R1 - RELAZIONE TECNICA GENERALE - Comune di Leonforte · "Interventi per il miglioramento ......

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Il Responsabile Unico del Procedimento Istr. Tec. P.A. Fabio D'Angelo Si esprime parere tecnico favorevole ai sensi dell'art. 5 comma 3 della L.R. n. 11/2012 e successive modifiche ed integrazioni COMUNE DI LEONFORTE SETTORE LL.PP. 6° marzo 2014 Leonforte, PEC: [email protected] e-mail: [email protected] Tel/Fax 0935 905325 Piazza Parano n.15 - 94013 Leonforte (EN) Consulenza alla Progettazione Ing. Angelo Bruccheri Progetto esecutivo dei lavori di consolidamento e messa in sicurezza del Monte Cernigliere - Zona sovrastante Via Trieste Codice PAI 094-4LE-158 PO FESR Sicilia 2007-2013, attuazione della Linea di Intervento 2.3.1.1. "Interventi per il miglioramento dell'assetto idrogeologico" e 2.3.1.2. "Interventi di messa in sicurezza delle aree interessate dai fenomeni di dissesto". CUP ______________ Il Progettista Ing. David L.A. Licata Ing. Angelo Varvuzza R1 - RELAZIONE TECNICA GENERALE

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Il Responsabile Unico del ProcedimentoIstr. Tec. P.A. Fabio D'Angelo

Si esprime parere tecnico favorevole ai sensi dell'art. 5 comma 3della L.R. n. 11/2012 e successive modifiche ed integrazioni

COMUNE DI LEONFORTESETTORE LL.PP. 6°

marzo 2014Leonforte,

PEC: [email protected]

e-mail: [email protected]

Tel/Fax 0935 905325

Piazza Parano n.15 - 94013 Leonforte (EN)

Consulenza alla Progettazione

Ing. Angelo Bruccheri

Progetto esecutivo dei lavori di consolidamento e messa insicurezza del Monte Cernigliere - Zona sovrastante Via TriesteCodice PAI 094-4LE-158 PO FESR Sicilia 2007-2013, attuazionedella Linea di Intervento 2.3.1.1. "Interventi per il miglioramentodell'assetto idrogeologico" e 2.3.1.2. "Interventi di messa insicurezza delle aree interessate dai fenomeni di dissesto".CUP ______________

Il Progettista

Ing. David L.A. Licata

Ing. Angelo Varvuzza

R1 - RELAZIONE TECNICA GENERALE

STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 1

INDICE

1 – PREMESSE ED OGGETTO ........................................................................... 2

2 – DESCRIZIONE DELL’AREA OGETTO DELL’INTERVENTO ......................... 3

3 – SINTESI DELLO STUDIO GEOLOGICO ........................................................ 5

4 – INDAGINI ESEGUITE ..................................................................................... 6

5 – CENNO ALLO STUDIO GEOTECNICO.......................................................... 7

6 – INTERVENTI PREVISTI IN PROGETTO........................................................ 8

7 – TEMPI DI ESECUZIONE .............................................................................. 12

8 – PIANO PARTICELLARE DI ESPROPRIO .................................................... 13

9 – QUADRO ECONOMICO............................................................................... 14

10 – ELABORATI DI PROGETTO E COLLABORAZIONI................................... 15

11 – CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ............................................................. 16

STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 2

1 – PREMESSE ED OGGETTO

La presente relazione è redatta nell’ambito del “Progetto Esecutivo dei lavori di

“Consolidamento e messa in sicurezza del Monte Cernigliere - Zona sovrastante

via Trieste” nel Comune di Leonforte (EN), identificata all’interno del P.A.I. (Piano

Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico) con il codice di dissesto 094-4LE-

158, a cui corrisponde la tipologia del dissesto 1 (crollo e/o ribaltamento), stato di

attività A (attivo), pericolosità 3 (elevata) e rischio 4 (molto elevato). La tipologia di

intervento proposto dal Dipartimento Regionale Protezione Civile con Ordinanza

P.C.M. 3360/2004, come risulta nella tabella 3.1.54 della relazione allegata al

P.A.I., è quella della barriera paramassi, completamento gabbionata, disgaggio

massi e pulitura.

Con nota protocollo n. 27655 del 28/04/2011 l’Assessorato Regionale

Territorio ed Ambiente - servizio 3 - Assetto del territorio e difesa del suolo,

comunicava di aver accolto la richiesta avanzata dal Comune di Leonforte con

nota n. 144 del 06/01/2011 e di aver finanziato, a fronte di due finanziamenti per

la realizzazione di due interventi, un solo intervento (per lo stesso importo previsto

dall’Adp di € 400.000,00) per i lavori di “Consolidamento e messa in sicurezza del

Monte Cernigliere - zona sovrastante la via Trieste”, codice PAI 094-4LE-158”.

In data 25/07/2011 veniva esperita e aggiudicata allo scrivente la gara per

l’affidamento dei servizi di progettazione definitiva/esecutiva, direzione lavori,

misura e contabilità delle opere, coordinamento della sicurezza in fase di

progettazione ed in fase di esecuzione per i lavori di “Consolidamento e messa in

sicurezza monte Cernigliere-zona sovrastante via Trieste”.

