PSICOSINTESI n. 20 - Ottobre 2013

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    SIN

    TE

    SI

    ISTITUTOD

    I

    PSICOSINTESI

    DIR.ASSAGIOLI

    ANNOXXVIII

    OTTOB

    RE2013N20

    IN QUESTO NUMERO

    I CONFLITTI PSICHICI

    IL PROBLEMI NON SI RISOLVONO, SI DIMENTICANO

    MEDITAZIONE PER LA CRESCITADELLA PSICOSINTESI NEL MONDO

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    Inne luomo, riconoscendo in ogni cosa e in ogni creatura la presenza del Divino,

    impara a rispettare ogni aspetto della materia, anche il pi rude e grossolano,

    e ogni sua manifestazione, anche la pi paurosa e apparentemente ostile alla natura,

    e a sentire un intimo senso di fratellanza per tutti gli esseri viventi.

    Finally the man, recognizing in every thing and every creature the presence

    of the Divine, learns to respect every aspect of the matter, even the most rude

    and crude, and all its manifestations, even the most timid and seemingly hostile to nature,

    and to feel an intimate sense of brotherhood for all living beings.

    Roberto Assagioli nel suo giardino - Firenze 1973

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    Cari lettori e care lettrici

    Attraverso queste righe ho il piacere di

    ricordarvi che lattuale staff redazionale della

    nostra rivista si riunito per la prima volta

    ben dieci anni fa e con trepidazione ha iniziato

    la bella avventura di incontrarvi leggendo gli

    articoli proposti, interagendo attraverso levostre lettere, leggendo i libri da voi favoriti,

    interpellando i traduttori, vedendo i lm

    segnalati sempre cercando di non perdere di

    vista lobiettivo del dialogo e dello scambio.

    Voglio menzionare coloro che ci hanno aiutato

    con entusiasmo, con spirito di servizio, senza

    alcun ritorno economico, ma solo per essere

    vicini a tutti coloro che sono in sintonia con la

    Psicosintesi o che desiderino trovare un percorso

    evolutivo.Sono importanti. Ci hanno supportato con il loro

    tempo, la loro pazienza, la loro professionalit,

    la loro comprensione e la loro creativit:

    Lucia Albanesi, Ketia Alexandre, Daniela

    Amara, Andrea Ballabio, Fiorenzo Ballabio,

    Ezio Andretti, Rossana Appolloni, Associazione

    Dhyana, Carla Badas, Massimo Baratelli,

    Kylie Bartolini Drew, Lucia Bassignana,

    Claudio Belloni, Ewa Bialek, Claudio Bianchi,

    Serenella Bischi, Andrea Bocconi, AndreaBonacchi, Piermaria Bonacina, Maria Borelli

    Merla, Luigi Bozzini, Kirsten Caruso Lonegren,

    Achille Cattaneo, Sara Catt, Patrizio Chicco,

    Mara Chinatti, Patrizia Cipolla, Francesca

    Cipriani, Anna Condemi, Vito DAmbrosio,

    Wall De Coi, Daniele De Paolis, Chiara Del

    Nero, Ina Di Bella, Luciana Di Marco, Daniela

    Ducci, Marina Ermoli,William Esposito, Flavio

    Facchini, Faccini Mariuccia,Lynne Fairclough,

    EDITORIALE

    Carla Fani, Karen Fantoni, Nives Favaro,

    Cinzia A.M. Ferro, David Alastair Findlay,

    Margherita Fiore, Marisa Fiorini, Liliane

    Fischer, Davide Fuzzi, Alberto Gabba, Annalisa

    Gemma Gasperi, Giuliana Gastone, Gherardo

    Giorni, Silvia Gozzi, Gruppo Alle fonti della

    Psicosintesi, Sergio Guarino, Stefano Guarino,Sabine Ibba, Barbara Krygier, Mariella Lancia,

    Vincenzo Liguori, Caterine Ann Lombard,

    Paola Lualdi, Mike Malagreca, Lina Malore,

    Christine Mallouk, Gisella Mamone, Anna

    Manfredi, Laura Maninchedda, Paola Marinelli,

    Piero Marovelli, Maria Teresa Marraffa,

    Maria Rosa Mazzolini, Argia Mazzonetto,

    Francesca Mazzotti, Stefania Meni, Stefania

    Meri, Phoebe Miranda, Marco Montanari,

    Claudio Monteverdi, Elena Morbidelli, VirgilioNiccolai, Ivan Ordiner, Damiano Pagani, Will

    Partt, Fiorella Pasini, Rossella Passavanti,

    Stefano Pelli, Giuliana Pellizzoni, Maria Teresa

    Pietrobono, Lucilla Porro, Tania Pulcini, Luce

    Ramorino, Donatella Randazzo, Renzo Rossin,

    Gaetano Russo, Rozemarjin Rustighini, Carolina

    Salici, Claudio Scala, Aldo Scarpulla, Claudia

    Schonfelder, Rosellina Scrofani, Domenico

    Sgobba, Elena Stevenato, Milena Spasova,

    Giuseppe Toller, Laura Tortorelli, PinucciaTregua, Silvia Trolli, Valeria Uga, Paolo Valisa,

    Silvio Valisa, Giuseppina Vallini, Giorgio

    Vanetti, Elena Vergani, Diana Verzicco, Vittorio

    Viglienghi, Serena Zaldini.

    A tutti loro e a voi lettori e lettrici un grande

    grazie per questi dieci anni con un particolare

    ringraziamento a Roberto Assagioli,

    protagonista del nostro stare insieme.

    Patrizia Bonacina

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    I CONFLITTIPSICHICINellinconscio si formano via via, in seguito alle espe-rienze della vita, i cosiddetti complessi ideo-affettiviche sono paragonabili ad accumulatori elettrici. Le ideee le immagini corrispondono allaccumulatore stesso, elenergia psichica formata di emozioni, sentimenti, im-pulsi e desideri che animano quelle idee, corrisponde al-la carica elettrica accumulata. Non di rado, la carica

    acquista unintensit fortissima e pericolosa e mentrepotrebbe essere preziosa se convenientemente utilizzata,quando invece non lo pu produrre scariche distruttivee pericolosi cortocircuiti.

    Tali complessi ideo-affettivi sono spesso, del tutto oin gran parte, inconsci; ne ignoriamo lesistenza in noi,e perci ne subiamo ciecamente linusso, non sappia-mo modicarli e impedire i danni che arrecano. Se cirendiamo conto che da essi deriva la pi gran parte deinostri dolori, delle nostre debolezze, dei nostri errori- insomma della nostra felicit e, per riesso, di quel-

    la altrui - apparir evidente quanto ci debba premeredi scandagliare il nostro inconscio e di conoscere queicomplessi.

    In questa e nelle successive lezioni comunicheremo irisultati delle indagini che hanno prodotto simili esplo-razioni; risultati che costituiscono una direttiva e unaguida preziosa per chi voglia fare a sua volta unindagi-ne simile, o voglia aiutare altri a farla.Da quelle esplorazioni risulta che la formazione deicomplessi pi importanti, pi pericolosi e nocivi

    leffetto di una serie di conitti, di lotte, che si svolgo-no in noi e di cui spesso ignoriamo il vero signicato, laprofondit e la portata. Tali conitti si dividono in duegruppi fondamentali:

    Conitti fra gli elementi che compongono la nostrapsiche e la realt, il mondo esterno, gli altri esseri.

    Conitti endopsichici, ossia conitti che si svolgononellinterno della nostra psiche, fra gli elementicontrastanti che la compongono.

    Cominciamo a studiare i primi.Il primo urto fra lessere umano e la realt esterna si

    produce al momento della nascita. La prima impressio-ne psichica del neonato penosa: il senso di freddo, les-sere toccato, gli procurano sensazioni dolorose alle qualireagisce col vagire. Poi sorgono via via altre sensazio-ni penose: lo stimolo della fame, il sentirsi bagnato o inposizione scomoda, le prime paure, i primi desideri, diessere tenuto in braccio e di essere cullato, ecc. Cos a

    poco a poco il piccolo essere scopre la sua dipendenzadal mondo esterno, da altri esseri.Ma poi egli scopre unaltra cosa molto interessante perlui, e che avr grande importanza anche per il seguitodella sua vita psichica: scopre che piangendo ottiene le-liminazione di ci che lo disturba e il raggiungimento dici che desidera. Col piangere, col gridare, egli esercitaun potere sul mondo esterno, su quel mondo misteriosoabitato da grandi esseri che lo attorniano. La sua stessadebolezza, la sua impotenza personale, laffetto, la pietche ispira, sono la sua potenza, la sua arma per risolverei conitti col mondo esterno.

    Via via che il bambino cresce, incominciano a risve-gliarsi in lui dei poteri attivi; egli incomincia a sapersimuovere da s, impara a parlare, ad avere una certa au-tonomia; egli incomincia poi ad acquisire una prima ru-dimentale coscienza di s. Questa primitiva coscienza dis ha un carattere fondamentalmente egocentrico, e, perusare le espressioni del Freud, auto-critico e narcisisti-co. Il piccolo essere tutto volto allappagamento deipropri bisogni, ad accentrare e ad asservire gli altri e ilmondo esterno.Egli vive in s e per s.

    Ma ben presto si accorge che il mondo esterno non sempre al suo servizio, che gli altri esseri non gli obbe-discono sempre, e che larma del pianto e del grido spes-so fallisce. Questo il primo conitto pi coscientecol mondo esterno, conitto che pu avere vari svi-luppi e continuare, con varie vicende, per tutta la vi -ta.E qui gli adulti devono stare ben attenti, perch erroridi contegno e di educazione possono avere conseguenzeincalcolabili. Prendiamo un caso tipico: il ragazzo vizia-to da una madre debole che, per sentimentalismo o pernon essere disturbata, lo accontenta sempre.Ci alimenta il suo egocentrismo, il senso della sua im-portanza e imprime profondamente nella sua psiche laconvinzione di avere il diritto di essere accontentato, e

    ARCHIVIOA

    SSAGIOLI

    FIRENZ

    E

    Appunti non svolti - 1928

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    che con larma del pianto e del capriccio pu otteneretutto quello che vuole.

    Tale atteggiamento pu radicarsi e durare per tutta lavita. latteggiamento fondamentale di voler adattarea s la realt esterna e gli altri, invece di adeguarsi adessi.

    Questo proprio il problema, il conitto che si presentaa ciascuno di noi, e dalla cui soluzione dipende, in granparte, il benessere e linfelicit nostra. Per risolverlo oc-corre un giusto riconoscimento della realt esterna e del-le sue esigenze, e quello della realt degli altri esseri edei loro diritti, simili ai nostri. Ci implica la rinunciaallegocentrismo, il dominio dei propri impulsi e desi-deri, e tutta una serie di accettazioni e auto-limitazioni.Tale adeguamento favorito da: Il timore di reazioni, di punizioni, da parte degli altri

    e della vita.

    Una sana estroversione, linteresse per il mondoesterno, il risveglio delle tendenze attive e ludiche, ilpiacere del gioco, di superare difcolt, di lottare.

    Il risveglio dellaffettivit, dei sentimenti digratitudine e di ammirazione. Il riconoscimento chelaffetto attira affetto, che lamore e la bont sonoarmi pi potenti del pianto e del capriccio.

    Per in molti casi lo stabilirsi di un giusto e armonicorapporto con gli altri e con la realt non si verica, osi verica solo in modo parziale. Le cause di ci sono

    svariate: Ipersensibilit nervosa e psichica, che moltiplicalintensit delle impressioni.

