantialla terra sacra dell’altro» che biso-

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

C’è la storia di padre Davide, arri-vato nel monastero cistercense alcentro di Roma, proprio a due pas-si dalla stazione Termini, dopo unpassato da tecnico informatico aMilano e il progressivo innamora-mento per la vita monastica. Op-pure quella di padre Paul, hippiesulle strade polverose d’America,poi sperimentatore teatrale e perfi-no barbone tra le fogne di Buca-rest e di altre città del mondo, finoalla scelta del saio francescano eora in un convento alle porte diFrosinone, da quella stessa terrache vide i suoi genitori emigrareoltre Oceano dopo la secondaguerra mondiale. E queste sono so-lo due delle otto storie, e precisa-mente quelle della prima puntata,di Chi credete che io sia?, un pro-gramma–inchiesta in onda ogni sa-bato, a partire dal 27 giugno, in se-conda serata su Rai 3. Tutte storiedi straordinaria umanità, lasciandoa sacerdoti e religiosi la possibilitàdi raccontarsi senza inutili prude-rie, con un canovaccio che segueper l’appunto il vissuto di vocazio-ni autentiche, in tanti ospedali dacampo, con il divino che incontracontinuamente l’umano.

Ed ecco allora il divino e l’uma-no di padre Gaetano, 35 anni tra-

scorsi come cappellano nella trin-cea del carcere minorile di Roma,fino alla costruzione di una casa-fa-miglia per dare un’alternativa aquei ragazzi, con negli occhi losguardo immobile di uno dei primidetenuti che incontrò e che finìsuicida dietro le sbarre.

Oppure la scelta di don Luigi,medico, con una vita apparente-mente perfetta, sicuramente lineare,tra auto di lusso e vestiti sartoriali.Ma qualcosa manca in quella vita ecosì decide di tornare in ospedale,tra i bambini malati, ma da sacer-dote.

E c’è chi la vocazione l’ha accol-ta in pieno a 70 anni, come donGiuseppe: un lungo matrimonio al-le spalle, segnato dal dolore dellamalattia della moglie, accompagna-ta fino alla morte. Ed è proprio laconsorte a riconsegnarlo, prima dimorire, alla strada del sacerdoziocominciata da ragazzino e interrot-ta nel 1968, con la gioia però di es-sere anche “nonno Pino” per i trenipotini. E c’è chi Dio l’ha incon-trato in una canzone di PattiSmith: proprio quello che è succes-so a don Massimo, dall’adolescen-za turbolenta, fatta di alcol e risse,musica punk e la strada, fino adabbracciare il cammino che condu-ce al “sì” al Signore, portando conse un manifesto di Jimi Hendrix,appeso nella sua stanzetta da semi-narista e ancora oggi su un murodella canonica.

E che dire poi di don Filippo?Laureato al Dams, il lavoro dagiornalista, prima in giudiziaria epoi alla pagina degli spettacoli de«Il Resto del Carlino», una grandepassione per la moto. Ad un passodal matrimonio, capisce però chequel passo da fare è un altro: di-venta “don” ma non abbandona ledue ruote e oggi organizza moto-pellegrinaggi. Le strade del mondole ha percorse anche don Saverio:militare per scelta dopo il serviziodi leva, va in missione in Bosnia,ma qui sente forte la nostalgia diquel seminario che a 24 anni avevalasciato per una ragazza. Torna, di-venta prete e oggi è il responsabiledel seminario per i giovani che poidiventano cappellani militari.

Chi credete che io sia?, prodottodalla Hangar Tv, è un programmadi Carla Mellidi, Gregorio Paolinie Pietro Raschillà, per la regia diChristian Letruria. (igor traboni)

gna vedere «con uno sguardo rispet-toso e pieno di compassione ma chenel medesimo tempo sani, liberi eincoraggi a maturare nella vita cri-stiana».

