PSICOSINTESI n. 1 - Aprile 2004

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Rivista semestrale dell'Istituto di Psicosintesi (www.psicosintesi.it/rivista)

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Anno XX nuova serie j Psicosintesi no 1 Aprile 2004 I delle Nazioni Rivista dell'lstituto di Psicosintesi I

AUTOFORMAZIONE, EDUCAZIONE, e dell'umanità pag. 3

il RAPPORTI INTERPERSONALI

DIRETTORE RESPONSABILE Gaetano Russo

COMITATO DI REDAZIONE Massimo Baratelli. Patrizia Bonacina, Lina Malfiore, Giuliana Pellizzoni

RESPONSABILE PER I TESTI IN INGLESE Ketia Alexandre

TRADUZIONI DAI TESTI IN INGLESE Marina Ermoli, Alberto Gabba

COMITATO SCIENTIFICO PierMaria Bonacina, Vincenzo Liguori, Gaetano Russo

La dimensione femminile della

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Massimo Baratelli, P.M. Bonacina, pSi~05inteSi pag. 6 Mariuccia Faccini, Marisa Fiorini, Vincenzo Liguori, Lina Malfiore, Paola Marinelli, Giuliana Pellizzoni, Luce Ramorino, Paolo Valisa, Vittorio Viglienghi

STAMPA , Le immagini BB Comunicare - Mozzate - via Tarantelli. 16 del tEmp0

The irnages Pubblicazione semestrale registrata presso il 0f t i r n ~ Tribunale di Firenze il 28 Luglio 1984 al no 3248

Pag. 9

Gli articoli sono pubblicati sotto A l'esclusiva responsabilità degli autori; \

le idee sono personali e non impegnano la Direzione della rivista "Psicosintesi"

Spazi per la Le forme del coscienza dialogo Spaces for The forms of conscience pag. 13 dialogue pag. 29

Galileo Galilei Sull'uscio: e la nascita un libro pag. 30

.- del pensiero scientifico moderno

" pag. 17

Finestre sul mondo pag. 32

Fantastiche visioni pag. 33

Il profilo di Venere Pag. *I Sul "nuovo" pag. 34

--

La rosa è senza perché pag. 24

The opinions expressed are those of the authors and are not the responsibility of the board of directors of the "Psicosintesi" magazine.

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Psicosintesi i n. 1 Aprile 2004 3

La Psicosintesi delle nazioni e dell'umanità *

1 1 PSICOANALISI I DELLE NAZIONI

Ogni psicosintesi richiede una prima fase psicoanalitica, un esame delle caratteristiche psicologiche e psicopatologi- che, e la loro interpretazione dal punto di vista psicodi- namico. Vi sono molti studi sui caratteri psicologici dei vari popoli, ma gran parte di essi hanno scarso valore e

vanno presi in considerazio- ne con cautela; spesso sono puramente descrittivi, senza un esame approfondito della genesi e del significato deì dati raccolti, molti di essi si potrebbero chiamare "pre- analitici". È un'indagine difficile per varie ragioni. Ho parlato più volte deli'animo molteplice, ciok delle vario sub-persona- Iità e dei diversi elementi che vr' sono in cfascuns di noi; ebbene questa vale tanto piO per i popoll, entro ognuno dei quali esistono grandi diversi- td, prodotte da cause diverse; differenze rvgionali, poiarft$i nard-sudi eccsi, .l Per fare unvanalisi psieologi- ca ben fondata e veramente scientifica delle nazioni bisogna prendere in debita considerazione anche i loro aspetti fisicj e materiali, poiché come negli individui cosl nelle nazioni vi sono stretti rapporti ed interazioni fra "corpoJ' e psiche, (Ho detto in un'altra occasione che il nome più esatto della psicosintesi d~vfebbe essere "bio-psicosintesi"). Perciò nello studio delle nazioni bi- sogna tener cgnto delle loro caratteristiche geogravche. economiche, commerciali,

poiche da questo derivano reazioni psicologiche spes- so importanti. Ad esempio, le nazioni sono favorite per ampiezza, posizione, possesso di materie prime; possono avere facilmente reazioni d'invidia, gelosia e risentimento verso le altre; possono avere un senso d'in-

feriorità ed una conseguente i percom pensazione sotto forma di autoaffermazione e autoglorificazione esagerata. D'altra parte le nazioni ric- che, che hanno vantaggi ma- teriali per ampiezza, materie prime, ecc. hanno spesso un "complesso di superiorità", un senso di soddisfazione di

f*) tratto da: Corso di iezioni sulla gsicosintesr, IXO lezione, 1965, lstifufo ildi Psicosintesi, F~renze

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se stesse, una pretesa più o meno aperta a speciali diritti e egemonie. Un altro elemento di cui biso- gna tener giusto conto è quello storico-genetico; la storia di un popolo dovrebbe essere esa- minata in quanto il suo pas- sato può spiegare molti suoi atteggiamenti presenti. Dopo si deve passare ad esaminare i tratti caratteristici o le qualità della nazione, i suoi vari stadi di sviluppo: mentale, emotivo, spirituale; i conflitti interni esistenti in ognuna di esse. Non di rado, come awiene negli individui, un conflitto interno viene proiettato verso l'esterno, del- le pulsioni aggressive vengono attribuite, consapevolmente o no, ad altre nazioni. Bisogna accertare qual è lo stato di integrazione raggiunto da una nazione (spesso è piut- tosto scarso!). Infine, punto importante e generalmente trascurato, occorre scoprire qual è la natura dellYnima nazionale, della parte supe- riore che corrisponde al Sé spirituale dell'individuo. A questo studio psicologico generale deve seguire quello che si può chiamare "psi- cologia differenziale", cioè l'analisi del tipo psicologico delle nazioni: sensoriale, emotivo, mentale, estraverso o introverso, ecc. Nel farlo bisogna evitare ogni schematismo ed ogni genera- lizzazione semplicistica. Ad esempio, come un individuo così una nazione può essere estraversa ad un livello ed introversa ad un altro: così il popolo inglese è estraverso al livello materiale, nelle sue attività esterne, mentre è introverso al livello emotivo. I meridionali in generale, e gli italiani in particolare, sono estraversi ai livelli sensoriale ed emotivo. (...)

PSICOSINTESI DEUE NAZIONI

La psicosintesi di ciascuna nazione deve precedere quel- la fra le nazioni, come la psi- cosintesi dell'individuo deve precedere la sua integrazione armonica nei vari gruppi uma- ni; individui disarmonici non possono costituire gruppi armonici, e lo stesso vale per le nazioni; questo non ha bi- sogno di dimostrazione. Come per un individuo, così per un popolo si dovrebbe fare un piano d'azione, un programma, per disciplinare e far buon uso delle energie esi- stenti e talvolta esuberanti; per sviluppare le qualità deficien- ti; per integrarle tutte in una sintesi armonica. I metodi da usare per attuare tale psico- sintesi sono fondamentalmen- te gli stessi che vengono usati per la psicosintesi individuale, ma, come si fa per questa, de- vono essere scelti, combinati e usati in modo diverso caso per caso, dati i problemi specifici presentati da ogni "entità na- zionale". (...l

3 PSICOSINTESI FRA LE NAZIONI

La psicosintesi fra le nazioni è una necessita urgente. Come non esiste l'individuo isolato, avulso dai suoi stretti e molteplici rapporti con altri individui o gruppi umani, così non esistono nazioni isolate autosufficienti. (...l I metodi per attuare, o almeno favorire, la psicosintesi fra le nazioni sono quelli usati per la psicosintesi interindividua- le e quella tra i gruppi umani di ogni genere. Ma vi sono alcune applicazioni specifi- che di casi che potrebbero o

dovrebbero esser fatte, e che in alcuni casi hanno avuto un inizio, per quanto piccolo e insufficiente, di attuazione. Una delle difficoltà più grandi per la sintesi armonica fra le nazioni, anzi uno dei maggio- ri pericoli che minacciano la pace mondiale, è la forte ten- denza all'autoaffermazione e la conseguente aggressività. Il mezzo più efficace da usare verso di essa è la sua trasfor- mazione o sublimazione da autoaffermazione materiale e ostile in autoaffermazione psicologica e spirituale. Una nazione può appagare am- piamente il suo desiderio di

prestigio in modo del tutto in- dipendente dall'ampiezza del suo territorio, dalla sua forza militare e dalle sue risorse materiali; cioè mediante gli apporti specifici che può o vuol dare alla formazione della nuova civiltà o della nuova cultura mondiale che è già in atto. In altre parole, una nazione, anche piccola e debole materialmente, può affermarsi e ricevere rispetto e apprezzamento dalle altre per quello che può contribuire al patrimonio umano comune, cioè con la missione che può assumersi o svolgere.

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Missione delle nazioni

Il fatto che ogni nazione ha, o può avere, una sua speciale missione è stato riconosciuto e affermato anche in passa- to. Uno dei suoi più fervidi e illuminati assertori è stato Giuseppe Mazzini, il quale, oltre un secolo fa, ha intuito con mirabile chiaroveggenza anche altri caratteri della fu- tura civiltà mondiale, quali la socialità, la cooperazione, e, nel campo politico, i raggrup- pamenti continentali. Questa missione è ispirata dall'Anima nazionale; da essa può venire il riconoscimento della missione e la spinta ad attuarla, come dal Sé spiri- tuale viene all'uomo la luce e la forza per attuare il proprio compito, la propria missione individuale.( ... ) Ogni popolo, dal più piccolo al più grande, ha un compito da svolgere, un contributo da dare, come ogni individuo li ha nella famiglia o nella società; si può dire che I'in- sieme delle nazioni è simile a una vasta orchestra nella quale ogni strumento ha la sua funzione; così nel con- certo delle nazioni ognuna di esse ha la sua parte da "suonare" nella grande sin- fonia umana. (...) La tecnica psicosintetica più adatta ed efficace che posso- no usare coloro che ispirano e guidano una nazione è quella del modello ideale. Consiste nel proiettare la visione e nel creare l'immagine di quello che la nazione può divenire attuando le sue migliori pos- sibilità, di quello che essa può dare all'umanità. Questo ''modello'', o immagine, deve essere definito, vivido, suscitatore; poi devono venir indicate le altre tecniche atte ad attuarne la manifestazio- ne.( . . . l

4 PSICOSINTESI FRA GRUPPI DI NAZIONI

Gli individui generalmente partecipano e cooperano alla psicosintesi della propria nazione non in modo diretto, ma mediante i vari gruppi o associazioni culturali, politi- che, sociali, alle quali appar- tengono. Analogamente fra le nazioni esistono, o si potranno costituire sempre più, aggrup- pamenti formati per vicinanza geografica, per affinità etniche o psicologiche, per problemi o scopi comuni. Questi "bloc- chi" di nazioni sono utili, anzi necessari, e comunque in par- te già in atto, ma presentano difficoltà interne ed esterne e soprattutto il pericolo di con- flitti tra blocchi e blocchi. Uno dei più importanti ag- gruppamenti è quello fra le nazioni europee. L'Europa co- stituisce una "Entità psicologi- ca" basata sopra una secolare comunanza di tradizioni, di mentalità, di rapporti (anche i conflitti sono una forma di rapporto!), di influssi recipro- ci fra i suoi vari componenti o "organi". È difficile definire lo "spirito europeo", indicare le qualità specifiche dell"'EntitA Europa" e la sua missione attuale e nelltawenire.( ...l

LA PSICOSINTESI

Sintesi politica, sociale ed economica

Su questa mi soffermerò alquanto, data l'importanza di quello che viene fatto in questi campi e l'urgenza di un'azione più ampia, decisa e illuminata.

Nel campo politico la spinta maggiore all'unione è sta- ta ed è data dalle enormi differenze e distruzioni pro- dotte dalla seconda guerra mondiale e dal pericolo di una terza. Ciò ha portato alla creazione dell'organiz- zazione delle Nazioni Unite (ONU). Questa ha corrispo- sto finora soltanto in parte alle speranze che erano state poste in essa, per varie ragio- ni che non è il caso di esa- minare qui; ma ritengo che non si riconosca ed apprezzi abbastanza l'azione positiva che ha svolto in vari momenti di tensione minacciosa e di iniziali conflitti che senza il suo intervento avrebbero potuto estendersi in modo inconteni bile. Ma, ancor più che con la sua azione diretta, I'ONU ha contribuito all'unione e cooperazione fra i popoli mediante le organizzazioni mondiali da essa promosse e finanziate che operano nel campo sociale, in quello medico e in quello economi- co-finanziario.( ... )

La psicosintesi culturale

L'opera che ha svolto e va svolgendo I'UNESCO è così vasta e varia che non è possibile darne un breve riassunto. (...) Accennerb poi alle integrazioni intercul- turale e "interdisciplinare" che vengono svolte entro e al difuori dell'Unesco. Esse combattono I'eccessiva specializzazione e la separa- zione, anzi talvolta l'ostilità, esistente fra i rappresentanti delle varie attività culturali e promuovono la sintesi fra le varie scienze della natura e dell'uomo, e fra esse e la filosofia.( ...l

La psicosintesi spirituale dell'umanità

Tutte le integrazioni di cui ho parlato, la formazione e lo sviluppo dell'"organismo" unitario dell'umanità, costi- tuiscono la necessaria pre- parazione per la sua più alta unificazione e sintesi, quella spirituale. E inversamente, la psicosin- tesi spirituale, intuita e pro- clamata da una minoranza, ancor piccola ma crescente, può favorire molto effica- cemente la sintesi in tutti i campi di cui si è parlato. Ancora una volta l'analogia con l'essere umano individua- le è indicativa. L'acquistare coscienza del Sé spirituale o l'identificarsi con questo, produce per se stesso, si po- trebbe dire automaticamente, la soluzione o l'eliminazione di ogni conflitto. (...) Lo stesso vale e potrà avveni- re per le nazioni e per I'uma- nità intera. Fra coloro che hanno avuto la visione della sintesi spirituale dell'umanità Teilhard de Chardin è forse quello che la ha prospettata nel modo più fervido, origina- le e suscitatore. Credo bene perciò concludere con le sue parole: "L'umanità, essendo una realtà collettiva, può es- ser compresa soltanto nella misura in cui.. .cerchiamo di determinare il tipo speciale di sintesi cosciente che emerge dalla sua concen- trazione". E riguardo all'avvenire egli prevede "una collettività armonizzata di coscienze, cioè una specie di super- coscienza, ..un aggregato organico di anime ... la Mega- Sintesi". ¤

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6 Psicosin Aprile 2004

La dimensione

Le mie riflessioni su questo argomento hanno preso spunto dalla lettura, avvenu- ta qualche anno fa, di una frase di Roberto Assagioli sulla volontà, che mi colpi moltissimo. La frase era la seguente: "La volontà non è soltanto a utoa ffermativa, aggressiva, e con funzioni di controllo. C'è anche la volontà che accetta, che cede, la volontà, che si do- na. Si potrebbe dire che c'è una polarità femminile nella volontà, l'abbandono sponta- neo, la gioiosa accettazione delle altre funzioni della personalità ". Ricordo che alla prima lettura rimasi incredulo, decisamente sconcertato, dalla scoperta di un nuovo aspetto della volontà

psicosintetica mai citato

' p r ima,

Assagioli tirava fuori all'im- prowiso, alla fine della sua vita, come un coniglio dal cappello. Ancora adesso questa frase mi risulta in buona parte miste- riosa e incomprensibile, rife- rendosi come fa a un aspetto della volontà apparentemente inconciliabile con gli altri. La considero, in effetti, come un punto interrogativo voluta- mente lasciatoci da Assagioli quale suo ultimo dono, quasi una porta aperta su nuovi e ancora sconosciuti aspetti del- la volontà e della psicosintesi, che tacitamente ci invita ad esplorare. È così nata in me la curiosità di chiedermi quale potrebbe essere una lettura, una ver- sione della psicosintesi vista dal punto di vista dell'amore, della relazione. Una lettura al femminile della psicosintesi. Ho proceduto scegliendo di impostare le mie riflessioni sull'analogia tra il rapporto

volontà/amore e quello maschile/femminile, e

dando per scontato che il "lin-

guaggio" della psicosintesi sia essenzialmente maschile, ho voluto vedere se era possibile operare una lettura anche al femminile, complementare, dei passaggi chiave del per- corso psicosintetico. Ho cominciato questa ricerca dalla psicosintesi terapeutica, anche perché lì si trova una delle poche affermazioni di Assagioli al riguardo, peraltro molto esplicita: "Il terapeuta ha due ruoli principali: il ruolo materno e il ruolo paterno. Il ruolo materno nel terapeuta è appropriato nella prima parte del trattamento, specialmente nei casi più seri, e consiste nel dare un senso di protezione, di comprensione, di simpatia, e di incoraggiamento. Ciò che fa una buona madre. È un aiuta- re direttamente il cliente. Il ruolo paterno, invece, può essere visto essenzialmente come un allenamento al- l'indipendenza. Il vero ruolo paterno, come lo vedo io, è di incoraggiare e stimolare le energie interiori del bambino, e di mostrargli la via dell'indi- pendenza. Quindi la funzione paterna consiste nel risvegliare la volontà del cliente".