In data 13/10/2011 con determinazione del responsabile del Settore 6° LL.PP.

del Comune di Leonforte (Reg. Generale n. 869 e Reg. Sett. 6° LL.PP. n. 307),

veniva approvato il verbale di gara del 25/07/2011 ed aggiudicato allo scrivente il

servizio di progettazione definitiva/esecutiva, direzione lavori, misura e contabilità

delle opere, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed in fase di

esecuzione per i lavori di “Consolidamento e messa in sicurezza monte

Cernigliere-zona sovrastante via Trieste”;

In data 11/02/2014 veniva firmato dallo scrivente il disciplinare per il

conferimento d’incarico riguardante i lavori di “Consolidamento e messa in

sicurezza monte Cernigliere-zona sovrastante via Trieste”.

Pertanto, oggetto del presente studio è l’individuazione delle opere necessarie

STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 3

per il consolidamento e la messa in sicurezza del versante che si sviluppa dalla

zona individuata dal PAI con il codice 094-4LE-158 alla zona sovrastante via

Trieste che si trova in una giacitura adiacente alla zona PAI, ma che necessita

anch’essa di un intervento, considerando così ambedue le zone come un tutt’uno

e quindi come un ampliamento della zona ricadente nel codice PAI 094-4LE-158.

L’area d’intervento presenta delle situazioni di pericolo determinate dalla

precarie condizioni di stabilità del fronte roccioso e dalla presenza di alcuni

elementi rocciosi in equilibrio instabile, dai quali possono distaccarsi blocchi

anche voluminosi con conseguente rischio elevato per l’abitato sottostante.

Lo studio è stato condotto in ottemperanza alle norme per la compilazione di

progetti di opere pubbliche e ai sensi della normativa tecnica di settore

attualmente vigente, con particolare riferimento alla L. n.64/74, al D.M.

11/03/1988, al D.M. 14/01/2008 e alla D.D.G. n. 1034-2013 (Direttive per la

redazione degli studi di valutazione della pericolosità derivante da fenomeni di

crollo).

2 – DESCRIZIONE DELL’AREAOGGETTO DELL’INTERVENTO

L’area oggetto d’intervento ricade lungo le pendici nord-occidentali del Monte

Cernigliere e comprende, nello specifico, tutta la zona che sovrasta l’agglomerato

urbano di Leonforte, tra le vie Trieste e Santa Croce. Dal punto di vista

cartografico l’area rientra nella Tavoletta I.G.M. “Leonforte” - F° 268 I N.E. - e, con

riferimento alla Carta Tecnica Regionale (C.T.R. Regione Sicilia), nel Foglio n.

623130 “Leonforte”.

I fronti rocciosi di interesse, di natura calcarenitica, si sviluppano per circa 200

m ed hanno un'altezza massima che va da circa 15 m a circa 20 m.

A monte delle pareti in studio è presente un canale di gronda, denominato

"Canale Tagliata" che intercetta le acque di ruscellamento superficiale provenienti

da monte. Nonostante la realizzazione del canale, lo stato in cui versano i vari

tratti di pendice, quasi tutti generati da antiche coltivazioni di cava, denota una

fragilità più o meno profonda, come si esporrà nel seguito.

La pendice oggetto di studio ha diverse esposizioni, perché è il risultato di

diverse attività di cava (piani orizzontali e pareti verticali), con esposizioni variabili

anche nell'ambito di pochi metri; per inquadrare meglio tutta l’area oggetto

dell’intervento (v. foto 1 allegata in appendice), la stessa è stata ripartita in 3 tratti

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a partire dalla zona sovrastante la Via Trieste (A-B-C), frutto di una suddivisione

operata in riferimento alle vie principali presenti inferiormente (v. figura 1 allegata

in appendice).

Tratto "A" soprastante le vie Giotto, Trieste e Petriera (v. foto 2 allegata in

appendice).

Si sviluppa per circa 75 m di lunghezza e le pareti rocciose hanno altezza

variabile tra 10 m e 20 m.

E' riconoscibile dalla presenza di diversi fronti ad andamento verticale: quello a

quota inferiore è caratterizzato da due modeste cavità (pochi metri di profondità),

attualmente utilizzate come ovili.

Nella porzione del costone a quota più elevata si rinvengono due tratti distinti,

quello di sinistra risulta isolato, mentre quello di destra prosegue con un tratto ad

andamento pressoché ortogonale al precedente, prendendo quota con la pendice

soprastante sino a raccordarsi con il tratto più esteso in altezza, che degrada con

regolarità verso ovest sino a cedere il passo ad una pendice acclive, ma priva del

tratto subverticale.

Tratto "B" soprastante le vie Pedalino, Patti e Trento (v. foto 3 allegata in

appendice).

Si sviluppa per circa 40 m di lunghezza e le pareti rocciose hanno altezza

massima di circa 10 m .

E' caratterizzato, sulla sinistra, da una pendice a pendenza mediamente

costante, per lo più ricoperta da vegetazione con qualche sporadica emergenza

lapidea naturale. Sono presenti anche alcuni alberi d'alto fusto ed alcune

costruzioni fatiscenti adibite, con buona probabilità, a ricoveri per animali da

allevamento. Una di queste si trova quasi alla sommità della pendice, altre al

piede della stessa.

Procedendo verso destra, la citata pendice si interrompe dando spazio ad un

anfiteatro costituito da pareti rocciose di altezza modesta (al massimo 10 m), a

sviluppo quasi parabolico. Nella parte più in sinistra di tale anfiteatro si rinviene

un'ulteriore costruzione, analoga alle precedenti, parzialmente inserita sotto

l'aggetto della parete.

Al di sotto del citato anfiteatro sono perfettamente riconoscibili alcuni

terrazzamenti coltivati, regolarizzati da muri in conci di calcarenite ai quali si

accede dai lotti sottostanti.

