Quanto rende fare gli angeli - Digital Magics · prima persona nell'attività che ha cofi-nanziato,...

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Quanto rende fare gli angeli Scommettono sulle start up innovative, di cui non più del 20% si trasformerà in un grande business. Il ritorno è di circail 27% annuo sull'intero capitale investito, flop compreso. Ecco come si può diventare un business angel (in Italia), per guadagnare e aiutare lo sviluppo del Paese di Max Malandrà I mprenditore (o manager), un patri- monio medio alto e tempo a dispo- sizione. È questa la carta d'identità del business angel. E poi: voglia di rischiare, di spendere le proprie capa- cità e relazioni per far crescere società di cui si è comunque, insieme ad al- tri «angeli» (altrimenti detti investitori privati informali), socio di mino- ranza, e impegnarsi in business in cui statisticamente le probabilità che esplodano e si trasformino in un grande successo sono del 10 o 20% circa. Sì, perché gli «an- geli del business» fanno proprio questo: prendono sotto le loro ali protettrici una o più società in fase di sviluppo, le cosiddette startup, e cercano di farle crescere e prosperare fornendo sia capitali sia consulenza. Come spiega Paolo Anselmo, presiden- te di Iban (acronimo di Italian business angels network, branch italiana dell'E- ban, European business angels net- work), costituita nel 1999: «Nell'arco di 10-15 anni un business angel finanzierà da 10 a 15 progetti. Secondo le nostre rilevazioni, in media, su 10 business al- meno la metà chiuderà dopo qualche anno, un altro terzo vivacchia e sola- mente uno, o al massimo due, decolle- rà diventando un caso di successo. Per questo motivo è necessario diversificare i investimenti, ri- partendo le risorse, nel corso degli anni, su più progetti». Ma chi è e cosa fa nella pratica un business angel? CHI SONO I BUSINESS ANGEL Si tratta di privati, che operano con dena- ro proprio e che quindi rischiano in pri- ma persona. Accanto a un'associazione come l'Aifi (Associazione italiana private equity e venture capitai) che raggrup- pa solo operatori istituzionali, nel corso degli ultimi 20 anni sono nate diverse reti che associano questa tipologia di investitori e che hanno come obiettivo facilitare incontri, scambi di opinioni, occasioni di meeting e di screening di progetti industriali, ma anche momenti di formazione e di aggiornamento. Chi deci- de di investire in startup lo fa quindi per propria libera convinzione e soprattutto personalmente, anche se ovviamente, vi- ste in genere le richieste finanziarie delle società, insieme ad altri business angel. Senza contare che la vicinanza territoria- le, in genere, rappresenta un altro aspet- to importante: per questo motivo i vari network si sono sviluppati o come coor- dinamento di realtà e associazioni locali o viceversa aprendo sedi territoriali per costruire un tessuto in cui finanziatori e finanziati possano condividere anche un medesimo retroterra culturale e interessi comuni, facilitando quindi gli incontri. SU 10 BUSINESS LA METÀ CHIUDERÀ E SOLAMENTE UNO O DUE DIVENTERANNO UN CASO DI SUCCESSO LE COMPETENZE RICHIESTE «I business angel sono in genere im- prenditori, ex titolari di società, oppu- re anche ex manager che dispongono di mezzi finanziari, di una buona rete di conoscenze e di una solida capaci- tà gestionale da impiegare in piccole e medie imprese», spiega Marco Villa, vicepresidente e managing director di 14_Patrimoni_Mog-g-io 2015-

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Quanto rendefare gli angeliScommettono sulle start up innovative, di cui non più del 20% sitrasformerà in un grande business. Il ritorno è di circa il 27% annuosull'intero capitale investito, flop compreso. Ecco come si può diventare unbusiness angel (in Italia), per guadagnare e aiutare lo sviluppo del Paese

di Max Malandrà

Imprenditore (o manager), un patri-monio medio alto e tempo a dispo-sizione. È questa la carta d'identitàdel business angel. E poi: voglia di

rischiare, di spendere le proprie capa-cità e relazioni per far crescere societàdi cui si è comunque, insieme ad al-tri «angeli» (altrimenti detti investitoriprivati informali), socio di mino-ranza, e impegnarsi in business incui statisticamente le probabilitàche esplodano e si trasforminoin un grande successo sono del10 o 20% circa. Sì, perché gli «an-geli del business» fanno proprioquesto: prendono sotto le loroali protettrici una o più societàin fase di sviluppo, le cosiddettestartup, e cercano di farle cresceree prosperare fornendo sia capitali siaconsulenza.

