Programmazione della politica di coesione 2014 –...

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CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO Direzione assistenza legislativa Servizio di segreteria della Commissione speciale Relazioni internazionali e rapporti comunitari Programmazione della politica di coesione 2014 – 2020 Resoconto della seduta della Commissione speciale Relazioni internazionali e rapporti comunitari del 6 maggio 2013 e documenti sulla programmazione europea 2014 - 2020

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CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO Direzione assistenza legislativa

Servizio di segreteria della Commissione speciale Relazioni internazionali e rapporti comunitari

Programmazione della politica di

coesione 2014 – 2020

Resoconto della seduta della Commissione speciale Relazioni internazionali e rapporti comunitari

del 6 maggio 2013 e documenti sulla programmazione

europea 2014 - 2020

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MAGGIO 2013

DIREZIONE ASSISTENZA LEGISLATIVA

A cura di Arianna Zanon, Ufficio rapporti comunitari

Con la collaborazione di Annalisa Fassina, Piera Maila Lajet, Pasquina Piantari

Coordinamento: dott.ssa Rossana Ceci, dirigente regionale

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Presentazione

La seduta della Commissione speciale Relazioni internazionali e rapporti comunitari del 6 maggio 2013 è stata dedicata alla presentazione da parte di rappresentanti politici e tecnici della Giunta regionale degli obiettivi e delle modalità di adozione della programmazione relativa ai fondi comunitari per la coesione 2014 -2020 e dello stato di attuazione della programmazione regionale europea 2007-2013.

In particolare, per quanto riguarda la futura programmazione europea, sono stati illustrati gli obiettivi che l’Unione europea si pone attraverso la cosiddetta “strategia Europa 2020” e le tappe principali che hanno portato all’adozione della bozza di accordo di partenariato tra l’Italia e la Commissione europea discussa con la Commissione nel mese di aprile 2013.

In considerazione dell’importanza dei temi trattati e nell’imminenza della prossima sessione europea del Consiglio regionale, si è ritenuto opportuno pubblicare nel presente dossier il resoconto della seduta, oltre alle slides “La politica di coesione 2014 – 2020”, presentate nel corso della stessa, a cura della Segreteria Generale della Programmazione in collaborazione con le autorità di gestione dei fondi europei FEASR, FESR, FSE.

Nel dossier sono stati, inoltre, inseriti, il "Position Paper" dei Servizi della Commissione sulla preparazione dell'Accordo di Partenariato e dei Programmi in Italia per il periodo 2014-2020 e una sintesi del documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020” (cd “documento Barca”), elaborato dal Ministro per la Coesione territoriale, d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, i quali individuano le priorità e i contenuti per la predisposizione dei contratti di parternariato.

Infine, viene riportato il testo della recente delibera della Giunta regionale n. 410 del 25 marzo 2013 “Approvazione dello schema organizzativo e delle modalità di coordinamento della Programmazione Regionale Unitaria (PRU) per i fondi del Quadro Strategico Comune (QSC) e individuazione dei soggetti incaricati a livello regionale della predisposizione dei nuovi documenti di programmazione comunitaria 2014-2020”, la quale individua i soggetti responsabili della predisposizione dei documenti di programmazione comunitaria 2014-2020 e prevede un modello procedurale per la redazione dei medesimi programmi, tale da garantire un approccio integrato, coordinato e unitario alle scelte di sviluppo del territorio.

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Indice

Resoconto della seduta della Commissione speciale Relazioni internazionali e rapporti comunitari del 6 maggio 2013

pag. 1

Slides “La politica di coesione 2014 – 2020”, Segreteria Generale della Programmazione in collaborazione con Adg FEASR, FESR, FSE

pag. 39

“Position Paper” dei Servizi della Commissione sulla preparazione dell’Accordo di Partenariato e dei Programmi in ITALIA per il periodo 2014-2020

pag. 61

Sintesi del “documento Barca” “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020”

pag.113

Deliberazione della Giunta Regionale n. 410 del 25 marzo 2013 “Approvazione dello schema organizzativo e delle modalità di coordinamento della Programmazione Regionale Unitaria (PRU) per i fondi del Quadro Strategico Comune (QSC) e individuazione dei soggetti incaricati a livello regionale della predisposizione dei nuovi documenti di programmazione comunitaria 2014-2020”.

pag.125

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n 1

Seduta del 06 Maggio 2013

O.d.G.

Punto 1 – Comunicazioni del Presidente.

Punto 2 – Approvazione verbale Seduta precedente.

Punto 3 – Elezione del Vicepresidente e del Segretario

della Commissione.

Punto 4 – Comunicazioni in ordine allo stato di attuazione

della programmazione europea 2007/2013 .e alla

programmazione europea 2013/2020

Punto 5 – Comunicazioni in ordine alla sessione europea

2013 del Consiglio regionale.

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n 2

PRESENTI

Giuseppe BERLATO SELLA (Partito Democratico Veneto)

Ass.re Roberto CIAMBETTI (Liga Veneta-Lega Nord Padania)

Cristiano CORAZZARI (Liga Veneta-Lega Nord Padania)

Dott.ssa Arianna ZANON (P.O. Rapporti Comunitari)

Dott. Carlo GIACHETTI (Direzione Assistenza legislativa)

Dott.ssa Micaela COLUCCI (Direzione Assistenza legislativa)

Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione - Commissario

straordinario Formazione Istruzione e lavoro)

Dott.ssa Lara LUPINC (Direzione Formazione)

Dott.ssa Rita STEFFANUTTO (Segreteria regionale Attività

produttive, Istruzione e Formazione)

Dott. Riccardo SOMMARIVA (Consulente Commissione Speciale per le

relazioni internazionali e i rapporti comunitari)

Dott.ssa Maria Antonietta GRECO (Direzione Riforme istituzionali

e processi di delega)

Dott.ssa Anna GAMBA (Direzione Riforme istituzionali e processi

di delega)

Dott.ssa Paola FAVARETTO (Direzione Programmazione)

Dott. Roberto ROGNONI (Direzione Programmazione – U.C. Cabina di

regia)

Dott.ssa Anna Flavia ZUCCON (U.P. Cooperazione transfrontaliera

– Cabina di regia FSE)

Ing. Carlo TERRABUJO (Direzione Programmazione)

Dott. Tiziano BAGGIO (Segreteria generale Programmazione -

Segretario generale)

Dott. Andrea COMACCHIO (Commissario allo sviluppo rurale)

Dott. Pietro CECCHINATO (Direzione Piani e Programmi settore

primario - FESR)

Presiede

Nereo LARONI

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n 3

INDICE DEGLI INTERVENTI PRESIDENTE pag. 1 Ass.re Roberto CIAMBETTI (Liga Veneta-Lega Nord Padania) pag. 3 PRESIDENTE pag. 9 Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione – Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro) pag. 9 PRESIDENTE pag. 22 Stefano FRACASSO (Partito Democratico Veneto) pag. 22 PRESIDENTE pag. 23 Dott. Tiziano BAGGIO (Segreteria generale Programmazione - Segretario generale) pag. 24 PRESIDENTE pag. 25 Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione – Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro) pag. 25 Dott. Carlo TERRABUJO (Direzione Programmazione) pag. 26 PRESIDENTE pag. 28 Dott. Carlo TERRABUJO (Direzione Programmazione) pag. 28 Dott. Andrea COMACCHIO (Commissario allo sviluppo rurale) pag. 28 PRESIDENTE pag. 30 Stefano FRACASSO (Partito Democratico Veneto) pag. 30 Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione – Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro) pag. 31 PRESIDENTE pag. 32 Cristiano CORAZZARI (Liga Veneta-Lega Nord Padania) pag. 32 Dott. Pietro CECCHINATO (Direzione Piani e Programmi settore primario - FESR) pag. 32 PRESIDENTE pag. 34 Giuseppe BERLATO SELLA (Partito Democratico Veneto) pag. 34 Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione – Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro) pag. 35 Dott. Carlo TERRABUJO (Direzione Programmazione) pag. 37 PRESIDENTE pag. 37 Dott. Carlo TERRABUJO (Direzione Programmazione) pag. 38 PRESIDENTE pag. 40 Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione – Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro) pag. 40 Dott. Pietro CECCHINATO (Direzione Piani e Programmi settore primario - FESR) pag. 41 PRESIDENTE pag. 42

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n 4

PRESIDENTE Diamo inizio ai nostri lavori.

Ringrazio della presenza l’assessore Ciambetti e il folto gruppo di dirigenti e funzionari della Regione. Preliminarmente dobbiamo procedere alla elezione del Vicepresidente e del Segretario della Commissione. (….) Abbiamo esaurito le formalità preliminari e cedo la parola all’assessore Ciambetti, scusandomi per il ritardo con cui abbiamo iniziato i nostri lavori ma il lunedì è sempre un problema.

Ass.re Roberto CIAMBETTI (Liga Veneta-Lega Nord Padania)

La comunicazione odierna ha lo scopo di illustrare alla competente Commissione consiliare lo stato dell’arte del processo negoziale in corso relativamente alla politica di coesione per il periodo della futura programmazione 2014-2020, in particolare si parte dall’illustrazione del quadro finanziario pluriennale europeo e quadro normativo, peraltro non ancora definiti, e passando attraverso il livello nazionale di negoziazione, dando conto quindi di come si è giunti ad una proposta di accordo di partenariato a livello nazionale.

Si procederà ad illustrare come la Giunta regionale sta operando dal punto di vista metodologico e organizzativo per la predisposizione dei propri documenti di programmazione.

Partendo dal livello comunitario, come sopra accennato, le procedure per l’approvazione del quadro finanziario pluriennale europeo (QFP) definisce l’allocazione finanziaria delle risorse degli Stati membri e per le proposte legislative per la politica di coesione 2014-2020, definiscono queste le modalità di utilizzo delle risorse dei fondi strutturali, sono ad oggi ancora in corso generando quindi l’incertezza del quadro normativo entro il quale dovranno essere redatti i programmi operativi regionali. La Presidenza irlandese prevede l’approvazione del QFP e del quadro normativo entro la fine di giugno 2013. In ogni caso, dalle proposte di regolamento ad oggi disponibili è possibile individuare quelle che saranno le

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n 5

novità più rilevanti del prossimo periodo di programmazione e tra queste si ritiene di dover sottolineare la prescrittività di una forte integrazione fra i diversi fondi strutturali che richiede, quindi, anche a livello operativo una stretta collaborazione e condivisione tra i diversi settori coinvolti a livello regionale nella stesura dei programmi stessi. È in quest’ottica che da più di un anno si sta seguendo la logica della programmazione regionale unitaria, qui è stata data formalizzazione con la delibera di Giunta regionale la 410/2013, che approva un modello organizzativo e procedurale che vede lo stretto coinvolgimento delle autorità di gestione degli FSE, FESR e FEASR nelle attività propedeutiche alla realizzazione dei programmi operativi. È questa una modalità che consente un approccio integrato, coordinato e unitario alle scelte di sviluppo del territorio, indipendentemente dalla scelta di adottare programmi mono o pluri-fondo.

Il legane stretto è dimostrato tra obiettivi, risultati attesi, indicatori per misurare il conseguimento ed azioni, pena la loro non ammissibilità.

È evidente la necessità avvertita a livello europeo e pienamente condivisibile di misurare in termini di output e di sviluppo territoriale l’utilizzo di questi fondi, è necessario quindi per determinare i risultati attesi e quindi, solo in funzione di questi ultimi, elaborare le conseguenti azioni per raggiungerle. La necessità di avere o comunque di dimostrare di poter raggiungere in un breve arco temporale dei solidi presupposti alla realizzabilità delle azioni proposte tramite un articolato sistema di condizionalità ex ante, questo ci vede impegnati ad assicurare il rispetto di tali pre-condizioni laddove la Regione abbia una qualche competenza in materia sia pur concorrente, magari i tempi ambientali o quelli di infrastrutture oppure le capacità amministrative per riuscire a dimostrare che queste condizioni come Regione le stiamo valutando e misurando. Tuttavia è bene sottolineare che la proposta di Regolamento prevede anche la condizionalità macroeconomica connessa al coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri rispetto alle quali le Regioni hanno espresso una posizione fortemente critica - lo abbiamo detto al Ministro Barca, lo abbiamo detto nei nostri contatti con la Commissione europea – rispetto alla quale le Regioni hanno espresso una

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posizione veramente dura, quindi speriamo che il nuovo Ministro Trigilia, anche se ho qualche dubbio, sia più elastico rispetto a Barca. Una cosa in particolare: il rispetto dei vincoli di stabilità economica valutato a livello di Stato membro, non può e non deve incidere sull’erogazione dei fondi a livello regionale. È assurdo che dobbiamo impegnarci a spendere i fondi prima possibile e poi il MEF ce li calcola all’interno del Patto di stabilità. La predeterminazione a livello di regolamento delle percentuali di allocazione delle risorse finanziarie in funzione del raggiungimento dei target di Europa 2020, anche su questo specialmente il sottoscritto ha fatto presente che con le dinamiche economiche che abbiamo visto variare in maniera anche clamorosa negli ultimi anni, riuscire a dare un po’ di elasticità alla prossima programmazione penso sia un bene per i territori che sono coinvolti.

A livello nazionale il percorso di programmazione e negoziazione è stato attivato attraverso dei documenti, il Position Paper dei servizi della Commissione per l’Italia del novembre 2012 e il documento “Metodi e Obiettivi per un uso efficiente dei Fondi comunitari 2014-2020” predisposto dal Ministro per la Coesione territoriale nel dicembre 2012.

Il negoziato tra Amministrazioni centrali e la Regione è stato avviato a febbraio 2013 attraverso la costituzione di quattro tavoli tematici e ha prodotto attualmente una versione in corso d’opera di alcune sezioni dell’accordo di partenariato che dovrebbe essere stipulato tra Stato membro e la Commissione europea entro il 2013. Il documento è stato presentato il 17 aprile scorso in un incontro con l’allora Ministro Barca ai Presidenti di Regioni e agli Assessori competenti, è stato poi discusso nell’incontro trilaterale Commissione-Stato-Regioni lo scorso fine aprile, il 22-23-24 aprile. Il documento, fortemente orientato e condizionato da scelte del Ministro Barca, è stato oggetto di numerosissime osservazioni da parte della Commissione europea che ha sostanzialmente fatto rilevare un’eccessiva disomogeneità e proliferazione di azioni e sarà di conseguenza modificato da parte del MISE e presentato a metà maggio per il riavvio della fase negoziale Stato-Regioni.

Ad oggi non è ancora nota l’entità delle risorse che

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verranno assegnate all’Italia ed è aperta la discussione sui criteri di riparto tra le Regioni nell’attuale obiettivo convergenza e quello obiettivo competitività. A tale proposito il MISE ha ipotizzato una modifica dei parametri utilizzati nella scorsa programmazione per tenere conto delle mutate condizioni economico-sociali che vedono purtroppo un peggioramento degli indici di riferimento anche per le Regioni del nord.

Con i nuovi dati – questa era la cosa positiva che almeno io ho colto nell’incontro del 17 aprile corso – la simulazione del MISE su base nazionale ha portato a stimare il riparto del 74% delle risorse assegnate alle Regioni del sud e del 26% per quelle del centro-nord, a fronte del vecchio riparto che prevedeva un rapporto 85% e 15% della scorsa programmazione. Naturalmente questo dato buttato in riunione ha subito creato un po’ di scompiglio fra qualche Presidente delle Regioni del sud, che, come Barca lo ha motivato e sostanziato anche riprendendo dei parametri economici di assoluto buon senso cosa che mi ha fatto anche molto piacere e speriamo che anche gli attuali Ministri possano continuare su questa strada, quindi su questo interesseremo anche il Ministro Zanonato che non è sicuramente il Ministro alla Coesione, come Trigilia, però il MISE in questo campo può mettere il suo peso per riuscire a mantenere quei numeri che con Barca avevamo costruito negli ultimi mesi.

Venendo poi alle tematiche della nuova programmazione e ferme restando quelle che sono priorità dei fondi indicati dal Position Paper della Commissione - cioè sviluppare un ambiente favorevole alle innovazioni delle imprese, realizzare infrastrutture performanti e assicurare una gestione efficiente delle risorse naturali, aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, promuovere l’inclusione sociale e il miglioramento della qualità del capitale umano, sostenere la qualità, l’efficacia e l’efficienza della Pubblica Amministrazione - da ricondurre agli 11 obiettivi tematici definiti dal Regolamento, ad oggi pare che le tematiche saranno affrontate a livello centrale attraverso i programmi operativi nazionali le cui risorse saranno prelevate dal budget complessivo delle Regioni, siano le seguenti: Città metropolitane, dispersione scolastica, inclusione sociale, governance, un programma trasporti solo destinato al Mezzogiorno.

A livello regionale intendiamo oggi dare un’illustrazione del modello organizzativo e procedurale approvato con DGR

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410/2013 di quelli che saranno i passi necessari e propedeutici alla stesura dei programmi operativi, dall’analisi di contesto ai processi di valutazione ex ante e ovviamente alla consultazione del partenariato con la cui collaborazione dovrà svilupparsi la stesura dei documenti di programmazione. In particolare il partenariato penseremo di coinvolgerlo per un primo step successivo a quello fatto con voi oggi, perché prima è importante che la Commissione consiliare fosse a conoscenza, resa edotta e anche per cogliere eventuali suggerimenti o criticità, per poi presentarci come Regione al tavolo di partenariato e iniziare con loro un percorso che è assolutamente necessario e anche “previsto” dai documenti della Commissione europea.

Quello che è avvenuto negli scorsi mesi ha subito anche una, chiamiamola, comprensibile situazione di non sicurezza di chi poi avrebbe preso in mano le redini del nuovo Governo, quindi questo passaggio, anche questo rallentamento dell’attività di confronto fra Regioni e Stato centrale, che è iniziata da fine dicembre scorso e che speriamo venga risolta nel giro di qualche giorno o settimana, ha avuto sicuramente un grande raffreddamento di tutte le attività che vedevano Regioni e Stato coinvolti.

Il Ministro Barca ha sicuramente dimostrato una grande vivacità in questo periodo rispetto ai suoi colleghi Ministri in scadenza però questa sua grande attività ha creato qualche problemino nel rapporto con la Regione, soprattutto con gli obiettivi da perseguire, qualche dissonanza anche con la Commissione europea, e vi assicuro che non è mancata la Commissione nel metterlo in evidenza gli scorsi giorni 22-24 aprile e capiremo e vedremo nelle prossime settimane cosa e come riprenderà il nuovo Governo il lavoro fatto da Barca. Una cosa sulla quale penso posso già impegnarmi, quel rapporto 74-75 e 26-25 che avevamo in qualche maniera ottenuto con il confronto con il Ministro Barca, sto parlando delle Regioni centro-nord dall’Umbria in su, ci auguriamo che questo qui invece, proprio perché fatto con criteri di assoluto buon senso e anche di assoluta verifica statistica di parametri importanti dal punto di vista socioeconomico, possa essere mantenuto e questo significa sicuramente per le Regioni di centro-nord una interessante non aumento ma difesa, per lo meno, di quello che avevamo visto nella programmazione come quantità 2007-2013.

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Io mi fermerei qua anche perché vedrete che l’illustrazione che adesso presenterà il dottor Santo Romano, frutto di un lavoro di squadra veramente ampio fatto dai vari settori FSE, FEASR e FESR, è un lavoro interessante. Mi dispiace un po’ per la presenza scarsa ma sicuramente qualitativamente ottima dei Consiglieri però vi assicuro che documento vi farà capire cosa è avvenuto e soprattutto le prospettive prossime venture per quello che potremo fare come Regione utilizzando i fondi comunitari. Adesso mi taccio, sarò scortese ma vi abbandono perché ho purtroppo anche altri impegni ma vi assicuro che siete in ottime mani. PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore, della sua presenza e vorrei pregarla, se possibile, di lasciarci questa relazione che serve solo come traccia perché, leggendo velocemente, alcune questioni possono essere sfuggite.

Prima di dare la parola al dottor Santo Romano, devo comunicare che in sua assenza è stato nominato Vicepresidente di questa Commissione il collega Fracasso a pieni voti.

Dottor Santo Romano, prego.

Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione - Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro)

Buongiorno a tutti.

Come ha detto l’assessore Ciambetti, le slide che vi presento con state fatte con il coordinamento della Segreteria generale e in collaborazione tra tutte e tre le Autorità di gestione, farò un’illustrazione abbastanza veloce e dopo ovviamente tutte le strutture sono ovviamente disponibili per rispondere ad eventuali domande. Velocemente, questo rappresenta lo stato di attuazione del processo negoziale in atto per la programmazione 2014-2020 che parte dagli obiettivi che l’Europa si è data con la nota strategia Europa 2020, poi va tramite il pacchetto legislativo e il quadro finanziario pluriennale che, come diceva l’Assessore, ancora non è stato purtroppo definito e questo ovviamente condiziona la tempistica della nuova programmazione e poi l’accordo di partenariato per l’Italia, mentre poi vedremo un po’ più in particolare cosa la Giunta regionale ha previsto per garantire uno dei

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cardini di questa programmazione che è quello di avere una programmazione unitaria e di avere molta più integrazione rispetto alle programmazioni precedenti nell’attuazione delle varie politiche. Questi sono dati abbastanza noti, Europa 2020 sostanzialmente si basa su tre priorità: crescita intelligente, crescita sostenibile e crescita inclusiva. Per ognuna di queste sono stati fissati i target quantitativi da raggiungere. Per quanto riguarda, crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione. Questi sono i risultati da conseguire, le percentuali di investimenti, ricerca e sviluppo. Qui abbiamo fatto una tabella semplice con l’obiettivo di Europa 2020, il 3% da cui siamo abbastanza lontani, il target dell’Italia al 2020 è l’1,53 e, a questo raggiungimento, il Veneto in questo momento è all’1,04, dato del 2010 fonte Direzione Sistema statistico regionale su dati Eurostat e ISTAT.

La percentuale di giovani che lasciano prematuramente gli studi: il target 2020 è sotto il 10%, il target di Italia 2020 è 16-16%, qui come Veneto siamo in questo momento con un dato migliore rispetto a quello nazionale nel 2012 è 14,2 ma sicuramente anche qui abbiamo abbastanza da fare per arrivare al 2020 ad essere sotto il 10%.

La percentuale di laureati con titolo equivalente è tra i 30-34 anni, il target 2020 è a meno 40%, come vedete qui siamo distanti: il target di Italia è 26-27, in Veneto al 2012 siamo al 21,4%.

Per quanto riguarda la crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva. Il risultato da raggiungere è la percentuale di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale, come vedete il target 2020 è il 20%, target d’Italia 2020 è 17 e il Veneto è al 10,3%. Terzo, crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione, miglioramento della capacità lavorativa e lotta all’esclusione e alla povertà, tra l’altro qui proprio l’inclusione e la lotta alla povertà è una delle novità più importanti di questa nuova programmazione con un’indicazione precisa anche di risorse che dovranno mettere gli Stati membri che è almeno del 20%.

Qui ci sono due risultati: tasso di occupazione della popolazione tra i 20 e i 64 anni, target europeo al 75%, target Italia 67-69%, qui abbiamo un dato che rispetto

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all’Italia, come è noto, è positivo, siamo al 69,3% ma in realtà purtroppo, come sapete, siamo calati in questo ultimo periodo, eravamo molto più vicini e quindi dovremo ovviamente anche qui recuperare. Il Veneto al 15,9% di popolazione rischio povertà o esclusione sociale il target comunitario è di ridurre di 20 milioni i poveri al 2020, l’Italia contribuirà con una riduzione di 2,2 milioni di poveri, il Veneto attualmente è posizionato, come vedete, al 15,9% di popolazione che è a rischio di povertà o esclusione sociale, dato 2011. Sulle risorse ha già detto l’assessore Ciambetti, questo è solo per vedere complessivamente il quadro finanziario pluriennale che, come sapete, non è stato poi approvato dal Parlamento. Questi sono i dati approvati dal Consiglio europeo dell’8 febbraio 2013 che sostanzialmente ammonta a 959,9 miliardi per l’Unione Europea 28 Stati e con un limite di spesa di pagamenti inferiore a quello degli impegni pari a 908,4 miliardi. Rispetto alla programmazione annuale 2007-2013, giusto per avere un’idea, vuol dire che il dei pagamenti si è ridotto da 942 a 908 milioni, quindi una riduzione complessiva delle risorse in termini di pagamenti messi a disposizione dell’Unione Europea che corrisponde a circa l’1% nel reddito lordo dell’Unione Europea.

All’interno di questo ci sono ovviamente le cosiddette rubriche di stanziamento, la crescita intelligente inclusiva che copre il 47% delle risorse per oltre 450 milioni, la crescita sostenibile e risorse naturali che copre il 39% delle risorse pari a 363 milioni e poi poste più piccole come sicurezza e cittadinanza, Europa globale, spese amministrative e compensazioni.

Se ricorderete nell’accordo che c’era stato all’Italia era stato assegnato uno stanziamento ulteriore di 1,5 miliardi per le Regioni meno sviluppate.

Questo cosa comporta? Rispetto alla rubrica crescita intelligente e inclusiva si suddivide poi in due parti: competitività, coesione territoriale, sociale ed economica. La parte competitività riguarda la ricerca in particolare, qui c’è un aumento significativo delle risorse rispetto alla programmazione attuale. La seconda parte coesione territoriale, sociale ed economica ci interessa in misura più diretta perché all’interno di questa, che ammonta a 325 milioni di euro circa, vengono finanziati il Fondo sociale europeo e il

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Fondo europeo di sviluppo regionale, mentre il Fondo europeo agricolo di sviluppo regionale viene finanziato all’interno della crescita sostenibile. Oltre a quello che ha detto l’assessore Ciambetti, che mi permetto solo di aggiungere una cosa rispetto poi ovviamente a quanto – che poi è la domanda che penso ci poniamo tutti quanti - poi arriverà sul nostro territorio, oltre chiaramente al riparto tra le Regioni più sviluppate e le Regioni meno sviluppate, un elemento abbastanza importante che c’è rispetto alla programmazione precedente riguarda quante risorse manterrà lo Stato a livello nazionale e quante risorse verranno assegnate alle Regioni. Nei documenti che ci sono stati e che avete anche distribuito sul cosiddetto documento Barca che sul Position Paper c’è una qualche indicazione che sicuramente è più marcata del documento Barca rispetto a maggiori risorse a livello centrale questo perché, come sapete, purtroppo in particolare le Regioni dell’obiettivo convergenza hanno avuto e hanno format spesa particolarmente basse in alcune realtà e quindi già in questa programmazione sono intervenuti col Piano di azione e coesione gestito a livello nazionale, ad esempio c’è un programma operativo nazionale sulle Regioni del sud sull’istruzione che poi adesso viene gestito a livello nazionale proprio per recuperare differenze di avanzamento della spesa.

Ovviamente questa è una partita importante, si parla in questo momento di alcuni PON a livello nazionale e sicuramente ci dovrebbe essere un PON per quanto riguarda la parte inclusione per la cosiddetta social card, quella dovrebbe essere una delle cose definite ma ovviamente adesso ma ovviamente adesso c’è il nuovo Governo e quindi riprenderà la trattativa. In questo momento, quindi, non è possibile neanche fare delle stime di quanto avremo sulle risorse dei tre fondi in questo momento rispetto alla programmazione precedente.

Questo è quello che abbiamo visto prima sostanzialmente ripartito per l’1.A e 1.B che sono competitività e coesione economica, sociale e territoriale che abbiamo già visto precedentemente.

Velocemente questi sono i vari obiettivi che abbiamo già visto, il 75% della popolazione tra i 20 e i 64 anni dovrebbe essere occupata, ricerca e innovazione almeno il 3% del PIL, i cambiamenti climatici ed energia, i cosiddetti obiettivi 20-20-20 in tema di clima e di

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energia, quindi ridurre al 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% la quota delle fonti di energie rinnovabili, migliorare del 20% l’efficienza energetica. L’istruzione l’abbiamo vista, abbassare l’abbandono scolastico sotto il 10% e almeno il 40% dei giovani dovrebbe conseguire una laurea e un diploma di terzo livello.

Inclusione, abbiamo visto, ridurre in maniera significativa e quindi almeno 20 milioni di persone rispetto ad adesso dovrebbero uscire da rischio povertà.

Il pacchetto legislativo abbiamo detto che non è purtroppo al momento ancora completato, dovrebbe esserlo completato entro il primo semestre di quest’anno, sostanzialmente c’è un Regolamento generale abbastanza corposo che detta le disposizioni comuni per tutti i fondi e poi ci sono dei regolamenti specifici per i vari fondi, per il FESR, per il Fondo sociale e per il FEASR e per il FEAP la pesca, che dettano disposizioni in qualche modo integrative.

I Regolamenti sono in questo momento aggiornati a marzo 2012.

Gli elementi principali di novità sono stati richiamati ma sono importanti quindi li voglio sottolineare perché condizioneranno in misura rilevante tutte le scelte che farà la Regione Veneto sui programmi operativi che sono: concentrare i finanziamenti su un numero ridotto di priorità, concentrazione sui risultati, monitoraggio dei progressi verso gli obiettivi e verso i risultati fissati e maggiore ricorso alla condizionalità e semplificazione. Ha ricordato prima l’assessore Ciambetti come così importante sia la condizionalità ex ante che prevede meccanismi anche di blocco delle risorse qualora non vengano effettuate.

Questo rappresenta un po’ con uno schema il quadro generale: strategia Europa 2020; orientamenti integrati che individuano il quadro strategico; i regolamenti che sono aggiornati a marzo 2013, sono stati proposti un anno e mezzo fa a ottobre 2011; quadro strategico comunitario presentato a marzo 2012; il Position Paper, su cui poi mi soffermerò velocemente, che è il documento che la Commissione europea ha presentato all’Italia a novembre dello scorso anno che è specifico per ogni Paese, quindi all’interno del Position Paper ci sono le raccomandazioni ma direi che sono quasi dei vincoli, le hanno chiamate raccomandazioni ma poi nell’accordo di partenariato

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diventeranno dei vincoli, che sono specifiche per l’Italia che, devo dire, in alcune parti sono anche abbastanza critiche verso il nostro Paese, lo dicevo prima in particolare rispetto ad alcune Regioni. L’accordo di partenariato è uno strumento fondamentale su cui stiamo lavorando e su cui tutte le strutture regionali, le Autorità di gestione, sono impegnate e sono state impegnate anche recentemente con un incontro di tre giorni che si è tenuto a Roma recentemente con la Commissione e con i Ministeri, che stabilisce gli impegni, un vero e proprio contratto dei partner e avere un’azione regionale e per i quali lo Stato ha fatto un’ampia azione di partenariato con le forze economiche e sociali ma anche con tutti i Ministeri che, devo dire, hanno partecipato in massa anche perché, a fronte di minori risorse che ci sono sui Bilanci ordinari, questo per molti Ministeri diventa un po’ una fonte di finanziamento a cui far fronte rispetto alle risorse ordinarie, cosa su cui è in atto una discussione se sia effettivamente possibile in qualche modo sostituire le risorse ordinarie oppure, siccome è la programmazione attuale, le risorse comunitarie debbano invece aggiungersi e fare un effetto di moltiplicatore di innovazione delle politiche ordinarie.

Poi ovviamente i programmi operativi regionali e la programmazione unitaria che è stata fissata recentemente da una delibera di Giunta regionale, come ha ricordato l’assessore Ciambetti.

Questo è il quadro strategico comune che sostanzialmente dà le direttrici strategiche per la prossima programmazione della base da cui si è partiti per gli accordi di partenariato.

Questo è un po’, richiamato al regolamento generale, la finalità e l’adozione dell’accordo di partenariato, è lo strumento fondamentale di programmazione che deve essere contrattato fra Stato membro e Commissione. Quello che si sta facendo – poi vi farò vedere degli esempi proprio per capire in qualche modo la complessità, diventa in qualche modo un menù all’interno del quale poi sostanzialmente le varie Regioni con i vari programmi operativi avranno la delimitazione della loro azione che potranno fare. Gli Stati membri devono trasmettere alla Commissione l’accordo di partenariato entro quattro mesi dall’adozione del QSC, non siamo purtroppo vicini nel senso che, come ha ricordato l’assessore Ciambetti, la presentazione della

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bozza dell’accordo di partenariato fatta pochi giorni fa alla Commissione ha avuto da parte della Commissione, in particolare per alcuni degli 11 obiettivi tematici, un certo numero di critiche soprattutto perché sono stati inseriti troppi obiettivi specifici, troppe azioni e troppi indicatori. Questo è anche motivato dal fatto che il MISE, che ha coordinato la preparazione dell’accordo di partenariato con un coinvolgimento molto ampio del partenariato, questo ha portato a moltissime proposte e adesso sarà un’operazione non facile quella necessariamente di stringere in maniera significativa rispetto al testo dell’accordo portato recentemente all’attenzione della Commissione. Nella discussione che c’è stata in questi giorni con la Commissione a Roma è apparso evidente come le indicazioni del Position Paper siano non tanto un’indicazione o una raccomandazione ma siano effettivamente un vincolo o quasi perché la Commissione si basa su quello piuttosto che il cosiddetto documento Barca che è un documento nazionale invece il Position Paper è un documento comunitario, quindi questo credo che sia importante anche per la Regione Veneto quando dovrà fare i programmi operativi e avere bene in mente che la guida è quella del Position Paper dal punto di vista della Commissione.

Questo è un po’ tutto il percorso e non mi soffermo.

Mi soffermo solo sull’ultima riga, l’adozione dell’accordo di partenariato. Come vedete abbiamo inserito solo 2013 perché in realtà non sappiamo quando ci sarà l’accordo, sicuramente adesso, come ha detto l’assessore Ciambetti, nel mese di maggio si dovrà ripresentare e rilavorare su un nuovo accordo di partenariato ma dopo c’è un iter che ovviamente dipende da quanto l’accordo di partenariato fatto dall’Italia si avvicinerà e sarà condiviso per la trattativa con la Commissione.

L’accordo di partenariato è fondamentale perché poi dall’accordo si ha il quadro, il contorno, il menù sul quale ovviamente lavoreremo anche se stiamo già lavorando però non avendo ancora i Regolamenti, non avendo ancora il Bilancio, non avendo ancora l’accordo di partenariato e quindi è un quadro in movimento. Questi sono gli obiettivi tematici che sono stati definiti dai regolamenti, all’interno dei quali ovviamente troveranno risposte, tramite l’integrazione dei fondi, alcuni obiettivi che sono relativi in particolare ad alcuni

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fondi, su altri obiettivi ci sarà la concorrenza di fondi diversi. Qui basta leggere gli obiettivi per capire e poi vedremo insieme qualche possibile combinazione. L’undicesimo ultimo obiettivo “rafforzare la capacità istituzionale” è un obiettivo trasversale che riguarda il fatto che non soltanto le autorità di gestione ma tutti i soggetti che concorrono, quindi sia pubblici che privati e anche il partenariato, devono essere messi in condizione di riuscire ad intervenire efficacemente poi come beneficiari della programmazione. Condizionalità ex ante è stata ricordata l’importanza, sono prerequisiti indispensabili. La gran parte delle condizionalità ex ante sono state individuate dal regolamento, sono 29 condizioni”, derivano da politiche da scelte nazionali, solo su alcune può incidere il livello regionale.

Nell’incontro nei tavoli attivati con il MISE a dicembre 2012 delle 29 condizioni individuate dal regolamento per l’Italia 6 sono già pienamente soddisfatte, 12 parzialmente soddisfatte, 3 non soddisfatte, per 8 sono ancora in corso le verifiche.

Questo della condizionalità ex ante è un punto fondamentale perché, come vedete, la frasetta in mezzo è riportata integralmente e se non sono soddisfatti gli Stati membri devono intraprendere azioni per garantirne l’adempimento entro due anni dall’adozione dell’accordo di partenariato o, se precedente, entro il 31 dicembre 2016, se non vengono soddisfatte le condizionalità ex ante c’è la pena del blocco dei pagamenti.

È stato ricordato giustamente dall’assessore Ciambetti che le Regioni hanno posto nuovamente per l’ennesima volta il problema del Patto di stabilità perché alcune condizionalità macro economiche ovviamente sono relative ai problemi che anche noi in Veneto purtroppo abbiamo, come sapete, in maniera rilevante su questo tema.

Questo è molto importante perché nelle proposte di regolamento ci sono dei veri e propri vincoli, per il FESR una quota importante di risorse pari ad almeno l’80% nelle Regioni più sviluppate, quindi il Veneto sono da destinare a ricerca e sviluppo, competitività delle PMI, passaggio in economia a bassa emissione di carbonio almeno il 20% delle risorse. Per il Fondo sociale ci sono due vincoli, uno è il meno 20% delle risorse per promuovere l’inclusione sociale e

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combattere la povertà, attenzione che questo è un vincolo che non vale per i Veneto o per la Lombardia ma è un vincolo nazionale, quindi ovviamente se ci sarà, come sembra, un PON nazionale sull’inclusione per la social card ovviamente quello concorrerà al raggiungimento del vincolo del 20%. Poi un ulteriore vincolo è una quota di risorse pari almeno all’80% da destinare a un numero ristretto delle priorità, non più di 4, nelle Regioni più sviluppate. Questo ci vincola sul programma operativo regionale chiaramente rispetto alle priorità di investimento fissate dal regolamento del Fondo sociale e all’interno di quello dovremo individuare almeno l’80% a questo numero ristretto di priorità: non più di 4, questo è molto importante.

Per il Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Regionale almeno il 5% del contributo totale deve andare al programma sviluppo rurale leader.

Questi sono i vincoli delle proposte dei regolamenti e ovviamente nell’ultima versione, ma dalle discussioni mi sembra che questo sia uno dei punti che non viene più messo in discussione.

Il Position Paper vi dicevo l’importanza, presentato a novembre 2012 dalla Commissione, quattro priorità stratetiche: 1) sviluppare un ambiente favorevole all’innovazione delle imprese; 2) realizzare infrastrutture performanti e assicurare una gestione efficiente delle risorse naturali; 3) aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, promuovere l’inclusione sociale e il miglioramento della qualità del capitale umano; 4) sostenere la qualità, l’efficacia e l’efficienza della Pubblica Amministrazione. Queste quattro priorità si riconducono agli 11 obiettivi tematici che abbiamo visto prima che sono definiti dal Regolamento generale. Questo è in estrema sintesi un po’ la finalità, la filosofia del documento Barca, come vedete innovazioni importanti di metodo e queste ovviamente sono una importante modifica rispetto alla programmazione attuale quindi dovranno essere definiti i risultati attesi e quindi misurabili, azioni, tempi previsti sorvegliati quindi monitorati costantemente, apertura del partenariato che in questa programmazione ha un ruolo ancora maggiore rispetto alla programmazione precedente, valutazione di impatto e forte presidio nazionale, questo si rifletterà sulle risorse che poi arriveranno anche al Veneto.

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Tre opzioni strategiche: mezzogiorno, città e aree interne e ipotesi di metodo operative per ognuna delle 11 aree tematiche individuate per l’intera Unione Europea. Sull’accordo di partenariato ci siamo già soffermati, qui c’è la tempistica ma non mi soffermerei.

Abbiamo già visto, e adesso vedremo qualche esempio, che nel lavoro che abbiamo fatto a livello nazionale e che adesso sarà rivisto, si è fatto uno sforzo notevole per fissare i risultati attesi, obiettivi, indicatori e azioni. Non li vediamo tutti gli 11 obiettivi tematici, nelle slide ci sono se poi alla Commissione interessano, ma questo è per darvi l’idea di quello che è stato il lavoro fatto fino adesso ricordando nuovamente che questo lavoro dovrà essere ulteriormente semplificato e concentrato in un numero minore di obiettivi specifici, di indicatori e di azioni.

Sull’obiettivo tematico 1 “ricerca e sviluppo tecnologico e innovazione” questi sono i sei risultati che sono stati previsti in questo momento: incremento della qualità e diffusione dell’attività di innovazione delle imprese; sviluppo dei comparti del terziario... e così via per tutti per tutti i 10 obiettivi tematici, perché sull’obiettivo tematico 11 a livello nazionale ancora non si è lavorato in maniera compiuta e quindi non si è presentato ma sono stati presentati soltanto i primi 10 obiettivi.

