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Ideazione e RealizzazioneMountain Equipe Srl - Bergamo

TestiAngelo GiupponiMauro Signore

IllustrazioniAlessandra Micheletti

In copertina

Laboratorio-Osservatorio Piramide Ev-K2-CNR – NEPAL

Questo opuscolo è realizzato grazie a:

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SALUTE INMONTAGNA

COSA SAPERE E COME AFFRONTARE

UN SOGGIORNO IN QUOTA

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Chi frequenta le Alpi, l’Himalaya, le Ande o altre regionimontuose, chi ama lo sci, il trekking, l’escursionismo; chi partecipaa spedizioni o viaggi a media o alta quota; chi in quota ci va perpiacere, per lavoro o ci vive, si domanda quali siano le sue rea-zioni alla mancanza di ossigeno, al freddo, all’ambiente diverso.

Da quando il Progetto Ev-K2-CNR opera nella regionedell’Everest, centinaia di persone hanno posto a noi alpinisti ed aifisiologi e medici che operano alla “Piramide del CNR”, dei quesitisulla loro salute.

Questo fascicolo è una risposta, che può aiutare a conoscere irischi, a comprenderli e gestirli.

Gli aspetti medici in esso contenuti possono essere utili per pre-parare il proprio viaggio e le proprie vacanze in montagna, masoprattutto per vivere la montagna con più serenità e consapevolez-za, tenendo però sempre presente che essa rappresenta comunqueun ”ambiente pericoloso”.

Gli ideatori di questo opuscolo, sono i ricercatori, le GuideAlpine e i tecnici del Progetto Ev-K2-CNR, gli autori sono medicidel Soccorso Alpino che alla conoscenza scientifica hanno unitol’esperienza pratica.

A tutti loro, agli Enti promotori, e alle Aziende che da anni cisupportano, grazie.

Agostino Da Polenza

U N M A N U A L E : U N M A N U A L E : P E R C H I , P E R C H E ’ ?P E R C H I , P E R C H E ’ ?

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Obiettivi del manuale pag. 8

Clima ed ambiente montano pag. 10

Ipossia pag. 22

Variabili fisiche e altitudine pag. 27

Patologie preesistenti e montagna pag. 33

Alimentazione e montagna pag. 36

Preparazione fisica e montagna pag. 39

Patologie legate alla quota eloro trattamento pag. 40

Principi di pronto soccorso pag. 44

Soccorso in montagna pag. 47

Igiene e prevenzione delle malattieinfettive e parassitarie pag. 49

Risposte a domande frequenti e consigli pag. 52

Questionario di Lake Louise per la gravità del mal di montagna pag. 58

I N D I C EI N D I C E

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O B I E T T I V I O B I E T T I V I D E L M A N U A L ED E L M A N U A L E

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L’obiettivo della medici-na si può sintetizzarenel la tu te la globale

della salute dell’individuo, poi-ché la salute è uno dei dirittifondamentali di ogni essereumano, come sancisce l’atto dicostituzione dell’OMS e l’arti-colo 32 della Costi tuzioneItaliana.Sono molto numerose le defini-zioni esistenti di salute; certa-mente la più completa ed espli-cativa è quella data dall’OMS:“stato di completo benesserefisico, mentale e sociale” e nonsolamente assenza di malattia.Ovviamente questa definizionenon deve essere interpretata inmodo eccessivamente rigido,in quanto lo stato di benesserefisico, psichico e sociale di unsessantenne è sicuramentediverso da quello di un venten-ne: si può affermare che lostato di salute rappresenta lameta ideale cui tendere con

tutti i mezzi che abbiamo adisposizione.L’attività del medico non siesaurisce nella sola finalitàdella tutela dello stato di salutedel ci t tadino in quanto lasocietà attuale chiede al medi-co di migliorare e mantenere illivello di salute di chi già stabene: chiede quindi di attivareinterventi di promozione dellasalute, di informazione suirischi e sui fattori di rischio, diprevenzione degli stessi, appli-cati all’ampio ventaglio delleattività dell’uomo.In tale ambito va inquadrata latematica della tutela della salu-te dell’individuo che si reca inmontagna, che lavora in mon-tagna o che vive in montagna:questo manuale ha la pretesadi voler dare delle conoscenzesanitarie di base a chi praticala montagna per passione, aglialpinisti delle alte e/o altissimequote, agli sciatori amanti del

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fuoripista, agli escursionistiesperti od improvvisati, a chipartecipa alle spedizioni andi-ne e himalayane, ma anche aifrequentatori saltuari (domeni-cali, quelli che nel giro di dueore ed utilizzando prima lamacchina e poi la funivia,compiono un balzo di duemilametri) dei nostri rifugi alpini.Questo manuale vuole essered’aiuto nel dare una risposta aquesiti che sorgono naturaliper chi va in montagna abi-tualmente: come si adatta il

nostro fisico alla progressivadiminuzione di ossigeno salen-do di quota? al freddo, allecaratteristiche fisiche e climati-che della montagna?Vuole inoltre informare suirischi che la montagna com-porta per la nostra salute, sullepossibilità di prevenzione, sullecontroindicazioni alla quotaper alcune patologie croniche,sugli aspetti medici della pre-parazione ad una spedizioneextraeuropea.

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C L I M A E D A M B I E N T EC L I M A E D A M B I E N T EM O N TM O N T A N OA N O

LE VARIABILI FISICHE CONNESSE CON L’AMBIENTE DI MONTAGNA

L’aria atmosferica è l’am-biente nel quale il nostroorganismo si trova a

funzionare ed è costituita dauna miscela gassosa che cir-conda la terra per un’altezzadi circa un centinaio di km.Viene solitamente distinta indue strati, la troposfera e lastratosfera.La troposfera si estende fino a10 - 12 km di altezza ed i gasche la costituiscono si manten-gono nello stesso rapporto fra-zionario. In essa si svolgono ipiù impor tanti fenomenimeteorologici (venti, formazio-ne di nubi, nebbie); è cosìchiamata perché lo strato d’a-ria che la compone è in conti-nuo movimento.La stratosfera è la parte più

esterna dell’atmosfera, nellaquale l’aria è stagnante, l’ani-dride carbonica scompare, lapercentuale di ossigeno dimi-nuisce, aumenta quel la diazoto e vi si rinvengono quan-tità di ozono assai più abbon-danti che nella troposfera.L’aria atmosferica svolge duefunzioni indispensabili alla vitadell’uomo: provvede al ricam-bio dell’ossigeno necessarioalle combustioni organiche edinterviene nella regolazionedella temperatura corporea.La regolazione della tempera-tura corporea è in stretta rela-zione con alcune caratteristi-che fisiche dell’aria e precisa-mente con la temperatura, l’u-midità e la velocità.Prima di procedere oltre, con-viene ricordare la composizio-ne percentuale dell’aria nellatroposfera:

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TEMPERATURA DELL’ARIA

L’aria atmosferica deve lasua temperatura soprat-tut to al le radiazioni

solari: circa un terzo dell’ener-gia irradiata dal sole è assor-bita dall’atmosfera ed in parti-colare dal vapore acqueo cheessa contiene; i restanti dueterzi vengono invece assorbitidal suolo e dalle acque checosì si riscaldano e successiva-mente cedono calore agli stratid’aria che con esse vengono acontatto.L’energia solare che arriva inun determinato punto dellasuperficie terrestre è in rappor-to con l’obliquità dei raggi

COMPONENTI % IN VOLUME % IN PESO

ossigeno 20.93 23.2azoto 78.10 76.8argon 0.94 -anidride carbonica 0.03 -elio, cripton, xenon, idrogeno, tracce -ammoniaca, ozono, tracce -acqua ossigenata tracce -

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C

solari, con lo spessore dellostrato atmosferico attraversatoe con le condizioni atmosferi-che (nubi, nebbie, ecc...) esi-stenti nel momento considerato.

Le variazioni in rapporto all’al-titudine dipendono soprattuttodalla diminuzione del caloreriflesso dalla terra. A parità di latitudine e di alti-

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tudine, si osservano variazionidi temperatura in relazionecon la natura della superficieterrestre (il terreno si riscaldae si raffredda più rapidamentedell’acqua e gli strati d’aria incontatto con esso sono soggettia brusche variazioni di tempe-ratura che non si osservanonell’aria sovrastante i mari) econ le condizioni topografiche(le superfici rivestite da foresteassorbono calore e lo rilascia-no lentamente, le superficidesertiche cedono rapidamen-te il calore ricevuto determi-nando una ampia escursionetermica).

UMIDITÀ DELL’ARIA

L’acqua che evapora daoceani, mari, laghi efiumi si diffonde nell’at-

mosfera e ne caratterizza l’u-midità, anche se è necessariosottolineare immediatamenteche l’aria può contenere vapo-re acqueo solo fino ad un certolimite di saturazione, dopo di

che si ha la sua condensazionee precipitazione sotto forma dirugiada, pioggia, neve ecc. Tale limite non è fisso ma variacon la temperatura nel sensoche aumenta con l’aumentaredi quest’ultima.

VELOCITÀ DELL’ARIA

L’aria a contatto del suolosi riscalda e, divenutameno densa, si sposta

verso l’alto lasciando spazio astrati di aria più fredda. Lo stesso fenomeno si verificase si considerano due zonedella superficie terrestre in cuivi siano notevoli differenze ditemperatura dell’aria: nellazona più calda l’aria salecreando una zona di depres-sione alla quale affluisce ariadalla zona fredda in cui lapressione si trova ad esserepiù alta. Si originano così quei movi-menti d’aria conosciuti con ilnome di venti e la cui velocitàsarà tanto più elevata quanto

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maggiori e brusche saranno ledifferenze di pressione e piùvicine le zone nelle quali talidifferenze si manifestano.

