Ragazzi: “Voce!” - Istituto Comprensivo di Villadose · slide proiettate alla LIM. Al giorno...

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Maggio 2013 Anno 6, Numero 1 Ragazzi: “Voce!” Sommario Vorremmo una scuola che fosse così! 1 Uscita al parco La Fenice 4 Ad amare si impara 6 Scuole in festa per gli alberi 7 Giacomo Matteotti e la sua casa 10 La Divina Commedia: scopriamola insieme 15 Adolescenza: come viverla 16 Notiziario di informazione della scuola media “D. Alighieri” di San Martino di V.zze Anno scolastico 2012-2013: La scuola è (quasi) finita! Vorremmo una scuola che fosse così! Classe I A Sommario:Le princi- pali rubriche di que- sto numero: Vita skolastica Noi e l’ambiente Storia e storie La città dai ragazzi Le nostre idee su … L’angolo della poesia e del racconto Il nostro ideale di scuola perfetta dovrebbe lasciare a bocca aperta. Lo studio di certo sarà ben poco e da attuare sempre attraverso il gioco. La lettura, essendo faticosa, meglio renderla meno noiosa. Sempre soddisfatti e felici saremo se solo una materia studiare potremo. Meglio motoria al posto di storia, salviamo tecnologia, ma non di certo geo- grafia. Neanche a parlare di Boccaccio e Petrarca, meglio di certo una gita in Danimarca. Aule fantasma, insegnanti carini che al posto dei voti diano cioccolatini. Lezioni all’aperto, in mezzo alla natura questa sì che si chiama cultura! Stare in compagnia, questo è importante, altro che studiare Dante! Classe II B

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Maggio 2013

Anno 6, Numero 1

Ragazzi: “Voce!”

Sommario

Vorremmo una scuola

che fosse così!

1

Uscita al parco La

Fenice

4

Ad amare si impara 6

Scuole in festa per

gli alberi

7

Giacomo Matteotti e

la sua casa

10

La Divina Commedia:

scopriamola insieme

15

Adolescenza: come

viverla

16

Notiziario di

informazione della

scuola media “D.

Alighieri” di San

Martino di V.zze

Anno scolastico 2012-2013: La scuola è (quasi) finita!

Vorremmo una scuola che fosse così!

Classe I A

Sommario:Le princi-

pali rubriche di que-

sto numero:

Vita skolastica

Noi e l’ambiente

Storia e storie

La città dai ragazzi

Le nostre idee su …

L’angolo della poesia e

del racconto

Il nostro ideale di scuola perfetta

dovrebbe lasciare a bocca aperta.

Lo studio di certo sarà ben poco

e da attuare sempre attraverso il gioco.

La lettura, essendo faticosa,

meglio renderla meno noiosa.

Sempre soddisfatti e felici saremo

se solo una materia studiare potremo.

Meglio motoria al posto di storia,

salviamo tecnologia, ma non di certo geo-

grafia.

Neanche a parlare di Boccaccio e Petrarca,

meglio di certo una gita in Danimarca.

Aule fantasma, insegnanti carini

che al posto dei voti diano cioccolatini.

Lezioni all’aperto, in mezzo alla natura

questa sì che si chiama cultura!

Stare in compagnia, questo è importante,

altro che studiare Dante!

Classe II B

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Vita skolastica

Ragazzi: “Voce!” Pagina 2

Classe II A

Classe III A

Classe II B

Cara professoressa Mastrocola, noi alunni di III A abbiamo letto un

brano tratto dal suo libro “La scuola raccon-tata al mio cane” riguardante i ragazzi e lo studio.

Abbiamo riflettuto su ciò che Lei ha scritto e siamo abbastanza d’accordo: è vero, oggi i ragazzi intendono lo studio in modo diverso da come lo definisce Lei, cioè il trasferimento delle conoscenze dal libro alla mente e la loro sedimentazione. I ra-gazzi non passano molto tempo sui libri, e forse è questo il motivo per cui dimenticano presto. Però non per tutti è così.

Ci sono, inoltre, molti modi per stu-diare, non solo con i libri. Per esempio, al-cuni studiano attraverso le tecnologie e uti-lizzano Wikipedia o altri siti informativi; im-parano anche analizzando immagini riferite a un determinato argomento. Con questo metodo apprendono, ottengono bei voti e scoprono curiosità ed informazioni che un giorno potrebbero essere loro utili. Altri, invece, imparano attraverso i videogame o con le enciclopedie elettroniche. Infine ci sono quelli che studiano, ma le conoscenze non si trasferiscono nella loro mente, forse perché mettono poca attenzione e troppa superficialità.

Nella nostra classe i ragazzi che stu-diano molto hanno ottimi risultati, ma anche loro a volte dimenticano in breve tempo, cioè, per dirla con le Sue parole, “non si fanno deposito”, forse perché non sono sempre interessati agli argomenti trattati. Altri studiano meno e ottengono buoni risul-tati. Altri studiano meno ancora e hanno risultati appena sufficienti e, infine, c'è chi non studia affatto e non ha risultati. Forse basterebbe cambiare metodo per migliora-re.

Per concludere, pensiamo che Lei abbia in gran parte ragione, ma anche che ci siano alunni che costituiscono un'ecce-zione e, soprattutto, che esistano modi di-versi di studiare. Cordiali Saluti

Alice Canazzo,Veronica Cherubin, Paolo Magri, Mattia Morando,

Giorgia Callegaro, Sonia Neodo, Sara Giuriati

Classe III A

I ragazzi e lo studio

Lettera aperta alla professoressa

Paola Mastrocola

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Ragazzi: “Voce!” Pagina 3

Vita skolastica

Il giorno 26 febbraio 2013, alle ore 9.30, presso la nostra scuola media “Dante Alighieri” di San Martino di Venezze, abbia-mo incontrato il direttore del quo-tidiano “La Voce” di Rovigo, Cri-stiano Draghi.

Prima dell’incontro il foto-grafo ha scattato, a noi alunni delle classi seconde, alcune foto ricordo.

Dopo le foto ci siamo recati nell’aula LIM, dove ci aspettava il direttore.

Successivamente il diretto-re ha cominciato a parlare dei vari mezzi di comunicazione, aiu-tandosi nella spiegazione con le slide proiettate alla LIM.

Al giorno d’oggi, i principali mezzi di comunicazione sono il telefono, il computer, il social net-work, skype, la lettera, la televi-sione.

Strano a dirsi, ma il mezzo più veloce rimane la radio!

Il direttore, essendo un giornalista, si è soffermato sulla storia della stampa a caratteri mobili, dall’invenzione ad opera dei cinesi al perfezionamento di Johann Gutenberg con la stampa nel Rinascimento.

Al giorno d’oggi la stampa avviene in modo veloce grazie alle complesse macchine rotati-ve.

I giornali sono comparsi nel 1800 e i più antichi che ci sono ancora adesso sono “Il Corriere della Sera”, nato a Milano, “Il Gazzettino”, nato a Venezia, e “Il Resto del Carlino”, nato a Bolo-gna.

La storia che ci ha colpito di più è stata quella del quotidia-

(Continua a pagina 4)

Classe III B Personaggi … a scuola

Il direttore

Cristiano Draghi

Il 28 gennaio 2013 nella

nostra classe, la II A di San

Martino di Venezze, sono inter-

venute due esperte di dipenden-

ze: Giulia e Aurora.

La loro lezione è inserita

nel progetto provinciale Pinoc-

chio, cui il nostro Istituto ha

aderito. Il progetto Pinocchio

aiuta i giovani a capire il ri-

schio di alcol e tabacco e le due

esperte ci hanno parlato proprio

della prevenzione all’uso di

queste sostanze.

Inizialmente ci hanno

spiegato come è fatto il nostro

cervello e le sue funzioni, poi

ci hanno illustrato quali danni il

fumo e l’alcol gli causano. Do-

podiché ci hanno descritto le

due sostanze e ci hanno consi-

gliato di non consumarle nel

nostro futuro. Abbiamo scoper-

to che ogni volta che si fuma

una sigaretta si riduce la vita di

11 minuti.

Per farci capire meglio,

le due esperte ci hanno propo-

sto delle situazioni da rappre-

sentare: noi alunni, diventati

attori, abbiamo finto di trovarci

nella situazione in cui ti viene

offerta una sigaretta. Abbiamo

così trovato i diversi modi di

dire di no. Successivamente

altri alunni hanno improvvisato

un'altra scenetta con una situa-

zione diversa: viene offerto

dell’alcol.

Siamo stati tutti molto

attenti alle spiegazioni e ai con-

sigli che ci hanno dato, ci sia-

mo anche divertiti e possiamo

tranquillamente dire che è stata

una lezione molto interessante

e utile a capire come certe scel-

te possono danneggiare la no-

stra salute.

Irene Barison, Emma Finco e

Asja Mazzucco

Classe II A

Progetto Pinocchio

Fumo e alcool nemici

del cervello.

