Psi Co Trauma 24

download Psi Co Trauma 24

of 51

Transcript of Psi Co Trauma 24

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    1/51

    IL DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESSNELLA PARTICOLARE ACCEZIONE DEI

    TRAUMI DA CONFLITTO ARMATO

    INDICE

    Introduzione:perch questa tesi?

    Capitolo 1

    DEFINIZIONE: cos il disturbo post traumatico da stress?CENNI STORICILE IPOTESI NEUROBIOLOGICHE E PSICOLOGICHEI PENSIERI INTRUSIVILE TERAPIE POSSIBILI debriefing, teorie cognitive, EMDR, supporto sociale

    Capitolo 2

    IL DISTURBO POST TRAUMATICO DA CONFLITTO ARMATO:

    lesperienza di Mollica nei campi profughi cambogiani

    Capitolo 3

    LESPERIENZA PALESTINESE:cos possibile fare per arginare i danni quando il conflitto ancora in corso?quali sono le iniziative ed i possibili primi risultati in terra di Palestina.

    Conclusioni e ringraziamenti

    Bibliografia

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    2/51

    INTRODUZIONE

    Perch una tesi sulla sindrome post traumatica da conflitto?

    Perch come in tutti coloro che hanno scelto di partecipare a questo master, anche per

    me c qualcosa che grida dentro.

    Consapevole dei limiti della mia cultura in campo politico ed economico, vorrei per

    esprimere alcune opinioni.

    Nonostante le contraddizioni e gli egoismi della propria vita personale, anchio, come

    molte persone, provo il desiderio di costruire qualcosa di buono, di denunciare ciche ingiusto, di non arrendersi al male, di contribuire al bene. Questo desiderio di

    solidariet con tutta lumanit e di giustizia corre il rischio di essere soffocato

    dalleccessivo benessere e dal materialismo che appannano le nostre coscienze e su

    cui si fonda il nostro sistema economico. LOccidente dunque costituito da una

    piccola parte della popolazione mondiale che, come in una moderna schiavit, vive

    riccamente schiacciando i paesi pi poveri. Ma tale ricchezza un veleno: nel terzomondo le persone muoiono di fame , noi moriamo dentro.

    Sono molte le situazioni ed i problemi che rivelano questo iniquo gioco di potere fra

    paesi pi ricchi e paesi pi poveri: limmigrazione, lestrema povert che affama

    milioni di persone, lemergenza sanitaria dellAids,con i relativi interessi economici

    delle case farmaceutiche, ed anche le guerre. Ogni guerra spacciata dai

    potenti/prepotenti del mondo come giusta, doverosa, pulita (perch combattuta con

    missili e bombe intelligenti che sanno risparmiare la popolazione civile!) o come

    uno degli strumenti a disposizione della politica(*) una offesa a tutta lumanit.

    Tutta lumanit, anche quella di chi vi ha solo assistito seduto nella poltrona del

    salotto, ne esce impoverita ed offesa nella propria crescita verso la maturit, la

    giustizia, la coscienza di s.

    *lo sosteneva lo stratega e teorico militare prussiano Carl von Clausewitz nel XIX secolo

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    3/51

    Un tempo gli esiti di un conflitto armato si valutavano misurando delle cose o dei

    numeri: case distrutte, numero di morti o feriti, derrate alimentari e finanziamenti

    necessari per poter ricostruire.

    Porre lattenzione sui danni psicologici che queste violenze creano, significa misurare

    qualcosa di pi impalpabile che la felicit, il dolore, lanima. Ogni singola persona,

    sia vittima che carnefice, che rimane coinvolta in un conflitto armato ne riporta ferite

    interiori indelebili. Prendere finalmente in considerazione i disastrosi effetti delle

    guerre sulla salute mentale dei civili (bambini segnati per sempre, affetti devastati,

    menti sconvolte dallorrore) pu contribuire a rendere sempre pi arduo giustificare

    tutta questa sofferenza innocente per un fine falsamente ritenuto superiore. In talsenso la cultura lo studio e questa piccola tesi possono porsi al servizio di un valore

    che la ricerca della pace, e ci sia mettendo in evidenza quanto male si accompagna

    alla guerra, sia affinando i metodi di intervento sulle vittime, per poter estinguere la

    fiamma dellodio e ricostruire veramente la pace su basi pi solide.

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    4/51

    CAPITOLO 1

    DEFINIZIONEcose il disturbo post traumatico da stress?

    Linsieme di segni e di sintomi tipici che seguono lesposizione ad un fattore

    traumatico estremo prende il nome di Disturbo Post Traumatica da Stress (DSM-IV-

    TR)(1). E una delle patologie psichiatriche in cui lagente eziologico deve essere per

    definizione esterno, ma ovviamente anche la vasta gamma delle reazioni individuali

    gioca un ruolo fondamentale. Per evento traumatico si intende una situazione di

    particolare gravit che pu coinvolgere una collettivit o il singolo individuo: conflittiarmati, disastri naturali o tecnologici, incidenti con qualsiasi mezzo di trasporto,

    oppure violenze personali o a persone care quali torture, stupri, rapine, tentati

    omicidi, o ancora situazioni di emergenza sanitaria come ictus o infarti nelle quali il

    soggetto improvvisamente in grave pericolo di vita e deve essere trattato in terapia

    intensiva (2).

    Esistono diverse definizioni di questo disturbo, ho scelto quella del DSM-IV-TR coni relativi criteri esplicativi:

    Criterio A: La persona stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano

    presenti entrambe le caratteristiche seguenti:

    1 la persona ha vissuto, assistito o si confrontata con eventi implicanti morte o

    minaccia di morte o lesioni gravi proprie o di propri cari

    2 la risposta della persona comprendeva paura intensa sentimenti di impotenza o di

    orrore. Nei bambini la risposta si pu esplicare in comportamento agitato o

    disorganizzato.

    Criterio B: levento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno o pi dei

    seguenti modi:

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    5/51

    1 ricordi spiacevoli insistenti ed intrusivi sia sotto forma di immagini che di pensieri

    o di percezioni. Nei bambini ci si pu esplicare con giochi ripetitivi in cui vengono

    espressi temi o aspetti riguardanti il trauma.

    2 sogni spiacevoli ricorrenti dellevento. Nei bambini possono essere incubi senza un

    contenuto riconoscibile.

    3 agire o sentire come se levento traumatico si stesse ripresentando (ci include

    sensazioni di rivivere lesperienza, illusioni, allucinazioni, episodi dissociativi di

    flash-back, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di

    intossicazione). Nei bambini piccoli ci si pu manifestare come rappresentazioni

    ripetitive specifiche del trauma.4 disagio psicologico intenso allesposizione a fattori scatenanti interni od esterni che

    simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dellevento traumatico.

    5 reattivit fisiologica allesposizione a fattori scatenanti interni od esterni che

    simboleggiano od assomigliano a qualche aspetto dellevento traumatico.

    Criterio C: evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazionedella reattivit generale, non presente prima del trauma, come indicato da tre o pi

    dei seguenti elementi:

    1 sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma

    2 sforzi per evitare attivit, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma

    3 incapacit di ricordare qualche aspetto importante del trauma

    4 riduzione marcata dellinteresse o della partecipazione ad attivit significative

    5 sentimenti di distacco o di estraneit verso gli altri

    6 affettivit ridotta come incapacit di provare sentimenti di amore

    7 sentimenti di diminuzione delle prospettive future (aspettarsi di non poter avere un

    matrimonio, una famiglia, una carriera, una normale durata di vita)

    Criterio D: sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma),

    come indicato da almeno due dei seguenti elementi:

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    6/51

    1 difficolt ad addormentarsi o a mantenere il sonno

    2 irritabilit o scoppi di collera

    3 difficolt a concentrarsi

    4 ipervigilanza

    5 esagerate risposte di allarme

    Criterio E: la durata dei disturbi deve essere superiore ad 1 mese

    Criterio F: il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel

    funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.

    Inoltre, nellinquadramento diagnostico della malattia, necessario porre dei criteri

    cronologici osservando se il disturbo sia:

    acuto, nel caso che la durata dei sintomi sia inferiore a 3 mesi,

    cronico, se uguale o superiore a 3 mesi,ad esordio ritardato, se compare almeno 6 mesi dopo levento stressante.

    Famigliarit: ci sono dati a favore di una componente ereditabile; documentataunaumentata vulnerabilit se c una storia di depressione in parenti di I grado.

    CENNI STORICI

    Gi Shakespeare in alcune sue opere narra di reazioni a shock gravi che

    rappresentano una valida descrizione di DPTS. Lavvento dei mezzi di trasporto su

    rotaia ed i primi disastrosi incidenti che ne seguirono nel XIX secolo, fecero

    registrare casi di gravi ed apparentemente inspiegabili reazioni psicologiche che

    furono grossolanamente attribuite a danni organici (colonna vertebrale da ferrovia

    o railway spine o malattia di Erichsen che ne parl per primo nel 1866descrivendola come isteria traumatica, neurastenia, ipocondria o melanconia).

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    7/51

    Successivamente nel 1878, il medico Eulemberg, sempre in riferimento a questi studi,

    introdusse il concetto di trauma psichico. Il dibattito scientifico cu questi temi si

    arricch delle osservazioni del chirurgo inglese Page, che distingueva i traumi fisici

    da quelli psichici parlando di shock nervoso. Con la nascita della psichiatria

    Oppenheim coni il termine di nevrosi post traumatica nel 1892, Kraepelin, nel

    Trattato di psichiatria del 1896, introdusse lentit clinica della nevrosi da

    spavento. Lavvento delle guerre mondiali, invece, fece balzare prepotentemente

    allattenzione della clinica le nevrosi da guerra (Kardiner 1969, questo medico fu

    uno dei pionieri degli studi sui veterani dei conflitti gi dopo la I guerra mondiale)

    per la vastit numerica dei casi e il cambiamento delle tecniche di combattimento.Infatti, rispetto ai tradizionali scontri di fanteria o cavalleria, il I conflitto mondiale

    introdusse le tecniche della guerra di trincea, con le estenuanti attese sotto il pericolo

    dei bombardamenti per mesi, e questo creava disagi psichici pi gravi e nuovi, tanto

    che i soldati che per primi manifestavano tali sintomi venivano trattati da disertori.

    Inizialmente si parl di shock da granata, ma poi si not che anche i soldati non

    esposti a queste esplosioni manifestavano sintomi analoghi. Il concetto di nevrosi daguerra si affacci con tale evidenza agli occhi del mondo medico che merit di essere

    trattato in uno dei primi congressi di psichiatria dopo la Grande Guerra del 15-18.

    Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli operatori della salute mentale furono

    coinvolti maggiormente nella cura dei soldati e si svilupparono concetti come la

    sindrome post traumatica (Kardiner 1941) e, di nuovo, la nevrosi da guerra

    (Grinker e Spiegel 1943). Kardiner riconobbe che la sindrome comprendeva

    irritabilit, accessi di aggressivit, soprassalti eccessivi a stimoli esterni e

    polarizzazione sullevento traumatico. Successivamente ed in maniera sempre pi

    rapida, altri esperti iniziarono a riconoscere costellazioni di sintomi nei civili

    sottoposti a stress acuti, sintomatologie simili a quelle dei soldati in guerra.

    Il sanguinoso conflitto vietnamita focalizz lattenzione della psichiatria statunitensi

    sui devastanti effetti della guerra sulla salute mentale dei reduci americani. Si inizi a

    parlare di Disturbo Post Traumatico da Stress (Figley, 1978). Yule osserva (3) che la

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    8/51

    concettualizzazione di un disturbo psichiatrico nasce anche dal contesto sociale di chi

    lo osserva: se il conflitto vietnamita non fosse stato cos controverso e se la societ

    americana avesse accolto da eroi i suoi soldati, sicuramente ne avremmo osservato

    una minore prevalenza e sarebbe stata data una minore attenzione a questo disturbo.

    Gli studi cognitivistici di Horowitz contribuirono enormemente allevoluzione

    scientifica riguardo al DPTS che dal 1980 fu inserito nel DSM, prima il III, poi il

    IIIR, IV (1994) ed infine il IV-TR (2002) e nellICD 10 dellOMS (1992).

    LE IPOTESI NEUROBIOLOGICHE E PSICOLOGICHE PER SPIEGARE

    QUESTA MALATTIA.

    IPOTESI NEUROBIOLOGICHE

    Da Yule (3) impariamo che esistono due approcci fondamentali per studiare e

    spiegare come e con quali meccanismi neuronali vengano elaborate le informazioni

    nei pazienti affetti da DPTS; tali approcci tentano di spiegare i segni clinici tipici diquesta sindrome come lesperienza di rivivere levento traumatico, lipervigilanza, le

    esagerate risposte di allarme, i disturbi del sonno e le difficolt a carico della

    memoria e della concentrazione.

    Essi sono:

    1) il metodo neuropsicologico

    2) il metodo neurochimico/neuroanatomico

    1) Le tecniche neuropsicologiche tentano di trovare una correlazione tra il

    comportamento umano e il funzionamento del cervello. Studiando il DPTS sono state

    usati sia test neuropsicologici, standardizzati su individui portatori di danno

    cerebrale, sia sperimentazioni teoriche, ideate sulla base di ipotesi da dimostrare.

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    9/51

    I test: i neuropsicologi hanno mostrato particolare interesse per i disturbi della

    memoria e dellattenzione. Brenner e coll (4), somministrando il test di Wechsler

    Memory Scale, dimostrarono la minore ritenzione verbale e visiva dei soggetti

    veterani del Vietnam rispetto ai controlli costituiti da individui sani, a parit di Q.I.

    Lo stesso autore verific una minor ritenzione verbale, valutata con la Wechsler

    Memory Scale Logical Memory, nei soggetti adulti vittime di abusi sessuali infantili

    (5).

    Le sperimentazioni su base teorica hanno invece esplorato la specifica memoria del

    trauma. Sono stati usati a questo fine test di memoria esplicita ed implicita. La prima costituita dalla conscia ricostruzione della pregressa esperienza, la seconda riguarda

    invece leffetto delle esperienze passate sulle prestazioni successive ed

    generalmente studiata con metodiche diverse come il completamento di parole, la

    scelta lessicale, etc. Per citare alcuni esempi degli studi fatti, si riportano questi

    risultati:

    -gli esperimenti su soggetti affetti da DPTS che richiedevano ai medesimi diapprendere gruppi di parole a diversa risonanza emotiva (parole positive, neutre e

    correlate al DPTS) e a riportarle in esercizi di completamento lessicale (memoria

    implicita), verificarono la tendenza dei pazienti a riportare soprattutto i vocaboli

    correlati al trauma subito (6)(7).

    -relativamente alla memoria esplicita McNally e coll.(8) eseguirono studi su veterani

    del Vietnam con o senza DPTS accertato e su soggetti normali, constatando che i

    pazienti affetti da DPTS presentavano minore capacit di richiamare alla mente

    specifici ricordi autobiografici rispetto ai controlli.

    Ma abbiamo detto che oltre ai disturbi della memoria sono stati oggetto di studio

    anche quelli dellattenzione. Sempre nellambito degli studi neuropsicologici, il test

    di Stroop (9) consiste nel far leggere al paziente parole di diverso impatto emozionale

    scritte su cartoncini di differenti colori dovendo poi menzionare ad alta voce il colore

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    10/51

    del cartoncino. Lesitazione nel leggere il colore traduce limpatto emotivo nella

    lettura della parola, le cui evocazioni soggettive costituiscono appunto interferenza.

    Tali esperimenti hanno dimostrato che le parole strettamente associate ad eventi

    traumatici producono interferenze maggiori nei soggetti traumatizzati a differenza

    delle parole emotivamente non significative.

    Ci costituisce una possibile spiegazione nonch una prova dellesistenza dei pensieri

    intrusivi.

    Tutto questo rinforza lidea di Horowitz (10) secondo cui il materiale non

    completamente elaborato, i ricordi correlati al trauma, rimangano in forma attiva

    nella memoria. Sembra che le informazioni riguardanti gli eventi traumatici sianoprontamente accessibili nella mente e interferiscano con le normali attivit dei

    pazienti, anche quando questi cerchino intenzionalmente di evitarlo.

    Sono stati eseguiti altri studi attraverso la metodica dei potenziali cerebrali evocati

    per valutare lalterazione selettiva dei meccanismi dellattenzione.

    I potenziali cerebrali evocati, pi precisamente definiti potenziali evento relati

    (ERPS) sono modificazioni che ricorrono allinterno dellEEG spontaneo in relazionea: stimoli fisici, processi psicologici, preparazione allattivit motoria. Sono stati

    scoperti da Daves nel 1939 che riscontr delle risposte negative molto ampie, di c.a.

    100-200 msec, legate ad una stimolazione acustica. Gli ERPS rappresentano lattivit

    sincrona di popolazioni di neuroni e possono essere classificati non solo rispetto ai

    seguenti parametri: polarit (positiva o negativa), latenza (intervallo fra la

    presentazione dello stimolo e la deflessione) e distribuzione (a seconda delle zone

    dello scalpo in cui si presentano); ma anche in base alle componenti dei potenziali

    stessi: precoci (entro 100 msec), intermedie (fra 100 e 200 msec), tardive (legate a

    processi cognitivi, 200 e 1000 msec) e i PL o Potenziali corticali Lenti.

    Tornando alluso di questi ERPS nel DPTS, possiamo dire per esempio che nei test

    eseguiti da Attias e coll. (11) i veterani Israeliani mostravano un aumento di latenza

    in P3 dopo somministrazione di immagini relative alla guerra, questi aumentati

    periodi di latenza correlavano positivamente con la scala Intrusivit e

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    11/51

    negativamente con la scala Evitamento, rispetto alla Impact of Event Scale.

    Linterpretazione che stata data a questi risultati che i pazienti affetti da DPTS

    necessitano di maggior tempo per elaborare e classificare le informazioni delle

    immagini loro somministrate, sia neutre che evocative dei traumi subiti, rispetto ai

    controlli. I dati suggeriscono inoltre che nei pazienti coesistono unalterazione

    dellattenzione selettiva con un generale stato di ipersensibilit e questo si correla

    positivamente, da un punto di vista clinico, con la difficolt dei pazienti ad evitare i

    ricordi spiacevoli relativi al trauma stesso.

    La metodica dei potenziali cerebrali evocati essendo cos oggettiva, pu essere

    utilizzata per valutare levoluzione del quadro clinico dopo il trattamento.

    2)Approccio neurochimico e neuroanatomico.

    Tutte le ricerche descritte nel paragrafo precedente dimostrano che i pazienti affetti

    da DPTS presentano alterazioni nellelaborazione cognitiva.

    Noi sappiamo che essi dimostrano di aver anche alterazioni anatomiche a livello delle

    ghiandole tiroide e surrenali, del sistema neurovegetativo e immunologico.Concentriamo la nostra attenzione sulle alterazioni del SNC. Per spiegare come esse

    si sviluppino da un punto di vista organico, sono stati studiati i sistemi di

    neurorecettori e neurotrasmettitori nonch determinate aree cerebrali probabilmente

    coinvolti nello stress ed in particolare nel DPTS. I meccanismi presi in esame sono

    stati quelli della estinzione e sensibilizzazione cio meccanismi di condizionamento

    dello stimolo stressante mediati appunto da sistemi neurochimici. La

    sensibilizzazione un aumento nella probabilit di ottenere una risposta normalmente

    provocata da uno stimolo biologicamente significativo in seguito alle ripetute

    esposizioni a questo. Lestinzione o abitazione o assuefazione il contrario, cio

    quando la ripetuta presentazione di uno stimolo determina una progressiva riduzione

    ed un venir meno della risposta. E specifica per un determinato stimolo, non pu

    essere attribuita ad adattamento sensoriale o fatica muscolare. Entrambi sono tipi di

    apprendimento non associativo, cio dovute ad esposizioni ad un solo stimolo; hanno

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    12/51

    un significato adattativo poich in questo modo si ha la possibilit di trarre vantaggio

    dalle regolarit statistiche dellambiente senza dover apprendere quali ambienti

    specifici siano correlati ad eventi biologicamente significativi. Il condizionamento

    invece un apprendimento associativo perch vengono appunto associati due eventi

    in relazione fra di loro. E un esempio di condizionamento classico lesperimento di

    Pavlov con i cani: associazione nel cane fra luce ( prima con esposizione al cibo, poi

    senza) e salivazione, mentre Skinner speriment il condizionamento operante per

    prove ed errori.

    In particolare stata presa in considerazione lestrema reattivit psicofisiologica dei

    pazienti ai ricordi del trauma. Essa stata spiegata con il meccanismo dellasensibilizzazione comportamentale agli stimoli stressanti, sviluppata dai pazienti in

    seguito al trauma.

    Una gamma di stimoli stressanti pu determinare un aumento della funzione

    noradrenergica cerebrale a livello del Locus Coeruleus, dellIpotalamo,

    dellIppocampo, dellAmigdala fino alla Corteccia Cerebrale. Alla luce di questo si

    ritenuto che molti sintomi del DPTS siano appunto dovuti ad un ipertononoradrenergico (12). Su questa stessa linea possiamo citare gli studi eseguiti sul

    consolidamento della memoria, secondo cui laumento dei livelli di arousal

    corrisponde anche allaumento dei livelli di noradrenalina. Questo neurotrasmettitore

    ha dimostrato di avere una relazione ad U invertita con il consolidamento della

    memoria, cio livelli sia molto alti che molto bassi interferiscono con il meccanismo

    di immagazzinamento delle informazioni creando una situazione di iperamnesia o di

    ipersensibilit relativamente alle informazioni connesse con il trauma. Infatti lo stato

    emozionale ha una forte influenza nellimprimere i ricordi, ed unassociazione

    stimolo e risposta appresa in una condizione di iperemotivit non si dimentica

    (13)(14).