Come spiega Paolo Anselmo, presiden-te di Iban (acronimo di Italian businessangels network, branch italiana dell'E-ban, European business angels net-work), costituita nel 1999: «Nell'arco di10-15 anni un business angel finanzieràda 10 a 15 progetti. Secondo le nostrerilevazioni, in media, su 10 business al-meno la metà chiuderà dopo qualcheanno, un altro terzo vivacchia e sola-mente uno, o al massimo due, decolle-rà diventando un caso di successo. Perquesto motivo è necessario diversificare

i investimenti, ri-partendo le risorse,nel corso degli anni,su più progetti». Machi è e cosa fa nella

pratica un business angel?

CHI SONO I BUSINESS ANGELSi tratta di privati, che operano con dena-ro proprio e che quindi rischiano in pri-ma persona. Accanto a un'associazionecome l'Aifi (Associazione italiana privateequity e venture capitai) che raggrup-pa solo operatori istituzionali, nel corsodegli ultimi 20 anni sono nate diversereti che associano questa tipologia diinvestitori e che hanno come obiettivofacilitare incontri, scambi di opinioni,occasioni di meeting e di screening diprogetti industriali, ma anche momenti di

formazione e di aggiornamento. Chi deci-de di investire in startup lo fa quindi perpropria libera convinzione e soprattuttopersonalmente, anche se ovviamente, vi-ste in genere le richieste finanziarie dellesocietà, insieme ad altri business angel.Senza contare che la vicinanza territoria-le, in genere, rappresenta un altro aspet-to importante: per questo motivo i varinetwork si sono sviluppati o come coor-dinamento di realtà e associazioni localio viceversa aprendo sedi territoriali percostruire un tessuto in cui finanziatori efinanziati possano condividere anche unmedesimo retroterra culturale e interessicomuni, facilitando quindi gli incontri.

SU 10 BUSINESS LA METÀCHIUDERÀ E SOLAMENTE UNO

O DUE DIVENTERANNO UNCASO DI SUCCESSO

L E C O M P E T E N Z E R I C H I E S T E«I business angel sono in genere im-prenditori, ex titolari di società, oppu-re anche ex manager che dispongonodi mezzi finanziari, di una buona retedi conoscenze e di una solida capaci-tà gestionale da impiegare in piccolee medie imprese», spiega Marco Villa,vicepresidente e managing director di

14_Patrimoni_Mog-g-io 2015-

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Italian angels for growth, la rete che hacofondato nel 2007. «Si tratta di una at-tività potenzialmente interessante, chetiene in contatto con quello che succede"di nuovo" nel mondo dell'innovazione,che non richiede solo un investimento fi-nanziario ma anche in termini di tempo:in genere il business angel si spende inprima persona nell'attività che ha cofi-nanziato, aiutando e partecipando sia allafase di gestione sia a quella strategica. Avolte formalizzando l'intervento con unacarica nel cda della partecipata, spessofigurando semplicemente come consu-lente esterno».

«Xè competenze desiderate, tuttavia,non si fermano a quelle di manager eimprenditori», interviene Anselmo. «Sonogradite e richieste anche figure profes-sionali quali avvocati e commercialistiper esempio: insomma capacità in gra-do di aiutare un'azienda appena nata acrescere e a svilupparsi in modo correttoe sano». Se invece l'idea fosse quella dipuro e semplice investimento, allora lascelta migliore è puntare su intermediarie strumenti dedicati.

IL PATRIMONIO NECESSARIOQuanto occorre avere a disposizione perintraprendere l'attività del business an-gel? A fare i conti in tasca al potenziale in-vestitore ci pensa Anselmo. «Essendo una

Marco Villa,vicepresidentee managingdirector diItalian angelsfor growth

libera attività eser-citata da un privatoin teoria non esistono limiti minimi, tut-tavia per operare in modo serio occor-re un patrimonio medio alto», spiega ilpresidente di Iban. «Teniamo conto infattiche si tratta di investimenti che per loronatura hanno un profilo di rischio moltoelevato e quindi mi sembra prudente nonallocare più del 10-20% di un patrimoniomobiliare. Inoltre è necessaria un'eleva-ta diversificazione, diciamo almeno unadecina di partecipazioni nell'arco di undecennio. Ipotizzando quindi un impiegodi 5-10mila euro in ogni startup, eccoche complessivamente si arriva a inve-stire 50-100mila euro e quindi il patri-monio di base, in un'ottica prudenziale,

non dovrebbe essere inferiore. Meglio seun po' più alto».