Devo dire che le critiche della Commissione sono state in particolare su alcuni obiettivi e molto meno su altri obiettivi che già erano riusciti a fare uno sforzo maggiore di concentrazione e di semplificazione, ad esempio l’obiettivo 9, che è quello nuovo sull’inclusione, è stato uno di quelli per i quali la Commissione ha chiesto maggiormente di intervenire per ridurre in qualche modo le priorità ma è chiaro che, essendo nuovo e avendo avuto una vastissima anche se di partenariato, ha portato poi a un lavoro più ampio. Questo è tratto dall’accordo del partenariato presentato recentemente, ma non mi soffermo.

Anche l’8 è abbastanza complesso. Sull’obiettivo 10, che è stato uno di quelli sui quali la Commissione non so se perché era stremata da tre giorni di riunione dalla mattina alla sera o perché effettivamente si è riusciti a farlo in maniera un po’ più mirata, la Commissione non ha fatto osservazioni. Questo è un esempio di obiettivo tematico 1 “ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione”, risultato tre che

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abbiamo visto prima: aumento dell’occupazione delle imprese, i profili di alta qualificazione tecnico-scientifica. Qui come vedete sono state inserite tre azioni: 1) incentivo all’impiego dei ricercatori; 2) sviluppo di nuove figure professionali; 3) sostegno alla diffusione di dottorati o borse di ricerca. È ancora in corso una discussione con la Commissione su come il Fondo sociale deve intervenire, se solo all’interno degli obiettivi tematici 8, 9 e 10 o anche negli obiettivi tematici ad esempio 1 sulla ricerca ma cambia poco, quello che conta è che sostanzialmente, qualora questo restasse, interverremo sul risultato 3 “aumento dell’occupazione” se si farà una determinata scelta in termini di risorse e priorità, con tutti e tre i fondi come vedete.

Il Fondo sociale interviene sulla diffusione dei dottorati, sull’incentivo all’impiego può intervenire sia il Fondo sociale che il Fondo europeo di sviluppo regionale e il fondo del primario interviene per lo sviluppo di nuove figure professionali nelle imprese agricole.

Ovviamente in questo a livello di autorità di gestione e con il coordinamento del Segretario Generale, ci stiamo lavorando e ci stiamo cercando di raccordare perché integrazione vuol dire che dovremo andare ad individuare all’interno delle scelte che saranno fatte quale sarà poi il fondo o i fondi che potranno intervenire in maniera più efficace rispetto all’obiettivo da raggiungere. Questo è lo schema della delibera andata recentemente in Giunta sulla programmazione unitaria, è stato definito un assetto organizzativo, un Gruppo di coordinamento e un gruppo operativo con le autorità di gestione e le altre strutture della Giunta regionale per temi che partecipano.

Gli strumenti programmatori ovviamente partono dall’obiettivo e dall’indicazione chiarissima di integrazione tra diversi programmi per avere una maggiore efficacia alle politiche e chiaramente, quello che abbiamo visto prima, sarà necessario fare un’analisi del contesto, individuare il fabbisogno, i risultati attesi con le specificità di ogni fondo ma con un quadro generale complessivo. Questa è un po’ la linea.

Per quanto riguarda il partenariato, l’ha detto prima l’assessore Ciambetti, l’idea è quella ovviamente prima di tutto che siamo venuti in Commissione e questa è la prima presentazione che viene fatta della nuova programmazione

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relativamente a quanto prevede la legge regionale 26 e poi si pensa, partendo dall’esperienza del cosiddetto Patto per il Veneto 2020 quindi con un tavolo già costituito, allargato ove necessario agli altri soggetti con il coinvolgimento del partenariato generale e poi con approfondimenti tematici che pensavamo di fare per ciascuno dei tre fondi, perché poi dobbiamo tenere conto del fatto che abbiamo specifiche disposizioni – ad esempio parlo per il Fondo sociale perché abbiamo una legge regionale 3/2009 che prevede che ci sia un passaggio con la Commissione e concertazioni con le parti sociali, col comitato e con le Province - quindi chiaramente ogni fondo poi ha la necessità, o l’obbligo a seconda dei casi, di avere un partenariato specifico ma sempre ricondotto poi all’interno di un partenariato generale che è quello che dà il quadro del partenariato istituzionale. Grazie.

PRESIDENTE

Ringrazio il dottor Romano perché questa illustrazione è molto dettagliata e molto interessante, pregherei anche qui se fosse possibile avere i materiali perché avremo bisogno di digerirli in un tempo congruo soprattutto per il Consiglio.

Credo che questa parte sarà l’elemento portante della sessione comunitaria che faremo prima delle ferie estive e in quella sede probabilmente avremo anche la conclusione di questo iter credo prima di agosto e quindi essere in grado di avere delle determinazioni più concrete, anche se mi pare che sostanzialmente il disegno sia già abbastanza chiaro soprattutto per quello che riguarda le priorità.

Prima di passare all’altro punto, che è quello relativo allo stato dell’arte per quello che riguarda i programmi che sono in scadenza, mi soffermerei su questo, non so se gli altri Colleghi hanno delle domandare da porre ma poi ne ho una anch'io.

Prego, Fracasso.

Stefano FRACASSO (Partito Democratico Veneto)

Grazie per l’illustrazione. L’ultimo documento di cui noi disponiamo è “Accordo di partenariato, versione in corso d’opera 9 aprile 2013”, tradotto dovrebbe essere il menù come ha detto il dottor Romano, la prima domanda è relativa alla concentrazione

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tematica. Al di là delle voci di menù, nelle due proposte di regolamento, come lei lo ha anche sottolineato in un passaggio, per il Fondo Sociale Europeo si parla di massimo quattro priorità tra quelle individuate dal regolamento stesso quindi la griglia mi pare abbastanza stretta, poi c’è il discorso di almeno il 20% sull’inclusione sociale e pure sul Fondo per lo Sviluppo Regionale si dice 80% delle risorse su tre che sono la ricerca e innovazione, piccola e media impresa, efficienza energetica, rispetto alla quale il 20% delle risorse?

Volevo capire se c’è già da parte della struttura regionale una prima valutazione nei confronti di queste priorità contenute nel Regolamento, poi capisco che con l’accordo di partenariato ci potranno essere degli aggiustamenti ma immagino non si possa molto, anzi pochissimo dagli orientamenti, immaginando che alcune azioni o alcune politiche si trascineranno, come è anche giusto, dalla programmazione precedente, perché non si può far saltare tutto specie se alcune azioni della programmazione che si chiude hanno dimostrato una loro validità.

Questa era la prima domanda e mi fermo qui per il momento anche se poi ce n’è una seconda che riguarda la concentrazione tematica sul Fondo Sviluppo Agricolo, questa revisione della PAC come potrebbe incidere il Veneto la partita sull’agricoltura?

PRESIDENTE

Aggiungo anch'io una domanda che è squisitamente politica che attiene alle competenze e al ruolo delle Regioni rispetto allo Stato.

Lei prima ha sottolineato un passaggio che era quello di una tendenza dello Stato centrale, riaffermata da Barca in più occasioni, di intervenire e di attribuire allo Stato una serie di azioni della gestione a seguito dell’inadempienza di alcune Regioni, in particolare quelle a sud. Volevo capire se la percentuale del riparto della gestione di questi fondi è determinata e quindi va a penalizzare che è effettivamente colpevole dei ritardi e delle inadempienze, cioè le Regioni che sono fuori, o se è un dato percentuale globale di cui facciamo le spese anche noi delle Regioni del nord? Questo credo sia uno dei punti più rilevanti.

..Questo è già un elemento che si è acquisito.

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..Sul POR, cioè se si applica una percentuale che vale per tutti motivandola con la incapacità di alcune Regioni di fare quello che dovrebbero fare e credo che la linea che noi dovremmo seguire dovrebbe essere quella di tutelare le “Regioni virtuose” e se c’è qualcuna inadempiente al lo Stato surroghi ma senza penalizzare gli altri. Dott. Tiziano BAGGIO (Segreteria generale Programmazione - Segretario generale) Solo un passaggio politico perché ero con un po’ di dirigenti del MISE l’altro giorno.

Qui è cambiato o sta cambiando il vento, come suol dirsi, adesso è da gestire per bene la situazione, perché, senza nulla togliere, prima Barca e il suo gruppo facevano quello che volevano nel senso che ricordo andavo a Roma in MISE potevi dire quello che volevi, anche Stato e Regioni, non gli interessava niente, perciò sono loro stessi.

La cosa che chiedevo a lei prima è che bisogna cominciare a coinvolgerli per dire: abbiamo, nel bene secondo me, cambiato rotta con dei politici che cominciano a fare delle valutazioni.

Sulla questione poi le risponderanno tecnicamente, purtroppo pescano dappertutto per fare questi PON ed altro, è da lavorare un attimino ma io spero che arriviamo per luglio però adesso dovremmo dovremo avere rapporti più stretti.

Intanto mi complimento e ringrazio per il fatto già di portare un ministro del MISE qui che così intanto cominciamo e facciamo venire anche qualcun altro, cominciamo a far capire che almeno chi lavora venga tutelato, il che non guasta.

PRESIDENTE

È anche padovano.

Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione - Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro)

Su questo, rispondo per il Fondo Sociale - dopo lascio la parola ai miei Colleghi per gli altri Fondi - abbiamo fatto ovviamente soltanto delle simulazioni a livello tecnico che partono dalle attività fatte dalle esperienze precedenti.

È chiaro che, essendo quattro priorità per il Fondo sociale, poche rispetto alle priorità elencate dal

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Regolamento, la scelta andrà fatta credo sulle priorità che in qualche modo danno un ventaglio di interventi più ampio.

Faccio solo un esempio: una priorità è riguardante l’occupazione, la prima la AI, una riguarda l’uguaglianza tra uomini e donne. È chiaro che all’interno della prima priorità può benissimo rientrare anche le pari opportunità, mentre su una priorità così specifica si farebbe più fatica a far rientrare altre tipologie di intervento.

A livello tecnico l’idea è quella di provare ad individuare, rispetto ovviamente a quello che abbiamo fatto in questa programmazione e le cose che sono andate bene ma soprattutto rispetto agli obiettivi che abbiamo, che poi sono quelli della guida, di vedere se riusciamo ad individuare delle priorità che in qualche modo consentono un ventaglio di interventi più ampio, chiaramente credo che sia preferibile perché poi da qui al 2022 quando si concluderà la programmazione, stiamo parlando praticamente di dieci anni, è chiaro che è un po’ difficile adesso fare delle scelte anche se è vero che poi si può riprogrammare.

Lascio la parola non so se a Carlo?

Dott. Carlo TERRABUJO (Direzione Programmazione)

Per il FESR, come avete visto prima, ci sono dei vincoli di destinazione piuttosto pesanti nel senso che si parla dell’80% delle risorse complessivamente su tre obiettivi tematici e questa è una considerazione da tenere conto.

Un’altra è che, siccome il primo dato percentuale fa riferimento anche a un obiettivo tematico che si chiama “ricerca e innovazione”, che è caratterizzata da una delle condizioni ex ante più forti che è quello dell’esistenza di una smart specialisation strategy, quello è un elemento sul quale ragionare in termini di assegnazione delle risorse e tra l’altro la strategia SSS è una strategia a 360 gradi, non riguarda soltanto la ricerca e l’innovazione in senso tradizionale per l’impresa e quindi sarà un elemento molto forte nel condizionamento.

Poi se si parla di indicazioni che pervengono dagli stakholders ci sono forti indicazioni per intervenire sul turismo che è ritenuto un settore della nuova programmazione, anche se i documenti di documenti di programmazione a cui si faceva riferimento prima e lo stesso documento che è stato portato al negoziato trilaterale del 22, 23 e 24, il fatto di esplicitare il turismo come settore specifico di intervento è ancora in discussione da parte soprattutto dei funzionari della

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Commissione ed è stato detto: se parliamo di ricerca e innovazione il turismo è un’impresa come un’altra. Quindi la possibilità di intervenire su un settore di questo tipo in maniera mirata è tutta in discussione. Poi c’è l’approccio territoriale che per noi nel Regolamento, nella proposta di Regolamento comunitario si fa riferimento a due strumenti relativi a possibili azioni di intervento sul territorio, sviluppo territoriale partecipativo e ITI-investimento territoriale integrato che sono ancora un po’ dei misteri nel senso che non sono stati definiti nei contorni pratici in maniera puntuale ancora, ma che sono due cose che saranno considerate attentamente perché, tra l’altro, lo sviluppo locale partecipativo assomiglia molto nel Veneto a un qualcosa che è ben consolidato sia per quanto riguarda il FESR che peraltro è obbligato ad utilizzarlo, come era scritto lì prima, per almeno il 5% delle risorse ma somiglia anche a quello che facciamo come programmazione decentrate con le intese programmatiche d’area, le IPA, quindi nel Veneto c’è una consuetudine, una attitudine, una prassi abbastanza solida e radicata sul territorio di ragionare in termini di territorio organizzato e anche quello è un elemento che con la prossima programmazione sarà considerato.

Lezioni dal passato credo sia difficile prenderne perché, come si è detto, la programmazione precedente e quella in corso sono nate in un mondo diverso, c’è poco da fare. Una delle lezioni sarà da considerare, ma qua ce lo dice anche il Ministero nel momento in cui ci andrà a valutare le azioni, le condizionalità ex ante saranno condizionalità che dicono: queste azioni si fanno perché sono in grado di partire subito. Qua il problema delle normative sugli appalti che in Italia sono le più farraginose e devastanti che ci siano, il problema del Patto di stabilità che se non viene risolto... insomma con qualche consiglio a considerare con attenzione gli investimenti pubblici, maggiore attenzione di quanto non si sia fatto in passato come questi vincoli che sembravano molto più lontani e anche più blandi, è sicuramente un’indicazione dal passato.

È ancora un po’ presto per dare delle indicazioni, comunque tra vincoli che ci vengono dati perché gli 11 obiettivi tematici e poi le azioni quando saranno più consolidate, perché rispetto a quelle l’impegno del Ministero, non so se sia stato detto, nei confronti della Commissione è quello di asciugare quel documento perché lì ci sono circa 400 azioni quindi bisogna portarlo a un numero minore, tutte di

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livello più altro. Allora sulla base di quelle indicazioni degli 11 obiettivi tematici non è che ci sarà una libertà di azione com’è e in più saremo anche condizionati dall’approccio azioni misurabili e risultati attesi, quindi non a mettere in piedi azioni così solo perché c’è la sensazione che servano ma col rendere queste azioni documentatamente necessarie anche con i risultati attesi e documentabili e saranno vincoli molto forti da tener conto.

PRESIDENTE Chiedo un chiarimento, lei ha posto la questione del turismo perché è stata posta, turismo e cultura per noi valgono una cifra, siccome questa è una vecchia storia che dura da qualche decennio, la realtà vera è che in genere da parte europea si tende a non premiare attività che in qualche modo sono concorrenziali rispetto tra i vari paesi, diciamo così, al Fondo c’è questo tipo di resistenza, ma la spiegazione che è stata data è che queste materie possono essere ricomprese nel capitolo innovazione etc. o altro?

Dott. Carlo TERRABUJO (Direzione Programmazione)

Nell’ambito di quella tre giorni non è stata data la spiegazione, la rappresentanza era di tecnici della Commissione i quali, leggendo alcune delle azioni presentate, hanno osservato in maniera asettica, almeno lì in quella sede, che potevano essere tranquillamente ricondotte agli obiettivi tematici specifici considerando le imprese turistiche come imprese.

..No, so, perché in effetti mi risulta, che si è arrivati a che ci sia dibattito su questo ma da qua a sapere cosa ne sortirà...? Di fatto comunque è assodato, ma questo penso sia banale dirlo, che considerato il turismo come settore di impresa al pari degli altri, può usufruire delle azioni al pari degli altri.

Dott. Andrea COMACCHIO (Commissario allo sviluppo rurale)

Per quanto riguarda la riforma della politica agricola comune noi abbiamo due pilastri, il secondo è quello che è stato illustrato qui questa mattina e riguarda il Fondo per lo Sviluppo Rurale inserito nell’accordo di partenariato e la previsione è che riforma parta dal 1° gennaio 2014.

La concentrazione tematica illustrata nella slide, il 5% delle risorse destinate allo sviluppo locale, era un

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vincolo già presente in questa programmazione che è stato ovviamente rispettato considerando che complessivamente abbiamo destinato questa azione, il 14% delle risorse dell’attuale programma. Va anche detto che la proposta di regolamento per il Fondo per lo Sviluppo Rurale indica una concentrazione tematica delle diverse azioni dei diversi interventi su sei priorità generali per lo sviluppo rurale che riguardano: 1) il trasferimento della conoscenza e dell’innovazione del settore agricolo e forestale; 2) la competitività dell’agricoltura e lo sviluppo delle attività delle aziende agricole; 3) lo sviluppo dell’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo; 4) e 5) sono due priorità di carattere più ambientale e riguardano la preservazione e il ripristino degli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e l’uso efficiente delle risorse con il passaggio a un’economia a bassa emissione carbonio e resiliente al clima; 6) questa è in linea con gli altri Fondi e riguarda l’adoperarsi per l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico delle aree rurali.

Anche in questo caso per il nostro Fondo abbiamo una concentrazione tematica e, pur avendo un ventaglio notevole di interventi, questi dovranno essere orientati a queste finalità.

Per quanto riguarda invece il primo pilastro, non ho capito se la domanda del Consigliere era relativa proprio alla PAC, i pagamenti diretti diciamo che al momento è molto aleatorio fare delle previsioni realistiche essendo la quantità delle variabili in gioco estremamente elevata.

Abbiamo tre posizioni differenziate, Commissione Consiglio e Parlamento, sono stati avviati i triloghi ma in questo caso la previsione è di non arrivare ad applicarla dal 1° gennaio 2014 ma di rinviare di un anno proprio per la complessità delle questioni che sono state poste e dei tempi che servono per dirimere queste questioni e poi per preparare conseguentemente anche i sistemi di gestione di questo tipo di aiuti perché sicuramente non è banale.

Quello che sicuramente possiamo dire è che, stante l’impostazione generale è ha dato la Commissione sulla riforma sul primo pilastro, è che ci possiamo attendere una sensibile riduzione delle risorse destinati agli aiuti diretti in Veneto, perché il Veneto ha gli aiuti più elevati in Italia e l’Italia li ha più elevati in Europa,

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con il meccanismo dell’allineamento e della regionalizzazione siamo destinati ad essere penalizzati e in particolare saranno penalizzati i settori che attualmente hanno degli aiuti a ettaro più elevati che sono senz'altro la zootecnica sia da carne che da latte e poi anche alcuni settori di nicchia come il tabacco. PRESIDENTE

Prego, consigliere Fracassso. Stefano FRACASSO (Partito Democratico Veneto)

Torno sulla concentrazione tematica. Al netto di misure nazionali, tipo la social card, il 20% per la promozione dell’inclusione sociale mi pare una cosa impegnativa, anche perché poi l’inclusione attiva, integrazione delle comunità emarginate quali i rom, lotta contro la discriminazione basata sul sesso etc., a volte quasi a sfumare su politiche che sono tipicamente politiche socio sanitarie come l’accessibilità ai servizi, allora volevo capire questo della sovrapponibilità con le politiche socio sanitarie o meno di obiettivo.

Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione - Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro)

Questo è stato un argomento molto discusso nell’incontro fatto a Roma dalla Commissione.

Il lavoro sull’obiettivo tematico 9, quello relativo all’inclusione, a livello nazionale il MISE l’ha fatto coordinare dal Ministero del Lavoro da parte del Direttore generale dei Servizi sociali e, come dicevo prima, la Commissione ha fatto molte critiche rispetto al lavoro fatto su questo obiettivo e devo dire che poi il Ministero del Lavoro a mio parere ha risposto molto bene a livello tecnico andando a citare punto per punto tutti i documenti comunitari che prevedevano quegli interventi e quindi ha messo in difficoltà anche la Commissione su questa risposta, però di fondo non è stato risolto il problema della questione fondamentale: se interventi di tipo sociale devono essere comunque collegati a un intervento per l’occupabilità oppure no. Questo, appunto, con visioni diverse tra la Commissione in particolare il responsabile

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del Fondo Sociale Europeo che era presente all’incontro che ha detto che gli interventi anche relativi all’inclusione devono essere comunque collegati a interventi cosiddetti a inclusione attività, o interventi per occupabilità così come sulla programmazione attuale in cui abbiamo però un vincolo più basso del 5% in termini di inclusione, oppure si possono fare asili nido o interventi di questo tipo perché poi non c’è solo il Fondo Sociale ma che anche quello che può essere fatto col FESR. Questa partita è aperta e sarà definita con l’accordo di partenariato, perché poi là ci sarà ovviamente una trattativa perché la linea del Ministero del Lavoro è quella di includere anche attività di “politica ordinaria” che fino adesso erano sostenute con risorse dello Stato. In questo momento stiamo cercando e il lavoro sul partenariato è evidente, di andare a inserire queste politiche e quindi di sostituire le risorse comunitarie con risorse dello Stato o comunque di integrarle in maniera pesante.

Dipenderà poi a livello di accordo di partenariato se effettivamente questo verrà portato avanti o meno e questo effettivamente ci condizionerà poi nelle scelte. È chiaro che così, andando a scorrere le priorità, potrebbe essere la prima quella che a livello tecnico dell’inclusione attiva quella che sembra rispondere perché poi è quella più ampia ovviamente mentre le altre sono più specifiche, però dipende dalla scelta che viene fatta dal livello nazionale dallo Stato, Italia, e poi dell’accordo della Commissione quanto riusciranno a...

PRESIDENTE

Consigliere Corazzari, prego.

Cristiano CORAZZARI (Liga Veneta-Lega Nord Padania) Torno a quanto detto prima dal dottor Comacchio relativamente ai Fondi destinati alle aree di sviluppo rurale, so che interventi che hanno avuto un’incisività e un’utilità particolare sono stati sviluppati nel settore della creazione di infrastrutture telematiche e in particolare per la banda larga e hanno visto l’utilizzo di fondi di questa natura, volevo capire se in base alla programmazione ci fosse un’implementazione, perché questa sarebbe quanto mai necessaria anche alla luce delle modifiche procedurali che vengono imposte agli operatori del settore dell’agricoltura proprio per poter aderire alle

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pratiche del PSR e quant’altro.

Dott. Pietro CECCHINATO (Direzione Piani e Programmi settore primario - FESR) Già in questa programmazione, è l’unica misura veramente infrastrutturale che abbiamo finanziato questa della banda larga, ovviamente eravamo e siamo all’interno di un progetto generale nazionale e regionale sull’Agenda digitale per cui noi abbiamo finanziato sostanzialmente in questa programmazione, stiamo finanziando perché adesso dovrebbe andare tra poco in Giunta anche la firma dell’accordo integrativo, l’estensione della rete di fibra sostanzialmente sui territori classificati rurali, mentre invece la demarcazione con i fondi di sviluppo regionale è che questi e anche altri Fondi nazionali e regionali intervengono sul resto del territorio, quello che non classifichiamo veramente più rurale.

Quindi per noi, grossolanamente, siamo intervenuti Provincia di Rovigo e tutta la zona della montagna veneta e qui ci mettiamo 20 milioni di euro su questa programmazione.

È chiaro che finora la necessità era quella di estendere, di coprire il territorio con la fibra, questo non garantisce però, come sappiamo bene, che poi effettivamente le aziende e anche, perché riguarda il territorio quindi anche le famiglie e anche le società, possa effettivamente usufruire poi di questi servizi, il tema sostanzialmente è quello dell’ultimo miglio.

Già in questa programmazione non con i nostri fondi ma con fondi FESR credo ci sarà una prima sperimentazione, c’è un aiuto di Stato notificato dal mise, di questa opportunità; ovviamente la normativa incrocia pesantemente il tema degli aiuti di Stato e quindi per il finanziamento di quella che noi chiamiamo elettronica, quindi dell’ultimo miglio, bisogna ogni volta pararsi rispetto al fallimento del mercato e quindi al fatto che nessun investitore privato, diciamo così, ha convenienza o avrebbe mai fatto quel tipo di investimento perché altrimenti si andrebbe come risorse pubbliche a sostituirsi al privato e questo ovviamente non va bene.

Il tema della prossima programmazione è che dalla Commissione a parte che c’è un obiettivo tematico 2 che è proprio relativo a questo punto, c’è comunque anche un forte indirizzo per il FESR di lavorare in questo ambito e

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quindi in fase di analisi già stiamo predisponendo l’analisi del nostro territorio classificato rurale per capire quali sono i fabbisogni, quali sono le necessità proprio di intervento in questo ambito, quindi nell’ambito elettronica, nell’ambito dell’ultimo miglio e quindi nel rendere, diciamo così, proprio fruibili anche le zone territoriali più remote e quelle meno servite di un servizio di banda larga che ormai punta a dei livelli di efficienza molto elevati e quindi non certo a garantire i 2 o 3 mega come è attualmente ma arrivare ai 20 e ai 30 che poi è obiettivo minimo che possiamo prefiggerci in questa programmazione. Sicuramente ci sarà ancora un investimento consistente in queste infrastrutture ma che sarà anche più visibile di quello che è attualmente l’intervento già molto rilevante che abbiamo fatto.

PRESIDENTE

C’è ancora una domanda del consigliere Berlato Sella.

Giuseppe BERLATO SELLA (Partito Democratico Veneto)

Per me ce ne vuole prima di metabolizzare queste cose per andarsi poi a destreggiare con facilità, comunque erano due le annotazioni che mi ero fatto.

La prima era una richiesta al Presidente, mi ero posto le inadempienze e quindi lo incrociavo con un altro sostantivo che conosco che è Patto di stabilità, allora volevo capire perché se il Patto di stabilità per noi spesso è un ostacolo per perfezionare alcuni progetti che abbiamo veicolato, per questo fra distinzione nord e sud vale la stessa regola?

A livello le Regioni del sud percentualmente portano a casa molto di più, ma loro non hanno il Patto di stabilità o come lo giocano? Era una curiosità politica. L’altro invece era il discorso della dispersione, facendo riferimento a quello che diceva Terrabujo per esempio su come si sta diffondendo questa coltura e come sono addentro gli Amministratori con l’IPA, so che anche l’incontro di venerdì è stato, per molti, di soddisfazioni in più giornate, allo stesso tempo allora lo associo col fatto, come tutte le cose della vita pubblica e privata, che se ci sono bisogni che non hai risposte o sono limitate se poi cominci a dare risposte i bisogni aumentano perché si

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stratifica di più, quindi anche questo progetto – di cui mi compiaccio – del coinvolgimento del territorio e del coinvolgimento delle Amministrazioni mi piace, però allo stesso tempo: se a un certo livello è stato notato che c’era troppa dispersione e bisognava in qualche modo sintetizzare o fare delle scelte, come Regione quando noi arriviamo al tavolo successivo abbiamo già fatto le scelte, le priorità, quindi abbiamo chiesto a qualcuno sacrifici e rinunce? Oppure anche qui rispetto agli altri, quando ci confrontiamo con le altre 19 Regioni, troviamo che noi siamo stati essenziali con una buona dieta mentre gli altri sbordano e quindi ci appesantiscono tutto il pane che noi portiamo. Io parlo sempre in modo un po’ figurato ma penso che il concetto l’avete capito.

Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione - Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro)

Sulla prima l’assessore Ciambetti avrebbe risposto ovviamente molto meglio di me sia a livello politico che come Assessore al Bilancio.

Il Patto di stabilità, come sapete, è un limite in particolare che riguarda la possibilità di pagamento, molte Regioni del sud in realtà non hanno problemi di pagamenti perché alcune Regioni, quando il Ministero è intervenuto in via sussidiaria, hanno pagamenti del 3% a metà della programmazione, quindi è chiaro che se sei al 3% dei pagamenti non hai problemi di Patto di stabilità. in realtà purtroppo – esprimo un’opinione personale - il Patto di stabilità incide in maniera esattamente opposta rispetto a quello a cui intervenire perché penalizza le Regioni più efficienti.

Chi ha avuto negli anni precedenti, come il Veneto, tassi di impegno vicini al 100% rispetto agli stanziamenti ovviamente ha molti debiti da pagare e quindi incide molto sul Patto di Stabilità; Regioni dove hanno fatto meno impegni e meno avanzamento hanno meno problemi di Patto di stabilità o forse ci arriveranno dopo di noi, poi i meccanismi del Patto di Stabilità sono complicati e incidono in maniera diversa anche tra diverse Regioni.

Sulla seconda domanda provo a rispondere io ma i miei Colleghi mi integrano. Nel lavoro che è stato fatto per arrivare all’Accordo di partenariato a cui abbiamo collaborato, il Ministero ha istituito quattro tavoli

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aggregando gli obiettivi tematici, le Regioni più volte hanno chiesto di arrivare a un documento più snello e con meno obiettivi, con meno azioni, con meno indicatori ma, lo dicevo prima, i tavoli sono stati coordinati comunque dal MISE con un partenariato molto ampio e con una presenza molto ampia di partecipazione anche dei Ministeri e quindi non è stato possibile farlo. Probabilmente il mise era consapevole che poi la Commissione avrebbe chiesto una maggiore focalizzazione e questa parte ovviamente verrà fatta adesso perché comunque non si riuscirà ad arrivare ad un Accordo di partenariato approvato se non si riuscirà a fare... Ovviamente, come diceva prima il dottor Terrabujo, anche alla Commissione sono venuti in molti, qualcuno ha detto cose parzialmente diverse rispetto ad altri, sicuramente rispetto alle 400 azioni che trovate all’interno dell’Accordo di partenariato, che obiettivamente sono tante, bisognerà vedere se dobbiamo arrivare a 100 azioni, che vuol dire stringere molto.

È chiaro che quanto più si stringe, poi tanto meno a livello regionale in realtà ci saranno da fare tante scelte, abbiamo moltissimi vincoli in questa programmazione rispetto alla precedente, è ovvio che se invece le azioni indicate saranno 300 in quel caso ovviamente poi ci sarà più margine, ma questo lo vedremo.

Non so se i miei Colleghi vogliono integrare.

Dott. Carlo TERRABUJO (Direzione Programmazione)

Sull’approccio territoriale, a prescindere dalla distribuzione dei fondi, quello che dicevo prima è che questa è una risorsa del Veneto.

L’aver mobilitato le IPA è quello che si è retto un po’ sulla legge e quei pochi soldi che sono stati messi, però da quello che era la risposta a un bando per la legge 13, che poi erano quattro soldi perché qualche milione di euro all’anno non che fossero di più, però nel territorio sono nate delle realtà che, tra l’altro, sono abbastanza uniche nel senso che riuniscono pubblico e privato, riuniscono parti sociali e ragionano sul programma e alcune di queste hanno decollato fino a diventare interlocutori, adesso qua bisogna vedere l’opportunità o meno, ma dello stesso Ministero e della Commissione europea, cioè sono soggetti importanti che sicuramente si sono attrezzati e lavorano.

È stata un’ottima intuizione quella della legge 35, sono

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soggetti che sicuramente, a prescindere poi dalla concentrazione e distribuzione delle risorse anche in termini di partenariato non dimentichiamo che c’è un codice di condotta del partenariato che è robusto, questa programmazione in termini di partenariato dà delle indicazioni ben precise e sono soggetti con i quali sicuramente dialogare.

PRESIDENTE Grazie.

Se avete ancora una mezzoretta, contando di continuare fino alle 13.00, potremo utilizzarla per verificare lo stato dell’arte per quello che riguarda i programmi in atto, se siete d’accordo se no rimandiamo a un’altra volta.

Vuole cominciare lei con il FESR?

Dott. Carlo TERRABUJO (Direzione Programmazione)

Farei un cenno intanto al fatto che quest’anno c’è stata una recentissima decisione del MISE piuttosto unilaterale di un provvedimento di accelerazione della spesa che nel concreto alza le soglie intermedie relativamente a quelle che erano state stabilite l’anno scorso, cioè l’anno scorso erano state fissate delle soglie di spesa intermedia a maggio e a novembre che il MISE aveva imposto con l’intenzione, appunto, di accelerare la spesa e diciamo che per molte ragioni ha funzionato, nel senso che c’è stato un complessivo innalzamento della spesa anche se la quota parte maggiore dell’innalzamento della spesa è stata l’adozione del piano di azione e coesione per sud che, come diceva il dottor Romano prima, era fermo al 3% ed, essendo stato svincolato, loro praticamente hanno commissariato portando tutte le risorse fuori, tra l’altro, però dai limiti temporali e dalle scadenze temporali, questi un’operazione concordata con la Commissione europea che ha permesso di salvare gran parte delle risorse del sud. Per quanto ci riguarda l’anno scorso abbiamo rispettato, come negli anni precedenti, sia le soglie intermedie che le N+2 di fine anno, quest’anno recentissimamente si è conclusa pochi giorni fa con una comunicazione formale e sono state aumentate le soglie.

Per quanto riguarda il Veneto rimane invariata la soglia di

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maggio 2013, perché essendo un provvedimento che è stato preso a ridosso della scadenza non poteva modificare l’obiettivo a così breve termine, viceversa sono state innalzate le soglie successive comprensiva a quella di fine anno che per il Veneto viene alzata di 5 milioni di euro, non è drammatico comunque sono 5 milioni di euro in più di spesa complessiva che dovremmo rendicontare entro fine anno.

Un dettaglio tecnico: il mancato eventuale rispetto delle soglie intermedie, perché la soglia finale dà luogo a un disimpegno automatico perché è una soglia, quella dell’N+2, in legge, l’eventuale mancato raggiungimento delle soglie intermedie - lo dico per scaramanzia, non per mettere le mani avanti – darebbe luogo a un obbligo di riprogrammazione.

L’anno scorso si trattava che lo Stato avrebbe tolto la sua quota di partecipazione obbligando a riprogrammarla sul territorio al di fuori del POR, quest’anno si parla di semplice riprogrammazione.

Per la soglia di maggio siamo vicini al conseguimento e quindi dovremmo lavorare alle soglie più avanti alla N+2 perché c’è da dire che, per l’aspetto che dicevo prima del Patto di stabilità leggi etc., la sofferenza è nota soprattutto sugli appalti che stentano a fare spesa, questo bisogna dirlo.

C’è stato anche un incontro l’altro giorno a livello di Giunta cioè tra Assessori, l’assessore Ciambetti che ha incontrato il suo Collega che si occupa di piste ciclabili e di logistica, c’è l’accordo che in pochi giorni, in poche settimane, si dovrebbe consolidare la situazione in maniera di prendere le valutazioni del caso.

Altre situazioni di sofferenza sempre in termini di appalti di opere pubbliche, perché è lì che veramente ci sono problemi, riguardano altre azioni tipo quella del teleriscaldamento dove sappiamo già che ci saranno tre-quattro interventi che non andranno in porto e che con un importo complessivo di 3-4 milioni di euro debbono essere riprogrammati.

Comunque sull’avanzamento siamo abbastanza in linea anche se facciamo fatica, devo dire, perché i livelli di spesa negli anni precedenti sono stati raggiunti soprattutto con le misure legate alle imprese e da subito con l’ingegneria finanziaria che permetteva di rendicontare subito ma che poi si è rivelata non essere un artificio in quanto i

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fondi, ad esempio il fondo di rotazione da 45 milioni, ha funzionato egregiamente e quindi è stata spesa effettiva insomma. A fine programmazione, quando dovrà arrivare l’apporto degli investimenti pubblici, questa è la maggior attenzione che bisogna avere in questo momento.

Non so se sono stato esaustivo ma intanto mi fermerei qui. PRESIDENTE

Se ci fa avere un dettaglio con la scadenza di maggio per capire? Non occorre subito, ce lo farà avere come Commissione che poi facciamo la distribuzione.

Adesso chi c’è? Prego. Dott. Santo ROMANO (Direzione Formazione - Commissario straordinario Formazione Istruzione e lavoro)

Rispetto agli impegni col dato di pochi giorni fa in questo momento siamo al 79% degli impegni, quindi a 560 milioni di euro circa. Rispetto ai pagamenti certificati, come ha spiegato adesso l’ingegnere Terrabujo, abbiamo due soglie da rispettare: quella del disimpegno automatico delle risorse e i target fissati dal Ministero dello Sviluppo economico.

In questo momento non abbiamo problemi nel senso che con la certificazione di maggio, che praticamente abbiamo chiuso come autorità di gestione in questi giorni, certificheremo oltre 377 milioni di euro, il target del Ministero è di 343 milioni e rotti quindi siamo sopra il target del MISE che è più alto ovviamente della quota di disimpegno di circa 24 milioni di euro.

Non credo che avremo problemi nel 2013.

È chiaro che l’unico problema che purtroppo abbiamo è quello del Patto di stabilità, è chiaro che a fine programmazione è necessario avere una disponibilità di cassa maggiore perché i target del Ministero ovviamente sono giustamente sempre più alti e quindi se vogliamo riuscire a rispettarli, al di là appunto delle sanzioni o meno che ci sono, ovviamente è importante che ci siano maggiori disponibilità di cassa.

Nel decreto che ha fatto il Governo per il blocco dei 40 miliardi famosi della Pubblica Amministrazione un po' di respiro c’è, forse si poteva sperare un po’ di più perché c’era già uno sblocco di cofinanziamento nazionale sui fondi strutturali fatto col primo decreto Monti, il

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cosiddetto Salva Italia, di 1 miliardo e adesso questa cifra è stata portata per il 2013 a 1 miliardo e 8 quindi vuol dire che avremo una quota maggiore di disponibilità sperando che ci sia anche qualcos’altro ed è chiaro che questo incide sulle prossime certificazioni, sto parlando in particolare di quella del 2014 sapendo ovviamente poi il termine ultimo di questa programmazione è il 31 dicembre 2015, quindi come impegni siamo abbastanza avanti.

Dott. Pietro CECCHINATO (Direzione Piani e Programmi settore primario - FESR)

Sul FESR, molto velocemente, proprio il 30 è stato riferito in Quarta Commissione anche questo dato. Siamo messi bene per quanto riguarda gli impegni perché abbiamo una percentuale dell’83% circa al netto anche delle decadenze e delle economie già registrate, quindi sono impegni netti questi.

Abbiamo, tra l’altro, bandi in corso che dovrebbero trovare assegnazione per circa 150 milioni di euro e con questo arriviamo vicini al 100% dell’impegno entro luglio.

Sul fronte dei pagamenti siamo al 56%, abbiamo già raggiunto la quota necessaria per evitare il disimpegno nel 2013, ci dovrà essere una accelerazione della spesa finale e diciamo che per il 2013 e anche per il 2014 credo non ci saranno problemi anche sul fronte dei disimpegni.

Il problema sarà quadrare, riuscire ad utilizzare tutte le risorse su cui insieme - faccio i ragionamenti già fatti dai Colleghi – ovviamente le criticità maggiori le abbiamo sugli assi e sulle misure dove ci sono investimenti pubblici.

Qui abbiamo fatto anche dei generosi overbooking in qualche maniera sperando che tra le tante Amministrazioni beneficiarie ce ne siano un numero sufficiente per poter impegnare e spendere quelle risorse che sono state assegnate su misure che, peraltro, sono effettivamente anche molto strategiche, per esempio tutte le misure che riguardano il dissesto idrogeologico.

Ovviamente questa è un po’ la preoccupazione, diciamo così, perché sul fronte dell’impresa per fortuna sull’utilizzazione, nonostante le difficoltà ovviamente di autofinanziamento, non ci sono grossi problemi quindi prevediamo di riuscire a portare a casa almeno da quella parte la totalità delle risorse che sono state messe a disposizione dal programma.

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n 37

PRESIDENTE

Abbiamo finito il quadro espositivo? Ci sono osservazioni da parte vostra o elementi che volete portare all’attenzione della Commissione?

Noi vi ringraziamo e credo che il lavoro sia stato molto importante e avremo bisogno ovviamente adesso di analizzarlo e probabilmente vi disturberemo anche per capire quello che non riusciremo a decodificare noi e ci diamo appuntamento per la sessione comunitaria appena sarà calendarizzata dai Capogruppo.

Grazie e buona giornata.

