Protesta per il nuovo ospedale - Ordine dei Farmacisti della … novembre.pdf · Lettera aperta al...

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ore 01 ei*. N^. Protesta per il nuovo ospedale SCHIO. Apparsi nella notte alcuni striscioni, per richiamare l'attenzio- ne sulla protesta popolare in occasione dell'inaugurazione dell'ospeda- le di Santorso, prevista domani. Ieri è stato diffuso anche un comunica- to che annuncia un presidio, alle 11.30, organizzato dall'Usti. E.CU. ISTITUZIONALE A.ULSS N. 4 Pag. 1

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ore 01 ei*.

N ^ .

Protesta per il nuovo ospedale SCHIO. Apparsi nella notte alcuni striscioni, per richiamare l'attenzio­ne sulla protesta popolare in occasione dell'inaugurazione dell'ospeda­le di Santorso, prevista domani. Ieri è stato diffuso anche un comunica­to che annuncia un presidio, alle 11.30, organizzato dall'Usti. E.CU.

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SANTORSO

Neuroscienziati si confrontano all'OasiRossi Neuroscienziati internaziona­li a confronto, con 150 ospiti fi­no a sabato nell'Oasi Rossi su invito del Centro studi di riabi­litazione neurocognitiva di Vil­la Miari, struttura dell'Ulss4. Relatori Derdre Gentner, di­rettrice del programma di Scienze cognitive dell'Univer­sità Northwestern (Usa) e Alain Berthoz professore di Scienze della percezione e dell' azione del College de France. Presenti Maurizio Iacono dell' Università di Pisa e Giovanni Madonna, psicoterapeuta. S.P.

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APPUNTAMENTI/1

Incontro su salute e attività fisica Serata sul nordic walking, do­mani, alle 20.30, nella sala riu­nioni dell'ex ospedale Boldri-ni di Thiene.

L'iniziativa fa parte del pro­getto "Salute e movimento" ed è promossa dall'associazione culturale "Lo Specchio", in col­laborazione con l'Ulss 4 Alto Vicentino.

Condurranno l'incontro Bar­bara Pastori e Michele Zane, due istruttori della scuola ita­liana di Nordic Walking. L'in­gresso all'appuntamento è li­bero. «M.P.

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SANITÀ. L'Ulss 4 ha avviato un ciclo di corsi tenuti da due psicologhe all'ex ospedale Boldrini

Memoria, ecco come salvarla Iniziativa dell'azienda sanitaria rivolta agli over 65. Un modo per prevenire la demenza e la disabilità

Una palestra per la memoria. L'ha attivata lTJlss 4 all'ex ospe­dale Boldrini, dove fino aliati­ne dell'anno si terranno tre corsi di stimolazione cogniti­va pensati per migliorare la qualità della vita degli over 65.

Spesso, infatti, all'aumenta­re della speranza di vita non corrisponde un effettivo mi­glioramento della sua qualità, ma anzi può verificarsi un in­

cremento della demenza e del­la disabilità.

Da qui la decisione dell'Ulss 4 di promuovere un ciclo di corsi tenuti dalle psicologhe Michela Pozza e Paola Anzolin del Servizio di neuropsicolo­gia e psicologia clinica, cui stanno partecipando 25 perso­ne.

«La riabilitazione cognitiva -spiega Flora Dal Sasso, diri­gente del Servizio - ha lo scopo non solo di aiutare le persone nello svolgimento delle attivi­tà quotidiane, ma anche di consentire loro una serena partecipazione alla vita socia­

le, spesso compromessa da de­pressione, perdita di autosti­ma, senso di insicurezza e di in­capacità». Visto il buon numero delle

adesioni, sono già allo studio altri corsi che partiranno all' inizio del 2014. La partecipa­zione, con ricetta del medico di famiglia, è soggetta al paga­mento di un ticket, fatti salvi i casi di esenzione. Per contatti e informazioni è possibile ri­volgersi al servizio di psicolo­gia clinica e neuropsicologia all'ex ospedale Boldrini (0445/388691). «A.D.I.

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L'ex ospedale Boldrini

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Lettera aperta al presidente della Regione.

Gentile governatore Zaia, con la inaugurazione dell'o­spedale unico dell'Alto Vicen­tino a Santorso, sia gli operato­ri Sanitari che i cittadini della comunità, hanno l'opportunità di conoscere dal­la sua viva voce le implicazioni e le ricadute che l'ospedale di Santorso ha avuto fino ad ora e quali saranno nel prossimo futuro le conseguenze per la popolazione, in termini di ser­vizi ospedalieri ( luogo delle cure in degenza breve) e di atti­vità di prevenzione e presa in cura dei malati nel territorio ( luogo della continuità delle cu­re).

Siamo certi che le argomenta­zioni che lei ci porterà saran­no improntate all'ottimismo e alla cautela nello stesso tem­po, in considerazione dei tem­pi di crisi dell'economia gene­rale e di crisi della politica. In­formarci sullo stato dell'arte della Sanità Veneta e sul grado di efficienza che i servizi han­no conseguito nel periodo del suo mandato di Governatore sembra quanto mai opportu­no, in considerazione delle molte scelte scellerate che pur­troppo hanno accompagnato la Sanità nazionale e regiona­le con l'aumento dei ticket, l'al­lungamento delle liste d'atte­sa, il prevalere della medicina difensivistica con l'aumento dei contenziosi legali e la tan-

SANITÀ

«Andare oltre la medicina difensivistica»

gentopoli medica che non è mai finita.

Le va dato atto di avere di­chiarato la volontà di rinego­ziare il progetto di finanzia­mento (project financing) re­stituendo all'Alto Vicentino 4/ 5 milioni di euro ogni anno da riutilizzare nel sistema dei ser­vizi. Allo stesso modo è stato at­

tento e coraggioso nel propor­re l'abbattimento parziale del­le liste d'attesa con la introdu­zione delle visite specialisti­che e degli esami diagnostici nelle ore notturne e nei giorni festivi.

Tanto le viene riconosciuto perché non venga sottovaluto che dei 111,3 miliardi di euro l'anno erogati dal Servizio Sa­nitario Nazionale, ben 6 mi­liardi sono soggetti a sprechi di vario tipo. In questa storia i reati si sono mescolati alla inefficienza sfruttando i buchi di una burocrazia ingolfata e poco trasparente che ha mes­so in evidenza il rischio a cui sono sottoposti i 34 miliardi di euro che ogni anno sono desti­nati agli appalti per le fornitu­re ospedaliere.

Ciò detto le pongo alcune do­mande che interessano la no­stra Regione.

Ritiene che siano ancora ne­cessarie le tante Aziende Ulss del nostro territorio Regiona­le o che non sia il caso, prima della fine di questa legislatura regionale, accorparne alcune

generando un cospicuo rispar­mio di risorse?

Quando pensa di rinegoziare il project financing utilizzato per la costruzione dell' Ospe­dale di Santorso e dell'Ospeda­le Dell'Angelo di Mestre? Ha in serbo la volontà di realizza­re l'Ospedale di Padova utiliz­zando ancora questo strumen­to che si è rilevato inefficace per le risorse pubbliche? Cosa intende fare per abbattere il li­vello di stress a cui sono sotto­posti tutti gli operatori della Sanità negli ospedali e nel ter­ritorio con gravi ricadute sulla

relazione con i malati? Può af­fermare pubblicamente che la Sanità Veneta è dei veneti e che ogni comunità può ritener­si orgogliosa di sapere di avere contribuito alla creazione del proprio Ospedale?

In considerazione del fatto che ci facciamo vanto e legitti­mamente delle nostre risorse scientifiche e delle attrezzatu­re d'avanguardia presenti nei negli Ospedali della nostra Re­gione, è consentito potere af­fermare che è necessario un salto di qualità nella direzione di una maggiore capacità di utilizzare le proprie risorse di umanità e relazionali per an­dare oltre la "medicina difensi­vistica" che genera contenzio­si legali e conflitti? Giuseppe Cicciù Tribunali per i Diritti del Malato del Veneto

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MONTECCHIO. Al termine dei lavori il passaggio dal comando dell'Arma da stazione a tenenza

Caserma Ce, esecutivo pronto La prima pietra in primavera

La Giunta comunale vota l'ultimo passaggio dell'iter progettuale per l'opera che costerà 5 milioni di euro

Antonella Fadda

Tenenza dei carabinieri, la po­sa della prima pietra sarà in primavera. La Giunta castella­na ha approvato pochi giorni fa il progetto esecutivo, l'ulti­ma fase dell'iter progettuale, che prevede la ristrutturazio­ne dell'edificio e l'ampliamen­to dell'attuale caserma di via Salvo D'Acquisto. Il prospetto, infatti, programma che l'ope­ra, il cui costo totale ammonta a 5 milioni di euro, venga divi­sa in due fasi distinte ma com­plementari.

