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    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: Il talismano dei DangerfieldAUTORE: Stewart, Alfred Walter (J. Connington)TRADUTTORE: Cerlenchi, BertoCURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: 9788828101956

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

    COPERTINA: [elaborazione da] “The Mermaid of Zennor”(1900) di John Reinhard Weguelin (1849-1927) -https://commons.wikimedia.org/wiki/File:The_Mermaid_of_Zennor.jpg – Pubblico Dominio

    TRATTO DA: Il talismano dei Dangerfield : romanzo /di J. Connington. - [Verona ; Milano] : A. Mondado-ri, 1934. - 216 p. ; 19 cm.

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 15 febbraio 2018

    2

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    TITOLO: Il talismano dei DangerfieldAUTORE: Stewart, Alfred Walter (J. Connington)TRADUTTORE: Cerlenchi, BertoCURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: 9788828101956

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

    COPERTINA: [elaborazione da] “The Mermaid of Zennor”(1900) di John Reinhard Weguelin (1849-1927) -https://commons.wikimedia.org/wiki/File:The_Mermaid_of_Zennor.jpg – Pubblico Dominio

    TRATTO DA: Il talismano dei Dangerfield : romanzo /di J. Connington. - [Verona ; Milano] : A. Mondado-ri, 1934. - 216 p. ; 19 cm.

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

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  • 2a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 4 dicembre 2019

    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:FIC030000 FICTION / Suspense

    DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

    REVISIONE:Catia Righi, [email protected]

    IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected] Conti (ePub), [email protected] Totolo (revisione ePub)

    PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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    2a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 4 dicembre 2019

    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:FIC030000 FICTION / Suspense

    DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

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  • Indice generale

    Liber Liber......................................................................4PERSONAGGI PRINCIPALI DEL ROMANZO..........7I. VIGILIA DI TEMPORALE........................................8II. LA LEGGENDA DEL TALISMANO.....................24III. UNA PARTITA DI «BRIDGE»..............................42IV. IL TALISMANO SCOMPARE..............................63V. L'INEFFABILE FREDDIE......................................72VI. L'INCHIESTA........................................................85VII. IL COLLOQUIO NEL GIARDINO...................110VIII. RICERCHE DELL'INGEGNERE.....................123IX. IL «KESTREL» RITORNA.................................145X. GIUOCHI DI SOCIETÀ.......................................158XI. IL SALICE...........................................................172XII. ACCUSA E CONFESSIONE.............................192XIII. IL SEGRETO DEI DANGERFIELD................210XIV. IL MISTERO SVELATO...................................230XV. LUCE COMPLETA............................................240

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    Indice generale

    Liber Liber......................................................................4PERSONAGGI PRINCIPALI DEL ROMANZO..........7I. VIGILIA DI TEMPORALE........................................8II. LA LEGGENDA DEL TALISMANO.....................24III. UNA PARTITA DI «BRIDGE»..............................42IV. IL TALISMANO SCOMPARE..............................63V. L'INEFFABILE FREDDIE......................................72VI. L'INCHIESTA........................................................85VII. IL COLLOQUIO NEL GIARDINO...................110VIII. RICERCHE DELL'INGEGNERE.....................123IX. IL «KESTREL» RITORNA.................................145X. GIUOCHI DI SOCIETÀ.......................................158XI. IL SALICE...........................................................172XII. ACCUSA E CONFESSIONE.............................192XIII. IL SEGRETO DEI DANGERFIELD................210XIV. IL MISTERO SVELATO...................................230XV. LUCE COMPLETA............................................240

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  • IL TALISMANODEI

    DANGERFIELDROMANZO

    di

    J. CONNINGTON

    Traduzione autorizzata dall’inglesedi Berto Cerlenghi

    Titolo dell'opera originaleTHE DANGERFIELD TALISMAN

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    IL TALISMANODEI

    DANGERFIELDROMANZO

    di

    J. CONNINGTON

    Traduzione autorizzata dall’inglesedi Berto Cerlenghi

    Titolo dell'opera originaleTHE DANGERFIELD TALISMAN

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  • PERSONAGGI PRINCIPALI DELROMANZO

    LA FAMIGLIA:ROLLO DANGERFIELDELENA, sua moglieHELGA, loro figliaERIC, il nipote

    GLI OSPITI:CORRADO WESTENHANGER, ingegnereDOUGLAS FAIRMILEWRAXALL, collezionista americanoFREDDIE STICKNEY, un maldicenteMORCHARDLa signora BRENT, padrona del panfilio «Kestrel»La signora SCORTONRENATA CRESSAGECINZIA PENNARDNINA LINDALE

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    PERSONAGGI PRINCIPALI DELROMANZO

    LA FAMIGLIA:ROLLO DANGERFIELDELENA, sua moglieHELGA, loro figliaERIC, il nipote

    GLI OSPITI:CORRADO WESTENHANGER, ingegnereDOUGLAS FAIRMILEWRAXALL, collezionista americanoFREDDIE STICKNEY, un maldicenteMORCHARDLa signora BRENT, padrona del panfilio «Kestrel»La signora SCORTONRENATA CRESSAGECINZIA PENNARDNINA LINDALE

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  • I.VIGILIA DI TEMPORALE

    Douglas lanciò, dal tavolo al quale giocava,un'occhiata in un angolo della sala dove una ragazzabionda sedeva accanto ad un uomo dalla faccia piuttostoatticciata; le sopracciglia di Fairmile si contrassero leg-germente. Quel Morchard si era permesso di accaparrareCinzia per tutta la sera. Era però evidente che la ragazzas'annoiava. Douglas dovette convenire che quel Mor-chard si mostrava perseverante e tenace, a gusto suo an-che troppo. La voce di Westenhanger fece ritornare lasua attenzione al tavolo del bridge.

    — Avete vinto anche la seconda? Rubber allora! Midispiace, compagno, la colpa è tutta mia. Le mie cogni-zioni del giuoco si sono arrugginite; le dirò che il bridgeal mio circolo non si giuoca quasi piú. Siamo tutti ap-passionati per un nuovo giuoco, sorto ora.

    — Un giuoco nuovo? E quale? – domandò Corradoriunendo le carte. – Voi professori, avete forse riinventa-to la briscola o il tresette? Forza, Douglas, dica!

    La signora Scorton cominciò a dar carte. Douglas of-frí una sigaretta a Renata e al suo rifiuto ne accese una

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    I.VIGILIA DI TEMPORALE

    Douglas lanciò, dal tavolo al quale giocava,un'occhiata in un angolo della sala dove una ragazzabionda sedeva accanto ad un uomo dalla faccia piuttostoatticciata; le sopracciglia di Fairmile si contrassero leg-germente. Quel Morchard si era permesso di accaparrareCinzia per tutta la sera. Era però evidente che la ragazzas'annoiava. Douglas dovette convenire che quel Mor-chard si mostrava perseverante e tenace, a gusto suo an-che troppo. La voce di Westenhanger fece ritornare lasua attenzione al tavolo del bridge.

    — Avete vinto anche la seconda? Rubber allora! Midispiace, compagno, la colpa è tutta mia. Le mie cogni-zioni del giuoco si sono arrugginite; le dirò che il bridgeal mio circolo non si giuoca quasi piú. Siamo tutti ap-passionati per un nuovo giuoco, sorto ora.

    — Un giuoco nuovo? E quale? – domandò Corradoriunendo le carte. – Voi professori, avete forse riinventa-to la briscola o il tresette? Forza, Douglas, dica!

    La signora Scorton cominciò a dar carte. Douglas of-frí una sigaretta a Renata e al suo rifiuto ne accese una

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  • lui. L'ingegnere si finse preoccupato:— Da un certo tempo, Fairmile, noto in lei una facili-

    tà morbosa ad interrompere e deviare un discorso inco-minciato. Queste divagazioni le sono divenute consuetu-dinarie; dica un po', non le è ancora capitato d'indossarela mattina la giubba prima del panciotto? Si sforzi ad es-sere un po' piú attento: lei voleva raccontarci di una sco-perta di questi ultimi tempi.

    — Ci sono! Il radio bridge, di quello volevo parlarvi,non ne avete ancora sentito niente? Ma come si fa ad es-sere cosí ignoranti? Si sostituisce nel mazzo il due dipicche con una matta, e poi si giuoca con le regoledell'incanto. Non potete aver un'idea del senso di supe-riorità che s'impadronisce di voi allorché iniziate il giuo-co con cinque assi in mano e senza atout. Arrischiaresempre, questo è il segreto. È un giuoco emozionantissi-mo.

    — Emozionantissimo! – ammise con leggero sarca-smo Westenhanger. – Mi vuole invitare all'inaugurazio-ne ufficiale di quel giuoco? Sarà di certo un avvenimen-to d'importanza storica e potrei forse aver l'onore di ve-dere il mio nome sui giornali.

    Douglas fece il muso come fosse offeso e volgendosialla signorina Cressage:

    — Non mi crede, Renata, egli suppone che io sia...oh! scusate.

    Raccolse le sue carte e la partita continuò. Per la terzavolta, con soddisfazione mal celata e un silenzioso so-spiro di sollievo, Renata depose le sue carte sul tavolo.

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    lui. L'ingegnere si finse preoccupato:— Da un certo tempo, Fairmile, noto in lei una facili-

    tà morbosa ad interrompere e deviare un discorso inco-minciato. Queste divagazioni le sono divenute consuetu-dinarie; dica un po', non le è ancora capitato d'indossarela mattina la giubba prima del panciotto? Si sforzi ad es-sere un po' piú attento: lei voleva raccontarci di una sco-perta di questi ultimi tempi.

    — Ci sono! Il radio bridge, di quello volevo parlarvi,non ne avete ancora sentito niente? Ma come si fa ad es-sere cosí ignoranti? Si sostituisce nel mazzo il due dipicche con una matta, e poi si giuoca con le regoledell'incanto. Non potete aver un'idea del senso di supe-riorità che s'impadronisce di voi allorché iniziate il giuo-co con cinque assi in mano e senza atout. Arrischiaresempre, questo è il segreto. È un giuoco emozionantissi-mo.

    — Emozionantissimo! – ammise con leggero sarca-smo Westenhanger. – Mi vuole invitare all'inaugurazio-ne ufficiale di quel giuoco? Sarà di certo un avvenimen-to d'importanza storica e potrei forse aver l'onore di ve-dere il mio nome sui giornali.

    Douglas fece il muso come fosse offeso e volgendosialla signorina Cressage:

    — Non mi crede, Renata, egli suppone che io sia...oh! scusate.

    Raccolse le sue carte e la partita continuò. Per la terzavolta, con soddisfazione mal celata e un silenzioso so-spiro di sollievo, Renata depose le sue carte sul tavolo.

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  • Toccandole di fare il morto, poté pensare ad altro chealla partita di bridge. Ella non era mai stata una giuoca-trice arrabbiata, la sua memoria delle carte era troppo la-bile per seguire un giuoco un po' complesso. Quella serapoi, il giuoco l'interessava meno del solito; ella giuoca-va meccanicamente al punto da non essersi, accorta cheun abile intervento del suo compagno l'aveva salvata daqualche situazione pericolosa.