    Paura eccessiva, che pu produrre vere fobie. Decienza delle tendenze attive, ludiche,

    dellinteresse per il mondo esterno. Impressioni dolorose molto forti prodotte da malattie

    penose, trattamenti brutali o troppo severi, ecc. Decienza di affettivit, di amore. Egocentrismo eccessivo.

    Allora i conitti perdurano, si acuiscono e si complica-no. Gli esiti principali di questi conitti sono:

    Rifugio nella malattia come difesa e come compenso:essa attira lattenzione, laffetto, la piet altrui. Piaceremorboso della commiserazione altrui. Ci spiega moltidisturbi neuropsichici. Si badi bene che questo un pro-cesso inconscio, che va spesso contro i desideri della co-scienza di veglia.

    Rifugio in un mondo fantastico: i sognatori. Paura divivere e di soffrire. Superamenti parziali di questi at-teggiamenti, e regressione ad essi nellacuirsi del con-itto con la realt.

    Atteggiamenti di ribellione attivi verso la vita e gli uo-mini. Risentimento contro la vita e contro Dio (fortissi-mo in molti). Non accettazione della sofferenza. Criticadella vita (se avessi fatto io il mondo!). Pessimismo- Costruzioni losoche - Leopardi, Schopenhauer. Ac-cettazione supina delluomo normale. Destreggiarsi, ti-rare a campare.

    Conitto con la vita su base ideale. Non ribellione egoi-stica, ma superamento della vita ordinaria. Potere inte-riore di modicarla. Utilizzazione dellimmaginazione.Inventori. Idealisti attivi. Riformatori. Artisti. Aposto-li. Utilit del conitto come elemento dinamico. Spintaa creare una vita pi alta, pi bella, a spiritualizzare ilmondo, la realt ordinaria.

    ALTRI CONFLITTI CON LA REALT ESTERNA.

    Per completare lesame del problema, dobbiamo ac-cennare ad alcuni speciali tipi di conitti con la realtesterna, con le circostanze, che si tramutano spesso inconitti interiori. Essi meritano speciale considerazione,perch sono conitti assai frequenti e dolorosi, che co-stituiscono non di rado le esperienze pi gravi e decisivedi unesistenza.Il primo di tali conitti si produce per la perdita di unapersona particolarmente e profondamente amata.In tali casi si realizza, forse come non mai, quanto saldie tenaci siano i vincoli che legano tra di loro due esseriumani, quanto appassionati siano gli attaccamenti affet-tivi, quanto intime siano le identicazioni psichiche, talida giungere a vere fusioni di anime.

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    Galassia Sombrero - M104

    A chi resta privato della persona amata sembra che glisia stato strappato qualcosa di vitale, una parte di sstesso, la ragione della vita.

    In un primo periodo la crisi, la tempesta emotiva spes-so cos violenta che n la persona stessa n gli altri pos-sono acquietarla. il momento pi grave e pericoloso.

    Alcuni, che non hanno risorse interiori capaci di argina-re la umana, che non possiedono altri affetti, altri at-taccamenti forti capaci di trattenerli, vengono travolti epossono arrivare al suicidio o allo squilibrio mentale.Per fortuna tali eventi estremi sono relativamente rari, masono molti i casi in cui si arriva ad una grave depressione,a seri disturbi nervosi e psichici, ad aspre ribellioni

    ed inasprimenti morbosi, e ad accasciamenti e apatiemalsane.

    Simili sono le reazioni ai conitti che insorgono nei casiin cui la persona amata non tolta dalla morte ma nonricambia la passione che ha ispirato, oppure si stacca vo-lontariamente e si dimostra indegna. Sono le cosiddet-

    te delusioni damore che spesso vengono consideratetroppo leggermente. facile fare dello spirito su creatu-re che sono spesso anime primitive, elementari, accecatedalla loro passione; ma sono poi tanto superiori ad essecoloro che ne sorridono, solo perch il loro animo arido,superciale e cinico, il loro povero ed egoistico equili-brio li mette al sicuro da quelle tempeste?

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    Come ho accennato altre volte, limportanza, la gravitdi un evento, lintensit di una sofferenza sono tutte sog-gettive, e vanno valutate in rapporto allo sviluppo e allerisorse di chi vive quellesperienza. Per un bambino,un dolore, un conitto che a noi sembra piccolo e fan-ciullesco, una cosa seria che pu sconvolgerlo e far-lo ammalare; cos per le anime bambine, tutte prese e

    dominate dalla loro passione, prive di una visione larga,di una volont salda, le delusioni amorose sono veretragedie. La sofferenza intensa genuina, anche se do-vuta a cecit e a debolezza, e deve venire sempre con-siderata con rispetto e con illuminata piet. Le passionisono state giustamente chiamate malattie dellanimo -e chi malato e deve essere curato.

    Sarebbe bene che soprattutto gli uomini, che sono trat-ti dallincoscienza e dal cinismo prevalenti a prenderealla leggera queste cose e a scherzare con questi fuo-chi di passione, si rendessero conto delle gravi conse-

    guenze che quel loro contegno determina, delle rovinemorali che produce, e che ricordassero pi spesso chequel fuoco pu investire e bruciare pure loro. In similicasi avviene non di rado una trasformazione dellenergiaemotiva, analoga al cambiamento di polarit. Lamorediventa odio e pu portare ad atti distruttivi, non pi co-me nei casi sopra accennati, contro s stessi, ma controla persona che ha suscitato la passione.

    Qual latteggiamento da prendere, quale la cura difronte a questi dolorosi conitti? In questi casi, come in

    tutti, la cura migliore e pi efcace quella preventiva.Occorrerebbe tutta una nuova visione: istituire unedu-cazione e una disciplina del sentimento e dellaffettivit.Qui necessario sondare risolutamente il proprio animo,fare unanalisi coraggiosa, senza falsi sentimentalismi, eindagare la vera natura e le radici inconscie degli affettie degli attaccamenti.

    Occorre riconoscere che laffetto, lamore nelle suemanifestazioni pi varie: materno, paterno, liale econiugale, certo una bella cosa, alta, degna di rispettoe di ammirazione, fonte di innumerevoli sacrici.

    Ma che spesso pu avere aspetti meno alti, eccessivi e

    dannosi; che esso richiede di venir illuminato, dominato,diretto e controbilanciato da altri aspetti non meno es-senziali della vita.Un affetto troppo appassionato, trepido, esclusivo, unaffetto cieco, che assorbe tutta la vita non cosa buonan per chi lo prova n per chi ne loggetto, che ne vie-ne limitato, viziato e oppresso. Una serena e spassionata

    analisi mostra quanto vi sia di egoistico in un affetto dital genere, quanto spesso si ami se stessi nella personaamata e quale pericolo vi sia di creare un egoismo a due.E poi in generale le idee, i sentimenti e le attivit, perquanto giusti e buoni, che tendono ad assorbire in modoesclusivo un essere umano, risultano dannosi. Luomo in essenza, e deve divenire in pratica, pi vasto di ogniparticolare elemento che vi in lui. Egli in essenza, edeve diventare, il padrone e non lo schiavo dei proprimoti interiori.Si badi bene che non si tratta di amare meno, ma di ama-re meglio; di amare in modo illuminato, in modo pi

    saggio e nobile. un dovere verso la persona amata, unatto di pi alto amore, il dirigere il proprio sentimento inmodo beneco per entrambi, il farne qualcosa di pi lar-go, di fecondo e vivicante, anzich lasciarsi travolgereda esso in modo passivo, rendendolo ristretto, torbido eopprimente. Per attuare tale disciplina, tale elevazionee puricazione dellaffettivit, giova, oltre che lanalisisuaccennata, anche uno sviluppo armonioso delle variefacolt interiori, e soprattutto una concezione spiritua-le della vita. Occorre abituarsi a non restare sempre im-mersi nella propria personalit, neppure nei propri affetti

    migliori, ma ad elevare spesso la mente a una conside-razione vasta e impersonale del mondo; sentire lam-pia vita che permea luniverso, sentirsi una particella diquella vita, avviata, con innumerevoli altre, verso unameta gloriosa. Ognuno pu farlo, secondo le sue conce-zioni e preferenze.Limportante, dal punto di vista edu-cativo e curativo, di farlo in qualche modo, di elevarsialla sfera del supercosciente, di prendere contatto vitalecon la pi vasta realt che ci attornia, ci permea, ci tra-scende E buon per noi se questo contatto susciter innoi un moto profondo di ammirazione, di adesione e diamore. Questamore vasto e impersonale, e pur vivo efervido, illuminer tutti gli altri nostri amori particola-ri, li inquadrer in uno sfondo pi ampio. Allora, se la

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    sventura ci colpisce, se una persona cara ci tolta, seun nostro affetto non apprezzato, o ricambiato, se unapersona cara, ma indegna, ci lascia, avremo la prepara-zione, la forza e la luce necessarie per non essere travol-ti; ma, pur soffrendo intensamente, saremo pi grandidella nostra sofferenza e potremo anzi trarre da essa oc-casione di nuova elevazione interiore.

    Anche quando manchi tale preparazione, il conitto in-teriore suscitato da una sventura pu essere incentivo dielevazione. Passato il primo periodo di tempesta e tu-multo, acquietata la ribellione istintiva violenta, supera-te le fasi pi oscure dellaccasciamento, lanima cercauna nuova ragione di vivere, e mentre non la trova nel-la vita, negli interessi ordinari che sono divenuti per leifreddi e incolori, di cui vede tutta la relativit e la me-schinit, attratta potentemente verso il mistero in cuisi dileguata la persona cara, sente talvolta come un ri-chiamo, un legame damore che lattira in alto. E cos,

    lentamente o rapidamente, si apre a una vita pi alta ericeve barlumi e illuminazioni che la confortano, la su-scitano, la trasformano. Sono frequenti, belli e consolan-ti questi risvegli spirituali, queste oriture sulle macerie,prodotte dalla tempesta

    Per il conitto pu essere reso meno aspro, il travagliomeno tormentoso, e la soluzione meno combattuta, pirapida e armonica, da una conveniente preparazione in-teriore. Questo riconoscimento dovrebbe costituire, amio parere, un nuovo e pi forte incentivo allo studio

    e al possesso di noi stessi, allopera di disciplinamen-to, armonizzazione e suscitamento delle nostre energieinteriori.

    conosci te stesso

    possiedi te stesso

    trasforma te stesso

    CONFLITTI INTRAPSICHICI (interiori)

    Parleremo ora delle lotte che si svolgono entro lindivi-duo, dei conitti intrapsichici, o interiori. Entro di noivi un continuo urtarsi e cozzare di vari elementi, dellevarie tendenze presenti in noi, di elementi eterogenei e

    contraddittori che, tutti, vogliono vivere, affermarsi edesprimersi. I conitti sono dunque innumerevoli e sva-riati, ed quasi impossibile enumerarli tutti.Esaminiamone i tipi principali:

    Conitti fra elementi inferiori e superiori, pipropriamente fra istinti e passioni da un lato e

    ragione, senso del dovere e coscienza moraledallaltro. il pi noto e frequente di questo tipo diconitti. In qualche misura tutti lo hanno vissuto elo vivono. Costituisce uno dei problemi pi o menocentrali in ogni essere umano, e dalla sua pi o menofacile soluzione dipendono non di rado la salute, ilbenessere e il destino di una vita.

    Atteggiamento professionale, tradizionale: condannadegli elementi inferiori, e quindi ogni sforzo vienerivolto a reprimerli, a sopprimerli e a ucciderli.Lespressione estrema di tale atteggiamento quella

    di considerare certi lati della nostra natura comesostanzialmente cattivi, perversi, demoniaci. la concezione radicalmente dualistica che prevalenel Medio Evo, e che pi o meno sostenutaesplicitamente da molti moralisti. una concezioneerrata e perniciosa che responsabile di un numeroincalcolabile di errori, di sofferenze e di malattienervose. Lo sforzo violento per sopprimere parti vitalidi noi non pu infatti produrre che i seguenti risultati.