Desidera una Chiesa dalle porteaperte: «Nemmeno le porte dei Sa-cramenti si dovrebbero chiudere peruna ragione qualsiasi». Così «l’Eu-caristia, sebbene costituisca la pie-nezza della vita sacramentale, non èun premio per i perfetti ma un gene-roso rimedio e un alimento per i de-boli. Queste convinzioni hanno an-che conseguenze pastorali che siamochiamati a considerare con prudenzae audacia. Di frequente ci compor-tiamo come controllori della grazia enon come facilitatori. Ma la Chiesanon è una dogana, è la casa paternadove c’è posto per ciascuno con lasua vita faticosa». Di qui il suggeri-mento di avviare percorsi di discer-nimento caso per caso che valutinol’eventuale ammissione ai sacramentiper chi vive in situazioni irregolari,come viene accennato dall’esortazio-ne Amoris laetitia. È un passo che hacome fine quello di avvicinare e ac-compagnare guardando alla salvezzadelle persone e alla misericordia diGesù. Le norme possono diventarepietre come è accaduto alla donnasorpresa in adulterio. E anche certedomande di oggi ricordano quelleche gli scribi e i farisei hanno postoa Gesù 2000 anni fa: «Maestro, que-sta donna è stata sorpresa in flagran-te adulterio. Ora Mosè, nella Legge,ci ha comandato di lapidare donnecome questa. Tu che ne dici?» (Gio-vanni, 8, 4-5). La risposta di Gesù laconosciamo.

Francesco non fa che proseguire ilcammino sulla via del concilio. Unacontinuità spirituale, perché lo Spiri-to continua a parlare. «Il piccolo se-me che Giovanni XXIII depose — af-fermava san Giovanni Paolo II il 27febbraio del 2000 — è cresciuto dan-do vita a un albero che allarga ormaii suoi rami maestosi e possenti nellaVigna del Signore. Molti frutti essoha già dato (…) e molti ancora nedarà negli anni che verranno. Unanuova stagione si apre dinanzi ai no-stri occhi (…) Il concilio ecumenicoVaticano II è stato una vera profeziaper la vita della Chiesa; continueràad esserlo per molti anni del terzomillennio appena iniziato».

Oggi come ieri. Aprendo il conci-lio l’11 ottobre 1962, san GiovanniXXIII affermava: «Spesso… avviene… che, non senza offesa per le No-stre orecchie, ci vengano riferite levoci di alcuni che, sebbene accesi dizelo per la religione, valutano… ifatti senza sufficiente obiettività néprudente giudizio. Nelle attuali con-dizioni della società umana essi nonsono capaci di vedere altro che rovi-ne e guai; vanno dicendo che i no-stri tempi, se si confrontano con isecoli passati, risultano del tuttopeggiori; e arrivano fino al punto dicomportarsi come se non avesseronulla da imparare dalla storia, che èmaestra di vita, e come se ai tempidei precedenti concili tutto proce-desse felicemente quanto alla dottri-

na cristiana, alla morale, alla giustalibertà della Chiesa. A Noi sembradi dover risolutamente dissentire dacodesti profeti di sventura, che an-nunziano sempre il peggio, quasi in-combesse la fine del mondo». E par-lando degli errori di carattere dottri-nale aggiungeva: «Non c’è nessuntempo in cui la Chiesa non si sia op-posta a questi errori; spesso li ha an-che condannati, e talvolta con lamassima severità. Quanto al tempopresente, la Sposa di Cristo preferi-sce usare la medicina della miseri-cordia invece di imbracciare le armidel rigore; pensa che si debba anda-re incontro alle necessità odierne,esponendo più chiaramente il valoredel suo insegnamento piuttosto checondannando».

A chiusura del concilio, l’8 dicem-bre 1965, san Paolo VI nel suo «salu-to universale» affermava: «Per laChiesa cattolica nessuno è estraneo,nessuno è escluso, nessuno è lontano… questo Nostro universale salutorivolgiamo anche a voi, uomini chenon Ci conoscete; uomini, che nonCi comprendete; uomini, che non Cicredete a voi utili, necessari, ed ami-ci; e anche a voi, uomini, che, forsepensando di far bene, Ci avversate!Un saluto sincero, un saluto discre-to, ma pieno di speranza; ed oggi,credetelo, pieno di stima e di amore… Ecco, questo è il Nostro saluto:possa esso accendere questa nuovascintilla della divina carità nei nostricuori; una scintilla, la quale può darfuoco ai principii, alle dottrine e aipropositi, che il concilio ha predi-sposti, e che, così infiammati di cari-tà, possono davvero operare nellaChiesa e nel mondo quel rinnova-mento di pensieri, di attività, di co-stumi, e di forza morale e di gaudioe di speranza, ch’è stato lo scopostesso del concilio».