I NETWORKII momento tipico in cui il business angelincontra le startup che chiedono finan-ziamenti è organizzato su base regolaredai vari network di cui fa parte. «ComeItalian angels for growth noi organiz-ziamo serate di incontri in genere unavolta ogni due mesi per non sovraccari-

I I SETTORE TECNOLOGICO È

QUELLO IN CUI SI CONCENTRA

GRAN PARTE DELLE DOMANDE

DI INVESTIMENTO

care eccessivamente le agende dei nostriiscritti», spiega Villa. «Ma altri gruppi siincontrano magari una volta ogni tre oquattro settimane. La cadenza che ci sia-mo dati ci consente di portare, a ogniincontro, mediamente tre o quattro ideeimprenditoriali. Startup che quando ar-rivano all'attenzione dei nostri associatisono già passate attraverso una triplascrematura. Una prima da parte di unmanaging director e di un team internodell'associazione che valuta i requisitiminimi del progetto, che vanno dallasua effettiva innovazione al potenziale

di crescita. In seguito un gruppettodi associati con esperienze nel set-tore industriale del progetto giudicail business pian e incontra personal-mente l'imprenditore e il suo team.Infine, se il progetto supera i primidue step, passa al vaglio del Comitatoscreening che seleziona i 3-4 progettimigliori da presentare agli associati».E a questo punto cosa succede? «Ogniassociato, al termine delle presenta-

zioni, decide se e quanto investire nelprogetto; questo, se raccoglie sufficien-ti adesioni, viene sottoposto a una duediligence approfondita che spazia dallatecnologia proposta agli aspetti legalie che dura in genere un paio di mesi»,continua Villa. «Al termine di questa, sel'esito è positivo, i soci sono invitati aconfermare o ritirare l'intenzione di inve-stirvi espressa all'incontro e quindi pro-cederanno autonomamente a predisporrela contrattualistica e il veicolo societarioda utilizzare per l'operazione».

SETTORI E INVESTIMENTIII comparto tecnologico, in tutte le •H

15_Pafr\moni_Maggio 2015-

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sue ormai molteplici sfaccettature, rima-ne quello in cui si concentra gran partedelle domande di investimento. Il perchélo spiega il presidente di Iban: «II settoreè quello che in questa fase storica hapiù opportunità di crescita, di sviluppo edi innovazione: information technology,digitale, app per tablet e computer sonoi filoni più gettonati. Molto meno invece,per esempio, il biotech, dato che richiedeun time to market molto più lungo. Inol-tre il tech è quello che può prospettare lepossibilità di guadagno più elevate oltreche sbocchi di mercato internazionali».«Rileviamo anche un ritrovato interesseper i settori medicale, della diagnostica,del life science e dell'energia pulita», so-stiene Villa. «Aggiungerei poi i settori deltraveltech del food e del fintech», aggiun-

IL VALORE DEGLI INVESTIMENTI

35.000

30.000

25.000

20.000

15.000

10.000

5.000

31.857

gè Enrico Gaspe-rini, presidente di

Digital Magics, il venture incubator diaziende digitali quotato all'Aim. «Sonodiverse le proposte che riceviamo chehanno come ambito proprio i viaggi e lafinanza. Del resto una delle ultime ope-razioni di exit effettuate ha riguardatoproprio una startup italiana autorizzatacome finanziaria da Banca d'Italia, Pre-stiamoci». Insomma, non va dimenticatoche si tratta di società che generalmentenon hanno bisogno di investimenti enor-mi per partire.«Mediamente le richieste di capitale del-le startup che vagliamo sono nell'ordinedei 3OO-5OOmila euro e quindi sono allaportata dei vari network», dice Anselmo.«Inoltre in Italia soffriamo del fatto cheben difficilmente queste società possonoaccedere a risorse pubbliche di appog-gio come invece succede nei paesi an-glosassoni, quindi occorre più capitaledi rischio. Ed è anche il motivo per cui

fonte: IBAH Associazione italiano degli investitoti informali in rete - Italioti Business Ungels Network fcsociation

IL VALORE DEI SINGOLI INVESTIMENTI

24%

15%

9%

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fame: IMH isstxiaiiane italiano degli investitori informali in tele - Itotion Business tngels network ksotiatian

gli investimenti vengono effettuati inpool da più business angel, che media-mente investono tra i 10 e i 30mila eurociascuno, mentre in passato, sull'ondadell'entusiasmo, si era arrivati anche aimpegni da 100-200mila euro a testa».«In ogni caso i business angel rimango-no quasi sempre come soci minoritari,e in genere entrano nel capitale dellastartup con il 30-33% del capitale», ag-giunge Villa.