La prima, che partirà fra qualche mese e sarà funziona­le per l'elevazione da caserma a tenenza, si occuperà quindi del restyling e dell'allargamen­to dello stabile per fare posto ai nuovi uffici, ai servizi e a una palazzina con quattro al­loggi per i militari per una spe­sa che ammonta a 3 milioni e 700 mila euro. Lo stanziamen­to comunale ha potuto conta­re su un finanziamento di 500 mila proveniente dalla Regio­ne. La successiva fase, inserita nel piano triennale delle ope­re pubbliche, si occuperà dell' edificazione di una seconda palazzina, il cui costo previsto

Progetto definitivo per la ristrutturazione della caserma, ARCHIVIO

è di un milione e 300 mila eu­ro, destinata sempre ad allog­gi di servizio. Ad occuparsi della fase opera­

tiva sarà l'Ater di Vicenza, l'A­zienda territoriale dell'edili­zia residenziale, con la quale a maggio il Comune castellano ha firmato una convenzione. Spetterà quindi all'Ater, nelle prossime settimane, occupar­si dell'affidamento dell'appal­to ad una ditta tramite un'asta pubblica.

Con l'elevazione a tenenza aumenterà anche il numero dei militari in servizio in città. Dagli attuali tredici dovrebbe esserprevistalapresenzadi al­tri sette carabinieri.

L'iter per la tenenza era ini­ziato, con un primo progetto provvisorio, nel 2008. Ma per poter arrivare ad un progetto esecutivo l'Amministrazione comunale castellana ha dovu­to ottenere, come è di prassi e trattandosi di un edificio mili­tare, diverse autorizzazioni che hanno incluso il comando della Legione arabinieri Vene­to, di vigili del fuoco, Ulss 5 "Ovest Vicentino", Arpav e al­tri ordini tecnici.

Durante i lavori l'attuale co­mando verrà temporaneamen­te trasferito nella vecchia sta­zione dell'Arma di corso Mat­teotti. •

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SANITÀ. Il servizio tecnologico sarà trasferito al San Lorenzo. Rimane strategica la collaborazione con lUlss 6 di Vicenza

Centro dialisi da un milione I lavori dovrebbero iniziare a primavera e terminare entro la fine del prossimo anno Potrà accogliere 40 pazienti

Franco Pepe

Ormai è quasi tutto pronto. Nel 2014 il San Lorenzo avrà un centro dialisi tecnologico tra i più avanzati del Veneto. La struttura lascerà definitiva­mente i locali ormai fatiscenti del vecchio ospedale e troverà un assetto moderno all'inter­no del San Lorenzo. Sarà tutto nuovo: ambienti, impianti, at­trezzature. Il progetto è dell'ar­chitetto Vittorino Parise di Schio con la consulenza del primario di nefrologia del San Bortolo prof. Claudio Ronco, responsabile del centro dialisi sulla base di un ormai storico e collaudato dipartimento in­teraziendale, il primo in asso­luto nel Veneto e in Italia, che lega l'Ulss 6 e l'Ulss 5 sull'asse Vicenza-Valdagno.

Un rapporto solido e funzio­nale che, fra l'altro, in queste settimane ha richiamato an­che l'interesse della Società ita­liana di nefrologia. Infatti, da Roma hanno scritto a Ronco per conoscere i termini della collaborazione fra le due Ulss, in quanto a livello nazionale c'è l'intento di ripercorrere oer altri centri lo stesso model­

lo organizzativo e assistenzia­le. I lavori interesseranno un'a­rea di 660 metri quadrati. Il co­sto finale sarà di 1 milione 180 mila euro, ma la copertura è già garantita dalla vendita di un lotto della Campagna Fe-stari e da un mutuo autorizza­to dalla Regione. In questo mo­mento l'Ulss è in attesa del pa­rere dei Vigili del Fuoco che dovrebbe arrivare entro la me­tà di dicembre. La pratica ver­rà poi trasmessa alla Crite, la Commissione regionale che approva progetti e finanzia­menti, per un ok finale del tut­to scontato. I lavori dovrebbe­ro iniziare fra febbraio e mar­zo, e concludersi per latine del prossimo anno.

Era il 10 marzo del 1986 quan­do l'allora Ulss 34 chiedeva ai medici di Vicenza di aprire, do­po quello di Arzignano, un al­tro centro di emodialisi extra­corporea a Valdagno per ospi­tare i pazienti del bacino da Ca-stelgomberto e Trissino fino a Recoaro. Nel 2011 la decisione di rifare ex novo la struttura, e ora l'idea, grazie alla sinergia fra lo stesso Ronco, il dg Giu­seppe Cenci e il sindaco Alber­to Neri, si trasforma in realtà

addirittura avveniristica. Il nuovo centro ospiterà 40

pazienti con una piastra inno­vativa disegnata secondo la stessa architettura del centro madre di Vicenza. «Ci saran­no - spiega Ronco - dieci letti con bilancia elettronica e dieci reni artificiali di ultima gene­razione con sistemi intelligen­ti di retroazione basata su se­gnali che provengono dal pa­ziente e dall'apparecchiatura. I dati - aggiunge - verranno im­magazzinati in un database che, attraverso un sistema in­tegrato di telemedicina all' avanguardia, consente divede­re in tempo reale la seduta dia­litica e i parametri di ogni pa­ziente». Insomma standard di alta qualità. «Del resto - dice Ronco - una struttura del gene­re è indispensabile per il fatto che da studi di genetica appli­cata fatti a Vicenza è emerso che la malattia renale cronica nell'area della Valle del Chiam-po e nel Recoarese ha una inci­denza di quasi il doppio rispet­to alla media nazionale per ra­gioni dovute alla conformazio­ne geografica e alla storia di isolamento di questo territo­rio».*

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L'esterno dell'ospedale San Lorenzo che ospiterà il centro dialisi II dg. Giuseppe Cenci

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TRISSINO. Oggi nel pomeriggio i funerali

Aperto un fascicolo suUamorte nelbosco del pensionato È stato colto da malore mentre si preparava a rientrare a casa dopo aver raccolto la legna

Il magistrato di turno ha aper­to, come di prassi, un fascicolo sulla morte del pensionato Lo­renzo Gentilin, di cui oggi po­meriggio si celebreranno alle 15.30, nella chiesa parrocchia­le di San Pietro, i funerali. L'uo­mo di 73 anni è stato trovato privo di vita nel bosco poco di­stante dalla contrada Maghi in via Piana Cattiva di Mezzo, dove viveva con la moglie Co­lomba Sasso.

La causa della morte è da im­putare ad un arresto cardiocir­colatorio. Gentilin prima di an­dare in pensione lavorava in una conceria di Arzignano. L'altro pomeriggio si era reca­to a far legna alla guida di una moto coltivatrice con rimor­chio. Verso le 16, non vedendo­lo di ritorno, la moglie ha co­minciato ad impensierirsi.

Il cognato Pietro Bulato e la sorella Lusiana Gentilin, che erano arrivati da Lerino, dove risiedono, per trovare i paren­ti, hanno deciso di andare nel bosco a cercarlo. Sono stati lo­ro a trovare il corpo del con­giunto, disteso a terra accanto all'automezzo, ormai privo di vita. Sono risultati inutili tutti

Lorenzo Gentilin, 73 anni. A.C.

i tentativi per rianimarlo, mes­si in atto dai medici dell'ambu­lanza del Suem di Arzignano, chiamata dai famigliari: il pen­sionato non si è più ripreso.

Quando è stato trovato, l'uo­mo teneva in mano ancora la corda di accensione del moto­re. E ciò fa ritenere che sia sta­to colto dal malore fatale nel momento stesso in cui era in procinto di avviare il motore per far ritorno a casa.

I carabinieri della stazione di Trissino hanno informato il pm Golin. La notizia della mor­te improvvisa del pensionato ha fatto il giro del paese, dove era molto conosciuto, nono­stante l'atteggiamento schivo, e apprezzato come un gran la­voratore. «A.C.

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MAROSTICA "GLI SCANDALI DEL 118" L'incontro nell'ex chiesetta di San Marco a Marostica per la presentazione del li­bro "Gli scandali del 118" del medico del Suem Rom-mel Jadaan, marosticense di adozione, si terrà giovedì 28 e non oggi come erronea­mente indicato. Il libro di Jadaan racconta le sensa­zioni di chi "è là sul posto", dove tutto può succede­re. G.R

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INIZIATIVE. Da oggi con la San Bassiano

Parte "Cammmacittà" a spasso per stare bene L'Associazione oncologica San Bassiano invita i bassane-si a condividere un paio d'ore alla settimana per una passeg­giata in sinistra Brenta, otto chilometri che si snodano dal centro storico al fiume fino a Pove. "Camminacittà" prende­rà stasera alle 19 da Prato San­ta Caterina e verrà rinnovata ogni giovedì sera. L'iniziativa è aperta a tutti. Gli attraversa­menti pedonali saranno vigila­ti dagli alpini di Campese. L'i­niziativa, patrocinata dal Co­mune e dall'Ulss, mira a sensi­bilizzare i cittadini sull'impor­

tanza dell'attività fisica, of­frendo un'occasione di incon­tro e socializzazione.