In questo tempo in cui la Chiesacattolica è attraversata in modo par-ticolare da contrasti e divisioni, ci fabene ricordare le esortazioni di sanPaolo alle prime comunità cristiane.Ai Galati ricorda che «tutta la legge(…) trova la sua pienezza in un soloprecetto: amerai il prossimo tuo co-me te stesso. Ma se vi mordete e di-vorate a vicenda — avverte — g u a rd a -te almeno di non distruggervi deltutto gli uni gli altri! Vi dico dun-que: camminate secondo lo Spirito»(Galati, 5, 14-16). E agli Efesini ag-giunge: «Nessuna parola cattiva escapiù dalla vostra bocca; ma piuttostoparole buone che possano servireper la necessaria edificazione, gio-vando a quelli che ascoltano. E nonvogliate rattristare lo Spirito Santodi Dio, col quale foste segnati per ilgiorno della redenzione. Scompaiada voi ogni asprezza, sdegno, ira,clamore e maldicenza con ogni sortadi malignità. Siate invece benevoligli uni verso gli altri, misericordiosi,perdonandovi a vicenda come Dioha perdonato a voi in Cristo» (Efesi-ni, 4, 29-32). Cosa succederebbe semettessimo in pratica sine glossa que-sta Parola?

Lutto nell’episcopatoMonsignor Julianus Kemo Su-narko, vescovo gesuita emeritodi Purwokerto, in Indonesia, èmorto venerdì mattina, 26 giu-gno, nell’Elisabeth hospital diSemarang, dopo una breve ma-lattia.

Il compianto presule era natoa Mingirr, nell’arcidiocesi di Se-marang, il 25 dicembre 1941 edera stato ordinato sacerdote perla Compagnia di Gesù il 3 di-cembre 1975. Eletto alla Chiesaresidenziale vescovile di Purwo-kerto il 10 maggio 2000, avevaricevuto l’ordinazione episcopalel’8 settembre successivo. Il 29dicembre 2016 aveva rinunciatoal governo pastorale della dioce-si.

Le esequie sono state celebra-te sabato 27, nella casa dei ge-suiti a Girisonta, nell’arcidio cesidi Semarang.

Nomine episcopali

Tre n t a c i n q u ere s p i r a t o r i

in dono dal Papa

La vicinanza e la sollecitudinedi Papa Francesco verso i Paesicolpiti dalla pandemia da covid-19 non vengono meno anche inquesto periodo e, attraversol’Elemosineria apostolica, conti-nuano a raggiungere le comuni-tà più colpite. Tra gli ultimi in-terventi: la consegna tramite lenunziature apostoliche di 35 re-spiratori: in America 4 ventilato-ri polmonari sono arrivati adHaiti, 2 nella Repubblica Domi-nicana; 2 in Bolivia, 3 in Colom-bia; 2 in Ecuador; 3 in Hondu-ras; 3 in Messico; 4 in Venezuelae 4 nel Brasile, paese che a livel-lo mondiale registra numeri fra ipiù preoccupanti. In Africa duerespiratori sono giunti in Came-run e altri due, tramite la Con-ferenza episcopale locale, inZimbabwe. Macchinari sono sta-ti consegnati anche in Europa ein Asia: due in Ucraina e altret-tanti in Bangladesh.

Le nomine di oggi riguardano laChiesa in Italia, Australia, Messico eIraq.

Francesco Massaravescovo

di Fabriano-Matelica (Italia)È nato il 1° luglio 1965 a Tropea,

in provincia di Vibo Valentia, nelladiocesi di Mileto-Nicotera-Tropea.Dopo la maturità classica ha intra-preso gli studi universitari di Filoso-fia presso l’università La Sapienza diRoma. Ha conseguito nel 1988 il di-ploma di Biblioteconomia e Archivi-stica presso l’Archivio apostolico (al-lora “s e g re t o ”) Vaticano. Nel 1988 èentrato nel Pontificio seminario ro-mano maggiore ed ha frequentato laPontificia università Lateranense, do-ve ha conseguito il baccellierato inTeologia e la licenza in Teologiadogmatica. È stato ordinato sacerdo-te il 17 aprile 1993, incardinandosi nelclero di Mileto-Nicotera-Tropea. Èstato assistente del Pontificio semina-rio romano maggiore dal 1992 al1995; direttore del Centro diocesanovocazioni della diocesi di Mileto-Ni-

