R1 - RELAZIONE TECNICA GENERALE - Comune di Leonforte · "Interventi per il miglioramento ......
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Il Responsabile Unico del ProcedimentoIstr. Tec. P.A. Fabio D'Angelo
Si esprime parere tecnico favorevole ai sensi dell'art. 5 comma 3della L.R. n. 11/2012 e successive modifiche ed integrazioni
COMUNE DI LEONFORTESETTORE LL.PP. 6°
marzo 2014Leonforte,
PEC: [email protected]
e-mail: [email protected]
Tel/Fax 0935 905325
Piazza Parano n.15 - 94013 Leonforte (EN)
Consulenza alla Progettazione
Ing. Angelo Bruccheri
Progetto esecutivo dei lavori di consolidamento e messa insicurezza del Monte Cernigliere - Zona sovrastante Via TriesteCodice PAI 094-4LE-158 PO FESR Sicilia 2007-2013, attuazionedella Linea di Intervento 2.3.1.1. "Interventi per il miglioramentodell'assetto idrogeologico" e 2.3.1.2. "Interventi di messa insicurezza delle aree interessate dai fenomeni di dissesto".CUP ______________
Il Progettista
Ing. David L.A. Licata
Ing. Angelo Varvuzza
R1 - RELAZIONE TECNICA GENERALE
STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 1
INDICE
1 – PREMESSE ED OGGETTO ........................................................................... 2
2 – DESCRIZIONE DELL’AREA OGETTO DELL’INTERVENTO ......................... 3
3 – SINTESI DELLO STUDIO GEOLOGICO ........................................................ 5
4 – INDAGINI ESEGUITE ..................................................................................... 6
5 – CENNO ALLO STUDIO GEOTECNICO.......................................................... 7
6 – INTERVENTI PREVISTI IN PROGETTO........................................................ 8
7 – TEMPI DI ESECUZIONE .............................................................................. 12
8 – PIANO PARTICELLARE DI ESPROPRIO .................................................... 13
9 – QUADRO ECONOMICO............................................................................... 14
10 – ELABORATI DI PROGETTO E COLLABORAZIONI................................... 15
11 – CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ............................................................. 16
STUDIO TECNICO Ing. Angelo Varvuzza 2
1 – PREMESSE ED OGGETTO
La presente relazione è redatta nell’ambito del “Progetto Esecutivo dei lavori di
“Consolidamento e messa in sicurezza del Monte Cernigliere - Zona sovrastante
via Trieste” nel Comune di Leonforte (EN), identificata all’interno del P.A.I. (Piano
Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico) con il codice di dissesto 094-4LE-
158, a cui corrisponde la tipologia del dissesto 1 (crollo e/o ribaltamento), stato di
attività A (attivo), pericolosità 3 (elevata) e rischio 4 (molto elevato). La tipologia di
intervento proposto dal Dipartimento Regionale Protezione Civile con Ordinanza
P.C.M. 3360/2004, come risulta nella tabella 3.1.54 della relazione allegata al
P.A.I., è quella della barriera paramassi, completamento gabbionata, disgaggio
massi e pulitura.
Con nota protocollo n. 27655 del 28/04/2011 l’Assessorato Regionale
Territorio ed Ambiente - servizio 3 - Assetto del territorio e difesa del suolo,
comunicava di aver accolto la richiesta avanzata dal Comune di Leonforte con
nota n. 144 del 06/01/2011 e di aver finanziato, a fronte di due finanziamenti per
la realizzazione di due interventi, un solo intervento (per lo stesso importo previsto
dall’Adp di € 400.000,00) per i lavori di “Consolidamento e messa in sicurezza del
Monte Cernigliere - zona sovrastante la via Trieste”, codice PAI 094-4LE-158”.
In data 25/07/2011 veniva esperita e aggiudicata allo scrivente la gara per
l’affidamento dei servizi di progettazione definitiva/esecutiva, direzione lavori,
misura e contabilità delle opere, coordinamento della sicurezza in fase di
progettazione ed in fase di esecuzione per i lavori di “Consolidamento e messa in
sicurezza monte Cernigliere-zona sovrastante via Trieste”.
In data 13/10/2011 con determinazione del responsabile del Settore 6° LL.PP.
del Comune di Leonforte (Reg. Generale n. 869 e Reg. Sett. 6° LL.PP. n. 307),
veniva approvato il verbale di gara del 25/07/2011 ed aggiudicato allo scrivente il
servizio di progettazione definitiva/esecutiva, direzione lavori, misura e contabilità
delle opere, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed in fase di
esecuzione per i lavori di “Consolidamento e messa in sicurezza monte
Cernigliere-zona sovrastante via Trieste”;
In data 11/02/2014 veniva firmato dallo scrivente il disciplinare per il
conferimento d’incarico riguardante i lavori di “Consolidamento e messa in
sicurezza monte Cernigliere-zona sovrastante via Trieste”.
Pertanto, oggetto del presente studio è l’individuazione delle opere necessarie
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per il consolidamento e la messa in sicurezza del versante che si sviluppa dalla
zona individuata dal PAI con il codice 094-4LE-158 alla zona sovrastante via
Trieste che si trova in una giacitura adiacente alla zona PAI, ma che necessita
anch’essa di un intervento, considerando così ambedue le zone come un tutt’uno
e quindi come un ampliamento della zona ricadente nel codice PAI 094-4LE-158.