«Il progresso ha portato afor-me di vita sempre più sedenta­rie - afferma il dott. Enzo Apol-loni che ha affiancato il diret­tore generale dell'Ulss Anto­nio Compostella nella presen­tazione del progetto - Una mo­derata attività motoria può contribuire alla prevenzione di patologie vascolari, cardio­respiratorie e muscoloschele-triche, oltre che influire positi­vamente sui disturbi depressi­vi». «G.Z.

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VENEZIA

Non si è fatto vedere nessuno. La Regione era stata convoca­ta ieri pomeriggio in prefettu­ra a Venezia, come da legge, per il tentativo "di raffredda­mento" rispetto allo stato di agitazione proclamato dalla Fimmg, che rappresenta l'80% circa dei medici di fami­glia, contro il nuovo contratto di servizio che dovrebbe porta­re alla "Medicina di gruppo" la

MEDICI DI FAMIGLIA

LaRegione non va dal prefetto: scontro conlaFimmg mattina e il pomeriggio: per i medici di famiglia Fimmg la Regione non dà le attrezzatu­re necessarie. Ma ieri palazzo Balbi non ha inviato nessuno, e la prefettura ha preso atto della crisi tra le due parti.

«Ci dispiace soprattutto per il mancato rispetto verso il pre­fetto», commenta il segretario regionale della Fimmg, il vi­centino Silvio Regis. «Ora sia­mo liberi di assumere tutte le iniziative di protesta che piani­ficheremo». La Fimmg peral­tro conferma che «il nostro

obiettivo è non creare disagi ai pazienti, tanto meno in questa stagione di vaccini, ma l'attività amministrativa delle Ulss e della Regione. Abbiamo già ritirato tutti i nostri rappre­sentanti da commissioni e co­mitati per l'attuazione delle cure primarie: non partecipia­mo più a nulla. Applichiamo solo strettamente il contratto di lavoro nazionale e quello re­gionale. Il nostro - conclude Regis - è una sorta di sciopero amministrativo ». •

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IL CASO. La drammatica esperienza di un professionista vicentino di 58 anni che da due lotta contro un morbo che non lascia scampo

«Sono malato di Sia e voglio morire» Ha già detto che non accetterà di sottoporsi alla tracheotomia e si lascerà spegnere lentamente Nel Vicentino ci sono 60 pazienti

Franco Pepe

Quando stava bene, solo due anni fa, era un apprezzato diri­gente d'azienda. Un uomo di­namico, energico, gran lavora­tore, attaccato alla famiglia, piacevole in compagnia. Poi, all'improvviso, l'inatteso, deva­stante ciclone. La Sia. La scle­rosi laterale amiotrofica. Un mostro, sotto forma di malat­tia, che uccide progressiva­mente le cellule nervose del cervello e del midollo, inchio­da tutti i muscoli, imprigiona dentro il proprio corpo immo­bile, fino alla paralisi e alla morte, anche se la mente resta lucida fino in fondo. Una ma­lattia inguaribile, di cui si pos­sono soltanto rallentare gli ef­fetti con un farmaco che si chiama Riluzolo. All'inizio non è semplice nep­

pure giungere rapidamente a una diagnosi certa, ma poi la condanna è definitiva. Uno spettro gelido, cinico, di cui non si conoscono le cause, che si è portato via anche parecchi calciatori, tanto che qualcuno ha ipotizzato che alla base ci siano agenti tossici, che ad av­velenare i motoneuroni depu­tati a dare impulsi alla musco­latura possa essere l'erba degli stadi preparata con erbicidi e fertilizzanti chimici.

W Vengono in ospedale per esami di routine Ed è un sollievo per le famiglie ROLANDO NEGRIN PRIMARIO DI PNEUMOLOGIA

Antonio ha 58 anni, abita in un piccolo centro di duemila anime nel cuore dei Colli Beri-ci, e la sua è già una forma di Sia avanzata. Il suo è un desti­no segnato. Dal momento in cui la malattia esplode, si può vivere al massimo dai 3 ai 5 an­ni, raramente di più, ed è un'a­gonia lenta e inesorabile che toglie progressivamente il re­spiro. Prima si viene ventilati meccanicamente, poi però il respiratore artificiale che co-prelabocca e il naso nonbasta più, e occorre la tracheotomia, un buco nella gola per infilare un tubicino che manda l'ossi­geno della bombola diretta­mente verso i polmoni, 24 ore su 24. Una vita-non vita che po­ne dinanzi a scelte drammati­che. Antonio ha già detto che non

accetterà mai quel maledetto taglio sulla trachea. Si lascerà morire lentamente. Il prima­rio di pneumologia Rolando Negrin ne ha visti già altri di questi casi. Esperienze che spezzano il cuore ma che obbli­gano il medico a rispettare la volontà del paziente. In situa­zioni del genere non si può fa­re nulla, solo sedare, accompa­gnare fino all'ultimo, perché la morte sopravvenga dolce­mente.

In questo momento il dott.

Negrin segue da vicino e da lontano 5 di questi malati. Uno, un vicentino di 70, è rico­verato nel reparto di pneumo-logiaperchèhabisogno di assi­stenza strettissima. Gli altri 4 sono nelle loro abitazioni, 2 in città e 2 nella zona di Arzigna-no, assistiti dai famigliari e dai medici dei servizi territoriali che, tre-quattro volte al mese, passano a controllare lo stato del malato. Sono tutti intuba­ti. Hanno detto di sì alla tra-chetomia. Hanno scelto di vi­vere. Hanno un sondino nello stomaco per l'alimentazione artificiale. Muovono solo gli occhi.

«Vengono periodicamente in ospedale - spiega il dott. Ne­grin - per una valutazione cli­nica, per esami di laboratorio. È anche un modo per dare sol­lievo alle famiglie».

Sono, infatti, proprio le fami­glie a dover gestire in prima persona i drammi spesso stra­zianti di queste persone, senza ricevere aiuti dalle istituzioni, senza che pressoché nessuno pensi ai bisogni dei malati e di chi gli vive accanto, per cui ma­riti o mogli debbono provvede­re a un'assistenza continua ai loro cari, magari dovendo ri­nunciare al posti di lavoro o in­debitandosi per riuscire a ga­rantire alla persona che ama­no una cura dignitosa.

Proprio per urlare questi di­ritti nei giorni scorsi è morto a Roma di infarto, sotto le fine­stre del ministero dell'econo­mia, Raffaele Pennacchio, un medico malato di Sia, dopo giorni di manifestazioni e in­contri con il comitato 16 no­vembre, con l'unico, umanissi­mo intento di strappare quei fondi che mancano con cui da­re un minimo di aiuto a un so­ciale sempre più dimenticato e tradito, a cominciare dall'as­sistenza domiciliare alle vitti­me della spietata sclerosi che congelali corpo, spegne anche le lacrime, e concede solo il pensiero, il cuore muto. •

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I numeri

I DATI. In Italia oggi ci sono 3 mila malati di Sia, 800 nuovi casi all'anno. Nel Veneto sono 420 persone, 80 nuovi casi all'anno. Nel Vicentino i malati sono una sessantina. All'ospedale finora nel 2013 ne sono stati ricoverati 14. Tre i nuovi casi. Sette persone vengono seguite nell'ambulatorio integrato diretto al San Bortolo dal responsabile dell'unità semplice di neurofisiologia Luigi Bartolomei, in cui si alternano molti specialisti, fra cui pneumologi, rianimatori, nutrizionisti, psicologi. C'è, poi, il sostegno della sezione vicentina dell'Aisla, l'Associazione nazionale che si occupa di questi pazienti che soffrono ma lottano, guidata dal primario psicologo Adriano Cracco, a disposizione a tempo pieno di malati e famiglie. «L'evoluzione - spiega il primario Negrin - può essere anche rapidissima, da 6 mesi a qualche anno. Se la malattia colpisce il bulbo, il centro del respiro, l'unica possibilità è la tracheotomia. Si può restare intubati anche 5-6 anni. C'è chi è arrivato ad 8. Ma, purtroppo, l'esito è scontato», «F.P.

