Piano Azione Coesione - aggiornamento 2 - Allegati

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Piano di Azione per il Mezzogiorno promosso dal Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca.

Transcript of Piano Azione Coesione - aggiornamento 2 - Allegati

ALLEGATI allAggiornamento n. 2 del Piano Azione Coesione

INDICE ALLEGATI

ALLEGATO 1 ALLEGATO 22.1 2.2 2.3 2.4

Servizi di cura GiovaniInterventi per la legalit in microaree Progetti valorizzazione beni pubblici Uscita da n studio n lavoro Angels per gli studenti

pag.3 pag.20pag.20 pag.22 pag.25 pag.28

ALLEGATO 3 ALLEGATO 4 ALLEGATO 5 ALLEGATO 6 ALLEGATO 7 ALLEGATO 8 ALLEGATO 9

Aree di attrazione culturale Riduzione tempi giustizia civile Competitivit e innovazione imprese Energie rinnovabili Istruzione Ferrovie Opportunit giovani Sicilia

pag.31 pag.34 pag.37 pag.39 pag.42 pag.101 pag.113

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ALLEGATO 1 - LAMPLIAMENTO DEI SERVIZI DI CURA PER LA PRIMA INFANZIA E GLI ANZIANI NEL MEZZOGIORNO Priorit di programmazione La strategia intende rafforzare nel Mezzogiorno i servizi di cura per la prima infanzia (i bambini al di sotto dei 3 anni) e per gli anziani ultrasessantacinquenni. Linserimento di questa priorit nel Piano di Azione rafforza e rilancia lobiettivo strategico gi adottato dal Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 ed incluso negli Obiettivi di servizio. Cruciale appare infatti unattenzione specifica alla qualit dei servizi, da un lato per gli effetti sullo sviluppo successivo dei bambini, dallaltro per le caratteristiche intrinseche dellassistenza richiesta nel caso degli anziani non autosufficienti, connessa alla difficolt di compiere in autonomia gli atti essenziali della vita. Con questi interventi, che consentono di alleviare il bilancio familiare in una fase di grande difficolt, si alleggerisce inoltre il carico di lavoro familiare delle donne e quindi indirettamente si favorisce la partecipazione femminile al mercato del lavoro, particolarmente bassa nel Sud. Mercati del lavoro moderni, con alta partecipazione femminile, richiedono sistemi di welfare moderni. Se oggi, in queste regioni pi che nel resto del paese, il lavoro di cura rimane nella sfera privata ed sostanzialmente svolto dalle donne nella famiglia, il modello non appare sostenibile in futuro. Indipendentemente dalle condizioni della domanda di lavoro in queste aree di minor sviluppo del Paese, la debolezza dellofferta di servizi di cura costituisce un ostacolo al pieno dispiegarsi dellofferta di lavoro femminile. Al tempo stesso la promozione della domanda di questi servizi ad alta intensit di lavoro fattore di sviluppo e occupazione e promuove innovazione sociale. A questi obiettivi si aggiungono altre motivazioni che rendono particolarmente urgente irrobustire i servizi di cura per queste fragili categorie di cittadini e per le loro famiglie. Landamento demografico nel Paese, con un continuo e progressivo invecchiamento della popolazione, ma anche con lallungamento della speranza di vita e il contestuale innalzamento dellet pensionabile, mettono sotto ulteriore stress il welfare familiare, non pi in grado di farsi carico come in passato della cura dei propri bambini e, soprattutto, anziani, sopperendo alla carenza di servizi adeguati, con una dinamica che potr solo aggravarsi, sfavorendo le fasce pi deboli. Lattuale fase di crisi rende inoltre urgente sostenere la condizione delle famiglie, soprattutto quelle che vivono in contesti pi svantaggiati, da alleviare sia sotto il profilo economico, fornendo loro pi servizi reali, sia sotto il profilo di ridurre il disagio provocato dalle crescenti difficolt di farsi carico della cura dei loro familiari pi fragili. Di seguito si presentano risultati attesi e azioni promosse dal Piano per lambito dei servizi allinfanzia e per quello dei servizi agli anziani, considerando linsieme dei territori in cui si interviene. La strategia per i servizi di cura in questa fase concentrata sullarea Convergenza (ossia, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) e finanziata con i 730 milioni di Euro provenienti3

dalla riprogrammazione dei PON e POIN. In una fase successiva il Piano potr giovarsi di altre risorse, provenienti dal riparto dei premi intermedi e dei residui degli Obiettivi di Servizio in fase di formalizzazione, nonch dalla riprogrammazione dei POR in corso e di altre eventuali risorse regionali. Tali risorse si aggiungeranno in parte a quelle gi destinate in questa fase alle regioni della Convergenza, e in parte interesseranno anche le altre regioni del Mezzogiorno, che entreranno quindi a pieno titolo nel Piano dazione. A tale proposito si pu anticipare che gi due Regioni non convergenza, Abruzzo e Sardegna, hanno manifestato la volont di destinare proprie risorse al Piano e in particolare ai servizi di cura. Il prossimo aggiornamento del Piano di Azione, nel completare limpianto, stabilir una articolata strategia territoriale per i servizi di cura definendo, in particolare, in quali regioni e territori risulti pi efficace ed opportuno promuovere un approccio che investa lintero ventaglio dei servizi in questione sullintero territorio regionale (approccio orizzontale), e dove invece il Piano possa massimizzare i suoi risultati attraverso una strategia pi mirata che identifichi specifiche realt territori sub-regionali e tipologie di servizi (approccio verticale).

Servizi per linfanzia Risultati attesi Il Piano dAzione mira a rafforzare e rendere sostenibile la strategia prevista per i servizi per linfanzia dal QSN 2007-2013, in particolare nei target stabiliti nelliniziativa degli Obiettivi di Servizio. In questa prima fase, il Piano finalizzato al raggiungimento dei seguenti risultati: A) Aumento strutturale dellofferta di servizi. Espandere lofferta di posti in asili nido pubblici o convenzionati e nei servizi integrativi e innovativi (SII) 1 fino alla copertura nel 2015 di almeno il 12% del potenziale bacino di domanda dei bambini tra 0 e 2 anni compiuti (di cui almeno il 20% in SII). La stima del fabbisogno indica che, secondo gli ultimi dati disponibili (2010) per raggiungere tale risultato sar necessario creare quasi 40 mila posti-utente bambino (di cui 9 mila nei SII) con un costo di investimento strutturale complessivo stimato che supera i 560 milioni di euro. Le risorse nazionali mobilitate dal Piano di Azione potranno coprire una parte consistente di tale fabbisogno mentre limpegno complessivo da programmare con le Regioni permetter di colmarlo interamente. B) Estensione della copertura territoriale per soddisfare bisogni e domanda di servizi oggi disattesi. Garantire lattivazione di nuove strutture e servizi nelle aree ad oggi sprovviste, in particolare nelle aree urbane pi grandi e densamente popolate e nei centri minori e ambiti rurali dove oggi i servizi sono deboli o inesistenti. Il Piano di Azione perseguir tale risultato mediante strategie territoriali che stabiliscano, nelle singole regioni, un sistema di obiettivi operativi sub-regionali che individui specifici luoghi e territori ed i relativi target. C) Sostegno alla domanda e accelerazione dellentrata in funzione delle nuove1

Nei servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia rientrano i micronidi, i nidi famiglia e i servizi integrativi per la prima infanzia (ad esempio il sostegno al servizio di Tagesmutter o mamme di giorno).

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strutture. Contribuire alla sostenibilit degli attuali e futuri livelli di servizio, sostenendo la transizione del sistema integrato di offerta pubblica e privata verso un efficace ed efficiente funzionamento a regime. Questo risultato contempla, quindi, anche il sostegno alla domanda ed alla gestione dei servizi per accelerare la presa in carico di 40 mila nuovi bambini che, nelle regioni CONV, dovrebbero progressivamente essere assorbiti nelle nuove strutture entro il 2015. D) Miglioramento della qualit e della gestione dei servizi socioeducativi. Sostenere la crescita qualitativa dei percorsi di apprendimento nella prima infanzia, ampliando ed innovando la funzione educativa e sociale degli asili nelle comunit dove operano. Aumentare lefficienza operativa, gestionale e finanziaria del sistema di servizi pubblici, ed il progressivo incremento nei rapporti con unofferta privata sia per gli asili che per i servizi integrativi da monitorare, qualificare e indirizzare su criteri di efficacia ed efficienza.