Passando poi alla psicosintesi autoformativa, mi sono chiesto: dove, per analogia, sia passi+ bile collocare in essa questo duplice ruolo genitoriale. E la risposta sembrerebbe: nell'lo. L'lo, infatti, può essere anche visto come lo psicoterapeu-

l

ta della personalità, come I l'educatore e la guida, come il genitore della personalità, che educa e conduce progres- sivamente all'integrazione, alla maturità e alla realizzazione, così come i genitori fanno con i propri figli. Assagioli conferma questa in- terpretazione, ma non è però chiaro in che modo l'lo e la volontà si dividano i ruoli pa- terno e materno. Se dalla pre- cedente citazione sulla volontà sembrerebbe che questa deb- ba ricoprire entrambi i ruoli, nel prosieguo di questa stessa citazione Assagioli si esprime in modo diverso: "Al centro di sé c'è un elemento tanto attivo, quanto passivo, agente quanto spettatore. La coscien- za di sé significa che sramo un testimone - un testimone puro, oggettivo, amorevole - di ciò che sta succedendo dentro e fuori di noi. In questo senso il sé non è dinamico, ma un osserva-

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tore che osserva il flusso. Ma c'è un'altra parte del sé mteriore, la volontà - o agente che dirige - che interviene attivamente a orchestrare le vane funzioni ed energie della personal~tà, che si impegna e stimola all'azione nel mondo esterno. Qumdi al centro del sé c'è un'unità di maschile e di femmmile, volontà e amore, azione e contemplazione". Qui sembrerebbe che sia piut- tosto l'lo a ricoprire il ruolo ma- terno, femminile, e la volontà quello paterno, maschile. Lasciando per ora aperto questo interrogativo, mi sono limitato a riflettere su come sia possibile applicare questa du- plice chiave di lettura maschile e femminile al percorso della psicosintesi autoformativa, seguendone il classico sche- ma del "conosci, possiedi e trasforma te stesso ". Nella prima fase della cono- scenza di sé, vediamo che in

effetti si possono distinguere agevolmente due diversi modi di conoscere, uno al maschile e uno al femminile. La conoscenza maschile è una conoscenza analitica, descrittiva, classificatoria, che tende a ridurre un processo o un fenomeno alla sua pura descrizione, a incasellarlo in categorie. Il suo fine è di riu- scire ad acquisire informazioni sull'oggetto della conoscenza, per poterlo gestire. In questo senso la conoscenza al ma- schile è finalizzata al controllo, alla manipolazione e all'utiliz- zo, aspetti che si manifestano appunto nella successiva fase del possesso. Questa conoscenza è sostan- zialmente autoreferenziata e oggettiva. Nel senso che l'altro tende ad essere visto come un semplice oggetto, cioè come un insieme di caratteristiche che vengono riconosciute e definite tali in base ai criteri

precostituiti di chi conosce, e al bagaglio di conoscenza e di esperienza precedenti che questi ha accumulato. In questo senso si può dire che sia autoreferenziata. La conoscenza maschile si ca- ratterizza per il fatto di non da- re nessun peso alla relazione (che diventa in effetti impropo- nibile, essendo l'altro visto più che altro come un oggetto, e non come un soggetto), e po- co peso alla comunicazione. La comunicazione maschile è prevalentemente di tipo semantico, funzionale, e mai personale. È più che altro un insieme di sognali che servono a scambiarsi informazioni, e non a conoscersi. Un perfetto esempio di comunicazione maschile è rappresentato dal codice della strada, e ancor più dalla segnaletica stradale. Suonare il clacson, lampeg- giare o fermarsi al rosso sono forme di comunicazione che prescindono dall'identità del destinatario della comunica- zione stessa. Passando alla modalità fem- minile della conoscenza, ve- diamo che al contrario questa si basa fondamentalmente sulla relazione. Il conoscere è visto da essa come un en- trare in contatto, in relazione con. È una conoscenza che prevede la comunicazione come canale privilegiato, ma questa è una comunicazione personale, molto più profon- da e coinvolgente di quella maschile. Al maschile, si conosce guar- dando a distanza l'oggetto del- la conoscenza, in maniera un poco asettica, impersonale. Al femminile, si conosce invece entrando in rapporto con I'al- tro, che così diventa soggetto, che così viene "riconosciuto", e... ascoltandolo. La cono- scenza femminile si basa sull'ascolto dell'altro. Ma per

poter ascoltare l'altro, bisogna prima fare il silenzio dentro di sé, il che vuol dire svuotarsi di sé, dimenticarsi di sé, per fare spazio all'altro. L'ascolto impedisce quindi una conoscenza analitica, perché il vuoto priva di tutte le categorie e le classificazioni necessarie all'analisi; però consente una conoscenza che è molto più profonda, sintetica, olistica e unitaria. È una conoscenza che - diver- samente da quella maschile - non nutre alcuna pretesa, è gratuita, non vuole e non pretende nulla dall'altro, se non conoscerlo per quello che è, così com'è. E quanto la conoscenza maschile è condizionata e condizionante, tanto quella femminile 6 libera e liberatoria. Ci si potrebbe chiedere quale sia l'utilità di questi due tipi di conoscenza nella vita quoti- diana. Lo si può riconoscere facilmente valutandone il fun- zionamento in tre diversi ruoli professionali. Ad esempio, un meccanico, un medico e uno psicoterapeuta. Nel caso di un meccanico evidente che la modalità più funzionale di conoscenza è quella maschile. A un buon carburatorista serve, infatti, conoscere i carburatori per categorie, per marche e mo- delli, e non ha certo bisogno di entrare in rapporto con i singoli carburatori, o con le singole automobili che ripara. Per un medico, invece, alla conoscenza maschile, della sintomatologia, delle patolo- gie, delle terapie, insomma di tutti quegli aspetti tecnici e teorici della medicina che sono codificabili in categorie, e "validi per tutti", si deve anche aggiungere una moda- lità femminile di conoscenza, che gli consenta di entrare in relazione con i singoli pazienti,

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per conoscerli come individui e coglierne quegli aspetti che li rendono ciascuno un caso a sé, irripetibile. Per coglierne la fisionomia. Per uno psicotera- peuta, infine, è chiaro che la modalità privilegiata, se non esclusiva, di rapporto con il paziente sarà quella fem- minile, cioè quella relazione diretta e profonda con l'altro che è il segreto di ogni grande guaritore. In sintesi, sembrerebbe di po- ter dire che la comunicazione maschile è la più adatta per tutto ciò che è meccanico, per la relazione con i "mec- canismi", vuoi che siano au- tomobili, computer, centrali telefoniche, ecc. Viceversa, la modalità femminile si rivela più adatta per tutto ciò che è organico e vivente, cioè per la relazione con gli "organismi". Passando alla seconda fase del percorso psicosintetico, quella del "possiedi te stesso", vediamo che qui si raccolgono i frutti seminati nella prima. Nella sua dimensione ma- schile, il possedere diventa dominare, dirigere, gestire, controllare le proprie parti, un poco come il padre-pa- drone di una volta nella sua famiglia, o un re verso i suoi sudditi. Alla conoscenza di sé, della propria anatomia psichica, si aggiunge qui la conoscenza della fisiologia, di come funzioniamo, e di come si gestiscono i propri processi psichici. È la fase in cui si disciplina la propria personalità e se ne acquista la padronanza: appunto, ce ne si impossessa. È la fase a cui forse la psicosintesi dà più attenzione, con l'uso determinante delle immagini e della volontà sapiente. Anche qui, il limite di questa '

visione puramente maschile del possedersi è quello di considerare la propria psiche

solo come un meccanismo, anziché come un organismo. E anche qui, la dimensione femminile del possesso po- trebbe svolgere un'utile fun- zione di integrazione. Il possedere al femminile, lo si potrebbe infatti interpretare come un possedere nel senso di "appartenere". Se posseggo qualcosa, questa mi appartie- ne, nel senso letterale che "fa parte di me", è in stretta relazione con me, è in comu- nicazione continua con me, e con tutte. le altre mie parti, e insieme, lo (l'Osservatore) e le mie parti, costituiamo un tutto organico strettamente inter- connesso e interdipendente, vale a dire un organismo. In cui ogni parte è distinta, ma nessuna è separata. In cui si realizza l'unità nella diversità. È interessante constatare co- me questa sia un'interpreta- zione molto diversa da quella convenzionale del "possede- re", ma altrettanto importante, perché ricrea quel tessuto di unità, di collaborazione e di convergenza che un'inter- pretazione troppo maschile e verticistica tende spesso a mettere in crisi. Come dire che l'integrazione della personalità non può essere solo imposta (da parte dell'lo), ma va anche evocata. È interessante notare come un grosso richiamo a questa interpretazione femminile del possedere sia occultamente contenuto nell'esercizio di disidentificazione. Quando diciamo "io ho un corpo, ma non sono il mio corpo", ten- diamo di solito a sottolineare la seconda parte, dando la prima un poco per scontata, come se fosse ovvia. Ma que- sto è improprio e superficiale. Perché quando diciamo "che io ho un corpo, che ho delle emozioni" stiamo anche af- fermando implicitamente che

queste ci appartengono, che fanno parte di noi. Per riconoscere meglio questo ulteriore aspetto dell'eserci- zio, può essere utile leggerlo al contrario, e cioè: "io non sono il mio corpo, ma ho un corpo!!". Venendo poi all'ultima fase del percorso psicosintetico, quella del "trasforma te stesso", può sembrare più difficile ricono- scervi una lettura al femminile o un'interpretazione femminile della trasformazione. Questo perché, per eccellenza, la trasformazione sembrerebbe corrispondere alla modalità maschile della manipolazio- ne, della finalizzazione, della strumentalizzazione ad un fine previsto, e perseguito consapevolmente. Vi è, però, un aspetto della trasformazione che potrebbe in parte sfuggire a questa lo- gica, ed è a mio avviso quello del cambiamento. Infatti, ogni cambiamento è sì una trasfor- mazione, ma vi sono anche molti cambiamenti che sono spontanei, naturali, e che non debbono né possono venire indotti. E che hanno quindi una natura femminile. Lo stesso fenomeno generale della crescita, così squisi- tamente femminile, rappre- senta in fondo un esempio paradigmatico di cambia- mento e di trasformazione che non si presta ad essere gestito, perché spontaneo. La crescita può essere solo assecondata, perché essa possiede in sé le leggi del suo manifestarsi. Quel grandioso processo di crescita e di trasformazione che è la gestazione, attraver- so cui tutti siamo passati, non ha, ad esempio, alcun bisogno di controllo né di istruzioni per avvenire, ma solo di cura, di nutrimento e di una oblativa disponibilità a "lasciar esse-

re". Lo stesso avviene per la nascita di un filo d'erba, lo sbocciare di un fiore, o i primi passi di un bambino. Questa del lasciare andare dovrebbe essere secondo me un'alter- nativa sempre presente nel nostro impegno di trasforma- zione. Quante trasformazioni non realizziamo, quante possibilità non raccogliamo dentro di noi perché magari siamo compulsivamente im- pegnati a realizzare un nostro progetto, a seguire un nostro percorso?! Anche Assagioli riconosce l'esistenza di questa possibi- lità, pur non privilegiandola, quando a proposito del modello ideale parla delle tipologie che preferiscono lasciarsi plasmare dal Sé, anziché essere loro a pro- gettare un modello. Oppure nella psicosintesi transper- sonale, quando parla di "via della mano destra", o via della disciplina, che sarebbe tipica della psicosintesi, rispetto alla "via della mano sinistra", o via della liberazione, che "affran- ca le persone dal loro guscio e le prepara alla realizzazione del Sé". Queste riflessioni porterebbero quindi a concludere che an- che se la psicosintesi - fondata com'è sulla volontà -adotta di fatto come modalità privilegia- ta quella maschile, ed è essa stessa una via di crescita al maschile, ciononostante vi è in essa un ampio spazio di sviluppo e di utilizzo di una modalità complementare fem- minile che la arricchirebbe, la completerebbe e potenziereb- be. Ed è uno spazio che è pro- babilmente tempo di riempire, sia a livello pratico, operativo, come poi già di fatto si tende a fare nelle attività dei Centri di Psicosintesi, ma anche soprattutto a livello teorico, concettuale.

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La psicologia ritiene che la psiche sia costi- -

Psychology believes that psyche consists of tuita da aspetti consci ed inconsci e - ponscious and unconscious aspects, prospetta che questi ultimi abbiano A and advances the hypothesis that la prerogativa di influenzare il L the latter have the prerogative

A comportamento, come un to affect our behaviour, like timoniere L a hidden helmsman. The rintervento p s i ~ ~ ~ ~ ~ A psychological approach deve, quindi, far uscire ?ims at helping our daily dalla stiva e portare life helmsman to come sul ponte il timoniere 1 out from the hold and dell'esistenza e del up to the deck, so that vivere quotidiano e he tells us how and fargli confessare qual where he is leading B la sua rotta e verso our ship. What the quali approdi sta con unconscious thinks ducendo la nave. about time is one of the L'idea che l'inconscio most meaningr'ul ideas. ha del tempo è tra le più This is the reason why it's significative in tal senso ec essential to dig it out and è, quindi, indispensabile far- examine it closely. la emergere ed approfondirla. Time is shapeless, indefinable. Il tempo non ha forma, è indefi- The man in search of himself is nibile. L'uomo che ricerca se stesso bound to turn to images, myths per tentare di rappresentarsi questa and symbols, in order to shape this impalpabile entità, è, perciò, costretto a ~mpalpable enti& The idea of time, flowing ricorrere a immagini, miti e simboli. and coming forward, induces him to see it as L'idea del tempo, che fluisce ed avanza, lo induce a raffigu- rarlo con una linea retta, che proviene da un infinito passato e si prolunga in un infinito futuro, e sulla retta posiziona l'un dopo I'altrogli "istanti", quali punti che sospingono oltre. Una linea che, nel suo procedere, tutto contiene e tutto annulla. Il tempo, così delineato, ha il pregio di indicargli con segmenti, grandi o piccoli, la durata dei periodi che lo compongono. La retta non esaurisce, però, le raffigurazioni. La fisica, per quanto la riguarda, ha delle proposte. Quando dà immagine a postulati o ipotesi sul tempo, lo concepisce come una linea che può spezzarsi o biforcarsi nel suo procedere, ed intrave- de, laggiù nell'atomo e nell'infinitamente piccolo, oltre a linee che si frammentano, tempi che si ripiegano su se stessi con curve, archi o parabole. La scienza non è sola in questa rappresentazione. Le si

a straight line, coming from an infinite past and going into an infinite future, and to place "instants", one after another, just like dots in a growing line. A line that includes and annih~lates everything in its proceeding. lime, as defined above, has the merit to show the duration of periods as short or long segments. Nevertheless, the straight line is not exhaustive for the representations of time. Physics has advanced further proposals. When Physics transforms a hypothesis on time into images, it conceives a line that can break or fork in its proceeding. Beyond splitting lines, it catches a glimpse of times, which fold onto themselves with curves, arcs or parabolas, /n the atomic and infinitely little dimension. Science is not alone in this representation. Even mythologies and different cultures agree in bending the line of time into

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10 Psicosintesi i n. I Aprile 2004

affiancano mitologie ed altre circles, on whose circumference culture che non si esimono dal they place events that will come flettere la retta in cerchi, sulla back to the starting point where cui circonferenza pongono gli they originated, after running al1 eventi che, dopo averla per- along it. corsa, ritornano al punto da cui Both human thought and originarono. unconscious represent time, Le raffigurazioni del tempo when reduced to lowest proposte dal pensiero e dal- - ' terms, as if arranged on fwo l'inconscio umano, ridotte ai !