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Tratto "C" soprastante le vie Santa Croce, Potenza e Pacini (v. foto 4 allegata i

appendice).

Si sviluppa per circa 75 m di lunghezza e le pareti rocciose hanno altezza

mediamente costante e prossima ai 15 m.

Il tratto è caratterizzato da diverse sporgenze e rientranze della propaggine

rocciosa, con l'ultima che si sviluppa dietro la parte più a sud-ovest del versante

creando una rientranza, invisibile dal basso. In particolare si può notare, partendo

da sinistra:

- un primo fronte, caratterizzato da aggrottamenti e cavità sparse;

- una zona centrale depressa, probabile tentativo di operazioni di cavatura,

caratterizzata da un fronte roccioso di altezza massima intorno ai 5 m;

- un fronte, più a destra, caratterizzato da una grossa porzione rocciosa verticale,

di aspetto colonnare; alla base di tale parete è presente un ampio pianoro,

ricoperto quasi ovunque da vegetazione e arbusti, con presenza di una

costruzione leggera in tubi metallici e lamiera. Ancora più in basso è da segnalare

un ammasso roccioso con, inframmezzato, un piccolo ripiano da cui si accede a

due grotte con evidenti segni attuali di utilizzo.

3 – SINTESI DELLO STUDIO GEOLOGICO

Dalla Studio Geologico-Tecnico, a firma della dott. Geol. Liborio

Vaccalluzzo, a cui si rinvia per i dettagli (v. allegati D1-D2-D3), dal punto di vista

geologico, i terreni presenti hanno un’origine sedimentaria e appartengono

esclusivamente alla Formazione delle “Calcareniti e Sabbie gialle”, di età

pliocenica, caratterizzata da un’elevata variabilità di facies.

Le calcareniti, che rappresentano il tipo litologico affiorante nella zona

studiata, si presentano di colore bianco-giallastro e in grossi banchi di aspetto

litoide, generalmente ben cementati, con frequenti resti fossili di lamellibranchi

solitamente mal conservati.

In seno alla massa rocciosa è possibile riscontrare locali passaggi a porzioni

più allentate e tenere che, per assottigliamento degli strati rocciosi, passano a

vere e proprie sabbie addensate di colore giallastro, a granulometria medio-

grossa.

Nella zona d’interesse il litotipo calcarenitico-sabbioso è per lo più affiorante,

anche se in alcuni punti è coperto da una sottile coltre di areato superficiale dato

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da terreno agrario/vegetale bruno-nerastro frammisto a materiale di alterazione

dello stesso substrato.

E’ da segnalare infine che, in corrispondenza del centro abitato, tale litotipo

è ricoperto da una coltre di depositi sabbioso-limosi rossastri, di origine eluviale-

alluvionale. Si tratta di terreni costituiti da materiali sciolti o poco consistenti,

eterogenei e a granulometria medio-fine, la cui formazione è da correlare sia alla

deposizione sedimentaria di antichi paleobacini idrografici sia al disfacimento e

all’alterazione chimico-fisica del sottostante substrato calcarenitico-sabbioso

pliocenico.

Riguardo la geomorfologia, l’aspetto generale del territorio è contraddistinto

da una caratteristica disposizione naturale a terrazzi del versante oggetto di

studio. Tale caratteristica conformazione morfologica è determinata

evidentemente dalla mutua interazione del substrato geologico, inteso nel suo

aspetto essenzialmente litologico, delle locali condizioni orografiche e morfo-

strutturali e del modellamento dovuto ai processi erosivi legati all’azione degli

agenti meteorici. Tale morfologia rappresenta solo in parte il risultato di fenomeni

naturali in quanto si sono riscontrati interventi di tipo antropico, realizzati allo

scopo di adattare il territorio alle esigenze urbanistiche, che evidentemente hanno

modificato intensamente le pendici originarie del Monte Cernigliere. In alcuni

punti, tra l’altro, si è notata la presenza di rocce completamente squadrate e di

forma regolare, testimonianza di probabili coltivazioni di cava a cielo aperto che,

in passato, sono servite per l’edificazione della città.

Sotto il profilo idrogeologico i litotipi presenti sono stati raggruppati nelle seguenti

due classi, che tengono conto sia del tipo e sia del grado di permeabilità:

Terreni a permeabilità medio-bassa, per porosità

Terreni a permeabilità medio-alta, per porosità e/o fessurazione

4 – INDAGINI ESEGUITE

Il comportamento degli ammassi rocciosi fessurati è ben rappresentato dal

cosiddetto “modello rigido discontinuo”, in base al quale eventuali dissesti

possono verificarsi per fenomeni di rottura lungo le discontinuità: i possibili

meccanismi dei singoli massi dipendono dall’orientazione delle superfici di

discontinuità che li delimitano in relazione a quella del fronte roccioso sul quale

sono ubicati e dalla resistenza al taglio della roccia lungo i giunti. Inoltre, la scelta

STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 7

della tipologia di intervento (passivo, attivo, misto) e l’entità delle forze

stabilizzanti da trasmettere agli elementi lapidei in equilibrio instabile per

assicurarne la stabilità con opportuno coefficiente di sicurezza sono funzioni, oltre

che del meccanismo di rottura, anche delle dimensioni dei blocchi rocciosi.