Azioni per raggiungere i risultati attesi 1. Costruzione e ampliamento di strutture per asili nido e start-up di servizi integrativi e innovativi attraverso strategie territoriali sub-regionali. Lazione finalizzata prevalentemente a raggiungere i risultati attesi (A) e (B). Oltre che sostenere laumento dellofferta regionale verso il valore target del 12% dei bambini presi in carico, indipendentemente da tale media regionale, il Piano dAzione individuer nelle singole Regioni una strategia attuativa a presidio dei seguenti obiettivi di equit territoriale: Espansione dellofferta dei posti in asilo nido in citt medie e grandi, in particolare quelle dove la carenza dei servizi molto grave (alcune grandi citt) o del tutto inesistente, come nel caso dei numerosi Comuni con pi di 50 mila abitanti che secondo i dati 2010, non offrivano nessun servizio di asilo nido n servizi integrativi. Aumento della copertura dei servizi per linfanzia nei comuni minori. Sono quasi 1500 i Comuni con meno di 10 mila abitanti del Mezzogiorno dove vivono quasi 100 mila bambini in et 0-3 anni ma non esiste alcun servizio pubblico per la prima infanzia (2010). Questi territori, in particolare in aree rurali e montane dove il servizio del tutto assente, saranno oggetto di unazione specifica che ponga particolare enfasi nei servizi innovativi/integrativi. 2. Sostegno alla domanda ed alla gestione dei servizi. Questa azione, rivolta prevalentemente al raggiungimento del risultato atteso (C), contribuir al mantenimento e allespansione dei livelli di servizio sostenendo la spesa della famiglie mediante strumenti di voucher e buoni servizio che, simultaneamente, potranno contribuire alla copertura dei costi di gestione delle amministrazioni comunali e degli enti erogatori. In considerazione dellaumento di fabbisogno corrente indotto dal progressivo avvicinamento dellofferta dei servizi allobiettivo del Piano di Azione (su base annuale, dai 110 milioni attuali ai circa 275 milioni al raggiungimento del 12% di bambini presi in carico), il sostegno finanziario in conto gestione potr anche prevedere trasferimenti diretti ai Comuni, con modalit e strumenti che prevedano unintensit decrescente nel tempo, e disegnati in modo da5

ottenere miglioramenti quantitativi e qualitativi del servizio ed innovazioni gestionali per allinearsi alle migliori pratiche nel paese. 3. Progetti per la qualit socioeducativa e azioni di sistema. Lazione del Piano sar accompagnata da altri interventi che sostengano: (i) progetti puntuali per migliorare precorsi e strumenti di apprendimento, ed ampliare la funzione sociale e educativa degli asili e di altre strutture come fulcro territoriale di un ventaglio di attivit legate allinfanzia e alla genitorialit, anche con il coinvolgimento dellassociazionismo locale e in quartieri o aree che soffrono forme acute di disagio sociale; (ii) ricercheazione e valutazione dei sistemi educativi della prima infanzia focalizzate su qualit educativa, metodologie controfattuali, e rapporto tra povert infantile e sistema educativo; (iii) sostegno ai sistemi regionali normativi e di controllo per laccreditamento delle strutture private; (iv) analisi dei costi standard dei servizi e la definizione di sistemi di tariffazione che migliorino la sostenibilit del sistema; (v) lottimizzazione del rapporto tra bacini di utenza e servizi e la diffusione di pratiche di coordinamento psico-pedagogico. Le nuove risorse nazionali mobilitate si individuano in complessivi 400 milioni di euro. La Tavola A fornisce il reparto preliminare per le singole azioni, da validare e adattare agli specifici bisogni di regioni e territori.Tavola A- Riparto preliminare delle dotazioni finanziarie per azioni InfanziaAzioni 1. Costruzione/ampliamento strutture Realizzazione e/o riqualificazione asili nido (80%) Start-up di servizi integrativi e innovativi (20%) 2. Sostegno alla domanda e alla gestione (solo nidi)* 3. Progetti per la qualit e azioni di sistema Totale Regione CONV Bambini presi in carico 237,000,000.00 17,775 Risorse PdAC 189,600,000 47,400,000 158,000,000.00 5,000,000.00 400,000,000 11,850 5,925 29,478 Copertura del fabbisogno* 45% 39% 65% 96%

*Nota: I bambini presi in carico ed il livello di copertura per lAzione 2 Contributi alle famiglie e sostegno alla gestione stimato assumendo che le risorse del Piano sostengano per un anno, solo in asili nido (e non nei SII) ed al netto delle rette degli utenti, lintero aumento dei costi di gestione creato dai nuovi posti generati. Anche la copertura calcolata solo sul fabbisogno in asili nido. Leffettivo contributo e livello di copertura del Piano sar successivamente modulato e raffinato secondo i diversi strumenti e decisioni attuative per il sostegno alla domanda e alla gestione.

LAppendice sui Servizi di Cura fornisce ulteriori dettagli, parametri e stime sul fabbisogno finanziario per i servizi per linfanzia, e misura come il contributo specifico delle nuove risorse del Piano unitamente agli investimenti in attuazione nelle regioni e delle ulteriori risorse da programmare nei prossimi mesi sosterr il raggiungimento dei risultati attesi.

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Servizi per gli anziani

Risultati attesi e azioni per raggiungerli

Il Piano dazione intende dare un contributo per rafforzare, nelle aree individuate, lofferta di servizi per gli anziani non autosufficienti, che risulta carente sia sul fronte dellassistenza domiciliare che di quella residenziale. Nel perseguire tale obiettivo si intende incidere in maniera strutturale sullintegrazione tra prestazioni sanitarie e prestazioni sociali che, nellattuale configurazione del sistema, pur in presenza di una legislazione e di dispositivi attuativi volti ad assicurare a livello regionale e locale interventi coordinati, mantengono spesso circuiti finanziari e modalit di governo e gestione distinti. In questo quadro, si conferma il target gi adottato dal sistema degli Obiettivi di Servizio, di aumento del livello di presa in carico in Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) da parte del Sistema Sanitario Nazionale almeno al 3,5 per cento della popolazione anziana. Ciononostante, si riconosce che sullespansione delle prestazioni ADI possono incidere pi propriamente azioni della politica sanitaria ordinaria e in particolare, allinterno del processo di razionalizzazione della spesa sanitaria che interessa tutte le regioni Convergenza sottoposte a Piani di rientro, il rafforzamento della rete territoriale di servizi che si sta perseguendo contestualmente al ridimensionamento della rete ospedaliera. Livelli ancora distanti dal target del 3,5 per cento in molte ASL dellarea Convergenza evidenziano tuttavia ritardi e difficolt nel trasferimento di personale e mezzi ai servizi territoriali, e al servizio ADI in particolare, aggravate in diversi casi dal blocco del turn-over. Per allentare tali nodi, in unottica di complementariet tra azione aggiuntiva e azione ordinaria, per ribadire la centralit dellADI e sostenere la strategia del Piano d Azione, il Ministero della Salute ha evidenziato che le Regioni potranno destinare al rafforzamento del servizio ADI una parte delle quote vincolate per il perseguimento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale nell'ambito del Fondo sanitario nazionale 2012 (cd. Obiettivi di Piano) attingendo le risorse da quelle dedicate alla Linea progettuale 2 non autosufficienza per la parte non imputata a specifiche condizioni. Lobiettivo relativo allADI nel sistema sanitario resta dunque un importante punto di riferimento della strategia, consolidato dallimpegno assunto dalla politica ordinaria, che il Piano dazione intende complementare soprattutto con un intervento diretto al rafforzamento della componente socio-assistenziale tipicamente erogata dai Comuni (attraverso gli ambiti sociali). In unottica di integrazione socio-sanitaria e di presa in carico globale dellanziano, la scelta di risultati da conseguire e azioni per ottenerli orientata quindi dallesigenza di riservare una attenzione particolare alla componente socio-assistenziale dei servizi, che risulta essere in alcuni casi molto critica e poco presidiata (anche perch monitorata in modo non sistematico), anche alla luce della contrazione, negli anni pi recenti, del trasferimento di risorse ordinarie dedicate alle politiche sociali in generale e alla non autosufficienza in particolare. Tale componente 7