AZIONE DELLA TEMPERATURA, DELL’UMIDITÀE DELLA VELOCITÀ DELL’ARIASULL’ORGANISMO UMANO

T emperatura, umidità evelocità dell’aria posso-no agire singolarmente

sul nostro organismo determi-nando vari effetti; però l’azio-ne più appariscente e megliodefinita è quella che tutte insie-me esercitano sulla regolazio-ne della temperatura corporea.La temperatura del corpoumano oscilla entro limiti assairistretti intorno ai 37°C e tendea rimanere costante malgradole variazioni termiche che pos-sono verificarsi nell’ambienteesterno. Le sorgenti di calore negliorganismi viventi sono rappre-sentate dai processi di ossida-zione, che si svolgono anche in

condizione di assoluto riposo;si può anzi affermare che laquantità di calore prodotta è,in genere, superiore a quellarichiesta per mantenere la tem-peratura costante e da qui lanecessità, per l’organismo, diregolarne opportunamente laproduzione o di eliminare ilcalore in eccedenza. Si ritieneche un soggetto adulto, in statodi riposo ed in luogo con ariacalma e temperatura intorno ai18 - 20°C, el imini caloresecondo le seguenti proporzio-ni: irradiazione 45%, condu-zione-convezione 30%, evapo-razione 25%. Questi rapportisono suscettibili di notevolivariazioni in dipendenza dinumerosi fattori inerenti sial’organismo sia l’ambiente cir-costante.

AZIONE DIRETTA DEL CALDO SULL’ORGANISMO

O ltre certi limiti il caldopuò riuscire estrema-mente dannoso all’or-

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ganismo: se le condizioni ditemperatura, umidità e velocitàdell’aria non consentono unacompleta eliminazione delcalore in eccesso, si va incon-tro a quella situazione definitacolpo di calore. Questo, che non raramentepuò riuscire letale, si manifestainizialmente con elevazionedella temperatura corporea,aumento della frequenza car-diaca e respiratoria, cefalea;segue un periodo di alterazio-ne del comportamento (disfo-ria) fino al delirio, convulsioni,polso irregolare. Persistendo le cause e non cor-rendo ai ripari si giunge aduna situazione terminale conareflessia, coma e morte.Il colpo di calore si può mani-festare sia in ambienti caldo-umidi che per sforzi fisici all’a-perto; in quest’ultimo caso èperò difficile scindere l’azionedel caldo da quella dell’irrag-giamento solare diretto (si pos-sono avere sindromi miste dicolpo di calore e colpo disole).

AZIONE DIRETTA DEL FREDDO SULL’ORGANISMO

I l freddo sull’organismo haun’azione sia locale chegeneralizzata: nei soggetti

sottoposti ad ipotermia simanifestano torpore e sonno-lenza, bradicardia, anestesia eparalisi dei centri termoregola-tori fino ad uno stadio di morteapparente (assideramento).Quando i l freddo agisce

localmente si possono averefenomeni di perfrigerazione edi congelamento.Gli effetti da perfrigerazionesono la conseguenza di feno-meni di angio-spasmo neidistretti più distali, con conse-guente ischemia e possono,quindi, manifestarsi anche atemperature non troppo basse(intorno allo zero).I fenomeni di congelamentocompaiono quando zone più omeno estese dell’organismo(naso, dita, padiglioni aurico-lari) si trovano esposte a tem-perature molto basse (20 - 25°C sotto zero).

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La parte colpita assume unaconsistenza marmorea e diven-ta fragilissima: la lesione èprovocata non da ischemia mada un’azione diretta di cristal-lizzazione del freddo sullaparte liquida dei tessuti, conalterazioni irreversibili.

AZIONE INDIRETTA DEL CALDO E DEL FREDDO SULL’ORGANISMO

S ia il caldo che il freddopossono agire indiretta-mente sul nostro orga-

nismo, favorendo l’insorgenzae/o la diffusione di numerosemalattie.Il caldo viene generalmenteconsiderato quale fattore pre-disponente nell’insorgenzadelle malattie infettive cosiddet-te intestinali, delle infezionitifo-paratifiche e delle affezioniepatiche. Il caldo - umido, favorendo lacrescita dei batteri e di moltivettori (mosche, pulci, zanzare

ecc...), contribuisce alla diffu-sione di svariate malattie infet-tive (colera, dissenteria, mala-ria, febbre gialla, dengue,peste). Il freddo agisce predisponendoalle affezioni reumatiche erenali, broncopolmonari. Anche in questo caso, l’azionedel freddo è più accentuata inaria umida che in aria secca.

PRESSIONE ATMOSFERICA

L’atmosfera che ci circon-da ha un peso ed eser-cita, per ogni centime-

tro quadrato, una pressione di760 mmHg a 45° di latitudine,sul livello del mare e a 0°C ditemperatura.La pressione varia in rapportoa diversi fattori quali le condi-zioni meteorologiche, in parti-colare le perturbazioni atmo-sferiche, le stagioni e soprattut-to l’altitudine: la pressioneatmosferica diminuisce conl’aumentare dell’altezza e pre-cisamente di 1 mmHg ogni 10-

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20 metri (si dimezza a 5000 mdi altezza).L’organismo umano trova il suooptimum di vita alla pressionedi 760 mmHg, ma sopportamolto bene variazioni in più oin meno, purché siano conte-nute entro certi limiti (le varia-zioni stagionali e quelle relati-ve ai fenomeni meteorologicisono di norma ben tolleratedalla maggior parte dei sog-getti). Se invece le variazionisono di notevole entità posso-no creare dei danni ancheseri: gli effetti della diminuzio-ne della pressione si rendonoevidenti durante le ascensionialpinistiche e le vedremo indettaglio successivamente.

IRRAGGIAMENTO SOLARE E LUMINOSITÀ

C ome è noto, la lucesolare è costituita daraggi di diversa lun-

ghezza d’onda; questi possonoessere suddivisi in tre frazionie precisamente: raggi UV

(ultravioletti), visibili e infraros-si (calorifici).Gli UV dovrebbero essereassorbiti dall’ozono presentenegli strati alti dell’atmosfera;la composizione della radia-zione solare che giunge sullaterra varia notevolmente inrappor to al lo spessore diatmosfera attraversata ed alsuo contenuto in vapore d’ac-qua ed impurità e, tema ormaidi grande attualità, all’esten-sione del cosiddetto “buco del-l’ozono”.Gli UV sono a loro volta suddi-visi in due fasce: gli UVA e gliUVB. Questi ultimi sono senzadubbio i più pericolosi: capacidi penetrare fin negli strati piùprofondi dell’epidermide, sonoresponsabili delle scottaturema anche di gravi forme tumo-rali, melanoma compreso. GliUVA, un tempo ritenuti presso-ché innocui, possono invecedeterminare un precoce invec-chiamento del la cute, cosìcome gli infrarossi. Di norma essi sono trattenutidall’umidità e dal pulviscolo

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atmosferico: in monta-gna, però, in condizionidi aria secca e in assen-za di nuvole, possono esse-re presenti in grandequantità.Perché in montagna ilrischio dell’irraggiamentosolare è più elevato? Innanzitutto per laquota: ogni 1000metri di altitudinel’intensità delle radiazioniaumentano del 10%(soprattutto UVB).Ulteriori fattori aggra-vanti sono la riflessione dellaneve o del ghiaccio, lascarsa umidità dell’aria,la minor presenza diparticelle inquinanti, lecondizioni a volte estreme(sudorazione profusa, bru-sche variazioni di tempera-tura, vento, ecc...) in cuisi svolgono le attività dimontagna.I danni acuti che l’orga-nismo può subire in con-seguenza di un intensa eprolungata esposizione alla

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luce solare sono di vario gradoe si riassumono nell’eritemasolare e nel colpo di sole.Nell’eritema solare si verificaun intenso arrossamento dellacute, con eventuale comparsadi vescicole o addiri t turanecrosi, che interessa il tessutosottocutaneo, esitando in cica-trici permanenti. In assenza di necrosi, termina-te le manifestazioni iperemicheed essudatizie, la pelle divienebruna per accumulo di pig-mento e, quindi, più resistenteall’esposizione solare.Il colpo di sole si manifesta ingenere con cefalea, nausea,vomito, vertigini e nei casi piùgravi può essere fatale.