cotera-Tropea dal 1995 al 1998; parro-co di San Nicola vescovo in Vazzano(Vibo Valentia) dal 1996 al 2004;membro del consiglio presbiteralediocesano dal 1996 al 1999; membrodel consiglio pastorale diocesano dal1996 al 1999; collaboratore della Ca-ritas diocesana dal 1996 al 2003; fon-datore e responsabile delle cooperati-ve di lavoro diocesane dal 1997 al2003; responsabile dell’ufficio ammi-nistrativo diocesano dal 1999 al 2003;revisore dei conti dell’Istituto dioce-sano per il sostentamento del clerodal 2001 al 2004; economo generaledel Pontificio seminario romanomaggiore e segretario del consigliodi amministrazione dell’asso ciazioneMissionari imperiali dal 2006 al 2017.Dal 2017 al 2018 è stato parroco diSan Pantaleone martire in Limbadi(Vibo Valentia) e vicedirettoredell’ufficio amministrativo diocesano;membro del consiglio di amministra-zione della fondazione Don Mottolae membro eletto del consiglio presbi-terale e regionale. Eletto arcivescovodi Camerino - San Severino Marcheil 27 luglio 2018, ha ricevuto l’o rd i -nazione episcopale il 6 ottobre suc-cessivo.

Gregory Charles Bennetvescovo

di Sale (Australia)È nato il 7 aprile 1963 nell’a rc i d i o -

cesi di Melbourne, dove ha frequen-tato le scuole cattoliche, prima diiscriversi al collegio ecumenico Brae-mer College a Woodend. Ha lavora-to nel Commercial Bank of Australiae quindi è entrato, nel 1986, nel se-minario regionale di Melbourne,compiendo gli studi ecclesiastici alCatholic Theological College dellastessa città. È stato ordinato sacerdo-te nel 1992 per l’arcidiocesi di Mel-bourne. Nel 1996 è stato inviato ne-gli Stati Uniti per studiare Psicolo-gia pastorale al Loyola College diBaltimore. Nel 1998 ha studiato pres-so la Pontificia università di SanTommaso d’Aquino a Roma, doveha ottenuto la licenza in Spiritualità.In seguito, ha svolto i seguenti inca-richi: direttore del Ministry to Priests(2000-2005); direttore dell’ufficio perl’evangelizzazione (2004-2008); par-roco di North Baldwin (2007-2012);vicario generale e moderatore dellacuria (dal 2012). Inoltre, è stato vicepresidente del consiglio economico,

presidente dell’ufficio per il persona-le, segretario del Roman CatholicTru s t s ’ Corporation e cappellano delParlamento dello Stato di Victoria.Attualmente è parroco di St Jo-seph’s, West Brunswick, Melbourne.

Guadalupe AntonioRuíz Urquín

p re l a t odi Huautla (Messico)

È nato a Tapitula, nello Stato diChiapas, il 21 aprile 1971. Formatosinei seminari di San Juan de Los La-gos e di Tuxtla, è stato ordinato sa-cerdote il 19 marzo 1997 e incardina-to nell’arcidiocesi di Tuxtla Gutiér-rez. Ha conseguito la licenza in Teo-logia presso l’Itepal (Bogotá) e suc-cessivamente il dottorato in Teologiapresso la Pontificia università Latera-nense. È stato professore, vice rettoree rettore del seminario, cappellanodella rettoria di San Giuda Taddeo aTuxtla e rettore dell’Università catto-lica Giovanni Paolo II a Tuxtla. At-tualmente è incaricato della forma-zione permanente del clero e vicario

iscritto nella cattedrale metropolita-na.

Felix (Saeed) DawoodAl Shabi

vescovo di Zakho (Iraq)È nato a Karemlesh (Iraq), il 19

gennaio 1975. Ha conseguito il bac-calaureato in Teologia presso il Ba-bel College di Baghdad e, successi-vamente, la licenza in Diritto canoni-co presso il Pontificio istituto Orien-tale a Roma nel 2002. Attualmentesta preparando il dottorato in Dirittocanonico a Roma presso la Pontificiauniversità Lateranense. È stato ordi-nato diacono il 18 gennaio 1998 e poisacerdote il 29 giugno 1998 a Ba-ghdad dal Patriarca Raphaël Bida-wid. Dal 1998 al 1999 ha servito aMossul come sacerdote nella chiesadi San Giuseppe. Ha poi prestatoservizio in diverse parrocchiedell’eparchia di Saint Peter Apostle aSan Diego, negli Stati Uniti d’Ame-rica. Nel 2007 è stato nominato core-piscopo, poi vicario del vescovo perlo Stato dell’Arizona dal 2009 al2018.