L’area d’intervento presenta delle situazioni di pericolo determinate dalla
precarie condizioni di stabilità del fronte roccioso e dalla presenza di alcuni
elementi rocciosi in equilibrio instabile, dai quali possono distaccarsi blocchi
anche voluminosi con conseguente rischio elevato per l’abitato sottostante.
Lo studio è stato condotto in ottemperanza alle norme per la compilazione di
progetti di opere pubbliche e ai sensi della normativa tecnica di settore
attualmente vigente, con particolare riferimento alla L. n.64/74, al D.M.
11/03/1988, al D.M. 14/01/2008 e alla D.D.G. n. 1034-2013 (Direttive per la
redazione degli studi di valutazione della pericolosità derivante da fenomeni di
crollo).
2 – DESCRIZIONE DELL’AREAOGGETTO DELL’INTERVENTO
L’area oggetto d’intervento ricade lungo le pendici nord-occidentali del Monte
Cernigliere e comprende, nello specifico, tutta la zona che sovrasta l’agglomerato
urbano di Leonforte, tra le vie Trieste e Santa Croce. Dal punto di vista
cartografico l’area rientra nella Tavoletta I.G.M. “Leonforte” - F° 268 I N.E. - e, con
riferimento alla Carta Tecnica Regionale (C.T.R. Regione Sicilia), nel Foglio n.
623130 “Leonforte”.
I fronti rocciosi di interesse, di natura calcarenitica, si sviluppano per circa 200
m ed hanno un'altezza massima che va da circa 15 m a circa 20 m.
A monte delle pareti in studio è presente un canale di gronda, denominato
"Canale Tagliata" che intercetta le acque di ruscellamento superficiale provenienti
da monte. Nonostante la realizzazione del canale, lo stato in cui versano i vari
tratti di pendice, quasi tutti generati da antiche coltivazioni di cava, denota una
fragilità più o meno profonda, come si esporrà nel seguito.
La pendice oggetto di studio ha diverse esposizioni, perché è il risultato di
diverse attività di cava (piani orizzontali e pareti verticali), con esposizioni variabili
anche nell'ambito di pochi metri; per inquadrare meglio tutta l’area oggetto
dell’intervento (v. foto 1 allegata in appendice), la stessa è stata ripartita in 3 tratti
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a partire dalla zona sovrastante la Via Trieste (A-B-C), frutto di una suddivisione
operata in riferimento alle vie principali presenti inferiormente (v. figura 1 allegata
in appendice).
Tratto "A" soprastante le vie Giotto, Trieste e Petriera (v. foto 2 allegata in
appendice).
Si sviluppa per circa 75 m di lunghezza e le pareti rocciose hanno altezza
variabile tra 10 m e 20 m.
E' riconoscibile dalla presenza di diversi fronti ad andamento verticale: quello a
quota inferiore è caratterizzato da due modeste cavità (pochi metri di profondità),
attualmente utilizzate come ovili.
Nella porzione del costone a quota più elevata si rinvengono due tratti distinti,
quello di sinistra risulta isolato, mentre quello di destra prosegue con un tratto ad
andamento pressoché ortogonale al precedente, prendendo quota con la pendice
soprastante sino a raccordarsi con il tratto più esteso in altezza, che degrada con
regolarità verso ovest sino a cedere il passo ad una pendice acclive, ma priva del
tratto subverticale.
Tratto "B" soprastante le vie Pedalino, Patti e Trento (v. foto 3 allegata in
appendice).
Si sviluppa per circa 40 m di lunghezza e le pareti rocciose hanno altezza
massima di circa 10 m .
E' caratterizzato, sulla sinistra, da una pendice a pendenza mediamente
costante, per lo più ricoperta da vegetazione con qualche sporadica emergenza
lapidea naturale. Sono presenti anche alcuni alberi d'alto fusto ed alcune
costruzioni fatiscenti adibite, con buona probabilità, a ricoveri per animali da
allevamento. Una di queste si trova quasi alla sommità della pendice, altre al
piede della stessa.
Procedendo verso destra, la citata pendice si interrompe dando spazio ad un
anfiteatro costituito da pareti rocciose di altezza modesta (al massimo 10 m), a
sviluppo quasi parabolico. Nella parte più in sinistra di tale anfiteatro si rinviene
un'ulteriore costruzione, analoga alle precedenti, parzialmente inserita sotto
l'aggetto della parete.
Al di sotto del citato anfiteatro sono perfettamente riconoscibili alcuni
terrazzamenti coltivati, regolarizzati da muri in conci di calcarenite ai quali si
accede dai lotti sottostanti.
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Tratto "C" soprastante le vie Santa Croce, Potenza e Pacini (v. foto 4 allegata i
appendice).
Si sviluppa per circa 75 m di lunghezza e le pareti rocciose hanno altezza
mediamente costante e prossima ai 15 m.
Il tratto è caratterizzato da diverse sporgenze e rientranze della propaggine
rocciosa, con l'ultima che si sviluppa dietro la parte più a sud-ovest del versante
creando una rientranza, invisibile dal basso. In particolare si può notare, partendo
da sinistra:
- un primo fronte, caratterizzato da aggrottamenti e cavità sparse;
- una zona centrale depressa, probabile tentativo di operazioni di cavatura,
caratterizzata da un fronte roccioso di altezza massima intorno ai 5 m;
- un fronte, più a destra, caratterizzato da una grossa porzione rocciosa verticale,
di aspetto colonnare; alla base di tale parete è presente un ampio pianoro,
ricoperto quasi ovunque da vegetazione e arbusti, con presenza di una
costruzione leggera in tubi metallici e lamiera. Ancora più in basso è da segnalare
un ammasso roccioso con, inframmezzato, un piccolo ripiano da cui si accede a
due grotte con evidenti segni attuali di utilizzo.