La Seduta termina alle ore 12.42

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n 38

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n 39

Venezia, 13 maggio 2013

La politica di coesione2014 – 2020

A cura della Segreteria Generale della Programmazione in collaborazione con Adg FEASR, FESR, FSE

2

Indice

2

La strategia Europa 2020

La Programmazione Regionale Unitaria della Regione del Veneto (PRU):

le modalità di coordinamento il partenariato il percorso partenariale

Il Pacchetto legislativo per la politica di coesione

L’accordo di Partenariato per l’Italia

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 40

33

La strategia Europa

2020

La strategia Europa 2020: Le priorità e i risultati da raggiungere 1/3

crescita intelligente: crescita intelligente:

% di investimenti in Ricerca e Sviluppo

% di investimenti in Ricerca e Sviluppo

Target EU

2020

3%

Target EU

2020

3%

Target Italia 2020

1,53%

SpesaVeneto 2010

1,04%

% di giovani che lasciano prematuramente gli studi

% di giovani che lasciano prematuramente gli studi

Target EU

2020

< 10%

Target EU

2020

< 10%

Target Italia 2020

15 - 16%

Popolazione 18-24

Veneto 2012

14,2%

% di laureati, o con titolo equivalente, di 30 – 34 anni

% di laureati, o con titolo equivalente, di 30 – 34 anni

Target EU

2020

40%

Target EU

2020

40%

Target Italia 2020

26 - 27%

Popolazione 30-34

Veneto 2012

21,4%

crescita intelligente: sviluppare una economia basata sulla conoscenza e sull’innovazionecrescita intelligente: sviluppare una economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione

4

Fonte: Elaborazioni Regione del Veneto – Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Eurostat e Istat e Position Paper

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 41

La strategia Europa 2020: Le priorità e i risultati da raggiungere 2/3

crescita sostenibile: promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitivacrescita sostenibile: promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva

% di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale

% di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale

Target EU 2020

20%

Target Italia 2020 17%

Italia 2010

10,3%

5

Fonte: Elaborazioni Regione del Veneto – Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Eurostat e Istat e Position Paper

crescita inclusiva: promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione (miglioramento delle capacità lavorative, lotta all'esclusione ed alla povertà)

crescita inclusiva: promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione (miglioramento delle capacità lavorative, lotta all'esclusione ed alla povertà)

Tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni

Tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni

Target EU 2020

75%

Target Italia 2020

67 - 69%

Occupazione 20-64

Veneto 2012

69,3%

Popolazione a rischio povertà o esclusione sociale

Popolazione a rischio povertà o esclusione sociale

Target EU 2020

Riduzione di 20 milioni di poveri

Target Italia 2020

Riduzione di 2,2 milioni di poveri

Veneto 2011

15,9%

6

Fonte: Elaborazioni Regione del Veneto – Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Eurostat e Istat e Position Paper

La strategia Europa 2020: Le priorità e i risultati da raggiungere 3/3

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 42

La strategia Europa 2020: Le dotazioni finanziarie 1/2

47%

39%

2%6%

6%

Crescita intelligente einclusiva

Crescita sostenibile erisorse naturali

Sicurezza e cittadinanza

Europa globale

Spese amministrative

Stanziamenti nel quadro finanziario pluriennale 2014 – 2020[accordo in sede di Consiglio europeo dell’8 febbraio 2013]

Stanziamenti nel quadro finanziario pluriennale 2014 – 2020[accordo in sede di Consiglio europeo dell’8 febbraio 2013]

7

8

La strategia Europa 2020: Le dotazioni finanziarie 2/2

Composizione della rubrica crescita intelligente e inclusiva[accordo in sede di Consiglio europeo dell’8 febbraio 2013]

Composizione della rubrica crescita intelligente e inclusiva[accordo in sede di Consiglio europeo dell’8 febbraio 2013]

28%

72%

Competitività

Coesione territoriale, sociale ed economica

8

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 43

9

Le risorse del Quadro Finanziario Pluriennale ammontano complessivamente a 959.988 milioni di euro (prezzi 2011) Le risorse del Quadro Finanziario Pluriennale ammontano complessivamente a 959.988 milioni di euro (prezzi 2011)

[Conclusioni del Consiglio europeo dell’8 febbraio 2013]

9

13%

34%

2%

6% 6% 0%

39%

1.a) Competitività per lacrescita e l'occupazione

1.b) Coesione economica,sociale e territoriale

2. Crescita sostenibile:risorse naturali

3. Sicurezza ecittadinanza

4. Ruolo mondialedell'Europa

5. Amministrazione

La strategia Europa 2020: Il quadro finanziario

10

OccupazioneOccupazione

dare lavoro al 75 % della popolazione tra i 20 e i 64 anni (maggior partecipazione delle donne e dei lavoratori anziani e migliore integrazione dei migranti nella popolazione attiva)

La strategia Europa 2020: Gli obiettivi 1/3

Ricerca e innovazioneRicerca e innovazione

investire in ricerca e sviluppo il 3% del PIL dell'Unione Europea

10

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 44

11

Cambiamenti climatici / EnergiaCambiamenti climatici / Energia

raggiungere gli obiettivi "20/20/20" in tema di clima/energia (ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabile, migliorare del 20% l'efficienza energetica)

La strategia Europa 2020: Gli obiettivi 2/3

IstruzioneIstruzione

abbassare il tasso di abbandono scolastico al di sotto del 10 % e fare in modo che almeno il 40 % dei giovani consegua una laurea o un diploma di terzo livello

11

12

Inclusione e lotta alla povertàInclusione e lotta alla povertà

ridurre del 25% il numero di europei che vivono al di sotto delle soglie di povertà (almeno 20 milioni di persone in meno delle attuali, devono essere a rischio di povertà)

La strategia Europa 2020: Gli obiettivi 3/3

12

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 45

1313

Il pacchetto

legislativo per la

politica di coesione

14

Il Pacchetto legislativo per la politica di coesione: Le proposte di Regolamento

Le proposte di RegolamentoLe proposte di Regolamento

Regolamento Generale suddiviso in più Parti: alcune dettano disposizioni comuni per tutti i Fondi del QSC; la 3^ contiene disposizioni comuni riferite ai soli 3 Fondi strutturali (FESR, FSE, Fondo di Coesione)

Regolamenti specifici per ciascun Fondo: Regolamento FESR, Regolamento FSE, Regolamento per il sostegno del FESR a supporto Ob. Cooperazione territoriale, Regolamento per il funzionamento del Gruppo europeo di coop. territoriale (GECT). Regolamento FEASR (Sviluppo rurale), Regolamento FEAMP (Affari marittimi e pesca)

Regolamento sul “Meccanismo per collegare l’Europa”(infrastrutture e Grandi Corridoi di interesse strategico europeo)

14

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 46

15

Il Pacchetto legislativo per la politica di coesione: Strumenti

Regolamenti QSC Position Paper

Accordo di partenariatoAccordo di partenariato

Programmi Operativi Regionali

(POR)

Strategia Europa 2020

Strategia Europa 2020

Gli orientamenti integratiEuropa 2020

Definiscono le priorità e i contenuti per la predisposizione dei contratti di parternariato

Individuano il quadro di attuazione della strategia (politica economica e politica per l’occupazione)

Stabilisce gli impegni dei partner a livello nazionale e regionale e assicura il coordinamento delle politiche e l’integrazione dei Fondi del Quadro Strategico Comune

Attuano a livello regionale la Strategia Europa 2020

Proposti il 6/10/2011 Presentato il 14/03/2012

Datato 9/11/2012

15

Programmazione Regionale Unitaria

(PRU)

16

Il Pacchetto legislativo per la politica di coesione: Il Quadro Strategico Comune

Il QuadroStrategico Comune

(QSC)

traduce gli obiettivi generali e specifici della strategia dell'Unione per una crescita

intelligente, sostenibile e inclusiva in azioni chiave per i Fondi del QSC

Agevola l'impostazione della direzione strategica per il prossimo periodo di pianificazione finanziaria 2014 - 2020 negli Stati membri e nelle relative regioni

Consente di ottenere una migliore combinazione dei vari fondi al fine di ottimizzare l'impatto degli investimenti UE

Rappresenta la base per predisporre gli "Accordi di partenariato" e per impegnarsi a raggiungere gli obiettivi occupazionali e di crescita dell'Europa entro il 2020

16

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 47

17

Il Pacchetto legislativo per la politica di coesione: L’Accordo di partenariato

Finalità e adozione dell’APFinalità e adozione dell’AP

L’Accordo di partenariato è lo strumento di programmazione partecipativo che ciascuno Stato membro elabora dialogando con la Commissione

E’ finalizzato a coordinare le politiche, ad assicurare la loro coerenza e a facilitare l’integrazione dei Fondi del Quadro Strategico Comune

Ogni Stato Membro trasmette alla Commissione l’Accordo di Partenariato entro 4 mesi dall’adozione del QSC

La Commissione approva gli elementi dell’Accordo di Partenariato entro 4 mesi dalla presentazione da parte dello Stato Membro, a condizione che le eventuali osservazioni da essa formulate siano state adeguatamente recepite

[Artt. 5, 13-15 Reg. Gen.]

17

18

Tempistica generale

Date Tappe principali

Marzo 2010 Adozione strategia Europa 2020

Novembre 2010 V Rapporto su coesione territoriale, sociale ed economica; Consultazione pubblica

Giugno 2011 Proposta della Commissione per il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP)

Ottobre 2011 Proposta della Commissione dei Regolamenti per l’attuazione della politica di coesione 2014 - 2020

Dicembre 2011 Comunicazione della Commissione sul Quadro Strategico Comune (QSC)

Gennaio 2012 Consultazione pubblica su QSC

Marzo – settembre 2012

Revisione delle proposte di Regolamento

Novembre 2012 Position Paper della Commissione per l’Italia

Dicembre 2012 Documento “Metodi & Obiettivi” del Ministro per la Coesione territoriale per la costruzione dell’Accordo di partenariato in Italia

Febbraio 2013 Approvazione, da parte del Consiglio europeo, del QFP

Febbraio – marzo 2013

Processo di condivisione partenariale per la definizione dell’Accordo in Italia

Aprile 2013 Discussione con la Commissione dei contenuti dell’Accordo per l’Italia

2013 Adozione Accordo di partenariato e POR da parte SSMM – Adozione intero pacchetto legislativo da parte dell’UE

18

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 48

19

1. Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione

2. Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime

3. Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo (per il FEASR) e il settore della pesca e dell'acquacoltura (per il FEAMP)

4. Sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori

5. Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi

6. Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse

7. Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete

8. Promuovere l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori

9. Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà

10. Investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente

11. Rafforzare la capacità istituzionale e promuovere un'amministrazione pubblica efficiente

Obiettivi Tematici (OT)

19

Condizionalità ex ante

Le condizionalitàex ante

Art. 17 Reg. Gen.

Pre condizioni che devono essere soddisfatte, prima dell’erogazione dei fondi da parte della UE, per assicurare che esistano le condizioni necessarie affinché le risorse consentano un efficace sostegno allo sviluppo

Se le condizioni non sono soddisfatte alla data di trasmissione dell’Accordo di partenariato, gli Stati membri devono intraprendere delle azioni per garantire l'adempimento di tali condizionalità entro due anni dall'adozione dell’accordo di partenariato o, se precedente, entro il 31 dicembre 2016

Le Regioni hanno assunto una posizione critica sul tema: “l’erogazione dei fondi èlegata al rispetto da parte dello Stato Membro dei vincoli imposti dal Patto di stabilità”, sul rispetto del quale non hanno alcuna responsabilità

20

Condizionalità connessa al coordinamento

delle politiche economiche degli Stati Membri

Art. 21 Reg. Gen.

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 49

Concentrazione tematica

FESR

FSE

Quota significativa di risorse (almeno l’80% nelle Regioni piùsviluppate) da destinare a:

ricerca e sviluppo; competitività delle PMI; passaggio a un’economia a bassa emissione di

carbonio (almeno il 20% delle risorse).

Almeno il 20% delle risorse per promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà

Quota significativa di risorse (almeno l’80% nelle Regioni piùsviluppate) da destinare a un numero ristretto di priorità(non più di 4 nelle Regioni più sviluppate)

Nelle proposte di RegolamentiNelle proposte di Regolamenti

21

FEASRAlmeno il 5% del contributo totale del FEASR al programma di sviluppo rurale è destinato a LEADER

22

Position Paper per l’Italia

1. Sviluppare un ambiente favorevole all'innovazione delle imprese.

2. Realizzare infrastrutture performanti e assicurare una gestione efficiente delle risorse naturali.

3. Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, promuovere l'inclu-sione sociale e il miglioramento della qualità del capitale umano.

4. Sostenere la qualità, l'efficacia e l'efficienza della Pubblica Ammi-nistrazione.

[Ares (2012) 1326063 del 09/11/2012)]

IL POSITION PAPERIntroduce le c.d.

“Funding priority”Introduce le c.d.

“Funding priority”

LE 4 PRIORITA’STRATEGICHE VANNO RICONDOTTE AGLI 11 OBIETTIVI TEMATICI INDICATI DAL REGOLAMENTO GENERALE

22

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 50

2323

L’Accordo di

Partenariato per

l’Italia

Risultati attesi, azioni, tempi previsti e sorvegliati, apertura, partenariato mobilitato, valutazione di impatto e forte presidio nazionale

MezzogiornoCittàAree interne

Per ognuna delle 11 aree tematiche individuate per l’intera Unione Europea

7 innovazioni di metodo

3 opzionistrategiche

ipotesi di metodoe operative

Il documento “Metodi e Obiettivi per un uso efficace dei Fondi Comunitari”introduce

Il Pacchetto legislativo per la politica di coesione Il Documento Barca

24

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 51

25

L’Accordo di partenariato per l’Italia

Adozione ed entrata in vigoreAdozione ed entrata in vigore

L’Accordo di partenariato è lo strumento di programmazione partecipativo che ciascuno Stato membro elabora dialogando con la Commissione e che assicura il coordinamento delle politiche, la loro coerenza e le modalità di integrazione dei Fondi del Quadro Strategico Comune:

[Artt. 5, 13-15 Reg. Gen.]

25

Ogni Stato Membro trasmette alla Commissione l’Accordo di Partenariato entro 4 mesi dall’adozione del QSC

approva gli elementi dell’Accordo di Partenariato entro 4 mesi dalla presentazione da parte dello Stato Membro, a condizione che le eventuali osservazioni da essa formulate siano state adeguatamente recepite

La Commissione

26

L’Accordo di partenariato per l’Italia

Definizione e contenuti Definizione e contenuti

Attraverso un percorso partenariale ampio, organizzato per “Tavoli di Missione”(come indicato dal Documento Metodi & Obiettivi), l’Italia ha definito, tra febbraio e marzo 2013, le parti del’Accordo di partenariato finalizzate a:

garantire l’allineamento con la strategia dell’Unione per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva

promuovere l’approccio integrato allo sviluppo territoriale

rispondere ai bisogni specifici di aree colpite da povertà o di destinatari a rischio di discriminazione/esclusione

I Tavoli di Missione hanno definito i risultati attesi, gli obiettivi specifici, gli indicatori e le azioni da implementare nei PO per ciascuno degli 11 Obiettivi tematici individuati dalla proposta di Regolamento.

Esito del lavoro dei Tavoli è stata la bozza di Accordo di partenariato discussa con la Commissione nel mese di aprile 2013.

[Artt. 5, 13-15 Reg. Gen.]

26

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 52

Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

Obiettivo Tematico 1 - Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione Obiettivo Tematico 1 - Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione

Risultati / Obiettivi specifici

1. Incremento della qualità e della diffusione delle attività di innovazione nelle imprese

2. Sviluppo dei comparti del terziario in grado di agire da leva di innovazione degli altri settori

3. Aumento dell’occupazione nelle imprese di profili di alta qualificazione tecnico-scientifica

4. Rafforzamento del sistema innovativo regionale, anche attraverso l’incremento della collaborazione fra imprese e strutture di ricerca pubblica ed il sostegno diretto a queste ultime

5. Aumento dell’incidenza del portafoglio di specializzazioni innovative ad alto valore aggiunto in perimetri applicativi ad alta intensità di conoscenza ed elevata capacità di impatto sul sistema produttivo

6. Promozione di nuovi mercati per l’innovazione, sia attraverso la qualificazione della domanda pubblica, sia attraverso attività di regolamentazione e microregolamentazione atte a promuovere nuovi standard di qualità, sia attraverso attività volte ad eliminare fattori che, anche a livello locale, possano pregiudicare la competizione di mercato quale insostituibile elemento di stimolo all’attività innovativa

27

28

Obiettivo Tematico 2 - Agenda digitale (migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime)

Obiettivo Tematico 2 - Agenda digitale (migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime)

Risultati / Obiettivi specifici

1. Riduzione dei divari digitali nei territori e diffusione di connettività in banda larga e ultra larga coerentemente con gli obiettivi fissati al 2020 dalla “Digital Agenda” europea

2. Digitalizzazione dei processi amministrativi e diffusione di servizi digitali della PA offerti a cittadini e imprese (in particolare nella scuola, nella sanità e nella giustizia)

3. Potenziamento della domanda di ICT dei cittadini in termini di utilizzo dei servizi on line, inclusione digitale e partecipazione in rete

4. Diffusione di Open data e del riuso del dato pubblico

5. Rafforzamento del settore ICT e diffusione delle ICT nelle imprese

28

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

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Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 53

Obiettivo Tematico 3 - Competitività dei sistemi produttivi (promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura)

Obiettivo Tematico 3 - Competitività dei sistemi produttivi (promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura)

Risultati / Obiettivi specifici

1. Sviluppo di comparti e filiere ad alto potenziale di crescita o con effetto trainante su altri settori produttivi

2. Rilancio della propensione agli investimenti del sistema produttivo

3. Sviluppo occupazionale e produttivo in aree territoriali colpite da crisi diffusa delle attivitàproduttive

4. Consolidamento, riqualificazione e diversificazione dei sistemi produttivi territoriali, anche attraverso la valorizzazione di attività di innovazione e industrializzazione derivanti da attività di ricerca e sviluppo

5. Incremento del livello di internazionalizzazione dei sistemi produttivi e dell’attrattività del sistema imprenditoriale rispetto agli investimenti esteri (IDE)

6. Aumento delle risorse umane altamente qualificate e delle competenze manageriali nelle imprese

7. Miglioramento delle condizioni per la nascita di nuove imprese, crescita dimensionale delle micro e piccole imprese e consolidamento strutturale economico e patrimoniale delle PMI

8. Miglioramento dell’accesso al credito29

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

Obiettivo Tematico 4 - Energia sostenibile e qualità della vita (sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori)

Obiettivo Tematico 4 - Energia sostenibile e qualità della vita (sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori)

Risultati / Obiettivi specifici

1. Migliorare l’efficienza energetica negli usi finali e promuovere l’energia intelligente: Ridurre i consumi energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche o ad uso pubblico, residenziali e non

residenziali Ridurre i consumi energetici dei sistemi di illuminazione pubblica Ridurre i consumi energetici nei cicli e strutture produttivi Incrementare la quota di fabbisogno energetico coperto da generazione distribuita Incrementare la quota di fabbisogno energetico coperta da impianti di cogenerazione e trigenerazione

2. Migliorare lo sfruttamento sostenibile delle biomasse Aumento della produzione e consumo sostenibili di bioenergie rinnovabili (biomasse solide,

liquide e biogas)

3. Aumentare la mobilità sostenibile nelle aree urbane Aumentare la quota di spostamenti effettuati in ambito urbano ed extraurbano attraverso

sistemi di trasporto sostenibile Aumentare i servizi di infomobilità

4. Consolidare la filiera produttiva della Clean Economy Promuovere la specializzazione dei territori nel settore della clean economy attraverso lo

sviluppo e potenziamento di cluster tecnologici Promuovere la diversificazione e la produzione di sistemi, beni e componenti nel settore

della clean economy Favorire progetti di sviluppo locale connessi alla produzione di energie rinnovabili attraverso

la implementazione di filiere produttive corte (es. filiera legno-bosco-energia, filiere agro-industriale) 30

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

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Consiglio regionale del Veneto Direzione regionale per l’assistenza legislativa Servizio di segreteria della Commissione speciale

Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 54

31

Obiettivo Tematico 5 - Clima e rischi ambientali (promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi)

Obiettivo Tematico 5 - Clima e rischi ambientali (promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi)

Risultati / Obiettivi specifici

1. Prevenzione e mitigazione dei rischi e adattamento al cambiamento climatico: Ridurre il rischio idrogeologico e di erosione costiera e adattamento al cambiamento climatico Ridurre il rischio incendi Ridurre il rischio sismico Ridurre il rischio vulcanico

2. Prevenzione e mitigazione del rischio di desertificazioneContrastare i fenomeni di desertificazioneAumentare il sequestro di carbonio

31

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

32

Obiettivo Tematico 6 - Tutela dell’ambiente e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali (tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse)

Obiettivo Tematico 6 - Tutela dell’ambiente e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali (tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse)

Risultati / Obiettivi specifici

1. Garantire migliori servizi ambientali per i cittadini: Gestione del ciclo dei rifiuti Gestione dei servizi idrici

2. Tutelare e promuovere gli asset naturali e culturali e sistema turisticoTutelare e promuovere gli asset naturaliTutelare e promuovere gli asset culturaliSistema Turistico

32Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

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Consiglio regionale del Veneto Direzione regionale per l’assistenza legislativa Servizio di segreteria della Commissione speciale

Relazioni internazionali e rapporti comunitari

n 55

33

Obiettivo Tematico 7 - Mobilità sostenibile di persone e merci (promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete)

Obiettivo Tematico 7 - Mobilità sostenibile di persone e merci (promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete)

Risultati / Obiettivi specifici

1. Potenziamento dell’offerta ferroviaria e qualificazione del servizio

2. Aumento della competitività del sistema portuale e interportuale

3. Miglioramento dei collegamenti multimodali con i principali nodi urbani e logistici (stazioni, stazioni AV, porti, interporti e aeroporti)

4. Integrazione modale e qualificazione delle imprese logistiche

5. Rafforzamento connessioni tra ambiti territoriali contigui anche transfrontalieri

6. Ottimizzare il sistema aeroportuale e contribuire alla realizzazione del cielo unico europeo

33Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

Obiettivo Tematico 8 - OCCUPAZIONE 1/2(promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori)

Obiettivo Tematico 8 - OCCUPAZIONE 1/2(promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori)

Risultati / Obiettivi specifici

1. Aumentare l'occupazione giovanile e favorire la transizione dei giovani nel mdl, con particolare attenzione ai NEET

Rafforzare l’occupabilità dei giovani attraverso misure attive e preventive sul mercato del lavoro Contrastare il fenomeno NEET in coerenza con la raccomandazione europea sulla youth guarantee Rafforzare l’apprendistato e altre misure di inserimento al lavoro dei giovani Promuovere l’autoimpiego e autoimprenditorialità dei giovani

2. Aumentare la partecipazione e l’occupazione femminileRafforzare le misure per l’inserimento lavorativo delle donnePromuovere la parità tra uomini e donne e la conciliazione tra vita professionale vita privata/familiarePromuovere l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità femminile

3. Aumentare l’occupazione dei lavoratori anziani e favorire l’invecchiamento attivoSviluppare misure di sostegno all’occupabilità dei lavoratori anziani promuovendo condizioni e forme di organizzazione del lavoro ad essi più favorevoliPromuovere forme di sostegno all’invecchiamento attivo e alla solidarietà tra generazioni

4. Rafforzare e qualificare l’inserimento lavorativo degli immigratiRafforzare e qualificare l’inserimento lavorativo degli immigrati

5. Ridurre la disoccupazione di lunga durataRidurre il numero dei disoccupati di lunga durata e sostenere adeguatamente le persone a rischioAnticipare le opportunità di occupazione di lungo termine risultanti da cambiamenti strutturali dell’economia e sul mercato

34Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

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n 56

Obiettivo Tematico 8 - OCCUPAZIONE 2/2(promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori)

Obiettivo Tematico 8 - OCCUPAZIONE 2/2(promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori)

Risultati / Obiettivi specifici

6. Favorire la permanenza al lavoro e la ricollocazione dei lavoratori coinvolti in situazioni di crisi Favorire la contestualità e l’integrazione delle politiche di sviluppo industriale e del lavoro per la prevenzione e la

gestione delle crisi (settoriali e di grandi aziende) Attivare azioni integrate per lavoratori coinvolti da situazioni di crisi (incentivi, autoimprenditorialità, placement,

riqualificazione delle competenze, tutorship)

7. Migliorare l’efficacia e la qualità dei servizi per il lavoroDefinire e garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e gli standard minimi di servizio rivolti a cittadini e impreseCreare partenariati tra i servizi per il lavoro, datori di lavoro e istituzioni scolastiche e formativeRafforzare l’utilizzo della rete Eures anche ai fini della mobilità transnazionale

8. Migliorare le basi informative, statistiche ed amministrative del mercato del lavoro garantendone l’interoperabilitàGarantire l’evoluzione quanti-qualitativa dei servizi informativi, curando in particolare l’integrazione dei datiFavorire l‘incontro tra domanda e offerta di lavoro, attraverso l’omogeneità degli standard, l’accessibilità ai sistemi e la fruibilità dei dati tramite l’integrazione delle banche dati regionali con quella del Ministero del Lavoro

9. Ridurre il lavoro sommersoRafforzare l’azione delle istituzioni e i dispositivi per la lotta al lavoro sommersoAumentare l’efficacia dell’attività ispettivaPromuovere e rendere operativo il coordinamento interistituzionale, prioritariamente nei settori più esposti al fenomeno

35

Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

Obiettivo Tematico 9 - Inclusione sociale e lotta alla povertà(promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà)

Obiettivo Tematico 9 - Inclusione sociale e lotta alla povertà(promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà)

Risultati / Obiettivi specifici

1. Riduzione della povertà e dell’esclusione sociale

2. Incremento dell’occupabilità e della partecipazione al mercato del lavoro delle persone maggiormente vulnerabili, vittime di violenza o grave sfruttamento e a rischio di discriminazione

3. Aumento /consolidamento /qualificazione dei servizi di cura socio-educativi rivolti ai bambini

4. Aumento/consolidamento/qualificazione dei servizi di cura rivolti a persone con limitazioni dell’autonomia

5. Potenziamento della rete infrastrutturale e dell’offerta di servizi sanitari e sociosanitari territoriali

6. Potenziamento dell’accessibilità ai servizi nelle aree rurali e interne

7. Rafforzamento/migliore caratterizzazione delle figure professionali che operano nelle politiche sociali

8. Riduzione del numero di famiglie in condizione di disagio abitativo

9. Incremento dei livelli di istruzione, delle condizioni di salute e della partecipazione sociale e lavorativa delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti in collegamento con la strategia nazionale di integrazione dei rom

10. Riduzione della marginalità estrema (senza dimora)

11. Aumento delle attività economiche (profit e no-profit) a contenuto sociale

12. Aumento delle attività di agricoltura sociale

13. Aumento della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale

14. Miglioramento del tessuto urbano nelle aree a basso tasso di legalità

36Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

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n 57

Obiettivo Tematico 10 - Istruzione e formazione (investire nelle competenze, nell’istruzione e nell’apprendimento permanente)

Obiettivo Tematico 10 - Istruzione e formazione (investire nelle competenze, nell’istruzione e nell’apprendimento permanente)

Risultati / Obiettivi specifici

1. Riduzione del fallimento formativo precoce e della dispersione scolastica e formativa a parità di contesto

2. Miglioramento delle competenze chiave degli allievi

3. Innalzamento del livello di istruzione della popolazione adulta con particolare riguardo per le fasce di istruzione meno elevate

4. Miglioramento dell’offerta formativa ed educativa per agevolare la mobilità, l’inserimento/reinserimento lavorativo e accrescere le competenze della forza lavoro

5. Innalzamento dei livelli di competenze, di partecipazione e di successo nell’istruzione universitaria e/o equivalente

6. Qualificazione dell’offerta di istruzione e formazione tecnica e professionale, attraverso l’intensificazione dei rapporti scuola-formazione-impresa e lo sviluppo di poli tecnico-professionali

7. Miglioramento della sicurezza, dell’efficientamento energetico e dell’attrattività degli ambienti scolastici finalizzato a aumentare la propensione dei giovani a permanere nei contesti formativi

8. Diffusione della società della conoscenza nel mondo della scuola e della formazione e adozione di approcci didattici innovativi

9. Miglioramento delle capacità di auto-diagnosi, auto-valutazione e valutazione delle scuole e di innovare la didattica adattandola ai contesti

37Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaRisultati / obiettivi specifici

38

L’Accordo di partenariato per l’ItaliaUn esempio di azioni dei Fondi

OT 1 Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione (rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione)

Risultato 3. Aumento dell’occupazione nelle imprese di profili di alta qualificazione tecnico-scientifica

OT 1 Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione (rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione)

Risultato 3. Aumento dell’occupazione nelle imprese di profili di alta qualificazione tecnico-scientifica

Azioni Fondo

Incentivi all’impiego dei ricercatori (con riferimento ai profili tecnico-scientifici e della ricerca), anche temporaneamente, nelle imprese e negli enti pubblici, ivi compresa la rimozione degli ostacoli normativi ed amministrativi che possano disincentivare la mobilità orizzontale di ricercatori pubblici e privati.

FSEFESR

Sviluppo di nuove figure professionali idonee ad accompagnare le imprese agricole e agroindustriali nei processi di cambiamento e innovazione (a livello locale, di distretto, di sistema).

FEASR

Sostegno alla diffusione di Dottorati e borse di ricerca con caratterizzazione industriale cofinanziati dalle imprese in risposta a una domanda di ricerca industriale e orientati all’inserimento del dottorando nell’organico dell’impresa.

FSE

38Accordo di Partenariato – versione del 9 Aprile 2013

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n 58

3939

La Programmazione

Regionale Unitaria

(PRU)

La programmazione regionale unitaria: Le modalità di coordinamento

Modalità di coordinamento della PRU per i Fondi QSC(DGR n. 410/2013)

Modalità di coordinamento della PRU per i Fondi QSC(DGR n. 410/2013)

Gruppo Tecnico di Coordinamento PRU; Gruppo Operativo PRU; Autorità di Gestione; Strutture coordinate

Assetto organizzativo

percorso comune e condiviso, concordando le principali tappe dellavoro, i prodotti e i risultati attesi, le attività di coinvolgimento e di confronto interno ed esterno

Modalità operative

forte ed effettiva integrazione tra i diversiProgrammi, allo scopo di garantire maggiore efficacia alle politiche e, nel caso dell'applicazione territoriale, attraversostrumenti quali l'ITI Investimenti Territoriali Integrati e lo Sviluppo Territoriale Partecipativo

Strumenti programmatori

criteri e modelli di riferimento comuni per la individuazione territoriale delle iniziative di Sviluppo locale di tipo partecipativo e ITI;coordinamento, a livello tecnico, tra le Autorità di Gestione, i Programmi e le strutture regionali competenti; coinvolgimento del partenariato ai sensi del codice di condotta europeo

Governance regionale

analisi del contesto, individuazione dei fabbisogni e dei connessi obiettivi, identificazione dei risultati attesi con riguardo alle specificità di fondo e all’obiettivo generale del più efficace coordinamento

Obiettivi regionali misurabili e ruolo dei vari Fondi

40

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n 59

41

La programmazione regionale unitaria: Il partenariato

IL PARTERNARIATO E LA CONSULTAZIONE CON GLI STAKEHOLDER IL PARTERNARIATO E LA CONSULTAZIONE CON GLI STAKEHOLDER

Coinvolgimento del partenariato, anche integrato sulla base dell’esperienza regionale del Patto per il Veneto 2020

Raccordo e condivisione con il Consiglio regionale, in considerazione di quanto previsto della legge regionale n. 26/2011 “Norme sulla partecipazione della Regione del Veneto al processo normativo e all’attuazione del diritto e delle politiche dell’Unione Europea”

41

Best practice

42

La programmazione regionale unitaria: Il percorso partenariale

Strategia e priorità dei POR

Seminari Focus Group

Analisi di contesto Approfondimenti tematici FESR

Approfondimenti tematici FSE

Approfondimenti tematici FEASR

Attivazione Partenariato Istituzionale

42

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n 60

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n 61

09/11/2012

“Position Paper” dei Servizi della Commissione sulla preparazione dell’Accordo di Partenariato

e dei Programmi in ITALIA per il periodo 2014-2020

Indice INTRODUZIONE

1. LE SFIDE PRINCIPALI

2. FUNDING PRIORITY

2.1. Sviluppare un ambiente favorevole all'innovazione delle imprese. 2.2 Realizzare infrastrutture performanti e assicurare una gestione efficiente delle

risorse naturali. 2.3 Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, promuovere l'inclusione

sociale e il miglioramento della qualità del capitale umano. 2.4 Sostenere la qualità, l'efficacia e l'efficienza della pubblica amministrazione.

3. FATTORI DI SUCCESSO AI FINI DELLA REALIZZAZIONE

4. COOPERAZIONE TERRITORIALE - PRIORITÀ

ALLEGATO INTRODUZIONE L'Unione Europea sta affrontando la fiaccante sfida di uscire dalla crisi e rimettere le economie su un percorso di crescita sostenibile. La strategia di uscita dalla crisi comporta il ripristino di solide finanze pubbliche, riforme strutturali che favoriscano la crescita e investimenti mirati alla crescita e all'occupazione. I Fondi QSC (1) possono dare un contributo importante alla crescita sostenibile, all'occupazione e alla competitività, e altresì incrementare la convergenza degli Stati Membri e delle regioni meno sviluppate con il resto dell'Unione Europea. Al fine di garantire impatti economici, ambientali e sociali di lunga durata, nella sua proposta per il Quadro Finanziario Pluriennale (2) 2014-2020 la Commissione ha proposto un nuovo approccio per l'utilizzo dei Fondi QSC. Principi quali il forte allineamento con le priorità politiche dell’agenda Europa 2020, condizionalità macroeconomiche ed ex ante, concentrazione tematica e incentivi legati

(1) I fondi UE ricompresi nel Quadro Strategico Comune (QSC), vale a dire il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo di Coesione (FC), il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) e il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP).

(2) COM (2011) 500 definitivo, COM (2011) 398 definitivo e COM (2012) 388 def.

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n 62

al conseguimento di risultati sono volti a tradursi in una spesa più efficace. L’approccio pone l’accento sull’esigenza di una definizione chiara e rigorosa dell’ordine delle priorità e dei risultati, distante da una “cultura del diritto”. I Fondi QSC costituiranno quindi un’importante fonte d’investimento pubblico e fungeranno da catalizzatore per la crescita sostenibile e l'occupazione supportando gli investimenti in capitale fisico e umano, e al contempo fungeranno da mezzi efficaci per sostenere l'attuazione delle Raccomandazioni Specifiche per Paese emesse nel contesto del Semestre Europeo. L’approccio è in linea con l'appello del Consiglio Europeo del 29 giugno 2012 circa l'uso del budget dell'Unione (3). E’ necessario che i Fondi QSC siano utilizzati per promuovere congiuntamente la competitività, la convergenza e la cooperazione, al fine di impostare le giuste priorità d’investimento specifiche per ogni singolo paese. Occorre, quindi, attuare un generale riorientamento della spesa verso settori quali ricerca e innovazione, sostegno alle piccole e medie imprese, istruzione e formazione valide, inserimento nel mercato del lavoro che promuova occupazione di qualità e coesione sociale. Si assicureranno così il mainstreaming dei massimi incrementi di produttività negli obiettivi inerenti ai cambiamenti climatici e la transizione verso economie basate su un uso efficiente delle risorse e basse emissioni di carbonio. A tal fine, è necessario che la pianificazione e l'attuazione dei Fondi QSC infranga gli artificiosi confini burocratici nel prossimo periodo di programmazione e sviluppi un forte approccio integrato per massimizzare le sinergie ed assicurare un impatto ottimale sia a livello nazionale che transfrontaliero. Occorre che gli obiettivi di Europa 2020 siano integrati tra i vari Fondi QSC, ciascuno dei quali apporta il proprio contributo a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Occorre, inoltre, che i Fondi QSC svolgano un ruolo fondamentale nel supportare strumenti finanziari che possano incentivare gli investimenti privati e quindi moltiplicarne gli effetti in termini di finanza pubblica. In breve, occorre assicurare un uso dei Fondi QSC altamente mirato e orientato al risultato, che ne massimizzi l’impatto combinato. Lo scopo di questo "Position Paper"è di delineare il quadro del dialogo tra i Servizi della Commissione e l'Italia sulla preparazione dell'Accordo di Partenariato e dei Programmi che avrà inizio nell'autunno 2012. Il Documento illustra le sfide specifiche per singolo paese e presenta i pareri preliminari dei Servizi della Commissione sulle principali priorità di finanziamento in Italia per favorire una spesa pubblica volta a promuovere la crescita. L’invito è quello di ottimizzare l'utilizzo dei Fondi QSC stabilendo un forte legame con le riforme atte a promuovere produttività e competitività, incentivando l’uso di risorse private e stimolando potenziali settori ad alta crescita e, al contempo, sottolineando l’esigenza di preservare la solidarietà all'interno dell'Unione e garantire l'uso sostenibile delle risorse naturali per le generazioni future. Si palesa anche l’esigenza di concentrare la spesa futura dell'UE sulle aree prioritarie al fine di massimizzare i risultati perseguiti, piuttosto che perseguire una distribuzione dispersiva. I Fondi UE devono essere utilizzati anche per finanziare le priorità a livello Comunitario e assicurare che l'Italia possa trarre pieni benefici dall’essere Membro dell'Unione Europea. Pertanto la Commissione propone di procedere al raggruppamento

(3) Conclusioni del Consiglio Europeo del 29 giugno 2012 (EUCO 76/12), cfr. http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/ec/131388.pdf

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n 63

e all’orientamento dei finanziamenti Comunitari verso le sfide fondamentali delineate nel presente Documento di Posizione. La spesa pubblica nazionale può essere utilizzata non soltanto per co-finanziare ma anche per finanziare investimenti complementari e/o collegati a progetti finanziati dall'Unione Europea, in particolare a livello regionale e locale. Il punto di partenza delle considerazioni della Commissione è la valutazione dei progressi compiuti dall’Italia verso i propri obiettivi legati alla Strategia Europa 2020 come da Documento di Lavoro dei Servizi della Commissione sul Programma Nazionale di Riforma 2012 e Programma di Stabilità (4), unitamente alle raccomandazioni specifiche per paese rivolte dal Consiglio del 10 luglio 2012, e alle specifiche sfide, per singolo paese, in termini di sviluppo. Il "Position Paper"tiene conto degli insegnamenti tratti nel corso del periodo di programmazione 2007-2013 e delle proposte legislative della Commissione per il periodo 2014-2020. In un contesto di disciplina fiscale, il presente "Position Paper"incoraggia l'Italia e le sue Regioni a sviluppare e attuare strategie di medio termine capaci di affrontare le sfide che ci attendono (in particolar modo la globalizzazione), contribuendo al contempo a preservare il modello sociale europeo. Il Documento prevede inoltre una struttura flessibile affinché l'Italia e le sue Regioni possano reagire alla situazione attuale e riconcentrare le risorse europee, nazionali e locali sulla creazione di crescita e occupazione, consentendo così alla sostenibilità fiscale e alle politiche per la crescita di procedere di pari passo. Al fine di assicurare il massimo impatto, andranno affrontati anche problemi strutturali e istituzionali tipici dell’Italia e delle sue Regioni e, al di là dei confini nazionali, tipici del relativo contesto territoriale e geografico, anche in conformità con la Strategia UE per la Regione Adriatico-Ionica. Infine, si invita l'Italia e le sue Regioni a sfruttare al massimo le potenziali sinergie esistenti tra i vari Fondi QSC e tra questi e altre fonti di finanziamento UE nell’ambito di un approccio strategico integrato. Ciò include lo sviluppo di prospettive di massima cooperazione con paesi e regioni confinanti. 1. LE SFIDE PRINCIPALI La crisi finanziaria globale ha esacerbato le debolezze strutturali che avevano già notevolmente frenato la crescita economica in Italia nel decennio precedente. Nel periodo 1999-2007, la crescita reale annua del PIL italiano è stata madiamente pari all' 1,5%, cioè di circa tre quarti di punto percentuale al di sotto della crescita dell'Area Euro. Il debole trend italiano è riconducibile principalmente alla persistente debolezza della crescita produttiva (frenata dall’assenza d’innovazione), al conteso ambientale sfavorevole alle imprese e al capitale umano sottoutilizzato. Poiché la dinamica salariale era dissociata dall'andamento produttivo, i costi unitari del lavoro hanno registrato una tendenza al rialzo, indebolendo così la competitività dell'economia e alimentando il costante peggioramento del saldo corrente. La crisi globale ha prodotto una forte contrazione del PIL reale in Italia pari a circa 7 punti percentuali tra il primo trimestre del 2008 e il secondo trimestre del 2012. Secondo le previsioni dei Servizi della Commissione dell’autunno 2012, si registrerà

(4) 4 I documenti pertinenti sono disponibili sul sito web Europa2020: http://ec.europa.eu/europe2020/making-it-happen/country-specificrecommendations/index_en.htm.