    Per elevata reattivit psicofisiologica di questi pazienti si intende che, per esempio, se

    essi ascoltano stimoli audiovisivi registrati correlati al trauma possono essere

    osservate alterazioni nei parametri fisiologici come la pressione sanguigna, la

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    13/51

    frequenza cardiaca e la risposta di conduttanza cutanea, e che inoltre tale

    iperreattivit risulta diminuita al termine di un intervento psicoterapeutico efficace.

    In tal modo la clinica trova suffragio dai dati di laboratorio: i ricordi di un trauma

    sono sempre correlati ad una forte emozione. A sua volta la risposta emozionale,

    ovvero lemozione, innescata a livello neuronale principalmente dal Sistema

    Nervoso Simpatico e dalla sua produzione noradrenergica le cui modificazioni

    durante lo stress condizionano le risposte dellindividuo alla successiva esposizione a

    fattori che ricordano lo stress subito. Questi fattori, di per s precedentemente neutri

    per la persona, diventano stimolo condizionato ovvero doloroso a cui si associa un

    elevato arousal fisiologico. Inoltre le caratteristiche sgradevoli dei ricordi traumaticipossono agire impedendo il riemergere di tali ricordi e mantenendo i pazienti lontani

    da qualsiasi attivit che permetterebbe loro di abituarsi o desensibilizzarsi ai

    medesimi. Questo fenomeno pu essere definito fallimento dellelaborazione

    emozionale (15) che comporta appunto disturbi emozionali. Invece quando si realizza

    unefficace rielaborazione i ricordi vengono assimilati e diminuiscono fino al punto

    che altre esperienze e comportamenti possono susseguirsi senza interruzioni. Perspiegare questo dal punto di vista neuroanatomico stato suggerito (16)(17) che

    uniperattivazione noradrenergica (come quella che si verifica durante gli eventi

    stressanti) sottopone alcune strutture del tronco encefalo, fra cui il Locus Coeruleus,

    ad un minor controllo corticale inibitorio per cui queste strutture possono poi

    presentare modificazioni sinaptiche. Proprio questultime sarebbero causa di una

    ridotta capacit di abituarsi, sia per lapprendimento di nuovi concetti sia per la

    capacit di discriminare.

    Esistono altre sostanze neurotrasmettitrici messe in relazione con il DPTS; oltre alla

    noradrenalina citato infatti laumento di dopamina, in condizioni di stress acuto, a

    livello della corteccia prefrontale mediana. Tale aumento si verifica sia

    nellesposizione a stress ripetuti sia nellassunzione ripetuta di anfetamine. Il sistema

    dopaminergico prefrontale coinvolto in funzioni cognitive superiori come lattivit

    mnemonica e lattenzione, e quindi potrebbe essere coinvolto nei segni di

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    14/51

    ipervigilanza presentati dai pazienti con DPTS, attraverso le sue connessioni con

    Amigdala, Corteccia Entorinale e Locus Coeruleus.(12)(17)

    LAmigdala e lIppocampo costituiscono il Sistema Limbico che gi era stato

    individuato da Papez nel 1937 (18) come sede del comportamento motivato e delle

    emozioni.

    Soprattutto lAmigdala, che presenta anche ricche connessioni con diversi sistemi

    sensitivi ed altamente correlata con il Sistema Nervoso Simpatico, gioca un ruolo

    molto importante per quel che riguarda la valutazione emozionale degli stimoli in

    entrata ed anche con le risposte ai fattori sensoriali che ricordino il trauma subito(12).Lesioni al livello di tale organulo modificano infatti le risposte ai ricordi dal forte

    significato emozionale, come per esempio levitamento inibitorio o leccessiva

    reazione dallarme(19)(20)(21)(22). Analogo risultato si ottiene con gli antagonisti

    del neurotrasmettitore N-metil-D-aspartato (NMDA) i cui recettori si trovano appunto

    a livello dellAmigdala(12). Secondo LeDoux (22) le connessioni tra Talamo ed

    Amigdala sono responsabili di rapide reazioni a stimoli stressanti, mentre si sostieneche le connessioni tra Talamo Corteccia ed Amigdala siano alla base di reazioni pi

    lente favorenti paure pi complesse.

    A sua volta lIppocampo correlato a varie funzioni cerebrali, fra queste

    lelaborazione spazio temporale. Si ritiene che il sistema Settoippocampale (costituito

    da Ippocampo e Setto, Talamo Ventrale e Corteccia Cingolata) sia coinvolto nella

    valutazione di eventi correlati dal punto di vista spazio-temporale appunto,

    confrontandoli con le nozioni immagazzinate precedentemente e mettendoli in

    relazione attraverso fattori quali ricompensa-non ricompensa-punizione o novit (23).

    La lenta maturazione dellIppocampo, che non mielinizzato sino al terzo quarto

    anno di et, ritenuta la causa dellamnesia infantile(24)(25). Inoltre, considerando

    che la risposta dellorganismo agli stress acuti comporta liperproduzione di

    glicocorticoidi, stata studiata la relazione tra Ippocampo e cortisolo. LIppocampo

    presenta infatti due tipi di recettori, sia per i mineralcorticoidi che per i

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    15/51

    glucocorticoidi, che normalmente sono occupati per il 70% i primi e per il 10% i

    secondi dal cortisolo. Questultimo aumenta nelle situazioni di stress arrivando ad

    occupare per l70% i recettori mineralcorticoidi e per il 80% quelli glicocorticoidi.

    Questa sovraoccupazione dei recettori per i glucocorticoidi da parte del cortisolo

    sopprime leccitabilit neuronale ippocampale e cos interferisce con il

    Potenziamento a Lungo Termine, uno dei meccanismi alla base della formazione

    della memoria. Il PLT infatti sopprime a sua volta unarea cerebrale responsabile

    della codificazione spazio temporale e ci spiega come mai i ricordi associati ad

    esperienze traumatiche sono percepiti come senza tempo e senza confini. Infatti

    quando vengono scatenati in risposta a stimoli interni ed esterni si presentano comemolto vivi e attuali per coloro che soffrono di DPTS. Sappiamo che la risposta agli

    stress coinvolge il Sistema Nervoso Simpatico che produce, attivandosi a livello

    surrenale, adrenalina noradrenalina e cortisolo e che altamente correlato allattivit

    dellAmigdala. Sappiamo anche che le connessioni tra Amigdala, Locus Coeruleus,

    Ippocampo e Neocorteccia Temporale sono state indicati come base

    anatomofisiologica del meccanismo della memoria(26). Alla luce di questo si pudire che laumentata innervazione noradrenergica causata da grave stress che

    determina un potenziamento a lungo termine delle suddette vie pu essere considerata

    il correlato biologico dei flash back e degli incubi.

    Charney e collaboratori(12) propongono questo modello per lo sviluppo del DPTS:

    il trauma originale porta allattivazione della noradrenalina, a livello del Locus

    Coeruleus, dellIppocampo, dellAmigdala, dellIpotalamo e della Corteccia

    Cerebrale generando ansia, paura, irritabilit, iperarousal e predisposizione alla

    reazione di fight or flight. Si riscontra anche un aumento di dopamina a livello

    della Corteccia Frontale con lattivazione dei neuroni dopaminergici a livello

    Mesocorticale e le possibili conseguenze di questa attivazione le abbiamo citate

    pocanzi nei termini di alterazioni della memoria ed ipervigilanza successive al

    trauma. Inoltre si verifica un aumentato rilascio di oppioidi nella Corteccia e

    nellAmigdala che sarebbe responsabile sia dellanalgesia percepita dal paziente al

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    16/51

    momento dellevento traumatico (analgesia che permette la sopravvivenza allevento

    stesso) sia del successivo offuscamento emozionale che si verifica nel DPTS (a

    questo proposito McIvor(16) osserva che lautomedicazione con oppioidi la pi

    comune forma di abuso nei pazienti affetti da DPTS). Infine, per quel che riguarda i

    disturbi del sonno di questi pazienti, sempre McIvor li ha correlato con il

    coinvolgimento, nellevento traumatico, anche del Locus Coeruleus che sede della

    regolazione fisiologica del sonno.

    Emisferi cerebrali e lateralizzazione: Esiste una quantit di evidenze in letteratura a

    favore di una specializzazione degli emisferi specialmente per le emozioni. Per cui documentata una maggiore sensibilit dellemisfero destro nellelaborazione delle

    informazioni a maggior significato affettivo.

    Si ritiene come gi precedentemente scritto, che lAmigdala medi il condizionamento

    allo stimolo stressante e la risposta fight and flight.

    A riprova del ruolo chiave di questa struttura sta il fatto che collegata al Tronco

    Encefalo in particolare ad uno dei suoi nuclei responsabile della reazione di sorpresa .Bremner e collaboratori dimostrarono nel 1996 (29) la lateralizzazione asimmetrica a

    livello dellIppocampo in 26 veterani del Vietnam rispetto a 22 controlli

    opportunamente scelti; in particolare lIppocampo destro risultava pi piccolo in

    volume nella misura dell8% rispetto ai controlli, e questa differenza non era presente

    nelle altre aree cerebrali prese in considerazione come riferimento. Con la prudenza

    che la scienza richiede, nonostante lapparente ovviet, bisogna asserire che tale

    studio porta a due conclusioni possibili:

    -che le minori dimensioni dellIppocampo fossero presenti anche alla nascita

    costituendo una predisposizione allo sviluppo del DPTS, oppure

    -che i gravi traumi subiti, attraverso laumentato rilascio di glucocorticoidi e di altri

    neurotrasmettitori, possano aver danneggiato lIppocampo diminuendone il volume,

    bench non sia chiaro il meccanismo.

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    17/51

    Oltre a ci in un altro studio il medesimo autore nel 1995 (5) verific una riduzione

    volumetrica ippocampale sinistra del 12% in 17 pazienti vittime di abusi sessuali

    infantili rispetto ai campioni attentamente scelti.

