Psicoterapia di comunità democratica

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Psicoterapia di comunità democratica In un Servizio di Salute Mentale Comunitario recovery-oriented Barumini Sardegna 28/04/2016 M-DSM Caltagirone-Palagonia Direttore Raffaele Barone www raffaelebaronewordpress.comv

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Psicoterapia di comunità democraticaIn un Servizio di Salute Mentale Comunitario recovery-

oriented

Barumini Sardegna 28/04/2016M-DSM Caltagirone-Palagonia

Direttore Raffaele Baronewww raffaelebaronewordpress.comv

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Comprensorio Calatino Sud-SimetoPopolazione 150.00015 Comuni2 Distretti Socio-Sanitari2 Piani di ZonaEconomia prevalente: Agricoltura,

artigianato, servizi, turismo.

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M DSM Caltagirone-Palagonia2 Centri di Salute mentale11 Ambulatori territoriale con equipe composta da

Psichiatra,infermiere, assistente sociale, psicologo.1 comunità diurna (Centro Diurno)1 SPDC1 comunità terapeutica pubblica1 REMS1 centro per la psicoterapia familiare, di comunità e

d’inclusione socio-lavorativa.1 Servizio Sert1 Servizio NPI

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Rete del Privato Sociale30 comunità alloggio4 comunità terapeutiche residenziali private conv . SSR8 gruppi-appartamento3 cooperative sociali di tipo B per l’inclusione socio-

lavorativa1 comunità per alcoolisti1 Fattoria Sociale1 Centro Cara SFRAR e centri per immigrati minori non

accompagnati comunità per minori a rischio

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Rete delle Associazioni1 Associazione di utenti (La Crisalide)1 Associazione di familiari (Arcobaleno)1 Fondazione microcredito e sviluppo1 Centro Caritas1 Associazione di volontariato

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Gruppi Multifamiliari1 gruppo multifamiliare alla comunità

terapeutica S. Pietro1 gruppo in SPDC1 gruppo multifamiliare nella comunità

diurna1 gruppo multifamiliare nel centro giovanile

di Vizzini (CTA Cappuccini)

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“Progetti” per la salute mentaleFacilitatori socialiBorse LavoroIPSSIL servizio per l’inclusione socio-lavorativaServizio Budget di saluteProgetto per la vita indipendenteProgetto Percorsi di CuraOpen Dialogue

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Open DialogueLa “Pratica Dialogica” nacque dal “Dialogo Aperto” come

approccio per aiutare le persone e i loro famigliari a sentirsi ascoltate, rispettate e valorizzate.

Il concetto di “apertura” nel Dialogo Aperto si riferisce alla trasparenza dei processi di progammazione e decisionali, che hanno luogo in presenza di tutti gli interessati.

La pratica del Dialogo Aperto ha quindi due caratteristiche fondamentali: (1) un sistema di cura integrata basato sulla comunità locale che coinvolge i famigliari e le reti sociali sin dal primo momento in cui è richiesto aiuto e (2) una “Pratica Dialogica”, o una forma definita di colloquio terapeutico all'interno della “riunione di cura” (“treatment meeting”).

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FormazioneFormazione e supervisione Open DialogueLiving learning experienceGruppi multifamiliariUtenti e familiari espertiRecovery collegeCase manager e Budget di saluteCoovisione e formazione continua gruppale per

le unità funzionali territoriale, SPDC,REMS, Comunità terapeutica, Centro Diurno

Supervisione CTA S. Paolo, Coop Insieme

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Il movimento del RecoveryRecovery è il nome del processo di

guarigione dalla grave patologia mentale che si fonda non tanto sul controllo dei sintomi quanto sulla possibilità di superare il trauma della malattia, le conseguenze dei trattamenti e spesso dei mal-trattamenti, la perdita delle capacità e delle opportunità di accesso ad attività che hanno un significativo valore personale.