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n 64

un’ulteriore contrazione del PIL reale pari a 2,3% nel 2012 e a 0,5% nel 2013. L’aggiornamento, nel settembre 2012, del Documento di Programmazione Economico Finanziaria (DPEF) conferma tali prospettive di deterioramento e prevede una contrazione del PIL reale pari a 2,4% nel 2012 e a 0,2% nel 2013. Le prospettive di medio termine per l'economia italiana rimangono difficili sotto il peso delle residue debolezze strutturali che alimentano una scarsa crescita della produttività e ulteriori perdite in termini di competitività, unitamente ad un elevato debito pubblico. Tali carenze strutturali riguardano un ampio numero di settori dell'economia italiana, come rilevato nelle Raccomandazioni Specifiche per Paese (RSP) adottate dal Consiglio Europeo del 10 luglio 2012. Oltre ad affrontare i problemi delle finanze pubbliche, le Raccomandazioni Specifiche per Paese affrontano, in particolare, questioni inerenti al mercato del lavoro, tra cui: la partecipazione e l'occupazione giovanile e femminile; l’istruzione e la transizione scuola-lavoro; l'accesso dei mercati alle industrie di rete; le dotazioni infrastrutturali e di interconnessione; l'accesso al credito delle PMI; il sistema giudiziario e il quadro normativo per le imprese; la capacità amministrativa. Le tendenze economiche influenzano la situazione occupazionale in modo significativo, con tassi di occupazione ridotti e in diminuzione (63% nel 2008, 61,2% nel 2011) e un aumento della disoccupazione (6,7% nel 2008, 8,4% nel 2011, 10,6% previsto a fine 2012). Ciò influisce in particolare, ma non solo, sui giovani, per i quali la disoccupazione è passata dal 21,3 % del 2008 a circa il 33% nel 2012. Ciò avviene nel contesto di un tasso di attività complessivo (61,2% nel 2011) ben al di sotto della media UE. Il divario tra i generi è estremamente importante: in Italia il tasso di occupazione femminile è inferiore al 50% - che è il più basso in Europa ad eccezione di Malta- e inferiore del ben 22% al tasso di occupazione maschile. Il divario in termini di genere/età ha una dimensione fortemente regionale: nell’Italia meridionale solo il 20,7 % delle donne di età compresa tra i 18 e i 29 anni ha un impiego, contro il 45,7% nel Centro-Nord. Le persistenti disparità regionali italiane in termini di sviluppo economico (in particolare il dualismo tra il Centro-Nord e il Sud) sono fonte di preoccupazione costante, anche se non specificamente indirizzate dalle raccomandazioni del Consiglio. Il PIL pro capite nelle due Regioni più povere (Campania e Calabria) è pari a poco più della metà di quello delle tre più ricche (Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige). In termini di programmazione 2014-2020, cinque Regioni del Sud sono classificate come “meno sviluppate” (PIL pro capite < 75% della media UE), tre come “intermedie” (PIL pro capite tra 75% e il 90% della media UE), e nessuna Regione come “più sviluppata” (PIL > 90% della media UE). In generale, queste Regioni subiscono l’assenza di significative attività economiche private, a cui si aggiungono: un numero limitato di poli di sviluppo, peraltro piuttosto isolati; tassi di attività decrescenti e di disoccupazione elevati; forte presenza di lavoro sommerso; infrastrutture inadeguate (trasporti, energia, ambiente, TIC); servizi pubblici carenti (istruzione e assistenza socio-sanitaria); pubblica amministrazione affetta da gravi problemi in termini di capacità; e, in molte zone, la presenza della criminalità organizzata. Occorre tuttavia riconoscere una crescente disomogeneità del territorio storicamente denominato "Sud Italia". Nei periodi di programmazione precedenti, Abruzzo, Molise e Sardegna sono entrate nel gruppo delle regioni intermedie (parametro 2014-2020). Sia la Basilicata (in bilico sulla linea di demarcazione tra le Regioni meno sviluppate e

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n 65

intermedie) che la Puglia (ancora nel gruppo delle “meno sviluppate”), sembrano riposizionarsi positivamente. Nel 2011 entrambe le Regioni registravano valori superiori alla media in termini di crescita economica ed occupazione. Pertanto il tema dello sviluppo del Sud Italia tende sempre più a concentrarsi in Campania, Calabria e Sicilia, dove sembra addirittura acuirsi, con valori negativi in termini di crescita e occupazione nel 2011 e di previsioni negative per il 2012. Infatti, queste Regioni non mostrano alcun segno di recupero postcrisi e la loro distanza rispetto al resto del Paese aumenta anziché decrescere (5). Le Regioni del Centro-Nord sono classificate come aree “più sviluppate” (PIL pro capite > 90% della media UE) e possono essere caratterizzate quali economie industriali avanzate/di servizi con struttura policentrica. Tuttavia, negli ultimi dieci anni molte di esse hanno perso terreno in termini di produttività, innovazione e competitività rispetto alle regioni degli altri Paesi europei, cause principali della crescita lenta e della scarsa occupazione che caratterizzano tutta l’Italia. Il Paese è anche caratterizzato da: un sistema giudiziario e di attuazione legislativa molto lento e macchinoso, scarsa trasparenza, inefficienza e segnali crescenti di corruzione nella pubblica amministrazione, unitamente alla penetrazione della criminalità organizzata in settori critici dell'economia. Per quanto presenti in tutto il paese a livelli differenti, tali fenomeni tendono a essere particolarmente rilevanti nelle Regioni meridionali. Essi minano la competitività, soffocano l'imprenditorialità ed impediscono all'Italia di premiare l'eccellenza ed attrarre i tanto necessari investimenti internazionali. La dotazione infrastrutturale, i servizi e la pubblica amministrazione stentano a stare al passo con le esigenze di una economia moderna basata sulla conoscenza, rivelando una tendenza alla reattività più che alla proattività. Tali difficoltà appaiono più evidenti se si confrontano i dati dell'Italia rispetto agli obiettivi UE 2020. Si rilevano tuttavia marcate differenze territoriali rispetto alla distanza dagli obiettivi. La situazione complessiva dell'Italia è riassunta nella seguente tabella.

(5) Al momento in cui il documento è stato perfezionato, lo SVIMEZ ha pubblicato il Rapporto 2012 sull'economia del Sud Italia, che indica un rapido indebolimento dell'economia e dell'occupazione in zone importanti del Sud, in particolare Campania, Calabria e Sicilia (le eccezioni positive essendo Puglia e Basilicata). Il lieve recupero registrato dal Sud rispetto al Centro-Nord negli anni pre-crisi subisce un’inversione, soprattutto in Campania e Sicilia, le due Regioni più popolose del Sud Italia.

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n 66

Coerentemente con le Raccomandazioni del Consiglio e tenuto conto delle persistenti disparità regionali in Italia, le sfide più urgenti per l'Italia consistono nel rilanciare il proprio percorso in termini di crescita sostenibile e competitività complessiva, ridurre le disparità regionali e promuovere l'occupazione. Tali obiettivi possono essere ottenuti in particolare attraverso la promozione di un ambiente favorevole all’innovazione delle imprese; la realizzazione d’infrastrutture performanti e la gestione efficiente delle risorse naturali; un aumento della partecipazione del capitale umano al mercato del lavoro, in particolare dei giovani; un forte incremento della produttività, efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione. Un ambiente sfavorevole all’innovazione delle imprese La scarsa o addirittura stagnante crescita della produttività sin dalla fine degli anni '90 è il risultato di fiacchi sviluppi a livello di Produttività Totale dei Fattori (TFP), che indicano un grado d’assorbimento insoddisfacente delle nuove tecnologie. Inoltre, la specializzazione settoriale italiana rimane concentrata in particolare sui settori a bassa e medio-bassa tecnologia e con scarsi livelli di diffusione della ricerca, lo sviluppo e l'innovazione. Rispetto alla Germania o alla Francia, la quota di merci ad alto contenuto

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n 67

tecnologico nelle esportazioni manifatturiere italiane è ancora piuttosto ridotta (10,4% nel 2011, contro, rispettivamente, 18,8% e 26,2% per Germania e Francia) ed è addirittura diminuita nel periodo 2000-2011. La configurazione dell’Italia rivela ancora una chiara specializzazione in settori che hanno pesantemente risentito della crisi, quali: prodotti in metallo, minerali e plastica, tessile e abbigliamento. La quota di settori ad alta intensità di R&S era pari al 10,9% nel 2009, contro il 12,1% a livello europeo. L’indice d’innovazione globale (Global Innovation Index) 2012 classifica l'Italia al 21° posto tra i paesi più innovativi dell’UE-27, mentre il quadro di valutazione europeo dell'innovazione (European Innovation Scoreboard) 2012 la classifica come "innovatore moderato", al di sotto della media europea in termini di capacità innovativa. Sebbene il problema riguardi l’Italia nel suo complesso, i dati regionalizzati mostrano importanti disparità all'interno del Paese: il punteggio delle Regioni meridionali è particolarmente basso rispetto a parametri quali: livello di R&S, occupazione di ricercatori, registrazione di brevetti (6). La dimensione relativamente piccola delle imprese italiane impedisce loro di sostenere gli elevati costi d’entrata indispensabili alla creazione di nuove reti di distribuzione e gli investimenti in beni immateriali, quali brevetti e marchi. In effetti, i dati micro evidenziano che la propensione all’esportazione e al raggiungimento dei mercati più lontani cresce in parallelo con la dimensione dell'impresa, e che le imprese più grandi, sebbene più esposte, hanno sofferto meno durante la crisi. Progressi relativamente maggiori sono stai conseguiti nel campo del miglioramento dell'ambiente imprenditoriale e dell'apertura dei settori dei servizi alla concorrenza, ma c'è ancora molto da fare per promuovere un settore più innovativo e migliorare l'accesso ai finanziamenti, come auspicato anche dalla Raccomandazione Specifica per Paese (CSR) N. 6. L'accesso al capitale di rischio e al capitale di crescita costituisce una questione importante per l’Italia (in particolare per le imprese piccole e innovative) anche perché le imprese (soprattutto quelle di piccole dimensioni) si rivolgono in larga misura alle banche per avere accesso ai finanziamenti. L’accesso delle PMI al credito bancario è diminuito nel periodo 2009-2011 e si è ulteriormente aggravato nel corso degli ultimi mesi. La Banca d'Italia e le organizzazioni imprenditoriali segnalano infatti una sostanziale restrizione del credito per le società non finanziarie. Inoltre, i mercati di venture capital in fase seed e early stage confermano una seria assenza di sviluppo. In tale contesto, le principali sfide per l' Italia nel campo dell’innovazione sono legate alle seguenti constatazioni: Scarsi investimenti nel settore R&S, in particolare nel settore privato; Scarsa interazione tra il sistema di produzione e i centri di ricerca; bassa

propensione tra le imprese a collaborare su progetti di trasferimento delle conoscenze e partenariati pubblico-privato (PPP);

Assenza di un adeguato capitale umano qualificato (soprattutto in campo scientifico-tecnologico) e scarsa valorizzazione degli individui disponibili;

(6) Vedasi: Eurostat Regional Yearbook 2011, pagine 204-210.

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Difficoltà di accesso alle fonti di finanziamento per la ricerca (a livello pubblico e privato) e assenza di venture capital.

Le politiche italiane per l’innovazione sono per lo più focalizzate sul trasferimento delle conoscenze e sulla collaborazione tra società organizzate in reti e cluster al fine di acquisire la forza necessaria per essere innovative e competere sul mercato globale. L'attività di trasferimento tecnologico, tuttavia, rimane una zona grigia in cui la ripartizione dei compiti e delle responsabilità non sembra funzionare come previsto. Sia le autorità regionali che quelle centrali svolgono un proprio ruolo, spesso in maniera poco coordinata. La maggior parte delle misure dovrebbe essere di competenza regionale ma l'Amministrazione centrale interviene a loro sostegno. Lacune infrastrutturali di rilievo nelle aree meno sviluppate e gestione inefficiente delle risorse naturali Come osservato anche dalla CSR 2012 (7), le aree italiane meno sviluppate sono segnatamente caratterizzate da notevoli lacune a livello di dotazioni infrastrutturali nei settori dei trasporti, energia, TIC e ambiente, che contribuiscono ad ostacolare l'attività economica e a rendere l’Italia meno attraente per gli investimenti esteri. Le reti di trasporto ferroviario non soddisfano le aspettative in termini d’infrastrutture rispetto agli altri Paesi UE, in particolare nelle Regioni del Sud, che ospitano il 34% della rete ferroviaria complessiva, di cui oltre il 40% non ancora elettrificata e il 70% su binario unico (dati 2010). Inoltre, solo il 20% delle grandi città del Sud sono direttamente collegate attraverso reti ferroviarie, mentre lo sono tutte le principali città del Nord del Paese (dati 2009). Tale situazione comporta un’eccessiva dipendenza dal trasporto su strada, che risulta essere uno dei massimi emettitori di gas serra. Inoltre, molte sezioni della rete TEN-T non soddisfano ancora gli stantard prefissati. Nel settore del trasporto marittimo le sfide importanti per l'Italia sono legate ad interconnessioni carenti con le reti di trasporto interno e a una concorrenza limitata, con impatti negativi in termini di competitività. Molte infrastrutture portuali, inoltre, richiedono interventi di modernizzazione. Nel Sud, la situazione è particolarmente critica: solo il 4% dei porti sono collegati alla rete ferroviaria interna, contro il 32% al Nord (dati 2010), anche se il numero di porti siti al Sud è pari al 40% dei porti totali: 60 di 157. Per ciò che concerne le energie rinnovabili, sebbene la relativa quota sia in costante aumento negli ultimi anni (salendo dal 6% del 2007 al 10,3% nel 2010), in tutta Italia le Regioni registrano ancora un elevato potenziale non sfruttato in termini di sviluppo e utilizzo delle energie rinnovabili, e di miglioramento dell'efficienza energetica. Nelle aree urbane l'aumento della mobilità a bassa emissione di carbonio può contribuire in modo significativo ad un uso efficiente delle risorse e a ridurre i problemi legati all’inquinamento atmosferico. Le infrastrutture a banda larga nelle zone meno sviluppate, ma anche nelle zone rurali “in transizione” e nelle aree più sviluppate, richiedono interventi di completamento e/o upgrading di banda ultralarga; l'accesso ai servizi di banda larga ad alta e altissima

(7) Vedasi, in particolare, il considerando 17.

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velocità necessita di interventi migliorativi. A livello europeo, la maggior parte dei nuclei familiari non connessi risiedono in Polonia, Romania, Germania e Italia. L’Italia, inoltre, registra una percentuale (22,2%) inferiore alla media europea (27,2%) in termini di penetrazione della banda larga di base e si attesta al terzo livello in termini di tariffe più basse per la banda larga ad alta velocità (30 Mbp). Per ciò che concerne le infrastrutture ambientali nelle aree italiane meno sviluppate, le reti di smaltimento delle acque reflue sono spesso in cattive condizioni e non soddisfano i requisiti delle direttive ambientali UE. Permangono inoltre aree importanti scarsamente servite da reti di distribuzione idrica. L'Italia, inoltre, supera la soglia di sostenibilità del 20% dell'indice di sfruttamento idrico (8), il che rivela la necessità di mettere in atto misure volte a migliorare l’efficienza idrica. Una scarsa gestione dei rifiuti solidi può provocare problemi a livello urbano, sanitario e ambientale. Recentemente, in vaste aree italiane i problemi di gestione dei rifiuti solidi hanno generato la presenza, per periodi prolungati, di elevate quantità di rifiuti in vaste aree delle città (es. Napoli). La situazione ha sollevato notevoli preoccupazioni per gli effetti negativi sulla salute, in particolare tra coloro che vivono nelle zone in cui i rifiuti solidi sono gestiti in maniera inadeguata. Quanto alla performance ambientale e alla sostenibilità dei settori agricolo e forestale italiani, le sfide principali sono legate alla necessità di adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione e gestione dei rischi, che amplificano i problemi di competitività affrontati da alcune Regioni (9) in termini di competitività. Tali rischi colpiscono la maggior parte delle territorio, anche se in misura diversa. Di fatto, alcune Regioni sono fortemente sensibili al rischio sismico, mentre altre sono esposte ad un costante rischio idrogeologico. La biodiversità (10), il suolo, l'acqua e l'aria sono risorse importanti per l'Italia.

(8) Astrazione totale annuale di acqua dolce in un paese o regione rispetto alla media di lungo termine delle risorse di acqua dolce. Un indice superiore al 20% solitamente indica scarsità d'acqua.

(9) Tale valutazione è sostenuta, ad esempio, dalla Relazione quinquennale dell’Agenzia Europea dell’Ambiente sullo stato dell'ambiente europeo: SOER (2010) The European Environment, State and Outlook 2010. Profilo del paese: Italia - European Environment Agency (http://www.eea.europa.eu/soer). Il documento individua anche i problemi ambientali più attuali per l'Italia quali: uso sostenibile e conservazione delle risorse idriche, prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, tutela della biodiversità e degli ecosistemi (tra cui la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici). L’Italia dispone anche di una Strategia Nazionale per la Biodiversità, da attuare negli anni 2011-2020. Dal 2011, la Strategia Nazionale per la Biodiversità è elencata tra le azioni prioritarie del Programma Nazionale di Riforma italiano.

(10) L’Italia possiede ben la metà di tutte le specie vegetali attualmente esistenti in Europa, insieme ad un terzo delle specie animali. Tuttavia, la biodiversità è seriamente minacciata. Ad esempio, la percentuale delle specie di vertebrati a rischio oscilla, a seconda dell'autore consultato, tra il 47,5% e il 68,4%. La situazione è particolarmente critica per pesci d'acqua dolce […]. Il 15% della flora vascolare in Italia è a rischio di estinzione, mentre la situazione è ancor più critica per le specie vegetali inferiori (circa il 40% di tutte le specie conosciute è in pericolo). Oltre agli ambienti naturali, anche le aree agricole svolgono un ruolo importante. Ad esempio, circa il 21% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) presenta caratteri di alto valore naturalistico. SOER (2010). The European Environment, State and Outlook 2010, Profilo del Paese: Italia Agenzia Europea dell'Ambiente (http://www.eea.europa.eu/soer).

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In quanto tali, garantirne la salvaguardia è della massima importanza per la sostenibilità dell'agricoltura e delle attività di pesca, nonché per l'attrattività del patrimonio naturale italiano. Oltre alle relative considerazioni nazionali, va sottolineato che tali questioni hanno significative ripercussioni transfrontaliere. Basso livello di occupazione, in particolare giovanile e femminile, e divario tra le competenze acquisite e quelle richieste dal mercato I tassi di occupazione e di partecipazione alla forza lavoro in Italia sono ben al di sotto della media UE. Nell’Unione Europea l'Italia occupa la terzultima posizione in termini di tasso di occupazione e la penultima in termini di tasso di attività. Il Paese è ancora ben lontano dal raggiungimento dell'obiettivo nazionale del 67-69% prefissato per il 2020 per ciò che concerne il tasso di occupazione. Alcune categorie vulnerabili (in particolare i giovani, ma anche donne e anziani) sono colpite con maggiore intensità dalle inefficienze e dalle rigidità del mercato del lavoro. I dati riflettono una serie di fattori, in particolare un sistema d’istruzione che non risponde efficacemente alle esigenze del mercato del lavoro ed una insufficiente attenzione ad adeguate politiche del lavoro attive e per la conciliazione vita professionale/vita privata. La situazione, tuttavia, varia notevolmente all'interno del Paese, con condizioni particolarmente problematiche nelle Regioni meridionali rispetto a tutti i parametri occupazionali. La crisi economica si sta ripercuotendo pesantemente sulla disoccupazione giovanile. L’occupabilità giovanile rappresenta una questione critica, come dimostra la tendenza al peggioramento del tasso di disoccupazione (29,1% nel 2011 e circa il 33% secondo i dati 2012 ad oggi disponibili), che colloca l'Italia tra gli otto paesi europei con il maggior tasso di disoccupazione, a cui si aggiunge un tasso di attività ridotto, decrescente e di gran lunga inferiorealla media UE. In effetti, cresce la percentuale (tra le più alte in Europa) di giovani che non lavorano, non proseguono gli studi né seguono una formazione (cosiddetti NEET)(11). E’ particolarmente colpita da tale situazione critica la popolazione giovanile che risiede nelle Regioni meridionali. Va anche sottolineato che i giovani vivono spesso di occupazioni di basso profilo derivanti dall'uso diffuso di contratti a tempo determinato che solo in una percentuale ridotta dei casi si trasformano in lavoro permanente. In gran parte, ciò è conseguenza e riflesso delle carenze registrate nel settore dell’istruzione e della necessità di agevolare il passaggio tra istruzione e occupazione. La situazione in materia di abbandono precoce degli studi è, con un tasso del 18,2%, peggiore rispetto alla media UE ed è ancora lontana dagli obiettivi UE per il 2020 (15-16% nel 2020), soprattutto nelle Regioni meridionali. Un'altra sfida riguarda l’elevato tasso di abbandono degli studi universitari. Con un tasso di completamento dell'istruzione universitaria pari al 20,3% nel 2011, l'Italia si attesta ben al di sotto della media UE e rivela la mancanza di adeguamento delle abilità/competenze alle esigenze del mercato del lavoro. Tale divario tra le

Oltre agli ambienti naturali, anche le aree agricole svolgono un ruolo importante. Ad esempio, circa il 21% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) presenta caratteri di alto valore naturalistico. SOER (2010). The European Environment, State and Outlook 2010. Profilo del Paese: Italia; Agenzia Europea dell'Ambiente (http://www.eea.europa.eu/soer).

(11) 12 A fine 2011, oltre il 15% della fascia di età 15-24 era costituita da individui che non lavoravano, né proseguivano gli studi, né seguivano una formazione (cosiddetti NEET).

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competenze acquisite e quelle richieste dal mercato, che è particolarmente marcato in Italia, ha registrato una tendenza crescente tra il 2007 e il 2010, che si riflette nel fatto che l'Italia rivela uno dei tassi di occupazione più bassi tra coloro che hanno conseguito un titolo di studio, soprattutto a livello universitario. Inoltre, la formazione professionale e il sistema di istruzione appaiono alquanto frammentati. Anche l'assenza di un sistema nazionale per la validazione e il riconoscimento delle abilità/competenze e delle qualifiche, e la carenza di servizi pubblici per l'impiego efficaci nell’intero Paese svolgono un ruolo negativo. Un'altra priorità per l'Italia consiste nell'intervenire contro la scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro. Il tasso di occupazione femminile in Italia nel 2011 era infatti inferiore al 50% (era oltre il 70% per gli uomini) con un divario crescente rispetto alle medie UE e Area Euro e particolarmente preoccupante. Inoltre, mentre il tasso di occupazione tra le donne senza figli in età lavorativa è già notevolmente inferiore a quello della media dell'Area Euro (di circa 12 punti percentuali nel 2010), in particolare per le lavoratrici meno qualificate, il divario aumenta per le donne con almeno due figli. Contribuisce a tale fenomeno anche la scarsa presenza di strutture adeguate e accessibili per l’assistenza all'infanzia e agli anziani, e l’assenza di adeguate politiche di conciliazione vita professionale/vita privata. La quota di popolazione a rischio di esclusione sociale e di povertà è elevata, come testimoniato dalla posizione relativa dell’Italia rispetto agli altri Stati Membri dell'UE. I giovani e le donne sono particolarmente esposti al rischio povertà. L'Italia registra il più alto divario di genere in fatto di esposizione al rischio povertà (4,7%), molto più elevato rispetto alla media UE (2,2%). Anche in tal caso, i fenomeni sono nettamente più gravi nelle Regioni meridionali del paese, che rientrano tra le regioni UE con maggiore disoccupazione femminile e giovanile di lungo termine (12). A causa della lunga aspettativa di vita e dei bassi tassi di natalità, l'Italia registra una percentuale relativamente alta di popolazione anziana e una forza lavoro sempre più vecchia. È anche tra i paesi UE con il più basso tasso di occupazione di lavoratori anziani, ben al di sotto della media UE. Una delle spiegazioni risiede nella scarsa partecipazione degli adulti (rispetto alla media UE) all'apprendimento permanente, in particolare per i lavoratori poco qualificati, che ne trarrebbero, invece, i maggiori benefici. Infine, il lavoro sommerso costituisce un problema importante per l’Italia e rappresenta circa il 12% del totale delle unità equivalenti ad impiego a tempo pieno (cosiddetto FTE), con differenze significative tra i vari settori (agricoltura, servizi – inclusi i servizi per la persona e la famiglia – e industria sono colpiti maggiormente) e Regioni (elevata incidenza di lavoratori non regolari nelle Regioni meridionali). Debole capacità amministrativa e amministrazione pubblica inefficiente

(12) Eurostat Regional Yearbook 2011, pagine 42-43; e EUROSTAT Regional Unemployment Statistics (statistiche sulla disoccupazione regionale) 2010-2011.

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In Italia la capacità istituzionale-amministrativa è caratterizzata da debolezze profondamente radicate – come mostrato dai numerosi indicatori (13) e da studi internazionali comparati (14) – e variazioni importanti tra le Regioni. In particolare, i seguenti elementi hanno un impatto negativo sull’efficienza della pubblica amministrazione, la qualità del contesto imprenditoriale e, in ultima analisi, la competitività globale del Paese, e richiedono pertanto un intervento. Oneri amministrativi elevati per le imprese: notevoli costi di conformità, procedure lunghe e macchinose per licenze e permessi, legislazione fiscale complessa e instabile, debole esecuzione dei contratti. Ciò si riflette nella scarsa performance dell’Italia, secondo gli indicatori della classifica Doing Business della Banca Mondiale. L'Italia si classifica, infatti, 87a su 183 paesi per ciò che concerne la facilità complessiva di fare impresa. Le sue prestazioni relativamente modeste in termini di avvio d’impresa (77ª posizione, con un peggioramento rispetto al 2011) e, soprattutto, di esecuzione dei contratti (158° posto, in particolare a causa dei tempi lunghi richiesti per la risoluzione di controversie: 1.210 giorni in media) indicano che l’ambiente imprenditoriale si conferma macchinoso e non sensibile alle esigenze delle imprese. Scarso utilizzo di servizi e-government da parte di imprese e cittadini – Anche se ben attrezzata in termini di disponibilità e raffinatezza del materiale online, l'Italia si colloca tra i paesi con il minor livello di utilizzo di e-government, sia da parte di piccole imprese che di cittadini. In effetti, i benchmark europei di e-government 2010 identificano l'Italia come uno dei paesi con le migliori prestazioni: è al primo posto per disponibilità di servizi e-government e al secondo per raffinatezza e qualità dei servizi. Tuttavia, l'utilizzo di tali servizi da parte di piccole imprese e cittadini si attesta al di sotto della media UE: meno di due quinti dei cittadini italiani utilizzano servizi di e-government. Nonostante le risorse umane e finanziarie siano in linea con gli altri principali paesi europei, l'efficienza del sistema giudiziario civile italiano è ostacolata da una serie di fattori. La lunga durata dei procedimenti rappresenta un serio ostacolo (nel 2008 la durata media di una causa civile in Italia era pari a 3.449 giorni) che si traduce in una notevole quantità di arretrati nei tribunali di prima istanza(3.932.259 casi di controversie civili e commerciali nel 2008), mentre la maggior parte degli altri paesi europei e non-europei conta un numero di casi pendenti di gran lunga inferiore. Al momento, l'introduzione della mediazione obbligatoria quale mezzo alternativo di risoluzione delle controversie in una serie di aree, al fine di alleviare il carico di lavoro dei tribunali, sembra svilupparsi molto lentamente. La corruzione continua ad essere una grande sfida (15) che comporta pesanti costi per il sistema produttivo italiano (60 miliardi di euro secondo la Corte dei Conti) e ostacola l’ottimale funzionamento dei mercati.

(13) Ad esempio in termini di procedure per l’esecuzione di contratti, costi di avviamenti, controllo della corruzione e stato di diritto (rule of law).

(14) 15 Vedasi, ad esempio, l’Indice di Competitività Globale (l’Italia è al 92o posto per Istituzioni) e l’Indice UE di Competitività Regionale 2010 (l’Italia è al 24o posto per Istituzioni).

(15) Vedasi, ad esempio l’indice di percezione della corruzione di Transparency International (l’Italia è tra i cinque Stati Membri UE con il punteggio più basso), l’Eurobarometro 2011 sulla corruzione, il Rapporto 2008 della Corte dei Conti italiana (i costi totali della corruzione ammonterebbero annualmente

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In più, la scarsa capacità amministrativa degli organismi coinvolti nella gestione e nell’erogazione dei programmi finanziati con i Fondi QSC, in particolare nelle Regioni meridionali, ha finora minato l'uso efficiente ed efficace dei Fondi Strutturali ed il relativo impatto sul territorio (16). Esistono livelli estremamente differenziati in termini di capacità amministrativa nella gestione dei Fondi, in particolare per ciò che riguarda un'inadeguata pianificazione, selezione, monitoraggio e valutazione di progetti, così come una lenta attuazione dei programmi. Anche in questo caso si evince un forte divario tra il Centro-Nord e il Sud, con una certa differenziazione anche all’interno del Sud stesso (17). 2. FUNDING PRIORITY I Fondi QSC saranno uno degli strumenti più importanti per affrontare le principali sfide dell’Italia in termini di sviluppo e di attuazione della Strategia Europa 2020. E’opportuno che ciascun Fondo accordi la priorità, se del caso, ai settori interessati dalle Raccomandazioni Specifiche per Paese e dai Programmi Nazionali di Riforma, tenendo conto delle relazioni transfrontaliere e del coordinamento transnazionale. Per lo sviluppo rurale e della pesca, le priorità in termini di finanziamento contribuiranno anche alla Politica Agricola Comune (PAC) e alla Politica Comune della Pesca (PCP). A tal fine, occorre che l'intervento dei Fondi QSC sia concentrato su un numero limitato di priorità. L'esperienza dimostra che la concentrazione tematica consente di accrescere l'efficacia degli interventi pubblici raggiungendo una massa critica che inneschi un impatto reale sulla situazione socio-economica di un paese e delle sue Regioni. L’ordine delle priorità è di particolare importanza in tempi di risanamento del bilancio. Quattro priorità di finanziamento complementari, che si rafforzano a vicenda, sono proposte qui di seguito in linea con le specifiche sfide-paese (18). Esse riflettono la rilevanza del fabbisogno di finanziamento e del potenziale contributo alla crescita e all'occupazione. La sequenza delle priorità di finanziamento non costituisce un ordine di importanza. Diseguito, si indicano le priorità che i Servizi della Commissione auspicano siano cofinanziate nel periodo di programmazione 2014-2020. L’architettura della nuova programmazione è caratterizzata da un grado di flessibilità sufficiente a rispondere a nuove sfide e imprevisti, che consentano tuttavia eventuali riprogrammazione per giustificati motivi.

2.1. Sviluppare un ambiente favorevole all'innovazione delle imprese

a € 60.000.000.000 - pari a circa il 4% del PIL, come confermato dal Presidente della Corte dei Conti all'inizio del 2012). Due problemi principali sono stati identificati sull’intera linea per tutte le istituzioni valutate: la mancanza di sistemi di valutazione efficaci e indipendenti, e conflitti di interessi.

(16) Vedasi anche il Documento di Lavoro della Commissione sulla valutazione del Programma Nazionale di Riforma 2012 e Programma di Stabilità per l’Italia (pag. 23) e la Raccomandazione Specifica Paese No 6.

(17) Ad esempio, i tassi minimi di assorbimento per i programmi finanziati dai Fondi Strutturali 2007-2013 nell’intera UE-27 si registrano in Campania, Calabria e Sicilia. Campania e Sicilia sono le maggiori RegioniRegioni italiane beneficiarie di Fondi Strutturali.

(18) Gli obiettivi tematici dei regolamenti proposti e il rispettivo collegamento alle aree di finanziamento sono delineati nell’Allegato I.

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La qualità del sistema dell'innovazione determinerà la competitività delle imprese italiane nel lungo termine e, come tale, le prospettive di crescita e di occupazione sostenibile. In linea anche con la Raccomandazione Specifica Paese N. 6, che indica fra l'altro la necessità di incrementare l'innovazione e migliorare l'accesso ai finanziamenti, è opportuno che tale priorità benefici in ogni Regione di una quota di risorse finanziarie significativamente superiore rispetto al periodo di programmazione 2007-2013. In particolare, occorre mobilitare risorse importanti per il settore R&S affinché l'Italia raggiunga l'obiettivo UE 2020. Aumentare gli investimenti privati in R&S e Innovazione E’ necessario operare un rafforzamento dell'innovazione nei settori industriali tradizionali al fine di preservare la competitività, attuando iniziative di coordinamento e azioni congiunte nel settore con paesi e/o regioni confinanti. E’ necessario che le industrie-chiave (manifatturiera, meccanica, autoveicoli, agro-industria, trasporti, macchine e computer e attrezzature per ufficio, media e comunicazione) e i settori tradizionali (cultura, turismo, agricoltura, tessile e abbigliamento, cuoio e calzature, mobili e prodotti in legno) aumentino la propria produttività e le proprie esportazioni al fine di evitare ulteriori perdite di quote di mercato a livello nazionale e internazionale. Per ciò che concerne la competitività delle piccole e medie imprese rurali e del settore agricolo e agro-alimentare, è opportuno accordare la priorità all’accrescimento del valore aggiunto e della produttività attraverso l'innovazione. Occorre altresì promuovere relazioni innovative tra produttori agricoli primari e altri operatori economici, inclusi i settori economici non tradizionalmente legati all’agricoltura. Il trasferimento delle conoscenze e dell’innovazione dovrebbe costituire una priorità per le Regioni meno avanzate. Diffondere l'uso delle TIC da parte delle PMI Occorre che il sostegno all'imprenditorialità innovativa svolga un ruolo chiave, soprattutto favorendo l'accesso alle reti ad altissima velocità, sviluppando servizi pienamente interattivi, promuovendo un uso efficace delle TIC nel processo produttivo e l’attività di commercio elettronico delle PMI. Facilitare l'accesso ai finanziamenti e ai servizi avanzati per le PMI La crisi finanziaria ha evidenziato e aggravato i problemi d'accesso ai finanziamenti per molte imprese. Ristabilire un livello regolare di flussi di credito e ripristinare una normale attività creditizia a sostegno dell'economia reale rimangono le sfide del periodo 2014-2020, in particolare per le PMI in sofferenza a causa del deterioramento del credito e dei ritardati pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Allo stesso tempo, occorre incentivare l adiffusione di nuovi strumenti finanziari (ancora limitata in importanti aree italiane) attraverso un più ampio accesso a peer-to-peer lending, private equity e venture capital, o attraverso la relativa applicazione a settori o campi in cui fino ad oggi la loro presenza è stata fortemente limitata (trasporti sostenibili, energie rinnovabili, ambiente o adattamento ai cambiamenti climatici). Una specifica priorità deve essere accordata all’accessibilità, da parte di microimprese e PMI, ai servizi avanzati alle imprese di servizi avanzati alle imprese, poiché attualmente la dimensione e la capacità finanziaria spesso non consentono loro di accedere a tali servizi. Per ciò che concerne le piccole e medie imprese rurali e il settore agricolo, è necessario che gli interventi favoriscano, al contempo, un’evoluzione

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strutturale sostenibile del settore. E’ inoltre necessario rafforzare l'internazionalizzazione delle PMI. Incentivare lo start-up e la crescita dimensionale delle PMI Incentivare le start-up e aiutarle a trasformarsi da microimprese in PMI e supportare le PMI dinamiche già esistenti costituiscono strumenti importanti per promuovere l'innovazione e contribuire a ripristinare la competitività dell'economia italiana. In molte Regioni italiane sono già presenti importanti cluster industriali o di servizi, o in altri casi aziende leader. Per questo motivo, potrebbero essere sviluppati strumenti specifici per consentire a start-up e PMI dinamiche e in crescita di trarre vantaggio dalla presenza di tali cluster o aziende leader. E’ altresì necessario promuovere un’ulteriore diversificazione dell’economia rurale anche per quanto riguarda le PMI nel campo dei servizi di nuova generazione. Per il settore agricolo e agro-alimentare, è prioritario migliorare la presenza sul mercato (aumento dell’internazionalizzazione per i produttori provenienti dalle Regioni del Sud) e la posizione dei produttori nella filiera. 2.2 Realizzare infrastrutture performanti e assicurare una gestione efficiente delle risorse naturali E’ necesario che i Fondi QSC contribuiscano alle necessarie dotazioni infrastrutturali moderne atte a migliorare l'accessibilità e i collegamenti delle Regioni e la loro attrattività per gli investitori, fornendo così le basi per maggiore competitività, sviluppo imprenditoriale, crescita economica e creazione di nuovi posti di lavoro. Occorre, inoltre, che i Fondi QSC rispondano alla sfide in materia di adattamento ai cambiamenti climatici, rischi naturali, servizi legati all’eco-sistema e alle reti transfrontaliere. Al fine di migliorare la coerenza globale a livello nazionale, è necessario che nelle Regioni meno sviluppate l'Italia inquadri gli interventi nel contesto di piani di sviluppo settoriali globali per ciascuna Regione in settori quali i trasporti (ferrovie e porti), le TIC e l’ambiente (rifiuti solidi, acque reflue, acqua). Ammodernare e integrare le infrastrutture di rete per il trasporto ferroviario e marittimo nelle aree meno sviluppate Per i trasporti terrestri, il modello di mobilità italiano è fortemente sbilanciato verso il settore stradale, in particolare nelle zone meno sviluppate in cui i collegamenti ferroviari sono, in genere, di scarsa qualità. Pertanto è necessario che i Fondi QSC siano utilizzati per ammodernare ed ampliare forme sostenibili di trasporto su ferro, sia per tasporto passeggeri che per trasporto merci. Occorre inoltre che l'Italia sfrutti maggiormente il proprio potenziale a livello di trasporto marittimo, anche nel più ampio contesto transnazionale, unitamente al miglioramento dei collegamenti ferroviari con l'entroterra. E’ necessario che l’Italia si basi su una strategia inerente al ruolo e alla posizione dei vari porti in un contesto generale atto a creare piattaforme e corridoi logistici integrati efficienti. I progetti collegati alla rete TEN-T dovrebbero essere inclusi in un unico programma nazionale per le Regioni meno sviluppate, con programmi regionali concentrati esclusivamente sulle infrastrutture a carattere regionale o locale. Promuovere infrastrutture a banda larga nelle aree meno sviluppate20 e l’accesso alle infrastrutture a banda (ultra-) larga E’ necessario che i Fondi QSC siano indirizzati verso investimenti nel settore delle connessioni a banda larga ad alta e altissima velocità, al fine di soddisfare gli obiettivi

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UE2020 in termini di 100% di copertura della banda larga con infrastrutture da 30Mbp e 50% di penetrazione d’infrastrutture da 100Mbp. Tale tipo d’infrastruttura è fondamentale per sostenere la crescita di una vasta gamma di nuove applicazioni, quali il cloud computing, e per stimolare la nascita di una nuova generazione di servizi e domanda di contenuti e innovazione. Migliori infrastrutture di banda larga sono inoltre strumentali a garantire servizi di e-government più efficienti ed efficaci e ad accrescere la competitività e la produttività delle imprese. Completare le infrastrutture per la gestione delle acque, delle acque reflue e dei rifiuti solidi nelle aree meno sviluppate Le condizioni delle infrastrutture relative ad acque e acque reflue nelle Regioni meno sviluppate sono generalmente scarse. In molte aree la qualità dell'acqua (anche potabile) non è conforme ai requisiti della legislazione UE. Gli ultimi risultati disponibili mostrano che circa 30 milioni di mc di acque reflue non sono sottoposte a trattamenti secondari. In numerose aree meno sviluppate, l'accesso all'acqua potabile è limitato e oltre la sua metà è 20 Per FESR: anche nelle zone rurali di aree più sviluppate o “in transizione”.

sprecata a causa di perdite lungo la rete di distribuzione. Occorre pertanto che i Fondi QSC siano indirizzati direttamente al completamento e all'ammodernamento delle infrastrutture di distribuzione idrica e a trattamenti più rigorosi delle acque reflue. La gestione dei rifiuti solidi non poggia su basi sostenibili in molte regioni e, a tal riguardo, si constata un numero significativo di procedure d’infrazione ancora aperte. Pertanto, è necessario che i Fondi QSC siano utilizzati per progetti di vertice della gerarchia dei rifiuti, in particolare: per le attività di prevenzione, selezione e riciclaggio. Promuovere le energie rinnovabili, l'efficienza delle risorse e la mobilità urbana a bassa emissione di carbonio Il consumo di energia impatta pesantemente sulla competitività dell'economia, che è fortemente dipendente dalle importazioni di energia (nel 2010, l'84% del fabbisogno energetico italiano è stato coperto da importazioni) e di combustibili fossili. Si auspica che investimenti concreti in questo settore aumentino considerevolmente rispetto al periodo di programmazione 2007-2013, in particolare quelli destinati all'efficienza energetica, lo sviluppo di fonti rinnovabili, la diffusione del trasporto pulito. Tale cambiamento può favorire un riorientamento dell'economia e la creazione di nuova occupazione. Occorre dare priorità all’aumento dell’efficienza energetica e della capacità di produzione energetica da fonti rinnovabili (eolica, solare, idroelettrica, biomassa e geotermica), escludendo interventi sulle infrastrutture di rete (ad eccezione delle aree rurali remote). Promuovere l'adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione dei rischi naturali L'Italia deve confrontarsi con questioni legate a risorse idriche insufficienti e a fenomeni, quali l'erosione costiera e l’aumento del livello del mare. Persistono sfide quali la conservazione delle risorse naturali e, in particolare, la prevenzione della perdita di biodiversità. E’ necessario che la prevenzione dei rischi naturali sia affrontata attraverso interventi strutturali volti a migliorare la gestione del territorio. La cooperazione tra le Amministrazioni centrali e regionali si rivela essenziale al fine di identificare le misure più idonee per l'adattamento e la prevenzione dei rischi. Proteggere gli ecosistemi dipendenti dall'agricoltura e la tutela della biodiversità

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Il fenomeno del degrado del suolo è in forte accelerazione, ciò che produce effetti ambientali ed economici negativi. Le principali problematiche del suolo sono: l’impermeabilizzazione, la contaminazione, l’erosione, la perdita di sostanza organica e la salinizzazione (19). Circa l'80% dei suoli italiani sono a basso contenuto di sostanza organica. Occorre affrontare anche la questione dell’inquinamento da ammoniaca nelle Regioni ad intenso sfruttamento agricolo (in particolare per scopi zootecnici). L’inquinamento da nitrati, fosforo e pesticidi ha raggiunto livelli significativi in molti bacini idrografici italiani. La maggior parte degli stock ittici pescati sono ancora oggetto di sfruttamento eccessivo e di sprechi (scarti) e, pertanto, non rendono appieno il proprio potenziale economico. E’ necessario che l'Italia valuti ed affronti gli squilibri tra flotte di pesca e risorse, così come le problematiche sui controlli e la raccolta dei dati. La biodiversità naturale e agricola continua ad offrire importanti opportunità economiche, sia come fattore che qualifica l'attrattività specifica delle aree rurali italiane che in relazione ai prodotti alimentari italiani di qualità. In tal senso gli sforzi per la tutela della biodiversità (soprattutto in relazione alle attività agricole) richiedono maggiore targeting e azioni più innovative, così da potenziare le sinergie tra obiettivi di sviluppo economico ed obiettivi ambientali. 2.3 Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, promuovere l'inclusione sociale e il miglioramento della qualità del capitale umano Occupazione e coesione sociale sono tra i principali problemi dell'Italia. I Fondi QSC devono contribuire ad una crescita che si accompagni a maggiori opportunità di lavoro e il loro impatto in termini di occupazione deve essere massimizzato. Ciò richiede un’intensificazione degli sforzi di concentrazione degli investimenti sugli obiettvi tematici delll’occupazione e della formazione in linea con le Raccomandazioni Specifiche per Paese. Pertanto la quota relativa agli investimenti a valere sui Fondi QSC in tali aree deve aumentare rispetto al periodo di programmazione 2007-2013. La lotta all’esclusione sociale e alla povertà rimane una priorità per l'Italia; una porzione consistente delle risorse disponibili deve essere dedicata alla promozione dell'inclusione attiva. Combattere la disoccupazione giovanile attraverso l'integrazione dei giovani nel mercato del lavoro, anche sostenendo la transizione tra istruzione e occupazione Le situazione dei giovani che non lavorano, non proseguono gli studi né seguono una formazione giustifica che sia data priorità all’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro, altresì incrementando gli sforzi atti a fornire loro le competenze e le esperienze lavorative necessarie, anche attraverso approcci innovativi. Ciò richiede, a sua volta, investimenti in misure individualizzate di politiche attive del mercato del lavoro, quali apprendistato e tirocini di qualità, praticantati in azienda, orientamento professionale e promozione dell'imprenditorialità giovanile. Investire in uno schema di Garanzia per i Giovani consentirebbe un approccio globale.