CONSIDERAZIONI CLIMATICHE E DEFINIZIONE DI “CLIMA DI MONTAGNA”

I l clima, in generale, è rap-presentato dal complessodei fattori atmosferici, tellu-

rici, geografici e topografici

che agiscono con una certaregolarità in una determinatazona; infatti a caratterizzareda un punto di vista climaticoun ambiente contribuiscono:

l la temperatura e l’umiditàdell’aria, le precipitazioniatmosferiche, la pressione, iventi, la luminosità ecc...;

l le condizioni locali del suoloed, in particolare, la vege-tazione e le superfici idri-che;

l la latitudine;l l’altitudine;

Esistono diverse classificazionedel clima e bisogna comunquetenere presente il loro valorepiù che altro scolastico inquanto è possibile mettere inevidenza differenze climaticheanche in località assai vicinel’una all’altra.Esiste una classificazione delclima secondo la temperatura,che distingue un clima equato-riale o torrido (temperatura edumidità elevate, con due sta-

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gioni di pioggia e due di sic-cità; le escursioni termichesono di scarsa entità, circa5°C e minime quelle giornalie-re), un clima tropicale o caldo(caratterizzato da due stagioninettamente distinte, una dellepiogge e una di siccità, divisefra loro da due brevi periodiintermedi; la stagione secca èrelativamente fresca, quelladelle piogge caldo - umida; leescursioni termiche annualisono di 10°C, quelle giornalie-re di 8), clima temperato (sonoi nostri climi, quelli più adattiallo svolgimento delle attivitàumane, con quattro stagioniben distinte ed escursioni ter-miche notevoli), clima freddo(stagioni distinte, ma estateassai breve) e clima polare(due sole stagioni, inverno edestate).Tale classificazione è grossola-na ed inoltre all’interno dellevarie zone si possono distin-guere dei climi diversi a secon-da dell’altitudine, della presen-za di grandi masse d’acqua, in

pratica secondo la topografia.Si parla di clima marino, conti-nentale, montano e desertico.

CLIMA DI MONTAGNA

I l clima di montagna deveessere considerato in primoluogo come l’effetto delle

modificazioni esercitate dall’al-titudine nei confronti dei varifenomeni meteorologici.Cosa si intende per montagna?Comunemente si parla di colli-na per rilievi fino a 600 metri;oltre questo livello si tratta dimontagna: questo concettopresuppone differenziazioniverticali importanti nei fenome-ni climatici e nella coperturadella vegetazione. L’alta mon-tagna, in particolare, vienedefinita in base a determinatiparametri come il limite dellenevi perenni e il limite supe-riore della vegetazione.Secondo tale criterio, il limiteinferiore dell’alta montagna sitrova a qualche centinaio di

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metri in Scandinavia e sulleAnde Patagoniche, a 1600 -1700 metri nel l ’EuropaCentrale, a 3300 metri sulleMontagne Rocciose a 40° dilatitudine e a 4500 metri sulleAnde equatoriali. Per l’AsiaCentrale, con un limite dellenevi a 5500 metri e vista l’as-senza (per le condizioni di ari-dità) di un limite superioredelle foreste, si utilizzerà uncriterio morfologico per defini-re l’alta montagna.Più in dettaglio, l’altitudine haeffetto sulla pressione, sull’umi-dità assoluta e relativa e sullevarie forme di condensazionedel vapore acqueo, sulla tem-peratura, attraverso leggi ecompor tamenti complessi,ancora sull’irradiazione solareglobale.Gli altri fattori che influenzanoi fenomeni meteorologici neiclimi di montagna sono:

l La latitudine, che può essereconsiderata come un com-plesso di cause che si identi-

ficano nella diversa inciden-za dei raggi solari e nelladiversa durata del giorno. Il risultato è una diminuzio-ne di irradiazione netta, conl’ef fetto di abbassare latemperatura ed in definitivai limiti altimetrici.

l Continentalità ed oceanicità(maggiore o minore distan-za dal mare), che ha effettisu temperatura ed escursio-ne termica (in alta monta-gna c’è comunque una ten-denza a smorzare i contra-sti termici), sul regime deiventi prevalenti, sulla nebu-losità, sulla quantità e distri-buzione annua delle preci-pitazioni.

Si può quindi parlare di unclima o piuttosto di vari tipi diclima di montagna?In effetti i climi montani hannocaratteristiche comuni, tantoche si può parlare, generica-mente, di “clima montano” o“clima alpino”. Tuttavia tali

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climi hanno delle connotazioniproprie che dipendono dallecaratteristiche dei climi regio-nali di partenza (clima equato-riale, tropicale, monsonico,mediterraneo, oceanico, gla-ciale ecc...), alle quali corri-sponderanno altrettanti climiregionali di altitudine; inoltrese si aggiungono le caratteristi-che orografiche, topografiche

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e morfologiche, proprie di cia-scuna catena o massiccio mon-tuoso, troveremo una peculia-ri tà di compor tamenti deidiversi climi di montagna, chesi manifesterà non solo nell’in-dividuazione di svariate situa-zioni ambientali locali di altitu-dine, ma anche di un mosaicodi topoclimi e microclimi.

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I P O S S I AI P O S S I A

P er ipossia si intende ladiminuzione della pres-sione parziale di ossi-

geno disponibile. E’ questauna situazione tipica dellaquota, in quanto la pressione

QUOTA Pb PiO2 Diminuzione O2( m ) (mmHg) (mmHg) ( % )

0 760 149 01000 674 131 -121500 634 127 -17,52000 596 120 -19,52500 560 115 -233000 525 107 -283500 493 100 -334000 462 93 -374500 433 87 -415000 405 80 -466000 353 71 -527000 308 62 -588000 267 53 -648846 236 47 -69

-Tab.1-. Pressione barometrica (Pb), Pressione inspiratoria parziale di ossigeno (PiO2) e diminuzio-ne percentuale dell’ossigeno alle diverse quote rispetto a livello del mare

di ossigeno inspirato dipendedalla concentrazione di O2(costante = 21%) e dalla pres-sione atmosferica (che diminui-sce con la quota). (Tab.1)

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La diminuzione di ossigenodisponibile deve sempre esseretenuta ben presente durante losvolgimento di attività in mon-tagna in quanto rappresenta ilpiù importante fattore limi-tante le prestazioni fisiche eun grave fattore di rischioin soggetti con patologiecardiache e/o polmona-ri. Inoltre l’ipossia è lacausa che innesca queiprocessi che conduconodapprima al Male Acuto diMontagna e quindi all’e-dema polmonare ecerebrale.

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ADATTAMENTO ALL’IPOSSIA

I n presenza di ipossia il fisi-co mette in atto alcuni mec-canismi di adattamento alla

si tuazione che si trova adaffrontare: sostanzialmentequesti meccanismi di compen-so possono essere divisi inaccomodazione ed acclimata-mento.

ACCOMODAZIONE - E’ la fase ini-ziale che appare in seguito aduna esposizione acuta allaipossia (grossi dislivelli supera-ti in breve tempo: ad esempiotramite trasporto funiviario oaereo).L’organismo in questo casomette in atto essenzialmenterisposte di tipo ventilatorio ecardiaco consistenti in unaumento sia della frequenzacardiaca (tachicardia) che diquella respiratoria (tachi-pnea): sia la tachicardia che latachipnea hanno lo scopo difornire alle cellule dell’organi-smo un’adeguata quantità diossigeno anche in un ambiente

dove la sua quantità è diminui-ta. Per contro questo tipo diadattamento compor ta unsovraccarico di lavoro per gliapparati cardiaco e polmona-re, per cui risulta difficilmentesostenibile per lungo tempo.

ACCLIMATAMENTO - Altri mecca-nismi di compenso subentranoalla tachicardia e alla tachi-pnea con il permanere dellaesposizione alla quota: questevariazioni divengono efficaciper l’organismo solo se l’espo-sizione all’ipossia si prolunga.Alle quote medio-alte (4500m) l’apparato respiratoriorisponde con un aumento delvolume corrente (volume diaria inspirato ad ogni atto),mentre l’incremento della fre-quenza respiratoria continuaad aumentare ma in manieramolto meno marcata; la salitaa quote superiori induce peròdi nuovo le modificazionidescritte. Questa iperventilazione ha loscopo di aumentare la disponi-bil i tà di ossigeno a l ivel lo

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alveolare. L’apparato cardio-circolatorio risponde all’esposi-zione cronica all’ipossia conun aumento del numero deiglobuli rossi nel sangue (poli-globulia) ed il conseguenteaumento dell’ematocrito (% diglobuli rossi nel sangue): poi-ché i globuli rossi contengonoemoglobina e questa è respon-sabile del trasporto di ossigenodai polmoni ai vari tessuti del-l’organismo, la poliglobulia halo scopo di permettere il tra-sporto di una maggiore quan-tità di ossigeno. Anche il renesvolge un ruolo importante nelprocesso di acclimatamento:infatti aumenta l’escrezione disodio ed acqua facendo si chesi riduca il volume plasmaticoed aumenti l’ematocrito. Inoltrefavorendo l’escrezione di alcunicomposti (ioni bicarbonato) fasi che l’acidità del sangue (pH),che tende a variare in seguitoall’instaurarsi della tachipnea,rimanga il più possibile nei limi-ti ottimali. Queste modificazioni ematolo-giche si instaurano per perma-

nenze in quota di almeno 10giorni e comportano per l’orga-nismo, oltre agli aspetti positiviappena citati, alcune condizioniche invece possono risultarepenalizzanti: ad esempio l’au-mento dell’ematocrito aumentala viscosità del sangue con unconseguente peggioramentodella capacità di quest’ultimo discorrere nei capillari e ciòrichiede al cuore una “fatica”maggiore per espletare la suafunzione di pompa.Quest’ultimo esempio serve afarci capire che le risposteindotte dall’acclimatamento nonportano esclusivamente deivantaggi per l’organismo che lemette in atto, e questo è confer-mato anche dal fatto che lecapacità di prestazioni in ipos-sia non aumentano parallela-mente al prolungarsi della per-manenza in quota: infatti unacclimatamento di circa 4 setti-mane rappresenta il periodoideale, dopodiché la capacitàmassima di lavoro non aumen-ta con il prolungarsi della per-manenza in quota.