Riflettori puntati

sulle dipendenze

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Vita skolastica

no “ Il Resto del Carlino”. A pro-posito: il suo nome deriva dal fatto che in passato era usanza ricevere all’acquisto del sigaro il quotidiano come resto della mo-neta, il Carlino.

Per noi questo intervento a scuola è stato molto interessante e coinvolgente perché il direttore, con la sua simpatia e con la sua professionalità, è riuscito a farci divertire, ma allo stesso tempo a farci imparare argomenti a noi sconosciuti.

Dennis Cappello

Emma Franceschetti

Riccardo Rizzato

Adele Marcomini

Matteo Baccalgini

Classe II B

(Continua da pagina 3)

Lezione di scienze e di tecni-

ca fuori dall'aula scolastica venerdì

15 marzo per noi ragazzi delle terze

di San Martino. In quel giorno ab-

biamo visitato il Parco delle Ener-

gie Rinnovabili Fenice di Padova,

situato lungo le golene del canale

Roncajette.

Durante l'intero percorso ci

ha assistiti Dario, una guida del

parco.

La visita è stata divisa in due

parti. La prima parte si è svolta in

una stanza in cui Dario, attraverso

alcune proiezioni, ci ha spiegato le

finalità del parco: favorire la cono-

scenza delle fonti di energie rinno-

vabili e l'uso corretto del territorio

nel rispetto della natura e della no-

stra salute. Subito dopo siamo usci-

ti e Dario ci ha mostrato un piccolo

pannello fotovoltaico orientabile

collegato ad un trasformatore ed un

voltimetro, collegato a sua volta a

delle lampadine; questo per farci

capire il differente consumo ener-

getico delle lampadine. La guida ci

ha anche mostrato i differenti

modi in cui si può presentare un

pannello. Dopodiché ci ha fatto

vedere le turbine eoliche e ci ha

spiegato in che cosa si differenzia-

no l’una dall’altra. Alcuni di noi

sono stati scelti per una prova: pe-

dalare, su un'apposita bicicletta, per

accendere lampadine di diverso

consumo, che potevano benissimo

corrispondere a computer e ad altri

elettrodomestici. Hanno fatto peda-

lare anche il nostro professor Fre-

gnan!

Sarebbe stato meglio se la

visita fosse durata un po’ di più,

perché c’erano moltissime altre

cose importanti da conoscere e

comprendere. Sinceramente erava-

mo convinti che ci saremmo an-

noiati, invece tutto è stato molto

interessante e anche divertente.

Inoltre abbiamo imparato quanto

sia importante utilizzare fonti di

energia rinnovabili per ridurre l’im-

patto ambientale e vivere un futuro

migliore.

Alex Raule, Martina Benà, Paolo Magri e

Mattia Morando, classe III A

Il giorno 27 marzo 2013 noi studenti di 2 A abbiamo ospitato Me-lissa Finali, una biologa.

L’incontro dal titolo “Vedo, toc-co…imparo: gli alimenti” aveva come obiettivo quello di farci capire che i cibi sono composti di molecole e che esse si possono vedere e scomporre attra-verso degli esperimenti chimici.

Abbiamo iniziato la nostra gior-nata con Melissa comprendendo co-me si suddivide la scienza. L’esperta ci ha mostrato, poi, i vari tipi di stru-menti che aveva portato: provette, bruciatore gas, termometro e diverse sostanze. Ha proseguito con l'esperi-

mento del bicarbonato e l'aceto per dimostrare che la reazione chimica non distrugge l’energia ma la trasfor-ma.

Il secondo esperimento, quello che ci ha colpito di più, è stato quello del palloncino: Melissa ha gonfiato un palloncino e ha inserito nella sua apertura un'elica a tre alette di plasti-ca. Lasciandolo, è salito volando per l'aula. Questo esperimento ci ha fatto capire che soffiando dentro il pallonci-no anidride carbonica, ovvero il nostro fiato, essa si trasforma in energia ci-netica. Poi abbiamo osservato altri esperimenti e l'ultimo è stato svolto direttamente da noi, organizzati in gruppi, dal posto. Partecipando attiva-mente abbiamo scoperto che è possi-bile riconoscere le diverse sostanze negli alimenti attraverso la loro reazio-ne a specifici reagenti.

(Continua a pagina 5)

Uscita al parco La Fenice:

le terze alla scoperta delle

fonti di energia

rinnovabile

Vedo, tocco, imparo. Chimici per un giorno

Ragazzi: “Voce!” Pagina 4

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Vita skolastica

Lo studente fenomeno Lo studente medio Lo studente disastro

Conosce tutti le capitali del mondo. Conosce tutti i capoluoghi di regione

del suo paese.

Ti domanda turbato: “Il capoluogo si

mangia?”

Quando il professore mette la mani nel

sacchettino dei bigliettini per estrarre il

nome dell’interrogato, prega che sia

estratto il suo.

Durante l’interrogazione spera che

l’insegnante gli chieda solo le cose che

sa.

Si finge morto per evitare l’interroga-

zione.

Svolge tutti i compiti per casa, più altri

aggiuntivi, senza che il professore glielo

dica.

Svolge solo quelli che gli sono stati

assegnati.

Sbava e morde il quaderno per poter

dire che il cane glielo ha sbranato.

Quando è ora di recitare una poesia la

pronuncia correttamente con un tono di

voce espressivo.

La recita con qualche intoppo. Si mostra creativo: la inventa.

Quando tutti sono in silenzio perché il

professore sta parlando di cosa si è det-

to di terribile al Consiglio di Classe, lui

rimane in silenzio ed ascolta.

Dice la sua creando un po’ di confusio-

ne.

Si prende il merito.

Quando il professore spiega, è sempre

pronto ad intervenire per aggiungere

ulteriori informazioni all’argomento.

Ascolta guardando fuori dalla finestra. Esamina le palpebre da dentro.

In un’uscita scolastica, ascolta tutto con

molta attenzione ed interviene con alcu-

ne domande pertinenti.

Ascolta distraendosi ogni tanto. Una volta partiti per il ritorno ci ac-

corgiamo che è sparito.

Non ha ricevuto nessuna annotazione

disciplinare.

Ha ricevuto un paio di note. E’ rimasto sospeso e a scuola si fe-

steggia.

Alle risposte multiple risponde senza

problemi.

Risponde a quasi tutte le risposte mul-

tiple.

Recita: “ Ambarabacciccicocò …”.

Se il professore esce un paio di minuti

dall’aula, continua a spiegare la lezione ai

suoi compagni.

Rimane al suo posto, ma chiacchiera

con il vicino di banco.

Cerca di scappare dalla finestra.

Nel mondo della scuola si

possono riconoscere modelli di stu-

denti diversi. Abbiamo messo a

confronto tre tipi di studenti di-

versi: il fenomeno, lo studente me-

dio e il disastro. Vi assicuriamo che

la nostra classe è composta sola-

mente da fenomeni. Avvertenza: la

tabella si legge partendo dalla co-

lonna di sinistra e spostandosi ver-

so destra lungo le righe. Diletta Bellinello,

Simone Bellinello e

Alessia Merlo

Classe II A

Per ridere un po’ ...

Questa esperienza ci ha fatto scoprire cose nuove e interessanti e questo ci è piaciuto molto.

Al termine dell’incontro abbia-mo posto a Melissa delle domande per capire come ha fatto a diventare biologa. Per raggiungere questo ob-biettivo si è impegnata per lungo tem-po. La prima tappa è stata il Liceo

scientifico, successivamente ha fre-quentato cinque anni di università e infine ha seguito dei corsi di specializ-zazione. Ci ha raccontato che quando era piccola voleva diventare una psi-chiatra ma, avendo il padre medico, ha preferito cambiare idea vedendo quanto impegnativo fosse quel lavoro. Alla fine ha raggiunto il suo obiettivo, diventando una nutrizionista.

Le domande hanno costituito uno stimolo per riflettere su come prendere delle decisioni sul nostro futuro, integrando il lavoro di orienta-mento che stiamo facendo quest’an-no.

Ringraziamo Melissa Finali per questa giornata insieme.

Sofia Rizzato, Hajar Jallouli e Chiara Valsensi, classe II A

(Continua da pagina 4)

Ragazzi: “Voce!” Pagina 5

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Vita skolastica

Ragazzi: “Voce!” Pagina 6

Tutti gli studenti dell’Isti-

tuto Comprensivo di Villadose,

ogni anno, dedicano una settimana

di studio e approfondimento a

una tematica interculturale. Il

giorno 23 marzo 2013, nell’atrio

della scuola media “Dante Ali-

ghieri”, i ragazzi hanno esposto i

lavori realizzati durante la setti-

mana dell’intercultura, che que-

st’anno aveva come tema l’Est

europeo.

Ogni alunno di ciascuna

classe della scuola ha preparato

insieme ai suoi compagni di grup-

po dei lavori di vario tipo con lo

scopo di far riflettere sull'im-

portanza dell’accettazione e

dell’accoglienza degli immigrati.