Stefano Borgonovo è stato un simbolo della lotta alla Sia. ARCHIVIO

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Sanità Assente al summit con i medici di base, che preparano lo sciopero

Ambulatori h24, la Regione «snobba» la mediazione del prefetto di Venezia

VENEZIA — Non è andato a buon fine il tentativo di me­diazione tra la Regione e i me­dici di famiglia intrapreso dal prefetto di Venezia, Domeni­co Curtaia, per far finalmente decollare il progetto degli am­bulatori h24, al centro della ri­forma dell'assistenza territo­riale prevista nelle nuove schede ospedaliere. Nessun esponente di Palazzo Balbi si è fatto vivo all'incontro orga­nizzato ieri pomeriggio in prefettura, così al capo di ga­binetto e ai rappresentanti della Fimmg, sigla di catego­ria, non è rimasto che prende­re atto della difficoltà di ri­comporre una frattura nata dal mancato finanziamento dell'operazione. I dottori di base, primi attori della riorga­nizzazione, dopo la firma del­l'accordo con la Regione avve­nuta lo scorso maggio si aspettavano infatti la commis­sione che doveva essere atti­vata entro 60 giorni dalla se­greteria della Sanità per defi­nire gli aspetti tecnici. Tra cui i soldi per pagare personale e tecnologia delle cosiddette «Medicine di gruppo», dove dovrebbero lavorare anche specialisti e Guardie medi­che. Invece non solo la com­

missione non è mai stata isti­tuita, ma il mese scorso la de­libera inerente il contratto di esercizio degli ambulatori I124 non comprendeva lo stanziamento richiesto (la Fimmg parla di un progetto da 100 milioni di euro, la giunta Zaia ha deliberato 25 milioni dal 2012 al 2015, più 230 euro lordi al mese a cia­scuno dei 3395 medici di fa­miglia e ai 400 pediatri di libe­ra scelta). E la commissione Sanità l'ha votata così com'è, senza recepire le osservazioni del sindacato, che a questo punto rompe le trattative e si prepara allo sciopero.

«Prendiamo atto con ama­rezza che la controparte non ha nessuna voglia di dialoga­re con noi — dice Silvio Re-gis, segretario veneto della Fimmg —. La scelta di snob­bare l'invito del prefetto, ol­tre ad essere un atto di scorte­sia nei confronti di un'istitu­zione da parte di un'altra isti­tuzione, è l'ennesimo gesto di ostilità verso di noi. O me­glio, verso i cittadini, ai quali la riforma è rivolta. Così Pa­lazzo Balbi manca di rispetto soprattutto alla gente, ai pa­zienti. E allora noi abbiamo le

mani libere per organizzare uno sciopero generale, che avrà ripercussioni minime su­gli utenti e massime su Usi e Regione». La Fimmg ritira i propri delegati dai comitati d'azienda presenti in ogni Usi per discutere la programma­zione sanitaria: di fatto sarà bloccata quella relativa al ter­ritorio. Inoltre ha depositato alla Procura di Venezia la ven­tilata denuncia contro il go­vernatore Luca Zaia e il segre­tario di giunta Mario Cara-mei, firmatari della delibera approvata lo scorso 3 ottobre sul contratto di esercizio del­le «Medicine di gruppo». Il te­sto dice che è stata concorda­ta con la Fimmg, la quale smentisce e querela per falso in atto pubblico. Insomma, è guerra aperta.

«Da parte mia c'è la totale disponibilità a risolvere il pro­blema — assicura Luca Colet­to, assessore alla Sanità — non sono andato dal prefetto non per cattiva volontà, non snobberei mai un invito rivol­to dal rappresentante del go­verno sul territorio, ma per­chè una serie di impegni me l'hanno impedito. Però vo­glio ricomporre una spaccatu­ra che non conviene a nessu­

no, tantomeno ai veneti, e ras­serenare il clima. La delibera approvata dalla V commissio­ne non è ancora tornata in giunta, perciò si può modifi­care con le istanze dei medici di famiglia. Basta incontrarsi con calma e senza ansie. E' ve­ro, la commissione tecnica non è mai stata convocata e bisogna farlo: c'è l'accordo di maggio e va rispettato, la par­tita è aperta I soldi — conti­nua Coletto — ci sono, incon­triamoci e parliamone. Io so­no qua, il contratto di eserci­zio può essere ritoccato».

Michela Nicolussi Moro

Silvio Regis «Mancanza di rispetto nei confronti dei pazienti»

Luca Coletto «Oberato di impegni, ma voglio risolvere il problema»

Il prefetto di Venezia Domenico Curtaia

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SANITÀ VENETO

CRONACA A.ULSS VICENTINE Pag. 15

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CAMPOSAMPIERO

Nell'Ulss 15 diagnosi "leggera" per persone a rischio celiachia Lorena Levorato

CAMPOSAMPIERO

Il servizio di anatomia patologi­ca dell'Ulss 15 Alta Padovana promuove la diagnosi non inva­siva per identificare i possibili pazienti a rischio di sviluppare malattia celiaca. «Una tecnica semplice, sicura, non invasiva e dai costi contenuti - spiega il Direttore del servizio di anato­mia patologica, Mauro Cassare - Attraverso un piccolo tampo­ne si prelevano alcune cellule dall'interno della bocca. Il tam­pone viene poi sottoposto ad un'analisi genetica, per deter­minare la presenza di alcuni geni coinvolti nella celiachia, in particolare dell'aplotipo DQ». La celiachia è un'intolle­ranza permanente al glutine, la sostanza proteica presente in avena, frumento, farro, grano khorasan, orzo, segale. Per cu­rarla bisogna eliminare il gluti­ne, che si trova nella pizza,

pane e biscotti, dalla propria dieta alimentare. «Trovo che questo sia un progetto in linea con le direttive regionali volte a ottimizzare le risorse già esistenti e a minimizzare costi e sprechi - aggiunge Francesco Benazzi, direttore generale dell'Ulss 15 - a breve saranno istituiti dei momenti di incon­tro tra il personale dell'unità di anatomia patologica e i medici di medicina generale presenti sul territorio per rendere ese­cutivo questo progetto, al mo­mento limitato ai soli pazienti ambulatoriali del presidio ospe­daliero». Intercettando preven­tivamente i malati di celiachia si riducono gli esami endoscopi-ci «inutili», «a grande benefi­cio dei pazienti - afferma Cin­zia Giacometti, referente del Progetto Celiachia - Ricordo che il tampone può essere facil­mente eseguito presso l'ambu­latorio del proprio medico di base».

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LAMI Gli operatori sanitari nel reparto di cardiologia pediatrica in Eritrea

Medici ad Asmara questioni di cuore

Federica Cappellata

Linea diretta Asmara-Pado-va. Affari di cuore. È nel suo pieno svolgimento l'ultima missione chirurgica del pro­getto Elias/ screening neona­tale delle cardiopatie congeni­te e prevenzione della malat­tia reumatica tra la popolazio­ne infantile eritrea. Quindici fra medici, infermieri e tecni­ci, coordinati da Lucia Meri-gliano, vicepresidente dell'as­sociazione "Un cuore un mon­do Padova", sono volati ad Asmara per concludere il pro­getto iniziato otto anni fa, finanziato in partnership tra la Regione Veneto, l'Universi­tà di Padova e, appunto, l'As­sociazione "Un cuore un mon­do Padova", che ne è stata l'anima ispiratrice. In prima linea i professionisti del Servi­zio di Cardiologia pediatrica, diretto dalla professoressa Or­

nella Milanesi, e dell'Unità operativa di Cardiochrurgia pediatrica e delle cardiopatie congenite dell'Azienda ospe­daliera universitaria, in capo al professor Giovanni Stellin. Gli specialisti si sono recati a più riprese all'Orata Hospital di Asmara, dove hanno contri­buito con altre équipe italiane e straniere a creare e consoli­dare il locale reparto di Car-diolgia e cardiochirurgia pe­diatrica. Ora è tempo di con­suntivi. Con giusto orgoglio Stellin e Milanesi si dichiara­no particolarmente contenti. Durante questi anni, grazie alle missioni chirurgiche, di screening e di follow-up, sono stati sottoposti a correzione

cardiochirurgica dai 4 team europei che operano in Eri­trea, più di 1000 bambini; effettuate oltre 5000 valuta­zioni cardiologiche complete, dal 2011 inoltre è iniziato il

progetto di screening della malattia reumatica. Ci si è infatti resi conto che il flagel­lo maggiore nel corno d'Afri­ca è la patologia reumatica, che si contrae per una sempli­ce tonsillite non curata e cau­sa danni irreparabili alle val­vole cardiache. Cinquantuno poli didattici sono stati fino ad ora coinvolti, visitati più di 4000 bambini delle scuole elementari e medie, in 120 di loro sono stati intercettati i segni iniziali di malattia reu­matica. Ornella Milanesi, ora in Eritrea, sta tenendo un diario delle attività. L'associa­zione sta infine preparando un volumetto con tutti i parte­cipanti al progetto, per il miglioramento dello stato di salute dei bambini eritrei che un domani potranno essere curati dai medici della loro terra.

