Quinta Provincia

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Aprile 2012 - anno I - n° 0 Free press NUMERO “ZERO” Il prossimo numero in uscita il 5 maggio Aprile 2012 - anno I - n° 0 Free press Genova Golfo Paradiso Entroterra Golfo Tigullio Cinque Terre LE RAGIONI DI UN NOME CHIAVARI E RAPALLO u Le due città in attesa del voto amministrativo Il 19 ottobre del 2001 fu presentata un’apposita proposta di legge alla Camera dei deputati nella quale si richiese la costi- tuzione della nuova provincia del Tigullio. La proposta venne presentata da alcuni parlamentari del comprensorio tigullino e, se approvata, avrebbe di fatto staccato il territorio rivierasco dal controllo dell’attuale provincia di Genova, in via di scio- glimento. La quinta provincia ligure, con capoluogo Chiavari, sarebbe stata composta dai comuni di: Avegno, Bogliasco, Borzonasca, Camogli, Carasco, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Chiavari, Cicagna, Cogorno, Coreglia Ligure, Favale di Malvaro, Lavagna, Leivi, Lorsica, Lumarzo, Mezzanego, Moconesi,Moneglia, Ne, Neirone, Ore- ro, Pieve Ligure, Portofino, Rapallo, Recco, Rezzoaglio, San Colombano Certenoli, Santa Margherita Ligure, Santo Stefano d’Aveto, Sestri Levante, Sori, Tribogna, Uscio, Zoagli, per un totale di 35 amministrazioni delle 67 attualmente componenti la provincia genovese. Oggi, a distanza di 11 anni nasce la “provincia mediatica”, su carta e in rete, per rilanciare gli interessi dei 35 comuni origina- riamente destinati a dare corpo al nuovo ente. Dal Paradiso (golfo) fino alle Favole (baia) e poi verso l’Aveto (parco) si estende il nostro comune interesse. IREN SPA CICLO DELLE ACQUE u Verità nascoste A Genova IREN mette in vendita 150 milioni di euro di beni per tappare i buchi maggiori e offre agli acquirenti dei beni (immo- bili usati da IREN, compresa la sede di via s. Giacomo e Filippo) di pagare loro l’affitto................... spaventoso!!!!! Il consigliere comunale Bruno chiede lumi: (continua a pag. 8) PORTA A PORTA? DIFFERENZIATA u Che cos’è in realtà Nella raccolta differenziata por- ta a porta, non sono i cittadini a portare i rifiuti nei cassonetti, ma sono gli incaricati del ser- vizio che passano a domicilio a ritirarli. Per facilitare le ope- razioni, vengono spesso forniti alle famiglie bidoni o bidoncini. La raccolta differenziate pre- suppone che in uno stesso con- tenitore o sacco vengano inseri- ti rifiuti omogenei [...] (continua a pag. 12) LA QUINTA PROVINCIA Pag 4 e 5 Pag 6 e 7

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Quinta Provincia Numero 00

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Aprile 2012 - anno I - n° 0 Free press

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Aprile 2012 - anno I - n° 0 Free press

Genova Golfo Paradiso Entroterra Golfo Tigullio Cinque Terre

LE RAGIONIDI UN NOME

CHIAVARI E RAPALLO u Le due città in attesa del voto amministrativo

Il 19 ottobre del 2001 fu presentata un’apposita proposta di legge alla Camera dei deputati nella quale si richiese la costi-tuzione della nuova provincia del Tigullio. La proposta venne presentata da alcuni parlamentari del comprensorio tigullino e, se approvata, avrebbe di fatto staccato il territorio rivierasco dal controllo dell’attuale provincia di Genova, in via di scio-glimento.La quinta provincia ligure, con capoluogo Chiavari, sarebbe stata composta dai comuni di:

Avegno, Bogliasco, Borzonasca, Camogli, Carasco, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Chiavari, Cicagna, Cogorno, Coreglia Ligure, Favale di Malvaro, Lavagna, Leivi, Lorsica, Lumarzo, Mezzanego, Moconesi,Moneglia, Ne, Neirone, Ore-ro, Pieve Ligure, Portofino, Rapallo, Recco, Rezzoaglio, San Colombano Certenoli, Santa Margherita Ligure, Santo Stefano d’Aveto, Sestri Levante, Sori, Tribogna, Uscio, Zoagli, per un totale di 35 amministrazioni delle 67 attualmente componenti la provincia genovese.Oggi, a distanza di 11 anni nasce la “provincia mediatica”, su carta e in rete, per rilanciare gli interessi dei 35 comuni origina-riamente destinati a dare corpo al nuovo ente.Dal Paradiso (golfo) fino alle Favole (baia) e poi verso l’Aveto (parco) si estende il nostro comune interesse.

IREN SPACICLO DELLE ACQUE u V e r i t à n a s c o s t e

A Genova IREN mette in vendita 150 milioni di euro di beni per tappare i buchi maggiori e offre agli acquirenti dei beni (immo-bili usati da IREN, compresa la sede di via s. Giacomo e Filippo) di pagare loro l’affitto...................spaventoso!!!!!Il consigliere comunale Bruno chiede lumi:

(continua a pag. 8)

PORTA A PORTA?DIFFERENZIATA u C h e c o s ’ è i n r e a l t à

Nella raccolta differenziata por-ta a porta, non sono i cittadini a portare i rifiuti nei cassonetti, ma sono gli incaricati del ser-vizio che passano a domicilio a ritirarli. Per facilitare le ope-razioni, vengono spesso forniti alle famiglie bidoni o bidoncini.La raccolta differenziate pre-suppone che in uno stesso con-tenitore o sacco vengano inseri-

ti rifiuti omogenei [...](continua a pag. 12)

L A Q U I N T A P R O V I N C I APag 4 e 5

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Aprile 2012 - anno I - n° 0 Free press

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Da Bogliasco a Moneglia u ...su su fino a Santo Stefano D’Aveto