EXIT STRATEGYDopo qualche anno dall'investimento,

se si è fortunati e la startup è soprav-vissuta alle tempeste dell'economia ed èriuscita a imporsi sul mercato, si arrivaall'auspicato momento in cui si monetiz-za l'investimento effettuato, la cosiddetta«exit». Che può avvenire con la cessionedel capitale a una società più grande(sia essa industriale o finanziaria, cioèun fondo di venture capitai o di privateequity), attraverso un management buyout oppure con la quotazione in Borsa(Ipo, initial public offering).«Il riacquisto da parte di manager o sociè uno scenario abbastanza remoto >w

16_Patrimoni_Magg7o 2015

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I SETTORI D'INVESTIMENTO

35%

30%

25%

20%

15%

10%

5%

0%

30%

14%

8%

UJL! 3% 3%2% 2% 2%

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Fonte: IBAN associazione italiano degli investitoti informali in rete - ìtnlion Business Àngels Network Msodarion

così come Pipo», spazza subito il campodalle ipotesi il vicepresidente di Italianangels for growth. «A memoria ricordocome questo sia successo solo per MutuiOnline e Yoox. In tutti gli altri casi l'exitè avvenuta tramite un'acquisizione. Maquesto sta succedendo anche all'estero,non è un fenomeno solo italiano". Spes-so, infatti, è un problema di dimensioni:guardando ai dati si scopre come dellecirca 3.500 aziende considerate innova-tive solamente l'uno per mille (meno di40 quindi) ha un fatturato superiore a 1milione di euro. Insomma, l'effervescen-za di startup c'è, ma non sfocia in cam-pioni di nicchia che abbiano la capacitàdi crescere e imporsi. E quelle che ce lafanno in questo contesto storico sonosolo raramente aziende italiane.

PROFITTI POTENZIALIMa alla fine quanto si guadagna? La do-manda, più che lecita è in realtà d'ob-bligo. -Su un periodo di investimento ditre anni, metà degli investimenti sono in

I I RIACQUISTO DA PARTE

DI MANAGER 0 SOCI È UNO

SCENARIO ABBASTANZA REMOTO

COSÌ COME L'IPO

perdita, il 30% ha rendimenti che defi-nirei accettabili, ovvero con un multiplocompreso tra 1,5 e 5 volte e infine l'ulti-

mo 20% ha ritorni superiori a 5 volte suun periodo di investimento di 4-6 anni»,illustra Villa. «Quindi mediamente unmultiplo medio di 2,6 volte su un arco ditempo di 3,5 anni, cioè un tasso internodi rendimento del 27% circa all'anno sultotale investito».«Noi come Digital Magics abbiamo untasso di successo superiore alla media,con circa quattro operazioni positive su10», afferma però Gasperini. «Ma del re-sto è normale, visto che facciamo questodi mestiere. E con un Irr, vale a dire untasso di rendimento, superiore al 30%».

INCUBATORI E SOCIETÀLe associazioni rappresentano il princi-pale strumento e veicolo di conoscenzae incontri per i business angel. Tuttavia,accanto ai network, questa tipologiadi investitori, operando come privati equindi senza vincoli di alcun tipo, puòtrovare soluzioni alternative, per esem-pio associandosi o appoggiandosi a in-cubatori d'imprese con cui co-investire,oppure costituendo società che operanocon una logica di acquisto di partecipa-zioni. Ecco alcuni esempi.

