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PARROCCHIA SAN GENESIO MARTIRE IN DAIRAGO Diocesi di Milano - Zona Pastorale IV - Decanato di Castano Primo P.za Carlo Lotti, 3 – 20020 Dairago – MI Tel. 0331 / 43 12 14 – Cell. 347 2791736 e-mail: [email protected] In questo a nno... Un aiuto per... Affronteremo insieme il tema della CHIESA. Il ‘metodo’ è sempre quello di proporre alcuni semplici spunti, così da lasciare spazio ad un reale scambio di interventi, che possano permettere di rispondere alle domande più vere nascoste nel cuore di ciascuno. Poi, come già sapete, oltre che per un aiuto personale, il cammino di questi anni vorrebbe aiutarvi ad avere tra mano qual- che piccolo strumento per portare avanti una prima educazione reli- giosa per i vostri figli... SCHEDA 1 LA CHIESA ?

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PARROCCHIA SAN GENESIO MARTIRE IN DAIRAGODiocesi di Milano - Zona Pastorale IV -

Decanato di Castano Primo

P.za Carlo Lotti, 3 – 20020 Dairago – MI

Tel. 0331 / 43 12 14 – Cell. 347 2791736 e-mail: [email protected]

In questo’anno...

Un aiuto per...

Affronteremo insieme il tema della CHIESA.Il ‘metodo’ è sempre quello di proporre alcuni semplici spunti, così da lasciare spazio ad un reale scambio di interventi, che possano permettere di rispondere alle domande più vere nascoste nel cuore di ciascuno.

Poi, come già sapete, oltre che per un aiuto personale,il cammino di questi anni vorrebbe aiutarvi ad avere tra mano qual-che piccolo strumento per portare avanti una prima educazione reli-giosa per i vostri figli...

SCHEDA 1LA CHIESA

?

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LA STORIADI UNAPAROLA

La nostra parola

CHIESA

è la traduzione del vocabolo greco

ekklesia - ekklesia

Nei primi secoli dell’era cristiana indicava l’assemblea dei cittadini che si riunivano per discutere sui problemi della ‘polis’, del-la città.

A sua volta, questa parola ‘ekklesia’ inten-de tradurre il vocabolo ebraico

QAHAL

Nell’Antico testamento indicava la chiama-ta di tutte le tribù d’Israele per affrontare un nemico e, prima ancora, la santa assem-blea raccolta al Sinai per la stipulazione dell’Alleanza.Potremmo tradurre questa parola così:

SANTA CONVOCAZIONE

Un esperimento....Iniziamo il nostro incontro con un piccolo ‘test’:

CHIESA=?

Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Que-sto dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’E-gitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà par-ticolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazio-ne santa”. Queste parole dirai agli Israeliti».

La CHIESA:Popolo di Dio radunato nell’unità

del Padre e del Figlioe dello Spirito Santo.

ConcilioVaticano II

(Lumengentium)

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1. Che cosa vuol dire essere “Popolo di Dio”? Anzitutto vuol dire che Dio non appartiene in modo proprio ad alcun popolo; perché è Lui che ci chiama, ci convoca, ci invita a fare parte del suo popolo, e questo invito è rivolto a tutti, senza distinzio-ne, perché la misericordia di Dio «vuole la salvezza per tutti». Vorrei dire anche a chi si sente lontano da Dio e dalla Chie-sa, a chi è timoroso o indifferente, a chi pensa di non poter più cambiare: il Signore chiama anche te a far parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore! Lui ci invita a far parte di questo popolo, popolo di Dio.

2. Come si diventa membri di questo popolo? Non è attra-verso la nascita fisica, ma attraverso una nuova nascita. Nel Vangelo, Gesù dice a Nicodemo che bisogna nascere dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito per entrare nel Regno di Dio. È attraverso il Battesimo che noi siamo introdotti in questo popolo, attraverso la fede in Cristo, dono di Dio che deve es-sere alimentato e fatto crescere in tutta la nostra vita. Chie-diamoci: come faccio crescere la fede che ho ricevuto nel mio Battesimo? Come faccio crescere questa fede che io ho rice-vuto e che il popolo di Dio possiede?

3. L’altra domanda. Qual è la legge del Popolo di Dio? È la legge dell’amore, amore a Dio e amore al prossimo secondo il comandamento nuovo che ci ha lasciato il Signore. Un amore, però, che non è sterile sentimentalismo o qualcosa di vago, ma che è il riconoscere Dio come unico Signore della vita e, allo stesso tempo, l’accogliere l’altro come vero fratello, supe-rando divisioni, rivalità, incomprensioni, egoismi; le due cose vanno insieme.