fondamentale sia per rispondere pienamente agli obiettivi generali di riequilibrio territoriale dei servizi e di stimolo al mercato del lavoro rilevanti per il Piano dazione e sia ad obiettivi specifici delle politiche socio-sanitarie che attengono al miglioramento della qualit della vita degli anziani non autosufficienti, da mantenere quanto pi possibile al proprio domicilio, evitando ricoveri impropri. Di seguito i risultati perseguiti dal Piano dazione sono articolati insieme alle azioni previste, che saranno adattate alle diverse realt regionali. 1. Aumento della presa in carico di anziani in assistenza domiciliare, assicurando un adeguato livello di prestazioni socio-assistenziali A rafforzamento dellobiettivo, perseguito prevalentemente dalla politica ordinaria, di elevare il livello di presa in carico di anziani in ADI al 3,5 per cento (e quindi di raddoppiare il numero di persone assistite nelle regioni della Convergenza secondo gli ultimi dati disponibili al 2010), il Piano dazione si propone di sostenere lerogazione di prestazioni socio-assistenziali aggiuntive (per ciascun anziano assistito in ADI, circa 180 ore considerando lintero periodo di attuazione del Piano e un numero di anziani assistiti corrispondente allipotesi di raggiungimento del target del 3,5 per cento). Tale risultato perseguito prevalentemente attraverso: a. Interventi di rafforzamento delle prestazioni di tipo socio-assistenziale dirette a garantire un ausilio nel compimento degli atti della vita quotidiana 2, prioritariamente per anziani non autosufficienti beneficiari di ADI. Si prevedono azioni di sistema per migliorare lefficienza e la qualit delle prestazioni nonch, a condizioni da definire, contributi diretti alla erogazione delle prestazioni. Il sostegno subordinato al rafforzamento dei processi programmatori, di istituzione o consolidamento dei PUNTI UNICI DI ACCESSO di valutazione multidimensionale e di conseguente delineazione di piani individualizzati di intervento, che richiedano sia prestazioni sanitarie sia prestazioni socio-assistenziali, definiti in modo congiunto a livello distrettuale, da Asl e Comuni (attraverso gli ambiti di programmazione sociale). Sono inoltre previsti: b. Interventi di sistema 3 per migliorare lefficienza e la qualit delle prestazioni ADI erogate nellambito del SSN, a complemento dellazione ordinaria della politica sanitaria che contribuisce pi direttamente al conseguimento del target del 3,5 per cento di anziani presi in carico. Per il rafforzamento dellADI si richiede una concentrazione degli interventi nelle situazioni pi critiche a livello di ASL, anche al fine di individuare, insieme alle Regioni interessate e al Ministero della Salute, i vincoli allespansione dei servizi in queste aree e le possibili soluzioni.

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Ad esempio il sostegno nella cura e igiene personale, nella preparazione dei pasti, nella pulizia della casa, nel disbrigo di pratiche burocratiche. 3 Ad esempio il sostegno allo sviluppo di dotazioni di domotica, dei sistemi informativi o alla definizione di standard per laccreditamento dei servizi erogati da soggetti esterni.

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2. Aumento e qualificazione dellofferta di servizi residenziali e semiresidenziali per gli anziani Il risultato atteso in questo caso riferito alla creazione di strutture specializzate nellassistenza agli anziani, leggere e rispettose della dignit e della libert individuale, in aree in cui tali servizi siano particolarmente carenti o dove si individui la possibilit di sperimentare progetti innovativi. Lobiettivo di rafforzare i servizi residenziali e semiresidenziali rilevante anche per gli anziani che rimangono al proprio domicilio, che potrebbero giovarsi di servizi diurni o di ricovero temporaneo, anche per alleviare per periodi di tempo limitati il caregiver familiare. Per realizzare tale obiettivo si prevedono contributi per interventi in conto capitale. Anche per questi servizi i costi di gestione potrebbero essere in parte sostenuti, a condizioni da definire e per un periodo limitato. 3. Miglioramento delle competenze di manager, operatori professionali e di assistenti familiari Il miglioramento delle competenze fondamentale in un ambito, ad alta intensit di lavoro e con prospettive di crescita della domanda, che richiede sempre pi, oltre a capacit professionali specifiche per garantire servizi di qualit ad anziani che si trovano in situazioni di fragilit o di non autosufficienza, anche altre abilit tecniche, legate allopportunit offerte da sistemi informativi e nuove tecnologie, e organizzative, legate alla necessit di gestire o lavorare in team multidisciplinari. Non trascurabili appaiono anche le esigenze di assicurare una migliore preparazione professionale di base alle/agli assistenti familiari (badanti), spesso immigrate/i ma in misura crescente anche di nazionalit italiana, che assicurano spesso una gran parte del carico di cura nel caso di anziani che rimangono al proprio domicilio Le attivit formative, che dalle ricognizioni sugli interventi realizzati o in fase di realizzazione con il supporto del FSE risultano nellarea Convergenza poco diffuse e molto frammentate, potrebbero giovarsi di indirizzi e modelli sviluppati con la collaborazione delle Amministrazioni Centrali interessate e di soggetti nazionali specializzati, eventualmente con il coinvolgimento di Universit per la formazione superiore dei dirigenti. Nel caso delle/degli assistenti familiari, valorizzando esperienze gi realizzate, si potranno promuovere a livello locale, servizi pubblici per facilitare lincontro tra domanda delle famiglie e offerta. 4. Sperimentazione di protocolli innovativi di presa in carico personalizzata dellanziano fragile, favorendo lintegrazione tra le diverse filiere amministrative dellintervento sociale e sanitario. Si prevede la possibilit di realizzare alcuni progetti pilota a livello locale per sperimentare modalit innovative di valutazione della non autosufficienza, di definizione e sostegno alla realizzazione di piani personalizzati, di integrazione tra interventi sanitari e sociali,

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anticipando le linee di intervento nel campo della non autosufficienza che sono attualmente oggetto di definizione da parte del Governo. La selezione delle aree di sperimentazione si baser anche sulla disponibilit dei soggetti istituzionali coinvolti a mettere in atto pratiche avanzate di scambio di informazioni (tra ospedali, servizi territoriali, domicilio, residenze, e altre realt intermedie) e a partecipare a valutazioni in relazione allefficienza del servizio e agli effetti in termini di qualit della vita e allo stato di salute degli assistiti. Nelle aree in cui si realizzer la sperimentazione si dovr altres garantire quanto pi possibile un sostegno al rafforzamento della rete di servizi. La sperimentazione dovrebbe quindi essere condotta in modo tale da permettere, anche attraverso unidonea raccolta di informazioni, di testare le linee in via di definizione e di fornire suggerimenti per la loro applicazione su scala nazionale. Ci richiede un impegno specifico da parte delle Amministrazioni coinvolte a livello centrale, regionale e locale, e lassistenza tecnica da parte di un centro di competenza appositamente selezionato, che interagisca con le amministrazioni e gli operatori, sia in fase di progettazione dellintervento sia nelle diverse fasi di realizzazione, per potere impostare e realizzare lesercizio di valutazione. Le nuove risorse nazionali mobilitate si individuano in 330 milioni complessivi di euro. La Tavola B fornisce il reparto preliminare per le singole azioni, da validare e adattare agli specifici bisogni di regioni e territori.Tavola B. Riparto preliminare delle dotazioni finanziarie per azioni AnzianiAzioni 1. Assistenza domiciliare (socio-assistenziale) 2. Servizi residenziali e semi residenziali 3. Miglioramento delle competenze 4. Progetti pilota territoriali Totale Regione CONV Risorse PdAC 268.800.000 48.000.000 9.200.000 4.000.000 330.000.000

LAppendice sui Servizi di Cura fornisce lipotesi di riparto tra le regioni.