LVENTURE racchiude in sé una doppiacaratteristica, è una società quotata inBorsa («l'unico venture capitai quotato»,spiega l'ad Luigi Capello) e al tempostesso ha un acceleratore di startup alproprio interno, il Luiss Enlabs, costi-tuito insieme all'Università Luiss. Tanto

che Cb Insights,società statuniten-se di riferimento del settore specializzatanell'analisi di dati relativi al mondo delventure capitai, ha inserito LVenture trai 20 venture capitai più attivi in Europanell'ambito dello European Tech Re-port. «LVenture si posiziona nei primistadi della filiera del funding», spiegaLuigi Capello. «La fase di pre-seed incui, tramite Luiss Enlabs, selezioniamole più promettenti startup sul mercato,poi quella di micro-seed in cui investia-mo capitali limitati, fino a 60mila euro,

LVENTURE È GIÀ QUOTATO IN

BORSA E HA UN ACCELERATORE

DI STARTUP AL SUO INTERNO

in startup nelle fasi iniziali di sviluppo,supportandone il processo di lancio delprodotto attraverso un programma diaccelerazione gestito dall'acceleratore;infine quella cosiddetta di seed, in cuigli investimenti più consistenti, fino a250mila euro, vengono fatti nelle startupuscite con successo dal programma diaccelerazione oltre che in altre startup infase più matura selezionate sul mercato.Inoltre a febbraio abbiamo inaugurato,in collaborazione con big del calibro diMicrosoft, Google, Samsung e Intel, unlaboratorio attrezzato in cui gli sviluppa-tori potranno testare le loro app su tablete smartphone, nonché su software e mo-delli non ancora presenti sul mercato».Nel nuovo piano industriale 2015-2018,intanto, la società avvierà un progettodenominato Angel Partner Group conl'obiettivo di sviluppare e consolidarerelazioni con i business angel per accre-scere la potenziale massa di capitali adisposizione e aumentare di conse- >H

19_Patrimoni_M<zg'g-zo 2015

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guenza le operazioni di co-investimentonelle startup.

DIGITAL MAGICS invece ha già intrapresola strada degli investimenti in tandemcon i business angel è Digital Magics,fondata da Enrico Gasperini, che dal2008 opera come venture incubator distartup innovative digitali e che nel 2013si è quotato all'Aim Italia. Ogni anno ilDigital Magics Lab identifica una decinadi progetti che la quotata poi sostieneutilizzando i fondi derivanti dagli exit

ALLA DIGITAL MAGICS

RIUSCIAMO AD AVERE

UN TASSO DI RENDIMENTO,

SUPERIORE AL 3 0 %

e collaborando con gli operatori dellafiliera. La società investe sia in propriosia aprendo al proprio Digital magicsangel network: «Si tratta di una rete dipartner che investono con noi in clubdeal a supporto delle startup e scaleupdigitali incubate», spiega Gasperini. «So-no investitori privati, fondi istituzionalie partner industriali. Il network colla-bora anche alle attività di selezione ementorship delle partecipate in corsodi sviluppo o già sviluppate, fornendoil proprio know-how o partecipando apiani industriali. A ottobre poi abbiamolanciato anche il Business angel club,per sostenere le startup e l'innovazio-ne nel Sud Italia, creando uno scambiodi relazioni e competenze fra il mondodella finanza locale e quello digitale: l'o-biettivo è quello di favorire i rapporti framanager, business angel, imprenditoridel territorio e neoimprese innovative,organizzando incontri ogni due mesi intutte le regioni del Sud Italia». Infine,di due mesi fa è l'accordo con TalentGarden, leader italiano fra i digitai co-working network, che aggrega i diversiattori del mondo dell'innovazione e hacostruito una community online di cir-ca 40mila persone tra freelance, develo-per, startup digitali, investitori e grandiaziende.

Digital Magics, che è ora nel capitale del-la società e potrà salire fino al 28%, nesosterrà l'espansione puntando all'aper-tura di 50 nuovi spazi in Europa entroil 2018, che si affiancheranno così ai 10campus già presenti in Europa.

1 PRIVATE EQUITY

AZIONI

3i Group

Biadatone

Tamburi Investment Partners

Onex

KkrAmerican Capital Strategies

The Carlyle Group

Digital Magics

Apollo Global Management

Iventure

Etf a Piazza Affari

Emittente

Lyxor

Db-x-Trackers

Powershares

Fondi

Gestione

Duemme Sicav

SebAm

Doti aggiornati al 14/04/2015

^ 1 " •

Paese / Valuta

Regno Unito/sterline

Usa/dollari Usa

Italia/euro

Canada dollari canai

Usa/dollari Usa

Usa/dollari Usa

Usa /dollari Usa

Italia /eu ro

Usa /dollari Usa

Italia /eu ro

Etf

Privex

Lpx Mm Private Equity

Gì Listed Priv.Eq

Fondo

Private Equty Strotegy

Listed Private Equity Fund

market cap (min)

4.905

45.610

5258.274

18.540

4.020

8.940

23

8.470

16

Isin

FR0010407197

LU0322250712

IEOOB23D3Z06

Isin

LU0175425247

LU0385668222

Var.% 12m

43%43%31%

23°/.