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empowerment personale Il miglioramento della salute mentale, in un’ottica di

recovery, si basa infatti sulla possibilità di usufruire di contesti nei quali utenti e operatori abbiano la possibilità di vivere relazioni significative ed emotivamente investite, co-costruendo una rete di sostegno sociale capace di veicolare empowerment personale e di favorire un’evoluzione culturale e civile che può tradursi, per ciascun utente, in una forma di esistenza il più possibile gratificante e soddisfacente, a cominciare dal miglioramento della qualità della vita, attraverso la cura ed il sostegno delle relazioni affettive e dell’inserimento lavorativo.

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recovery personaleIl concetto di recovery personale, non

coincide necessariamente con il ritorno ad uno stato precedente alla malattia, ma piuttosto con il costante tentativo di forgiare un nuovo modo di vivere sotto il proprio controllo, sulla base di un rinnovato senso di auto-efficacia.

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I Servizi di Salute Mentale Recovery-oriented

La ricerca community-based è stata applicata anche allo studio di come far evolvere i sistemi di cura verso una pratica recovery-oriented ed ha permesso l’evidenza di 4 tipologie di modifiche da apportare ai loro dispositivi terapeutici, alla loro organizzazione ed alla loro filosofia (Davidson, et al., 2010; Latimer, Bond, Drake, 2011;WHO, 2014)

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I Servizi di Salute Mentale Recovery-oriented

1) La prima tipologia di modifica prevede che le relazioni tra il personale sul campo e gli utenti dei Servizi diventino più egalitarie, piene di speranza, basate sull’empowerment, collaborative e stimolanti (Deegan, 1997; Davidson, Tondora, Staeheli, et al., 2009). Per esempio, le decisioni cliniche, comprese quelle sull’utilizzo dei farmaci, devono essere decisamente più condivise ed inserite all’interno di un processo di progettazione terapeutica personalizzata. La ricerca suggerisce che l’inserimento del supporto tra pari con utenti e caregiver migliora anche la soddisfazione degli utenti, riduce i ricoveri e mantiene l’efficacia su esiti pratici quali l’occupazione e l’abitazione .

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2) La seconda modifica del sistema dei Servizi prevede il loro ri-orientamento verso il supporto agli utenti nel raggiungimento dei propri obiettivi di vita, piuttosto che sugli obiettivi dei professionisti o sulle rappresentazioni di questi ultimi in relazione agli interessi dei loro utenti. In tale ottica, va proposto e valorizzato il processo di autonomizzazione degli utenti nella gestione del loro budget di cura.

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3) La terza modifica prevede l’ampliamento della tipologia di sostegno che il sistema dei Servizi è in grado di fornire, in modo da comprendervi anche dispositivi espressivi, ludici ed artistici volti alla ricerca esistenziale, alle pratiche spirituali e alle attività culturali. Sostenere l’espressione artistica così come la produzione narrativa, musicale, cinematografica o teatrale, e lo sviluppo delle relazioni informali che animano il tempo libero, permette di divulgare buone pratiche e soprattutto atteggiamenti positivi verso il disagio mentale, contribuendo all’inclusione sociale ed alla lotta allo stigma (Whitley, Drake, 2010).

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4) La quarta tipologia di modifiche consiste infine nell’assegnare agli utenti dei Servizi diversi ruoli di collaborazione: dalla gestione autonoma di alcuni servizi di front-line, alla programmazione, gestione e valutazione dei loro sistemi di erogazione. Un orientamento al recovery garantisce in tal senso l’accesso degli utenti a gruppi di auto-mutuo-aiuto e ad altri servizi user-led, nonché il sostegno all’associazionismo spontaneo ed organizzato che ne rappresenti le istanze loro e dei loro caregiver (Slade, 2009a; 2009b).

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La Psicoterapia

Tutto ciò che migliora la salute mentale di un individuo o di un contesto relazionale, se attuato attraverso un Servizio professionale, orientato da una teoria dei processi mentali e regolato da una contrattazione esplicita, è da intendersi come Psicoterapia (Bruschetta, Bellia, Barone, 2015).