    Se le forme inibitrici prevalgono, le energie istintive e

    passionali sono represse o ricacciate nellinconscio. Nelcaso migliore restano segregate e incatenate, col risul-tato che la personalit resta impoverita, inaridita. Lapersonalit diviene cos fredda, dura, disumana e incom-prensiva; incapace di vibrare ed amare. Essa virtuo-sa e pura ma la sua virt negativa, sterile, conquistataa prezzo di una mutilazione. In molti casi poi, gli ele-menti vivi repressi non si adattano alla loro prigionia,e allora tentano e spesso trovano delle vie traverse peraffermarsi. Non di rado scaricano le loro energie repres-se nellorganismo dando luogo a svariati disturbi nervo-si e psichici, che vanno dalle crisi psichiche e isterichea molti altri disturbi meno appariscenti ma pi insidiosi,fra cui le frequenti depressioni morali.

    SOFFRENDO INTENSAMENTE, SAREMO PI GRANDI DELLA NOSTRA SOFFERENZA

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    Altre volte, danno luogo poi ad insurrezioni violente, evi sono casi di persone che si credevano ed erano ritenu-te padrone di s, morali e virtuose, divenire preda di pas-sioni travolgenti. Paragone: ume, che invece di essereutilizzato tenuto in un letto troppo stretto da dighe alte;viene il momento che le rompe e inonda.Altro paragone: esse ingannano pi o meno completa-

    mente la coscienza della persona, perci: compromessie ipocrisie. Persone che si ingannano, che non voglio-no vivere la realt. Da questi effetti nocivi risulta co-me quella costrizione non possa essere giusta n buona,e non affatto necessaria, e non neppure ritenuta ta-le anche da coloro che hanno le pi ferme convinzionireligiose.

    Sono infatti lieto di poter citare in proposito il giudizioautorevole e assai esplicito di una nobile gura religiosa,Padre Maturin, da lui espresso nel suo ottimo libro Del-la Conoscenza e del Dominio di s, di cui raccomando

    la lettura a tutti ma specialmente a chi religioso (pp.51-54).

    Come ben dice il Maturin: La soluzione dei conitticonsiste nellutilizzazione delle energie vitali. Vedre-mo in seguito con quali metodi si possa attuarla. In certicasi il conitto assume una forma diversa: una tenden-za prevalente e prepotente si forma a danno delle altree le vampirizza, ne assorbe la vitalit. una forma diutilizzazione spontanea non dominata, eccessiva, unosfruttamento. Gli intellettuali che si inaridiscono, il cui

    sentimento resta inconscio e a poco a poco muore perinattivit, ne rappresentano un esempio.

    CONFLITTI FRA I VARI S:

    1.Quello che siamo2.Quello che crediamo di essere3.Quello che vorremmo essere4.Quello che gli altri credono che noi siamo5.Quello che gli altri vorrebbero che noi fossimo6.Quello che gli altri evocano in noi7.Quello che vorremmo gurare8.Quello che possiamo diventare

    (vedi Pirandello: Uno, nessuno e centomila).

    La cosa complicata, eppure il problema va affrontato.Occorre indifferenza per il giudizio altrui, grande forza.Farsi credere peggiori di quello che siamo (forma di va-nit). Desiderio di emergere. Delinquenti che si pavo-neggiano (Baudelaire, ecc.). Ma ci sono vari casi e tipi.

    Soddisfazione di s, semplice, elementare.

    Sicurezza (donna Prassede).Coincidenza di 2 o 3 e poca importanza data a 3 e 4.Buoni borghesi, ma anche paranoici Chi contentodi s..... Stasi. Cristallizzazione. Narcisismo. Amoredi s. Inazione (Jung).

    Tendenza alla sopravalutazione, ma con incertezzainteriore. Allora ricerca di conferma esterna,desiderio di apprezzamento altrui. Caccia alle lodi,alle onoricenze, ai titoli. Immedesimazione conun eroe. Spiriti di casta, ecc. Maschere dellapersonalit (Jung), che celano la povert, il vuoto

    reale.

    Tipi pi attivi in cui il senso cosciente o menodella propria inferiorit determina una reazionecompensativa e spesso ipercompensativa. Esempioelementare: pauroso che fa la voce grossa, deboleche fa il prepotente. Casi pi profondi e complessi(studiati da Adler).

    Tipi instabili: oscillazioni fra sopravalutazione edeccessiva svalutazione di s (ciclotimici). Errori

    qualitativi: spesso si sopravalutano dati coscienti e sisvalutano lati latenti. Talvolta si svaluta ci che si ha esi sopravalutano le doti mancanti.

    Conitti con le immagini altrui (maschere) che diven-tano suggestioni, modelli, incubi in noi. Ci che gli al-tri credono che noi siamo. Importanza dei giudizi di chiamiamo, stimiamo e veneriamo (genitori). Effetti di-sastrosi della sducia altrui. Ci che gli altri vorrebbe-ro che fossimo: immagini, ideali proiettati dai genitori,spesso accettati nellinfanzia. Poi conitti con la nostravera natura: varie vicende. Talvolta la maschera sopraffala personalit vera. Talvolta la liberazione attraverso lot-te dolorose, talvolta compromessi e fusioni pi o meno

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    armoniche. Conitti fra tendenze supercoscienti. Dram-ma dello sviluppo spirituale. Lotta fra lo Spirito e la per-sonalit. Tentativi di evasioni

    Conitti fra ci che siamo attualmente e ci che vorrem-mo essere (il contrario di quanto precede).Lideale: fonte di sviluppo e fonte di scoraggiamento.

    Dovremmo esser contenti di essere scontenti.Aspirazione, travaglio fecondo. Prendersi in mano.Collaborare con le energie inconscie. Ma attenti a for-marsi un ideale vero, adeguato, corrispondente alla no-stra reale linea di sviluppo. In buona fede e in buonavolont si possono adottare ideali inattuabili e inadatti.

    Pi che formularli noi, riceverli dallIo reale, Superiore.Vedremo come.

    Compito vasto e bello di autoconoscenza eautorealizzazione.Dal Caos al Cosmos.

    Roberto Assagioli

    Titano

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    DIANA:Spesso Assagioli faceva delle affermazionimolto semplici - e tipiche sue - sullumanit, sulla vita esullevoluzione, di una profondit e una potenza tali chea volte ci sfuggivano. Se ora guardiamo pi da vicino aqueste affermazioni stile Zen, scopriamo quanto sianoprofonde, utili e rivelatorie.Quello che una persona saggia dice e continua a ripete-

    re, non certo per caso - anche se assomiglia un po allefrasi del Readers Digest. Quelle classiche frasi di Assa-gioli per lui rappresentavano un punto darrivo, rappre-sentavano il culmine o se volete il distillato di una vitadi lavoro. Adesso le riprenderemo in esame, e le faremorivivere nuovamente.Questo non per celebrare Assagioli. Quando mi formavocon lui, mi diceva molto chiaramente: Nel tuo entusia-smo, non mettermi su un piedistallo. Per favore cerca dinon darmi troppa importanza . Poi continuava dicendo:Guarda che tu sai gi tutto. Quello che ho da dire allagente non niente di particolarmente saggio. Sono co-

    se che si sanno gi, e lunica cosa che faccio forse difarle un po maturare dando per cos dire unaltra mar-tellata al chiodo - ricordando alle persone ci che hannodimenticato.Assagioli ha creato la Psicosintesi per servire lumanit,e lha dedicata al sollievo della sofferenza e allevoca-zione delle nostre potenzialit. Certe volte penso che noici dimentichiamo qual il vero scopo della Psicosintesi.Penso che a volte dimentichiamo che il nostro scopo di servire lumanit. Assagioli credeva che la psicologiatranspersonale fosse veramente la psicologia del futuro.

    Dopo molti anni passati allIstituto Esalen a formarmi ea lavorare con la terapia della Gestalt, anchio ero giun-ta alla profonda convinzione che lunica speranza che lepersone avessero di guarire veramente fosse rappresen-tata dallinclusione del Transpersonale. Assagioli pre-sent la Psicosintesi come una psicologia innovativa,ardita e rivoluzionaria. In quei tempi, uno dei punti diforza della Psicosintesi consisteva nel fatto che era pirapida, pi semplice ed efcace, operava a breve termi-ne e suscitava meno dipendenza nei clienti. Certe voltemi domando se a poco a poco, un pezzetto alla volta, noistessi non ci siamo assimilati proprio a quel sistema acui Assagioli si contrapponeva.Certe volte in Inghilterra noi psicosintetisti sembriamo

    come degli adolescenti che vogliono appartenere am-messi a una banda; miriamo ad essere accettati, e cer-chiamo lapprovazione dei nostri colleghi. Ora, questapenso che sia senzaltro una cosa importante da fare, chenoi cio ci si ponga come parte di una comunit pi am-pia. Per cos facendo corriamo il rischio di perdere lanostra specicit, di perdere le nostre verit di fondo, di

    perdere la nostra vera identit, e pi importante di tuttidi perdere il nostro di servire.Mi sono recentemente dedicata a scrivere un capitolodi un libro intitolatoAlla ricerca di un terapeuta. A seiterapeuti di scuole diverse, dalla psicoanalisi alla psi-cosintesi, stata fornita la trascrizione di un colloquiodingresso dello stesso cliente. Dovevamo scrivere uncapitolo su come ciascuno di noi avrebbe lavorato conquel cliente. E naturalmente nessuno lo incontr mai. Iodecisi di scrivere un capitolo di pura e semplice psico-sintesi. Non intendevo abbellirlo con relazioni oggettivee tutte quelle belle cose che ho imparato, volevo metter-

    ci solo pura psicosintesi.Quando il libro fu terminato, il potenziale cliente lessetutti e sei i capitoli e scelse la terapia che avrebbe adotta-to. Non sapeva nulla di noi come persone, e ovviamentenon starei raccontando questa storia se non avesse sceltola psicosintesi. Ma leditore del libro era uno psicoanali-sta, e polemizz con il cliente accusandolo di aver scel-to la psicosintesi avendomi idealizzato. Io presi la cosamalissimo, pensai che era meglio che quel libro non lovedesse nessuno e che la cosa non si venisse a sapere.Come posso far s che qualcuno mi idealizzi, se non

    lho nemmeno mai incontrato?.Per fortuna, Piero mi fece notare che in tal modo stavoaccreditando questa interpretazione psicoanalitica delli-dealizzazione. Il punto non era se questa interpretazionefosse giusta o sbagliata - il punto in realt era che io la-vevo presa per buona. Dopo tutto, voleva dire che ilcliente quantomeno aveva potuto sentirsi capito nel suodolore e sofferenza, che, penso, era proprio quello cheera successo.