3 – SINTESI DELLO STUDIO GEOLOGICO
Dalla Studio Geologico-Tecnico, a firma della dott. Geol. Liborio
Vaccalluzzo, a cui si rinvia per i dettagli (v. allegati D1-D2-D3), dal punto di vista
geologico, i terreni presenti hanno un’origine sedimentaria e appartengono
esclusivamente alla Formazione delle “Calcareniti e Sabbie gialle”, di età
pliocenica, caratterizzata da un’elevata variabilità di facies.
Le calcareniti, che rappresentano il tipo litologico affiorante nella zona
studiata, si presentano di colore bianco-giallastro e in grossi banchi di aspetto
litoide, generalmente ben cementati, con frequenti resti fossili di lamellibranchi
solitamente mal conservati.
In seno alla massa rocciosa è possibile riscontrare locali passaggi a porzioni
più allentate e tenere che, per assottigliamento degli strati rocciosi, passano a
vere e proprie sabbie addensate di colore giallastro, a granulometria medio-
grossa.
Nella zona d’interesse il litotipo calcarenitico-sabbioso è per lo più affiorante,
anche se in alcuni punti è coperto da una sottile coltre di areato superficiale dato
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da terreno agrario/vegetale bruno-nerastro frammisto a materiale di alterazione
dello stesso substrato.
E’ da segnalare infine che, in corrispondenza del centro abitato, tale litotipo
è ricoperto da una coltre di depositi sabbioso-limosi rossastri, di origine eluviale-
alluvionale. Si tratta di terreni costituiti da materiali sciolti o poco consistenti,
eterogenei e a granulometria medio-fine, la cui formazione è da correlare sia alla
deposizione sedimentaria di antichi paleobacini idrografici sia al disfacimento e
all’alterazione chimico-fisica del sottostante substrato calcarenitico-sabbioso
pliocenico.
Riguardo la geomorfologia, l’aspetto generale del territorio è contraddistinto
da una caratteristica disposizione naturale a terrazzi del versante oggetto di
studio. Tale caratteristica conformazione morfologica è determinata
evidentemente dalla mutua interazione del substrato geologico, inteso nel suo
aspetto essenzialmente litologico, delle locali condizioni orografiche e morfo-
strutturali e del modellamento dovuto ai processi erosivi legati all’azione degli
agenti meteorici. Tale morfologia rappresenta solo in parte il risultato di fenomeni
naturali in quanto si sono riscontrati interventi di tipo antropico, realizzati allo
scopo di adattare il territorio alle esigenze urbanistiche, che evidentemente hanno
modificato intensamente le pendici originarie del Monte Cernigliere. In alcuni
punti, tra l’altro, si è notata la presenza di rocce completamente squadrate e di
forma regolare, testimonianza di probabili coltivazioni di cava a cielo aperto che,
in passato, sono servite per l’edificazione della città.
Sotto il profilo idrogeologico i litotipi presenti sono stati raggruppati nelle seguenti
due classi, che tengono conto sia del tipo e sia del grado di permeabilità:
Terreni a permeabilità medio-bassa, per porosità
Terreni a permeabilità medio-alta, per porosità e/o fessurazione
4 – INDAGINI ESEGUITE
Il comportamento degli ammassi rocciosi fessurati è ben rappresentato dal
cosiddetto “modello rigido discontinuo”, in base al quale eventuali dissesti
possono verificarsi per fenomeni di rottura lungo le discontinuità: i possibili
meccanismi dei singoli massi dipendono dall’orientazione delle superfici di
discontinuità che li delimitano in relazione a quella del fronte roccioso sul quale
sono ubicati e dalla resistenza al taglio della roccia lungo i giunti. Inoltre, la scelta
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della tipologia di intervento (passivo, attivo, misto) e l’entità delle forze
stabilizzanti da trasmettere agli elementi lapidei in equilibrio instabile per
assicurarne la stabilità con opportuno coefficiente di sicurezza sono funzioni, oltre
che del meccanismo di rottura, anche delle dimensioni dei blocchi rocciosi.
Sulla base di quanto innanzi detto, le indagini eseguite per il presente
progetto comprendono:
1. ispezioni in parete, con tecniche di progressione su corda, finalizzate
all’individuazione degli elementi lapidei in equilibrio instabile e al relativo
rilievo;
2. rilievi geostrutturali in corrispondenza dei singoli blocchi e in zone
rappresentative dell’ammasso roccioso, al fine di individuare le caratteristiche
delle discontinuità in esso presenti;
3. rilievi topografici dei costoni lapidei e dei pendii compresi tra gli stessi e i
manufatti a valle, per quantizzare le aree di intervento.
4. indagini geognostiche e geotecniche (sondaggi a carotaggio continuo,
prelievo di campioni rimaneggiati, e indagini di laboratorio).