    Altre interessanti osservazioni riguardano lo studio con la tomografia ad emissione di

    positroni (PET) eseguito su pazienti sofferenti di DPTS e sottoposti durante

    lesecuzione dellesame allascolto di un racconto che ricordava il trauma subito. La

    PET riport un significativo aumento del flusso sanguigno cerebrale regionale nelle

    strutture limbiche e paralimbiche di destra; inoltre lAmigdala e la Corteccia visiva

    secondaria (Area 18 di Brodmann) risultarono altamente attivate. Si riscontr invece

    una diminuzione significativa del flusso sanguigno a livello della CortecciaTemporale inferiore e nellarea di Broca, una regione dellemisfero di sinistra ritenuta

    responsabile della costruzione di esperienze semantiche. Ci si accorda con il fatto

    che i pazienti affetti da DPTS hanno difficolt a ricostruire cognitivamente le loro

    esperienze traumatiche ed inoltre ci dimostrerebbe che i ricordi traumatici vengono

    codificati in modo differente rispetto ai ricordi di eventi ordinari, probabilmente a

    causa dellalto grado di arousal emozionale che accompagna tali eventi. Invece ilverificato aumento del flusso sanguigno a livello della Corteccia visiva secondaria,

    durante la presentazione delle immagini traumatiche, suggerisce che lattivazione

    delle strutture cerebrali sensitive potrebbe essere la causa dei fenomeni di

    riesperienza nel DPTS.

    A proposito delle immagini del trauma subito, si pu dire che gi nel 1889 Janet (31)

    aveva suggerito che le intense reazioni emozionali conseguenti al trauma avessero

    come risultato linsorgenza di ricordi correlati allevento, dissociati dalla coscienza e

    immagazzinati come sensazioni viscerali o immagini visive pronte ad emergere in un

    secondo momento come flashback e incubi accompagnati da sentimenti di ansia e

    panico. Brown e Kulik nel 1977 coniarono il termine di ricordi flash-bulb per

    esprimere il concetto che i ricordi, appunto, di eventi molto sconvolgenti rimangono a

    lungo freschi e vividi nella memoria e hanno principalmente le caratteristiche di

    ricordi non verbali. Sostennero inoltre che in casi di estrema gravit e sorpresa

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    18/51

    lintero sistema mnemonico pu essere destrutturato portando allamnesia

    dellevento.

    Brewin nel 1996 (32) propose lesistenza di due livelli nella memoria in cui pu

    collocarsi linformazione del trauma:

    -a livello dei ricordi accessibili verbalmente, per cui alla nostra coscienza si presenta

    una ricostruzione dellesperienza traumatica che pu essere manipolata soprattutto

    con il coinvolgimento dellemisfero sinistro

    -a livello dei ricordi scatenati da situazioni, che non sarebbero accessibili alla

    coscienza e non possono essere ricostruiti o manipolati. I ricordi flash-back ne sono

    una dimostrazione.Le persone traumatizzate possono sperimentare il terrore di rimanere senza parole

    (30), cio lincapacit di elaborare il grave stress subito cognitivamente, catturandolo

    con parole e simboli e alleviando la propria sofferenza con il comunicare ad altri

    quanto accaduto. Compito della terapia anche favorire il processo di

    verbalizzazione del ricordo per poterlo metabolizzare positivamente.

    TEORIE PSICOLOGICHE

    Tim Dalgleish nel 1999 (3) ha cercato di individuare quali sono le diverse linee di

    pensiero su cui si fondano le spiegazioni razionali e gli approcci terapeutici al DPTS.

    Secondo tale autore necessario che tali teorie assolvano determinati requisiti.:

    1. trovare una spiegazione ai 3 problemi fondamentali nel quadro clinico del

    DPTS: lesperienza di rivivere levento traumatico, liperarousal, i sintomi di

    evitamento.

    2. spiegare tutta la gamma di reazioni individuali al trauma: lapparente assenza

    di conseguenze emozionali, il DPTS acuto, il DPTS cronico e quello ad

    insorgenza tardiva, ecc.

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    19/51

    3. spiegare gli effetti della variabilit degli eventi, della storia premorbosa di

    problemi psicologici, del supporto sociale, della tendenza ad attribuire

    significati particolari agli eventi ed ad esprimere le proprie emozioni

    4.

    considerare lefficacia dei trattamenti basati sullesposizione (42)

    5. fornire un coerente modello psicologico entro il quale possano realizzarsi le

    quattro condizioni precedenti

    Sono diversi gli approcci teorici alla terapia del DPTS: psicodinamico (Freud, 1919),

    teoria dellapprendimento (Keane Zimmeriring e Caddell, 1985), quella

    psicobiologica (Van der Kolk, 1988) e quella cognitiva (Horowitz, 1986).

    Questultima costituisce per il succitato autore, il metodo maggiormente esauriente.Le teorie cognitive sono in realt diverse, accomunate dallidea che gli individui

    vivono le esperienze traumatiche portando con s un insieme di concetti e di modelli

    precostituiti del mondo, degli altri e di s. Tali rappresentazioni mentali sono il

    prodotto delle precedenti esperienze individuali. Levento traumatico fornisce

    allindividuo uninformazione che da una parte altamente significativa mentre

    dallaltra incompatibile con le sue concezioni preesistenti. Cos a differenza di unainformazione non significativa, che il sistema cognitivo pu facilmente ignorare, o

    rispetto ad una informazione compatibile, che il sistema pu facilmente assimilare,

    quella correlata al trauma, altamente significativa ma incompatibile, non pu essere

    ignorata altrimenti genererebbe il caos psicologico per cui deve essere integrata.

    Secondo le teorie cognitive proprio questo tentativo di integrazione fra le precedenti

    rappresentazioni mentali e le nuove informazioni che conduce ai diversi fenomeni

    caratteristici del DPTS. Una risoluzione negativa si ha quando gli individui non sono

    in grado di trovare questo accordo tra vecchie e nuove informazioni, di spiegarsi il

    perch.

    Horowitz considerato il pi autorevole studioso della sindrome di risposta allo

    stress, in maniera molto schematica possiamo cercare di riportare la sua tesi.

    Egli sostiene che il principale slancio allinterno del sistema cognitivo per

    lelaborazione delle informazioni deriva dalla tendenza al completamento, cio dal

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    20/51

    bisogno psicologico di far corrispondere le nuove informazioni con i modelli interni

    basati su informazioni precedenti, e la revisione di entrambi sino al punto di trovare

    un accordo. Questa tendenza al completamento consente alla mente di accordarsi con

    la realt presente, requisito essenziale per prendere decisioni efficaci e perch

    lindividuo sia in equilibrio con lambiente. Horowitz ha sostenuto inoltre che dopo

    aver subito un trauma, si verifica un iniziale crying out o reazione di stordimento,

    seguito da un periodo di sovraccarico informativo, nel quale i pensieri, i ricordi e le

    immagini del trauma non riescono a conciliarsi con gli schemi cognitivi preesistenti

    ostacolando la tendenza al completamento. Come risultato Horowitz sostiene che un

    certo numero di difese psicologiche entrano in gioco nel mantenere linformazionetraumatica a livello inconscio e lindividuo sperimenta allora un periodo

    caratterizzato da anestesia affettiva e negazione nei confronti dellevento. Comunque

    la tendenza al completamento mantiene le informazioni correlate al trauma in quella

    che Horowitz definisce memoria attiva. E questultima che permette che le

    informazioni si facciano strada attraverso le difese e irrompano nella coscienza

    attraverso flash back, incubi, pensieri intrusivi, non appena lindividuo cerca difondere le nuove informazioni con le concezioni preesistenti. Secondo Horowitz,

    questo conflitto tra la tendenza al completamento da una parte e ed i meccanismi

    psicologici di difesa dallaltra, fa s che gli individui oscillino tra fasi caratterizzate da

    intrusivit e negazioni/anestesia affettiva. Limpossibilit ad elaborare

    completamente le informazioni traumatiche fa s che esse stazionino nella memoria

    attiva sino a cronicizzate il DPTS. Questa teoria, fondata sui presupposti del

    completamento, dellintrusivit e della negazione, pur presentando dei limiti,

    possiede una notevole capacit esplicativa rispetto alla sintomatologia del DPTS e a

    come esso possa cronicizzarsi, pu spiegare inoltre lefficacia dei trattamenti basati

    sullesposizione.

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    21/51

    Nella figura successivamente riportata schematizzata la sequela degli eventi

    secondo Horowitz.

    Risoluzione

    positiva

    EVENTO

    TRAUMATICO

    Crying out

    o

    reazione di

    stordimento

    Sovraccarico

    informativo

    Periodo di

    oscillazione

    tra

    intrusivit

    ed

    evitamento

    Risoluzione

    parziale o

    cronicizzazione

    del DPTS

    I PENSIERI INTRUSIVI.

    Questo argomento cos importante per la DPTS mi sembrato meritare un ulteriore

    paragrafo di approfondimento.

    Gi da anni nellambito degli studi sulle reazioni ai traumi come per le nevrosi da

    guerra (33) sono documentati i pensieri intrusivi che difatti costituiscono un sintomo

    cardine del DPTS. Essi sono in realt costituiti sia da immagini che da espressioniverbali. Gli studi pi approfonditi sullargomento sono stati compiuti da Rachmann e

    coll. oltre 20 anni fa (34) (35) (36) (37) (38) e descrivono sostanzialmente un quadro

    di cognizioni intrusive che inaspettatamente si presentano allattenzione, sia

    caratterizzate da informazioni marcatamente negative (pensieri blasfemi o violenti)

    sia piacevoli o quotidiane (sogni ad occhi aperti, fantasie sentimentali o le fantasie

    che gli artisti chiamano ispirazione). Una definizione maggiormente esauriente vieneda Salkovskis: Le cognizioni intrusive sono eventi della mente che vengono

    percepiti come uninterruzione del flusso di coscienza e che catturano lattenzione;

    queste possono presentarsi sottoforma di pensieri verbali, immagini, impulsi o una

    combinazione dei tre.

    Non si tratta di eventi volontari. Secondo Rachmann (15) i criteri di definizione sono:

    1. deve essere presente la descrizione del soggetto di essere stato interrotto

    durante unaltra attivit dai pensieri intrusivi,

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    22/51

    2. il pensiero, limmagine o limpulso vengono descritti dal soggetto come

    provenienti dallinterno e difficilmente controllabili.

    Questultimo punto importante per distinguere dalle allucinazione psicotiche dei

    disturbi schizofrenici (situazione in cui, per esempio, il paziente riferisce che i

    pensieri gli vengono inseriti esternamente da alieni).

    Si sottolinea che le cognizioni intrusive si verificano anche nei soggetti normali della

    popolazione sana: Rachman (37) riporta in un suo studio che quasi l80% dei soggetti

    non psicotici osservati mostrava pensieri intrusivi negativi come le ossessioni dei

    pazienti affetti da disturbo ossessivo compulsivo. Invece altri autori enfatizzano il

    concetto che i pensieri intrusivi possono anche essere piacevoli, come i bei ricordi, osemplicemente neutri dal punto di vista emozionale..