Modalit di programmazione e governance delle Azioni. In una fase immediatamente successiva al presente aggiornamento del Piano di Azione, le azioni da realizzare ed i target da raggiungere saranno declinati e meglio specificati a livello regionale, attraverso un confronto con le singole Amministrazioni regionali e con rappresentanti dellintera filiera coinvolta nellerogazione dei servizi a livello territoriale, per adattare lintervento alle diverse realt regionali, tenendo conto della situazione di contesto, della programmazione dei diversi servizi di cura, del livello di attuazione, del grado di integrazione raggiunto, delle azioni gi in essere. Il percorso da completare finalizzato alla costruzione di una soluzione attuativa aderente allobiettivo di rafforzare le responsabilit ordinarie di programmazione e erogazione dei servizi di cura. In tale prospettiva, assume un particolare rilievo laccertamento dello stato di10

avanzamento degli interventi in corso (finanziati con fondi nazionali e regionali, anche di origine comunitaria) e allindividuazione di eventuali risorse finanziarie bloccate o non ancora impegnate, il cui mancato o parziale utilizzo potr influenzare le scelte da adottare nellambito del Piano di Azione configurando possibili condizionalit ex ante da individuare su base regionale. Il processo di traduzione operativa degli indirizzi generali avr luogo attraverso la collaborazione con il Dipartimento Politiche di Sviluppo dei Ministeri della Salute e del Lavoro e Politiche sociali, il Dipartimento Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio, e la Direzione generale per linclusione e le politiche sociali del Ministero del Lavoro. Nel realizzare tale azione queste Amministrazioni potranno avvalersi delle risorse residue del Progetto Azioni di Sistema e Assistenza per gli Obiettivi di Servizio.

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Appendice: stime di fabbisogno e ipotesi di riparto delle risorse

I. SERVIZI PER LINFANZIA La strategia di intervento del Piano dAzione Coesione per il rafforzamento dei servizi di cura per la prima infanzia discende dallindividuazione di obiettivi misurabili in termini di incremento del servizio erogato. Nellimpostare la stima del fabbisogno finanziario nel settore, manteniamo come obiettivo il raggiungimento in tutte le regioni Mezzogiorno di una quota di bambini presi in carico pari al 12% di quelli in et 0-2 anni (target degli Obiettivi di Servizio) 4. Nel 2010, tale valore si assestava al 5,2% di cui l85% coperto da posti in asili nido, mentre i servizi integrativi e innovativi (SII) 5 hanno avuto una diffusione inferiore alle attese per le difficolt regolamentari e attuative. La simulazione incorpora quindi lipotesi di un riequilibrio tra la componente di nido e quella di SII che porti ad un incremento del 5% nella quota complessiva di bambini presi in carico nei SII (passando dal 15% del 2010 al 20% dei posti complessivi). A fronte degli attuali 31 mila bambini presi in carico (di cui 19.330 in area CONV), la Tavola 1 da conto dellincremento nel numero dei posti-utente da realizzare in asili e SII per raggiungere i target.Tavola 1. Numero dei bambini da prendere in carico in asili e SII per raggiunger il target del 12% nellarea del MezzogiornoBambini presi Bambini presi Quota da in carico in carico colmare TARGET 12% LIVELLO 2010 complessiva Quota da colmare Asili nido Quota da colmare SII

RegioniCONV Calabria Campania Puglia Sicilia Altre regioni Abruzzo Basilicata Molise Sardegna Mezzogiorno

59,090 6,455 21,509 13,513 17,613 11,581 4,158 1,709 879 4,835 70,671

19,331 1,281 4,880 5,166 8,004 11,630 3,324 1,071 400 6,835 30,961

39,759 5,174 16,629 8,347 9,609 1,951 834 638 479 41,710

30,632 3,926 13,869 6,379 6,458 1,296 618 296 381 31,928

9,127 1,248 2,760 1,969 3,151 655 216 342 98 9,782

Fonte: elaborazione UVAL su dati Istat ( anno di riferimento 2010)

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Tale impostazione finalizzata a stimare il fabbisogno finanziario rispetto ad un valore di riferimento, e non intende certo penalizzare o inibire lazione ulteriore delle regioni pi virtuose che hanno gi raggiunto o che, sulla base di azioni gi in corso o programmate, raggiungeranno il target del 12%.

Nei servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia rientrano i micronidi, i nidi famiglia e i servizi integrativi per la prima infanzia. Sono considerati i contributi per il servizio di Tagesmutter o mamme di giorno nel caso in cui esso sia organizzato dal Comune.5

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Le ultime tre colonne definiscono i valori-obiettivo di riferimento per il Piano di Azione che, divisi per posti-utente da realizzare in asili nido e nei SII, individuano in circa 40 mila gli ulteriori bambini (0-2 anni) da prendere in carico per raggiungere il target nelle regioni CONV (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Sulla base dei valori-obiettivo, la Tavola 2 stima il fabbisogno finanziario complessivo per gli investimenti in conto capitale necessari a costruire/ampliare strutture per asili nido e per servizi innovativi e integrativi fino alla creazione dei posti necessari (rappresentati nella Tavola 1) a raggiungere il target del 12% di presa in carico. La misurazione realizzata sulla base di parametri, ipotesi, e fonti specificate in fondo alla presente nota. La natura sperimentale, eterogenea e pi leggera dei SII fa si che una quota di spesa in questo caso sia comunque destinata allavvio ed alla gestione dei servizi e non sia sempre distinguibile dai costi in conto capitale. Considerata come sostegno allo start-up di tali attivit, comunque ragionevole considerare tale tipologia come un costo di investimento.Tavola 2. Stima del fabbisogno finanziario per investimenti in conto capitale per nidi e SII per il raggiungimento del target del 12% nellarea Mezzogiorno

Regioni CONV Calabria Campania Puglia Sicilia Altre regioni Abruzzo Basilicata Molise Sardegna Mezzogiorno

Fabbisogno ASILI490.110.976,00 62.814.208,00 221.905.408,00 102.059.264,00 103.332.096,00 20.734.848,00 9.893.632,00 4.738.944,00 6.102.272,00 510.845.824,00

Fabbisogno SII73.015.872,00 9.983.776,00 22.078.176,00 15.749.408,00 25.204.512,00 5.241.856,00 1.724.704,00 2.734.368,00 782.784,00 78.257.728,00

Totale563.126.848,00 72.797.984,00 243.983.584,00 117.808.672,00 128.536.608,00 25.976.704,00 11.618.336,00 7.473.312,00 6.885.056,00 589.103.552,00

Nota: la Regione Sardegna non considerata nella stima in quanto risulta avere gi superato il target del 12% di presa in carico nel 2010. Fonte: elaborazione UVAL su dati Istat (anno di riferimento 2010)

Il fabbisogno finanziario strutturale per investimenti in conto capitale calcolato moltiplicando il numero di bambini da prendere in carico per il costo standard unitario per posto- bambino utente evidentemente concentrato nelle regioni CONV. Il Piano dAzione Coesione intende assumere anche lopzione strategica di sostenere anche i costi di gestione dei servizi per linfanzia attraverso strumenti orientati alla domanda (voucher e buoni servizio) o trasferimenti condizionati ai Comuni. Questorientamento motivato, da un lato, dalla difficile situazione economica delle famiglie e, dallaltro, dal progressivo esaurirsi dei fondi nazionali residui (in particolare, gli stanziamenti del Piano13

Nidi che potevano essere utilizzati anche per il sostegno alla gestione), e dalle crescenti ristrettezze della finanza comunale. La carenza di risorse per la gestione appare, inoltre, fattore inibitorio anche alla realizzazione di investimenti e a una pi puntuale programmazione del servizio. Come dato di contesto, segnaliamo che il costo di gestione per i 19 mila bambini presi in carico nellarea CONV nel 2010 era di circa 110 milioni di euro al lordo della rette pagate delle famiglie-utenti. La Tavola 3 misura il fabbisogno finanziario al netto delle rette degli utenti 6 per la copertura dei costi di gestione degli asili nido per lintera quota incrementale di posti necessari sino al raggiungimento target nello scenario 12%.