SOLIDARIETÀ

È nel suo pieno svolgimento

l'ultima missione

chirurgica del progetto

Elias/screenin g neonatale

delle cardiopatie congenite e prevenzione

della malattia reumatica tra

la popolazione infantile eritrea

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MESTRINO Nuovi orari e anche di pomeriggio i volontari che trasportano anziani e malati

Boom di richieste ai Servizi sociali Barbara Turetta

MESTRINO

Un servizio sempre più richie­sto dai cittadini e che l'ammini­strazione comunale di Mestri-no ha pensato di accrescere, cercando di ampliarlo e ren­derlo più efficiente. Si tratta del servizio di trasporto socia­le che è attivo a Mestrino da diversi anni. Un servizio che al costo di 2 euro, contributo che permette di pagare la benzina e mantenere i due mezzi in dotazione al Comune, garanti­sce ai cittadini che ne fanno richiesta, perché non hanno

altra possibilità di muoversi, di raggiungere ospedali o strut­ture sanitarie per visite o tera­pie. Diverse le novità introdot­te, e prima fra tutte l'anticipa­

zione dell'orario della mattina. Il servizio, che passa attraver­so i Servizi Sociali del Comu­ne, può essere richiesto tutte le mattine dal lunedì al vener­dì, dalle 8 alle 13. Oltre a due pomeriggi alla settimana, os­sia il martedì e il giovedì. Ma vista la crescente richiesta ne­gli orari della mattina l'ammi­nistrazione comunale ha infat­ti deciso di anticipare di un'ora, ossia alle 7, l'inizio del servizio. Ma le novità potrebbe­ro presto interessare anche i pomeriggi. Infatti c'è l'intenzio­ne di aumentare i giorni dove è possibile usufruire del servi­zio anche nelle ore pomeridia­ne. La disponibilità a guidare i mezzi da parte dei volontari c'è, l'unico ostacolo è che nei pomeriggi di lunedì, mercole­dì e venerdì eli uffici comunali

non sono reperibili nel caso in cui ci siano dei problemi du­rante il trasporto, o al mezzo stesso. Difficoltà che sembra essere facilmente superabile con la disponibilità dell'asses­sore al Sociale Mario Fiorindo che si è detto disponibile a rendersi reperibile. «Se l'esi­genza è quella di garantire il servizio di trasporto sociale anche in altri pomeriggi della settimana - ha detto l'assessore - ho dato la mia disponibilità. Posso rendermi reperibile al cellulare in caso ci siano pro­blemi. Ma le novità che abbia­mo introdotto interessano an­che i venti volontari che guida­no i mezzi e che potranno avere delle nozioni sul primo intervento in caso di bisogno durante il trasporto».

L'ASSESSORE Mario Fiorindo si rande disponibile durante la chiusura del Municipio

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Sanità I medici si scambieranno in tempo reale gli esami dei diabetici

All'Usi 20 cartelle sanitarie in rete

Innovazione Il dg Bonavina ha presentato le nuove «Cartelle informatiche» dell'Usi 20

VERONA - Una «cartella informatica» per mettere in comunicazione, in tem­po reale, gli specialisti del centro diabe-tologico e i medici di medicina generale che hanno in carico i pazienti affetti da questa malattia. L'annuncio arriva dal­l'Usi 20: l'innovazione sarà pronta per il 2014. «In questo modo - spiega il diret­tore generale dell'azienda sanitaria, Ma­ria Giuseppina Bonavina - questo tipo di utenza, che necessita di continui ag­giornamenti nelle cure, potrà essere se­guita in modo più efficiente: i risultati degli esami, ad esempio, arriveranno in tempo reale al medico di fiducia».

Nel territorio dell'Usi cittadina, sono 23mila i pazienti a cui è stato diagnosti­cato il diabete. Si stima, però, che per ogni due casi, ce ne sia un terzo non an­cora noto: sarebbero quindi undicimila le persone affette dalla patologia, anco­ra senza diagnosi. Ecco qundi che, per la giornata mondiale contro il diabete, oggi, il centro diabetologico dell'Usi atti­verà uno sportello informativo all'ospe­dale Fracastoro di San Bonifacio, con la

possibilità di effettuare un test della gli-cemia. La stessa iniziativa è stata porta­ta avanti, nei giorni scorsi, in Bra, dal­l'azienda ospedaliera. «Un test del gene­re - spiega Claudio Capra, direttore del centro diabetologico - è in grado di evi­denziare subito se il soggetto è a rischio diabete. Bastano due esami a digiuno per avere la certezza: la diagnosi preco­ce è fondamentale per salvaguardare i pazienti dalla compromissione degli or­gani interni, tipica dell'avanzare della malattia. Purtroppo, in molti casi, il dia­bete viene diagnosticato quando ha già causato un infarto, 0 quando i piedi co­minciano a mostrare lesioni».

I medici puntano sulla prevenzione: «Gli stili di vita scorretti concorrono in modo evidente alla diffusione del diabe­te - precisano Claudio Sovarn e Giovan­ni Marogna, rappresentanti dei Medici di medicina generale - Questa malattia riguarda, inoltre, una percentuale cospi­cua della popolazione immigrata».

D.O. @ RIPRODUZIONE RISERVATA

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La Pediatria dell'Angelo fa un calendario

La scuola in ospedale 3er 400 Dambini

MESTRE — Ci sono bambini che rimangono in pediatria qualche settimana, altri per mesi. E che rischiano così di saltare buona parte dell'anno scolastico. Non all'Ospedale dell'Angelo, dove c'è la scuola di pediatria. «Passano circa 300/400 bambini l'anno - spiega Maria Pia Vivolo, l'insegnante - le programmazioni cambiano a seconda del periodo in cui si fermano. Con chi rimane solo una settimana facciamo esercizi, con gli altri seguiamo il programma. Qualche volta

vengono anche le insegnanti a interrogare in reparto». Vivolo insegna anche nell'istituto comprensivo di viale San Marco di Mestre, cui la scuola di pediatria fa riferimento. E proprio con 12 dei suoi ragazzi ha prodotto il calendario «Bambini in sicurezza» presentato ieri all'Angelo che verrà diffuso nelle scuole del territorio. «Così molti bambini e ragazzi sono riusciti a non perdere l'anno scolastico», ha detto Giuseppe Dal Ben, dg dell'Usi 12. (a.d'e.)

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Discriminazioni

La 23enne stuprata testimonial dell'Usi «Per la gentilezza» TREVISO — (s.ma.) Contro le discriminazioni di genere e la violenza sulle donne: le istituzioni si muovono con eventi, convegni e incontri per spiegare ai ragazzi delle scuole (e non solo) ad affrontare le diversità senza paura o aggressività. Ieri l'Usi 9 ha presentato la campagna «Gentili atti d'amore», iniziata con un convegno nella giornata mondiale della gentilezza, e che proseguirà con un percorso che coinvolgerà migliaia di ragazzi di elementari, medie e superiori: affronteranno le relazioni fra maschi e femmine e tematiche come la violenza sulle donne e il femminicidio. La testimone scelta dall'Usi 9 per la campagna di sensibilizzazione è la giovane studentessa che, nell'ottobre di due anni fa, fu aggredita dietro la stazione ferroviaria dal colombiano Julius Cesar Zuluaga. Con un audiomessaggio diffuso ieri durante il convegno la giovane ha ringraziato chi le è stato accanto, gli amici «che mi hanno guardato le spalle accompagnandomi all'università», la dottoressa Rando «che mi ha sostenuta fin da subito» e il maresciallo Della Rocca «che ha mantenuto la promessa e l'ha portato davanti ai giudici».

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Eutanasia, fatta la clinica tocca alla legge Adelaide dà una mano al «dottor morte»

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| La clinica c'è, adesso manca la legge e per

«il dottor morte» è fatta, secondo lui. Sia­mo nello Stato dell'Australia Meridio­

nale, dove oggi presso il Parlamento locale del capoluogo Adelaide viene discusso un nuovo disegno di legge per introdurre l'eu­tanasia: la Ending life unth dignity bill. Que­sta volta la proposta arriva da Bob Such, de­putato indipendente. Si tratta del settimo tentativo di avviare l'iter legislativo per la «dolce morte» nello Stato, aggirando il di­vieto nazionale. Nel 1995 il Territorio del Nord (capoluogo Darwin) la legalizzò per la prima volta al mondo, ma nel 1997 la legge fu annulla dal governo federale di Canberra. Sulle possibilità che la proposta di Such pos­sa passare, i «no» sembrano avere la meglio, anche perché due sigle locali, la Australian medicai association e la Law society, già in

passato si sono dichiarate contrarie a qual­siasi legge prima che il Parlamento federale di Canberra non abbia legiferato in materia. Chi invece è convinto che l'Australia Meri­dionale introdurrà presto la dolce morte è Philip Nitschke, medico che da anni sta por­tando avanti - con la sua associazione Exit International - una battaglia per depenaliz­zare l'eutanasia. Nitschke, noto come «dot­tor morte», ha annunciato che, proprio vi­cino Adelaide, è pronta la prima clinica de­dicata al suicidio assistito: il luogo della sua proprietà è Gilberton, un sobborgo del ca­poluogo. La struttura fornirà servizi, tra cui il kit all'azoto per togliersi la vita, testerà nuovi farmaci (sempre per suicidarsi) e for­nirà consulenze. Intanto proseguono da due anni le indagini delle le autorità australiane sulle sue attività.