5 – CENNO ALLO STUDIO GEOTECNICO
Dallo studio geotecnico, al quale si rinvia per i dettagli (v. Relazione R2), si è
avuta conferma delle condizioni di rischio molto elevato R4 per il centro abitato
che si sviluppa a valle dei costoni rocciosi oggetto del presente studio.
Infatti, mediante l’elaborazione dei rilievi geostrutturali, è risultato che le
caratteristiche di orientazione delle famiglie di discontinuità presenti nell’ammasso
roccioso sono tali che risultano cinematicamente e meccanicamente possibili
fenomeni di scorrimento e/o di ribaltamento intorno allo spigolo di valle di blocchi;
inoltre, con le ispezioni del fronte roccioso sono stati individuati diversi elementi
lapidei in equilibrio instabile di dimensioni rilevanti e/o comunque in condizioni di
pericolo grave sia per il centro abitato a valle sia nei riguardi dell’arretramento dei
fronti verso monte. Oltre ai fenomeni puntuali appena indicati, data la natura dei
terreni, sono frequenti ed accentuati fenomeni di “sgretolamento” che, se non
contenuti, potrebbero accelerare i fenomeni di erosione evolvendosi in fenomeni
gravitativi più importanti.
La probabilità che si verifichino crolli di elementi lapidei è, dunque, molto alta
e, di conseguenza, le condizioni di pericolo di caduta massi dai costoni rocciosi
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sono molto elevate.
6 – INTERVENTI PREVISTI IN PROGETTO
Nel suo complesso l'intervento è di tipo "misto", comprende, cioè, opere di:
difesa "passiva", mediante le quali non si consolida l'ammasso roccioso, ma si
impedisce che gli eventuali massi in caduta dai fronti lapidei possano
raggiungere i manufatti che si intende salvaguardare;
tipo "attivo", ossia finalizzate al consolidamento dell'ammasso roccioso.
Gli interventi di stabilizzazione verranno effettuati direttamente sulle pareti
rocciose e con essi si ridurrà la “pericolosità” dei fronti lapidei incombenti sul
centro abitato. Le opere di difesa passiva saranno ubicate nei pendii compresi tra
i costoni e le abitazioni e determineranno una riduzione del rischio della zona
urbanizzata nei confronti della caduta massi.
La scelta di un intervento di tipo "misto" deriva dalle seguenti considerazioni:
1. in costoni rocciosi estesi, quali quello in oggetto, è praticamente impossibile
individuare la completa totalità di massi in equilibrio instabile e, comunque, il
relativo consolidamento "a tappeto" comporterebbe costi notevolissimi. Di
conseguenza, si utilizzano opere di difesa passiva, in grado di arrestare
blocchi rocciosi fino ad una certa volumetria, che viene individuata sulla base
delle caratteristiche specifiche di tali opere e della ricostruzione aleatoria delle
traiettorie dei massi in caduta dai fronti rocciosi, come illustrato in dettaglio
nella Relazione R2 e nell’elaborato grafico A5;
2. gli elementi lapidei in equilibrio instabile di dimensioni tali, in rapporto alla
relativa posizione sul pendio, da non poter essere arrestati dalle opere di
intercettazione, devono essere stabilizzati con interventi di consolidamento,
da realizzare, pertanto, sui fronti rocciosi;
3. per limitare al minimo il peggioramento delle condizioni di stabilità di elementi
e intere porzioni del costone nei confronti dei fenomeni di arretramento del
fronte, su di esse si devono prevedere interventi di tipo attivo.
Specifici interventi, sempre di tipo "attivo" devono, altresì, prevedersi per la
sicurezza degli esecutori: prima di realizzare interventi di consolidamento di grossi
elementi lapidei ubicati al di sotto di massi di piccole dimensioni in procinto di
crollo, è necessario prevedere preliminarmente la stabilizzazione, anche
provvisoria, o la eliminazione mediante disgaggio di questi ultimi.
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Nel dettaglio, gli interventi previsti comprendono (v. elaborato A4):
barriere paramassi ad elevato assorbimento di energia dislocate a valle dei
costoni (interventi di difesa passiva);
il consolidamento di porzioni di costone (intervento di carattere esteso) o di
singoli elementi in equilibrio instabile (intervento puntuale) individuati e scelti
nel corso delle ispezioni e dei sopralluoghi, queste tipologie di intervento sono
da definirsi di tipo attivo.
6.1 - Intervento di “difesa passiva”
Gli elementi di tipo “passivo” non sono finalizzati al consolidamento
dell’ammasso roccioso, ma alla protezione della zona urbanizzata a valle. Si tratta
di barriere paramassi ad elevato assorbimento di energia, che verranno collocate
nel pendio al piede dei costoni rocciosi. Le barriere, del tipo “verticale”, saranno
in grado di bloccare elementi lapidei in caduta dai costoni rocciosi aventi energia
all’impatto con l’opera di intercettazione non inferiore a 1.000 kJ. Tale valore
energetico rappresenta il M.E.L., ossia il “massimo livello di energia” delle
barriere,che tuttavia devono essere caratterizzate da un S.E.L., ossia da un
“livello di energia di servizio”, non inferiore a 333 kJ: la barriera deve essere,
cioè, in grado di resistere a due successivi impatti di blocchi con energia di 333
kJ mantenendo la propria funzionalità, ossia senza danni alle parti strutturali e
con altezza residua non inferiore al 70% di quella di riferimento. Va evidenziato
che la caratterizzazione di una barriera paramassi ad elevato assorbimento di
energia con due differenti valori energetici, uno relativo allo stato limite ultimo
dell’elemento di intercettazione (M.E.L.), l’altro riguardante lo stato di servizio
(S.E.L.), è stato mutuato dalle ETAG 27, a cura dell’EOTA (European
Organization for Technical Approvals): si tratta delle linee guida per il Benestare
Tecnico Europeo di Sistemi di Protezione Paramassi. Sulla base della
ricostruzione delle traiettorie dei massi in caduta dai fronti rocciosi, si è
determinato che una altezza della barriera di 3,5 m risulta adeguata.