(19) Ad esempio, la Regione italiana Campania è, assieme alla Valle dell’Ebro in Spagna, la regione maggiormente colpita da fenomeni di salinizzazione in Europa. SOER (2010). The European Environment, State and Outlook 2010. Sintesi, p.120 European Environment Agency (http://www.eea.europa.eu/soer).

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Integrare i più vulnerabili (donne, lavoratori anziani, immigrati e persone a rischio d'esclusione sociale e povertà) nel mercato del lavoro L'integrazione dei gruppi più vulnerabili nel mercato del lavoro (in particolare donne, anziani e persone a rischio d’esclusione sociale) deve essere al centro degli investimenti in materia d’occupazione e d’inclusione sociale in Italia. La partecipazione femminile al mercato del lavoro deve aumentare sensibilmente. Pertanto, la promozione della parità tra uomini e donne e della conciliazione tra lavoro e vita privata deve essere una priorità per gli investimenti a valere sui Fondi QSC. Tali investimenti devono anche concentrarsi sul miglioramento della qualità e dell’accessibilità di servizi di assistenza abbordabili (quali servizi di cura per bambini e anziani nell’intero paese), anche attraverso investimenti in infrastrutture pubbliche. Dato il ridotto tasso di occupazione dei lavoratori più anziani, l'Italia deve stanziare fondi per sostenere misure atte a favorire un invecchiamento attivo e sano al fine di migliorare l'occupabilità dei lavoratori più anziani (in particolare attraverso strategie globali di apprendimento permanente). L'integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro (anche attraverso un migliore riconoscimento della rispettive abilità e competenze/qualifiche) sarà un importante motore di sviluppo economico e aiuterà a ridurre il problema dello squilibrio tra domanda e offerta di competenze. La promozione dell’inclusione dei cittadini extra-UE avrà anche l’effetto collaterale di ridurre il campo di applicazione dell'economia sommersa, dal momento che gli immigrati sono spesso sfruttati per motivi correlati al lavoro. Infine, gli investimenti devono dare priorità all'inclusione attiva delle persone che, per motivi diversi, sono esposte al rischio di esclusione sociale e povertà. A tal proposito la dovuta priorità deve essere accordata alle persone con disabilità e a quanti sono esposti a rischi particolari, tra cui immigrati, rom e persone che vivono in aree svantaggiate. E’ necessario anche favorire interventi che generino maggiore occupazione per le categorie vulnerabili della popolazione anche nelle zone rurali e costiere. I Fondi QSC, inoltre, devono sostenere l'innovazione sociale quale mezzo per meglio rispondere alle sfide sociali quali l'invecchiamento demografico, la diversità, ecc. Ciò a sua volta richiede iniziative volte a promuovere l'economia sociale e le imprese sociali. Migliorare la qualità dell'istruzione e della formazione Per aumentare il proprio impatto sul mercato del lavoro, gli investimenti a valere sui Fondi QSC devono essere maggiormente concentrati sull'istruzione e sulla formazione. Gli investimenti devono focalizzarsi sulla prevenzione e la riduzione dell’abbandono precoce degli studi, in particolare nelle Regioni meridionali. Le misure devono essere mirate sia agli alunni che agli insegnanti/personale, così come all'ambiente di lavoro. Deve altresì essere favorita la partecipazione all'istruzione universitaria. Gli investimenti devono inoltre essere concentrati sul miglioramento della qualità dell'istruzione e della formazione, tenendo conto delle diverse situazioni tra Regioni. Per affrontare efficientemente la questione dello squilibrio tra domanda e offerta di competenze, deve essere accresciuta la pertinenza dell'istruzione e della formazione rispetto alle esigenze del mercato del lavoro. Il supporto all'apprendimento permanente deve essere ulteriormente rafforzato dai Fondi QSC in coordinamento con altri fondi, garantendo una maggiore partecipazione delle persone più bisognose di accrescere ed aggiornare le proprie competenze, tra cui i lavoratori più anziani. I Fondi QSC devono

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investire nelle competenze che saranno necessarie in futuro, quali, ad esempio, l’economia verde (Green Economy) e prendere in considerazione le specificità delle zone rurali e costiere. Promuovere la mobilità dei lavoratori La mobilità tra diversi posti di lavoro e settori di attività deve essere una priorità per gli investimenti a valere sui Fondi QSC. Gli interventi devono concentrarsi sulla fornitura di servizi d’informazione e orientamento atti a guidare e favorire decisioni consapevoli circa le prospettive nel campo dell’istruzione, della formazione e dell’occupazione, e sul sostegno di azioni e programmi/regimi di mobilità. La creazione di un sistema nazionale di convalida e riconoscimento delle competenze e delle qualifiche acquisite costituisce un requisito fondamentale per consentire la mobilità del lavoro all'interno del paese. Vi è la chiara necessità di facilitare la mobilità dei lavoratori anche oltre le frontiere. Ammodernare e rafforzare le istituzioni del mercato del lavoro I Fondi QSC devono concentrarsi sulla modernizzazione e il rafforzamento delle istituzioni inerenti al mercato del lavoro. Ciò deve aiutare i Servizi Pubblici per l'Impiego (SPI) a fornire servizi più efficienti ed efficaci nell’intero territorio nazionale. E’ necessario promuovere partenariati con le istituzioni del mondo dell’istruzione e altri servizi di collocamento. L'Italia deve implementare più efficacemente (20) lo scambio di domande e offerte di lavoro e sfruttare appieno gli strumenti UE potenziati (riforma di EURES) per rafforzare l’erogazione di servizi personalizzati a quanti cercano lavoro. E’ necessario assicurare la cura delle esigenze dei gruppi svantaggiati, tra cui i lavoratori più anziani e i giovani. Combattere il lavoro sommerso La lotta al lavoro sommerso richiede una vasta gamma d’interventi che vanno dal rafforzamento dei sistemi d’ispezione ad una migliore organizzazione per inserire gli immigrati nel mondo del lavoro dell'economia formale (ad esempio attraverso la formazione). 2.4 Sostenere la qualità, l'efficacia e l'efficienza della pubblica amministrazione Un'amministrazione pubblica innovativa ed efficiente è di fondamentale importanza per fornire un miglior servizio alle imprese e ai cittadini e per garantire che le priorità d’investimento possano produrre risultati efficienti in termini di occupazione e di crescita a livello nazionale e regionale. Ciò richiede che gli investimenti siano concentrati sul miglioramento della capacità istituzionale in linea con le Raccomandazioni Specifiche per Paese. I finanziamenti QSC devono accordare la dovuta priorità alle misure atte a ridurre gli oneri amministrativi, sviluppando un approccio sistemico allo sviluppo dell'e-government, migliorando l'accessibilità e l'efficienza del sistema giudiziario, garantendo al contempo qualità, trasparenza, integrità e responsabilità complessive delle pubbliche amministrazioni. Anche lo sviluppo delle capacità delle parti interessate deve essere promosso. La scarsa capacità amministrativa ha anche ostacolato la corretta attuazione della politica di coesione, in particolare nelle Regioni meridionali. I Fondi QSC devono altresì essere usati per migliorare la capacità degli organismi coinvolti nella gestione e

(20) Secondo gli obblighi di cui al Regolamento CE n. 492/2011.

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nell’attuazione dei fondi stessi, in particolare le Regioni meno sviluppate/in transizione, anche a livello transnazionale. Ridurre gli oneri amministrativi per le imprese Gli interventi di modernizzazione dei servizi pubblici e la riduzione degli oneri normativi ed amministrativi per le imprese aiuteranno ad aumentare la produttività, rafforzare la competitività e, in ultima analisi, liberare il potenziale di creazione di posti di lavoro. L'Italia deve accrescere l'efficacia e la qualità dei servizi pubblici, ridurre i costi di conformità e garantire un miglior quadro normativo, anche per ciò che concerne le procedure di concessione di licenze ed autorizzazioni e l’esecuzione dei contratti. A tal fine, occorre garantire trasparenza, integrità e responsabilità nella pubblica amministrazione. Promuovere l'e-government e l’ e-public procurement La riduzione degli oneri amministrativi e l’innovazione organizzativa sono temi presenti nell’agenda europea dell’e-government. Nel settore dei servizi pubblici on-line, l'Italia deve: riesaminare l'efficienza e l'efficacia dei servizi pubblici già in atto al fine di aumentarne il livello di penetrazione; attivare procedure d'appalto elettroniche e altre misure volte ad accrescere la trasparenza e l'efficienza delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli (rif: Proposte della Commissione per riformare le norme sugli appalti pubblici – il passaggio deve essere completato entro la metà del 2016); garantire l'accesso agli "open data" in possesso delle pubbliche amministrazioni al fine di stimolare nuove applicazioni e servizi. I servizi di e-government devono essere sviluppati anche attraverso servizi di e-health (sanità on-line) e di e-care (assistenza on-line), al fine di ridurre costi ed errori medici. Garantire l'efficienza del sistema giudiziario Oltre alla definizione di un approccio integrato per superare gli ostacoli istituzionali nelle amministrazioni pubbliche nel loro complesso, l'Italia deve accrescere la capacità amministrativa del sistema giudiziario nell’intero territorio nazionale. Debita priorità deve pertanto essere accordata al miglioramento dell'efficienza e della qualità del sistema giudiziario nonché alle relative prestazioni e trasparenza. A tal proposito, l'Italia deve basarsi sulle esperienze positive di precedenti periodi di programmazione, in particolare per ciò che concerne il progetto "uffici giudiziari" (21). Va altresì esplorata la possibilità di trasferire la metodologia del suddetto progetto ad altri settori della pubblica amministrazione. Rafforzare la capacità degli organismi coinvolti nella gestione e attuazione dei programmi dei Fondi QSC, in particolare nelle aree meno sviluppate

(21) 23 Il progetto è stato finanziato nell'ambito dei periodi di programmazione 2000-2006 e 2007-2013, e ha trasferito la best practice FSE originalmente sviluppata dall’Ufficio della Procura di Bolzano ad altri uffici giudiziari in Italia. Tale best practice è volta a migliorare le prestazioni e aumentare l'efficienza degli uffici giudiziari, riorganizzare i processi di lavoro, ottimizzare l'impiego delle risorse umane e delle attrezzature, migliorare la comunicazione interna ed esterna. In virtù del progetto, la migliore qualità delle prestazioni fornite dagli uffici giudiziari è a vantaggio sia di utenti interni delle strutture (servizi, giudici, altri uffici giudiziari) che di utenti esterni (cittadini, imprese, categorie professionali legali e di altro tipo). L’intervento “avvicina” le persone al sistema giudiziario e le rende più informate circa le operazioni degli uffici e dei servizi disponibili, favorendo così una buona capacità amministrativa in un settore cruciale per l’intero paese.

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La forte differenza di capacità amministrativa nella gestione dei Fondi (con una chiara differenza tra Nord e Centro-Sud) continua a rappresentare una delle principali sfide in termini di utilizzo efficiente ed efficace dei Fondi Strutturali, come osservato anche nella Raccomandazione Specifica Paese No 2. Pertanto, la capacità degli organismi coinvolti nella gestione e nella attuazione dei Fondi QSC, in particolare nelle Regioni meridionali, deve essere rafforzata, ad esempio attraverso un maggiore e migliore utilizzo dell’assistenza tecnica. Tale assistenza deve concentrarsi non solo sulle autorità di gestione e di audit, ma anche (e in maniera rilevante) su organi responsabili della concezione, preparazione e attuazione degli interventi cofinanziati. 3. FATTORI DI SUCCESSO AI FINI DELLA REALIZZAZIONE

Insieme al consolidamento finanziario, le riforme strutturali svolgono un ruolo fondamentale nel miglioramento dell’efficienza complessiva e indirettamente sul potenziale di crescita dell'economia italiana. Tali riforme rappresentano una chiave per un'attuazione efficace dei Fondi QSC, che possono garantire un impatto ottimale a condizione che esista un adeguato quadro politico, legale ed amministrativo. Pertanto, il nuovo Regolamento Generale definirà le condizionalità ex ante che costituiscono pre-condizioni per l'uso efficiente ed efficace dei Fondi UE che occorrerà soddisfare prima dell'approvazione dei programmi. La Commissione chiederà formalmente di esaminare la coerenza e l'adeguatezza delle informazioni fornite dall'Italia nel quadro della valutazione dell'Accordo di Partenariato e dei Programmi. Sulla base dell'esperienza dell’attuale periodo di programmazione e delle Raccomandazioni Specifiche per Paese, i Servizi della Commissione hanno individuato una serie di condizionalità ex ante di cruciale importanza per l’efficace realizzazione delle priorità. Laddove le condizionalità ex ante non risultino soddisfatte al momento della presentazione dell’Accordo di Partenariato alla Commissione, l'Italia dovrà definire una serie di azioni da intraprendere a livello nazionale e regionale e il calendario della relativa attuazione. Tutte le condizionalità ex ante dovranno essere soddisfatte entro il termine ultimo concordato e al più tardi entro due anni dall'adozione dell'Accordo di Partenariato o entro il 31 dicembre 2016. Un'attenzione particolare va pertanto accordata alle seguenti condizionalità:

- Sviluppare strategie di ricerca e innovazione a livello nazionale, regionale basate sulla metodologia "smart specialisation", inclusive di un capitolo TIC sulla crescita digitale e sul piano nazionale per l’accesso alle reti di nuova generazione e degli previsti per le reti d’accesso di nuova generazione in zone scarsamente servite).

- Prevedere misure per l'attuazione efficace dello Small Business Act. - Sviluppare il piano nazionale dei trasporti comprensivo degli interventi strategici

per il trasporto ferroviario, il trasporto marittimo e i corridoi logistici integrati, ivi incluse le reti transnazionali.

- Garantire l'effettiva attuazione dell’Acquis UE in materia ambientale nei settori della gestione dei rifiuti (Direttiva 2009/98/CE) e della gestione delle risorse idriche (Direttiva 2000/60/CE), così come i provvedimenti orizzontali in materia di valutazione dell’impatto ambientale e la valutazione strategica d’impatto ambientale (Direttive 85/337/CEE e 2001/42/CE).

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- Assicurare la conformità della politica di tariffazione dell'acqua alla Direttiva 2000/60/CE, in particolare per il settore agricolo, in tutte le Regioni, con una particolare attenzione alle Regioni meridionali.

- Migliorare la chiarezza nella definizione delle Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali (BCAA), dei requisiti minimi relativi a fertilizzanti e prodotti fitosanitari e di altre pertinenti norme obbligatorie a livello nazionale e regionale.

- Creare/Rafforzare sistemi di servizi di consulenza agricola pubblica e privata, garantendo sufficiente capacità di consulenza sui requisiti normativi e su tutti gli aspetti connessi alla gestione sostenibile e all'azione per il clima nel settore agricolo e forestale.

- Recepire la Direttiva 2009/28/CE sulle Energie Rinnovabili. - Completare e adottare una strategia nazionale per l’adeguamento ai cambiamenti

climatici con azioni di accompagnamento a sostegno degli investimenti. - Completare e attuare un sistema a livello nazionale per la validazione e il

riconoscimento di abilità e competenze/qualifiche. - Definire una strategia globale per ridurre il fenomeno dell’abbandono precoce

degli studi e un quadro politico nazionale/regionale per l'apprendimento permanente.

- Nel settore della pesca: sviluppare un piano strategico per l'acquacoltura;migliorare la raccolta dei dati per la gestione della pesca (al fine di garantire un passaggio graduale dalla gestione diretta alla gestione concorrente); implementare un sistema UE di controllo, ispezione ed applicazione.

- Garantire l’implementazione di un adeguato sistema di registrazione e monitoraggio della spesa per gli aiuti di Stato e l’adeguato coordinamento da parte di un organismo indipendente rispetto alle autorità che concedono tali aiuti, munito di adeguate risorse dedicate (bilancio, personale qualificato), da consultare durante l'elaborazione di misure di aiuti di Stato, i cui pareria siano tenuti in debito conto.

- Adottare una strategia atta a rafforzare l'efficienza amministrativa, anche mediante una riforma della pubblica amministrazione, con particolare attenzione alla capacità degli organismi coinvolti nella gestione, attuazione e controllo degli interventi cofinanziati attraverso Fondi QSC.

- Garantire l'attuazione efficace dei Fondi QSC (ivi incluso il rispetto delle condizionalità ex ante) che implichi un ulteriore miglioramento delle capacità amministrative, in particolare per l’efficace applicazione della legislazione UE (ambiente, aiuti di Stato, appalti pubblici, gestione finanziaria, gestione e controllo), la predisposizione di un’adeguata selezione di progetti innovativi e lo svolgimento di un'analisi approfondita dei divari esistenti a livello di fabbisogno di finanziamenti delle PMI per ideare regimi di sostegno adeguati.

Sviluppo territoriale L'Accordo di Partenariato e i Programmi Operativi devono definire il contributo degli approcci integrati dei Fondi QSC per lo sviluppo territoriale, tra cui - se del caso - la pianificazione di approcci integrati per lo sviluppo urbano sostenibile. Lo sviluppo urbano sostenibile è inteso come processo basato su una strategia di sviluppo urbano

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integrato che promuova armonicamente tutte le dimensioni della sostenibilità (economica, sociale, ambientale e di governance) attraverso una visione globale dell’area urbana. In tal modo, le risorse devono essere concentrate in modo integrato sulle zone-bersaglio che manifestano specifiche sfide a livello urbano. Al contempo, i progetti finanziati dalla politica di coesione in aree urbane devono essere coerenti con gli obiettivi più ampi dei Programmi. E’ necessario che siano adottati criteri trasparenti per la selezione delle aree in cui avranno luogo gli interventi integrati. 4. COOPERAZIONE TERRITORIALE – PRIORITÀ

Nell'ambito della Cooperazione Territoriale Europea, il FESR sostiene la cooperazione transfrontaliera e transnazionale. Soluzioni efficaci in molte aree di sviluppo richiedono un approccio cooperativo alle sfide e alle opportunità che guardi al di là dei confini per condividere esperienze. Le azioni transfrontaliere devono sostenere programmi specifici per singolo paese concentrandosi su azioni atte a rimuovere gli ostacoli principali nel settore dei trasporti migliorando, così, l’accessibilità (in particolare lungo le frontiere marittime); rimuovere gli attuali ostacoli alla mobilità dei lavoratori; aumentare il sostegno alla ricerca e allo sviluppo; favorire lo scambio di conoscenze e progetti congiunti innovativi prendendo in carico altresì il settore sanitario. A livello transnazionale occorre attuare anche azioni atte a promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici, la prevenzione dei rischi e la gestione condivisa delle risorse ambientali (acqua, rifiuti, natura e biodiversità). Si dovrà inoltre promuovere l'internazionalizzazione delle PMI. Per ciò che concerne gli affari marittimi nell'area del Mediterraneo, la cooperazione territoriale europea deve mirare a migliorare la coerenza, il coordinamento e l'allineamento di politiche e degli strumenti che impattano sull'economia marittima. Devono essere presi in particolare considerazione gli obiettivi e gli orientamenti concordati nell’ambito della strategia per l’area del bacino Adriatico-Ionico, di seguito elencati: (1) Massimizzare il potenziale della cosiddetta economia blu (trasporto marittimo competitivo e sostenibile; turismo costiero e marittimo; pesca e acquacoltura); (2) Ambiente marino più sano; (3) Spazio marino più sicuro; (4) Attività di pesca sostenibile e responsabile. ALLEGATO L'allegato contiene le disposizioni per l'efficacia delle fasi di programmazione e attuazione, la valutazione delle esigenze di finanziamento in relazione agli obiettivi tematici, unitamente agli aspetti specifici delle modalità di pianificazione e attuazione. A. MASSIMIZZARE I SUCCESSI - MODALITÀ DI PROGRAMMAZIONE E ATTUAZIONE EFFICACI L'esperienza acquisita attraverso i precedenti periodi di programmazione indica diversi fattori che influenzano l'efficacia degli investimenti dei Fondi, in particolare la necessità di assicurare orientamento strategico e concentrazione, unitamente alla necessità di evitare la frammentazione degli investimenti e di radicare i progetti all’interno dei sistemi nazionali, assicurandosi che rispondano a reali necessità.

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Nei periodi di programmazione 2000-2006 e 2007-2013 più amministrazioni delle regioni meno sviluppate e in transizione hanno sperimentato serie difficoltà nell'utilizzo del volume di risorse loro assegnate e non si sono rivelati dotati di capacità progettuali e attuative all'altezza dei compiti richiesti per gestire l'assistenza UE in maniera efficace(22). Significativamente, i programmi delle Regioni meno sviluppate (Campania, Calabria e Sicilia) sono proprio quelli che hanno registrato i massimi ritardi in termini d’attuazione e i principali problemi in termini di capacità. Alla luce dell'esperienza positiva rispetto ad una serie di programmi operativi nazionali (in particolare i PO Istruzione), la futura struttura dei programmi deve prevedere una quota crescente di aiuti comunitari destinati a programmi gestiti a livello centrale, che devono però essere dotati di adeguate risorse professionali. Ciò deve dar luogo a una riduzione degli interventi gestiti da autorità regionali e a un aumento degli interventi gestiti dai Ministeri, in particolare per le linee d'intervento che non sono di competenza regionale. I programmi gestiti a livello regionale dovranno pertanto finanziare interventi atti ad affrontare le specificità regionali. Inoltre, nel periodo 2007-2013 si registrano importanti aree di sovrapposizione tra programmi nazionali e programmi regionali (23). Ciò va evitato in futuro, stabilendo chiare e logiche linee di demarcazione tra i programmi che intervengono sullo stesso territorio. Per alcuni programmi la struttura dei sistemi di gestione e controllo è eccessivamente complessa (PO Ricerca e Competitività, PO Energie Rinnovabili, PO Cultura e Turismo), anche a causa della presenza di numerosi organi intermedi. È necessario razionalizzare tali strutture ed evitare, in particolare, programmi con impostazione interregionale, in quanto nel periodo 2007-2013 si sono rivelati decisamente fallimentari. E’ necessario un generale movimento verso un approccio più coerente e innovativo, sia per i programmi nazionali/regionali che per quelli di cooperazione, al fine di dimostrare chiaramente l’impatto esercitato sul raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020, e prevedendo alcune correzioni, come ad esempio: · Il supporto ad eventi sportivi / culturali / turistici / promozionali / d’intrattenimento o iniziative di marketing territoriale non deve essere finanziato dal FESR per via del loro scarso valore aggiunto. · Il supporto non deve essere usato per infrastrutture relative a strade/autostrade locali, regionali o nazionali, poiché il mix dei trasporti in Italia è già troppo fortemente sbilanciato verso il trasporto su strada. · Il supporto al settore della cattura di risorse ittiche deve essere fornito soltanto ove contribuisca a un’efficace riduzione della capacità di pesca. Struttura dei Programmi

(22) Vedasi anche il Piano d’Azione Coesione, promulgato nel 2011 in risposta alla lenta attuazione dei Fondi QSC nelle Regioni italiane meridionali.

(23) Es. Il Programma Operativo Nazionale “Trasporti” 2007-2013 include la metà di un progetto ferroviario in Palermo (Sicilia), mentre l’altra metà è inclusa nel Programma Operativo Regionale 2007-2013 “Sicilia”.

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n 85

La proposta di regolamento 2014-2020 per i Fondi QSC offre ulteriore flessibilità per impostare i programmi in ciascuno Stato Membro così da soddisfarne al meglio la propria struttura istituzionale. Inoltre, l'Allegato I alla proposta della Commissione del Regolamento Generale include il Documento di Lavoro sugli elementi necessari a un Quadro Strategico Comune (24) e delinea diverse opzioni (25) in termini di approcci integrati alla programmazione per realizzare il coordinamento e le sinergie in corso di esecuzione. Si consiglia di procedere all’esame delle opzioni. La ripartizione delle responsabilità tra il livello nazionale e il livello regionale deve garantire la coerenza complessiva nel rispetto, al contempo, delle condizioni locali (evitando l’approccio "one size fits all"). La struttura deve anche riflettere il focus degli interventi dell'UE sugli obiettivi Europa 2020. La distribuzione delle risorse finanziarie, il numero di programmi e l'architettura più consona saranno sviluppati in collaborazione con le parti interessate in Italia e, in sede di negoziato, con la Commissione. La cooperazione a tutti i livelli rappresenterà l’elemento-chiave per assicurare la qualità della spesa. Per ciò che concerne la struttura di programmazione del FEASR, sarebbe necessario delineare un’attività di coordinamento forte e preciso a livello centrale/nazionale (MIPAAF, Rete Rurale, e Rete Ambientale), poiché è probabile che la programmazione regionale sia confermata. Lo Stato Membro ha la possibilità di usufruire di un Programma Quadro Nazionale. L’unico programma operativo previsto dal Regolamento FEAMP potrebbe essere strutturato secondo linee regionali atte a congiungere l'organizzazione amministrativa e politica italiana, permettendo così la massima sinergia con gli interventi regionali di altri fondi e migliorando l'efficienza del sistema attuativo. Per obiettivi specifici quali l'innovazione e il trasferimento di conoscenze nei settori agricolo e agro-alimentare, nonché per gli interventi nel settore agroalimentare che hanno dimensione interregionale, le autorità centrali devono adottare forti azioni di orientamento e coordinamento al fine di aumentare l'efficienza e l'efficacia degli interventi e favorire la sinergia degli strumenti utilizzati. Sistemi di Gestione Nel periodo 2007-2013, l'Italia registra un numero particolarmente elevato di programmi che sono stati o sono ancora oggetto d’interruzione o sospensione di pagamenti, a causa di sistemi di gestione e controllo inadeguati. Sulla base di questa esperienza, si ritiene che le verifiche di gestione devono essere centralizzate sotto la responsabilità dell'Autorità di Gestione (AG) o, in caso di verifiche gestionali decentrate, deve esservi preposta una valida unità di controllo. Il sistema informatico dei programmi operativi deve includere controlli sull'esistenza di verifiche gestionali prima che la spesa possa essere certificata. Inoltre, è stata constatata un’eccessiva rotazione a livello gestionale che ha causato rallentamenti, o addirittura interruzioni, della realizzazione dei programmi. Nell’ambito delle autorità di gestione e

(24) SWD(2012)61 definitivo – Parte 1- Sezione 4; sito web: http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docoffic/working/strategic_framework/QSC_part1_en.pdf

(25) COM (2012) 496 definitivo, 11.9.2012.

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n 86

di controllo è necessario assicurare stabilità a livello direttivo e di staff, unitamente ad un controllo più indipendente sull'uso dei fondi. Molti degli attuali programmi risentono di una debole preparazione dei progetti, ciò che si evince nell'esame di alcuni elementi dei formulari presentati alla Commissione, (analisi costi-benefici, appalti pubblici; notifica degli aiuti, valutazioni ambientali). Ciò provoca ritardi nella fase iniziale del periodo di programmazione, ma sovente anche oltre. Un’adeguata progettazione consentirebbe un'attuazione più rapida dei programmi operativi. Un ruolo di vigilanza rafforzata svolta dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero del Lavoro e dal Ministero delle Politiche Agricole rispetto alle autorità di gestione regionali, soprattutto nelle Regioni meno sviluppate e “in transizione” contribuirebbe a superare tali criticalità. Sistemi di controllo L'Italia deve garantire un sistema di controllo efficiente ed efficace e confermare in anticipo l'operatività dei propri sistemi di controllo. Il fatto che molte autorità di audit appartengano alla medesima amministrazione a cui appartiene anche l’autorità di gestione rischia di limitare la loro indipendenza. Un grado avanzato d’integrazione tra le autorità di audit regionali sotto la responsabilità e la supervisione di un organismo di audit nazionale garantirebbe una maggiore autonomia rispetto alle autorità di gestione. Le risorse destinate alle autorità sono spesso inadeguate quantitativamente (risorse insufficienti, contratti con durata limitata che causano ritardi e discontinuità nelle attività di audit) e qualitativamente (competenze insufficienti sui controlli). Risorse adeguate devono essere assegnate alle autorità di audit e la pianificazione delle attività deve includere l'assunzione di personale amministrativo con specifica esperienza in termini di audit. Coordinamento, complementarità e sinergia Il coordinamento delle politiche e la complementarità degli interventi costituiscono condizioni fondamentali per il successo dei Fondi QSC. I sistemi di gestione e di controllo per il periodo 2014-2020 devono basarsi sui risultati positivi conseguiti nel periodo 2007-2013. I Fondi QSC devono affrontare congiuntamente i vari obiettivi tematici. I Ministeri e le Autorità responsabili dell’attuazione dei Fondi devono lavorare in stretta collaborazione per la preparrazione, l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione dell'Accordo di Partenariato e dei Programmi. È essenziale che tutti i fondi operino in maniera integrata per migliorare il coordinamento delle politiche. A tal fine si raccomanda di: · Assicurare un solido quadro politico attraverso lo sviluppo di documenti strategici vincolanti. · Attivare un forte centro di coordinamento per migliorare l'applicazione della strategia di sviluppo. · Ottimizzare la struttura attuativa al fine di garantire una chiara ripartizione delle responsabilità e maggiore responsabilizzazione delle istituzioni coinvolte, le quali devono fornire reale valore aggiunto ai processi di gestione. · Le autorità di gestione devono sviluppare abilità/competenze interne rispetto all'attuazione delle politiche in cui intervengono i programmi operativi. La complementarità tra i Fondi QSC deve essere progettata a livello politico, attuata attraverso soluzioni specifiche di attuazione, tra cui, se del caso, Investimenti

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n 87

Territoriali Integrati e Sviluppo Locale di tipo partecipativo. L'Italia è invitata a presentare il proprio approccio e relativi strumenti per quanto concerne un utilizzo coordinato dei fondi nei settori in cui la loro complementarità è d’importanza fondamentale per garantire investimenti efficienti: sanità, istruzione (in particolare per le strutture pre-scolari e il sistema di formazione professionale), imprenditorialità, sviluppo urbano e riforme della pubblica amministrazione. Ove opportuno, i Fondi QSC devono sfruttare il potenziale in termini di sinergie con gli altri strumenti UE, quali Connecting Europe Facility, Orizzonte 2020, COSME, l’Istituto Europeo d’Innovazione e Tecnologia (IET) e le relative Comunità della Conoscenza e dell’Innovazione (CCI) in vista di accrescere la capacità d’innovazione attraverso una maggiore integrazione del triangolo della Conoscenza, le Azioni Marie Sklodowska-Curie, il Programma LIFE, Erasmus per Tutti, il Programma Europa Creativa, il Programma per il Cambiamento Sociale e l'Innovazione, il Fondo Sicurezza Interna, e il Fondo per l'Asilo e la Migrazione (HOME). Le esperienze pregresse ed attuali evidenziano la necessità di migliorare gli strumenti d'assistenza tecnica in favore dei gruppi Leader (GAL) e Pesca (FLAG) e dei partner/territori interessati dai loro interventi. Gli aspetti che meritano più attenzione includono la capacità amministrativa dei GAL/FLAG, la trasparenza delle procedure per la selezione dei territori GAL/FLAG, nonché i gruppi stessi. Importanti sono anche: la selezione degli interventi attraverso opportuni criteri di selezione, la necessità di evitare conflitti d’interesse e, ultimo ma non meno importante, la coerenza degli interventi rispetto agli obiettivi del programma. Lo Sviluppo locale di tipo partecipativo (Community-Led Local Development - CLLD) offre un approccio integrato bottom-up in risposta alle complesse sfide territoriali e locali attraverso il coinvolgimento delle comunità locali. L'Italia è invitata a presentare il proprio approccio riguardo lo sviluppo locale di tipo partecipativo per tutti i Fondi QSC, indicando le sfide, obiettivi e priorità principali, il tipo di territorio, il ruolo dei gruppi di azione locale e dei diversi Fondi QSC, nonché i meccanismi di coordinamento. L'Italia dovrebbe anche prevedere attività di sostegno per gli attori locali. La proporzione dei fondi allocati a a LEADER dovrebbe essere ulteriormente rafforzata, dato l'approcio multifondo proposto per lo sviluppo partecipativo locale. B. VALUTAZIONE DEI FABBISOGNI DI FINANZIAMENTO IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI TEMATICI Le sezioni seguenti presentano il punto di vista dei Servizi della Commissione sull priorità dei Fondi QSC per l'Italia. Tali sezioni sono state elaborate dei Servizi della Commissione sulla base di un'approfondita analisi-paese (26) e si si rapportano agli 11 Obiettivi Tematici che derivano dalla proposta della Commissione per il Regolamento Generale (27). Gli Obiettivi Tematici traducono la Strategia Europa 2020 negli obiettivi operativi che saranno supportati dai Fondi QSC. Gli 11 Obiettivi Tematici sono comuni per le politiche di coesione, sviluppo rurale, marittime e della pesca. Essi forniscono una gamma di possibili obiettivi di

(26) SWD (2012) 323 definitivo; ( http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/nd/swd2012_Italy_en.pdf).

(27) COM (2011) 615 definitivo/2; ( http://ec.europa.eu/regional_policy/what/future/proposals_2014_2020_en.cfm#1)

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finanziamento per l'intera Unione Europea e garantiscono che gli interventi nell'ambito di queste politiche siano allineati verso il raggiungimento di obiettivi comuni (ovvero quelli della strategia Europa 2020). A seconda della specifica situazione di ciascuno Stato Membro, verrà effettuata una selezione più mirata in accordo con le autorità nazionali. Le sfide e le priorità di finanziamento per l'Italia corrispondono ai seguenti Obiettivi Tematici:

B.1. Priorità di finanziamento: "Sviluppare un ambiente imprenditoriale favorevole all'innovazione delle imprese" Gli obiettivi della priorità di finanziamento “Sviluppare un ambiente favorevole all'innovazione delle imprese” saranno conseguiti prioritariamente attraverso gli Obiettivi Tematici “Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione”, “Potenziare l’accesso, l’uso e la qualità delle TIC”, e “ Accrescere la competitività delle PMI, del settore agricolo (FEASR) ed il settore della pesca e dell’acquacultura (FEAMP)”.