    PIERO: Queste semplici frasi che Assagioli usava dire miricordano una vignetta umoristica che vidi molto tempo fa,prima dello sbarco sulla luna. Rappresentava due bambiniche erano riusciti ad arrivare per primi sulla luna. Erano

    I PROBLEMI

    NON SI RISOLVONOSI DIMENTICANO

    Tratto dagli Atti del Congresso Internazionale di Psicosintesitenutosi a San Diego - California - nel 1996

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    LA CAPACIT DI DIRE DI NO ALLA BASE DELLA CAPACIT DI DIRE DI S

    appena atterrati sulla luna e dicevano: Ce labbiamo fat-ta. Erano arrivati l prima di ogni altro e con unastronavecostruita con ogni genere di cianfrusaglie - come una ruotavecchia, un tubo di scappamento, un pezzo di una caffet-tiera o scatolette di conserva vuote e roba del genere. Erauna macchina molto strana, ma loro lavevano costruitaed erano arrivati per primi. Con rispetto parlando, Roberto

    Assagioli mi ricordava quel cartone animato. Prendevaun pezzetto di qui, un pezzetto di l e te lo porgeva comeunaffermazione piena di saggezza, qual era in realt; etu poi sulla luna arrivavi davvero.Allepoca, agli inizi della nostra frequentazione, mi sem-brava che non ci fosse in lui abbastanza sostanza intel-lettuale. Poi piano piano cominciai a rendermi conto cheRoberto Assagioli apparteneva alla pi forte e alta tradi-zione intellettuale europea. Eppure gli piaceva venirsenefuori in questo modo molto elementare, con espressioniquotidiane e familiari a cui non avresti dato tanto peso,e che se invece ci entravi in profondit, ci trovavi den-

    tro un microcosmo. Scoprivi, dietro a queste sempliciespressioni, utili e profonde verit.

    Vi racconteremo qualche aneddoto, ma temo gi chequalcuno di voi dir: Oh no. Ci vogliono raccontarequalche altra storia su Roberto. So bene che adesso cuna tendenza a essere audaci, avventurosi e ad andareoltre Assagioli - a vivere non il sogno di Assagioli, maa scoprire qual il nostrosogno. Anche io infatti, quan-do avevo incominciato a lavorare con Assagioli, avevo iltimore di andare in giro a raccontare le idee di qualcun

    altro. Ora per credo che la comunit della psicosintesisia abbastanza grande per poter contenere entrambe letendenze, per essere audace e rivolta al futuro e inventa-re cose nuove, e anche per tornare al passato, ai fonda-menti, tornare allABC.Prendete lovoide, ad esempio. Potremmo scriverci unastoria, sullovoide della psicosintesi. Lovoide con dueS. Lovoide senza S. Lovoide con il S messo dapper-tutto. Lovoide che deve essere rotondo.Lovoide contenente diverse piccole salsicce a rappre-sentare le diverse subpersonalit. Lovoide che di-ventato rotondo, quadrato, e di tutte le forme. Alcuni diquesti sviluppi sono brillanti e utili. Ma perch non tor-nare anche alloriginale?

    OPPORRE UN CORTESE E FERMO RIFIUTOLa prima espressione di cui voglio raccontarvi riguar-da unespressione negativa. Quando intraprendiamo laformazione in psicosintesi, e in seguito ci facciamo leossa, va a nire che diventiamo pi utili. Cos aumenta-no anche le richieste nei confronti nostri e del nostro la-voro, e noi diciamo di s, perch siamo gentili. Abbiamo

    fatto psicosintesi e mettiamo in pratica tutte quelle bellequalit, e quindi diciamo di s a tutti. Cos ci sovracca-richiamo, e dimentichiamo di come si fa a dire di NO.La prescrizione di Roberto per questo caso molto sem-plice: Un cortese e fermo riuto. Opporre un cortese efermo riuto. probabile che questo vi salver la vita.Sembra semplicissimo. Come tutti sappiamo,la capacitdi dire di no alla base della capacit di dire di s.Voglio incominciare con quella che chiamerei lespres-sione pi dura, quella che pu sembrare perno aspra- che Roberto usava ad esempio quando qualche colla-boratore o qualcun altro gli sottoponeva qualche tipo di

    problema. Era solito sorridere e dire: Va bene, lascia-molo al suo triste destino. Con un sorriso, s, ma poilasciava quella persona al suo triste o felice destino. Li-dea era di riuscire a darci un taglio, a nire la Gestalt, acompletarla - e poi ad andare avanti.Quanti di noi terapeuti abbiamo portato avanti terapieinterminabili per non essere stati in grado di concluder-le, perch cera sempre qualcosaltro su cui lavorare,qualcosa da dire, qualcosa che emergeva, qualche biso-gno del cliente. La capacit di porre termine, di nire, diconcludere. Alla ne di una sessione Assagioli a volte

    diceva: Fine della trasmissione - Questo tutto - Arri-vederci, adesso ho altro da fare. la capacit di mirareallessenziale.C una storia taoista che mi piace molto, di un uomomolto povero che and al mercato a cercare ricchezza.Voleva essere ricco ma era povero e affamato Vide unricco mercante che arrivava con un mucchio doro. Allo-ra si fece avanti, afferr loro e cerc di svignarsela.Ovviamente lo fermarono subito e lo portarono in pri-gione. L gli chiesero: Perch lo hai fatto in un modocos scoperto, senza nessun piano, senza nessuna realepossibilit di riuscire a farla franca?. Ed egli rispose:Io ho visto solo loro. Naturalmente questo uno diquei casi in cui il ladro o il malfattore il buono della

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    storia. Vedere solo loro qui signica badare allessen-ziale - anche se questo ci pu a volte mettere nei guaicome era capitato al ladro. Ma dobbiamo avere quellastessa concentrazione. Ma a volte il fatto di vedere sololoro va bene, daiuto - e dimenticarsi invece dei pette-golezzi, dimenticarsi di tutto ci che ancora in sospeso- ma semplicemente occuparsi del presente. Il che natu-

    ralmente ci porta a parlare della volont.

    LA VOLONTPer alcuni di noi la volont quasi una parolaccia, o per-lomeno qualcosa di cui non ci va tanto di parlare. Frapoco vi dir perch la volont cos. Ma prima vogliodirvi questo. Nel 1973 Roberto mi disse: fra 20 anni ilmio lavoro sar conosciuto tanto quanto quello di Junge di Freud. Questo accadeva nel 1973. Cos io mi misiad aspettare. Al primo di gennaio di ogni anno ci ripen-savo... 1983... 1993... beh, conosciuto non lo ancora.Cos successo allora? Abbiamo forse tradito il suo la-

    voro? Qualcosa andato storto? Non stato un buonprofeta? Qual il problema? Dopotutto, a ben riettere,ho pensato che in fondo stato un buon profeta.Basti pensare che adesso tutti parlano del s, con la Smaiuscola o minuscola che sia. Tutti ne parlano. Scartateun bacio Perugina e parla del s. Tutti conoscono lim-maginazione. Aprite un qualsiasi quotidiano e vi trovateun esercizio di immaginazione. Tutti sanno che limma-ginazione utilissima e tutti la usano. La molteplicit- il modello dellanimo molteplice - comunemente ac-cettato ancor pi dei modelli bi- o tripolari della psico-

    analisi. Ci hanno fatto sopra anche dei lm ed ormaiparte della cultura comune.Altri argomenti della psicosintesi: le qualit... Tutti so-no al corrente delle qualit spirituali, e di come questegiovino al sistema immunitario. Chi contento e gioio-so vive pi a lungo; sono tantissime le ricerche a questoproposito. I temi di fondo della psicosintesi sono quindiusciti allo scoperto. Tutti ne parlano. Forse si dimenti-cano di Assagioli, ma lui c. E questo il modo pi di-sinteressato di avere successo, quando il vostro lavoroviene accettato e utilizzato da tutti.Quando Assagioli fece quellaffermazione il mio la-voro sar conosciuto tanto quanto quello di Jung e diFreud, era estremamente concreto.

    E allora, adesso cosa dobbiamo fare? Forse la psicosin-tesi ha fatto quel che doveva fare, ha realizzato la suamissione, diventata parte della cultura comune. E cos. Facciamo allora il funerale alla psicosintesi e andiamoa mangiarci una pizza, o a fare qualcosaltro. questoquello che dovremmo fare? Certe volte mi viene la ten-tazione di pensarlo; ma non dura a lungo. Per due ragio-

    ni. Una che naturalmente la psicosintesi non si riducequesto o a quellargomento, a quel punto o a quellaltro,ma invece un sistema coerente, ed il sistema nel suoinsieme lelemento fondamentale. Lordine, il cosmo, latotalit della psicosintesi rappresentano il suo dono pigrande.

    Laltra ragione che vi ancora un argomento che non entrato a far parte della nostra cultura, del nostrolinguaggio quotidiano. E questo la volont. E questovale anche per noi della psicosintesi. Io ritengo chemolti di noi psicosintetisti abbiano qualche resistenza

    ad appropriarsi della propria volont, e ad esercitarla.Perch la volont collegata con lautoritarismo e losforzo e la prepotenza.

    E allora abbiamo paura ad entrarci dentro, ad usarla interapia, e ad aiutare le persone a svilupparla. Anche per-sone estremamente preparate in psicosintesi, come al-cuni di noi ritengo siano, hanno questa ambivalenzanascosta. Per questa ragione sono contento che lIstitutodi Psicosintesi di Firenze abbia annunciato per il 2000un Congresso sul tema della Volont. Penso che sia una

    buona idea (Il Congresso si terr a Bologna - un postodove si mangia molto bene).

    DIANA: Stasera intendo parlare del puro e sempliceAssagioli, perch non sento di essere ancora in grado - iostessa o noi come comunit - di vivere nelle nostre vitequotidiane e di trattarci ed entrare in relazione gli uni congli altri in base a quelle semplici verit di fondo delle qualiparla Assagioli. Come comunit siamo stimolati a diven-tare spiritualmente maturi, o quantomeno adulti. Alcunidi noi hanno avuto un risveglio spirituale provocato dallafrequentazione di Assagioli. Molti invece lhanno avuto inseguito alladesione alla psicosintesi. Molti poi, al contra-rio, hanno vissuto per anni situazioni di crisi e di risveglio

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    spirituale, dopo di che sono arrivati alla psicosintesi, e lsi sono sentiti a casa.Penso che la psicosintesi possa rappresentare in un cer-to senso un pericolo in relazione al risveglio spirituale;forse perch in questo campo ci offre anche troppo, nelsenso che ci d cos tante, profonde e autentiche espe-rienze di appagamento. Per quel che mi riguarda, il mio

    risveglio spirituale stato un risveglio piuttosto immatu-ro. Dato che riuscivo a pensare e a parlare in termini spi-rituali, pensavo per questo di essere spirituale. Il periodoche poi seguito al risveglio, in cui ho integrato quelle-sperienza, ho abbracciato una spiritualit pi matura, eho vissuto quanto dicevo, un periodo in cui sono andataavanti per molti e molti anni senza pi avere esperienzespirituali o mistiche, senza intuizioni folgoranti, abbrac-ciando lincertezza, vivendo con il mio cinismo e la miadepressione, stato un periodo duro. In effetti il risve-glio stato come un dolcetto. Persino la crisi che ha ac-compagnato il momento del risveglio stata per me una

    pacchia in confronto agli anni successivi.

    LUNIVERSO IN EVOLUZIONE ED IMPERFETTOC una cosa tremenda chiamata perfezionismo. Laffer-mazione che Assagioli faceva di continuo era: Luni-verso in evoluzione ed imperfetto. Spesso diceva:Ricordati che ciascuno di noi un microcosmo delmacrocosmo. Viviamo in un universo imperfetto. Co-me possiamo aspettarci di essere perfetti in un univer-so imperfetto? Lottare per la perfezione e vergognarsi

    di non farcela una vecchia reazione vittoriana. Dice-va - lho risentito di recente su una registrazione: Nonsaprei dirne niente di peggio, se non che una reazionevittoriana.Ricordati che luniverso paziente - non fa pressioni -non reprime - non si sforza. Ti prepari per decenni, de-cenni e decenni. Medita sulleternit. Non credo chelo facesse solo con me. Penso che lo dicesse anche ad al-tri allievi. Erano impazienti, premevano e si sforzavano.