    Le cognizioni intrusive risultanti da uno stress sono ampiamente documentate. Gli

    stress possono anche essere indotti, come la visione di film con scene di forte

    violenza, possono far parte di una normale esistenza per esempio (38) i pensieri e le

    immagini intrusive di madri in ansia per lintervento di tonsillectomia dei figli (lo

    vedevo sdraiato come un vegetale e non si rialzava dopo lintervento). E come gidetto possono esser il risultato di eventi particolarmente gravi. Lo studio Solomon

    (39) documentava la presenza di scene e pensieri ricorrenti nei soldati israeliani nel

    primo anno dopo levento traumatico. E dimostrato che le immagini sono pi

    ricorrenti delle cognizioni verbali. Distinguere fra questi due tipi di ossessioni, visiva

    o verbale, risulta importante ai fini della scelta terapeutica: si ritiene che terapie

    basate sullesposizione dovrebbero essere pi adeguate a trattare le immagini

    intrusive, mentre un approccio cognitivo lo sarebbe per le cognizioni verbali. E

    interessante puntualizzare che esiste una minoranza di situazioni in cui altri sensi,

    oltre alla vista, sono coinvolti nel fenomeno dei pensieri intrusivi, alcuni pazienti

    infatti, vittime di gravi incidenti stradali, riferiscono di udire lo schianto e il rumore

    delle lamiere che si accartocciano, oppure lodore del gasolio ed il suo sapore in

    bocca.(3)

    Come reagiscono le persone ai pensieri intrusivi?

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    23/51

    Innanzitutto si osserva che i pazienti reagiscono diversamente: generalmente sono

    fenomeni molto angoscianti, ma lo stesso grado di sofferenza che si associa a queste

    ossessioni diverso fra paziente e paziente ed inoltre esistono persone che riescono a

    sopportarne il peso dissociando la componente emotiva. Comunque la risposta pi

    comune alle cognizioni intrusive il tentativo di allontanarle distraendosi. Altre

    forme di difesa sono costituite dallevitare qualsiasi situazione che ricordi lepisodio

    doloroso (evitare di percorrere il tragitto in auto dove si verificato lincidente,

    evitare i programmi di disastri o violenze, evitare di parlare del trauma!).

    E stata comunque descritta una generale diminuzione della frequenza delle

    cognizioni intrusive con il passare del tempo (39).Ma oltre ai ricordi strettamente correlati allevento traumatico, esistono anche altre

    forme di intrusivit che aggiungono sofferenza ai pazienti affetti da DPTS, si tratta

    propriamente di pensieri, riflessioni domande su quanto accaduto che si presentano in

    maniera ossessiva anche perch sono senza risposta. Padmal de Silva e Melanine

    Marks (3) li distinguono in 3 categorie:

    cognizioni intrusive legate alla minaccia del pericolo (sono al sicuro? Posso usciredi casa? Se muoio cosa accadr ai miei figli?)

    idee negative riguardanti il soggetto (sono una persona sporca. Sono iellato)

    pensieri e interrogativi sul significato dellevento (doveva proprio succedere? stata

    colpa mia? Perch proprio a me?)

    Secondo i sopra menzionati autori, questa tipologia di cognizioni intrusive

    tipicamente correlata al DPTS sebbene sia sottostimata da molti clinici e non rientri

    nei criteri diagnostici del DSM IV. Essi hanno seguito il caso di una giovane donna

    vittima di incidente stradale che non presentava assolutamente memoria dellevento

    in s, piuttosto era tormentata da interrogativi come quelli riportati (doveva

    succedere proprio a me? Sar in grado di tornare a vivere normalmente?) e

    soddisfaceva per il resto gli altri indicatori diagnostici del DPTS.

    Nellambito della sintomatologia dei pensieri intrusivi stato distinto il fenomeno

    delle cognizioni compulsive. Tale definizione si ricollega volutamente al quadro dei

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    24/51

    disturbi ossessivi compulsivi perch il paziente si vede costretto a dover compiere

    azioni rituali. La caratteristica fondamentale di tali sintomi appunto limpellente

    necessit di mettere in atto questi comportamenti con forma e contenuti precostituiti,

    non modificabili e che disturbano il pensiero del soggetto. Ma a differenza dei

    pazienti affetti da disturbo ossessivo compulsivo, tali pensieri non sono mai

    inappropriati o privi di senso, si collegano a specifiche esperienze vissute, il ricordo

    di tali esperienze, pi che le compulsioni stesse come per i pazienti ossessivi, provoca

    il tipico arousal, ed inoltre non portano ad un vero e proprio comportamento

    compulsivo. Ecco alcuni esempi: ripetere dettagliatamente cosa accaduto

    nellevento traumatico rievocando, sempre secondo una determinata sequela, leimmagini relative; pensare costantemente a cosa sarebbe accaduto se levento

    traumatico avesse comportato la morte del soggetto e quali sarebbero state le

    ripercussioni sulla famiglia; ripetere in continuazione determinate frasi: non colpa

    mia (una paziente coinvolta in un grave incidente) aveva vissuto bene (un soldato

    sopravvissuto riguardo al compagno morto in battaglia). In alcuni casi queste

    compulsioni cognitive sono vissute dolorosamente e con resistenza dal paziente chepu considerarle come il problema da superare, non cos per altri pazienti.

    Perch si verificano i pensieri intrusivi? La risposta ovviamente difficile. Tra le

    teorie pi autorevoli citiamo Rachman (15), secondo cui le esperienze stressanti

    devono essere assorbite ed elaborate dal soggetto perch non ne risulti compromesso

    il suo funzionamento e la sua integrit; il trauma un evento cos grave che il

    soggetto fatica ad elaborarlo dal punto di vista emozionale e cognitivo. Per tale

    motivo il ricordo dellevento tende a riaffiorare in molti modi tutti sgradevoli, per cui

    il soggetto tende nuovamente ad allontanare e rimuovere lelaborazione del trauma.

    Questa teorie spiegherebbe lorigine e la persistenza dei pensieri intrusivi e si

    concilierebbe con il fatto che le terapie basate sullesposizione e sulla elaborazione

    cognitiva nel DPTS portano a buoni risultati. Ma esiste un altro punto di vista, quello

    di Creamer (41) che vede nel ripetersi dei pensieri intrusivi la modalit con cui i

    circuiti della memoria, fortemente sollecitati dallevento traumatico, tentano di

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    25/51

    adattarsi allo stesso sino a che, con il passare del tempo, le cognizioni intrusive si

    acquietano proprio perch si portato a compimento questo meccanismo adattativo.

    In tale ottica vengono definiti da Creamer come disfunzionali quei pensieri che si

    associano ad un eccessivo arousal spingendo il paziente ad allontanarli ed

    ostacolando cos il fenomeno delladattamento. Ci trova il conforto di alcuni altri

    risultati sperimentali secondo i quali i pensieri intrusivi si esacerbano proprio in quei

    pazienti che si applicano ad evitarli e sopprimerli.

    CONCLUSIONI

    Non c certamente ancora ununivoca spiegazione biologica n psicologica deimeccanismi alla base del quadro clinico del Disturbo Post Traumatico da Stress o pi

    semplicemente, se non vogliamo usare questa etichetta, possiamo dire dellenorme

    sofferenza di chi ha subito un grave trauma. Lo scopo della ricerca deve essere volto

    a dare una spiegazione razionale dei sintomi tipici del DPTS. Ma certamente

    proseguire gli studi deve avere come obiettivo anche laffinamento degli interventi

    terapeutici per alleviare il dolore di questi pazienti e migliorarne la vita.

    LE TERAPIE POSSIBILI

    farmacoterapie, approccio cognitivo, ERMR, debriefing, supporto sociale

    Il DPTS costituisce un grave problema sanitario. Nonostante sia stato misconosciuto

    per molto tempo, esso in realt molto diffuso ed invalidante. I sintomi psichiatrici,

    psicosomatici e fisici, le difficolt nei rapporti familiari e sociali, il rischio di

    tossicodipendenza e di alcolismo, le diverse inabilit sociali che ad esso si associano

    ne sono una dimostrazione. Riguardo ai possibili trattamenti, prendendo in esame le

    terapie farmacologiche, possiamo dire che i tradizionali approcci con farmaci sedativi

    ed ansiolitici rappresentano una risposta superata ed anche errata alla luce degli studi

    sulle modificazioni del SNC conseguenti al trauma. Sui sintomi intrusivi e

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    26/51

    sullevitamento sembrano essere utili i farmaci serotoninergici, come gli

    antidepressivi triciclici e gli inibitori della ricaptazione di serotonina. Invece sintomi

    attivi quali i flash-back, liperattivazione, gli incubi e lansia sembrano migliorare

    con i tradizionali farmaci antiepilettici quali valproato e carbamazepina. Lintervento

    farmacologico va inteso come supporto alle altre terapie, per permettere di

    raggiungere i casi pi difficili in modo che possano partecipare alle psicoterapie

    individuali di gruppo o di comunit, e non ne rappresenta unalternativa. Tuttavia

    alcune osservazione sembrano indicare nella somministrazione precoce di farmaci ai

    soggetti esposti al trauma un utile baluardo allinsorgenza del DPTS. Il punto di

    unione tra farmacoterapia e psicoterapia sembra essere lazione comune sudeterminati recettori cerebrali.

    Riguardo alle psicoterapie, per molti anni le uniche armi a disposizione erano gli

    approcci psicodinamici. Attualmente hanno preso sempre maggior piede in

    psichiatria e psicologia clinica, le teorie cognitive e comportamentali, molto

    apprezzate per lefficacia e la brevit dei trattamenti. In particolare sono stateintrodotte le tecniche incentrate sul condizionamento e sullapprendimento. I metodi

    si basano sullesposizione ed ad associate tecniche di rilassamento, di controllo

    dellansia per esempio agendo sul respiro etc. Il punto chiave rimane lesposizione o

    confronto con le situazioni temute.. Purtroppo non esistono ancora trial randomizzati

    in doppio cieco con casi e controlli. A quanto si sa i limiti di tali interventi sono

    costituiti da un elevato tasso di drop out dei pazienti e dalla scarsa efficacia sui

    sintomi negativi del DPTS quali il ritiro sociale, la depressione, lannullamento

    emozionale, levitamento.

    Hanno recentemente riscosso notevole successo le tecniche di desensibilizzazione e

    rielaborazione attraverso il movimento degli occhi (EMDR). E un tipo di intervento

    in origine diffuso specificatamente per il DPTS, ora applicato anche in altri ambiti,

    che attualmente acclamato per la sua efficacia anche se bizzarro e privo di un

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    27/51

    razionale teorico. Si tratta di richiamare le immagini dellevento traumatico

    muovendo sistematicamente e rapidamente gli occhi. Quanto tale movimento sia

    necessario incerto, forse ha solo lo scopo di distrarre la persona che pu quindi

    abituarsi ad esporsi alla situazione temuta. Si ipotizza tuttavia che questa tecnica

    possa avere uninfluenza sui sistemi neurorecettoriali del SNC come lelettroshock e

    la farmacoterapia perch come loro in grado di produrre rapidamente una

    modificazione cosciente dello stato mentale.