    Dopo che Westenhanger ebbe fatto la prima mano, ipensieri di Renata ritornarono alle abituali preoccupa-zioni pecuniarie. La posta della mattina le aveva portatoun paio di fatture. Da un certo tempo era tempestata diconti a tal segno che bastava la vista di una busta inte-stata in mezzo al suo corriere per farla spaventare. Sequeste missive spiacevoli le fossero state recapitate solola mattina, gli svaghi della giornata ne avrebbero atte-nuata l'impressione; quando invece le pervenivano lasera dopo pranzo, le procuravano delle notti insonni.

    Il problema di conservare le parvenze d'una vita agia-ta ed elegante, con una rendita insufficiente, sembravainsolubile. Ella aveva consumato in anticipo quasi tuttala sua rendita dei prossimi quattro mesi. Rivolgersi agliamministratori della sua modesta sostanza per chiedereun anticipo le appariva impresa disperata; aveva già fat-to in passato qualche tentativo del genere e l'unico risul-tato era stata una predica sulla dissennatezza del vivereoltre i propri mezzi. La proibizione di fare anticipi su in-teressi da maturare pare risultasse in modo esplicito daltestamento e gli amministratori erano freddi uomini di

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    Toccandole di fare il morto, poté pensare ad altro chealla partita di bridge. Ella non era mai stata una giuoca-trice arrabbiata, la sua memoria delle carte era troppo la-bile per seguire un giuoco un po' complesso. Quella serapoi, il giuoco l'interessava meno del solito; ella giuoca-va meccanicamente al punto da non essersi, accorta cheun abile intervento del suo compagno l'aveva salvata daqualche situazione pericolosa.

    Dopo che Westenhanger ebbe fatto la prima mano, ipensieri di Renata ritornarono alle abituali preoccupa-zioni pecuniarie. La posta della mattina le aveva portatoun paio di fatture. Da un certo tempo era tempestata diconti a tal segno che bastava la vista di una busta inte-stata in mezzo al suo corriere per farla spaventare. Sequeste missive spiacevoli le fossero state recapitate solola mattina, gli svaghi della giornata ne avrebbero atte-nuata l'impressione; quando invece le pervenivano lasera dopo pranzo, le procuravano delle notti insonni.

    Il problema di conservare le parvenze d'una vita agia-ta ed elegante, con una rendita insufficiente, sembravainsolubile. Ella aveva consumato in anticipo quasi tuttala sua rendita dei prossimi quattro mesi. Rivolgersi agliamministratori della sua modesta sostanza per chiedereun anticipo le appariva impresa disperata; aveva già fat-to in passato qualche tentativo del genere e l'unico risul-tato era stata una predica sulla dissennatezza del vivereoltre i propri mezzi. La proibizione di fare anticipi su in-teressi da maturare pare risultasse in modo esplicito daltestamento e gli amministratori erano freddi uomini di

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  • legge, privi di qualsiasi sentimento umanitario. Per loroRenata Cressage era un nome qualunque in un atto lega-le o scritto sulla camicia d'una pratica. Da quegli avvo-cati non v'era d'attendere alcun aiuto.

    Eppure era necessario che qualche cosa accadesse.Ella poteva soddisfare alcuni dei suoi creditori e fare at-tendere gli altri; ma come scegliere quelli ai quali usarequesto trattamento di favore? La sua povera testa si per-deva in questa specie di puzzle nel quale l'insieme erarappresentato da tutti i suoi debiti in sospeso e la sommadisponibile dalle parole scomposte. La soluzione delproblema era impossibile perché le mancava la metà al-meno delle lettere da piazzare nelle singole caselle. Unacosa sola era certa: che alcune fatture dovevano esserepagate e senza perder tempo.

    Renata si fece forza per distrarsi, almeno per il mo-mento, da questi pensieri penosi. Ma il primo sguardoche lasciò scorrere per la sala le fece ritornare il pensie-ro che voleva scacciare. Il vecchio Dangerfield chel'ospitava, stava seduto vicino alla finestra con aria de-pressa. Che ragione aveva quello lí d'essere abbattuto?Se lei avesse posseduto il «Talismano dei Dangerfield»,sarebbe stata sollevata da ogni pensiero. Il valore delgioiello era stato fissato all'ultima stima in 50000 sterli-ne, e da allora il prezzo dei diamanti era salito notevol-mente.

    Il suo sguardo passò sulla signora Brent e su Wraxall,il collezionista americano. Nessuno dei due aveva pre-occupazioni finanziarie. La signora Brent sembrava go-

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    legge, privi di qualsiasi sentimento umanitario. Per loroRenata Cressage era un nome qualunque in un atto lega-le o scritto sulla camicia d'una pratica. Da quegli avvo-cati non v'era d'attendere alcun aiuto.

    Eppure era necessario che qualche cosa accadesse.Ella poteva soddisfare alcuni dei suoi creditori e fare at-tendere gli altri; ma come scegliere quelli ai quali usarequesto trattamento di favore? La sua povera testa si per-deva in questa specie di puzzle nel quale l'insieme erarappresentato da tutti i suoi debiti in sospeso e la sommadisponibile dalle parole scomposte. La soluzione delproblema era impossibile perché le mancava la metà al-meno delle lettere da piazzare nelle singole caselle. Unacosa sola era certa: che alcune fatture dovevano esserepagate e senza perder tempo.

    Renata si fece forza per distrarsi, almeno per il mo-mento, da questi pensieri penosi. Ma il primo sguardoche lasciò scorrere per la sala le fece ritornare il pensie-ro che voleva scacciare. Il vecchio Dangerfield chel'ospitava, stava seduto vicino alla finestra con aria de-pressa. Che ragione aveva quello lí d'essere abbattuto?Se lei avesse posseduto il «Talismano dei Dangerfield»,sarebbe stata sollevata da ogni pensiero. Il valore delgioiello era stato fissato all'ultima stima in 50000 sterli-ne, e da allora il prezzo dei diamanti era salito notevol-mente.

    Il suo sguardo passò sulla signora Brent e su Wraxall,il collezionista americano. Nessuno dei due aveva pre-occupazioni finanziarie. La signora Brent sembrava go-

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  • dere ancora molto la vita a malgrado i suoi sessant'anni,e il panfilio ancorato nella baia era la miglior prova chenon aveva bisogno di preoccuparsi per spendere qualchecentinaio di sterline.

    Il fruscío delle carte richiamò la sua attenzione al ta-volo del bridge. Si appoggiò allo schienale della sedia eosservò i tre giuocatori immersi nella partita con un sen-so d'invidia.

    Il marito della signora Scorton aveva appartenuto aquella categoria di zucconi fortunati che durante la guer-ra avevano accumulato un vistoso patrimonio. Alla mor-te di lui la vedova aveva ereditato la sostanza e, i mali-gni insinuavano, anche la deficienza intellettuale delmarito. Ella ad ogni modo comprendeva, se non altro, ilvalore di ogni singolo biglietto di banca.

    Lo sguardo di Renata strisciò Fairmile: ecco un altroche col suo patrimonio era al sicuro da preoccupazionifinanziarie. In questo momento il suo unico cruccio con-sisteva nel timore che Cinzia Pennard potesse non voler-ne sapere di lui come marito. Renata concluse che nonaveva alcuna ragione di arrovellarsi per questo; Cinzianon gli si sarebbe gettata fra le braccia in uno slancio dipassione, ma era una di quelle faccende che dovevanologicamente risolversi con un lieto fine. Se anche gli af-fari suoi si fossero presentati con cosí rosee speranze!

    Il suo compagno di giuoco, Corrado, non aveva inquesto momento alcun pensiero grave. Si sapeva che lesue invenzioni tecniche gli fruttavano come fossero sta-te miniere d'oro; non era innamorato di nessuno e buon

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    dere ancora molto la vita a malgrado i suoi sessant'anni,e il panfilio ancorato nella baia era la miglior prova chenon aveva bisogno di preoccuparsi per spendere qualchecentinaio di sterline.

    Il fruscío delle carte richiamò la sua attenzione al ta-volo del bridge. Si appoggiò allo schienale della sedia eosservò i tre giuocatori immersi nella partita con un sen-so d'invidia.

    Il marito della signora Scorton aveva appartenuto aquella categoria di zucconi fortunati che durante la guer-ra avevano accumulato un vistoso patrimonio. Alla mor-te di lui la vedova aveva ereditato la sostanza e, i mali-gni insinuavano, anche la deficienza intellettuale delmarito. Ella ad ogni modo comprendeva, se non altro, ilvalore di ogni singolo biglietto di banca.

    Lo sguardo di Renata strisciò Fairmile: ecco un altroche col suo patrimonio era al sicuro da preoccupazionifinanziarie. In questo momento il suo unico cruccio con-sisteva nel timore che Cinzia Pennard potesse non voler-ne sapere di lui come marito. Renata concluse che nonaveva alcuna ragione di arrovellarsi per questo; Cinzianon gli si sarebbe gettata fra le braccia in uno slancio dipassione, ma era una di quelle faccende che dovevanologicamente risolversi con un lieto fine. Se anche gli af-fari suoi si fossero presentati con cosí rosee speranze!

    Il suo compagno di giuoco, Corrado, non aveva inquesto momento alcun pensiero grave. Si sapeva che lesue invenzioni tecniche gli fruttavano come fossero sta-te miniere d'oro; non era innamorato di nessuno e buon

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  • amico di tutti. Che cosa avrebbe potuto desiderare dipiú?

    Il silenzio che regnava nella sala, fu rotto dalla signo-ra Brent che chiese al padrone di casa:

    — Hai nulla in contrario, Rollo, che spalanchiamo deltutto quella finestra? Questa sera il calore è quasi insop-portabile.

    Il vecchio Dangerfield si scosse dalla sua meditazio-ne, fece un gesto d'assenso e spalancò del tutto la fine-stra. Dall'apertura entrò con la luce del crepuscolo unlieve soffio d'aria calda, impregnata dall'odore di terrasecca e dal profumo acuto dei fiori. Nessuno provò ildesiderato senso di frescura.

    — Spero non la disturbi, signor Wraxall? – chiese lasignora Brent al suo vicino e proseguí: – Se non isbagliolei è di Nuova York. Sopporterà meglio di me le ondatedi caldo, vi sarà piú abituato.

    — Non posso certo dire che faccia fresco. Confessoperò che in America ho provato temperature assai piúelevate. Lei sbaglia però se mi crede piú abituato al cal-do perché sono di Nuova York. Faccio poco uso di quel-la città durante l'estate.

    — Capisco benissimo. Il vostro paese è cosí vasto chepotete scegliervi la temperatura che desiderate per ognigiorno dell'anno, non è cosí? Se il calore dovesse au-mentare ancora, andrei a passare qualche notte a bordodel «Kestrel», sino alla fine di quest'ondata di caldo. Perfortuna i Dangerfield mi conoscono abbastanza per nonprendere per un affronto se sparissi insalutato ospite. Il

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    amico di tutti. Che cosa avrebbe potuto desiderare dipiú?

    Il silenzio che regnava nella sala, fu rotto dalla signo-ra Brent che chiese al padrone di casa:

    — Hai nulla in contrario, Rollo, che spalanchiamo deltutto quella finestra? Questa sera il calore è quasi insop-portabile.