Sulla base di quanto innanzi detto, le indagini eseguite per il presente

progetto comprendono:

1. ispezioni in parete, con tecniche di progressione su corda, finalizzate

all’individuazione degli elementi lapidei in equilibrio instabile e al relativo

rilievo;

2. rilievi geostrutturali in corrispondenza dei singoli blocchi e in zone

rappresentative dell’ammasso roccioso, al fine di individuare le caratteristiche

delle discontinuità in esso presenti;

3. rilievi topografici dei costoni lapidei e dei pendii compresi tra gli stessi e i

manufatti a valle, per quantizzare le aree di intervento.

4. indagini geognostiche e geotecniche (sondaggi a carotaggio continuo,

prelievo di campioni rimaneggiati, e indagini di laboratorio).

5 – CENNO ALLO STUDIO GEOTECNICO

Dallo studio geotecnico, al quale si rinvia per i dettagli (v. Relazione R2), si è

avuta conferma delle condizioni di rischio molto elevato R4 per il centro abitato

che si sviluppa a valle dei costoni rocciosi oggetto del presente studio.

Infatti, mediante l’elaborazione dei rilievi geostrutturali, è risultato che le

caratteristiche di orientazione delle famiglie di discontinuità presenti nell’ammasso

roccioso sono tali che risultano cinematicamente e meccanicamente possibili

fenomeni di scorrimento e/o di ribaltamento intorno allo spigolo di valle di blocchi;

inoltre, con le ispezioni del fronte roccioso sono stati individuati diversi elementi

lapidei in equilibrio instabile di dimensioni rilevanti e/o comunque in condizioni di

pericolo grave sia per il centro abitato a valle sia nei riguardi dell’arretramento dei

fronti verso monte. Oltre ai fenomeni puntuali appena indicati, data la natura dei

terreni, sono frequenti ed accentuati fenomeni di “sgretolamento” che, se non

contenuti, potrebbero accelerare i fenomeni di erosione evolvendosi in fenomeni

gravitativi più importanti.

La probabilità che si verifichino crolli di elementi lapidei è, dunque, molto alta

e, di conseguenza, le condizioni di pericolo di caduta massi dai costoni rocciosi

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sono molto elevate.

6 – INTERVENTI PREVISTI IN PROGETTO

Nel suo complesso l'intervento è di tipo "misto", comprende, cioè, opere di:

difesa "passiva", mediante le quali non si consolida l'ammasso roccioso, ma si

impedisce che gli eventuali massi in caduta dai fronti lapidei possano

raggiungere i manufatti che si intende salvaguardare;

tipo "attivo", ossia finalizzate al consolidamento dell'ammasso roccioso.

Gli interventi di stabilizzazione verranno effettuati direttamente sulle pareti

rocciose e con essi si ridurrà la “pericolosità” dei fronti lapidei incombenti sul

centro abitato. Le opere di difesa passiva saranno ubicate nei pendii compresi tra

i costoni e le abitazioni e determineranno una riduzione del rischio della zona

urbanizzata nei confronti della caduta massi.

La scelta di un intervento di tipo "misto" deriva dalle seguenti considerazioni:

1. in costoni rocciosi estesi, quali quello in oggetto, è praticamente impossibile

individuare la completa totalità di massi in equilibrio instabile e, comunque, il

relativo consolidamento "a tappeto" comporterebbe costi notevolissimi. Di

conseguenza, si utilizzano opere di difesa passiva, in grado di arrestare

blocchi rocciosi fino ad una certa volumetria, che viene individuata sulla base

delle caratteristiche specifiche di tali opere e della ricostruzione aleatoria delle

traiettorie dei massi in caduta dai fronti rocciosi, come illustrato in dettaglio

nella Relazione R2 e nell’elaborato grafico A5;

2. gli elementi lapidei in equilibrio instabile di dimensioni tali, in rapporto alla

relativa posizione sul pendio, da non poter essere arrestati dalle opere di

intercettazione, devono essere stabilizzati con interventi di consolidamento,

da realizzare, pertanto, sui fronti rocciosi;

3. per limitare al minimo il peggioramento delle condizioni di stabilità di elementi

e intere porzioni del costone nei confronti dei fenomeni di arretramento del

fronte, su di esse si devono prevedere interventi di tipo attivo.

Specifici interventi, sempre di tipo "attivo" devono, altresì, prevedersi per la

sicurezza degli esecutori: prima di realizzare interventi di consolidamento di grossi

elementi lapidei ubicati al di sotto di massi di piccole dimensioni in procinto di

crollo, è necessario prevedere preliminarmente la stabilizzazione, anche

provvisoria, o la eliminazione mediante disgaggio di questi ultimi.

STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 9

Nel dettaglio, gli interventi previsti comprendono (v. elaborato A4):

barriere paramassi ad elevato assorbimento di energia dislocate a valle dei

costoni (interventi di difesa passiva);

il consolidamento di porzioni di costone (intervento di carattere esteso) o di

singoli elementi in equilibrio instabile (intervento puntuale) individuati e scelti

nel corso delle ispezioni e dei sopralluoghi, queste tipologie di intervento sono

da definirsi di tipo attivo.