12%

5%-9%

•10%

•11%

-29%

Var.% 12m

36%34%

31%

Var.% 12m

35%28%

WITHFOUNDERS è una società di investi-mento che opera come seed acceleratore che in circa due anni di attività ha se-lezionato oltre 200 progetti e finanziato13 startup per un valore totale di circa1 milione di euro, che danno lavoroa oltre 200 persone, con un fatturatocomplessivo superiore ai 15 milioni.Un esempio di come alcuni businessangel si sono associati per investireinsieme. «Abbiamo raggiunto il breakeven con tre partecipate e ottenuto unaprima exit, con un multiplo di 10 volte»,sottolinea Giulio Vallante, fondatoree ad della società, tecnicamente unasrl. «Abbiamo optato per questa forma

INVESTIAMO SOLO IN SETTORI

IN cui L'ITALIA PUÒ FARE

LA DIFFERENZA, COME FOOD

E RETAIL

societaria in quanto rappresentava lasoluzione migliore per noi cinque fon-datori. Lavoriamo solamente con capi-tale proprio e abbiamo deciso di inve-stire in settori in cui l'Italia può fare ladifferenza, per esempio e-commerce,food e retail. Entriamo nel capitale delle

startup con un apporto compreso tra30mila e lOOmila euro e con una quotache va dal 5 al 15%, ma senza chiedereposti in cda: preferiamo mantenere unruolo da osservatori e controllare l'an-damento delle società senza obblighi evincoli di governo».Withfounders si è creata già un'ottimafama, tanto che tra i partner che han-no investito nelle società partecipatesi annoverano investitori istituzionaliquali Principia Sgr, D Pixel, InnogestCapital, Vertis Sgr e Digital Magics. «Lesocietà da noi finanziate hanno succes-sivamente raccolto nuovo capitale perquasi 20 milioni, con un valore stimatoche è passato da 5 a oltre 46 milioni,a seguito degli aumenti di capitale sot-toscritti dai nuovi investitori», concludeValiante.

STRUMENTI FINANZIARIL'attività di business angel, per suanatura, è prevalentemente effettuatada privati e generalmente in modo co-munque poco strutturato, apportandonon solo capitali ma anche competen-ze personali e dedicandovi tempo inprima persona. Tuttavia, per chi voles-se operare solo come investitore finan-ziario sono a disposizione azioni, >M

20_Patrimoni_Magg!o 2075

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fondi ed Etf. Il panorama finanziarioper investire indirettamente su star-tup e società in via di affermazione,quindi, per quanto meno vasto di al-tri settori, è ricco di strumenti. Anchese occorre tener presente la necessitàdi un profilo di rischio più elevatorispetto a quello che è per esempiol'investimento su titoli azionari clas-sici, a causa della forte volatilità cuipuò essere soggetto il comparto. Moltopoi dipende dall'andamento dei tassidi interesse, dell'economia nazionalee internazionale e anche delle Borseazionarie.«Possiamo affermare che l'economia ita-liana sia in una fase di rilancio e ancheil settore degli investimenti alternativiha ripreso coraggio», ha detto di recen-te Innocenzo Cipolletta, presidente diAifi, l'Associazione italiana del privateequity e venture capitai. «Questo 2015vede l'insieme di tutta una serie di con-dizioni favorevoli per poter finalmenteaffermare che siamo in una fase di ri-

GLI STRUMENTI PER INVESTIRE

INDIRETTAMENTE SU STARTUP

SONO MOLTI. M A OCCORRE UN

PROFILO DI RISCHIO ELEVATO

partenza, di crescita e di uscita dallacrisi che ha bloccato, negli ultimi anni,risorse economiche e capacità impren-ditoriali. Ora non resta che utilizzaretutti gli strumenti a nostra disposizioneper raccogliere, investire e creare occu-pazione e crescita economica».Ma se in Italia la ripresa sembra in fa-se embrionale, nel resto dell'Europa esoprattutto negli Stati Uniti il ciclo eco-nomico è decisamente più avanti, senzacontare che il lungo periodo di tassi diinteresse prossimi allo zero ha permes-so una prolungata attività di M&A cheha potuto svolgersi con costi limitati intermini di onere del debito. Ecco quindiche anche l'attività dei private equityinternazionali, che operano in leva,anche se a livelli più contenuti rispet-to a una decina di anni fa, ha trovatogiovamento da questo clima economicofavorevole. A disposizione di chi vo-glia investire denaro affidandolo peròa professionisti terzi del settore sonocosì una serie di strumenti finanziari,selezionati e riassunti nella tabella nellapagina a finaco.