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E’ necessario che l'obiettivo tematico sia attuato in linea col quadro strategico per l’innovazione per la specializzazione intelligente, elaborato in stretta consultazione con il settore privato e gli attori nazionali e regionali competenti in materia di R&I, ivi inclusi i partner nell’ambito della cosiddetta economia blu. Per questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle priorità e negli obiettivi specifici elencati di seguito, che riflettono sfide-paese e sfide regionali più ampie da supportare attraverso i Fondi QSC: 1. Potenziare le infrastrutture relative alla Ricerca e l'Innovazione (R&I) e le capacità di sviluppare l’eccellenza in materia di R&I o Sostenere l'innovazione di servizi e start-up innovativi necessari alla distribuzione di tecnologia e co-creazione di prodotti e servizi innovativi risultanti dalla ricerca applicata. o Sostenere e promuovere la politica dei cluster e la qualità delle reti d’impresa, anche sfruttando le potenzialità dei distretti industriali. Concentrazione su servizi di alta qualità (pacchetto completo di servizi richiesti dalle aziende innovative, tra cui il supporto alla commercializzazione, servizi tecnici, contabili, fiscali, di consulenza), strategie multi-cluster e di collaborazione con altri cluster nazionali ed internazionali e con università per attrarre o creare imprese innovative e potenziare l’innovazione aperta. 2. Promuovere investimenti in attività di R&I, sviluppo di prodotti e servizi, trasferimento di tecnologia, innovazione sociale e le applicazioni di servizio pubblico,

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stimoli alla domanda, networking, cluster e innovazione aperta attraverso la specializzazione intelligente o Potenziare investimenti privati in R&I attraverso il sostegno tecnologico e la ricerca applicata, linee pilota, azioni di convalida iniziale dei prodotti, capacità manifatturiere avanzate, la prima produzione nel campo delle tecnologie abilitanti fondamentali, e la diffusione di tecnologie ad uso generale. o Sostenere l'innovazione, in particolare nelle PMI, attraverso il sostegno alla ricerca applicata, “Proof of Concept” (Prove di Concetto) e investimenti in linee pilota e azioni di convalida iniziale dei prodotti, tra cui capacità di produzione avanzata e la prima produzione di tecnologie abilitanti fondamentali. Al fine di garantire la performance degli investimenti dei Fondi QSC coerentemente col presente obiettivo tematico, è necessario che le relative condizionalità ex ante siano soddisfatte prima del 2014. Le seguenti considerazioni generali, inoltre, sono volte a migliorarne la governance e la realizzazione:

In particolare nelle "aree meno sviluppate" dell'Italia, gli interventi regionali hanno finora sofferto l’assenza di pianificazione strategica e di coordinamento. Molti regimi di aiuto generalisti alle imprese si sono rivelati inefficaci. Pertanto, è necessario che l’offerta di risorse disponibili per R&S e Innovazione nelle Regioni meno sviluppate sia accompagnata da radicali adeguamenti a livello di orientamento strategico, coordinamento e gestione. Inoltre, sono necessari: miglioramenti inerenti ad investimenti rafforzati e più mirati all'innovazione; il rafforzamento dei collegamenti coi poli di eccellenza al fine di massimizzare la diffusione delle tecnologie e delle conoscenze; potenziare la capacità di attrarre investimenti esteri diretti e investimenti esterni (privati) in R&S.

Appare necessario un cambiamento nella strategia complessiva per le "aree più sviluppate", dal momento che i dati dimostrano che in Italia il Centro-Nord sviluppato sta gradualmente perdendo competitività (28), anche a causa dei livelli ridotti d’innovazione di alta qualità rispetto ad altre economie avanzate. E’ necessario che il supporto alla valorizzazione delle risorse umane sia condizionato all'esistenza di forti legami con i programmi di R&S da parte di imprese e mondo accademico.

E’ necessario finanziare progetti di cooperazione sistemici e di medio-lungo termine, unitamente ad attività integrate da parte di università, centri di ricerca e imprese. Occorre, inoltre, valutare e finanziare parchi tecnologici, distretti hitech e centri di competenza sulla base di risultati misurabili.

Per ciò che concerne l'agricoltura, la maniera in cui è costruita e promossa la politica dell'innovazione dovrebbe tener conto: delle specificità dei sistemi agricoli locali e regionali italiani; delle questioni connesse ai cambiamenti climatici; del carattere distintivo dell'agricoltura italiana in merito all'importanza di schemi qualitativi dei prodotti. Occorre che le strategie di specializzazione intelligenti tengano conto delle PMI agricole e agro-alimentari nelle Regioni in cui tali settori possono apportare un contribuire considerevole in termini di innovazione (altamente competitivo a livello UE e internazionale).

(28) Eurostat Regional Yearbook 2011, pag. 98 (mappa 7.2).

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Portare l'agricoltura, la silvicoltura e il settore agro-alimentare più a contatto con altri settori rilevanti per l'economia alimentare del futuro. In tal senso, la priorità va data agli interventi relativi alle principali tecnologie concorrenti o abilitanti (ad esempio TIC, biotecnologie), così come all'innovazione volta a favorire l'economia verde e l’uso efficiente delle risorse.

Impostare un sistema di valutazione e monitoraggio in materia di attuazione di politiche d’innovazione e ricerca.

Stabilire strutture partner regionali o nazionali per i progetti secondo la tabella di marcia proposta dall’ESFRI.

Allineare la strategia di ricerca e innovazione in materia di energia con il Piano Strategico per l'Energia.

Allineare la strategia R&I inerente al settore dell’energia con il Piano Strategico per l’Energia e la Tecnologia.

Esplorare le opportunità in termini di Iniziative di Programmazione Congiunta e di partnership nell’ambito di Orizzonte 2020.

Le azioni previste nell'ambito di tale obiettivo tematico possono contribuire, se del caso, ai relativi interventi individuati nell'ambito degli obiettivi tematicirivolti a PMI, economia a bassa emissione di carbonio, cambiamenti climatici, ambiente, occupazione, istruzione (29). Obiettivo Tematico: Potenziare l’accesso, l’uso e la qualità delle TIC Per tale obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici che riguardano lo sviluppo dell’economia elettronica (e-economy): 1. Sviluppare prodotti e servizi di TIC, commercio elettronico e potenziamento della richiesta di TIC o Supporto alla competitività delle PMI per lo sviluppo di nuove tecnologie TIC destinate all’intero processo produttivo e imprenditoriale. o Creare servizi elettronici nuovi e innovativi, soluzioni elettroniche innovative per le imprese e la scienza. Oltre a creare i servizi elettronici forniti tra imprese (B2B) e incoraggiare l'uso delle moderne tecnologie nelle imprese e nel campo della ricerca e della scienza. o Sviluppare applicazioni e servizi TIC a supporto della sostenibilità e della competitività delle zone rurali (tra cui contenuti elettronici rilevanti per lo sviluppo del turismo rurale), dell'agricoltura e della trasformazione di alimenti. Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell'ambito di questo obiettivo tematico occorre soddisfare le pertinenti condizionalità ex ante prima del 2014. Le seguenti considerazioni, inoltre, sono volte a migliorarne i processi di governance e prestazione.

Un capitolo sulla Crescita Digitale attraverso la strategia di specializzazione intelligente dovrebbe: stimolare l'emergere, sia a livello nazionale che transfrontaliero, di una nuova generazione di servizi (tra cui il cloud computing e internet); sostenere la domanda inerente a contenuti e innovazione; sostenere servizi pubblici efficienti ed efficaci; contribuire direttamente all'aumento di

(29) Obiettivi tematici 2, 3, 4, 5, 6, 8 e 10, secondo la bozza di Regolamento

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posti di lavoro, competitività e produttività e al raggiungimento degli obiettivi UE in materia di economia a bassa emissione di carbonio.

Favorire, nel supporto di diversi livelli di alfabetizzazione digitale e lettura dati, le competenze TIC nel mercato del lavoro (sia manager che imprenditori), la riqualificazione informale verso carriere TIC, e la formazione di esperti digitali altamente specializzati (specialisti TIC).

E’ necessario che le misure a sostegno della domanda delle TIC in settori sociali a rischio di esclusione assicurino un approccio integrato che combini proprietà di PC/dispositivi, formazione in materia di TIC, e altre misure pertinenti. Occorre incentivare: la digitalizzazione delle scuole e delle università; lo sviluppo dell’e-education; l'uso delle TIC a fini culturali e per la tutela del patrimonio culturale.

Le azioni previste nell'ambito di questo obiettivo tematico possono contribuire, ove opportuno, ai relativi interventi individuati ai sensi degli interventi nell'ambito degli obiettivi tematici rivolti a R&I, PMI, occupazione, istruzione, inclusione sociale e capacità istituzionale (30). Obiettivo Tematico: Accrescere la competitività delle PMI, del settore agricolo ed il settore della pesca e dell’acquacultura E’ necessario che l’obiettivo tematico sia realizzato in linea con il quadro strategico d’innovazione per la specializzazione intelligente, ivi inclusi i partner nell'ambito della cosiddetta economia blu. Per tale obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici, che riflettono specifiche sfide-paese e sfide regionali più ampie, da supportare attraverso i Fondi QSC: 1. Promuovere l’imprenditorialità, l’avviamento e la crescita di PMI o Promuovere l'eco-innovazione e un uso più efficiente delle risorse tra le PMI, in particolare attraverso il sostegno allo sviluppo di cluster nel settore delle tecnologie verdi o Favorire la cooperazione tra piccole e medie imprese a livello territoriale o settoriale e potenziare l'espansione internazionale delle imprese italiane. o Replicare approcci tecnologici competitivi a livello di cluster industriali. o Supporto a prodotti e processi innovativi attraverso schemi d’incentivi altamente selettivi. 2. Agevolare l’accesso ai finanziamenti per start-up e PMI, in particolare attraverso strumenti finanziari rotativi o Sostenere gli investimenti e proseguire lo sviluppo di aziende attraverso fondi di venture capital o altri supporti finanziari esterni similari quali associazioni d’imprese, ivi inclusi i contratti di rete. o Assicurare liquidità ed accesso ai finanziamenti per nuove PMI creando linee di credito e accesso ai nuovi mercati, sostenendo modelli imprenditoriali innovativi ed introducendo nuove tecnologie e nuovi standard qualitativi. o Affrontare il divario tra la domanda e l’offerta dei diversi tipi di strumenti finanziari per PMI e FSU.

(30) Obiettivi tematici 1, 3, 8, 9, 10 e 11, secondo la bozza di Regolamento.

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n 93

o Incoraggiare programmi volti a favorire la propensione all’investimento attraverso finanziamenti esterni quali investitori informali per le imprese. 3. Promuovere cambiamenti strutturali nell'economia attraverso lo sviluppo di nuovi modelli imprenditoriali rivolti alle PMI nei settori agricoli, della pesca e rurali o Incentivi atti a favorire i rapporti tra produttori agricoli primari e gli altri operatori economici, anche appartenenti ad aree economiche non tradizionali. o Supporto ad un'evoluzione strutturale sostenibile dell'agricoltura e della pesca, e al rafforzamento della filiera, volto ad un miglioramento significativo della produttività. Un'adeguata attenzione dovrebbe essere prestata al rafforzamento della posizione dei piccoli agricoltori nella filiera. o Priorità deve essere accordata alla creazione e allo sviluppo di microimprese e PMI che forniscano servizi di assistenza alla persona nelle aree rurali, al fine di promuovere opportunità per le donne e l'uguaglianza di genere. o Migliorare la competitività delle PMI nel settore della pesca. Il potenziale non sfruttato nel settore dell'acquacoltura è ostacolato dalla scarsa redditività e dalle difficoltà di accesso ai finanziamenti. Gli investimenti devono concentrarsi sulla promozione dell'acquacoltura biologica e su tecniche produttive innovative ed ecosostenibili. Sarebbero necessari incentivi rivolti alla produzione di specie con alto valore di mercato e alla imprenditorialità giovanile. Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell'ambito di questo obiettivo tematico, è necessario soddisfare le relative condizionalità ex ante prima del 2014. Inoltre, le seguenti considerazioni generali ne migliorerebbero la governance e la realizzazione:

Il trasferimento di conoscenze e innovazioni deve essere una priorità per le Regioni meno avanzate. Gli investimenti devono promuovere l'innovazione, gli obiettivi principali della strategia Europa 2020 e l'iniziativa politica "Small Business Act".

Particulare attenzione deve essere rivolta alla lotta contro i fattori che scoraggiano le donne dal diventare imprenditrici.

Occorre trovare in giusto equilibrio tra il sostegno alla filiera corta e il rafforzamento delle filiere agricole e agro-alimentari in generale, alla luce della pressante necessità di competitività ed efficienza economica e ambientale.

Per ciò che concerne le attività di diversificazione dei piccoli agricoltori e la creazione di micro-imprese e PMI, occorre prevedere tipi di interventi maggiormente innovativi e rafforzare la partecipazione di partner non agricoli nelle zone rurali.

Tutte le Regioni italiane devono essere incoraggiate ad utilizzare, al massimo del proprio potenziale, le misure di gestione dei rischi in agricoltura , considerati gli elevati rischi generali per le attività agricole e forestali, derivanti dalle particolari condizioni geo-climatiche italiane (inclusi i fenomeni imputabili ai cambiamenti climatici).

Le azioni previste nell'ambito di tale obiettivo tematico possono contribuire, se del caso, ai relativi interventi identificati nell'ambito degli obiettivi tematici volti a R&I, PMI,

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economia a bassa emissione di carbonio, ambiente, occupazione, inclusione sociale e istruzione (31).

B.2 Priorità di finanziamento: Realizzare infrastrutture performanti e una gestione efficiente delle risorse naturali Gli obiettivi della priorità di finanziamento "Realizzare infrastrutture performanti e una gestione efficiente delle risorse naturali" saranno conseguiti principalmente attraverso gli obiettivi tematici "Promuovere trasporti sostenibili e rimuovere gli ostacoli nelle infrastrutture di rete chiave ", "Potenziare l’accesso, l’uso e la qualità delle TIC", "Proteggere l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse", "Supportare il passaggio ad un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori” e “Promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione e gestione dei relativi rischi”. Obiettivo Tematico: Promuovere trasporti sostenibili e rimuovere gli ostacoli nelle infrastrutture di rete chiave Considerando 17 della Raccomandazione del Consiglio: … "L'Italia ha adottato importanti misure per liberalizzare i servizi, in particolare quelli professionali, e per migliorare la concorrenza nelle industrie di rete. Tuttavia,rimangono da affrontare sfide molteplici nei settori dell’energia e dei trasporti, in particolare le ferrovie e i porti, in cui restano significative le strozzature dovute alle infrastrutture e al funzionamento del mercato." Raccomandazione Specifica per Paese N° 6 del 2012: "Attuare le misure già adottate di liberalizzazione e semplificazione nel settore dei servizi; proseguire gli sforzi al fine di migliorare l’accesso al mercato nelle industrie di rete, nonché la capacità e le interconnessioni infrastrutturali […]" Per questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici che riflettono le specifiche sfide-paese e sfide regionali più ampie da sostenere attraverso i Fondi QSC: 1. Modernizzare le infrastrutture ferroviarie e di trasporto marittimo o Investimenti in infrastrutture chiave relative alla rete TEN-T, così come modificati dalle nuove Linee Guida TEN-T (in particolare per il trasporto ferroviario e marittimo a livello nazionale e transfrontaliero) e piattaforme logistiche multimodali. E’ necessario che gli interventi su porti e piattaforme logistiche multimodali siano rafforzati mediante i cosiddetti collegamenti “dell’ultimo miglio” ai corridoi multimodali. o Occorre che le piattaforme logistiche siano potenziate attraverso collegamenti ai corridoi multimodali. 2. Sfruttare meglio le possibilità di realizzare sistemi di trasporto intelligenti o Promuovere l'integrazione modale attraverso l'interoperabilità di sistemi di trasporto intelligenti a livello di (i) interoperabilità ferroviaria, in particolare attraverso la piena attuazione del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario; (ii) aree logistiche e/o corridoi intermodali nel contesto dell’analisi dei fabbisogni regionali/interregionali, così da ottimizzare il flusso di informazioni e garantire maggiore sicurezza (ad esempio, attraverso il perfezionamento di procedure amministrative; e (iii) mobilità urbana e metropolitana, al fine di migliorare le informazioni di viaggio, la gestione del traffico e

(31) Obiettivi tematici 1, 3, 8, 9, 10 e 11, secondo la bozza di Regolamento.

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della domanda, ticketing e logistica urbana intelligenti, nel quadro di un piano globale per la mobilità sostenibile. Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell'ambito di questo obiettivo tematico è necessario soddisfare le relative condizionalità ex ante. Le seguenti raccomandazioni generali, inoltre, ne migliorerebbero i processi di governance e prestazione:

E’ necessario che le azioni finanziate nell'ambito di questo obiettivo tematico siano concentrate sulla costruzione di un sistema infrastrutturale competitivo e basato su un efficiente utilizzo delle risorse, in particolare forme di trasporto sostenibili ad emissioni ridotte di gas serra, in linea con il Libro Bianco della Commissione sui Trasporti.

Occorre applicare il principio “chi inquina paga” per garantire un parziale autofinanziamento delle spese di manutenzione/mantenimento, attraverso l'introduzione di un sistema di oneri intelligenti che assicurino il mantenimento/la manutenzione sostenibile delle infrastrutture esistenti. I costi di mantenimento/manutenzione devono essere finanziati dai ricavi ottenuti dai sistemi di tariffe e oneri attuati.

E’ necessario che un futuro programma operativo nazionale/settoriale FESR per i trasporti sia concentrato sullo sviluppo della rete centrale TEN-T, e incentrato sull’identificazione chiara e inequivocabile delle aree logistiche integrate e dei corridoi multimodali di interesse nazionale ed europeo, direttamente collegati allo sviluppo della rete centrale TEN-T. Pertanto è necessario che le infrastrutture che rientrano in tali aree logistiche chiave siano finanziate solo nell’ambito del programma operativo nazionale/settoriale, così come le azioni inerenti alle Autostrade del Mare. Occorre che i programmi regionali includano interventi inerenti ai trasporti a livello strettamente regionale o locale.

Promuovere il maggior coinvolgimento del settore privato (ad esempio, attraverso iniziative di PPP) al fine di mobilitare fondi supplementari nelle aree commercialmente valide, tra cui investimenti in infrastrutture e accordi ad-hoc inerenti a servizi specifici, sviluppo di sistemi elettronici interoperabili, tracciabilità e vettori ferroviari lungo un dato corridoio multimodale.

Gli investimenti in porti e piattaforme logistiche multimodali devono essere supportati da adeguate strutture di governance o di attuazione, individuate a livello nazionale e attuate attraverso strumenti contrattuali quali PPP, accordi di contratto quadro e contratti istituzionali. Al fine di accrescere l'efficacia in termini di governance, è necessario che i migliori progetti e/o accordi integrati beneficino di risorse aggiuntive.

E’ necessario che gli investimenti inerenti ai porti siano anche supportati da indicazioni chiare e coerenti per lo sviluppo funzionale di ciascun porto, inseriti nel piano nazionale dei trasporti (condizionalità ex ante), attraverso azioni nazionali per il miglioramento della governance dei porti, e consentano il

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tempestivo svolgimento delle operazioni doganali, attraverso uno schema di policy incentrato sulla promozione di sinergie con l'entroterra (32).

E’ necessario costruire e debitamente supportare una rete ferroviaria globale che colleghi porti e piattaforme logistiche multimediali a livello nazionale e transfrontaliero. E’ altresì necessario che i porti e le piattaforme principali nelle aree dell’obiettivo Convergenza siano pienamente integrati in tale rete.

Occorre che l'attuazione di interventi ferroviari nel Sud Italia sia ulteriormente migliorata attraverso un coinvolgimento più incisivo della società d’infrastruttura ferroviaria (RFI), al fine di investire nella rete meridionale, e attraverso un maggiore coordinamento tra RFI e imprese ferroviarie regionali. E’ altresì necessario definire un quadro organico per lo sviluppo delle ferrovie del Sud, inserito nel piano nazionale dei trasporti (condizionalità ex ante), che copra tutte le fonti di finanziamento regionale, nazionale e comunitario possibili.

Dal momento che in Italia si conferma il ruolo predominante delle strade nelle attività di trasporto merci e passeggeri, il paese risentirà dell’aumento dei prezzi del carburante e delle restrizioni imposte al trasporto stradale dai paesi confinanti situati a nord delle Alpi. Pertanto, a livello nazionale, occorre attuare debitamente misure d’incentivazione e/o tassazione adeguate al fine d’incoraggiare il trasporto merci ferroviario e il traffico roll-on/roll-off lungo le Autostrade del Mare.

Per ciò che concerne le interazioni tra le azioni FESR per i trasporti e le altre politiche comunitarie pertinenti, nonché con altri obiettivi tematici:

E’ necessario che le azioni finanziate dai Fondi QSC nell’ambito del presente obiettivo tematico siano coordinate con le azioni finanziate dal Connecting Europe Facility, al fine di assicurare complementarità e sinergie. Connecting Europe Facility è in grado di fornire i fondi per finanziare progetti sulle reti centrali TEN-T (soprattutto lungo i corridoi (33) della rete centrale TEN-T) e priorità orizzontali quali i sistemi di gestione del traffico o i collegamenti multimodali e relative opere di ammodernamento di strutture doganali. Connecting Europe Facility è anche in grado d’innescare investimenti privati e PPP attraverso strumenti finanziari. Inoltre l’emissione di obbligazioni di progetto può contribuire ad aumentare la disponibilità di finanziamento del debito per le infrastrutture su larga scala.

Al fine di promuovere l'internazionalizzazione delle aziende agricole e agroalimentari nelle Regioni meridionali, è essenziale che le infrastrutture di collegamento trasporti siano finanziate dagli altri Fondi QSC, al fine di garantire il tempestivo accesso dei prodotti dalla periferia delle Regioni interessante ai mercati rilevanti. E’ altresì necessario assicurare il corretto collegamento tra gli interventi d’infrastruttura stradale su piccola scala finanziati dal FEASR a livello locale rurale e le principali infrastrutture per i trasporti. ü E’ necessario che le

(32) Secondo la Raccomandazione della Corte dei Conti Europea, i finanziamenti UE inerenti alle infrastrutture portuali sono subordinati all’esistenza di una strategia globale di lungo termine per lo sviluppo portuale (sulla base della valutazione dei fabbisogni) di tutti i porti della Regione interessata.

(33) In Italia: il Corridoio Baltico-Adriatico, il Corridoio Mediterraneo, il Corridoio Genova–Rotterdam, e il Corridoio Helsinki-Valletta.

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azioni finanziate dal QSC siano in linea con la tabella di marcia della carta UE (EU Paper Roadmap) per un’unica area trasporti – verso un sistema trasporti competitivo e basato su un utilizzo efficiente dei trasporti.

Le azioni previste nell'ambito di tale obiettivo tematico possono contribuire, se del caso, agli interventi correlati identificati nel quadro dell'obiettivo tematico volto a garantire un'economia a bassa emissione di carbonio e la protezione dell'ambiente (34). Obiettivo Tematico: Potenziare l’accesso, l’uso e la qualità delle TIC Per questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici in materia di infrastrutture di rete: 1. Estendere la diffusione della banda larga e l’introduzione di reti ad alta velocità o Sviluppare reti che assicurino l'accesso a internet ad alta e altissima velocità (rete d’acceso di nuova generazione). o Sviluppare soluzioni complete, che includano le reti di distribuzione e di accesso, tra cui gli investimenti nei collegamenti "dell’ultimo miglio", e siano concentrate, in particolare, sulle aree remote, scarsamente popolate o rurali. Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell'ambito di questo obiettivo tematico è necessario soddisfare le pertinenti condizionalità ex ante. Inoltre, i seguenti fattori di successo ne migliorerebbero i processi di governance e prestazione:

Sfruttare le sinergie nel campo dell'ingegneria civile, affinché le componenti TIC siano incorporate in altri progetti infrastrutturali (trasporti, energia, acqua e fognature).

Garantire il coordinamento tra le autorità nazionali (tra i ministeri competenti) e le autorità regionali, ed evitare la duplicazione delle attività attraverso la creazione di meccanismi di valutazione d'impatto e sinergie tra il settore pubblico e il settore privato per la progettazione tecnica e la diffusione di programmi TIC.

Potenziare la capacità regionale di pianificare, gestire e implementare progetti TIC/BL (ICT-BB) attraverso la creazione di centri di competenza TIC.

Svolgere regolare mappatura delle infrastructure a banda larga e altre infrastrutture esistenti e degli investimenti futuri per coadiuvare un'efficiente programmazione delle misure per la banda larga e monitorare attentamente l'evoluzione del mercato per identificare le aree di fallimento di mercato ed evitare lo spiazzamento di investimenti privati.

Le azioni previste nell'ambito di tale obiettivo tematico possono contribuire, ove opportuno, ai relativi interventi individuati nell'ambito di obiettivi tematici quali quelli rivolti a R&I, PMI, economia a basse emissioni di carbonio, ambiente, occupazione, inclusione sociale, istruzione e capacità istituzionale(35). Obiettivo Tematico: Proteggere l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse

(34) Obiettivi tematici 4 e 6 secondo la bozza del Regolamento.

(35) Obiettivi tematici 1, 3, 4, 6, 8, 9, 10 e 11 secondo la bozza del Regolamento.

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Per questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici che riflettono le specifiche sfide-paese e le più ampie sfide regionali da sostenere attraverso i Fondi QSC: 1. Migliorare la gestione sostenibile di rifiuti solidi, acqua potabile e acque reflue o Costruire impianti solidi e moderni per la gestione integrata dei rifiuti. E’ necessario promuovere fortemente la prevenzione dei rifiuti e il riciclaggio in linea con la “gerarchia” dei rifiuti, in particolare: re-impiego, riciclaggio e materiali non riciclabili, recupero. o Fare fronte al fabbisogno significativo di investimenti nel settore della fornitura di acqua potabile (ad esempio, assicurare la conformità alle norme comunitarie in materia di qualità) e gestione delle acque reflue (garantire la raccolta e almeno il trattamento secondario), in linea con le Direttive UE vigenti in materia. o Per quanto riguarda gli investimenti nel settore agricolo, la priorità dovrebbe essere data a sistemi di irrigazione più efficienti e mirati, al riutilizzo delle acque reflue per l'irrigazione (in particolare per le colture non alimentari), ai macchinari agricoli in grado di prevenire l'erosione del suolo, nonché al mantenimento o ripristino di elementi tradizionali di stabilizzazione del suolo e prevenzione dell'erosione. Va data priorità ad azioni agro-ambientali specifiche atte ad affrontare la problematica dell'erosione del suolo e la scarsa presenza di sostanza organica. 2. Proteggere e migliorare la biodiversità, la tutela della qualità del suolo e dell'aria e la promozione di servizi eco-sistemici tra cui Natura 2000, zone di elevato valore naturale e infrastrutture verdi o Ripristinare, conservare e valorizzare la biodiversità e i servizi ecosistemici (piani di gestione dei siti Natura 2000, protezione delle specie), controllando anche la presenza di specie invasive. o Promuovere il risanamento e la riabilitazione dei siti contaminati in base al principio “chi inquina paga”, anche per limitare l’occupazione di nuove aree. o Sostenere la riduzione delle emissioni di ammoniaca di origine agricola in aree ad agricoltura intensiva (in particolare nelle zone a significativa concentrazione di attività di allevamento). 3. Protezione delle aree costiere e marine o Supporto allo sfruttamento sostenibile delle acque marine e delle zone costiere attraverso l'attuazione della Direttiva Quadro sulla Strategia Marina, la Gestione Integrata delle Zone Costiere e la Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM), in collaborazione con i paesi confinanti. o E’ necessario arginare l’eccessiva presenza di fertilizzanti che favoriscono l'eutrofizzazione e la comparsa di alghe nocive. Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell'ambito di questo obiettivo tematico, è necessario soddisfare le relative condizionalità ex ante prima del 2014. Le seguenti considerazioni generali, inoltre, ne migliorerebbero la governance e la realizzazione: ü Per quanto riguarda il settore idrico, l’acqua potabile e le acque reflue, la priorità è di conseguire la conformità (Direttiva Quadro sulle Acque, ecc.) in tutte le aree pari a oltre 2.000 a.e. e in tutte le aree sensibili, attraverso il cofinanziamento di impianti di trattamento biologico e terziario e di sistemi fognari.

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Per ciò che concerne la gestione di rifiuti solidi, è necessario che gli impianti di gestione rifiuti (sia nuovi che modernizzati) e i programmi di prevenzione siano definiti ai sensi della Direttiva Quadro sui Rifiuti. Al fine di garantire il rispetto di quest'ultima, occorre che gli interventi destinati al co-finanziamento siano concentrati su strumenti che occupano un posto di rilievo nella gerarchia della gestione dei rifiuti, quali la prevenzione, la raccolta differenziata, il riciclaggio, il recupero e il compostaggio. E’ opportuno ampliare gli strumenti economici, la responsabilità estesa del produttore e sistemi basati sul concetto “chi getta paga”.

E’ necessario sostenere l'attuazione della riforma della Politica Comune della Pesca (PCP), lo sviluppo di comunità costiere supportate da una pesca sostenibile (pesca al massimo rendimento sostenibile, l'individuazione e la riduzione dell’eccesso di capacità di pesca, l'introduzione di una strategia di divieto di rigetto a mare degli scarti, il miglioramento della raccolta dati e il rafforzamento del controllo dell'attuazione delle norme della PCP).

Deve essere garantita la coerenza totale con il quadro d'azione prioritaria (PAF) che l’Italia sta predisponendo, al fine di rafforzare l'integrazione di Natura 2000 negli strumenti di finanziamento UE.

Va perseguita una definizione più rigorosa e maggiormente mirata, degli obiettivi e delle tendenze in materia di tutela della biodiversità. I piani gestionali dei siti Natura 2000, che dovrebbero essere già approvati all'inizio del periodo di programmazione, devono contenere impegni chiari, in linea con gli obiettivi. Il minor impatto ambientale dalle attività agricole di tipo biologico e, in particolare, dell’agricoltura integrata deve essere rafforzato attraverso ulteriori e più specifici impegni.

Vanno affrontare i problemi forestali tipici delle aree del Mediterraneo. Occorre garantire, a livello nazionale e regionale, la complementarità e il

coordinamento con il programma LIFE, possibilmente attraverso progetti integrati.

Le azioni previste nell'ambito di tale obiettivo tematico possono correlarsi e contribuire agli obiettivi tematici rivolti a R&I, PMI, economie a bassa emissione di carbonio, cambiamento climatico (36).

(36) Obiettivi Tematici 1, 3, 4, 5 secondo la bozza di Regolamento.

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Per questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle priorità e obiettivi relativi alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica: 1. Raggiungere l'obiettivo comunitario 2020 inerente alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica o Aumentare la quota delle fonti energetiche rinnovabili sui consumi finali di energia attraverso la produzione di energia elettrica e la valorizzazione delle potenzialità dei settori della bioeconomia. o Promuovere l'efficienza energetica e l'utilizzo delle energie rinnovabili negli edifici pubblici, nelle abitazioni e nelle PMI. o Sviluppare tecnologie inerenti al settore delle fonti energetiche rinnovabili e delle tecnologie a bassa emissione di carbonio e relative industrie attraverso regimi di sostegno mirato per le PMI. o Nelle zone rurali italiane la priorità potrebbe essere data all’energia sostenibile da biomasse nella misura in cui associa effetti positivi in termini di gestione forestale e dei rifiuti e/o sottoprodotti, nel dovuto rispetto delle condizioni ambientali locali/regionali e relativi vincoli. In questo ambito, il deterioramento del suolo, delle acque e della biodiversità deve essere evitato. L'energia solare, sia per l'elettricità che per il riscaldamento e il raffreddamento, potrebbe anche costituire un'opportunità per gli agricoltori, a condizione che siano presi nel dovuto conto gli aspetti relativi alla competizione per l’utilizzazione del suolo per quanto riguarda i terreni agricoli. o In determinate zone costiere, è opportuno incoraggiare nuove forme di produzione di energia legate al mare. 2. Riduzione delle emissioni e dell’assorbimento di carbonio o Rafforzare gli interventi agro-ambientali e progettare nuove e più innovative misure , al fine di garantire una maggiore efficacia delle azioni, in relazione alle specifiche esigenze e condizioni ambientali, a livello locale/regionale (ad esempio, azioni in materia di cattura del carbonio e l'aumento della materia organica del suolo). Per ciò che concerne i futuri interventi nel settore forestale, l'accento dovrebbe essere posto

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maggiormente sulla ridefinizione delle misure di rimboschimento e sulla gestione forestale attiva. Occorre assegnare finanziamenti adeguati alla prevenzione degli incendi boschivi e alle relative azioni di ripristino. o Sostenere il concetto di mobilità urbana integrata, sostenibile e accessibile nelle città, nelle città-regioni e nelle aree metropolitane. Su base volontaria, alcune città potranno attuare progetti-pilota che introducano oneri sulla congestione e agevolino l'uso dei trasporti pubblici e della bicicletta, e l’andare a piedi. Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell'ambito di questo obiettivo tematico, è necessario soddisfare le pertinenti condizionalità ex ante prima del 2014. Le seguenti considerazioni generali, inoltre, sono volte a migliorarne la governance e la realizzazione:

La maggior parte degli investimenti connessi al clima devono essere effettuati dal settore privato. Le Regioni italiane devono garantire che i finanziamenti pubblici integrino e incoraggino gli investimenti privati. Nel settore dell'efficienza energetica, la possibilità di favorire il risparmio energetico, attraverso meccanismi di mercato (obblighi di risparmio energetico, società di servizi energetici, contratti di rendimento energetico, ecc.) deve essere esplorata prima di erogare finanziamenti pubblici o utilizzarli per sollecitare ulteriori capitali privati.

E’ necessario garantire, sia a livello nazionale che regionale, la complementarità e il coordinamento con il programma LIFE, possibilmente attraverso progetti integrati nei settori della promozione dell’emissione ridotta di carbonio.

Le azioni previste nell'ambito di questo obiettivo tematico possono contribuire, ove opportuno, ai relativi interventi individuati nell'ambito degli obiettivi tematici rivolti a R&I, PMI, cambiamenti climatici, ambiente, occupazione, inclusione sociale e istruzione (37).

Obiettivo Tematico: Promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici e prevenirne e gestirne i rischi Per questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici che riflettono le specifiche sfide-paese e più ampie sfide regionali da sostenere attraverso i Fondi QSC: 1. Promuovere investimenti per affrontare rischi specifici, garantire la capacità di recupero a seguito delle calamità e sviluppare sistemi per la gestione delle catastrofi o Supporto all'elaborazione di misure e progetti per proteggere, ripristinare e rigenerare le aree costiere e marine; migliore gestione della proliferazione urbana, difesa/protezione da quest’ultima, e relativa mitigazione, cambiamenti climatici (contrastare la desertificazione, le inondazioni e l’erosione costiera). o Gestione di catastrofi naturali, tra cui le misure di pronto intervento in caso di incendi boschivi, terremoti ed eventi meteorologici estremi. 2. Adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione delle inondazioni o Aumentare il grado di resistenza delle infrastrutture e dei servizi rispetto a fenomeni meteorologici estremi e ad altri rischi naturali, in particolare nelle aree urbane e nelle

(37) Obiettivi tematici 1, 3, 6, 7, 8, 9 e 10 secondo la bozza del Regolamento.

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zone ad alta concentrazione di imprese; favorire approcci innovativi e improntati al rispetto dell’eco-sistema. o Riabilitare infrastrutture critiche o edifici prioritari al fine di proteggerli dagli impatti negativi dei cambiamenti climatici, terremoti o altri rischi (ad esempio, elevare i ponti). 3. Misure di adattamento dei sistemi agricoli ai cambiamenti climatici o Nel settore agro-ambientale, l’obiettivo primario potrebbe essere l'introduzione di colture dal minor fabbisogno idrico e più resistenti alla scarsità d’acqua, nonché di tecniche agricole che favoriscono il risparmio idrico: rotazione delle colture, aratura ridotta, colture consociate e colture di copertura, selezione mirata delle colture al fine a prevenire il degrado del suolo, nonché favorire la conservazione di varietà vegetali e di razze a rischio. o Per quanto riguarda gli investimenti nel settore agricolo, la priorità dovrebbe essere data agli impianti di ritenzione e stoccaggio di acqua da utilizzare in caso di emergenza in periodi di siccità, agli investimenti per la prevenzione del rischio idrogeologico e al rafforzamento del grado di resistenza del suolo e all’adozione di sistemi di aridocoltura, a sistemi di forestazione e agroforestali più mirati (ad esempio sistemi di di protezione contro l'erosione del suolo) e strutture per il monitoraggio meteorologico. o Promuovere misure volte, nellambito delle aziende agricole, alla gestione del rischio per quanto riguardala perdita di reddito e a seguito di eventi climatici avversi. Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell'ambito di questo obiettivo tematico, è necessario che siano soddisfatte le pertinenti condizionalità ex ante prima del 2014. Le seguenti considerazioni generali, inoltre, sono volte a migliorarne la governance e la realizzazione: ü Impostare una strategia di adeguamento ai cambiamenti climatici identificando chiaramente le responsabilità dei vari organi di governo in sede di attuazione degli investimenti necessari in una vasta gamma di settori.

Le sinergie e le complementarità tra Fondi QSC vanno ricercate soprattutto nei tipi di interventi che potrebbero essere finanziati con fondi diversi. Il FEASR può complementare le attività in questo settore, integrando l'adattamento ai cambiamenti climatici nei servizi di consulenza agricola, di trasferimento di conoscenze e di azioni informative.

Devono essere garantite, a livello nazionale e regionale, complementarità e coordinamento con il programma LIFE, possibilmente attraverso progetti integrati nei settori della mitigazione dei cambiamenti climatici.

Nel contesto del rischio sismico, devono essere previste misure specifiche per adeguare l’accessibilità e le infrastrutture imprenditoriali a tali rischi.

Le azioni previste nell'ambito di tale obiettivo tematico possono contribuire, ove opportuno, ai relativi interventi individuati nell'ambito degli obiettivi tematici rivolti a R&I, PMI, ambiente e sviluppo del capitale umano (38).

B.3 Priorità di finanziamento: Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, promuovere l'inclusione sociale e il miglioramento della qualità del capitale umano Gli obiettivi della priorità di finanziamento “Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, promuovere l'inclusione sociale e il miglioramento della qualità del capitale

(38) Obiettivi tematici 1, 3, 6, 8 e 10 secondo la bozza del Regolamento.

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umano” saranno conseguiti primariamente attraverso gli obiettivi tematici “Promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori”, “Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà”, e “Investire in istruzione, competenze e apprendimento permanente”.

verifiche e controlli […]." Per questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici, che riflettono le specifiche sfide-paese e le più ampie sfide regionali che saranno sostenute attraverso i Fondi QSC: 1. Integrazione sostenibile, nel mercato del lavoro, dei giovani che non lavorano, non proseguono gli studi né seguono una formazione (cosiddetti NEET) o Migliorare la pertinenza dell'istruzione al mercato del lavoro ed agevolare il passaggio al lavoro, anche aumentando la partecipazione dei giovani alla formazione professionale stile apprendistato. o Sostenere l'accesso dei giovani alle professioni regolamentate, in particolare durante i tirocini obbligatori, e lo sviluppo professionale continuo dei professionisti che esercitano una professione regolamentata, come previsto dalla recente riforma degli ordini professionali. o Sviluppare adeguati servizi di guida ed orientamento alla carriera. o Introdurre una "garanzia per i giovani" attraverso la definizione di programmi volti all’offerta di misure di formazione continua, azioni di (ri)qualificazione o di attivazione a tutti i giovani che non lavorano, non proseguono gli studi né seguono una formazione, entro 4 mesi dalla fine degli studi. o Promuovere il lavoro autonomo e l'imprenditorialità giovanili.

