PROPRIETÀ LETTERARIA - eBooksBrasil · Scoperta del Brasile. La tradizione fa risalire la scoperta...

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PROPRIETÀ LETTERARIA Milano. Coi tipi dello Stabilim. dell'Editore ANTONIO VALLARCI. 17-11-913 (dx).

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PROPRIETÀ LETTERARIA

Milano. Coi tipi dello Stabilim. dell'Editore ANTONIO VALLARCI.17-11-913 (dx).

CAPITOLO I.

STORIA DEL BRASILE

dall'epoca coloniale fino alla fondazione dell'impero,

Scoperta del Brasile.

La tradizione fa risalire la scoperta del Brasile aJean Cousin, capitano marittimo di Dieppe, che vi sa-rebbe giunto verso il 1488; ma nessun documento sto-rico -esiste che possa testimoniare questo viaggio.

11 vero scopritore del paese fu il portoghese AlvarezCabrai il quale salpò da Lisbona il 9 marzo 1500, dopoaver ricevuto da Vasco de Gama l'istruzione di diri-gersi verso le Indie, facendo rotta costantemente versoil Sud e tenendosi lontano dalle coste africane.

Il 21 aprile Cabrai scorse galleggiare sull'acquapiante marine, che gli additarono come qualche terranon fosse lontana, ed infatti il giorno seguente ap-parve il profilo netto d'una montagna, che il coman-dante chiamò Monte Paschoal. Nel 23 egli fece get-tare l'ancora a mezza lega dalla costa e finalmente ilgiorno 25 le navi entrarono in una baja a cui fu posto ilnome di Porto Seguro. Alvarez Cabrai salutò il paeseinatteso, incontrato nel viaggio per le Indie, col no-me di Terra de S. Cruz, che si cambiò più tardi inquello di Brasil, nome già noto in commercio tra gl'in-digeni perché con esso s'indicava una specie di le-gname usato nelle tintorie e chiamato dagli indii ibaràtpitang, e ne prese subito possesso. Ormai la via era

aperta alle numerose esplorazioni europee verso lanuova terra.

Le prime esplorazioni.

Le due prime esplorazioni furono compiute dal 1501al 1504 e ad esse prese parte il nostro grande italianoAmerigo VespucciJ). Nella prima s'identificò la costafra Cabo S, Roque e Cananèa e nella seconda si per-corse la estesa spiaggia da Bahia verso il Sud.

Presso l'isola di Fernando de Noronha, Vespucci siseparò dal capo delle spedizioni, Gonzales Coelho,continuò le sue esplorazioni spingendosi dentro terraper circa 40 leghe e, a Capo Frio, costruì un forte men-tre il Coelho ne faceva erigere un altro nella baja diRio de Janeiro. I due forti vennero'distrutti, piùtardi, dagli indii. Nel 1504 il nostro Amerigo Vespuccipubblicò una carta, la quale fu il primo documento chefacesse conoscere all'Europa le meraviglie delle terrebrasiliane e scrisse queste parole profetiche ed entu-siastiche : « E se nel mondo è alcun paradiso terre-stre, senza dubbio deve essere non molto lontano daquesti luoghi ».

La colonizzazione portoghese s'effettuò lentissima-mente, perché il Portogallo, allora all'apogeo dellaprosperità, non si curò molto della sua nuova con-quista, pur impedendo che altri ne profittasse.

Il governo portoghese, tra il 1508 ed il 1526, fecedeportare sulle terre brasiliane molti condannati emandò verso il territorio scoperto un buon numero dicoloni per popolarlo.

i) Amerigo Vespucci nacque a Firenze il 9 marzo 1454. Pi-lota e geografo espertissimo compì al servizio della Spagna 4viaggi nel Nuovo Mondo : il primo dal 1497 al 1499 ed il secondodal 1499 al 1500 sotto due ammiragli spagnuoli ; il terzo dal1501 al 1502 sotto il portoghese Pedro Alvarez Cabrai ed ilquarto dal 1503 al 1504 sotto Gonzales Coelho, anch'egli porto-ghese. Dal 1509 al 1512, anno in cui morì a Siviglia, AmerigoVespucci fu Pilota Major di Spagna.

Nel 1510 il portoghese Diego Alvares, salvatosi daun naufragio sull'isola di Itaparica, prese stabile di-mora nel paese, vi sposò un'india, cambiò il suo nomecon quello di Caramaru e divenne capo potente ditribù.

Nel 1512 un altro portoghese Joào Ramalho si sta-biliva in Piratininga, che oggi fa parte del territoriodello Stato di S. Paolo, sposò la figlia d'un indio,mentre Antonio Rodriguez anch'egli sposava la fi-gliuola d'un altro capo di tribù indigena e fissava lasua residenza in Gerybatiba. Tutti questi primi abi-tatori del Brasile furono al servizio del Governo por-toghese.

La colonizzazione - I Gesuiti - Gli esploratori.

Nell'anno 1531 il re del Portogallo incaricava Mar-tino Alfonso de Sonza di occupare il Brasile ed ammi-nistrarlo e nel 1532 costui impiantava la Colonia diS. Vicente. Più tardi il paese fu suddiviso da lineeimmaginarie, parallele all'equatore, in 15 sezioni, co-stituenti 12 Capitarne ereditarie delle quali re Gio-vanni II fece donazione a vari gentiluomini portoghesifra cui lo ste_sso Martino Alfonso che tenne per sé laCapitania di S. Vicente, oggi il floridissimo Stato diS. Paolo.

Si deve a lui l'importazione della canna da zuccheronel Brasile, dall'isola di Madeira.

La colonizzazione del paese incominciò nel 1532 econtinuò fino al 1566, mentre i re del Portogallo ri-scattavano a poco a poco le Capitanie a profitto dellaCorona.

Nel giugno del 1500 un compagno del grande Cri-stoforo Colombo, Vicente Yanez Pinzon, approdavaall'imboccatura dell'Amazzone; ma senza cercare diriconoscerne il corso. Dopo quarantanni il maestosofiume venne percorso nella sua maggior parte dallospagnuolo Francisco Orellana il quale, inviato da Gon-zalo Pizarro a cercare le provvigioni necessario nella

valle del Napo, abbandonò invece il Gonzalo e, conuna misera barca di legno ancor verde, montata da po-chi uomini, discese il Napo, poi l'Amazzone finché,dopo otto mesi di navigazione, potè giungere all'im-boccatura del gran fiume. In Ispagna si credette ch'e-gli avesse scoperto il paese favoloso dell'Eldorado eCarlo V, a cui Orellana aveva fatto una narrazioneoltremodo fantastica, lo nominò governatore delle re-gioni scoperte; ma egli morì sulla costa di Caracassenza aver potuto ritornare all'imboccatura di quel fiu-me maestoso, che gli Indiani chiamavano coi nomisignificativi di Tunguraguq, cioè « Fiumei-re » cre-dendo che facesse il giro del mondo e aggruppasseintorno alle sue rive tutti i popoli della terra.

Nel 1549 Thomas de Sonza venne nominato primogovernatore del Brasile. Egli fondò la città di SanSalvador da Bahia, che per due secoli ne fu la capitale,e condusse con sé, per civilizzare gli indigeni, alcunipadri gesuiti, fra cui emersero molte figure nobilissime ;come Manoel Nobrega", Aspilcueta Navarro e José deAnchieta, chiamati gli apostoli del Brasile.

Padre Manoel da Nobrega, di vivissimo ingegno,ajutò efficacemente l'onesta e feconda amministrazionedel De Sonza, fondò in Bahia una scuola dove i figlidegli aborigeni venivano istruiti, e viaggiò così atti-vamente fra quelle tribù incivili che gli indigeni lochiamarono il « prete che vola».

Nello stesso tempo Aspilcueta Navarro imparavada solo l'idioma di quei popoli, preparava un catechi-smo in lingua lupi, vi traduceva le preghiere catto-liche e con essa predicava il Vangelo ai selvaggi, di-rozzandone le abitudini, aprendone le intelligenze, col-tivandone a mitezza e a virtù i costumi.

José de Anchieta è ancora venerato come il tauma-turgo, il Santo del Brasile. Egli andò a Piratiningaquale maestro di scuola e soffrì privazioni inauditeper il miglioramento di quelle tribù. Dormiva nellacap_anna stessa dove, di giorno, non solo faceva le-zione, ma curava i malati, ospitava »i poveri, adu-

nava quanti fossero senza tetto e senza cibo. Ai suoialunni insegnava il latino, mentre egli stesso impa-rava il tupì per comporrle il vocabolario e la primagrammatica. Instancabile e buono, lavorava anche dinotte per scrivere le lezioni ad ogni alunno, dettavainni, ballate, e azioni teatrali che gli indigeni stessirappresentavano o a. cui assistevano.

I Gesuiti, bisogna serenamente riconoscerlo, furonoi protettori, gli amici, gli educatori della primitiva so-cietà brasiliana e specialmente dei più umili e mal-trattati. Essi costruirono e diressero le prime scuole,strinsero i trattati di pace fra le tribù turbolente ; vin-sero le epidemie che invadevano plaghe sterminate diterre, e ci lasciarono scritti e carte geografiche chesono documento importantissimo ed .unico, fonte pre-ziosa di studio per il passato brasiliano e segnano ilcammino vittorioso della civiltà europea, o megliolatina, in quelle terre feconde, destinate ad accogliere,dopo secoli, le energie migliori delle nostre genti.

A quel tempo la popolazione del Brasile si compo-neva, oltre che degli indii civilizzati ed ancora barbari,di metìcci detti « mamelucos », cioè «f igl i di donnaindigena», dei negri che incominciarono ad essere di-retti dall'Africa alle Capitarne del Nord del Brasile,poco dopo che erano state fondate quelle del Sud, edai bianchi, portoghesi, spagnuoli, olandesi, france-si, ecc. cioè dagli esploratori europei, audaci, indoma-bili come avventurieri, che si avviarono senza itine-rario, senza ricovero, affidandosi al caso, alimentan-dosi coi prodotti della caccia e della pesca, lungo icorsi dei fiumi, per regioni sconosciute, su zattere im-provvisate, superando cascate, paludi, abissi, foreste,affrontando il pericolo delle tribù selvagge, più temi-bile delle stesse belve, perseguitati dalle febbri, dal-l'ignoto, dalle intemperie. Questi uomini arditi si fer-mavano talvolta nella loro affannosa ricerca per accam-parsi, seminare cereali, raccoglierli e ricominciare lavia aspra, di cui ignoravano il principio e la fine. Ecosì, ostinatamente audaci, percorsero, attraverso a

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malattie, a privazioni, a catastrofi, a pericoli veri efantastici l'interno del Brasile per un secolo intero,scoprendo regioni sconfinate, compiendo escursioni,che sono ardue anche oggi, fino a giungere alle An-de, al nord del Paraguay, alle Cordigliere del Perù,esplorando il cuore del Brasile e scoprendo le ricchezzed'oro e di diamanti a Minas Geràes, Goyaz, MattoGrosso, all'est di San Paulo. Essi furono i pionierimeravigliosi ed umili della successiva esplorazione ecolonizzazione europea.

Espansione nell'interno del paesenei secoli XVI, XVII, XVIII.

Mentre i Portoghesi assicuravano, con sforzi titanici <ed in modo stabile, la loro signoria contro l'invasionee il tentativo di dominio dei Francesi (dal 1504 al prin-cipio del secolo XVIII ) ; degli Olandesi (dal 1599 al6 giugno del 1654) ; fin dagli ultimi anni del secoloXVI, arditi e sagaci esploratori, s'inoltrarono pian pia-no nell'interno del paese aprendo la via ai coloni iquali, ben presto, ne popolarono le immense regioni.Gli abitanti di San Paulo, « paulisti », si distinsero inmodo particolare in -queste avventure, conquistaronotutta la provincia, oggi chiamata di Rio Grande doSul, e fondaronoi nell'interno i primi centri europei diMinas Geràes, di Goyaz, di Matto Grosso e di SantaCatharina, favorendo lo sviluppo commerciale nell'in-terno e coll'estero e specialmente col Portogallo.

Ma questo progresso era accompagnato da lotte vi-vissime, tra i nativi del paese e quelli venuti dal Por-togallo, e specialmente da battaglie violente tra i Pau-listi e gli stranieri che erano accorsi a migliaja nelleminiere per far rapida fortuna. Una di queste guer-re feroci durò quattro anni continui. Ma, nono-stante l'intraprendenza e la fortuna dei Portoghesi,il progresso della colonia fu ritardato dalla politicaerrata della madre patria. Infatti, nel secolo decimo-settimo e al principio del diciottesimo, il commercio

del paese venne monopolizzato da parte di alcune com-pagnie privilegiate e si stabilì che nessuna derrata do-vesse uscire dal Brasile senza passare a Lisbona, inmodo che si esclusero assolutamente gli stranieri daltraffico.

Finalmente, verso il 1808, si iniziò una nuova erabrasiliana per la venuta della famiglia reale di Era-ganga dal Portogallo, profuga in seguito all'invasio-ne Napoleonica. Il 7 marzo 1808 Giovanni VI e la suacorte giunsero a Rio de Janeiro e quasi subito un de-creto reale dichiarò aperti i porti brasiliani al com-mercio internazionale per tutti i paesi in rapporti cor-diali col Portogallo. Furono impiantati tribunali,scuole superiori, istituti di arti e mestieri, musei, giar-dini botanici e, nel 1815, per i provvedimenti liberalidel sovrano, che cercò con ogni mezzo d'accelerare ilprogresso della vecchia colonia nazionale, questa fuelevata a regno.

'Nel 1821 il Portogallo, liberatosi dagli stranieri,proclamava la Costituzione e le Cortes richiamavanoin patria Giovanni VI, il quale lasciò il Brasile, con-segnando le redini del potere al figlio Don Pedro,eletto principe reggente.

Dalla fondazionedell'Impero alla proclamazione della Repubblica,

Le Cortes portoghesi manifestarono ben presto l'in-tento di cambiare nel. Brasile la politica liberale e pro-gressista di Giovanni VI, e cercarono di seminar ladiscordia fra le provincie brasiliane, ed infine richiama-rono a Lisbona Don Pedro di Braganga. Da questitentativi di reazione scoppiò vigoroso il risveglio delmovimento autonomo. Infatti il 9 gennajo 1822 gliabitanti di Rio de Janeiro s'adunarono in massa da-vanti al palazzo della Reggenza, chiedendo al principedi non abbandonare il Brasile, e Don Pedro non solo

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rassicurò i dimostranti eh' egli non sarebbe partito,ma ordinò alle truppe portoghesi di ritornare in Eu-ropa. Però il Brasile aveva aspirazioni ancora mag-giori : voleva scuotere e spezzare definitivamente ilgiogo portoghese sicché la minima occasione avrebbefatto scoppiare la rivolta.

Ai primi di settembre dello stesso anno una staffettaraggiungeva sul colle di Ypiranga il principe DonPedro, di ritorno da Santos, e gli consegnava una let-

tera del Governo portoghe-se, che gli ordinava di fararrestare i suoi ministri, diabbandonare la reggenza eritornare immediatamente inPortogallo.

In quell'istante il principesi volse al seguito e, levan-do la spada, pronunziò adalta voce le parole, che di-vennero storielle : « Indi-pendenza o morte ! » Adesse risposero, con grida dientusiasmo, i gentiluominie gli ufficiali della guardiad'onore.

Il pittore Pedro Americoeternò l'episodio gloriosodel 7 settembre 1822 in unmagnifico quadro storico,

che si ammira in San Paulo nella Pinacoteca delloStato.

•Questo movimento ebbe il suo trionfo pochi giornidopo, quando Don Pedro proclamò l'indipendenzadel Brasile, gli dette la costituzione e fu eletto Impe-ratore della giovane nazione. Il periodo che trascorsedal 1822 al 1849, fu occupato da rivoluzioni interneche desolarono il paese e si aggravarono ancor piùalla notizia della rivoluzione francese del 1830.

Pedro I, riconosciutosi impotente a frenare le lotte

Don Pedro liimperatore del Brasile.

^appassionate fra Portoghesi e Brasiliani, abdicò il 7aprile 1831, affidando i figliuoli minori, senza madre,al popolo trionfante con la rivoluzione, tanto fidavanel suo carattere leale, e lasciando la corona al figlioDon Pedro II, che aveva appena 5 anni, e la direzionedel regno ad una reggenza.

Don Pedro II, proclamato dalla nazione maggio-renne a 15 anni , fu un imperatore veramente liberale,buono', illuminato, gloria e fortuna del Brasile chepotè, durante i quarantannidel suo regno, innalzarsi 'moralmente e materialmentefra le nazioni e prepararsiil più glorioso avvenire. L'i-struzione, l'industria, l'a-gricoltura, il commercio sisvilupparono rapidamente e,la costruzione di ferrovie,l'organizzazione di linee dinavigazione, gli incoraggia-menti all'emigrazione facili-tarono una prosperità me-ravigliosa e il rapido pro-gresso di -tutti quegli ele-menti che sono necessari per -lo sviluppo d'una civiltà in „ . . , , , , , . „ ,,l r _ Pnnclp. Isabella di Orleans e Braganzaformazione. Ma 1 Opera reggente dell'impero del Brasileprincipale di Don Pedro II, nel 1876 in assenza dell'imperatore.

a cui egli si dedicò conti-nuamente, con ogni mezzo suggeritogli dall'intelligen-za vivace e dalla bontà dell'animo, e per la quale vivràimmortale nella storia e nella gratitudine dei popoli, ful'abolizione della schiavitù e, conscguentemente, dellatratta dei negri. Il Brasile, infatti, come tutte le colo-nie produttrici di zucchero, sin dal secolo XVI avevaintrodotto i negri africani, e la tratta si praticava an-cora su vasta scala nella prima parte del secolo deci-monono, specialmente perché i negri erano i soli lavo-ratori agricoli, e perché appunto la produzione del ter-

reno è la fonte principale della ricchezza pubblica.Brasile, dunque, l'opera di emancipazione era più arrdua che altrove, potendo travolgere con sé gli inte-ressi vitali del paese; perciò Pedro II dovette adope-rarsi con tutte le sue forze, intelligentemente ed in-stancabilmente, prima d'ottenere dalle Camere un pro-getto di legge che cancellasse per sempre il vergo-gnoso ed abominevole traffico. Questo atto nobilissi-mo di Don Pedro, compiuto nel 1850, fu la primatappa verso l'opera umanitaria; nel 1871 si votò unalegge chiamata « del ventre libero », la quale, dichia-rando liberi i figli nati da madre schiava, destinaval'abolizione graduale della schiavitù e, nel 1888, dopoun vivacissimo movimento d'opinione determinato daipubblicisti e dalle associazioni liberali, venne procla-mata, il. giorno 1.3 maggio, l'abolizione totale, che fusalutata dall'entusiasmo popolare e dal mondo civilecome un nobilissimo trionfo.

Dalla proclamazione (fella Repubblica ai giorni nostri.»

Guerre.

Sotto il regno di Don Pedro II il- Brasile sostennedue guerre gloriose : la prima contro l'Argentina omeglio contro il Dittatore argentino J. Manoel Rosas,che dominava dispoticamente in Buenos Aires ed ave-va assediato, fin dal 1842, Montevideo. La guerra, do-po dieci anni d'assedio, fini con la vittoria del Brasilee l'indipendenza dell'Uruguay da esso difeso (1852):).

La seconda guerra fu diretta contro il Paraguay.per il violento intervento del dittatore Solano Lopeznelle contese del Brasile con la repubblica dell'Uru-guay e per un'audace violazione d'ogni regola inter-nazionale e dell'onore stesso del Brasile. L'imperatoreDon Pedro II rivolse un caldo appello alla nazione,che rispose entusiasticamente.

i) Vedere Piccola Storia del Popolo.Argentino di U. Biasioli.Voi. 2° di questa Biblioteca. Centesimi 60.

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La guerra, difficilissima per il numero minore diio-mini, e più ancora perché il Paraguay era un paeseconosciuto e quindi pieno di pericoli, durò sanguino-

per cinque lunghi anni ed ebbe termine con la vit-tjoria del Brasile.

La guerra aspra ed eroica, avendo' per la primavolta e per molti anni mantenuti vicini ed ugual-mente sottoposti alla stessa disciplina militare ed ani-mati da uno stesso sentimento ed entusiasmo i nu-merosissimi figli di tutte le più lontane zone del va-sto impero, strinse fra i brasiliani i vincoli dell'unitànazionale.

Ma, per quanto il sovranoliberale avesse ottenuto, dai vsuoi sforzi d'uomo intelligen-te, un ammirevole progressonella sua nazione, il partitorepubblicano non si trattennedal fare propaganda attivacontro le istituzioni della mo-narchia, anzi si ingrandì erafforzò profittando del mal-contento del partito conserva-tore, in conseguenzav dell'abo-lizione deila schiavitù, e pre-parò segretamente la rivolu-zione, che scoppiò improvvisa . Teo?T0 KH-, ^ yy i j^ primo presidente della Repubblicail 15 novembre 1889, coli ap- dei Brasile.poggio • dell'esercito e dellamarina, diretta dal maresciallo Teodoro de Fonseca.I ministri, asserragliati nel quartiere generale, furonocostretti a dimettersi, ed il sovrano venne deposto edesiliato in Europa, verso cui egli s'imbarcò quasi su-bito con la famiglia. Ma non si sparse una goccia disangue.

Un'assemblea costituente, adunata in Rio de Janei-ro nel 1890, elaborò la Costituzione, che fu promulgatail 24 febbraio 1891 ; ed è quella attuale del Brasile.II primo presidente della Repubblica fu lo stesso Teo-doro de Fonseca.

II primo periodo repubblicanoe la costituzione federale.

Il periodo che seguì alla proclamazione della Re-pubblica, fu uno dei più agitati della storia del Bra-sile. La rivolta della flotta a Rio, nel 1892, e la cosìdetta guerra federalista, che scoppiò a Rio Grandedo Sul, desolarono il paese ed a fatica le truppe gover-native poterono trionfare sui facinorosi. In quel tempola nazione era minacciata anche da una violenta crisieconomica, prodotta dall'abuso di speculazioni di bor-sa, da spese smodate che avevano avvilito il valoredella carta moneta e dall'organizzazione troppo repen-tina di imprese industriali.

Tutto questo movimento sembrava, è vero, un po-deroso impulso di progresso, un reale ringiovanimentodelle forze del paese; ma giunse l'ora in cui la situa-zione si presentò nella più fosca realtà e, svanita comeun'illusione quest'epoca di chimere, il Brasile comin-

• ciò a soffrire le dolorose conseguenze dei tentativi ini-ziati senza i mezzi opportuni.

Ma più dolorosa di questi danni fu la sciagurataguerra civile, che scoppiò violenta e crudele fra i di-versi Stati del Governo federale per opera rivoluzio-naria e per cui molte nobili vite si spensero ; cosìquella del valoroso patriota ammiraglio Saldanha deGama, che morì nella battaglia di Campo Osorio. Lasua morte ferì così crudelmente il cuore della nazioneche tutti sentirono la necessità di por fine alla guerrafratricida, e subito s'iniziò una attiva campagna a fa-vore della pace, la quale venne stipulata iniziandouna politica di concordia indispensabile al progressodella Repubblica. Vinte qua e là altre rivolte e pertur-bazioni politiche, il regime repubblicano, fin dal 1895,si dette con energia indomita ad opere mirabili di re-staurazione delle finanze, dell'organismo bancario, adutili riforme nell'istruzione pubblica, nell'esercito, nel-la marina, a votare leggi a vantaggio dell'agricoltura

dell'industria nazionale, a curare l'abbellimento e l'i-ene della capitale della Repubblica, a promuoverecostruzione di ferrovie e di edifici ed a curare quan-potesse contribuire alla prosperità del Brasile.

Li costituzione del 1891.

La costituzione promulgata nel 24 febbraio 1891 èquella d'una repubblica federale, sul modello degliStati Uniti dell'America del Nord. Il territorio na-zionale è diviso in venti Stati, che formano l'UnioneFederale e che godono una larga autonomia ammini-strativa e politica, eleggono il proprio governatore edil proprio potere legislativo, il quale può comporsi diuna o due Camere. I membri del potere giudiziario diciascuno Stato sono nominati dal governo locale edogni Stato possiede leggispeciali per l'amministra-zione della giustizia. GliStati sono divisi in munici-palità le quali eleggono ipropri consigli ; qualcunoperò ha prefetti municipalinominati dal Governo. Lacapitale dell'Unione è lacittà di Rio Janeiro. Que-st'ampia autonomia è ri-stretta solo in quanto ri-guarda 1' imprescindibilitàdell'azione federale ngziona- Stemma della città di Rio de Janeiro.

le; come pei rapporti con lenazioni estere, per l'esercito, la flotta, il commerciointernazionale, le banche d'emissione, il debito pub-blico, le poste e telegrafi ed altri servizi d'interessegenerale. Ogni cittadino brasiliano maggiorenne,(21 anni), che sappia leggere e scrivere, è elettore edeleggibile. Lo straniero naturalizzato può occuparetutte le cariche di nomina e di elezione, meno quelladi Presidente della Repubblica.

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II governo federale non può intervenire negli affari,statali se non quando si tratti di difendere il territoridella Repubblica da un'invasione straniera, o di ristabilire l'ordine pubblico, o per assicurare l'applicazione delle leggi e dei decreti federali e per prestarese invocato, soccorsi in occasione di pubbliche calamità. Tutti gli affari dell'Unione sono trattati da trpoteri riconosciuti dalla Costituzione : legislativo, ese-cutivo e giudiziario.

Il potere legislativo è esercitato con la sanzione delPresidente della Repubblica, dal Congresso nazionale,che si compone del Senato e della Camera dei deputati.Senatori e Deputati vengono eletti contempocanea-mente in tutta la Repubblica ; i primi in proporzionedi 3 per ogni Stato, mentre la rappresentanza allaCamera è proporzionata alla popolazione d'ognuno diessi.

Il Senato comprende 63 membri ; la Camera dei de-putati 212.

Il potere esecutivo ha per capo il Presidente dellaRepubblica, il quale viene eletto per 4 anni, non è rie-leggibile per il periodo presidenziale successivo a quel-lo dal quale è decaduto e nomina e revoca liberamentei propri ministri. Egli è il solo responsabile di fronteal Congresso nazionale. Se incorresse in accuse, do-vrebbe sottoporsi al giudizio, del Senato, presiedutodal Supremo Tribunale di giustizia.

I ministeri, ognuno dei quali presiede ad un ramodella pubblica amministrazione, sono 7 : interno e giu-stizia, affari esteri, finanze, lavori pubblici, agricolturaed industria, guerra, marina.

II potere giudiziario dell' Unione è composto d'unTribunale Supremo e d'un giùdice federale, d'un so-stituto e d'un procuratore in ogni Stato e nel distrettofederale. Questi giudici conoscono le cause e trattanoi diritti dell'Unione. Per le cause definite dal poteregiudiziario particolare degli Stati, si può ricorrere alTribunale Supremo, che è composto da magistrati no-minati dal Presidente della Repubblica, ma ratificatidal Senato.

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Ciascuno Stato può darsi la costituzione che piùli piaccia, purché sieno rispettati i principii costitu-

zionali dell'Unione ed ai .Municipi sia garantita l'au-tonomia necessaria alla libera amministrazione dei loroparticolari interessi.

La religione più diffusa è la cattolica; la Chiesa èseparata dallo Stato e la maggiore indipendenza diculto, di pensiero, di stampa, di parola domina incon-dizionatamente in tutti gli Stati dell'Unione.

L'esercito si compone, in tempo di pace, di 20000uomini. A questi bisogna aggiùngere la guardia na-zionale, che è considerata come una riserva per l'eser-cito e che funziona solo in tempo di guerra.

Ogni Stato poi ha la sua forza pubblica militariz-zata con un numero di uomini proporzionato alla po-polazione che conta. Qualche municipio mantieneguardie municipali che funzionano da poliziotti. Tuttala polizia militare ammonta a 35 ooo uomini. In quan-to alla flotta i brasiliani possono giustamente chia-marsi i Giapponesi dell'America del Sud, poiché fu-rono i primi a crearsi una flotta veramente modernae, se i turbamenti civili che seguirono alla proclama-zione della Repubblica, indebolirono alquanto la for-za di questa flotta grandiosa, oggi essa ha di nuovola supremazia nei mari dell'America del Sud.

L'istruzione è completamente libera e l'Unione man-tiene due Facoltà di medicina, due Facoltà di diritto,una Scuola Politecnica, una Scuola mineraria, unaScuola di belle arti e un Conservatorio di musica.

Gli Stati e le associazioni private hanno piena li-bertà di fondare e sovvenire istituti d'insegnamentosuperiore, sicché parecchi Stati hanno la Facoltà didiritto, e quello di San Paulo possiede un'ottima Scuo-la politecnica, mentre Rio Grande del Sud ha unaFacoltà di medicina.

L'insegnamento secondario è libero e a carico degliStati, ed una legge recente riconosce ai ginnasi ed ailicei privati il diritto di rilasciare diplomi equipollen-ti a quelli rilasciati dal Ginnasio Nazionale di Rio

Janeiro, purché s'informino al programma ufficiai^d'insegnamento. Anzi, un censore è incaricato di sor,vegliarne la stretta applicazione.

L'istruzione primaria è anch'essa a carico degli Std-ti e dei municipi, mentre è libera l'apertura di scuoceprivate. In questo momento si da un'importanza stra-ordinaria alla diffusione degli istituti d'insegnamentoprofessionale e tecnico e già, in parecchi centri, sofiosorte scuole commerciali di grandissima utilità.

L'ultimo oensimento del Brasile risale al 1906 e ilseguente prospetto fa rilevare quanti e quali siano gliStati con la loro capitale, la superfìcie e la popolazione.

S T A T I

i Aniazonas .2 . Para . . . .3. Maranhào4 Piauhy . . . .5. Cearà6. Rio Grande do Norte .7. Parahyba do Norte . .8 . Fernambuco . . . .9. Alagòas

io. Sergipeil Bahia12. Espirito Santo13. Rio de Janeiro .14 S Paulo15. Paranà56. Santa Catharina .17. Rio Grande do Sul .1 8. Minas Geràes . . .

20. Matto Grosso . . .21. Distretto Federale . .32. Territorio do Acre .

CAPITALI

Manàos .Belém . . .S. Luiz , .TheresinaFortalezaNatal . . . .ParahybaRecife . . .MaceióAracajù .S. Salvador.Victoria . . .Nictheroy .S. Paulo. . .Curityba .Florianopolis .Porto Alegre .Bello J-^prizonteGoyaz,Cuyabà . . ".Rio de Janeiro .

Totale . .

SUPER-FICIE

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I 149 712

459 884301 797104 250

574f>574731

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41 2OO

2Ì 461 IOO

*) Nel censìraento del 1910. Per gli altri non abbiamo ancora i dati. Però lapopolazione è ora superiore ai 23420000 abitanti. ^V, dell'A.

CAPITOLO II.

GEOGRAFIA DEL BRASILE.

Confini.

Gli Stati Uniti del Brasile occupano, da soli, piùdella metà delle terre dell'America del Sud e, rispettoalla superficie, sono uno dei paesi più vasti del mon-do. Il Brasile è situato in modo che ha le sue terrenei due emisferi, poiché l'Equatore attraversa a set-tentrione il suo vasto territorio ; però la maggior partedi esso trovasi nella zona torrida.

I suoi confini toccano tutti i paesi dell'America delSud, eccettuato il pile; infatti a nord il Brasile con-fina colla Repubblica del Venezuela, con la Guyanainglese, olandese e francese ; ad est coli'Ocèano Atlan-tico ; al sud con la Repubblica orientale dell' Uru-guay ; ad ovest colle Repubbliche Argentina, Para-guay, Bolivia, Perù, Equador e Colombia; ma le suefrontiere non sono ancora in tutte le parti definitiva-mente tracciate. La sua superficie supera gli 8 mi-lioni di chilometri quadrati.

Litorale Brasiliano.