- 1 opposite standpoints. On one minimi termini, si dispongono, side there are the supporters dunque, su due versanti. Da un of the straight line inexorably lato vi sono i fautori della linea retta, che procede inarrestabile verso il futuro, dall'altro lato, non meno agguerriti, si con- trappongono i sostenitori della forma circolare, che ritorna sui propri passi. La visione circolare, dissueta

I proceeding towards the future; on the other side, the tenacious

I opponents supporting the I circular form of time that curls

1 up on its own steps. I The circular vision, considered 1- obsolete in Occidental

I countries, is not marginal. It nei nostri territori, non è certo suggests the idea of the return. marginale. Suggerisce l'idea Events go back to the beginning del ritorno. L'evento, dopo un i- after a shorter or longer way, tragitto più o meno lungo, ri-

- 1- - and they repeat the analogous

torna nella situazione iniziale, path each time. This temporal a ripercorrere di volta in volta, concept embraces humanity e varie volte, l'analogo e ripetitivo cammino. È questo un and nurtures us in our unconscious. It is an image of time concetto temporale che racchiude l'uomo, che lo nutre nel 1 that, even if passing by, sooner or later, refurns to the starting suo inconscio, in un tempo che, pur fluendo, per il ripresen- point on the circumference. It chains mineral, vegetal, anima1 tarsi prima o poi del punto della circonferenza da cui originò, and human entities in an existential prison. incatena le entità minerali, vegetali, animali ed umane in una lÌme makes man play the tragicomedy of birth, growth and prigione esistenziale. Fa recitare all'uomo la tragicommedia death, and reabsorbs him at the end of his existential circle, del nascere, crescere e trapassare, per essere, al termine del into the origins from whom he will be born again many more cerchio esistenziale, riassorbito nelle origini da cui di nuovo 1 fimes. An eternal return on which he has no poweK He can't sarà tratto, e per plurime volte. Un eterno ritorno su cui non 1 but conform. ha alcuna giurisdizione. Non gli resta che conformarsi. ( The circular representation leads to an interesting deduction. La raffigurazione circolare apre, però, ad una interessante de- 1 It introduces a new temporalaspect, unknown to the straight duzione. Introduce un nuovo aspetto temporale non presente 1 line, always identica1 to itself: it adds "quality" to "quantityJf. nella linea retta sempre uguale a se stessa: alla "quantità" I Qualities can be attributed to circumference. In fact this associa la "qualità". Alla circonferenza è possibile attribuire I latter includes and fulfis a qualitative expanding phase, delle qualità. Racchiude e realizza, infatti, una fase qualitativa 1 the ascendant, in which potentials are revealed. A phase espansiva, l'ascendente, in cui si realizzano le potenzialità, una fase di massima espressione ed una fase qualitativa di chiusura, in cui le energie si ritirano. L'alba, il mezzogiorno, il tramonto e la notte, le stagioni o le fasi della Luna sono sue emblematiche immagini simboliche qualitative. Il tempo, come nascita, sviluppo, morte e rinascita, è nei meandri dell'inconscio umano ed è riferibile a ciascun evento che la natura propone. Non appena risplende la luce, I'in- conscio già intravede in lontananza il polo oscuro che I'an-

of maximum expression and a quality phase of ending, in which energies withdraw. Dawn, midday, sunset and night, seasons or moon phases afe its emblematic qualitative symbolic images. Time as birth, growth, death and rebirth is imprinted in the fwists and turns of human unconscious and it is related to each event disposed by nature. As soon as light is shining, the unconscious is already glimpsing, in the distante, the dark pole of destruction and disintegration. But dai& hope

nienteri3 e dissolverà. Ma la quotidiana speranza ripropone I raises a new dawn again. una nuova alba. ( The alternating movement, which spreads up to its maximum Cuomo, anche se immemore ed assorbito nell'indaffarato agi- I before reversing and coming back to its minimum, is imprinted re, ha impresso in sé il movimento alternante che instaura 1 in mank mind, even if he is oblivious and engrossed by his espansioni che, raggiunto il culmine, si invertono e ritornano busy acting. A symbol, that gets the idea of eternal return and su se stesse. Un simbolo, che condensa l'idea di eterno ritorno , self-fertilization, is the serpent biting its tail. It is the image

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Psicosintesi i n. I Aprile 2004 11 - e autofecondazione, è il serpente che si morde la coda, un serpente metà nero e metà bianco ad indicare, come nel Tao, l'unione di due opposti principi quantitativi e qualitativi che si compenetrano: vita e morte, creazione e distruzione, inizio e fine, luce ed ombra. Il tempo rettilineo, con il suo inarrestabile fluire, si adatta al procedere delle attività mentali dell'uomo occidentale, impe- gnato ad innovare e attento ad apportare a sé e al Pianeta nuovi progressi. Il tempo circolare appartiene e adombra i pensieri delle menti speculative orientali ed anche occidentali, che ricercano l'essenza dell'esistere e le leggi che la gover- nano oltre l'apparenza momentanea. "L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta, e tu con essa, granello di polvere" (Nietzsche). Pensieri affini si insinuano in Marco Aurelio, che tristemente annota: "Sempre suppergiù troverai le medesime cose, di cui sono piene le antiche, le medie e le recenti storie; nulla di nuovo: sono sempre le solite ed effimere cose che ritornano. Gli Stoici non si discostano: "I pianeti tornano nello stesso segno, dove erano ciascuno in principio, allorché in origine l'universo si costituì, nei detti periodi di tempo awiene una conflagrazione e una distruzione, e di nuovo da principio si forma lo stesso cosmo.. . E ci saranno nuovamente Socrate e Platone, e cjascuno degli uomini che hanno messo piede su questa terra con i loro stessi amici e nemici': Nonostante il tempo circolare sia parte della cultura che dalla notte dei secoli anima il pensiero occidentale, attualmente non affiora alla consapevolezza dell'uomo moderno, che si incammina frettoloso verso l'ufficio con altri pensieri per la testa. Rimane racchiuso nei suoi archetipi, timonieri occulti del suo agire. Il tempo lineare è vincente nella sua consape- volezza e rinserra quello circolare nell'inconscio. Incapace di scendere nel proprio intimo e nel suo passato latino ed ellenico, domina in lui, inossidabile, l'idea che ogni sua azione sarà risucchiata nel nulla. È pur vero che I'idea del tempo circolare, cara all'inconscio dei popoli, purtroppo, non offre soluzioni o prospettive per innovativi e luminosi domani, ... anzi. Gli eventi che l'uomo si sforza con il sudore della fronte di modificare e migliorare, non sono che il ripresentarsi di un replicante girotondo, in cui analoghi sforzi furono, sono e saranno compiuti e con identico e immutabile risultato. In un universo in cui il tempo si richiude su se stesso, reiterandosi, l'evento che accade nell'oggi, è già accaduto nel ciclo trascorso, ed accadrà nel futuro. La clonazione non riguarda soltanto le pecore, il tempo stesso ne è vittima. Il futuro è il passato! Il presente è il passato ed il futuro. Sulla circonferenza i fatti e i comportamenti si rincorrono, e immutabili riappaiono. "Come il grano si consumano, come il grano nascono di nuovo ". Il pensatore, nelle sue millenarie meditazioni, trae le logiche conclusioni dalla legge del tempo circolare, e decide che è, senz'altro, saggio rinunciare al mondo e a ciò che offre per incamminarsi, qui ed ora e senza indugio, verso la ricerca della Realtà Assoluta al di là del tempo. Cunione con I'Assoluto lo aiuterà a uscire e liberarsi, una volta per tutte, dalla trappola.

of a snake, half black and half white, like the symbol of Tao. It shows the union between the two opposite principles of quantity and qualiiy permeating each other: life and death, creation and destruction, beginning and ending, light and darkness. Straight timeline, with its inexorable passing by, has been shaped for the menta1 activities of the Occidental man, introducing innovation and new improvements for him and the planet. Meditative minds, both Orienta1 and Occidental, stand for circular time, when looking for the essence of existence and for the laws that rule it beyond its transitory appearance. "The eterna1 sandglass of existence is turned upside down again and again, and you with it, speck of dust". (Nietzsche) Similar thoughts creep in Marco Aurelio who sadly writes: "You'll always find the same things, of which ancient, middle aged and fresh stories are plenty; nothing is new, the usual and ephemeral matters come back again and again ". Stoics are not very far: "Planets return to the same sign, where they were at the beginning when the Universe firstly sprang up. In that period of time a conflagration and a destruction occur, so the same cosmos origins itself again. Socrates and Plato will be born again, and so will do each one of the men who walked on this Earth, with their same friends and enemies". Despite circular time being part of the culture that orients Occidental thought since the mist of time, nowadays it doesnY emerge to the consciousness of modern man, who, lost in his daily thoughts, hurriedly walks towards his ofice. Circular time concept is hidden in his archetypes, the helmsmen of his deeds. Linear time is winning in his consciousness and confines circular time into the unconscious. Unable to go inwardly or back to his Latin and Hellenic past, Occidental man is dominated by the idea that any of his actions will be swallowed into nothing. On the other hand, the idea of circular time, so dear to the unconscious of humaniS, un fortunate& offers no solutions or perspectives towards innovative and bright tomorrows . . . on the contrary. Man tries, by the sweat of his brow, to change and ~mprove the events, but they afe just the same reiteration, as a repetitive round dance, into which similar efforts were, are and will be made with an identica1 and unchangeable issue. In a Universe in which time continuously curls itself up, the event happening today already occurred in the past cycle, and it will happen in the future. Cloning concerns not only sheep, but time itself goes through it. The future is the past! The present is the past and the future. Facts and behaviours are recurrent on the circumference, and reappear unchanged. "Like grains of wheat they were taken, likegrains of wheat they will be born again" (unknown author). The thinker, in his millenarian meditations, draws his logica1 conclusions from the circular time law. He wisely chooses, without any doubt, to give up to the world and to whatever it offers, for setting himself out "hic et nunc" towards the 'Absolute Truth': beyond time. The union with the Truth will

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La rinuncia al mondo non è, perb, l'unica soluzione possibile che deriva dal tempo circolare. Esiste una via alternativa, solo che se ne modifichi un poco la forma dei cerchi, concate- nandoli. L'operazione è fattibile. I cerchi sono trasformabili in cerchi disposti a spirale. Al tempo circolare si sostituiscono le volute del tempo a spirale. La spirale non necessariamente conduce all'abbandono dei fatti, degli oggetti e delle relazioni, al contrario, attribuisce importanza alla vita quotidiana. Nel tempo a spirale l'uomo può trovare, di voluta in voluta, la sua pienezza. Si capovol- gono le mete del timoniere dell'esistenza. La vita non è più interpretata come rinunzia alla propria situazione storica. Non ha senso rifiutarla. Salendo di voluta in voluta riacquista significato adempiere al proprio dovere e perfezionare l'ordine etico del Pianeta. Il tempo a spirale strappa le illusioni di fuga e rivela contemporaneamente la precarietà e l'importanza dell'impegno terreno. "Mi hai fatto senza fine, questa A la Tua Volontà. Questo fragile vaso continuamente tu vuoti, continuamente lo riempi di vita sempre nuova ". (Tagore) La spirale è una linea che si snoda circolarmente e si dilata all'infinito in volute di raggio crescente, oppure, con percorso inverso, si avvolge su se stessa e si annulla. Ciò allarga la prospettiva e introduce il concetto di successivi ritorni, ma caratterizzati da avanzamenti od involuzioni. Le singole volute ritornano nei pressi del punto da cui iniziarono aperte ed ampliate, se il processo è evolutivo, offrendo l'immagine ed il concetto di una espansione protesa verso l'infinito, oppure,

help him to get out of this trap and, once forever, to be free. Renouncing the world isn't the only possible solution that comes from the idea of circular time. An alternative choice is possible just modifying the circular forms, linking them together. This operation is feasible. Circles can change into spira1 circles. To the circular time we substitute the curls of spira1 time. Spira1 does not necessarily leads to giving up facts, objects and relations; on the contram it adds importante to daily life. In spira1 time man can discover, in each curl, bis fullness. The helmsman of our existence has bis aims reversed. Life is not explained any longer as the giving up of our historical situation. Refusal of life is meaningless. Climbing the spira1 tirne discloses both the meaning of duty in our life and the accomplishment of the ethic order on Earth. Spirai tirne rescues us from the illusions of a "heavenly" escape and, at the same time, it lets out the precariousness and the importante of our earthly commitment. "You made me without end, this is Your Will. You go on emptying this frail vase, and You go on filling it with renewed life. " (Tagore). Spira1 is a line that circularly goes by and widens into larger and larger curls, infinite times. Or, reversing the direction, the spira1 twines and undoes itself This image widens our time perspective and introduces the concept of sequential returns, defined as progress or involution. Any single spiral, while the time process is in evolution, arrives near the starting point, but in a more open and wide way, offering the image and the concept ofan expansion towards the infinite. On the contras:

nella forma regressiva, le volute si riducono di diametro in un inquietante ed oscuro movimento roteante che, contraendosi, provoca il crollo e l'annullamento. Si delinea un tempo che, per le diverse qualità che apporta, non è omogeneo e muta aspetto. Negli archi di cerchio delle sue volute si riscontrano differenti qualità energetiche. Come le stagioni si distinguono le une dalle altre, i tratti delle volute racchiudono peculiari forze per raggiungere la meta in loro inscritta. Le alterne energie temporali scuotono e mettono alla prova le strutture animali, vegetali o minerali, che, anche per questo influsso procedono ed evolvono o si retraggono ed involvono. "Il tempo è senza fine nelle tue mani, mio Signore.

in the regressive process, spirals reduce their diameter in an uneasy, dark, rotating movement that, in its contraction, comes to decay and undoing. These intrinsic qualities shape a time that is not homogeneous and that changes its aspect. There are different energetic qualities in the arcs of each curl. As seasons differ one from the other, so each arc has particular energies to achieve its goal. These temporal, alternating energies shake and test animal, vegeta1 and mineral structures, that, in accordance with them, proceed and evolve, or retreat and involve. "Time is endless in your hands, My Lord. Your centuries follow one another in order to make perfect a small wild flower. "

I tuoi secoli si susseguono per perfezionare un piccolo fiore (Tagore) di campo". ( Tagore ) E!, 3 ~ h e same can be said for the Phoenix, the bird of matchless Altrettanto per la Fenice, uccello di bellezza senza pari, che, ,, ~beauty, that feels the end of its vita1 cycle, and, when Autumn quando l'autunno si avvicina e si preannunciano le tenebre :Ycomes, announcing the darkness of Winter, builds a nest with invernali, avverte la fine del suo ciclo vitale e, costruito il ?ltwigsand scentedgrass, where itdies burned by its own fire. 1 nido con ramoscelli ed erbe profumate, vi muore arsa dal [ i ~ t the mild blossoming of Spring, when the miracle of nature

l. -, proprio calore. Al tiepido sbocciare della primavera, con il g-Crenews, the Phoenix, reborn out of its ashes, a flower in its rinnovarsi del miracolo della natura, la Fenice rinasce dalle ,?-)beak, welcomes the newseason to Iive it with renewed energy proprie ceneri e rivolge, con un fiore nel becco, il benvenuto ' yand to colour its plumage with an even brighter red. alla nuova stagione che si appresta a vivere con rinnovato r ' . J . ~ ~ ~ ~ ~ ~ < ~ ~ -,,'_ 4

impegno per rendere ancora più splendente il colore del SI I A-*.- .

piumaggio.

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Psicosidesi i n. 1 Aorile 2004 1 3

Spazi per la coxE'~nza

Parliamo di un edificio. Proviamo a parlarne in un modo un pò diverso dal solito, non come un mero agglomerato di mat- toni, cemento, intonaco e tubazioni, ma come un essere, un individuo, e azzardiamo oltre, proviamo a vederlo come un essere vivente, a suo modo, Lo possiamo fare se ammettiamo che, a rendere vivente un essere non sia soltanto la capacità di muoversi, di parlare, di vedere, e cosi via - capacita che un edificio ovviamente non ha - ma un aspetto più interiore e più sostanziale: la coscienza. Senza addentrarci in speculazioni filosofiche, vediamo con- cretamente, attraverso le vicende di un particolare edificio, che cosa questo pub significare. Cedificio di cui parliamo se ne sta buono buono, da circa un secolo, sul lato est della strada che porta da Firenze a Fiesole, proprio all'inizio, dove finisce il piano e si comincia a salire su per la collina. Ha un aspetto dignitoso, con le sue facciate neoclassiche di un color grigio chiaro, le modanature alle fine- stre, i balconcini a pilastrini, le imposte verdi. Tranquillo, non si distingue particolarmente dagli edifici vicini, suoi coetanei. Ma questo è quel che si vede da fuori, perché dentro è di tutt'altra pasta. Non che gli ambienti siano strani, anzi, hanno mantenuto la loro aria vecchiotta, ma è quello che vi avviene che è particolare. Perché, essendo stato prima I'abi- tazione di Roberto Assagioli e in seguito la sede dell'lstituto di Psicosintesi, esso è diventato il contenitore di una intensa attività di trasformazione della coscienza umana, attrvità che lo ha segnato in molti sensi. Già all'epoca in cui vi viveva Assagioli alcuni spazi erano destinati ad incontri e conferenze sui temi della crescita esi- stenziale, e questo lo rendeva certamente un edificio diverso dagli altri: più di una semplice residenza, esso si ampliava, non nelle dimensioni fisiche ma nelle sue funzioni. Luogo di accoglienza, di elaborazione, di guarigione, di istruzione, un punto di riferimento internazionale per allievi, amici, amanti della Psicosintesi e dello sviluppo della coscienza. Gli spazi di questo tranquillo edificio cominciavano così a impregnarsi di una visione delle potenzialità umane, di una attività di tra- sformazione della coscienza, di elaborazione di programmi e progetti, e cominciavano a conformarsi a queste attività: già allora fu creata la sala grande al piano terra per le conferenze, lo studio di Assagioli era punto di incontro.