La Quinta provinciaintroDuZionE aL proGEtto EDitoriaLEL E r a G i o n i D E L n o M E . . .Intorno al 2001 nacque l’inten-zione di “creare” una nuova provincia ligure con il comune di CHIAVARI nella veste di ca-poluogo.A tale scopo Il 19ottobre del 2001 fu presentata un’apposita proposta di legge alla Camera dei Deputati nella quale si richie-se la costituzione della nuova provincia del Tigullio. La pro-posta venne presentata da alcuni parlamentari del comprensorio tigullino e, se approvata, avrebbe di fatto staccato il territorio rivie-rasco dal controllo dell’attuale provincia di Genova, oggi in via di scioglimento.La proposta prevedeva la riu-nione in un ente provinciale dei territori di 35 comuni, Avegno, Borzonasca,Camogli, Carasco, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Chiavari, Cicagna, Cogorno, Coreglia Ligure, Fa-vale di Malvaro, Lavagna, Leivi, Lorsica, Lumarzo, Mezzanego, Moconesi, Moneglia, Né, Neiro-ne, Orero, Pieve Ligure, Porto-fino, Rapallo, Recco, Rezzoaglio, San Colombano Certenoli, Santa Margherita Ligure, Santo Stefa-no d’Aveto, Sestri Levante, Sori, Tribogna, Uscio, Zoagli.Oggi, a distanza di 11 anni da quel progetto mai nato, prende forma la provincia dei cittadi-

ni attraverso la pubblicazione del periodico denominato “LA QUINTA PROVINCIA”.La pubblicazione, distribuita a partire dal 5 aprile 2012 con il n° ZERO, uscirà con il primo numero il 5 maggio, e successiva-mente ogni 5° giorno dei mesi a seguire.I contenuti saranno interamente dettati da comunicazioni pro-venienti dal territorio attraver-so l’attività dei comitati diffusi quasi ovunque, le associazioni e i singoli. Gli argomenti proposti dai citta-dini saranno esaminati e utilizza-ti per suscitare l’intervento delle amministrazioni comunali inte-ressate e produrranno un corri-spondenza volta all’ottenimento del risultato richiesto dalla popo-lazione.Quindi verrà sostenuta una po-sizione di appoggio alle ammi-nistrazioni propense a fare risul-tato socialmente positivo e una radicale linea di contrasto verso le amministrazioni restie a rap-portarsi con i cittadini secondo un percorso di democrazia par-tecipata.Più in generale, la Quinta Pro-vincia terrà una linea di appog-gio alle amministrazioni favore-voli allo sviluppo incondizionato dell’economia d’area, con dimo-

strato beneficio diffuso, inten-dendo con questo “beneficio” ciò che può derivare da tutti i progetti di realizzazione di evi-dente e chiaro incremento della ricchezza intrinseca al territorio e ai suoi abitanti. In caso con-trario la posizione della testata assumerà una rilevante posizione critica diffusa anche attraverso convegni e riunioni all’interno delle quali sia espresso un dibat-tito forte e proveniente da una solida base di conoscenza.Seguendo lo stesso orientamen-to, anche la raccolta pubblicita-ria del periodico verrà indiriz-zata alla diffusione di messaggi provenienti da attività territoriali che generano ricchezza d’area in un ambito di “filiera corta” o di prossimità; manterrà anche un vincolo rigoroso a non pubbli-care richiami pubblicitari verso attività di “COMPRO ORO”, SALE GIOCO, GRANDE DI-STRIBUZIONE ORGANIZ-ZATA DELLA CATENA ALI-MENTARE/ARTIGIANALE, e, più in generale, quelle attività o servizi che contrastino con la filiera della prossimità in un am-bito di economia primaria loca-lizzata.Allo scopo di creare ricchezza nell’area della Quinta provin-cia è necessario stabilire, in via

preliminare, quale sia il settore di produzione di maggiore in-teresse.L’attività di produzione viene tradizionalmente suddivisa in tre settori, che a grandi linee rap-presentano anche l’evoluzione del sistema economico. Questi tre settori produttivi tra-dizionali sono: - primario – se-condario - terziarioIl settore primario comprende tutte le attività che consistono nell’utilizzo delle risorse naturali senza apportare ad esse trasfor-mazioni particolarmente rilevan-ti. Rientrano pertanto in questo settore le attività di coltivazione della terra, dell’allevamento, del-la silvicoltura, la pesca, la caccia, l’estrazione di materiali dal suo-lo (fonti minerali, miniere, cave, torbiere, giacimenti…).Il settore secondario è formato dalle imprese che si occupano della trasformazione materiale delle risorse naturali o di altri fattori produttivi in beni destina-ti al consumo oppure all’impie-go in ulteriori processi. Questo settore, sviluppatosi in Europa a partire dalla metà del 1700 (con la cosiddetta “rivoluzione industriale”), comprende nume-rose attività molto diversificate. In esse si comprendono tutte le attività a carattere industriale:

meccanica, tessile, elettrica, edi-le, aerospaziale, chimica, alimen-tare, siderurgica…Il settore terziario comprende tutte le attività di produzione di servizi. Rientrano quindi in questa categoria le attività com-merciali, di trasporto, bancarie, assicurative, di consulenza, di pubblicità, le attività turistiche e alberghiere, ecc…Il settore terziario, tipico delle economie avanzate, si è note-volmente ampliato soprattutto negli ultimi decenni, tanto che, per moltissimi studiosi, ha ormai dato origine ad un quarto settore, nato ovviamente come “appendi-ce” del terziario. Si tratta di setto-re definito “terziario avanzato” e costituito da tutte le imprese che fanno ampio uso delle più mo-derne tecnologie informatiche e telematiche (ITC=Information and Communication Tecnolo-gy). Rientrano in questo “quar-to settore” tutte le imprese che si occupano della realizzazione di software, della progettazione informatica, dell’elaborazione di progetti di automazione, ma an-che chi opera nell’e-commerce. Rientrano quindi in questo set-tore le imprese della cosiddetta “new economy“.Secondo la nota legge di Colin Clark, al progredire di una eco-nomia il peso relativo di ciascun settore diminuisce a vantaggio del settore successivo e tutti pos-sono notare come il primo ed il secondo settore siano ormai spa-riti nella Quinta provincia.Dunque occorre ricominciare daccapo, ma con il vantaggio dato dalle conoscenze attuali ! A meno che non vogliamo nutrirci di “BIT”!