II Brasile ha, nella sua configurazione geografica,la forma approssimativa d'un triangolo mentre la co-sta, che si estende lungo l'Oceano Atlantico, in li-nea frastagliata, forma un angolo il cui vertice è aiCapo S. Roque e discende obliquamente verso il sud

sino al Rio Chuy. Le insenature sono però poco pr<fonde; sidchè le grandi baje non abbondano; mentri golfi, i buoni ancoraggi ed i porti sicuri sono nmerosi.

A partire dal delta dell'Amazzone si trovano :baja di S. Marco, di San Josc, di Tutoya. Al sudCapo di San Roque si trovano il Porto di Natal edil Porto di Parahyba. Da questo punto della costa finoa Bahia si estende un immenso banco di corallo, un'a-pertura del quale forma il porto di Fernambuco chia-mato Recife (Scoglio) a causa di questa diga naturaleche costituisce una rada sicurissima innanzi alla città,dandole un aspetto caratteristico.

Fra il capo di S. Antonio e l'isola di Itaparica s'a-pre la bella e vasta baja di Todos os Santos nello Sta-to di Bahia. A Sud di essa si trovano : la baja Ca-mamù, la baja di -Cannavieiras e Porto Seguro vicinoal luogo dove la flotta di Pedro Alvares Cabrai gettòl'ancora nel 1500.

Lungo la costa dello Stato di Espirito Santo visono la baja di S. Matheus e il Porto di Victoria diaccesso poco facile ; ma che è il più importante daBahia a Rio de Janeiro. Alte montagne di basalto, vericolossi di granito, rendono questa costa visibile aquindici e venti leghe lontano dal mare ; lungo questotratto s'incontrano molte isole, baje, insenature e porti,tra cui quello di Cobo Frio e l'isola dello stesso nome,Dal Cabq Frio all'entrata del porto di Rio de Janeirola costa si dirige verso l'ovest, arenosa e sterile, finoalla Ponta Negra, separata dall'Oceano da una succes-sione di lagune basse e morte.

All'entrata della splendida Bahia de Rio de Janei-ro, numerose isole verdeggianti e ridenti romponol'azzurro del mare; l'imboccatura, tra le montagne delPane di Zucchero e Pico, è ampia quasi un chilome-tro e mezzo; ma il canale è assai profondo ed acces-sibile a qualunque nave o da pesca o di grande ton-nellaggio. Questo golfo, che è considerato dai viag-giatori, dagli scienziati e dagli scrittori, una meravi-

Veduta di Rio Janeiro. Avenida Beìra Mar.

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glia del mondo, tanto da rivaleggiare in bellezza conquelli di Napoli e del Bosforo, e che il nostro DeAmicis descrisse mirabilmente, è l'orgoglio dei Bra-siliani i quali credono che esso sia il luogo dell' U-niverso dove la mano del Creatore sembra essersi di-lettata di riunire un maggior numero di bellezze perincantare lo sguardo ed esaltare lo spirito degli uo-mini.

Al di là di Rio de Janeiro si stende la spiaggia diMarambaya, di accesso difficile e arenoso1, in seguitoalla quale vengono le insenature di Guaratiba, di Se-petiba, d'Angra dos Reis con un grande e magnificoporto e la baja d'Abrahào. Per tutta questa estensionela costa è molto accidentata, frastagliata da rocce gi-gantesche che formano i contrafforti della catena dimontagne chiamata Serra do Mar tuffantisi quasi apicco nel mare.

Lungo il litorale s' apre la baja di Santos, portocommerciale di prim'o<rdine.

Lungo la costa dello Stato di Paranà, si trovano lebaje eccellenti di Paranaguà e d'Antonina; lungo quel-la di Santa Catharina i porti di Desterro o Floriano-polis, Itajahy, San Francisco e Laguna. All'estremosud, la costa è bassa, sabbiosa e in diversi punti d'ac-cesso, non solo difficile, ma anche impossibile.

La barra di Rio Grande do Sili, formata di sabbiemobili, che esigono un servizio permanente e vigiledi pilotaggio, da accesso alla immensa laguna DosPatos (Laguna delle Anitre). Dalla barra di RioGrande sino al fiume Chuny, che determina il con-fine coll'Uruguay, la costa è sabbiosa, fredda e disa-bitata, formata anche da dune basse e completamentesterili.

Capi - Isole.

Siccome la costa del Brasile è poco frastagliata essanon presenta nessuna penisola; ma solo pochi capi emolte punte e promontori. Nell'estremo Nord trovasi

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il Capo d'Orange, e più a sud di esso e precisamentea nord-est dell'imboccatura del maestoso fiume dell'A-mazzone il capo del Norie. Nello Stato di Rio Grandedo Morte, trovasi il capo S. Rocco, nello Stato di Pa-rahyba il capo Branco e in quello di Fernambuco ilcapo St. Agostinho.

Lo Stato di Rio de Janeiro ha quelli di St. Thomce Frio ; poi all'estremo sud si trovano i capi di SantaMartha Grande e di Santa Martha Pequena nello Sta-to di Santa Catharina.

Le isole brasiliane dell'Oceano sono quelle del grup-po di Fernando de Noronha, a 75 leghe dal capo diS. Roque e la piccola isola della Trinìdade, con gliisolotti adiacenti di Martin Vaz a 900 miglia dellacosta dello Stato di Espirito Santo. Tutte le altre isoledel Brasile si trovano a poca distanza dal litorale ;moltissime, paludose e basse, se ne trovano nelle ac-que oceaniche dell'Amazzoni ed anzi, alla foce delgran-fiume, si trova quella di Marajd (5 328 kmq.) cheè marittima, nonostante sia circondata dall' acquadolce.

Seguendo la costa verso il sud, notiamo l'isola di-Maranhào su cui trovasi la città di S. Luiz, capitaledello Stato di Maranhào; quella à'Itamaracà nelloStato di Fernambuco; d'Itaparica, Bon Jesus, Cajahy-ma, in quello di Bahia; di Frades, Guaraparin, Ra-sa, Francesa nello Stato d'Espirito Santo; e le isole :Grande, Sant'Anna, Marambaia Comprida nello Statodi Rio Janeiro. All'entrata della baja bellissima visono diverse isole ed isolotti che formano come unarcipelago ridente da cui sorgono boschi d'aranci edi palmizi, enormi gruppi di bambucs, alberi secolari,magnifici per i fiori dai colori vivaci, tutta una floraesuberante in profumo e bellezza, radicata nella pietraviva che si riflette sullo specchio lucido dell'acqua.Fra queste isole, quella di Rasa (Faro) Tijucas Re-donda, la grande isola di Governador, quelle di Pa-quetà das Cobras, Villegagnon e Lage (fortezze), di'Enxadas (Scuola Navale), di Bon Jesus, ecc., sono lepiù importanti.

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Sul litorale dello Stato di San Paulo si trovano leisole di S. Vicente, Santo Amaro, S. Sebastiào, Ca-nanèa, Porcos e Castello ; su quello di Santa Catha-rina le isole di S. Francisco dos Remedios do Arvo-redo e di Santa Catharina ove trovasi la capitale delloStato; e nello Stato di Rio Grande do Sul si trovanole isole di Barba Negra, di C angustii e dos Mari-nheiros.

Orografia.

Quasi tutto il Brasile forma un vastissimo altipianoda 300 a 1000 metri d'altezza, con vallate e pianure at-traversate da numerosi corsi d'acqua ed ostruite quae là da rapide. Le più alte montagne sono ad Èst,presso il litorale e nel centro, dove esse formano duegrandi catene separate dai bacini di S. Francisco e delParaguay.

La Serra Orientai o do Mar segue appunto la costadell'Atlantico dopo il Capo S. Roque e va a perdersinel Rio Grande do Sul.

Essa si suddivide in Serra do Mar e serra da Manti-queira le cui cime culminanti sono- : il gruppo chia-mato1, per il suo aspetto, dos Orgàos (degli organi)(2332 m.) a Nord della baja di Rio de Janeiro e l'Ita-tiaya (circa 3000 m.) nella serra da Mantiqueira e cheè il punto più elevato dell'intero Brasile.

La Serra Central è formata invece dal gruppo dellemontagne di Goyaz e d'i Minas Geràes, all'ovest delfiume di S. Francisco e si lega alla catena orientaleper mezzo d'una ramificazione che si trova in MinasGeràes detta Serra dos Vertentes perché forma il verospartiacque del paese. Questa Serra Central comprendedue catene : quella di Canastra e di Matta de Cordai cui punti culminanti sono i Montes Pyreneus (2392metri).

Le vaste pianure, molto accidentate ed irrigate dainnumerevoli corsi d'acqua, corrispondono ai bacinidei fiumi Amazonas, San Francisco, Parahyba e Pa-ranà.

Idrografia.

Forse nessun paese del mondo possiede, come ilBrasile, un sistema idrografico così completo e cosìvasto. Il maggior fiume del mondo, VAmazonas, ènavigabile per un'estensione di 5400 km. e la sua lar-ghezza a Manàos, capitale dello Stato di Amazonas,raggiunge quasi quella del nostro Adriatico, sicchéalla città può arrivare qualunque bastimento transa-tlantico. I suoi affluenti sono lunghissimi, navigabiliper un'estensione media di 100 km. l 'uno; ed impor-tanti come i più grandi fiumi d'Europa.

Sulla sponda sinistra o settentrionale del fiume im-menso, si gettano VI fa, lo Japurà, il Rio Negro; ognu-no dei quali ha più di 1000 km. di corso; il Trombetased il Parù con più di 500 km. ; lo Jary, lo Jamundà el'Araguary con le terribili pororocas (riflussi).

Sitila'sponda destra o meridionale, partendo dallafrontiera peruviana, l'Amazzone riceve altri affluenti,anch'essi importantissimi per il volume delle loro ac-que ; così lo Javary, lo Jutahy, lo Juruà, il Purùs, ilMadeira, il Ta-pajoz^ lo Xingù ed il Tocantins. Moltidi questi affluenti hanno un corso che raggiunge 1500e 3000 chilometri.

Il fiume S. Franciscjj, che nasce nelle montagne diMinas Geraes, ha un corso di circa 3000 chilometri na-vigabili ed anche i suoi affluenti principali sono navi-gabili per un lunghissimo tratto : così il Rio Preto,il Rios das Velhas a destra e il Par'acatù a sinistra. Al-tri fiumi navigabili del Brasile sono: il Parnaìiyba, ilMarnare, il Rio Formoso, lo Jequitinhonha, il Mucury,il Tijucas e la Ribeira d'Ignape.

Il Paratia, affluente del Paraguay, è anch'esso unadelle maggiori arterie dell'America del Sud e non ba-gna solo il Brasile, ma anche il Paraguay, l'Uruguaye la Repubblica Argentina, formando notevoli cate-ratte chiamate Sete Quedas che sono maggiori e piùinteressanti di quelle del Niagara. I suoi principali

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affluenti sono sulla riva sinistra : il Tieté, il Parana-panema, lo Ivahy e VIguassù, dove si ammira il ce-lebre salto di Santa Maria uno dei più belli del mondo.

Innumerevoli altri fiumi, senz'essere affluenti di que-

Cascata di S. Maria del fiume Iguassù nello stato del Paranà.

sti tre principalissimi, scorrono per il vasto territoriobrasiliano e lo irrigano abbondantemente.

Anche i laghi e le lagune si trovano in gran nu-mero sparsi in qualunque regione del Brasile; nelloStato di Amazonas sono importanti i laghi di Amapà,El Rei, Umbugnara, Saracà, Maenory, Amanà e An-dirà; nell'isola di Marajo quelli di Aman e Avary ;nello Stato di Bahia v'è la laguna di Cachoeira; inquello di Espirito Santo si trovano le lagune di Jupa-rananan e in quello di Rio de Janeiro le lagune Acar-nama, Manca, Saquarema, Piabamba, Feia, Jacarepa-guà e Rodrigo de Freitas. In Rio Grande si trovanooltre quella delle Anitre, la Mirim e Mangueiras enello Stato di Matto Grosso quelle di : Uberaba, Jany,Mandioré e Bahia Negra.

II clima.

Il Brasile, per la sua vasta superfìcie, presentacondizioni di clima differentissime, secondo le regioni ;anzi si può dire che comprenda tutti i climi meno gliestremi ; perciò gli Europei possono facilmente sce-gliere il luogo più adatto. Si distinguono generalmen-te 3 zone : tropicale, sottotropicale e temperata. Laprima comprende gli Stati dell'Amazzone, del Para,di Maranhào di Piauhy, di Cearà, di Rio Grande doMorte, di Parahyba e di Fernambuco. La temperaturamedia di questa regione è di 25 gradi. Sulla pianuradi Matto Grosso l'aria è asciutta e il clima perfetta-mente sano. Nell'Amazzone superiore invece il clima ècaldo ed umido e, specialmente sulle rive di alcuni suoiaffluenti, infierisce la malaria.

La vastissima zona sottotropicale comprende gliStati -d'Alagoas, di Sergipe, del litorale dello Statodi Bahia, gli Stati d'Espirito Santo e di Rio de Ja-neiro, parte del litorale di San Paulo e la costa orien-tale di Minas Geràes. Il clima degli Stati di Alagoas,di Sergipe e del litorale, di quello di Bahia è sanis-simo ; la temperatura sulle terre basse è da 23° a 26° esulle alture da 18° a 21°pii litorale degli stati di Ser-gipe e di Bahia ha la fama d'un clima dolce come an-che è estremamente dolce quello di molti punti delloStato di Rio de Janeiro e queste (fttime condizioni ditemperatura, che possono sorprendere per la latitudinedei luoghi ove esse si riscontrano, si spiegano coll'al-tezza elevata di questa regione. In tutto il sistemaorografico della Serra do Mar e della Serra di Man-tiqueira s'incontrano piani estesissimi in cui il climaè eccellente e la salubrità perfetta e il cui terreno èadattato a far prosperare tutte le culture e gli alberifruttiferi d'Europa.

Nello Stato di Minas Geràes, la cui salubrità è pro-verbiale, non è raro vedere, in inverno, discendere i!termometro sotto lo zero e la neve ricoprire le pia-

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nure. Dunque, dato che il Brasile possiede tutti i climie che per la salubrità di alcune sue regioni da qualcheanno a questa parte i suoi governanti hanno le massi-me cure, si può concludere che se è vero che nellaregione tropicale l'Europeo debba evitare alcune loca-lità malariche, che ancora esistono, e per le altre osser-vare le regole dell'igiene e della temperatura che s'im-pongono in tutti i paesi caldi ed umidi ; esso si accli-mata però prestissimo in tutte le province della sonasottotropicale.

In quanto alle provincie del Sud, l'europeo, nellazona temperata, non ha neppur bisogno di'acclimatarsiperché il loro clima rivaleggia coi migliori d'Europa.

Bellezze naturali del Brasi/e.

La foresta.

Il Brasile, vasto quasi come tutta l'Europa, è co-perto intorno all'immenso bacino dell'Amazzone, sullerive del Mucury e del Rio Doce e nello Stato di Espi-rito Santo, da foreste maestose che offrono uno deglispettacoli più imponenti della natura tropicale.

Il vecchio Léry, uno dei primi viaggiatori del se-colo XVI, quando contemplò le vergini foreste deidintorni di Rio Janeiro, proruppe commosso in questaesclamazione, piena d'entusiasmo e di semplicità :« Su, su, anima mia, bisogna che tu esprima la tuagioia ». E tutti i visitatori che conobbero' più tardi lamisteriosa oscurità degli alberi giganteschi, del foglia-me cupo di quelle foreste primitive, ripeterono il salutoentusiastico del vecchio, e provarono commozioni in-cancellabili. In queste meravigliose ed immense forestevergini, che coprono gli otto decimi del Brasile, alberienormi dal legno prezioso, arboscelli sottili come giun-chi, palme delicate, parassiti d'ogni forma, orchideepreziose, felci eleganti, ogni essere vegetale, insom-

Bahia — Veduta della città alta.

ma, dal filo d'erba più tenue alle piante gigantesche,(nel Rio Branco è stato osservato un albero che, in-torno ai rami, misura 250 metri di circonferenza) tuttoè ammassato nella più strana confusione. Infatti è dif-ficilissimo trovare vicine due piante uguali e se nepossono contare fino al migliaio, una diversa dall'altra,

L'abete nel Paranà.

su un chilometro quadrato dì superficie. Da princìpiol'occhio non distingue nella foresta forme precise; mamasse dense, che sembrano torri, muraglie, piramidi,colonne, gallerie di verdura, templi formati da alberi •enormi, da tronchi intrecciati strettamente fra loro, dapiante parassite che s'allacciano ed inerpicano ovun-que per succhiare la vita, formando, nel loro anelitoverso il sole, boschi su boschi, foreste su foreste. Eciò che più colpisce è lo spettacelo che queste piantedanno d'una lotta instancabile per superarsi d'altezza,per sorpassare le cime delle altre, per conquistare, sen-za pietà del vicino, l'aria e la luce.

L'esempio più vivo di questa lotta è dato dalleliane in genere, le quali rivaleggiano con le palme nel

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costituire una delle grandi attrattive della foresta. Iltipo più curioso di queste liane, comune nei dintornidella città di Para, (capitale dello Stato di Para, nel-

TAmazzonia) è il cìpo matador ; cioè la « liana assassi-na». Essa ha la parte inferiore dello stelo troppo de-bole per sopportare il peso della parte superiore, perciò

1 bambù del Giardino Botanico a Rio Janeiro.

cerca un appoggio sopra un albero d'un'altra specie e,a differenza di tutti gli altri rampicanti, si slancia con-tro quello, mentre il legno dello stelo cresce applican-dosi su uno dei lati del tronco come gesso da modellaree a destra e a sinistra caccia due rami che si svilup-pano rapidamente e,_ come due braccia, stringono iltronco fino a congiu/igersi e confondersi insieme nellastretta crudele. Dalla loro congiunzione spuntano, dalbasso in alto, ad intervalli quasi regolari, altri due ramiche costituiscono un nuovo anello della ferrea catena,poi un terzo, un quarto e così via sempre più in alto,finché lo strangolatore giunge al suo massimo svilup-po,' sulla cima della vittima, per spandere al sole, in•segno di trionfo, le sue foglie mescolate con quelle

2. - Pìccola storia del popolo brasiliano.

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dell'albero sacrificato che, col tempo, finisce per soffo-care. Allora si vede lo strano spettacolo del parassitaegoista stringere tenacemente fra le sue braccia iltronco esanime e decomposto finché, quando per lalinfa di esso s'è coperto di fiori e di frutti ed ha ripro-dotto e disseminato la sua specie, cade colla sua vit-tima.- Ciò che è proprio delle foreste tropicali, per cui essedifferiscono dal paesaggio boscoso europeo, è l'equi-librio perfetto e la maestosa semplicità con cui, in ungiorno solo, compendiano in sé le diverse stagioni. Al-l'alba, la natura intera si risveglia, spuntano nuovefoglie, sbocciano nuovi'fiori; gli uccelli, gli insetti edi mammiferi che, anch'essi come gli alberi, per desi-derio di luce tendono continuamente ad arrampicarsi,pare rinascano alla vita e all'attività.

Nell'ora massima del calore, cioè verso le due po-meridiane, si fa un gran silenzio turbato di tanto intanto dal falsetto stridulo della cicala, nascosta fragli alberi. In quest'ora le foglie che, sull'alba, eranoumide e fresche, piegano flosce ed appassite ; i fioriperdono i loro petali, mentre gli Indiani ed i mulattisonnecchiano nelle loro amache. Verso sera ricominciala vita Q, tra i cespugli e fra gli alberi e da angoli re-moti, da recessi verdi e cupi, rimbombano canti,gridi e mille rumori strani. Nell'alba nuova il soies'innalza sul bel cielo puro e la natura ricomincia ri-gogliosa a concentrare, nell'esuberanza magnifica dellavita di poche ore, il ciclo di più stagioni.

La fauna delle foreste vergini non è così numerosacome si potrebbe credere ; anzi presenta povertà dimammiferi terrestri e questi sono ben piccoli ed hannola caratteristica di arrampicarsi sulle piante : così lescimmie e perfino i gallinacei che hanno le dita di-sposte in modo da potersi appollajare, ed infatti siscorgono sempre sulle cime degli alberi. Nelle forestevergini non pullulano, come molti credono, i rettilie gli insetti, quindi è esagerata la paura che hanno inovellini di camminare ad ogni passo sopra rettili

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velenosi; tanto più che, quelli che vi sono, apparten-gono in gran parte a specie innocua. Una caratteri-stica vantaggiosa della foresta vergine è quella di nonessere, in generale, infestata dalle zanzare, né da al-tri ditteri perniciosi, ed anzi l'assenza di questo fla-gello, la relativa freschezza dell'aria, la maestà delsilenzio e dell'ombra, rendono grata la bellezza mera-vigliosa della sua solitudine selvaggia. Gli uccelli sonole più deliziose creature della foresta e quelle che, nelsilenzio solenne, portano garriti e trilli di gioja. An-ch'essi vivono sulle cime più alte degli alberi per av-viarsi verso la luce, e miriadi di farfalle variopinte, edi piccoli uccelli mosca, brillanti questi come giojelli,spiegano ai raggi del sole la magnificenza dei lorocolori. Su tutti gli uccelli campeggia, per i giri larghie maestosi, la magnifica Aquila delle Guiane, quasitutta nera, con un ciuffo bianco sul capo ; ma è anchemólto bello il Salvia, del genere dei tordi, un uccellinonerissimo che merita un ricordo speciale perché, cosanon' comune laggiù, esso canta un poco, e s'è conqui-stato il nome pomposo d'usignuolo dell'Amazzone.Più' in alto, da certe specie di borse dondolanti dairami più sottili di alberi altissimi, scappa di tanto intanto il Sapij'u molto grazioso pel colore giallo e nerodelle piume. Quelle borse sono i nidi che esso costrui-sce per mettere al riparo dai serpenti i suoi piccoli.

Al minimo rumore prodotto dal passaggio dell'uo-mo nella foresta, si levano dagli alberi torme di pap-pagalli di tutte le specie, di piccole cucorite verdi da!volo rapido e tremulo, come quello delle farfalle, ecoppie di Are, bellissime per la vivacità dei colori, e iTigana, d'un bel marrone e con un grazioso ciuffo.Questi ultimi hanno qualche cosa del fagiano e delpavone, ed essendo abituati a non esser presi di miradal cacciatore, non si spaventano molto neppure dellefucilate. Gli uccelli, che danno però un aspetto carat-teristico al paesaggio, sono i Trampolieri, fra i qualil'Ardea candidissima, le cui penne sono tanto ricercate,l'Ardea cinerea di forme elegantissime e l'Ibis rubra,

che appare come una viva lìngua di fuoco guizzante,simile ad una meteora, nel verde della foresta.

L'Amazzone.

L'Amazzone viene, per la lunghezza del suo corso,dopo il Mississippi dell'America del Nord ed il Nilodell'Africa; ma, per la massa delle sue acque, è ilmaggior fiume del mondo.

Orellana (1539-1540), uno dei suoi primi esploratori,fra altre fantastiche fole, narrò di aver .dovuto com-battere contro eserciti di Indiane che, nei canotti, osulle rive, lo perseguitavano' con frecce avvelenate ; daqui nacque il rapporto fra le Amazzoni dell'anticaleggenda classica e le guerriere del fiume americano.Questo attraversa quasi tutta l'America meridionale,nella sua maggior larghezza, con un percorso, tra 2800e 3000 miglia e con una profondità media di 75 a 100metri; presso la frontiera del Perù e all'imboccatura,la profondità del fiume maestoso giunge a 185 metri,mentre in generale le sue acque si espandono libera-mente su 2500 metri di larghezza e perfino su 5000 me-tri ; sicché in vari punti e alla foce riesce spesso impos-sibile, come in pieno mare, scorgere contemporanea-mente le due sponde del « re dei fiumi ». Esso è statoparagonato spesso ad un « mare vivente » ed infattiè un vero mare, con le sue onde e le sue tempeste ;tanto che alla vista delle acque grigie, scendenti ra-pidamente verso l'Atlantico, si è tentati a chiedersi sel'Oceano stesso non gli debba la sua esistenza.

All'epoca delle piene questo fiume gigantesco pre-senta un aspetto grandioso e forma un vero mare in-terno, di straordinaria profondità : a partire dal mesedi febbrajo, la fusione delle nevi sulle.Ande e le piog-ge torrenziali innalzano le acque fino a 17 metri aldisopra del loro livello più basso, e la corrente, rag-giunta la velocità di 24 chilometri, sgretola le spondeda cui si staccano frane enormi, che sprofondano nel-

Navigazione sul fiume Amazzoni.

l'acqua, trascinando con sé alberi ed animali, e for-mando veri <( giardini galleggianti » della superficied'una ventina di are : isole mobili che trasportano uc-celli accoccolati tra i rami, rettili attoreigliati ai tron-chi ; mentre masse d'alberi, divelti dalle foreste delcorso superiore, sfilano' galleggiando sulla corrente,resistono alla violenza dell'onda, oppure scorapajonosommerse, ed enormi tronchi si incrociano, si adagia-no, s'accumulano traverso alle sponde, oppure col-mano gli approdi, distruggendoli.

Queste frane rendono la navigazione pericolosa perle piccole imbarcazioni; ma formano laghi, isole e ca-nali laterali, che si congiungono tra loro* e allaccianoil gran fiume coi suoi affluenti ; sicché ne risulta unafitta ed intricata rete di canali, che copre tutta la vallee che, se non fosse interrotta da rapide e cascate, per-metterebbe di accedere, per acqua, in qualunque puntodell'interno. Questo inconveniente però può esserecorretto facilmente dall'arte; perché la popolazionecresca e lo sfruttamento delle terre e della foresta siestenda, si dovrebbero completare le vie arquee constrade e ferrovie, stabilire rapide e comode comuni-cazioni con tutto l'interno. Ma anche ora, per l'estra-zione della gomma, fatta su grande scala nei boschi

4 del bacino dell'Amazzone, gran parte dei canali navi-gabili sono percorsi da navi ed imbarcazioni d'ognigenere. Tutti questi canali non sono utili solo ai mer-canti di gomma, ma sono e dovranno divenire semprepiù le fonti principali di vita commerciale di moltipaesi che, per essi, sono posti in comunicazione col-l'Atlantico e tra di loro. Gli Indiani li chiamano iga-rapés cioè « sentieri dei canotti ». Spesso1 nei canalipiù accidentati le maree sono molto forti e vengonoaccompagnate da un fenomeno grandioso detto : <( Po-rorocas ». Dopo che le acque hanno raggiunto il mi-nimo livello della marea, si vede giungere da lontanoun'immensa onda che avanza a grande velocità, ac-compagnata da fragoroso rumore; una o due altre laseguono, e sulla spiaggia si precipitano masse enormi

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di ; acqua, finché, in brevissimo tempo, il livello sìeleva a quello dell'alta marea.

Nel vastissimo bacino dell'Amazzone non solo laflora è d'una straordinaria ricchezza, in alberi di legnopregevolissimo, in piante medicinali ed in frutta chevi crescono splendidamente e in numerose piante chedanno tinte, gomma e resine preziose, ma anche lafauna, che ha pesci di ogni grandezza e due volte piùvari che nel Mediterraneo e nello stesso Oceano Atlan-tico.

CAPITOLO III.

Etnografìa - Usi e Costumi

Storia della colonizzazione italiana nel Brasile.

La popolazione del Brasile, calcolata nell'ultimo cen-simento, del 1906, in 21 461 ooo abitanti, oggi s'ag-gira certamente fra i 23 e i 25 milioni. Essa è com-posta dagli indigeni, dai Brasiliani propriamente detti(cioè dai discendenti dei coloni europei e special-mente portoghesi), dai meticci, nati dall'incrocio dellarazza bianca coll'indiana, e dai negri, d'origine afri-cana, nati nel Brasile dai negri importativi per losfruttamento del suolo e appartenenti ai più bei tipidella loro razza.

Dopo l'abolizione della schiavitù, il numero dei ne-gri è notevolmente diminuito; mentre gli indigeni ten-dono a scomparire. Oggi, questi si trovano, in mag-gior numero, negli Stati dell'Amazzone e del Para.

La città più popolata del Brasile è Rio de Janeiro,che, nel censimento del 1906, contava Sii 400 abitanti ;vengono in seguitò San Paolo, Bahia e Fernambuco.

Indigeni.

Gli indigeni brasiliani sono gli ultimi discendentidelle antiche tribù dei Tupys, degli Omagnas, dei Pa-nos, ecc. Le varie discendenze hanno' costumi vari,parlano lingue completamente differenti; ma si corn-

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prendono fra loro mediante una lingua generale, d'o-rigine Tupy.

I coroados, presso il Paraguay> vivono in piccolecomunità, passando quasi tutta la vita su piroghe ;s'avvicinano al tipo caucasico ed hanno uomini robustie donne bellissime.

I muras sono nomadi e non s'intendono affatto d'a-gricoltura. Alcuni di essi sono bravissimi pescatori,insuperabili specialmente nella pesca delle tartarughe,che afferrano a nuoto e tuffandosi nell'acqua, pren-dendole per le zampe. Hanno l'abitudine di farsi ina-lazioni di certe piante, abbracciandosi a due a due esoffiandosi nelle narici-l 'uno contro l'altro i vapori aro-matici, e spesso, durante quest'operazione, cadono sve-nuti, altre volte morti, dopo grida e gesti frenetici eduna filastrocca disordinata di parole insensate. Altrevolte si uniscono a coppie e si staffilano a sangue,come i fachiri dell'India. Il loro corpo è coperto dapittoreschi tatuaggi ; alcuni di essi non riguardano ilcane come animale domestico, mentre altri hanno talefamiliarità con le bestie delle foreste che fanno, nei lorovillaggi, veri giardini zoologici, e non è raro il casoche qui le tigri sieno inoffensive e che, presso le ca-panne, si vedano grossi serpenti in posizione tran-quilla e vigile di guardia.

I carayas osservano così rigorosamente la fedeltàconiugale che bruciano le donne colpevoli; non solo,ma hanno un'istituzione speciale, unica al mondo, permantenere l'ordine nelle famiglie. Essi nominano cioèun marito delle vedove, provvedono, in comunità, alsuo mantenimento, lo dispensano da tutti i lavori eperfino dalle guerre e dalle spedizioni.

I guaycurùs sono esperti cavalieri, rubano le donnee i fanciulli, combattono come beduini e, credendosiil primo popolo della terra, fanno relazione con glistranieri solo illudendosi di riceverne il tributo di vas-sallaggio ; essi si distinguono in nobili, plebei e schiavie non avviene mai che un nobile sposi una donna chenon sia della sua classe,

Paesaggio indigeno nello Stato de) Para.

I mundurucùs alti, forti, muscolosi, di pelle chiara,usano tatuaggi che variano secondo i gruppi e le tribù ;annettono tanta importanza a questa pittura del cor-po che, per concordarsi nel disegno, riuniscono il con-siglio di famiglia e spesso, per l'esecuzione, occupano

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dieci anni. I vecchi tatuati ispirano ai giovani pro-fondo rispetto. I mundurucùs sono scrupolosi dellafede giurata, hanno anche in tempo di pace un'orga-nizzazione militare e, durante le guerre, attaccano inemici del giorno, al rullo del tamburo, su cui regolanoi propri movimenti. I valorosi, feriti sul campo di bat-taglia, o le vedove o i figli degli eroi, ricevono dal capodella tribù una decorazione chiamata pariuate-ran (pa-riuate = nemico; ran = cintura) cioè la cintura delnemico, poiché è costituita da una cintura di cotonetessuto e ornata con i denti strappati alla bocca delnemico.

Brasiliani - Meticci.

I Brasiliani, propriamente detti, sono i discendentidi quei coloni portoghesi, che nel 1822 si dichiara-rono indipendenti dalla madre patria. Ma pochi diessi sono di pura discendenza europea poiché, permolto tempo-, gì' immigranti venuti dal Portogalloerano quasi esclusivamente di sesso maschile : di quiil loro incrocio colle razze indigene e coi negri, cheha facilitato molto l'acclimatazione dei portoghesi nelBrasile e ha originato il tipo del meticcia-brasiliano,la più felice fusione etnica dei conquistatori coi con-quistati.