6.1 - Intervento di “difesa passiva”

Gli elementi di tipo “passivo” non sono finalizzati al consolidamento

dell’ammasso roccioso, ma alla protezione della zona urbanizzata a valle. Si tratta

di barriere paramassi ad elevato assorbimento di energia, che verranno collocate

nel pendio al piede dei costoni rocciosi. Le barriere, del tipo “verticale”, saranno

in grado di bloccare elementi lapidei in caduta dai costoni rocciosi aventi energia

all’impatto con l’opera di intercettazione non inferiore a 1.000 kJ. Tale valore

energetico rappresenta il M.E.L., ossia il “massimo livello di energia” delle

barriere,che tuttavia devono essere caratterizzate da un S.E.L., ossia da un

“livello di energia di servizio”, non inferiore a 333 kJ: la barriera deve essere,

cioè, in grado di resistere a due successivi impatti di blocchi con energia di 333

kJ mantenendo la propria funzionalità, ossia senza danni alle parti strutturali e

con altezza residua non inferiore al 70% di quella di riferimento. Va evidenziato

che la caratterizzazione di una barriera paramassi ad elevato assorbimento di

energia con due differenti valori energetici, uno relativo allo stato limite ultimo

dell’elemento di intercettazione (M.E.L.), l’altro riguardante lo stato di servizio

(S.E.L.), è stato mutuato dalle ETAG 27, a cura dell’EOTA (European

Organization for Technical Approvals): si tratta delle linee guida per il Benestare

Tecnico Europeo di Sistemi di Protezione Paramassi. Sulla base della

ricostruzione delle traiettorie dei massi in caduta dai fronti rocciosi, si è

determinato che una altezza della barriera di 3,5 m risulta adeguata.

L’ubicazione delle barriere è indicata nelle planimetrie riportate negli elaborati

A4 e A5 e mediante lo studio delle traiettorie dei blocchi, già citato, è risultato che,

con barriere delle caratteristiche di dissipazione energetica innanzi indicate, è

possibile arrestare massi di volume non inferiore a 5,0 m 3 circa.

6.2 - Intervento di “carattere esteso”

STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 10

L’intervento comprende:

1. ispezione dei fronti rocciosi, a cura di rocciatori, nell'ambito della quale verrà

effettuato il disgaggio di piccoli massi (sino a 0.5 mc), in procinto di crollo e la

scerbatura, ossia l'eliminazione della vegetazione che può nascondere massi

pericolanti e delle radici vive che possono favorire crolli. Tenuto conto della

posizione del fronte roccioso, incombente sugli edifici, tale fase lavorativa

dovrà essere effettuata, ove necessario, predisponendo misure di sicurezza

temporanee. Il disgaggio dovrà essere limitato esclusivamente ai massi in

procinto di crollo di piccole dimensioni e, laddove possibile, previa applicazione

di rete sull’elemento lapideo in modo da frantumarlo ed asportarlo senza farlo

cadere.

2. per massi adiacenti in equilibrio instabile di volume dell'ordine del metro cubo,

o comunque in quelle porzioni di costone dove la natura del terreno può

determinare lo sgretolamento del fronte si è previsto l’utilizzo del cosiddetto

“rafforzamento corticale” della fascia di roccia in cui ricadono i piccoli massi

instabili. Esso consiste nell’applicazione di rete in filo metallico zincato tipo C

(UNI 3598) con diametro pari a 3 mm, in maglia esagonale 80 mm × 100 mm a

doppia torsione, in pannelli di larghezza 2 m, rinforzata con funi verticali di

diametro d = 10 mm (di cucitura dei pannelli adiacenti) e diagonali di diametro

12 mm, disposte secondo una maglia 4 m × 4 m, ancorate alla roccia integra

mediante chiodi con armatura in barre di acciaio zincato φ24 mm, della

lunghezza di m 3,0, attrezzate con golfare ad occhio circolare e radance con

manicotto pressato.

6.3 - Interventi di “carattere puntuale”

I problemi di stabilità localizzati riguardano:

1. blocchi rocciosi in equilibrio instabile adiacenti, con volume dell'ordine di

qualche metro cubo;

2. singoli elementi lapidei di grandi dimensioni (volume dell’ordine delle decine di

metri cubi o, anche, delle centinaia di metri cubi) con discontinuità interne che li

suddividono in blocchi minori;

3. singoli elementi lapidei in equilibrio instabile di volume variabile, anche

dell'ordine delle decine o delle centinaia di metri cubi, senza discontinuità interne

rilevanti.

STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 11

Nei casi 1. e 2. sui blocchi instabili, ovvero sui grossi elementi lapidei fratturati,

verranno applicati pannelli di funi di acciaio del diametro di 8 mm ad alta

resistenza. Le funi perimetrali di ciascun pannello, per il quale sono state previste

dimensioni di m 4 × m 4, saranno del diametro di 16 mm. Il pannello sarà

ancorato mediante n°4 tiranti armati con barre di diametro di 15 mm e della

lunghezza di m 5.

Per quanto concerne gli interventi di consolidamento di singoli elementi lapidei

in equilibrio instabile non fratturati (punto 3), la scelta dipende da un complesso di

fattori quali il possibile cinematismo, la morfologia dei luoghi nell'intorno del

blocco roccioso, l'entità della forza stabilizzante, ecc. In generale, per quanto

concerne i criteri che stanno alla base delle scelte progettuali, occorre progettare

l’intervento di consolidamento tenendo conto dell’esigenza prioritaria di garantire

la sicurezza degli operatori. Di conseguenza, ove possibile, l’intervento deve

essere realizzabile operando ai lati dell’elemento lapideo in equilibrio instabile e

mai a valle dello stesso.

Sulla base di quanto sopra, l’intervento puntuale a cui si è fatto riferimento, se

le condizioni al contorno lo consentono (v. appresso), consiste nella imbracatura

dell’elemento lapideo mediante funi in acciaio zincato φ 16 mm ancorate a tiranti

del tipo “a bulbo iniettato” posti ai lati dell’elemento medesimo, nella roccia stabile.