Tavola 3. Stima dellaumento di fabbisogno annuale per costi di gestione al raggiungimento del target 12%Fabbisogno gestione nuovi posti NIDI164.187.176,96 21.042.759,68 74.338.311,68 34.189.853,44 34.616.252,16 6.946.174,08 3.314.366,72 1.587.546,24 2.044.261,12 171.133.351,0

Regioni CONV Calabria Campania Puglia Sicilia Altre regioni Abruzzo Basilicata Molise Sardegna Mezzogiorno

Fabbisogno gestione nuovi posti SII10.952.380,80 1.497.566,40 3.311.726,40 2.362.411,20 3.780.676,80 786.278,40 258.705,60 410.155,20 117.417,60 11.738.659,2

Incremento fabbisogno gestione TOT175.139.557,76 22.540.326,08 77.650.038,08 36.552.264,64 38.396.928,96 7.732.452,48 3.573.072,32 1.997.701,44 2.161.678,72 182.872.010,2

Fonte: elaborazione UVAL su dati Istat (2010) e Dip. FamigliaIstituto degli Innocenti (2011)

In sintesi, il fabbisogno complessivo stimato per raggiungere lo scenario 12% prevede: investimenti in conto capitale per circa 589 milioni (di cui 563 in CONV) per la costruzione e lampliamento delle strutture per asili e servizi integrativi. incremento nei costi di gestione per 182 milioni annuali (di cui 175 in CONV) per coprire, al netto delle rette degli utenti, la nuova spesa corrente generata dallaumento dei bambini presi in carico in asili e SII.

Le dotazioni finanziarie mobilitate dal Piano dAzione Coesione, pari a 400 milioni di euro destinati in questa prima fase alle Regioni CONV, consentono di coprire una quota rilevante del fabbisogno cos identificato, come evidenziato nella Tavola 4.

6

Qui misurato nel 20% dei costi complessivi. Vedi anche Appendice per maggiori informazioni.

14

Tavola 4. Ipotesi di riparto delle dotazioni finanziarie INFANZIARegioni Calabria Campania Puglia Sicilia CONVFonte: elaborazione UVAL

Chiave di riparto Riparto dotazione PdA QSN/FS-Regioni CONV14.29% 29.57% 24.14% 32.00% 100.00% 57,160,000.00 118,280,000.00 96,560,000.00 128,000,000.00 400,000,000.00

Copertura del fabbisogno(investimenti in c.c. + 1 annualit in conto gestione) 59.95% 36.77% 62.55% 76.68% 54.18%

Assumendo che il Piano sostenga unannualit dei costi di gestione aggiuntivi indotti dal raggiungimento del target 12%, e il resto degli investimenti siano dedicati allaumento strutturale dellofferta, secondo i parametri assunti in questa simulazione, le risorse del PdA coprirebbero il 54% del fabbisogno complessivo nellarea CONV. Una parte rilevante del fabbisogno residuo per il raggiungimento del target nel 2015 dovrebbe essere attualmente coperto anche se in misura diversa nelle quattro Regioni da interventi in corso o specifici impegni di spesa gi assunti comunque dotati di copertura finanziaria, e dai posti che da questi saranno creati nel 2012-2013. Listruttoria in corso, finalizzata allarticolazione dettagliata delle azioni e investimenti del Piano nelle diverse regioni, approfondir la quota di fabbisogno coperta da questi interventi (in particolare, finanziati dal Piano Nidi e dai Fondi Strutturali) mettendo in evidenza, laddove opportuno, eventuali differenze nellimpegno delle amministrazioni nel settore e nella capacit di attuazione, e leventuale esistenza di risorse residue da orientare ad un ulteriore copertura del fabbisogno. La stessa istruttoria misurer il fabbisogno netto residuo, individuando le soluzioni finanziarie per colmarlo e cos raggiungere (e in alcune regioni superare) un livello di presa in carico del 12%, garantendone la funzionalit e sostenibilit.

II.

SERVIZI PER GLI ANZIANI

Il Piano dAzione si rivolger prevalentemente ad obiettivi riferiti alla componente sociale della spesa (e ovviamente alla sua integrazione con la componente sanitaria) che recenti approfondimenti confermano come area prioritaria di intervento, ed dunque su questa componente che si concentra la distribuzione delle risorse del Piano. Le dotazioni finanziarie mobilitate dal Piano dAzione per le regioni CONV, pari a 340 milioni di euro sono distribuite secondo la chiave di Riparto dei Fondi strutturali (Tavola 5).

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Tavola 5. Ipotesi di riparto delle dotazioni finanziarie ANZIANIRegioni Calabria Campania Puglia Sicilia CONV CONV Quote riparto Riparto dotazioni QSN per risorse finanziarie PdAC comunitarie con chiave QSN Regioni CONV 14,29% 46.585.400 29,57% 24,14% 32,00% 100,00% 96.398.200 78.696.400 104.320.000 326.000.000 4.000.000

non ripartiti totaleFonte: elaborazione UVAL

330.000.000

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Parametri, ipotesi e fonti utilizzate per le stime del fabbisogno INFANZIA. Per la stima del fabbisogno finanziario necessario al raggiungimento del target del 12% di utenti 0-2 anni presi in carico dai servizi per la prima infanzia sono state effettuate le seguenti assunzioni: 1. Presa in carico attuale: rilevazione Istat Convenzione Obiettivi di Servizio, anno 2010; dati disaggregati per asili nido e servizi integrativi e innovativi. 2. Target bambini presi in carico: pari al 12% del valore degli utenti potenziali (bambini 0-2 anni), anno 2010 (fonte Istat). 3. Quota da colmare: differenza tra Target bambini presi in carico e Presa in carico attuale; esprime la base di riferimento per la stima del fabbisogno. 4. Quota da colmare con asili nido comunali e Quota da colmare con servizi integrativi e innovativi: valori calcolati a partire dalla Quota da colmare; il riparto tra le due tipologie di servizio considera lipotesi che per ciascuna regione, ferma restando lattuale consistenza dei posti disponibili nei due ambiti, le nuove realizzazioni conducano ad un riequilibro tale per cui il 20% del Target bambini presi in carico sia servito da SII. 5. Costo Standard Unitario per investimenti in Asili nido: valore stimato in una media 15.790 euro per la realizzazione di un posto in asilo nido, arrotondato a 16.000 euro nella simulazione; dato desunto da analisi documentale della programmazione ordinaria e aggiuntiva delle regioni per il settore. 6. Costo Standard Unitario per investimenti in Servizi innovativi e integrativi: valore stimato in una media 8.000 euro per la realizzazione di un posto in SII e lattivazione del relativo servizio; dato desunto da analisi documentale con riferimento alla programmazione ordinaria e aggiuntiva delle regioni per il settore. 7. Fabbisogno per investimenti: valore stimato come prodotto del Costo Standard Unitario e della Quota da colmare corrispondenti a ciascuna tipologia di servizio (Asili nido e SII). 8. Costo Standard Unitario di gestione per Asili nido: valore stimato in 6.700 euro annuali per utente (al lordo della compartecipazione delle famiglie); dato desunto da analisi ad hoc realizzate nellambito del Monitoraggio sui servizi socio-educativi per la prima infanzia (PdCM - Dip. Famiglia). Il valore trova riscontro nei dati Istat provenienti dallindagine Gli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati e nella letteratura di settore. 9. Compartecipazione degli utenti alle spese di gestione per Asili nido: valore assunto pari al 20% del costo complessivo; tale soglia considerata un livello di compartecipazione ottimale nella letteratura di settore (es. Istituto degli Innocenti). 10. Costo Standard Unitario di gestione per Servizi innovativi e integrativi: valore stimato in 1.500 euro annuali per utente; valore desunto da dati Istat Gli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati, anno 2008; il valore probabilmente sottostima il cofinanziamento degli utenti. 11. Fabbisogno per la gestione della nuova presa in carico: valore stimato come prodotto del Costo Standard Unitario, al netto della compartecipazione degli utenti, e della Quota da colmare corrispondenti a ciascuna tipologia di servizio (Asili nido e SII).

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12. Fabbisogno per la gestione del livello attuale di presa in carico: valore stimato come prodotto del Costo Standard Unitario, al netto della compartecipazione degli utenti, e della Presa in carico attuale corrispondenti a ciascuna tipologia di servizio (Asili nido e SII).