Le nozze avventurose d'amore, contratte nel 1512,dal portoghese Joào Ramalho sull'altipiano di Para-napiacaba su cui doveva sorgere San Paulo, con labella Bartyra, figliuola dell'indio Tebirecà, capo ditribù, sono la fonte fresca da cui scaturì la vita dellanuova città e della razza meticcia, che conquistò per lacorona portoghese le terre sconosciute.

Uno storico afferma giustamente che, se l'elementobianco europeo e quello nato nel paese ebbero la su-premazia, la popolazione nascente però sorse coi tratticaràtteristici del sangue indiano. Infatti, dall'incro-ciamento delle due razze, nacquero i meticci o mame-lucos (figlio di un bianco e d'una indigena) i quali per

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l'energia, p^r il coraggio, per l'ardore d'iniziativa ela forza, di resistenza al lavoro, alle privazioni, all'im-previsto, scopeteero e conquistarono, nell'epoca colo-niale, gli estesi altopiani del Brasile. Il bianco europeo,figlio d'una civiltà Un poco stanca, aveva ricevuto' dalla

«***?

Gaudio riograndese,

razza indiana, attiva e fiera, nobile, intelligente, arditae forte, la linfa d'una nuova giovinezza.

Anche i cafuzes o cabarè (figli di selvaggi e di ne-gri) hanno le doti dei. mamelucos, come gli stessidifetti, fra cui emergono l'imprevidenza e la spensie-ratezza del futuro. I meticci brasiliani contribuirono e

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contribuiscono efficacemente alla formazione della ric-chezza pubblica, specialmente di quella pfte deriva dal-lo sfruttamento della natura. Sono meticci i vaccari,sobri, disinteressati, sani e robusti -/i canottieri, ar-diti ed intelligenti che, su tronchiì/leggerissimi e malconnessi, affrontano l'Oceano o/le correnti di fiumiimpetuosi per escursioni lunghe ed arrischiate; i cea-rensi, che sopportano i climi più difficili della zona tor-rida e i più duri lavori ; sono anche meticci i contadiniindipendenti e forti ; i gauchos (figli della pampa) cheerrano continuamente a cavallo, infaticabili, robusti edestri, pronti all'avventura, audaci ed astuti. Essihanno le loro legge'nde, le canzoni che ripetono a suondi viola ed un linguaggio speciale, elemento principaledella lingua brasiliana, la quale, possedendo già unvocabolario e costruzioni sintatiche distinte e caratte-ristiche, potrebbe un giorno distinguersi dalla porto-ghese, ora lingua nazionale. I meticci, per la loro in-telligenza sveglia, seguono e fecondano il progresso inogni ramo dell'attività sociale e, negli Stati del Sud,per esempio a S. Paolo, sono- i più energici ed in-traprendenti, sì da formare l'avanguardia della civiltàbrasiliana.

asr

La qualità migliore del carattere brasiliano, quellache lo rende oltremodo simpatico, è la cortesia sincera,l'ospitalità e la generosità.

I viaggiatori rimangono colpiti e commossi dellaaccoglienza squisita, affabilissima, che li accarezzacon mille premure e fa dimenticare loro per qualchetempo la 'mancanza della propria casa. Nell' internodel Brasile gli alberghi sono rari ; ma ogni casa a cuisi picchi diviene subito la propria famiglia; anzi, neipalazzi dei ricchi, si trova sempre una stanza, prontaper accogliere l'ospite, detta «.quarto dos ospedas »cioè stanza degli ospiti.

II Brasiliano è, in generale, sobrio e la sua mensa èmolto semplice. Tra i piatti nazionali v'è la feyoada,

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fatta con\arina di manioca o di granturco, che for-ma la baseXdell'alimentazione, e che con le nova, lacarne secca, \1 bacaihào o merluzzo' secco, eccezional-mente il majafe fresco, e la cacciagione, -— il tuttoinaffiato d'acqua\pura, — costituisce il vero pranzobrasiliano. Per il\quadretto completo di questo1 ag-giungete le frutta : ̂ aranci deliziosi, banane squisite,le jaboticabas dal sapore fragrante, ecc. ; il caffè, lacachaga (acquavite di canna da zucchero), dolci deli-ziosi fatti con le noci di cocco ed essenza d'aranciamari. Gli stuzzicadenti vengono usati quasi come laforchetta.

In quanto a conserve e vini, bisogna essere ricco egoloso per permettersi questo lusso poiché essi sonoimportati dall'Europa e, come le scatole di sardine, dipiselli, di fagiolini, costano moltissimo.

Per lo straniero, il quale voglia nutrirsi all'europea,la vita costa straordinariamente, e tanto più quandoegli s'allontani dalla costa verso l'interno. Così puresono costosissimi tutti i prodotti manifatturati dal-l 'Europa: stoffe, vestiti, cappelli, stivali, ecc.

I Brasiliani si levano di buon'ora, specialmente aRio de Janeiro, dove i tram elettrici, rapidi e comodi,chiamati bonds, incominciano a circolare prima dell'al-ba, .percorrendo in tutte le direzioni le principali viedella città e allacciandole coi sobborghi più lontani.Alle nove si fa^colezione e alle sedici si pranza ; ma inegozi rimangono aperti tutto il giorno e alla sera sichiudono molto tardi. I ricchi negozianti, gli uominipolitici, gli industriali vanno di sera a godere il frescoa Petropolis, città ridente ed elegantissima, situata aqualche chilometro "da Rio, dove quelli del gran mon-do posseggono ricchi villini. Anche i commerciantipiccoli e medii vanno sulla sera a fare una passeg-giata in tram lungo la « riva do mar » sulla spiaggiadi Botafogo, bella come la « Villa Nazionale » dellanostra Napoli, prolungantesi, per circa dieci chilome-tri, fra gli splendori ed i profumi del tropico.

Le signore brasiliane escono raramente a piedi, e

perciò nelle vie gli uomini sono in gran rpaggioranzaed il bel sesso è rappresentato solo dalle straniere edalle donne di colore. Pure, nel pomeriggio e moltoprima di sera, si possono vedere le signore brasilianealle finestre, da cui seguono1 il movimento della via;anzi questa è la loro distrazione favorita.

Lo straniero, giunto appena al Brasile, se vuoi co-noscere i tipi più curiosi e le più srrane produzioni delpaese, deve andare al mercato; là vedrà formose ne-gre e mulatte vestite pittorescamente di cotonina co-lorata e col capo ricoperto' da stoffe vistose. Esse ven-dano fiori, legumi, frutta, uccelli dalle piume iride-scenti, ogni specie di pesci, molto diversi dai nostri, eghiottO'nerie speciali, che sono la gioja dei palati go-losi e... fortunati.

Moltissimi, pur riconoscendo i pregi veramente sa-lienti e simpatici del carattere brasiliano, l'accusanodi fiacchezza e di indolenza per le grandi iniziative.

Ciò forse è vero poiché la terra, meravigliosamenteprodiga, quasi li dispensa da una diligenza vigile e co-stante; pur tuttavia, alla minima occasione, il brasi-liano s'entusiasma, e s'abbandona nelle idee e nell'o-pera all'eroismoi e a quella foga iinpetuosa e genialeche è una grande virtù dei popoli latini e meridionali.

* I negri.

I negri africani, importati nel Brasile, fin dai primitempi della sua scoperta, furono i più utili e disinte-ressati lavoratori e colonizzatori del suok> brasiliano.

Durante le guerre brasiliane i negri combatteronocome servi e diedero tale prezioso contributo di eroicheenergie, che nel Brasile non vi fu mai l'intollerantepreconcetto del colore; anzi, fin dai tempi coloniali,il Re Pedro I, nel 9 maggio 1731, decretava che il co-lore non costituiva un ostacolo all'uomo per rivestirela carica di procuratore della Corona e, durante il re-

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Un preteso tipo della foresta.

gno di Don Pedro II, molti discendenti di africanimeritarono decorazioni e titoli di nobiltà.

Dopo l'abolizione della schiavitù, la popolazionenegra, è molto ̂ diminuita. Nelle maggiori città brasi-liane il negro è spesso cameriere; ma egli si fa specia-lista di una data par-te del suo lavoro, cosKnon è raro che i cuo-chi e le cuoche vada-no nelle case la mat-tina e la sera solonelle ore destinatealla preparazione deipasti per andarsenesubito dopo averliserviti. Il negro, no-

; nostante la lontanan-za" dal suo paese d'o-rigine nonostante loinflusso- demoralizzatore della schiavitù e quello tur-batore d'una brusca libertà, ha conservato i linea-menti caratteristici della sua razza e un'imperturba-bile gajezza. Anche sotto il giogo della servitù noncessò mai di ridere, di cantare e di ballare. Uno spetta-colo caratteristico è appunto il ballo dei negri al chiarodi luna. Dopo una dura giornata di lavoro nei viali co-centi delle estengjoni piantate a caffè, quando la nottereca con le stelle la freschezza umida dei tropici, cheda la sensazione del freddo, i negri si riuniscono da-vanti alle case, intorno ai musicisti, per eseguire i goffiballi africani, di cui non hanno ancora perduto il ricor-do. La musica ed i canti sono tristi e monotoni e gl'i-strumenti che accompagnano le voci sono tamburi fatticon le scatole di conserva, adattatissime per produrreun fracasso assordante. Quelle ombre danzanti al chia-rore del ciclo stellato, quei suoni lugubri, quei corpiatletici in movimento fantastico e lento, quelle gridae quella gioja, strane per il nostro gusto raffinato, for-mano un quadro pittoresco, indimenticabile,

- So - / ./

II negro conduce una vita molto frugale/ed igienica ;infatti nelle regioni interne del Brasile /égli è l'uomoforse più pulito ; alla sera non dimenticò mai di lavarsii piedi : igiene elementare, ma importante. Dopo la li-berazione della schiavitù, il negro/ha avuto una solaidea : quella d'imitare i bianchi a/cui, per legge, è di-venuto uguale. Alla domenica \Vlavoratore negro va apasseggio in redingote e cravatta bianca, non importase a piedi nudi, fiero come .-un conquistatore, mentreper tutta la settimana fu appena vestito o ricoperto1 daun semplice e indispensabile pezzo di stoffa.

La colonizzazione italiana nei Brasile.

Quasi contemporaneamente alla scoperta delle im-mense regioni brasiliane, incominciò l'opera pazienteed indefessa della conquista di quelle terre, e tutte lenazioni europee, come spinte da un imperioso bisognodi vivere e d'espandersi oltre i confini della patria,concorsero a popolare le vergini foreste e le cam-pagne deserte che, per merito di fatiche e sacrifici,son divenute oggi città fiorenti e centri di industrie edi commerci. Gli Italiani, anche se giunti in ritardo,dopo i Portoghesi, gli Olandesi e gli Spagnoli, hannosollecitato il più diretto sfruttamento di quel paese, al-lora quasi interamente selvaggio, e l'opera di essi èstata, per il Brasile, il fulcro' della grande leva dellasua potenza economica. L'emigrante italiano non hadato al Brasile solo Puomo-macchina, lavoratore ma-nuale della terra e di costruzioni, ma energie intelli-genti, virtù d'iniziativa e luce di arte e di progresso;sicché la lontana colonia nostra, formatasi a poco apoco e divenuta su quelle terre il grande esercito dilavoratori, che popola oggi città, villaggi e « fazen-das », convertì il suolo incolto in zolle prosperissi-me di ricchezza, costrusse templi e palazzi, ed anco-ra lavora e produce, in tutte le forme dell'attività uma-na; e, nelle arti, nelle industrie, n'elle professioni, nelcommercio, rese e rende onorato e rispettato il nome

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d'Italia. I prtmi Italiani che si diressero verso le spiag-ge del Brasile\furono i profughi politici, che espatria-vano passando per la Francia e s'imbarcavano a Mar-siglia o all'Havre. Prima del 1860, infatti, le condi-zioni sociali ed economiche degli Stati della nostra Pe-nisola impedivano l'emigrazione vera; solo la Liguriae il Lucchese, per ragioni di commercio', la iniziarono,e coloro che costituirono^! primo nucleo italiano a RioJaneiro furono proprio i Liguri.

Poi le nozze di Don Pedro II, imperatore del Bra-sile con Maria Teresa, sorella di Ferdinando II re delledue Sicilie, produssero un movimento emigratorio dal-le regioni meridionali d'Italia, da cui fu richiamato unnumero non indifferente d'agricoltori, i quali s'irradia-rono per tutte le province dell'Impero brasiliano, por-tando ovunque bontà di sentimenti, forza d'iniziative,tenacia di propositi.

Nacquero così quelle colonie rudimentali, che pre-corsero1 il tipo delle -moderne e si svilupparono conintensità sempre maggiore.

Nel 1871 si contavano a Rio de Janeiro circa 500 •Italiani ; ma solo dopo la data memorabile del 13 mag-gio 1883, che abolì per sempre la schiavitù e che lasciòle campagne quasi tutte prive di lavoratori, cominciòrealmente il periodo di ascesa dell'emigrazione ita-liana, incoraggiata dal mezzo che adottò il Brasile, bi-sognoso di bracete. : cioè del viaggio gratuito.

Essa s'affermò come potenza di lavoro assiduo edintelligente che, in poco tempo, fece assurgere le bellee ricche province della nuova Repubblica a dignitàdi floridi Stati. Ed in-,pochi anni le terre di San Paulo,più propizie ai nostri per il clima e la facilità dell'a-dattamento, ospitarono più d'un milione d' Italiani.

Oggi essi si trovano in gran numero anche negliStati di Paranà, di Rio Grande do Sul, di Santa Ca-tharina, di Rio de Janeiro, di Espirilo Santo, ed in nu-mero limitato in quelli di Amazonas, Para e Bahia;limitatissimo poi in tutti gli altri Stati della Federa-zione. Accanto alle forti colonie italiane sono quelle

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tedesche, austriache, francesi, inglesi, belane; a cui èda aggiungere, da poco tempo, la colonia minuscoladel Giappone che, per la prima volta, tenta i passi ver-so il continente Sud-americano e clre, per Ja sua in-stancabile attività, non può lasciare indifferenti gli eu-ropei. Iiv massima l'Italia ha invito al Brasile le brac-cia, le quali avrebbero dato ^na produzione moltomaggiore se avessero avuto il miglior ajuto : cioè il ca-pitale; ma pure, in virtù della nostra intelligenza ediniziativa, si contano diecinè di migliaja di Italiani cheseppero in breve serie di anni sviluppare commerci edindustrie, affermarsi nelle belle arti, imporsi nelle pro-fessioni.

Le più autorevoli personalità brasiliane hanno1 resomolte volte pubblico omaggio ai nostri lavoratori, pro-clamando » doversi principalmente alla Colonia Italia-na se lo Stato di San Paulo attraversò la crisi provo-cata -dalla-schiavitù senza scosse e con progresso1 sem-pre crescente » e <c in buona parte all'elemento italianose quello Stato è oggi una stella che con tanto fulgorebrilla nella costellazione della patria brasiliana. Ful'elemento italiano che introdusse l'arte ed il gustoche si notano nelle costruzioni pauliste, trasformandola vetusta capitale (S. Paulo) nella bella, elegante emoderna città la quale oggi forma l'orgoglio del Bra-sile e l'ammirazione degli stranieri che la visitano. »

CAPITOLO IV.

QH Italiani nei diversi Stati del Brasile,

L'Amazonas.

Il ricchissimo Stato dell' Estremo nord conta tinoscarso numero di italiani, quasi tutti negozianti o av-venturieri, che risalgono il gran fiume per cercare sul-le rive pestifere degli affluenti del Rio Mar la fortuna,internandosi nelle foreste paludose degli alberi di gom-ma, per commerciare in questo prodotto. Vi sono an-che, alcuni ingegneri agrimensori e, molto più frequen-ti, i mascates (rivenditori ambulanti) tenaci ed infatica-bili, i quali, se hanno la forza di sfuggire alla malariae alle tristi conseguenze di quella vita colma di priva-zioni, possono anche formarsi una modesta fortuna.Un'emigrazione coJonica italiana vera e propria pertutto l'Amazzone non v'è mai stata, né potrà forse, permolte ragioni, stabilirsi per ora; i nostri coloni nonsaprebbero che cosa fa^e in quello sterminato territoriodove la popolazione è rada e dove non esiste purtrop-po nessuna forma di agricoltura. La grande ricchezzadel paese è costituita da un unico prodotto : la gommaelastica. Ma l'estrazione di essa non può esser fattache dagli indigeni, perché quella vita esige individuiperfettamente acclimatati. Però anch'essi pagano unlargo tributo di vite alla malaria, propria di quei pan-tani, malattia terribile che la scienza vincerà col tem-

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pò, ma che ancora dovrà combattere strenuamente. 11nostro commercio potrebbe invece offrire grandi van-taggi, nell'Amazonas, se non fosse/ terribilmente osta-colato dalla concorrenza dei portoghesi, che vi nego-ziano da secoli e vi contano una numerosa colonia evi hanno imposto, a poco a poco, i loro usi, i gusti edi loro prodotti ; favoriti, specialmente dagli scambi di-retti che possono effettuare tra Lisbona e Manàos;mentre gli Italiani da poco si sono stabiliti sulle rivedel Rio Mar e non hanno una linea diretta di navi-gazione per lo scambio dei prodotti fra l'Italia e l'A-mazonas.

Nell'Amazonas è molto apprezzato l'elemento in-tellettuale italiano, e ogni anno vi si reca qualche com-pagnia lirica, dramlmatica- o d'operette, compostad'artisti italiani, mentre molti ingegneri ed impresarinostri hanno costruito buona parte degli edifici nuovidi Manàos. Tutte queste notizie sull'importanza e losviluppo della colonia italiana di questo Stato val-gono anche per lo Stato vicino di Para e per quello diBeJem Para. Anche qui alcuni italiani esercitano ilmestiere nomade di moscate e giungono compagnieteatrali italiane. Però la nostra colonia non oltrepassain complesso il migliajo.di individui; mentre alcunianni fa era molto più numerosa e avrebbe potuto pro-gredire.

Nello Stato di Bahia l'elemento italiano incominciaad essere molto numeroso, specialmente nella capitale ;per la maggior parte si tratta di commercianti ed indu-striali, che hanno discreta fortuna ; ma non man-cano né i professionisti, né gli artisti, né gli operai.La colonia italiana di Bahia è, del resto, una delle no-stre più antiche nel Brasile ; ma non s'è mai sviluppatamolto, per l'ignoranza che v'è fra noi delle risorse chepotrebbe offrire quel ricchissimo .territorio, sia per l'a-gricoltura come pel commercio, specialmente in alcunisuoi prodotti come quello del tabacco, la cui produ-zione è importante e di qualità superiore. Qualche casaitaliana potrebbe efficacemente esercitare sul luogo il

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'commercio d'esportazione, tenuto conto che l'Italia necompera per oltre 22 milioni di lire all'anno.

Nella Stato di Espirito Santo si scorgono già le ormepiù evidenti e più ampie dell'immigrazione nostra equesto è dovuto ad un ardito tentativo di colonizza-zione fatto poco dopo la proclamazione della Repub-blica, all'epoca di febbre che prese quello Stato nell'i-niziare grandi lavori edilizi e ferroviari, che attiraronomolti operai italiani, sviluppando di conseguenza ilnostro commercio. Ma vi furono molte illusioni edamarezze, perché Espirito apparve subito1, non già permancanza di terre fertilissime da popolare, ma perquella di mezzi di comunicazione e di abitazioni con-venienti, impreparato a ricevere un forte flusso immi-gratorio ed a compiere un'opera vasta e complessa dicolonizzazione. Però molti italiani vi rimasero, dan-dosi specialmente al lavoro dei campi, ed ora lo Statosta riprendendo vigore e preparando un avvenire piùfortunato coll'aprire vie ferroviarie, finora mancantiquasi interamente. Oggi vivono nello Stato di EspiritoSanto circa 30 ooo nostri connazionali, raggruppati in.maggior numero per i lavori agricoli nei Municipi delSud, che sono centri di produzione del caffè.

Molti sono impiegati nelle costruzioni che lo Statosta compiendo per importanti lavori pubblici. Il com-mercio italiano è rappresentato da qualche ditta im-portante, da alcani negozi e da qualche casa d'impor-tazione.

Nell'immenso territorio dello Stato di Minas Geràes,famoso per le sue miniere e grande più della Germania,gli Italiani si trovano disseminati un po' da per tutto;ma non in uguale mis'lira; così al nord ed all'ovest sonomolto scarsi, mentre s'addensano al sud ed all'est,nelle vicinanze degli Stati di Rio de Janeiro e S. Pau-lo. Nelle fazendas, nei nuclei coloniali, nei paesi e nellecittà dell'ampio Stato, sono oggi collocati non menodi 15 ooo connazionali nostri e, nella maggior parte,in soddisfacente condizione economica. Le città ovegli operai, professionisti, commercianti, costruttori,

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proprietari d'officine sono più numerosi, sono l'indu-striosa e vivace Juiz de Fora che ne accoglie diversemigliaja, poi Bello Horizonte, la nuova capitale diMinas Geràes, alla cui costruzione gli Italiani hannotanto concorso; Ouro Preto ove la colonia italiana èpiù antica e finalmente Uberaba la regina del cosìdetto Triangolo Mineiro.

Nel Paranà, proporzionalmente al territorio, gli Ita-liani sono ancora più numerosi e la nostra colonia hail carattere speciale d'una stabilità certa. La grandesomiglianzà del suo clima con quello d'Italia, il generedi cultura agricola cui possono dedicarsi i coloni, piùconfacente alle loro abitudini, il razionale sistema dicolonizzazione seguito dal Governo dello Stato, sonoaltrettanti fattori-di questa stabilità. Sul grande alti-piano, che forma la zona alta del Paranà, vi sono mi-gliaja e migliaja di nostri forti contadini che dissodanola terra e la fecondano pe.r trame grano, granturco,legumi d'ogni specie, uva e frutta squisite come quelledelle nostre campagne. Le colonie italiane s'addensano.specialmente nei dintorni di Curityba, capitale delloStato, e dentro di essa. Gran parte del commercio edanche qualche industria sono nelle mani dei nostri con-nazionali. Pure lo scambio tra l'Italia ed il Paranà,sempre per la mancanza di comunicazioni dirette, èmolto scarso.

Santa Catharina è la terra che, più d'ogni altra,rappresenta la gloria viva della nostra gente e che po-trebbe alimentare in noi molte speranze. Ad essa siriannodano anche i ricordi delle gesta eroiche di Giu-seppe Garibaldi e del suo affetto per Anna de JesusRibeiro che, dopo essere stata eroina del suo popolo,divenne una delle nostre, sui campi italiani, accanto alDuce generoso. Santa Catharina è un campo ove i no-stri hanno combattuto le magnifiche battaglie civilicontro la selva inviolata, per la conquista del suolo- edella solitudine; in mezzo a cui sorsero, per merito lo-ro, paesi floridissimi e campagne ubertose, fecondatacidei frutti più dolci ed utili della terra. Gli Italiani do-

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vettero emulare, su quel suolo, la forte razza pa-ziente, infaticabile, tenace dei tedeschi, i quali prima dinoi vi avevano posto il piede di colonizzatori ; eppureriuscirono a far trionfare le nostre energie che, pur-troppo, spesso si disperdono per mancanza d'una sag-gia organizzazione, ma sono inesauribili come le fontieterne dei fiumi che scendono dalle balze selvose delnostro Appennino e dai ghiacciai delle Alpi. Ed oratutta la contrada di Santa Catharina porta nomi italiciche, in una città, o in una regione o magari in un vil-laggio, sembrano voler ricordare qualche iembo dellapatria lontana.

Ecco Nova Venezia, Nova Trento, Nova Bellu-no,Nova Tritiamo.... tutta l'Italia che laggiù rifiorisceper il lavoro dei suoi figli. Il Municipio di Urussangaè tutto italiano. Come sono degni di ammirazione imodesti eroi di questa grande epopea, i quali venne-ro, poveri colo'ni, dalle campagne del Veneto e dailatifondi della Sicilia, entrarono per la prima voltanella! foresta vergine, aprirono un nuovo solco allaciviltà, combattendo per lunghi mesi contro disagie pericoli d' ogni sorta, e battezzarono il suolo, fe-condato e abbellito dalle loro fatiche, coi nomi bene-detti della patria lontana! Oggi le colonie italiane inSanta Catharina, pur inferiori in potenza numericaed economica a quelle tedesche, sono vigorose e pro-mettenti ; in Uru'ssanga vi sono società e scuole ita-liane, professionisti italiani, v'è tutto un popolo cheparla la "nostra lingua e che pensa e sente italiana-mente, pur senza destare timore e gelosia nei nativi,i quali sanno benissimo che i nostri coloni, oltre allamadre patria, amano anche la terra che li ha ospitati.In Florianopolis, capitale dello Stato, bella e ridentesullo specchio azzurro del mare, il commercio italianos' è validamente affermato, e s' affermerà ancor piùquando saranno stabilite le dirette comunicazioni col-l'Italia.. Lo Stato del Brasile che, dppo San Paulo, accoglie

maggior numero d'Italiani, è quello di Rio Grande

do Sul ; anche qui la prima colonizzazione fu tedesca,e gli Italiani venuti dopo (nel 1874) non tardarono adoltrepassarla in numero, che ora ascende a poco menodi 400000 individui. Le nostre numerose ed impor-tanti colonie nel Rio Grande del Sud sono molto pro-spere e ricche ; i coloni sono tutti padroni del suolo onella positiva e pratica possibilità di divenirlo e si con-'lano a migliaja d'ogni parte della Penisola.

Rio Grande do Sul è senza dubbio uno degli Statidove la nostra collettività si trova meglio e che meritauno studio speciale da parte nostra per il grave pro-blema dell'emigrazione.

Gli Italiani a Rio de Janeiro e a S. Palilo.

Fin dal 1843, quando cioè la buona e virtuosa so-vrana del Brasile, l'Imperatrice Teresa Costina, figliadi Perdurando II , arrivò a Rio de Janeiro, esisteva inquesta città una colonia italiana che era poco nume-rosa e passava quasi inosservata in mezzo' al tumultodi gente d'ogni provenienza che affluiva alla Capitalee lentamente ne invadeva i colli e le vallate popolandolaed ingrandendola fino a farla divenire il gran centrod'oggi. Alcuni italiani si impiegavano nelle rudi operedi muratore e di falegname; altri lavoravano in ne-gozi di sarti e calzolai ; altri, sbarcando come marinaida navi a vela, aprivano osterie e locande nella pros-simità del porto. Fra le case commerciali erano note-voli solo due o tre, che importavano marmi di Car-rara.

Tre anni dopo, nel 1846, in Via degli Orefici s'a-priva la giojelleria dei fratelli Domenico e Cesare Fa-rani a cui Rio de Janeiro deve l'apertura di molte viee la costruzione delle scuole di S. Cristoforo, S. Seba-stiano, Gloria e Ajuda. E d'allora i nomi di ingegneri,architetti e costruttori italiani s'allacciano ininterrotta-mente con tutta l'immensa opera dell'edificazione pub-blica e privata della magnifica città in cui, anche oggi,l'attività italiana ha la sua caratteristica espressione^

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nella bellezza degli edifici e dei giardini e delle villee delle strade, che rivelano la genialità artistica dell'in-gegno nostro.

Lo spirito associativo e patriottico si manifestò quisempre rigoglioso per custodire elevato e rispettato illivello intellettuale e morale della grande patria ita-liana, con istituti di credito, d'insegnamento, con lastampa periodica, ecc.

Il numero degli italiani, che risiedono in questagrande metropoli, sparsi in tutti i quartieri e sobborghie paeselli circostanti, supera i 40000; suddivisi in tuttele professioni, classi, mestieri, ecc. La maggior parteè assorbita dalle piccole industrie, che ogni giorno spa-riscono all'avanzare maestoso della grande industria,e dal piccolo commercio ambulante di pesciajuoli, lat-tivendoli, fruttivendoli ecc. I lustrascarpe e i rivendi-tori di giornali e dei biglietti di lotteria (gli Italianihanno un monopolio incontestato in questo commercio)occupano per numero un posto non indifferente tra imaggiori'gruppi in cui si distribuisce la colonia ita-liana di Rio. Un altro gruppo ben distinto è quellodegli artisti delle varie compagnie teatrali, che da piùdi mezzo1 secolo vanno annualmente a Rio de Janeiroe vi si fermano. Moltissimi e degni della maggiore sti-ma sono i professionisti.

Fra gli industriali coraggiosi e pieni di iniziativasono alcuni proprietari di fabbriche di prodotti chi-mici, di stabilimenti litografici, di tipografie, ecc.

Nello S.tato di San Paolo, in mezzo ad una popola-zione che non oltrepassa i tre milioni e mezzo, vivecirca un milione di figli d'Italia, i quali si trovanoovunque, dal porto di Santos ai più remoti paesellidei confini. Essi hanno invaso tutti i mestieri, tutte leprofessioni, i commerci, le arti, le industrie e sonol'orgoglio della nostra storia coloniale, poiché se lefazendas (tenute agricole) di questo Stato sono cosìfavolosamente produttive e la loro ricchezza si molti-plica continuamente, ciò si deve in buona parte allebraccia e all'intelligenza italiane.

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Ed anche il commercio italiano, specialmente il pic-colo, si afferma dappertutto vittorioso. I professioni-sti, gli ingegneri, i medici, i farmacisti, ecc. sono nu-merosissimi ed apprezzati e neppure son rare e po-vere le industrie che vantino nome italiano ; finalmentel'arte nostra vi trionfa nelle costruzioni, nei teatri,

nella musica, nella pittu-ra, nella scultura, in tuttele sue molteplici e magni-fiche espressioni. E se pu-re la massa non è ricca,in mezzo ad essa si con-tano fortune colossali,banchieri, commerciantied industriali ricchissimi.Le associazioni sono acéntinaja e il grandiosoOspedale, la Camera diCommercio ed altri Isti-tuti dimostrano la maturi-tà e la floridezza della no-stra colonia.

Sào Paulo, la capitaledello Stato, è dopo Rio deJaneiro la più importantecittà dell'Unione, la più

ridente, la più armoniosa per bellezze naturali, la piùestetica per opera dell'uomo. Quasi la metà dei suoiabitanti è costituita da emigrati Italiani. La città,che si distende su un piano elevato e lungo le vallidolcemente ondulate di due fiumi, ebbe origine, nel1554, da un Collegio di Gesuiti, mandati nel Brasileper catechizzare ed incivilire gli indii. Nel 1553, il pa-dre José d'Anchieta, con alcuni di loro, traversò laSerra, e nei campi di Piratininga fondò la bella città« ove abbondano i garofani, i gigli bianchi ed altrifiori » come egli stesso descriveva la nuova terra che,in breve tempo, sarebbe divenuta un centro popolosoed importantissimo. Per la fortunata situazione topo-

Padre Josè Anchietauno dei fondatori dì S. Paolo

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grafica, San Paolo ha un clima temperato ed aria sa-luberrima, che hanno attratto, perché simili a quellidella nostra patria, un gran numero d'Italiani i quali inessa sentono meno cocente l'angosciosa nostalgia dellapropria terra. Pure, fino a qualche anno fa, S. Pauloconservava ancora, nell'aspetto delle vie strette e sof-focate, e delle case basse e buje, l'impronta del vecchiocentro coloniale portoghese; ma, con le ondate di im-migrazione italiana, essa si risvegliò a nuova vita esubì, a slanci, la rapidissima opera di trasformazione,di risanamento e d'abbellimento che l'hanno fatta dive-nire la gemma della terra paulista e una delle piùbelle città del mondo. Riguardo ai nostri connazionali,la Colonia italiana della Capitale dello Stato di SanPaulo presenta, come in tutte le grandi agglomerazioniumane, le più disparate condizioni economiche : dalmilionario al mendicante. In complesso, però, bisognariconoscere che gli Italiani, pur non costituendo^ unacollettività intensamente ricca, come quelle inglesi etedesche, infinitamente più piccole, contano fra loroun buon numero di individui che possono classificarsifra i grossi capitalisti e un numero- rilevante di agiati.L'alto commercio, l'alta banca, la grande industriaitaliana vi fioriscono rigogliose, mentre sono innume-revoli i piccoli industriali ed i piccoli commercanti, no-stri connazionali, che si trovano- sparpagliati in tuttele vie ed in tutti gli angoli di San Paolo.