Anche in tal caso l’armatura e la lunghezza dei tiranti dipende dall’entità della

forza da trasmettere al blocco roccioso da consolidare;

Nei casi in cui:

• la morfologia dei luoghi non consente l’imbracatura;

• il blocco lapideo da consolidare è costituito di roccia, non fratturata, di buone

caratteristiche meccaniche;

• non sussistono pericoli di crollo immediato dell’elemento lapideo;

è stato previsto il placcaggio diretto del blocco roccioso, mediante tiranti del

medesimo tipo di quelli sopra descritti, con armatura in barre di acciaio ad alta

resistenza in genere di diametro pari a 26,5 mm e lunghezza variabile in funzione

dell’entità della forza stabilizzante e dello spessore (dimensione normale al

fronte).

L’intervento di consolidamento degli elementi lapidei “a sbalzo” deve essere

mirato alla ricostituzione del “piede” dei blocchi medesimi, operando, tuttavia, in

sicurezza. A tale scopo, ove necessario, si è previsto di operare per fasi

STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 12

successive:

in una prima fase si effettuerà la messa in sicurezza della porzione di costone

“a sbalzo”, al fine di ridurre le condizioni di pericolo, consentendo agli operatori

di lavorare in sicurezza nella fase successiva;

nella seconda fase si realizzerà la sottomurazione in c.a. del blocco roccioso

aggettante, tirantata alla roccia integra con tiranti identici a quelli innanzi

descritti per il placcaggio, nel caso in cui vi sia una carenza di spazio per la

realizzazione di una adeguata fondazione, oppure semplicemente armata nel

caso contrario.

Per qualche blocco lapideo in procinto di crollo, la cui asportazione non

innesca fenomeni di instabilità nella roccia retrostante, è stato previsto il disgaggio

o la disgregazione con mezzi meccanici.

Tutti gli interventi di tipo “attivo” saranno eseguiti con tecniche di progressione

su corda, a cura di rocciatori specializzati. Al fine di garantire la durabilità nel

tempo degli interventi di consolidamento previsti, particolare cura verrà posta per

ostacolare i fenomeni di corrosione delle parti metalliche degli interventi

medesimi. In particolare:

gli elementi metallici esterni, quali reti e pannelli di funi di acciaio, le asole di

passaggio delle funi di imbracatura e dei pannelli di funi e/o i manicotti con i

golfari da applicare ai tiranti di ancoraggio delle funi medesime, nonché i singoli

elementi di acciaio delle barriere paramassi dovranno essere zincati a caldo e/o

trattati con prodotti anticorrosione;

le piastre di acciaio di testata dei tiranti di placcaggio diretto degli elementi

lapidei in equilibrio instabile saranno collocate all’interno di nicchie scavate

nella roccia e, successivamente, annegate in un getto di calcestruzzo di

protezione;

per i tiranti del tipo “a bulbo iniettato” con armatura in barre di acciaio ad alta

resistenza si è fatto riferimento al tipo “con doppia protezione nei riguardi della

corrosione”, provvisti di guaina in materiale plastico, “liscia” in corrispondenza

della zona di ancoraggio libero e “corrugata” in corrispondenza della fondazione

o “bulbo”.

7 – TEMPI DI ESECUZIONE

La durata complessiva dei lavori viene stimata in mesi 4, ripartiti come

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indicato nel Cronoprogramma dei lavori (elaborato A9).

8 – PIANO PARTICELLARE DI ESPROPRIO

Gli interventi previsti in progetto sul costone roccioso (tipo attivo) e a valle (tipo

passivo), come ampiamente descritti al punto 6, interessano aree di proprietà

privata. La collocazione nel pendio, al piede dei costoni rocciosi, delle barriere

paramassi, come individuato nella tavola A4, determina una occupazione

temporanea e permanente della proprietà privata, come si evince nello stralcio

catastale della figura 2, allegata in appendice alla presente relazione.

Avendo tutti i proprietari interessati riconosciuto l’importanza e la necessità

degli interventi progettuali che interessano i loro terreni (da anni sollecitano il

Comune di Leonforte perché si intervenisse in tale direzione), non è stato

necessario predisporre il piano particellare di esproprio e l’eventuale indennità

dovuta, in quanto lo scrivente, in data 13/03/2014, ha acquisito i gli atti di rinuncia

a qualsiasi indennità per occupazione temporanea o permanente di suolo da

parte dei proprietari, o aventi titolo, interessati dalla realizzazione delle barriere

paramassi, nonché le loro autorizzazioni, nei confronti del Comune di Leonforte,

per l’accesso, in qualsiasi momento, al fine di potere eseguire gli interventi di

manutenzione ordinaria previsti e/o quelli di manutenzione straordinaria che si

rendessero necessari. Tali accessi saranno stabiliti, concordemente tra il R.U.P, il

sottoscritto ed i proprietari, in dettaglio al completamento dei lavori.