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ALLEGATO 2 GIOVANISCHEDA INTERVENTO 2.1 NUOVI INTERVENTI PER LA LEGALITA NELLE MICROAREE AD ELEVATA DISPERSIONE SCOLASTICA Motivazione e breve descrizione ZI

Nellambito della riprogrammazione del PON Sicurezza, che trasferisce completamente al Piano di Azione Coesione 180 milioni, si scelto di destinare 77 milioni alla concentrazione di interventi per la legalit nelle oltre 100 aree che il Ministero dellIstruzione sta individuando per la sua azione contro la dispersione scolastica allinterno delle scuole. Azioni Il complesso delle risorse trasferite dal Pon Sicurezza sar concentrato in un programma denominato PON: PIANO DI AZIONE GIOVANI SICUREZZA E LEGALITA, che preveder tre linee di intervento interamente dedicate ai giovani, pi una quarta per lAssistenza Tecnica. Mentre parte delle risorse (103 milioni) sar destinata ad interventi gi previsti, la restante parte, pari a circa 77 milioni, sar utilizzata per la realizzazione di: Campi sportivi polivalenti; Laboratori musicali; Attivit di istruzione e formazione per i giovani (corsi, borse di studio e altri incentivi per la formazione e istruzione dei ragazzi). I nuovi interventi saranno realizzati nella aree individuate secondo i seguenti criteri: alta dispersione scolastica, elevato expertise, presenza di un privato sociale attivo; e dovranno integrarsi coni interventi gi realizzati o in corso di realizzazione nellambito dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali gestiti dal MIUR-Istruzione. I beneficiari del Piano di Azione Giovani saranno enti pubblici e organismi senza scopo di lucro che svolgono riconosciute funzioni pubbliche e/o sociali (preferibilmente organizzazioni di rilevante interesse storico e organismi riconosciuti posti sotto il controllo dellAmministrazione Statale). Per gli interventi attuati in collaborazione con il Ministero dellIstruzione i beneficiari saranno individuati concordemente dai due Ministeri, in coerenza con gli interventi attuati con altri strumenti della programmazione comunitaria -

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Quadro delle risorse Interventi Totale Per nuovi interventi 29,29 Per interventi gi programmati 78,47 22,78 30,26 10,1 7,2 76,85 1,9

Linea 1 Linea 2

Realizzazione di impianti sportivi destinati ai giovani Realizzazione di spazi aggregativi, riqualificazione beni confiscati Incentivi alla formazione ed istruzione dei ragazzi Realizzazione di iniziative artistiche per la diffusione della legalit tra i giovani

107,76 22,78 30,26 12 7,2 180

Linea 3

Assistenza tecnica e Comunicazione

Totale

103,15

Cronoprogramma Per quanto riguarda i tempi dei realizzazione delle singole Azioni inserite nel Piano di Azione Coesione, rimane, ove possibile, come punto di riferimento il termine del 31.12.2015.

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SCHEDA INTERVENTO 2.2 AZIONE MIRATA ALLA PROMOZIONE E ALLA REALIZZAZIONE DI PROGETTI PROMOSSI DA GIOVANI E DA SOGGETTI DELLE CATEGORIE SVANTAGGIATE PER L INFRASTRUTTURAZIONE SOCIALE E LA VALORIZZAZIONE DEI BENI PUBBLICI NEL MEZZOGIORNO

Motivazione e breve descrizione Lazione diretta a promuovere e sostenere progetti del privato sociale per il rafforzamento della coesione sociale ed economica dei territori delle Regioni Obiettivo Convergenza. Le Politiche di welfare e di coesione e inclusione sociale promosse dallUnione Europea richiedono innovazione sociale. A tal fine, il privato sociale, rappresentato da associazioni, cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, enti senza scopo di lucro, pu dare, con un ruolo non sostitutivo ma complementare a quello pubblico, un contributo significativo in tal senso, utile alla strutturazione di risposte coerenti con i fabbisogni di coesione sociale: la promozione di reti e soggetti non profit, radicati sul territorio, funzionale perci alla necessit di leggere i bisogni e di tradurli in proposte progettuali concrete, dotate potenzialmente di un chiaro grado di sostenibilit. La selezione delle proposte provenienti dal mondo del privato sociale, basata su regole chiare e processi trasparenti, costituisce una delle principali garanzie per la validit dei progetti. Lintervento promosso dal Ministro per la Coesione Territoriale e dal Ministro per la Cooperazione Internazionale e lIntegrazione e attuato, rispettivamente, attraverso il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica e il Dipartimento della Giovent (beneficiario finale e stazione appaltante).

Risultati attesi Accrescere laccessibilit e la qualit di infrastrutture sociali, servizi pubblici collettivi e la valorizzazione di beni pubblici. Promuovere progettualit ed imprenditoria/occupazione sociale giovanile e delle categorie svantaggiate di qualit in azioni volte allo sviluppo delle risorse e dei beni pubblici del territorio. Diffondere la cultura della legalit, la propensione allinclusivit sociale, il rispetto dellobbligo scolastico, lorientamento nel mercato del lavoro ai fini del rafforzamento della coesione sociale soprattutto nelle fasce giovanili (fino a 35 anni).

Indicatori Infrastrutture sociali rese disponibili; servizi pubblici collettivi attivati; beni pubblici valorizzati per tipologia di destinatari (giovani fino a 35 anni, persone svantaggiate, diversamente abili, ecc).21

Qualit/efficacia dei progetti e sostenibilit gestionale nella fornitura di servizi collettivi. Effetti generati dalle iniziative per il rafforzamento della coesione sociale soprattutto nelle fasce giovanili (fino a 35 anni): elevazione della scolarit dellobbligo; effetti occupazionali; propensione allattivazione di iniziative per la legalit.

Destinatari diretti e indiretti Organizzazioni non profit per progetti non finanziati da altre organizzazioni pubbliche o private operanti nelle Regioni dellObiettivo Convergenza.

Azioni e interventi per conseguire i risultati Lintervento prevede lattuazione di progetti, di enti ed organizzazioni del privato sociale per linfrastrutturazione e linclusione sociale, anche in forma di servizi collettivi, finalizzate alla diffusione della cultura e delle condizioni di legalit, al rispetto dellobbligo scolastico, al sostegno ed allassistenza alle fasce deboli, alla valorizzazione ed alla fruizione dei beni pubblici, in particolare di quello del patrimonio culturale, nelle Regioni Convergenza.

Modalit di attuazione Lintervento si attua attraverso procedure di evidenza pubblica e lapplicazione di processi e criteri di selezione predeterminati e rigorosi. In particolare attraverso un bando di gara per la promozione, il sostegno e il finanziamento di iniziative promosse e attuate da enti e organizzazioni del Terzo Settore (associazioni, cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, enti senza scopo di lucro che prevedano una adeguata partecipazione di giovani fino a 35 anni e/o di soggetti svantaggiati) per la realizzazione di progetti volti allinfrastrutturazione sociale, allofferta di servizi collettivi e alla valorizzazione di beni pubblici nelle Regioni Convergenza, prioritariamente nei settori della diffusione della cultura e di condizioni di legalit, del rispetto dellobbligo scolastico, della inclusione sociale, del sostegno e assistenza alle fasce deboli, della valorizzazione e della fruizione dei beni pubblici, in particolare del patrimonio culturale. Il bando definir: le caratteristiche specifiche dei progetti finanziabili (per un importi di dimensioni fra un minimo di 100 mila euro e un massimo di 400 mila euro); lindividuazione puntuale dei requisiti (soggettivi e oggettivi) richiesti ai proponenti/beneficiari; i criteri di ammissibilit e di finanziabilit delle proposte progettuali.

Fra questi ultimi si terr in particolare conto dei seguenti: capacit di analisi dei fabbisogni su cui si basa la proposta progettuale presentata coerenza delle proposta con i fabbisogni evidenziati22

qualit e caratteristiche delle rete di partenariato (di soggetti sia pubblici sia privati) in cui la proposta e/o il soggetto proponente sono inseriti e coerenza rispetto alla proposta capacit di auto-sostenibilit della proposta fuori dopo il periodo di incentivazione (dopo 3 anni dallavvio operativo) eventuale documentazione relativa a precedenti valutazioni positive del progetto, formulate in occasione della partecipazione a bando di evidenza pubblica emanati da soggetti pubblici o privati per il finanziamento del medesimo progetto, purch la valutazione sia basata su criteri tecnici predefiniti e procedure trasparenti e dichiarati nello stesso bando.

