Quello che riguarda l'isola di Taprobanê. - Badwila Home...

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Quello che riguarda l'isola di Taprobanê. Questa è una grande isola oceanica che si estende nel mare indiano. Dagli indiani è chiamata Sielediba, mentre dai greci Taprobanê, e vi si trova la pietra di giacinto 1 ; si estende sull'altro lato del paese del pepe. Intorno si trovano numerose altre piccole isole, tutte ricche di acqua dolce e alberi di noce di cocco. Quasi tutte hanno l'acqua in profondità fino quasi alle loro rive. La grande isola, come i nativi riferiscono, ha una lunghezza di trecento “gaudia”, cioè novecento miglia, e lo stesso misura in larghezza. Ci sono due sovrani nell'isola, e sono entrambi in lotta l'uno con l'altro. Uno [dei due re] tiene il paese del giacinto, mentre l'altro tiene il resto del paese dove si trova il porto, l'emporio ed il centro delle manifatture 2 . Infatti vi è un grande mercato su quel lato dell'isola. L'isola ha anche una chiesa per i cristiani persiani che vi risiedono, un presbitero che è nominato dalla Persia, un diacono e vi si svolge il rito ecclesiastico completo. Ma i nativi ed i loro re sono pagani, ed hanno molti templi; su uno di questi, che sorge su un'altura, vi è un giacinto tanto grande quanto una grande pigna, di un colore rosso intenso, il cui bagliore giunge anche in lontananza, soprattutto quando raggi del sole, rimbalzando intorno ad esso, creano una vista impareggiabile 3 . Poiché l'isola, si trova in una posizione centrale, è molto frequentata da navi provenienti da tutte le parti di India, dalla Persia e dall'Etiopia, ed invia in giro per il mondo molte navi delle sue. Dai paesi più remoti, come quello chiamato Tzinista (Cina) e da altri luoghi di, riceve la seta, l'aloe, le spezie, il legno di sandalo e molti altri prodotti; e tutti questi passano nuovamente per i mercati su questo lato dell'isola, come quello chiamato Male (Malabar), dove cresce il pepe, ed a Calliana (Kalyâna) che esporta il rame, il sesamo e le stoffe preziose, per cui esso è anche un grande centro di affari. Ed anche a Sindu 4 da dove provengono il muschio, il ricino e il nardo; ma anche dalla Persia, dal paese di Homerite, e da Adulé. L'isola riceve importazioni da tutti questi mercati che abbiamo menzionato, e le invia poi ai porti più remoti, mentre esporta allo stesso tempo i propri prodotti in ogni direzione. Sindu è sulla frontiera dell'India, lungo il fiume Indus, cioè, il Phison che sfocia nel Golfo Persico e forma il confine tra la Persia e l'India. Gli empori più importanti in India sono questi: Sindu, Orrhotha (Surat), Calliana, Sibor (Chênwal), e poi i cinque mercati di Masc che esportano il pepe: Parti, Mangarouth (Mangalôr), Salopatana, Nalopatana, Poudopatana. Fuori nell'oceano, alla distanza di circa cinque giorni e altrettante notti dal continente, si trova 1 Si ritiene che non si tratti del nostro Giacinto, ma piuttosto dello zaffiro o dell'ametista 2 Trinquemale o Point de Galle 3 Il pellegrino cinese Hiouen Thsiang, che vi giunse un secolo più tardi rispetto Cosmas, riferisce che a Anarajapura, su una guglia delle più alte di uno dei templi, era stato posto un rubino che, con la sua “lucentezza trascendente”, illuminato il cielo intero. Marco Polo narra ancora una volta che il re di Ceylon era noto per possedere il rubino più grande che mai fosse stato visto; impeccabile e brillante al di là di ogni descrizione. Si ritiene tuttavia che la pietra descritta da Marco Polo non fosse un rubino ma piuttosto un ametista, che si trova in grandi cristalli a Ceylon. Non si registra alcun “record” particolare nella storia recente di questi gioielli, a meno che non si tratti del brillante di lucentezza insolito acquistato all'inizio del XIV secolo per l'imperatore della Cina 4 probabilmente Diul-Sind