Page 8: Raid israeliani al confine della striscia di Gazache …...Benedetto XVI ha usato una paro-la forte: ha parlato di una «nuova Pentecoste». Lui è stato un testimo-ne diretto del

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 28 giugno 2020

L’accoglienza di Baobab Experience nel mezzo della pandemia

Per salvare chi è condannato da un passaporto

L’omaggio e la devozione al principe degli apostoli nella basilica Vaticana

Il piede consuntodi Pietro

Memoria dei protomartiri romani

Una terrabagnata dal sangue

L’apostolo Pietro venne cro-cifisso in Vaticano dopo ilterribile incendio che deva-

stò Roma il 19 luglio dell’anno 64.Insieme a lui subì il martirio conatroci supplizi un’ingente moltitu-dine di cristiani. Il santo Papa Cle-mente (88-97) nella prima Epistolaai Corinzi, ricorda infatti il martiriodi una «moltitudo ingens» di elettiinsieme agli apostoli Pietro e Paolo.

Il ricordo di quelle feroci perse-cuzioni sopravvive nel nome dell’at-tuale «piazza dei Protomartiri Ro-mani», sulla sinistra della basilica edavanti al Camposanto Teutonico,in corrispondenza della parte cen-trale del circo dove si ergeva l’ob e-lisco, ancora oggi muto testimonedel martirio di Pietro e della na-scente comunità cristiana di Roma.

Dopo la solennità dei santi Apo-stoli Pietro e Paolo (29 giugno) enel giorno in cui la Chiesa celebrala memoria dei Protomartiri cristia-

dei martiri. La leggenda narra chefu lo stesso imperatore Costantino,al principio del IV secolo, a iniziarecon le proprie mani lo scavo per lefondazioni della prima basilica e aportare sulle spalle, l’ottavo giornodopo il battesimo, dodici ceste diterra per l’erigendo edificio, in con-formità al numero dei dodici apo-stoli. Dopo più di mille anni, il 18aprile 1506, Papa Giulio II, scavan-do una fossa nella profondità diquella medesima terra, nel sito cor-rispondente all’attuale pilone diSanta Veronica, pose la prima pie-tra del nuovo tempio vaticano.

Per secoli sentimenti di profondadevozione, religioso rispetto e timo-re reverenziale preservarono quellaterra sotto il pavimento dell’antica edella nuova basilica, che, per que-sto motivo fu definita: «Chiesa ve-neranda, dalla cui terra, se con lemani si premesse, quasi ne uscireb-be sangue dei martiri» (cfr. F.M.

ni di Roma (30 giugno), riviviamoquei tragici eventi attraverso il rac-conto dello storico Tacito: «AlloraNerone, per sfatare tale diceria, pre-sentò come colpevoli e sottoposealle più raffinate torture coloro chesi erano resi odiosi per le loro ne-fandezze ed erano chiamati Cristia-ni dal volgo. (...) In un primo mo-mento furono arrestati coloro checonfessavano la loro fede, poi, suloro denuncia, moltissimi altri furo-no giudicati colpevoli non tanto deldelitto di incendio quanto di odioverso il genere umano. E alla loromorte si accompagnò anche loscherno: furono coperti di pelli feri-ne e furono fatti sbranare dai cani,oppure vennero crocifissi e arsi vivi,perché come torce servissero ad il-luminare la notte dopo il tramontodel sole. Nerone aveva offerto isuoi giardini per un simile spettaco-lo, mentre dava giochi nel circo e,vestito da auriga, si mescolava allaplebaglia o partecipava alle corseritto su un cocchio. Perciò essi,benché si fossero macchiati di colpee meritassero le pene mai viste loroinflitte, suscitavano compassioneperché venivano sacrificati non invista del bene comune, ma per sod-disfare la crudeltà di un solo» (An -nali, 44, X V, 2-5).