GLI ETFAlla portata di uninvestitore italiano vi sono tre Etf quo-tati all'EtfPlus di Borsa Italiana.Db X-Trackers Lpx Mm Private equi-ty, ha un costo annuo dello 0,7% e persottostante un indice calcolato in eu-ro, ha come obiettivo la copertura dimassimo 25 società internazionali diprivate equity quotate: la selezione av-viene partendo da un database di tut-ti i principali private equity dei paesisviluppati e utilizzato come base per lacostituzione dell'indice.Lyxor Privex, con lo 0,7% di Ter an-nuo, replica invece le performance del-le 25 azioni delle società più importan-ti e più liquide che operano nel privateequity negoziate sulle borse mondiali.L'indice sottostante, Privex total returnin dollari Usa, riflette le varie tipo-logie di investimento ricomprese nelprivate equity (venture e developmentcapitai, buy-out, restructuring ecc). Ilpaniere è bilanciato in base alla capi-talizzazione di mercato aggiustata peril flottante, con revisioni semestrali deicomponenti.

Powershares Global listed privateequity ha un costo annuo dello 0,75%:segue l'indice calcolato da S&P in dol-lari che seleziona le migliori 40-60società o fondi, quotati nei principalimercati mondiali, che svolgano la loroattività nell'ambito del private equity.

I FONDIMorningstar ha creato un apposito com-parto di riferimento per i fondi che in-vestono in questo settore, ma per orale possibilità di investimento sono so-lamente due.Private Equity Strategy di DuemmeSicav offre il proprio ad accumulo, trestelle Morningstar e spese correnti del

2,16%. L'esposizione al comparto puòavvenire investendo prevalentementein azioni emesse da società costitui-te nei paesi dell'Ocse e in obbliga-zioni emesse da enti sovranazionali,governativi o quasi-governativi e in

obbligazioni societarie oltre chein strumenti derivati (opzioni,warrant, futures). Premiato contre stelle Morningstar è anche ilsecondo fondo, di Seb Asset Ma-nagement, il Listed private equi-ty fund (1,59% le spese correnti).Investe in società di private equityquotate a livello internazionale,senza geografici ma su un nume-ro ridotto di partecipazioni: ciò

significa rendimenti attesi più elevatima rischi maggiori.

LE AZIONIA Piazza Affari sono quotati tre tito-li. Lventure è tra i primi operatori diseed venture capitai quotati al mondo,con una capitalizzazione di mercatotuttavia ridotta, poco più di 15 milionidi euro. Su livelli di market cap legger-mente più elevati, circa 22 milioni, èDigital Magics, quotata all'Aim Italiae fondata e diretta da Enrico Gaspe-rini. Si tratta di un venture incuba-tor di startup innovative digitali, concontenuti e prodotti ad alto contenutotecnologico, che fonda e costruisce in-vestendo anche capitale proprio.Infine, Tamburi Investment Part-ners: con una market cap di circa 500milioni di euro, il gruppo guidato daGiovanni Tamburi investe sia in so-cietà quotate sia in non quotate conl'obiettivo di portarle in Borsa. Gliesempi? Da Moncler a Intercos, da Ea-taly a Roche Bobois e iGuzzini.

I PRIVATE EQUITY ESTERII big del comparto, anche in questocaso, sono all'estero, quindi quotatiin valuta diversa dall'euro: accanto aquello dell'investimento in capitale dirischio occorre quindi tener conto chesi aggiunge anche il rischio cambio.Negli Usa sono quotati i tre privatetra i più grandi al mondo, Blackstone(che capitalizza oltre 45 miliardi di dol-lari), Kkr (quasi 20 miliardi) e CarlyleGroup (poco meno di 10 miliardi).Altri esempi sono la canadese Onex(circa 8 miliardi di dollari di marketcap) e la britannica 3i Group (quasi 5miliardi di sterline). •

• 23_Patrimoni_Maggzo 2015