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Quello che riguarda l'isola di Taprobanê. Questa è una grande isola oceanica che si estende nel mare indiano. Dagli indiani è chiamata Sielediba, mentre dai greci Taprobanê, e vi si trova la pietra di giacinto1; si estende sull'altro lato del paese del pepe. Intorno si trovano numerose altre piccole isole, tutte ricche di acqua dolce e alberi di noce di cocco. Quasi tutte hanno l'acqua in profondità fino quasi alle loro rive. La grande isola, come i nativi riferiscono, ha una lunghezza di trecento “gaudia”, cioè novecento miglia, e lo stesso misura in larghezza. Ci sono due sovrani nell'isola, e sono entrambi in lotta l'uno con l'altro. Uno [dei due re] tiene il paese del giacinto, mentre l'altro tiene il resto del paese dove si trova il porto, l'emporio ed il centro delle manifatture2. Infatti vi è un grande mercato su quel lato dell'isola. L'isola ha anche una chiesa per i cristiani persiani che vi risiedono, un presbitero che è nominato dalla Persia, un diacono e vi si svolge il rito ecclesiastico completo. Ma i nativi ed i loro re sono pagani, ed hanno molti templi; su uno di questi, che sorge su un'altura, vi è un giacinto tanto grande quanto una grande pigna, di un colore rosso intenso, il cui bagliore giunge anche in lontananza, soprattutto quando raggi del sole, rimbalzando intorno ad esso, creano una vista impareggiabile3. Poiché l'isola, si trova in una posizione centrale, è molto frequentata da navi provenienti da tutte le parti di India, dalla Persia e dall'Etiopia, ed invia in giro per il mondo molte navi delle sue. Dai paesi più remoti, come quello chiamato Tzinista (Cina) e da altri luoghi di, riceve la seta, l'aloe, le spezie, il legno di sandalo e molti altri prodotti; e tutti questi passano nuovamente per i mercati su questo lato dell'isola, come quello chiamato Male (Malabar), dove cresce il pepe, ed a Calliana (Kalyâna) che esporta il rame, il sesamo e le stoffe preziose, per cui esso è anche un grande centro di affari. Ed anche a Sindu4 da dove provengono il muschio, il ricino e il nardo; ma anche dalla Persia, dal paese di Homerite, e da Adulé. L'isola riceve importazioni da tutti questi mercati che abbiamo menzionato, e le invia poi ai porti più remoti, mentre esporta allo stesso tempo i propri prodotti in ogni direzione. Sindu è sulla frontiera dell'India, lungo il fiume Indus, cioè, il Phison che sfocia nel Golfo Persico e forma il confine tra la Persia e l'India. Gli empori più importanti in India sono questi: Sindu, Orrhotha (Surat), Calliana, Sibor (Chênwal), e poi i cinque mercati di Masc che esportano il pepe: Parti, Mangarouth (Mangalôr), Salopatana, Nalopatana, Poudopatana. Fuori nell'oceano, alla distanza di circa cinque giorni e altrettante notti dal continente, si trova 1 Si ritiene che non si tratti del nostro Giacinto, ma piuttosto dello zaffiro o dell'ametista 2 Trinquemale o Point de Galle 3 Il pellegrino cinese Hiouen Thsiang, che vi giunse un secolo più tardi rispetto Cosmas, riferisce che a Anarajapura, su una guglia delle più alte di uno dei templi, era stato posto un rubino che, con la sua “lucentezza trascendente”, illuminato il cielo intero. Marco Polo narra ancora una volta che il re di Ceylon era noto per possedere il rubino più grande che mai fosse stato visto; impeccabile e brillante al di là di ogni descrizione. Si ritiene tuttavia che la pietra descritta da Marco Polo non fosse un rubino ma piuttosto un ametista, che si trova in grandi cristalli a Ceylon. Non si registra alcun “record” particolare nella storia recente di questi gioielli, a meno che non si tratti del brillante di lucentezza insolito acquistato all'inizio del XIV secolo per l'imperatore della Cina 4 probabilmente Diul-Sind