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2. Accesso al mondo del lavoro da parte di chi cerca lavoro e soggetti inattivi, ivi comprese le iniziative locali per l'occupazione e il sostegno alla mobilità dei lavoratori o Supporto all’occupabilità dei giovani, anche attraverso misure attive e preventive sul mercato del lavoro. o Sviluppare misure mirate inerenti al mercato del lavoro per sostenere l'occupabilità delle persone più anziane e promuovere condizioni di lavoro e forme di organizzazione del lavoro favorevoli agli anziani. o Accrescere l'occupazione dei meno qualificati, degli immigrati (cittadini extra-UE) e dei rom. o Ridurre il numero di persone in situazioni di disoccupazione di lunga durata, fornendo un sostegno adeguato alle persone a rischio. o Attuare un sistema nazionale di validazione delle abilità/competenze e di riconoscimento degli standard professionali e formativi. o Sostenere la creazione di posti di lavoro in particolari nelle aree che offrono nuove fonti di crescita, quali l’economia verde, le TIC, i servizi alla persona e i servizi socio-sanitari. 3. Parità tra uomini e donne, e conciliazione tra vita professionale e vita privata/familiare o Correggere gli stereotipi di genere nell’ambito dei sistemi inerenti all’istruzione e alla formazione. o Sviluppare politiche di conciliazione vita professionale-vita familiare/privata o Promuovere modalità innovative di organizzazione del lavoro, ivi inclusi telelavoro e lavoro flessibile. o Fornire l'accesso a servizi socio-sanitari abbordabili e di qualità, quali l’assistenza ai bambini e relativa custodia al di fuori della scuola, assistenza alle persone non autosufficienti, compresi gli anziani e le persone affette da disabilità 4. Ammodernamento e rafforzamento delle istituzioni del mercato del lavoro, ivi incluse le azioni atte migliorare la mobilità transnazionale dei lavoratori o Migliorare l'efficacia e la qualità dei servizi pubblici per l'impiego. o Anticipare le opportunità di occupazione di lungo termine risultanti da cambiamenti strutturali nell'economia e sul mercato del lavoro. o Creare partenariati tra servizi per l'impiego, datori di lavoro e istituti di istruzione. o Sfruttare il potenziale del mercato del lavoro di immigrati qualificati, anche attraverso il riconoscimento delle loro qualifiche. o Promuovere modalità di organizzazione del lavoro più innovative e più “verdi”, ivi incluse la salute e la sicurezza sul lavoro, e l'implementazione di soluzioni di invecchiamento attivo, in linea con il partenariato europeo per l'innovazione in materia di invecchiamento attivo e in buona salute (EIPAHA). o Migliorare l'efficacia e la capacità degli ispettorati del lavoro e di altri organismi di controllo del lavoro. o Affrontare la questione della stagionalità nel settore del turismo marittimo e costiero, anche in caso di necessaria cooperazione con i paesi terzi di origine dei potenziali lavoratori stagionali. o Ridurre il lavoro sommerso nei settori più colpiti, in particolare agricoltura, costruzioni e servizi. E’ necessario ricercare, attraverso i Fondi QSC, il modo per canalizzare il sostegno solo verso i beneficiari in regola con le disposizioni di legge.

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n 105

Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell’ambito di questo obiettivo tematico, è necessario che le condizionalità ex ante siano soddisfatte entro il 31.12.2013. Le seguenti considerazioni generali, inoltre, sono volte a migliorarne la governance e la realizzazione.

Sulla base delle esperienze inerenti agli investimenti in infrastrutture di assistenza all’infanzia (necessari per migliorare l'integrazione delle donne nel mercato del lavoro) nel periodo in corso, i Servizi della Commissione raccomandano per i futuri investimenti che sia dimostrata la sostenibilità finanziaria e al contempo che si tenga conto della fornitura di servizi nel quadro di un'analisi globale delle esigenze. Nuovi investimenti in infrastrutture devono essere giustificati da una valutazione globale dei fabbisogni.

Deve essere assicurata la massima efficienza delle misure in termini di occupazione/posti di lavoro.

I Fondi QSC devono operare in maniera flessibile così da rispondere alle esigenze e alle condizioni particolari di persone vulnerabili, in modo da contrastare qualsiasi forma di discriminazione sul mercato del lavoro.

Sia il FEASR che il FESR potrebbero rafforzare il supporto alla creazione di strutture di assistenza alla persona in zona rurale, in maniera complementare, sia come strumento di diversificazione economica nelle aree rurali (fornendo prevalentemente occupazione femminile) sia come presuppostoe per l’occupazione femminile: le strutture di assistenza rurale generano posti di lavoro e consentono alle donne di entrare nel mondo del lavoro. Tali interventi sono particolarmente necessari nelle Regioni meridionali. Le azioni previste nell’ambito di questo obiettivo tematico possono contribuire, ove opportuno, ai relativi interventi nell’ambito dell’obiettivo tematico rivolto a R&I, TIC, PMI, economia a bassa emissione di carbonio, ambiente, cambiamenti climatici, inclusione sociale e istruzione (39)

Nell’ambito di questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici, che riflettono le specifiche sfide-paese e più ampie sfide regionali da sostenere attraverso i Fondi QSC: 1. Inclusione attiva o Ridurre il numero delle persone a rischio povertà e esclusione attraverso lo sviluppo di strategie integrate e globali per l’inclusione attiva (inclusive di politiche atte a

(39) Obiettivi tematici 1, 2, 3, 4, 5, 6, 9 e 10 secondo la bozza del Regolamento.

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n 106

favorire il mercato del lavoro attivo e l’accesso a servizi personalizzati) per aiutare le persone a rischio ad accedere o reinserirsi nel mondo lavoro o a ricevere ulteriore formazione. o Sviluppare strategie locali (territoriali) caratterizzate da una forte dimensione culturale che promuova un accesso più vasto alle risorse culturali, alla diversità, al dialogo interculturale e alle competenze per l’inclusione di gruppi emarginati. o Ridurre il divario in termini di occupazione delle persone diversamente abili. o Fornire assistenza preventiva a bambini ed adolescenti appartenenti a gruppi vulnerabili per aiutarli, un domani, ad integrarsi nel mercato del lavoro. o Sviluppare politiche specifiche per i beneficiari di protezione internazionale. o Contribuire alla rigenerazione fisica ed economica di comunità urbane e rurali degradate attraverso piani integrati. o Agevolare il passaggio dall’assistenza istituzionale all’assistenza basata sulla solidarietà della comunità per bambini, salute mentale e servizi alle persone diversamente abili. 2. Promuovere l’economia sociale e le imprese sociali o Promuovere lo sviluppo delle capacità e sostenere le strutture volte alla promozione di imprese sociali, ad esempio attraverso istruzione e formazione inerente all’imprenditorialità sociale, il networking, lo sviluppo di strategie nazionali o regionali. o Promuovere la creazione di nuove imprese nel settore sociale e sanitario e di industrie legate all’invecchiamento per la fornitura di servizi di assistenza in comunità ad individui e famiglie. Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell’ambito di questo obiettivo tematico, è necessario che le condizionalità ex ante siano soddisfatte entro il 31.12.2013. Le seguenti considerazioni generali, inoltre, sono volte a migliorarne la governance e la realizzazione.

Sulla base delle esperienze inerenti agli investimenti in infrastrutture di assistenza all’infanzia (necessari per migliorare l'integrazione delle donne nel mercato del lavoro) nel periodo in corso, i Servizi della Commissione raccomandano, per i futuri investimenti, che sia dimostrata la sostenibilità finanziaria e al contempo che si tenga conto della fornitura di servizi nel quadro di un'analisi globale delle esigenze. Nuovi investimenti in infrastrutture devono essere giustificati da una valutazione globale dei fabbisogni.

Deve essere assicurata la massima efficienza delle misure in termini di posti di lavoro.

La partecipazione di gruppi vulnerabili (i rom, i beneficiari di protezione internazionale) alle azioni e misure dei programmi del QSC deve essere aumentata attraverso azioni di informazione mirata e attraverso la definizione di priorità e criteri di selezione specifici.

I Fondi QSC devono operare in maniera flessibile così da rispondere alle esigenze e alle condizioni particolari di persone vulnerabili e contrastare qualsiasi forma di discriminazione sul mercato del lavoro.

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n 107

Le azioni previste nell’ambito di questo obiettivo tematico possono contribuire, ove opportuno, ai relativi interventi nell’ambito dell’obiettivo tematico rivolto a TIC, PMI, economia a bassa emissione di carbonio, occupazione (40).

Nell’ambito di questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici, che riflettono le specifiche sfide-paese e più ampie sfide regionali da sostenere attraverso i Fondi QSC: 1. Ridurre l’abbandono precoce degli studi e promuovere equo accesso ad istruzione di buona qualità per la prima infanzia e di livello primario e secondario o Attuare politiche fattuali, globali e coerenti per ridurre l’abbandono precoce degli studi, che includano misure di prevenzione, guida, consulenza e compensazione, con un’attenzione particolare ad alcuni gruppi vulnerabili, quali rom, immigrati, ecc. o Supportare lo sviluppo delle capacità di docenti, formatori e staff, soprattutto in matematica, scienze e lingue straniere, anche attraverso l’uso di TIC. o Promuovere la garanzia qualitativa dei sistemi d’istruzione pre-scolare, primaria e secondaria. o Migliorare il rendimento degli allievi, anche attraverso un ambiente appagante, una migliore qualità delle infrastrutture scolastiche, un sostegno all’accesso a nuove tecnologie e la fornitura di strumenti d’apprendimento adeguati. 2. Migliorare la qualità, efficienza e apertura dell’istruzione universitaria e/o equivalente al fine di accrescere i livelli di partecipazione e raggiungimento o Ampliare l’accesso all’istruzione superiore, ad esempio attraverso misure mirate ai gruppi a basso reddito

(40) Obiettivi tematici 2, 3, 8 e 10 secondo la bozza del Regolamento.

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o Ridurre i tassi di abbandono precoce degli studi, ad esempio migliorando i servizi di guida e supporto agli studenti circa la scelta della propria carriera. o Migliorare la qualità e l’efficienza dell’istruzione superiore, ad esempio promuovendo l’innovazione nei corsi di studi superiori attraverso ambienti d’apprendimento maggiormente interattivi. o Accrescere la pertinenza dei programmi d’istruzione superiore rispetto alle esigenze del mercato del lavoro, ad esempio promuovendo una cooperazione strategica tra istituzioni di istruzione superiore e imprese. 3. Potenziare l’accesso all’apprendimento permanente, elevare le abilità e le competenze della forza lavoro e accrescere la pertinenza dei sistemi di istruzione e formazione rispetto al mercato del lavoro o Migliorare la qualità dei sistemi educativi rivolti agli adulti. o Fornire ai giovani istruzione e formazione professionale che ben rispondono al mercato del lavoro. o Far crescere la partecipazione ai sistemi di apprendimento permanente, soprattutto per coloro che più necessitano di migliorare le proprie abilità (up-skilling) o di acquisire nuovamente abilità (re-skilling), in particolar modo relativamente alle TIC. o Promuovere risorse d’apprendimento on-line facilmente disponibili, pratiche educative on-line, e uso di reti aperte. o Sviluppare un quadro di qualificazione nazionale ed il relativo registro che riporti gli esiti dell’apprendimento per ciascuna qualifica. o Investire in particolari abilità richieste dai settori che offrono nuove fonti di crescita quali l’economica verde, l’economia blu, i servizi alla persona, i servizi socio-sanitari. o Potenziare i servizi di consulenza agricola migliorando la qualità della formazione, la partecipazione di potenziali gruppi di beneficiari e la coerenza rispetto alle priorità programmate. Al fine di garantire la performance degli investimenti a valere sui Fondi QSC nell’ambito di questo obiettivo tematico, è necessario che le condizionalità ex ante siano soddisfatte entro il 31.12.2013. Le seguenti considerazioni generali, inoltre, sono volte a migliorarne la governance e la realizzazione.

Sulla base delle esperienze inerenti agli investimenti in infrastrutture educative nel periodo in corso, i Servizi della Commissione raccomandano per i futuri investimenti che sia dimostrata la sostenibilità finanziaria e che al contempo si tenga conto della fornitura di servizi nel quadro di un'analisi globale delle esigenze. Nuovi investimenti in infrastrutture devono essere giustificati da una valutazione globale dei fabbisogni.

Deve essere assicurata la massima efficienza delle misure in termini di posti di lavoro.

I Fondi QSC devono operare in maniera flessibile così da rispondere alle esigenze e alle condizioni particolari di persone vulnerabili, così da contrastare qualsiasi forma di discriminazione sul mercato del lavoro.

Le azioni previste nell’ambito di questo obiettivo tematico possono contribuire, ove opportuno, agli interventi pertinenti nell’ambito dell’obiettivo tematico rivolto a R&I, TIC, PMI, economia a bassa emissione di carbonio, ambiente,

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cambiamenti climatici, mercato del lavoro e inclusione sociale (41).

B.4 Priorità di finanziamento: Sostenere la qualità, l'efficacia e l'efficienza della pubblica amministrazione Gli obiettivi della priorità di finanziamento “Sostenere la qualità, l'efficacia e l'efficienza della pubblica amministrazione” saranno conseguiti attraverso gli obiettivi tematici “Accrescere la capacità istituzionale e assicurare l’efficienza della pubblica amministrazione” e “Potenziare l’accesso, l’uso e la qualità delle TIC”. Obiettivo tematico: Accrescere la capacità istituzionale e assicurare l’efficienza della pubblica amministrazione Raccomandazione Specifica Paese N° 6 del 2012: "[…] Semplificare ulteriormente il quadro normativo per le imprese e rafforzare la capacità amministrativa; […] attuare la prevista riorganizzazione del sistema della giustizia civile e promuovere il ricorso a meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie". Considerando 15 delle Raccomandazioni del Consiglio: "[…] Considerevoli carenze in termini di capacità amministrativa, soprattutto nelle Regioni dell'obiettivo “Convergenza” continuano ad ostacolare l'utilizzo dei fondi. Raccomandazione Specifica Paese N° 2 del 2012 "[…] “Perseguire un miglioramento duraturo dell'efficienza e della qualità della spesa pubblica mediante la prevista spending review e l’attuazione del Piano di Azione Coesione del 2011 per migliorare l'assorbimento e la gestione dei fondi UE, in particolare nell'Italia meridionale”. Nell’ambito di questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nella seguente priorità e nei seguenti obiettivi specifici, che riflettono le specifiche sfide-paese da sostenere attraverso i Fondi QSC: 1. Investire nella capacità istituzionale e nell’efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei sevizi pubblici al fine di assicurare riforme, migliore regolamentazione e buona governance o Aumentare il livello d’innovazione, efficienza, rapporto costi-efficienza della pubblica amministrazione e le sinergie tra autorità, anche attraverso la condivisione di dati; migliorare la qualità dei servizi pubblici; o Migliorare la trasparenza, l’integrità e la responsabilità nelle pubbliche amministrazioni, in particolare rispetto a politiche anticorruzione e all’uso di fondi pubblici (ove opportuno, anche in rapporto alla Relazione Anti- Corruzione dell’Unione Europea prevista nel 2013); o Migliorare la tempistica dei pagamenti delle amministrazioni pubbliche alle imprese, e ridurre gli oneri amministrativi a valere sulle imprese; o Migliorare il controllo sul raggiungimento dei risultati attesi relativamente ai progetti finanziati; o Potenziare la capacità delle parti interessate nei settori dell’occupazione, dell’istruzione e delle politiche sociali per fornire il proprio contributo alla definizione e attuazione delle politiche; o Sviluppare l’efficienza e la qualità delle procedure della giustizia civile, promuovere la mediazione ed altri strumenti alternativi per la risoluzione di controversie; modernizzare l’organizzazione dei tribunali e migliorare la gestione delle risorse umane della magistratura, la trasparenza e gli strumenti connessi alle TIC;

(41) Obiettivi tematici 1, 2, 3, 4, 5, 6, 8 e 9 secondo la bozza del Regolamento.

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o Migliorare la performance delle amministrazioni doganali per un commercio al di fuori dell’UE che sia rapido, sicuro ed efficiente. Per ciò che attiene alla gestione dei progetti e dei programmi legati ai Fondi Strutturali, la separazione tra interventi di assistenza tecnica, che si fonda sulla mera attuazione dei Fondi Strutturali, e interventi di capacità istituzionale, che perseguono un obiettivo molto più ampio, deve essere chiara, al fine di assicurare che le risorse in termini di capacità istituzionali non siano “dirottate” e possano effettivamente promuovere migliorie nella performance complessiva della pubblica amministrazione. Le azioni previste nell’ambito di questo obiettivo tematico contribuiranno a molti altri obiettivi tematici e agli interventi pertinenti identificati nell’ambito dell’obiettivo tematico rivolto alle TIC (42). Obiettivo Tematico: Potenziare l’accesso, l’uso e la qualità delle TIC Nell’ambito di questo obiettivo tematico la priorità di finanziamento si traduce nelle seguenti priorità e nei seguenti obiettivi specifici, che riflettono le specifiche sfide-paese da sostenere attraverso i Fondi QSC: 1. Rafforzare le applicazioni delle TIC per l’e-government o Sviluppo della disponibilità dell’e-government e della digitalizzazione dei servizi pubblici al fine di accrescere la loro efficienza e trasparenza e di assicurare l’accesso a dati aperti in possesso delle pubbliche amministrazioni, per stimolare nuove applicazioni e nuovi servizi, incluso, i servizi di ehealth e e-care (in coordinamento), e il supporto alle parti interessate al fine di ridurre i costi e gli errori medici. o Incremento della digitalizzazione dei sistemi della giustizia e delle forze dell’ordine per accrescerne l’efficienza e l’efficacia. o Sviluppo dell'interoperabilità e affidabilità di sistemi e strumenti informatici (Monit, SFC, etc.) impiegati nella gestione dei Fondi QSC, soprattutto per ciò che riguarda il flusso informativo tra le differenti autorità. C. DISPOSIZIONI AMMINISTRATIVE

Oneri amministrativi L’esperienza acquisita attraverso l’attuazione della Politica di Coesione in Italia ne rivela la debole capacità amministrativa, soprattutto nelle Regioni meridionali. I programmi regionali, in particolare, hanno registrato tempi d’attuazione lunghi e problematici, con tassi d’assorbimento tra i più bassi nell’Unione Europea e persistenti problemi relativi ai sistemi di controllo. La capacità manageriale e tecnica di alcune amministrazioni regionali e locali, organi attuatori e beneficiari non è sempre stata all’altezza dei compiti. Si è spesso constatata una conoscenza o una consapevolezza deficitaria della legislazione Comunitaria e delle politiche UE, che costituiscono la cornice dei programmi. Nel corso del periodo di programmazione 2007-2013 l’attuazione delle strategie si è spesso operata attraverso numerosi progetti di scala ridotta. Al fine di conseguire l’obiettivo di una migliore efficacia degli interventi è necessario operare una maggiore concentrazione su un numero di progetti meno dispersivo, così da ottenere un valore aggiunto significativo e sostenibile.

(42) Obiettivo tematico 2 secondo la bozza del Regolamento.

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n 111

E’ altresì necessario fornire ai beneficiari indicazioni chiare ed uniformi. Una guida, precisa e aggiornata regolarmente, potrebbe mettere in luce le soluzioni da perseguire in rapporto alle deficienze identificate. La guida dovrebbe anche essere resa facilmente accessibile a tutti i beneficiari. La complementarietà e le sinergie devono essere ricercate ex ante, in sede di programmazione. I metodi e gli strumenti di coordinamento individuati devono rappresentare chiari passi avanti rispetto al passato, laddove spesso si sono rivelati esercizi meramente formali e, conseguentemente, inefficienti. Azioni di semplificazione e di informazione generale potranno comportare una riduzione dei costi amministrativi degli organi preposti alla gestione dei programmi e per i beneficiari, oltre che una maggiore certezza e trasparenza delle procedure. Partenariato La partecipazione attiva dei partner in tutte le fasi del ciclo di programmazione migliora la qualità dell’attuazione. A tal fine, va considerato quanto segue: · I partner sociali devono continuare ad essere opportunamente coinvolti, sia a livello nazionale che regionale. · Le parti interessate in rappresentanza della società civile sono spesso poco coinvolte nello sviluppo delle politiche e, in sede di consultazione, spesso la loro partecipazione si limita agli aspetti procedurali. L’Italia deve rafforzare il ruolo della società civile, che dovrebbe agire da partner e fare “squadra”. Gli organismi che tutelano le politiche di uguaglianza e non-discriminazione devono essere coinvolti nella fase di pianificazione. · E’ necessario sviluppare ulteriormente e utilizzare più efficacemente (ivi inclusa la diffusione delle conoscenze acquisite) le reti esistenti delle associazioni (di imprese, lavoratori, ONG e altri partner) per le iniziative finalizzate all’attuazione fluida dei programmi operativi. La performance e le esigenze delle reti devono essere valutate su base sistematica. Monitoraggio e Valutazione Le autorità italiane dovranno sviluppare ulteriormente i loro sistemi informatici al fine di conformarsi al requisito normativo che afferma che tutti gli scambi d’informazioni tra beneficiari e autorità responsabili della gestione e del controllo dei programmi devono essere effettuati soltanto attraverso lo scambio di dati elettronici. Il sistema di monitoraggio e valutazione dovrà essere adeguato ai requisiti dei nuovi regolamenti (in particolare circa l’orientamento alla performance e ai risultati). Le azioni da intraprendere in tale campo devono: · Espandere il sistema informativo per FESR e FSE; sviluppare un sistema informatico per FEASR e FEAMP; consentire la presentazione elettronica di domande di finanziamento. · Migliorare il sistema di follow-up delle raccomandazioni risultanti da analisi valutative al fine di migliorare l’efficacia dell'attuazione. Principi orizzontali I Programmi Operativi devono tenere in considerazione le seguenti priorità trasversali: (i) integrazione delle persone con disabilità, (ii) pari opportunità, (iii) uguaglianza tra uomini e donne (iv) invecchiamento attivo e in buona salute, (v) innovazione, (vi) sviluppo sostenibile, compresa la capacità di recupero a seguito delle calamità e la prevenzione dei rischi, (vii) dimensione transnazionale o interregionale.

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n 112

L’assistenza deve essere concessa conformemente alle normative UE vigenti in materia di appalti pubblici e di aiuti di Stato. I finanziamenti devono essere rivolti a correggere le reali carenze del mercato ed essere limitati al minimo necessario. Affinché i fondi siano usati in maniera efficiente, va evitata la sovracompensazione e limitata la distorsione della concorrenza. Circa le norme sulle infrastrutture e gli aiuti di Stato, a seguito della Sentenza 2011 della Corte di Giustizia Europea nel Caso Leipzig/Halle, è necessario prestare la dovuta attenzione al tema dei finanziamenti pubblici alle infrastrutture, poiché ciò potrebbe costituire di fatto un aiuto di Stato. Va considerato che il numero degli interventi e dei beneficiari potenzialmente interessati è alquanto elevato e coinvolge settori tradizionalmente considerati poco “sensibili” (trasporti, ambiente). In conformità all’Articolo 8 della Proposta di Regolamento Generale, l’Italia dovrebbe considerare il mainstreaming ambiente-clima come un tema trasversale. A tal riguardo, devono essere rispettati i requisiti legali enunciati dall’acquis ambientale, in particolare per ciò che concerne le infrastrutture legate all’ambiente e al clima, e le azioni pertinenti prescritte, unitamente agli impegni assunti nell’ambito di politiche ambientali e climatiche di fondamentale importanza. Si raccomanda di garantire che i requisiti in materia ambientale siano integrati in tutte le aree di intervento (integrazione ambientale orizzontale). La rete nazionale (Rete Ambientale) deve essere confermata e rafforzata al fine di assicurare una migliore applicazione della legislazione vigente in materia ambientale (VIA & VAS).

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n 113

Roma, 27 dicembre 2012

METODI E OBIETTIVI PER UN USO EFFICACE DEI FONDI COMUNITARI 2014-2020

Documento di apertura del confronto pubblico*

SINTESI

L’utilizzo dei Fondi comunitari per la coesione 2014-2020 e del relativo cofinanziamento nazionale avverrà sulla base di un “Accordo di partenariato” e di Programmi operativi da concordare con la Commissione Europea.(43) Questo documento di indirizzo avvia il confronto pubblico per preparare l’Accordo e i Programmi, secondo la proposta di percorso trasmessa alla Conferenza Stato Regioni nel giugno 2012. Il documento è stato elaborato dal Ministro per la Coesione Territoriale d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, responsabili per tre dei quattro Fondi che alimentano la politica di coesione (44). Ne è stata data informativa al Consiglio dei Ministri nel giorno 17 dicembre 2012. Il documento propone: � 7 innovazioni di metodo; � 3 opzioni strategiche relative a Mezzogiorno, città, aree interne; � ipotesi di metodo e operative in merito a ognuna delle 11 aree tematiche individuate per l’intera Unione Europea. *Presentato dal Ministro per la Coesione Territoriale, d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

(43) La Proposta di Accordo di partenariato 2014-2020, una volta elaborata, sarà portata alla Conferenza Unificata per l’intesa e, successivamente, all’approvazione del CIPE, per i profili di competenza e la formalizzazione del mandato all’interlocuzione formale con la Commissione europea, durante l’anno 2013.

(44) Si tratta dei fondi comunitari collegati al Quadro Strategico comune 2014-2020 e, segnatamente, del Fondo europeo di Sviluppo regionale (FESR), del Fondo Sociale europea (FSE), del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). Questi due fondi sono di diretta responsabilità del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che ha anche responsabilità di cordinamento.

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n 114

1. Il bilancio europeo 2014-2020, se approvato a inizio 2013 lungo le linee contenute nell’ultima proposta della Presidenza dell’Unione Europea nel novembre 2012, assegnerà all’Italia finanziamenti cospicui per la coesione economica, sociale e territoriale in tutte le aree del Paese. Queste risorse e le risorse di cofinanziamento nazionale, e, in generale, le risorse per lo “sviluppo e coesione” che vi si aggiungeranno (45), dovranno essere utilizzate in modo più tempestivo ed efficace di quanto avvenuto per il bilancio europeo 2007-2013. Ciò è reso indispensabile dall’urgenza di rilanciare sviluppo e coesione del Paese e, segnatamente, dalla necessità di contribuire, con un riscatto della qualità dell’azione pubblica, sia alla ripresa della produttività in tutti i territori, sia a un salto di qualità dei servizi essenziali nel Mezzogiorno dove grave è la violazione di elementari diritti di cittadinanza. 2. Il documento propone un metodo per raggiungere questo risultato. Non si tratta di un piano strategico, né per il Mezzogiorno, né tantomeno per l’Italia. Perché la sua elaborazione e proposta (nell’Accordo di partenariato) competono al prossimo Governo, che ne gestirà l’avvio e l’attuazione, trovando nei Fondi comunitari un grado importante di libertà della propria azione. E perché tale piano strategico dovrà essere integrato con i principali indirizzi di impiego e di “revisione della spesa” delle risorse ordinarie che il prossimo Governo adotterà; in assenza dei quali l’azione realizzata con i fondi comunitari sarà, specie per il Mezzogiorno, inefficace (46). Il metodo proposto in questo documento riguarda il “come spendere”. Suggerisce precise, forti innovazioni, sia di natura generale, sia relative a ogni singola tematica di intervento – sono undici – individuata collegialmente a livello di Unione Europea. Per la ricerca e l’inclusione sociale, per la valorizzazione delle risorse culturali e l’istruzione, come per tutte le altre tematiche, il documento propone opzioni di metodo da discutere. È un “come spendere” che si potrà utilmente decidere di estendere anche ai fondi per lo sviluppo e la coesione regionale previsti ai sensi dell’art. 119, comma 5 della Costituzione, se si deciderà di integrarli pienamente con i Fondi comunitari (47).

(45) La chiave di riparto territoriale dei fondi comunitari è in larga misura decisa a livello di Unione Europea. Al trasferimento di fondi comunitari si aggiungerà il cofinanziamento nazionale nell’importo e nelle modalità che l’Italia deciderà di stabilire.Tale importo, muovendo dalla quota consolidatasi nei precedenti periodi di programmazione, terrà conto dell’opportunità di riformare e integrare davvero, con i fondi comunitari, i fondi per lo sviluppo e la coesione regionale previsti in attuazione dell’art. 119, comma 5 della Costituzione. Ciò avrà luogo anche seguendo la strada aperta dal Piano d’Azione per la Coesione (cfr. oltre), e quindi valutando l’opportunità di affiancare la programmazione comunitaria con una programmazione ulteriore, del tutto coerente quanto a finalità e regole, alimentata dalle risorse nazionali appostate sul Fondo di rotazione ex lege 183/1987.

(46) È questa la conclusione dello studio biennale condotto dalla Banca d’Italia sugli esiti della svolta impressa alla politica per il Mezzogiorno con l’utilizzo dei Fondi comunitari del bilancio europeo 2000-2006. Cfr. “Il Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia”, Banca d’Italia e intervento di apertura del Governatore Mario Draghi al Convegno di presentazione dello studio (Roma, 26 novembre 2009). Cfr. oltre nella Sintesi, punto 9.

(47) Anche il confronto su questo profilo e su quello connesso della chiave di riparto di tali fondi (oggi noti come Fondo per lo sviluppo e la coesione, regolato dal decreto legislativo 31 maggio 2011 n. 88) viene lasciato alla fase che segue al confronto pubblico. In tale fase andrà anche stabilita la chiave di riparto dei Fondi comunitari per quella limitata parte che non è prestabilita dall’Unione Europea (Cfr. nota 3).

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3. L’innovazione metodologica principale consiste nel fatto che per aspirare a trasformare la realtà attraverso l’azione pubblica è necessario che i risultati cui si intende pervenire siano definiti in modo circostanziato e immediatamente percepibile, sia da coloro che sono responsabili dell’attuazione, sia da coloro che ne dovrebbero beneficiare al fine di dare vita a una vera e propria valutazione pubblica aperta. L’individuazione dei risultati desiderati deve essere effettuata prima di scegliere quali azioni finanziare e mettere in pratica. Si tratta di un requisito ovvio, eppure nella pratica comune quasi mai rispettato. E’ usuale, infatti, che vengano prima definite le azioni, in modo spesso generico, razionalizzandone semmai ex-post le finalità, con un conseguente sbilanciamento tra mezzi e fini. Non è dunque un caso che spesso alla spesa e alla realizzazione fisica, quando finalmente hanno luogo, non seguano benefici per i cittadini, il lavoro, le imprese. Questa, come le altre innovazioni di metodo proposte, sono suggerite in primo luogo dalla prassi e dalla teoria delle esperienze internazionali di “politica di sviluppo rivolta ai luoghi”. Esiste un crescente consenso nell’interpretare le “trappole del non-sviluppo” – sia attorno a equilibri di arretratezza, come nel Mezzogiorno, sia attorno a un blocco della produttività, come nel Centro-Nord – quale risultato di scelte consapevoli delle classi dirigenti locali e nazionali. Tali scelte sono dettate dalla convenienza a estrarre un beneficio certo dalla conservazione dell’esistente – giovani non istruiti, accessibilità inadeguate, imprese inefficienti assistite, barriere amministrative all’entrata, ambiente non tutelato, bandi di gara e progetti mal fatti – anziché competere per un beneficio incerto in un contesto innovativo e in crescita – dove i giovani sono competenti, l’accessibilità buona, le imprese inefficienti acquisite da quelle efficienti, l’entrata è facile, l’ambiente è tutelato, bandi di gara competitivi e progetti ben fatti attraggono l’offerta dei migliori. In altri termini, l’azione pubblica è di cattiva qualità non per l’incapacità delle classi dirigenti che ne sono responsabili, ma per la loro espressa volontà. Se così stanno le cose, l’azione pubblica per la coesione, nel mirare a creare per tutti i cittadini opportunità di vita, lavoro e impresa che dipendano il meno possibile dalle condizioni e luogo di nascita, deve destabilizzare queste trappole del non-sviluppo, evitando di fare affluire i fondi nelle mani di chi è responsabile dell’arretratezza e della conservazione. Aprendo invece varchi per gli innovatori sia nei beni pubblici che produce, sia nel modo in cui li produce. Le innovazioni di metodo proposte sono rivolte ad aprire tali varchi. Ecco perché il “come spendere” è così rilevante. 4. Questa valutazione è confermata e si trasforma in soluzioni metodologiche operative sulla base di tre robusti contributi: - La diagnosi (48) del grave peggioramento nell’uso dei Fondi comunitari avvenuto nel quinquennio 2007-2011, soprattutto nel Mezzogiorno (49) (pure con forti diversificazioni)

(48) Si veda la Relazione del Ministro per la Coesione Territoriale al Parlamento del 6 dicembre 2012(http://www.camera.it/824?tipo=I&anno=2011&mese=12&giorno=06&view=&commissione=05c05.

(49) Si noti che alla fine del quinto anno di programmazione 2007-2013, l’Italia ha ricevuto rimborsi comunitari per una quota pari al 21,7% delle risorse programmate (6,1 miliardi di euro) rispetto al 36,1% (9,7 miliardi di euro) del corrispondente periodo del precedente ciclo di programmazione 2000-2006. Pertanto, il rallentamento della programmazione attuale ha comportato un minor volume di rimborsi alla fine del 2011 par a 3,9 miliardi di euro.

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e la diagnosi dei “risultati inferiori alle attese” raggiunti nel Mezzogiorno nel precedente periodo di programmazione 2000-2006 (50). - Le innovazioni di metodo introdotte dall’Unione Europea – seppure in modo ancora non formalmente approvato – nella proposta di Regolamento CE per il 2014-2020 (51), sulla base di una rivisitazione del ruolo della politica di coesione europea e dei suoi limiti (52). - L’esperienza nazionale positiva realizzata, sia nel Mezzogiorno, sia nel Centro-Nord, da alcune Regioni e da alcune Amministrazioni Centrali anche negli anni recenti, e quella acquisita di recente, nel corso del 2012, con la realizzazione del Piano d’Azione per la Coesione. Quest’ultima ha anticipato le innovazioni di metodo della prossima programmazione e ha consentito di attuare l’impegno al rilancio del programma comunitario assunto al Vertice dell’Area Euro del 26 ottobre 2011, attraverso l’accelerazione dell’utilizzo dei fondi – dal 15,2 % di spesa certificata dell’ottobre 2011 a un valore stimabile in almeno il 32% a fine 2012 per l’intera Italia – e la riprogrammazione di 12,1 miliardi di euro. Per il Mezzogiorno, il Piano Azione Coesione ha mostrato che con il nuovo metodo è possibile affiancare sulla base di una valutazione pubblica aperta: a) progetti per i servizi di cittadinanza, b) progetti mirati per aree di vitalità “industriale”, c) grandi progetti strategici di rete, prima di tutto ferroviari, per l’intera area. 5. Le sette innovazioni generali di metodo proposte dal documento sulla base di queste considerazioni configurano un sistema di valutazione pubblica aperta e possono essere così riassunte: 1) Risultati attesi. Nella programmazione operativa, gli obiettivi stabiliti saranno definiti sotto forma di risultati attesi che si intende attuare in termini di qualità di vita delle persone e/o di opportunità delle imprese. I risultati attesi saranno in genere misurati da uno o più “indicatori di risultato”, la cui misurazione, con tempi prestabiliti, sarà parte integrante e condizionante degli impregni del programma. A questi indicatori saranno associati valori obiettivo (target). L’esperienza italiana degli “obiettivi di servizio” indica la realizzabilità di questa innovazione. Lo conferma la sua estensione sistematica nel Piano Azione Coesione. L’esplicitazione e misurabilità dei risultati attesi consentirà di rendere evidenti le finalità degli interventi, di promuovere per le infrastrutture la definizione di piani di esercizio, di dare un pungolo forte agli amministratori per la loro azione, e soprattutto di fornire a cittadini e alle loro organizzazioni un metro per la verifica dell’azione pubblica e per l’esercizio della propria pressione. Consentirà, infine, alla valutazione di impatto (Cfr. punto 6) di avere una base di riferimento. 2) Azioni. I programmi operativi faranno seguire alla indicazione dei risultati attesi quella delle azioni con cui conseguirli. Anche questa, che pare un’ovvietà, è in realtà

(50) Cfr. il già citato studio della Banca d’Italia.

(51) Proposta di Regolamento (CE) recante disposizioni comuni sui Fondi comunitari (COM(2011)615final/2 del 14.03.2012) http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docoffic/official/regulation/pdf/2014/ proposals/regulation/general/general_proposal_it.pdf.

(52) Cfr. “An agenda for a Reformed Cohesion Policy: A place-based approach to meeting European Union challenges and expectations”, Aprile 2009 http://ec.europa.eu/regional_policy/archive/policy/ future/barca_it.htm.