Ispirato da queste parole, il pitto-re polacco Henryk Siemiradzki(1843-1902) dipinse a olio su tela(cm 305 x 704) il celebre quadro Letorce di Nerone, dove l’imp eratore,all’imbrunire, assiste dal suo palaz-zo agli atroci supplizi da lui ordina-ti. I cristiani sono rappresentati nel-la parte destra del quadro, avvoltiin stracci bituminosi e legati ad altipali inghirlandati. Sotto le gambesono appesi grandi cartelli con lascritta a caratteri capitali rubricati:«Christianus incendiator urbis generi-sque humani hostis» (“Cristiano, in-cendiario di Roma e nemico del ge-nere umano”).

La basilica Vaticana nasce dun-que sulla terra bagnata dal sangue

Torriggio, Le Sacre Grotte Vaticane,Roma 1639). Nella vita di san Pio V(Ghisleri, 1566-1572), si narra infattiche mentre il Pontefice transitavavicino alla basilica, gli si accostòdevotamente un ambasciatore perchiedergli alcune reliquie di martirida portare nella sua nazione. In ri-sposta a tale richiesta il Papa si ab-bassò, prese una manciata di terradel Vaticano e la diede all’amba-sciatore dicendo: «Questa è reliquiadi martiri per il copioso sangue chehanno versato in questo luogo».

Così ancora nel 1615, durante loscavo per l’apertura della Confes-sione vaticana di fronte all’a l t a repapale, canonici e penitenzieri dellabasilica con grande devozione con-tribuirono a portare quella terraraccolta in prossimità della sepoltu-ra dell’apostolo Pietro, stipandolain un “luogo onorevole” al terminedella navata meridionale delle Grot-te vaticane, in uno spazio oggi oc-cupato dal sepolcro del Papa Pio XIe dietro il sarcofago del cardinaleRaphael Merry del Val. Nello stes-so sito e in altri luoghi delle Grotte— come riferisce il già ricordatoFrancesco Maria Torrigio — i cano-nici di San Pietro trasferirono nel1626 la terra proveniente dalle fon-dazioni delle quattro grandiose co-lonne del baldacchino del Bernini.

Infine, nel secolo scorso, duranteil pontificato di Pio XII ( Pa c e l l i ,1939-1958), la terra proveniente dal-lo scavo dal “Campo P” presso latomba di Pietro, fu devotamenteraccolta in un piccolo spazioall’esterno della basilica presso lacosiddetta “Via delle Fondamenta”,in un vano appositamente realizza-to con muri di contenimento inmattoni rossi, proprio al di sottodella Cappella Sistina.

Ancora vengono devotamente ri-chieste alla Fabbrica di San Pietroreliquie di terra raccolta in prossi-mità della tomba del beato aposto-lo Pietro. (pietro zander)

di CRISTINA CALZECCHI ONESTI

Yassine scappa dal Marocco a 22 anni. Haimboccato una brutta strada, spaccia e fauso di sostanze stupefacenti. Attraversa il

mare e in qualche modo arriva sulle coste italia-ne. Da lì raggiunge Roma ma solo di passaggio,pensa di fermarsi appena qualche giorno. Si ac-coda a un gruppo di connazionali che dorme perstrada, ma accanto a loro trova degli angeli chegli cambiano la vita. Sono i volontari dell’asso cia-zione Baobab Experience che lo visitano, lo sfa-mano, gli danno consigli legali, gli insegnanol’italiano e forse anche qualcosa sulla vita. Yassi-ne, che era un ragazzo difficile, introverso e ag-gressivo, cambia sotto gli occhi di tutti. Oggi è inBelgio e sta lavorando a un progetto che darà vi-ta a una associazione umanitaria per l’accoglienzadegli stranieri.

Per Maslax, invece, non c’è stato lieto fine. Èancora minorenne quando scappa dalla desolazio-ne della sua Somalia. Prima meta, i centri di rac-colta libici, chiamati in lingua locale “ghetti”.Perde un occhio per le tante violenze che lì subi-scono i migranti, ma non demorde. Sale su unodei barconi che attraversano il Mediterraneo, arri-va in Italia, raggiunge Roma, sempre con l’inten-to di proseguire. Anche lui sogna il Belgio perchélì c’è sua sorella. Baobab lo aiuta e per un annolui è felice insieme alla sorella, un lavoro e una fi-danzata. Purtroppo, però, gli Accordi di Dublinolo rispediscono in Italia, il primo luogo in cui glisono state prese le impronte digitali. Passano tregiorni e lo trovano impiccato a un albero vicinoal centro di raccolta a Pomezia, dove era statodestinato. Lascia un messaggio, pesante come unmacigno: «Io non capisco cosa abbia fatto di ma-le per cui il mio passaporto è un così grande pro-blema per voi».