    Il vecchio Dangerfield si scosse dalla sua meditazio-ne, fece un gesto d'assenso e spalancò del tutto la fine-stra. Dall'apertura entrò con la luce del crepuscolo unlieve soffio d'aria calda, impregnata dall'odore di terrasecca e dal profumo acuto dei fiori. Nessuno provò ildesiderato senso di frescura.

    — Spero non la disturbi, signor Wraxall? – chiese lasignora Brent al suo vicino e proseguí: – Se non isbagliolei è di Nuova York. Sopporterà meglio di me le ondatedi caldo, vi sarà piú abituato.

    — Non posso certo dire che faccia fresco. Confessoperò che in America ho provato temperature assai piúelevate. Lei sbaglia però se mi crede piú abituato al cal-do perché sono di Nuova York. Faccio poco uso di quel-la città durante l'estate.

    — Capisco benissimo. Il vostro paese è cosí vasto chepotete scegliervi la temperatura che desiderate per ognigiorno dell'anno, non è cosí? Se il calore dovesse au-mentare ancora, andrei a passare qualche notte a bordodel «Kestrel», sino alla fine di quest'ondata di caldo. Perfortuna i Dangerfield mi conoscono abbastanza per nonprendere per un affronto se sparissi insalutato ospite. Il

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  • castello dei Dangerfield è un vero tempio della libertà.— Sono stati di una squisita cortesia nell'invitarmi –

    dichiarò l'americano – non li conoscevo neppure e venniqui con un semplice biglietto di presentazione per vede-re alcuni oggetti che sono in loro possesso e che m'inte-ressano.

    Attraverso la finestra guardò la baia che riluceva alchiaro di luna al di là delle praterie.

    — Il «Kestrel»? È quel piccolo panfilio bianco con laciminiera di rame, ch'è ancorato nella baia?

    — Sí. Le piace?— È assai grazioso, elegante nella linea. Il mio panfi-

    lio è un po' piú grande ma assai meno carino, volevoavere assai piú posto disponibile.

    — È quanto invece volevo evitare io. Non ho maiavuto un ospite a bordo; non esiste neppure una cabinaper forestieri. Sento a volte il bisogno d'isolarmi dalmondo intero e la piccola nave è quanto di piú adatto ioabbia saputo escogitare. Quando si è a cinquanta migliadal porto piú vicino, non si corre il pericolo d'essere sor-presi da visitatori importuni.

    — Anche lei va soggetta ogni tanto a simili ubbíe?Molto interessante! Debbo dedurne che lei non ama so-verchiamente il prossimo?

    La signora Brent fece un piccolo movimento e guardòin faccia il suo vicino. Il suo volto era del tipo america-no allungato, non del tipo quadro, e dimostrava che eradotata di forza d'immaginazione.

    — Se per amante del prossimo lei intende comitati di

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    castello dei Dangerfield è un vero tempio della libertà.— Sono stati di una squisita cortesia nell'invitarmi –

    dichiarò l'americano – non li conoscevo neppure e venniqui con un semplice biglietto di presentazione per vede-re alcuni oggetti che sono in loro possesso e che m'inte-ressano.

    Attraverso la finestra guardò la baia che riluceva alchiaro di luna al di là delle praterie.

    — Il «Kestrel»? È quel piccolo panfilio bianco con laciminiera di rame, ch'è ancorato nella baia?

    — Sí. Le piace?— È assai grazioso, elegante nella linea. Il mio panfi-

    lio è un po' piú grande ma assai meno carino, volevoavere assai piú posto disponibile.

    — È quanto invece volevo evitare io. Non ho maiavuto un ospite a bordo; non esiste neppure una cabinaper forestieri. Sento a volte il bisogno d'isolarmi dalmondo intero e la piccola nave è quanto di piú adatto ioabbia saputo escogitare. Quando si è a cinquanta migliadal porto piú vicino, non si corre il pericolo d'essere sor-presi da visitatori importuni.

    — Anche lei va soggetta ogni tanto a simili ubbíe?Molto interessante! Debbo dedurne che lei non ama so-verchiamente il prossimo?

    La signora Brent fece un piccolo movimento e guardòin faccia il suo vicino. Il suo volto era del tipo america-no allungato, non del tipo quadro, e dimostrava che eradotata di forza d'immaginazione.

    — Se per amante del prossimo lei intende comitati di

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  • beneficenza e simili imbrogli, non sono certo una filan-tropa – rispose la signora. – Negli ultimi vent'anni noncredo d'avere speso in beneficenza due soldi. Già da unpezzo ho rinunciato alla nomea di donna benefica. Nonvoglio dire con questo ch'io non dia mai niente, tuttidanno piú o meno qualche cosa. Ma se non mi sono sin-cerata con i miei occhi della necessità del mio interven-to, non mollo neppure un soldo.

    Wraxall abbandonò quell'argomento.— Lei ha detto prima che sente talora il bisogno

    d'isolarsi dal mondo. Comprendo benissimo questo sen-timento. La mattina aprendo un giornale vi trovo, adesempio, la notizia che con una nuova materia si è riu-sciti ad ottenere una punta piú acuta di tutte quelle esi-stenti. Io non adopero punte d'alcun genere. Piú avantiv'è un articolo che tratta della pulitura dei pavimenti.Deploro, ma non ho alcun interesse personale a questaoperazione. Lo stesso m'accade per una dotta disserta-zione sulle proprietà igieniche della frutta candita; ilmio stomaco non la sopporta. Poi mi si ordina, in modoimperativo, di acquistare quella data marca di lame peril mio rasoio. Può darsi sia la qualità di lame che micompera il mio domestico; io non lo so. Non si può sal-varsi da questo sistema moderno di lanciare la merce. Ilnegozio d'antichità, del quale sono buon cliente, seguelo stesso sistema. Ne sono stanco. Vorrei poter dimenti-care le lame di rasoio e la frutta candita, il dollaro e lesue frazioni e... e tutto il secolo ventesimo. Sento il bi-sogno di liberare la mia mente da tutti questi dettagli,

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    beneficenza e simili imbrogli, non sono certo una filan-tropa – rispose la signora. – Negli ultimi vent'anni noncredo d'avere speso in beneficenza due soldi. Già da unpezzo ho rinunciato alla nomea di donna benefica. Nonvoglio dire con questo ch'io non dia mai niente, tuttidanno piú o meno qualche cosa. Ma se non mi sono sin-cerata con i miei occhi della necessità del mio interven-to, non mollo neppure un soldo.

    Wraxall abbandonò quell'argomento.— Lei ha detto prima che sente talora il bisogno

    d'isolarsi dal mondo. Comprendo benissimo questo sen-timento. La mattina aprendo un giornale vi trovo, adesempio, la notizia che con una nuova materia si è riu-sciti ad ottenere una punta piú acuta di tutte quelle esi-stenti. Io non adopero punte d'alcun genere. Piú avantiv'è un articolo che tratta della pulitura dei pavimenti.Deploro, ma non ho alcun interesse personale a questaoperazione. Lo stesso m'accade per una dotta disserta-zione sulle proprietà igieniche della frutta candita; ilmio stomaco non la sopporta. Poi mi si ordina, in modoimperativo, di acquistare quella data marca di lame peril mio rasoio. Può darsi sia la qualità di lame che micompera il mio domestico; io non lo so. Non si può sal-varsi da questo sistema moderno di lanciare la merce. Ilnegozio d'antichità, del quale sono buon cliente, seguelo stesso sistema. Ne sono stanco. Vorrei poter dimenti-care le lame di rasoio e la frutta candita, il dollaro e lesue frazioni e... e tutto il secolo ventesimo. Sento il bi-sogno di liberare la mia mente da tutti questi dettagli,

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  • sento il bisogno di vivere in mezzo a cose antiche, acose che furono create prima dell'invenzione del dollaro.Da quelli oggetti, vede, emana per me un sentimento dipace; intendo oggetti che potrebbero essere stati usatidalla regina Elisabetta, o da uno dei vostri re. Se a que-sti ricordi fosse unita una qualche leggenda, tanto me-glio, li amerei ancor piú.

    Il volto della signora Brent esprimeva simpatia e uncerto divertimento.

    — Ed è per questo che divenne collezionista?Wraxall sorrise.— Senza dubbio, in parte sí; ma v'è dell'altro. Mi de-

    rida pure se crede, e sono certo che lo farà. Amo gli og-getti antichi per loro stessi. Provo un vero e proprio go-dimento nel prenderli in mano, rigirarli, e la mia ammi-razione non si stanca pensando alle persone che li hannousati. E questi oggetti parlano alla mia mente infinita-mente di piú di tutti i libri di storia.

    Il volto della signora Brent mostrava vivo interesse ecomprensione. Nell'americano aveva scoperto un'animaaffine, benché il modo con il quale egli fuggiva il mon-do fosse diverso dal suo.

    — Non si dimentichi, prima di partire, di farsi mo-strare il talismano. I Dangerfield saranno felicissimi difarglielo ammirare e raccontarle la leggenda della suaorigine. Ne hanno anche fatto fare delle fotografie. Potràottenerne una copia da esporre nella sua raccolta.

    Il signor Wraxall non condivise questa idea.— Una fotografia – disse – non mi servirebbe, non dà

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    sento il bisogno di vivere in mezzo a cose antiche, acose che furono create prima dell'invenzione del dollaro.Da quelli oggetti, vede, emana per me un sentimento dipace; intendo oggetti che potrebbero essere stati usatidalla regina Elisabetta, o da uno dei vostri re. Se a que-sti ricordi fosse unita una qualche leggenda, tanto me-glio, li amerei ancor piú.

    Il volto della signora Brent esprimeva simpatia e uncerto divertimento.

    — Ed è per questo che divenne collezionista?Wraxall sorrise.— Senza dubbio, in parte sí; ma v'è dell'altro. Mi de-

    rida pure se crede, e sono certo che lo farà. Amo gli og-getti antichi per loro stessi. Provo un vero e proprio go-dimento nel prenderli in mano, rigirarli, e la mia ammi-razione non si stanca pensando alle persone che li hannousati. E questi oggetti parlano alla mia mente infinita-mente di piú di tutti i libri di storia.

    Il volto della signora Brent mostrava vivo interesse ecomprensione. Nell'americano aveva scoperto un'animaaffine, benché il modo con il quale egli fuggiva il mon-do fosse diverso dal suo.

    — Non si dimentichi, prima di partire, di farsi mo-strare il talismano. I Dangerfield saranno felicissimi difarglielo ammirare e raccontarle la leggenda della suaorigine. Ne hanno anche fatto fare delle fotografie. Potràottenerne una copia da esporre nella sua raccolta.

    Il signor Wraxall non condivise questa idea.— Una fotografia – disse – non mi servirebbe, non dà

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  • l'illusione.Per un momento tacque e poi, sorvegliando attenta-

    mente il volto della sua interlocutrice, riprese:— Sarebbe stato mio intendimento, se la cosa fosse

    appena possibile, di portar via l'oggetto stesso.— Il talismano dei Dangerfield? – La signora Brent

    scordò quasi, dallo stupore, di osservare le buone ma-niere. – Lei credeva di poter partire da qui con quel gio-iello? Ma lei sogna! I Dangerfield cederebbero piú facil-mente il castello che il talismano, e pensi che hanno sa-puto mantenersi in questo feudo sin dall'epoca dellaconquista normanna.