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poco signif icativa sino ai2000m, mentre è del 35-40%a 5000m e del 85% sulla vettadell’Eve- rest.Tra i fattori prin-cipali che concorrono allariduzione della performancesono da annoverare la ipossiacon la conseguente diminuzio-ne della saturazione in O2 delsangue arterioso; inoltre sideve ricordare la riduzionedella massa muscolare (condiminuzione della capacitàdelle vie ossidativa di produrreenergia) che si osserva doposoggiorni prolungati in quota.

L’IPOSSIA RAPPRESENTAINOLTRE IL FATTORE LIMITANTE LA PERFORMANCEFISICA IN QUOTA.

I l massimo consumo di ossi-geno (VO2max) è un indi-ce della massima prestazio-

ne aerobica, cioè della massi-ma intensità di esercizio cheun individuo è in grado dicompiere per periodi prolun-gati. Tutti gli studi dimostranoche la VO2max diminuiscerispetto ai valori riscontrati alivello del mare: la riduzione è

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VV A R I A B I L I F I S I C H EA R I A B I L I F I S I C H EE A LE A L T I T U D I N ET I T U D I N E

O tre ai problemi fisio-patologici legati agliadattamenti alla vita

in condizioni di ipossia, la per-manenza in quota pone ancheproblemi legati alle variabilifisiche quali il freddo, il vento,l’umidità, la pioggia e l’irrag-giamento solare che possonorappresentare, se non corretta-mente affrontati, la causa inne-scante di situazioni che mettonoa repentaglio l’integrità fisica ola vita stessa.

FREDDO

R appresenta senza dub-bio uno dei problemipiù conosciuti dell’am-

biente montano: congelamentialle estremità degli arti sono“souvenir” tutt’altro che infre-quenti fra gli alpinisti. Pur con approssimazione pos-

siamo dire che, alla stessa lati-tudine, se la temperaturamedia a livello del mare è+15°C, già a 2000m essascende a +2°C, a 4000m è di-10°C, a 6000m si abbassa a-24° per giungere a -40° a8800m.A questa situazione di massi-ma vanno poi riferite le modifi-cazioni indotte dalle condizio-ni atmosferiche: infatti se inuna giornata soleggiata esenza vento a 7000m la tem-peratura può raggiungere+10°C all’ombra, ci si puòritrovare a 3000m in unabufera con temperature inferio-ri ai -25°C. Altra considerazione da tenerepresente è la notevole escursio-ne termica che può esistere trail giorno e la notte: tutto ciò cideve indurre ad affrontare laquota predisponendo materia-le adatto per difenderci dal

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freddo, anche in considerazio-ne del fatto che ci si potrebbetrovare nella situazione dirimanere in condizioni criticheper più giorni.La profilassi contro l’azione delfreddo è una buona acclimata-zione, un regolare e consisten-te appor to calorico con lanutrizione, vestiario adeguatoed esercizio muscolare. Oltre all’abbigliamento, con-fortevole ed isolante deve esse-re i l sacco-let to: inoltre èbuona norma, durante i bivac-chi, isolarsi dal suolo con unmaterassino. Per il vestiario il Gore-tex è untessuto particolarmente indica-to in quanto permette in parti-colare l’evaporazione dellatraspirazione ed inoltre garan-tisce una buona protezionedalla pioggia.In caso di congelamento diestremità:l evitare assolutamente di

strofinare, scuotere e sbatte-re la parte colpita controogni altra superficie

l non riscaldare rapidamentedavant i ad un fuoco ofiamma

l coprire accuratamente l’e-stremità ed iniziare il tratta-mento solo in luogo caldo easciutto

l il riscaldamento generaledel corpo così come unabuona reidratazione, conbevande calde e zucchera-te, deve essere intrapresaappena possibile; il riscal-damento delle parti conge-late deve avvenire conbagni d’acqua tiepida(37°C) addizionata consoluzioni antisettiche nonalcooliche

l per l’analgesia durante lafase di riscaldamento som-ministrare aspirina

l dopo ogni bagno (30 minu-ti, 4 volte al giorno), coprirecon garze sterili la partecongelata, lasciando lafasciatura molto lassa

l estrema attenzione alle infe-zioni, che possono compro-mettere il processo di guari-

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gione: al minimo sospetto(persistenza prolungatadi dolore urentedopo il bagno tie-pido) coperturaantibiotica peralmeno 8 giorni

PIOGGIA-UMIDITÀ-VENTO

I l vento rap-p r e s e n t a ,s p e c i a l -

mente in alcu-ne aree geo-grafiche ed acerte quote,un “avversa-rio” spesso

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temibile non solo per lo svolgi-mento dell’attività alpinisticama anche perché aggraval’impatto che altre variabili fisi-che hanno sul corpo umano. I l vento favorisce infatti ladispersione termica, special-mente se combinato con l’umi-dità del vestiario: in alcunesituazioni la perdita di tempe-ratura del l ’organismo puògiungere a 9°C ogni ora, percui è sufficiente meno di 1hper ritrovarsi in condizioni diipotermia corporea.Da tenere sempre presente chela dispersione termica non èun fenomeno riferibile alla solastagione fredda, ma può mani-festarsi anche nella bella sta-gione (escursioni estive in-dos-sando solo una magliet tasudata in giornate ventose!):l’abbigliamento deve quinditenere conto di tutto questo edè cosa saggia avere vestiariodi ricambio asciutto. Anche la pioggia, come i lvento, può rappresentare unfattore di dispersione termica,

per cui anche da essa ci sideve difendere con abbiglia-mento adatto.

IRRAGGIAMENTO SOLARE

U na considerazionefondamentale chedovrebbe sempre

essere tenuta ben presente èche la luce è vita, ma in certicasi la luce può uccidere. Se la presenza di un solesplendente può rendere un’e-scursione, un trekking o un’ar-rampicata ancora più affasci-nante, non ci si dovrebbe maiscordare di tutti i problemi chel’irraggiamento solare puòdare se non si ha la precauzio-ne di avere a disposizione ilnecessario per difenderci daesso.I problemi possono verificarsisia in regioni polari, sia inzone tropicali che temperate,particolarmente in giorni in cuila luce del sole si riflette suneve, acqua o sabbia ed ilvento impedisce al soggetto di

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avvertire caldo: inoltre si deveconsiderare che l’irraggiamen-to aumenta di intensità conl’altitudine. Prendendo in considerazione iproblemi più frequenti, verran-no suggeriti gli accorgimentida adottare.

SCOTTATURE DA SOLE: è semprebene evitare esposizioni al solesenza protezione nelle ore piùcritiche, vale a dire tra le 10 ele 15 nei mesi estivi, soprattut-to per i soggetti con pelle piùchiara e tendenza a scottarsi.La protezione va messa in attocon indumenti (camicia amanica lunga, pantaloni lun-ghi, cappello), guanti, occhialie, per le parti scoperte, sarànecessario ricorrere ad unacrema protettiva. Quali caratteristiche specifichedeve avere una crema per unuso specifico in montagna?In considerazione del fatto chericerche in alta quota hannoaccertato un calo di efficaciaanche del 35 - 40% rispetto ai

valori calcolati in laboratoriodei fattori di protezione, unacrema ideale dovrebbe avereun fattore di protezione di 40per avere la sicurezza di esse-re al riparo dagli UVB edovrebbe proteggere anchecontro UVA ed infrarossi (con-trollare le etichette); si consi-glia inoltre di riapplicare lacrema ogni 2 - 3 ore, specienei casi di attività fisica inten-sa.Sarebbero anche da evitarequei comportamenti molto dif-fusi ma pericolosi, come pren-dere il sole a torso nudo sulleterrazze dei rifugi alpini, suighiacciai o sulla neve. Ancoraun cenno per quanti praticanotrekking o partecipano a spe-dizioni alpinistiche extraeuro-pee, particolarmente in regionitropico-equatoriali: in questocaso gioca un notevole ruoloanche la latitudine, quindi l’au-mentata intensità delle radia-zioni UV comincerà a manife-stare i suoi ef fetti anche aquote molto più basse che da

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UV. Le lenti possono essere dicristallo (con superiori pro-prietà ottiche) o policarbonato(ossia plastica, antiurto ma conscarsa resistenza all’abrasionee alla rigatura): il trattamentodi specchiatura è stato ormaiabbandonato in quanto anti-producente.

MALATTIA DA CALORE : si puòmanifestare con crampi, esau-rimento fisico (malessere, maldi testa, fatica, confusionementale, vomito, col lasso)oppure con la forma più gravedel colpo di calore, che puòessere rapidamente fatale(temperatura corporea cheaumenta rapidamente, spari-sce la sudorazione, compaionocoma, convulsioni, danni epati-ci e renali).Viste le gravi conseguenze,diventa importante la profilassidel colpo di calore, che è rela-tivamente facile negli ambientichiusi con opportuni sistemimeccanici di ventilazione e/orefrigerazione; al l ’aper to,

noi, richiedendo una maggiorprudenza.