La classe 1^ , invece, ha interpre-

tato una fiaba russa, dando vita a

una piccola recita.

Purtroppo il tempo messo a

disposizione sabato 23 non ha

consentito ai ragazzi delle terze

di terminare l’esposizione dei loro

lavori. Quindi, considerata l’im-

portanza dell’evento, si è deciso

che gli alunni avrebbero prosegui-

to mercoledì 27.

Ogni classe ha svolto diver-

se attività.

Hanno iniziato le classi se-

conde preparando delle presenta-

zioni PowerPoint con immagini e

schemi riassuntivi riguardanti la

Russia.

La 2^A, in particolare, ha

realizzato il proprio lavoro suddi-

videndosi in gruppi di tre/quattro

alunni.

Ogni gruppo ha composto

varie slides che poi sono state

assemblate formando un’unica

presentazione. Gli argomenti illu-

stravano la storia della Russia,

con particolare attenzione al pe-

riodo della Guerra Fredda, per

far comprendere agli studenti

riuniti le ragioni storiche più pro-

(Continua a pagina 7)

Ormai siamo adolescenti, il

nostro corpo cambia e questo può por-

tare delle preoccupazioni.

Per aiutarci a superarle la no-

stra scuola con l'USL 18 ha organizza-

to per le classi terze un breve corso

sull'affettività e la sessualità.

L'attività si è svolta in tre in-

contri nel mese di dicembre ed è stata

condotta da tre esperte: l’educatrice

professionale Luciana Bordin, la psi-

cologa Giulia Bressan e l’ostetrica

Michela Fasolato.

Nella prima lezione Giulia e

Luciana ci hanno spiegato a grandi

linee di cosa avremmo parlato negli

incontri. Poi ci hanno consegnato un

foglietto, nel quale ci dovevamo pre-

sentare; in seguito ci siamo riuniti in

cerchio e a turno abbiamo letto la no-

stra presentazione, scegliendo chi do-

vesse leggere dopo di noi.

Eravamo tutti un po’ impauriti,

ma dopo ci siamo rilassati e la paura è

passata anche grazie al lavoro di grup-

po che abbiamo svolto, in cui ci siamo

sbizzarriti a inventare il finale di alcu-

ne storie tra fidanzati e ci siamo diver-

titi moltissimo.

Abbiamo trovato Giulia e Lu-

ciana delle persone molto sensibili,

disponibili e simpatiche.

Nel secondo incontro Michela

ha presentato con delle diapositive il

funzionamento dell’apparato riprodut-

tivo, i cambiamenti del corpo che ca-

ratterizzano l'adolescenza, i metodi

contraccettivi, come la pillola e il pre-

servativo, e quanto quest’ultimo possa

evitare le malattie sessualmente tra-

smissibili come l’AIDS.

Nel terzo incontro abbiamo

fatto una sintesi dell'intera esperienza

e le esperte ci hanno invitato a rivol-

gerci a loro nel consultorio se avessi-

mo avuto in futuro dei dubbi.

Questa esperienza ci ha aiutati

a capire meglio argomenti fondamen-

tali ed è stata perfino divertente, anche

se in qualche momento un po' imba-

razzante, perché non è facile parlare

della propria intimità con persone che

si conoscono appena.

Mattia Morando, Sonia Neodo,

Alice Canazzo e Giorgia Callegaro

classe III A

.

Settimana dell’Intercultura 2013

La scuola che accoglie:

uno sguardo a Est

Educazione all’affettività e

alla sessualità

Ad amare si impara

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Vita skolastica

Ragazzi: “Voce!” Pagina 7

fonde dell’immigrazione dall’est

europeo.

La 2^B allo stesso modo si

è separata in gruppi da due per-

sone per illustrare le caratteri-

stiche più generali della Russia

attuale.

Alla fine i lavori delle

due seconde sono risultati

complementari, offrendo un

quadro generale dell’area

geografica trattata.

La 1^ ha lavorato mol-

to su una fiaba russa,

“Vassilissa la bella”, impe-

gnandosi anche a casa per

imparare a memoria le battu-

te e immedesimarsi nei personag-

gi russi al meglio. Per la dimo-

strazione finale hanno indossato

degli abiti inerenti al personaggio

che interpretavano.

Mentre un’alunna narrava la

fiaba, i vari “attori” hanno offer-

to una prova priva di errori.

Naturalmente non potevano

mancare i collaboratori di scena

che, pur non recitando, hanno

contribuito alla buona riuscita del

piccolo “spettacolo” mettendo gli

attrezzi di scena al posto giusto

e fornendo agli attori gli oggetti

necessari.

Le terze hanno affrontato

il tema specifico dell’immigrazio-

ne, fornendo dati sui flussi e illu-

strando le ragioni di tali movi-

menti migratori. Oltre alle pre-

sentazioni hanno creato dei car-

telloni, che i ragazzi hanno espo-

sto sia in italiano che in francese

sotto la supervisione della pro-

fessoressa di lingua francese

Federica Pavarin.

La 3^B, inoltre, ha scarica-

to da Internet un video tratto

dal film LAMERICA che rac-

conta del viaggio di due immi-

grati.

L’attività è riuscita anche

grazie al lavoro di un alunno di

2^A che ha gestito i diversi

file sul computer e ha messo a

punto l’impianto acustico. Giovanni Pellegrini e

Diego Dicati,

classe II A

(Continua da pagina 6)

Noi e l’ambiente

Giorni fa si è svolta a San

Martino una festa dalle origini

molto antiche: la festa degli al-

beri.

Infatti si celebrava già

all'epoca dei Romani per motivi

religiosi. Nella seconda metà

dell'Ottocento fu ripresa dagli

Stati Uniti, dove erano avvenuti

grandi disastri naturali causati

dal disboscamento. L'Arbor Day

nacque così per ricor-

dare l'importanza

della preservazione

delle foreste. Con

questa stessa finalità

la festa è arrivata

fino a noi.

A San Martino

è stata organizzata

dal Comune mercoledì

24 aprile e noi alunni

delle scuole del paese

ne siamo stati i protagonisti.

Tutti i cittadini sono stati

invitati a partecipare presso il

CEOD, il centro per l’inserimento

lavorativo di disabili adulti, e ad

assistere al programma proposto

dai bambini delle scuole dell'in-

fanzia di Beverare e di San Mar-

tino, dagli alunni della primaria e

(Continua a pagina 8)

Scuole in festa

per gli alberi

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Ragazzi: “Voce!” Pagina 8

da noi ragazzi del CCR assieme a

qualche compagno della classe

III A.

Il sindaco Vinicio Piasentini

ha dato il via alla manifestazione,

chiedendo l’intervento del sinda-

co dei ragazzi Giovanni Merlo. Poi

ha passato la parola a Michele

Casarin, una guardia forestale

molto impegnata nell'educazione

ambientale. Infine è arrivato il

turno di noi alunni. Hanno iniziato

i più piccoli con i canti “E' la na-

tura” e “L'ambiente sei anche tu”.

La primaria ha letto frasi

sull'ambiente e il decalogo

dell'albero, poi ha cantato “Amica

Terra” e recitato una poesia in

dialetto. I ragazzi del CCR e della

scuola media hanno partecipato

con cartelloni e con poesie di pro-

pria composizione. Inoltre cinque

nostre frasi sono state stampate

dal Comune su tabelle che saran-

no affisse in vari luoghi del pae-

se.

Infine bambini e ragazzi,

aiutati dagli adulti, hanno pianta-

to delle essenze e poi hanno lan-

ciato dei palloncini muniti di mes-

saggi nell'azzurro di un cielo fi-

nalmente primaverile.

Alice Canazzo e

Mattia Morando,

classe III A,

componenti del CCR

(Continua da pagina 7)

Noi e l’ambiente

Spesso non prestiamo loro

abbastanza attenzione, se non quan-

do con le loro gemme ci annunciano

l'arrivo della primavera o ci offrono

un riparo dalla calura estiva.

Invece degli alberi e delle

piante in genere dovremmo ricordar-

ci sempre, perché senza di loro non

ci sarebbe ossigeno e quindi la vita.

L'intervento delle guardie

forestali Eddi Boschetti e Michele

Casarin, mercoledì 17 aprile, è servi-

to a farci riflettere proprio su que-

sto, ma anche ad aiutarci a conoscere

meglio il mondo vegetale.

L'insolita lezione si è svolta

nell'aula LIM. Ha iniziato Eddi, spie-

gandoci com'è fatto il seme e in che

modo le piante si riproducono. Sape-

vamo già molte cose sull'argomento,

ma ci ha affascinati comunque l'idea

che nel seme ci sia una pianta in mi-

niatura, oltre al nutrimento necessa-

rio per la sua sopravvivenza. Poi Mi-

chele ha parlato dell'importanza del-

le piante e delle specie presenti in

Veneto. Ci ha anche raccontato una

storiella curiosa sull'invenzione del

Velcro, quel geniale dispositivo che

serve ad unire due parti di tessuto

senza bottoni e cerniere. Un uomo

che lavorava in campagna tornava

sempre a casa con i vestiti ricoperti

di semini difficili da staccare.