L’ubicazione delle barriere è indicata nelle planimetrie riportate negli elaborati
A4 e A5 e mediante lo studio delle traiettorie dei blocchi, già citato, è risultato che,
con barriere delle caratteristiche di dissipazione energetica innanzi indicate, è
possibile arrestare massi di volume non inferiore a 5,0 m 3 circa.
6.2 - Intervento di “carattere esteso”
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L’intervento comprende:
1. ispezione dei fronti rocciosi, a cura di rocciatori, nell'ambito della quale verrà
effettuato il disgaggio di piccoli massi (sino a 0.5 mc), in procinto di crollo e la
scerbatura, ossia l'eliminazione della vegetazione che può nascondere massi
pericolanti e delle radici vive che possono favorire crolli. Tenuto conto della
posizione del fronte roccioso, incombente sugli edifici, tale fase lavorativa
dovrà essere effettuata, ove necessario, predisponendo misure di sicurezza
temporanee. Il disgaggio dovrà essere limitato esclusivamente ai massi in
procinto di crollo di piccole dimensioni e, laddove possibile, previa applicazione
di rete sull’elemento lapideo in modo da frantumarlo ed asportarlo senza farlo
cadere.
2. per massi adiacenti in equilibrio instabile di volume dell'ordine del metro cubo,
o comunque in quelle porzioni di costone dove la natura del terreno può
determinare lo sgretolamento del fronte si è previsto l’utilizzo del cosiddetto
“rafforzamento corticale” della fascia di roccia in cui ricadono i piccoli massi
instabili. Esso consiste nell’applicazione di rete in filo metallico zincato tipo C
(UNI 3598) con diametro pari a 3 mm, in maglia esagonale 80 mm × 100 mm a
doppia torsione, in pannelli di larghezza 2 m, rinforzata con funi verticali di
diametro d = 10 mm (di cucitura dei pannelli adiacenti) e diagonali di diametro
12 mm, disposte secondo una maglia 4 m × 4 m, ancorate alla roccia integra
mediante chiodi con armatura in barre di acciaio zincato φ24 mm, della
lunghezza di m 3,0, attrezzate con golfare ad occhio circolare e radance con
manicotto pressato.
6.3 - Interventi di “carattere puntuale”
I problemi di stabilità localizzati riguardano:
1. blocchi rocciosi in equilibrio instabile adiacenti, con volume dell'ordine di
qualche metro cubo;
2. singoli elementi lapidei di grandi dimensioni (volume dell’ordine delle decine di
metri cubi o, anche, delle centinaia di metri cubi) con discontinuità interne che li
suddividono in blocchi minori;
3. singoli elementi lapidei in equilibrio instabile di volume variabile, anche
dell'ordine delle decine o delle centinaia di metri cubi, senza discontinuità interne
rilevanti.
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Nei casi 1. e 2. sui blocchi instabili, ovvero sui grossi elementi lapidei fratturati,
verranno applicati pannelli di funi di acciaio del diametro di 8 mm ad alta
resistenza. Le funi perimetrali di ciascun pannello, per il quale sono state previste
dimensioni di m 4 × m 4, saranno del diametro di 16 mm. Il pannello sarà
ancorato mediante n°4 tiranti armati con barre di diametro di 15 mm e della
lunghezza di m 5.
Per quanto concerne gli interventi di consolidamento di singoli elementi lapidei
in equilibrio instabile non fratturati (punto 3), la scelta dipende da un complesso di
fattori quali il possibile cinematismo, la morfologia dei luoghi nell'intorno del
blocco roccioso, l'entità della forza stabilizzante, ecc. In generale, per quanto
concerne i criteri che stanno alla base delle scelte progettuali, occorre progettare
l’intervento di consolidamento tenendo conto dell’esigenza prioritaria di garantire
la sicurezza degli operatori. Di conseguenza, ove possibile, l’intervento deve
essere realizzabile operando ai lati dell’elemento lapideo in equilibrio instabile e
mai a valle dello stesso.
Sulla base di quanto sopra, l’intervento puntuale a cui si è fatto riferimento, se
le condizioni al contorno lo consentono (v. appresso), consiste nella imbracatura
dell’elemento lapideo mediante funi in acciaio zincato φ 16 mm ancorate a tiranti
del tipo “a bulbo iniettato” posti ai lati dell’elemento medesimo, nella roccia stabile.
Anche in tal caso l’armatura e la lunghezza dei tiranti dipende dall’entità della
forza da trasmettere al blocco roccioso da consolidare;
Nei casi in cui:
• la morfologia dei luoghi non consente l’imbracatura;
• il blocco lapideo da consolidare è costituito di roccia, non fratturata, di buone
caratteristiche meccaniche;
• non sussistono pericoli di crollo immediato dell’elemento lapideo;
è stato previsto il placcaggio diretto del blocco roccioso, mediante tiranti del
medesimo tipo di quelli sopra descritti, con armatura in barre di acciaio ad alta
resistenza in genere di diametro pari a 26,5 mm e lunghezza variabile in funzione
dell’entità della forza stabilizzante e dello spessore (dimensione normale al
fronte).