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Economia d'area u Non è solo “Filiera Corta”

i casi critici Di un’EconoMia in DEcLinoSi è visto che Il “terziario”, che comprende tutte le attività di produzione di servizi, come le attività commerciali, di tra-sporto, bancarie, assicurative, di consulenza, di pubblicità, le attività turistiche e alberghiere, ecc. è avviato alla sofferenza; tale situazione potrebbe essere inarrestabile in mancanza di un progetto generale d’area che la Quinta provincia deve necessa-riamente darsi, anche in tempi brevi.Proviamo a vederne le criticità:Il commercio delle piccole im-prese distribuite sul territorio soffre la riduzione costante della circolazione monetaria dovu-ta alla diminuzione del potere d’acquisto residuale derivato dall’aumento di beni e servizi che indeboliscono la disponibi-lità dell’area. I carburanti, i tra-sporti, i generi di monopolio, i servizi di RSU (gestiti da privati extraterritoriali) e in generale tutto quanto porta la “moneta” fuori dall’area sono aumentati in maniera significativa e continue-ranno a farlo. L’aumento di que-sti svuota le tasche dei cittadini lasciando ben poca disponibilità a “spendere” sul territorio e sug-gerisce (perchè questo è il mes-saggio recepito) di rivolgersi a canali distributivi estremamente

economici. I “discount”, tutti di proprietà extranazionale, che catturano liquidità sul territorio e la trasferiscono dove si collo-cano i fornitori (quasi nessuno in Italia). I trasporti ferroviari, lasciando a parte la pessima qualità del servizio, generano disavanzo costante che viene sempre più a gravare sulle casse pubbliche e si riduce poi in una riduzione di altri servizi che aggravano i costi per il cittadino.I trasporti su gomma (ATP) presentano oggi una posizione talmente deficitaria, aggravata dalla situazione fallimentare di AMT (debiti spalmati su ATP), da far presumere, a breve, un ulteriore riduzione del servizio con aumento dei costi per il cit-tadino costretto all’utilizzo del mezzo individuale. I trasporti via mare, sempre pro-gettati e mai avviati, sopravvivo-no con estrema difficoltà e fanno temere un blocco alla fine della stagione estiva anche a causa dell’incapacità di progettare un forte aumento della stagionalità turistica.Le banche, le assicurazioni e le attività di consulenza seguono il medesimo declino ma è all’in-terno della loro modalità opera-tiva che si situa la ragione della

riduzione dell’attività; in poche parole si stanno suicidando, per-chè non intendono comprende-re che l’impostazione rigida-mente corporativa e speculativa che si sono date sarà la causa di quanto.Quanto alle attività turistiche e alberghiere il discorso diventa piuttosto complesso e necessita di alcune specifiche osservazioni che siano utili a definirne i con-torni e i “soggetti” che vi parte-cipano.Il turismo è un insieme com-plesso di funzioni che debbono seguire un impianto generale necessitante di un soggetto for-temente partecipato ed organiz-zato.Molti anni or sono, quando i soldi giravano in gran quantità, nessuno si è mai fatto carico di analizzare ipotesi di forte im-patto rispetto alla necessità di costruire un “modello levante” che non fosse replicabile in altri luoghi.Questo significa che se l’offerta turistica si limita a “svuotare le tasche” ai poveri sprovveduti che vengono in riviera (così è ac-caduto per decenni) senza darsi un progetto attrattivo forte, il destino conseguente è il crollo del sistema.Gli esperimenti fatti negli anni

sono stati tutti terribilmente negativi e hanno portato alla situazione attuale perchè gover-nati da “trombati” dei partiti dominanti che avevano il solo ed esclusivo incarico di mante-nere saldo il dominio del sistema turistico nelle mani del partito dominante.Gli alberghi di qualità, quasi tutti passati nelle mani di gran-di gruppi internazionali, non hanno mai avuto il necessario interesse a dare vantaggi diffu-si sul territorio perchè il loro “bilancio” rientrava nel bilan-cio generale della compagnia proprietaria e se, per ipotesi, la compagnia rimetteva un milione di euro a Santa Margherita Li-gure, sopportava la perdita per-chè, magari, guadagnava bene a Londra; il suo fine era quello di avere comunque una presenza nel Tigullio che era utile per mo-strare la sua “diffusione” in aree turisticamente molto rinomate.Gli operatori turistici locali, a loro volta, hanno sempre bene-ficiato di particolari attenzioni da parte delle amministrazioni comunali e, bene o male, hanno sempre fatto ottimi guadagni nelle stagioni estive anche se si stavano lentamente riducendo i periodi di affluenza. Ristoranti e bar, seguivano il disegno suicida

della mancanza di progettazione complessiva.Una riflessione deve essere po-sta a quanto è accaduto a Por-tofino (ormai deserta) quando nel 2009 venne pubblicizzata la “geniale trovata” di replicare il borgo nel Dubai (!!??) Si legge-va nella new: “Già nei mesi scor-si, il sindaco di Portofino aveva scritto una lettera d’intenti sul progetto della Portofino degli Emirati Arabi allo sceicco, che aveva già fatto una prima visita in Comune per spiegare l’idea e i primi passi dell’operazione. L’estate scorsa le trattative si sono intensificate e da oggi si può parlare di «fase operativa». Proprio per «ricreare la tipicità di Portofino», da Dubai è arri-vata la richiesta che alcuni por-tofinesi, finita la stagione estiva, si trasferiscano in terra d’Arabia per portare tra le sabbie saudi-te «l’indole più genuina dalla gente del Borgo».Per l’esattezza gli emissari dello sceicco hanno chiesto che i portofinesi vadano a Dubai, «per modellare quello che verrà creato, anche nello spirito del posto».”E’ chiaro il concetto espresso più sopra ? Come si può pensare di arric-chire un’area, se si contribuisce (per le tasche di una ristretta “cerchia” di operatori) a realiz-zare un clone ?Oggi si leggono interventi che lamentano la scarsa affluenza di turisti nel borgo che fu uno dei pezzi di pregio del levante e appare ridicolo osservare che coloro che oggi “mugugnano” e propongono le soluzioni sono gli stessi che hanno generato il problema.

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Monetarismo? u L’unica ideologia oggi imperante

La situaZionE attuaLE, un EsaME iniZiaLE

Le antiche attività di primo set-tore che generarono per decen-ni una forte economia si sono ridotte a ben poca cosa:La coltivazione della terra e l’al-levamento sono ormai residuali e sottoposti ad attacchi da più parti volti a distruggerli com-pletamente a favore della GDO alimentare governata da grandi gruppi internazionali che en-trano sul territorio drenando la liquidità monetaria.La silvicultura, la pesca e la caccia risultano inesistenti in quanto a volume complessivo essendo ormai riservate a pochi soggetti per lo più con attività esercitata secondo una modalità di tipo amatoriale.I prelievi o estrazioni sono ri-dotte a poche cave di pietra an-cora attive (l’ardesia è “finita”), mentre le ultime fonti di acque minerali, dopo le aggressioni dei gruppi romani e le improponi-bili soluzioni messe in atto dagli enti proprietari (Regione in pri-mis) hanno prodotto fallimenti a catena e danno economico in-sopportabile. Il secondo settore, dedito alla