Guardandoli al microscopio,

vide che possedevano degli

uncini. Anche la spiegazione

delle condizioni particolari di

cui il seme ha bisogno per ger-

minare è stata seguita da un

esempio efficace. Infatti, se

queste condizioni mancano, la

membrana cellulare si indurisce

e così il seme si conserva per

moltissimi anni. E' successo

nelle tombe dei faraoni che, una volta

aperte, hanno restituito semi perfet-

tamente conservati.

Infine con Eddi e Michele

abbiamo messo a dimora delle pianti-

ne di quercia in sacchetti riempiti di

terra, con la promessa di curarli co-

me ci hanno spiegato.

E' stata un'esperienza davve-

ro unica!

Alessia Brevigliero, Giovanni

Merlo, Matteo Tiengo, Benedetta Poli, Alessia Decimi, Serena Stabilin

classe I A

A lezione di

botanica

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Ragazzi: “Voce!” Pagina 9

Noi e l’ambiente

Io, l'albero

Posso parlare

ma non muovermi.

Vivevo in un bel parco

poi abbandonato.

Ma una bimba

l'ha curato.

Ora è bellissimo

amato

frequentato.

Lei

è stata

le mie gambe.

Benedetta

Conforto

Solo

con i miei pensieri

più neri

la mia tristezza

nella natura

porto.

Un albero mi ascolta

allunga i suoi rami

su di me.

Un abbraccio.

Una melodia dolce

il sussurro delle sue foglie.

Serena

L'albero e il vento

Il vento passa

e saluta ogni dì.

L'albero stanco

non risponde più.

Allora il vento lo butta giù.

E poi l'albero di nuovo vien su.

Infine l'accordo: non si litighi più.

Giovanni

Primavera

Il vento soffia.

Degli alberi

inizia la danza.

Prima uno

poi tutti.

Davanti a me

un albero

s'inchina

trema

si agita

mi parla.

Al vento

gli alberi danzano

poi si fermano.

Tutto tace

in attesa

della prossima danza.

Alessia, Virginia, Elisabetta, Monir

Caro Albero

Le tue foglie verdi

riflettono la luce del sole.

I tuoi petali colorati

volano via spensierati.

I tuoi rami robusti

si muovono al ritmo del vento.

Le tue radici infossate

non sembrano toccate.

E noi oggi qui

accanto a te

per ringraziarti

di ciò che ci dai.

Gaia, Elena, Cristian, Fabio

Il premio

A Pino, albero gentile,

s'accostò un giorno Rino,

scoiattolo dall'aria febbrile.

“L'inverno s'avvicina

e nella mia tana piccina

poche sono ancor le nocciole”.

L'ascoltò Pino.

“Conosco un albero

che ne ha di buone.

Sali sui miei rami

e segui la direzione”.

Rino fiducioso andò

e le nocciole trovò.

E con l'amicizia

la gentilezza di Pino

ricambiò.

Silvia, Denise, Davide

Insieme

Nacque Antonio

e con lui un alberello.

L'albero era piccolino

anche Antonio era magrolino.

Ma all'improvviso

la pianta si risvegliò

e il ragazzo volle cambiare

impegnandosi a migliorare.

Ora

insieme

forti entrambi.

Alessia

Poesie sugli alberi

Il giorno della Festa degli Al-

beri sono state lette alcune poesie

composte dagli alunni di classe pri-

ma per l’occasione. Erano alle prime

armi con il testo poetico, ma se la

sono cavata benissimo e i loro lavori

sono stati molto applauditi. Li pro-

pongo con vero piacere.

E.T.

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Anno 6, Numero 1 Pagina 10

Storia e storie

Una giornata fuori dall’aula

scolastica, un modo nuovo per impara-

re molte cose su un personaggio im-

portante della nostra Provincia e

dell’Italia intera.

Nel mese di dicembre noi ra-

gazzi delle classi terze, accompagnati

da alcune insegnanti, abbiamo visitato

la casa-museo Villa Matteotti a Fratta

Polesine, nell’ambito di un progetto

del Ce.Di di Rovigo finanziato dal

Comune di San Martino di Venezze.

All’arrivo siamo stati accolti da

Sara Fumaneri, la nostra guida nella

visita.

La villa risale al 1700 ed ha la

tipica pianta delle ville venete: un sa-

lone centrale, dal quale si entrava, e le

stanze che si trovavano lateralmente

ad esso, cioè la cucina, il salone, la

sala da pranzo e lo studio. La cucina

è ampia e alle pareti sono appese

delle fotografie dell’epoca riguar-

danti la casa. Nel salone centrale,

invece, sono appesi ritratti e foto di

tutta la famiglia. Al piano superiore

ci sono un altro salone e tutte le came-

re da letto. Prima abbiamo visitato

quella di Giacomo e della moglie Ve-

lia, poi quelle di Giancarlo, di Gian-

matteo e di Isabella, i figli della cop-

pia.

La famiglia di Giacomo era

originaria del Trentino, ma con il non-

no paterno si era trasferita a Fratta e

qui gestiva una sorta di bazar, così

redditizio che con i guadagni il padre

di Giacomo aveva acquistato molte

proprietà terriere. Giacomo si era lau-

reato in giurisprudenza e subito dopo

aveva iniziato la carriera politica. Infi-

ne, dopo aver pronunciato in Parla-

mento il celebre discorso accusatorio

contro Mussolini, nel giugno del 1924

era stato rapito dai seguaci di Mussoli-

ni e assassinato a soli 39 anni.

L’ultima parte della casa che

abbiamo visitato è stata la mansarda,

dove è allestita una mostra che illustra

tutti gli aspetti della vita di Giacomo

Matteotti, dalla nascita al suo assassi-

nio, passando per gli studi, il matrimo-

nio e la carriera politica; ci sono tantis-

(Continua a pagina 11)

13 ottobre 1916, ore 22.30 9° C, brezza leggera

A pochi chilometri da Caporetto

Caro diario,

finalmente un po’ di pace. Dopo un’intensa giornata di combattimenti mi tocca il turno di notte. Adoro questo turno perché è l'unico momento tranquillo della giornata, mi ricorda la tranquillità di casa, mi ricorda quando sedevo sulla veranda e restavo per ore a guardare il cielo. Anche adesso guardo il cielo, ma non è più quello di una volta. Ogni stella sembra brillare in memoria di ogni mio compagno vittima della guerra. Ogni tanto la tranquillità di questo momento viene interrotta dal fuoco dei mortai, ma poi scende nuovamente la

pace.

Il fronte è molto peggio di come lo immaginavamo: qui siamo solo carne da macello e noi stessi siamo i macellai. Ognuno di noi si è arruolato credendo di andare a combattere compiendo azioni eroiche, ma molti di noi hanno capito che non sarebbe stato così dopo essersi ritro-vati a pochi passi dal nemico costretti nelle trincee. Oggi siamo riusciti ad avanzare di un centinaio di metri, ma molti di noi non hanno potuto assaporare questa vittoria. Non credevo che cento metri di terra va-

lessero migliaia di vite.

La situazione degenera. Iniziamo persino ad ucciderci a vicenda. L'altro giorno avevamo chiesto all'artiglieria del fuoco di supporto per riuscire a conquista-re un avamposto degli austriaci, ma non ci era arrivata nessuna risposta. Dopo aver conquistato l'avamposto, ci siamo fermati per riposarci e allora hanno iniziato a pio-vere bombe. Solo io e altri due compagni siamo sopravvissuti e dopo aver chiamato l'artiglieria per chiedere spiegazioni loro ci hanno risposto: “Ci avete chiesto del fuoco di supporto e noi ve ne abbiamo dato!" La vita in trincea è un inferno. Le trincee do-

vrebbero salvarci, invece ci uccidono me-glio del piombo austriaco. “Tenete la testa bassa” ci ripetono di continuo gli ufficiali. D'altra parte, se alzi la testa è poco proba-bile che ti rimanga attaccata al collo. Ar-ruolandomi ho firmato la mia condanna a morte. Nelle trincee viviamo assieme ai topi e ai cadaveri dei nostri compagni. Invidio molto gli ufficiali con i gradi più alti perché, mentre noi siamo qui a fare da bersagli umani, loro sono a diversi chilo-metri dal fronte, al sicuro dentro a dei bun-ker sotterranei a darci ordini via radio. Noi soldati ci sentiamo come le pedine di un brutale gioco e sappiamo che le nostre vite dipendono solo dalle decisioni di poche

persone.