    — Non baderei a qualche migliaio di sterline in piú oin meno. Mi sono incaponito nel voler il talismano. Hopercorso 4000 miglia per venire qui. Questo si chiama,credo, mostrare dell'interesse. Basta mi si dica il prezzo,sono pronto a pagarlo, qualunque sia.

    — Ma lo vuol capire che questo è uno di quei casi neiquali il denaro è impotente? Il gioiello non è in venditaa nessun prezzo. Gliene do la mia parola.

    — Comprendo – ribatté Wraxall – che lei parla sulserio, ma io son venuto fin qui unicamente per acquista-re quel gioiello. Può darsi che lei abbia ragione, è anziprobabile che lei sappia meglio di me come stanno lecose. Con tutto questo però, per avere la certezza asso-luta, mi recherò a fare la mia offerta a chi di dovere.Non avevo alcun'idea che avrei incontrato tali ostacoli.Ma spero che lei capirà come, pure senza punto dubitaredelle sue parole, io sia costretto di procurarmi la certez-

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    l'illusione.Per un momento tacque e poi, sorvegliando attenta-

    mente il volto della sua interlocutrice, riprese:— Sarebbe stato mio intendimento, se la cosa fosse

    appena possibile, di portar via l'oggetto stesso.— Il talismano dei Dangerfield? – La signora Brent

    scordò quasi, dallo stupore, di osservare le buone ma-niere. – Lei credeva di poter partire da qui con quel gio-iello? Ma lei sogna! I Dangerfield cederebbero piú facil-mente il castello che il talismano, e pensi che hanno sa-puto mantenersi in questo feudo sin dall'epoca dellaconquista normanna.

    — Non baderei a qualche migliaio di sterline in piú oin meno. Mi sono incaponito nel voler il talismano. Hopercorso 4000 miglia per venire qui. Questo si chiama,credo, mostrare dell'interesse. Basta mi si dica il prezzo,sono pronto a pagarlo, qualunque sia.

    — Ma lo vuol capire che questo è uno di quei casi neiquali il denaro è impotente? Il gioiello non è in venditaa nessun prezzo. Gliene do la mia parola.

    — Comprendo – ribatté Wraxall – che lei parla sulserio, ma io son venuto fin qui unicamente per acquista-re quel gioiello. Può darsi che lei abbia ragione, è anziprobabile che lei sappia meglio di me come stanno lecose. Con tutto questo però, per avere la certezza asso-luta, mi recherò a fare la mia offerta a chi di dovere.Non avevo alcun'idea che avrei incontrato tali ostacoli.Ma spero che lei capirà come, pure senza punto dubitaredelle sue parole, io sia costretto di procurarmi la certez-

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  • za.La signora Brent era rinvenuta dal suo stupore.— Ma certo, provi pure! Non m'offenderò se le cose

    stanno come spera lei. Ma le faccio una profezia, faciledel resto: perderà il suo tempo.

    L'americano non poté reprimere un gesto di dispetto.La signora Brent trovò opportuno cambiar argomento.

    — Il caldo, se possibile, sembra aumenti ancora.Vado a prendermi un ventaglio. Sono talmente antiqua-ta, da averne veramente portato uno con me.

    Si alzò e uscí dalla sala. Wraxall rivolse la sua atten-zione al padrone di casa, che continuava ancora a fissarei giardini come assente. La palese meraviglia della si-gnora Brent di fronte alle sue intenzioni dava a pensareall'americano. Le cose non sarebbero andate cosí liscecom'egli s'era immaginato. Studiò il profilo di RolloDangerfield e pesò le probabilità che aveva di convin-cerlo, qualora si fosse mostrato caparbio nella sua idea.Wraxall trovava che Rollo assomigliava a un vecchionormanno risorto. Pensava che «mettendogli in capo unelmo con le ali, col suo profilo segaligno e i baffi bian-chi, avrebbe potuto posare benissimo da Vichingo, comemodello d'un pittore. Caparbio, irreducibile... non sareb-be stato facile smuoverlo».

    Il ritorno della signora Brent interruppe quello studiodel padrone di casa. Ella prese posto sulla sedia di primae cominciò a farsi vento visibilmente sollevata.

    — In una sera come questa, s'imparano ad apprezzarei metodi di casa Dangerfield – disse dopo un poco.

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    za.La signora Brent era rinvenuta dal suo stupore.— Ma certo, provi pure! Non m'offenderò se le cose

    stanno come spera lei. Ma le faccio una profezia, faciledel resto: perderà il suo tempo.

    L'americano non poté reprimere un gesto di dispetto.La signora Brent trovò opportuno cambiar argomento.

    — Il caldo, se possibile, sembra aumenti ancora.Vado a prendermi un ventaglio. Sono talmente antiqua-ta, da averne veramente portato uno con me.

    Si alzò e uscí dalla sala. Wraxall rivolse la sua atten-zione al padrone di casa, che continuava ancora a fissarei giardini come assente. La palese meraviglia della si-gnora Brent di fronte alle sue intenzioni dava a pensareall'americano. Le cose non sarebbero andate cosí liscecom'egli s'era immaginato. Studiò il profilo di RolloDangerfield e pesò le probabilità che aveva di convin-cerlo, qualora si fosse mostrato caparbio nella sua idea.Wraxall trovava che Rollo assomigliava a un vecchionormanno risorto. Pensava che «mettendogli in capo unelmo con le ali, col suo profilo segaligno e i baffi bian-chi, avrebbe potuto posare benissimo da Vichingo, comemodello d'un pittore. Caparbio, irreducibile... non sareb-be stato facile smuoverlo».

    Il ritorno della signora Brent interruppe quello studiodel padrone di casa. Ella prese posto sulla sedia di primae cominciò a farsi vento visibilmente sollevata.

    — In una sera come questa, s'imparano ad apprezzarei metodi di casa Dangerfield – disse dopo un poco.

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  • — Essi sanno che detesto far le scale, perciò mi dan-no una stanza a pianterreno, l'unica che hanno. Tutti glialtri dormono di sopra. Li ho benedetti per questa loroattenzione nel passare dinanzi alla scala e pensando cheavrei dovuto, senza la loro eccezionale cortesia, arram-picarmi su di là. Sono in quell'età nella quale si cerca dievitare ogni sforzo inutile.

    Una grossa farfalla notturna entrò con volo vibratonella stanza, si librò per un istante sopra il capo di Rolloper poi sparire come una freccia nell'oscurità. La signo-ra Brent seguí il suo volo ed esaminò il tratto di cielo in-quadrato dalla finestra.

    — Rollo! – chiamò a voce alta per attirare la sua at-tenzione. – V'è qualche segno che possa fare sperare inun temporale? Vorrei ne scoppiasse uno, l'aria diverreb-be piú respirabile.

    Il vecchio Dangerfield si sporse un po' dalla finestraper osservare l'orizzonte.

    — Temo non se ne faccia nulla. Le nubi appaiono piúleggere adesso di un'ora fa; c'è poco da sperare che ven-ga giú qualche cosa questa sera.

    La signora Brent si faceva vento con aria rassegnata.— Non so davvero se devo dare la preferenza al tem-

    porale o al caldo; se questo rappresenta il male e l'altrola cura, il rimedio mi fa a volte soffrire piú del malestesso. I temporali qualche volta, non so perché, scuoto-no dolorosamente tutti i miei nervi. Dopo un violentotemporale, non sono in condizioni normali: sento chesarei capace di commettere qualunque stravaganza: get-

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    — Essi sanno che detesto far le scale, perciò mi dan-no una stanza a pianterreno, l'unica che hanno. Tutti glialtri dormono di sopra. Li ho benedetti per questa loroattenzione nel passare dinanzi alla scala e pensando cheavrei dovuto, senza la loro eccezionale cortesia, arram-picarmi su di là. Sono in quell'età nella quale si cerca dievitare ogni sforzo inutile.

    Una grossa farfalla notturna entrò con volo vibratonella stanza, si librò per un istante sopra il capo di Rolloper poi sparire come una freccia nell'oscurità. La signo-ra Brent seguí il suo volo ed esaminò il tratto di cielo in-quadrato dalla finestra.

    — Rollo! – chiamò a voce alta per attirare la sua at-tenzione. – V'è qualche segno che possa fare sperare inun temporale? Vorrei ne scoppiasse uno, l'aria diverreb-be piú respirabile.

    Il vecchio Dangerfield si sporse un po' dalla finestraper osservare l'orizzonte.

    — Temo non se ne faccia nulla. Le nubi appaiono piúleggere adesso di un'ora fa; c'è poco da sperare che ven-ga giú qualche cosa questa sera.

    La signora Brent si faceva vento con aria rassegnata.— Non so davvero se devo dare la preferenza al tem-

    porale o al caldo; se questo rappresenta il male e l'altrola cura, il rimedio mi fa a volte soffrire piú del malestesso. I temporali qualche volta, non so perché, scuoto-no dolorosamente tutti i miei nervi. Dopo un violentotemporale, non sono in condizioni normali: sento chesarei capace di commettere qualunque stravaganza: get-

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  • tarmi giú dalle scale, rubare i cucchiai d'argento alla miamigliore amica, o qualche altra idiozia di questo genere.

    L'americano la guardò battendo un po' le palpebre.— Curioso, signora Brent, assai curioso. A me il tem-

    porale fa proprio l'effetto contrario, mi fa piacere. Sareicapace di stare alzato tutta la notte per seguire le fasid'un temporale che si rispetti. Mi dia una sedia e una fi-nestra bella, grande, aperta, possibilmente con moltoferro attorno, e una bella bufera davanti: io non doman-do di meglio.

    Nel parlare si volse verso la finestra piú vicina e sem-brò osservarla per qualche minuto.

    — Questo tipo di finestre si presterebbe male comeosservatorio; sono troppo incastrate nel muro. Le muradi questa casa sono veramente grosse due metri, come loindicherebbe la larghezza del davanzale?

    — In questa parte del castello circa un metro. Questaè l'ala vecchia; una parte del fabbricato è ancoradell'epoca nella quale il castello era una fortezza e lí leitrova le mura grosse e le finestre piccole. Qua e là, sitrovano rimasugli di epoche ancor piú antiche. V'è peresempio un portone che lei deve farsi indicare dai Dan-gerfield. Credo che sia abbastanza antico per acconten-tarla.

    — Lo vedrei volentieri, m'interesserà moltissimo.Anche nelle vicinanze vi devono essere delle cose chevalgono la pena d'esser visitate. Lei può forse consi-gliarmi che cosa devo andar a vedere.

    — Perché non cominciare dalle cose piú vicine? Il si-

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    tarmi giú dalle scale, rubare i cucchiai d'argento alla miamigliore amica, o qualche altra idiozia di questo genere.

    L'americano la guardò battendo un po' le palpebre.— Curioso, signora Brent, assai curioso. A me il tem-

    porale fa proprio l'effetto contrario, mi fa piacere. Sareicapace di stare alzato tutta la notte per seguire le fasid'un temporale che si rispetti. Mi dia una sedia e una fi-nestra bella, grande, aperta, possibilmente con moltoferro attorno, e una bella bufera davanti: io non doman-do di meglio.

    Nel parlare si volse verso la finestra piú vicina e sem-brò osservarla per qualche minuto.