Risorse finanziarie Le risorse programmate per lattuazione dellintervento nel quadro degli obiettivi del Piano di Azione ammontano a 37,4 milioni di euro. Le risorse sono destinate: al co-finanziamento complessivo dei progetti e quindi delle spese sostenute per la produzione dei servizi / azioni necessari per conseguire i risultati da essi previsti; al co-finanziamento (per un massimo del 3% del costo complessivo) delle azioni orizzontali volte: al supporto tecnico nella fase di istruttoria; per laccompagnamento delle iniziative finanziate; per il monitoraggio sullavanzamento del programma di interventi; per la valutazione dei risultati conseguiti.

Cronoprogramma di attuazione Bando Istruttoria e selezione Avvio progetti Realizzazione progetti 31 luglio 2012 30 settembre 2012 31 ottobre 2012 novembre 2012 giugno 2015

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SCHEDA INTERVENTO 2.3 Favorire luscita dalla condizione giovanile n allo studio, n al lavoro Priorit di programmazione Il mercato del lavoro dei giovani italiani presenta caratteristiche strutturali che con la crisi economica si sono accentuate: alti tassi di disoccupazione accompagnati da bassi tassi di partecipazione. La fascia giovanile inoltre quella nella quale si concentra maggiormente la precariet lavorativa. In questo contesto un fenomeno ormai strutturale rappresentato dalla componente cosiddetta n allo studio, n al lavoro o NEET (neither in employment nor in education and training), ossia quei giovani, dai 15 anni ai 29 anni, che non lavorano, non studiano e non partecipano ad alcuna attivit di formazione. Questa condizione dovuta principalmente alle marcate difficolt incontrate dai giovani nella transizione tra scuola e lavoro e in lunghi periodi di inattivit che rendono rapidamente obsolete anche le competenze acquisite. Lo scenario sinteticamente delineato pone quindi al centro quale prioritario ambito di investimento lobiettivo di incentivare loccupazione giovanile e la partecipazione dei giovani al mercato del lavoro. In linea con lazione intrapresa dalla Commissione Europea gi alla fine del 2011 attraverso la Youth Opportunities Initiative il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali intende dare impulso ad azioni di promozione delloccupazione giovanile allinterno del quadro di priorit costituito dal Piano Azione Coesione. Risultati attesi Aumento delle effettive opportunit di accedere ad una esperienza lavorativa per i giovani. Aumento della consapevolezza delle imprese e organizzazione del valore della risorsa giovani.

Azioni Le azioni previste sono essenzialmente due: A) Interventi per la promozione di esperienze lavorative/professionalizzanti in favore dei giovani oltre i 18 anni, appartenenti al segmento di coloro che non sono occupati n inseriti in percorsi di istruzione e formazione. In questo ambito sono previsti interventi pi possibile individualizzati che incentivino i giovani a partecipare da un lato ad attivit di completamento/rafforzamento delle proprie competenze, dallaltro ad inserirsi, sia pur temporaneamente, in contesti di lavoro anche innovativi. Considerata la natura di questo segmento della popolazione, si ritiene anche necessario corredare le azioni dirette con attivit di informazione e matching. Il quadro delle risorse disponibili, che verr precisato in seguito ma che comunque contenuto, imporr nella declinazione operativa di circoscrivere il pi possibile il target sia24

dei beneficiari diretti (i giovani) , sia delle strutture ospitanti lesperienza formativa/professionale, privilegiando le soluzioni che permetteranno di ottenere un grado apprezzabile di valore aggiunto in termini di innovativit e replicabilit. B) Interventi di promozione dell apprendistato e mestieri a vocazione artigianale. Questo intervento stato inizialmente previsto nel PON Governance ed Azioni di sistema FSE obiettivo Convergenza soprattutto per gli interventi di sistema, mentre quelli diretti alle persone e alle imprese sono cofinanziati (anche al centro nord) con fondi nazionali del MLPS. Il Programma si articola secondo due linee di intervento: unazione di sistema che, in una strategia unitaria, a valenza nazionale, di cooperazione e sostegno ai processi di sviluppo locale, prevede di rafforzare la cooperazione tra Stato, Regioni, Servizi per il lavoro, Associazioni di Categoria e Imprese sui temi dellapprendistato, delle Botteghe dei Mestieri con particolare riferimento a comparti produttivi propri della tradizione italiana; una sperimentazione operativa, allinterno della quale saranno promossi incentivi allassunzione, dispositivi, modalit operative e strumenti per favorire la formazione on the job, linserimento occupazionale in sinergia con la Rete di attori costituita proprio grazie allazione di sistema. Attraverso linserimento dellapprendistato nel Piano azione coesione, oltre a rendere visibile in una logica unitaria ed integrata il mix di iniziative che il Piano stesso propone in favore dei giovani, si ha lopportunit di ampliare il ventaglio di azioni dirette alle persone e alle imprese, ricalibrando senza vanificarne gli obiettivi lazione di sistema; inoltre, si garantisce lefficacia dellintervento e il raggiungimento dei risultati effettivi, attraverso lallineamento dei tempi di realizzazione del progetto con quelli di entrata in vigore del disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro e dei successivi dispositivi attuativi.

Risorse finanziarie Il quadro complessivo delle risorse pari a circa 50 milioni di euro. Per lazione sullapprendistato previsto un ammontare di circa 40 milioni di euro. Alle azioni per la promozione di esperienze professionalizzanti in favore dei giovani che non sono inseriti in percorsi di istruzione e formazione e non lavorano sono destinati circa 10 milioni di euro. Governance Le motivazioni della riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale (e quindi dello scorporo di risorse dal PON) risiedono nella necessit di concentrare le risorse recuperate principalmente su azioni dirette ai destinatari finali (giovani), laddove il PON preposto per sua natura al finanziamento di azioni di sistema e di accompagnamento e solo in misura residuale e circoscritta di azioni rivolte a persone ed imprese. Poich gli ambiti di intervento che si propongono entrano in diretto contatto con competenze regionali e si sviluppano nei territori delle Regioni Convergenza, il MLPS, titolare della regia e delle risorse individuate, considera presupposto cardine di ogni operazione la ricerca delle opportune forme e modalit di coordinamento con le Regioni, non solo per prevenire duplicazioni e25

sovrapposizioni ma soprattutto per garantire alle azioni che si propongono la piena riuscita e il raggiungimento dei risultati. Sono imprescindibili anche la cooperazione con i Ministeri pi direttamente interessati, in primis il MIUR e il dialogo sociale con il partenariato. Il Ministero del Lavoro preparer la proposta di modifica del PON da sottoporre al Comitato di Sorveglianza e, in esito allapprovazione del Comitato, predisporr un piano dettagliato delle azioni previste, dei risultati attesi e del crono programma di attuazione.

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SCHEDA INTERVENTO 2.4 ANGELS PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI DEL MEZZOGIORNO Motivazione Il rinnovamento del Sud richiede un forte impegno delle proprie classi dirigenti nel superare pratiche e metodi obsoleti nel fare imprese, nellamministrare nel lavorare e nel convincere se stessi e il resto del paese che il cambiamento possibile. Luogo primario, dove si formano queste classi dirigenti, dopo gli anni altrettanto decisivi della scuola, lUniversit. Nel momento dellacquisizione di competenze avanzate e di messa a punto del proprio itinerario di vita e di lavoro, molto pu pesare lapertura a metodi, conoscenze e valori esterni al proprio ambito locale: per la maggioranza di giovani studenti che sceglie o deve proseguire gli studi nel proprio territorio di origine, lampliamento di orizzonte pu favorire lo sviluppo di capacit critiche, spronare verso la richiesta di standard pi elevati di insegnamento (voice), promuovere una maggiore consapevolezza del proprio talento e quindi maggiore fiducia nella propria capacit di concorrere a modificare il contesto locale o, come alternativa, di trovare altrove la soddisfazione delle proprie aspirazioni. Lintervento qui configurato si propone di realizzare questa apertura ricorrendo al contributo di giovani ricercatori italiani impegnati allestero in Universit o centri di ricerca di eccellenza. Obiettivo Gli obiettivi dellintervento, rivolto a giovani studenti universitari del Sud, sono due, fra loro strettamente correlati: Far sperimentare a questi giovani metodi di insegnamento e ricerca propri di altri sistemi educativi (applicazione empirica delle lezioni teoriche, standard e qualit di struttura, etc.) e contenuti di frontiera sviluppati da centri di eccellenza internazionale. Accrescere la domanda di qualit nellinsegnamento e nella ricerca, rafforzando la capacit di critica costruttiva nei confronti dellofferta universitaria.