La parola d'ordine è paura. Ogni minuto che si sopravvive è come un picco-lo traguardo personale. Rimpiango di non essermi impegnato di più al corso di adde-stramento. Magari sarei entrato a far parte dei tiratori scelti e sarei stato lontano dal pericolo, al sicuro dal fuoco nemico. Ma

riconosco che la colpa è solo mia.

(Continua a pagina 11)

La storia di un uomo e

della sua casa: Giacomo

Matteotti e la villa di

Fratta Polesine

Tra storia e finzione

Dal diario di un soldato della Prima guerra

mondiale

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Pagina 11 Anno 6, Numero 1

In vista del rinnovo del

Consiglio Comunale dei Ragazzi a

novembre la nostra insegnante di

Italiano ci ha spiegato in che co-

sa consiste questo progetto. L'ho

trovato molto interessante, al

punto da decidere di candidarmi

come Sindaco.

Si è svolta una campagna

elettorale vera e propria, in cui io

e una mia compagna di classe,

candidata alla carica di Sindaco

anche lei, abbiamo presentato un

programma.

Con i miei candidati consi-

glieri ho discusso gli obiettivi del

nostro gruppo e ho scelto il nome

della lista: The Rockets.

Il desiderio di ricoprire la

carica di Sindaco dei Ragazzi è

aumentato dopo l'incontro tra il

sindaco Piasentini e noi alunni a

scuola. Egli ha parlato di quanto

sia importante il punto di vista di

un ragazzo, perché vede le cose

con occhi diversi da un adulto.

Nella stessa occasione un'impie-

gata dell'ufficio anagrafe ci ha

spiegato come si doveva votare.

Le elezioni sono avvenute il 5 di-

cembre 2012. Non conoscevo il

significato di trepidazione e di

tensione prima di quel giorno. Ma,

nel momento in cui ho sentito il

mio nome, mi ha riportato alla

realtà l'abbraccio dei miei com-

pagni.

Diventare Sindaco dei Ra-

gazzi mi ha già fatto crescere un

po', perché ho superato la timi-

dezza: ora riesco a parlare di

fronte ad un pubblico. Per questo

sono state importanti due uscite

successive: la prima il 7 dicem-

bre, nel municipio di San Martino,

dove il Sindaco dei Ragazzi

uscente mi ha infilato la fascia

tricolore; la seconda il 10 dicem-

(Continua a pagina 12)

sime foto e alcuni video.

Alla fine della visita ci siamo

fermati nel salone al pianterreno e qui

Sara ci ha somministrato un questio-

nario per capire quello che ci era ri-

masto più impresso.

Immaginavamo la visita leg-

germente più coinvolgente, ma è stata

lo stesso interessante. Secondo noi

poteva essere strutturata in modo di-

verso, magari con una spiegazione più

dettagliata di alcuni oggetti della casa,

che erano molto curiosi, come la co-

siddetta “munega” o scaldaletto.

Ad ogni modo il nostro giudi-

zio sull’esperienza è sicuramente po-

sitivo e ci sentiamo di consigliarla ai

ragazzi delle altre scuole.

Paolo Magri e

Michael Grigolo

III A

(Continua da pagina 10)

Per ora il mio unico desiderio è quello di riuscire a ritornare a casa sano e salvo. Voglio tornare a casa per trascorrere il tempo che mi rimane assieme alla mia famiglia. Spesso mi ritorna in mente la sere-nità della campagna, tutte le serate trascor-se a guardare il cielo stellato e la luna, so-gnando e fantasticando, accarezzato da una brezza leggera. Vorrei poter rivivere un’ultima volta quei momenti prima di mori-re. Se dovessi riuscire a sopravvivere voglio solo ritornare a casa. Non mi importa cosa troverò al mio ritorno, sono disposto anche a ripartire da zero, basta che al mio fianco ci siano i miei cari. Purtroppo devo lasciarti perché il mio turno è finito e voglio solo

andare a riposarmi un po'. A domani.

Paolo

(Continua da pagina 10)

La città dei ragazzi Volti e storie di cittadinanza attiva

Consiglio Comunale dei Ragazzi

Ecco come sono

diventato Sindaco dei

ragazzi di San Martino

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Anno 6, Numero 1 Pagina 12

bre per l'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti

umani, quando ho letto un pensiero sulla ricorrenza davanti ai ra-

gazzi di varie scuole riuniti a Palazzo Celio, sede della Provincia di

Rovigo.

Grazie a questo incarico sto imparando a rapportarmi con gli

altri e a valutare cose importanti.

Giovanni Merlo

classe I A

(Continua da pagina 11)

San Martino è un piccolo pae-se non molto distante da Rovigo e tra le cose di cui gli abitanti vanno fieri c’è la Biblioteca Comunale .

Questa, che si trova vicino alla Scuola dell’Infanzia, è ben forni-ta di testi di vario genere, aggiornati e catalogati con cura e precisione dalla bibliotecaria. Nella struttura è possibile, ovviamente, prendere in prestito libri, video e, in più, accedere ad una rete Wi-Fi gratuitamente.

L’edificio è diviso in due se-zioni, una dedicata agli adulti e l’altra riservata a bambini e ragazzi.

L’area dei bambini è suddivi-sa, a sua volta, per genere ed età e, quando i piccoli lettori accedono alla biblioteca, possono anche colorare, disegnare e giocare in un ambiente

simpatico e accogliente. Nell’area destinata agli adulti

si trovano libri suddivisi per genere. L’elemento più importante è

che la biblioteca è gestita da una responsabile che, con molta disponi-bilità e professionalità, sa consigliare i libri adeguati ad ogni persona. Infat-ti, quando andiamo a prendere un libro e non abbiamo le idee molto chiare, basta chiederle aiuto e lei sa cosa proporci. Anche perché ormai, dopo tanti anni, conosce bene noi e le nostre preferenze.

Vi consigliamo quindi di pro-vare a visitare la nostra Biblioteca Comunale;

siamo sicuri che vi piacerà!

Riccardo Aggio, Enrico Ercolin Enrico Zhou, Elena Garbin

Emma Bellinello Classe 2B

Il paese dei libri

La biblioteca comunale di San Martino di Venezze

È stata una giornata indimentica-

bile per tutta la comunità di San Martino

quella di domenica 3 marzo, data in cui

si è svolto il 33° Carnevale Sanmartine-

se negli impianti sportivi del paese.

Le persone in maschera potevano

iscriversi al concorso “Mascherina San-

martinese 2013”. Io ero vestito da medi-

co-clown. La manifestazione è stata fil-

mata dall’ormai celebre cameraman

Alessandro Sdrusci. Il carnevale è co-

minciato con alcuni balli di gruppo e

con lo spettacolo “Il mostro peloso”,

entrambi a cura dell’associazione Esser-

Gi di Anguillara Veneta (PD). Lo spetta-

colo consisteva nella narrazione di una

storia con intervalli musicali ballati da

alcune bambine. Tra i balli non poteva-

no mancare Gangnam Style, Bara Bara

Bere Bere, Ai Se Eu Te Pego e Balada

Boa, grandi successi della scorsa estate.

Lo spettacolo si è concluso con un gran-

de girotondo che coinvolgeva grandi e

piccini. Finito lo spettacolo, dopo un

breve discorso del sindaco Vinicio Pia-

sentini e del vicesindaco Ilenia France-

scon, la manifestazione è continuata con

la sfilata delle maschere, condotta dal

simpatico presidente dell’Associazione

Culturale di San Martino Lino Fabbian.

Intanto, in cucina, i cuochi dell’Associa-

zione Culturale preparavano, come scrit-

to nel volantino, “crostoi, fritee e vin”.

Dopo la sfilata, due ballerini, Sara e Si-

mone, si sono esibiti con lo Zumba Fit-

ness, una specie di danza aerobica, che è

stata interrotta per lasciare spazio alle

premiazioni. C’erano due tipi di premio,

il “premio dei bambini” e quello, come

diceva Lino Fabbian, “dei più grandini”.

Per quanto riguarda il premio dei bambi-

ni al primo posto, a pari merito, si sono

piazzate una bambina vestita da cinesina

e una da diavoletta; al secondo, sempre a

pari merito, Pippi Calzelunghe e Minnie,

e al terzo un bambino vestito da fun-

ghetto e una bambina vestita da lucciola.

Poi al quarto posto si è classificato un

(Continua a pagina 13)

Carnevale di San Martino

Sfilate, zumba e

gangnam style

La città dei ragazzi

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Pagina 13 Anno 6, Numero 1

capo indiano, al quinto un alieno, al

sesto un pinguino e una lucciola e al

settimo un simpaticissimo bambino

nei panni del grande attore e principe

Totò. Al premio dei grandi si sono

classificati il Signor Tim, ovvero un

signore vestito dal protagonista della

pubblicità della compagnia telefoni-

ca, e le suore del famoso film “Sister

Act” con il “bambino dell’orfanotro-

fio”. Proprio con queste suore e con il

“bambino” ho ballato il Gangnam

Style qualche ora prima. Io non mi

sono classificato, ma a tutti gli iscritti

è stato consegnato un premio di par-

tecipazione, e poi il carnevale è con-

tinuato con lo Zumba Fitness.