    — Questo tipo di finestre si presterebbe male comeosservatorio; sono troppo incastrate nel muro. Le muradi questa casa sono veramente grosse due metri, come loindicherebbe la larghezza del davanzale?

    — In questa parte del castello circa un metro. Questaè l'ala vecchia; una parte del fabbricato è ancoradell'epoca nella quale il castello era una fortezza e lí leitrova le mura grosse e le finestre piccole. Qua e là, sitrovano rimasugli di epoche ancor piú antiche. V'è peresempio un portone che lei deve farsi indicare dai Dan-gerfield. Credo che sia abbastanza antico per acconten-tarla.

    — Lo vedrei volentieri, m'interesserà moltissimo.Anche nelle vicinanze vi devono essere delle cose chevalgono la pena d'esser visitate. Lei può forse consi-gliarmi che cosa devo andar a vedere.

    — Perché non cominciare dalle cose piú vicine? Il si-

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  • gnor Dangerfield sarà senza dubbio felicissimo di mo-strarle anche questa sera il talismano, se lei lo desidera.E non si dimentichi di pregarlo di raccontarle la leggen-da del lago.

    La voce di Corrado attraversò la sala. La partita dibridge stava per finire.

    — La signorina Cressage ha vinto ventisette sterline edodici scellini. Riveda il mio conto, Douglas. Sono piúbravo in algebra che in aritmetica semplice. È possibileche abbia commesso qualche errore.

    — Dia qua – disse Douglas. – Non dubito della suaonestà, ma del suo sapere; le persone eccezionalmentedotate sono spesso unilaterali, pensieri troppo vasti oc-cupano il loro cervello. Mi faccia vedere quel conto:otto e sei...

    Scorse velocemente l'addizione.— Sta bene – disse: – promosso in aritmetica.La signora Scorton tirò fuori un fascio di biglietti di

    banca e contò a Renata ventisette sterline e dieci scelli-ni.

    — Un momento – disse. – Dovevo avere ancora duescellini nella borsetta e non la trovo.

    — Non s'incomodi – s'affrettò a tranquillizzarla la si-gnorina Cressage.

    La signora Scorton trovò alfine la moneta che cerca-va.

    — Non mi piace lasciare sospesi – osservò. – Il mioprincipio al bridge è di giocare a contanti. Non possofare la fatica di ricordarmi pochi scellini fino al giorno

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    gnor Dangerfield sarà senza dubbio felicissimo di mo-strarle anche questa sera il talismano, se lei lo desidera.E non si dimentichi di pregarlo di raccontarle la leggen-da del lago.

    La voce di Corrado attraversò la sala. La partita dibridge stava per finire.

    — La signorina Cressage ha vinto ventisette sterline edodici scellini. Riveda il mio conto, Douglas. Sono piúbravo in algebra che in aritmetica semplice. È possibileche abbia commesso qualche errore.

    — Dia qua – disse Douglas. – Non dubito della suaonestà, ma del suo sapere; le persone eccezionalmentedotate sono spesso unilaterali, pensieri troppo vasti oc-cupano il loro cervello. Mi faccia vedere quel conto:otto e sei...

    Scorse velocemente l'addizione.— Sta bene – disse: – promosso in aritmetica.La signora Scorton tirò fuori un fascio di biglietti di

    banca e contò a Renata ventisette sterline e dieci scelli-ni.

    — Un momento – disse. – Dovevo avere ancora duescellini nella borsetta e non la trovo.

    — Non s'incomodi – s'affrettò a tranquillizzarla la si-gnorina Cressage.

    La signora Scorton trovò alfine la moneta che cerca-va.

    — Non mi piace lasciare sospesi – osservò. – Il mioprincipio al bridge è di giocare a contanti. Non possofare la fatica di ricordarmi pochi scellini fino al giorno

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  • dopo.Renata, tutta felice, intascò la vincita. Era quasi scon-

    volta da quel successo insperato. Ventisette sterline!Aveva prestato cosí poca attenzione al giuoco! Si eramessa a giocare senza neppure chiedere di quanto sigiocasse, era troppo preoccupata per pensarci. Un paiodi sere come quella e sarebbe stata in grado di pagare isuoi debiti.

    — Sono spiacente, Douglas, di non poterle dare la ri-vincita domani – disse Westenhanger alzandosi dal tavo-lo. – Devo andare in città per un paio di giorni. L'ammi-nistratore dei miei brevetti ha motivi per temereun'incursione nei miei diritti e vuole procedere subito econ energia. Questo significa sedute dal legale, ricerchenell'Ufficio brevetti e negli archivi. Uff! quante seccatu-re.

    Sul viso bonario di Douglas si delineò un sorriso dicompassione per il suo amico, minacciato da tanti guai.Si diresse poi verso la signorina Pennard; Morchard sor-vegliava il suo avvicinarsi con mal celato dispetto. Lasignora Brent, contenta di liberarsi dall'esame sulle anti-chità locali al quale la sottoponeva l'americano, si avvi-cinò al padrone di casa e guardò fuori dalla finestra.

    — Per questa sera purtroppo non c'è da sperare neltemporale, s'è allontanato. Ma me lo sento nei nervi;vorrei si fosse deciso.

    Abbandonò il davanzale della finestra e si chinò suDangerfield.

    — Credo, Rollo, che il signor Wraxall darebbe volen-

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    dopo.Renata, tutta felice, intascò la vincita. Era quasi scon-

    volta da quel successo insperato. Ventisette sterline!Aveva prestato cosí poca attenzione al giuoco! Si eramessa a giocare senza neppure chiedere di quanto sigiocasse, era troppo preoccupata per pensarci. Un paiodi sere come quella e sarebbe stata in grado di pagare isuoi debiti.

    — Sono spiacente, Douglas, di non poterle dare la ri-vincita domani – disse Westenhanger alzandosi dal tavo-lo. – Devo andare in città per un paio di giorni. L'ammi-nistratore dei miei brevetti ha motivi per temereun'incursione nei miei diritti e vuole procedere subito econ energia. Questo significa sedute dal legale, ricerchenell'Ufficio brevetti e negli archivi. Uff! quante seccatu-re.

    Sul viso bonario di Douglas si delineò un sorriso dicompassione per il suo amico, minacciato da tanti guai.Si diresse poi verso la signorina Pennard; Morchard sor-vegliava il suo avvicinarsi con mal celato dispetto. Lasignora Brent, contenta di liberarsi dall'esame sulle anti-chità locali al quale la sottoponeva l'americano, si avvi-cinò al padrone di casa e guardò fuori dalla finestra.

    — Per questa sera purtroppo non c'è da sperare neltemporale, s'è allontanato. Ma me lo sento nei nervi;vorrei si fosse deciso.

    Abbandonò il davanzale della finestra e si chinò suDangerfield.

    — Credo, Rollo, che il signor Wraxall darebbe volen-

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  • tieri un'occhiata al talismano, se non la disturba.Il padrone di casa s'alzò e con il suo metro e novanta

    d'altezza dominò la figurina minuta della signora Brent.— Volentieri, se fa piacere al signor Wraxall, possia-

    mo passare di là subito.Renata aveva udito il dialogo.— Gli racconterà la leggenda? Posso venire anch'io?

    La sentirei raccontare cosí volentieri!— C'è una leggenda? Riguarda il talismano? Non la

    conosco neppur io – interloquí Westenhanger. – Haniente in contrario che m'unisca a loro?

    Il sorriso di Dangerfield aveva qualche cosa di tristeche contrastava con l'espressione abituale del suo volto.

    — Tutti quelli che s'interessano alla leggenda sono ibenvenuti – disse con formula di cortesia un po' antiqua-ta che però, dato il suo tipo, era in carattere. Attraversòla sala e, aperta la porta, si scostò per dare il passo agliospiti.

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    tieri un'occhiata al talismano, se non la disturba.Il padrone di casa s'alzò e con il suo metro e novanta

    d'altezza dominò la figurina minuta della signora Brent.— Volentieri, se fa piacere al signor Wraxall, possia-

    mo passare di là subito.Renata aveva udito il dialogo.— Gli racconterà la leggenda? Posso venire anch'io?

    La sentirei raccontare cosí volentieri!— C'è una leggenda? Riguarda il talismano? Non la

    conosco neppur io – interloquí Westenhanger. – Haniente in contrario che m'unisca a loro?

    Il sorriso di Dangerfield aveva qualche cosa di tristeche contrastava con l'espressione abituale del suo volto.

    — Tutti quelli che s'interessano alla leggenda sono ibenvenuti – disse con formula di cortesia un po' antiqua-ta che però, dato il suo tipo, era in carattere. Attraversòla sala e, aperta la porta, si scostò per dare il passo agliospiti.

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  • II.LA LEGGENDA DEL TALISMANO

    La compagnia che seguiva il padrone di casa nel per-correre il corridoio si assottigliò. Douglas e Cinzia si stac-carono alla porta d'ingresso principale e scesero la gradi-nata esterna per passeggiare nel giardino. Un po' piú avan-ti, passata la tromba della scala, la signora Brent auguròagli altri la buona notte e si ritirò in camera sua. Solo cin-que degli ospiti seguirono il vecchio Dangerfield sino infondo al corridoio dov'egli aprí una porta che non erachiusa a chiave.

    — A quest'ambiente abbiamo dato il nome di «sala co-rinzia» per le colonne ornamentali – spiegò Rollo facendoda cicerone. – Era la stanza prediletta di mio nonno; ungentiluomo della sua epoca, non il peggiore probabilmen-te della sua specie, ma un dissoluto e un giocatore arrab-biato. Aveva anche dei gusti strani, eccentrici, come parefossero di moda a quei tempi. Posso mostrare loro subito,se ci tengono, uno dei suoi giuochi curiosi.

    La sala era quadrata; ogni lato misurava circa quattordi-ci metri. A metà di una parete si apriva un camino di pro-porzioni colossali. A un'altra parete era addossato un pe-sante e capace armadio di noce. Un grande arazzo coprivala terza parete; vi si vedeva Diana che cacciava un cervo.

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    II.LA LEGGENDA DEL TALISMANO

    La compagnia che seguiva il padrone di casa nel per-correre il corridoio si assottigliò. Douglas e Cinzia si stac-carono alla porta d'ingresso principale e scesero la gradi-nata esterna per passeggiare nel giardino. Un po' piú avan-ti, passata la tromba della scala, la signora Brent auguròagli altri la buona notte e si ritirò in camera sua. Solo cin-que degli ospiti seguirono il vecchio Dangerfield sino infondo al corridoio dov'egli aprí una porta che non erachiusa a chiave.

    — A quest'ambiente abbiamo dato il nome di «sala co-rinzia» per le colonne ornamentali – spiegò Rollo facendoda cicerone. – Era la stanza prediletta di mio nonno; ungentiluomo della sua epoca, non il peggiore probabilmen-te della sua specie, ma un dissoluto e un giocatore arrab-biato. Aveva anche dei gusti strani, eccentrici, come parefossero di moda a quei tempi. Posso mostrare loro subito,se ci tengono, uno dei suoi giuochi curiosi.

    La sala era quadrata; ogni lato misurava circa quattordi-ci metri. A metà di una parete si apriva un camino di pro-porzioni colossali. A un'altra parete era addossato un pe-sante e capace armadio di noce. Un grande arazzo coprivala terza parete; vi si vedeva Diana che cacciava un cervo.