La traccia dell'influenza italiana intellettuale è in-vece grande e sensibilissima; molti medici, molti in-gegneri,' architetti, costruttori, tecnici valorosi.ed in-signi scienziati, sono stati e sono ancora in San Pauloquelli che tengono ve/amente alto il nome della Patria ;ad essi bisogna aggiungere una schiera folta di artisti,pittori, scultori, decoratori, musicisti, artisti teatraliche, nella Capitale dello Stato, sono sempre molto ap-prezzati e festeggiati, e un gran numero di insegnantia cui in Italia si pensa così poco e che pure, pazienti,infaticabili, compiono, nelle lontane terre, forse l'operamigliore d'italianità, insegnando ai figli dei nostri

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compatriotti la dolce lingua della patria, la sua storiagloriosa ed inculcando in essi il rispetto, l'amore e ladevozione per l'Italia lontana. La classe operaia è nu-merosissima e tutte, o quasi tutte le industrie, grandi epiccole di San Paulo, si reggono sul braccio italiano :le fabbriche, le officine, i laboratorì sono pieni di no-stri : uomini e donne, queste non meno infaticabili diquelli nel lavoro quotidiano.

I quartieri della parte bassa di San Paulo fervono diquesta vita laboriosa e risuonano dei dialetti d'ogniparte d'Italia poiché da tutte le regioni della nostrapenisola sono piovuti nei grandi sobborghi com-merciali ed industriali di quella meravigliosa città, inostri operai, che mettono in moto le macchine ru-morose nelle fabbriche, battono i martelli pesantinelle officine, curvano la schiena, all'aria aperta, suisolchi della terra, concordi nel compiere l'opera piùbella dell'uomo : il lavoro. Essi, in genere, non hannodimenticato la patria lontana; anzi, passando l'ocea-no, hanno portato co>n sé in gelosa custodia i lorousi tradizionali che adattano nella patria d'adozione,con nostalgico sentimento d'affetto. E la traccia di que-sti usi nostri si trova viva ovunque :• nelle feste daballo, nelle canzoni, nei trattenimenti familiari, nelmodo di vivere. E non è; raro il caso che, nei vasti epopolosi rioni di Braz, di Bom Retiro, tutta una folladi italiani del mezzogiorno s'aduni, ogni sera, in .ungrande stanzone per udir leggere, al lume fumoso diuna lampada a petrolio, da un loro vecchio compa-triotta, le storie cavalieresche di Guerrino detto il Me-schino, del Conte Orlando, del traditore Gano di Ma-ganza, che il popolo meridionale italiano adora ancheoggi con ingenuo e commovente entusiasmo.

Tipi e macchiette di città.

Gli emigranti italiani che fanno i più umili mestierie che tutti, da lontano, compiangiamo, senza averlimai veduti e conosciuti, sono invece, sotto un certo

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punto di vista, i veri conquistatori delle piazze di Riode Janeiro e di S. Paolo.

Essi vanno da per tutto, nei borghi delle grandicittà, nelle stazioni ferroviarie, nei piccoli negozi dicampagna ove hanno soppiantato in buona parte iportoghesi, e ovunque c'è da sostenere un lavoro, daspiegare un'attività individuale e da correre anche unrischio, pur di poter tentare la sorte, di poter sottrarsialla vita monotona e dipendente del salariato.

1 lustrascarpe.

Dopo il giornalajo, il tipo più popolare italiano, chesi conosca nelle principali città brasiliane e special-mente a Rio de Janeiro e a S. Paulo, è il lustrascarpeil quale a sua volta era girovago e perlustrava, con lasua cassetta a tracolla, le vie più belle; poi divenne sta-bile e si fissò su un punto determinato del marciapiede0 della piazza.; più tardi invece, per ordine severo dellaprefettura, che non permette più ingombri alla liberacircolazione per le vie, piantò il suo minuscolo arse-nale ai piedi d'una scala, o sotto gli anditi di qualchegalleria, o in certi piccoli negozi che, per essere neipunti più centrali della città, costano una pigione mol-to forte, o nel vano d'una porta. Qualche anno' fa, aS. Paulo, il lustracarpe era un tipo caratteristico. Sulluogo dov'egli esercitava il suo mestiere all'aria aperta,non c'era soltanto la solita cassetta con le spazzole ed1 vasetti di lucido; ma anche una specie di baldacchi-no formato da un altp seggiolone a braccioli e da unenorme ombrello di tela bianca, come quello che usanoin^campagna i pittori, legato alla spalliera della sediagià ingombra di giornali fra cui il lustrascarpe facevarisaltare, per patriottismo, quelli italiani. Chi avevabisogno di farsi pulire le scarpe sedeva sotto quelbaldacchino, non pomposo ma abbastanza comodo,tanto nell'estate quanto nell'inverno e, durante il la-voro sapiente dell' artista della spazzola, dava uno

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sguardo a tutti i giornali accumulati alle sue spalle, etutto ciò per solo 100 réis. Oggi i seggioloni sono glistessi, i giornali non mancano, ma il baldacchino èscomparso e l'opera del lustrascarpe vale il doppioperché la prefettura municipale esige tanto di patenteche vien pagata quasi un centinajo di lire all'anno.

Anche il lustrascarpe, come il giornalajo, è sempredi buon umore e s'acquista subito le simpatie degli av-ventori poiché il Brasiliano è di natura melanconicama ama ed apprezza molto i temperamenti allegri echiassosi. Il lustrascarpe intelligente diviene ben pre-sto il depositario delle piccole confidenze dei suoi clien-ti e dopo un mese ne conosce il nome, la famiglia, laprofessione e perfino la fede politica. Egli è d'una cor-tesia rozza ma non goffa, né servile !

Il suo costante buon umore s'altera solo quando igiornali recano la notizia di qualche avvenimento cheriguardi l'Italia. Egli generalmente non sa leggere eallora quei giornali, disposti tutto il giorno alla spal-liera del suo seggiolone, acquistano per lui un fascinostrano; li guarda, li tocca con ansia quasi per poterloro carpire il mistero impenetrabile che accolgono eattende, con irrequietezza angosciosa, il cliente più be-nevolo che gli dia le informazioni che desidera. Alloracon che disordine butta giù domande e come accogliecon avidità e con occhi sfavillanti le risposte che poicomunicherà ai compagni con appassionati e rapidicommenti ! E come questi operai si mostrano solidaliin un pensiero d'amore e d'ajuto per la Patria anchenelle circostanze gravi e nei momenti più difficili dellavita coloniale, nonostante non abbiano fondato societàdi mutuo soccorso, né a Rio, né a S. Paulo e benché,purtroppo, non abbiano una scuola serale per sé e peri loro figliuoli ! Questo vivo sentimento patriottico èil .lato più simpatico della psicologia di questa genteumile, senza istruzione e senza ideali ; tanto più sim-patico in quanto non ha secondi fini, ma è l'espres-sione intima e sincera d'un affetto sacro. • «•

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' II venditore ambulante.

Questi vive per lo più in certa specie di fondachichiamati estalagens, che lo sventramento risanatore diRio de Janeiro e il progresso dell'edilizia paulista de-moliscono con tale attività che, fra qualche anno, nonne rimarrà altro che il nome. Alle 3 del mattino il ven-ditore ambulante è già fuori della porta e, con due ce-ste^infilate nelle braccia, s'avvia spedito al mercato elà si ferma innanzi alle cataste di verdura sbarcata ilgiorno precedente e sceglie un po' di tutto : dai cavoliai pomodoro, dalla zucca alle patate dolci, dai fagioliniagli aranci, litigando sulla qualità, sui prezzi, facendosfuriate contro il monopolio degli incettatori e ter-minando coli' accomodarsi con tutti e col lasciare atutti un bel sorriso di soddisfazione accompagnatodalla promessa significativa di ritornare domani. Al-lora dispone con grande cura, nelle due ceste, i cavoli,i ravanelli, le patate, i pomidoro e i quarti di zucca,le rape e le carote e, quando le ha riempite, ne infilail manico lentamente come se temesse di veder caderequalche cosa ed incomincia il giro, recandosi nel quar-tiere dove ha i suoi clienti abituali e dove, con vocebaritonale, inizia la sua opera di banditore. E conquel peso, sale le alture dei quartieri antichi, ferman-dosi • ad ogni richiamo, e va sino agli ultimi pianidelle case che, fortunatamente di rado, in certi quar-tieri son palazzi ed hanno più di due o tre piani. Mala maggior parte degli affari si conclude sulle portedelle case terrene, e con quanti litigi e giuramenti! Ilvenditore ambulante italiano ha soppiantato il porto-ghese dappertutto, per la ricchezza della sua parola, eperché non è duro, inflessibile e cocciuto come quello ;ma discute, dimostra, inventa, esagera, gestisce, escein iscandescenze lirico-drammatiche e finisce sempreper persuadere e lasciar contenta la sua clientela.

3. - Piccola storia del popolo brasiliano.

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Al mercato del pesce.

A S. Paulo, di fianco al mercato di via loào Alfre-do, vasto ed animato, che ha qualche cosa del basarper il modo con cui vi si commercia, per il baccano chevi domina e per la varietà della mercanzia, v'è ora ilnuovo mercato del pesce. Qui il baccano aumenta inmodo indescrivibile ; i rivenditori sono quasi tutti ita-liani del mezzogiorno, i quali hanno trasportato' inS. Paulo i costumi caratteristici delle loro terre. Essisono sempre ebbri di sole e di aria, chiassosi e gio-viali, in una continua esaltazione provocata dal rumoreinfernale in mezzo al quale vivono di continuo. Perchéal mercato del pesce tutti gridano, e come!

Anche i brasiliani che, di solito, parlano con unatonalità di voce molto moderata, quando entrano làdentro sono costretti a gridare per farsi intendere inmezzo a quel pandemonio vorticoso, pittoresco, va-rio. Fin dalle sette del mattino, nel grande edificio nuo-vo del mercato, nella sezione delle verdure, v'è un viavai straordinario, un avvicendarsi di tipi di tutte legradazioni sociali. I cuochi sono i primi ed anche senon portano il classico berrettino bianco, si ricono-scono subito dal viso sbarbato e dall'enorme sportache riempiono a poco a poco d'ogni sorta di com-mestibili e di legumi delicati, che solo certe catego-rie di persone mandano a cercare, poiché al Brasileil baccalà, per esempio, il cavolfiore, gli asparagi, qua-lunque qualità di verdura che, da noi, è cibo da poveragente, sono invece prelibati e molto più costosi dellacarne. Più tardi vanno le dornestiche bianche, e le neree mulatte, varie di colore, ma simili a quelle per l'abitu-dine delle chiacchiere e dei pettegolezzi. Le dornesticheitaliane séno in buon numero, hanno lo scilinguagnoloben sciolto e litigano per quarti d'ora per venti re/.?(un soldo brasiliano') mentre sotto l'ampia tettoja, levoci e le ciarle corrono, rimbombano e si mischianoe si confondono in un baccano infernale. Ma il mer-cato è interessante specialmente nella sezione delle

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verdure e dei legumi. Ci son cinquanta, sessanta opiù tavoloni su cui s'ergono, accatastati, fasci enor-mi di finocchi, di sedani, di cicorie, di broccoli, dicardi, .di asparagi e d'ogni qualità prelibata d'orta-glie proprie dei paesi caldi d'Europa e che pure sonoprodotti genuinamente italiani, poiché le campagneche circondano S. Paulo' furono, sin dai primi anni,coionizzate dagli italiani i quali le hanno trasformatecon un lavoro indefesso ed accurato in orti e giardiniche farebbero invidia agli stessi europei e che dannoprodotti più abbondanti dei nostri, se non più saporiti.

Sulla via di Mooca, all'alba, s'incontrano dozzine edozzine di nostri ortolani, con carrettelle piene d'orta-glie fresche irrorate dalla guazza. Altre volte son don-ne : belle campagnole formose, dal volto abbronzatoed ardito ; esse, quando son giunte al mercato, si col-locano in piedi dinanzi alla loro mercé, ne decantanola bontà, e contrattano con un linguaggio semplice maespressivo e con maniere così spiccie che riescono per-fino a togliere alle domestiche il gusto di cicalare. Daquesto mercato si passa a quello del pesce. Quasi sul-l'alba il primo a contrattare è il rivendugliolo italianocon le sue ceste a bilancia, con una borsa di tuojolegala alla cintura, con uno straccio bianco al braccioe con una bilancetta nel fondo d'una cesta. Silen-zioso, egli fa un giro d'ispezione intorno a tutte lesporte che si vanno vuotando sulle enormi tavole dimarmo, osserva, sbircia e, con l'aria di chi ha pocavoglia di fare una compra, comincia a contrattare. Inquesto egli ha una diplomazia specialissima, che gli haprocurato molto credito e rispetto nel mercato. Quandoha riempito le ceste sembra trasformarsi : le carica pre-murosamente in bilico sulla spalla e se ne va di buonpasso per la via maggiore, che conduce al centro dellacittà. Alle volte, e specialmente d'inverno, il suo giro èun trionfo poiché il pesce va a ruba e i quattrini scen-dono nella borsa, tintinnando che è un piacere; mad'estate, quando la mercé è scarsa e facilmente si gua-sta, la sua fatica cresce di molto; e pare che le stradesieno più lunghe e il peso delle ceste raddoppi.

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II « Mascate »

Forse la parola mascate ha origine esclusivamenteportoghese; ma il tipo del merciajo ambulante, così co-mune nel nostro Napoletano ed in Sicilia, è diventatonel commercio brasiliano una vera istituzione. Il ma-scate vero è ordinariamente il turco, poiché la grandeesportazione d'uomini che l'Asia Minore fa per ilBrasile, ha sempre compreso un numero straordinariodi mereiai ambulanti. Gli italiani che si danno allostesso mestiere, sono invece, per lo più, delle provincedi Napoli, d'Avellino e Benevento. Però il mascateitaliano è molto meglio accetto del siriaco; ha piùcomunicativa, è più allegro e sa ingarbugliare conmaggior garbo la clientela ; mentre il siriaco è sempreoscuro d'umore come il nero dei suoi capelli.

Il mascate prepara il fagotto con molta cura, met-tendovi tele e tessuti di tutte le specie e ponendo in cer-te cassettirie, sempre lucide e ben preparate, un veroarsenale di cose re Ile che, di solito, valgono molto.poco,ma che son destinate a fare impressione nelle femmi-nucce e nei contadini. Sono nastri, spilli con pietrefalse, bottoni da polsi e da colli, fazzolettini variopintie di seta fradicia, agorai, anelimi di stagno, qualcherara volta d'argento, boccettine d'acqua odorosa, pet-tini, spazzole, cravatte e mille altre, cianfrusaglie che,a quelle cassettine chiuse come scrigni, danno l'aspettodi scatole prodigiose. Con questo bazar portatile inispalla, egli corre per Je strade, sale e scende ogni gior-no icentinaja di scale e s'insinua, con ogni specie diprofferte e di facilitazioni, che lo fanno divenir spessoun elemento indispensabile, nella casa dei clienti. Na-turalmente egli profitta di questa sua importanza, perprender la-gente in un ingranaggio di piccoli debitiche si scontano mensilmente o a settimane e che au-mentano il valore della mercanzia. E, passando per le'vie con aria trionfale, guarda con espressione mali-ziosa le fanciulle affacciate alle finestre e, sorridendo,

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ripete loro il suo ritornello che è una tentazione : « Coi-sas bonitas, jreques! » (Cose belle, avventore!). E ledonne di casa e le giovinette, in ansia, per il corredoda-sposa, abboccano all'amo e fanno aprire l'involtomagico.

Questi è il mascate di città ; v'è poi il mascate dicampagna il quale va per le fazendas, affaticandosiper il lungo cammino e arrischiando non solo la sa-lute, ma qualche volta anche la sua mercé; però ven-dendo a prezzi esorbitanti che dovrebbero far apriruna buona volta gli occhi agl'ingenui coloni.

Il renajuolo.

Sulle rive del Tieté, presso il Ponte Grande, inS. Paulo, vive la popolazione singolare dei renajuoli.Le loro casette s'allineano o si sparpagliano grigie,uniformi, nude e tristi presso la sponda del fiume, dalcui letto essi traggono la vita. Il renajuolo possiedeuna barca ed un suo strumento ; e così, con la barcavuota, e con una specie di pala a cassetta, assicurataad un lungo manico, egli parte dalla misera abitazionee perlustra il fiume per trovarvi i banchi di rena. Quan-do ne ha trovato uno mette in opera il suo strumentoe comincia un accurato lavoro di dragaggio.

La barca si riempie lentamente, sotto il sole che fol-gora, durante la fatica dannata del renajuolo che ha ipiedi nell'acqua, il corpo sudato ed i vestiti grondanti ;i muscoli nello sforzo continuo gli si fanno d'acciajo, ilcorpo gli si tempra nell'incredibile pena; ma qualchevolta la febbre palustre s'abbatte sul povero lavoratoree la barca rimane immobile e nera nel piccolo portofluviale per settimane intere; finché egli, un po' piùpallido, un po' più affranto e dimagrito', non ritorni allasua fatica. I renajuoli sono tutti italiani, per la mag-gior parte toscani, nati sulla bella spiaggia di Viareg-gio. In mezzo a loro suona continuamente il « dolceaccento della Versiglia » con le cadenze molli e le im-precazioni caratteristiche. Questa rude gente, imper-

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territa nella fatica, sobria, tenace, non si lamenta mai,desidera solo di campar la vita il meno peggio possi-bile, con la vaga speranza di tornare un giorno a ve-dere gli ulivi argentei della sua terra.

Il guadagno che questo fiero, piccolo popolo di o-scuri eroi del lavoro ritrae da simile durissima esi-stenza non è grande e, per di più, è insidiato dai pe-riodi assai frequenti di disoccupazione; eppure i re-najuoli sono affezionati al proprio mestiere, che si tra-smettono attraverso le generazioni.

Le bande musicali. - . -

Le bande di musica sono una vera istituzione na-zionale trapiantata dall'Italia nel Brasile dove, quan-do sono riuniti appena cento italiani, la banda musi-cale si forma per necessità assoluta di vita. In mezzoalle foreste, nelle stesse fazendas ove l'agglomeramen-to dei coloni italiani è grande, appena si trovi un uomoche sappia compitare alla meglio quattro crome e darfiato ad un pezzo di tromba, il corpo musicale è inirmancabile. Formata la banda, incominciano gli in-viti e i contratti per feste, balli, processioni, ecc., edallóra è necessario la formazione della società e delledivise che, per lo più, rispondono alle simpatie che hail capo e ai suoi precedenti artistici e politici di gio-ventù, sempre però ad un sentimento patrio. Nei gior-ni .solenni tutti vestono la divisa, dandosi un'aria bel-licosa che s'accentua in special modo quando, per caso,alla divisa vada unita la sciabola.

Così il giorno 20 settembre, dovunque sieno cin-quanta italiani si- vedrà un gruppo di coloni, vestiti afesta con una bella bandiera tricolore spiegata e ct>l-1' immancabile banda in gala, che eseguisce l 'InnoReale e quello fatidico di Garibaldi. Tante volte, frale note trionfanti, scoppia qualche stonatura, ma ancheessa fa tremolare negli occhi, senza che ci si accorga,lacrime di commozione!

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Vita dei campi - La « Fazenda ».

La <( Fazenda » brasiliana è una vastissima tenuta ostabi.limento agricolo e siccome essa, rispetto alla no-stra emigrazione, è più importante nello Stato diS. Paulo che altrove, c'interesseremo di questo inispecial modo. Nello Stato le « jazendas » si dividonoin varie categorie, cioè : « Fazenda de cafè » se lacoltivazione principale è di caffè; « Fazenda de can-nai) se è coltivata a canna da zucchero ; « Fazendade macào » se è addetta all'allevamento del bestiame:« Fazenda mista » quando è adibita alla coltivazionedel caffè e della canna.

Nel « sitio » invece, che equivale al nostro podere,si trovano molto spesso riunite, in piccole proporzioni,la coltivazione del caffè, della canna, dei cereali, l'al-levamento del bestiame e qualche volta anche la col-tivazione del tabacco, del cotone, della manioca, ecc.

Per i servizi della « fazenda » il colono è rimuneratodi regola ad un tanto ; per la coltivazione annuale di1000 piante di caffè, da 100 a 134 lire italiane ed hageneralmente il diritto di seminare tra i filari di caffèdue linee di cereali, e quando le piantagioni di caffèson tanto cresciute da ombreggiare il terreno, allorail padrone assegna al colono un luogo fuori delle pian-tagioni, dove questi può seminare cereali col bene-ficici del raccolto, può allevar bestiame, ecc., sicchéda una famiglia composta di due persone atte al lavoroe d'una donna che attenda alle faccende di casa, puòfarsi un risparmio annuale di circa 800 lire. Ma que-sto guadagno presuppone che la famiglia colonica ab-bia avuto la fortuna di trovare una fazenda discreta,un proprietario onesto che sia puntuale nei pagamentie che non rovini con multe esagerate i suoi dipendentie, soprattutto, presuppone che la malattia non abbiafatto la sua triste visita in casa, poiché essa costituiscela rovina d'una famiglia colonica per la perdita di la-voro e più ancora per le spese enormi assolutamenteincredibili per noi europei, per procurarsi il medico e

le medicine. Fortunatamente però incomincia ora adestendersi nelle, fazendas la mezzadria, che da ottimi ri-sultati sia pel proprietario sia pel lavoratore. Essa sipratica in base a questi patti : il mezzadro coltiva lepiante di caffè affidategli ed al raccolto ne divide ilprodotto in parti uguali col proprietario e inoltre frui-sce di tutti i vantaggi del colono dipendenti dalla cul-tura di cereali, dall'allevamento del bestiame, dal pa-scolo in comune, ecc. Il risparmio annuale, effettuatoda una famiglia di mezzadri, con due uomini atti allavoro ed una donna per le faccende di casa, si calcolapossa salire a circa 3500 lire; ma naturalmente ancheper il mezzadro bisogna fare le stesse riserve postesopra per il colono; però un emigrante che abbia lafortuna di collocarsi come mezzadro con la propria fa-miglia in una discreta fazenda può sperare, se la for-tuna non lo perseguiti con malattie o con raccoltedisgraziate, di mettere insieme, in breve tempo, un pic^colo capitale con cui svincolarsi dalla servitù econo-mica della fazenda e divenire, con la compera d'unpezzo di terra, libero proprietario. La vita normaleche si conduce in fazenda è tranquilla e monotona,tanto più perché isolata dal movimento del mondoesterno ; anzi si può dire che, specialmente nelle grandi« fazendas », non giunge mai l'eco di ciò che succedealtrove. In alcune grandi e migliori fazendas esistono,col magazzino (venda o armaseri) dove i coloni tro-varlo da comperare tutto l'occorrente, la chiesa, lascuola per i bambini ed in certune perfino il piccoloteatro pei volonterosi dilettanti, e l'ufficio postale; sic-ché lo stabilimento agricolo basta in -quel caso a séstesso, e l'uscita d'un colono dai suoi confini^ tracciatida una triplice fila di fili di ferro, è un'eccezione straor-dinaria. Il duro lavoro quotidiano non permette di-strazioni, e solo quando è scesa la notte, i coloni d'ogninucleo si radunano per parlare un poco insieme àfìloro lavori, delle umili speranze per il futuro, con ac-centi di rimpianto per la patria lontana.

Ma là conversazione è breve perché alla nuova alba

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la campana del feitor (un soprintendente ai lavori) nontarderà a squillare per richiamarli alla fatica. La do-menica è un poco più lieta e le vicinanze dell'arma-sen prendono un aspetto vivace, mentre nella chie-suola la turba layoratrice accorre in abiti festivi adascoltare la messa. Nel pomeriggio, secondo l'ele-mento di cui la colonia è composta, s'organizzano di-vertimenti ; cosi gli adulti si danno il lusso di qualchepartita a bocce o alle carte ed i giovani ballano alsuono d'una fisarmonica o magari d'una piccola or-chestra. Nelle « fasendas » più piccole ove, purtroppo,non c'è una scuola, una chiesa, né l'armazen, la do-menica mattina avviene l'esodo.

Nelle case coloniche rimangono, una per ogni casa,soltanto le donne che preparano il pasto festivo; men-tre gli altri, uomini e donne, vanno al paese più vi-cino ; gli uomini a cavallo, le donne quasi sempre apiedi. Lì, i capi di famiglia, mentre le donne e le fan-ciulle, dopo aver ascoltato la messa, s'abbandonanoalla gioja fanciullesca e vanitosa di ammirare, scegliereed acquistare qualche nastro, un grembiulino od altrioggetti modesti, fanno le provviste per la settimanaventura. Però molti di essi, dopo esser vissuti per set-timane e mesi lontano d'ogni consorzio umano, prividi qualsiasi trattenimento ed occupazione che possanoagire con beneficio nel loro spirito, s'abbrutisconofacilmente e, in qualche domenica, dopo aver cammi-nato ore ed ore per giungere alla città, non sanno fardi meglio che abbandonarsi al giucco ed alla piuga,la terribile bevanda che fa tante vittime fra i nostriemigranti, di cui è ,\\ più temibile nemico. In conclu-sione anche la vita della « fazenda » migliore è fattadi fatica e di monotonìa, come quella di tutti i lavo-ratori dei campi: rotta solo all'epoca del raccolto. Lavivace animazione della « fazenda» in quei giorni ri-corda le nostre vendemmie; i cafezaes, gremiti d'uo-mini, di donne e di ragazzi risuonano di canti, mentreil lavoro procede febbrile ma allegro. Non si raccoglieforse allora i} frutto di lunghi mesi d'attesa e di fatiche

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che irrigidirono le braccia per lo sforzo del lavoro com-piuto sotto il sole cocente?!..

Se le buone fasendas sono molte, non sono pochepurtroppo amene le cattive ; ma il numero di queste pa-re vada diminuendo. Un periodo tristissimo per i no-stri contadini fu quello di alcuni anni fa, conseguenzadella grande crisi del caffè e del suo deprezzamento, cheinasprirono i fazenderos (proprietarii di fazendas) con-tro i coloni loro dipendenti : ma allora, se fu vero chespesso i nostri agricoltori furono bistrattati da alcunifasendeiros avidi di lucri sempre maggiori ed insod-disfatti della propria agiatezza pericolante, e subironoingiuste violenze e non ebbero pagate le loro mercedi,ciò non fu un male generale e cosi mostruoso, come lalontananza e la pena per i nostri fratelli lontani ciportarono a ritenere. Anzi possiamo dire che forsefu una causa di futuro benessere, poiché l'arrestarsi delflusso di emigrazione, che seguì questa crisi, rese piùapprezzate le braccia dei nostri contadini, il tratta-mento verso i lavoratori andò migliorando per tratte-nerli, ed i casi di violenza, in questi ultimi anni, van-no scomparendo. Ad ogni modo, però, è bene inse-gnare ai nostri emigranti, sieno essi agricoltori o no,prima di tutto a leggere, a scrivere, in modo da svi-lupparne l'intelligenza, sicché non vadano come ciechiverso l'ignoto e verso le sofferenze : ma conoscano laloro strada, le condizioni e i luoghi verso cui vanno,appressino il proprio lavoro, la propria dignità esappiano scegliere con intelligenza; non solo, ma sie-no fisicamente e moralmente forti in modo da tutelareda sé i propri diritti. I deboli, gli ignoranti, i disa-datti al lavoro intenso, incapaci di sopportare i di-sagi inevitabili della vita faticosa, o psicologicamentedisposti a sopportare i soprusi, e coloro che non han-no lo spirito della difesa individuale e collettiva, ri-mangano nelle proprie case! L'emigrazione non èfatta ^per loro; poiché ovunque vadano saranno vit-time del nuovo ambiente sociale e naturale, dato chenon hanno in sé né la capacità, né l'energia di adat-

^ . _ 7 5 _tàrvisi e di vincerli. E questa è la verità dura ma su-prema che non dobbiamo dimenticare o velare; maaver sempre presente per il bene pratico degli uominicoraggiosi, lavoratori instancabili, forti, onesti e te-naci : poiché se la « fazenda » può essere, specialmentedove il trattamento è migliore, un luogo dove chi hafretta di ritornare in patria possa conseguire un certoguadagno, essa non è l'Eldorado della leggenda, icui fiumi hanno le sabbie d'oro e le cui pietre son co-stituite da diamanti; non è l'America che alcuni so-gnano ancora; è un luogo dove bisogna lavorare e lot-tare, dove il male si mescola al bene come in tutte lecose di questo mondo ; ma dove la fatica delle bracciaumili e forti, quando la scelta del colono fu intelli-gente e non sottoposta all'altrui avidità o alle lusin-ghe ingannataci, può trovare senza dubbio un mi-gliore compenso che altrove.

Ma ritorniamo alle fasendas dopo la crisi del caffè.Il governo brasiliano, comprendendo ormai che il ri-

popolamento del territorio è uno dei più sicuri ele-menti del progresso e della grandezza del paese e che,solo divenendo proprietario della terra, il colono s'affe-ziona al suolo e lo sfrutta amorosamente con beneficioanche del progresso, del commercio e d'eli'industria,non solo determinò uno statuto legale dei forestieri ;ma, per attirarli, posò col decreto del 19 aprile 1907,le « basi regolamentari per il popolamento del suolonazionale ». Questo decreto deve rendersi noto in mez-zo a noi, tanto più perché i nostri lavoratori agricolisono i primi interessati ai vantaggi riconosciuti agliemigranti dal Governo brasiliano ed è loro diritto edovere di conoscere quanto li riguarda e li può guidarealla conquista di benessere e di dignità.

Gli immigranti agricoltori, accompagnati dalle lorofamiglie, che si volessero stabilire come proprietari dipiccoli lotti (terreni) (ciascuno di questi è costituito inmedia di 25 ettari (250000 mq.) in nuclei coloniali,avranno dagli interpreti le informazioni relative ainuclei in formazione, e dove esistano lotti disponibili.

Scelto uno dei nuclei, gli immigranti saranno traspor-tati e ospitati colle loro famiglie gratuitamente fino adestinazione. Arrivando alla sede del nucleo gli immi-granti sono ricevuti e alloggiati nel Baraccone oveavranno alimento gratuito pel tempo che il capo delnucleo crederà necessario (da due a sei giorni al mas-simo) fino al momento di partire per il lotto da essiprescelto. Alcune volte gli immigranti vanno diretta-mente ai loro lotti. Vi sono lotti con la casetta di legnoed altri senza; in quest'ultimo caso, finché l'immigran-te non avrà potuto costruirsela, verrà alloggiato con lafamiglia provvisoriamente. Se il lotto ha la casa, ilprezzò di questa sarà calcolato sul prezzo del debitoche l'emigrante avrà contratto col governo per .l'acqui-stò del terreno. Gli agricoltori accompagnati dalle lorofamiglie, se non dispongono, dunque, come avvienepur troppo quasi sempre, dei mezzi per il pagamentoimmediato, avranno il lotto venduto a scadenze, e que-sti lotti, comperati a scadenza, dovranno essere pagatiin rate annuali nel periodo di 7 a io anni. I prezzi divendita dei lotti rurali, senza casa, variano general-mente da L. 13,50 a L. 50 per ettaro secondo le circo-stanze; uh lotto di 25 ettari può essere acquistato peri! prezzo di L. 333 a L. 1250.