Giuseppe Giavara

Classe III B

(Continua da pagina 12)

La nuova piazza di San Mar-tino è stata terminata martedì 12 novembre 2012 e l’inaugurazione è avvenuta la domenica seguente, cioè il 18 novembre, alla presenza delle autorità, del sindaco Vinicio Piasentini e di gran parte degli abi-tanti di San Martino.

I ragazzi del paese hanno partecipato attivamente alla cerimo-nia esibendosi in una sfilata vestiti con costumi medioevali e fingendo di essere i bambini di un tempo passato giocando, ad esempio, con una palla di pezza. Hanno sfilato anche cavalli, sbandieratori e altre persone vestite poveramente per ricordare la San Martino di un tem-po.

Mentre prima della sistema-

zione la piazza era solamente un prato, ora è diventata un vero giar-dino: è dotata di fontane con luci a led, luci serali, percorsi, aiuole e panchine in marmo bianco, che al sole luccicano grazie ai frammenti di quarzo presenti. Per realizzare tutto ciò hanno dovuto sradicare degli alberi, ma ne sono stati pian-tati degli altri al loro posto. Inoltre davanti al municipio c’è una parte di piazza ricoperta da due tipi di marmi che compongo-no una scacchiera. Qui si è potuto giocare con delle pedine da scacchi alte circa 1 metro in occasione dell’inaugurazione.

In questo luogo, ogni giorno, al termine delle lezioni, noi ra-gazzi della seconda media ci riuniamo per chiacchierare un po’ e

per organizzare il pomeriggio. La nuova piazza per noi è diventata un punto di ritrovo per decidere cosa fare e dove andare.

Siamo entusiasti del nuovo luogo d’incontro e auspichiamo che ne vengano realizzati altri sul terri-torio.

Matteo Armaroli e Nicolò Franceschetti

II A

Un nuovo luogo di incontro

La piazza di San Martino

La città dei ragazzi

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Anno 6, Numero 1 Pagina 14

Tutto è iniziato venerdì 20 aprile. Dalla Provincia di Rovigo mi è

arrivata una lettera per partecipare al 68° Anniversario della Liberazione.

Ho deciso subito di accettare. Dallo scorso dicembre sono sinda-

co dei ragazzi di San Martino. In questa veste ho già preso parte alla cerimonia per la celebrazione dei sessantaquattro anni della Dichiarazione universale dei diritti umani e mi faceva piacere ed emozionava l'idea di partecipare ad un'altra iniziativa importante con la fascia tricolore.

L'incontro è avvenuto nella sala consiliare di palazzo Celio, sede della Provincia. Erano presenti parecchie autori-tà di Rovigo, tra cui il prefetto, il sindaco, i rappresentanti di varie associazioni e di diversi corpi delle forze dell'ordine.

La presidente della Provincia, Ti-ziana Virgili, ha tenuto un bellissimo di-

scorso sull'importanza della manifestazio-ne, che celebra la liberazione dell'Italia dal regime nazifascista. Ha ricordato, inoltre, tutti i caduti della Seconda guerra mondia-le. A questo proposito, mi ha colpito molto sapere dei numerosi martiri, anche tra i civili, fucilati nelle piazze di molti paesi della nostra provincia. Tra gli invitati c'era anche una rappresentanza del gruppo musicale della scuola di Castelguglielmo, che ha eseguito quattro brani, tra cui l'inno di Mameli. E' stato un momento commo-vente, tanto che tutti i presenti si sono alzati in piedi e hanno accompagnato l'in-

terpretazione degli alunni con il canto. Lasciato palazzo Celio, ci siamo

recati tutti in piazza Vittorio Emanuele, dov'è continuata la cerimonia. Davanti ad un folto pubblico io e altri due sindaci dei ragazzi eravamo schierati insieme alle autorità civili e militari e ai reparti delle forze armate. Un ufficiale dei Carabinieri ha presentato gli onori ai caduti e alla ban-diera, che è stata issata sul pennone. Il prefetto, seguito da altre autorità, ha porta-to le corone ai monumenti ai caduti della città. Poi, ancora una volta, sono risuonate le note dell'inno di Mameli e la gente ha

applaudito con calore. Infine, dopo qualche minuto di silenzio, è stata annunciata la con-clusione della cerimonia. Mi sono sentito onorato di avervi partecipato e spero di esserci anche il prossimo anno. Giovanni Merlo, classe I A, sindaco dei ragazzi di

San Martino

25 aprile 2013

68° Anniversario della Liberazione

La città dei ragazzi

Le nostre idee su ...

Liam James Payne è un cantan-

te molto amato dalle ragazze e fa parte

di una band musicale, composta da

cinque ragazzi: gli One Direction.

Liam è americano. E’ nato il 29

agosto 1993 e ha diciannove anni. E’

fidanzato con Danielle Peazer, una

giovane ballerina. Lui adora lo sport,

soprattutto il basket.

Ha piccoli occhi marroni e ca-

pelli castani, con una frangetta che gli

copre quasi gli occhi.

Ha un tono di voce pulito e

squillante.Liam non è un fanatico della

moda ma adora le camicie, ne ha di

tutti i tipi,soprattutto a quadretti.

E’ molto legato a tutti i ragazzi

della band e adora viaggiare con loro

in giro per il mondo, ma fra tutti loro è

considerato il più tranquillo e saggio.

Nonostante Liam sia un ragaz-

zo molto famoso, non si è mai montato

la testa, forse perché anche lui, come

tutti, ha dei problemi: infatti gli fun-

ziona un solo rene.

Quando lo sento cantare insie-

me ai suoi compagni, mi fa venire in

mente dei bei momenti, l’amicizia, il

divertimento, l’estate… Cosa che altri

cantanti non riescono a trasmettermi.

Ecco perché mi piace e lo stimo

molto!

Serena Stabilin, classe I A

Miti del nostro tempo/1

Liam James Payne

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Le nostre idee su ...

Un personaggio del mondo

della musica e del cinema che mi

piace molto è Selena Marie Gomez,

meglio nota come Selena Gomez. È

un attrice, cantante, stilista e

ballerina statunitense.

È nata a Grand Prairie

il 22 luglio 1992, ha vent’an-

ni ed è del Cancro. Selena è

fidanzata con Justin Bieber,

un famoso cantante canade-

se. Suo padre si chiama Ri-

cardo Joel Gomez ed è di

origini messicane, mentre

sua madre, Mardy Dawn

Corne, è un ex attrice italoa-

mericana di teatro.

Selena ha i capelli neri, lisci e

lunghi e gli occhi scuri. È alta e

slanciata e ha la pelle liscia e chiara.

Selena ha una voce bellissima, dol-

ce e armoniosa, che mi piace tantis-

simo. E’ una ragazza allegra, solare,

molto coraggiosa e romantica; è il

tipo di persona che stringe amicizia

molto facilmente e ha molta voglia

di imparare anche se spesso si

“dimentica” di studiare...

A Selena piace molto la mo-

da: le piace lo stile casual e ama

ogni tipo di scarpe. Le piacciono

anche le borse, gli orecchini e i

braccialetti, ma ama comunque la

semplicità. Selena ha frequentato

una scuola pubblica, ma successiva-

mente ha studiato in una scuola pri-

vata per attori e personaggi famosi.

Una qualità che mi piace molto di

lei è l’umiltà: non si vanta mai di

essere la migliore o la più importan-

te.

A Selena non piacciono le

sue orecchie, però ha imparato a

godere della sua bellezza. Inoltre

Selena è la più giovane amba-

sciatrice dell’UNICEF e que-

sto mi fa molto piacere. Una

cosa spiacevole che è accadu-

ta nella sua vita è stato il di-

vorzio dei suoi genitori quan-

do lei aveva solo cinque anni:

per lei è stato un momento

molto brutto, ma è riuscita a

superarlo. A me piace tantis-

simo Selena Gomez e quando

la sento cantare mi emoziono

molto, anche perché è una persona

bellissima.

Alessia Decimi, I A

Miti del nostro tempo/2

Selena Gomez

In questo periodo noi alun-

ni della classe II B stiamo affron-

tando lo studio della Divina

Commedia scritta da Dante Ali-

ghieri. L’opera, conosciuta in

tutto il mondo e piuttosto com-

plessa nella struttura, è suddivisa

in tre cantiche: Inferno, Purgato-

rio e Paradiso. Ognuna di queste

è composta da trentatré canti.