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  • La sala era pavimentata di lastre quadrate di marmo bian-co tutt'all'intorno; al centro, i quadri bianchi si alternavanocon lastre di marmo nero formando cosí un'enorme scac-chiera. Di rimpetto al camino una nicchia poco profondaconteneva uno scrigno di vetro.

    Rollo accese la luce elettrica e guidò i visitatori verso lanicchia. Avvicinandosi distinsero nella piccola vetrina unacampana di vetro leggermente colorata che copriva ungioiello di fattura antica, posato su un cuscino di velluto.

    — Questo è il talismano dei Dangerfield – disse il vec-chio indicando lo scrigno. – Loro vedono di che si tratta. Èun bracciale d'oro, come usavano portare anticamente.Troppo massiccio, temo, per il gusto moderno. Lei crede,signorina Cressage, che riuscirebbe a portare quel peso? –Sorrise a Renata, e proseguí: – Come gioiello è pesante,piú di mezzo chilo – spiegò agli ospiti che s'erano avvici-nati per esaminare il bracciale da vicino. – Il valoredell'oro non è gran che, cento sterline forse. Le pietre pre-ziose avrebbero forse maggiore interesse. Sono otto in tut-to, quelle che non vedete davanti le potete vedere riflessenello specchio che forma la parete posteriore dello scri-gno.

    Renata si sporse in avanti e sembrava confrontasse ilcerchio interno del bracciale con la rotondità del propriobraccio.

    — Voglio pensare che sia stato portato da una bellissi-ma donna. È assai aggraziato malgrado la sua pesantezza.Chi lo portava deve aver avuto la mano snella, altrimentinon sarebbe riuscita ad infilarlo.

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    La sala era pavimentata di lastre quadrate di marmo bian-co tutt'all'intorno; al centro, i quadri bianchi si alternavanocon lastre di marmo nero formando cosí un'enorme scac-chiera. Di rimpetto al camino una nicchia poco profondaconteneva uno scrigno di vetro.

    Rollo accese la luce elettrica e guidò i visitatori verso lanicchia. Avvicinandosi distinsero nella piccola vetrina unacampana di vetro leggermente colorata che copriva ungioiello di fattura antica, posato su un cuscino di velluto.

    — Questo è il talismano dei Dangerfield – disse il vec-chio indicando lo scrigno. – Loro vedono di che si tratta. Èun bracciale d'oro, come usavano portare anticamente.Troppo massiccio, temo, per il gusto moderno. Lei crede,signorina Cressage, che riuscirebbe a portare quel peso? –Sorrise a Renata, e proseguí: – Come gioiello è pesante,piú di mezzo chilo – spiegò agli ospiti che s'erano avvici-nati per esaminare il bracciale da vicino. – Il valoredell'oro non è gran che, cento sterline forse. Le pietre pre-ziose avrebbero forse maggiore interesse. Sono otto in tut-to, quelle che non vedete davanti le potete vedere riflessenello specchio che forma la parete posteriore dello scri-gno.

    Renata si sporse in avanti e sembrava confrontasse ilcerchio interno del bracciale con la rotondità del propriobraccio.

    — Voglio pensare che sia stato portato da una bellissi-ma donna. È assai aggraziato malgrado la sua pesantezza.Chi lo portava deve aver avuto la mano snella, altrimentinon sarebbe riuscita ad infilarlo.

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  • — Proviamolo alla signorina Cressage – proposed'improvviso Morchard, facendosi avanti.

    Il davanti dello scrigno presentava una superficie pianain rispondenza al gioiello che poteva essere esaminato at-traverso questo vetro. Da un lato v'era uno sportello divisoin due, pure in vetro, comandato da uno scrocco a mani-glia. Allorché Morchard allungò la mano per aprire losportello, Dangerfield lo fermò con un gesto.

    — Sono spiacente – disse – ma è una delle usanze dellanostra famiglia di non levare mai il talismano dallo scri-gno e di non alzare neppure la campana di vetro che lo co-pre.

    Sorrise come per iscusarsi, ma tutti compresero perfet-tamente che nulla avrebbe potuto smuoverlo dalla osser-vanza della tradizione famigliare.

    — Tradizioni come questa sorgono non si sa come, ed èquasi impossibile risalire alla loro origine; esse vengonoconsacrate dai secoli ed io stesso sarei per lo meno addo-lorato se dovessi essere il primo a rompere questa consue-tudine. Le vecchie tradizioni che sono riuscite a mantener-si in questo secolo sono poche, talché spero che voi giova-ni mi perdonerete se mi sta a cuore di mantenere questa.

    Una certa melanconia velava la sua voce e toglieva alsuo rifiuto anche la piú lontana idea di sgarbo od offesa.Renata, nel timore che qualcun altro potesse mettere inimbarazzo il padrone di casa insistendo perché levasse ilbracciale dallo scrigno, si affrettò ad intervenire prima cheMorchard avesse il tempo di ribattere.

    — Proverei certo molto volentieri quel bracciale, ma

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    — Proviamolo alla signorina Cressage – proposed'improvviso Morchard, facendosi avanti.

    Il davanti dello scrigno presentava una superficie pianain rispondenza al gioiello che poteva essere esaminato at-traverso questo vetro. Da un lato v'era uno sportello divisoin due, pure in vetro, comandato da uno scrocco a mani-glia. Allorché Morchard allungò la mano per aprire losportello, Dangerfield lo fermò con un gesto.

    — Sono spiacente – disse – ma è una delle usanze dellanostra famiglia di non levare mai il talismano dallo scri-gno e di non alzare neppure la campana di vetro che lo co-pre.

    Sorrise come per iscusarsi, ma tutti compresero perfet-tamente che nulla avrebbe potuto smuoverlo dalla osser-vanza della tradizione famigliare.

    — Tradizioni come questa sorgono non si sa come, ed èquasi impossibile risalire alla loro origine; esse vengonoconsacrate dai secoli ed io stesso sarei per lo meno addo-lorato se dovessi essere il primo a rompere questa consue-tudine. Le vecchie tradizioni che sono riuscite a mantener-si in questo secolo sono poche, talché spero che voi giova-ni mi perdonerete se mi sta a cuore di mantenere questa.

    Una certa melanconia velava la sua voce e toglieva alsuo rifiuto anche la piú lontana idea di sgarbo od offesa.Renata, nel timore che qualcun altro potesse mettere inimbarazzo il padrone di casa insistendo perché levasse ilbracciale dallo scrigno, si affrettò ad intervenire prima cheMorchard avesse il tempo di ribattere.

    — Proverei certo molto volentieri quel bracciale, ma

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  • trovo che il signor Dangerfield ha perfettamente ragione.E adesso vorrei sentire la storia... la leggenda, intendo.

    Il padrone di casa invitò con un gesto gli ospiti a seder-si. Da principio sembrava preoccupato della ricerca di ef-fetti oratorii, ma man mano che il racconto procedeva lasua voce si fece sempre piú monotona come se recitasseuna litania imparata a memoria.

    — Devono tener presente che la storia che racconto èassai vecchia, piú antica di qualsiasi documento conserva-to nell'archivio di famiglia. La leggenda segue fedelmentela topografia di Dangerfield, per quanto sia per certo piúantica del castello stesso. Può anche darsi che parli di unlago che nessuno di noi ha mai veduto. Sapete che noi sia-mo venuti in Inghilterra dal Nord, nei tempi inquieti cheprecedettero la conquista normanna. Non vi è alcun dub-bio sull'antichità della nostra famiglia.

    Alzò il capo con un mossa altiera e apparve manifestala sua rassomiglianza con i Vichinghi. Con un sorriso chescoprí i forti denti bianchi, riprese a dire:

    — Tengano presente che la leggenda ci è stata traman-data da quell'epoca nella quale il Walhalla schiudeva an-cora la sua porta agli eroi, e nella quale i genii del vento,dei boschi e dei ruscelli non disdegnavano di prenderecontatto in forma visibile con i miseri mortali. Può darsiche la leggenda non sia che un'allegoria; è possibile chesia il racconto di un fatto semplicissimo elevato a mito, ouna storia d'amore narrata in una forma rara e preziosa.Una sera d'estate, cosí dice la leggenda, Ulrico, signore diDangerfield, uscí dal castello al chiaro di luna alla ricerca

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    trovo che il signor Dangerfield ha perfettamente ragione.E adesso vorrei sentire la storia... la leggenda, intendo.

    Il padrone di casa invitò con un gesto gli ospiti a seder-si. Da principio sembrava preoccupato della ricerca di ef-fetti oratorii, ma man mano che il racconto procedeva lasua voce si fece sempre piú monotona come se recitasseuna litania imparata a memoria.

    — Devono tener presente che la storia che racconto èassai vecchia, piú antica di qualsiasi documento conserva-to nell'archivio di famiglia. La leggenda segue fedelmentela topografia di Dangerfield, per quanto sia per certo piúantica del castello stesso. Può anche darsi che parli di unlago che nessuno di noi ha mai veduto. Sapete che noi sia-mo venuti in Inghilterra dal Nord, nei tempi inquieti cheprecedettero la conquista normanna. Non vi è alcun dub-bio sull'antichità della nostra famiglia.

    Alzò il capo con un mossa altiera e apparve manifestala sua rassomiglianza con i Vichinghi. Con un sorriso chescoprí i forti denti bianchi, riprese a dire:

    — Tengano presente che la leggenda ci è stata traman-data da quell'epoca nella quale il Walhalla schiudeva an-cora la sua porta agli eroi, e nella quale i genii del vento,dei boschi e dei ruscelli non disdegnavano di prenderecontatto in forma visibile con i miseri mortali. Può darsiche la leggenda non sia che un'allegoria; è possibile chesia il racconto di un fatto semplicissimo elevato a mito, ouna storia d'amore narrata in una forma rara e preziosa.Una sera d'estate, cosí dice la leggenda, Ulrico, signore diDangerfield, uscí dal castello al chiaro di luna alla ricerca

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  • di un po' di refrigerio alla caldura del giorno. Passeggian-do arrivò al lago e sedette sulla riva osservando i veli dinebbia che sorgevano dalla superficie dell'acqua. Era as-sorto nei suoi pensieri allorché qualche cosa risplendetteai suoi occhi nella luce lunare; si chinò in avanti, afferròl'oggetto e si trovò fra le mani il talismano che avete vedu-to. Continuò a rimanere seduto tenendo in mano il brac-ciale, in attesa di quanto accadrebbe. Vide le nebbie dellago farsi sempre piú fitte e accavallarsi oscure; poi daquei vapori uscí la figura di una giovane donna.

    Il vecchio Rollo si volse verso il talismano e il suo vol-to in ombra non si distingueva piú chiaramente.

    — Assai poco della leggenda originale è giunto sino anoi, poche parole. Ma queste poche parole operano in meun miracolo: danno vita per me ad un essere giovane, alte-ro e bello; una figura di una grazia tale da superare inisplendore ogni bellezza femminile, come se una scintilladivina illuminasse una veste materiale.

    Prima di continuare lasciò che si spegnessero le vibra-zioni della sua voce.