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Sielediba, cioè Taprobanê. E dall'altra parte sul continente è Marallo, un mercato che esporta madreperla, quindi Caber (Kâvêrîpattam) che esporta l'alabandenum (granati), e poi più lontano è il paese delle spezie, ed infine Tzinista (Cina) che produce la seta. Oltre questo vi è nessuno altro paese, poiché l'oceano lo circonda ad est. Lo stesso Sielediba poi, collocato come si ritiene nel centro delle Indie, possiede il giacinto, riceve importazioni da tutti i centri di commercio ed esporta le sue merci ovunque; e per questo è un grande emporio commerciale. Ora devo raccontare ciò che è successo ad uno dei nostri compatrioti, un commerciante chiamato Sopatrus, che andava colà per affari, ma che, secondo quanto è alla nostra conoscenza, è morto circa trentacinque anni fa. Quella volta egli venne su quest'isola di Taprobane per affari, e poiché viaggiava su un vascello proveniente dalla Persia, giunse con esso fino nel porto. Così gli uomini provenienti da Adulé, con cui Sopatrus si trovava sbarcarono e fecero altrettanto i marinai persiani, con i quali si trovava anche una persona di età ed apparenza venerabile. Poi, poiché questa era l’usanza, gli uomini importanti del luogo e gli ufficiali dell'ufficio doganale li ricevettero e li condussero dal re. Il re concesse loro udienza e ricevuti i loro saluti, chiese loro di sedersi. Poi domandò: “quale è lo stato dei vostri paesi di provenienza e come vanno li le cose ?” Al che risposero che tutto andava per i meglio. Successivamente, poiché la conversazione procedeva, il re domandò: “quale dei vostri re è il più grande ed il più potente ?” Il persiano anziano prese la parola e rispose: “il nostro re è allo stesso tempo il più potente, il più grande e il più ricco, e lo si può definire veramente il Re dei Re, ed ogni cosa egli desideri la può realizzare”. Sopatrus anch'egli seduto rimase in silenzio. Così il re chiese: “e il romano, non ha niente da dire ? “Ciò che ho da dire” rispose “dopo aver udito tali cose ? Ma se tu desideri conoscere la verità sappi che hai entrambi i re presenti qui; puoi esaminarli e vedrai quale dei due sia il più grande e il più potente”. Il re sentendo questo si meravigliò delle sue parole e chiese: “come fai a dire che ci sono entrambi i re qui presenti ?” “Tu hai” rispose Sopatrus “il denaro di entrambi; il nomisma dell'uno e la dracma, cioè, il miliarision dell'altro. Esamina l'immagine di ciascuno e vedrai la verità”. Il re comprese la profondità del suggerimento e, annuendo il suo consenso, ordinò che entrambe le monete gli fossero mostrate. Ora la moneta romana, il nomisma, era di un ottimo conio, era di metallo luminoso e modellato con precisione, poiché i pezzi di questo tipo erano accuratamente scelti per l'esportazione. Ma il miliarision, in una parola, era d'argento e non poteva essere paragonato con la moneta dorata. Così il re dopo che li ebbe osservati ed ebbe esaminato attentamente entrambi, lodò vivamente il nomisma, e affermò che i romani erano certamente persone splendide, potenti, e sagaci. Così concesse a Sopatrus il grande onore di essere pagato, venne fatto montare su un elefante e venne condotto intorno alla città al suono di tamburi. Queste circostanze ci sono state narrate da Sopatrus stesso ed i suoi compagni, che erano giunti con lui da Adule; e, così come hanno riferito la storia, il persiano fu profondamente contrariato da ciò che era accaduto. Ma, nella direzione dei notevoli empori commerciali già menzionati, ve ne sono degli altri, numerosi [di minore importanza] sia sulla costa che nell'interno, ed un altro paese di grande estensione. Più in alto dell'India, cioè più lontano verso nord, sono gli Unni Bianchi. Il sovrano chiamato Gollas quando va in guerra porta con se, si dice, non meno di duemila elefanti ed una

L’Europa e il Mediterraneo al tempo dei viaggi di Cosma di Alessandria (520 d.C. ca.)