We are going to talk of a building. We are going to talk of it in slightly unusual terms, not as a mere agglomerate of bricks, concrete, plaster and pipes, but as a be~ng, an individua/. And we venture fwrther, trying to look at it as at a living being, in its own way. We'll succeed if we admit that what makes an entity a living being is not only its ability to move, speak see, and so on - abilities that a building of course does not own - but a deeper and more important aspect: conscience. We won't enter into philosophical speculations, but we'll see concretely what this entire means, by going through the vicissitudes of a particular edifice. The building we are talking of has been standing peacefully for about a century on the eastern side of the road that runs from Florence to Fiesole, right at the beginning, where plain ends and the road starts unwinding uphill. It has a dignified look, with its Iight-grey neoclassic fronts, moulded windows, and little balconies with pillars, green shutters. This calm building does not stand out too much from contemporary buildings al1 around. This is what can be seen from outside, as its inner nature is completely different. This does not mean that rooms are strange; on the contrary, they presenled their rather old look. What's important is what happens in them. In fact, it was Roberto Assagioli's home and then it has been the seat of Psychosynthesis Institute, thus becoming the container of an intense activity of transformation of human conscience, an activity that marked it in many senses. When Assagioli still lived m it, some of its spaces were devoted to meetings and conferences on existential growth, and this certainly made it a different building, something more than a simple dwelling, It grew wider not in its physical size, but in its functions. A place for reception, elaboration, healing, education, a world-wide reference for students, friends, lovers of Psychosynthesis and of development of conscience. The spaces of this peaceful building started to become imbued of a particular vision of human potentialities, of an activity of transformation of conscience, of formulation of programs and projects, and began to adapt to these activities: it was in that period that the large conference room at ground leve1 was created and Assagioli's study became the meeting point. Even the shape of the building favoured this transformation:

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PIANTA SOTTOTETTO

from the road it seems a two-storied house, but, as it stands

- . . .. . -. -- .. ~.

the whole shape is essentially a cube with a roof on the top, a regular and harmonic shape, casting its harmonic qualities to al1 the spaces within. Al1 the rooms are in fact pervaded by a special, calm atmosphere that favours creative tension. An atmosphere where tranquilli& and dynamicity meet with no conflict. You can feel it as soon as you enter the house, as if you had reached a place that welcomes and encourages. Recently, a new event stirred the life of this house, so far calm in its rhythms: some rooms at the entrance level, a private

human life: an instance of the phenomenon of integration, a substantial unification of parts and the consequent opening of new possibiliries. And indeed the building demands a renovation that, besides

. - . -.- . - . - . . . . . -- . improving its physical components, will further its capability to foster and promote the growth of human conscience. Its same harmonic shape allowed exploring different solutions, up to a project that respects its unique atmosphere and

altro piano di sotto, che si apre sul cortile interno, ed un piano utilizzabile nel sottotetto, per molti anni residenza di colei che fu, dapprima, segretaria di Assagioli e, dopo di lui, presidente dell'lstituto. Essendo poi a pianta quasi quadrata, la sua forma JIUwximI

Ii1llED

è sostanzialmente quella di un cubo con un tetto, e quindi si tratta di una forma regolare ed armonica, che imprime le sue qualità armoniche a tutti gli spazi interni. C'è infatti un'atmosfera particolare che pervade i vari am- . '.i t n

bienti, fatta di una calma che favorisce la tensione creativa, un'atmosfera in cui gli opposti di tranquillità e dinamicità si incontrano senza confliggere. La si coglie non appena si entra, come arrivando ad un luogo che, accogliendo, promuove. Nella vita dell'edificio, fino ad ora piuttosto tranquilla nei suoi ritmi, è entrato recentemente qualcosa di nuovo: sono diventati disponibili alcuni locali al piano d'ingresso, fino ad ora residenza privata. E un salto di qualità, come a volte si verifica nella vita degli individui: il fenomeno dell'integrazione, una unificazione sostanziale delle parti, con la conseguente apertura di nuove possibilità. Ed infatti, l'edificio ora chiama il suo rinnovamento, che pro- . .

durrà, oltre al miglioramento delle sue parti fisiche, un poten- ziarnento delle sue capacità di accoglienza e promozione di attività per la crescita della coscienza umana. La sua stessa PIANTA PRIMO PIANO

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Psicosintesi i n. 1 Aprile 2004 15

forma armonica ha permesso di esplorare diverse soluzioni, fino ad arrivare ad un progetto che rispetta la sua speciale atmosfera e soddisfa le necessità dell'lstituto di Psicosintesi. Come nella vita di ogni individuo, ogni parte del progetto ha un significato. Osserviamoli: - verrà rinforzata la struttura delle murature - l'integrazione

dell'individuo produce una saldezza maggiore, la consa- pevolezza di avere una buona base su cui contare.

- verranno rinnovati gli impianti elettrico e termoidraulico - c'è un potenziamento generale nell'energia a disposi- zione, una migliore capacità di gestirla e dosarla.

- si ridurranno le barriere architettoniche - non più paura di accogliere ciò che è diverso, e che può essere proble- matico.

- attraverso una parziale ristrutturazione ci saranno più locali e servizi a disposizione per la segreteria, per seminari, per riunioni, per le varie attività - si ampliano le potenzialità operative e le capacità creative e di elaborazione.

- l'intero edificio è ora sede dell'lstituto: non c'è quindi più bisogno di avere pesanti porte d'ingresso ad ogni piano, poiché gli spazi appartengono ora ad un'unica unità - la percezione di se stessi è ora unitaria, integra, non si ha bisogno di difese interne, di chiusure di parti a cui non si ha accesso.

- sarà possibile dare uno spazio adeguato alla biblioteca lasciata da Assagioli, integrarla con nuovi volumi e renderla più fruibile - tra gli effetti dell'integrazione c'è una più chiara, potente attività mentale.

Una nuova fase si apre, quindi, per questo apparentemente tranquillo edificioai piedi di Fiesole: nuovi spazi a disposizio- ne, nuove necessità, nuove potenzialità, nuove energie che si mettono in moto. I nuovi spazi chiamano nuove attività, che potranno essere ideate e realizzate dai soci. Le nuove necessità chiedono impiego di denaro per essere soddisfatte, e potranno provocare una intensificazione del- l'impegno ideativo anche per reperire i fondi. Le nuove potenzialità richiamano ad una responsabilità maggiore dell'lstituto di Psicosintesi verso i grandi temi che riguardano l'umanità e il Pianeta, come la pace e la gestione dei conflitti, l'ecologia, le religioni, le diseguaglianze sociali e tra le nazioni. Le nuove energie si stanno già mettendo in moto, con un crescente entusiasmo verso un processo, che si intuisce im- portante, per quell'organismo fondato da Roberto Assagioli per diffondere nel modo migliore quel potente strumento per la cre- scita personale e per lo sviluppo sociale, che è la Psicosintesi. Nel rinnovare i propri spazi, il nostro edificio mostra dunque un movimento interiore che è del tutto analogico a quello che la coscienza compie quando i suoi spazi raggiungono quel magico momento che l'integrazione. Un processo che la co- scienza, in realtà, continua ad attuare nel corso dell'esistenza, favorita in questo dal supporto dato ai suoi spazi interiori da quegli spazi esterni che vi sono dedicati e che, a loro volta, ne esprimono l'esperienza.

individua1 life, each part of the project has a meaning. Let's go through them: - walls will be reinforced - integration of the individua1

produces a stronger firmness, the consciousness of owning a solid base.

- the electr~c plant and the plumbing will be renewed - a genera1 strengthening of the available energy, a better abiliiy to manage and dose it.

- arch~tectural obstacles will be reduced - no fear to welcome what's different and can cause problems.

- more rooms will be made available for the secretariat of the Instltute, for seminars, for Florence Psychosynthesis Centre. - wider operational possibilities, creative and elaborative capabilities.

- on each floor more service rooms will be created - integration permits a beiter possibility to fulfil our needs.

- the whole building is now the seat of the Institute, so the heavy entrance doors on each floor are not needed any longer, since al1 the spaces belong to one entity. - the perception of ourselves is now unitary, entire; we don't need inner defences, closings toward parts that we cannot access.

- adequate room will be given to Assagioli's library and it will be enriched with new books and made easier to enjoy - a clearer, more powerful menta1 activity is among the effects of integration.

Therefore a new phase is opening for th~s apparently calm building at the foot of Fiesole: new spaces are available; new needs, new potentialities, new energies are set to motion. The new spaces raise new activities that members have a chance to devise and accomplish. The new needs require making use of money and this causes intensification in conceiving engagement to gather funds. The new potentialities call the Psychosynthesis Institute to a higher responsibility in themes regarding humanity and the Planet, like peace, conflict management, ecology, religions, and inequalities in human society and between nations. The new energies are already setting to motion, wlth a growing enthusiasm for this process, an important one for the body founded by Roberto Assagioli to diffuse in the best way Psychosynthesis, this powerful instrument for mora1 growth and social development. Therefore, in renewing its spaces, our building shows an inner motion, entirely analogous to the motion our conscience makes when ~ t s spaces reach the magic moment of integration. A process that our conscience continuously carries out during our existence, favoured in this by the supportgiven to its inner spaces by outer spaces devoted to conscience itself; spaces that, in turn, express the experience of our conscience.

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Come ha scritto Paola Marinelli As Paola Marinelli wrote about the illustrando il progetto di renewal project of the building in 1

ristruttur&ione dell'edificio di via San San Domenico street in Florence, Dornenico a Firenze, questo possibile this possible (in using this - (sottolineo con questo aggettivo lo adjective, I emphasize the status

of potentiality, not yet of actuality of the project), yet inevitable and necessary physical renewal of

della sede deJl'lstiNto b l'espressione the seat of the Institute is the expression of a possible, yet ' inevitable and necessary new phase of the conscience of the "Psychosynthesis Institute" Group,

to which, more or less consciously, we al1 Members- belong. Therefore, in this period we are al1 called to higher consciousness and responsibility; we are offered the opportunity to show our participation in a more concrete and sincere fashion; I would go so far as to say that this occasion confronts us again with our choice to belong to the Psychosynthesis Institute, not just to enjoy

ttract us better among those proposed

A passing in conscience is often preceded by a crisis, by a break in a previously reached balance, a sense of disorientation for the temporary loss of the known

nea della direzione stabile, da insoddisfazione, direction, a lack of satisfaction, comfort, lucidity. e non chiarezza, così anche noi soci possiamo The same may happen to us Members; we may feel titi insoddisfatti, disorientati, diffluenti, meno unsatisfied, disoriented, less creative and energetic.

Some Centres are passing through a crisis ... but exactly this tells us that we are facing a turning point, a change in our Members' identity.

concerne la nostra identità di soci. To be Members means to be an active part, able to , Soci vuol dire essere parte attiva, capaci di accogliere welcome and give life to the Association 's purpose;

e vitaliuare lo scopo dell'Associazione; vuol dire means to feel an integrating, inseparable part of a -

entirsi parte integrante e indissolubile di un organismo functional body, sharing a unifying purpose. To be Members means to bear an aspect of such purpose andL- to feel responsible for sharing it creatively, signifying it through our role, while expressing our quality in the Group; means to become conscious and play our part in a spirit of unanimity.

renewal of the Institute (with the consequent need for money, work, presence,' ideas, projects.. .) is our

opportunity. Are we ready for it? This is

I ourselves. I I am at Members' disposal I to create a network where

This turning point has been proposed to us. The physical spirito di unanimità.

the q u e s t h we should ai 1 , la domanda da fare a noi we al1 can share our thoughts and opinions by

per creare una rete di condivisione (per lettera

o con incontri) delle

È programmato presso la sede dell'lstituto Seminario di Formazione Permanente:

"Dall'lmmagine all'EssenzaW. Conduttore: Or. Luce Ramorino

Firenze. 29 e 30 maggio 2004.

The seminar for Permanent Training has heen scheduled at the Institute seat:

"Frorn Irnage to Essente".

Florence. May 29 - 30. 2004.

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Psicosintesi i n. 1 A~ri le 2004 17

Galileo &alilei

Nel giugno del 1633 sta per alcuni. È però quasi del tutto Forse concludersi a Roma un impor- indifferente alla scienza. tante processo. Il Cattolicesimo, con la Santa sarebbe L'uomo comparso davanti al Inquisizione, non la incorag- d i v e n t a tribunale dell'lnquisizione ha gia di certo in quanto esso 6 medico se u 69 anni, 6 uno studioso pisano fondato sull'infallibilità della episodio, acca- universalmente noto, all'apice Parola di Dio trasmessa at- duto all'inizio dei

nomi d'Europa. la Bibbia dice che GiosuC ha tutto il corso della sua - Le sue scoperte hanno sov- fermato il Sole, non ci sono vita e dei suoi interessi; -

vertito quello che fino a quel dubbi in proposito.

campo astronomico; tuttavia, umana sono interpretati come pra la sua testa una lampada è sul banco degli imputati I'espressione di forze divine o che oscilla. Egli la osserva e si e il tribunale della Santa al contrario demoniache, non rende conto che essa impiega Inquisizione, che dichiara di rimanendo spazio alcuno per esattamente lo stesso tempo rappresentare in Terra la vo- la ragione e la comprensione a oscillare avanti e indietro, lontà del Cielo, si appresta ad dei fenomeni su una base a prescindere dal fatto che il emetfere la sentenza forse più razionale, fenomeni dunque movimento sia molto ampio o .

famosa della storia europea. soggetti a leggi che si possono appena percepibile. Galileo ha osato mettere in conoscere e utilizzare. Ha appena scoperto la legge discussione la visione geo- Nel Rinascimento si riscopre dell'isocronismo del pendolo, centrica del mondo sancita il mondo e l'essere umano nei che tra l'altro porta all'inven- dalle Sacre Scritture e la sua loro valori immanenti, naturali zione dell'orologio a pendolo condanna diviene, in breve e laici, contro la trascendenza e dunque alla misurazione tempo, l'emblema dell'inevi- della concezione medioevale. esatta del tempo. tabile opposizione fra la nuova È questo il carattere distin- Lascia la facoltà di medicina, visione scientifica del mondo e tivo della filosofia naturale con grande dispiacere del l'oscurantismo religioso. di Ficino, Telesio, Giordano padre, per dedicarsi alla ma-

Bruno, Campanella, Bacone, tematica, sua vera vocazione, Galileo nasce a Pisa il 15 che accompagna il progres- affascinato com'e dal rigore febbraio 1564, in pieno so parallelo della scienza, del ragionamento matematico 1

Rinascimento. la quale tende a vedere nel stesso unito alla sperimenta- È questo un periodo di grande mondo un ordine regolato zione fisica. entusiasmo per la letteratura da leggi matematiche (ad La matematica gli appare e le arti, soprattutto figura- opera di studiosi del calibro quindi fin dall'inizio come tive, ricordiamo le grandi di Paracelso, Copernico, scuole del Masaccio, Piero Keplero, Tycho Brahe, Harvey della Francesca, Leonardo, e più tardi Newton, ma soprat- Raffaello, per non citarne che tutto Galileo).