HERPES LABIALE: le persone sog-gette devono ripetere spessol’applicazione di creme aschermo totale sulle labbra e,in caso di lesioni mucose, pro-teggere le zone con un tessuto(foulard, ecc.). LESIONI OCULARI: la cheratite atti-nica è la più frequente patolo-gia oculare derivata da unacattiva protezione degli occhidalla luce solare. E’ causatadall’esposizione ai raggi ultra-violetti (UV) e si manifesta condolore urente (sensazione di“sabbia negli occhi”), intensalacrimazione e fotofobia (fasti-dio della luce) che può provo-care uno spasmo delle palpe-bre tale da rendere impossibilela visione. La prevenzione siattua “banalmente” indossan-do occhiali da sole (conparaocchi) che devono averelenti ad elevato valore diassorbimento di luminosità edessere validamente filtranti gli

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essendo impossibile influiresulle condizioni ambientali, laprofilassi consiste nell’abbon-dante uso di bevande arricchi-te di sali minerali (fino a 14litri/die in condizioni estre-me), in un’alimentazioneopportuna, nell’impiego divestiario idoneo e nel lariduzione della quantità edella durata dell’attivitàmuscolare.

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PPAATOLOGIE PREES ISTENT I TOLOGIE PREES ISTENT I E MONTE MONTAGNAAGNA

V eniamo ora a trattarequei problemi di tipomedico che ciascuno

di noi si può trovare ad affron-tare durante la pratica di atti-vità in quota: molte volte, perleggerezza o per non cono-scenza, la sottovalutazione dialcune condizioni può rappre-sentare la base da cui derivanosituazioni a rischio.

APPARATO CARDIO–CIRCOLATORIO E MONTAGNA

P er i soggetti al di sopradei 40 anni che nonsvolgono regolarmente

attività fisica in montagna,sarebbe buona norma sottopor-si ad una accurata valutazioneclinica e funzionale: questo peruno screening di massima inquanto le statistiche riportanoun aumento di rischio di morteimprovvisa durante l’attività inmontagna in tale classe di sog-

getti. Un discorso a parte meri-tano i cardiopatici che desideri-no frequentare la montagna:non più valido, perché non sup-portato da dimostrazione scien-tifica, è l’atteggiamento classicodi sconsigliare quote superioriai 1000 metri. Cardiopatici(infartuati e by-passati compre-si) asintomatici, con capacitàlavorativa conservata, normalivalori di frequenza cardiaca epressione arteriosa duranteprova da sforzo in pianura ese-guita senza angina e alterazio-ni elettrocardiografiche, posso-no frequentare quote sino a3000 metri: in questi soggettiinfatti i rischi appaiono legati,più che all’altitudine, a fattoriquali freddo intenso, notevolistimoli emotivi e vie che richie-dono un elevato impegnomuscolare di tipo isometrico. Sideve pertanto ridurre lo sforzoin condizioni climatiche sfavo-revoli (giornate fredde e vento-se e/o calde ed umide) e si

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deve fare attenzione agli even-tuali disturbi che insorgonodurante lo sforzo o subito dopo(dolore al torace, dispnea, verti-gini, affaticamento eccessivo) econtattare il medico. Altro con-siglio utile per questa categoriadi soggetti è di non superareelevati dislivelli in breve tempoad esempio tramite funivia oauto: infatti i meccanismi diaccomodazione che il fisicomette in atto in queste condizio-ni di esposizione acuta allaipossia (tachicardia e tachi-pnea) possono rappresentareun grave fattore scatenante car-diopatie ischemiche. Le personecon problemi di ipertensione,controllata con terapia, devonoinvece tenere controllata la loropressione specialmente durantela prima settimana di soggiornoin quota. In tale periodo infattiin tutte le persone, anche convalori normali di pressione, sinota un aumento dei valori(specie diastolici); quindi l’iper-teso in questo periodo deve, senecessario, aggiustare la tera-pia e porre attenzione allenorme igienico-dietetiche.

APPARATO RESPIRATORIO E MONTAGNA

“...L’aria è così pura ad altaquota che un malato guariscecompletamente 2-3 giornidopo aver salito la montagna.”. Così Marco Polo descriveva ibenefici effetti dell’aria sullemontagne del Pamir: la valuta-zione è senza dubbio ottimisti-ca, anche se alcuni beneficisono sicuramente evidenti. Inlinea generale si può sostenereche fattori positivi della quotasono rappresentati dalla ridu-zione di aeroallergeni ed inqui-nanti atmosferici, dalla ridottadensità dell’aria e, per quotesino a 2000 metri, dalla ridottaumidità atmosferica ; i fattorinegativi sono rappresentatidalla ridotta disponibilità diossigeno, dall’incremento dellaventosità e dal freddo. Da que-sto quadro generale si possonotrarre indicazioni utili per sog-getti che, affetti da patologierespiratorie, vogliono frequen-tare l’ambiente montano. I sog-getti asmatici se da un lato pos-

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sono trarre vantaggio dalminore inquinamento dell’aria,dall’altro devono considerareche la iperventilazione di ariasecca e fredda, la presenza divento e lo sforzo fisico possonoindurre crisi di broncospasmo epeggiorare il rendimento respi-ratorio; quindi queste personedevono recarsi in quota solo sela sintomatologia è ben control-lata, nelle giornate fredde eventose devono proteggere labocca con un foulard, nondevono sottoporsi ad eccessividislivelli con mezzi di risalitameccanica al di sopra dei2500-3000 metri ed infinedevono far uso di medicinaliadatti (beta2-stimolanti a breveazione) prima di un intensosforzo fisico o qualora sia pre-

vista un’escursione nel periododell’impollinamento o della fie-nagione. I bronchitici cronici possonotrarre vantaggio dal soggiornoalle medie quote: questo però acondizione che non sussistaun’ipossiemia a livello delmare, in quanto questa sareb-be sensibilmente aggravata(basti pensare che a 2500m lariduzione di ossigeno nell’ariaè di circa il 25%). Inoltre l’esposizione alla quotava evitata in caso di una riacu-tizzazione bronchiale, in pre-senza di dispnea a riposo e diipertensione polmonare e perquei soggetti con difetti dellacoagulazione o fattori dirischio per malattia tromboem-bolica.

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A L I M E N TA L I M E N T A Z I O N E A Z I O N E EE M O N TM O N T A G N AA G N A

N on facile è tracciaredelle precise lineeguida su una adegua-

ta alimentazione, in quantoesistono differenze individualilegate all’età, al sesso, all’alle-namento ed alle diverse quotecui l’attività si svolge. In linea generale quanto espo-sto può essere considerato rife-ri to al trekking al le quotemedio-basse.Mentre in un soggetto sano di70 Kg il fabbisogno nutrizio-nale normale è di circa 2000Kcal/die, in corso di sforzo inquota le necessità salgono a 3-4000 Kcal/die per arrivare a5000 Kcal/die in condizioniestreme, e consensualmente siosserva una maggiore neces-sità di apporto di acqua. Le fonti di energia vengonoredistribuite, con un aumentodella quota di apporto caloricodei carboidrati rispetto ai grassi.In quota, per motivi non chiari,

a parità di livello di attività fisi-ca il muscolo tende ad utilizza-re un quantitativo di glucosiomaggiore che a livello delmare: per prevenire il depau-peramento delle riserve endo-gene di carboidrati (glicogeno)è necessario introdurre con ladieta molti zuccheri. Un esercizio f isico di 45’richiede un apporto di 30-40gr di carboidrati e le fontimigliori sono i carboidratisemplici e solubil i come imonosaccaridi Non esiste invece la necessità,durante uno sforzo di durata,di supplementare la dieta congrassi, anche se c’è però dari levare che l’al lenamentoaumenta la capacità di utilizzodei grassi. E’ invece da aumentare, sem-pre durante sforzo di durata,l’apporto proteico utilizzandofonti proteiche povere di grassiquali proteine ed idrolisati del

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latte, proteine della soia ocaseinati.Importantissimo è il reintegrodell’acqua, che deve tenereconto anche della quota dielettroliti persa con il sudo-re: la supplementazionedi liquidi deve esserefornita con soluzioneidroelet trol i t ichecontenenti 30-60

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gr/l di carboidrati e 300-1200mg/l di sodio. In conclusionele regole da seguire ogni voltache è possibile sono: lAssumere adeguate quantità

di liquidi zuccherati prima,durante e dopo la sforzo;

l Introdurre calorie sottoforma di carboidrati prima,durante e dopo l’attività fisi-ca;

l Aumentare leggermentel’apporto proteico e ridurrequello lipidico.

Quanto detto non è sempreriferibile anche all’alpinismo dialta quota, in quanto in questocaso subentrano fattori chealterano lo schema comporta-mentale esposto. Infatti l’altaquota induce anoressia relati-va (in particolare per cibi adalto contenuto di grassi), inol-tre vi è ridotta disponibilità dicibo o questo è scarsamentevariabile: unico consiglio è dinon portare con sé solo prepa-rati calorici che, se da un lato

soddisfano la richiesta caloricae sono di poco ingombro, nonrappresentano una “preliba-tezza” e quindi possono peg-giorare l’anoressia relativatipica della quota.Le considerazioni ed i suggeri-menti avanzati in questa sedesono certamente semplici esostanzialmente utili in ognisituazione di attività fisica, masono spesso in grado digarantire una attività in monta-gna, sia questa la scalata, iltrekking, lo scialpinismo oqualsiasi altra, sicura ed effi-cace.

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P R E PP R E P A R A Z I O N E A R A Z I O N E F I S I C A E M O N TF I S I C A E M O N T A G N A A G N A

L a prima considerazioneè di svo lgere a t t i v i tàfisica solo quando si è in

buone condizioni generali:questo per non aggravare l’e-ventuale patologia in corso eperché un fisico in non buonecondizioni ha minori capacitàdi tolleranza e risposta allosforzo. Altra considerazione è quelladi svolgere attività in quotacon un buon allenamento allespalle: se questo non c’è, gra-duare in modo progressivol’attività iniziando con escur-sioni poco impegnative per poiprogredire gradatamente.Inoltre è importante durante unescursione iniziare lentamente,aumentare progressivamentelo sforzo e non interromperlobruscamente: gli sforzi impor-tanti non vanno eseguiti subitodopo mangiato ed è buonanorma attendere almeno 2 oredopo un pasto leggero.