trasformazione, è da tempo in agonia e quotidianamente si os-servano chiusure motivate dalle più “originali” ragioni ma, nella realtà, le chiusure delle impre-se seguono un ciclo economico naturale (la già citata legge di Colin Clark) e lasciano sul po-sto centinaia di disoccupati an-dando a sostituire l’economia di primo settore nei paesi più arre-trati rispetto all’Italia (Romania, Albania ecc.).Il “terziario”, che comprende tutte le attività di produzione di servizi, come le attività com-merciali, di trasporto, bancarie, assicurative, di consulenza, di pubblicità, le attività turistiche e alberghiere, ecc…non gode cer-to di buona salute perchè non è un elemento di produzione di ricchezza a tutto tondo, salve alcune eccezioni, poiché esiste solo in funzione della presenza forte dei primi due settori.L’unico tra questi “terzi” che potrebbe ancora dare un risul-tato è rappresentato dal com-parto turistico alberghiero, ma appare evidente la mancanza di una progettazione complessiva

ed è abbandonato ad iniziative a macchia di leopardo che non generano altro che sovrapposi-zioni di date, eventi, sistemi di attrazione che producono, in-fine, molta confusione allonta-nando i possibili ospiti/fruitori a vantaggio di altre aree dotate di progettualità condivisa.Quanto al terziario avanzato (per altri detto “quarto setto-re”), appare evidente come sia solo allo stato embrionale e non dia effetti significativi nella zona di nostro interesse.Detto questo si può avviare un percorso di rimedio stante la buona abitudine, assunta da questo progetto editoriale, di non perdere tempo e dedicare energie a scoprire di chi sia la “colpa”.Il rimedio alla grave perdita dell’economia della Quinta provincia è assai semplice e si basa sulla riflessione che deriva, ancora una volta dalla legge di Clark più volte richiamata in queste pagine.Se è vero, come sostiene Clark e come si sta verificando con estrema evidenza, che l’abban-

dono dei settori inferiori per svi-luppare i superiori genera dan-no, allora il rimedio necessario è quello di “RICOMINCIARE DA CAPO” utilizzando, fino dalla ripartenza, i grandi vantag-gi che vengono offerti dall’evo-luzione positiva della conoscen-za nei diversi ambiti interessati all’azione da intraprendere.Alcuni esempi possono essere utili a ben comprendere questo percorso.Parliamo di primo settore e quindi di coltivazione e alle-vamento, che furono la prima forma di economia, intesa come utilizzo armonico del territo-rio nell’agricoltura tradizionale legata, questo è fondamentale, all’artigianato produttivo (gli utensili, gli attrezzi ecc.)In questa fase storica l’essere umano iniziava ad abbandona-re il prelievo naturale (foglie e bacche per l’alimentazione) e metteva semi nel terreno avendo scoperto che poteva “collabora-re” con la natura nutrendosi di ciò che le stagioni potevano far generare; comprendeva anche come allevare animali diversi (che fino ad allora aveva caccia-to per nutrirsi delle loro carni, anche crude) consentiva di man-tenerli in vita ricavando latte, formaggi, uova, concimi e........calore (ricordiamo le stalle con le sovrapposte camere da letto).Come si è appena accennato, la capacità umana di interazione con l’elemento naturale aumen-ta costantemente col tempo, nella misura in cui crescono le conoscenze che egli ha di essa, nonché la capacità di utilizzarle ai fini del proprio concreto van-taggio e nel rispetto della stessa.

E’ logico dunque come una tale crescita implichi parallelamente anche un aumento della com-plessità del lavoro, cioè delle at-tività poste in atto dall’uomo per mantenersi in vita e riprodurre la propria esistenza sul piano sociale.Si può dunque concludere, in at-tesa di avviare un sano dibattito su un tema così importante, che rianalizzando il rapporto uomo/territorio in un contesto aggior-nato e sinergico con tutte le solu-zioni fornite dalla tecnologia ri-spettosa dell’ambiente, non sarà certamente difficile sviluppare una NUOVA ECONOMIA che sviluppi le enormi potenzialità dell’area che ci ospita.Gli esempi non mancano e nuove soluzioni, particolarmen-te studiate per il territorio del levante, sono disponibili alla bisogna.Fondamentale è comprendere che arricchire un’area e render-la di “buona qualità”, secondo i dettami del rispetto ambientale, comporta un lavoro impegnati-vo che è realizzabile solo in una dimensione sociale e dipendente da un pensiero condiviso. Uno dei punti di forza di que-sto progetto consiste nella pie-na comprensione di che cosa si debba intendere per “filiera cor-ta” e non tentare di vendere per buone delle soluzioni che sono solo di facciata e non soddisfa-no i bisogni, anzi li aggravano in maniera ulteriore, generando un ricorso sempre più massiccio alla “produzione” delle multina-zionali.

L E at t i v i tà p r o D u t t i v E D E L L a Q u i n ta p r o v i n c i a , c o M E E v i D E n Z i at o i n u n a pa G i n a p r E c E D E n t E , s i s o n o o r M a i s p o s tat E a L t E r Z o E Q ua rt o s E t t o r EM a c o n u n E v i D E n t E B a s s o i M pat t o s u L L’a r E a D at oL o s c a r s o r i s u Ltat o E c o n o M i c o .

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rr Editori u Nuovo progetto editoriale

La Quinta provincia“iL MoDELLo utiLiZZato”Caro lettore,

il periodico che stai leggendo si inserisce in un ambito di pub-blicazioni molto innovativo. Il concetto che lo ispira è basato sulla democrazia partecipativa (di cui tratteremo ampiamente nel n° 1 – in uscita il 5 maggio) e secondo i canoni di questa for-ma di democrazia, il cittadino impone la sua “sovranità” fin dal momento della individua-zione delle scelte che le singole amministrazioni andranno poi a fare.L’editore che cura questa pub-blicazione ha già maturato un’esperienza analoga in altra area geografica con evidente successo; l’esperienza che ha dato il risultato positivo mostra come i cittadini/lettori debbano essere i veri e propri “attori” at-traverso le comunicazioni, i do-cumenti, eventualmente i filma-ti che sono in grado di inviare alla redazione; esercitando que-sto “servizio” essi consentono ad altri di conoscere, discutere, analizzare i fatti che riguardano la propria comunità, arrivando ad un momento di conclusione armonica con le esigenze della popolazione. La redazione, in una fase succes-siva, esamina i materiali ricevuti e ne trae spunto per coinvol-gere i diretti responsabili della “macchina amministrativa” allo scopo di dare risultato al per-corso avviato dalla segnalazione del giornalista/cittadino.