    Debriefing. Il trattamento iniziale delle persone sotto shock, dato levento accaduto,

    deve consistere nel trovare un rifugio sicuro, riabbracciare i propri cari e soddisfare ibisogni primari. Successivamente si rende necessario il counselling. Riguardo a

    questultimo sono importanti sia la tempestivit: non troppo presto perch non

    sarebbe compreso dalle vittime, n troppo tardi!; sia la tipologia perch le risposte

    individuali sono molto differenti. In merito alla precocit dellintervento si

    osservato che questultima sembra essere efficace nel prevenire la cronicizzazione del

    disturbo (osservazione simile stata fatta anche per la farmacoterapia). In questosenso si inserisce la tecnica del debriefing originariamente adottata per il trattamento

    dei militari. Attualmente la procedura di debriefing maggiormente descritta in

    letteratura quella della Critical Incident Stress Debriefing elaborata nel 1983 da

    Mitchell (3) per applicarla ai vigili del fuoco. E una sorta di breve terapia di gruppo

    per aiutare i pompieri reduci da interventi molto brutti, essa ha riscosso buon

    successo. Per la precisione consta di un intervento della durata di 2-3 ore distinto in 7

    fasi:

    -fase introduttiva, in cui si spiegano le modalit e gli scopi

    -fase dei fatti, ognuno descrive brevemente il proprio ruolo nellincidente e la propria

    esperienza, ci aiuta a chiarire la natura e la sequenza degli eventi facendo svanire

    equivoci ed interpretazioni errate

    -fase dei pensieri, ognuno esprime il proprio pensiero predominante durante

    lincidente

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    28/51

    -fase delle reazioni che la pi potente emotivamente perch viene domandato quale

    momento dellincidente risultato pi doloroso e quale risultato il pi difficile da

    metabolizzare successivamente allincidente

    -fase del sintomo, qualsiasi, sia fisico che psicologico, avvertito durante lincidente

    deve essere riferito

    -fase dellinsegnamento, durante la quale chi conduce lincontro spiega il perch

    delle reazioni avute e come superarle per non esserne schiacciati

    -fase finale per gli ultimi chiarimenti o dubbi personali.

    Questo uno degli esempi di debriefing. Tali interventi devono essere fatti da

    personale esperto che sappia individuare bene le esigenze dei pazienti distinguendoper esempio fra vittime soccorritori e valutando le differenze individuali. Terapeuti

    inesperti possono aumentare i danni sui pazienti piuttosto che diminuirli.

    Limportanza delle competenze si sta dibattendo attualmente soprattutto per la

    nascente figura dellesperto in traumi che si contrappone alle tradizionali figure di

    esperti di salute mentale e che genera perplessit.

    Supporto sociale: questa espressione si riferisce ai complessi e dinamici meccanismi

    di relazioni interpersonali che proteggono il soggetto dallinsorgenza di disturbi fisici

    e psichici. E stato ben individuato in letteratura il terribile bisogno di parlare che

    hanno le vittime di traumi, tanto che si ipotizzata unequivalenza tra infezione e

    febbre da un lato sofferenza psicologica e auto rivelazione dallaltro. Questo concetto

    alla base dellintervento di supporto della crisi: avere a disposizione persone che

    abbiano semplicemente la volont di ascoltare in un atteggiamento di empatia senza

    peggiorare lo stato emozionale del paziente. Per misurare ladeguatezza del conforto

    rivevuto/somministrato stata ideata la Crisis Support Scale, uno scala di auto

    valutazione a 6 items che misura il grado di conforto ricevuto in relazione al tipo di

    evento traumatico ed in quali tempi. E stato studiato che un buon numero di

    interventi di supporto sono predittivi di una minore probabilit di sviluppare

    comportamenti evitanti e sono inversamente proporzionali allo sviluppo successivo di

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    29/51

    depressione ed ansia, dimostrando con evidenza il ruolo protettivo del supporto

    sociale. E quasi commovente constatare che gli esseri umani hanno cos bisogno di

    affetto ed attenzioni; come i neonati se non sono amorevolmente curati presentano

    gravi e persino irreparabili deficit organici e non solo del SNC, sino alla morte come

    avveniva negli orfanotrofi, cos le vittime di gravi traumi necessitano di un conforto

    umano che le preservi dallo sviluppare in seguito comportamenti psicopatologici

    cronici. A tale proposito pu essere citata una novella di Checov, in cui un anziano

    stalliere, nel giorno in cui aveva improvvisamente perso suo figlio, si era ritrovato ad

    incontrare numerose persone ignare e frettolose, nessuna delle quali gli aveva offerto

    la possibilit di condividere il suo immenso dolore, sino a che egli non si eraritrovato, piangente, a parlare abbracciato al collo del suo cavallo.

    A parte questo intervallo letterario, le spiegazioni scientifiche che si danno al

    bisogno, per quanto ovvio questo possa sembrare, di relazioni interpersonali

    soprattutto nei momenti di dolore, si basano su diverse ipotesi, fra cui lattaccamento

    e la solitudine. Riguardo allattaccamento, esso un bisogno insito nellanimo umano

    per cui si necessita di relazioni sociali, pena la perdita della salute psicologica, anchein assenza di eventi stressanti. I traumi spesso si associano a distruttive modificazioni

    della rete di relazioni sociali. Alcuni studiosi distinguono lattaccamento in sicuro,

    ansioso-evitante, ansioso-ambivalente a seconda che porti a relazioni salde basate su

    intimit e fiducia, oppure basate sulla paura dellintimit e della dipendenza da altri,

    oppure, infine, fondate sulla gelosia e la preoccupazione di essere abbandonati. Ci

    rifletterebbe nelladulto il tipo di relazione che il bambino aveva con i propri

    genitori, ed ovviamente porta a sviluppare reazioni diverse in caso di traumi.

    Mikulincer e coll.(42) verificarono che i soggetti con attaccamento sicuro, in seguito

    allattacco missilistico irakeno sulle citt israeliane durante la guerra del Golfo,

    mostravano minori livelli di ansia e richiesta di pi alti livelli di supporto sociale

    rispetto alle personalit evitanti.

    La solitudine pu essere distinta in emozionale e sociale, la prima deriva dalla

    mancanza di un intimo attaccamento ad unaltra persona, la seconda dalla mancanza

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    30/51

    di una rete di rapporti sociali. Vi sono tuttavia soggetti che hanno stabilmente la

    percezione della solitudine, derivante da una notevole discrepanza tra il livello di

    relazioni desiderato e quello ottenuto. Ci che si pu opporre al supporto sociale

    anche un sintomo stesso del DPTS cio il ritiro sociale ed il successivo ripiegamento

    su di s dei pazienti, questi sono anche fattori predittivi di maggior gravit del DPTS

    stesso.

    Il supporto sociale unentit multifattoriale che si pu considerare distinta in:

    1. emozionale, cerca di favorire nel soggetto la percezione di essere benvoluto

    stimato accettato e sembra essere quello maggiormente utile di fronte ai traumi

    da eventi incontrollabili2.pratico, cerca di fornire alla persona aiuti materiali

    3. cognitivo, cerca di fornire consigli, nozioni, risposte; in genere ci di cui

    abbisognano successivamente le vittime quando devono cercare di elaborare le

    informazioni cognitive conseguenti allevento stressante.

    Come sempre il tipo di aiuto deve essere calibrato sui bisogni della persona, sul

    contesto e il particolare tipo di evento traumatico che ha generato la situazione diemergenza, ed anche in base ad una sequenza temporale per cui in genere le vittime

    hanno bisogni diversi a seconda del tempo intercorso dallepisodio traumatico.

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    31/51

    CAPITOLO 2

    Lesperienza di Mollica

    Richard F. Mollica insegna psichiatria alla Harvard Medical School. Nel 1981 stato

    tra i fondatori dell Harvard Program in Refugee Trauma, uno dei primi centri clinici

    creati negli Stati Uniti per i sopravvissuti alle violenze ed alle torture di massa. In

    questo capitolo cercher di descrivere quanto ho appreso dalla lettura di alcuni testi

    relativi al suo lavoro.

    In un suo articolo comparso su Le Scienze nel Settembre 2000 (43) Mollica spiega leragioni del suo lavoro. Il presupposto che finalmente si cominciano a prendere in

    considerazione i disastrosi effetti della guerra sulla salute mentale dei civili. Sino ad

    alcuni decenni fa lorientamento teorico della scienza e della morale comune di fronte

    alle violenze che potevano essere inflitte a vittime innocenti, durante le guerre in

    seguito a stupri o ad abusi infantili o altri eventi traumatici da cause naturali, era di

    invitare il soggetto a rafforzarsi e a non pensare pi a quanto accaduto. Lattenzioneera concentrata sui disagi e le ferite fisiche , sui bisogni materiali; si faticava a vedere

    bene le ferite dellanima quindi non venivano prese in considerazione perch fossero

    curate. Il Disturbo Post Traumatico da Stress stato ufficialmente riconosciuto nel

    1980 sul DSM III inizialmente sulla base delle osservazioni condotte sui reduci delle

    guerre di Corea e Vietnam. Ma solo negli ultimi due decenni che gli studiosi hanno

    preso maggiormente in considerazione le conseguenze dei conflitti sulle popolazioni

    civili. Questi studi stanno rivoluzionando il modo di intervenire per arginare i danni

    devastanti delle guerre.

    Nel 1988 lHarvard Program in Refugee Trauma invi una squadra di psichiatri nel

    maggiore dei campi profughi cambogiani ai confini con la Tailandia, il Site 2. Dei

    993 ospiti intervistati, vittime di torture massacri stupri rapine devastazioni, nessuno

    godeva di un supporto psicologico per fronteggiare lenorme carico di sofferenza

    psichica (44). Gli effetti delle violenze di massa sulla salute mentale sono invisibili e

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    32/51

    si fatica a comprenderli senza una adeguata preparazione. Le differenze culturali tra i

    soccorritori e le popolazioni scampate ai conflitti non ne aiutano la comprensione.

    Inoltre le stesse vittime hanno difficolt e pudore a parlare delle atrocit subite, ed i

    soccorritori faticano a concepire un cos grande orrore. Si instaurano una sorta di

    incredulit e disinteresse difensivi da parte di chi non ha subito le medesime atrocit,

    quasi a non voler accettare lidea di tanto male; ma questo costituisce unulteriore

    sofferenza e motivo di solitudine per i sopravvissuti. Secondo Mollica sono almeno 6

    le scoperte basilari che hanno fatto progredire la scienza nellassistenza a queste

    vittime.