    — Secondo la leggenda, la giovane donna era fidanzataal genio del lago, il Re dei ranocchi. Ma Ulrico la conqui-stò. Ella gli lasciò il talismano ch'era venuta a cercare;ogni volta ch'egli la desiderava, bastava che immergessenel lago il bracciale ed ella veniva a raggiungerlo e stavacon lui sino a che la luna splendeva in cielo. Una certanotte ella gli ordinò di lasciare il talismano ai suoi eredi;esso avrebbe rappresentato la fortuna di Dangerfield. Eogni notte il signore di Dangerfield scendeva al lago, tuf-

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    di un po' di refrigerio alla caldura del giorno. Passeggian-do arrivò al lago e sedette sulla riva osservando i veli dinebbia che sorgevano dalla superficie dell'acqua. Era as-sorto nei suoi pensieri allorché qualche cosa risplendetteai suoi occhi nella luce lunare; si chinò in avanti, afferròl'oggetto e si trovò fra le mani il talismano che avete vedu-to. Continuò a rimanere seduto tenendo in mano il brac-ciale, in attesa di quanto accadrebbe. Vide le nebbie dellago farsi sempre piú fitte e accavallarsi oscure; poi daquei vapori uscí la figura di una giovane donna.

    Il vecchio Rollo si volse verso il talismano e il suo vol-to in ombra non si distingueva piú chiaramente.

    — Assai poco della leggenda originale è giunto sino anoi, poche parole. Ma queste poche parole operano in meun miracolo: danno vita per me ad un essere giovane, alte-ro e bello; una figura di una grazia tale da superare inisplendore ogni bellezza femminile, come se una scintilladivina illuminasse una veste materiale.

    Prima di continuare lasciò che si spegnessero le vibra-zioni della sua voce.

    — Secondo la leggenda, la giovane donna era fidanzataal genio del lago, il Re dei ranocchi. Ma Ulrico la conqui-stò. Ella gli lasciò il talismano ch'era venuta a cercare;ogni volta ch'egli la desiderava, bastava che immergessenel lago il bracciale ed ella veniva a raggiungerlo e stavacon lui sino a che la luna splendeva in cielo. Una certanotte ella gli ordinò di lasciare il talismano ai suoi eredi;esso avrebbe rappresentato la fortuna di Dangerfield. Eogni notte il signore di Dangerfield scendeva al lago, tuf-

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  • fava il gioiello nelle acque, e passeggiava fra i boschi at-torno al lago sino a che la luna scendeva dietro gli alberi.Ma una sera ch'egli tuffò il talismano nell'acqua, un picco-lo e orribile mostricciattolo affiorò alla superficie e deri-dendolo gli gridò con ischerno: «il Re dei ranocchi l'hasposata».

    Dangerfield si rivolse di nuovo ai suoi ospiti.— Il talismano dei Dangerfield in fin dei conti non è al-

    tro che il ricordo di una antica menzogna. Nella miglioreipotesi, la memoria tramandata di una menzogna, d'un tra-dimento e del conseguente castigo.

    Per un istante la sua voce suonò amara, poi riprese ilsolito tono.

    — Voi ora avete dinanzi il talismano che rappresenta lafortuna dei Dangerfield. Non posso affermare di crederealla leggenda, non vorrei però neppur dire che non è vera.Comunque stiano le cose, è l'oggetto piú antico che sia innostro possesso e i competenti hanno dichiarato che sitratta d'un lavoro di fattura antichissima. Ed ora farò vede-re loro una cosa meno romantica di certo, ma non per que-sto, credo, meno interessante.

    Rollo si alzò e allontanati coi piedi un paio di tappetiche coprivano parte della scacchiera al centro della sala,riprese a raccontare:

    — Mi sembra d'aver già accennato che quest'ambienteera il preferito da mio nonno. Effettivamente fu anchel'ultimo nel quale sia entrato essendo ancora in vita. È pro-babile che qualcuno fra loro abbia presente gli usi e costu-mi dell'epoca della Reggenza, durante la quale erano in

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    fava il gioiello nelle acque, e passeggiava fra i boschi at-torno al lago sino a che la luna scendeva dietro gli alberi.Ma una sera ch'egli tuffò il talismano nell'acqua, un picco-lo e orribile mostricciattolo affiorò alla superficie e deri-dendolo gli gridò con ischerno: «il Re dei ranocchi l'hasposata».

    Dangerfield si rivolse di nuovo ai suoi ospiti.— Il talismano dei Dangerfield in fin dei conti non è al-

    tro che il ricordo di una antica menzogna. Nella miglioreipotesi, la memoria tramandata di una menzogna, d'un tra-dimento e del conseguente castigo.

    Per un istante la sua voce suonò amara, poi riprese ilsolito tono.

    — Voi ora avete dinanzi il talismano che rappresenta lafortuna dei Dangerfield. Non posso affermare di crederealla leggenda, non vorrei però neppur dire che non è vera.Comunque stiano le cose, è l'oggetto piú antico che sia innostro possesso e i competenti hanno dichiarato che sitratta d'un lavoro di fattura antichissima. Ed ora farò vede-re loro una cosa meno romantica di certo, ma non per que-sto, credo, meno interessante.

    Rollo si alzò e allontanati coi piedi un paio di tappetiche coprivano parte della scacchiera al centro della sala,riprese a raccontare:

    — Mi sembra d'aver già accennato che quest'ambienteera il preferito da mio nonno. Effettivamente fu anchel'ultimo nel quale sia entrato essendo ancora in vita. È pro-babile che qualcuno fra loro abbia presente gli usi e costu-mi dell'epoca della Reggenza, durante la quale erano in

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  • onore il giuoco e le scommesse, le gare e i duelli. A queltempo le eccentricità erano sufficienti per istabilire unafama e i gentiluomini della corte sprecavano molte energieper distinguersi in questo campo. Credo che una delle ec-centricità di mio nonno consistesse nel giuoco degli scac-chi del quale egli era un fanatico. Questi riquadri di mar-mo bianchi e neri erano la sua scacchiera.

    Si chinò e dal centro di un riquadro levò un piuolo dimetallo.

    — Ogni campo del giuoco ha al centro un piuolo simileper difendere dall'accumularsi di polvere la cavità che tap-pa nei periodi che non si giuoca. Allorché si volevanomettere a posto le figure, si levavano tutti i piuoli e lascacchiera era pronta per il giuoco.

    Attraversò la sala e aprí l'armadio di quercia ch'era ap-poggiato ad una parete.

    — Ecco le figure per gli scacchi; sono proporzionatealla scacchiera. Sono alte circa cinquanta centimetri. Si-gnor Westenhanger, mi farebbe la cortesia di tirar fuoriuna figura. Sono troppo pesanti per me. Una pedina baste-rà.

    Corrado s'avvicinò all'armadio.— Sollevi la figura dall'asse prima di tirarla fuori – am-

    moní il vecchio Dangerfield. – Le figure sono di ferro e fi-niscono con una punta che trova la sua sede in un foro neipalchi dell'armadio come nel buco d'ogni campo dellascacchiera, in modo che non cadano.

    Per smuovere la figura e portarla sulla scacchiera civolle uno sforzo maggiore di quanto Westenhanger avesse

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    onore il giuoco e le scommesse, le gare e i duelli. A queltempo le eccentricità erano sufficienti per istabilire unafama e i gentiluomini della corte sprecavano molte energieper distinguersi in questo campo. Credo che una delle ec-centricità di mio nonno consistesse nel giuoco degli scac-chi del quale egli era un fanatico. Questi riquadri di mar-mo bianchi e neri erano la sua scacchiera.

    Si chinò e dal centro di un riquadro levò un piuolo dimetallo.

    — Ogni campo del giuoco ha al centro un piuolo simileper difendere dall'accumularsi di polvere la cavità che tap-pa nei periodi che non si giuoca. Allorché si volevanomettere a posto le figure, si levavano tutti i piuoli e lascacchiera era pronta per il giuoco.

    Attraversò la sala e aprí l'armadio di quercia ch'era ap-poggiato ad una parete.

    — Ecco le figure per gli scacchi; sono proporzionatealla scacchiera. Sono alte circa cinquanta centimetri. Si-gnor Westenhanger, mi farebbe la cortesia di tirar fuoriuna figura. Sono troppo pesanti per me. Una pedina baste-rà.

    Corrado s'avvicinò all'armadio.— Sollevi la figura dall'asse prima di tirarla fuori – am-

    moní il vecchio Dangerfield. – Le figure sono di ferro e fi-niscono con una punta che trova la sua sede in un foro neipalchi dell'armadio come nel buco d'ogni campo dellascacchiera, in modo che non cadano.

    Per smuovere la figura e portarla sulla scacchiera civolle uno sforzo maggiore di quanto Westenhanger avesse

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  • supposto. La piazzò su un campo e la punta di ferro en-trando nel foro mantenne la figura diritta.

    — Assomiglia alle moderne scacchiere da viaggio, nonvi pare? – osservò il padrone di casa ritornando al suo po-sto. – Una bella fatica fare una partita con figure di questopeso! Dubito che avrebbero giocato a lungo se i giocatoriavessero dovuto fare le mosse da loro stessi. Certo ciascu-no aveva il proprio domestico che faceva con la figura lamossa che gli veniva comandata dal padrone, comoda-mente seduto in poltrona. L'apparenza di questa scacchie-ra è perfettamente innocua, eppure fu la causa della mortedi mio nonno. Loro sanno come le cose andavano a queitempi. Gli uomini d'allora erano capaci d'impiantare unadisputa violenta sul colore d'una tabacchiera o di battersiin duello all'ultimo sangue per il modo migliore d'annoda-re una cravatta. Mio nonno era un violento alla pari deisuoi contemporanei. In questa stanza ebbe inizio una litemalaugurata durante una partita agli scacchi. È probabileche la causa fosse futile, ma non sembrò tale a degli animisovreccitati dal bere. Partirono nel crepuscolo verso ilgiardino armati di pistole, e l'altro fu piú fortunato. Puòdarsi che mio nonno abbia meritato la sua sorte; in ognimodo sino ad oggi nessuno conosce la causa del litigio.Mio nonno fu colpito alla testa e la sua morte fu istanta-nea.

    Rollo si alzò, levò di tasca un mazzo di chiavi e, scelta-ne una aprí una piccola cassetta di sicurezza murata nellaparete vicino al camino. Levò dalla cassetta una vecchiacarta ingiallita e un disco.

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    supposto. La piazzò su un campo e la punta di ferro en-trando nel foro mantenne la figura diritta.

    — Assomiglia alle moderne scacchiere da viaggio, nonvi pare? – osservò il padrone di casa ritornando al suo po-sto. – Una bella fatica fare una partita con figure di questopeso! Dubito che avrebbero giocato a lungo se i giocatoriavessero dovuto fare le mosse da loro stessi. Certo ciascu-no aveva il proprio domestico che faceva con la figura lamossa che gli veniva comandata dal padrone, comoda-mente seduto in poltrona. L'apparenza di questa scacchie-ra è perfettamente innocua, eppure fu la causa della mortedi mio nonno. Loro sanno come le cose andavano a queitempi. Gli uomini d'allora erano capaci d'impiantare unadisputa violenta sul colore d'una tabacchiera o di battersiin duello all'ultimo sangue per il modo migliore d'annoda-re una cravatta. Mio nonno era un violento alla pari deisuoi contemporanei. In questa stanza ebbe inizio una litemalaugurata durante una partita agli scacchi. È probabileche la causa fosse futile, ma non sembrò tale a degli animisovreccitati dal bere. Partirono nel crepuscolo verso ilgiardino armati di pistole, e l'altro fu piú fortunato. Puòdarsi che mio nonno abbia meritato la sua sorte; in ognimodo sino ad oggi nessuno conosce la causa del litigio.Mio nonno fu colpito alla testa e la sua morte fu istanta-nea.