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BIOETICA Pag. 22

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La polemica II presidente in caduta libera nei sondaggi, democratici preoccupati

Clinton in campo sulla sanità «Obama, cambia la legge» L'avvio della riforma segnato da una serie di fiaschi

DAL NOSTRO INVIATO

NEW YORK — «Penso che il presidente debba onorare l'im­pegno preso di consentire ai cittadini, se lo vogliono, di te­nere le loro vecchie polizze per le cure mediche. Deve farlo an­che se questo comporta una modifica della legge che ha ri­formato la sanità». La sortita di Bill Clinton — fin qui un ferreo sostenitore di Obamacare fino al punto di trasformare un suo recente incontro pubblico con Barack Obama in uno spot a fa­vore della riforma — segna un salto di qualità nella battaglia sulla salute in corso negli Usa.

Le nuove regole che doveva­no essere un motore di progres­so sociale e diventare la princi­pale eredità politica della sua presidenza sono, oggi, una pal­la al piede per Obama: presi­dente in caduta libera nei son­daggi che non solo è sotto i continui attacchi dei repubbli­cani, ma ora deve vedersela an­che col malumore dei suoi compagni di partito. Molti dei quali, sommersi da migliaia di lettere di Drotesta dei loro elet­

tori, temono di pagare caro gli errori della Casa Bianca alle ele­zioni di mid term del prossimo anno. Ieri il governo ha fornito le prime cifre ufficiali ammet­tendo che nel primo mese di applicazione della riforma solo 106 mila cittadini (e non un mi­lione come era stato previsto) si sono iscritti al nuovo sistema assicurativo.

Già diversi senatori demo­cratici come Dianne Feinstein, che in California ha già ricevuto 31 mila lettere telefonate ed email di cittadini inferociti, 0 come Mary Landrieu il cui seg­gio è a rischio in Louisiana, hanno proposto il varo di una norma che consente agli assi­stiti di tenersi le vecchie poliz­ze, magari con un adeguamento automatico ai nuovi standard. La Casa Bianca promette di cambiare qualcosa ma non dice come e comunque non vuole modificare la legge temendo di essere bloccata di nuovo dai ve­ti repubblicani. Ma adesso la sortita del suo predecessore mette il presidente in grande difficoltà: «Obama è finito sotto

il Tir di Bill Clinton», gongolano i repubblicani, mentre dalla Ca­sa Bianca trapelano voci di in­contri molto tesi tra influenti esponenti del partito democra­tico e gli uomini del presidente.

Tutto questo perché la crisi, ormai, va molto oltre il malfun­zionamento del sistema infor­matico sul quale è costruita la riforma. I ritardi hanno reso drammatico un altro problema, fin qui sottovalutato: Obama per anni ha promesso, con una certa leggerezza, che chi non intendeva avvalersi delle nuove polizze «riformate», avrebbe potuto tenersi quelle vecchie. I suoi esperti hanno sempre sa­puto che questo non era vero perché Obamacare fa decadere dal prossimo primo gennaio le

formule assicurative che non rispettano i nuovi standard, co­me quelle che non coprono le spese di maternità e la chemio­terapia di lungo periodo.

Pensavano fosse un'impreci­sione minore che non sarebbe stata notata, visto che gli assi­curati sarebbero passati co­munque a un sistema migliore.

Ma polizze con l'ombrello più ampio sono anche polizze più costose. E l'incrocio tra la semi­paralisi del sistema informatico della riforma e l'onda delle let­tere di disdetta dei vecchi con­tratti inviate a milioni dalle compagnie assicurative, ha cre­ato una situazione politicamen­te insostenibile.

Il presidente si è scusato per il disastro tecnologico e ha pro­messo che tutto tornerà alla normalità entro fine novembre. Ma ieri il capo delle tecnologie della Casa Bianca, Todd Park, chiamato a deporre sotto giura­mento davanti al Congresso, ha frenato anche su questo: tra 15 giorni il sistema funzionerà per «gran parte dei cittadini» non per tutti.

Massimo Gaggi S RIPRODUZIONE RISERVATA

La reazione Migliaia di cittadini inferociti tempestano di email i rappresentanti democratici

LEGISLAZ.& POLITICA SANITARIA Pag. 23

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Insieme II presi­dente Usa Barack Obama con Bill Clinton (Ap)

La sanità negli Usa: radiografia di una riforma

L'entrata in vigore

o L'AffordableCareAct (ACA) conosciuto come Obamacare è entrato in vigore il 1° ottobre 2013: la legge mira a estendere la copertura sanitaria a milioni di cittadini che ne sono privi

L'obbligatorietà

© L'assicurazione è obbligatoria. La legge prevede sussidi per aiutare cittadini con basso salario. Resta assicurato come prima chi era coperto da Medicare (anziani) o Medicaid (per i poveri)

LEGISLAZ.& POLITICA SANITARIA Pag. 24

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Le assicurazioni

Le assicurazioni sanitarie non possono negare (come facevano prima) la polizza ai cittadini né possono aumentare il premio a seconda del sesso, dell'età e di altre precondizioni

Il sito web in tilt

© E stato un flop il lancio del sito web HealthCare.gov dove milioni di americani che non hanno assicurazione sanitaria avrebbero dovuto registrarsi. Il governo ha chiesto scusa

Le polizze disdette

Obama aveva promesso che chi aveva già una polizza avrebbe potuto mantenerla ma molte assicurazioni hanno dovuto disdire i contratti perché non erano più in regola con le nuove norme

LEGISLAZ.& POLITICA SANITARIA Pag. 25

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Gli Usa rivedono le linee guida sui rischi cardiaci. Farmaci solo ai livelli più alti

Il colesterolo? Fa meno paura di ADRIANA BAZZI

N egli Stati Uniti nuove linee-gui­da che cambiano la strategia di

prevenzione della malattie cardio­

vascolari: non dobbiamo più «cu­rare il colesterolo, ma i pazienti», e preoccuparci del rischio reale che una persona vada incontro a infarto o ictus quando il livello dei suoi

grassi nel sangue è troppo elevato. I pazienti vengono quindi divisi: quelli che hanno già avuto proble­mi cardiovascolari e quelli con co­lesterolo alto, ma senza disturbi.

Salute I grassi nel sangue fanno meno paura. Medicinali soltanto ai livelli più alti

Meno farmaci contro il colesterolo Si punta su dieta e attività fisica Le linee guida Usa rivedono i rapporti con le malattie cardiache

n messaggio dei cardiologi americani è chiaro: non dobbia­mo più «curare il colesterolo, ma i pazienti», e preoccuparci del ri­schio reale che una persona vada incontro a infarto o ictus quando il livello dei suoi grassi nel san­gue è troppo elevato.

Negli Stati Uniti sono state ap­pena pubblicate nuove linee gui­da che cambiano la strategia di prevenzione della malattie car­diovascolari (il colesterolo, infat­ti, rappresenta un fattore predi­sponente, insieme a molti altri). Secondo questo nuovo approccio, i pazienti vengono divisi in due gruppi: quelli che hanno già avu­to problemi cardiovascolari e quelli che hanno il colesterolo al­to, ma non hanno disturbi.

Nel primo gruppo il suggeri­mento è comunque quello di somministrare statine (i più usati farmaci anti colesterolo) alle dosi indicate dagli studi clinici. E que­sta si chiama prevenzione secon­daria.

Nell'altro caso (che si chiama prevenzione primaria, che vuole cioè impedire che una patologia si manifesti) la situazione si com­

plica e cominciano i distinguo: il colesterolo, infatti, non è una ma­lattia, ma solo un marcatore, cioè una spia di pericolo che va valu­tata tenendo conto della situazio­ne complessiva, caso per caso. E poi di «colesterolo» ne esistono due tipi: lidi, il cosiddetto cole­sterolo «cattivo» il cui livello ide­ale nel sangue dovrebbe essere inferiore ai 130 milligrammi per decilitro (mg/di) di sangue, e l'Hdl, quello «buono» che do­vrebbe essere superiore ai 60.

Ecco allora che gli americani suggeriscono di mettere in tera­pia farmacologica persone con più di 21 anni che hanno lidi al di sopra di 190 mg/di (sono quelli in cui l'aumento di questa sostanza ha cause genetiche), i soggetti diabetici e tutti coloro che hanno una probabilità di andare incon­tro a problemi cardiovascolari perché hanno altri fattori di ri­schio: il fumo, la pressione arte­riosa elevata 0 una ridotta presen­za di Hdl.

In tutti gli altri casi, come si di­ce «borderline» 0 di confine, che non rientrano in queste categorie, il suggerimento è quello di ricor­

rere ad altri sistemi per ridurre il colesterolo, come la dieta 0 l'atti­vità fisica.

Le nuove linee guida america­ne hanno il pregio di rimettere in prima linea la clinica (cioè il pa­ziente) e, in seconda, il laborato­rio (e cioè il livello del colesterolo nel sangue). E potranno anche avere delle ripercussioni in Euro­pa, dove, però, la situazione è un po' diversa. Per esempio, secondo le linee guida europee i pazienti che hanno avuto incidenti cardio­vascolari vengono messi in tera­pia quando hanno valori di cole­sterolo più alti rispetto a quelli previsti dagli americani: noi, cioè, siamo un po' meno aggressivi sulla terapia.