    Nel suo studio aveva una fotograa di stelle e galassie.Prendeva quella foto, te la piazzava davanti e diceva ag-gressivamente, beh, diciamo aggressivamente quanto puesserlo un ometto con i capelli incanutiti: Come osi! Co-me osi essere cos arrogante da cercare di essere perfetta

    quando tutto questo imperfetto!. Adesso lo sappiamotutti, no? Lo insegniamo, lo predichiamo, ne parliamo.Cerchiamo di rendere umani tutti quelli che incontriamo.Laura Huxley mi ha detto poco tempo fa: In ciascunodi noi c ancora, in fondo in fondo, quel posticino chenon vuole rinunciare ad essere perfetto. Che non vuolesmettere di tormentarsi ad essere unimitazione a buon

    prezzo di noi stessi. Penso che abbia ragione. Al di ldel risveglio spirituale, al di l di evidenti crisi di ambi-valenza, soffriamo molto per i demoni che ci costruiamoda noi stessi. Gli ideali del risveglio sono pericolosi -come pure la nostra immaturit spirituale. Specialmentegli ideali che sono scaturiti da un risveglio spirituale, equelli scaturiti dalla psicosintesi.

    INNOCUITVengo adesso ad unaltra tipica espressione di Assa-gioli, o piuttosto una parola, innocuit, nel senso diastensione dal dire o fare del male a qualcuno - o an-

    che solo pensarlo.S, s, s, naturalmente linnocuit.Lo sappiamo benissimo. Non c bisogno di fare tantestorie. Siamo innocui, siamo brave persone. Poi alcunianni fa stavo preparando un corso di formazione per in-segnanti nel mio centro in Inghilterra e feci qualche ri-cerca sulletica. Con mia grande sorpresa scoprii che frai valori sottostanti alletica linnocuit era considerata dimaggior valore dellaiuto. Ne rimasi veramente sorpre-sa. Quando ci si trova di fronte allalternativa tra lesseredaiuto o lessere innocui, forse pi importante lessereinnocui.

    Il punto che forse i nostri ideali in psicosintesi non in-cludono abbastanza quello che il loro opposto.

    Prendete ad esempio la depressione. Io penso che lani-ma si esprima con tutti i colori dellarcobaleno, inclusii neri, i grigi, lindaco e i colori scuri. In una psicologiache cos devota alla luce come la nostra, dobbiamoresistere alla tentazione di prendere in considerazionesolo i colori brillanti, gli arancioni, i gialli o i dorati.

    A una persona spiritualmente attenta la depressione pusembrare un nemico, pu apparire come una malattiasenza possibilit di redenzione.Una volta ho avuto unesperienza di questo tipo con una

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    Roberto Assagioli con Piero Ferrucci - 1973

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    cliente che era molto aperta alla trascendenza. Tutte lesue esperienze transpersonali erano di natura trascen-dente. La disidenticazione le risult facile, come pureil senso delle giuste proporzioni, e a me pareva piena-mente autentica.Poi una sua carissima amica mor di cancro, il che ov-viamente la gett in una profonda depressione. Notai

    che nella sua depressione per lei non esisteva pi niente.Tutti i suoi grandi modelli e principi di psicosintesi era-no del tutto inutili; si sentiva svuotata. Non cera entu-siasmo, n energia, n vita - eppure quando rimanemmoin questa situazione per un periodo di tempo molto lun-go, gradualmente e piano piano cominci a manifestar-si in lei un apprezzamento per la semplicit della vita,un apprezzamento per la bellezza delle piccole cose chestava scoprendo intorno a s. Mi resi conto che quelloche le era successo era che stava includendo la possibi-lit e la capacit di vedere il divino in modo immanentenel suo percorso. La sua depressione non era qualcosa di

    cui doveva liberarsi, era qualcosa che aveva bisogno diabbracciare.

    Mi capitato anche un altro caso che vorrei condivide-re con voi, che illustra questo tema dellabbracciare lo-scurit e limperfezione. Molto tempo fa mi capit uncliente affetto da sadomasochismo. Lui presentava il suocomportamento sado-masochistico come un problema,che voleva affrontare. Naturalmente da buona psicosin-tetista non potevo considerare la sua sindrome alla stre-gua di un problema, no? Lui per lo considerava tale, e

    lavorando con questo suo comportamento e stando conlui nella sua oscurit, ed entrandoci dentro, cominciam-mo ad esplorare che cosa stava cercando di ricavare daquesto comportamento cos distorto. Dopo un lungo pe-riodo di lavoro in profondit egli riconobbe un suo bi-sogno di arrendersi ad un potere pi grande di lui, e chela sua sindrome S&M era un modo distorto di soddisfa-re quel bisogno. Quando ce ne rendemmo conto, a quelpunto potevamo trovare altri modi di farlo. E la sindro-me S&M scomparve.

    NON MAI O/O, MA E/ECos le semplici affermazioni di Assagioli erano carichedi profondo signicato. Unaltra era: Non mai o/o,

    ma e/e. Quante volte lavete sentita in psicosintesi? In-nite volte. Non mai bianco o nero, ma tutte le grada-zioni di grigio, e poi ci sono i colori. Assagioli spessolo diceva, specialmente con persone che erano pressate efrustrate. Lo diceva sempre con un risolino. Anche qui,tutti adesso abbiamo imparato la lezione, e tutti a no-stra volta la insegniamo come una bella scoperta: Non

    mai o/o, ma e/e. Non bianco o nero. Temo perche il terremoto del nostro risveglio spirituale ci abbiafatto un po dimenticare questa lezione. Abbiamo infattitutti i nostri bei valori, e quindi i valori ad essi oppostisono ovviamente sbagliati. Cos polarizziamo.Viviamo in unepoca di svago e vogliamo che la vitasia un bello spettacolo. Sembra che abbiamo bisogno diqualcosa da respingere, proprio come i bambini hannobisogno di limiti. I latini parlavano di Spiritus Rector,la parte di noi che vuole compensare e correggere. Jungla den la funzione compensatoria. Cos se incontro unapersona amorevole e altruista, avr voglia di dirle, sii un

    po pi dura, un po pi forte, senn la gente ti calpestae ti sfrutta. O se sono con un perfezionista, mi verr didire, rilassati, non essere cos rigido! E se mi trover conuna persona sciatta e caotica, le dir, dai, organizzati!(dovreste vedere il bagagliaio dellauto di Piero. l chetiene il suo archivio). Si tratta quasi di un bisogno psi-cologico continuo e insopprimibile che abbiamo di evo-care lopposto. Penso che questa sia la nostra salvezza,che salutare perch rappresenta la spinta dellorgani-smo verso lunit.C qualcosa in noi che vuole includere la dualit, eppu-

    re noi lo combattiamo e ci dividiamo. Questa inclusivituniversale possiamo riscontrarla invece nelle immaginidel S. Da un lato possiamo infatti dire che il S ilpuro vuoto, il nulla, il silenzio. Dallaltro lato possiamodire che il S ogni cosa, ovunque e in ogni momen -to, colore, luce, lintero spettro di luce e di energiaesistenti.In California c attualmente una forte tendenza a so-stituire la trascendenza con limmanenza. Per quel chemi ricordo, Assagioli le manteneva tutte e due, la tra-scendenza e limmanenza: per lui erano i due aspetti diun unico intero. Non ci prometteva mai lilluminazione.

    Non ci prometteva mai che avremmo vissuto sempre pifelici. Ci diceva sempre che ci sarebbe capitato di tutto.

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    Avremmo avuto dolore, malattia e sofferenza. Dicevasempre che lautorealizzazione uno stile di vita, piche non uno stato di coscienza. Non penso che con lasua affermazione non mai o/o, ma e/e egli intendessefare un must della sintesi, pensando di risolvere costutti gli opposti e di vivere in una pace beata. Il suo mes-saggio era piuttosto che abbiamo bisogno di accogliere

    entrambe le polarit, e di includerle.Quando lavorai con lui, mi fu di grandissimo aiuto sullacrisi della dualit, cio il contrasto fra ci che e lidea-le, che per me era un tema fondamentale. Mi diceva chequella crisi non era possibile risolverla, e che ci sarannosempre delle potenzialit non manifeste.

    Lunica cosa che si pu fare di trovare dello spazio alproprio interno, e di renderlo abbastanza ampio perriuscire a contenere la dualit. La dualit pu esseredolorosa, ma non patologica.

    Diventa patologica solo quando ne reprimiamo un ter-mine, o cerchiamo addirittura di eliminarlo.Il Non mai o/o, ma e/e trovava una sua perfetta ap-plicazione quando meditavo con Assagioli, perch quan-do meditavate con lui, cosa che faceva quotidianamentecon chiunque capitasse, cera sempre unenorme di ru-more. Fuori cera un fortissimo rumore di trafco, cera-no i due cani che vivevano nella Villa e che abbaiavanocontinuamente, cerano le due persone di servizio pre-dilette di Assagioli, Carmela e Dante, che giravano dicontinuo in tutta casa gridando. E cera il contaminuti a

    forma di uovo che ticchettava rumorosamente in sotto-fondo, dato che Assagioli tendeva ad andare molto lon-tano quando meditava, e aveva bisogno di qualcosa chegli ricordasse che era giunto il momento di terminare.

    Assagioli era sordo, per cui questo contaminuti a for-ma di uovo per lui risuonava con un suono leggerissi-mo. Ma per voi era invece come sentire dimprovviso ungong da pochi passi. Per Assagioli amava il suo conta-minuti a forma di uovo. Lo chiamava la spiritualizzazio-ne della materia.

    PIERO: IL TEMPO SI PU SEMPRE TROVAREC stata una volta in cui lavoravo con Assagioli, in cui

    alcuni studenti andavano da lui per una sessione, poi luili mandava da me per una serie di sedute, e inne ritor-navano da lui.Una volta arriv uno studente portando la sua autobio-graa, e la diede a Roberto, ed era unautobiograa di500 pagine scritte tte a mano. Io dissi che era offen-sivo, e che non avevo nessuna intenzione di leggerla.

    Che questa era una forma di resistenza, un equivalenteaggressivo, e che non lavrei fatto. Allora Roberto dis-se: Va bene, allora dalla a me. La legger io, troveril tempo di farlo. Quella per me fu una grossa lezionedi umilt. Da allora lessi tutte le autobiograe, anche seerano di 1.000 pagine. Il tempo si pu sempre trovare.Questo era ci che Assagioli diceva spesso. In un certosenso un po il contrario di ci di cui vi ho parlato pri-ma. Prima si parlato del non perdere tempo, il tempo prezioso, e ne abbiamo cos poco. Abbiamo un saccodi lavoro da fare, non dilunghiamoci, non sprechiamo lanostra energia in cose inutili.

    Questa complementare: Il tempo si pu sempre tro-vare. Per quanto sovraccarichi siate, potete sempre tro-vare il tempo di stare con vostro glio, potete sempretrovare il tempo di prendervi cura di voi stessi, potetesempre trovare il tempo di prendervi cura di qualcunoche meno fortunato di voi, e potete sempre trovare iltempo di fare quello che per voi veramente importan-te. Non ho avuto tempo, non una scusa valida. Il chemi fa capire come il tempo non sia quella data entit ge-ometrica da suddividere in frammenti e porzioni, ma sia

    qualcosa che piuttosto ha a che fare con la mente, e dicui si pu prendere un frammento ed espanderlo, e chein un solo attimo possono succedere uninnit di cose,se ci si tiene abbastanza. E a mio avviso tutto ci ha ache fare con larte di prestare attenzione, di dove stiamodirigendo la nostra attenzione, il nostro interesse, la no-stra energia, tutto il nostro essere.