Il periodico viene distribuito nei 35 comuni nei giorni 5/6/7/8/9 di ogni mese, fatte salve le “edi-zioni speciali” che saranno di-stribuite in occasioni di grande richiamo e attrattività.Dal giorno 5 di ogni mese è an-che sfogliabile in rete all’indiriz-zo:

http://www.rreditori.it/

COME FARE PER COLLA-BORARE ATTIVAMENTE:inviare il materiale (testi, foto, filmati, elaborazioni, ecc) all’in-dirizzo di posta elettronica:

Questo metodo consente di av-viare un percorso di evoluzione della democrazia partecipata valida ad evitare l’ormai inuti-le sistema di costituire comita-ti “contro” quando i progetti sono comunicati e noti ai cit-tadini solo nella fase in cui c’è ormai ben poco da fare.Gli esempi nel territorio che è oggetto di diffusione di questa testata sono molti e solo per citarne alcuni si possono ricor-dare la vicenda di Rio Cortino (Sori), del Barcasilo o dei Box del Liceo (Recco), dell’ex area ferroviaria (Camogli), del porto di Santa (S.M.L.), del depura-tore di Ronco (Rapallo), della Lames (Chiavari), della foce

[email protected] sms al n° 3331410536 (non è un numero “voce”)inviare fax al n° 010 8986477usare “fb” alla pagina La “Q”uinta provincia

Tutto il materiale inviato deve es-sere corredato dalle fonti di pro-venienza, e dal nome del singolo o del “gruppo” che lo ha raccolto.

La redazione, effettuate le verifi-che necessarie ed analizzato il re-ale “interesse sociale” contenuto nel testo, pubblicherà l’articolo

dell’Entella (Lavagna), delle aree industriali dismesse (Sestri Levante) ecc.I casi esemplificati hanno pro-dotto la costituzione dei cosid-detti comitati “anti” che, come l’esperienza insegna, sono de-stinati a far ben poco perchè l’intervento è sempre tardivo rispetto al percorso ammini-strativo spesso già concluso o in via di conclusione.Il “lavoro” che questa testata vuole compiere consiste nel coinvolgimento pieno e re-sponsabile dei cittadini utile ad evitare scelte amministrative imposte da elementi del sistema che perseguono interessi privati e di nessuna utilità sociale.

indicando le successive modalità operative utili al raggiungimen-to del risultato richiesto dal col-laboratore/cittadino.Le comunicazioni dei settori amministrativi del comune inte-ressato alla questione proposta verranno pubblicate nei numeri successivi e troveranno un indi-ce cronologico generale in una pagina dedicata.Contemporaneamente all’uscita del n°1 (5 maggio 2012) sarà re-peribile in rete un sito aperto ai commenti e alle discussioni nel quale potranno accedere tutti i cittadini interessati.

rr Editori u Nuovo progetto editoriale

La Quinta provincia“istruZioni pEr L’uso”

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chiavari e rapaLLo u Le città in attesa del voto amministrativo

rapaLLo, ELEZioni, proBLEMi E soLuZioniLa città di Rapallo, seconda per numero di abitanti della provin-cia di Genova - in via di elimina-zione – si appresta ad andare al rinnovo della amministrazione.Rapallo, dopo un lungo periodo di folle cementificazione (da cui nacque il termine “rapallizzazio-ne”), si trova da qualche anno in fase di “riposo”.Oggi questa città vive di ordi-naria amministrazione (nessu-na idea appare al lontanissimo orizzonte...) resa comunque difficile dal congestionamento degli spazi e dalla superficiale gestione amministrativa che non è in grado di esprimere valide soluzioni organizzate in un pia-no generale.Le criticità evidenti sono inqua-drabili in quattro grandi ambiti tutti confluenti nella pessima qualità della vita dei cittadini.- La depurazione delle acque

reflue- La vivibilita’ (inquinamento,

traffico, spazi sociali ecc.)- La raccolta differenziata finale- La destinazione urbanistica

degli spaziIl piano generale necessario alla soluzione, denominato “PRO-GETTO RAPALLO” proviene da un disegno complessivo sca-turito dalle osservazioni dei cit-tadini e dalle possibilità offerte dall’area comunale.Nel territorio del comune si tro-

va un’area conosciuta come “il Poggiolino” che appare com-pletamente sottoutilizzata e par-zialmente abbandonata; ha una posizione assai adatta a riceve-re un centro di servizi generale stante la prossimità al casello della A12 e la evidente bassa re-sidenzialità circostante.Il Poggiolino è anche fortemente inquinato sotto i profili acustico e chimico, sempre per la già cita-ta prossimità con il casello della A12, dunque si dimostra adatto ad attività di servizio che produ-cano eventuale disagio all’area circostante.E’ così possibile realizzare sull’area indicata un depuratore completamente interrato sovra-stato dall’impianto di differen-ziazione finale dei rifiuti solidi con un’area di compostaggio in aderenza e quel “famoso” par-cheggio pluripiano di interscam-bio che venne previsto fino dal lontano 1957 (progetto A12).Rimangono ampi spazi sui quali è possibile realizzare un insedia-mento organizzato ed energiz-zato/alimentato con i derivati dell’impianto di depurazione e di un impianto fotovoltaico in parallelo, da destinare alla con-centrazione di tutte le attività artigianali distribuite in manie-ra scellerata sul territorio della città.Quali sono i vantaggi:

- Riduzione molto significativa dei costi di esecuzione ed eser-cizio che significa rilevante caduta delle tariffe pagate dai cittadini.

- Determinante riduzione del traffico veicolare individua-le sostituito da mezzi di uso collettivo in continua percor-renza, alimentati da sistemi non inquinanti (idrogeno, aria compressa, metano ecc.)

- Elevato risparmio energetico tradizionale e produzione di

“altra energia”.- Rilevante recupero di spazi

nell’area centro/urbana da de-stinare al miglioramento della vivibilità/socialità.