«Anche le nostre regole guar­dano ai valori di laboratorio — commenta Cesare Sirtori, diretto­re del Centro Dislipidemie del­l'Azienda Ospedaliera Niguarda Ca' Granda di Milano — ma noi siamo da sempre più attenti ai pa­zienti».

Insomma, lo «spettro coleste­rolo» assume nuove connotazioni e viene reinterpretato dalla clini­ca. Forse si è anche esagerato nel

propagandarlo come il «nemico numero uno per la nostra salute cardiovascolare».

E si ha anche la sensazione che l'atteggiamento aggressivo del passato nei confronti di questa condizione clinica (terapia a tutti i costi per ridurre i «valori bersa­glio» dei test di laboratorio) sia stata dettata più da interessi com­merciali di chi voleva vendere far­maci che da serene valutazioni cliniche. Ora che molte medicine hanno perduto il brevetto, si ri­torna a scelte più ragionate. «Noi cerchiamo anche di prendere in

considerazione elementi — ag­giunge Sirtori — che gli america­ni hanno trascurato. Per esempio: anche i trigliceridi hanno la loro importanza. E ci sono anche altri farmaci che possono essere utili per ridurre colesterolo e triglice­ridi che gli americani hanno ignorato nelle loro linee guida».

Adriana Bazzi [email protected]

© RIPRODUZIONE RI5ERVATA

MEDICINA & FARMACOLOGIA Pag. 26

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e Il colesterolo «buono» Si tratta di lipoproteine ad alta densità. Considerate «spazzini» del sangue, vanno nelle arterie, prelevano il colesterolo e lo portano nel fegato dove viene eliminato

Il colesterolo «cattivo» Lipoproteine a bassa densità che liberano il colesterolo sulle pareti delle arterie. A quel punto si forma una placca che ostruisce il flusso sanguigno e causa l'infarto

Cose colesterolo è un elemento essenziale

della membrana delle cellule animali:

è necessario al funzionamento

del sistema nervoso ^ ^

l idi

CORRIERE DELLA SERA

Valori ottimali del colesterolo totale: 170-180 mg/di

1 COBBJEBE DELLA SERA

MEDICINA & FARMACOLOGIA Pag. 27

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1M dice dormo Campana, medico del lavoro con una lunghissima esperienza nel settore

L'amianto, pericolo incombente E un minerale indistruttibile e distrugge le cellule

Vicino a Broni c'era un miniera d'amian­

to. Gli alleati non riuscirono a colpire il ponte sul Po perché l'amianto nell'aria

lo nascondeva

L'amianto è una fibra di 8 micron e anche

sottilissima. Dalle vie repiratorie

arriva ai bronchi e, da qui, risale

il sistema linfatico

La sua minaccia è stata troppo a lungo sottovalutata. Il tu­

more che genera può avere una latenza

molto lunga, anche fino a 40 anni

DI GOFFREDO PISTELLI

Di nuovo l'amianto. Non è ancora spenta l'eco del processo Eternit, per le morti di Casale

Monferrato (Al), dove la società svizzera aveva un grande sta­bilimento, ed ecco scoppiare il caso della Olivetti e di 21 ex­operai affetti da mesotelioma pleurico, con relativa inchiesta della Procura di Ivrea.

Giorgio Campana, 68 anni, piacentino, medico del lavoro da oltre 40, viene chia­mato spessissimo come perito del tribunale o come perito di parte, in cause civili, che hanno a che fare con i danni da amianto. Conosce quindi molto bene i rischi di questo minerale che, per anni ed anni, è stato impiegato dalla nostra edilizia e non solo, per le sue straordinarie proprie­tà isolanti e il cui uso è stato vietato per legge dal 1992 per la pericolosità delle sue fibre una volta dispersa nell'aria.

Domanda. Dottore che però l'amianto fosse noci­vo, immagino che sapesse prima di 21 anni fa, quan­do la legge 257 lo mise al bando...

Risposta. Certo, si sapeva già negli anni '20 che i minato­ri si ammalavano di asbestosi. Si ricorda anche un convegno internazionale del 1965 a New York che influenzò la comunità scientifica. In Italia, la Società italiana medicina del lavoro ne ha accettato la tossicità, in sen­so cancerogeno, fin dal 1971.

D. E la medicina del lavo­ro che cosa ha osservato?

R. C'è stato uno scienziato americano, un newyorchese, Irving Selikoff , che ha confer­mato la correlazione col tumore, in particolare col mesotelioma, distinguendo tre fasi: quella in cui si ammalavano solo i mi­natori, poi, alla metà del secolo scorso, quando a essere colpiti erano quanti posizionavano l'amianto, nelle navi, nei treni, nel tessile. Poi c'è stata la fase in cui a essere colpiti erano i ma­nutentori, cioè quanti dovevano riparare ciò che con l'amianto era stato costruito.

D. In Italia, cos'è acca­duto?

R. Che con la legge del 1992 sono stati istituiti, a livello re­gionale e centrale, i registri del mesotelioma, la più tipica pa­tologia dell'amianto. Li gestisce attualmente l'Inail.

D. E quanti casi abbiamo? R. L'ultimo rapporto, quel­

lo del 2012, registra i casi dal 1993 al 2008 e parla di 15.845 casi. Un dato destinato verosi­milmente a incrementare, per­ché questo tipo di tumore ha una latenza molto lunga, fino a 40 anni, ragion per cui fino al 2020, ce ne dobbiamo aspettare altri.

D. Ma come c o l p i s c e l 'amianto, è l ' i n a l a z i o n e delle fibre a essere letale?

R. Certo, ma ci sono due teo­rie scientifiche diverse. C'è quel­la che sostiene sia necessaria un'esposizione importante e prolungata e, vi­

ceversa, quella del cosiddetto «colpo di pistola».

D. E che cosa significa? R. Che possa bastare anche

una breve esposizione ma che, per vari effetti, risulti letale.

D. Perché, cosa succede? R. L'amianto è una fibra

lunga, 8 micron, e sottilissima. Dalle vie respiratorie arriva ai bronchi e da qui, proprio per le sue dimensioni, risale nel sistema linfatico. Lì provoca stati infiammatori dai quali, nel tempo, si può sviluppare il carcinoma. Ecco, quanti so­stengono la teoria dell'esposi­zione prolungata, pensano che i tumori si sviluppino proprio su quel tessuto cicatriziale Chi invece pensa alle brevi esposizioni, rietiene accada una mutazione del Dna, detta epigenetica..

D. Un alieno che penetra nel profondo del nostro or­ganismo e piano piano l'av­velena.

R. È così, in effetti. Pratica­mente indistruttibile, continua a distruggere cellule intorno. Nel polmone, nella pleura o anche nel peritoneo, nel peri­cardio e in tutte le sierose, vale a dire le membrane che avvol­gono organi e tessuti. Resiste anche a manovre come la cle-arence mucociliare, capace di liberare le vie respiratorie, tra l'altro, da alcune micropolveri. Anche se, per il tumore, come qualsiasi malattia, non bisogna dimenticare che conta la predi­sposizione genetica, che varia da individuo a individuo.

D. E poi non ci saranno soli i tumori, immagino.

R. Esatto, ci sono le bronchiti,

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c'è l'asma. Patologie che possono diventare invalidanti. Una vol­ta, per guarire un mal di gola, ci volevano tre o quattro giorni. Oggi magari molti di più e la ragione sta spesso in quello che respiriamo, nell'inquinamento atmosferico.

D. Tornando all'amianto, da u n punto di vista giuridi­co, qual è la questione?

R. In genere stabilire se le proprietà o gli amministratori di alcune aziende sapessero o meno della pericolosità di quei mater ia l i e avessero deciso, deliberatamente, di utilizzarlo ugualmente, esponendo a un rischio le maestranze. Per Ca­sale, i giudici si sono convinti che così fosse stato.

D. A Ivrea, c h e c o s a sta emergendo?

R. I casi s a r e b b e r o s ta t i messi in re laz io­ne con u n c o m p o s t o con tenen te amianto, uti­lizzato per la costruzione di macchine da scrivere.

D. S e n t a , m a d i t u t t o l'amianto che c'è ancora in giro chi si occupa?

R. Deve essere rimosso, con molte cautele, da soggetti spe­cializzati e stoccato in appositi discariche.

D. Quando è pericoloso? R. Quando, come si dice tec­

nicamente, è ammalorato, cioè si deteriora e disperde le sue fi­bre all'intorno. Però, attenzione, non confondiamo il rischio con la malattia.

D. E situazioni di rischio m e n o note ci sono?

R. A Broni (Pavia) ha opera­to un'altra azienda, di dimen­sioni più piccole dell 'Eternit

di Casale . Ma la c i t t ad ina piemontese aveva anche una cava non lontano dal centro, a Balangero. Pensi che, nell'ulti­ma guerra mondiale, gli Alleati non sono riusciti a bombardare il ponte sul Po che è lì vicino, quello che collega il Monferra­to alla Lomellina.