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grande forza di cavalleria. Egli è il signore dell'India, opprime con la forza le persone e le costringe a pagargli il tributo. Narra una storia che questo re una volta pose l'assedio ad una città interna degli indiani, che era su ogni lato protetta dall'acqua. Esso si sedette, quindi, davanti ad essa, fino a che con i suoi elefanti, i suoi cavalli ed i suoi soldati non ebbero bevuta tutta l'acqua. Quindi attraversò il terreno reso asciutto, e la prese. Queste persone governano il grande mercato dalla pietra di smeraldo e il loro re ne porta molte sulla sua corona. Gli etiopi che si procurano queste pietre dal Blemmyes in Etiopia, le portano poi in India e, con il prezzo che rende, investono negli altri articoli di grande valore5. Tutte quello che ho descritto e ho spiegato, proviene in parte dall'osservazione personale, ed in parte dalle domande fatte quando mi sono trovato nelle città di quei paesi. I re di vari distretti dell'India tengono molti elefanti, come il Re di Orrhotha ed il Re di Calliana, ed i Re di Sindu, Sibor e di Masc. Potrebbero averne seicento o cinquecento, chi più chi meno. Ora il Re di Sielediba offre un buono prezzo sia per gli elefanti che per i cavalli che acquista. Gli elefanti li paga nella misura del cubito. Per quanto riguarda l'altezza viene misurata dal suolo ed il prezzo è stabilito in molti nomismata per ogni cubito, a volte cinquanta, o cento, o anche di più. I cavalli gli vengono portati dalla Persia e lui li compra, esentando gli importatori dal pagare il dazio. I re del continente addomesticano i loro elefanti, che sono presi selvaggi, e li impiegano nella guerra. Ma gli elefanti spesso vengono fatti lottare l'uno con l'altro per dare spettacolo al re; i due combattenti portano sulla groppa una grande croce trasversale in legno allacciata a due raggi dritti che scendono fino ai loro toraci. Un certo numero di uomini montano su questa struttura, che impedisce agli animali di incontrarsi a distanza ravvicinata, ma allo stesso tempo li istiga a scontrarsi l'un l'altro. Poi le bestie si battono l'un l'altro con i tronchi finché uno di loro ne viene trafitto. Gli elefanti indiani non sono forniti di grandi zanne, ma quando le hanno, gli indiani le tagliano via, affinché il loro peso non li possa ingombrare nel lavoro. Gli etiopi non praticano l'arte di addomesticare gli elefanti; ma se il re desidera averne uno o due per ornamento, li catturano quando sono giovani e li assoggettano all'addestramento. Ora il paese abbonda di elefanti che hanno delle grandi zanne che vengono esportate per mare dall'Etiopia anche in India, in Persia, nel paese degli Homeriti e nell'impero romano. Questi particolari li ho appresi da ciò che ho ascoltato. Il fiume Phison separa tutti i distretti dell'India [che si estendono lungo il suo corso] dal paese degli Unni. Nelle scritture la regione indiana è chiamata Euilat (Havilah). A proposito di questa è scritto così nella Genesi: “Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c'è l'oro e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'ònice”. Lo scrittore chiama chiaramente l'Euilat quel paese. Questo Euilat, inoltre, è della discendenza di Ham. Per cui di nuovo è scritto: “I figli di Ham, Cush e Misraim, Phut e Caraan i figli di Cush, Sabâ ed Euilat; che sono gli homerites e gli indiani, infatti Sabâ è situato nel paese degli homerite, ed Euilat è in India”. Il Golfo Persico divide quei due paesi; e il paese possiede l'oro secondo la scrittura sacra. Possiede anche il pezerôs, come la Scrittura chiama l'antrace (il carbonchio) e la pietra di diaspro, come viene chiamata la pietra verde. Quindi è chiaro come la scrittura divina, poiché essa è realmente divina, racconta queste cose, come anche l'intero nostro trattato intende mostrare. 5 I Blemmi erano nomadi nubiani, che predavano nelle regioni adiacenti. Smeraldi sono stati trovati nelle miniere dell'Alto Egitto e senza dubbio sono stati inviati da Adule per i mercati indiani dai mercanti che li hanno acquistato dai Blemmi etiopici