Al prezzo del lotto con casa, si aggiungerà il prezzodi essa che varia da 833 lire a L. 3333. Molti immi-granti preferiscono però lotti senza casa, alloggiandoprovvisoriamente in capanne e aspettando l'occasioneopportuna per costruirsi la loro casetta senza indebi-tarsi maggiormente.4 I lotti sono venduti a pagamento a vista all'agricol-tore solo, non accompagnato dalla famiglia e tantocostui quanto l'immigrante che, pure essendo colla fa-miglia, vuoi pagar subito, avranno diritto ad una ri-duzione del ifi per cento all'anno sulle somme chedovtanno pagare. L'immigrante con la famiglia, pren-dendo possesso del suo lotto e andandovisi a stabilire,riceve gratuitamente alcuni strumenti da lavoro e, se èprivo di mezzi per vivere, potrà ottenere lavoro retri-

\puito, in costruzioni di strade vicine, o in altri lavoridel nucleo per i primi 6 mesi, tempo sufficiente pereffettuare il primo raccolto e la relativa vendita deiprodotti. Questo lavoro, dato all'immigrante comeajuto al suo sostentamento e a quello della famiglia,è concesso al capo della famiglia stessa e al figliomaggiore, sicché mentre il capo di casa, per fornirsi imezzi di vita, lavora in qualche piccola impresa, a sa-lario, durante 15 giorni in ciascun mese, le personedi famiglia lavorano il lottai e durante gli altri quin-dici giorni anche il capo di casa potrà dedicarsi allacultura del suo terreno, / nuclei coloniali dovrebberoessere situati in località sane, di buon clima, ed incondizioni favorevoli, ma purtroppo uno dei pencoli acui vanno incontro i nostri contadini, per la loro stessaignoranza, è di isolarsi così lontanamente dai centri,che rimangono in uno stato quasi selvaggio, senzascuole per i figli, senza farmacie, senza medici, levatri-ci, e senza mezzi di comunicazione, per cui gli stessiprodotti della terra avviliscono inutilmente per man-canza di sfogo commerciale, mentre le condizioni divita divengono sempre più deplorevoli. E per quelli iquali vogliono dipendere, per la compera a debito delterreno, dal governo brasiliano, è utile l'avvertimentoche, per il gran numero di immigranti agricoltori chegiungono al porto di Rio de Janeiro, non è possibiledeterminare prima del loro arrivo in quali nuclei colo-niali dovranno andare, poiché non sarebbe raro il casoche un nucleo indicato, non abbia in quel momentolotti disponibili. Perciò e più conveniente che gli emi-granti agricoltori vadano colle loro famiglie al Porto diRio de Janeiro e nell'Albergo dell'Isola dei fiori (di cuiparlerò nell'ultimo capitolo) o nell'Ufficio di Immigra-zione, dove avranno informazioni sui nuclei in forma-zione ed in condizioni di poterli accogliere e potrannoquindi scegliere quello che loro più convenga.

Come si vede dunque i lavoratori agricoli son si-curi di trovare, fin dal loro arrivo, l'impiego della pro-pria energia ed hanno anche la certezza, se vogliono

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stabilirsi sopra un lotto, di diventare proprietari d'ungcoltivazione che potranno, con buona volontà ed intel-ligenza, ingrandire in seguito.

Molte fortune attuali hanno avuto nel Brasile que-sta origine ed i 6000 e più proprietari italiani nelloStato di San Paulo provano indubbiamente che le lorocondizioni non hanno nulla a vedere con quelle deicoloni che lavorano nelle fazendas altrui, né sotto ilpunto di vista economico, né sotto quello morale. Mavt'è anche di più. Il coltivatore diretto ricava dal suopodere quanto occorre al mantenimento proprio edella famiglia : riso/fagiuoli, porci, galline, latte, ver-dura, tabacco, ed in certi paesi anche vino, in modoche il reddito del caffè può passare quasi interamentedalla parte del risparmio e bastare ai bisogni supe-riori che avviano l'uomo a gradi più avanzati di ci-viltà. E queste condizioni vantaggiose di vita si pale-sano subito in quei paesi dalla differenza che c'è, peresempio, fra la casa del colono, squallida e povera disuppellettili domestiche, e quella del proprietario cheha già introdotto, nella propria, un grande -migliora-mento, quanto può comportare la posizione del suoterreno per lo più troppo lontano dai centri di pro-gresso tecnico ed industriale. Un altro indizio di quelbenessere e di quell'agiatezza è il giornale.

Infatti, mentre sono scarsissimi i coloni abbonati aigiornali, numerosi sono invece i piccoli proprietari, edanzi si può dire che la maggioranza di essi sia abbo-nata ad uno o più giornali. Lo spettacolo è ancora piùvivace e significativo nelle città dove, ogni domenica,verso le io si vedono arrivare a cavallo i nostri conna-zionaM dalle fazendas di cui sono proprietari e chesono sparse tutt'intorno a qualche chilometro. Essi siriuniscono nelle piazze o avanti alle Cooperative diconsumo : spendono largamente, mangiano, bevono,fanno le provviste per la famiglia pagando tutto acontanti con un'espressione di benessere, che non sirivela là dove il colono lavora nelle fazendas altrui.Peccato però che la condizione morale dei nostri con-

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\azionali i quali per lo più, a causa dell'ignoranza, sisano andati a cacciare lontano dalle città, di cui nonpossono godere nessun beneficio, non sia egualmentebuona come quella economica.

Lontani dai grandi centri d'incivilimento e senzascuole e mezzi di educazione, d'istruzione e di pro-gresso, essi dal punto di vista igienico, intellettuale emorale, lasciano molto a desiderare. Preferiscono, peresempio, possedere un bel cavallo per pavoneggiarsiquando vanno in città, anziché curare la istruzionedei figli e dare alla casa quelle comodità che accen-nano ad un incivilimento maggiore di abitudini. Per-ciò è da lodarsi l'opera di coloro che, sapendosi ele-vare al disopra dell'egoistico interesse individuale, han-no istituito nelle loro fazende la scuola per i propri figlie per quelli dei coloni ed hanno iniziato miglioramentiammirevoli che mirano allo scopo di educare, istruire esollevare i loro dipendenti. In seguito accennerò allemigliori fazende dello Stato di S. Paulo, appartenentia proprietari italiani i quali sono una vera benedi-zione per quei nostri coloni che, in principio, per nonfare debiti e perché mancanti del piccolo capitale perdivenire proprietarii di un lotto, debbono necessaria-mente lavorare sul terreno altrui.

La colonia italiana, nello Stato di S. Paulo, è, co-me già notai, quella che ha maggiori interessi mate-riali e che, fra tutte le colonie straniere, • rappresentail maggior valore agricolo. Essa possiede terreni,dalla capitale dello Stato fin nei luoghi più appartatidell'interno dove non si supporrebbe neppure l'esi-stenza dell'uomo bianco e, dove, purtroppo — non èinutile ripeterlo — le privazioni e gli inconvenientisono maggiori. Eppure anche là si trova l'Italiano conla sua abitazione sulle sponde d'un ruscello o sui con-fini d'una foresta vergine, sulla terra su cui poco primal'indigeno comandava da padrone, e su cui ben prestofiorirono gli aranci, maturarono i banani mentre le cat-tive erbe, a forza di lavoro, cedettero il posto alle pian-te commestibili. II navone e la senapa sono le pianti-

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celle che, sulla terra del Brasile, caratterizzano la pre-senza dell'agricoltore italiano, il quale acclima conamore, in quelle regioni, le piantine del nostro suolo,delle quali ha portato o s'è fatto inviare il seme dallapatria, perché esse gli ricordino l'azzurro cielo di Na-poli, o le acque tranquille dei laghi alpini ; le fertilipianure lombarde o i colli verdi della Toscana; lecollinette ridenti ed apriche delle Marche o le monta-gne degli Abruzzi.

II Sertào.

Non bisogna però credere che tutto lo Stato di S.Paulo sia un'interrotta successione di fazendas; esse,pur essendo in gran numero, coprono solo una piccolaparte del territorio paulistano; anzi vastissime zone,molto scarsamente popolate, sono appena costellatequa e là di sitios, piccoli poderi che il proprietario col-tiva insieme con la famiglia.

Altre zone sono ancora inesplorate e rappresentanol'incontrastato dominio dell'indio selvaggio; tutto il va-stissimo territorio, che si stende lungo il Paranapane-ma, è in queste condizioni. Sui margini di queste terresconosciute, dove i centri abitati son poverissimi di po-polazione e lontanissimi gli uni dagli altri, la febbredella civiltà non è ancora giunta e, invece del sibilodella vaporiera, s'ode la monotona nenia del tropeifo,che porta la mercanzia sul dorso dei muli attraversole foreste, per gli aspri sentieri che formano l'unicavia di comunicazione tra i villaggi.

Qui rimangono ancora molti usi dei tempi colo-niali e*la vita è rude e primitiva. Gli abitatori di questezone, che sono designate col nome di sertào, si chia-mano sertanejos ed hanno abitudini d'una semplicitàspartana. I loro bisogni sono minimi : una capanna,(il rancho), fatta con pochi pali e coperta di foglie disapé, basta per alloggio; una stuoja od un'amacao lina pelle di bove per letto; un po'di granturco,

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Nel SertaoRanchos (capanne) nella « Roca » zona coltivata in mezzo al bosco,

di riso, di manioca, di fagioli neri e di carne secca,per alimento. I loro divertimenti consistono in danzecaratteristiche e, più spesso, in fantastiche ed ingenueimprovvisazioni che cantano accompagnandosi sullachitarra. Il loro lusso è tutto nei finimenti del cavalloi quali, qualche volta, sono d'argento, e nella bellezzadelle armi, I vizii non sorpassano l'uso o l'abuso dellacavhafa, acquavite estratta dalla canna da zucchero, edel tabacco. Come primitivi, essi sono ospitali e diffi-denti, generosi e violenti, infaticabili ed apatici. Lalontananza da ogni azione protettiva della legge, la

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necessità continua di provvedere con le proprie fo/zealla difesa individuale, hanno sviluppato in essi spe-ciali energie, per cui i sertanejos son pieni di fierezzae di coraggio, pur avendo, come tutti gli uomini chevivono nella solitudine, carattere melanconico e con-templativo, che si riflette, con vaga tristezza, in tuttigli atti della loro vita. Il sertanejo ama. sopra tutto l'in- jdipendenza, che è il pregio invidiabile della sua vita;/,infatti egli ha a sua disposizione la terra libera per col-

Un « vaqueiro ».

tivaria senza dipendere da nessuno, il fiume per la pe-sca, la foresta per la caccia. Con un fucile sulle spalle,con la fida « foca », coltello a lama fissa, e la pistola alfianco, con uno strumento qualsiasi di lavoro in mano,egli può andare dove vuole, nel suo mondo di boschisterminati e di sterminate radure, fissando la sua resi-denza dove più gli piaccia, sicuro d'essere indistur-bato. Nelle zone dove si fa grande allevamento di he-

stiame, vive il vaqueiro che corrisponde al gauchodelie pampas argentine1). Anche il vaqueiro passa lasua esistenza a cavallo, sorvegliando le mandre di mi-gliaja di bovini semiselvaggi o conducendole sui mer-cati di vendita, attraverso interminabili viaggi che du-rano mesi interi, finché quelle non arrivano decimatee smagrite per essere poi ingrassate nuovamente primadi venir condotte al macello. Il laccio è, come per ilgaucho, l'inseparabile compagno del vaqueiro, che l'a-dopera con impareggiabile maestria. Ma, nello Stato> diSan Paulo," lo spazio in cui si esplica questa forma in-termedia di vita sociale, tra l'uomo civile e l'indioselvaggio, si riduce sempre più ; poiché le linee ferro-viarie s'allungano, si ramificano, penetrando nei piùriposti angoli del paese e portando, col fischio dellalocomotiva, la voce benefica e l'impulso della civiltà.Dove giungono1 le ferrovie, le foreste cadono, le terreson dissodate, la conquista dell'uomo sulla natura sicompie meravigliosa e quasi fulminea e sorge la fa-zenda od il nucleo coloniale mentre il sertào cessa d'e-sistere e il sericinejo o s'adatta al nuovo stato di cose,trasformandosi in colono, magari in jazendeiro, o sispinge .ancor più lontano, nell'interno inesplorato, ovefra i boschi intatti egli possa ancor saziare la inestin-guibile sete di libertà assoluta.

• i) Vedere la Piccola Storia del Popolo Argentino. — Voi. 2°di questa Biblioteca. Centesimi 60.

CAPÌTOLO V,

Alcune, " Fazendas „ italiane e brasilianenello Stato di S. Paulo,

Quale dovrebbe essere l'ideale dellaj nostra colonizzazione nel Brasile.

Proprietà fondiarie italiane nello Stato di S. Pau-\lo. — Voler dare un'idea particolareggiata delle pro-prietà fondiarie degli Italiani nello Stato di S. Paulosarebbe cosà troppo lunga per questo volumetto, nel

I quale però mi par giusto e doveroso fare almeno unI cenno delle più importanti e caratteristiche; non soloI per indicare la verità e i luoghi ove i nostri emigrantij agricoli sarebbero, qualora ve ne fosse il bisogno, trat-tati meglio; ma per incoraggiarli al lavoro assiduo ed

j intelligente, per far loro conoscere ed amare il verolideale della colonizzazione italiana; quello cioè dellaIpiccola proprietà, l'unico che possa essere per loroI fonte di sicuro guadagno e mezzo per migliorare, a[favore della propria famiglia e dei figli, le condizionileconomiche e morali per raggiungere il benessere e laìdignità che il lavoro più faticoso nelle <c fazendas » al-[trui non potrà mai dare. Questi fratelli comprenderan-Jno così che dovrebbero allontanarsi dalla patria sen-Iza l'angosciosa pena dell'incertezza e l'umiliante ne-Icessità d'essere sottoposti ad altri, e soltanto quando[sapessero leggere e scrivere e quindi fossero in grado

di conoscere, prima di partire, quali paesi, quali lelità per il clima, per il suolo, sono più adattate alla col-tura campestre che preferiscono e alle loro abitudini,e di comprendere pure come non basti il tesoro dellebraccia laboriose ma occorra anche quello d'una pic-cola somma per mezzo della quale divenir subito pro-prietari. Do questi cenni con cuore di italiana, non soloa favore dei disgraziati i quali potrebbero rispondermiche, se avessero un capitaluccio, non abbandonerebbe-ro il proprio paese, ma anche a favore di tutto il grande•problema della nostra emigrazione; perché sorga unabuona -volta, fra i nostri capitalisti, l'iniziativa di for-mare società ed imprese italiane di colonizzazione, lequali, dato il basso prezzo dei terreni disponibili nelBrasile, specialmente negli Stati del Sud, ancora scarsid'Italiani, e nello stesso Stato di S. Paulo, sarebbero,per chi le tentasse, un ottimo impiego di capitale, eservirebbero a compiere un'opera veramente patriot-tica nel più nobile e pratico senso della parola.

E questo perché, quando queste società avesseroprovveduto saviamente con amor patrio e fraterno, aquanto serve per assicurare il benessere materiale, eco-nomico e morale dei nostri emigranti, alle linee fer-roviarie per lo scambio ed il commercio' dei prodotti,all'incanalamento delle acque, al risanamento del suo-lo, alle scuole per i bambini e per gli adulti ove lacara lingua nostra, la nostra storia e le varie cogni-zioni tenessero acceso l'amore della patria e aprisserol'intelligenza e formassero i caratteri per la conquistad'un migliore avvenire; quando avessero provvedutoanche»alla chiesa a cui il nostro popolo è profonda-mente attaccato per la fede ereditata dai padri e per ilconforto che ne ritrae per vincere le amarezze dellavita; alla farmacia, al medico, alla levatrice, ai luo-ghi di riunione e di svago necessari per sostenere laserenità e le forze del lavoratore e per svilupparne latendenza educativa della solidarietà; gioverebbero im-mensamente non solo a sé e ai nostri emigranti agri-coli (i quali comprerebbero da. esse, i lotti a scadenza),

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ma anche a quelli già residenti nel Brasile. Facilite-rebbero infatti a questi ultimi lo scambio dei prodottise proprie tari, o darebbero loro il mezzo di conqui-stare-l'indipendenza colla trasformazione da coloni inproprietari, da dipendenti a liberi cittadini, se tro-vansi in fazendas non buone. Quanti nostri emigrantipotrebbero allora fare a meno di chiedere, nella mi-seria, come tanti mendicanti, o un credito al governobrasiliano o il lavoro salariato senza nessuna difesalegale, praticamente impossibile per le enormi distanzedai centri; abbandonati al caso più o meno.provvidoche li sbalzi su una fazenda qualunque, senza speranzad'uscirne.

I capitalisti germanici di Amburgo, Brema e Lu-becca alcuni anni fa si strinsero in una società di colo-nizzazione e comprarono gran parte delle terre delloStato di Santa Catharina, che ridussero colonizzatiliaprendo strade, costruendo ferrovie, rendendo pratica-bili i porti, navigabili i fiumi, edificando case, bor-gate, scuole e chiese, e chiamando poi essi stessi i mi-gliori coloni germanici su quelle terre e vendendoloro, o a scadenza o a contanti, i lotti nei quali quelleerano state divise. E quanto non potremmo far di belloe di utile noi, che lasciamo andare senza guida e sag-gia organizzazione i nostri emigranti nello1 Stato diS. Paulo, come semi gettati a caso dal vento e che puresi sono accresciuti e moltiplicati rigogliosi, quali ger-mogli robusti capaci di sfidare, per propria forza,ogni disavventura, e si son sparsi a migliaja ovun-que, trapiantando la lingua, i costumi, le leggende, icanti e le virtù del popolo italiano? ! Una saggia orga-nizzazione di forze, un indirizzo coscienzioso d'energiefarebbero prodigi fra la nostra gente e favorirebberonon poco le condizioni di scambio commerciale ed in-dustriale fra i prodotti italiani e brasiliani.

La fazenda, che mi piace ricordare perché potrebbeservire da modello agli altri nostri connazionali pro-prietari ed insegnar loro come, pur non trascurando iproprì interessi, potrebbero compiere opera di grande

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merito verso i nostri coloni emigranti, è quella diSanta Thereza del signor Giuseppe Mortari, ad un'oradi cavallo 'da Ribeiraozinho, posta su uno spaziosoaltipiano dal quale si domina tutt'intorno una vastaestensione. Nel centro è la casa padronale, a poca di-stanza e dinanzi ad essa sono due gruppi di case peri coloni, e ad una cinquantina di metri travasi il teatro,il quale è anche sede della società e della scuola. Il va-sto e fertilissimo terreno, che costituisce la fazenda, èO'Ccupato in parte dalla piantagione del caffè, in parteda canna da zucchero ed il resto da pascoli e boschi.

I II signor Mortari ha dimostrato ciò che potrebbe fare1 un uomo intelligente, colto e di coscienza, anche sottole spoglie tanto maledette del fasendeiro. Per primacosa egli ha introdotto da molti anni, fra i suoi co-loni, il sistema a mezzadria e, comprendendo che nonbastava migliorare soltanto le loro condizioni mate-riali, ma bisognava diffondere l'istruzione e il benes-sere morale che riparassero all'isolamento, alla stan-chezza d'una settimana di lavoro e alla tendenza cheessi sentono di passar la domenica al giucco e a berela terribile bevanda piuga, che abbatte le più forti ener-gie, un bel giorno convocò i suoi coloni, espose lorol'utilità che avrebbero avuto dal fondare nella fazendauna stuoia per istruire i loro figliuoli e si quotò per ilprimo per stipendiare un maestro' che venisse ad aprir-la. L'esempio fu imitato, tutti i coloni aderirono ed il20 settembre 1902 la scuola fu aperta, festeggiandocosì, nel modo più degno, la gloriosissima data dellanostra storia contemporanea. Il maestro di scuola ed ilmeccanico erano stati dilettanti filodrammatici ; quindi,mossi dall'antica passione, pensarono a formare unteatro ed anche in questo trovarono in tutti piena ap-provazione. Il proprietario diede il terreno ed il le-gname, il maestro fece da ingegnere, tutti i coloni pre-starono il loro lavoro ed il teatrino, costrutto intera-mente in legno, fu inaugurato il 15 agosto 1903. Orain quel locale, che è opera di tutti, ogni giorno s'uni-scono i fanciulletti dei coloni ed imparano a leggere,

Piantagione di caffè.

Raccolta del caffè nello Stato di San Paolo.

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a scrivere e ad amare la patria lontana e a divenirebuoni figliuoli, mentre, alla sera, vi s'adunano i geni-tori, che dopo le fatiche della giornata, non isdegnano,sebbene già in età, di frequentare la scuola serale op-pure di studiare la loro parte nella commedia o neldramma che poi sarà rappresentato, coli'intervento deicoloni delle vicine fazendas, i quali hanno per i lorocompagni sentimento di ammirazione e d'invidia.

L'esempio bellissimo del signor Mortari, seguito da

Trasporto del caffè nelle fazendas di S. Paolo.

alcuni altri nostri connazionali nelle loro fasendas, do-vrebbe propagarsi e fruttificare ovunque, come s'è este-so in molte fasendas brasiliane di cui accennerò, nellepagine seguenti, i migliori nomi. Intanto è bene ripe-

jtere^che i proprietari italiani dello Stato di S. Paulo

I I sorpassano di molto i seimila, che in Pirassununga essiisono numerosissimi, che a Boa Vista das Pedras sonojpiù di mille, che Ibitinga è un importante centro di•italianità, dove prevarrà ben presto il nome italiano el'energia della nostra razza e che, per esempio, a

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Turvo, paese esclusivamente italiano, ove è brasiliano Isolo il farmacista, il quale però parla benissimo la no-stra lingua, un buon numero di proprietari italiani col-tivano solo cereali, specialmente riso, fagiuoli, gran-1turco e, avendo questi un alto valore, guadagnanosomme non indifferenti.

Naturalmente questi piccoli proprietari trovano mol-to spesso, nel numero dei membri della loro famiglia,

Essicazione del caffè nello Stato di S. Paolo.

i lavoratori sufficienti per coltivare il proprio podere ;ma alcuni di essi, divenuti proprietari da più tempo,hanno bisogno, per l'estensione maggiore del suolo,dell'ajuto dei coloni italiani.

Importantissime sono le fazendas d'Antonio Bian-coni della Garfagnana, uomo laborioso, intelligentee buono. Égli, dopo lotte accanite, e anni interi difatica, dopo essere stato commerciante girovago, poicamarada, cioè colono, poi commesso di negozio, oggi

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è divenuto possessore di 4 grandi fazendas fiorentissi-me, che superano in valore i io milioni e dove lavoranocon amore famiglie intere di soli coloni connazionali.E come questo bravo connazionale, rimasto profonda-mente italiano nell'anima, si potrebbero nominare, conammirazione, i fratelli Gennaro, Domenico e NunzioMalzoni di Salerno con la loro fazenda <i Trinidade » aMattào, ove l'industria pastorizia da eccellenti risultatiper l'opera attivissima dei loro dipendenti, che si con-tano fino a 400 e che sono soddisfattissimi del buontrattamento che vi trovano. Noto anche Giovanni Bel-lintani della provincia di Mantova con le sue fazendasAzul e Fazendinha; la prima fiorente per la pastoriziae la coltura dei cereali ed anche per un molino per lafarina di granturco e una segheria a vapore moder-nissima. In essa lavorano 35 famiglie italiane.

Come questi, si potrebbero nominare, se non fosseoltremodo lungo, oentinaja di connazionali che, confatiche assidue, coll'onestà, coll'iniziativa intelligentehanno saputo fare la propria fortuna e sono la bene-dizione di tanti nostri coloni, che, dopo aver fatto nelleloro fazendas qualche risparmio, si mettono in gradodi comperare anch'essi il loro terreno cambiandosi inproprie tari.

Alcune " fazendas „ dello Stato diS. Paolo condotte da Brasiliani.

Tra le fazendas brasiliane quella chiamata Barra inridente posizione, nel circondario di Mogy-Mirim(Stato di S. Paulo>), è importantissima anche perché ilavoratori adibiti alla sua coltivazione sono tutti ita-liani e raggiungono, senza contare il personale d'uf-ficio, di sorveglianza e delle officine, il numero di 65famiglie. I coloni hanno di riposo il pomeriggio delsabato, le domeniche e gli altri giorni di festa religiosaed il cofbno, impossibilitato a lavorare per malattiaod infortunio, è dispensato dal servizio finché non è

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interamente guarito. Il proprietario signor Alves Gue-des, è un sincero amico della nostra collettività e am-miratore fervido d'Italia. Nella sua fazenda, vivonoda moltissimi anni famiglie di coloni italiani che loamano come un padre e molti dei quali, uscitine perdivenir proprietarì o commercianti, serbano per luisincera, venerazione.

La fazenda Ibicaba, dista 9 km. dalla città di Limei-ra ed è coltivata a caffè, a canna da zucchero, cotone,olio di ricino, granturco, fagiuoli, cipolle, agli, patate,piselli ed altri cereali. L'allevamento del bestiame inquesta fazenda esemplare è notevolissimo. Fin dal 1905essa aveva 150 costruzioni adibite ad abitazioni deicoloni le cui famiglie italiane erano 103 e possedevauna scuola, una cappella, un cimitero, una fabbrica dimattoni e di tegole, una di aguardente, specie d'acqua-vite estratta dalla canna da zucchero, una segheria eduna fabbrica di mobili. I coloni ricevevano, per pulireiooo piante di caffè, circa 120 lire italiane; per il rac-colto 90 centesimi per ogni 36 litri di caffè e un com-penso giornaliero di circa L. 3,30.

La fazenda do Barreìro è anch'essa nel circondariodi Limeira e misura 120000 ettari di terreno coltivati acaffè, a pascoli, mentre gran parte è ancora a macchiee bosco. Il suolo ubertosissimo è adattato a qualsiasicoltura sicché produce anche granturco, fagiuoli, riso,patate, frumento ed orzo per il consumo della fazendastessa. Si va estendendo l'allevamento del bestiame.Il clima è salubre, le abitazioni coloniche sono igieni-che sicché non v'è da lamentare la grave malattia agliocchi, congiuntivite granulosa o tracoma, così fre-quente fra i nostri contadini e che fa tante vittime perla incuranza e mancanza di pulizia ed igiene. Di 35 fa-miglie coloniche 27 sono italiane. Anche in questa fa-zenda v'è la chiesa con la scuola elementare per i fan-ciulli e per le bimbe dei coloni e tutti vi sono trattaticon riguardo e pagati puntualmente.

La fazenda Conceifào è nel circondario di S. Pedroe conta una popolazione di 300 lavoratori i quali hanno

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abitazioni ottime, spaziose, igieniche..Essa è coltivataa caffè, a canna da zucchero, a frutteto, pascoli e bo-schi; ed ha un'officina da fabbro ed una da falegname,una fabbrica di mattoni e di tegole, una panetteria connegozio di coloniali per la fornitura dei suoi abitanti,una scuola diurna e serale gratuita, una chiesa, ecc.I medicinali e il caffè vi si distribuiscono gratis a tuttii lavoratori. Vi è stato anche organizzato un corpo mu-sicale i cui componenti sono quasi tutti italiani. L'a-jutante gerente, il sorvegliante e l'85 % della popo-lazione è italiana; il 15 % è composto da tedeschi, por-toghesi, spagnuoli e brasiliani.

I Fra l'elemento straniero e spe'cialmente fra gli ita-liani di S. Paulo, la fazenda Guataparà è fra le piùbelle, le più vaste e le meglio coltivate del Brasile.Essa, fondata nel 1885, fu portata ad un altissimo gradodi produzione da un gerente e da un amministratore-italiani ; situata nel circondario di Ribeirào1 Preto godeuna splendida posizione e per 14912 ettari e 13 are sidistende in una serie di collidette dal declivio dolcissi-mo, interrotto qua e là da ampie valli, abbondante-mente irrigate. Il clima ne è eccellente per salubrità etemperatura; il terreno è fertilissimo e adatto a tutte lecolture. I cereali vi prosperano rigogliosi e molte terresono ottime per il riso mentre, nei boschi vastissimi,abbonda la caccia, ricca e svariata quantità di le-gname da costruzione, d'ebanisteria e di spezie ; lacaccia vi è pure abbondante come negli stagni èricca la pesca. Nella fazenda lavoravano nel 1909,2074 coloni di cui 1662 italiani. In una località dellafazenda pascolano grossissime mandrie i cui animalison destinati al consumo della popolazione della fa-zenda. Lo stabilimento, riservato al caffè, è immensomentre sono molteplici anche le officine di fabbri e difalegnami in cui si fanno i lavori occorrenti non solo.per la fazenda ma anche per le fazendas limitrofe. Visono due mulini a vapore, una fabbrica di birra, unad'acque gazose, una conceria di pelli e due fabbrichedi laterizi.

Nel centro della fazenda è una farmacia largamenteprovvista e quanto occorre per la medicina « la chirur-gia. A capo dei servizi sanitarì è il nostro connazionaledott. I. Guzzo, egregio clinico ed uomo di gran cuore.I prodotti farmaceutici, importati in gran parte dal-l'Italia, son venduti a prezzi discretissimi, cosa più cheimportante in paesi dove queste spese sono'enormi. Nelcentro della fazenda soino anche gli uffici telegrafico epostale, la scuola Italo-Brasiliana, un albergo, un mer-cato ad uso dei coloni, una macelleria ed una latteria.Questa grandiosa fazenda ha anche una bella chiesaed un cimitero costruito secondo i più rigorosi pre-cetti igienici. I coloni sono bene alloggiati, trattatibene e pagati puntualmente, nella prima domenicad'ogni mese per il salario mensile, e nella prima quin-dicina di gennajo di ciascun anno per quello generale.

Un nobile merito di questa fazenda è quello di man-tenere parecchi vecchi coloni ormai inabili al lavoro adintera spesa del proprietario ; anzi uno di essi che, nel1909, contava 100 anni, aveva una pensione vitaliziamensile, i generi di vitto occorrenti pel suo manteni-mento ed un frutteto in cui lavorava ancora per pro-prio conto.

Il dott. Plinio da Silva Prado, proprietario di que-sta fazenda modello, è amato immensamente dai suoi

.coloni per la bontà affettuosa con cui li tratta.Un'altra fazenda degna d'essere ricordata per la

bontà del trattamento verso i lavoratori, è quella ame-nissima di « Capoeira Grande » nei dintorni di Cam-pinas ; dei suoi 164 coloni, 135 sono italiani. Ognifamiglia ha una casa separata, igienica e comoda, men-tre a ciascuna di queste abitazioni è annesso un ter-reno i cui prodotti sono di proprietà assoluta del co-lono e nel quale questi può allevare bestiame proprio.

Altre bellissime aziende brasiliane popolate da ita-• liani sono quelle di « JV. S. da Conceicào » nel circon-dario di S. Manoel; di « S. leda » nel circondario diMonte Alto de Jaboticabal (Stato di S. Paulo) ; di« 5. Antonio » nel circondario di Rio darò; di « Duas

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Pontes » a 20 chilometri da Campinas ; di « MonteAlegren nel Municipio di Piracicata; di «Bella Pay-sayan » a 2 km. dalla stazione di Santa Rita; di « Pa-lestina » bellissima per posizione nel Municipio diRibeirào Preto; quella anch'essa amena nel Municipiodi Campinas; la « Sertào » ecc.

E finisco col nome della fazenda « Baixadào » nelMunicipio di Ribeirào Preto del signor Bento de Ca-margo il quale merita la devozione delle 12 famiglied'italiani che vi lavorano perché appartiene alla schie-ra eletta di quei fazen,deiros che sanno valutare edapprezzare le fatiche dei vivificatori della terra, a cuii brasiliani debbono il progresso del loro paese.

CAPITOLO VI.

Prodotti, Industrie e Commerci Brasiliani.

Ricchezze naturali.

L'immenso territorio della Repubblica del Brasile,per la sua posizione geografica, per la diversità delclima, per la varietà del suolo, da tutti i prodotti dellaterra ed ha ricchezze vegetali, animali e minerali tal-mente grandi da potersi preparare, con sicurezza ditrionfo, il migliore avvenire commerciale ed industria-le, purché cooperino insieme mille leve potentissime

' di progresso come la pace, la concordia degli in-digeni fra loro e con gli emigranti, il lavoro assiduoed intelligente, la costruzione di vaste e potenti retiferroviarie, (la cui importanza s'impone per la vastitàstessa del Brasile che, senza di esse, non può metterein valore le sue ricchezze), il miglioramento semprepiù scientifico e moderno delle varie colture ed indu-strie ancora allo stato primitivo o assolutamente scono-sciute.