D. E perché? R. Per via delle nube di fibre

d'amianto che quella cava spri­gionava. Pensavano che fosse la nebbia, era l'amianto.

D. Dottore, ma l'amianto n o n è certo l'unico r ischio che corriamo...

R. Certo, sempre per restare nell'edilizia c'è la questione dell' ossido di silicio che, quando è in frazione respirabile, è rite­nuto cancerogeno dallo lare, l'agenzia dell'Organizzazione mondiale della san i tà -Oms che si interessa di tumori. Ma tutti gli Stati non hanno ancora recepita aniministrativamente queste valutazioni.

D. Il problema è che c'è in g iro u n p r e s s a p p o c h i s m o a m b i e n t a l i s t a c h e n u o c e alle ragioni del l 'ambiente e del la salute, quel pensie­ro del «blocchiamo tutto», da l l ' incener i tore al la fer­rovia...

R. Si t rat ta spesso di posizio­ni politiche o personali, che non hanno neppure regioni scienti­fiche o sociali.

D. Quando si d ice deg l i Ogm, per esempio.. .

R. Sulla cui nocività non c'è n e p p u r e u n ' e v i d e n z a scientifica.

D. Sugli inceneritori... R. In cui si sottovaluta il

problema della gestione delle immondizie e soprattutto del produrle.

D. Sull'inquinamento elet­tromagnetico.. .

R. Che è un problema più articolato, perché se è vero che

non c'è l'evidenza di tutta que­sta dannosità, dentro un campo elettromagnetico, per esempio, non si riesce a dormire. Insom­ma l'esposizione deve essere contenuta.

D. P i ù i n genera l e re­sta il proble­m a di coniu­gare salute e lavoro.

R. La via è quella di uno sv i luppo so­stenibile: chi p r o d u c e , lo deve fare con maggiore attenzione. Delle si­tuazioni però va fatta una valu­tazione oggettiva e non politica, nel senso di parte, come invece

spesso accade. D. Le leggi servono? R. Sì e producono effetti. In

42 anni di medicina del lavoro ho visto cambiare le normati­ve, fino alla più recente decreto 81/2008, e ho assistito alla ri­duzione di danni importanti , per esempio all'udito di chi è esposto per lavoro. Ma le leggi non bastano...

D. Vale a dire? R. Vale dire che un cami­

net to a legna produce t a n t a diossina, che il r iscaldamen­

to domestico a gaso l io è assa i inqui ­n a n t e , che prendere una bici, anziché l 'auto, quan­do è possibi­le, s ignifica r i d u r r e le e m i s s i o n i . Voglio d i r e ,

se non cambiamo i compor­tamenti dei singoli, non ce la faremo mai.

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Svolta dell'Agenzia del farmaco

Il bugiardino delle medicine va in Rete Stop a foglietti illustrativi minuscoli o non aggiornati, o a siti incompleti e con informazioni fuorvianti. I «bugiardini» di oltre ottomila farmaci, assieme a molte altre informazioni fondamentali per pazienti e professionisti, sono stati raccolti dall'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, in un unico database accessibile a tutti. La banca dati, la prima così completa in Europa, è stata presentata ieri a Roma. Contiene sia «i bugiardini», sia i Riassunti delle caratteristiche del prodotto (i cosiddetti Rcp), oltre a informazioni come le proprietà farmacocinetiche — i tempi cioè di metabolizzazione dei farmaci—o i titolari dell'autorizzazione all'immissione in commercio. Tutti i dati che sono, prima volta per un sito italiano, certificati dall'Aifa o

dall'autorità europea, e continuamente aggiornati. Nel portale sono già presenti dati su 64 mila confezioni autorizzate, con 16 mila tra «bugiardini» e Riassunti Caratteristiche Prodotto. In futuro sarà possibile accedere alla banca dati oltre che dal sito dell'Aif a, anche da dispositivi mobili. «La nascita della banca dati —ha spiegato il direttore generale di Aifa, Luca Pani — rappresenta un ulteriore passo verso la costruzione di un unico, dinamico e integrato database del farmaco che l'Agenzia sta realizzando e che sarà una svolta decisiva per la condivisione e lo scambio di conoscenze, il miglioramento delle strategie di cura e quindi la garanzia di una assistenza più efficiente e immediata per tutti i cittadini».

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TI nuovo modello in scena a Cosmofarma Exhibition di Bologna dal 9 aW11 maggio 2014

Le farmacie cambiano pelle Più attenzione ai prodotti collaterali e ai servizi per i clienti

DI CLAUDIA CERVINI

Anche le farmacie, per mantenere sani i bi­lanci, devono rivedere la s t rategia commer­

ciale cercando di ca t t u r a r e l'attenzione dei consumatori e dei pazienti sui prodotti colla­terali: dai biberon agli zoccoli, dagli in tegra tor i a l imenta­ri fino alla pas ta per celiaci. Questo concetto di farmacia, sempre più aper ta a bisogni non solo medici, andrà in scena durante Cosmofarma Exhibi­tion, la diciottesima edizione della manifestazione dedicata alla farmacia e alla cosmetica in programma a Bologna, dal 9 a l l ' l l maggio 2014, nel polo fieristico romagnolo. Per la quale sono attesi oltre 25 mila visitatori e 30 buyer stranieri provenienti dal bacino del Me­diterraneo.

La Penisola è, dopotutto, il paese dei campanil i e delle farmacie con 18 mila eserci­zi presenti sul territorio e 50 mila farmacisti attivi. Senza contare il fatto che altre 5 mila farmacie verranno create nei prossimi anni in seguito al de­creto Monti del 2011.

«Il mercato farmaceutico in Italia vale 25 miliardi di euro, ma il 62% delle vendite è fatto ancora dai farmaci acquistabi­li con ricetta: una percentuale molto alta in un momento in cui questi vengono sostituiti da prodotti generici il cui prezzo è inferiore», afferma Roberto Valente, direttore di Cosmo­farma Exhibition. Secondo gli

addetti ai lavori, la farmacia del futuro è però già alle porte. «In Italia sta prendendo piede un nuovo modello di farma­cia», dice A n n a r o s a Racca, presidente di Federfarma. «Un punto vendita della salute, ma anche della bellezza e del be­nessere, sempre più orientato a offrire servizi ai cittadini: dal ritiro dei referti alle auto-ana­lisi, dal pagamento del ticket alle campagne di prevenzio­ne». E questo modello di punto vendita, aperto anche di sera e di domenica, sarà protagonista della manifestazione.

La bellezza, come detto, è un segmento sempre più im­portante all'interno di questi esercizi dove le previsioni 2013 di consumo dei cosmetici sono di 1.700 milioni di euro, dato che porta la farmacia ad esse­re il terzo canale in termini di valore della distribuzione dei cosmetici dopo grande distri­buzione e profumerie.

Quello del benessere (dall'in­tegratore alimentare all'igiene orale) è un tema che interessa anche i consumatori della ter­za età, fascia di popolazione al centro della manifestazione, il cui claim è infatti «Una farma­cia per tutte le età». «L'anziano è per noi un paziente importan­te che fa grande uso di medici­nali e prodotti di diverso genere

legati alla sfera dell'igiene per­sonale e del benessere, il quale ha più bisogno del nostro sup­porto, in certi casi, anche psi­cologico», aggiunge il numero uno di Federfarma. Al centro

degli stand e del dibattito c'è, infatti, la questione del mante­nimento della salute psicofìsica degli anziani, quella della dieta equilibrata, del ruolo degli in­tegratori, dell'igiene della bocca in farmacia.

Alla manifestazione bologne­se i farmacisti racconteranno anche un nuovo modello sem­pre più orientato al servizio. «Al di là degli orari di apertura, sempre più estesi, la farmacia

sta aprendo a tutta una serie di servizi che permettono ai con­sumatori di risparmiare tempo e saltare le code in ospedale o di togliersi una preoccupazione, come un esame banale o la mi­surazione della pressione anche in tarda serata», spiega Racca.

La nuova fiera andrà però ol­tre al prodotto e al concetto di servizio, e sarà l'occasione per parlare di format fisici, lay-out dei negozi e anche di start up, ovvero giovani farmacie che si affacciano sul mercato. «Nel concreto sarà anche un mo­mento in cui i titolari possono scegliere l 'arredamento delle loro farmacie o acquistare un insegna, ma, più importante ancora, è un momento per fare networking», sottolinea il pre­sidente di Federfarma.

Presenti al l 'appuntamento buyer stranieri. «Saranno tren­ta in totale provenienti dall'Eu­ropa dell'Est, dai Balcani, dal Medioriente e dal Nordafrica e puntiamo a organizzare oltre 500 incontri con i farmacisti che rappresentano un'occasione di business», conclude Valente.

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