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un’innovazione se – come dovrà essere perché siano approvati – i programmi operativi conterranno indicazioni non generiche, ma circostanziate delle azioni che si intendono finanziare: liste di interventi infrastrutturali con riferimento al loro stato di progettazione; tipologie di servizi da finanziare con i criteri per assegnare i fondi; misure per la concessione di agevolazioni, con la individuazione ex ante delle procedure e della tempistica per la definizione di bandi/avvisi; progetti complessi di valorizzazione di aree territoriali con l’esplicitazione di modalità innovative di selezione degli interventi più rispondenti ai bisogni territoriali (es. concorsi di idee, stimolo alla domanda pubblica, etc.). In virtù di questa caratteristica, all’approvazione dei programmi operativi non seguirà, come in passato, l’avvio di un confronto su “cosa effettivamente fare” per riempire di contenuto concreto vaghe indicazioni, ma l’attuazione delle decisioni già assunte. 3) Tempi previsti e sorvegliati. Le due innovazioni precedenti ne consentono una terza: quella di “prendere sul serio l’attuazione e i suoi tempi”. La scarsa attenzione all’attuazione e al “tempo” è uno dei principali mali dell’azione pubblica in Italia, con effetti particolarmente gravi nel caso degli investimenti per lo sviluppo. Per rompere con questa tradizione, i Programmi Operativi assoceranno a ogni azione i suoi tempi previsti di attuazione. Tali tempi saranno tradotti in previsioni novennali dei flussi di pagamento – l’orizzonte temporale della spesa dei programmi comunitari - che consentiranno una programmazione ordinata, coerente con gli obiettivi di finanza pubblica. A questo sistema previsivo, che consentirà modalità sistematiche (non estemporanee) di revisione delle previsioni, corrisponderà un forte sistema centrale di sorveglianza, rendendo sistematiche le “campagne dei sopralluoghi” realizzate nel 2012 dall’Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica (53). 4) Apertura. Le precedenti tre innovazioni non sarebbero efficaci senza due altri requisiti: trasparenza e apertura delle informazioni che quelle innovazioni producono; e rafforzamento delle possibilità di mobilitazione dei soggetti interessati e del partenariato. Per quanto riguarda la trasparenza e l’apertura, le informazioni verranno rese disponibili secondo formati unificati, nazionali, in modo al tempo stesso comprensibile e scaricabile per usi di ogni genere, sulla falsariga del prototipo “OpenCoesione” [http://www.OpenCoesione.gov.it/] introdotto nel 2012. È questa la condizione affinché i cittadini, singoli o organizzati, possano esercitare una pressione sugli amministratori, spronandoli a far bene. E affinché l’attività di monitoraggio sia di qualità. Alla trasparenza concorrono anche il sistema di sopralluoghi di cui si è detto (punto 3) e le innovazioni del sistema di monitoraggio. 5) Partenariato mobilitato. Il principio europeo del partenariato non è una novità, ma a esso dovrà essere data vera attuazione, sia estendendolo alla fase discendente della programmazione (al disegno dei bandi in primo luogo), sia coinvolgendo nella “valutazione pubblica aperta”, oltre alle parti economiche e sociali, tutti i soggetti che dalle azioni che sono potenzialmente influenzati o che alle azioni possano dare un contributo di conoscenza. Alcuni principi di riferimento si ritrovano nel “Codice di condotta europea nel partenariato”, predisposto dalla Commissione europea

(53) Oltre al Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica, svolgono funzioni di sorveglianza a livello centrale, attraverso le strutture dedicate, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (IGRUE) http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/Attivit--i/Rapporti-f/, il Ministero del Lavoro – DG Politiche Attive e Passive del lavoro - http://europalavoro.lavoro.gov.it/EuropaLavoro/default.aspx, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

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[http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docoffic/working/strategic_framework/swd_201 2_106_en.pdf]. La mobilitazione per ogni intervento anche dei soggetti detentori delle conoscenze rilevanti, sarà soddisfatta indicando in ogni programma i “centri di competenza” rilevanti e il modo in cui essi sono coinvolti. 6) Valutazione di impatto. La valutazione non è certo una novità per i programmi dei Fondi strutturali, ma deve salire di rango nello strumentario delle decisioni politiche. In primo luogo, sarà consolidata l’organizzazione istituzionale dedicata – i Nuclei di valutazione – (cfr. punto 1) costruita negli ultimi due cicli di programmazione, mettendola maggiormente al servizio delle domande del partenariato e dei beneficiari ultimi. In secondo luogo sarà data centralità e impulso alla valutazione di impatto, ossia alla valutazione del se, in quale misura ed eventualmente per quali soggetti, le azioni adottate abbiano effettivamente effetti per la qualità di vita delle persone e/o le opportunità delle imprese. Esplicitare i risultati attesi orienterà il focus della valutazione di impatto, qualunque sia il metodo adottato. L’avvio della valutazione d’impatto contemporaneamente all’attività di programmazione, contribuirà a inserire la valutazione e i suoi esiti nelle scelte e confronto sulle azioni pubbliche. Esprimere risultati attesi e azioni puntuali a un tempo consente e impone di definire la domanda di valutazione e la ricerca sugli effetti/impatti del programma e sul ruolo avuto dai suoi protagonisti, mentre l’esito di tale analisi può alimentare in modo significativo il processo generale di “valutazione pubblica aperta”. 7) Forte presidio nazionale. Sia l’esperienza italiana, sia il ruolo che la riflessione sullo sviluppo assegna al centro come “destabilizzatore di trappole di non-sviluppo”, suggeriscono un rafforzamento del presidio nazionale. Rifuggendo da pericolose tentazioni neo-centraliste che negano il principio europeo di sussidiarietà, è utile realizzare tre innovazioni: consolidare la natura non-contrattabile delle “regole del gioco” che saranno approvate nell’Accordo di partenariato (una volta concluso il confronto aperto da questo documento); prevedere il lancio da parte nazionale di azioni di co-progettazione strategica territoriale in aree selezionate sulla base dei prototipi già avviati con il Piano Azione Coesione; rafforzare il presidio assicurato dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica, trasformandone l’organizzazione in modo più consono all’esercizio delle funzioni di coordinamento e affiancamento dei programmi della politica di coesione (Agenzia). Sarà inoltre necessario, nel confronto, sottoporre a valutazione attenta la possibilità che il centro assuma più ampi ruoli di gestione dei programmi operativi, senza che le scelte del passato – specie quando rivelatesi inefficaci – precostituiscano l’esito del confronto. Attorno a queste sette “parole d’ordine” dovranno essere costruiti i futuri “programmi”, traducendo in documenti davvero “operativi” quelli che ancora in questo ciclo corrente sono stati “programmi indicativi”, largamente indeterminati e compatibili con innumerevoli soluzioni pratiche. In questi programmi le decisioni cruciali sul “che cosa fare”, “perché farlo” e “con chi” sono state assunte tardivamente. Così non sarà più. 6. Alle sette innovazioni di metodo descritte nel documento corrispondono proposte relative al “come spendere” per ognuna delle undici aree tematiche individuate dall’Unione Europea: - Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione, - Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione, - Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura,

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- Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, - Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, prevenzione e la gestione dei rischi, - Tutelare l’ambiente e l’uso efficiente delle risorse, - Promuovere sistemi di trasporto sostenibili e eliminare le strozzature delle principali infrastrutture di rete, - Promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori, - Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà, - Investire nelle competenze, nell’istruzione e nell’apprendimento permanente, - Rafforzare la capacità istituzionale e promuovere un’amministrazione pubblica efficiente. Le proposte presentate per la discussione considerano, per ogni area tematica, quattro profili relativi sia alle indicazioni strategiche dell’Unione Europea (54), sia alle linee di riforma contenute nel Programma Nazionale di Riforma (55), sia all’esperienza italiana e alle scelte già compiute nel Piano Azione Coesione: a) Indirizzi e requisiti minimi da seguire se si sceglie di dare priorità al tema. b) Esemplificazione dei risultati attesi e dei relativi indicatori. La scelta dei risultati attesi dovrà essere effettuata dalle autorità responsabili dei Programmi. Gli esempi non devono dunque essere intesi coma una lista da adottare, ma come una guida di metodo per le caratteristiche che tali risultati attesi e gli indicatori devono avere. c) Esemplificazione delle azioni. d) Indicazione provvisoria dei beneficiari e dei centri di competenza da coinvolgere (in aggiunta al partenariato generale). A questi quattro profili si aggiungerà la fissazione dei requisiti da cui dipende l’efficacia degli interventi nelle singole aree tematiche, secondo il meccanismo comunitario delle cosiddette “condizionalità ex ante”, volto a evitare che siano finanziati interventi in aree dove mancano i presupposti minimi di efficacia dell’azione pubblica. A tale riguardo, sarà indispensabile rifuggire da ogni formalismo e sfruttare al massimo la leva offerta da questa nuova regola per spingere all'azione tutti i soggetti da cui dipende il conseguimento dei risultati attesi. L’applicazione di queste regole è in corso di confronto in sede di negoziato sulla proposta di Regolamento (CE) recante disposizioni comuni sui fondi del Quadro Strategico Comune 2014-200 Allegato IV (56). 7. Le undici aree tematiche individuate dall’Unione Europea non costituiscono – nonostante l’ambiguità del linguaggio usato (“thematic objectives”) – ipotetici obiettivi del programma da costruire, ma un raggruppamento possibile delle azioni da realizzare. In molti casi, il conseguimento di obiettivi di sviluppo di dati territori richiederà la contemporanea realizzazione di azioni provenienti da molteplici “aree tematiche”. Per rendere evidente questa considerazione, il documento individua quattro missioni/obiettivi in cui è possibile tradurre lo “slogan” europeo per il 2020 di uno sviluppo sostenibile, inclusivo e intelligente: 1) Lavoro, competitività dei sistemi produttivi e innovazione;

(54) Position paper dei servizi della Commissione sulla rogrammazione dei fondi del Quadro Strategico Comune 2014-2020, 9 novembre 2012 disponibile in http://www.dps.tesoro.it/view.asp?file=2012/153019_news3dic12.htm&img=new

(55) Programma Nazionale di Riforma http://www.tesoro.it/doc-finanza-pubblica/def/2012/.

(56)http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docoffic/official/regulation/pdf/2014/proposals/regulation/general/gener al_proposal_it.pdf

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2) Valorizzazione, gestione e tutela dell’ambiente; 3) Qualità della vita e inclusione sociale; 4) Istruzione, formazione e competenze. Nella tavola che segue, per ognuna di queste missioni vengono individuate provvisoriamente le aree tematiche che possono essere serventi della missione. E’ evidente che la stessa area tematica può essere servente di più di una missione.

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8. Nonostante il documento non proponga una strategia generale per l’uso dei Fondi comunitari nel 2014-2020, esso propone per la discussione tre opzioni strategiche che sono emerse dal lavoro straordinario di rilancio del programma 2007-2013 e dal Piano Azione Coesione e che sono suggerite dal dibattito europeo e nazionale. Tali opzioni riguardano: Mezzogiorno, Città, Aree interne. 9. Per il Mezzogiorno e segnatamente per le sue cinque Regioni “in ritardo di sviluppo” (Basilicata,Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) è indispensabile muovere dai due deficit che caratterizzano l’area in modo diffuso, anche se con intensità differenziata al proprio interno, e di cui il documento richiama i dati essenziali: - un deficit di cittadinanza: dalla sicurezza personale, alla legalità, alla giustizia, all’istruzione, alla qualità dell’aria e dell’acqua, al trasporto pubblico, alla cura di infanzia e anziani, alla rete digitale; - un deficit di attività produttiva privata, in primo luogo manifatturiera, ma anche agricola, commerciale e di servizi del welfare – diciamo “industriale”, a indicare non il settore ma il metodo di produzione organizzato e a forte contenuto innovativo, che può dare risposte alla necessità di aumento dell’occupazione. Ne discende che nel Mezzogiorno, la strategia per i Fondi comunitari, oltre che ad applicare con particolare forza le sette innovazioni generali di metodo e gli spunti tematici proposti nel documento, dovrà essere rivolta a colpire i due deficit qui indicati. Ciò dovrà avere luogo, si propone nel documento, secondo quattro indirizzi: - Primo, nessun risultato potrà essere conseguito in modo pieno e permanente se l’intera massa delle risorse ordinarie pubbliche impiegate nel Sud non verrà utilizzata secondo la logica territoriale e le sette innovazioni metodologiche qui suggerite. Insomma, è necessaria una strategia nazionale per il Mezzogiorno che sia congruente e “contenga” la strategia per l’uso dei fondi comunitari, soprattutto per quanto riguarda scuola, sicurezza, sanità, giustizia, servizio ferroviario. - Secondo, si dovrà distinguere con chiarezza fra azioni rivolte all’inclusione sociale – ossia all’aumento della quota di persone che accedono a livelli essenziali di servizio nelle principali dimensioni del proprio vivere – risultato indispensabile per un nuovo “patto di cittadinanza” – e azioni rivolte alla crescita, ossia all’innovazione e alla produttività: la confusione fra i due obiettivi ne ha in passato frenato il conseguimento e ha aperto la strada alle classi dirigenti conservatrici. - Terzo, la concentrazione delle risorse a sostegno della tutela dei diritti di cittadinanza deve essere assai forte e diffusa sul territorio, recuperando la logica degli “obiettivi di servizio”, come si è iniziato a fare con il Piano d’Azione per la Coesione, sia per interventi sulle reti strategiche nazionali (rete ferroviaria e digitale), sia per interventi diffusi sul territorio, come istruzione, giustizia e cura dell’infanzia e degli anziani. Sarà realisticamente non evitabile proseguire per alcuni anni nella pratica di compensazione della carenza di fondi ordinari, ma ciò dovrà avere luogo in base a un “patto”, che includa il partenariato e i cittadini, che preveda la progressiva crescita delle risorse ordinarie nella seconda fase del periodo di programmazione. - Quarto, il resto delle risorse sarà destinato a valorizzare e sviluppare la base “industriale” – manifatturiera, agro-alimentare e terziaria – concentrando le azioni nei territori dove massimo può essere il rendimento, coordinandole con quelle dettate dalle due priorità strategiche orizzontali delle città e delle aree interne e creando nuove occasioni di lavoro. In contesti territoriali che affiancano situazioni di potenziale vitalità e forte

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immaturità progettuale, l’intervento in questa direzione potrà avvenire ricorrendo alla modalità dei bandi internazionali di idee che, sulla base del lavoro svolto nel 2012 sarà sperimentata nelle prime settimane del 2013 nei casi del Sulcis-Iglesiente (57), di Pompei e di Reggio Calabria (Museo Archeologico Nazionale). L’attuazione di questi indirizzi terrà conto del disegno strategico che verrà stabilito per le città e per le aree interne. 10. Città. Il più forte ruolo che l’Unione Europea chiede di dare alle città nell’impiego dei Fondi comunitari 2014-2020 deve trovare l’Italia particolarmente disponibile perché la carenza di innovazione produttiva e sociale che caratterizza il Paese può essere contrastata solo a partire da una politica di sviluppo che porti il proprio baricentro sulle città. Fermo restando che solo una strategia generale nazionale può conseguire questo obiettivo, la programmazione dei Fondi comunitari può costruire prototipi e svolgere un ruolo di sprone. Per farlo dovrà soddisfare alcuni requisiti: - considerare le città come “città funzionali”; - distinguere tra grandi città/aree metropolitane, città medie e sistemi di piccoli comuni; - puntare sulla “rete delle grandi città metropolitane” per rafforzare la competitività dell’Europa; - rafforzare la cooperazione e co-decisione tra diversi livelli di governo. Su queste basi, nella costruzione della strategia, si dovranno considerare tre opzioni, non mutualmente esclusive: 1. ridisegnare e modernizzare i servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città; 2. sviluppare pratiche e progettazione per l’inclusione sociale per i segmenti di popolazione più fragili e per aree e quartieri disagiati; 3. rafforzare la capacità delle città di potenziare segmenti locali pregiati di filiere produttive globali. A questo disegno dovrà corrispondere una governance che veda un ruolo di maggiore responsabilità (vigilata e condizionata ai risultati) delle città stesse. 11. Aree interne. La forte diversificazione naturale, climatica e culturale del territorio e il suo accentuato policentrismo costituiscono un tratto distintivo dell’Italia che offre opportunità di sviluppo solo assai parzialmente sfruttate. Questi aspetti assumono particolare rilievo nelle “aree interne”, ossia in quella parte del Paese – circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione - distante da centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma al tempo stesso dotata di risorse che mancano alle aree centrali, “rugosa”, con problemi demografici ma al tempo stesso fortemente policentrica e con elevato potenziale di attrazione. A queste aree interne è opportuno valutare se destinare nella programmazione 2014-2020 una particolare strategia di intervento. Tre possono essere i suoi obiettivi: 1) Tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti affidandogliene la cura. Intervenire in modo sporadico ed emergenziale sui suoli e sulle risorse fisiche territoriali comporta costi assai cospicui, anche umani. La messa in sicurezza diventa efficiente solo in presenza di una popolazione residente nel territorio. 2) Promuovere la diversità naturale e culturale e il policentrismo aprendo all’esterno. La duplice diversità naturale e poi frutto dell’azione umana delle aree interne è ricchezza del

(57)http://www.coesioneterritoriale.gov.it/wp-content/uploads/2012/11/SULCIS-Protocollo-13-novembre-2012-finale.pdf.

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Paese, ma richiede un modello economico e sociale coeso, che sappia assicurare modelli di vita nelle aree interne competitivi con quelli offerti dalle aree urbane e sia aperto ai contributi esterni. 3) Rilanciare lo sviluppo e il lavoro attraverso l’uso di risorse potenziali male utilizzate. Fra tutela del territorio e della sicurezza degli abitanti e promozione delle diversità e sviluppo esiste una relazione biunivoca: i primi offrono opportunità forti al secondo; ma solo se c’è il secondo la popolazione troverà attraente e conveniente vivere in questi territori e potrà quindi assicurare manutenzione e promozione della diversità. Una valorizzazione adeguata delle aree interne può consentire nuove, significative opportunità di produzione e di lavoro. Così come un disegno efficiente delle piattaforme dello stato sociale - prima di tutto della salute e dell’istruzione – è necessario per consentire a un tempo migliori servizi per tutti - e quindi attrattività dei luoghi – e minori costi. Una strategia che miri a questi tre obiettivi deve essere concettualmente robusta, condivisa e leggera. Non deve costituire una gabbia, prima teorica e poi procedurale, per irreggimentare le iniziative private e pubbliche già esistenti - come spesso accade nel nostro Paese - ma una maglia analitica affidabile entro cui: dare forza, riconoscimento e propulsione a ciò che è già in corso; aprire varchi alle energie umane innovative, specie dove oggi predominano rendita e miope conservazione; promuovere una visione culturale della straordinaria qualità di vita che questi territori possono assicurare. Nel costruire questa strategia sono necessari due passi: - sviluppare a partire dai passi già compiuti una “mappa di larga massima” di queste aree che tenga conto non solo dei loro tratti naturali, di dispersione abitativa e di accessibilità, ma anche della adeguatezza dei servizi fondamentali quali scuola e salute, una mappa che serva a misurare tendenze e ragionare, non certo, come erroneamente si è fatto in passato, a predeterminare dove intervenire; - mettere in chiaro “chi è contro” e “chi è a favore” del progetto: sono contro coloro che dalle aree interne estraggono oggi risorse anziché innovare (discariche, cave, progetti per l’energia eolica o le biomasse che non lasciano alcun ritorno per il territorio) e sono contro la cultura del “comunitarismo chiuso” (che postula il ripiegamento su mono-identità locali, chiuse all'apporto esterno e al confronto col diverso); sono a favore gli innovatori di ogni età che per motivi ideali o di profitto abbiano idee robuste sull'uso del territorio e siano pronti a confrontarle in modo concorrenziale con altri, interni o esterni al territorio stesso. Sull’ipotesi di costruire questa strategia si è già aperto il confronto con il seminario tenuto il dicembre, dove sono stati presentati numerosi contributi, discusse alcune prime mappe, assunto unimpegno politico da cinque Ministri (58). Al termine del processo di valutazione pubblica aperta, se verranno sciolte le riserve, andranno individuate: - politiche settoriali ordinarie, nazionali e regionali nei comparti che producono servizi essenziali, in primo luogo salute e scuola, ma anche servizi sociali, apprendistato e scuola-lavoro, condizioni per fare impresa e per assicurare sviluppo dell’attività agricola, energie rinnovabili, manutenzione del territorio, ferrovia, che andranno orientati secondo le priorità e gli indirizzi territoriali che scaturiscono dal progetto;

(58) Cfr. la nota “Un progetto per le aree interne”, i contributi alla discussione e le “Conclusioni dei Ministri” disponibili in http://www.coesioneterritoriale.gov.it/seminario-15-dicembre-nuove-strategie-per-la-programmazione-2014-2020-dellapolitica- regionale-le-aree-interne/.

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- misure nazionali, di tipo fiscale, assicurativo o di altra natura complementari e forse essenziali al successo del resto; - azioni pubbliche aggiuntive da finanziare con i fondi comunitari 2014-2020, da immaginare come il fattore propulsivo del progetto, necessarie ma insufficienti senza le prime due; - la governance per realizzare tali politiche in un disegno unitario che veda chiara assegnazione di responsabilità, un forte coordinamento fra Governo e Regioni, un ruolo centrale dei Comuni alleati in coalizioni che abbraccino assieme la progettazione dei fondi aggiuntivi e la produzione di servizi ordinari.

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Bur n. 31 del 05 aprile 2013

Materia: Programmazione

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE N. 410 DEL 25 MARZO 2013

Approvazione dello schema organizzativo e delle modalità di coordinamento della Programmazione Regionale Unitaria (PRU) per i fondi del Quadro Strategico Comune (QSC) e individuazione dei soggetti incaricati a livello regionale della predisposizione dei nuovi documenti di programmazione comunitaria 2014-2020.

Note per la trasparenza:

Il provvedimento prevede la costituzione di un Gruppo Tecnico di coordinamento (coordinato dal Segretario Generale della Programmazione) e di un Gruppo Operativo per la PRU, e conferma le attuali Autorità di gestione dei Programmi FESR, FSE e FEASR, nonché i rappresentanti delle strutture di gestione CTE e FEAMP, come soggetti responsabili della predisposizione dei documenti di programmazione comunitaria 2014-2020, con particolare riferimento all'analisi di contesto, alla valutazione ex-ante e alla Valutazione Ambientale Strategica.

Il Presidente Luca Zaia riferisce quanto segue.

Il 3 marzo 2010 la Commissione Europea ha presentato la Comunicazione COM (2010) 2020 "Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva".

La Comunicazione Europa 2020 propone tre priorità che si rafforzano a vicenda:

crescita intelligente, attraverso lo sviluppo delle conoscenze e dell'innovazione;

crescita sostenibile, basata su un'economia più verde, più efficiente nella gestione delle risorse e più competitiva;

crescita inclusiva, volta a promuovere l'occupazione, la coesione sociale e territoriale.

Attraverso queste priorità, la Commissione si prefigge una serie di obiettivi concreti da raggiungere entro il 2020:

portare al 75% il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni;

investire il 3% del prodotto interno lordo (PIL) in ricerca e sviluppo;

ridurre le emissioni di carbonio al 20% (e al 30% se le condizioni lo permettono), aumentare del 20% la quota di energie rinnovabili e aumentare l'efficienza energetica del 20%;

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ridurre il tasso di abbandono scolastico a meno del 10% e portare al 40% il tasso dei giovani laureati;

ridurre di 20 milioni il numero delle persone a rischio di povertà.

La Commissione propone, inoltre, che gli obiettivi dell'Unione Europea (UE) siano tradotti in obiettivi e percorsi nazionali specifici, ritenendo che per il raggiungimento di tali risultati occorra mobilitare tutte le politiche, gli strumenti, gli atti legislativi e gli strumenti finanziari dell'UE, compresi quelli degli Stati membri.

Coerentemente con il quadro della strategia di Europa 2020, il Consiglio Europeo in data 10 luglio 2012 ha, quindi, formulato per l'Italia, in materia di questioni economiche e finanziarie, oltre che in tutte le aree tematiche affrontate dalla strategia, la Raccomandazione (2012/C 219/14) sul Programma di Riforma 2012, invitando lo Stato Italiano ad adottare una serie di specifici provvedimenti e sviluppare adeguate misure di intervento nel periodo 2012-2013.

Da parte sua, la Commissione Europea, nell'ottobre del 2011, ha presentato le proposte di regolamento per i Fondi che sosterranno la programmazione comunitaria 2014-2020. Il pacchetto comprende:

il regolamento generale di portata globale che istituisce una serie di norme comuni per gestire il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). La Commissione auspica che in questo modo sia possibile ottenere la migliore combinazione di fondi per incrementare l'impatto dell'azione dell'UE;

i regolamenti specifici dedicati ai singoli Fondi che compongono il Quadro Strategico Comune (QSC), ivi compresi i due regolamenti concernenti l'obiettivo cooperazione territoriale europea (CTE) e il gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT).

La proposta di regolamento generale della Commissione prevede un coordinamento molto più stretto che in passato tra i singoli Fondi, al fine di garantire:

la concentrazione delle risorse sugli obiettivi della strategia Europa 2020, grazie ad un insieme comune di 11 obiettivi tematici (OT) ai quali i singoli Fondi daranno il loro specifico contributo;

la semplificazione, grazie a modalità di pianificazione e attuazione più coerenti;

una maggiore concentrazione sui risultati, attraverso un quadro di riferimento comune e una riserva per realizzazioni efficienti;

l'armonizzazione delle regole di ammissibilità e l'ampliamento delle opzioni semplificate in materia di costi, in modo da ridurre l'onere amministrativo gravante sui beneficiari e sulle autorità di gestione.

La proposta prevede, inoltre, l'adozione da parte di ciascuno Stato membro, a livello nazionale, di un Accordo di partenariato, predisposto in collaborazione con i partner e in dialogo con la Commissione, che trasferisca gli elementi comuni contenuti nel QSC nel contesto nazionale e stabilisca gli impegni forti per il raggiungimento degli obiettivi dell'Unione attraverso la programmazione nazionale dei Fondi del QSC. Questo

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Accordo, collegato agli obiettivi della strategia Europa 2020 e ai programmi nazionali di riforma (PNR), definirà "un approccio integrato per lo sviluppo territoriale sostenuto da tutti i Fondi che rientrano nel QSC".

L'Accordo di Partenariato (AdP) si applica, quindi, alla totalità del sostegno dei Fondi del QSC (FESR, FSE, Fondo di coesione, FEASR e FEAMP) e sarà presentato unitamente ai Programmi nazionali/regionali dei cinque Fondi, mentre per l'obiettivo Cooperazione territoriale europea (CTE) la presentazione dei programmi operativi è prevista entro sei mesi dall'approvazione del QSC.

Il 18 novembre scorso, i Servizi della Commissione Europea hanno illustrato alle autorità italiane il documento "Position Paper", il cui scopo è di delineare il quadro del dialogo tra i Servizi stessi e lo Stato Italiano, relativamente alla preparazione dell'Accordo di Partenariato e alla predisposizione dei Programmi per il periodo 2014-2020.

Il documento ritiene che la sfida per l'Italia consista nel rilanciare il proprio percorso in termini di crescita sostenibile e competitività complessiva, riducendo le disparità regionali e promuovendo l'occupazione, attraverso quattro priorità di finanziamento:

1. Sviluppare un ambiente favorevole all'innovazione delle imprese.

2. Realizzare infrastrutture performanti e assicurare una gestione efficiente delle risorse naturali.

3. Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, promuovere l'inclusione sociale e il miglioramento della qualità del capitale umano.

4. Sostenere la qualità, l'efficacia e l'efficienza della pubblica amministrazione.

Come nell'attuale programmazione, nel Position Paper si prevede sostanzialmente la riconferma a livello nazionale per la scelta dell'assetto di programmazione regionalizzato, almeno per i Programmi Operativi dei Fondi FSE, FESR e FEASR, che dovranno:

operare in maniera integrata in accordo con le sopra citate indicazioni;

essere coerenti con le priorità indicate dagli 11 Obiettivi Tematici (OT) individuati dal Quadro Strategico Comune;

essere allineati ai principali documenti di programmazione nazionale (PNR) e regionali (PRS, DPEF...);

operare una verifica preventiva circa la sussistenza delle condizionalità ex-ante definite a livello comunitario.

Nell'ambito della CTE il documento, tra le diverse azioni transfrontaliere di cooperazione territoriale, introduce alcuni riferimenti tematici ed un riferimento specifico alla politica per l'area mediterranea, in termini di miglioramento della coerenza, del coordinamento e dell'allineamento delle politiche e degli strumenti per l'economia marittima.

Infine, il 27 dicembre scorso, il Ministro per la Coesione Territoriale Barca, d'intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha licenziato il documento di indirizzo "Metodi e obiettivi per un uso efficace

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dei Fondi Comunitari 2014-2020", che intende avviare il confronto pubblico per preparare l'Accordo di Partenariato e i Programmi. Il documento propone:

7 innovazioni di metodo: Risultati attesi; Azioni; Tempi previsti e sorvegliati; Apertura; Partenariato mobilitato; Valutazione di impatto; Forte presidio nazionale.

3 opzioni strategiche: Mezzogiorno; Città; Aree interne.

Ipotesi di metodo e operative in merito ad ognuno degli 11 obiettivi tematici individuati per l'intera Unione Europea, per 4 missioni individuate a livello nazionale:

1. Lavoro, competitività dei sistemi produttivi e innovazione;

2. Valorizzazione, gestione e tutela dell'ambiente;

3. Qualità della vita e inclusione sociale;

4. Istruzione, formazione e competenze.

Il documento si conclude con una proposta di percorso per il confronto partenariale, sulla quale le Regioni hanno espresso il 15 gennaio 2013 le loro considerazioni preliminari.

Alla luce di questo complesso quadro di riferimento, si reputa, quindi, necessario che a livello regionale e sin dalle fasi iniziali dell'elaborazione, i Programmi dei diversi Fondi vadano efficacemente coordinati in termini strategici, operativi e temporali, per quanto possibile anche in riferimento alla CTE per il confronto con le strategie delle altre regioni europee.

Per questo, nell'ottica di una programmazione regionale dei Fondi comunitari effettivamente "integrata", si ritiene necessario proporre, ai fini della redazione dei documenti di programmazione regionale 2014-2020 che fanno riferimento ai Fondi sopraccitati, momenti di analisi e di riflessione comuni, incontri periodici di confronto e approfondimento, scambi di esperienze e buone pratiche, produzione di documenti ed elaborati, coordinamento e posizionamento regionale rispetto alla partecipazione ai Tavoli nazionali sulla condizionalità ex-ante e sulla costruzione dell'Accordo di partenariato. In esito a tali attività verrà redatto il "Rapporto di sintesi della programmazione regionale unitaria 2014-2020", che rappresenterà, per strategia e/o obiettivo tematico specifico, le priorità di investimento e le azioni comuni contenute nei singoli Programmi, fornendo una chiara individuazione delle fasi/attività/iniziative utilmente condivise/integrate nella programmazione, con riguardo particolare agli aspetti regolamentari trasversali e comuni ai diversi Fondi e ai relativi ambiti operativi.

Tale quadro sintetico dà conto dell'approccio unitario adottato a livello regionale nella definizione delle linee metodologiche, strategiche e operative della programmazione comunitaria 2014-2020.

Apposite considerazioni in proposito potranno riguardare, ad esempio, l'individuazione delle basi di dati funzionali alla programmazione, l'analisi di contesto iniziale, la verifica della condizionalità, gli elementi e gli aspetti trasversali previsti dalle valutazioni ex-ante, se non anche la possibile attivazione di appositi "tavoli di consultazione" comuni, soprattutto per i temi di interesse trasversale ai diversi programmi, ovvero di strumenti e fasi di confronto generale e condiviso con i principali stakeholders, per favorire analisi

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e valutazioni di sistema e non meramente settoriali ed evitare, quindi, inutili duplicazioni e sovrapposizioni.

Tale "modello di programmazione condiviso" avrà come riferimento un piano di lavoro unitario articolato anche temporalmente in fasi ed attività principali, sulla base dello schema generale di seguito descritto, al quale dovranno comunque fare riferimento i programmi di lavoro delle singole AdG, tenendo conto del crono-programma definito a livello comunitario e/o nazionale.

Il modello regionale per la PRU

La definizione di un modello regionale condiviso deve interessare, necessariamente, almeno i seguenti aspetti e livelli:

1. l'assetto organizzativo;

2. le modalità operative;

3. gli strumenti programmatori e la definizione delle strategie regionali e degli approcci integrati a livello settoriale e/o territoriale, in rapporto ai regolamenti e ai documenti di indirizzo comunitari e nazionali;

4. la governance regionale;

5. la definizione di obiettivi regionali misurabili e il ruolo dei vari Fondi;

6. il partenariato e la consultazione con gli stakeholders;

7. monitoraggio e valutazione.

Quanto sopra, con riferimento alle effettive priorità ed esigenze rilevate, fermi restando alcuni fattori e condizioni generali ed essenziali, quali:

• coordinamento, integrazione e sinergia tra i diversi Fondi interessati;

• complementarietà e demarcazione tra i Fondi e tra i relativi interventi;

• massimizzazione dell'efficacia dell'azione regionale;

• prioritaria valorizzazione di staff operativi e risorse umane nell'ambito del sistema;

• semplificazione delle procedure.

1. L'assetto organizzativo

Gruppo Tecnico di Coordinamento PRU, coordinato dal Segretario Generale della Programmazione e composto da tre dirigenti in rappresentanza di ciascuno dei Fondi FESR, FSE e FEASR che, sulla base degli indirizzi della Giunta regionale, attua il coordinamento ed il monitoraggio delle fasi e delle attività della PRU, fino alla fase di approvazione dei programmi regionali, assicurando il raccordo e il supporto alla Giunta regionale nel confronto con il partenariato e nei rapporti con il Consiglio regionale.

Gruppo Operativo PRU: gruppo di lavoro operativo coordinato dal Gruppo Tecnico di Coordinamento PRU e composto da rappresentanti qualificati per ciascuna delle Autorità di Gestione dei Fondi nonché della CTE; in funzione delle effettive esigenze operative, possono essere invitati a partecipare ai lavori anche rappresentanti delle Strutture coordinate. Il Gruppo Operativo predispone gli schemi dei provvedimenti e dei

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documenti da sottoporre al Gruppo Tecnico di Coordinamento PRU per la successiva visione e approvazione da parte della Giunta regionale, raccoglie e ordina la documentazione pervenuta, promuove il confronto tra le AdG sui singoli temi in relazione all'elaborazione di una posizione regionale unitaria sui principali temi della nuova programmazione comunitaria 2014-2020; il Gruppo Operativo si avvale del supporto specifico della Direzione Sistema Statistico regionale.

Autorità di gestione: struttura regionale responsabile dell'attuazione di ciascun programma operativo.

Strutture coordinate: altre strutture regionali coinvolte direttamente nell'attuazione dei programmi regionali e/o dei relativi interventi, anche in termini di gestione delle relative risorse finanziarie.

Le attività previste necessiteranno di alcuni indispensabili e qualificati supporti specialistici che dovranno essere resi disponibili prioritariamente attraverso le altre strutture regionali, sulla base delle rispettive competenze, per quanto riguarda in particolare:

· le basi di dati, la metodologia e l'analisi statistica: Direzione Sistema Statistico Regionale;

· aspetti giuridici ed amministrativi di particolare rilevanza o complessità: Direzione Affari Legislativi, Direzione Riforme Istituzionali, Direzione Lavori Pubblici;

· il sistema informativo: Direzione Sistemi Informativi;

· il sistema di audit e di controllo: Direzione Attività Ispettiva e Partecipazioni Societarie, Direzione Bilancio, AVEPA.

2. Le modalità operative

Il coordinamento organizzativo ed operativo viene assicurato attraverso l'assetto determinato nel paragrafo precedente.

Sotto il profilo più propriamente operativo, va sviluppato un percorso comune e condiviso, concordando le principali tappe del lavoro, i prodotti e i risultati attesi, le attività di coinvolgimento e di confronto interno ed esterno da svolgere, i principali punti e le modalità di verifica del percorso adottato.

3. Gli strumenti programmatori

La programmazione dei Fondi comunitari 2014-2020 assume un'impostazione fortemente strategica, attraverso l'approvazione di un quadro strategico comune che agevola il coordinamento settoriale e territoriale dell'intervento dei diversi Fondi e con altre politiche e strumenti rilevanti dell'Unione Europea. Le Raccomandazioni allo Stato Membro, dalle quali origina con il contributo delle Regioni il Programma Nazionale di Riforma, insieme al Position Paper completano sostanzialmente il quadro di riferimento strategico comunitario.

A livello nazionale il documento "Barca" sollecita una sostanziale riduzione dei Programmi Operativi ed esprime la preferenza per Programmi Plurifondo.

Questa opzione, non vincolante, può essere intesa solo come sollecitazione ad una forte ed effettiva integrazione tra i diversi Programmi, allo scopo di garantire maggiore

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efficacia alle politiche e, nel caso dell'applicazione territoriale, attraverso strumenti quali l'ITI Investimenti Territoriali Integrati e lo Sviluppo Territoriale Partecipativo.

4. La governance interna

Una riflessione dovrà essere posta sulla governance dei programmi. Alcuni punti di riflessione dovranno riguardare, ad esempio:

· criteri per determinare il peso nei programmi, i modelli di riferimento e la individuazione territoriale delle iniziative di Sviluppo locale di tipo partecipativo e ITI;

· l'organizzazione regionale per la gestione dei Programmi Operativi e, in particolare, i rapporti e il coordinamento, a livello tecnico, tra le Autorità di Gestione e le strutture regionali competenti per materia;

· le modalità di integrazione e di coordinamento tra Autorità di Gestione e tra Programmi in fase di attuazione;

· Il coinvolgimento del partenariato ai sensi del codice di condotta europeo.

5. La definizione di obiettivi regionali misurabili e il ruolo dei vari Fondi

Le proposte di regolamento (UE), il Position Paper dei Servizi della Commissione e il documento "Barca" pongono un'enfasi particolare sulla necessità che gli obiettivi previsti nella programmazione operativa siano dichiarati anticipatamente in modo misurabile e verificabile come "risultati attesi", a loro volta espressi da specifici Indicatori di realizzazione e di risultato. Dovendo concorrere in modo sinergico ed integrato al conseguimento di tali obiettivi, anche a livello regionale, appare necessario che l'analisi del contesto, l'individuazione dei fabbisogni e dei connessi obiettivi della programmazione siano il risultato di un lavoro comune delle diverse Autorità e che i diversi Programmi identifichino chiaramente il contributo di ciascun Fondo e/o Programma, all'ottenimento dei risultati attesi.

6. Il partenariato e la consultazione con gli stakeholders

Nella definizione dei tempi e del processo di programmazione, dovrebbe essere garantito il coinvolgimento del partenariato, anche integrato sulla base dell'esperienza regionale del Patto per il Veneto 2020. Ugualmente, nello sviluppo delle attività di programmazione, andranno previsti momenti di raccordo e condivisione con il Consiglio regionale, in considerazione della prevista applicazione della legge regionale n. 26/2011.

7. Monitoraggio e valutazione.

Tra le innovazioni della nuova programmazione va inserita logicamente la previsione di sistemi di monitoraggio e valutazione che restituiscano informazioni complete, accessibili e continue sull'avanzamento dei Programmi, sui singoli progetti, sul raggiungimento dei risultati. Andranno, quindi, opportunamente coordinati i Piani di valutazione e i sistemi di monitoraggio, nonché adeguatamente potenziati i sistemi informativi, in un'ottica di semplificazione a favore dell'utente, di trasparenza ed accessibilità delle informazioni, di facilitazione delle attività di gestione amministrativa e di controllo.

In una logica di continuità con l'attuale programmazione, le attuali Autorità di Gestione dei Programmi FESR, FSE e FEASR, nonché i rappresentanti delle strutture di

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gestione CTE e FEAMP, risultano i soggetti più indicati per avviare e coordinare la predisposizione dei rispettivi documenti di programmazione comunitaria 2014-2020 che, nelle more dell'approvazione definitiva dei Regolamenti UE, va comunque perseguita sulla base dei numerosi documenti comunitari e nazionali presentati e in fase di progressivo affinamento. Anche in relazione agli esiti del recente Consiglio Europeo del 7-8 febbraio scorso, nel quale è stata finalmente approvata la proposta del Consiglio europeo sul budget dell'Unione per il periodo di programmazione 2014-2020, risulta improcrastinabile l'avvio anche formale delle attività di analisi di contesto, valutazione ex-ante e valutazione ambientale strategica, nonché il coinvolgimento del partenariato, così come previsto dal Codice di condotta europeo del partenariato.

Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.

LA GIUNTA REGIONALE

- UDITO il relatore, incaricato dell'istruzione dell'argomento in questione ai sensi dell'art. 53, 4° comma, dello Statuto, il quale dà atto che la struttura competente ha attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica, anche in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione regionale e statale;

- VISTA la proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio COM (2012) 496 final, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio;

- VISTO il documento Rif. Ares (2012) 1326063 - 09/11/2012 "Position Paper" dei Servizi della Commissione sulla preparazione dell'Accordo di Partenariato e dei Programmi in Italia per il periodo 2014-2020;

- VISTO il documento "Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020" presentato a Roma il 27 dicembre 2012 dal Ministro per la coesione territoriale, come documento di apertura del confronto pubblico sulla programmazione comunitaria 2014-2020;

- RITENUTO necessario prevedere un modello regionale per il coordinamento delle attività di programmazione comunitaria 2014-2020 di cui vanno definiti l'assetto organizzativo, le modalità operative, le principali attività e prodotti;

- RITENUTO di prevedere la costituzione di un Gruppo Tecnico di coordinamento, coordinato dal Segretario Generale della Programmazione, e di un Gruppo Operativo per la PRU nei quali sono rappresentati le attuali Autorità di Gestione dei Fondi FESR, FSE e FEASR, nonché le strutture di gestione CTE e FEAMP, ai fini della predisposizione dei documenti di programmazione comunitaria 2014-2020;

- RITENUTO di confermare le attuali Autorità di Gestione dei Programmi FESR, FSE e FEASR, nonché i rappresentanti delle strutture di gestione CTE e FEAMP, come soggetti responsabili della predisposizione dei documenti di programmazione comunitaria 2014-2020, con particolare riferimento all'analisi di contesto, alla valutazione ex-ante e alla Valutazione Ambientale Strategica;

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- RAVVISATA l'opportunità di accogliere la proposta del relatore facendo proprio quanto esposto in premessa;

delibera

1. di approvare le premesse che costituiscono parte integrante e sostanziale al presente provvedimento;

2. di approvare lo schema organizzativo per la Programmazione Regionale Unitaria (PRU) 2014-2020, come descritto in premessa, prevedendo la costituzione di un Gruppo Tecnico di Coordinamento, coordinato dal Segretario Generale della Programmazione, e di un Gruppo Operativo per la PRU nei quali sono rappresentati le attuali Autorità di gestione dei Fondi FESR, FSE e FEASR, nonché le strutture di gestione CTE e FEAMP, ai fini della predisposizione dei documenti di programmazione comunitaria 2014-2020;

3. di stabilire che l'attività di programmazione regionale unitaria sia orientata prioritariamente a:

a. garantire l'informazione e il confronto reciproci per l'esame di proposte di regolamenti, di atti e documenti comunitari e nazionali relativi alla programmazione 2014-2020, anche ai fini dell'assunzione di documenti unitari di analisi, di osservazioni e di espressione della posizione regionale;

b. assicurare il coordinamento, l'integrazione e la sinergia di obiettivi, risultati ed azioni nella prossima programmazione comunitaria 2014-2020, attraverso il confronto permanente tra i soggetti rappresentati nei Gruppi di cui al precedente punto 1, con l'apporto eventuale delle altre strutture regionali a vario titolo interessate;

c. predisporre il Rapporto di sintesi della strategia regionale unitaria 2014-2020, che accompagnerà le proposte di Programmi operativi regionali in sede di adozione da parte della Giunta regionale, in vista della successiva approvazione del Consiglio regionale;

d. individuare attività e iniziative che possono utilmente prevedere una realizzazione contestuale e comune, per tutti gli aspetti regolamentari che sono trasversali ai diversi Fondi e ai relativi ambiti operativi;

e. predisporre eventuali documenti unitari di indirizzo;

4. di confermare le attuali Autorità di Gestione dei Programmi FESR, FSE e FEASR, nonché i rappresentanti delle strutture di gestione CTE e FEAMP, come soggetti responsabili della predisposizione dei documenti di programmazione comunitaria 2014-2020, con particolare riferimento all'analisi di contesto, alla valutazione ex-ante e alla Valutazione Ambientale Strategica;

5. di dare atto che la presente deliberazione non comporta spesa a carico del bilancio regionale;

6. di incaricare la Segreteria Generale della Programmazione all'esecuzione del presente atto;

7. di pubblicare la presente deliberazione nel Bollettino ufficiale della Regione.