E’ curioso che proprio in chiusu-ra del mandato amministrativo, la giunta attualmente al governo della città, ha inteso presentare un progetto di depurazione e av-viarlo in conferenza dei servizi, individuando nella zona detta “RONCO” l’area destinata alla

sua collocazione.Precedentemente era stata indi-viduata un’altra zona e tale scelta aveva scatenato ampio contrasto da parte degli abitanti che mol-to saggiamente ritenevano che i trattamenti chimici dovessero essere collocati fuori dall’area urbana e per questa ragione era stata individuata la zona RON-CO già citata.La proposta di realizzare un uni-co depuratore comprensoriale che trattasse i reflui dei 35 co-muni collocato in Fontanabuona era stata giudicata “troppo poco appetibile”; evidentemente gli interessi contrari erano/sono molto forti. Ad ogni buon conto si osserva come entrambe le scel-te sono fortemente viziate dal principio di incongruenza con le direttive europee, che sono indirizzate al RIUSO 100% del refluo, basandosi sul continuo ridimensionamento della di-sponibilità delle acque che, nel nostro caso, sono molto sentite proprio nella valle che richiede ogni anno la decretazione dello stato emergenziale idrico. Le indicazioni della EEA (Ag.Eur.Ambiente) sono chiare e non possono essere disattese a meno di non accettarne le conseguenti sanzioni.Scegliere quindi di costruire un depuratore che sversa (spreca) tutto il residuo della lavorazio-ne in mare è il risultato di una visione inadeguata che tradisce

la poca conoscenza di ciò che significa essere “europei”.Scegliere poi di costruire un de-puratore con rilevante impatto ambientale quando è possibile costruirlo completamente inter-rato ed invisibile (adottando una progettualità nota e già realizza-ta), indica la chiara volontà di scegliere modelli che inseguono interessi diversi da quelli sempre richiamati dall “Europa” quan-do, dagli allegati al Trattato di

Lisbona, si estrae che: “le diffe-renti necessità e preferenze dei cittadini, che possono discende-re da situazioni geografiche, so-ciali e culturali diverse, debbono essere il modello sul quale rea-lizzare l’azione amministrativa nella chiara direzione della vo-lontà del cittadino sovrano pro-ponente e non delegante.”Il Trattato di Lisbona, che so-vrasta le costituzioni nazionali, esprime le “modalità operative” che guideranno i comuni.Una volta eliminate le provincie (già decretato), una volta elimi-nate le regioni (a fine 2013, con la contestuale creazione del se-nato delle regioni) e ridotto il numero dei parlamentari della camera, ai comuni rimarranno una quantità di incombenze tal-mente grandi da richiedere una certa preparazione agli ammini-stratori.La questione più importante che si troveranno a dover affrontare sarà di natura economica; do-vranno cioè essere capaci di re-alizzare opere necessarie a costi estremamente ridotti.Per fare un esempio è sufficien-te capire che con il costo della realizzazione del depuratore previsto a Ronco e con l’esbor-so poliennale alla ditta Aimeri (RSU) è possibile consegnare “chiavi in mano” ciò che è stato proposto nelle righe che prece-dono (complesso pluriservizi del Poggiolino).

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argomenti u Un’anticipazione di quello che troverai nel n° 1

i porti turistici, iL MarE, La BaLnEaZionEDopo le strutture ricettive al-berghiere è necessario fare qualche osservazione sui porti e più in generale sull’attrattivi-tà turistica del mare.Un breve richiamo storico:Nei primi anni del dopoguer-ra ha preso corpo una sorta di “bisogno di mare” che vedeva gli abitanti della pianura pa-dana presi da una improvvisa necessità di passare il fine set-timana o le ferie estive in riva al mare.Molti abitanti della costa del

levante fecero buoni affari af-fittando le case o vendendole ai più intenzionati a radicarsi in riviera.Iniziò quindi la “RAPALLIZ-ZAZIONE” (dalla città più nota del levante) che ha dato risultati oggi insopportabili per la mancanza di buon senso del-le amministrazioni succedutesi in quel periodo.Dopo aver sovraffollato i bor-ghi che erano nati per alloggia-re i lavoratori del mare (mentre i contadini e gli allevatori resta-

vano ben distanti dalla costa) si sviluppò il progetto dei porti.I primi sviluppi dell’attività portuale vide l’intervento di soggetti che della navigazione avevano competenza e che po-tevano garantire la funzionalità delle strutture e delle aree di contiguità, anche se dell’am-biente restante non avevano cura particolare.La fase che seguì la “legge Bur-lando” (dal nome del ministro firmatario nel 1997) fu dram-matica perchè permise da quel-la data un violento processo di trasformazione del sistema costiero del paese (la Liguria è una delle regioni aggredite).La brutale aggressione dell’edi-lizia abusiva, la rincorsa alla conquista delle aree di pregio per operazioni immobiliari speculative, i corsi d’acqua de-viati, la compromissione di siti archeologici e di aree protette, la privatizzazione di spiagge e litorali che rende inaccessibili estesi tratti del demanio ma-rittimo sono alcune delle situa-zioni di “disastro” che mostra il territorio.Ma tutto questo non basta a farci comprendere in che modo le coste, nella loro corru-zione, si siano legate ai mecca-

nismi di sviluppo e di governo del territorio. Il bel paesaggio come chiave di lettura non è sufficiente. Il paesaggio se non è in grado di assimilare al suo interno le infrastrutture neces-sarie allo sviluppo, al benessere pubblico, alla vita collettiva, alla mobilità delle merci e delle persone, è una nozione sterile. La denuncia della corruzio-ne del paesaggio deve fare un passo avanti, deve entrare nel merito di un sistema di pianifi-cazione che nella sua prolifera-zione e settorializzazione non è in grado di garantire né la tute-la, né un progetto di sviluppo sostenibile. Le coste italiane sono governa-te da una pluralità di centri de-cisionali (sia centrali che locali) e di strumenti di pianificazione (piani paesistici, piani di coor-dinamento territoriale, piani regolatori urbanistici e portua-li, piani di settore e accordi di programma) che si sovrappon-gono, confliggono tra loro, im-pedendo una visione d’insieme e un’azione coordinata. Il demanio marittimo, a sua vol-ta, è frammentato in più ambiti di competenza: capitanerie di porto, regioni, province, comu-ni, autorità portuali, autorità di

bacino. Il risultato è un intrec-cio che rende lenta e complessa ogni attività di pianificazione, d’intervento e di controllo. La legge Bassanini del 1997, per il conferimento di compiti e funzioni alle regioni e agli enti locali, soprattutto per il Mez-zogiorno, si è realizzata solo in parte, lasciando largamente irrisolto il nodo della gestione delle concessioni demaniali. Allo stesso modo la Legge Bur-lando del 1997 che ha consen-tito di avviare la realizzazione da parte di operatori privati di migliaia di porti turistici, semplificando le procedure di approvazione dei progetti mediante il ricorso all’istitu-to della conferenza dei servizi indetta dai sindaci dei comuni interessati, ha prodotto alla fine una condizione di stallo e di confusione. Mentre comuni e privati rin-corrono l’obiettivo di realizza-re le strutture diportistiche in ogni dove, le regioni tentano di porre sotto controllo la pro-liferazione degli interventi (sia predisponendo masterplan generali per la portualità turi-stica, sia proponendo revisioni sostanziali della legge Burlan-do). Su un tema così decisivo per la qualità e la sicurezza delle co-ste, per l’economia del settore nautico, per lo sviluppo locale e per la riqualificazione urbana, manca ancora un quadro orga-nico di riferimento legislativo che regoli i rapporti tra stato e regioni e orienti organicamente l’attività di programmazione e controllo degli enti locali.