    CALMA, CALMA, SIAMO NELLETERNITQuando qualcuno aveva fretta, Roberto spesso diceva:Calma, calma, siamo nelleternit. Se vi limitate a direcalma, calma a qualcuno che ha fretta, quella personane avr ancora di pi. Ma se dite Calma, calma, siamonelleternit, la sua risposta sar forse diversa.

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    C come un interruttore che scatta, e qualcosa che siapre, e ci rendiamo conto che in realt abbiamo tutto iltempo, e che non c nessuna fretta di andare da nessunaparte. Siamo proprio qui, siamo sempre stati qui. Cosquindi tutta questa fretta? Quando Ramana Maharshi,il saggio ind, stava morendo, sent che i suoi devo-ti piangevano disperati e disse: Dove pensano che

    stia andando? Non c nessun posto in cui andare,se non rimanere nel qui e ora, nelleterno presente.

    Questo ha molto a che fare con il dove dirigiamo la no-stra attenzione. Con il dove ci sintonizziamo, e su comelo facciamo. Assagioli fece degli esperimenti con i giglinegli anni 40 e 50. Prendeva un gruppo di gigli - nonso perch proprio i gigli, forse perch sono lemblemadi Firenze - ma poi dava moltissima attenzione ad unosolo di essi, e non agli altri.

    Naturalmente quello a cui veniva data attenzione cresce-

    va pi rapidamente degli altri - e questo avveniva neglianni 40. Tutto ci a proposito dellarte di dare attenzio-ne e di trovare il tempo, di trovare la dedizione. Ma an-che riguardo al modo in cui lo facciamo, a quanto siamoaperti, a quanto siamo presenti.

    Forse avrete letto quella storia di H.G. Wells in cui ilbambino corre verso una porta nel muro, e la apre. Ol-tre la porta trova un luogo celestiale pieno delle cose pibelle di questo mondo, e lui estatico. Poi richiude laporta e torna a casa. In seguito ritorna a cercarla, ma non

    la trova pi. Anche se conosce benissimo la strada, laporta non c pi. Alla ne la ritrova, ma il suo primogiorno di scuola, e non vuole essere in ritardo, e cos di-ce a se stesso: Va bene, ci star attento, e quando tornoda scuola aprir la porta. Ma quando ritorna, la portanon c pi. E cos va avanti per tutta la vita.

    Continua a cercare la porta, e questa non c; e quan-do la porta c, lui di fretta. Nella sua vita succedonocose molto importanti, diventa un grande imprenditore,diventa Primo Ministro, deve andare sempre da qualcheparte, c sempre qualche impegno impellente: ed pro-prio allora che ritrova la porta, ma troppo impegnatoper andare ad aprirla.

    LA VITA MAGICAUnaltra espressione tipica di Assagioli molto collega-ta a questa. Non so bene come tradurla, in italiano Lavita magica. In inglese suona meno bene:Life is ma-gic: Ma in italiano, forse a causa della cadenza, assomi-glia un po al verso di una poesia. La vita magica hadi nuovo a che fare con questa dimensione insondabile,

    nella vita umana, del qui e ora: che in qualunque cosastia succedendo, i cani che abbaiano, la gente che fa ru-more nelle altre stanze, qualsiasi interruzione che possacapitare in quello che stiamo facendo, il S l, lo Spiri-to proprio l, e noi facilmente possiamo mancarlo.La vita magica. Mentre lavoravo con Assagioli, a uncerto punto dovetti andare a fare il servizio militare, equesta frase, trovare la magia anche in caserma, mi fu digrande aiuto. ancora pi utile di: La vita una scuo-la, e noi possiamo imparare da ogni situazione. Giquesta lo molto, ma La vita magica un passo piavanti. Ci sta a dire che non c soltanto da imparare, ma

    anche da divertirsi, c anche stupore e meraviglia, canche ammirazione e apertura, c anche eternit.

    DIANA: I PROBLEMI NON SI RISOLVONO,MA SI DIMENTICANOQuesta frase di Assagioli mi ha sconcertato per anni eanni, e anche un po depresso. Come mi ha detto un col-lega mentre ci stavamo preparando a venire qui a farequesto intervento, Ma allora perch facciamo terapia eformiamo le persone, se i problemi non si possono risol-vere? Non puoi scegliere un argomento un po pi sti-

    molante di cui parlare?, e devo dire che anche per me lareazione la stessa, alla frase I problemi non si risolvo-no, si dimenticano.Il punto che se con i clienti ci diamo da fare per risol-vere i loro problemi, e cerchiamo appunto di risolvere ilproblema invece di aiutarli a dimenticarselo, se lo fac-ciamo, allora operiamo in un contesto per cui c unacondizione predenita da raggiungere.Una condizione in cui saremo in buona salute, saremointegrati, saremo guariti, in cui vivremo sempre felici. il nostro ego che vuole risolvere il problema. Per il S ilproblema non c.Ci che mi ha veramente conquistato e mi ha fatto su-bito appassionare alla psicosintesi stata proprio questa

    IL TEMPO SI PU SEMPRE TROVARE

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    idea che la psicosintesi non abbia una tabella normati-va appesa al muro che ti dice come dovrebbe essere unapersona sana e ben funzionante. Questo mi pareva unelemento di liberazione.Specialmente provenendo da una formazione di Gestalt,che in teoria non ha nessun Devi ! L funzionava co-s: tu devi essere aperto e onesto, ed essere in grado di

    esprimere la tua rabbia, e del tutto deciso e netto coni tuoi genitori e tutti quanti abbiano aspettative versodi te. La psicosintesi invece dice: Non si tratta tanto dicome devi essere, ma tu hai la scelta se essere aperto eonesto oppure no; hai la scelta di affermarti ed esprime-re la tua rabbia oppure no; che cos che ritieni impor-tante fare o essere?

    La frase di Assagioli I problemi non si risolvono masi dimenticano si riferisce ad uno stato di coscien-za unitivo. Sta parlando di quella giustezza di fondodellUniverso di cui hanno parlato i mistici e i santi di

    tutte le epoche, sta parlando di una condizione che al di l della dualit, laddove il sublime immanenteed parte di tutto ci che esiste.

    Non so come sia per voi, ma io sono stata in terapia percirca 27 anni e posso dirvi con la massima sincerit chemolti dei problemi di fondo che avevo quando lho ini-ziata, li ho ancora adesso. Non ho risolto i problemi,ma mi ci rapporto in modo molto pi leggero. Non nesono pi controllata, e posso andare avanti nella mia vi-ta. Adesso posso fare quello che voglio, nonostante quei

    problemi. Quindi per me I problemi non si risolvonoma si dimenticano signica tirarmi gi dal letto e met-termi a camminare.Perch non guariamo? Perch la terapia non fa semprestar meglio le persone? Forse ci manteniamo malati pervia di unidenticazione con la subpersonalit del feri-to, o ci identichiamo in chi si prende cura delle sue fe-rite, e abbiamo bisogno di denirci come persona feritache cerca di guarire. Oppure possiamo usare le nostre fe-rite per giochi di potere, e usare le ferite del passato percontrollare il presente. Possiamo far s che il nostro esse-re feriti determini come agiamo il presente. Ad esempio,se io avessi un problema sullintimit, e si presentasseloccasione di avere rapporti intimi con qualcuno, tutte

    le mie precedenti ferite sullintimit mi confermerebbe-ro nel dover esercitare il mio controllo sul partner.Se ad un certo punto non ci dimentichiamo del proble-ma, se ad un certo punto non smettiamo di cercare dirisolverlo, ci rimaniamo attaccati, ed ecco le terapie in-terminabili. Sappiamo tutti che dimenticarsi del pro-blema signica andare in un posto in cui ci sono pace e

    unit, gratitudine e benessere.Ma ancora di pi, pensate a quando un bambino si creadei problemi che in realt non sono tali, e ad un certopunto lui si rende conto. Mio glio Jason, ad esempio,quando era piccolo per un certo periodo era convintoche cerano delle vedove nere che volevano morderlo.Cos alla sera dovevamo avvolgergli i piedi molto ac-curatamente con qualcosa sotto le lenzuola, cos che levedove nere non potessero arrivarci. Passati sei mesi, ilproblema era sparito, e si era reso conto che non ceraproprio nessuna minaccia da parte di ragni velenosi.

    Anche per noi la cosa funziona un po nello stesso mo-do. Possiamo fare la stessa cosa. Ad un certo punto pos-siamo diventare grandi e renderci conto che il problemanon era realmente tale.Assagioli con me fece esattamente questo quando lavorsu di me, perch in quei 27 anni avevo principalmentelavorato sul rapporto con mia madre.

    Diedi ad Assagioli la mia anamnesi, da cui risultava cheavevo lavorato sul problema di mia madre per anni, annie anni. Si limit a prendere in mano quello scritto in cui

    avevo riversato la storia della mia vita, poi lo pos e dis-se: Sei proprio fortunata! Proprio fortunata!. E io nefui irritata. Tua madre ti ha fornito della miglior prepa-razione che potessi mai avere per fare il lavoro che staifacendo oggi. In quellattimo stesso, dimenticai il pro-blema. Questo fu quello che fece per me. Naturalmentenon fui poi in grado di mantenere a lungo quello stato,ma ci fu comunque una bella differenza.

    Cos dopo molti anni di pratica come terapeuta, ecco do-ve mi trovo riguardo a questa questione del risolvere odimenticare i problemi. Mi trovo a mettere in dubbio laterapia, e non sono nemmeno sicura che questa funzioni.Metto in dubbio le terapie interminabili.

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    Certe volte mi sembra quasi che ci sia in noi unosses-sione di voler risolvere le difcolt e i problemi princi-pali della nostra vita. Viviamo in un certo senso in unamentalit da terra promessa per cui se lavoriamo abba-stanza su di noi possiamo arrivare al punto in cui Dio cisveler perch non abbiamo avuto uninfanzia perfetta.Il punto che Assagioli sottolineava sempre con sempli-

    cit era: Dimenticatevi dei vostri problemi. Rendeteviconto che nei vostri problemi c anche il vostro S.

    PIERO:FACCIAMO TUTTI LO STESSO LAVOROI momenti di crisi capitano. Non so se succeda anche avoi, ma specialmente come operatore di psicosintesi micapita a volte che comincino a venirmi dei dubbi, e allo-ra mi metto a pensare che forse tutto il lavoro che ho fat-to non abbia prodotto effetti, vedo nero nel futuro I mieidubbi aumentano sempre, e poi magari a un certo puntosvaniscono. Ora, penso che questi momenti capitino atutti noi, penso che facciano parte delle vicissitudini del

    nostro cammino. Dobbiamo darli per scontati, e pensareche si presenteranno ancora, e a maggior ragione lo fa-ranno se noi consideriamo il nostro lavoro come se fos-se il nostro giardinetto, opera nostra e di nessun altro. Incui riversiamo tutto il nostro ego e la nostra ambizione.Verr un momento in cui questo sembrer bello grande,rigoglioso e stupendo, e poi di colpo sembrer invecevuoto. Laddove, se lo vediamo invece come qualcosache realizziamo insieme ad altri, assumer un aspettomolto diverso.

    Mi ricordo di quando le persone andavano a trovare As-sagioli. A volte io ero presente. Oppure avevo un collo-quio con allievi poco dopo che si erano incontrate conlui. Qualsiasi cosa facessero nella vita, Assagioli spes-so, se non quasi sempre diceva: Lo sa che io faccio lestesse cose che fai tu? Noi facciamo lo stesso lavoro.Dopo questa persona era molto contenta: Assagioli miha detto che faccio lo stesso lavoro che fa lui!. Lo di-ceva a tante persone, e sono sicuro che fosse sincero.Ma solo molto tempo dopo mi resi conto del signicatopi recondito di quella frase. Che stiamo facendo tuttilo stesso lavoro, che tutti lavoriamo insieme, che il vo-stro lavoro il mio lavoro, che il vostro successo ilmio successo, e il vostro insuccesso il mio insuccesso.