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l8 Psicosintesi i n. 1 Aprile 2004

un potentissimo strumento per conoscere la natura, per coglierne i segreti più intimi, per tradurre i processi naturali in discorsi precisi, coerenti, ri- gorosamente verificabili. Come scriverà più tardi "il libro della natura è scritto in lingua ma- tematica ". Nei 4 anni successivi ap- profondisce la conoscenza della geometria di Euclide, di Archimede e di Aristotele. E insegna, dapprima a Siena, poi nella sua città natale,

prima di trasferirsi a Padova dove farà le sue scoperte più importanti. Scopre che per la fisica si è verificata la stessa cosa che è accaduta per l'astronomia: la gente si fida di quello che ha detto Aristotele anche quan- do non coincide con quanto chiunque è in grado di verifi- care con I'osservazione. Ad esempio Aristotele afferma- va che gli oggetti pesanti cade- vano più velocemente di quelli leggeri, ma si sbagliava perché

in realtà un sasso pesante ed uno leggero fatti cadere dalla stessa altezza toccano terra nello stesso istante. Tuttavia Galileo si rende conto che non basta dire che Aristotele si sbaglia per far cambiare idea agli altri, ma, come aveva già affermato Ruggero Bacone, occorre eseguire esperimenti. Egli non si accontenta di commentare le opere di autori antichi co- me fanno gli altri professori universitari, pensa invece che le leggi fisiche debbano essere stabilite con esperi- menti. In altre parole Galileo dà una nuova fondamentale importanza a due elementi: l'elemento matematico e I'ele- mento empirico, l'esigenza di matematizzare la fisica, come abbiamo visto prima, per darle una rigorosa veste scientifica. E lui li esegue, questi esperi- menti, facendo cadere sassi e sfere metalliche dall'alto, facendo rotolare sfere lungo piani inclinati e ripetendo di- verse volte le prove, calcolan- do il tempo che ci impiegano a percorrere la distanza. Galileo riconosce I'importan- za del problema del moto: ammette cioè che esso deb- ba costituire il punto base di qualsiasi trattazione scientifica dei fenomeni naturali. In questo senso Galileo pub essere considerato il vero precursore e fondatore della scienza moderna, basata sul metodo sperimentale, vale a dire l'osservazione, la formula- zione di ipotesi, la sperimenta- zione, la deduzione, la verifica delle deduzioni e l'espressione dei risultati in rigorosi termini matematici: ecco riassunto in termini semplici il metodo scientifico, nato con Galileo alla fine del 1500. Per quanto riguarda I'astro- nomia egli se ne occupa fin dall'inizio, dal momento che

deve insegnarla accanto alla matematica, in particolare A I'astronomia tolemaica che egli deve insegnare, così come accade in tutte le uni- versità europee. Questa non aveva nulla a che fare con la fisica celeste così come la intendiamo noi, ma era una cosmologia generale, sintesi più o meno felice tra metafi- sica finalistica ed esperienza del senso comune. Insegna a Padova, dunque, per quelli che Galileo stesso definisce più tardi in una let- tera "i 18 anni più belli della mia vita". A quel tempo Venezia domi- na il commercio fra l'Europa e l'oriente: spezie, zucchero, cotone, seta, legni preziosi ar- rivano direttamente a Venezia e su navi veneziane. Per fabbricare navi servono macchine: paranchi, argani, rulli che permettono di spo- stare pesi enormi. Il funzionamento di queste macchine, insieme alla teoria delle fortificazioni e all'astronomia, fa parte della matematica che egli deve insegnare alllUniversità. Galileo, contrariamente a tutti gli altri docenti, va sul campo, vale a dire all'Arse- nale di Venezia dove vengono costruite le navi, a osservare le macchine il cui principio di funzionamento fa parte del suo corso. Nel 1609, Galileo viene a conoscenza dello strumento che dà l'impulso definitivo all'osservazione scientifica- mente condotta in campo astronomico: un ottico olan- dese, mettendo due lenti ai due estremi di un tubo, ha costruito un giocattolo, il can- nocchiale. Per tutti gli studiosi del tempo, il cannocchiale è un giocattolo senza futuro, ma Galileo non è dello stesso parere.

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za tra un uomo comune ed un genio: il genio vede in ciò che è sotto gli occhi di tutti quello che gli altri non vedono. Galileo ne costruisce uno più potente e inizia ad osservare il cielo alla ricerca delle prove di quello che in cuor suo già ritie- ne vero: la teoria di Copernico che egli conosce da tempo (vedi riquadro). Il polacco Niccolò Copernico per rispondere alle difficoltà del sistema tolemaico circa il moto apparente degli astri, nella sua opera "De rivolutioni- bus orbium coelestium" (che esce nello stesso anno della sua morte, il 1543), nega alla Terra la posizione centrale nell'llniverso affermata dalle concezioni tradizionali, men- tre sostiene che ruoti, come gli altri pianeti, attorno al Sole, immobile. Nel mese di marzo del 1610 Galileo pubblica un piccolo li- bro sulle sue scoperte intitola- to "Sidereus Nuncius " owero "Il messaggero delle stelle", che induce molti astronomi a costruirsi un cannocchiale col quale possono verificare che ha ragione. Nel 1611 Galileo va a Roma per mostrare la sua scoperta al papa Paolo V. Viene accolto a braccia aperte e ricoperto di onori, tra i quali l'elezione a membro dell'Accademia dei Lincei. Col 1613 però ha inizio la guerra contro di lui. Il proces- so che porterà alla sentenza di eresia contro Galileo merita di essere scorso, anche se per sommi capi. I suoi avversari sanno perfet- tamente che hanno perso la battaglia astronomica e anche quella sulla fisica dei corpi. Non potendo attaccare Galileo sulle sue scoperte astronomi- che, ampiamente dimostrate, i suoi avversari lo attaccano

Dalla concezione geocentrica a quella eliocentrica Aristotele (IV secolo a.C.) fu il primo ad affermare che la Terra è rotonda, un'idea coraggiosa in un'epoca in cui filosofi e gente comune credevano fermamente che essa fosse piatta. Secondo lui la Terra si trova al centro dell'universo, mentre il Sole, la Luna, i pianeti e le stelle girano attorno ad essa fissati a grandi sfere trasparenti. Era facile credere che fosse così perché questa è esattamente la nostra esperienza sensibile. L'universo di Aristotele è finito, neanche troppo grande, e delimitato dalla sfera delle stelle fisse, esso esiste da tutta l'eternità ed è immutabile. Questa visione cosmologica aristotelica predominò nell'insegnamento della filosofia naturale nelle università europee fino al tempo di Galileo. Aristotele non era cristiano, ma la Chiesa ritenne che le sue teorie sostenessero la fede e fu così che divenne l'unico referente per quanto riguardava le cose naturali. Dal punto di vista strettamente astronomico il sistema aristotelico poneva dei problemi: esso infatti postulava una distanza costante di ciascun pianeta dalla Terra, incapace di spiegare l'aumentare ed il diminuire della grandezza apparente dei pianeti nel corso del tempo, variazione che implica una variabilità di quella distanza. Inoltre, non spiegava un altro problema fondamentale, vale a dire l'osservazione che i pianeti hanno orbite molto irregolari (pianeta deriva dal greco e significa vagabondo, errante). La teoria di Claudio Tolomeo, l'ultimo grande astronomo greco che lavorò ad Alessandria nel 2" secolo d.C., nasce come risposta al problema lasciato insoluto del comportamento anomalo del moto dei pianeti. Egli elabora la più compiuta sintesi astronomica che è accettata per 1500 anni circa: immaginò che ciascuna delle enormi sfere dei pianeti fosse dotata di sfere più piccole, che si muovevano a loro volta di moto circolare. È su una di queste sfere minori che sono fissati i pianeti. Quest'idea della Terra circondata da sfere fissate su altre sfere che girano a velocità elevata appariva piut- tosto strana già a quel tempo, ma non era considerato un problema rilevante dal momento che egli viveva in un'epoca nella quale la verità non era quella che corrispondeva alla realtà, ma quella che coincideva con il pensiero di Aristotele. Alla fine del Medioevo il conflitto tra la concezione aristotelica e quella tolemaica sarà destinato ad assumere grande importanza per la storia della scienza. Il polacco Niccolò Copernico (1473 - 1543) per rispondere alle difficoltà del sistema tolemaico circa il moto apparente degli astri, nella sua opera "De rivolutionibus orbium coelestium" (che esce nello stesso anno della sua morte, il 15431, nega alla Terra la posizione centrale nell'universo affermata dalle concezioni tradizionali, mentre sostiene che ruoti, come gli altri pianeti, attorno al Sole, immobile. In particolare, spiega il moto retrogrado dei pianeti in un modo molto semplice supponendo innanzi tutto che sia il Sole al centro e, conoscendo esattamente quanto tempo impiega ogni pianeta a compiere un giro intorno ad esso, che il moto retrogrado non è reale, ma appare così perché la Terra procede ad una velocità maggiore rispetto a quella di altri Pianeti. Arriviamo infine a Galileo il quale con il cannocchiale, del quale è venuto a conoscenza nel 1609, fa delle osservazioni molto importanti. Con esso Galileo trova le prove definitive che la teoria eliocentrica non solo è vera, ma spiega in modo razionale i fenomeni osservati. Intanto scopre che ci sono molte più stelle di quante se ne possono vedere a occhio nudo, contraddicendo il dogma aristotelico dell'immutabilità dell'universo; che Luna e Sole non sono sfere perfettamente lisce come si pensava; ma soprattutto scopre le fasi di Venere, la scoperta forse più importante, le quali possono essere spiegate solo ammettendo che il pianeta e la Terra ruotino entrambi attorno al Sole (e così Galileo ebbe la conferma che Copernico aveva ragione).

sul terreno della controversia pensa male!". I suoi nemici dei Gesuiti, moderatamente religiosa. mobilitano allo scopo religiosi favorevoli a Galileo. Lasciare dunque il pensiero ignoranti, grossolani e aggres- Nel 1612 padre Lorini, uno di scientifico e provocare un sivi, i "canidaguardia della fe- loro, dichiara pubblicamente intervento della Chiesa, al- de", come si definiscono essi che le nuove idee in astro- l'epoca è il modo più sicuro stessi: sono i frati predicatori nomia sono contrarie alle e radicale per fermare "chi dell'ordine Domenicano, rivali scritture, e specificamente il

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20 Psicosintesi i n. 1 Aprile 2004

passo della Bibbia nel quale Giosuè ferma il Sole. Non direttamente contro di lui, ma contro uno dei suoi allievi, il padre benedettino e insieme copernicano Castelli, professo- re di matematica a Pisa. Il Lorini viene in possesso di una lettera inviata da Galileo al Castelli per appoggiarlo e la cambia ad arte facendola pervenire all'lnquisizione. A titolo d'esempio in essa viene costruita la tesi che per i seguaci dello scienziato "Dio è un mero accidente". Questo proverebbe I'empietà di Galileo. Il meccanismo è ormai noto e collaudato: gli inquisitori di Pisa non possono sorvolare su simili accuse e trasmettono il fascicolo all'lnquisizione di Roma. È la stessa Inquisizione che nel 1600 ha mandato al rogo

il domenicano Giordano Bruno per aver affermato, tra le altre cose, che il sistema coperni- cano è corretto, che l'universo è infinito, le stelle sono altri soli attorno ai quali ruotano pianeti abitati. Il problema, delineato chia- ramente in una lettera del cardinale Bellarmino è che la teoria di Copernico non è cattiva finché si limita a una descrizione matematica dei fenomeni, affermare però che il Sole è veramente al centro del sistema "è cosa molto pericolosa non solo d'irritare tutti i filosofi e teologi scolasti- ci, ma anche di nuocere alla Santa Fede con rendere false le Sacre Scritture. . . . ". "...Quello che scrisse 'la Terra è eternamente in quie- te; il Sole sorge e tramonta' fu Salomone. . .e tutta questa sapienza l'ebbe da Dio; onde non è verosimile che affer-

masse una cosa che fosse contraria alla verità dimo-

/-

W' \sa strata e che si potesse dimostrarev. Insomma astronomi

e teologi parlano due lingue - d i v e r s e .

2: ,? G a l i l e o viene diffidato 1 direttamente dal

papa dal parlare in pubblico delle

I sue teorie contrarie alle Sacre Scritture

C La decisione papale

b viene letta da tutti i pulpiti

e annunciata in tutte le uni-

h versith, i libri, sia di Copernico

I che di tutti coloro che lo so- stengono, sequestrati.

V Galileo continua i suoi studi nell'ombra, anche se passa

lunghi periodi di inattività, ammalato. Nel frattempo papa

Paolo V muore e al suo posto viene eletto il cardinale

Barberini, amico di Galileo, col nome di Urbano VIII. Galileo torna a Roma nel 1624 e viene ricevuto a braccia aperte dal papa, ottiene addi- rittura il permesso di scrivere un libro che presenti le idee di Tolomeo accanto a quelle di Copernico. Il libro ha per titolo "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo", scritto sotto forma di conversazione tra di- versi personaggi, e compare nel 1632. In questo libro Galileo non di- fende apertamente Copernico, ma chi lo difende nel libro ha argomenti migliori del suo avversario, che difende Tolomeo. Purtroppo le persone che circondano il papa riescono a convincerlo con due argomen- ti, tanto speciosi quanto ridico- li, che Galileo si è preso gioco di lui. Gli fanno credere che il personaggio di Simplicio, colui che nel libro difende Tolomeo, sia una caricatura del papa stesso e, in più, che la scelta della tipografia (il cui nome è Tre Pesci) sia una velata accusa di nepotismo per l'appoggio dato dal papa ai suoi tre nipoti, La collera del papa, che si cre- de beffato da chi considerava un amico, non tarda a farsi sentire. Il libro è immediata- mente vietato, e la macchina dell'lnquisizione si rimette in moto. Galileo è convocato a Roma e lì si ritrova solo: i suoi amici romani sono morti o temono la collera del papa, Cosimo de' Medici suo protettore e amico è ugualmente morto. Si arriva alla sentenza. Viene condannato ad essere imprigionato fino alla fine dei suoi giorni; dopo un anno esce di prigione e gli viene permes- so di tornare a casa, ad Arcetri vicino a Firenze, che però non

può lasciare senza autorizza- zione, né ricevere visitatori importanti in assenza di un inquisitore. Negli ultimi anni della sua viid

continua ad osservare il cielo e scrive un altro libro: "Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze", che riesce perfino a far pub- blicare ad Amsterdam, dove l'Inquisizione non ha alcun potere. Così, nel 1638, quest'uomo indomabile sa che tutti gli uomini di scienza d'Europa lo stanno leggendo. Sa che le idee di Aristotele non avranno vita lunga, sa di aver vinto! Egli ci lascia due capisaldi che hanno aperto la strada alla scienza: il metodo sperimenta- le per giungere alla verità ed il coraggio di affrontare la lettura dell'incomparabile immensità dell'Universo. Muore 1'8gennaio del 1642 ad Arcetri all'età di 78 anni.

Nel 1755 la Chiesa revoca la proibizione di trattare del moto della Terra. Nel 1968 papa Paolo VI an- nuncia una revisione del pro- cesso di Galileo, ma è soltanto nel 1992 che la Chiesa rico- nosce che la condanna contro Galileo fu ingiusta, e che lui e Copernico avevano sempre avuto ragione.

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Psicosintesi i n. 1 A ~ r i i e 2004 21

I "Splende Espem dalle dlta dl mw

e la suu luce posa

sul ~ l s o mare

e sapa le campagne florlte. / e ia fhsca n/girnda d l~ende

e sl qpt-on~l le rose

e i tener1 timi

e I1 melilato In flore"

L'orologio inarrestabile della meccanica celeste ci propone quest'anno due eclissi di Luna visibili dall'ltalia, il 4 maggio e il 28 ottobre, ma soprattutto un transito di Venere davanti al Sole il giorno 8 giugno. Il transito di Venere comin- cerà alle ore 7:20. 11 pianeta apparirà sul fondo accecante della fotosfera solare come un piccolo disco scuro, essendo il suo diametro apparente so- lamente 1/32 di quello solare, e SI muoverà lentamente verso Ovest, uscendo dal bordo op- posto in circa sei ore (precisa- mente alle 13:23). Chi ha una vista dawero buo-

na potrà tentare di scorgerlo ad occhio nudo, guardando il sole attraverso un vetro da saldato- re (mai guardare il sole senza filtro!!!), ma la sagoma controlu- ce di Venere potrà essere certo meglio apprezzata al telescopio (sempre munito di filtro!!). Tra gli allineamenti planetari, il transito di Venere è uno dei meno frequenti. In media si verificano due transiti a distanza ravvicinata di 8 anni separati da un pe- riodo senza transiti che dura oltre un secolo. L'ultimo è stato nel 1882 e da quando è stato inventato il telescopio gli astronomi hanno potuto

osservare questo fenomeno solo 6 volte. A differenza di molti altri fe- nomeni astronomici (le eclissi di Luna, ad esempio) che la precisione sopraffina dei cal- coli celesti ha ormai relegato nell'ambito delle cose curiose, ma poco interessanti poiché di esse tutto è conosciuto, un transito di Venere ci offre oggi l'occasione per studiare da vicino come potrebbe apparirci un ipotetico pianeta che transita davanti alla sua lontana stella. I metodi di ricerca di pianeti attorno ad altre stelle sono og- gi infatti principalmente due.

Il maggior numero di scoperte (a tutt'oggi circa 100 pianeti extrasolari) è stato fatto con metodo spettroscopico, cioè osservando le periodiche oscillazioni nel colore della luce delle stelle indotte dal moto di corpi oscuri orbitanti. Cio' implica di studiare con estremo dettaglio e per molto tempo lo spettro (ci08 la di- stribuzione dell'intensità della luce in funzione del colore) delle stelle una per una. Il metodo però più promet- tente è quello fotometrico, che può essere applicato a più stelle simultaneamente, e si basa sulla misura della piccolissima caduta di luce cui una stella 8 soggetta se davanti ad essa transita un piccolo corpo opaco. Nel caso del transito di Venere de11'8 giugno, potremo misu- rare una diminuzione dell'uno per mille del flusso di luce so- lare che giunge sulla terra. Non solo. L'analisi spettrosco- pica della luce solare che at- traverserà la spessa atmosfera del pianeta ci fornirà anche importanti informazioni sulla sua composizione chimica. Scorrendo le date dei pre- cedenti transiti di Venere ci accorgiamo che molti di essi hanno scandito i progressi dell'astronomia. Di particola- re importanza furono i transiti del 1761 e 1769 che hanno

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+è! Psicosintesi i n. 1 A~ri le 2004

necessariissimamente si vol- ?b

ir ge intorno al Sole come anco ** Mercurio e li altri pianeti ". ..