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Concetto di comunità localeQuando ci riferiamo a un ambito territoriale

politicamente o culturalmente delimitato di appartenenza e partecipazione di un utente (come una città, un quartiere o qualsiasi altro contesto ambientale di convivenza socio-politica), il concetto di comunità locale ci aiuta ad identificare lo spazio mentale e relazionale, in cui è inserito. (Barone, Bruschetta, 2011

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Psicoterapia di comunità Tutto ciò che migliora la salute mentale di

una comunità locale, se realizzato in un contesto relazionale, attuato attraverso un servizio professionale, orientato da una teoria dei processi mentali e regolato da una contrattazione esplicita, è da quindi intendersi come Psicoterapia di comunità (Barone, Bellia,Bruschetta, 2010).

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Un contesto di vita e/o di cura può essere definito dispositivo terapeu tico comunitario “Psicoterapia di Comunità” in presenza di:

una teoria di riferimento e un linguaggio condiviso tra clinici, ope ra tori sociali, pazienti, familiari e committenti;

un’organizzazione del lavoro che dia spazio alla narrazione collet ti va della storia clinico-sociale del paziente e alla riflessione sulle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti;

una metodologia improntata alla condivisione democratica del po tere decisionale sul trattamento nel suo complesso, sui progetti specifici e sulle attività quotidiane;

un progetto inter-culturale, pluri-istituzionale e multimodale, in grado di incidere contemporaneamente sul nucleo familiare e sul contesto comunitario di riferimento del paziente;

l’intenzione clinica di costruire un campo mentale comunitario che funzioni come campo gruppale, per agire in senso terapeutico piuttosto che antiterapeutico.

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Psicoterapia di comunità democraticaTali pratiche quindi da un lato vanno considerate e

progettate come interventi di psicoterapia di comunità rivolti a contesti relazionali multi-personali che si strutturano a loro volta in campi mentali gruppali .Dall’altro dovrebbero contare sull’operato non solo dei professionisti tradizionalmente considerati specialisti della salute mentale, ma anche di “altre” figure professionali, poco definite istituzionalmente, come le diverse tipologie di operatori sociali, nonché di tutti i professionisti delle relazioni d’aiuto e dei servizi socio-sanitari alla persona, senza dimenticare il mondo del volontariato sociale, dell’associazionismo culturale e della cosiddetta “società civile. Alla base di tale intervento si prevede la condivisione democratica del potere nelle decisioni.

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Il gruppo di psicoanalisi multifamiliareUn metodo di cura per la guarigione dalla psicosi utile

ai pazienti, ai genitori e agli operatori (Badaracco) Gli elementi generali di tale metodologia e i principi

teorici sono: “conversazione di gruppo”,“Simbiosi patologica” , il

gruppo come funzione di terzo,“narcisismo patologico” ,“altro da sé” , “rispecchiare metaforicamente”, “i transfert multipli”, “identificazione proiettiva”, “los altros in nostros”, “virtualità sana”, “messaggi di relazione”, “interdipendenza patogena”, “processo di disidentificazione”, “il principio di responsabilità personale”, “la mente ampliada”, “ in gruppo non è importante avere ragione ma essere ascoltato”.

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Gruppo “conversazione” nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura Finalità degli incontri di gruppo in SPDC.   Osservazione diagnostica in un contesto gruppale, al fine di avere una visione

più complessa del paziente . Intervento psicologico sulla crisi. Diminuire l’isolamento dei pazienti del reparto, ma anche degli operatori. Creare un clima di maggiore dialogo in reparto. Stimolare il paziente ad avviare un processo di empowerment anche nel

proprio processo di cura. Favorire l’insorgenze di fenomeni tipici gruppali (appartenenza,

risonanza,empatia, rispecchiamento, condivisione emotiva e cognitiva dell’esperienza, processi di identificazione)

Creare un spazio dove esprimere i propri problemi e riconoscerli, con la possibilità di una presa di coscienza.