L’intervento di consolidamento degli elementi lapidei “a sbalzo” deve essere
mirato alla ricostituzione del “piede” dei blocchi medesimi, operando, tuttavia, in
sicurezza. A tale scopo, ove necessario, si è previsto di operare per fasi
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successive:
in una prima fase si effettuerà la messa in sicurezza della porzione di costone
“a sbalzo”, al fine di ridurre le condizioni di pericolo, consentendo agli operatori
di lavorare in sicurezza nella fase successiva;
nella seconda fase si realizzerà la sottomurazione in c.a. del blocco roccioso
aggettante, tirantata alla roccia integra con tiranti identici a quelli innanzi
descritti per il placcaggio, nel caso in cui vi sia una carenza di spazio per la
realizzazione di una adeguata fondazione, oppure semplicemente armata nel
caso contrario.
Per qualche blocco lapideo in procinto di crollo, la cui asportazione non
innesca fenomeni di instabilità nella roccia retrostante, è stato previsto il disgaggio
o la disgregazione con mezzi meccanici.
Tutti gli interventi di tipo “attivo” saranno eseguiti con tecniche di progressione
su corda, a cura di rocciatori specializzati. Al fine di garantire la durabilità nel
tempo degli interventi di consolidamento previsti, particolare cura verrà posta per
ostacolare i fenomeni di corrosione delle parti metalliche degli interventi
medesimi. In particolare:
gli elementi metallici esterni, quali reti e pannelli di funi di acciaio, le asole di
passaggio delle funi di imbracatura e dei pannelli di funi e/o i manicotti con i
golfari da applicare ai tiranti di ancoraggio delle funi medesime, nonché i singoli
elementi di acciaio delle barriere paramassi dovranno essere zincati a caldo e/o
trattati con prodotti anticorrosione;
le piastre di acciaio di testata dei tiranti di placcaggio diretto degli elementi
lapidei in equilibrio instabile saranno collocate all’interno di nicchie scavate
nella roccia e, successivamente, annegate in un getto di calcestruzzo di
protezione;
per i tiranti del tipo “a bulbo iniettato” con armatura in barre di acciaio ad alta
resistenza si è fatto riferimento al tipo “con doppia protezione nei riguardi della
corrosione”, provvisti di guaina in materiale plastico, “liscia” in corrispondenza
della zona di ancoraggio libero e “corrugata” in corrispondenza della fondazione
o “bulbo”.
7 – TEMPI DI ESECUZIONE
La durata complessiva dei lavori viene stimata in mesi 4, ripartiti come
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indicato nel Cronoprogramma dei lavori (elaborato A9).
8 – PIANO PARTICELLARE DI ESPROPRIO
Gli interventi previsti in progetto sul costone roccioso (tipo attivo) e a valle (tipo
passivo), come ampiamente descritti al punto 6, interessano aree di proprietà
privata. La collocazione nel pendio, al piede dei costoni rocciosi, delle barriere
paramassi, come individuato nella tavola A4, determina una occupazione
temporanea e permanente della proprietà privata, come si evince nello stralcio
catastale della figura 2, allegata in appendice alla presente relazione.
Avendo tutti i proprietari interessati riconosciuto l’importanza e la necessità
degli interventi progettuali che interessano i loro terreni (da anni sollecitano il
Comune di Leonforte perché si intervenisse in tale direzione), non è stato
necessario predisporre il piano particellare di esproprio e l’eventuale indennità
dovuta, in quanto lo scrivente, in data 13/03/2014, ha acquisito i gli atti di rinuncia
a qualsiasi indennità per occupazione temporanea o permanente di suolo da
parte dei proprietari, o aventi titolo, interessati dalla realizzazione delle barriere
paramassi, nonché le loro autorizzazioni, nei confronti del Comune di Leonforte,
per l’accesso, in qualsiasi momento, al fine di potere eseguire gli interventi di
manutenzione ordinaria previsti e/o quelli di manutenzione straordinaria che si
rendessero necessari. Tali accessi saranno stabiliti, concordemente tra il R.U.P, il
sottoscritto ed i proprietari, in dettaglio al completamento dei lavori.