Terra compresa! Gli antichi nulla sapevano di quello che succede su Venere, ma osservavano il cielo certo più di noi con attenzione e meraviglia e non sfuggiva

loro la bellezza di questo fulgido astro che scintilla basso fra le sfumature rosa e arancione dei crepuscoli della sera o del mattino. Vale qui la pena apri- re una parentesi per l'indaffarato uomo moderno, distratto dalle realtà virtuali, che non saprebbe riconoscere in cielo le vaghe stelle delllOrsa e spesso neppure

Venere. Eppure si trat- ta dell'astro più luminoso . . del cielo, dopo il Sole e la

Luna. Ben più luminoso di Sirio, la più luminosa tra le

stelle propriamente dette. Tra i pianeti del sistema solare occuDa la seconda orbita. tra

*' i n

8' balia

di fragili

Asren i i t l ; 2 'W *y# vascelli su %*t rotte oceaniche

94*a -- J.).-. infestate da procelle, pirati e leviatani.

Ancora più importante pe'r permesso di misurare con pre- de11'8 giugno inizia per noi l'astronomia moderna fu la pri- cisione la distanza di Venere alle 5 2 0 (ora di Greenwich), ma osservazione di Venere al e quindi, tramite le leggi di ma per gli osservatori di Tokio telescopio, probabilmente non Keplero, anche la distanza comincerà 9 minuti prima, alle più tardi del 1610, di cui riferi- Terra-Sole. 5:11 minuti. Possiamo verifi- sce il nostro Galileo Galilei nel Il metodo è in fondo molto carlo facilmente, telefonando Sidereus Nuncius. Ivi si legge semplice e basato sul fatto che in Giappone in tempo reale. che il pianeta Venere "...va due osservatori in località mol- Ma nel 1700 sincronizzare mutando le figure nell'istesso to distanti sulla superficie della due orologi a 10000 Km di modo che fa la luna...", ora Terra misurano dei tempi di in- distanza era probabilmente appare illuminata in pieno, gressoedi uscita diveneredal più difficile che per noi fare poi gradualmente "...al mezo disco del Sole che discordano un viaggio sulla Luna. E i due cerchio ..." e infine si mostra di parecchi minuti a causa astronomi che avevano crono- come una falce sottile. della diversa prospettiva con metrato gli istanti del transito Questo dimostra la validità del cui è osservato l'evento. Ad dovevanocomunqueaspettare sistema copernicano poiché, esempio, il prossimo transito mesi, prima di ricongiungersi, come scrive Galileo, "Venere

~ e r c i r i o e la Terra. Per questo la sua posizione in cielo non può allontanarsi mai troppo dal Sole (meno di 45") e si rende alternativamente visibile all'alba e al tramonto per una decina di mesi (nella prima parte del 2004, prima del transito, è visibile alla sera; in seguito, al mattino). Queste cose gli antichi le sapevano bene e le mitologie esaltarono, di volta in volta, la sua vicinanza al Sole, I'ap- parire tra notte e giorno, la duplice natura di stella della sera e del mattino, la dolcezza dei crepuscoli che ne ospitano lo splendore. Per i Sumeri Venere era "co- lei che indica la via alle stelle" avviando il cammino della notte. Questa funzione di gui- da si ritrova con naturalezza

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Psicosintesi H n. 1 Aprile 2004 23

presso le popolazioni nomadi: ad esempio presso i Buriati, pastori delle sconfinate steppe siberiane, era naturalmente il conduttore e guardiano del gregge delle stelle. Gli Assiri colsero piuttosto il suo ruolo intermedio tra la luce e le tenebre e considera- rono Venere quale legame tra gli dei del giorno e della notte. Allo stesso tempo sorella del Sole e figlia della Luna e per- ciò di carattere assai volubile.

pletano otto anni terrestri. Ma soprattutto Venere rappresen- tava Quetzalcoatl, risuscitato all'Est (alba) dopo la sua morte alllOvest (tramonto), Dio della morte e delle malattie, ma anche della rinascita. Meno fantasiosi gli Inca presso cui era il paggio Chasca del Sole, che lo assisteva nel sor- gere e nel tramontare. Più nota è la mitologia greca, secondo cui Venere è I'imma- gine della dea Afrodite. La

Guerriera all'alba, sensuale al dea, nata secondo il mito dalla tramonto. schiuma del mare sulle coste Gli Aztechi basarono addi- dell'lsola di Cipro (direzione in rittura il loro calendario sui cui, stando in Grecia, Venere cicli di Venere. Infatti ogni sorge all'alba), rappresenta il cinque periodi venusiani (10 prototipo perfetto di bellezza congiunzioni solari) si com- femminile, protettrice della

fertilità. Soprattutto presso i romani Venere era associata

alla primavera e la festa ad essa dedicata (Veneralial cadeva il primo di

Aprile. In realtà non L esiste nessun nes- L so astronomico

tra Venere e la primave-

ra ed as- sistiamo dunque

, .,Al \\ in que- sto caso

, ad un distacco d e l l a mi to lo- gia dalla

r e a l t à , cosa che

proseguirà fino ai nostri giorni nelle

pratiche astrologiche. Vale la pena invece ri-

cordare che, accanto ai miti ufficiali, nasce e permane la credenza ~ o ~ o l a r e che . .

Venere fosse composta h da due corpi separa- ti. Espero, stella della

sera e Lucifero, an- L nunciatore delle

l luci del mattino.

W

Due facce di un pianeta che ha nascosto a lungo il suo vero volto. Non bastò infatti il telescopio per svelare i suoi misteri, celati dietro una spessa ed abbagliante atmosfera che nulla lascia intravedere della superficie. Qualcuno, sull'onda della scoperta dei canali su Marte verso il 1870, propose che an- che su Venere (come doveva essere su Marte) esistessero degli abitanti evoluti. In fondo Venere è assai somigliante alla

cosi numerosi da rischiarare l'atmosfera. E sulla superficie tra massi martoriati dal vento e dalle eruzioni vulcaniche scor- rono fiumi di zolfo fuso. Per quanto possa lasciare sgo- menti, è questo il vero volto di Venere. È la bellezza unica della nostra Terra, dei suoi crepuscoli e dei suoi paesaggi che trasforma questo pianeta infernale in Espero dalle dita di rosa. E poi nella stella del mattino, dopo il transito dinanzi al sole de11'8 giugno.

Terra, solo un poco più picco- la, e coperta da una atmosfera nuvolosa ed anche un poco illuminata, tanto che la parte in ombra non appare mai del tutto oscura. Gruthuisen, nel 1840 propose che il chiarore osservato nella parte in ombra fosse dovuto alle luminarie dei Venusiani. Ma l'apparenza spesso ingan- na e ne fecero le spese le pri- me sonde Venera (sovietiche) e Mariner (americane) che ne- gli anni sessanta raggiunsero il pianeta. Poterono trasmettere immagini per pochi secondi, prima di essere distrutte dalle nubi di acido solforico che galleggiano in un'atmosfera di anidride carbonica. L'effetto serra riscalda il suolo a quasi 500 gradi, generando venti termici di oltre 1000 Kmlora che danno luogo a fulmini

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24 Psicosintesi i n. 1 A ~ r i l e 2004

l a rosa ( 4-1 JZi

«Buttate pure via morte di cui più profondamen- ogni opera in versi o in prosa. te scrive Paolo Ruffilli: Nessuno è mai riuscito a dire cos 'è, nella sua essenza, una rosa» «L(rccendersi e lo spegnersi

(per caso?) della vita, Rosa come infinito mistero, la traccia lummosa come cifra dell'inesprimibile: la scia che lascia così sembra suggerire que- dietro di sé sta breve poesia di Giorgio quello che è stato, Caproni. amato o non amato E non a torto. comunque conosciuto, Il fiore, e non soltanto la rosa, la gioia e il lutto: è per sua natura simbolo di precipitato, tutto, fugacità delle cose oltre che neloeco vaso di impenetrabilità e mistero: tra le braccia del buio. su un'iscrizione funeraria L'orma appassita, latina di una persona morta eppure intantonfionta prematuramente troviamo in- d~ ogni cosa. fatti queste parole «Rosa simil L'ombra e l'odore, floruit et statim periitn. neppure plu il colore, Eppure il fiore è anche simbolo i l pensiero pensato di somma bellezza, di nucleo della rosa. infuocato e allo stesso tempo lieve e soave da cui promana Rosa come suprema contrad- vita, oltre che morte. dizione, come espressione di

quell'angoscia che ci coglie uSQno giunte finalmente h? rose. al la consapevolezza che, Oh genblitd un giorno, più non saremo dell'amena pr~mavera! e perderemo, fatalmente, lo Il giorno ha mostrato splendore delle tante e tante te gemine appuntite dei ì7or1, altre rose che fioriranno non i l secondo, i bocciolt rigonfi più sotto i nostri occhi ancor a l h base con nodo più grande, avidi di vita: così ci indica 11 t e m gid le coFd/e; Rainer M. Rilke in pochi ver- i l q u a ~ o sole si scritti per la propria tomba completb il pieno sviluppo (lui che, si dice, morì di una d d &e. Mua~ono oggi, setticemia contratta per il se non k raccogli stamanen: spina

nelle parole di Floro troviamo ancora la dicotomia tra vita e

-

@Rosa, contraddizione pura, piacere d'essere i l sonno di nessuno sotto tante palpebmn

E, come Rilke, canta la fuga- cita delle cose anche Antonio Fogazzaro

.Ultima MM, aila luna tu ~uard i , niwa, morente, d b r a d! celesti amori Dici i l mistero alla luna perchb sei soave olente, percfrg sei splendida e muori. Attonita ode la luna, tace, t i mira dohte , o folle dama dei fiori. n

Il nesso inestricabile tra rosa, bellezza e mistero è ben sotto- lineato da un lirica di Rilke

«Non parlerò di te. Sei i'ineffabiii?, questa è la tua natura. Altri fiori adornano b tawia che grazie a te si trasfigura. Se t i si meite in un qualunque vaso, le cose appaiono mutate: saranno forse le stesse note, ma da un angelo cantate*

Per la sua forma il fiore è an- che un'immagine del .centro» e di conseguenza un'immagi- ne archetipica dell'anima. Ulteriore associazione è quella che si può stabilire col Sole: il carattere solare è più evidente nei fiori gialli e arancio, mentre l'affinità con la vita animale,

con il sangue e la passione si trova nei fiori rossi. Il fiore azzurro è il simbolo leg- gendario dell'impossibile, ma anche la probabile allusione a un «centro. come indicato anche dal Graal, mentre il fiore d'oro è un equivalente del fiore azzurro nella mistica cinese. Tra i fiori, abbiamo visto, la rosa è regina

visto k ma: c k i ~ u r a subiime d ' a r m i qui&amnt'e futura. L a sua perfpth2 sema iwiBia1 caic~aqa llì~sip&, cm&&! neUo splendeii. volteggio W suoi triS1i. Pd tutta J'sria fu racchiuse da una m ~ s t o s a pkmzza, e fu impssibile, @//a fine, i l gndol:

una regalità di cui è ben con- s~pevole Jorge Guilién. In epocg ellenistica le rose simboleggiavano il primo grado di iniziazione ai misteri di Iside, a sua volta simbolo della Grande Madre venerata nei culti primordiali. Nella ~ M e t a m o r f o s i n di Apuleio il protagonista, Lucio, trasformato in asino per aver ceduto alla magia, chiede alla dea Iside di restituirgli sem- bianze umane. La dea gli ap- pare in sogno e gli suggerisce come fare: dovra seguire una processione in suo onore, av- vicinarsi al sacerdote officiante

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Psicwintesi i n. 1 Aprile 2004 +!!i

e cibarsi delle rose di cui si sarà ornato. Cosi awiene e il protagonista ritorna in tal mo- do in sembianze umane. Per i greci la rosa fu l'attributo di Afrodite, la Grande Madre dai tanti nomi che apparve nell'isola di Citera, nata dalla schiuma del mare prodotta dai genitali di Urano scagliati in mare da Kronos. Da questa schiuma spuntò anche un ceppo spinoso sul quale gli dei stillarono nettare facendo fiorire rose bianche. Nel quadro di Botticelli la dea sorge dalle acque accompa- gnata da una pioggia di rose, celebrando lo hieros gamos, il sacro sposalizio fra Cielo e Terra. Un'immagine paga- na, questa, che ispirò alla cristianità l'amore infinito del Redentore per l'uomo e quello riconoscente dell'uomo verso il Salvatore. Pian piano gli attributi che ornavano le dee dell'antichità (dalle colombe alla conchiglia, dalla stella del mattino a quella della sera, dalla falce di luna alle spighe, fino alle rose) fu- rono trasposti a Maria Vergine, rosa contrapposta alla pecca- trice Eva-spina. A partire dal XII secolo co- minciò inoltre a diffondersi la recita del Rosario in onore della Rosa-Maria, ispirandosi a corone di fiori che erano l'ornamento usuale nelle feste profane e religiose, an- che se una leggenda narra che fu l'arcangelo Gabriele a intrecciare 150 rose celesti per realizzare tre corone per la Santa Vergine: una di rose bianco-argentee, una di rose rosse e una di rose rosate. La rosa simbolo della fioritura spirituale dell'uomo e della sua comunione con la Rosa- Cristo è anche attributo di molti santi. Maria Maddalena, penitente, avrebbe scolorito le rose ros-

se con le sue lacrime, rose ~L'anlma h armonia, da sola #&n B certo la pratotrita, che, diventate bianche, pre- m1 v~verepressoI 'ogg~ /a margherita o il giglio, sero il nome di ((rose della dlmure, il garofano o k v1011 Maddalenan; mentre Santa calsilenio d'una msa il fiore in CUI ho nposh Dorotea veniva condotta al che si schiu& sul ramo. il mio cuore. martirio venne schernita con la L'anima in d i s a r m i . , da sola Amo, fm tuffi, la rosa frase sposa di Cristo, manda- dere mafire in afmneo conratro. perché essa pmfa il nome mi delle mele o delle rose dal colsilenz~ d'una rosa d~ una che ii cuore m'!@ chiuso giardino del tuo sposon, cosa- che si sfoglia sul ramo* ad ogn, altro affetto. B

che la santa puntualmente fece, benché fosse febbraio, m re anto frequenti e impor- A lui rispondono, tra gli altri, allorché in punto di morte le tanti sono le identificazioni Matteo Maria Boiardo, apparve un bambino con del- della rosa con il giardino di le rose e delle mele; la beata Eros e la donna amata. <Rosa g&rtti!, Colomba di Rieti è raffigurata Cosi canta Jean-Antoine de che sopra a ~erdidumi con in capo una ghirlanda di Baif -. dai tanto onac al hto fienfo chi&& roselline, mentre Teresa del suffuse da Natum di tal astro bambin Gesù è detta la santa che nel tuo iampegiaf il mon& delle rose perché sollecitava ad offrire le rose dei sacrifici quotidiani al Signore; un roseto senza spine fiorì nel convento della Porziuncola ad Assisi e da ultimo numerosi miracoli riguardano varie sante (Rosa di Viterbo, Zita e Elisabetta d'Ungheria), benefattrici di poveri, malati o nemici che celano nel grembiule, nel mantello o nello scialle viveri e denaro e che, obbligate ad aprirlo da padri o mariti, ne fanno invece scaturire una cascata di splendide rose. La rosa si configura pertanto sempre più come simbolo di finalità, di perfezione, di rag- , t i giungimento assoluto e le sue identificazioni più frequenti, . che dipendono da questa accezione simbolica, sono pertanto quelle di centro mi- stico, di cuore, di paradiso di santi. Il destino umano e l'anima umana sono messi in connes- sione con il fiorire e sfiorire di

- . ; ;\ . '%T- rii ...$ ., . , $..: 1 I,; ,',T. ......&p!,&& . '.

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26 Psicosintesi i n. 1 Aorile 2004

tutti l i altri color san ombre e fumi che mostrerr) la terra on ha già mostro: tu sola sei splendor al secol nostro, che altrui ne la vista ardi, e me consumb.