    In primo luogo esiste un netto picco di incidenza di gravi malattie psichiatriche tra isoggetti sopravvissuti alla guerra. I progressi nellepidemiologia psichiatrica-

    campionamenti casuali e rappresentativi delle popolazioni, utilizzazione di

    intervistatori e sviluppo di criteri diagnostici standardizzati anche per culture diverse-

    hanno fornito i primi dati affidabili. Lo studio eseguito dallHPRT sui rifugiati

    cambogiani ha evidenziato livelli di depressione clinica acuta e di DPTS pari

    rispettivamente al 68 e 37 per cento. Analoghe cifre si sono riscontrate tra i profughibhutanesi in Nepal e bosniaci in Croazia. Prendendo a termine di paragone la

    popolazione normale, in questa le percentuali si abbassano rispettivamente al 10 e

    all8 per cento.

    La seconda scoperta riguarda il fatto che la natura del trauma pu essere misurata in

    modo rigoroso. Di solito gli psichiatri si preoccupavano del fatto che studiare le

    esperienze traumatiche in un paziente potesse provocargli ulteriori sofferenze.

    Ritenevano inoltre che i pazienti fornissero resoconti imprecisi. Ma a partire dai primi

    anni 80 ha preso piede una nuova corrente di idee in medicina, legata ad associazioni

    quali Amnesty International. I ricercatori impegnati nel campo dei diritti umani

    hanno sviluppato un metodo sistematico che combina vari tipi di esami clinici per

    verificare laccuratezza dei racconti. Lo stesso Mollica racconta che nella sua

    esperienza con i pazienti indocinesi ne aveva constatato lincapacit a descrivere le

    atrocit subite in interviste aperte. Per questo nella sua clinica si era ricorsi ad un

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    33/51

    semplice strumento di screening noto come Hopkins Symptom Checkclist,

    ampiamente utilizzato per la popolazione generale sin dagli anni 50. Esso

    composto da una serie di domande esauribili in 15 minuti e che indagano la presenza

    di sintomi come la stanchezza, i disturbi del sonno o le idee suicide. Una volta che ne

    fu fornita una versione indocinese, i pazienti riuscirono a raccontare le loro reazioni

    emotive senza angosce.. Una versione ulteriormente modificata di questo test,

    lHarvard Trauma Question Post Traumatic Stress Disease, centra lattenzione sugli

    eventi traumatici ed i sintomi tipici del DPTS. Attualmente tale questionario esiste in

    pi di 25 lingue, con versioni adattate ai diversi contesti culturali.

    La terza scoperta riguarda una comprensione pi approfondita, grazie anchealletnopsichiatria, del modo di concepire le malattie mentali nei paesi non

    occidentali. In molte societ non sono i medici ma i guaritori tradizionali e gli anziani

    che si prendono cura del disagio psichico. Tuttavia pu residuare una fetta di

    popolazione che i guaritori tradizionali non riescono a trattare e i medici occidentali

    misconoscono perch presenta sintomi aspecifici o sfuggenti. Per questo sono stati

    fatti lavori di catalogazione dei sintomi e delle diagnosi secondo la medicina deiguaritori tradizionali, cosicch i medici occidentali possano identificare la malattia

    mentale utilizzando i linguaggi locali.

    La quarta scoperta si basa sullosservazione che alcune particolari esperienze

    traumatiche conducono pi di altre a sviluppare depressione o DPTS. Per esempio,

    nellesperienza di Mollica, tra i rifugiati cambogiani del Site 2 gli eventi

    maggiormente traumatizzanti erano costituiti da percosse sulla testa, morte di

    bambini per fame o per omicidio, o la prigionia; mentre la morte di soggetti adulti o

    la perdita/distruzione delle proprie abitazioni non avevano lo stesso impatto

    traumatico.

    La quinta scoperta riguarda le modificazioni organiche cerebrali permanenti

    conseguenti a stress estremi. Nei primi anni sessanta il ricercatore norvegese Leo

    Eitinger e i suoi colleghi scoprirono un legame tra i traumi cranici ed i sintomi

    psichiatrici fra i sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti.. Analogamente anni dopo

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    34/51

    si osserv una relazione fra danni cerebrali e percosse subite dai prigionieri americani

    della seconda guerra mondiale e dei conflitti coreano e vietnamita. Ole Rasmussen e

    colleghi studiarono 200 vittime civili di torture, il 64% aveva danni neurologici.

    Anche senza una causa fisica diretta, la sofferenza psichica pu danneggiare il

    cervello. Alcuni studi disponibili sui pazienti affetti da DPTS dimostrano, per

    esempio, la riduzione di volume dellIppocampo destro, come gi detto nel

    precedente capitolo.

    La sesta ed ultima scoperta dimostra lesistenza di una connessione tra sofferenza

    mentale ed inadeguatezza sociale. Tra i rifugiati bosniaci che vivono in Croazia e che

    sono seguiti dai programmi di Mollica, uno su quattro presenta inabilit sociale:incapacit di lavorare, di prendersi cura della famiglia, di partecipare ad attivit

    socialmente produttive. Gli effetti a lungo termine di questi problemi mentali non

    sono ancora noti. Una recente ricerca condotta su una popolazione danese ha rivelato

    che le persone che erano state vittime della persecuzione nazista presentavano tassi di

    disturbo post traumatico superiori alla norma nel successivo periodo di 50 anni.

    Questi traumi possono avere effetti transgenerazionali: i ricercatori hanno notato tassidi disturbo mentale anche nei figli di sopravvissuti allOlocausto maggiori rispetto ad

    un gruppo di confronto formato da ebrei non traumatizzati. E una questione pi che

    mai aperta per cui risulterebbe rischioso azzardare spiegazioni eziologiche. Per capire

    le conseguenze a lungo termine della guerra in corso uno studio longitudinale in

    Bosnia ad opera di Mollica e collaboratori. La tesi di fondo che sebbene un numero

    relativamente piccolo di sopravvissuti alle violenze di massa presenti malattie mentali

    gravi ed in acuto tali da richiedere un intervento psichiatrico intenso, la grande

    maggioranza soffra di problemi mentali di minore gravit ma di lunga durata.

    Lesaurimento fisico, lodio, la sfiducia, lapatia sono una realt pervasiva che

    pu perdurare a lungo minando la buona salute dellindividuo e della societ stessa di

    cui fa parte, frenandone lo sviluppo sociale ed economico. Solo negli ultimi anni le

    organizzazioni mondiali hanno preso atto di ci. LOMS ha pubblicato numerosi

    studi e Linee Guida su come gestire programmi di interventi umanitari in zone di

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    35/51

    emergenza (45). La Banca Mondiale per esempio ha riconosciuto che i vecchi

    modelli di sviluppo non funzionano pi per le nazioni devastate dalle guerre e che se

    ne devono elaborare altri. Le agenzie umanitarie internazionali hanno messo in piedi

    cliniche psichiatriche con personale locale nelle zone devastate come Cambogia e

    Timor Est. In Sudafrica ed in Bosnia i medici locali sono apparsi in televisione per

    spiegare alla popolazione quali problemi possono sorgere e quali siano i mezzi di

    cura. Allinterno del programma di Mollica stanno nascendo microimprese per

    aiutare le persone depresse a rientrare nel mondo del lavoro produttivo. Secondo le

    stesse parole di Mollica, questi sforzi sono molto importanti per rompere il circolo

    vizioso di letargia e desiderio di vendetta che affligge unarea sempre pi vasta delmondo.

    Nel loro lavoro Mollica e lHarvard Program in Refugee Trauma (HPRT), hanno

    dovuto affrontare e conciliare le diversit culturali (44), come dimostrano gli sforzi

    fatti con i profughi cambogiani di valorizzare i guaritori tradizionali, gli anziani dei

    villaggi e i riti dei monaci buddisti con la medicina tradizionale occidentale. Questalinea di condotta ha portato i medici occidentali dellHPRT a coniare il termine di

    CED, ovvero Cambodian Categories of Emotional Distress, individuando cos le

    malattie mentali e le relative conoscenze tramandate oralmente in Cambogia.

    Inoltre, riconoscendo limportanza di una triplice modalit propriamente cambogiana

    di prendersi cura delle malattie, stato individuato lacronimo KCBM, ovvero:

    1. Kruu khmer healing practices, ovvero i guaritori tradizionali che utilizzano

    erbe medicinali, amuleti, rituali, incantesimi, ecc

    2. cambodian and western styles of Counselling, il counselling appunto attuato

    sia dai guaritori tradizionali o dagli anziani dei villaggi, sia da medici

    occidentali

    3. Buddhism, la medicina dei monaci buddisti che si avvale di riti religiosi,

    medicinali a base di erbe e meditazione

    4. western Medication, si riferisce alla diagnosi ed ai trattamenti del DSM

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    36/51

    Tutto questo nello sforzo di armonizzare le differenze culturali a beneficio dei

    pazienti.

    Sappiamo (3) che i sintomi principali del DPTS sono sostanzialmente i medesimi in

    tutte le societ umane ed etnie. Per esempio nellambito del CED, di cui abbiamo

    appena parlato, il DPTS prende il nome di Tierur-na-kam ed indica la sintomatologia,

    simile a quella descritta nel DSM IV, di chi stato vittima di torture o atti crudeli e

    barbarici. Certo per che le differenze culturali giocano un ruolo importante

    soprattutto nella manifestazione di certi sintomi piuttosto che altri. Williams,

    psichiatra di un battaglione inglese stanziato nel Bruma durante la seconda guerramondiale, osserv che i militari inglesi mostravano un maggior tasso di malattie

    psichiatriche rispetto ai commilitoni indiani soprattutto relativamente ai sintomi

    dansia e crisi di pianto. Ci era imputabile al retaggio culturale che gli indiani

    subivano considerando unonta molto grave perdere il controllo, piuttosto presso di

    loro i disturbi di isteria erano maggiormente rappresenti. Anche studi sui profughi

    afgani dimostrano che se la sintomatologia del DPTS consistente in grave disforia,disturbi del sonno, perdita dellappetito era manifestata da tali pazienti, non cos i

    sintomi considerati socialmente inaccettabili quali crisi di pianto, sensi di colpa, idee

    suicide e tentativi di suicidio.

    Pure nella terapia il confronto fra diverse culture deve essere attento e proficuo: da

    una parte per non ledere le vittime con atti terapeutici inadeguati alla loro sensibilit,

    dallaltra per cogliere qualsiasi spunto valido da culture diverse per la trattazione del

    trauma. Per esempio sono stati studiati i rituali di purificazione degli indiani

    dAmerica, uno in particolare lInipi Orinare, ovvero Sweat Lodge, ovvero Dolce

    Alloggio. Tale evento religioso collettivo di ringraziamento e perdono, veniva vissuto

    da tutta la trib che gli attribuiva, con molta convinzione, significati di introspezione

    personale, crescita spirituale ed umana, guarigione fisica e psichica attraverso un

    profondo senso della collettivit. Tale rito stato studiato ed adattato in via

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    37/51

    sperimentale in alcune terapie di gruppo a pazienti vittime di DPTS con buoni

    risultati (46).