A raccontarci le loro storie è Andrea Costa, unmastro vetraio di Roma, che da gennaio 2020 èpresidente di Baobab Experience. Andrea ne havisti tanti passare dai marciapiedi delle strade del-la Capitale. Oggi sono circa 120 a dormire perterra nel piazzale Spadolini, dietro la stazione Ti-burtina. E non c’è covid-19 che tenga. Arrivanodall’Eritrea, Sudan, Niger, Ciad, Mali, Gambia,Nigeria e Magreb. Uomini, donne, bambini, tuttiinsiemi e con un’unica chimera nel cuore. In queiPaesi la guerra c’è, anche se magari non indossauna divisa militare ufficiale. La fame, la violenza,

la mancanza di norme igieniche basilari, le guer-riglie civili e tribali non permettono loro di so-pravvivere e di restare.

Durante il lockdown il flusso degli arrivi non harallentato ma Baobab, grazie anche all’aiuto delcardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di SuaSantità, di Interosos, di Medici senza frontiere, percitarne solo alcuni, ha potuto sottoporli agli scree-ning sanitari e dotarli dei presidi d’obbligo, comele mascherine e i guanti. Nessuno di loro ha por-tato il virus in Italia e dal piazzale Spadolini nes-suno è uscito infettato. Non sono state solo le

grandi associazione umanitarie acorrere in loro soccorso ma ancheil grande cuore degli abitanti diRoma che nelle emergenze si risve-glia e permette i miracoli. Perchédi miracolo si parla. Quando centi-naia di persone che vivono a terra,in assenza di un riparo perché an-che una tenda è occupazione disuolo pubblico, senza un solo ba-gno chimico, solo qualche doccianella vicina parrocchia di San Ro-mano Martire, scampano a unapandemia mondiale, non possiamoche parlare di un evento straordi-nario. Sono i pasti, il conforto, gliindumenti che Baobab raccoglie intutta la città a restituirgli un po’ didignità e la memoria che prima diuna “razza”, una “etnia”, una “ca -tegoria” sono esseri umani. «Conuna storia, un passato, un presente,un futuro, pregi e difetti, vizi e vir-tù», come ricorda il presidente An-drea Costa che non riesce a dimen-ticare la condanna morale contenu-ta nel gesto e nelle parole di Ma-slax.

di PIETRO ZANDER

Toccare e baciare il consunto piede di sanPietro è un gesto che da secoli vediamoquotidianamente ripetersi nella basilica Va-

ticana, edificata sulla sua umile sepoltura nonlontano dal luogo del suo martirio. Quel ricerca-to contatto, talvolta ripetuto quasi inconsapevol-mente, esprime innanzitutto un sentimento diprofonda devozione a san Pietro; un raccoman-darsi con la preghiera all’intercessione dell’ap o-stolo nella sua basilica. Di origine antichissimarappresenta anche un simbolico riconoscimentodell’autorità del Pontefice e del primato petrino;un affidarsi al Papa, vicario di Cristo e pastoredella Chiesa universale.

Francesco Maria Torrigio (1580-1649), fine co-noscitore della basilica e delle sue tradizioni, ri-cordava la consuetudine, praticata da romani eforestieri, non soltanto di baciare quel piede con-sunto, ma anche di poggiare la fronte o metterela testa sotto il piede della statua recitando umil-mente preghiere. Secondo questo erudito sacerdo-te, già ai suoi tempi — ovvero quattro secoli fa —il piede del San Pietro di bronzo appariva a talpunto “l o g o ro ” da far immaginare la remota anti-chità di quella statua, che per antica tradizione sifaceva risalire all’epoca del Papa san Leone Ma-gno (440-461). Quei ripetuti baci, quel continuocontatto di oggetti, quel pulire e ripulire «córfazzoletto» — come scriveva Trilussa nel celebre

sonetto Er consumo della fede — logorarono il pie-de destro della statua proteso in avanti fino acancellarne le dita e parte del sandalo. Quei «ba-ci distruggitori» sono pertanto l’inconfondibilesegno di un’antica, viva e continuata devozione.Non dobbiamo tuttavia stupirci di simili atti divenerazione attraverso il ricercato e reiterato toc-care un’immagine sacra: tale pratica si perde in-fatti nella notte dei tempi. Cicerone (Ve r re , 4, 94),ad esempio, racconta di una bellissima statua inbronzo di Ercole, venerata in un omonimo tem-pio di Agrigento, in più parti consumata dai bacidella devota gente.