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9 – QUADRO ECONOMICO

A. Importo dei Lavori e delle forniture

A.1 Importo dei lavori (v. elaborato B3) € 211.409,94

A.2 Costo della manodopera (v. elaborato B.4) € 47.683,27

A.3 Importo dei lavori soggetto a ribasso (A.1-A.2) € 163.726,67

A.4 Costo della Sicurezza (v. elaborato C4) € 5.428,28

A Totale importo dei lavori (A.1+A.4) € 216.838,22

B. Somme a disposizione dell'Amministrazione

B.1Progettazione esecutiva, direzione lavori, contabilità,

coordinatore in fase di esecuzione e progettazione€ 44.250,05

B.2 Studio geotecnico e geologico € 22.533,92

B.3Indagini geognostiche-geotecniche e rilievi

geostrutturali/geomorfologici€ 15.265,00

B.4Bonifica per possibile rinvenimento di ordigni bellici

(Legge n. 177/2012)€ 3.000,00

B.5 Imprevisti (<= 5% di A) € 10.669,11

B.6 Acquisizione/Occupazione aree o immobili

B.7 Competenze per il R.U.P. (0,5% di A) € 1.084,19

B.8Competenze per il personale di supporto al R.U.P. (0,15%

di A)€ 325,26

B.9 Prove di accettazione materiali e di collaudo € 6.000,00

B.10 Spese per pubblicità € 4.000,00

B.11 Collaudo Statico (D.M. n. 143/2013)) € 5.177,99

B.12 Collaudo tecnico-amministrativo

B.13 Oneri discarica € 1.000,00

BTotale Somme a disposizione

dell'Amministrazione (B1+....+B13)€ 113.305,52

C. I.V.A. e Oneri previdenziali

C.1 Oneri previdenziali (4% di B.1+B.11+B.12) € 1.977,12

C.2 Oneri previdenziali (2% di B.2) € 450,68

C.3I.V.A. su Spese tecniche

(22% di B.1+B.2+B.11+B.12+C1+C2) € 16.365,75

C.4 I.V.A. su Lavori e Forniture (22% di A) € 47.704,41

C.5 I.V.A. su Indagini e rilievi (22% di B.3) € 3.358,30

C Totale I.V.A. e Oneri Previdenziali (C.1+...+C.5)€ 69.856,26

IMPORTO COMPLESSIVO DEI LAVORI (A+B+C) € 400.000,00

Si osserva quanto appresso:

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con riferimento all’importo dei lavori, i prezzi applicati alle singole categorie di

lavoro sono stati desunti dal Prezzario Regionale vigente, relativo all’anno

2013; per quelli non previsti in elenco sono stati stimati nuovi prezzi (elaborati

B1-Analisi Prezzi e B2-Elenco Prezzi);

gli importi delle righe B.1 e B.2 relativi alle competenze tecniche dei

professionisti esterni all’Amministrazione (lo scrivente e il geologo)

scaturiscono dalle offerte fatte a seguito di gara per procedura negoziata

espletata con il criterio del massimo ribasso;

l’importo della riga B.3 relativo alle indagini geognostiche-geotecniche e dei

rilievi geostrutturali/geomorfologici scaturisce dai lavori in economia eseguiti

dalla Società Geo Services Trivellazioni e Sondaggi s.r.l. per conto del

Comune di Leonforte, di cui alla determina del Capo Settore 6° LL.PP. n. 1 del

7/1/2014;

l’importo della riga B.4 è stato preventivato per i rischi derivanti dal possibile

rinvenimento di ordigni bellici inesplosi nei cantieri temporanei o mobili, come

definiti dall'articolo 89, comma 1, lettera a), del D. Lvo n. 81/08, interessati da

attività di scavo.

l’importo della riga B.5 relativo agli imprevisti è inferiore al 5% dell’importo dei

lavori, come prescritto dalla vigente normativa.

Per quanto riguarda il collaudo tecnico-amminitrativo, verrà redatto dal

direttore dei lavori il certificato di regolare esecuzione, come prescritto dalla

vigente normativa.

10 – ELABORATI DI PROGETTO E COLLABORAZIONI

Oltre alla presente Relazione Generale R1, fanno parte del progetto gli elaborati

appresso elencati:

R2 - Relazione Geologica;

R3 - Relazione Geotecnica;

R4 - Piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti;

R5 - Relazione topografica;

A1 - Cartografia;

A2 - Documentazione Fotografica;

A3 - Rilievo Topografico-Piano quotato;

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A3/1 - Rilievo Topografico-Viste assonometriche;

A3/2 - Rilievo Topografico-Sezioni;

A4 – Ubicazione degli interventi di consolidamento;

A5 - Studio delle traiettorie dei blocchi in caduta dal costone roccioso e

verifica delle barriere paramassi;

A6 - Interventi di difesa passiva: Barriere paramassi - Disegni esecutivi;

A7 - Interventi di consolidamento di tipo attivo - Disegni esecutivi;

A8/1 - Interventi di consolidamento sui blocchi 1A, 3A, 4A, 6A e 7A;

A8/2 - Interventi di consolidamento sui blocchi 10A, 12A, 12B, 12C e Zona 13;

A8/3 - Interventi di consolidamento sui blocchi 11A, Zone 14 e 15;

A9 - Cronoprogramma dei lavori;

B1 - Analisi Prezzi;

B2 - Elenco Prezzi;

B3 - Computo Metrico;

B4 - Quadro dell’incidenza percentuale della manodopera;

B5 - Schema di Contratto;

B6 - Capitolato Speciale di Appalto;

Lo scrivente, previa autorizzazione del Responsabile Unico del Procedimento, è

stato collaborato dall’ing. Buccheri Angelo e dall’ing. Licata David per la

progettazione esecutiva e l’elaborazione dei rilievi topografici del costone roccioso

con la relativa restituzione su supporto cartaceo e magnetico.

Lo Studio Geologico-Tecnico è stato redatto dal dott. Geol. Liborio Vaccalluzzo,

incaricato dall’Amministrazione.

11 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Come già evidenziato in precedenza, nel presente progetto sono stati previsti

interventi di stabilizzazione, effettuati direttamente sulle pareti rocciose, che

ridurranno la “pericolosità” dei fronti lapidei incombenti sul centro abitato, mentre

le opere di difesa passiva, ubicate nei pendii compresi tra i costoni e le abitazioni,

determineranno una riduzione del rischio della zona urbanizzata nei confronti

della caduta massi.