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9 – QUADRO ECONOMICO
A. Importo dei Lavori e delle forniture
A.1 Importo dei lavori (v. elaborato B3) € 211.409,94
A.2 Costo della manodopera (v. elaborato B.4) € 47.683,27
A.3 Importo dei lavori soggetto a ribasso (A.1-A.2) € 163.726,67
A.4 Costo della Sicurezza (v. elaborato C4) € 5.428,28
A Totale importo dei lavori (A.1+A.4) € 216.838,22
B. Somme a disposizione dell'Amministrazione
B.1Progettazione esecutiva, direzione lavori, contabilità,
coordinatore in fase di esecuzione e progettazione€ 44.250,05
B.2 Studio geotecnico e geologico € 22.533,92
B.3Indagini geognostiche-geotecniche e rilievi
geostrutturali/geomorfologici€ 15.265,00
B.4Bonifica per possibile rinvenimento di ordigni bellici
(Legge n. 177/2012)€ 3.000,00
B.5 Imprevisti (<= 5% di A) € 10.669,11
B.6 Acquisizione/Occupazione aree o immobili
B.7 Competenze per il R.U.P. (0,5% di A) € 1.084,19
B.8Competenze per il personale di supporto al R.U.P. (0,15%
di A)€ 325,26
B.9 Prove di accettazione materiali e di collaudo € 6.000,00
B.10 Spese per pubblicità € 4.000,00
B.11 Collaudo Statico (D.M. n. 143/2013)) € 5.177,99
B.12 Collaudo tecnico-amministrativo
B.13 Oneri discarica € 1.000,00
BTotale Somme a disposizione
dell'Amministrazione (B1+....+B13)€ 113.305,52
C. I.V.A. e Oneri previdenziali
C.1 Oneri previdenziali (4% di B.1+B.11+B.12) € 1.977,12
C.2 Oneri previdenziali (2% di B.2) € 450,68
C.3I.V.A. su Spese tecniche
(22% di B.1+B.2+B.11+B.12+C1+C2) € 16.365,75
C.4 I.V.A. su Lavori e Forniture (22% di A) € 47.704,41
C.5 I.V.A. su Indagini e rilievi (22% di B.3) € 3.358,30
C Totale I.V.A. e Oneri Previdenziali (C.1+...+C.5)€ 69.856,26
IMPORTO COMPLESSIVO DEI LAVORI (A+B+C) € 400.000,00
Si osserva quanto appresso:
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con riferimento all’importo dei lavori, i prezzi applicati alle singole categorie di
lavoro sono stati desunti dal Prezzario Regionale vigente, relativo all’anno
2013; per quelli non previsti in elenco sono stati stimati nuovi prezzi (elaborati
B1-Analisi Prezzi e B2-Elenco Prezzi);
gli importi delle righe B.1 e B.2 relativi alle competenze tecniche dei
professionisti esterni all’Amministrazione (lo scrivente e il geologo)
scaturiscono dalle offerte fatte a seguito di gara per procedura negoziata
espletata con il criterio del massimo ribasso;
l’importo della riga B.3 relativo alle indagini geognostiche-geotecniche e dei
rilievi geostrutturali/geomorfologici scaturisce dai lavori in economia eseguiti
dalla Società Geo Services Trivellazioni e Sondaggi s.r.l. per conto del
Comune di Leonforte, di cui alla determina del Capo Settore 6° LL.PP. n. 1 del
7/1/2014;
l’importo della riga B.4 è stato preventivato per i rischi derivanti dal possibile
rinvenimento di ordigni bellici inesplosi nei cantieri temporanei o mobili, come
definiti dall'articolo 89, comma 1, lettera a), del D. Lvo n. 81/08, interessati da
attività di scavo.
l’importo della riga B.5 relativo agli imprevisti è inferiore al 5% dell’importo dei
lavori, come prescritto dalla vigente normativa.
Per quanto riguarda il collaudo tecnico-amminitrativo, verrà redatto dal
direttore dei lavori il certificato di regolare esecuzione, come prescritto dalla
vigente normativa.
10 – ELABORATI DI PROGETTO E COLLABORAZIONI
Oltre alla presente Relazione Generale R1, fanno parte del progetto gli elaborati
appresso elencati:
R2 - Relazione Geologica;
R3 - Relazione Geotecnica;
R4 - Piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti;
R5 - Relazione topografica;
A1 - Cartografia;
A2 - Documentazione Fotografica;
A3 - Rilievo Topografico-Piano quotato;
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A3/1 - Rilievo Topografico-Viste assonometriche;
A3/2 - Rilievo Topografico-Sezioni;
A4 – Ubicazione degli interventi di consolidamento;
A5 - Studio delle traiettorie dei blocchi in caduta dal costone roccioso e
verifica delle barriere paramassi;
A6 - Interventi di difesa passiva: Barriere paramassi - Disegni esecutivi;
A7 - Interventi di consolidamento di tipo attivo - Disegni esecutivi;
A8/1 - Interventi di consolidamento sui blocchi 1A, 3A, 4A, 6A e 7A;
A8/2 - Interventi di consolidamento sui blocchi 10A, 12A, 12B, 12C e Zona 13;
A8/3 - Interventi di consolidamento sui blocchi 11A, Zone 14 e 15;
A9 - Cronoprogramma dei lavori;
B1 - Analisi Prezzi;
B2 - Elenco Prezzi;
B3 - Computo Metrico;
B4 - Quadro dell’incidenza percentuale della manodopera;
B5 - Schema di Contratto;
B6 - Capitolato Speciale di Appalto;
Lo scrivente, previa autorizzazione del Responsabile Unico del Procedimento, è
stato collaborato dall’ing. Buccheri Angelo e dall’ing. Licata David per la
progettazione esecutiva e l’elaborazione dei rilievi topografici del costone roccioso
con la relativa restituzione su supporto cartaceo e magnetico.
Lo Studio Geologico-Tecnico è stato redatto dal dott. Geol. Liborio Vaccalluzzo,
incaricato dall’Amministrazione.
11 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Come già evidenziato in precedenza, nel presente progetto sono stati previsti
interventi di stabilizzazione, effettuati direttamente sulle pareti rocciose, che
ridurranno la “pericolosità” dei fronti lapidei incombenti sul centro abitato, mentre
le opere di difesa passiva, ubicate nei pendii compresi tra i costoni e le abitazioni,
determineranno una riduzione del rischio della zona urbanizzata nei confronti
della caduta massi.