Numerosi disegni e incisioni traducono in figu-ra la secolare devozione a san Pietro attraverso ilsimbolico gesto del bacio del piede. Non di radovi compaiono donne del popolo nei loro tipicicostumi, con in braccio i loro bambini — talvoltaancora in fasce — quasi a volerli presentare al san-to patrono di Roma: un tenero bacio suggellaquel primo incontro tra il vecchio pescatore, nellasua grande e ieratica figura scultorea e il paffutoe sorridente pargoletto, che in alcuni casi è anco-ra un lattante.

Baciare il piede della statua di san Pietro nonfu soltanto un pietoso e rispettoso atto di venera-zione di fedeli e religiosi, ma anche dei Pontefici,che in tal modo esprimevano anch’essi la loro de-vozione al “maggior Pietro”, ponendosi in conti-nuità con la tradizione apostolica. Nel nostro se-colo devotissimo a san Pietro fu san Giovanni

XXIII (Roncalli, 1958-1963), il quale, divenuto ve-scovo nel 1925, volle apporre sul suo stemma epi-scopale le parole Oboedientia et pax, che il padreCesare Baronio (1538-1607) pronunciava tutti igiorni baciando in basilica il piede dell’ap ostolo.Tale devota consuetudine è particolarmente cara aPapa Francesco.

Un altro aspetto della devozione al santo nellasua basilica, si manifesta nella tradizione di vesti-re con abiti pontificali la statua dell’apostolo. Ciòavveniva — e avviene tuttora — in determinate so-lennità, ma soprattutto nel giorno delle festivitàdei santi Apostoli Pietro e Paolo (29 giugno) edella Cattedra di San Pietro (22 febbraio). Tra iprimi a parlarci di questa tradizione è ancora unavolta l’erudito Torrigio, in un prezioso volumettodel 1644 dall’eloquente titolo: I sacri Trofei Roma-ni del trionfante Principe degli Apostoli San Pietro,gloriosissimo. In esso scrive: «Secondo un uso an-tico nella festa sua, [il] giorno 29 giugno, per ca-gionare nel popolo maggior riverenza e venera-zione, se gli pone in capo una Mitra Vescovile, evestasi di candido camige, stola ricamata, e di unantico Peviale donato alla Basilica circa 300 annisono, rappresentando in Pontificale il medesimoS. Pietro primo Pontefice. Vi ardono anche spes-sissimo davanti altre lampade, e cerei, e per gratiericevute vi si veggono intorno voti d’argento, dicera dipinte e simili». Dal testo immediatamenteprecedente a questo, si deduce che solo dal 1632,si sostituì alla mitra la tiara (o triregno): evidente-mente, in precedenza, ponendo la mitra sul capodi san Pietro, si voleva sottolineare il ruolo epi-scopale del Papa nella guida della Chiesa.

Quindi un’usanza antica, che si affermò in for-ma sempre più solenne e scenografica nell’età ba-rocca e che, secondo il Grisar, potrebbe addirittu-ra risalire al Medioevo, quando la statua sembraessere stata rivestita con i paramenti donati dalPapa Innocenzo VI (1352-1362).

Anche del san Pietro vestito esiste un’abb on-dante e variegata documentazione iconografica esono soprattutto degne di nota alcune rarissimeillustrazioni degli inizi del Novecento, che docu-mentano la vestizione dell’enea statua vaticana.Molto suggestive sono quelle eseguite da Genna-ro D’Amico (1857-1947), fecondo illustratore di li-bri di avventura e di cronache su varie riviste ita-liane e straniere.

Nelle immagini: (a sinistra) la vestizione della statua in una illustrazione di Gennaro D’Amico (1902)(a destra) particolare di un acquerello di pittore anonimo del XIX secolo raffigurante una scena di devozione popolare a San Pietro

Particolare di una riproduzione del celebre dipinto «Le torce di Nerone», eseguito tra il 1874e il 1876 da Henryk Siemiradzki (1843-1902) e conservato nel Museo nazionale di Cracovia