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    38/51

    CAPITOLO 3

    Lesperienza palestinese

    Questanno, dal 18 al 23 Agosto, sono stata a Gerusalemme.

    Avevo preso contatti con la Cooperazione Italiana perch desideravo fare esperienza,

    seppure in cos poco tempo e proprio in quella terra cos martoriata dalla guerra, di

    come si tenta di aiutare la popolazione civile rispetto ai traumi da guerra in corso.

    Sono stata accolta davvero con tanta generosa amicizia dalla dr.ssa Loredana

    Savarino, psicologa, e da suo marito Claudio, funzionario della Cooperazione. In

    particolare Loredana stata la mia guida, con tutte le valenze che si possono dare aquesto termine, nella comprensione di cosa sia questo lavoro allestero.

    Loredana responsabile di un progetto umanitario a Beit Rima, che descriver in

    seguito e che principalmente diretto alla popolazione infantile.

    Prima di tutto ritengo opportuno fornire una descrizione generale della situazione

    palestinese avvalendomi del rapporto datato Luglio 2003: A psychosocial

    assessment of palestinian children. Tale studio stato condotto da unONGpalestinese (NPA: National Plan of Action for palestinian children, nella persona del

    dr Cairo Arafat) e dallONG statunitense Save the Children (nella persona del dr Nei

    Boothby, professor of pubblic health alla Columbia University). Le prevedibili

    ragioni per cui stato steso questo studio, sono dovute alle segnalazioni di sofferenze

    psicologiche nella popolazione infantile a seguito dello scoppio della seconda

    Intifada.

    Lo studio stato progettato per cogliere principalmente come i bambini stessi

    percepiscono la propria situazione e per fornire loro un open forum in cui esprimersi.

    Nei mesi di Luglio e Agosto 2002 sono stati reclutati 1266 bambini palestinesi fra i 5

    ed i 17 anni che hanno formato un campione randomizzato e stratificato di soggetti in

    cui equamente erano rappresentati maschi e femmine, residenti in citt, aree rurali e

    campi profughi e, infine, il 61% proveniva dai territori della West Bank mentre il

    39% dalla striscia di Gaza.

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    39/51

    Dallascolto e dallosservazione dei bambini stato constatato che il 93% riferisce di

    sentirsi esposto ad attacchi e non sicuro, temendo non solo per la propria incolumit

    ma anche per quella di amici e familiari. Almeno il 48% di loro ha vissuto

    personalmente situazioni di violenza armata o ne stato testimone riguardo ai propri

    cari; il 21% ha dovuto lasciare la propria realt per temporanee o definitive ragioni di

    sicurezza. I pi colpiti sono i bambini della striscia di Gaza rispetto ai territori della

    West Bank e i bambini dei campi profughi o delle citt rispetto alle aree rurali.

    Lo stress sopportato dai bambini palestinesi aumentato dalla diffusa percezione che

    i loro genitori non possono sempre e comunque rispondere al loro bisogno di cura e

    protezione, ci sentito dal 52% dei bambini soprattutto dai pi grandi fra loro.Oltretutto le limitazioni materiali e finanziarie e la perdita di controllo sugli eventi

    esterni, rende le stesse persone che dovrebbero dare protezione ai bambini, cio i

    genitori e gli insegnanti, sfiduciati, frustrati ed insicuri nelle loro capacit, impoveriti

    nelle loro risorse mentali ed emotive.

    In questo contesto non risulta strano constatare che 9 su 10 genitori descrivono

    sintomi da reazione post traumatica nei loro bambini come incubi notturni, enuresi,aumento dellaggressivit, iperattivit, cos come calo dellattenzione e della

    concentrazione. Una minoranza di genitori, 5-8%, hanno notato nei loro figli idee

    ossessive di vendetta e di morte.

    A dispetto delle avverse circostanze, tuttavia, in questo studio i bambini palestinesi si

    sono dimostrati provvisti di resistenze psicologiche e meccanismi di difesa

    evidenziati da una mantenuta fiducia nel futuro. Infatti il 70% di loro continua a

    sentirsi in grado di poter migliorare la propria vita principalmente impegnandosi a

    maturare da un punto di vista scolastico, ma anche personale e sociale. Inoltre il 71%

    di questi ragazzi dimostra di incanalare costruttivamente le proprie energie in attivit

    positive e non violente. Il 96% dei ragazzi contattati continua a vedere nellistruzione

    larma pi idonea per assicurarsi un futuro migliore e per portare ad una risoluzione

    non violenta delloccupazione in corso; tutto ci nonostante lallarme di genitori e

    insegnanti sul calo di attenzione e concentrazione dei ragazzi.

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    40/51

    In maniera concomitante la scuola cresciuta dimportanza anche come social forum

    e risorsa di supporto ai bambini, non ci sono altrimenti alternative per incontrarsi con

    i propri coetanei in attivit ricreative ed informali. I genitori stessi non incoraggiano i

    bambini ad uscire di casa temendo i pericoli dellambiente esterno. Ci molto

    frustrante per i bambini che si sentono limitati nelle loro libert personali e nella

    possibilit di parlare con i loro coetanei scambiandosi opinioni, cosa che appare per

    loro pi importante che giocare.. Oltre a focalizzarsi sulla scuola, le altre attivit

    positive in cui i bambini riversano le loro energie sono laiuto domestico ai genitori,

    ed alla comunit, la partecipazione a dimostrazioni pacifiche. Il 71% dei bambini

    considera importante resistere attivamente alloccupazione per lo pi concentrandosiin azioni non violente e pacifiste. Un gruppo minore (21%) si dimostra pi

    concentrato sullautodifesa chiudendosi in casa e tenendosi lontano dai pericoli. Solo

    una minoranza pari al 7% considera importante il sacrificio personale e violento nel

    conflitto come soldati o martiri.

    Per quel che riguarda i genitori, lambiente esterno cos pericoloso percepito

    ovviamente come incontrollabile da loro, ma persiste il senso di dovere eresponsabilit nei confronti dei loro bambini anche se il 43% degli intervistati si

    dimostra sfiduciato nella capacit di prendersi cura dei propri figli proteggendoli,

    nella convinzione che superiori cambiamenti in campo politico ed economico

    debbano verificarsi prima che essi riacquistino di nuovo la capacit di tutelare

    appieno i propri figli. A dispetto di questa loro stessa sofferenza, la maggior parte dei

    genitori consapevole dellimportanza della propria funzione di supportare i figli

    alleviando i rischi di gravi danni psicologici a lungo termine. Sono quindi attenti

    osservatori del cambiamento nella condotta dei loro figli che considerano una

    normale reazione ad una situazione eccezionalmente grave. Al pari dei loro bambini

    sono convinti dellimportanza della scuola e degli scambi reciproci fra i bambini

    stessi, nonch dellimportanza di un proficuo dialogo tra genitori e figli, nonostante le

    difficolt ad attuarlo. Il 65% dei genitori riporta significativi scambi con i propri figli,

    attraverso il dialogo, meno soddisfacenti per un 12%, totalmente inesistenti per un

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    41/51

    23%. Pure sorprendente il grado di inconsapevolezza che alcuni genitori hanno

    rispetto al loro ruolo di modelli per i figli, ma ci riflette il loro calo nellautostima.

    Riguardo agli insegnanti, essi pure sono consapevoli dellimportanza della scuola

    nellaiutare appunto i ragazzi ad adattarsi ed ad affrontare la difficile situazione che

    vivono. Quasi il 90% di loro sostiene che i risultati ottenuti dagli alunni migliorano se

    viene lasciato loro il tempo ed il modo di esprimere pensieri ed emozioni in classe,

    oppure quando loro permesso di svolgere attivit fisiche od artistiche, o quando

    hanno lopportunit di esprimere e confrontarsi con le loro stesse emozioni durante le

    normali attivit scolastiche. Il 57% degli insegnanti ed il 60% dei ragazzi trovano che

    il rapporto reciproco sia migliorato dallinizio dellintifada; per il 12% degliinsegnanti ed il 10% degli alunni invece i rapporti reciproci si sono deteriorati.

    In accordo a questi risultati, questo studio propone un triplice intervento per

    migliorare le condizioni dei bambini, agendo appunto nel sostegno diretto ai ragazzi,

    ai genitori ed agli insegnanti. Nello specifico lo studio si raccomanda che:

    1. i programmi ristabiliscano il pi possibile una condizione di normalit anche

    coinvolgendo le realt civili, per offrire ai ragazzi occasioni ricreative, sportivee culturali

    2.

    sia fornito un supporto finalizzato a rendere consapevoli i ragazzi dei loro

    sintomi psicologici e del loro significato, ci agendo anche sui genitori e

    fornendo a questi stessi un similare supporto psicologico

    3. oltre alle normali attivit scolastiche sia data lopportunit ai bambini di

    trovarsi in centri dove ulteriormente sia consentito loro di crescere e ricrearsi

    nel gioco e nel confronto reciproco. In aggiunta dovrebbe esser fornito un

    adeguato counselling anche agli insegnanti.

    In questa linea si colloca anche il progetto italiano a Beit Rima.

    Questa una cittadina palestinese sita nei pressi di Gerusalemme allinterno della

    West Bank, dove, prima di questultima intifada, la popolazione godeva di un buon

    livello socio economico. Ora invece il crollo del turismo e delle attivit commerciali

  • 7/25/2019 Psi Co Trauma 24

    42/51

    ha portato povert e disoccupazione come in molte altre zone palestinesi, provocando

    ovviamente un generale clima di malessere, depressione, apatia e sfiducia nel futuro.

    Lo scopo del progetto quello di fornire un supporto ai bambini di Beit Rima

    coinvolgendo in questo alcune donne della stessa citt nel ruolo di facilitatori

    (ovvero educatrici/animatrici), attraverso lapertura di un centro ricreativo.

    Ho potuto visitare personalmente il centro e leggere la documentazione descrittiva di

    questa iniziativa.

    Questo progetto si attua attraverso tre differenti approcci:

    1. ricreativo,

    2.

    educativo e3. terapeutico.

    Il primo mira a permettere di scaricare laggressivit e le frustrazioni accumulate dai

    bambini attraverso una via controllabile e positiva.

    Il secondo ha come scopo di insegnare ai bambini gli strumenti e le strategie per

    risolvere positivamente i conflitti ed i problemi nella prospettiva di migliorare ora ma

    anche nella loro futura vita adulta, qualit di vita e relazioni sociali.Il terzo punta lattenzione sullautostima, la comunicazione, la capacit di attenzione

    e di concentrazioni e i disturbi del linguaggio dei bambini.

    Lattivit del centro consiste nellapertura quotidiana per 3 o 4 ore, distinte i