Restituzione e scoperta di significati che accomunano i partecipanti al gruppo ed individuali.

 

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Inclusione socio-lavorativaLe borse-lavoro e i tirocini formativi.Il Sostegno all’impiego “Individual

Placement & Support” (IPS).Le cooperative sociali di tipo B Il Microcredito gruppale e comunitario Le Fattorie Sociali La prospettiva delle psicoterapia di

comunità

Il Sostegno all’Impiego “Individual Placement & Support” (IPS-SE

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IL Recovery, i principi e la prassi dell’IPS L’IPS trae origine dal lavoro di Wehman e Moon (1988) e considera il lavoro come un pilastro

della recovery dalla grave patologia mentale. I più importanti principi metodologici della recovery risultano infatti particolarmente utili alla comprensione dello spirito del Metodo IPS, se letti nell’ottica della inclusione lavorativa.

Olismo: Il lavoro realizza un bisogno umano come quelli di salute, di spiritualità, di relazioni e di “casa”.

Responsabilità: Le persone partecipano attivamente ai dispositivi centrati sull’obiettivo di trovare lavoro e mantenerlo.

Orientamento alla persona: I trattamenti ed i servizi sono basati gli obiettivi di ciascun individuo.

Focus sui punti di forza: I Servizi si devono adeguare alle risorse, alle abilità, alle competenze ed alle preferenze dei clienti.

Non-linearità: Le transizioni scolastiche e lavorative vanno supportate come parti dello stesso sviluppo professionale.

Rispetto: Un lavoro competitivo sviluppa sicurezza e stima di sé. Supporto tra pari: È importante condividere tra pari le storie di lavoro, di scuola e di recovery. Empowerment: Le persone hanno il diritto di scegliere il loro modo di essere sostenute e di

partecipare alla decisioni lavorative. Auto-determinazione: Le persone devono poter prendere le loro decisioni sulla tipologia di

lavoro che preferiscono e sulle modalità di collaborazione con gli operatori. Speranza: Il lavoro promuove la speranza e la motivazione verso un futuro migliore.

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I dodici elementi chiave della Pratica Dialogica nel Dialogo Aperto

Due (o più) terapeuti nella riunione di équipe

2. Partecipazione di famigliari e rete sociale

3. Usare domande a risposta aperta

4. Rispondere alle cose dette dal cliente

5. Enfatizzare il momento

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6. Sollecitare punti di vista molteplici

7. Uso di un focus relazionale nel dialogo

8. Rispondere ai problemi dialogici e comportamentali con uno stile concreto e attento ai significati

9. Enfatizzare le parole usate dal cliente e le sue storie, non i sintomi

10. Conversazione tra professionisti (Riflessioni) nelle riunioni di cura

11. Essere trasparenti

12. Tollerare l'incertezza

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Sostegno psico-socio-economicoTali dispositivi consentono infatti alle

comunità di individui che condividono uno specifico territorio politicamente definito di partecipare a quei processi sociali di formazione civica, di maturazione affettiva e di sviluppo professionale in grado di sostenere la riorganizzazione continua delle loro appartenenze gruppali, anche in situazioni di disagio psico-socio-economico o di patologia mentale

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ConclusioniConcludiamo sottolineando che il prossimo futuro

dei programmi di sviluppo locale comunitario prevedrà un ri-orientamento dell’organizzazione di tutti i Servizi alla persona (non solo di quelli della salute mentale) al paradigma del recovery, a partire dalle funzioni cliniche ed amministrative che si occupano dei meccanismi di finanziamento, del monitoraggio degli esiti, delle misure di performance, dell’implementazione degli interventi e della composizione degli organi gestionali. Ciò rappresenta una vera e propria rivoluzione sia sul piano dell’organizzazione dei Servizi, che su quello sociale, culturale, e politico. E tramite tale rivoluzione le persone con disturbi mentali rivendicheranno sempre più il proprio diritto a una piena cittadinanza, malgrado l’eventuale persistere della patologia.