    Rollo si alzò, levò di tasca un mazzo di chiavi e, scelta-ne una aprí una piccola cassetta di sicurezza murata nellaparete vicino al camino. Levò dalla cassetta una vecchiacarta ingiallita e un disco.

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  • — Queste sono due altre reliquie. Noi conserviamo tut-to quanto ha attinenza alla nostra famiglia. Questa carta èl'ultimo scritto di mio nonno e l'abbiamo conservato gelo-samente. Potete prenderne visione.

    Passò la carta a Wraxall che la studiò prima di passarlaal suo vicino. In testa v'erano scritte alcune righe:

    Ecce, unus est populus, et unum labium omnibus; coe-peruntque hoc facere, nec desistent a cogitationibus suis,donec eorum opera compleant.

    Sotto a questo scritto era segnata questa indicazione:

    42. S. I.

    e nella parte inferiore del foglio si vedeva schizzata unascacchiera con disegnati alcuni pezzi disposti come per un

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    — Queste sono due altre reliquie. Noi conserviamo tut-to quanto ha attinenza alla nostra famiglia. Questa carta èl'ultimo scritto di mio nonno e l'abbiamo conservato gelo-samente. Potete prenderne visione.

    Passò la carta a Wraxall che la studiò prima di passarlaal suo vicino. In testa v'erano scritte alcune righe:

    Ecce, unus est populus, et unum labium omnibus; coe-peruntque hoc facere, nec desistent a cogitationibus suis,donec eorum opera compleant.

    Sotto a questo scritto era segnata questa indicazione:

    42. S. I.

    e nella parte inferiore del foglio si vedeva schizzata unascacchiera con disegnati alcuni pezzi disposti come per un

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  • problema.Wraxall voltò il foglio; il retro era bianco. Egli passò

    la carta alla signora Scorton e tese la mano verso l'altrooggetto che Dangerfield aveva levato dalla cassetta. Sitrattava di un disco di cuoio; è probabile che in origineil cuoio fosse spesso come quello che si adopera per lesuole delle scarpe o press'a poco, ma un secolod'influenze atmosferiche aveva deformato il disco. Alcentro era fissato uno spago tenuto fermo alla parte in-terna del disco da un nodo, all'altra estremità era fissatoun robusto anello di ferro. Wraxall rigirò nelle manil'oggetto senza che gli suggerisse alcuna idea; dopol'esame lo passò alla sua vicina, guardando Dangerfieldcon aria interrogativa.

    — Non le dice niente? – chiese Rollo e dopo che tuttiebbero esaminato i due oggetti egli tenne distesa in altola carta, in modo che fosse visibile a tutti: – La primariga della citazione latina è il secondo versetto del 19°Salmo del I Libro di Mosè, capitolo 11°: «Vedi, è unsolo popolo, fra loro parlano la stessa lingua e conti-nueranno nell'opera da loro incominciata; non si disto-glieranno da quanto hanno divisato di compiere».L'altra indicazione si riferisce al versetto: «Come il cer-vo grida la sua brama di acqua, cosí l'anima mia chiededi Te». Temo che da questa parte dello scritto potremoricavare ben poco. Il rimanente, quando si conoscono gliantecedenti, è un po' piú comprensibile.

    Posò il foglio sulle ginocchia e cercò l'appoggio dellaspalliera della sedia, come fosse stanco.

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    problema.Wraxall voltò il foglio; il retro era bianco. Egli passò

    la carta alla signora Scorton e tese la mano verso l'altrooggetto che Dangerfield aveva levato dalla cassetta. Sitrattava di un disco di cuoio; è probabile che in origineil cuoio fosse spesso come quello che si adopera per lesuole delle scarpe o press'a poco, ma un secolod'influenze atmosferiche aveva deformato il disco. Alcentro era fissato uno spago tenuto fermo alla parte in-terna del disco da un nodo, all'altra estremità era fissatoun robusto anello di ferro. Wraxall rigirò nelle manil'oggetto senza che gli suggerisse alcuna idea; dopol'esame lo passò alla sua vicina, guardando Dangerfieldcon aria interrogativa.

    — Non le dice niente? – chiese Rollo e dopo che tuttiebbero esaminato i due oggetti egli tenne distesa in altola carta, in modo che fosse visibile a tutti: – La primariga della citazione latina è il secondo versetto del 19°Salmo del I Libro di Mosè, capitolo 11°: «Vedi, è unsolo popolo, fra loro parlano la stessa lingua e conti-nueranno nell'opera da loro incominciata; non si disto-glieranno da quanto hanno divisato di compiere».L'altra indicazione si riferisce al versetto: «Come il cer-vo grida la sua brama di acqua, cosí l'anima mia chiededi Te». Temo che da questa parte dello scritto potremoricavare ben poco. Il rimanente, quando si conoscono gliantecedenti, è un po' piú comprensibile.

    Posò il foglio sulle ginocchia e cercò l'appoggio dellaspalliera della sedia, come fosse stanco.

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  • — Avete visto lo schizzo della scacchiera – ripresedopo una breve pausa. – Essa mostra la disposizione deipezzi come furono trovati dopo la morte dello scrivente.È probabile che la posizione dei pezzi rappresenti lo sta-dio della partita al momento che scoppiò il litigio framio nonno ed il suo avversario. Il mio antenato deveaver dato un certo peso a quella disposizione perché,prima di recarsi sul terreno per il duello, fece questo di-segno e lasciò l'ordine che venisse consegnato a suo fi-glio nel caso gli fosse accaduta disgrazia. Ci è lecitosupporre che egli allorché stese quella carta non fosse inuno stato d'animo perfettamente normale; poiché inquell'epoca mio padre era un bambino di quattro o cin-que anni. Per una ragione o l'altra tutti noi Dangerfieldabbiamo sposato tardi. È chiaro che un bambino diquell'età non poteva avere alcun interesse all'esito di unapartita a scacchi; a questo s'aggiungano le citazioni dellaBibbia. Il senso comune suggerirebbe che il cervello dimio nonno fosse ancora annebbiato dai fumi del vino; sidiceva che ingurgitasse giornalmente una quantità inve-rosimile di vino di Porto. Vergato quel disegno in istatodi semincoscienza, possiamo supporre che avesse scara-bocchiato quei versetti che amava con l'idea potesseroessere un giorno utili a suo figlio e che questa possa es-sere stata la causa dell'ordine lasciato di consegnare ildocumento al bambino.

    Si guardò attorno per vedere se gli ascoltatori condi-videvano la sua opinione.

    — Pur troppo – continuò – questa ipotesi non ispiega

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    — Avete visto lo schizzo della scacchiera – ripresedopo una breve pausa. – Essa mostra la disposizione deipezzi come furono trovati dopo la morte dello scrivente.È probabile che la posizione dei pezzi rappresenti lo sta-dio della partita al momento che scoppiò il litigio framio nonno ed il suo avversario. Il mio antenato deveaver dato un certo peso a quella disposizione perché,prima di recarsi sul terreno per il duello, fece questo di-segno e lasciò l'ordine che venisse consegnato a suo fi-glio nel caso gli fosse accaduta disgrazia. Ci è lecitosupporre che egli allorché stese quella carta non fosse inuno stato d'animo perfettamente normale; poiché inquell'epoca mio padre era un bambino di quattro o cin-que anni. Per una ragione o l'altra tutti noi Dangerfieldabbiamo sposato tardi. È chiaro che un bambino diquell'età non poteva avere alcun interesse all'esito di unapartita a scacchi; a questo s'aggiungano le citazioni dellaBibbia. Il senso comune suggerirebbe che il cervello dimio nonno fosse ancora annebbiato dai fumi del vino; sidiceva che ingurgitasse giornalmente una quantità inve-rosimile di vino di Porto. Vergato quel disegno in istatodi semincoscienza, possiamo supporre che avesse scara-bocchiato quei versetti che amava con l'idea potesseroessere un giorno utili a suo figlio e che questa possa es-sere stata la causa dell'ordine lasciato di consegnare ildocumento al bambino.

    Si guardò attorno per vedere se gli ascoltatori condi-videvano la sua opinione.

    — Pur troppo – continuò – questa ipotesi non ispiega

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  • tutto. A mio padre doveva essere consegnato anche que-sto disco di cuoio. Era un giocattolo ch'egli aveva fattoper il bambino? Gliel'aveva forse promesso, e pensò allapromessa un istante prima di recarsi a quel duello chegli riuscí fatale? Io sarei dell'opinione che debba essersitrattato di qualche cosa di simile. Se però si trattavad'una promessa, mio padre l'aveva dimenticata. Interro-gato in proposito disse di non saperne niente. Il docu-mento ed il disco furono consegnati all'avvocato di fa-miglia, ch'era anche esecutore testamentario, il qualeconsegnò il tutto a mio padre allorché questi raggiunsela maggiore età. Nessuno riuscí a spiegare l'arcano. Ilsegreto racchiuso in quei due oggetti non fu svelato daalcuno; per mio padre essi rappresentavano solamentel'ultimo punto di contatto col suo genitore, e credo liconservasse per questo. Comunque, trovarono il loroposto nell'archivio di famiglia dei Dangerfield, ed è pro-babile che vi rimarranno.

    — E lei, signor Dangerfield – domandò Renata, – nons'è formato un'opinione personale su quei due oggetti?Quelle parole devono pur essere state scritte conun'intenzione. Ci racconti, se crede, che cosa ne pensa.

    — Posso esprimere un'ipotesi – si espresse il padronedi casa – ma avverto che si tratta solamente di una ipo-tesi. Sono dell'opinione che il litigio abbia avuto originedal giuoco degli scacchi, e che mio nonno abbia volutofissare sulla carta la situazione controversa, per poterepiú tardi a sangue freddo sostenere e dimostrare la fon-datezza della propria opinione. Non era solo un giuoca-

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    tutto. A mio padre doveva essere consegnato anche que-sto disco di cuoio. Era un giocattolo ch'egli aveva fattoper il bambino? Gliel'aveva forse promesso, e pensò allapromessa un istante prima di recarsi a quel duello chegli riuscí fatale? Io sarei dell'opinione che debba essersitrattato di qualche cosa di simile. Se però si trattavad'una promessa, mio padre l'aveva dimenticata. Interro-gato in proposito disse di non saperne niente. Il docu-mento ed il disco furono consegnati all'avvocato di fa-miglia, ch'era anche esecutore testamentario, il qualeconsegnò il tutto a mio padre allorché questi raggiunsela maggiore età. Nessuno riuscí a spiegare l'arcano. Ilsegreto racchiuso in quei due oggetti non fu svelato daalcuno; per mio padre essi rappresentavano solamentel'ultimo punto di contatto col suo genitore, e credo liconservasse per questo. Comunque, trov