I soggetti con più di 45 annidovrebbero sottoporsi ad unelettrocardiogramma da sforzoprima di intraprendere attivitàin quota. Chi è affetto da malattie croni-che (diabete, malattie cardia-che o polmonari, ecc.), oltreche sottoporsi ad una visitaaccurata per sincerarsi dellostato di compenso della pato-logia, deve portare con sé ifarmaci necessari per conti-nuare la terapia in atto. Ledonne che usano pillole anti-concezionali dovrebberosospendere il farmaco, qualorail soggiorno in quota duri piùdi 3 settimane, per l’aumentodi rischio di trombosi indottodalla quota.Tutti devono verificare le vacci-nazioni necessarie da eseguirein base alla destinazione pre-scelta.

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PP AA T O L O G I E L E G AT O L O G I E L E G A T E A L L AT E A L L AQ U O TQ U O T A E L O R O T R AA E L O R O T R A T TT T A M E N T OA M E N T O

I ndividui che abitualmenterisiedono in pianura e chesalgono rapidamente ad

altezze superiori a 2500 metris.l.m. possono manifestare unao più sensazioni sgradevoli,quali cefalea, inappetenza,insonnia ed af faticamentoeccessivo. Se due o più di questi sintomi,che possono includere progres-sivamente vomito, “respirocor to”, cefalea grave edincoordinazione motoria, sonopresenti in contemporaneadefiniscono la sindrome delmale acuto di montagna oAMS. L’esame obiettivo di que-sti paziente mette in evidenzatachipnea, rantoli all’ausculta-zione dei campi polmonari,succulenza dei tessuti molliperiorbitari ed edemi periferici.

Il male acuto di montagna, èuna sindrome primariamenteneurologica associata al basso

tenore di ossigeno dell’ariatipico dell’altitudine, come si èvisto in precedenza. Le varieforme di malattia da altitudinepossono essere così classifica-te:l ipossia acuta (turbe com-

portamentali, lipotimia, siverifica per quote superioria 5000 metri)

l AMS - male acuto di monta-gna (15 - 25% dei soggetti,con un ascesa troppo rapi-da, per quote anche a 2500metri)

l edema polmonare da altaquota o HAPE (dispnea,tosse, stupor: potenzialmen-te fatale)

l edema cerebrale da altaquota o HACE (cefalea,atassia, al lucinazioni,disturbi del giudizio, coma)

l malattia cronica da altezza(in soggett i residenti inquota a lungo)

l emorragia retinica da altez-

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za (frequenti, anche asinto-matica, per quote di 5000metri)

l edema facciale perifericol problemi circolatori (feno-

meni di trombo-embolismocentrale che può manifestar-si a quote di 4500 metri)

In seguito ad un progressivoadattamento dell’organismoumano alla quota (acclimata-zione) abitualmente l’AMS haun decorso favorevole e sirisolve spontaneamente. Nonostante ciò, individualmen-

te, se tali meccanismi di com-penso non avvengono o sianoinsufficienti, può evolvere inuno scompenso ipossico cere-brale acuto con perdita dellacoordinazione dei movimenti,stato confusionale, sonnolenza,coma e decesso dell’alpinistaper edema cerebrale. Alla sintomatologia neurologi-ca si aggiunge spesso unedema polmonare.E’ possibile eseguire una valu-tazione di massima della gra-vità del l ’AMS secondo leseguenti tabelle:

SINTOMI PUNTEGGIO

- cefalea 1- nausea o anoressia 1- insonnia 1- vertigine 1- cefalea resistente all’assunzione di aspirina 2- vomito 2- dispnea a riposo 3- affaticamento eccessivo 3- diminuzione della diuresi 3

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Punteggio totale Grado AMS Cosa fare

1 - 3 lieve assumere aspirina o paracetamolo4 - 6 moderato aspirina, interruzione dell’ascesa

e riposo> 6 grave scendere di quota

Per una valutazione più accu-rata sia dal punto di vista clini-co che funzionale viene ripor-tato in appendice il questiona-rio “Lake Louise Score”.

SI PUÒ PREVENIRE L’AMS?

P er una prevenzioneefficace dell’AMS, del-l ’edema cerebrale e

dell’edema polmonare si consi-glia un’ascesa lenta, che nonsuperi i 300 metri di dislivelloal giorno. Un’attività alpinisti-ca regolare svolta sopra i2500 metri, durante i mesi cheprecedono il soggiorno in altaquota, permette di accelerare itempi di salita: trascorrere 9 opiù notti tra 2500 e 4500 mnei trenta giorni che precedo-no una spedizione o trekkingin alta quota consente di ridur-

re in modo signif icativo i lrischio di AMS e, se questa simanifesta, di ridurne la gra-vità. Se un’adeguata acclima-tazione non fosse possibileoppure, se malgrado l’accura-ta acclimatazione, si è ancorasoggetti all’AMS si può ricorre-re ad una profilassi farmacolo-gica con acetazolamide(Diamox) 250 - 500 mg algiorno per tutta la durata del-l’ascensione.

TERAPIA DELL’AMS

N el trattamento dell’AMS conclamata ilfarmaco di scelta è il

desametazone (Decadron,Soldesam), alla dose iniziale di8 mg, seguito poi da 4 mgogni 6 ore. Ha una grossa effi-cacia nel ridurre la sintomato-

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logia, ma non modifica le ano-malie fisiopatologiche dell’or-ganismo in quota: per talemotivo la rapida discesa diquota è imperativa e va imme-diatamente effettuata nei casipiù gravi.Il sacco iperbarico è sicura-mente il mezzo ideale per trat-tare tutte le patologie da nonadattamento alla quota; il suoprincipio consiste nel porre ilsoggetto sof ferente in unambiente pressurizzato (il cheequivale ad una perdita imme-diata di quota).Per quanto riguarda l’edemapolmonare il farmaco d’elezio-ne è la nifedipina (Adalat-retard): se un alpinista sa di

essere stato vittima in prece-denza di un HAPE, è consiglia-bile una profilassi con nifedipi-na 20 mg x 3, iniziata 24 oreprima dell’ascesa e proseguitafino al ritorno.In ogni caso, le buone possibi-lità terapeutiche non devonofar dimenticare a nessuno cheun alpinista colpito da AMS,HACE o HAPE va sempre, nonappena possibile, accompa-gnato o trasportato alla quotapiù bassa possibile: il succes-so, temporaneo, della terapianon deve indurre a continuareun’avventura in quota insen-sata e assai pericolosa!

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o qualsiasi altro tipo di tessuto(purché pulito) e mantenere lapressione fino all’arrivo deisoccorsi: bisogna evitare dirimuovere la compressione,per controllare se la ferita san-guina ancora, ogni cinqueminuti, come spesso succede.Se si sospetta la frattura di unarto, si possono utilizzare ibastoni da sci o da camminatacome mezzi di immobilizza-zione, per tenere in asse il seg-mento osseo; somministrareanalgesici per il dolore e ricor-darsi di coprire sia il ferito chel’estremità distale fratturata.Le distorsioni di caviglia sonodegli eventi fastidiosi, la mag-gior parte delle volte non gravima tali da rendere assai diffi-coltosa la progressione; dipen-dono da una lassità eccessivao da una rottura del compartolegamentoso esterno dell’arti-colazione tibio-tarsica: per

P R I N C I P I D I P R I N C I P I D I P R O N T O S O C C O R S OP R O N T O S O C C O R S O

É bene aver sempre nellozaino una piccola borsadi autosoccorso, conte-

nente una soluzione disinfet-tante, delle garze sterili, cerottie materiale per eseguire ben-daggi; come farmaci, consi-gliamo un blister di aspirinaoppure alcune bustine di nime-sulide (Aulin, Mesulid), inquanto tutto il resto è di strettapertinenza medica e quindi èmeglio evitare problemi.In caso di piccola ferita, diescoriazioni anche estese èconsigliabile detergere accura-tamente con acqua la lesione,per rimuovere terriccio od ognialtra impurità, disinfettareavendo cura di eseguire i lmovimento dall’interno versol’esterno, coprire con garzesterili.In caso di emorragie importan-ti è assolutamente necessariocomprimere la ferita con garze

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ridurre i rischi bisogna porreattenzione a dove si mettono ipiedi durante la marcia, indos-sare le calzature adatte al tipodi terreno attraversato e utiliz-zare delle fasciature conteniti-ve con bende adesive (ben-daggio funzionale) per rinfor-zare la parte esterna dell’arti-colazione.In caso di incidenti gravi, evi-tare di mettere a repentaglio lapropria vita nel tentativo diraggiungere il ferito in situa-zioni di estremo pericoloambientale; evitare manovre direcupero o comportamentisconsiderati se non si conosco-

no i protocolli della mobilizza-zione atraumatica: porsi afianco dell’infortunato, verifi-carne lo stato di coscienza, lapresenza del respiro e del cir-colo, tamponare eventualiemorragie esterne, coprirlo econfortarlo in attesa dei soc-corsi (ricordare che manovreerrate di soccorso possono de-terminare danni irreversibili o,addirittura, risultare fatali).Lo sfinimento è un’evenienzatutt’altro che rara in montagnae non è caratteristica solo del-l’alta quota. Si può manifestare soprattuttonell’alpinista non allenato o,