Giovan Battista Marino

#Rosa riso d'amar, del ciel fattura, rosa del sangue mio fatta vermigiia, pregio del mondo e fregio di natura, de la terra e del sol vergine figlia, d'ogni ninfa e pastor delizia e cura, onor dell'odorifera famiglia, tu tien d'ogni beltà le palme prime sopra i l vulgo de' fior donna sublimea

e Dino Campana

#In un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché io non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo trovato delle rose Erano le sue rose erano le mie rose Questo viaggio chiamavamo amore Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose Che brillavano un momento al sole del mattino Le abbiamo sfiorite sotto 11 sole tra i rovi Le rose che non erano le nostre rose Le mie rose le sue rose^

Altri simbolismi derivano dal colore e dal numero dei petali della rosa. La rosa bianca e la rosa rossa sono spesso collegate ai signi- ficati che l'alchimia dà a questi due colori e sono in relazione coi due principi originari, sul- phur et mercurius. Nella simbologia cristiana le rose rosse simboleggiano le piaghe di Cristo, dove ogni goccia del sangue di Cristo è un petalo delle rose della sua passione. Le rose gialle erano le rose dei re magi che avevano portato in

u La verginella è simile alla rosa, ch'in bel giardin su la nativa spina mentre sola e sicura si riposa, n6 gregge né pastor se le avicina; I'aura soave e l'alba rugiadosa,

I l'acqua, la terra al suo favor s'inchina: gioveni vaghi e donne innamorate amano averne e seni e tempie ornate. Ma non sì tasto dal materno stelo rimossa viene e dal suo ceppo verde, che quando avea dagli uomini e dal cielo favor; grazia e bellezza, tutto perde. La vergine che 'i fio( di che pidzeh che de' begli occhi e de la vita aver de', lascia altrui corre, i l pfegio ch'avea inanti perde nel cor di tutti gli altri aman fb

Per quanto riguarda il numero dei petali la rosa a sette petali allude all'ordine settenario (sette direzioni dello spazio e sette gradi di perfezione), mentre quella a otto petali simboleggia la rigenerazione. La rosa nella sua forma roton- da richiama inoltre il mandala. Il cerchio, la forma rotonda, è a sua volta simbolo di per-

dono l'oro al bambin Gesù, le viatico offerto al spopolo di fezione nella maggior parte rosate quelle di Gesù bambi- Dio. nel suo cammino verso delle culture (nelle arti figu- no che così era apparso nella la Pasqua di resurrezione. rative dell'lndia e dell'estremo greppia, mentre la rosa blu è Le rose bianche sono invece oriente il cerchio, a 4 o 8 raggi, simbolo dell'impossibile, al dedicate alla Vergine Ma,ria, è lo schema usuale delle im- contrario della rosa d'oro che ((virgo purissima~, spesso magini religiose che servono è simbolo della realizzazione raffigurata in un roseto di per raggiungere I'illuminazio- assoluta. rose bianche, e a questo ne, mentre nell'arte cristiana Nel Medioevo la rosa d'oro proposito nel Medioevo solo in Europa alcuni degli esempi diventerà il simbolo del le vergini potevano adornarsi più splendenti sono costituiti Cristo: si ricorda infatti che con ghirlande di rose, come dai rosoni delle cattedrali) nel 1096, nella quarta do- attestano quesH vers~ di e sono raffjguxazjoni del sé menica di Quaresima, papa Ludovico Ariosto umano trasposte su un piano Urbano Il benedisse la prima cosmico. rosa d'oro. Un mandala cosmico, in for- Quella domenica corri- ma di risplendente rosa bian- spondeva simbolicamente ca, apparve a Dante in una all'esodo degli ebrei verso visione che il poeta descrisse Gerusalemme dopo la cattivi- nella Divina Commedia tà babilonese e la rosa poteva essere interpretata come il

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. 1 Aprile 2004 27

«In forma dunque di candida ros; mi si mostrava la milizia santa che nel suo sangue Cristo fece sposa; ma l'altra, che volando vede e canta la gloria di colui che la Innamora e la bontà che la fece cotanta, sì come schiera d'ape, che s'infiora una fiata e una si ritorna la dove suo labbro s'insapora, nel gran $ore discendeva che s'addorna

[- di tante foglie, e quindi risaliva là dove ?suo amor sempre soggiorna »

Questa rosa dei beati è I'im- magine del Paradiso e su di essa domina la Madonna, Rosa-Madre Vergine sulla Rosa-Figlio Salvatore. In senso allegorico la rosa dei beati è l'unione mistica dell'umanità nel corpo di Cristo, la chiesa, mentre in senso morale è l'uomo re- dento dall'amore spirituale che emana da Maria, mentre ancora in senso anagogico la rosa dell'empireo i? il fiore di Dio, simbolo della trinita. E sottolinea Angelus Silesius

a l a rosa che il tuo occhio esteriore qui wede, ofalibternità ha casì fiorito in Dio, senza perchg. La msa B senza perehd: , fiolsce perché fìuti$ce, non bada a se stessa, non chiede che la s i veda,

Una ulteriore interessante connessione è quella tra la croce e la rosa che costitui- sce, tra l'altro, il simbolo dei Rosacroce, ovvero una rosa a cinque petali posta al centro di una croce. Come curiosità facciamo no- tare che anche Martin Lutero usò come sigillo per i fronte- spizi dei suoi libri l'emblema di una rosa che aveva al centro un cuore dentro il quale era iscritta una croce. Riguardo il connubio tra

la simbologia della rosa e i movimenti massonico e ro- sacrociano ricordiamo alcuni versi di una poesia di J. W. Goethe:

.Chi ha unito le rose alla croce? Si allarga la corona, da destra per ogni lato e accompagna morbidamente il ruvido legno e lievi nuvole azzurro-argentee si librano si innalzano con rosa e croce e dal centro sgorga una santa vita tre raggi che penetrano in un unico punto ... »

La rosa è anche il simbolo della segretezza, che sotto il suo centro, apparentemente aperto e privo di segreti, s'an- nida. Simbolo del segreto er- metico e del segreto profano, giacché rose a cinque petali in un nimbo venivano scolpite nei confessionali e nelle deco- razioni delle sale riservate agli affari di stato. Così scriveva un monaco del convento di Tegernsee: .Quel che sotto b rosa si dice non si deve riferire. Verifa o invenzione tacite stiano sotto la m a x . Nei culti di Dioniso, inoltre, si era soliti coronarsi di rose poiché si credeva che queste avessero la virtù di calmare l'ebbrezza derivante dal vino ed aiutassero gli ubriachi a non rivelare i loro segreti. Da queste svariate usanze sareb- be derivata l'espressione a s ~ b rosa*. Un ulteriore riferimento sim- bolico è quello relativo alla rosa come parte intima della donna, e a questo proposito numerose sono le espressioni (entrare nelle rose, perdere la ghirlanda di rose, strappare la rosa) che alludono al rapporto amoroso. Così scriveva Crinagora di Mitilene

In sintonia con lo spirito psicosintetico proponiamo I 'Eser- c i z i o della r o s a che, come scritto da Roberto Assagioli, ha lo scopo di promuovere un processo di trasformazione interiore, di risanamento di vecchie ferite e di svelamento di nuovi orizzonti. Ne diamo qui la versione elaborata dallo stesso Roberto Assagioli in P r i n c i p i e M e t o d i d e l l a Ps icos in tes i T e r a p e u t i c a ~ (Astrolabio, Roma, pag. 177).

La rosa "Immaginiamo un boccio di rosa chiuso. Visualizziamo lo stelo, le foglie e, alla sommità dello stelo, il boc- cio. Questo appare verde perché i sepali sono chiusi; tutto al più in cima si vede apparire un punto rosa. Cerchiamo di visualizzarlo in modo vivido, mantenendo l'immagine al centro della coscienza ... Mentre lo os- serviamo, vediamo che poco a poco si inizia un lento movimento; i sepali cominciano a divaricarsi, a voltare le loro punte verso l'esterno, lasciando così scorgere i petali rosei, chiusi ... I sepali si divaricano sempre più ... si vede bene il boccio dei petali d i un bel rosa tenue ... Ora anche i petali cominciano ad allargarsi ... i l boccio continua ad aprirsi lentamente ... finché la rosa si rivela in tutta la sua bellezza, che ammiriamo con gioia. "A questo punto, cerchiamo d i sentire, inalando, il profumo della rosa, il profumo caratteristico ben noto ... tenue, dolce, gradevole ... lo odoriamo con piacere ... Anche il simbolismo del profumo è stato spesso usato nel linguaggio religioso e mistico (1"odo- re di santità), e così pure l'uso dei profumi nei r i t i (incenso, ecc.). "Poi visualizziamo tutta la pianta e immaginiamo la forza vitale che sale dalle radici fino al fiore produ- cendo questo sviluppo ... Restiamo in contemplazione reverente di questo miracolo della natura. "Ora, identifichiamoci con la rosa, o, più esattamente, 'introiettiamo' la rosa in noi ... Noi siamo, simbolica- mente, un fiore, una rosa; la stessa Vita che anima l'universo, che ha prodotto il miracolo della rosa, sta producendo in noi uno stesso, anzi maggiore, miracolo: lo sviluppo, l'apertura, l'irradiazione del nostro essere spirituale ... E noi possiamo cooperare coscientemente alla nostra fioritura interiore".

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Psicorintesi i n. 1 Aprile 2004

.Oh, se fossi una rosa porporina! Fra due seni starei, rosa fra rose*

e gli fa eco Poliziano

quando la rosa ogni sua foglia spande, quando è più bella, quando è più gradita, allora è buona a mettere in ghirlande, prima che sua bellezza sku;g,ra; sì che, fanciulle, mentre B più fiorita, coglian la bella rosa del giardinos

La rosa, del resto, appare sovente anche nelle fiabe e vogliamo giusto ricordare a titolo esemplificativo la fiaba che riteniamo maggiormente significativa a questo propo- sito, ovvero La be l l a e la bestia*, narrata da vari autori in vari modi. L'origine della trama della fia- ba è proprio una rosa, quella rosa che la protagonista femminile, per lo più chia- mata Bella, chiede in dono al padre che si appresta ad un lungo viaggio. Quella rosa che, splendidamente fiorita benché fosse inverno, viene rubata dal padre in un giardino apparen- temente abbandonato e che si I rivela subito fonte di dolore.ll mostro che abita il castello, irato, pretende di trattenere il padre, quindi, impietosita, lo lascia tornare a casa a patto che venga inviata al castello la figlia che aveva fatto la richiesta della rosa. Tra la fanciulla, felice per il possesso di una rosa che mai sfiorisce, e il mostro, nasce l'amicizia. Il mostro osa e chiede a Bella di sposarlo; la fanciulla rifiuta, poi chiede di poter tornare a casa a rivedere il padre. Il mostro, fiducioso, l'attende: il tempo concesso scade però inesorabilmente, il mostro agonizza e solo all'ultimo mo-

mento sarà salvato da Bell? che, tornata, cede all'amore. Una fiaba che simbolizz; il cammino interiore di chi superata l'esteriorità, sa ve dere nel profondo e contatta- re l'anima, che sta al di là del percepibile e che si mostra, nella sua purezza, proprio in forma di rosa.

della rosa, se non sottoscriv re quanto così limpidamen canta William C. Williams

e si rinnova per meuo del seme, naturalmente, ma dove fuorché in poesia non subirà alcuna diminuzione del suo splendore,?

Elogio della rosa

Enciclopedia dei simboli i - - , - .

Cattabiani, Ak -! . - " 3

y Mond

p inganesi, 2002

i ' n a a n e s i , 1980

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Psicosintesi i n. 1 Aprile 2004 E9

del diali-gu m

Enzo Llpunrl 1

L'anno scorso, durante il Congresso di Palermo, abbiamo voluto sottolineare come il dialogo sia lo spazio dell'anima. In parole più semplici, abbiamo messo a fuoco l'importanza della relazionalità dello spazio "tra", perché l'individualità di ogni essere possa manifestarsi. Il Sé è relazione (per dirla con Alberto Alberti): nell'essere umano è, infatti, intrinseca la mancanza, cioè il desiderio dell'altroJAltro. (Diallogo, sottolinea la parola, intesa come espressione e comunicazione, tanto che possiamo definirci come esseri di linguaggio (di comunicazione). Questa esigenzalcaratteristica profonda di espressione e co- municazione pub, nello svelarsi, assumere molte forme. Ed ecco, quindi, il tema del Convegno di quest'anno "Le forme del dialogo", ovvero, questa relazionalità che forma assume nel momento in cui si manifesta? Una forma è necessaria, così come è necessaria la persona- lità, poichè il Se (il soggetto che siamo) possa manifestarsi. La plasticità delle forme, owero la loro flessibilità, ed anche il loro apparire e sparire, il loro mutare, sono per analogia come i diversi aspetti di s6 (subpersonalità) nei diversi momenti e contesti della vita. L'uno si fa molteplice, così come il dialogo/relazionalità veste forme diverse nel pubblico e nel privato, tra due e tra molti, nell'intimità e nell'ufficialità, tra uomo e donna, nelle diverse età e nei diversi contesti,'nella propria interiorità e nell'estra- versione ... Dare (forma) corpo al dialogo riattiva la dialettica tra anima e corpo, non la loro contrapposizione (a volte), ma la loro unione: nel suo aspetto evocativo questo mi suggerisce, tra l'altro, la mobilità delle forme, la loro incessante "trasforma- zione", la danza di Shiva, il continuo (anche nostro) divenire e advenire. Il Convegno esplorerà proprio alcune forme del dialogo e mol- te altre potranno essere suggerite dai partecipanti. Saranno "incontri" che, nel loro aspetto creativo, potranno sollecitare apertura, sviluppi, superamento di ostacoli e forme obsolete affinch6 il Sé si manifesti attraverso ognuno di noi, oltre il conosciuto, per migliorare la nostra convivenza, portare bel- lezza al nostro quotidiano e amore al nostro Pianeta (forse A troppo?!). W

Last year, during the Congress in Palermo, we underiined that dialogue is the space of the soul. In other words, we focused on the importante of the relation- quality of the space "beiween" for the individualily of each peBon to express. Self is reletionship fin Alberlo Alberti's words): the feeling of lack, whkh is desire for the other/Other, is essential to human being. As expressed by the word itself, (Dia)logos in the sense of expmsion and communication, so much that we can define ourselves "Beings of speech" (of communicatian). This deep ned!characterisfic of expression and communication can take many forms in revealing itself Precise& this is the theme of this year's Congress: "The forms of dialogue': that is: what forms does this relation- quality fake when it appears? A form is necesa& as indiupensable is a personali& for the Self lthe subject that we are) to reveal itself The plastici& of these forms, their flexibili& and even their appearing and disappearing, their changing, are analogous to our different aspects (tke sub-personalities) in different moments and contexts d our life. The One becomes many; similar to dialogueirelationship that wears differenf forms in public and private life, beiween two or among many people, in intimacy or in oficial roles, between man and woman, in different ages and contexts, in our inwardness or extroversion.. . Giving fforml body to dialogue stimulates dialectics beiween soul and body, not their opposition (sometimes), but their union. In its evocative aspect, it suggests the mobiiily of forms, their endless "trans formation", Shiva 's dance, their (and out; too) continuous coming and becoming.. . The Congress will explore some forms of dialogue and ttie persons attending the convention could suggest many others. These "meetings", in theircreative aspect, will be able to promote openness, developments, overcoming of obsfacles and obsofete forms, so that Self will show itself through any of us, beyond known limits, to improve our living t~gekher, to bring beauty to our daily life and love to our Planet (is it too muchZ). W

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30 Psicosintesi i n. 1 Aprile 2004

La Psicoslrrtesf Ci piace immaginare che c'è sempre sulla porta un libro

vive e si sviluppa ad aspettarci, pronto a parlare con noi, ad essere ascoltato e

che da parecchi anni il centro di Psicosintesi di Padova propone fra le varie attività e iniziative rivolte ai soci e ai simpatizzanti. Ogni secondo mercoledl del mese viene presentato un libro che è interpretato e discusso in chiave psicosin-

tetica. I testi vengono scelti seguendo un filo conduttore, un itinerario da percorrere nel corso dell'anno per sottolinea- re il nostro essere in cammino con il cambiamento. I temi trattati sono sempre legati ad aspetti della psi- cosintesi: la volontà, i con- flitti, l'armonia e la felicità; quest'anno in particolare si è pensato d'approfondire l'argomento del Congresso "Dialogo spazio dell'anima" focalizzandoci sul rapporto tra parole e silenzio. L'appuntamento del secondo mercoledì del mese è cosl diventato una consuetudine per il nostro gruppo (di circa 12/15 persone): tutto som- mato abbastanza omogeneo pur con le diverse specificità individuali. Arriva sempre il momento di fare il punto sulle situazioni, così noi ci siamo interrogate e vogliamo condividere questa nostra esperienza. In questi tempi tumultuosi e confusi, è importante avere un punto di riferimento per non cadere in balia degli eventi casuali e degli umori destabilizzanti. La psicosintesi ci ha dato la strumentazione adeguata per orientarci verso una meta forse faticosa da raggiungere, ma sicuramente molto sod- disfacente: la conoscenza di

a dare nuovi stimoli. E' un'op- portunità da cogliere, una tramite il

modalità per dare vita al motto cuore pulsante assagioliano "Conosci, possie-

di, trasforma". Un'opportunità

rappresentato

dai Centrl.

ed è proprio a questi

e alle loro attività l

che sono

le pagine

dedicate,

che seguono.