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il Levante u La ricchezza disponibile e inutilizzata

Quinta provincia E “fiLiEra corta”Quando si parla di filiera corta si fa riferimento, in genere, ad un rapporto diretto tra produttore agroalimentare e consumatore, riducendo così il numero degli intermediari ed i lunghi tragitti per il trasporto dei prodotti. Si pone quindi in antitesi rispet-to alla Grande Distribuzione (GDO) proponendo un’alterna-tiva più sostenibile, basti ricor-dare che mediamente i prodotti alimentari che mettiamo sulle nostre tavole hanno percorso ben 2000 km. La filiera corta è anche un modo per rivitalizzare le realtà rurali del territorio o, se preferite, è un’opportunità per mettere i propri soldi la dove si mangia (nel nostro territorio) e non nelle mani di qualche mul-tinazionale. In sintesi, la filiera corta favorisce la sostenibilità e l’economia locale, garantendo al consumatore prodotti di ottima qualità e ad un buon prezzo. Vi pare poco? Nell’ottica della filie-ra corta sono state avviate mol-teplici iniziative tra cui i mercati rionali e l’acquisto in azienda. L’ultima trovata è quella delle Botteghe di Campagna Amica che negli ultimi mesi stanno sbocciando in tutto il territorio italiano. Nelle Botteghe, l’offer-ta di prodotti locali è arricchita da altri prodotti esclusivamente italiani in modo da garantire un più ampio assortimento di merci per i clienti.

Fin qui il concetto di “filiera corta”, così come noto ai più; nella realtà la filiera corta deve essere intesa come semplifica-zione dell’economia di area ri-stretta che ha un respiro molto più ampio.L’economia di area ristretta, molto sinteticamente, si interes-sa di tutte quelle modalità ope-rative che hanno il compito di fare affluire palanche e distribu-irle sul territorio in cambio della cessione di qualche cosa che sia permanente e non debba finire come il petrolio!In un momento come l’attua-le in cui occorre operare delle scelte risolutive, secondo il det-tato economico europeo che ci indirizza alla autogestione, la soluzione più elementare preve-de la ri-costruzione del tessuto “borgale” che fu, nei primi anni del ‘900, il più forte motivo di affascinazione per i turisti che si affacciavano al Levante.I “grandi viaggiatori” hanno la-sciato pagine importanti sui loro viaggi verso la riviera di levante

e hanno permesso lo sviluppo del turismo da ogni dove.La volgarità degli amministrato-ri, ma anche la poca propensio-ne a ragionare di tutela ambien-tale da parte degli abitanti, ha prodotto lo scempio che appare agli occhi di tutti. Per anni si è creduto che costruire e vende-re case, oggi per la gran parte vuote, fosse motivo di arricchi-mento dell’area, mentre, nella realtà, i costi di questa folle idea ricadono pesantemente sull’in-tero ambito. Il valore della cul-tura “borgale” che tutti i grandi scrittori stranieri hanno ripor-tato alla conoscenza del mondo intero, deve essere necessaria-mente ri-costruita con i passaggi necessari a comprenderla in pie-no attraverso una ri-educazione alla cultura del bello naturale. Il tempo e le semplici necessità esistenziale dell’essere umano hanno modellato uno dei luoghi della terra riconosciuto univer-salmente come “bello”!I sentieri, i terrazzamenti, le case “appoggiate” le une alle altre, le luci e le ombre di queste costru-zioni spesso ardite hanno pro-dotto emozioni infinite... dopo aver compreso che cosa abbia-mo perduto e che cosa dobbia-mo ri-trovare, e solo allora, po-tremo avviare un disegno utile e radicato di economia d’area ristretta, volgarmente detta “fi-liera corta”.

il Levante u Inquadrare il turismo

turisMo coMpatiBiLELe navi da crociera sono una delle peggiori invenzioni della specie umana. Sono città galleg-gianti che trasportano passeggeri in modo organizzato e condizio-nato dal bisogno dell’armatore di fare sempre e comunque pro-fitto.Chi osserva le greggi di viag-giatori che camminano in fila per due al seguito di una guida che reca in altro un simbolo di identificazione, non può che ri-manere sconcertato al pensiero che si possa offrire a “tutti” in maniera volgare, la possibilità di godere degli infiniti pregi che la riviera di levante può ancora offrire, nonostante che tra noi si nascondano i Nuovi Sarace-ni, sempre pronti a rubare tutto quanto è rimasto. Questo non è turismo compati-bile con il territorio e questo tu-rismo deve essere abbandonato per sempre.Il turista compatibile all’am-biente della riviera deve avere caratteristiche ben diverse, do-vendo essere attratto dalla quie-te e dalle emanazioni (luci, arie, suoni, odori ) che il territorio, nella parte ancora sana, è in gra-do di offrire. La stagionalità che consente di godere di questi rilevanti valori ambientali è assai ampia e copre quasi l’intero anno, almeno sulla costa e sulla prima collina.L’offerta che il territorio deve

offrire ha da essere correlata a questo periodo così lungo e necessita quindi di una cultura del turismo che abbandoni, una volta per sempre, il modello del-la “rapina” che è portato avanti ancora oggi, in particolare nel comparto della balneazione.Non significa regalare la frui-zione, anzi, tutt’altro; significa far pagare un prezzo adeguato ad un grande servizio inserito in un ambiente di pregio naturale non ripetibile in altre parti del mondo; significa anche crescere e formare una consistente forza giovanile colta e informata sulla storia e la cultura del levante che sappia proporsi come riferimen-to di contatto con il turismo di qualità... non siamo mai stati e mai saremo come i romagnoli!I milioni di turisti che arrivano a Genova in ogni mese dell’anno, chiedono solo di poter entrare “sommessamente” nella cultura che espresse il dominio incon-trastato, per sette secoli, della “superba” e del territorio del levante che registrò la presenza più significativa degli artisti au-tori delle opere d’arte, anche a ragione della sua vicinanza con le cave di marmo di Carrara. Questi turisti osservano e chie-dono che cosa c’era dietro que-sta incredibile sviluppo dell’ar-te, noi dobbiamo rispondere: La “terra” incantata della riviera !