Questo poema ci racconta del

viaggio ultraterreno effettuato da

Dante, grande poeta fiorentino,

dall’Inferno al Paradiso presen-

tandoci, inoltre, una vasta pano-

ramica sui grandi personaggi del-

la storia italiana. Ad alcuni di noi

è piaciuta molto per via della ric-

chezza di dettagli, soprattutto

nelle descrizioni delle pene subite

dalle anime all’Inferno; ad altri

alunni, invece, non è piaciuta, in

quanto risulta piuttosto difficile

comprendere il testo. È innegabi-

le però la maestosità dell’opera

nel suo complesso! Dante, in

quest’opera, appoggia alcune teo-

rie religiose, le quali affermano

che, dopo la morte, in base a co-

me ci si è comportati nella pro-

pria vita, si va nell’Inferno, nel

Purgatorio o nel Paradiso. L’in-

tenzione di Dante era di condurre

gli uomini a riflettere sulle pro-

prie azioni. A noi alunni è capita-

to, infatti, leggendo alcuni brani

dell’opera, di ragionare sui nostri

piccoli vizi e di proiettarci in ba-

se ad essi nei vari cerchi dell’In-

ferno: al momento nessuno tra

noi andrebbe diretto in Paradiso!

Certo che se la teoria del mondo

ultraterreno di Dante fosse esatta,

considerando inoltre la storia

dell’uomo e la situazione mon-

diale attuale, viene spontanea la

domanda: che razza di sovraffol-

lamento ci sarà all’Inferno? Tut-

tavia vogliamo sperare che l’u-

manità si ravveda e che il “bene”

trionfi sul “male”. Davide Aggio, Diego Busina-

ro, Massimo Favaro, Marco Finco,

Lorenzo Lucchin

CLASSE II B

Il piacere della lettura

La Divina Commedia:

scopriamola insieme

Anno 6, Numero 1 Pagina 15

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Anno 6, Numero 1 Pagina 16

E' stata una mattinata scolasti-

ca dedicata all'arte italiana quella

vissuta sabato 16 marzo dalle classi

terze di San Martino: infatti abbiamo

visitatola

mostra pittorica di Palazzo Roverella

a Rovigo e abbiamo partecipato al

laboratorio annesso.

La mostra espone i dipinti dei

pittori italiani acquistati dal mercan-

te francese Goupil nell'Ottocento e

venduti a Parigi con grande succes-

so, anzi, con un successo perfino

maggiore di quello dei quadri dei

contemporanei impressionisti fran-

cesi.

Abbiano notato che molte per-

sone, soprattutto anziane, visitavano

con interesse la mostra.

La nostra guida era una ragaz-

za di nome Gianna Previato, che ci

ha assistiti lungo il percorso spiegan-

doci in modo dettagliato ogni qua-

dro. Molti quadri della mostra ci

sono piaciuti, soprattutto uno di

grandi dimensioni che raffigurava

una famosa attrice dell’epoca mentre

gira su se stessa per mostrare la pro-

pria vanità; un altro dipinto che ci ha

colpiti è stato quello che raffigura

due donne, che fanno da baby sitter

ad una bambina che gioca con la

sabbia nel parco.

Durante l’uscita siamo stati

coinvolti in un’attività di laboratorio

molto interessante: ognuno di noi ha

ricalcato un dipinto della mostra con

creatività, divertimento e impegno e

alla fine sono risultati dei meravi-

gliosi disegni che abbiamo portato a

scuola come ricordo dell'iniziativa.

Speriamo di partecipare al più presto

ad altre esperienze simili.

Sonia Neodo e

Aurora Cherubin, classe III A

La maison Goupil

a Palazzo Roverella

Alla scoperta dei pittori

italiani di successo in

Francia

Adolescenza. Che dire? Che

pensare? Come spiegare il significato di questa parola? Non lo sappiamo, non siamo completamente in grado di rispondere a queste domande. Proprio per questo abbiamo cercato risposte nel nostro amato libro di letteratura, trovandole nella figura del grande ro-mantico Giacomo Leopardi. Poeta vissuto tra il 1700 e il 1800, ebbe una vita molto dura, segnata da lutti e da svariate sofferenze, e questo lo portò a comporre una poesia a nostro avvi-so molto interessante: Il sabato del villaggio. L’autore dipinge agli occhi del lettore una serie di quadri che rap-presentano la vita del sabato all’inter-no di un villaggio, quando la gente si adorna e si prepara per accogliere al meglio l’attesissima domenica. Potreb-be sembrare che tutto ciò non c’entri nulla ma, in realtà, il poeta paragona il giorno del sabato, ricco di speranze riposte nella giornata successiva, all’a-

dolescenza e la domenica, momento di riflessione e di noia, all’età adulta. Pensate, ragazzi: quante volte abbia-mo perso tempo riflettendo sul nostro futuro e su quello che ci attenderà fra qualche anno? Quante volte abbiamo sprecato delle preziose ore della giovi-nezza focalizzandoci sui nostri sogni? Leopardi considera inutile tutto ciò perché, secondo il suo parere, l’età

matura si rivelerà portatrice solamente di delusioni, infelicità e problemi. Ov-viamente non dobbiamo pensare pro-prio così negativamente, dopotutto i nostri genitori vivono serenamente e a

discapito di ciò che diceva Leopardi. Noi due, ragionando su Il sabato del villaggio, ci siamo rese conto che la vita è davvero breve e che quindi me-rita di essere assaporata giorno dopo giorno. Forse, però, rivolgere qualche pensiero al nostro futuro non è total-mente sbagliato, poiché per costruire qualcosa bisogna avere degli obiettivi e delle idee ben precise; basta solo non pensarci troppo. Forse Giacomo Leopardi ha ragione: siamo nel fiore dei nostri anni e dobbiamo vivere il più serenamente possibile. Forse stiamo sbagliando tutto. Forse non sappiamo nemmeno cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Tanti, troppi “forse” vivono in noi, e probabilmente le risposte non le troveremo mai.

Questo articolo è stato scritto per invitare voi, sia che siate spensie-rati o che siate dei grandi “pensatori”, a ricordare sempre quanto la vita sia preziosa e breve. Perciò vivete! Vive-te, e fatelo davvero! Non seguite com-pletamente le idee leopardiane, ma non affogate neppure nei vostri pen-sieri. Vivete!

Sofia Farinella e Francesca

Favaron, classe III B

Adolescenza: “Il sabato del villaggio” ci

insegna come viverla

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Anno 6, Numero 1 Pagina 17

Il personaggio che pre-

ferisco è l’attuale papa Jorge

Mario Bergoglio, chiamato

“Francesco”; di origini pie-

montesi, ha però vissuto

sempre in Argentina. Ha

77 anni, è un uomo alto e

un po’ robusto, veste na-

turalmente gli abiti papali,

cioè una tunica bianca

con una mantellina e una

fascia bianca intorno alla

vita ed in testa porta sem-

pre un copricapo, chiamato

zucchetto.

Papa Francesco dà

l’impressione di una persona

pacata e tranquilla con gesti e

toni molto rassicuranti.

Sicuramente ha seguito

una facoltà di Teologia per

poter diventare prete ed ha

inoltre perfezionato i suoi stu-

di per diventare cardinale; è

dunque una persona molto

istruita.

E’ inoltre una persona

semplice, che ama stare in

mezzo alla gente.

Da quando è diventato

Papa, ogni giorno la mattina

celebra la Messa a cui parte-

cipano i dipendenti del Vatica-

no; questa è una cosa

che nessuno aveva

mai fatto.

Comunque, essendo

Papa da poco tempo,

non posso dire se ha

dei difetti, ma solo

pregi. Quando lo ve-

do, nei suoi confronti

provo stima, conside-

razione e ammirazione.

Matteo Tiengo, IA

Le nostre idee su ...

La Festa della Donna si

celebra l’8 marzo di ogni anno

per ricordare sia le conquiste so-

ciali, politiche ed economiche

delle donne, sia le discriminazio-

ni e le violenze cui esse sono an-

cora soggette nel mondo. Si è

tenuta per la prima volta negli

Stati Uniti nel 1909, in alcuni

paesi europei nel 1911 e in Italia

nel 1922.

Sembra che l'adozione

della mimosa come simbolo della

festa sia dovuta alle femministe

italiane. Era il 1946 quando l’U-

DI (Unione donne italiane) stava

preparando il primo “8 marzo”

del dopoguerra. Si cercava un

fiore che potesse contraddistin-

guere e simboleggiare la giornata.

Le donne italiane lo individuaro-

no nelle palline morbide e accese

della profumata mimosa. Questo

fiore, inoltre, aveva (e ha) il van-

taggio di fiorire proprio nel perio-

do della ricorrenza e di non esse-

re troppo costoso.

Purtroppo la mimosa è

molto delicata e ha vita breve.

Basta, però, un piccolo trucco per

allungargliela. Utilizzando un

coltellino affilato, eliminate tutte

le foglie che si sono rovinate e

quelle che crescono in basso, che

marciscono rapidamente. Riempi-

te il vasetto con dell’acqua tiepi-

da, in modo da far fiorire i capoli-

ni non ancora aperti e rendere più

soffici quelli già sbocciati, e tene-

telo lontano da ogni fonte di calo-

re perché peggiorerebbe l’aspetto

della mimosa. Se, poi, volete con-

servare i fiori recisi, magari rega-

lo di una persona “speciale”, eli-

minate del tutto le foglie dagli

steli, poi appendete il mazzolino

a testa in giù in un locale asciutto,

poco luminoso ma ben aerato e

tenetelo così finché non si sarà

seccato del tutto.