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nolenza, o al contrario, irrita-bilità, agitazione), a volte conuno stato collassiale: è neces-sario somministrare cure fisi-che (riparare dal freddo o dalcaldo eccessivo, bevande tiepi-de zuccherate e arricchite disali minerali, riposo ed osser-vazione stretta per alcuni gior-ni) e psicologiche (tranquilliz-zare e sdrammatizzare lasituazione); assolutamente nonsomministrare bevande alcoli-che o sostanze eccitanti.

comunque, non preparatoall’impresa che affronta; lecattive condizioni atmosferi-che, il caldo o il freddo, l’ec-cessiva attività muscolare nonbi lanciata da un corret toapporto alimentare e idro-sali-no sono concause importantinel determinare uno stato disfinimento. Si manifesta con profondadebolezza, pallore, sudorazio-ne, crampi muscolari, turbe delcomportamento (apatia, son-

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S O C C O R S O S O C C O R S O I N M O N TI N M O N T A G N AA G N A

U n riferimento al soccor-so ci pare obbligato-rio, in quanto ciascuno

di noi dovrebbe sentirsi etica-mente e moralmente coinvoltoin caso di infortunio e/o diffi-coltà di un compagno: valutia-mo sempre che una vettaanche il giorno dopo sarà lì adattenderci, la vita di un compa-gno probabilmente no.La capacità di mettere in attoautosoccorso, pur dovendosempre esistere, è sicuramentecorrelata ai luoghi in cui svol-giamo la nostra attività: infattiin alcune zone (es. Alpi) pos-siamo contare su gruppi disoccorso organizzati e profes-sionali, mentre in altri (es.Ande, Himalaya) si deve esse-re maggiormente auto-suffi-cienti. Non va mai dimenticatoche le condizioni metereologi-che giocano un grosso ruolonel soccorso in montagna: cat-tive condizioni possono bloc-care i soccorsi per più giorni o

in prossimità dell’infortunato.Alcuni principi valgono in ognicaso di incidente in montagna :

l Portare con sé un mezzo dicomunicazione (radio,telefono) informandosi odella frequenza di trasmis-sione su cui opera il Soc-corso locale o sui numeri dachiamare in caso di neces-sità.

l Fornire le indicazioni il piùpossibile corrette (località,tipologia dell’infortunio,persone coinvolte e lorocondizioni, ecc.) risponden-do con calma alle domandedell’operatore con cui si è incontatto.

l Si deve evitare di aggravarel’incidente compiendo mano-vre incaute che possono met-tere in pericolo noi stessi; incaso il ferito si trovi in zonapericolosa, cercare di por-tarlo in zona più sicura.

l Iniziare immediatamente, in

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rapporto alle proprie capa-cità, le manovre di soccorso(coprirlo ed isolarlo dalsuolo, somministrare liquidicaldi se i l soggetto ècosciente, liberare le vierespiratorie se incosciente,tamponare emorragie).

l Non eseguire manovreavventate che non si cono-scono bene: non dobbiamofare di un sopravvissuto adun incidente una vittima delsoccorso.

In caso di elisoccorso, reperireil luogo più adatto all’atterrag-gio dell’elicottero: la zonadeve essere il più possibile pia-

neggiante e livellata, libera daostacoli aerei (fili tesi), benvisibile dall’alto e con fondosolido. Durante l’atterraggio ed ildecollo tutti gli oggetti che pos-sono sollevarsi con il ventoprodotto dal rotore (sacchetti,lamiere, corde, indumenti,zaini) vanno allontanati o trat-tenuti. Visto che gli elicotteri atterranopreferibilmente controvento, ilsoccorritore si posiziona inprossimità dell’area di atter-raggio con entrambe le brac-cia alzate e la schiena rivoltaal vento (vedi figura).

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I G I E N E E P R E V E N Z I O N EI G I E N E E P R E V E N Z I O N ED E L L E M A L AD E L L E M A L A T T I E T T I E I N F E T T I V E O PI N F E T T I V E O P A R A S S I TA R A S S I T A R I EA R I E

C onsigli generali: neipaesi in cui si organiz-zano spedizioni alpini-

stiche e trekking, particolar-mente quelli con clima equato-riale, tropicale o temperato-caldo, le regole di igiene abi-tuale valide per i viaggiatori“convenzionali” vanno rigoro-samente applicate se si voglio-no evitare noiose e/o dram-matiche complicazioni.Ricordarsi che la comparsa difebbre, dopo il soggiorno inuna zona a rischio, visto lafrequenza con cui il paludismoancora si manifesta, deveessere sospettata come di ori-gine malarica (rivolgersi quin-di presso ambulatori dell’USL odivisioni di malattie infettivedegli ospedali, anche prima diintraprendere il viaggio, per iconsigli sulla profilassi antima-larica).Consultare un centro medicoper avere informazioni sul tipo

di vaccinazioni necessarie oconsigliate per il tipo di zonada visitare e per avere consiglisu come comportarsi: è vera-mente importante!

IGIENE DEL CORPO

l lavare bene e frequente-mente le mani, quando pos-sibile con sicurezza il restodel corpo

l evitare di nuotare in acquadolce naturale (laghi, sta-gni, torrenti e fiumi) nellezone endemiche per bilhar-ziosi e leptospirosi

l calzare sempre le scarpel dormire nel proprio sacco-

lenzuolo o sacco a pelol sentire la popolazione loca-

le prima di toccare animalio piante sconosciute

IGIENE ALIMENTARE

l l’apporto idrico deve essere

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particolarmente abbondanteed addizionato di sali mine-rali; utilizzare acqua bollita,bevande tappate (tappi acorona) oppure acquadisinfettata con compressedi cloro. Il te locale puòessere bevuto senza grossopericolo: attenzione che ilsuo consumo in quantitàeccessiva può essere ecci-tante e dare insonnia

l cibi assolutamente ben cottie preferibilmente caldi; laverdura deve essere accura-tamente lavata (con bicar-bonato) se consumata frescae la frutta deve essere sbuc-ciata

l l’alimentazione non devetuttavia divenire un’ossessio-ne: poiché il cibo localecompor ta uno sforzo, avolte notevole, di adatta-mento, è conveniente inte-grare con prodotti dieteticienergetici

DIARREA DEL VIAGGIATORE

E’ una patologia molto fre-quente e la maggior parte

delle volte benigna; la preven-zione è fatta in gran parte conil rispetto delle regole alimen-tari. La terapia di queste formeconsiste nell’utilizzare un anti-settico intestinale (Bimixin)associato ad un farmaco cherallenti il transito intestinale(Dissenten), idratare a suffi-cienza per compensare le per-dite ed eventualmente un blan-do antibiotico ad azione rapi-da, ad ampio spettro e cherispetti quanto possibile laflora intestinale (utile in questicasi la somministrazione dicomposti polivitaminici)

STITICHEZZA

Molto spesso è dovuta al cam-biamento di abitudini alimen-tari, di vita e anche alla disi-dratazione: solitamente si risol-ve senza ricorrere a medica-menti

ULTERIORI RACCOMANDAZIONI

L’INSONNIA - Intesa come diffi-coltà ad addormentarsi o

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risvegli continui durante lanotte è un evento molto fasti-dioso, che può condizionare laprestazione fisica l’indomani:ricordarsi che in quota ciò èdovuto alla diminuzione diossigeno ed è segno di nonadattamento. Migliore saràl’acclimatazione, migliore epiù regolare il sonno. E’ possi-bile in questi casi prenderesonniferi? Non di routine: se l’insonnia èl’unico sintomo e condiziona inmaniera eccessiva l’equilibriofisico-mentale è possibile pren-dere qualche prodotto leggero(Tavor, Halcion), ma mai unbarbiturico. Chiedere comun-que sempre un consiglio medi-co sul tipo di prodotto.

LE BEVANDE - La prestazionefisica in altitudine fa perderecon la traspirazione (sudora-zione) e la ventilazione diversilitri di liquidi al giorno, con unnotevole calo della performan-ce: una perdita del 2% delnostro contenuto idrico fa scen-dere del 20% la nostra efficien-za. E’ quindi necessario reinte-grare in maniera corretta lescorte idriche e saline prima diaccusare la fatica (quindiprima che sia troppo tardi).Ricordarsi: a 4000 metri ilconsumo di bevande deveessere di almeno 4 - 5litri/giorno a fronte di un’atti-vità fisica di 6 - 8 ore.

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1) Può un cardiopatico fre-quentare la montagna e qualisono i suoi limiti?

La risposta si basa sulla cono-scenza delle caratteristichedella cardiopatia e sulla stimadell’impegno cardiovascolareche l’attività fisica svolta dalsoggetto può comportare:l prima di salire in quota,

attraverso un’accurata valu-tazione clinico-funzionale(prova da sforzo, ECGdinamico, ecografia), ènecessario fare i l puntodella situazione (grado diseverità della malattia e suapossibile evoluzione, gradodi compenso emodinamico,possibili complicazioni chepossono subentrare, even-tuale correzione chirurgica,terapia in atto)

l escursionismo e sci di fondosono attività sportive che

richiedono un impegno car-diovascolare e muscolaredinamico prolungato, che sieffettuano ricorrendo princi-palmente a processi di tipoaerobico e che si caratteriz-zano per un aumento dellavascolarizzazione muscola-re e del f lusso ematicomuscolare durante l’eserci-zio; lo sci da discesa inveceprevede anche un importan-te lavoro statico e di forzaesplosiva; altre attività comel’arrampicata, la mountain-bike, torrentismo, deltapla-no, parapendio, ecc. sonomolto più complesse erichiedono una valutazioneadeguata per singolo sog-getto

Tutte le attività menzionatedovranno essere praticate adintensità moderata, cioè aduna frequenza cardiaca (FC)massima non superiore

R I S P O S T E A D O M A N D ER I S P O S T E A D O M A N D EF R E Q U E N T I E C O N S I G L IF R E Q U E N T I E C O N S I G L I

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all’80% della massima teoricaper l’età (FC max teorica= 220- età).