Nella redazione del presente progetto si è operato con estremo dettaglio per
individuare eventuali condizioni di pericolo, effettuando rilievi puntuali diretti
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(ispezione su corda) ed indiretti (mediante strumentazione topografica).
E’, quindi, evidente che è stato fatto, allo stato attuale dei costoni, ciò che è tecnicamente
possibile per individuare le situazioni di pericolo al momento prevedibili nell’area in
studio e per ridurre le condizioni di rischio per il sottostante centro abitato.
Una volta realizzate le opere in progetto, le condizioni di rischio si saranno
sensibilmente ridotte. Tuttavia, non si potrà ritenere “nulla” la condizione di rischio
residuo, per la potenzialità di situazioni di pericolo “imprevedibili” in quanto al
momento “non visibili”, poiché il costone è stato interessato da “storie geologiche”
particolarmente complesse, che hanno determinato situazioni geostrutturali che
evolvono verso condizioni di dissesto sia a “grande” scala che a “piccola” scala, per
cui la naturale evoluzione dei versanti può, nel tempo, rendere in equilibrio instabile
singoli elementi lapidei e/o aree estese attualmente in condizioni di equilibrio. Del
resto in nessun settore dell’ingegneria, ma anche di semplice vita quotidiana, si può
considerare “nulla” la condizione di rischio; ed infatti, nel settore del
consolidamento di costoni rocciosi l’obiettivo realistico è la “mitigazione” del
rischio.
Il principale strumento per controllare le residue condizioni di rischio è “la
prevenzione”, basata:
1. sul “monitoraggio” della parete rocciosa;
2. sulla “manutenzione” delle opere di salvaguardia realizzate.
E' stato, pertanto, definito un programma dei controlli periodici e di
manutenzione delle opere realizzande, come peraltro previsto dalla vigente
normativa. Si ritiene, pertanto, di fondamentale importanza per la salvaguardia e
la sicurezza della zona in oggetto e delle abitazioni a valle, che nel tempo
vengano effettuati i controlli e la manutenzione delle opere illustrati in dettaglio
nell'elaborato R4 - Piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti.
In conclusione possiamo affermare che, data la natura geologica dei terreni e
le caratteristiche geostrutturali e geomeccaniche dell’ammasso, gli interventi di
consolidamento e protezione previsti ridurranno notevolmente il grado di rischio
nei confronti del pericolo da caduta massi del centro abitato a valle dei costoni in
oggetto.
Tale obiettivo si raggiunge con la realizzazione delle opere di difesa passiva
(barriere paramassi ad assorbimento di energia) che sono in grado di arrestare i
blocchi in caduta dai costoni in argomento, anche di elevata volumetria, diretti
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verso il centro abitato. Dal momento che la riduzione del rischio da caduta massi
si ottiene già con le opere di difesa passiva, gli interventi di tipo attivo assumono
la principale finalità della protezione delle pareti rocciose, impedendo il progredire
dei fenomeni di alterazione in superficie e l’arretramento dei fronti. Infatti, dovendo
effettuare un’opportuna valutazione compatibile con le disponibilità economiche,
si è scelto di intervenire con consolidamenti di carattere puntuale sui blocchi
instabili di maggiori di dimensioni e con interventi di carattere esteso sulle porzioni
dei costoni che presentavano un più elevato grado di alterazione e fratturazione.
Ad interventi eseguiti, pertanto, non si potrà escludere la possibilità che alcuni
piccoli elementi possano distaccarsi dalle porzioni non consolidate dei costoni.
Tali distacchi, che in nessun caso potranno propagarsi e raggiungere il centro
abitato a valle, potranno interessare esclusivamente le immediate vicinanze dei
fronti lapidei sub verticali, producendo un livello di rischio minimo ed accettabile.
I proprietari, o aventi titolo, dei terreni sottostanti i fronti lapidei saranno
edotti sul livello di rischio presente, anche se minimo e accettabile, dopo
l’intervento realizzato, per cui la fruizione di tali luoghi è a loro rischio e
pericolo.
Una considerazione a parte meritano le cavità naturali, attualmente adibite ad
ovili, individuate nella parte inferiore della zona A. Le condizioni di stabilità
generali delle stesse non destano preoccupazione, ma, le volte delle cavità
(soprattutto quella di sinistra) potrebbero essere soggette al distacco di
elementi di contenute dimensioni. Ciò è incompatibile con la fruizione delle
cavità che deve essere, di conseguenza, impedita.
Allegati in appendice:
Foto 1 - Vista generale dei costoni rocciosi oggetto del presente studio
Foto 2 - Vista generale del tratto A.
Foto 3 - Vista generale del tratto B.
Foto 4 - Vista generale del tratto C.
Figura 1 – Stralcio della C.T.R. con ubicazione dei tratti A-B-C ed indicazione dellaviabilità di riferimento – scala 1:2.000
Figura 2 – Stralcio catastale - scala 1:1.000
Leonforte, marzo 2014
Il ProgettistaIng. Angelo Varvuzza
Figura 1 – Stralcio della C.T.R. con ubicazione dei tratti A-B-C ed indicazione della viabilità diRiferimento. Scala 1:2000