La produzione agricola, in ispecial modo, è per ilBrasile una fonte inesausta di ricchezze floridissime.Basta ricordare il caffè, il caucciù, il tabacco, il cotoneed il cacao che già, per l'aumento sempre crescentedell'esportazione, in tutti i paesi d'Europa e dell'Ame-rica del Nord, segnano un cammino sicuro verso pro-sperità economiche sempre maggiori.

4. - Piccola storia del popolo brasiliano.

ti caffè.

Tre quarti del caffè consumato nel mondo viene dalBrasile, che ne produce da solo sette volte più di tuttoil resto della terra. • -_„

La preziosa pianta, importata nel 1727 da Cajennaa Para, cominciò a prosperare nel Brasile solo nel1761 e penetrò negli anni successivi in altre parti del-lo .sterminato paese con rapidità e sviluppo veramentestraordinari. La coltura del caffè può estendersi sullerive del Rio delle Amazzoni, sino allo Stato di S.Paulo, che vien chiamato « l'oceano del caffè » e dallitorale all'estremità occidentale dello Stato di MattoGrosso e per una zona di tre milioni di chilometri qua-drati. Però la maggior parte del caffè brasiliano vieneraccolta nei tre Stati di Rio de Janeiro, San Paolo eMinas Geràes. I due grandi porti d'esportazione sonoRio e Santos il quale ultimo ha dato il proprio nomeal caffè prodotto nella sua regione. Dall'enorme au-mento di produzione in questi ultimi anni venne diconseguenza la grave crisi del caffè che, per la sovrab-bondanza del prodotto, per la mancanza dei compra-tori, ridusse in condizioni difficili i fazendeiros (pian-tatori di caffè) che, a vantaggio di questa coltura pocofaticosa e molto rimunerativa, avevano trascuratoogni altra produzione agricola, e i nostri coloni cherisentirono il contraccolpo nei salarii diminuiti, sfrut-tati, non pagati puntualmente e nelle asprezze e neimalumori d'una grave crisi economica. Ma la supre-ma legge della necessità scosse l'inerzia di molti lu-singatisi eccessivamente, e fu maestra di buon volere,di energia e di lavoro per cui alla coltura del caffè,furono aggiunte le altre che, col tempo, potesserodare cnjanto allora era necessario comperare sui mer-cati stranieri, sicché nel Brasile le spese d'importa-zione vanno sempre diminuendo non solo, ma i pro-duttori del caffè, con cure speciali per ottenere rac-colti che si distinguano per la buona qualità, con mi-

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glioramenti introdotti in tutte le operazioni di cogli-tura, di essiccazione, di mondatura, ecc., con la cer-nita sapiente dei semi e la creazione di vivai d'arbustiscelti, destinati a sostituire le piante sfruttate o pro-duttrici di qualità inferiori di caffè, ne hanno protettoil prezzo, che era sceso così in basso, e hanno assicu-rato al Brasile la signoria assoluta di produzione sututti i paesi del mondo.

Il caucciù.

Dopo lo sfruttamento agricolo del caffè l'estrazionedel caucciù costituisce ,la più importante industriaestrattiva del Brasile.

Il caucciù, è un carburo d'idrogeno che appare sottoforma di granulazioni bianche, sospese nel liquidolattiginoso che circola in vasi speciali, variamentedistribuiti negli organi di alcune piante. Questi glo-buli, agglomerandosi saldamente, formano un corposolido che, per la sua elasticità caratteristica e per letrasformazioni a cui può andare soggetto, è un pro-dotto prezioso e di prima necessità per l'industria mo-derna di tutti i paesi civili. Gli alberi da gommaformano nel Brasile foreste immense; ma ancora nonse ne ricava, per i metodi primitivi con cui si estrae,quell'utilità che potrebbero dare; perciò, nonostantei notevoli progressi realizzati fino ad ora, rimaneaperto un vastissimo campo di sfruttamento per l'in-dustria europea più evoluta. Il caucciù si sfrutta spe-cialmente negli Stati settentrionali, nello Stato delleAmazzoni e nello Stato di Para; in minor quantitànegli Stati meridionali. I vegetali brasiliani che for-niscono il caucciù sono numerosi e svariatissimi e iprocedimenti dell'estrazione sono anch'essi differentiper cui si hanno diverse specie di questo prodotto, co-nosciuto sul mercato col nome di : caucciù fino, caucciùsemifino, caucciù ordinario e sernamby. Il miglioreè quello che si ottiene coagulando il lattice dell'Hevea.brasiliana della valle Araazzonica.

Nel bacino sterminato delle Amazzoni, dalla som-mità delle Ande alla riva dell'Oceano, nei villaggi so-litari e nelle grandi città di Para e Manàos la parola(( borracha » che significa piccolo otre dalla forma dicerti recipienti che gl'Indiani preparavano col cauc-ciù, colpisce continuamente il viaggiatore. Nelle bar-che e nei battelli a vapore, che solcano gli innume-revoli corsi d'acqua di tutta questa regione, nei'ma-gazzini'di tu t t i ' i centri di scambio commerciale, sivedono accatastate le diverse varietà di caucciù ; népotrebbe essere altrimenti quando il solo Brasile for-nisce più di 30000000 di chilogrammi all'anno equando solo tre o quattro Stati del Sud non ne pro-ducono. A San Paulo e a Minas Geràes si può assi-stere all'organizzazione di vere spedizioni di duecentoo trecento operai che partono per andare a sfruttare lagomma. L'odissea dolorosa di questi disgraziati lavo-ratori, oppressi da un continuo debito verso il padronee da privazioni indescrivibili, comincia fin dalla par-tenza per la foresta. Se sono di Cearà furono spintialla dura fatica dalla fame, per le gravi siccità checontristano quella regione, e se sono di altra originefurono spinti non solo dalla miseria ma dall'ignoranzapropria e dall'inganno altrui.

Quando un patrone seringueiro ha portato gli uo-mini sul posto, dove vengono erette una o più barac-che centrali, che servono per conservare le provviste diviveri e dove si aduna la gomma, assegna ad ognunoun pezzo di bosco fra due sentieri che vengono trac-ciati in modo che si riuniscano vicino alla capanna,egli da poi i viveri che consistono in farina di ma-nioca, carne salata, fagiuoli, zucchero, caffè, grasso,sale, olio o petrolio, e gli attrezzi necessari per il la-voro.

Il lavoratore parte dalla capanna al mattino di buo-n'ora e fa con un'ascia, a tutti gli alberi che. gli sonoaffidati alcune piccole- incisioni. Appena fatto il foroegli vi spinge dentro con fòrza il becco d'una scodel-lina e, se occorre, fissa meglio questa all'albero con un

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po'di terra argillosa come fosse màstice. Questa ope-.razione occupa tutta la mattinata sicché, quando il la-voratore giunge alla capanna, è l'ora della colazionee, mentre egli mangia, le scodelline si riempiono. Ap-pena finito egli riprende il suo giro, durante il qualestacca da ogni pianta le scodelle, ne vuota il succo pre-zioso in un recipiente che ha portato con sé e le lasciaa terra per trovarle pronte il giorno dopo. Intanto rac-coglie anche le pellicole di gomma formate dal lattecoagulato lungo le ferite precedenti dell'albero, o sullescodelline o per terra e le ripone in un apposito sacco ;finché, procedendo sempre così, arriva di nuovo allacapanna dove 'inizia subito' le operazioni neoessarieper la coagulazione di questo latte. Questa si compiesu un fornello e in una grossa bacinella, al fuoco deifrutti di certe palme speciali, che fanno poca fiamma,ma danno un fumo molto denso. Quando il latte' è cal-do, il lavoratore ne cosparge una larga spatola di legnoche espone al fumo e che gira continuamente comeuno spiedo. In poco tempo avviene la coagulazionedel sottile strato di latte attaccato alla spatola ed eglive ne sparge una seconda e poi una terza volta, eco. ;fino ad esaurire il latte della giornata. Allora'togliela spatola dal fuoco ed ha cura di tenerla al sole digiorno e ben riparata la notte. •

Così, ogni giorno, si va formando intorno alla spa-tola stessa una grossa pallottola di gomma a stratisuccessivi ma quando comincia a pesar troppo, l'ope-rajo ne sfila la spatola e vi sostituisce una specie dibastone cilindrico in modo che possa poggiarlo su duesostegni e farlo girare più facilmente; così la pallot-tola può raggiungere il peso di circa 15 kg.; ma leoperazioni ora dette richiedono molte cure perché lagomma risulti buona. Ma siccome è difficile realizzarepraticamente tutte le regole che per ottenere questo ri-sultato sarebbero necessarie, si ottengono tre qualitàdi gomma; quella fina, preparata col lattice puro efresco, che è stato sottoposto convenientemente all'o-perazione dell'affumicatura; quella semi-fina preparata

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col lattice che abbia subito un principio di fermenta-zione e che non è stato poi bene affumicato; quellaordinaria che proviene da diversi lattici mescolati in-sieme e contiene varie impurità derivanti dal cattivostato dei recipienti usati ; e, finalmente,' il « sernam-by » che è costituito dagli avanzi della coagulazione,raccolti sulle pareti dei recipienti e dalle gocce checolano e si seccano sugli attrezzi da lavoro duraìitele incisioni e che vengono chiamate per la loro forma« chóro » cioè : pianto, lacrime. E difatti il mesto si-gnificato della parola forse non è puramente senti-mentale ma veracemente simbolico; poiché il processodell'affumicatura del lattice riesce assai nocivo alla sa-lute dei seringueiros. Pure i numerosi procedimentichimici o meccanici che la moderna scienza ha sugge-rito non hanno dato1 prova di praticità commerciale,perché se 1' operazione raggiunse maggiore rapiditàe il prodotto una maggiore purezza, il commercio haconsiderato il valore del caucciù inferiore essendonealterate le proprietà. L'affumicatura perciò continuaad essere il processo preferito, nonostante sia cosìprimitivo e costi gravissimo danno a migliaja di uo-mini i quali vengono anche decimati dal modo di vitache devono condurre nella foresta per molti e moltimesi e per l'insalubrità di alcuni luoghi della regioneamazzonica che, come già dissi, sana sulle sponde piùelevate dei grandi fiumi, così del Madeira, del Jurnà,del Tarauara e del Tefé; nelle parti basse, sulle spondedei piccoli corsi d'acqua, è palustre, pantanosa edumida.

Nell'intera produzione mondiale del caucciù, valu-tata nel 1907 a 65000 tonnellate, quella del Brasileraggiunse, nel 1905, 34 960 tonnellate.

L'estrazione del caucciù del Brasile si fa principal-mente per gli Stati Uniti del Nord, per l'Inghilterra,la Francia, la Germania, l'Uruguay, il Belgio e l'I-talia.

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lì « mate »

Come la grande ricchezza delle campagne degli Sta-ti brasiliani del Nord è costituita dal caucciù, così quel-la delle campagne degli Stati del Sud è rappresentatadal « Mate », piccolo arbusto chiamato anche « thè delBrasile » che da uno dei più interessanti prodotti dapoco conosciuto ed usato anche in Europa. La pianta

Indiani che trasportano l'erba « Mate » al mulino.

del « Mate » cresce spontanea e abbondantemente ne-gli Stati del Paranà, di Santa Catharina e di RioGrande do Sul e Matto Grosso ; le sue foglie, seccateed infuse nell'acqua calda, forniscono una bevandasimile al vero thè, gradevole e, secondo alcuni medici,ricca di grandi proprietà igieniche e nutrienti e capacedi combattere il flagello dell'alcoolismo.

Il mate occupa un posto eminente nell'alimentazionedi diversi Stati brasiliani e di parecchie nazioni dell'A-merica del Sud ; ma il suo consumo è destinato ad au-mentare e a propagarsi sempre più nell'America del

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Nord ed in Europa. I paesi che consumano le maggioriquantità di mate del Brasile sono, per ordine d'impor-tanza, la Repubblica Argentina, l'Uruguay ed il Cile;ma la produzione del mate al Brasile è ancora lontanada ciò che essa potrebbe essere, e da noi l'uso di questabevanda è ancora troppo sconosciuto.

11 cacao.

La pianta del cacao cresce allo stato selvatico nellapianura dell'Amazzonia (dove gli Indiani ne raccol-gono le bacche), specialmente nelle foreste che seguonole rive dell'immenso fiume ed in quelle del Tocantinse si coltiva in gran quantità nello Stato di Bahia, chene produce ottimo. L'esportazione del cacao brasilianoè in continuo aumento e gran parte della cioccolata cheusiamo in Europa è fatta con esso,

Intanto la coltura di questa pianta sì sta diffonden-do nel Brasile anche sul litorale dello Stato di Rio deJaneiro, con grande vantaggio, perché non esige gran-de capitale e le cure da prodigarle possono essere affi-date anche alle donne ed ai fanciulli.

Il tabacco.

È coltivato soprattutto nella provincia di Bahia cheda qualità stimatissime ; ma anche nelle provincie diMinas Geràes, di Goyas, di S. Paulo, del Paranà edel Para. L'esportazione del tabacco ha raggiunto nel1907 e nel 1908 questa quantità notevolissima :

1907 1908Tabacco sfilato ; kg. io 472 5 057

» in corda: » 533071 685177» in foglie: » 29146441 14533630

Lo zucchero.0>

Nel Brasile, che pure ha tutte le condizioni naturalidel suolo favorevolissime per la coltivazione della can-

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na da zucchero, questa coltura non è ancor giunta algrado di perfezione a cui sono pervenuti altri paesi.

II cotone.

È certamente uno dei prodotti vegetali più im-portanti del Brasile e da esso, un'industria divenutain poco tempo gagliarda e prosperosa, trae motivo diflorido commercio. Questo arbusto cresce rigoglioso inquasi tutti gli Stati del Brasile ma in ispecial modonelle province del Sud ; così a Fernambuco, ad Ala-goas, a Parahyba ed a Rio> Grande do Sul. Un tempolo Stato di S. Paulo fu grandissimo produttore dicotone tanto da esportarne perfino da 7000 ad 8000 ton-nellate all'anno; ma fin dal 1876 declinò ed oggi neproduce appena il quarto della quantità consumatadalle 18 filature e dalle tre fabbriche d'olio che pos-siede.

Altri prodotti vegetali.

La manioca, che cresce bene nei terreni asciutti dellazona tropicale, rende una grande quantità di farinafinissima che si estrae dopo speciali trattamenti dalleradici, le quali per sé stesse sono velenose, ma, perla pressione e l'evaporazione, perdono l'acido cianidri-co, e nella manioca in polvere danno la base dell'ali-mentazione generale perché essa sostituisce il pane, omescolata con fagiuoli, pesce, carnè, ecc. fornisce unaminestra sana, gustosa e nutriente.

Il liquido che cola dalla compressione della manio-ca tiene sospeso sulla sua superficie una fecola finis-sima che, raccolta, sottoposta a speciali lavaggi, poiseccata con molta cura al sole, da un prodotto che siusa come amido e che, cotto al forno, costituisce unalimento eccellente col quale si fanno biscotti e dolcisquisiti, e fatto bollire prepara una zuppa leggera e

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nutritiva per i bambini ed i convalescenti. E dal fioredi questa fecula, si prepara la Tapioca di cui tutti co-nosciamo il gran valore nutritivo.

Nel Brasile vengono anche coltivati con molta for-tuna il grano, specialmente nella feconda vallata A-mazzonica, che secondo Humboldt diverrà « il futurogranaio del mondo », il fagiuolo nero molto diffuso,le patate, ecc. La vigna infine è coltivata dai nostriconnazionali nelle provincie del Sud, ma per estender-si ha bisogno che la viticoltura e l'industria enologicasieno eseguite seco-ndo i moderni sistemi scientifici.

In quanto ai cereali,' il Brasile è ancora lontano daprodurre quanto potrebbe per la sua fertilità, ma illavoro degli immigrati specialmente nello Stato di RioGrande do Sul tende sempre più a portarsi verso que-sto genere di coltura con grande profitto commercialeed industriale.

Le foreste brasiliane, fonti di grandi ricchezze, nonsono state ancora utilizzate come potrebbero nei loroprodotti di legname prezioso, di piante medicinali,tessili, produttrici di materie coloranti, di olio, di fiorisuperbi, e'cc. e serbano lo sviluppo di industrie e dicommerci floridissimi che si svolgeranno magnifica-mente quando i mezzi di trasporto e di comunicazionesaranno anch'essi sviluppati.

Nello Stato di San Paulo incomincia tuttavia adavere importanza l'industria dei fiori e delle frutta, ela coltivazione delle ortaglie e delle leguminose ; men-tre s'è iniziata la coltura del gelso che, quando per-metterà di fare vantaggiosamente l'allevamento delbaco da seta, darà un cespite rigogliosissimo di ric-chézza. I nostri coloni, specialmente delle regioni set-tentrionali e meridionali d'Italia, i quali conosconocosì bene questa industria fiorente, potranno* certa-mente dedicarvisi un giorno anche nel Brasile.

Le loro donne troverebbero in questa industria, tuttacasalinga, lyi'occupazione adatta e proficua. Altret-tanto dicasi per l'apicoltura che, data la ricchezza deifiori e la varietà delle api, sarebbe molto rimunera-

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tiva. L'industria anzi del bestiame, delle api, dellefibre tessili, del baco da seta, delle ortaglie, del legna-me e perfino delle orchidee, sarebbe fonte d'infiniterisorse per i nostri coloni.

Prodotti animali.

La fauna dei vasti territorii brasiliani è anch'essaricchissima e forse nessun paese al mondo può com-petere co'n quella brasiliana per la bellezza e la va-rietà. È certo'che gli uccelli bellissimi dalle pennebrillanti, gli insetti meravigliosi, i pesci d'ogni di-mensione e specie i piccoli felini le cui pelli sono pre-gevolissime, costituiscono una ricchezza che interessada vicino le industrie ed i commerci. L'allevamentodel bestiame, propriamente detto, specie negli Statidel Sud, va prendendo uno sviluppo sempre maggioree, fatto con intelligenza ed amore, procurerà vantaggienormi specialmente ai nostri coloni, che non dovreb-bero trascurarlo nel terreno di loro proprietà, da cuisarebbe per essi così facile trarre il modo d'esercitaretante piccole industrie provvidissime.

Più della pianura delle Amazzoni, in cui le pienedel fiume e degli affluenti costituiscono serii ostacoliper l'allevamento, le regioni del Sud, il Paranà e so-pratutto il Rio Grande do Sul, si prestano molto benea tale intento'.

Da poco tempo si tende a dare sviluppo anche aisuini, al cui allevamento il Brasile si presta in tutto ilterritorio, poiché questi animali prosperano sanissimied ingrassano rapidamente. L'allevamento delle pecoreè stato finora trascurato, mentre gli altipiani a norddella vallata del Rio delle Amazzoni e le province tem-perate del Sud sarebbero adattissimi.

I fiumi sono molto pescosi, e sulle spiagge brasi-liane il, tonno e le sardine sono abbondanti e, qualoras'organizzasse convenientemente l'industria della pe-sca, sarebbero oggetto d'uno sfruttamento di grandereddito.

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• Nelle acque dolci vivono il Pirarucù ed il Salmone,che danno luogo ad un commercio considerevole.

La caccia è molto sviluppata, ma il commercio ne èminimo. Le specie più stimate, che potrebbero essereoggetto di esportazione rimuneratrice, sono la lepre, ilniacuco, le tortorélle, ecc.; il mercato di Rio de Janei-ro riceve giornalmente una gran quantità di uccelli in-filati, ma non quelli vivi che sono ricercatissimi per labellezza delle piume e per la dolcezza del canto, comeper esempio il delizioso Uccello-mosca, i Pappagalli,gli Arara, i Perocchetti, le Sabie, vendute certe voltea caro prezzo, i Frigoni, le Guarè splendide, le Gazzebianche (Ardea), lo Struzzo, il bel Cigno dal collonero del Rio Grande del Sud, la cui industria d'espor-tazione non è ancora sufficientemente esercitata.

Prodotti minerali.

In quanto alla produzione minerale il Brasile va oc-cupando lentamente, ma con sicurezza, il posto che glispetta. Sono da notarsi i giacimenti d'oro, di rame, diferro nello Stato di Minas Geràes, di diamanti a Bahia,nel Paranà, a Goyaz, di petrolio scoperti da pocotempo a Bahia ed a Parahyba del Nord ; né si puòtacere delle miniere di manganese, di piombo, di bi-smuto, d'antimonio', di salgemma, di salnitro. Uncenno speciale meritano le sabbie monazitiche da cuisi ricava il thorium usato nella fabbricazione delle re-tine per l'illuminazione ad incandescenza e la cuiesportazione, che nel 1906 ha raggiunto 435 tonnel-late, è rivolta specialmente verso i porti tedeschi. L'e-sercizio delle miniere è proceduto finora con metodiprimitivi e non ha dato un rendimento proporzionatoalla ricchezza delle terre; ma la recente introduzionedel macchinario moderno imprimerà un grande movi-mento all'industria mineraria. Da qualche anno le mi-niere di Minas Geràes, fra cui trovasi l'importante gia-cimento dei diamanti di Diamantina, sono state viva-

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mente attivate, mentre si fondano nuove compagniebrasiliane ed estere per lo sfruttamento dei terreni dia-mantiferi che si trovano anche a Bahia nel Paranà, aGoyaz e sopra tutto vicino ad Ouro Preto e che danno^topazi, smeraldi, birilli, ametiste, granate, tormali-ne, ecc. Fra le altre ricchezze mineralogiche importantidel Brasile bisogna citare i giacimenti di rame di granvalore e minimamente intaccati; e strati, massi.e mon-tagne di. ferro abbondantissimo e di prima qualità.

Le industrie.

L'alto prezzo del combustibile e la solita scarsezzadei mezzi e vie di trasporto e la troppo giovane etàdella Repubblica, hanno ritardato lo sviluppo dell'in-dustria e il rapido suo progresso. Oggi la più impor-tante industria manifatturiera brasiliana è quella deitessuti di cotone ; ma molte, anzi moltissime sono al-l'inizio o addirittura da fondarsi.

L'agricoltura però, fonte principale di ricchezza pelBrasile, può dare impulso ad una quantità di mani-fatture, che ne trasformano i prodotti perché sienomessi in commercio. La tessitura della lana si volgeanch'essa verso un ottimo avviamento; come si con-tano in un certo numero nello Stato di San Paulole manifatture degli strumenti d'acciajo, di forni ele fabbriche di scarpe e di cappelli di paglia ; ad ognimodo il Brasile è ancora tributario dell'estero per cer-te derrate alimentari di prima necessità, come il fru-mento, il burro, le carni, le conserve, ecc. che dovreb-bero suggerire ai nostri connazionali quali industrierenderebbero guadagni vantaggiosi o almeno qualicorrenti di scambio si potrebbero utilmente e vicen-devolmente stabilire fra l'Italia ed il Brasile, con som-ma convenienza del commercio delle due nazioni.

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li commercio del Brasile con l'esteroe specialmente con. l'Italia.

Il commercio che fa la fortuna del Brasile non ètanto quello interno quanto l'estero per la continua di-minuzione delle importazioni e l'accrescimento delleesportazioni, indici sicuri e luminosi del progresso eco-nomico e civile d'ogni paese.

Da un quadro statistico relativo all'importazione deiprodotti stranieri al Brasile durante gli anni 1907 e1908, risulta che i prodotti italiani tengono per impor-tanza l'ottavo posto, segno palpabile della nostra di-sorganizzazione coloniale, poiché sproporzionatissimoal numero dei nostri connazionali, al frutto del lorolavoro su quelle terre e a quanto sarebbe ' possibileconcludere commercialmente fra la nostra Patria ed ilBrasile. Sicché, mentre nel 1908 l'Inghilterra ha im-portato al Brasile merci per il valore di io 224 565 'dilire sterline e la Germania per 5 721 682 di lire sterline,l'Italia ha importato per solo i 204624 di lire sterline.

Così, riguardo all'esportazione dei prodotti brasilia-ni nei principali paesi stranieri, l'Italia tiene il decimoposto per l'importanza delle merci brasiliane intro-dotte da noi nel 1908, venendo cioè dopo gli StatiUniti del Nord che ne hanno ricevute per 17 706932di sterline, mentre essa ha importato un valore di ap-pena 505 049 sterline, dopo la Germania, l'Inghilterra,la Francia, l'Olanda, l'Argentina, l'Austria-Unghe-ria, il Belgio e l'Uruguay.

Esaminando i diversi prodotti italiani, inviati du-rante il 1908 nel Brasile, si vede come l'Italia tenga ilprimato in confronto alle altre nazioni importataci,coi formaggi, vermouth e zolfo; come tenga il secondoposto nei vini, negli olii d'oliva, nelle conserve alimen-tari, nella» paglia per scope, nella canapa e nella jutagreggia e nei relativi filati e nei marmi. Essa tiene ilterzo posto negli agli e cipolle, nel riso e nei filati di

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cotone ; il quarto nei filati di seta, nelle frutta e neilegumi secchi ; il quinto nei filati di lana.

È strano come l'Italia non spedisca le patate, mentrealtri paesi ne inviano per 212610 quintali e neppurefagiuoli e fave che, nella maggior quantità, vengonospediti dal Portogallo. Così l'Italia, data l'importanzaed il perfezionamento delle sue nuove fabbriche, po-trebbe mandare anche la birra, che va nel Brasile dal-1'I'nghilterra per 2915 ettolitri e dalla Germania per425 ettolitri.

Da tutto ciò si deduce, purtroppo, che il commerciodell'Italia col Brasile è oltremodo misero.

È deplorevole che i due paesi non-sappiano ricavarenei loro rapporti ed interessi commerciali, resi piùstretti dalla nostra emigrazione e colonizzazione, cheè per il Brasile una leva potente di progresso, vantaggimaggiori con armonia di criterio e colla dimenticanzadi preconcetti e malintesi.

Il Sistema monetario brasiliano.

L'unità monetaria brasiliana sarebbe teoricamenteil real (plurale : reis) che, avendo un valore piccolis-simo, non esiste in pratica. Si usa invece il suo multi-plo mille (mil reis) come base di tutto il sistema mo-netario, che è sempre decimale. Mil reis equivalgonoalla moneta italiana lire 1,55, quindi una nostra liraequivale 640 reis. Il conto (conto de reis) vale un mi-lione di reis; cioè 1000 mil reis, o circa 1600 lire ita-liane.

La carta-moneta ha corso forzoso con biglietti delTesoro Nazionale e della Cassa di Conversione, al por-tatore. Essi si distinguono per" il colore, la grandezzao la larghezza; ma siccome s'insudiciano presto sicorre pericolo, se non si è attenti, di rimanere ingan-nati. L'instabilità del cambio, prodotta dall'abbondan-za di carta monetaria, ha reso necessario l'istituzionedella Cassa di Conversione col cambio a 15 pence permilreis,

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In quanto al cambio della moneta da effettuarsi dainostri emigranti vedano essi le avvertenze nell'ultimocapitolo, al punto riguardante il Banco di Napoli.

Pesi e misure brasiliane.

Nel Brasile è in vigore il sistema metrico decimalee quindi i pesi e le misure sono gli stessi usati in Italia.Però sono in uso ancora alcune antiche misure fracui principalissima è l'Arroba che serve per misurare ilcaffè e che corrisponde a circa 15 chilogrammi.

Le distanze son misurate con la lega paolista, chevale 6600 metri.

La misura legale di superfìcie è, come in Italia, Tara;ma, nell'uso comune, s'adopera l'Alqueìre, che equi-vale a 2 ettari e 42 are.

La misura di capacità per i vini è la Pipa, che corri-sponde a 479,16 litri.

CAPITOLO VII.

Istituzioni, pubbliche brasiliane,

Istituti finanziari.

Il Brasile è ancora povero di istituti di credito especialmente di casse agricole di cui si sente vivo bi-sogno. L'Istituto più antico è il Banco do Brazil, cheè amministrato da un presidente e da un direttore delcambio di nomina governativa e da tre direttori elettidagli azionisti. Le sue stesse tradizioni e la collabo-razione del Governo assegnano al Banco do Brazil ilprimo posto fra tutte le banche brasiliane.

A Rio de Janeiro esistono inoltre antiche banche dideposito e di sconto, amministrate da Brasiliani e daPortoghesi, come il Banco Commerciale e il Banco doCommercio,

A Sào Paulo la Banca italiana, quantunque di re-cente-formazione, ha un altissimo credito ed è un isti-tuto il quale dimostra la necessità di queste istituzioniperché gli italiani sieno sottratti allo sfruttamento didisonesti speculatori ed abbiano anche il valido ajutodel capitale con cui la loro energia di lavoro e l'onestàpossano fruttificare in proficue iniziative agricole, oindustriali, o commerciali.

A Rio ed a San Paulo una banca belga presta suipoteche rurali ed urbane.

Molte aziende commerciali s'occupano anch'esse di

affari bancarii; la più importante in tutta l'Americadel Sud, è un'antichissima casa tedesca, che ha la suasede principale ad Amburgo.

Istruzione pubblica e coltura.

Per l'istruzione pubblica vedasi a pag, 19 del I ca-pitolo.

Scuole italiane.

Nel vasto territorio brasiliano le scuole italiane sonosorte esclusivamente per iniziativa privata ma il loronumero non è adeguato a quello dei coloni, neppurenello Stato di Sào Paulo dove sono numerose e per lopiù molto frequentate ma non possono in genere dare,per mancanza di discernimento pedagogico, per leesigenze della vita dell'insegnante, in vivo contrastocon quelle dell'insegnamento, il risultato che sarebbedesiderabile.

La prima scuola italiana fu fondata a Rio de Janeirodalla Società italiana di beneficenza, la quale per moltianni si assunse il nobile compito di promuovere tra ifigli degli operai italiani l'istruzione elementare e lostudio della lingua italiana anche tra i figli del paese.Ma l'edificio, così amorosamente architettato, si sfasciòa poco a poco perché non fu sostenuto dalla praticadella scuola; ed ora solo l'opera energica del Governoitaliano potrebbe, con forti sussidi e migliorie tecniche,risollevarlo dalle sue fondamenta con nuova efficaciadi vita. Migliore fortuna ha avuto la scuola italianadi Cascatinha un piccolo borgo di 3500 abitanti, pocodistante da Petropolis, dove si trovano più di 2000 ita-liani, alcuni impiegati nella fabbrica di tessuti che davita alla località e parte dediti all 'agricoltura; lascuola è mantenuta dalla Società italiana di MutuoSoccorso ed è molto frequentata. Nello Stato di SanPaolo vi sono moltissime, ma pure insufficienti, scuoleprivate. Nella Capitale paulista le scuole sono circa

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cinquanta, e nello Stato trentasei, alcune con intericorsi complementari.

Ma quanto occorre ancora perché le nostre colonieabbiano soddisfatto il bisogno estremo dell'istruzionee dell'educazione almeno colle elementari ! Queste,,gratuite, bene organizzate e amorosamente fornitedi capaci e volenterosi insegnanti, sarebbero una verabenedizione. Che valgono le scuole medie se non si èbene impiantata e sviluppata e diffusa la acuoia ele-mentare, -quella che è veramente necessaria per i fi-gliuoli degli emigranti ?

Essa dovrebbe sorgere ovunque la nostra gente la-vora ed ha bisogno di luce intellettuale per miglioraree confortarsi e per istruire ed educare i figli i quali in-selvatichiscono come piante incolte nella solitudinedelle fazendas sconfinate, lontane dai pochi centri dicultura, senza che una voce educativa ed illuminata neapra l'intelligenza, ne educhi il carattere, ne svolgale energie, ne prepari il progresso ed il benessere ericordi loro la patria lontana, insegnandone la linguae la storia, inculcando nelle anime il sentimento delladignità ed il rispetto ai propri doveri e la coscienzadei propri diritti di lavoratori, di emigranti e di ita-liani. La Dante Alighieri ha nel Brasile una grandemissione patriottica e fraterna da compiere a vantag-gio dei coloni e a vantaggio degli insegnanti.

La cultura brasiliana.

Da un- tempo relativamente breve, cioè da quandole grandi masse emigratrici hanno portato nel Brasile,col tesoro inesauribile delle braccia, anche un patri-monio glorioso di cognizioni e di civiltà avanzata, laRepubblica sud-americana è andata acquistando unalto grado di intellettualità e di elevatezza. La nazioneè ancora giovane, quindi non può avere una tradizionelontana di coltura e di glorie nelle lettere, nelle scienzee nelle arti ; ma ha nei suoi figli una tale felice predi-sposizione d'ingegno e di temperamento che il Bra-

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sile è considerato come il solo paese latim>americanoche possegga una letteratura.