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Psicosintesi m n. 1 Aprile 2004 31

I libri ci hanno dato spunti di riflessione, idee con cui

I confrontarci, ci hanno chia- mato ad assumere posizioni e a dare risposte alle nostre domande più profonde. 11 2002 ha visto come "pro- tagonista" la felicità spunto suggerito dalla lettura della rivista del Centro di Roma. Cargomento è stato sviluppato attraverso autori che l'hanno trattato da vari punti di vista (Seneca, Hillesum, Hesse, Blixen, Natoli, etc.). Ad ogni incontro, è come se il libro aprisse una finestra verso un orizzonte sempre più vasto, più alto e limpido verso una presa d'atto, di coscienza e di consapevolezza. La discussione è sempre animata e coinvolgente, e gli interventi spesso rumorosi e insistenti, possono essere considerati come la manife- stazione di subpersonalità che però alla fine tendono ad armonizzarsi. Abbiamo imparato a cono- scerci e a ri-conoscerci: C'è l'amica creativa, - quella introversa, - la studiosa, - la riflessiva, - il combattente- combattuto, - quella del ... sì, però, -quella che ... l'ha giA detto il

buddhismo, -quella che ... vogliarnoci tutti

bene! - quella che ... Ma alla fine dell'incontro guardiamo sempre la stella colorata di Assagioli. Quale dei raggi stasera ab- biamo sviluppato? Ognuno in cuor suo si chiede. E domani come sarò cambiata in ufficio, a scuola, con i figli, con il marito, con tutte le per- sone e le situazioni che ogni giorno mi mettono alla prova? Quale sintesi parziale ognuna di noi può fare per portare a

galla in modo più consapevole ciò che è già? Così continuiamo a incontrar- ci, a scoprire libri e autori che raccontandoci le loro vicende e i loro pensieri ci aiutano a precisare meglio i nostri con- torni, "perfezionare" noi stessi secondo il modello ideale che ciascuno ha dentro di sé. Conoscere e dialogare con questi autori in un corso a più voci rende la serata piacevole e a volte battagliera. Ed ecco che la diversità nella moltepli- cità richiede quella saggezza

In questo senso il gruppo si rivela di grande aiuto e I'in- contro mensile è un atteso appuntamento accanto alle altre attività del centro a cui cerchiamo sempre di essere presenti. All'infuori di questo, non ci sono tra noi particolari legami o dipendenze affettive. Siamo come compagni di viaggio liberi ed autonomi che, pur avendo la stessa meta, le stesse carte geografiche, gli stessi strumenti di navigazio-

ne, hanno però ritmi diversi, diverse modalità di approccio e di manifestazioni. Ci accomuna la gratitudine alla psicosintesi, che ci ha permesso di dare spazio alla nostra ricerca interiore e orien- tarla al Sé Transpersonale. Ci piace però sempre immagi- nare che ... W

che è indice del contatto con il centro di noi stessi. Alla fine di ogni ciclo di lettu- re dedichiamo una serata alla condivisione dell'esperienza: anche i piccoli cambiamenti sono importanti e vengono apprezzati come testimo- nianza del nostro processo di crescita, come un tentativo di impegno, come una conquista che, seppur piccola, diventa una tappa per un ulteriore cammino. I I

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E 3z Pstcosintesi n 1 A-- '- +

' '-& W r-

Leggere è spalancare

fineere sul mondo.

Contemplare I 7ne~tre mondi interiori ed

esplorare continenti

incontaminati. SUI monda Leggere è dipanare

quelle trame che chi

scrive ha intessuto.

Leggere è dialogare

con tutte le voci del

mondo.

Leggiamo insieme.

Il viaggio più lungo e più difficile che si possa compiere è quello che spinge a raggiungere quella meta che di tutte è la più vicina: noi stessi. E al termine del viaggio ci si accorge che avevamo già tutti gli elementi CRESCER^ necessari per sondare il segreto della vita, ma nessuno di essi aveva significato finchè lo percepivamo come TWI.I,I , un frammento a sé stante: non appena i vari elementi sono uniti in una sintesi, emerge una nuova realta, &'la PS~COI,,,,~,;

la cui natura ci era impossibile vedere esaminando separatamente i vari frammenti. Questi spunti, presi dal prezioso libro di Piero Ferrucci "Crescere", sono piccole pietruzze che ci permettono di non smarrire il cammino mentre procediamo alla ricerca della nostra identità, mentre ci interroghiamo sulle sfaccettature .... del nostro io, mentre lottiamo per raggiungere il nostro centro ed esprimere quelle qualità che maggiormente I .I,,.

W-.

sentiamo in sintonia con il nostro intimo. Un libro che è un fedele compagno di viaggio.

Auteri Laura, REGINE E CAVALIERI ALLO SPECCHIO - Caroc.

La ricerca di sé e la consapevolezza della propria vita interiore hanno radici lontane. I personaggi analiz- zati nel libro di Laura Auteri "Regine e cavalieri allo specchio" sono i protagonisti di poemi cavallereschi tedeschi del XII secolo: Gregorio, Parzival, Tristano e i personaggi dei Nibelunghi cercano di attenersi all'antico motto "Conosci te stesso". Ovvero riconosci la tua natura mortale e i tuoi limiti, riconosci che sei uomo tra gli uomini, owero impara a conoscere dentro di te la compassione. Le vicende narrate sono vicende di errori, drammi, amori e punizioni, sono vicende in cui I'autocoscienza appare poco a poco, spesso sollecitata da terribili eventi, e dove improwise rivelazioni permettono la comprensione degli eventi stessi. Crescere significa dunque acquisire conoscenza di sé e del mondo; una consapevolezza, questa, che fa scaturire anche compassione e che pertanto guarisce le ferite proprie e rende fratelli gli uomini.

- Hesse Herman, IL PELLEGRINAGGIO I N ORIENTE - Adelphi

Ad un certo momento ci troviamo in viaggio: forse non l'abbiamo deciso una volta per tutte, forse siamo ancora titubanti, forse non comprendiamo appieno il perché del nostro andare. Eppure, proprio come il protagonista di questo perfetto ed enigmatico romanzo di Hermann Hesse, "Il pellegrinaggio in Oriente", camminiamo verso una meta. Anche noi ci smarriremo, anche noi ci stancheremo, perderemo gli amici e magari anche noi stessi, addirittura negheremo di esserci mai messi in cammino. Eppure continueremo a camminare, a cercare altri luoghi, a intravedere nuove mete. Perch6 questo è un pellegrinaggio senza spazio e senza tempo, un pellegrinaggio nel cuore delllEssere.

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iuardare, capire. emozionarsi. interpretare la realtà. Un viaggio

mtusiasmante che ci permette di vedere. tramite l'attento e penetrante

'sguardo" dei film. qualche luminoso barbaglio dell'anima.

iuardiamo insieme.

I FRIMK'LA MUSICA POI LE PAROLE Regia di Fulvio Wetzl. Interpreti: Anna Bonaiuto, Andrej Chalimon, Jacques Perrin, Amanda Sandrelli, Barbara Enrichi, Gigio

V? Alberti - Italia, 1999 b" L u Una casale nella campagna tosc&na: all'intern~ g k un b~t@gi&$@pnni recluso in questo luogo dalla

nascita, da quando la madre l'ha a b b a n d o n ~ ~ l o ~ ~ ~ J ~ ~ I P ~ y c a z i o n e del padre. Doppio tragico errore. Il genitore è un uomo dalla mente disto@~@~d$~Ld$disperim~ntare sul figlio una bizzarra teoria del linguaggio. Così il bambino viene fatto creL"w isolato da tutti: il suo mondo ha gli stessi orizzonti

imale nato in cattività atenuto in una piccola gabbia; non 640 & privo di libertà ma parla uno o italiano. All'improwiso il padre muore e il piccolo si awentura, solo, al di fuori della sua "prigione" in un mondo a lui uto ed immenso. Accolto da una giovane donna verrà amato, capito @E$$@O ad i@grarsi. o film, commovente, uno di quei piccoli gioielli che, purtroppo% ~ ~ @ ~ @ @ i H ~ I l ' a n o n i m a t o , ma non per questo

Ilare.

3 LA STANZA DI CLOE I Regia di Rolf De Heer.

O'Leag Paul Blackwell - Australia, 1997

' d Un tiio-ndo difantada, fattodi sogni, ricordi, di incubi

immersi in uno sfondo rosso e blu; un po' come il pesciolino del suo acquario. Un mondo magico costruito per difendersi dalla dura realtà che la piccola Cloe non vuole e non riesce ad accettare, quella dei suoi enitori che si stanno separando. Cloe tenta di tutto perché questo non accada fino a rifiutarsi di parlare. Proverà, attraverso i suoi disegni, a far capire il suo disagio e quello che vorrebbe dai suoi genitori. Il finale vede Cloe lasciare la sua stanza per andare a vivere con la madre in campagna, finalmente all'aria aperta e con aperta la porta della speranza di una serenità familiare.

Regia di Charlie Chaplin. Interpreti: Charlie Chaplin, Jack,ie Coogan, Edna Purviance - USA, 1921

La forza dell'amore paterno raggiunge uno dei suoi massimi emozionali in questo piccolo grande film del cinema muto. Charlie Chaplin riesce in niodo magistrale, con la sua "semplice" magia, a raccontare le vicende di un trovatello e del suo padre adottivo. I due, attraverso una serie di tragicomiche avventure, riescono a sbarcare il lunario e a rimanere uniti nonostante i tentativi delle autorità di portare il piccolo in orfanotrofio. Commovente il finale dove il bimbo, oramai cresciuto, ritrova la madre che l'aveva ab-

bandonato quando era ancora in fasce. In questo capolavoro della cinematografia possiamo ammirare il grandissimo talento di Chaplin che viene espresso non solo con le sue doti interpretative ma che spazia in più campi: regia, sceneggiatura e

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Enzo Uguorl (

Devo dire 'che la parola "rin- novamento" non mi piace, mi sembra paradossalmente qualcosa di vecchio (il nuovo per antonomasia non può es- sere preconosciuto, altrimenti è il ripetersi del vecchio). Che fondamenti ha il nuovo nella psicosintesi? E quali risonanze nella psiche indi- viduale? Che utilità può avere un articolo su tale argomen- to? La sua utilità penso stia nel dialogo con il lettore e nell'arricchimento delle men- ti, perché ognuno vi contri- buisce con la sua capacità di pensare, immaginare, sentire . .. e auspicabilmente con il proprio senso critico. Nella psicosintesi il nuovo trova il suo fondamento nel Sé, come fonte e origine. nel Sé inteso come radice del senso dlidentitA che fa si'che qualunque definizione di noi stessi possiamo o possono darci è sempre parziale, non necessariamente giusta o sbagliata, ma insufficiente, perch6 è sempre (?!l pos- sibile rinnovareltrasforrnare la personalita, cioè i nostri modi espressivi (modi di pensare, di ;mrnaginare, sentire, agire . . . h C'è un assunto nella psico- sintesi, a volte esplicito, il più delle volte implicito: noi possiamo solo cambiare1 trasformare noi stessi. Spesso

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ci piacerebbe dimenticarlo, attribuendo ad altri questa responsabilità (o colpa), di- ventando così dipendenti e impotenti. Il nuovo, un io nuovo (io in

I senso improprio - come per- L

sonalità nuova) è allo stesso tempo orizzonte di speranza e paura del cambiamento. Il Sé non da sicurezza, apre allo sconosciuto (al nuovo), ad altro (l'altro) da sé. Il nuovo appare desiderabile e temibile. Intervengono difese più o meno elaborate secon- do l'attivazione di questa o quella parte della psiche. Una delle più comuni è la trasformazione della psico- sintesi in concezione filosofi- ca-religiosa, dove tutto è già detto, definito, conosciuto e si tratta solo di mettere in pra- tica, applicare, attivando la volontà. Aderire ad un filone di pensiero non è sbagliato se corrisponde al nostro cammi- no e non ci pone al di sopra di altri che seguono cammini

Uno degli effetti di esperienze transpersonali (che vanno oltre i limiti della mia persona com'è ora) è il senso d'infinito e10 anche il desiderio d'infini- to. E "Infinito" è uno dei nomi di Dio nell'ebraismo (En Sof) e vuol dire senza fine! ma anche senza confini. In realtà è un modo di dire che è inco- noscibile, trascendente per la mente umana. L'esperienza del Sé è sempre un oltre, un altro. Richiede apertura, accoglienza, per poter mani- festarsi, così come il neonato richiede giA prima di nascere (apparire) un ambiente bio- psichico che lo accolga e ne permetta lo sviluppo. Questa apertura, questa accoglienza, sono stati della

una disposizione dinamica perché ha bisogno di essere stimolata, nutrita, per non cadere nell'abitudine, nella predisposizione, nel pregiudi- zio. t viva e in questo senso essa può essere indicata, ma non definita (ancora una volta i confini - necessari ma fles- sibili come indica il tratteggio dell'ovoide). La disposizione al nuovo, inteso come apertura al cambiamento, all'altro ... si acquista, si conquista nella relazione, nelle relazioni. Si diventa fobici del nuovo fin da piccolissimi: pensate al bambino attaccato alle gonne della mamma che non osa esplorare l'ambiente, pensate ai richiami ansiosi e proibenti degli adulti verso i desideri esplorativi, sperimentativi e conoscitivi del bambino.

Il nuovo è anche crescita, è l'apparire, il manifestarsi di nuovi aspetti di sé (e degli altri) secondo i tempi, le etA, le circostanze . . . . E anche qui l'accoglienza è preliminare, viene prima della scelta (selezione). Far nascere il nuovo e acco- glierlo è rappresentato anche dalle tradizioni di fine anno: nel cristianesimo simboleg- giato dalla nascita del bambi- no, nelle diverse tradizioni dai riti del sole nascente. Nella ' psicosintesi applicata il favorire la disposizione al nuovo (come desiderio e speranza, apertura e non paura) è dato per noi dalle piccole esperienze di volontà sapiente: sperimentare gesti nuovi, atteggiamenti nuovi (es. cambiare strada, saluta- re là dove non lo facevamo,

idem per sorridere, dire "no" se non osiamo mai dirlo, dire sì ... ). L'atteggiamento verso il nuo- vo (che non vuol dire buttare via il vecchio) si costruisce nelle relazioni, a contatto con l'esempio, a contatto con chi è disposto a conoscerci oltre il conosciuto (le immagini di sé) e conoscere I'altroIAltro in noi (ma anche noi possiamo farlo). Il nuovo e la relazione sono entrambi connessi al Sé, se abbiamo timore possiamo pensare il cambiamento "graduale", ma seguire la via del Sé significa esporsi al cambiamento (radicale) ... "Lascia tutto e seguimi". Concludo con queste righe scritte sul muro della Casa dei Bambini di Calcutta fon- data da Madre Teresa. (*)

L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico Non importa amalo

Se fai bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici Non importa fai il bene

Se realizzi i tuoi obiettivi troverai falsi amici e veri nemici Non importa realizzali

L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabili Non importa sii franco ed onesto

Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo Non importa costruisci

Se aiuti la gente, la gente se ne risentirà Non importa aiutala

Dà il meglio di te e ti prenderanno a calci Non importa dà il meglio di te.

* Ringrazio la socia di Bolzano che ha riportato nella sua tesina questo prezioso scritto.

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Spazi per la cosdmiza l

Spaces far consclehce Le forme del d~alogo The forms of dialogue

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ISTITUTO DI PSICOSINTESI Fondatore Roberto Assagioli Via San Dornenico, 16 - 501 33 Firenze - Tel. 0551578026 - Fax 0551570499 Sito internet: www.psicosintesi.it - E-mail: [email protected] - [email protected]

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- :: , . l- SCUOLA DI CONDUZIOFIE DI GRUPPO: 1 ':E CQUNSELING

,A ,t

.- reparazione degli psicosintetisti - .

$q;-,' . I . r ' ':ounseling e conduzione di gruppo. Si rivolge a chi - possedendo -. ' * - .. 5 % - eapacità di relazionarsi positivamente con gli altri, pbnz ia~ i t à di ,++';t; -% i - . :.;i;: $+<:!& 7 - _ l

~ogliere ed utilizzare le dinamiche psichiche in se stesso negli altri, ; . , q + ~ ; q a - ~ , b +-><>W

Tenso di responsabilità e disponibilità a facilitare i proce di crescita ( --*++L -5 .. 5- 1, "un gruppo, adeguata preparazione culturale - è in grado di sviluppar

'le capacità umane ed acquisire le competenze tecniche per svolgere i compiti di counselor e conduttore di gruppo. - -

:aminrlri e settimane residenzw, attività di ': "sicosintesi ir

*-M- m Iro psicolog

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