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chiavari u Un’interessante prospettiva

chiavari, iL nuovo portoIl nuovo porto di Chiavari, o meglio: l’ampliamento del porto “amm. Luigi GATTI”.La struttura in via di rinnova-mento con un elevato incre-mento di spazi in acqua e a terra, ha già superato il 30 % di interventi realizzati. Presto si apriranno le prenotazioni dei posti barca. È già stata costruita la parte sommersa del molo di sopraflutto, che sarà prolungato di circa 160 metri verso Levan-te. La seconda fase prevede il potenziamento della scogliera esterna del molo esistente (dal-la radice fino all’attuale testata) e l’innalzamento del masso di coronamento dall’attuale quota 5,40 a 6,50. Sott’acqua sono stati posati cir-ca 1.500 massi artificiali in cal-cestruzzo, i tetrapodi, che, con la loro forma geometrica garan-tiscono una notevole resistenza

all’energia del moto ondoso. La mantellata sarà poi composta di massi di cava di colore grigio come previsto dalle prescrizioni di tutela ambientale. Perchè parliamo del porto di Chiavari ?Perchè dopo l’arresto di Cal-tagirone a Imperia, forse sarà bene spiegare ai cittadini che cosa sia la portualità turistica e che cosa significhi arricchire un territorio. E’ già disponibi-le molto materiale al proposito ma eventuali altri interventi, da sollecitare, potranno rendere molto interessante il prossimo numero de “la Quinta provin-cia” che avrà almeno tre pagine dedicate ai porti turistici. Molto spesso si leggono interventi sui porti proposti anche da “addetti ai lavori” ed anche alcuni di loro pare non abbiano ben chiaro di che si sta parlando....

Tutte le epoche storiche hanno generato soggetti che “guarda-vano oltre” e l’occasione dei 4 referendum è utile allo scopo di rendere nota la funzione che hanno le norme di applicazio-ne del Trattato che dopo il 13 dicembre 2007 (accettazione e ratifica del governo Prodi/D’Alema) sono funzionali in Italia, così come nel resto d’Eu-ropa. Per chi avesse voglia di interessarsi al Trattato di Li-sbona, ma anche a tutti gli altri (Velsen, Petersberg, Barcellona ecc.) che regoleranno per sem-pre la nostra esistenza, è buona notizia sapere che su queste pa-gine sarà dedicato sempre am-pio spazio al tema.Siamo in Europa e dobbiamo diventare europei, Monti tenta di farcelo capire ogni giorno!Se interessa un testo critico su-gli effetti del Trattato di Lisbo-na suggeriamo: Enrico Grosso - Cittadinanza e vita democratica in Europa dopo il Trattato di Lisbona - Napoli, ESI, 2009Il prof Grosso ricorda: “In oc-casione di un commento al de-funto Trattato costituzionale, avevo segnalato la mia sorpresa nel constatare la scarsa atten-zione prestata dai componenti della Convenzione autrice di quello sfortunato testo alle nor-me in materia di cittadinanza europea, e alla pressoché totale assenza di dibattito in relazione

La nostra vita Dopo iL trattato Di LisBona

a quelle dedicate alla «vita de-mocratica dell’Unione”Poi ancora: “Come a dire che il parere dei cittadini e degli Enti esponenziali, se da un lato con-tribuisce a un dialogo aperto e continuo tra società e istituzioni, non può mai essere considerato vincolante rispetto alle deci-sioni che spettano agli organi dell’Unione, secondo il quadro istituzionale e l’esercizio delle rispettive competenze fissato dal Trattato.”I due ammonimenti del prof Grosso sono utili a comprende-re ciò che sarà la vita dei citta-dini all’interno dell’unione ed emerge come, per esempio in

occasione dei referendum (ai quali gli italiani danno somma importanza!), l’applicazione del loro risultato (dei referen-dum) valga solo e soltanto se la Commissione Europea intenda tenerne conto!Significa, per meglio spiegare, che i referendum, qualsiasi ri-sultato diano, possono essere tranquillamente non presi in considerazione!Una seconda interessante situa-zione che si è venuta a creare dopo il trattato di Velsen, ri-guarda la “tanto amata” Arma dei Carabinieri.Il Trattato di Velsen (ottobre 2007, governo Prodi) ha sancito

la fine dell’arma e la integrazio-ne della truppa nella polizia di stato, mentre gli ufficiali supe-riori entreranno a far parte della già costituita Eurogendfor di cui si può ricavare ogni spiegazione sul sito: http://www.eurogen-dfor.eu/.L’ultima interessante notizia su-gli effetti dei Trattati Europei è passata pressochè inosservata la sera stessa che 20 milioni di ita-liani osservavano la “farfalla” a lato dell’inguine di Belen!In quello stesso momento il pri-mo ministro Monti relazionava davanti alla Commissione Eu-ropea sul suo lavoro in Italia e riferiva che lui ed il suo governo avrebbero fatto comprendere agli italiani che dopo l’abolizio-ne delle provincie e dopo l’abo-lizione delle regioni (che inizierà dopo il 2013) sarebbe stato utile comprendere che i parlamentari del governo nazionale avrebbero

avuta ben poca “importanza” (più o meno come si vede bene già da ora!) e che “forse” solo i parlamentari europei avrebbero avuta una “blanda” incidenza sull’operato della Commissio-ne. Chiaro il concetto ?Se vogliamo tentare una qual-sivoglia resistenza alla prossi-ma “INVASIONE CINESE” sarà bene capire che i governi europei dovranno lasciar fare alla Commissione senza creare troppi intralci!“Vuolsi cosi cola dove si puote cio che si vuole piu non diman-dare...” (Dante, inferno c. V°). Ci sono forse delle alternative ?Se qualcuno ha delle proposte può farsi avanti, avremo modo di parlarne molto diffusamente sui prossimi numeri.La crisi, che ancora deve inizia-re, riesce spesso a far sorgere idee vincenti; naturalmente se nascono dopo aver analizzato molto bene il tessuto sociale e dopo aver compreso che la “ri-voluzione” non è una opzione possibile in Italia!La “farfalla” di Belen e la troppa attenzione data alla campagna mediatica sul “Bunga Bunga” raccontano di un popolo (l’ita-liano) molto infantile e sciocco!I cinesi, a differenza nostra, hanno una differente imposta-zione caratteriale e sono ormai dovunque, pronti a comperare i nostri “brandelli” (se continuia-mo a farci male da soli) oppure, se usassimo la forza dell’intelli-genza, potrebbero anche com-perare a prezzo alto solo quello che noi fossimo, semmai, inten-zionati a cedere!

Primo capitolo - continua.

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