Il Brasile è, fra le nazioni americane, forse per l'in-flusso della bellezza maestosa della sua natura, il paesedei poeti. Fin dall'epoca coloniale, infatti, i poeti indi-geni impressionarono i Portoghesi, allora padroni delpaese, e la loro fama ha vinto il tempo, sicché ancheoggi le moderne generazioni ammirano vivamente laingenua e fantasiosa poesia indigena, la plejade deipoeti che fiorirono nel secolo decimottavo e la lettera-tura nazionale. Forse non è inutile ricordare il poetalirico Thomaz Gonzaga, chiamato il Petrarca brasi-liano, Odorico Mendes, illustre latinista ed ellenista,che tradusse parte deli'Eneide e delle Georgiche diVirgilio; poi i poeti dell'indipendenza nazionale equelli della letteratura brasiliana contemporanea. Nébisogna dimenticare che l'ingegno brasiliano s'è affer-mato anche nelle scienze e nelle arti in cui l'Italia glifu ispiratrice costante e migliore; infatti basta giungerea Rio de Janeiro, a S. Paolo, a Santos, inso>mma neigrandi centri brasiliani, per ammirare il trionfo del-l'arte nostra nell'architettura armoniosa e nella bel-lezza delle città rinnovate, e basta frequentare un pocola società per accorgersi come in essa si conoscano be-nissimo la lingua, la letteratura, l'arte, le scienze e lafilosofia italiane, come vi si parli e scriva correttamentela nostra lingua.

A Rio de Janeiro i nostri maggiori artisti dramma-tici sono popolari e i grandi lirici delle opere e deidrammi italiani, dalla Ristori, dal Rossi, dal Salvinifino al Tamagno, vi hanno celebrato la gloria dell'artee del genio nostro. È vero che, nelle arti in genere especialmente nell'architettura, noi occupiamo, nel Bra-sile, un'invidiabile posizione; ma nel teatro abbiamouna priorità assoluta, tanto nella prosa quanto nellamusica e questo per il carattere dell'arte italiana, perl'affinità di gusto e di temperamento coll'anima brasi-liana e per il numero rilevante dei nostri artisti. Infattila musica italiana è la prediletta e la meglio compresa

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dai brasiliani che, senza dubbio, sono il po'polo piùmusicale di tutta l'America. Nessun artista, per quantocelebre, di altre nazionalità, ha saputo mai far prorom-pere dall'anima brasiliana sentimenti appassionati ese ebbe l'applauso, questo fu corretto còme la sua arte,fu il segno d'un'ammirazione al nome di lui, anzichélo slancio veemente e spontaneo d'una folla profonda-mente commossa e trascinata all'entusiasmo dalla po-tenza irresistibile e dal calore d'un'arte compresa esentita.

Il nome del Brasile è legato alla medicina, alla.chi-rurgia, al genio civile, alle più audaci manifestazionidell'intelligenza umana; così alla navigazione aereadi cui i brasiliani attribuiscono la priorità al padregesuita Bartolomeo de Gusmào, nato a Santos, nelloStato di San Paolo, nel 1675 e morto nel 1724. DaBartolomeo de Gusmào a Santos Dumont il Brasileconta molti figli che si votarono al problema della na-vigazione aerea ; tra essi Augusto Severo morto tragi-camente a Parigi in un'ascensione nel 1902.

OPERE DI BENEFICENZA.

La virtù caratteristica del Brasiliano, che fa perdo-nare e la corruzione prodotta dalla ricchezza nei gran-di centri e quella dell'ignoranza nelle campagne o aiconfini delle foreste, ove gli europei stessi non di radoimitano i costumi rozzi e moralmente poco evoluti de-

.gli indiani ed-anche la grande passione del giuoco, cheè una vera piaga di tutta l'America, è la carità.

Nella sola Capitale federale si contano quindiciistituti di beneficenza fra cui, degna di ammirazione,è la Santa Casa da misericordia, vasto e magnificoospedale sorto dalla casetta, fondata nel 1582, per cu-rare gl'infermi, dal gesuita Josè de Anchieta e doveoggi sono ammessi i malati di tutte le nazioni e diqualsiasi religione.

Insieme colle istituzioni laiche di beneficenza, fio-

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riscono, in un solidale sentimento di carità fraterna, lecongregazioni e gli istituti religiosi, le società per laprotezione dei fanciulli, dell'infanzia abbandonata edegli orfanelli.

Fra le istituzioni filantropiche, fondate o dirette dasacerdoti cattolici e specialmente italiani, è importan-tissimo l'Orfanotrofio Cristoforo Colombo, fondato dalPadre Marchetti, ideato quindi e compiuto dai conna-zionali nostri; quest'orfanotrofio raccoglie più di 400fanciulli e bambine ed appartiene alla Congregazionedi S. Carlo, fondata dal defunto monsignor Scalabrini,vescovo di Piacenza, nella quale città è la sede dellaCongregazione.

Un istituto nobilissimo di beneficenza, del quale nonposso tacere, è quello di Santos (Stato di S. Pao'lo)chiamato Dona Escolàstica Rosa; ideato da un riccosignore delia città coll'intento generoso di formare inesso un orfanotrofio moderno ove i fanciulli più di-sgraziati potessero dimenticare la propria sciagura.

L'istituto è costruito su una magnifica spiaggia, da-gli orizzonti sconfinati verso il mare e verso i campi,secondo i dettami ultimi della pedagogia e dell'igienein ciò che riguarda le scuole, i locali ed i collegi ; mal'ordinamento morale è forse anche più ammirabile.Infatti per esso i fanciulli non s'accorgono del favoreche il ricco fa ai poveri e la loro condizione d'orfanelliè considerata come un semplice accidente che non lipriva di nessun diritto e per cui l'insegnamento è im-partito come un dovere della società che cura i suoi figlie li rende utili, e questo nel duplice senso umano edeconomico, cioè secondo che il sentimento le consigliae l'interesse proprio le impone. Questo istituto di San-tos è destinato1 a combattere l'ospitalità oppressiva,l'insegnamento impartito sotto forma d'elemosina, leinfinite tristezze degli orfanotrofi, il preconcetto anti-quato d'una beneficenza che umilia e rattrista chi lariceve e ad essere un esempio vivente di redenzione pertutti gli orfanelli.

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Ospedali italiani.

Nel giorno 14 agosto 1904 si inaugurarono a SanPaolo Capitale gli edifici dell'unico ospedale italianodi tutto il Brasile : Ospedale Umberto I, lunga aspira-zione ed antico voto della Società italiana di benefi-cenza. Al primo gennaio 1905 l'Ospedale nostro acco-glieva i primi malati che, durante l'anno, raggiunge-vano il numero di 710.

Un altro grande istituto italiano, che sorse per operadell'illustre oculista prof. Pignatari e di Padre AngeloBartolomasi, alla fine del 1903, è l'Ospedale Oftalmicodi S. Paolo, unico nel genere in tutto il Brasileed opera veramente umanitaria perché in esso si cu-rano le malattie degli occhi, così frequenti nello Stato,non solo, ma si accolgono ancora individui di quàl-siasi nazionalità e anche perché questa istituzione ca-ritatevole cerca di essere utile al nostro colono in tuttii modi, assistendolo nelle malattie e ricoverandoloquando voglia ritornare in patria.

OPERE PUBBLICHE.

Ferrovie,

In un paese immenso come il Brasile, intersecato daforeste sterminate e da fiumi imponenti e quasi tuttocostituito' da un altipiano, lo sforzo costante degliStati, del Governo federale, di quanti vogliono ali-mentare e il commercio e le industrie della Repubblica,è sempre quello di vincere le difficoltà del suolo, perottenere comunicazioni dirette e rapide fra l'interno ela costa. La prima ferrovia del Brasile fu quella cheparte dalla baja di Rio de Janeiro e giunge fino allefalde delle montagne sulla strada di Petropolis; essafu inaugurata il 30 aprile 1854. ^a Que^a modesta ini-

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ziativa gli ingegneri brasiliani ed italiani si spinseroad opere sempre più audaci, di cui la prima fu la co-struzione della Ferrovia Centrale del Brasile, che, at-traversando-la Serra de Mantiquera, si spinge fino a S.Paulo e agli estremi lembi di Minas Geràes, ed ha in

Viadotto della ferrovia nello Stato del Paranà.

riva al mare, a vantaggio del traffico delle merci, unavasta stazione marittima mercantile. Questa importan-tissima ferrovia va sempre estendendo i suoi tronchiper allacciare fra di loro varie regioni lontane. Quellapoi Madeira-Mamorè, che attraversa l'Amazonas,Matto Grosso, la Bolivia, che racchiudono grandi ric-chezze, sarà la più importante di tutta l'America delSud.

Moltissime altre vie ferroviarie sono ancora in co-struzione e molte, col tempo, s'inizieranno, poiché daesse il Brasile attende il maggiore benessere materiale,

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economico, industriale, commerciale mentre le popola-zioni, sperdute lontano dai grandi centri, le invocanocome il mezzo potente e forse unico per l'acquisto e losviluppo della civiltà.

Queste grandi opere pubbliche e il risanamento ma-gnifico e completo della Capitale Federale per operadell'illustre dottore Osvaldo Cruz, orgoglio della suaPatria, dalla terribile febbre gialla, che pochi anni fala rendeva spopolata, lo sventramento dei vecchi cen-tri, l'ardore del progresso, le molteplici istituzioni dibeneficenza, che hanno fatto chiamare il Brasile « unpaese sopratutto caritatevole », accordando a questarepubblica l'elogio maggiore che si possa fare di unpopolo ; destinano la giovane nazione latina a dive-nire il centro d'una grande civiltà.

CAPITOLO Vili.

// Capitolo degli Emigranti,

Avvertimenti.

Da tutto il volumetto, scritto con amore di patria econ desiderio di verità, i nostri emigranti comprende-ranno quanto sia grave il passo che stanno per fareallorché si decidono di abbandonare la terra ove nac-quero, le proprie abitudini, la famiglia, gli amici ;quanto insomma fino ad oggi costituì la loro esistenzapiù o meno triste; e comprenderanno anche quantosieno serii i doveri di fatica, d'onestà, di sacrificio edi forza a cui s'apprestano. Ne risulti almeno, permolti italiani, una maggiore coscienza d'azione, unpiù vivo sentimento di responsabilità e siano essi in-dotti a scegliere con libertà, sì, ma con prudenza.

Io ho già dimostrato, per via di fatto, che l'emigra-zione nel Brasile interessa particolarmente il colono ;ma ho anche manifestato come l'ideale migliore, perla nostra colonizzazione agricola, sia quella del colonoproprietario; ho anche detto come la causa prima emaggiore d'ogni danno sia l'ignoranza. L'emigrantenon ne ha colpa se commette errori quando nessunol'ha messo in condizioni da evitarli. In patria, dovrem-mo, prima d'ogni altro, curare seriamente l'istruzionee l'educazione degli italiani e specialmente del colono

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il quale ha però ii dovere d'informarsi scrupolosa-mente, prima d'emigrare, delle condizioni del paesein cui intende recarsi, del genere di lavoro che vi puòtrovare, del modo con cui s'è trattati, dai compaesaniche vi andarono- prima di lui o dai Comitati manda-mentali o comunali per l'emigrazione, dei quali par-lerò più ayanti; meglio ancora da quelli.e da questi;insomma da fonti coscienziose e sicure; e non devefidarsi, come fa spesso, ingenuamente ed anche Scioc-camente, del primo venuto.

Queste pagine, sono in gran parte per lui ed egli, sesfortunatamente non sa leggere, se le faccia leggereda un compagno; imparerà tante cose neoessarie e giu-dicherà con la sua testa, anziché con quella degli altri,se gli sarà vantaggioso partire, o più vantaggioso an-cora rimanersene nel suo paese.

In quanto agli operai essi pure apprenderanno, dallepagine precedenti, come nel Brasile le industrie sienoancora, in genere, troppo all'inizio per poter richiedereun gran numero di lavoratori e per poterli compensarelargamente. Quando si conosce una via, così nei suoipericoli come nei suoi vantaggi, è più facile e ragio-nevole la scelta ; le illusioni cedono il posto alla realtà,le forze misurano la propria potenza per poter com-battere e. riuscire e l'uomo diviene cosciente dei suoiatti e prepara in se stesso le qualità migliori per poteraffrontare dignitosamente e vittoriosamente le diffi-coltà immancabili in qualunque campo. Però una ve-rità campeggia sicura e gigantesca : per affrontare, conmaggiore probabilità di successo o il lavoro dei campio quello dette industrie, occorre il capitale. E dato checiò non è ancora voluto dai nostri capitalisti, commer-cianti ed industriali e non è in potere di un solo indi-viduo il quale affronta appunto le amarezze della sepa-razione e della lontananza 'per infelici condizioni eco-nomiche, l'opera jo comprenderà l'importanza assolutadi conoscere, prima d'affidarsi ài caso, il Brasile inquanto riguarda il' lavoro, il compenso, le condizionimateriali e morali di vita,'lo sviluppo dei centri cólo-

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niali ove le industrie già iniziate e rigogliose possonoassicurargli grandi probabilità di trovare lavoro e disvolgere le proprie energie con sicurézza di un buoncompenso. Sarebbe dunque imprudente partire a caso,senza anticipazioni; senza consigli certi e fidati edesporsi quindi, all'arrivo, per un tempo più o menolungo, ad una mancanza di lavoro, cosa tanto piùpenosa in quanto la vita delle città brasiliane è costo-sissima.

Ma coloro che più specialmente bisogna premunirecontro le illusioni e l'inesperienza, sono i numerosis-simi giovani i quali, sentendosi energici e volonterosied insofferenti di vivere in patria, nelle modeste con-dizioni d'un'industria o d'un commercio a cui non pos-sono dare vivo impulso, per mancanza di capitale,immaginano di trovare chi sa quale meraviglioso im-piego dirigente nelle amministrazioni industriali ecommerciali della Repubblica sud-americana.

Nel Brasile, invece, appunto per la relativa man-canza d'industrie, o per lo stato troppo iniziale di al-cune di esse, non difettano né contabili, né impiegatidi commercio o d'amministrazione ; anzi la lotta perla vita, in questo campo, è così viva quanto nella no-stra vecchia Europa, ed anche le professioni liberali,per lo sviluppo dell'istruzione d'ogni grado, incomin-ciano ad essere ingombranti. Soprattutto dunque gliagricoltori ed i così detti braccianti son certi di tro-var lavoro appena sbarcati; però a condizioni più omeno fortunate a seconda dell'accortezza avuta pri-ma di partire dall'Italia e secondo ciò che risulta daquesto volumetto, il quale s'è appunto interessato, inispecial modo, della vita agricola. Per i braccianti oper certi speciali operai, i lavori pubblici e privati (edi-fici, ferrovie, ponti, fognature, pavimentazione, con-dutture d'acqua, ecc.) per il progresso che si sta svol-gendo attivo nel Brasile, si moltiplicheranno, avvi-vando così il bisogno ed il valore della mano d'opera,mentre le città presentano oggi condizioni tali di salu-brità e d'igiene da rassicurare chiunque e da sostenere

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il paragone colle città europee meglio organizzate sottoquesto punto di vista. Così, per esempio, i nostri ope-rai dovrebbero interessarsi dello sviluppo' progressivodei centri brasiliani negli stati ancor poco affollati ;ad esempio nell'Amazzonia, essendo tutto in forma-zione, si ricerca molto e si compensa bene l'opera deimuratori, dei fabbricanti di mattoni, dei fornaciai, deimanovali, degli scalpellini, dei lattonai, dei coltellinai,degli imballatori, dei funajuoli, degli arrotini, dei pit-tori, dei calafati, ecc. ; come avviene anche per i cuo-chi, i domestici, i caffettieri, i pasticcieri, i trattori, ibarbieri e simili e, finalmente, il grande sviluppo dellanavigazione fluviale rende molto ricercati gli operaimeccanici ed i macchinisti.

Ma, perché questi lavoratori potessero facilmenteavviarsi nell'Amazzonia, occorrerebbe stabilire conquelle terre una speciale navigazione nostra, la qualeporterebbe anche un grande vantaggio al commercioitaliano.

Il bisogno che i Brasiliani sentono del nostro con-corso di lavoratori intelligenti, sobri, energici, non èmeno intenso della necessità che noi sentiamo d'im-piegare, nel Brasile, l'esuberanza delle nostre forzefisiche ed economiche. Da questo ha origine il nobilesogno per la nostra migliore colonizzazione nella Re-pubblica di qualche illustre italiano che ha studiatoprofondamente e amorosamente il problema emigra-torio, riguardante in ispecial modo gli operai ed i co-loni ; cioè d'una cooperativa in Italia di operai capita-listi o divenuti tali nel corso di più anni d'economieaccumulate. Da questa Associazione dovrebbe ognianno staccarsi un gruppo di cento, mille o duemilapersone; in modo che gli uni fossero i pionieri deglialtri ed insieme le guide sincere, costanti, solidali ;uniti tutti da un sol patto per un solo scopo; quellocioè di consacrare, con la fondazione di tanti centriagricoli, intorno ai centri commerciali ed industriali,nei luoghi ove è più sicuro e magnifico il compensodel terreno, la fortuna del loro lavoro, della nostra

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emigrazione in genere e del commercio italiano nelBrasile ed in Patria.

Queste società-agricole, commerciali ed industrialicooperative fra italiani, avrebbero anche il vantaggiodi cementare i sentimenti di nazionalità e di patriotti-smo, di solidarietà fra i connazionali nostri che, pur-troppo, su quelle terre lontane, invece di cercarsi fra-ternamente per cooperare insieme al comune benesseree alla protezione e difesa dei più disgraziati, si isolanocon odiose distinzioni regionali che, spesso, special-mente nelle città, originano discordie e sorde lottedannosissime, perpetuando quasi il maledetto smem-bramento a cui l'Italia soggiacque nei secoli passati.Molti emigranti nostri non partirebbero allora affi-dati alla ventura, non rimarrebbero o> senza lavoro,o abbandonati nella miseria più crudele o costretti,per fame, ad affrontare condizioni penose di faticheesorbitanti e privazioni spaventose. La legge con-danna è vero nei suoi articoli lo sfruttamento; masenza efficacia per le difficoltà materiali d'esecuzione,in luoghi lontanissimi tra di loro e dai centri, sfug-genti per la stessa solitudine alla protezione legale.Né gli emigranti rimarrebbero ingannati da infamisfruttatori od-imbroglioni i quali, non di rado, ap-profittano della loro ignoranza e miseria per perderli.E forse questo sarebbe un buon mezzo anche perché,nelle colonie nostre, non mancassero scuole o almenocattedre ambulanti per portare l'istruzione ovunque especialmente fra quei gruppi della nostra gente i qualirimangono lontani da ogni città per otto, dieci e piùmesi per i lavori di sterro, di canalizzazione, di gal-lerie, ecc. Né avverrebbe il fatto così frequente fra imoltissimi nostri coloni analfabeti, di non sapere nep-pure che, anche in terra straniera, v'è chi rappresental'Italia, un uomo che ha il dovere di consigliarli, diajutarli e di proteggerli appena lo domandino. Peressi, fin dal momento in cui la nave, che li portò sullaspiaggia lontana, lascia gli ormeggi, si spezza ognilegame colla terra natia, dalla quale a poco a poco di-

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nienticano persine la lingua. La colpa non è tutta loro;finché le scuole italiane per gli adulti e per i fanciullinon si moltiplicheranno in certe regioni della nostrapatria e nel Brasile, non sarà possibile, nonostantetutte le leggi di protezione, preparare lavoratori chepossano far fruttificare la loro intelligenza e virtù dilavoro e sappiano difendere se stessi, né si potrannoformare nuclei prosperi di gente italiana, colonie fio-renti per agricoltura, commerci ed industrie e perbenessere economico, intellettuale e morale; né sicreerà mai la vera patria italiana all'estero, quell'Ita-lia coloniale, degna del suo passato glorioso1, che, su-gli oceani, colle antiche navi superbe delle repubblichenostre, fece sfolgorare, sui popoli edi in patria, lucedi ricchezza, di potenza e di civiltà.

Norme pratiche per eh! emigra al Brasile.

Dalla scelta del luogo di destinazione può dipenderedunque la sorte favorevole o sfavorevole dell'emigran-te. Per le informazioni necessarie l'emigrante deverivolgersi .ai Comitati che si trovano generalmente neiMandamenti ed anche nei Comuni i quali alimentanouna forte emigrazione. Questi comitati sono compostidal pretore o dal giudice conciliatore, dal sindaco odi chi ne fa le veci, dal curato, d'un medico e d'unrappresentante di società operaje e ricevono dal Re-gio Commissariato dell'emigrazione ài Roma le noti-zie precise e pratiche che possono servire a chi emigra.Se però questi comitati non funzionassero in modoregolare ed efficace, l'emigrante potrà rivolgersi o di-rettamente al R. Commissariato dell'emigrazione diRoma od anche ad alcune società private che lo con-siglieranno gratuitamente e senza nessuna idea di gua-dagno o d'inganno.

Queste sono :i°. La Società Dante Alighieri (Sede Centrale di

Roma, Via della Stelletta, 23).

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, 2". Congregazione dei missionari di San Carlo pergli emigranti italiani (Piacenza).

3°. Salesiani di Don Bosco (Torino, Valdocco).4°. Società Umanitaria (Milano, Via San Bar-

naba, 38).5°. Segretariati del popolo e dell'emigrazione (a

Udine, Belluno, Biella, Bologna, Feltre, Lucca, Ro-vigo, Verona, Gravellona Toce, Intra, Parma, Man-tova, Reggio Emilia). L'emigrante può rivolgersi aquello più vicino al suo paese.

6°. Asilo 'per gli emigranti (Palermo, Via V. Ema-nuele, Piazza Cavallo Marino, presso lo scalo d'im-barco). 1

7°. Patronato -per gli emigranti in Genova. Que-sto Patronato assiste tutti gli emigranti prima dell'im-barco a Ponte Federico Guglielmo.

8°. Regio Commissariato dell'Emigrazione a Ro-ma. L'emigrante, come ho già detto, potrà chiedereper lettera, con suo grandissimo vantaggio, le infor-mazioni sul paese in cui intende immigrare e tutte lenotizie che gli possono essere utili.

Chi può emigrare,

Solo in alcuni casi speciali l'emigrazione è impedita;così, oltre gli iscritti di leva di terra e di mare checompiono entro l'anno l'età di 18 anni e che per emi-grare debbono ottenere il permesso dal prefetto a dalsottoprefetto (quelli di terra), o dal capitano di porto(quelli di mare) ed oltre i militari di prima categoriadell'esercito che si trovino in congedo illimitato e che.se non hanno compiuto il 28° anno di età, debbono, peremigrare, ottenere il permesso dal comandante delDistretto, e se non hanno compiuto il 32° debbono no-tificare la loro partenza alla stessa autorità; non pos-sono emigrare quelli che debbono scontare una penao sono sotto processo ; quelli che partono lasciandoin abbandono o prive di sussistenza persone a cui per^egfgfe debbono provvedere; i minorenni se non otten-

5- - Ficcala storia del popolo Tn-asiliano.

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gono il permesso dei genitori, o di chi ne fa le veci',o, in mancanza, del pretore, o del giudice concilia-tore; i ragazzi d'età inferiore a 15 anni quando c'èragione di credere che vengano condotti all'esteroper impiegarli in industrie pericolose o nocive allasalute e le donne minorenni quando vi sia timore chesi vogliano trarre al cattivo costume. La legge pu-nisce severamente tutti coloro che favoriscano, o pro-curino l'emigrazione di quelli che per le ragioni espo-ste non possono uscire dal Regno.

Passaporto.

Quando l'emigrante abbia preso tutte le informa-zioni necessarie ed abbia definitivamente stabilito dipartire, deve procurarsi il passaporto per l'estero. Quel-lo per l'interno del Regno non serve a nulla. Per otte-nere questo passaporto egli deve domandarlo a voce oper iscritto (in carta semplice) al Sindaco del Comune.Sulla domanda in carta libera deve scrivere, per otte-nere il documento gratuitamente : « emigrante a scopodi lavoro ». Il Sindaco, dopo aver dato il suo nullaosta, trasmette la domanda coi documenti prescrittialle Autorità competenti (Prefetto e Sottoprefetto) chesono obbligate a rilasciare il passaporto entro 24 ore,non compresi però in questo termine i giorni festivi.Sul passaporto possono essere iscritti, col capo di fa-miglia, la moglie, i genitori ed i figli; col tutore i suoiamministrati ; col fratello maggiorenne i fratelli minorie le sorelle non maritate conviventi con lui. // passa-porto è obbligatorio per tutti e senza di esso non sipuò ottenere il biglietto d'imbarco; inoltre è necessa-rio per le operazioni di leva ; per trovar lavoro e allog-gio; per presentarlo agli impiegati ferroviarii per ri-tirare lettere o vaglia alla posta, per provare l'identitàpersonale ecc. Il passaporto è valido per tre anni. L'e-migrante deve tenerlo sempre con sé e non cederlo anessuno. . .

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Certificati di vaccinazione.

Tutti i minorenni, fino a 16 anni, sono obbligati adavere, oltre il passaporto, il regolare certificato di vac-cinazione o di sofferto vajuolo e lo debbono mostrareagli ufficiali sanitari incaricati a ciò nei porti d'im-barco. Sarebbe bene che tutti, anche gli adulti, si vac-cinassero almeno 15 giorni prima di partire dal pro-prio paese, non solo per essere preservati dal vajuoloche facilmente può minacciare la vita in questi viaggicosì lunghi e fra tanta gente; ma anche perché, se lavaccinazione è fatta a bordo, si può essere attaccatidalla febbre durante la traversata o sbarcare col brac-cio gonfio in modo che l'emigrante non potrebbe de-dicarsi immediatamente al lavoro.

Libretti di lavoro.

<r Per i minorenni, oltre il certificato di vaccinazione,è obbligatorio il libretto di lavoro, che è rilasciato gra-tuitamente dal Sindaco.

Biglietto d'imbarco.

L'emigrante non deve vendere le proprie masserizie,la casa o il pezzo di terra che possiede, né abbandonareil lavoro, prima d'aver ricevuto realmente il bigliettod'imbarco per una determinata partenza. Per ottenerlochieda al Comitato mandamentale o comunale qualisieno i piroscafi in partenza per il paese dove intenderecarsi, a quali Società di navigazione appartengono,quale sarà approssimativamente la durata del viaggioe quale il prezzo del biglietto, dal porto d'imbarco aquello di sbarco. Tutte queste indicazioni sono conte-nute nel manifesto delle partenze che il Commissariatod'emigrazione invia mensilmente ai Comitati per l'emi-grazione. Questi Comitati hanno per lo più sede nel pa-lazzo municipale. I prezzi dei biglietti sono approvati,

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nell'interesse degli emigranti, dal Commissariato. I bi-glietti d'imbarco possono essere venduti solo dai vetto-ri (Società di navigazione o armatori di bastimenti) odalle persone che li rappresentano legalmente. L'emi-grante non deve pagare nulla, nemmeno a titolo dianticipazione se non ha avuto il biglietto; quandol'avrà ricevuto potrà pagarlo per intero o solo in parteal rappresentante con cui ha contrattato l'imbarco, ri-servandosi di pagare il residuo nel porto di partenza ;però dovrà sempre prender nota sul biglietto stessodel pagamento fatto, o parziale o totale. Oltre il prezzodi trasporto o nolo, egli non deve pagare senserie ocompensi per nessun motivo.

I bambini, fino all'età d'un anno non compiuto, sonoimbarcati gratuitamente; quelli da un anno a 5 anni(non compiuti) pagano un quarto di posto; quelli chehanno compiuti 5 anni e son minori di io, paganomezzo posto; quelli che hanno compiuti i io anni de-vono pagare un posto intero. L'età si desume dal pas-saporto. Il biglietto d'imbarco da diritto all'emigrantedi essere sbarcato, col proprio bagaglio, direttamentenella panchina di scalo, al porto di destinazione.

L'emigrante deve regolare la sua partenza in mododa giungere al porto d'imbarco nella vigilia, oppurela mattina del giorno in cui il piroscafo deve partire,poiché le spese di vitto e d'alloggio sono a carico delvettore solo dal mezzodì del giorno anteriore a quellostabilito nel biglietto per la partenza, fino al giorno incui la partenza avvenga ; se l'emigrante giungesse alporto d'imbarco, parecchi giorni prima di quello ante-cedente alla partenza, egli dovrebbe provvedersi inquel tempo di vitto e d'alloggio a sue spese. Prima dipartire dal suo paese è utilissimo che l'emigrante sisottoponga ad una visita medica. Se egli sapesse qualiscene di disperazione si svolgono nei porti d'imbarcoe peggio di sbarco in America, quando i medici devonorespingere un membro della famiglia per malattia,comprenderebbe la somma importanza di questa miaraccomandazione. Inoltre è bene che ritardino di par-

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tire i convalescenti di malattie febbrili (tifo, mala-ria, ecc.), i giovani che non sono ancora sviluppaticomplètamente e che nei nuovi paesi dovranno darsi agravi fatiche, i malati di petto, le donne che debbonodiventar madri, insomma quanti non si trovino in otti-me condizioni di salute e non abbiano una robustacostituzione fisica.

Nei porti d'imbarco.

L'emigrante, giunto dal suo paese a uno dei porti diimbarco, a Genova, o a Napoli, o a Palermo, o a Mes-sina, troverà alla stazione ferroviaria un incaricato dellaSocietà di navigazione, che lo accompagnerà agli uf-fici dei passeggeri di 3* classe per ritirare il bigliettod'imbarco e quindi, finché non siano' costruiti gli'Asili per gli emigranti, simili a quello di Palermo,egli verrà condotto in alberghi speciali, che sono auto-rizzati dal R. Ispettore dell'Emigrazione. O nell'A-silo o in questi alberghi, che sono sorvegliati dal Pre-fetto, dall'Ispettore dell'Emigrazione, da un medicoper la pulizia dei locali e la qualità dei viveri, gli

" emigranti che hanno il loro biglietto d'imbarco sa-ranno alloggiati e mantenuti gratuitamente dal mezzo-dì della vigilia del giorno fissato per la partenza finoal momento in cui la partenza avviene veramente.Intanto gli emigranti custodiscano bene il loro dena-ro, non lo consegnino a persone sconosciute e nonricevano assolutamente denaro da nessuno in custodia,perché è proprio così che i ladri li spogliano nei portid'imbarco attuando giornalmente quei furti speciali,chiamati truffe all'americana. Gli emigranti dunquenon consegnino né accettino denaro, assolutissima-mente; né facciano spese inutili che nei porti d'im-barco sono molto forti ; pensino invece che all'estero,lontano dalla patria, sentiranno più che mai urgenteil bisogno di denaro. Sarebbe bene invece che essiaffidassero i propri denari al Banco di Napoli o aduno dei suoi rappresentanti che, per legge, sono auto-

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rizzati a spedire i risparmi degli emigranti. Al mo-mento della partenza dall'Italia il Banco consegna, a ,chi fa il versamento del suo denaro, vaglia (chèques) 'che sono esigibili in America presso i rappresentantidel Banco stesso, senza dover nulla pagare per l'in-casso.

Ed anche per tutte queste formalità forse è bene cheio dia uno specchietto degli indirizzi utili nei variiporti nostri d'imbarco, perché l'emigrante conosca consicurezza dove debba rivolgersi e sfugga quindi asso-lutamente i soliti amici improvvisati, eppure così stra-ordinariamente premurosi e cortesi.

Indirizzi utili a Genova.

Regio Ispettore d' Emigrazione. — (Via S. Benedetto,, n,presso la Stazione ferroviaria di Piazza Principe).

Comitato genovese di patronato per gli emigranti •— (tra ViaGaribaldi e Piazza Fontane Marose, presso l'Associazione Li-gure Cristoforo Colombo e al Ponte Federico Guglielmo).