    Che tutti noi condividiamo lo stesso spazio. Che non cun mio lavoro che diverso o migliore o peggiore delvostro.Quando frequentavo Assagioli, avevo spesso delle alza-te di testa di carattere intellettuale. Perch la psicosintesiper me non aveva senso, e protestavo, e non mi piacevaquesto, o quello. Volevo delle garanzie, datemi delle ga-

    ranzie. Avrei voluto essere come un idraulico, che fa ilsuo lavoro e poi alla ne ne pu vedere subito i risultati.

    Io non posso nemmeno essere sicuro di star crescendo,o che qualcosa stia succedendo. In un momento ne so-no sicuro, e in quello dopo no. A un certo punto arrivaia comprendere che lincertezza fa parte del nostro cam-mino, e questo accadde quando una volta Assagioli miguard, sorrise, e mi disse:Sei pronto a fare una scommessa?Penso che per il momento possiamo lasciarvi andareal vostro triste, o felice destino. Ma ricordatevi di sta-

    re tranquilli, perch siamo nelleternit. Stiamo facendotutti lo stesso lavoro.

    Piero Ferrucci e Diana Withmore

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    ARMONIALarmonia non riferibile, come ovvio, soltanto allamusica, lessenza di tutte le arti e della vita stessa.Trova espressione nel canto, nella pittura, nella scultu-ra, nellarchitettura ma, soprattutto, nelle relazioni, nel-la natura e in se stessi. Nel lavoro psicologico , quindi,opportuno domandarsi come accrescerla nel propriointimo. La sua presenza rafna la personalit. Ogni tri-

    buto offertole accresce lequilibrio in se stessi e di con-seguenza nel pianeta. Chi la possiede nel proprio essereed nel proprio operare, la offre non solo a s, ma a tuttoci che lo circonda.

    La vita condizionata e gestita da molti inussi e la ca-pacit di vivere in armonia, offrire armonia e diffonderearmonia una facolt a cui non sempre si pone dovutaattenzione n ci si impegna con chiara consapevolezza asvilupparla. Tale noncuranza fa s che si dimentichi cheessa sta al di sopra delle faccende e dei compiti quotidia-ni e che la sua mancanza procura sbilanciamenti nella

    personalit.

    Chi si ne scorda, dimentica di avere responsabilit diret-te nei confronti della proprio cammino psicologico.In tal evenienza il soggetto di solito si disperde fra astra-zioni nebulose e contraddittorie e, se per avventura, in-contra chi vive in armonia, lo guarda con disinteresse o

    lo giudica anacronistico e prigioniero di uno stato di in-fantilismo bonario! Molti, anche fra coloro che il mondostima, la rifuggono e detestano lidea di ricercare sinte-si armoniche nei loro giudizi o nella collaborazione conaltri come se fosse segno di debolezza e di mancanza dipersonalit. Se si esamina con un po di attenzione chiaggredisce e combatte le idee di coloro che ricercano

    sintesi armoniche fra campi opposti o conittuali, nonsar difcile cogliere che costoro hanno facolt e matu-rit psichiche ed evolutive inadeguate anche se ricchi dicultura, di sapere e di potere. Purtroppo molti concepi-scono larmonia come unastrazione da apprezzare manon da acquisire!

    Assagioli prospetta la necessit di svilupparla, ne par-la e le d rilievo in quanto presupposto per raggiungeresignicativi risultati esistenziali. Il perdersi nelle rela-zioni e nelle faccende quotidiane senza ricercarla inessenza una modalit dessere disarmonica che produce

    incongrue conseguenze.Se limpegno non consono al miglioramento dei rap-porti, allunione, al bene comune, alla cooperazione co-struttiva, la catena dellagire insignicante, per nondire indegna. Levoluzione psichica in atto solo se sid prova di conformarsi alle qualitche si intravedononel gli spazi transpersonali in cui larmonia troneggia.

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    Uno strumento psichico ben accordato si intona conle armonie delle sfere superiori. O si avanza, dimostran-do con chiarezza di immergersi nella corrente armoni-ca del S, salendo a livelli di tensione psichica sempremaggiore o la vita si impantana. Vivere aderendo aiprincipi fondamentali del S, richiede, quale piattaformadi sostegno, la presenza dellarmonia in se stessi, ver-

    so chiunque altro e verso la natura. Allorch si procedesul versante psicologico per nutrire e puricare il pen-siero, richiesta, come supporto, la sua manifestazioneed espansione. Se si parla della bont, della bellezza, delgiusto si parla di essa che li sostiene e convalida. be-ne quindi ricercare in se stessi le condizioni specichee i piani operativi per conseguirla agendo come artistiche creano sempre nuove forme armoniche. Va ricercatain se stessi, nel proprio pensiero, nei propri giudizi, neipropri rapporti.Se ci si imbatte in eventi contrari e si prenda di statidansia, di rancore o di rabbia, ci accade perch sono

    assenti modalit psichiche armoniche per affrontare glieventi. Se ci si appropria dellidea che essa pu nasce-re anche dal conitto di opposte istanze, non ci si ribel-la agli eventi, ma ci si appropria di ci che apportanoper pervenire a sintesi superiori. Non si disdegni, quindi,il grande pensiero dellarmonia e, soprattutto, di quel-la che nasce dallaver sintetizzato idee opposte, conitti,

    il bianco e il nero, lest e lovest. Si applichi tale atteg-giamento a tutti gli aspetti della vita: chiunque lo puacquisire se si rivolge alS.Chi coltiva larte di perve-nire alle idee transpersonali, la fa sua. Si indulge soventenella ricerca di mezzi articiali per il benessere, la feli-cit e la tranquillit e si scartano le vie che espandonola coscienza verso i territori, l dove albergano le leggi

    fondamentali della Natura e si rintracciano i presuppostidella serenit senza sistemi articiosi.Larmonia rafna la personalit e la introduce in tuttoci che pi sottile ed elevato.Armonia, che grande concetto! Ma luomo la ricercaallesterno e la trascura nellaffrontare gli eventi, inca-pace persino di pensarla.Dimentica che una legge fon-damentale: i cancelli dellesistenza vengono aperti dallapotenza delle idee transpersonali, non dalle parvenzeesteriori. Alcuni commettono lerrore di pensare che illoro valore debba giudicarsi in base alle imprese chegenerano attenzione e plauso. Sovente costoro si distin-

    guono a livello sociale per la gloria delle loro attivit,del loro ruolo, per il loro uente eloquio, ma nella vitaordinaria si comportano come persone ben diverse.Bisogna osservare come si nel lavoro abitudinario, nel-la vita di quartiere, nei rapporti consueti, l si valuta lavera personalit.Lessere umano rivela se stesso nella vita quotidiana.

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    Come attendersi armonia senza attenzione e impegnonel mutare o estirpare piccoli vizi, piccoli screzi, piccolecontroversie?Letti tutti i libri di psicologia, si pu restare ignoranti,talora persino si regredisce. Bisogna capire bene ci chesi assimilato con la lettura e quali ne siano le applica-zioni utili nella vita.

    Occorre vericare quali abitudini negative si sono ve-ramente allontanate dal proprio comportamento. Risultautile riscrivere i brani dei testi che pi hanno bonicatola mente inserendola nella legge dellarmonia. Per sali-re di livello occorre comprendere lo stato di squilibriodei propri comportamenti e larmonia che li dovrebberisanare. I processi mentali vanno sorvegliati e si deveessere lieti quando si nota in essi armonia. Armoniz-zare il pensiero comporre musica che si diffondenelletere.

    La vita quotidiana nasconde molte circostanze contrad-

    dittorie ed opportuno rintracciare i processi psichici

    che elevano larmonia interna e relazionale. La dignit

    della personalit si forgia nel turbinio della vita.

    Si sia, dunque, lieti allorch si aggiungono pietre dar-monia alla costruzione della propria esistenza. Questaconsapevolezza rende permanenti le conquiste. Tale ri-cerca evolutiva rende sopportabili e risolvibili i triboliterreni. Quando il lavoro, le relazioni e la vita sono armo-niche si saldi sul sentiero evolutivo, si migliora se stessie si trovano nuove forze per sconggere le difcolt.

    dunque da apprezzare, in particolare, larmonia conse-guita nel contesto degli eventi giornalieri, armonia chesi realizza non per mezzo di quanto si conosce in astrat-to, ma per come si e come si agisce. Questo procederedeposita nella psiche strati di qualit che non evaporanoalle prime difcolt, anzi procurano nuove conoscenzeche gettano le basi di una sempre pi ampia armonia attaa sostenere il cammino della vita. Qualunque opposizio-ne a questi principi induce regressioni. Solo quando sitrovato il nesso fra il Cristo e lerba dei prati, solo allorasi intesa la grandezza dellopera terrena che in armoniaci compete.La felicit appare quando lavoro e vita sono in armonia,in tal caso non necessario riutare alcunch. Piermaria Bonacina

    Si dir allora: Se le difcolt sono una benedizione,perch si dovrebbero evitare le difcolt? Bisogna ri-cordare che quanto pi si marcia con levoluzione, tantopi si incontrano ostacoli, ma li si affronta con atteggia-mento costruttivo. Non si sommersi dalla disperazione,ma si superano con fermezza le ondate avverse. La vianon facile, anzi pi ardua della vita abitudinaria, ma

    il transpersonale riversa energia che aiuta, non fa perdele forze, anzi le ringiovanisce e arricchisce e le coordi-na. Levoluzione non prodotta dalle contrapposizioni,ma dallincessante volont darmonia.Ogni conittuali-t che insorge e rimane irrisolta nel proprio animo, se-gno di disordine psichicoIl senso della parola armonia di frequente distorto.In questo concetto stato introdotto qualcosa di passi-vo, di ore appassito, meglio sarebbe sostituire questi-dea ormai sorita con unaltra idea, pi ricca di vita edi energia: sensibilit e collaborazione allordine delTutto.

    Perch non incrementarla in se stessi e apprendere a per-cepirla Cosmo? Nellarmonia senza limiti sta loperacreativa. Essa sola rivela i livelli superiori dellesistenzae la catena delle aspirazioni evolutive.Si visualizzi, come nellesercizio del modello ideale, lavita quotidiana in armonia. La si energizzi con il deside-rio e la si attui.

    Caratteristiche di un corpo mentale di 4 raggioCostruttive conitto mentale interiore

    antagonismi pregiudizi discordia interiore ed eterna problemi di ambiente imposizione volont personaleDistruttive sintesi delle coppie di opposti assenza di partigianeria comprensione tollerante armonia interiore ed esterna pace nellambiente volont damare

    LARMONIA, LESSENZA DI TUTTE LE ARTI E DELLA VITA STESSA

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    DALLINFERNO

    AL PARADISO,CON SOSTA AL PURGATORIOGli eventi che stanno accadendo in questo momento sto-rico, dove si vivono vere proprie situazioni infernali,purgatoridi tutti i tipi e i paradisi sono ormai perdu-ti, tranne quelli scali, mi hanno richiamato alla mente,lesercizio sulla Divina Commedia di Dante descrit-to da Roberto Assagioli, prendendone spunto per alcuneriessioni.