4. Che missione ha questo popolo? Quella di portare nel mon-do la speranza e la salvezza di Dio: essere segno dell’amore di Dio che chiama tutti all’amicizia con Lui; essere lievito che fa fermentare tutta la pasta, sale che dà il sapore e che preserva dalla corruzione, essere una luce che illumina. Attorno a noi, basta aprire un giornale, - l’ho detto - vediamo che la presen-za del male c’è, il Diavolo agisce. Ma vorrei dire a voce alta: Dio è più forte! E vorrei aggiungere che la realtà a volte buia, segnata dal male, può cambiare, se noi per primi vi portiamo la luce del Vangelo soprattutto con la nostra vita.

Dall’Udienza Generale di Papa Francesco, mercoledì 12 giugno 2013

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LA CHIESA DEL GREMBIULE

Dalla Messa alla domenica dovrebbe sprigionarsi una forza cen-trifuga così forte che noi siamo scaraventati fuori sulle strade del mondo per andare a portare Gesù Cristo. Sembra che quasi il Signore ci dica: ‘Non bastano i vostri bei canti liturgici, i vostri abbracci di pace, i vostri amen, i vostri percuotimenti di petto: che aspettate? Alzatevi da tavola; restate troppo tempo seduti. È un cristianesi-mo troppo sedentario il vostro, troppo assopito, un tantino son-nolento’.La pace parte da qui; se vogliamo parlare di pace, dobbiamo venire a sedere a questa tavola e poi alzarci senza rimanerci troppo, perché la chiesa è fatta per sbatterci fuori. ‘Si alzò da tavola, depose le vesti’, depose le vesti del linguaggio difficile. Dobbiamo spo-gliarci dei nostri paramenti, quelli che ci mettiamo addosso noi, il linguaggio difficile, le parole difficili, la mentalità difficile, la mentalità della scomunica; dobbiamo diventare compagni di viaggio del mondo, della gente che sta fuori. Noi come Chiesa siamo fatti per gli altri, per il mondo così come Gesù Cristo ‘ morì per noi uomini e per la nostra salvezza (...). Amici miei, guardate che il Signore un giorno ci chiederà non solo se abbiamo voluto bene al mondo, ma anche se abbiamo voluto bene a questa terra, a questo cielo. ‘Si alzò da tavola, depose le vesti e si cinse un asciugatoio’: ecco la Chiesa del grembiule. Chi vuole disegnare la Chiesa come il cuore di Gesù sente, la dovrebbe disegnare con l’asciugatoio ai fianchi. Qualcuno potrebbe obiettare che è un’immagine troppo da serva, troppo banale, una fotografia da non presentare ai parenti quando vengono a prendere il te in casa. Ma la Chiesa del grembiule è la Chiesa che Gesù predilige perché Lui ha fatto così. Diventare servi del mondo, cadere a terra come ha fatto Gesù che è ruzzolato a terra come un cane che va a raspare e con l’asciugatoio ai fianchi si è messo a lavare i piedi alla gente, i piedi al mondo. Questa è la Chiesa.

Noi a chi laviamo i piedi ? Noi lucidiamo le scarpe alla gente, quando abbiamo bisogno di qualcosa. C’è stato un grande pensatore francese, Mari-tain, il quale una trentina d’anni fa parlava contro la Chiesa in ginocchio. ‘Oggi, diceva, la Chiesa è caduta in ginocchio davanti al mondo. Ma che modo è mai questo ? Più fierezza ci vuole. Alzati, o Chiesa: non diventare complice di questa cro-nolatria, di questa adorazione del tempo, dell’effimero’. No, Maritain, non dire così: tu in questa maniera spari addosso a Gesù Cristo: Gesù si è messo in ginocchio. Dobbiamo met-

terci in ginocchio del mondo, non abbiate paura, non state adorando l’effimero, le cose passeggere. State, invece, ripetendo un gesto formidabile che Gesù stesso ha proposto e attuato. Così, in questo modo diventiamo facitori di pace, se ripetiamo questi versi nella nostra vita di tutti i giorni : ‘Si alzò da tavola, depose le vesti e si cinse un asciugatoio’.

(di Mons. Tonino Bello)