Comitato della Società « Dante Alighieri » — (Galleria Maz-zini).

Missionari del porto. — (Salita Montebello, 7, int. 8: si saleda Via Balbi).

Uffici postali e telegrafici. — (in principio di Via Balbi ; inPiazza. Annunziata; in Via Roma; in Piazza Umberto I, ecc.).

UFFICI DELLE COMPAGNIE DI NAVIGAZIONE i).

Navigazione Generale Italiana. — (Salita S. Giovanni di Pre,Piazza Acquaverde).

Società « La Veloce » — (Via Garibaldi e Salita S. Giovannidi Pre, negli Uffici della Navigazione Generale Italiana).

Società « Italia » — (Via XX Settembre, 34 ; Via Fontane, io,int. 4).

Lloyd Sabaudo. — (Direzione: Salita S. Siro, 105, per pas-seggieri di 3a classe, Via Balbi, 117-119).

Llyod Italiano. — (Piazza Principe).La Ligure Brasiliana. — (Via Balbi, 13).Transports Maritimes. — (Via Balbi, Salita S. Brigida, 2).Companhia Transatlantica de Barcelona. — (Via Balbi : Salita

S. Brigida, 2).

i) I piroscafi appartenenti alle Società di Navigazione, ita-liane od estere, partono generalmente da Genova.

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Indirizzi utili a Napoli.

Regio Ispettore d' Emigrazione. — (Vico delle Gavine aDuomo, 45 : presso allo Scalo dell'Immacolatella Nuova).

Ponte d'imbarco e baraccone per la vaccinazione.Comitato della Società « Dante Alighieri ».Ufficio del Banco di Napoli incaricato dei vaglia per gli emi-

granti. — (Via Marina Nuova, 93: di fronte alla Capitaneriadi porto, a breve distanza dal R. Ispettorato dell'Emigrazione).

Comitato Comunale per l'emigrazione.

Indirizzi utili a Palermo.

Regio Ispettore d'Emigrazione,Società di Patronato per gli Emigranti.Comitato della Società « Dante Alighieri ».Asilo per gli emigranti. — (Via Vittorio Emanuele, Piazza

Cavallo marino).

Il bagaglio.

Per il trasporto dei bagagli l'emigrante pagherà uncompenso fissato dalla tariffa approvata dall'ispettored'emigrazione. Prima che gli emigranti siano ammessiall'imbarco, i loro bagagli e specialmente bianche-ria, vestiti, ecc., vengono disinfettati; questa disinfe-zione è indispensabile per la buona salute dell'emi-grante stesso e di tutti i compagni di viaggio, perciòegli non ceda ai consigli o degli ignoranti o dei bric-conr^he, con il pretesto bugiardo che gli oggetti sisciupano per la disinfezione, si fanno dare un compen-so per sottrarli alla disinfezione stessa. L'emigrantedeve convincersi che il più gran tesoro ch'egli possie-de, quando abbandona la patria per cercare lavoro,è proprio la salute e che deve custodirlo gelosamentecoll'igiene, colla temperanza, con la scrupolosa puli-zia. Ed anche per questo egli non deve mettere nel

.proprio bagaglio oggetti sudici, o sostanze alimentarisoggette a guastarsi, né recipienti fragili ripieni diolio, vino, liquori, ecc., che, uscendone, potrebberoinsudiciare biancheria e vestiti.

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Ogni emigrante ha il diritto di portare con sé neidormitori una parte del bagaglio che non oltrepassi involume un decimo di metro cubo e deve riporre in Iesso la provvista di biancheria che possa bastare pertutto il tempo del viaggio, cambiandola almeno duevolte la settimana. La pulizia soprattutto dunque !

Condotta da tenersi a bordo.

Gli emigranti salendo a bordo, devono rispettarsireciprocamente, trattare le donne ed i fanciulli con ri-guardo, evitar liti e discorsi sconvenienti, osservarescrupolosamente l'onestà, l'ordine, l'educazione, lapulizia personale. Sul piroscafo vi sono appositi localiove l'emigrante può fare il bagno e vasche d'acquadolce per lavare la biancheria.

Bisogna osservare le regole d'igiene sempre, anchequando il mare cattivo rende indolenti, poiché soloper esse si può conservare la salute. Ogni emigrante,per sfuggire alla tentazione del giucco e al pericoloche il denaro gli venga rubato, dovrebbe consegnare al"Commissario di bordo i denari ed i valori che gli sa-ranno restituiti al porto di sbarco, presentando la ri-cevuta che ebbe nel momento della consegna.

Il Comandante ha affidate le vite, le sostanze, le mer-ci e la nave in viaggio; mantiene l'ordine, la pulizia,la decenza a bordo della nave che comanda ; e quinditutti quelli che sono imbarcati, dagli ufficiali all'equi-paggio e ai passeggeri, gli debbono rispetto ed ob-bedienza.

Il Regio Commissario è generalmente un capitanoo tenente medico della Regia Marina e, per la leggedell'emigrazione del 31 maggio 1901, deve viaggiaresu tutte le navi addette al trasporto degli emigrantiper sorvegliare affinchè sia esattamente eseguita lalegge che il nostro Governo ha emanato per la lorotutela. L'emigrante perciò deve rivolgersi a lui perqualsiasi bisogno e per le giuste lagnanze, che devonoessere fatte con moderazione e rispetto; non gli sarà

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mai difficile trovarlo poiché, se è medico, egli trovasinelle ore di visita nell'ambulatorio; oppure, in quasitutte le ore della giornata, per il bordo, dove gira perla necessaria sorveglianza ; prima della distribuzionedel rancio in cucina, per assicurarsi che il vitto sia dibuona qualità ben conservato e ben preparato ; di notteper i dormitori, ove farà la ronda. Anche a lui, cherappresenta la Patria, la protezione, la tutela dei diritti,si,, dovranno il massimo rispetto e la migliore obbe-dienza.

Consigli pratici per mantenersi sani.

L'emigrante nel viaggio deve mangiare moderata-mente e muoversi spesso per ajutare la digestione esoprattutto deve fare bagni frequenti e cambiare labiancheria due volte la settimana, tenere per sé il va-sellame per mangiare e bere, conservarlo ben pulito,non attaccar mai la bocca ai rubinetti dell'acqua maservirsi del proprio bicchiere ; non dormire di nottein coperta anche se sono stese le tende, per non amma-larsi di reumatismi, d'influenza, di malaria, ecc. Senella cuccetta facesse troppo caldo sarebbe bene ch'e-gli passeggiasse in coperta e dormisse poi nel pò-,meriggio. Coloro che in patria furono malati di ma-laria dovrebbero prendere, dopo le isole Canarie, qual-che dose di chinino. In quanto ai bimbi, i genitoridevono sorvegliarne con cura la pulizia ed il modod'alimentazìene. La loro mortalità è frequentissima abordo appunto perché non sono mantenuti abbastan-za puliti ; perché si danno loro liquori, carne di majalee frutta e cibo in quantità esagerata. Appena essi accu-sino un leggero malessere, i genitori devono ricorrereal medico e, in quanto ai bambini lattanti, le mammedebbono continuare l'allattamento a bordo con mag-giore premura, e se, col cambiar di vita e d'abitudine, illoro latte diviene cattivo, debbono parlarne al dottoree ricorrere al biberon (che manterranno scrupolosa-

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mente pulito) e al latte sterilizzato, che sarà fornitogratuitamente dalla farmacia di bordo.

No, non sarà vergogna dire : « Non ho più latte chebasti alla mia creatura », ma sarà colpa lasciarla de-perire ed ammalare e forse perderla. :

Ala non basta che l'emigrante pensi solo a sé ed aisuoi ; è doveroso che pensi anche a quelli che viaggia-no insieme con lui, come a fratelli i quali ubbidisconoalla stessa legge imperiosa della necessità, e a quellabenedetta del lavoro. Perciò non curerà egoisticamentela sola sua salute, ma non sputerà per esempio qua elà, non getterà gli avanzi del cibo, le bucce d'arancie di limoni in coperta dove i poveri emigranti, che nonhanno il denaro per pagare l'affitto del sedile, soncostretti a rimanere accoccolati tutto il giorno. Nébutterà in mare il pane buono, la minestra, la carne.Quanti affamati maledirebbero a quel disprezzo sevedessero !

Partenza.

I vapori da Genova (porto da cui generalmente siparte per l'America del Sud; quindi pel Brasile e perl'Argentina) lasciano di solito il Ponte Federico Gu-glielmo di sera, quasi per augurare all'emigrante chela notte, col sonno, ne calmi l'amarezza del distaccoe dell'addio. Al mattino seguente si naviga in pienogolfo di Leone, finché dopo circa 18 ore i vapori (spe-cialmente quelli francesi) toccano Marsiglia.

Marsiglia.

Qui i passeggeri potrebbero sbarcare ; ma siccomedovrebbero sopportare le spese necessarie ed è inveceutilissimo che risparmiilo tutto il denaro che possie-dono, è consigliabile che rimangano a bordo o se an-che, avendo là qualche parente, desiderino^ rivederlo,s'informino al R. Commissario dell'ora stabilita perla partenza, contrattino il prezzo d'andata e ritorno col

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barcajuolo in presenza di qualcheduno di bordo; ri-cordino il numero della barca, paghino il barcajuolosolo al ritorno e tornino al piroscafo prima dell'orastabilita per la partenza.

Barcellona.

Molti vapori italiani e tutti quelli spagnuoli non toc-cano Marsiglia; ma, dopo quasi un giorno di naviga-zione da Genova, toccano Barcellona. Anche qui, perinviare notizie ai parenti ed agli amici, non occorresbarcare; si consegna la corrispondenza al R. Com-missario o si imposta direttamente nell'apposita cas-setta, che viene sempre esposta in coperta quando* si èin vicinanza dei porti. L'emigrante anche qui non de-ve fare acquisti poiché tutto è costosissimo, menoaranci e limoni che costano poco e sono eccellenti.

Stretto di Gibilterra.

Da Barcellona allo stretto di Gibilterra si costeg-gia la Spagna, il cui contorno orientale spicca netto, seil ciclo è chiaro. Si arriva allo Stretto dopo tre giornida Genova, dopo due da Barcellona ; esso non è oggipericoloso poiché, se vi è nebbia, il piroscafo procedecon molte cautele, mentre la sirena fischia per avver-tire del suo passaggio gli altri piroscafi. Dico ciòperché di solito, a questo punto, gli emigranti s'al-larmano e si raccomandano a Dio, mentre i furbi ap-profittano di tale ansia per raccogliere elemosine che,secondo essi, servono per propiziarsi il Signore.

Nell'Oceano Atlantico.

Passato lo stretto di Gibilterra ove i vapori si forni-scono solo di carbone, s'entra nell'Oceano Atlantico eallora, per le forti ondate e pei movimenti del piro^scafo, i più deboli ammalano e molti di quelli, che ilmal di mare non aveva ancora colpito, incomincianoa soffrire. Ricordi l'emigrante che è bene non farsi

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cogliere dagli sforzi del vomito a stomaco vuoto, per-ché si soffre di più ed è utile succhiare un pezzo dilimone, mettersi nella posizione orizzontale che sol-leva un poco e non fumare assolutamente.

• (Santa Cruz.

Dopo 5 0 6 giorni da Genova si scorgono le mon-tuose isole Canarie che si trovano a poca distanza dallecoste occidentali dell'Africa. Qui alcuni vapori fannolo scalo per fornirsi di carbone alla capitale delle isole,Santa Cruz, dove, se l'emigrante vuoi scendere, puòcomperare solo frutta, canarini e pesci ; non comperiperò assolutamente carne di majale, né dia frutta aibambini che, per la temperatura più elevata delle re-gioni a cui il piroscafo s'avvicina, ammalano' facil-mente e gravemente. Il vapore può anche far carboneai porto d'un'altra cittadina dell'isola Gran Canaria,cioè a Las Palmas. Anche qui si vende molta frutta.

San Vicente.

I vapori, che non hanno fatto carbone a Santa Cruzde Tenerifa, né a Las Palmas, si dirigono alle Isole delCapo Verde, anch'esse a poca distanza dalle coste afri-cane e che si scorgono dopo 8 0 9 giorni da Genova.La più importante di esse è quella di S. Vicente cheha un forte deposito di carbone ma che, essendo aridaed incolta, importa il necessario per l'alimentazione deisuoi abitanti dalle isole vicine e quindi offre merci diprezzi elevatissimi. L'emigrante deve vincere perciòogni tentazione quando, a bordo o intorno alla nave,s'adunano, appena il vapore è messo in libera pratica,i venditori d'aranci, di banane, di noci di cocco, d'om-brelloni, ventagli, stuoje, vesti, pappagalli, ecc.

Dakar.

I vapori francesi, invece dei porti che ho nominato,toccano Dakar, bello e sicurissimo sulle coste del Se-

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negai, colonia francese in Africa; ma luogo ove do-minano le febbri malariche, per cui gli emigranti nondebbono dormire di notte sopra coperta, né buscarsile punture delle zanzare ; ma prendere qualche dosedi chinino, chiedendolo al R. Commissario, per potersfuggire alle febbri a cui molti vanno soggetti fra leisole del Capo Verde e l'Equatore.

Traversata dell'Atlantico.

Dopo aver toccato o l'uno o l'altro di questi portidella costa africana, la nave comincia definitivamentela traversata dell'Oceano Atlantico; mentre il caldocresce, il vento cessa e la noja sembra aumentare. Quiè più che necessario prendere il bagno per rafforzare ilcorpo e moversi per rinfrancarsi dall'infiacchimento.Quattro o cinque giorni dopo Capo Verde si passa l'E-quatore, che è un circolo immaginario il quale divide ilglobo terrestre in due parti uguali : nell'emisfero norded in quello sud.. L'Italia nostra, con tutta l'Europa,con parte dell'Asia e dell'Africa, coli'America setten-trionale e centrale trovasi in quello settentrionale ; ilBrasile, l'Argentina, con tutta l'America meridionale,e il resto dell'Africa e l'Oceania si trovano nell'emi-sfero meridionale. Quando si passa questa linea (cosìla chiamano a bordo) si fa un po' di festa. Dopo ungiorno dal passaggio dell'Equatore i vapori direttial Brasile scoprono l'isola di F emanato Noronha, diforma bizzarra, e bellissima per la vegetazione ma-gnifica. Poi, a poco a poco si scorge al Capo Frio laterra; e dopo qualche ora il Fan de Zucar (pane dizucchero), lo scoglio' caratteristico di fronte alla in-cantevole baja di Rio de Janeiro, poco lontano dallabellissima capitale del Brasile.

Lo sbarco. y

Quando il piroscafo giunge al porto d'arrivo puòessere talvolta vietato agli emigranti, per ragioni aloro utili, di sbarcare subito coi viaggiatori ; in questo

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caso essi non devono impazientirsi, ma subire la visitamedica e tutte quelle formalità che, essendo loro van-taggiose, ancora parlano della patria e del suo affetto.Ed invece di mettersi in ansia scioccamente per ledomande che i funzionari governativi fanno per pro-teggerli, a scopo d'informazione, devono guardarsi da-gli speculatori, che di solito circondano con mille in-ganni i nuovi arrivati. Se l'emigrante non è atteso daun amico conosciuto e fidato o da un parente, deve ri-volgersi esclusivamente al Consolato italiano o agliuffici o società italiane di protezione e d'avviamentoal lavoro per avere tutte le informazioni di cui abbi-sogna. L'emigrante deve pensare che sempre, nei pae-si nuovi, nonostante la vigilanza della polizia, è cir-condato da continui pericoli, perciò non dia retta aipremurosi che si spacciano per compatrioti o amicidei suoi conoscenti e gli promettono ajuto, consiglio,ecc., ecc., né affidi a nessuno, quando avrà una picco-la somma, il suo danaro ; ma solo come già dissi alrappresentante all'estero del Banco di Napoli, a cui fudata per legge la facoltà di raccogliere ed inviare inpatria i risparmi degli emigranti. Dalle autorità con-solari italiane all'estero l'emigrante potrà conoscere ilnome del vero corrispondente del Banco di Napoli, ARio de Janeiro hanno sede il Consolato d'Italia ed unPatronato di difesa degli emigranti italiani sostenutodal nostro Governo per fornirli di informazioni sicuree coscienziose e in ispecial modo, ciò che importa mol-tissimo, sulla puntualità più o meno precisa dei fa-zendeiros nei loro pagamenti.

Avvertenze speciali.

Chi emigra dev'essere sano e robusto e deve guar-darsi sempre dagli eccessi di qualunque specie perchéle spese per il medico e le medicine sono nel Brasile

1molto gravose. La famiglia dell'emigrante dovrebbeessere composta d'almeno quattro persone capaci dilavorare; perciò le famiglie composte di marito, mo-

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glie e piccini « non devono » emigrare nel Brasile. Innessun altro paese, come nella Repubblica Brasiliana,l'emigrante deve prendere le maggiori precauzioni pernon sbagliare nella scelta del luogo dove stabilirsi, tan-to per le condizioni in cui assumere il lavoro, sia essoagricolo o no, quanto per la retribuzione che gli spet-ta. La vastità del paese rende assai difficile, causa ladeficienza delle linee ferroviarie, di muoversi dai luo-ghi di dimora nell'interno, tanto più perché occorre-rebbero spese troppo forti per essere sopportate da unapersona e sopratutto da una famiglia che abbia mezziristretti. Dunque non sarà mai raccomandato abba-stanza all'emigrante di saper bene dove va e a qualicondizioni lavora, di cercare (se vuoi lavorare come sa-lariato in una fazendas), un fazendeiro che paghi pun-tualmente la mercede pattuita ancorché sia modesta,che tratti bene i suoi dipendenti e la cui fattoria siavicina a San Paolo o non lontana da altre città e quin-idi da una stazione ferroviaria. Prima d'accettare qual-jsiasi patto si rivolga per schiarimenti, consigli ed in-formazioni al Console o al Patronato italiano degliemigranti che ha sede a Rio de Janeiro in Rua i deAiarco, N. io.

I soli emigranti diretti allo Stato di S. Paulo devo-no munirsi a Rio de Janeiro di biglietti d'imbarco pelporto di Santos; quelli invece che intendono recarsiin qualche altro Stato del Brasile devono sbarcare inRio de Janeiro'. Essi possono qui godere, se non vo-gliono farne a meno, i vantaggi che il Governo fede-rale accorda ai nuovi emigranti, cioè alloggio e vittonell'Isola dei Fiori, il viaggio gratuito fino al luogo didestinazione e il trasporto pure gratuito del bagaglio.

Isola dei Fiori.

I vapori provenienti da porti stranieri al loro arrivonel porto di Rio de Janeiro sono visitati da funzionaridell'immigrazione, che fanno da interpreti e che si ri-conoscono dall'uniforme speciale. Essi parlano le prin*-

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cipali lingue europee ed offrono, in nome del GovernoBrasiliano, a tutti gli immigranti validi, forti e di buo-na condotta, sbarco ed ospitalità provvisoria e gratuitanello stabilimento che funziona a questo scopo nel-rilha das Flores (Isola dei Fiori). Quest'isola è situatanella bella baja di Rio de Janeiro, a cinquanta minutidalla città ed ha un aspetto pittoresco. Gli immigranti,che accettano l'ospitalità nell'Isola dei Fiori, vi ven-gono condotti coi loro bagagli e dopo aver fatte le di-chiarazioni necessarie sul nome, l'età, il mestiere, laprovenienza, la destinazione, ricevono l'alloggio ed ilvitto gratuitamente fino ad otto giorni al massimo, perriposarsi delle fatiche del viaggio ed essere poi gui-dati alla loro destinazione. Quando gli emigranti vo-lessero girare per la città onde comprare strumentidi lavoro e prendere informazioni negli uffici che in-dicherò qui sotto, debbono avvisare l'amministrazionedell'Isola dei Fiori per. essere guidati da interpreti.Questo non meta però che essi sieno liberi di rivol-gersi per consiglio ed informazioni agli uffici nostri di•protezione per gli emigranti italiani; anzi io consiglio'vivissimamente questi uffici, dandone un elenco appo-sito per facilitarne la ricerca :

Gli Istituti di patronato per gli emigranti sono pur-troppo nel Brasile soltanto tre :

Patronato per gli emigranti in Rio de Janeiro. — (Rua ide Marco, io).

Patronato per gli emigranti in San Paolo. — (Largo do Pa-lacio, 7). v

Patronato per gli emigranti in Santos. — (Sezione del Pa-tronato di S. Paolo: Rua S. Antonio, 24).

Il Patronato in Rio de Janeiro è un ufficio diprotezione e tutela degli emigranti italiani annesso alRegio Consolato d'Italia; esso invia a bordo di tuttii piroscafi, che si fermano in quel porto, un suo agenteche porta sul berretto questa scritta : « Patronato degliemigranti ».

I nostri connazionali possono, anzi vorrei dire deb-bono rivolgersi a questo agente per essere informati

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sulle operazioni di sbarco, sulle locande, per l'acquistodei biglietti di prosecuzione, per la spedizione di ba-gagli e il cambio della moneta. L'Ufficio di patronatoprovvede ad assistere gratuitamente gli emigranti spe-cialmente per smarrimenti di bagagli; ricerca di pa-renti ed amici; contestazioni con albergatori, cambi-sti, ecc. ; richiesta di atti di stato civile; ricerca di oc-cupazione in stabilimenti ed officine, in lavori stra-dali, di costruzione, di miniere ; assistenza in caso dimalattie, ricovero negli ospedali; rimpatrio e assisten-za speciale alle vedove e agli orfani; pratiche con leautorità brasiliane per ottenere, a favore degli emi-granti giunti dall'Italia, da non oltre tre -mesi, il viag-gio gratuito da Rio de Janeiro ai luoghi di destina-zione nell'interno del Brasile ove si recano a scopodi lavoro.

Il Patronato per gli emigranti italiani in San Paoloassiste gratuitamente, per mezzo di apposito personale,gli emigranti nelle stazioni all'arrivo e alla partenzadei treni ; da loro tutte le informazioni ed i suggeri-menti di cui possono aver bisogno, li fa accompa-gnare negli alberghi autorizzati : all'Hospedaria (asilogratuito) ed alla sede del Patronato a cui gli emi-granti possono rivolgersi senza alcuna spesa per gliscopi identici indicati sopra a proposito del Patro-nato di Rio, con la differenza che qua le informazioniper il lavoro riguardano in ispecial modo le fazendein cui gli emigranti intendono di recarsi per coltivareil caffè e per il viaggio gratuito quello da San Paoloalla stazione più vicina al luogo dove i coloni inten-dono di recarsi a lavorare.

Il Patronato-per gli emigranti italiani, in Santos hascopi simili ed è più che altrove utile, anzi necessarioper i nostri emigranti.

Autorità Consolari Italiane.

Gli emigranti, appena giunti sul territorio' brasilia-no, devono chiedere quale sia la sede del Consolato

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d'Italia più vicina al luogo ove essi dimoreranno, perinformare per lettera o per cartolina il Console dellaloro presenza nel distretto, col nome, cognome, pater-nità, data e luogo di nascita. Questo non è un'obbligoper gli emigranti, ma potrà arrecar loro molti van-taggi ; è insomma un loro dovere poi'chè il Consolerappresenta per essi, sulla terra straniera, la Patria ecostituisce il legame più intimo e sensibile con essa, edha il dovere di tutelare i diritti ed- i legittimi interessidei connazionali. Gli emigranti che, per qualunquemotivo, di assistenza, di protezione, o per qualche attodi stato civile, abbiano bisogno di ricorrere ad ufficiconsolari, devono indirizzare le loro richieste al Con-sole o al Vice-Console o all'Agente consolare d'Italiadella Circoscrizione in cui si trova il luogo ove dimo-rano. Eccone l'elenco :

Stato di Rio de Janeiro.

Ministro d'Italia in Petropolis. Console d'Italia in Rio de Ja-neiro, con giurisdizione sul Distretto Federale e sullo Stato diRio de Janeiro.

Stato di Bahia.

Ccnsole d'Italia a Bahia (o San Salvador), con giurisdizioneanche sullo Stato di Sergipe.

Stato di Minas Geràes.

Console d'Italia a Bello Horizonte, con giurisdizione anchesullo Stato di Goyaz.

Vice-console d'Italia a Juiz de Fora,Agente consolare a Ouro Fino.

Stato di Paratia.

Console d'Italia a Curitiba, con giurisdizione sul territoriodello Stato.

Stato di Santa Caterina.

Console d'Italia a Florianopolis con giurisdizione sul terri-torio dello Stato,

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Siato di Fernambuco.Console d'Italia a Fernambuco con giurisdizione sugli Stati

di Alagòas, Amazonas, Cearà, Maranhào, Para, Parahyba,Pianhy e Rio Grande do Norie.

Stato di Alagòas. — Agente consolare d'Italia a Maceió.Stato di Amazonas. — Vice-console d'Italia a Manaos.Stato di Cearà. — Agente consolare d'Italia a Cearà o Far-

taleza.Stato di Maranhào. — Agente consolare d'Italia a Maranhào.Stato di Para. — Vice-console d'Italia a Para.Stato di Parahyba. — Agente consolare d'Italia a Parahyba.

Stato di Rio Grande do Sul.Console d'Italia a Porto Alegre, con giurisdizione anche sullo

Stato di Matto Grosso.Agenti consolari d'Italia a. Bagè, a Bento Gonc_alves, a Caxias,

a Pelotas, a Rio Grande do Sul, a Sant'Anna do Livramento,a Santa Victoria do Palmar, a Uruguayana.

Stato di Matto Grosso.Agenti consolari d'Italia a Corumba e a Cuyaba.

Stato di San Paolo.Console generale d'Italia a San Paolo, con giurisdizione sul

territorio dello Stato.Vice-consoli d'Italia a Campinas, a Ribeirào Preto, a Santos

ed a San Carlos do Pinhal.Agenti consolari d Italia a Amparo, a Franca, a Jaboticabal,

a Jahù, a Piracicaba, a San Josè do Rio Pards, a San Manoel,a Santa Cruz das Palmeiras e a Tanbatè.

Stato di Espirito Santo.Console d'Italia a Vittoria, con giurisdizione sul territorio

dello Stato.

Cambio della moneta, depositoe spedizione di denaro in Italia.

Gli emigranti, sia per cambiare il denaro, sia perdepositarlo e spedirlo in Italia, debbono rivolgersi dipreferenza per loro interesse, ai corrispondenti auto-rizzati del Banco di Napoli. I corrispondenti del Bancodi Napoli, a cui è affidato nel Brasile il servizio dellerimesse e dei risparmi degli emigranti italiani sono :

148 —

A Rio de Janeiro. — Carlo Pareto e C., Rua i°. de Marco, 48.A San Paolo. — Joao Briccola e C., Rua 15 de Novembro, 30.A Santos. — Agenzia del Banco Joao Briccola e C.A Fernambuco. — Miguel Isabella e C.

Ed ora, raccomandando anche una volta, in nomedella lingua dolcissima che suonò amorosa sul labbrodi nostra madre, attorno alla culla, e solenne sulle lab-bra di nostro padre, di amare sempre e dovunque laPatria, di onorarla, di farla stimare per il nostro la-voro e l'onestà, di renderla sempre più grande conogni sforzo di progresso' economico, intellettuale emorale, coll'intelligenza, l'attività e l'accordo fraternofra i connazionali ; di mostrarsene degni combattendola propria ignoranza e quella dei figliuoli per mezzodella scuola, perché, solo-parlando la lingua dei -loropadri, essi non dimenticheranno l'Italia anche se nonl'avranno mai vista. Chiuderò queste pagine colle pa-role d'un Grande che adorò la Patria nostra con sen-timento di devozione illimitata e fede sublime, trasventure e sacrifici innumerevoli, con fierezza magna-nima d'eroe e d'apostolo :

(( L'umanità è un grande esercito che muove allaconquista di terre incognite, contro nemici potenti edavveduti. Ciascuno ha un posto che gli è confidato;ciascuno ha un'operazione particolare da eseguire e lavittoria comune dipende dall'esattezza con la quale lediverse operazioni saranno compiute. Non turbate l'or-dine della battaglia. Non abbandonate la bandiera cheDio vi diede. Dovunque vi troviate, in seno a qualun-que popolo le circostanze vi caccino, italiano sia ilpensiero delle anime vostre; italiani sieno gli atti dellavostra vita; italiani i segni sotto i quali vi ordinate alavorare per l'Umanità. Non dite, io, dite noi. La Pa-tria s'incarni in ciascuno di voi. Ciascuno di voi senta,si faccia .mallevadore dei suoi fratelli : ciascuno di voiimpari a far sì che in lui sia rispettata ed amata laPatria. » (Mazzini).

FINE.

INDICE

Pag:.GAP. I. - Storia del Brasile dalFepoca coloniale fino alla

fondazione dell' impero 3Scoperta del Erasile — Le prime esplorazioni — La colonizza-

zione - I Gesuiti - Gli esploratori — Espansione nell'interno delpaese nei secoli XVI, XVII, XVIII.

Dalla fondazione dell'Impero alla proclamazionedella Repubblica 9

Dalla proclamazione della Repubblica ai giorninostri 12

Guerre — II primo periodo repubblicano e la costituzione federale— La costituzione del 1891.

CAP. II. - Geografia del Brasile 21Confini — Litorale Brasiliano — Capi - Isole — Orografia — Idro-

grafia — 11 clima.

Bellezze naturali del Brasile 30La foresta — L'Amazzone.

GAP. III. - Etnografia - Usi e Costumi Storia della colo-nizzazione italiana nel Brasile 41

Indigeni — Brasiliani - Meticci — I negri — La colonizzazioneitaliana nel Brasile.

GAP. IV. - Gli Italiani nei diversi Stati del B r a s i l e . . . 53L'Amazonas — Gli Italiani a Rio de Janeiro e a S. Paulo — Tipi

e macchiette di città — I lustrascarpe — II venditore ambulante— Al mercato del pesce — II « Mascate » ••- II remajuolo — Lebande musicali — Vita dei campi - La « Fazenda » — II Sertao.

GAP. V. - Alcune « Fazendas » italiane e brasiliane nelloStato di. S. Paulo 85

Quale dovrebbe essere l'ideale della nostra colonizzazione nel Bra-sile — Alcune « fazendas » dello Slato di S. Paolo condotte daBrasiliani.

— 150'—

Pag.CAP. VI. - Prodotti, Industrie e Commerci Brasiliani . . 97

Ricchezze naturali — II caffè — II caucciù — II « mate» — II cacao —II tabacco — Lo zucchero — II cotone — Altri prodotti vegetaliProdotti animali — Prodotti minerali — Le industrie — II com-mercio del Brasile con l'estero e specialmente con l'Italia — IISistema monetario brasiliano — Pesi e misure brasiliane.

CAP, VII. - Istituzioni pubbliche brasiliane . . . . . . . 113Istituti finanziari — Istruzione pubblica e coltura — Scuole italiane

La cultura brasiliana — OPERE DI BENEFICENZA: — Ospedaliitaliani — OPERE PUBBLICHE: Ferrovie.

CAP. Vili. - II Capitolo degli Emigranti 123Avvertimenti — Norme pratiche per chi emigra al Brasile — Chi

può emigrare — Passaporto — Certificati di vaccinazione — Li-bretti di lavoro — Biglietto d'imbarco — Nei porti d'imbarco —Indirizzi utili a Genova — Indirizzi utili a Napoli — Indirizziutili a Palermo — II bagaglio — Condotta da tenersi a bordo —Consigli pratici per mantenersi sani — Partenza — Marsiglia —Barcellona. — Stretto di Gìbìlterra — Nell'Oceano Atlantico —Santa Cruz — San Vicente — Dakar — Traversata dell'Atlan-tico — Lo sbarco — Avvertenze speciali — Isola dei Fiori —Autorità Consolari Italiane — Stato di Rio de Janeiro — Statodi Bahìa — Stato dì Minas Geraes — Stato di Paranà -- Stato diSanta Caterina — Stato di Fernambuco — Stato di Rio Grandedo Sul — Stato di Matto Grosso — Stato di San Paolo — Statodi Espirito Santo — Cambio della moneta, deposito e spedizionedi denaro in Italia,