Infine un’idea molto carina

è quella di acquistare un piccolo

alberello di mimosa e di piantarlo

in giardino o in un vaso.

Così potrete avere ogni

anno la bellissima sorpresa di

trovarla fiorita proprio per la Fe-

sta della Donna!

Irene Cominato, III B

Il fiore delle donne

La mimosa

Miti del nostro tempo/3

Papa Francesco

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Anno 6, Numero 1 Pagina 18

HAIKU

L’angolo della poesia e del racconto

Ettore e Andromaca

Quando ero ancora piccolo, mi ricordo che andavo molto d'accordo con mia madre, che voleva farmi crescere nel modo migliore possibile. Voleva farmi di-ventare un bravo governante del popolo, lontano dalle guerre, e soprattutto un bravo padre.

Anche mio padre voleva che diven-tassi un bravo sovrano, ma, al contrario di mia madre, voleva che allo scoppio di una guerra io entrassi nella mischia e combattessi fino alla fine, fino alla morte, e questo purtroppo è suc-cesso.

Ma partiamo dall'inizio. Via via che crescevo mia madre mi insegnava a leggere e a scrivere, mentre mio padre, quelle poche volte che lo vedevo, a causa delle guerre continue, mi insegnava tutte le tecniche di battaglia e a scegliere le migliori armi e i miglio-ri scudi per proteggermi. Inoltre mi insegnava a guidare l'esercito in guerra.

Gli anniversari della mia nascita erano ottime occasioni per dimostrare la mia forza, il mio valore, e mai nessuno riuscì a sconfiggermi. Un giorno, però, arrivò uno sconosciuto. Non si sapeva da dove venisse, non si sapeva quanti anni avesse né il suo ruolo nell'esercito, insomma, di lui non si sapeva niente, a parte il nome: ci disse che si chiamava Achille. Ma la cosa più incredibile di tutte è che non si sapeva chi l'avesse istruito a combattere. Perché quello, a combattere, ci sapeva proprio fare: era come se avesse combattuto fin da quando era bambino e, quand'era sul campo di battaglia, era come un ciclone che distrugge al suo passaggio ogni cosa, ogni guerriero.

Poco dopo il giorno della mia scon-fitta ebbi un fratello che chiamammo Pari-de. Mio padre diede a me il compito di

istruirlo e la scelta di quali armi insegnargli ad usare in battaglia. Gli insegnai ad usare l'arco, perché era l'unica arma che riusciva ad usare, e devo ammettere che lo sapeva fare meglio di me, che non sapevo centrare il bersaglio. Ma per fortuna c'erano molte altre cose che ero in grado di fare.

A tredici anni mio padre mi destinò come moglie una principessa di nome An-dromaca, che avrei potuto vedere solo il

giorno delle nozze. Quel giorno arrivò in fretta, anche troppo in fretta! Mi accompa-gnò all'altare mia madre, perché mio padre era in guerra. Tremavo come una foglia ma, quando Andromaca sollevò il velo, restai senza fiato: era bellissima, e per tutta la cerimonia non feci che guardarla incan-tato.

Quando compii diciott'anni Andro-maca ebbe un figlio, che chiamammo Astianatte. Su di lui coltivavo sogni di gloria e volevo diventasse forte come me. Ero l'uomo più felice del mondo, ma la mia felicità si interruppe dieci anni dopo, quan-do tornò mio fratello, che era stato bandito dal regno perché una profezia ci aveva rivelato che avrebbe provocato la distruzio-ne di Troia. Egli ci raccontò che gli dei lo

avevano incaricato di donare alla dea più bella una mela, e natural-mente lui l'aveva donata ad Afro-dite, perché in cambio gli aveva promesso la ragazza più bella del mondo. Io non credevo molto alla sua storia, ma ne ebbi conferma quando, tornando da Sparta, dove avevo stretto un'alleanza per con-to dei Troiani, egli mi portò a ve-dere una “cosa” sottocoperta: era Elena, la moglie di Menelao, la donna più bella del mondo, e lui se ne era innamorato. Quando lo scoprì, Menelao chiese aiuto al fratello Agamennone per sconfig-gere Troia e riprendersi Elena. I Greci sbarcarono sulle coste con più di mille navi. Nella guerra mo-rirono migliaia di uomini per mano di Achille, ma poi lui litigò con Agamennone e decise di tenersi lontano dalla battaglia. Allora Pa-troclo gli chiese le armi e l'armatu-ra per combattere al suo posto. Era molto forte, ma Euforbo lo colpì alle spalle e io gli diedi il colpo di grazia. Per vendicare la morte di Patroclo Achille scese di nuovo in campo e lui ed io ci tro-

vammo faccia a faccia. Lo scontro fu inter-minabile, il più difficile che avessi mai so-stenuto. Ero sfinito, non riuscivo quasi più a reggermi in piedi, e lui ne approfittò per trafiggermi il collo, l'unico punto dove l'ar-matura non mi copriva. In quel momento pensai ad Andromaca e a mio figlio Astia-

(Continua a pagina 19)

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Anno 6, Numero 1 Pagina 19

natte: non volevo che diventassero schiavi, ma non potevo più fare niente. Poi crollai a terra e morii.

Allora Achille mi legò al suo carro e mi trascinò attorno alle mura di Troia più volte; infine mi portò all'accampamento greco. Mio padre, disperato, andò alla tenda di Achille e gli chiese in ginocchio il mio corpo. Achille, impietosito, glielo con-segnò e la notte dello stesso giorno brucia-rono il mio corpo. Ecco la mia fine.

Giovanni Merlo, I A

Sparta, 25 anni dopo la guerra di

Troia Arianna, figlia mia, ho deciso di

scriverti questa lettera, che conserverai negli anni, per raccontarti tutto ciò che mi riguarda: dalla mia nascita ad oggi. Mi dispiace annunciarti che sto per morire, ma sono sicura che te la caverai anche senza di me. Dunque, inizio. Era un bel giorno di primavera. La pallida luce del sole si posa-va proprio sulla finestra di una casa di pietra dove Elena, mia madre, aveva appe-na dato alla luce una bambina. Ero io, Arianna, quella bambina, a cui mio padre, Euribate, diede il nome di Andromaca. La mia era una famiglia nobile composta dai miei genitori, dai miei sette fratelli e da me, la più piccola. Sai, figlia mia, a volte era difficile vivere all'interno di una famiglia nobile. Mi ricordo che a dieci anni avevo una noiosissima maestra privata che inse-gnava perfino come diventare una brava sposa. Eh sì, cara Arianna, a quel tempo eravamo obbligati a sposarci molto giovani con chi veniva scelto dai nostri genitori. Purtroppo non avevo tempo per giocare e gli unici momenti di svago erano i miei anniversari di nascita. Mi ricordo che i miei genitori organizzavano una grande festa, in cui io ricevevo tanti regali. Ma la cosa che preferivo era il pranzo: manzo allo spiedo, cipolle e, come dolce, una fetta di pane ricoperta di dolcissimo miele. Poi andavo con le amiche a giocare in cortile. Erano tutti così i miei anniversari di nascita, ma il decimo fu l'ultimo. Infatti quell'anno mio padre morì per mano di Achille. Mi ricordo il pianto di mia madre mentre il figlio di Teti la portava via. Noi, Arianna, pagammo per riaverla, e lei tornò, ma per morire di dolo-re, all'improvviso. Anche i miei sette fratelli vennero uccisi da Achille mentre pascola-vano i buoi. Rimasi sola. In seguito fu tro-vato un documento che stabiliva il mio matrimonio con Ettore, figlio di Priamo e di Ecuba. Fu così che a quattordici anni mi sposai con questo ragazzo a me scono-sciuto, ma di cui mi innamorai subito. Da

lui ebbi un figlio, Astianatte. Non ero più sola. Avevo una famiglia da amare. Oltre a mio marito e a mio figlio c'era anche Ales-sandra, la nutrice. Ma poi venne la guerra ed Ettore, il più forte dei Troiani, andò in battaglia. Ed io, figlia mia, lo vidi morire per mano di Achille. Vinsero gli Achei la guerra di Troia e io venni portata via da tuo padre Taltibio e resa schiava. Poco dopo diventai sua moglie e adesso ho te, ma soffro anco-ra. Spero in cuor mio che con questa lette-ra tu abbia scoperto qualcosa di più su tua madre Andromaca.

Con affetto Tua madre Andromaca

Benedetta Poli, I A

Haiku (poesia di diciassette sillabe) illustrato da Silvia Genova

Haiku illustrato da Benedetta Poli

Agli alunni e alle loro famiglie dalla redazione del giornalino