    Laccostamento del pellegrinaggio di Dante nella selvaoscura, come metafora del percorso psicoterapico, lo sipu facilmente intuire: Nel mezzo del cammino di no-stra vita ; riconoscibile, anche la crisi esistenziale ti-pica di una certa et, dove iniziano le prime domande sulsenso del vivere. Cos, come la gura di Virgilio, psico-terapeuta/guida, che lo accompagna nella scoperta deipropri demoni interiori, incatenati nellInferno (incon-scio inferiore), di freudiana memoria.Lo stazionare, poi nel Purgatorio, per puricarsi dal-le tossine della personalit, dove si ritrovano le guresimboliche accostabili allego, il falso in bilancio del-

    la nostra anima.Qui si incontrano anche le sub-personalit, le consorel-le psichiche, spesso responsabili della faida interiorecontro noi stessi. Il Paradiso, inne, non solo meta idea-le alla quale tendere, ma splendida promessa di ci chepossiamo diventare, come ci ricorda Roberto Assagioli.Ma ritorniamo alla simbologia tra la Divina Commediae il percorso interiore di consapevolezza: Fatti non fo-ste a viver come bruti ma per seguire virtute e cono-scenza ... Perch percorso di consapevolezza, e non horipetuto il termine, psicoterapia; per amor di chiarezza,

    questultima, almeno come intesa nellottica psico-sintetica, non comporta una focalizzazioni sugli aspettimorbosi, patologici, che la persona manifesta. Piuttosto,nella relazione psicoterapica, si ricerca e si evoca, ciche rimasto sano,(che spesso molto di pi di quantosi possa pensare), togliendo attenzione, e quindi energia,alla parte morbosa, ripristinando i circuiti interrotti.

    Dopo un terremoto, anche in mezzo alle macerie, re-stano oggetti integri, intatti, tanto da ridare speranza,e suscitare il desiderio di ricostruire.

    E una sorta di rinascita, come nel percorso di conoscen-za di s, nascendo nuovamente a se stessi, ritrovando il

    proprio progetto originale, spesso smarrito, distorto, (co-me la retta via), togliendo i detriti della personalit ela polvere degli annebbiamenti mentali.Erich Fromm diceva: Il ne della vita consiste nelles-sere completamente nati, anche se la tragedia sta nel fat-to che la maggior parte di noi, muore, prima di essereriuscito a nascere.

    La Psicosintesi legittima il diritto di ciascuno individuo apromuovere la propria rinascita, nel senso di nuovo indi-viduo, rinato. Come? Ricercando (anche con lausilio ditecniche attive) la forza danimo interiore necessaria peraffrancarci dalle paure che ci dominano e ci paralizzano.Obbligandoci, quasi, a dare il meglio di noi, coltivan-do gli aspetti benevolidel nostro agire, fuori dalle logi-che separative dellegoismo, accettando i nostri limitie riconoscendo le nostre mancanze, cos che possiamoaccogliere quelle degli altri, liberandoci dai pregiudizi.Capita infatti, che il senso di colpa per le nostre imper-fezione, lo proiettiamo su gli altri, facendoli diventare

    nemici, la colpa, poi, a sua volta, nutre la rabbia. Questoci porta ad agire con poca saggezza, scegliendo strate-gie relazionali sbagliate, alimentando false immagini dinoi,dando origine a fraintendimenti ed equivoci. Un gio-co di specchi, di rimandi inniti, che alla ne distruggenon solo limmagine iniziale, ma deforma la realt dellecose. Con queste tre parole, forza, benevolenza e sag-gezza, ho ricordato gli aspetti del volere psicosinteticoche cancella la vecchia idea impositiva, del senso deldovere solitamente accostato alla volont, sostituen-dolo con quella del piacere di agire secondo il proprio

    sentire autentico.

    Nella lettura dellesercizio di Roberto Assagioli1si leg-ge: Ritornando alla Divina Commedia e alleserciziobasato su questa, opportuno tener conto che esso de-ve essere usato soltanto con soggetti che abbiano unasufciente preparazione culturale ed un aspirazionespiritualeQuesto esercizio, si trova nel capitolo riservato allintro-duzione alla psicosintesi transpersonale, come del restoanche l Esercizio dello sbocciare della rosa, amplia-mente usato, in vari contesti psicosintetici.Credo tuttavia, che chiunque sia genuinamente inte-ressato ad intraprendere un percorso di autoconsape-

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    autore - titolo (part.), anno

    volezza, possa accostarsi alla sua comprensione. Unasufciente preparazione culturale, per me signica sapercogliere alcuni aspetti simbolici e porli in relazione, conil proprio percorso personale. Quanto allaspirazionespirituale, ci si riferisce alla tendenza insita, in ogni ani-mo umano, di trascendere se stesso e andare oltre (trans)gli aspetti ordinari della personalit.Il tema del pellegrinaggio interiore, parte dalla compren-sione delle varie componenti della personalit, si sno-da verso un processo di trasformazione, e realizza unasorta di alchimia psichica, in cui, alcuni elementi, pri-ma in conitto tra di loro, convergono lentamente in unasintesi.

    Ma spesso queste sintesi sono momentanee e parziali. Sichiude una porta e se ne aprono cento.La ricerca continua. Il mare psichico, loceano delleenergie che uiscono in noi, innito. Difcile, sondaretutte queste regioni dellanimo umano.E una tendenza, una ricerca, ma ha una soglia. Que-sta soglia Assagioli la chiama Psicosintesi personale,e riguarda cio le regioni prossime della nostra psichi-che dove solitamente albergano i conitti della nostrapersonalit. E possibile raggiungere un buon grado diintegrazione tra tutte queste istanze interiori. Questo co-stituisce gi un grande traguardo: vivere in pace in noistessi e con gli altri. Per alcuni soggetti per, proprio

    Ulisse...

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    quando certe mete sono state raggiunte, potremmo di-re a livello orizzontale, ecco che emergono, e non prividi sofferenza, dei richiami interiori pi alti, un senso diinsoddisfazione, una diversa ricerca di signicato, undesiderio di unione con gli aspetti superiori della psiche,non solo individuale, ma Universale, Cosmica: questa la Psicosintesi transpersonale

    La Psicosintesi ammette, anzi afferma, la Realt delle-sperienza spirituale, lesistenza dei valori superiori, del-la dimensione noetica come la chiama Vikctor Frankl,e propone un percorso di realizzazione di s, che pucondurre, ogni individuo alla soglia dei misteri dellAni-ma, a secondo del proprio livello evolutivo, senza pertralasciare la propria psicosintesi personale. Mi piace di-re che lesperienza trans-personale per molti, anche senon per tutti.

    La mappa offerta dalla Divina Commedia, ci guidaa contattare le regioni del nostro inconscio inferiore, a

    sostare nella nostra coscienza, a spurgare, gli elementitossici della personalit, ma con uno sguardo rivolto, alsole e alle altre stelle, delle regioni spirituali, comun-que sempre presenti in ciascuno di noi; linconscio transpersonale la parte alla quale tutti possono attingere lerisorse utili per migliorare la qualit del proprio vivere.Molte persone, durante il corso della vita, sopportano,tormenti, prove, sia a livello sico, che morale, attraver-sano veri e propri Inferni. Anche nella fraseologia, siusa dire, era una situazione infernale, oppure, quellarelazione stata un vero Inferno. Che sorta di immagi-

    ni, evoca solitamente lInferno?

    Dante, ci spiazza, a questo riguardo. Rafgura con ilghiaccio e non con le amme, il cerchio pi profondodellInferno. La freddezza del cuore, rappresenta lane-stesia dei sentimenti. Noi spesso confondiamo, le emo-zioni, con il sentire, ed il sentire, con i sentimenti. Siamopreda di forti emozioni, le ricerchiamo, soprattutto i gio-vani come una sorta di stimolazione cardiaca, scari-che di adrenalina, e perch? Perch i sentimenti, sonoanestetizzati. Vi ricordate Fromm: siamo morti in vita,prima ancora di nascere. La legge del cuore e dei senti-menti ci vuole forti, ma di forza morale, interiore.Lo stile del nostro vivere sta erodendo sempre di pi le

    nostre energie migliori. Quindi pi ancora del fuoco del-le passioni, ci che uccide, la freddezza dei sentimenti,lassenza del calore, del contatto umano.E ancor prima dellInferno cosa troviamo? Gli ignavi,coloro che non ci hanno neanche provato, non han-no accolto lappello della Vita e non sono neppure degnidi essere chiamati peccatori. Molte persone infatti per

    la paura di vivere, se ne stanno ai margini della propriaesistenza; alcuni sviluppano delle patologie di copertu-ra, prendono distanza dal proprio progetto danima: la-patia, la noia, diventano il loro alibi. Il peccato invece,pu essere una via di redenzione e di presa di coscienza.In questo risiede la funzione del Purgatorio, dare sen-so ai nostri peccati. Ecco un interessante brano, di An-dr Louf, un abate trappista: anche i pi eccellenti donidi Dio, se non sono accompagnati da qualche tentazio-ne sono una rovina per coloro che li ricevano; eancoraSe la tentazione dovesse sfociare in una caduta,questo non signica che si sia mancato di generosit, ma

    perch venuta meno lumilt. E proprio il peccato, se ilpeccatore sa prestare attenzione alla grazia che non ces-sa di lavorare in lui, quasi alle spalle del peccato, po-trebbe essere loccasione per trovare nalmente la portastretta - e soprattutto bassa, molto bassa! - che, sola, daccesso al regno.2

    Mi piace cogliere questo aspetto sul peccato perch molto vicino allottica psicosintetica, sul principiodellutilizzo, del mettere a frutto. Assagioli ripeteva:

    Quando ci succede qualcosa, chiediamoci: Che cosa ci

    costruisco con questo?. Costruire, e non distruggercicon la commiserazione o con lauto impietosamente.Comprendere il nostro agire, in base alla legge dellacausa e delleffetto, e non sulla sfortuna, sullespiazio-ne, sulla punizione o sulla colpevolezza. Essere respon-sabili di s, senza autoinganni.

    Ma le parole dellabate Louf, si prestano a riettere, an-che sul tema dell umilt, premessa fondamentale peraffrontare il percorso di puricazione personale, lattra-versamento del nostro Purgatorio interiore.Infatti, lumilt la qualit che deve possedere ancheDante, per poter proseguire il suo cammino verso il Pur-gatorio. Virgilio lo cinge, su suggerimento di Catone,

    LUMILT RAPPRESENTA IL RECUPERO DELLA PROPRIA UMANIT

  • 8/14/2019 PSICOSINTESI n. 20 - Ottobre 2013

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    con un giunco, simbolo appunto di umilt. Il giunco una pianta molto essibile e ci insegna che certe nostrerigidit mentali, come lorgoglio e il pregiudizio, nonsolo si ripercuotono sul sico (rigidit muscolare, torci-collo, lombalgie), ma soprattutto a livello psichico.Lumilt vera, rappresenta la sintesi ideale, tra la partedellumiliato, di cui siamo afitti, e quella dellumilian-

    te, di cui spesso non siamo consapevoli. Chi stato fe-rito, ferisce.Lumilt rappresenta il recupero della propria umanit,signica essere radicati nel nostro humus, terreno, sen-za pi fughe o alibi. Stare con i piedi per terra anzichabbandonarci ai voli pindarici delle ossessioni o dei rim-pianti o delle illusioni, portatrici spesso, di delusioni.

    Abbiamo detto che spesso si affrontano veri e propri gi-roni infernali nel corso della nostra vita, dispiaceri, dolo-ri, sia per lo spirito che per il corpo, cui seguono, lunghiperiodi di puricazione dalla rabbia e dalla sofferenza.

    Dopo queste prove, che senso ha la ricerca del Paradiso?Tempo fa, ho sentito una battuta a questo proposito:Tuttivogliono andare in Paradiso, ma nessuno vuole morire!Interessante