CONSIGLI (soggetto in com-penso, con o senza terapiamedica)

l escursionismo nel periodoestivo, sci di fondo ed anchediscesa fino a 3000 m dialtezza (salvo controindica-zioni del medico curante)nel periodo invernale (inquesto caso i rischi sonoindipendenti dall’altitudinema legati a condizioni qualiesposizione al freddo ecces-sivo o ad un intenso stimoloemotivo)

l evitare passaggi particolar-mente impegnativi, esposti evie attrezzate che richiedo-no elevato lavoro muscolaredi tipo isometrico e stressemotivo sostenuto

l evitare importante impegnofisico dopo aver mangiato(almeno due ore anchedopo un pasto leggero)

l cominciare lo sforzo lenta-mente ed aumentare gra-

dualmente; non interrompe-re mai bruscamente

l estrema attenzione alle con-dizioni climatiche: in gior-nate molto fredde e ventoseo molto calde ed umideridurre l’entità dello sforzoo, molto meglio, evitare l’at-tività fisica

l att ivi tà f isica solo se almeglio della condizione

l attenzione ad eventualidisturbi che possono insor-gere durante lo svolgimentodell’attività fisica od al ter-mine di questa (dolori tora-cici, affanno, eccessivo affa-ticamento): interromperel’attività e consultare quantoprima un medico (a questoriguardo sarebbe sempremolto utile avere con sé ladocumentazione principalesulla malattia)

l considerare che vi sonoaltre caratteristiche dell’am-biente montano da tenerepresenti come l’isolamento,la non immediata possibilitàd’accesso a strutture ospe-daliere attrezzate, situazionipotenzialmente pericolose in

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caso di sincopi, lipotimie(“svenimenti”) o capogirianche in assenza di vere eproprie difficoltà alpinistiche

2) Quali sono i limiti per unsoggetto asmatico?

Come già detto in precedenza,l’asma bronchiale è caratteriz-zata clinicamente da episodi dibroncospasmo recidivanti,reversibili sia spontaneamenteche con opportuna terapiabroncodilatatoria; nel periodointercri t ico la funzionali tàrespiratoria è sostanzialmentenormale. La causa di ciò è daattribuire ad un’abnorme rea-zione broncospastica (contrat-tura del rivestimento muscolaredei piccoli bronchi) a stimoli divaria natura, che nel soggettosano non determinano alcunamodificazione.

Influenze dell’ambiente montanol azione diretta sul tono bron-

chiale di base (importantisono la minor densità del-

l’aria che diminuisce la resi-stenza al flusso nelle vierespiratorie e l’aumentodella produzione surrenali-ca di cortisolo e adrenalina,che sono broncodilatatori);

· azione indiretta legata allapresenza stessa di stimoli dinatura fisica, chimica o bio-logica in grado di scatenarela crisi di broncospasmo. Aquesto proposito, positivesono senza dubbio la ridu-zione degli inquinantiambientali, dei pollini e delperiodo di impollinazione,dell’esposizione agli acaridella polvere e da ultimodello stress psicofisico; effet-ti negativi hanno l’inalazio-ne di aria fredda e secca,l’iperventilazione (da ipos-sia o da sforzo), le bassetemperature (che favorisco-no le infezioni bronchiali) ela riduzione della pressionedi ossigeno alle alte quote(può peggiorare la satura-zione di ossigeno).

Influenze dell’attività sportiva:essendo la montagna anche

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attività fisica, bisogna conside-rare che il soggetto asmaticopuò essere limitato anche damanifestazioni di ipereattivitàbronchiale conosciute come“broncospasmo indotto daesercizio fisico” di un certotipo (ad esempio corsa liberadi 6-8 min. all’80% della fre-quenza cardiaca massimaleteorica per l’età del soggetto).Inoltre pratiche sportive diversehanno potere asmogeno diver-so: la corsa è sicuramente piùasmogena della bicicletta, scidi fondo e camminare lo sonomolto meno; il nuoto è l’attivitàmeno asmogena in assoluto.

Da queste considerazioni nederiva che l’asma bronchialenon è una controindicazioneassoluta alla pratica sportivain ambiente montano (sci,escursionismo fino all’alpini-smo vero e proprio).

CONSIGLI

l eventuali restrizioni vannoimposte in corso di riacutiz-zazioni infiammatorie o

quando la componentebroncospastica non possaessere sufficientemente con-trollata con la terapia

l eseguire sempre una valuta-zione preliminare della tol-leranza allo sforzo

l impostazione dell’attivitàsportiva a cura di personalemedico qualificato

3) E’ possibile soggiornare inquota con i bambini?

Innanzitutto bisogna distingue-re:- neonato: prime quattro setti-mane di vita

- lattante: fino al compimentodel primo anno di età

- piccolo bambino: fino a dueanni (prima infanzia)

- seconda infanzia: dal terzoal sesto anno di vita

- età scolare: fino al dodicesi-mo anno d’età

Non ci sono studi particolareg-giati sulle influenze della quotasulla fisiopatolgia del bimbo esulle controindicazioni del

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bimbo in buona salute portatoin am- biente montano, anchese sulle Ande vi sono popola-zioni che crescono i loro figliad altezze considerevoli; leuniche notizie certe sono:l il rischio di morte improvvi-

sa è più elevato in quotaper neonati e lattanti

l lattanti e piccoli bambinisono a rischio di ipotermiae congelamento per il fattoche vengono perlopiù tra-spor tati (e sono quindiimmobili)

l durante tutto il periodo del-l’infanzia vi è maggioresensibilità all’AMS nelle suesvariate manifestazioni

CONSIGLI (sempre riguardo albimbo in perfetto stato disalute):

l evitare soggiorni al di sopradei 1800 metri prima dei18 mesi

l a quote più basse, adegua-ta copertura delle estremità,in particolare modo nel lat-tante ed evitare trasportilunghi (i meccanismi di ter-

moregolazione non sonoefficienti nel lattante ed inol-tre, non muovendosi, èmolto più sensibile al fred-do)

l stretta e costante sorveglian-za dei bimbi al di sopra deidue anni, in tutte le loro atti-vità (mai perderli di vista!)

l con bambini più grandi èpossibile l’escursionismoanche ad alta quota, aven-do l’accortezza di fare sostenumerose durante il percor-so (ogni 40 minuti - 1 ora),soprattutto per bere

l limitare l’attività fisica unavolta giunti in quota

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

“High altitude medicine and physiology” di Ward P., MilledgeJ.S., West J.B. edito da Chapman & Hall medical, Londra1987

“Manuale di fisiologia dello sport e del lavoro muscolare” diCerretelli P. edito da Società Editrice Universo, Roma 1986

“Medicina in montagna” di Berti T., Angelini C. edito da Cluep,Padova 1982

“Hypoxia and Mountain Medicine” di Sutton J.R., Coates G.,Houston C.S. edito da City Printers Inc., Burlington, Vermont1992

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Q U E S T I O N A R I O D I Q U E S T I O N A R I O D I L A K E L O U I S E P E R L A G R AL A K E L O U I S E P E R L A G R AV I T À V I T À D E L M A L D I M O N TD E L M A L D I M O N T A G N AA G N A

Valutazione individuale punti

1. Soffro di mal di testa?no, assolutamente 0leggero, non mi disturba 1medio, mi dà fastidio 2forte, molto doloroso 3

2. Ho disturbi gastrointestinali?nessuno, appetito buono 0nausea leggera o inappetenza 1nausea forte o vomito 2nausea continua e vomito 3

3. Mi sento fiacco e/o debole?no, assolutamente 0leggermente 1mediamente 2fortemente, restare a letto 3

4. Mi sento confuso e/o ho vertigini?no, assolutamente 0leggermente 1mediamente 2fortemente 3

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1.Come ho dormito l’ultima notte alla quota di ............... metri?benissimo, come a casa 0leggermente disturbato 1mi sono svegliato spesso 2non ho chiuso occhio 3Totale 1 ...

Valutazione clinica puntiAlterazioni delle funzioni mentali

sonnolenza/indifferenza 1disorientamento/confusione 2stupore 3coma 4

Atassia (piede dopo piede lungo una linea)movimenti bilanciati 1passo a fianco della linea 2non mantiene la linea 3non si regge in piedi 4

Edemi perifericiin una localizzazione 1in due o più localizzazioni 2Totale 2 ......................................

Punteggio Lake Louis Totale 1 + Totale 2 ......................................

Valutazione funzionalenessun sintomo grado 0sintomi, senza influsso sulle attività grado 1sintomi che riducono l’attività grado 2costretto al riposo a letto grado 3in pericolo di vita grado 4

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A P P U N T IA P P U N T I

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O B I E T T I V I O B I E T T I V I D E L M A N U A L ED E L M A N U A L E

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