Nella redazione del presente progetto si è operato con estremo dettaglio per

individuare eventuali condizioni di pericolo, effettuando rilievi puntuali diretti

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(ispezione su corda) ed indiretti (mediante strumentazione topografica).

E’, quindi, evidente che è stato fatto, allo stato attuale dei costoni, ciò che è tecnicamente

possibile per individuare le situazioni di pericolo al momento prevedibili nell’area in

studio e per ridurre le condizioni di rischio per il sottostante centro abitato.

Una volta realizzate le opere in progetto, le condizioni di rischio si saranno

sensibilmente ridotte. Tuttavia, non si potrà ritenere “nulla” la condizione di rischio

residuo, per la potenzialità di situazioni di pericolo “imprevedibili” in quanto al

momento “non visibili”, poiché il costone è stato interessato da “storie geologiche”

particolarmente complesse, che hanno determinato situazioni geostrutturali che

evolvono verso condizioni di dissesto sia a “grande” scala che a “piccola” scala, per

cui la naturale evoluzione dei versanti può, nel tempo, rendere in equilibrio instabile

singoli elementi lapidei e/o aree estese attualmente in condizioni di equilibrio. Del

resto in nessun settore dell’ingegneria, ma anche di semplice vita quotidiana, si può

considerare “nulla” la condizione di rischio; ed infatti, nel settore del

consolidamento di costoni rocciosi l’obiettivo realistico è la “mitigazione” del

rischio.

Il principale strumento per controllare le residue condizioni di rischio è “la

prevenzione”, basata:

1. sul “monitoraggio” della parete rocciosa;

2. sulla “manutenzione” delle opere di salvaguardia realizzate.

E' stato, pertanto, definito un programma dei controlli periodici e di

manutenzione delle opere realizzande, come peraltro previsto dalla vigente

normativa. Si ritiene, pertanto, di fondamentale importanza per la salvaguardia e

la sicurezza della zona in oggetto e delle abitazioni a valle, che nel tempo

vengano effettuati i controlli e la manutenzione delle opere illustrati in dettaglio

nell'elaborato R4 - Piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti.

In conclusione possiamo affermare che, data la natura geologica dei terreni e

le caratteristiche geostrutturali e geomeccaniche dell’ammasso, gli interventi di

consolidamento e protezione previsti ridurranno notevolmente il grado di rischio

nei confronti del pericolo da caduta massi del centro abitato a valle dei costoni in

oggetto.

Tale obiettivo si raggiunge con la realizzazione delle opere di difesa passiva

(barriere paramassi ad assorbimento di energia) che sono in grado di arrestare i

blocchi in caduta dai costoni in argomento, anche di elevata volumetria, diretti

STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 18

verso il centro abitato. Dal momento che la riduzione del rischio da caduta massi

si ottiene già con le opere di difesa passiva, gli interventi di tipo attivo assumono

la principale finalità della protezione delle pareti rocciose, impedendo il progredire

dei fenomeni di alterazione in superficie e l’arretramento dei fronti. Infatti, dovendo

effettuare un’opportuna valutazione compatibile con le disponibilità economiche,

si è scelto di intervenire con consolidamenti di carattere puntuale sui blocchi

instabili di maggiori di dimensioni e con interventi di carattere esteso sulle porzioni

dei costoni che presentavano un più elevato grado di alterazione e fratturazione.

Ad interventi eseguiti, pertanto, non si potrà escludere la possibilità che alcuni

piccoli elementi possano distaccarsi dalle porzioni non consolidate dei costoni.

Tali distacchi, che in nessun caso potranno propagarsi e raggiungere il centro

abitato a valle, potranno interessare esclusivamente le immediate vicinanze dei

fronti lapidei sub verticali, producendo un livello di rischio minimo ed accettabile.

I proprietari, o aventi titolo, dei terreni sottostanti i fronti lapidei saranno

edotti sul livello di rischio presente, anche se minimo e accettabile, dopo

l’intervento realizzato, per cui la fruizione di tali luoghi è a loro rischio e

pericolo.

Una considerazione a parte meritano le cavità naturali, attualmente adibite ad

ovili, individuate nella parte inferiore della zona A. Le condizioni di stabilità

generali delle stesse non destano preoccupazione, ma, le volte delle cavità

(soprattutto quella di sinistra) potrebbero essere soggette al distacco di

elementi di contenute dimensioni. Ciò è incompatibile con la fruizione delle

cavità che deve essere, di conseguenza, impedita.

Allegati in appendice:

Foto 1 - Vista generale dei costoni rocciosi oggetto del presente studio

Foto 2 - Vista generale del tratto A.

Foto 3 - Vista generale del tratto B.

Foto 4 - Vista generale del tratto C.

Figura 1 – Stralcio della C.T.R. con ubicazione dei tratti A-B-C ed indicazione dellaviabilità di riferimento – scala 1:2.000

Figura 2 – Stralcio catastale - scala 1:1.000

Leonforte, marzo 2014

Il ProgettistaIng. Angelo Varvuzza

Foto. 1 - Vista generale dei costoni rocciosi oggetto del presente studio

Foto 2 - Vista generale del tratto A.

Cavità

attualmente

adibite ad ovile

Foto 3 - Vista generale del tratto B.

Foto 4 - Vista generale del tratto C.

Figura 1 – Stralcio della C.T.R. con ubicazione dei tratti A-B-C ed indicazione della viabilità diRiferimento. Scala 1:2000