Risultati attesi Miglioramento dei metodi di studio, ricerca e scrittura e aumentata capacit critica e di richiesta da parte degli studenti in quei contesti. Accresciuta propensione del personale dei dipartimenti ad adottare pratiche di ricerca e di insegnamento al passo con gli standard pi avanzati a livello internazionale. Maggiore attrattivit dei dipartimenti universitari coinvolti dallintervento dal punto di vista degli studenti. Indicatori Misure della capacit di studio, ricerca, scrittura. Numero di studenti iscritti ai corsi dei dipartimenti coinvolti dallintervento che abbandonano gli studi dopo il primo ciclo. Punteggi conseguiti dai dipartimenti coinvolti in occasione delle valutazioni ANVUR.

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Grado di successo dei dipartimenti nella partecipazione a progetti internazionali finanziati dal Programma Quadro UE. Azioni Un gruppo di 30-50 ricercatori di tutte le discipline (ingegneria, fisica, matematica, medicina, lettere e discipline umanistiche, sociologia, diritto, urbanistica, economia, etc.) che operano in centri leader della ricerca e dello studio universitario di altri paesi, verr selezionato ogni anno anche sulla base della sua motivazione, e incaricato di portare in Universit del Sud metodi e contenuti del proprio lavoro attraverso un breve periodo di insegnamento, e il presidio di stage presso i propri centri esteri. Questi ricercatori vengono definiti Angels per analogia fra il loro ruolo, e quello svolto dagli investitori che sono interessati a veder nascere imprese giovani e innovative. Lintervento articolato in tre linee di attivit che si susseguono sequenzialmente nello svolgimento dellincarico di ogni Angel. La prima prevede che 1-2 Angels per ogni Universit svolgano un programma di lezioni presso dipartimenti universitari del Sud. La seconda consiste nella partecipazione di una parte degli studenti destinatari delle lezioni, a stages nelle Universit o centri di ricerca di provenienza dei docenti. La terza fase consiste in attivit che agli studenti si chiede di svolgere al loro ritorno per contaminare altri giovani della propria Universit. Tutte le fasi vengono finanziate dal programma. Le tre fasi sono precedute dalla selezione di circa 15-20 dipartimenti Universitari in cui effettuare lintervento, e dei ricercatori italiani allestero ai quali affidare gli incarichi di docenza e tutoraggio. Segue lesposizione di alcuni elementi di dettaglio per ciascuna delle tre fasi indicate: I. Lezioni. I cicli di lezioni comprenderanno circa 20 ore di lezione e 20 di laboratorio. A ogni ciclo partecipano 25-30 studenti. I loro contenuti sono definiti dagli Angels, potendo assumere un taglio pi interdisciplinare e generalista, con lobiettivo di indirizzarsi ad una platea ampia di studenti di diverse specialit, ovvero contenuti specialistici pi avanzati, ed essere quindi riservate a studenti di specifici corsi di laurea. In ambo i casi le lezioni dovrebbero attrarre per linformalit, il taglio divulgativo e la freschezza. In entrambi i casi opportuno che gli Angels dedichino spazio alla narrazione della propria esperienza inglobando elementi di contesto e di metodo (es: attenzione allapplicazione empirica delle lezioni teoriche, standard e qualit di scrittura, standard etici della ricerca, etc.) e che ogni ciclo di lezioni sia accompagnato da un mini-progetto di studio applicato di gruppo che si ponga un obiettivo di ricerca possibilmente collegato al territorio di riferimento. Gli studenti ai quali rivolgersi prioritariamente saranno quelli del terzo anno del primo ciclo. Le lezioni verranno registrate al fine di formare un patrimonio utilizzabile altrove. II. Stage. Un gruppo di 2-3 studenti partecipanti a ogni ciclo di lezioni viene selezionato per una visita/stage nelluniversit di provenienza dellAngel. La selezione viene effettuata, al termine del ciclo di lezioni, dagli Angels stessi seguendo modalit e criteri concordati conlistituzione ospitante. Gli studenti selezionati effettuano lo stage allestero per un numero di settimane/mesi da stabilire (la durata media attesa di 45 giorni). Gli Angels si assumono limpegno a organizzare tali stage gi allatto di accettare lincarico per svolgere le lezioni, definendone i contenuti. Ove possibile, il MIUR stipuler accordi con le Universit/Centri di Ricerca presso cui si realizzano gli stage. III. Disseminazione dellesperienza. Ai giovani che effettuano lo stage allestero si chiede di organizzare, al loro rientro, appropriate attivit (programmate con lassistenza/guida dellAngel), che mirino a restituire i metodi e i contenuti della propria esperienza e diventare cos, a loro volta, catalizzatori di interesse e promotori di una pi elevata domanda di qualit28

nellinsegnamento e nella ricerca. Per massimizzare gli effetti moltiplicativi dellesperienza che hanno svolto, si prevede luso di strumenti web interattivi di condivisione di informazioni e materiali. Ad ogni studente potr essere messo a disposizione un piccolo bugdet per organizzare queste attivit. Territorio di riferimento Lintervento si attua nelle quattro regioni della convergenza: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia Modalit di attuazione Lintervento attuato dal Ministero per listruzione luniversit e la ricerca (MIUR) sotto la guida di un Comitato Promotore con funzione di indirizzo e di impulso della necessaria azione amministrativa. Il Comitato sar composto da accademici/ricercatori due senior e due con caratteristiche simili agli Angels prefigurati dal progetto e da amministratori nominati dai Ministri dellIstruzione, Universit e Ricerca, e della Coesione Territoriale. Risorse Al progetto sono allocati euro 5.300.000 distinti in tre annualit. Per annualit le previsioni di impegno di risorse sono cos ripartite I ANNO II ANNO II ANNO TOTALE 1.336.167 1.766.667 2.197.167 5.300.000 Cronoprogramma2012 Selezione Angels e dipartimenti Lezioni Stage Disseminazione Monitoraggio e valutazione2014 Selezione Angels e dipartimenti Lezioni Stage Disseminazione Monitoraggio e valutazione 2015

2013

set ott nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

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ALLEGATO 3 - Scheda aree di attrazione culturale

Motivazione Fa gi pienamente parte del Piano di Azione Coesione lazione per lattuazione il Grande Progetto Pompei. Un intervento destinato, con il contributo della Commissione Europea e delle risorse dei fondi strutturali (105 milioni di euro) ad incidere in maniera radicale e strutturale sulla salvaguardia la tutela e la valorizzazione di unarea archeologica e di un patrimonio storico e culturale con caratteri di unicit e di rilievo assoluti. La realizzazione del Grande Progetto Pompei applica ad un singolo intervento strategico il principio della cooperazione rafforzata e attua tali indirizzi con riferimento a tre connotazioni essenziali che lo caratterizzano anche come prototipo: a) la salvaguardia di un patrimonio culturale di rilievo mondiale come motore dello sviluppo territoriale in unarea complessa; b) lassoluta tutela dei requisiti di legalit e sicurezza conseguita anche attraverso la cooperazione con il Ministero dellInterno; c) lattuazione come open project per promuovere e garantire condizioni di trasparenza e di partecipazione e controllo da parte dei cittadini. Con il presente intervento si estende e applica il modello di intervento sperimentato per Pompei ad altri interventi rilevanti del patrimonio del Mezzogiorno ovvero a progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale che assicurano, gi al momento della loro selezione, il rispetto di criteri tassativi di rilevanza strategica, concentrazione, selezione, avanzamento progettuale ed effettiva cantierabilit e realizzabilit. LAzione diretta a favorire lo sviluppo dei territori attraverso progetti che promuovono il rafforzamento della competitivit territoriale, anche in chiave turistica, attraverso un sistema unitario di interventi funzionalmente interdipendenti che offre prospettive di crescita e di sviluppo socioeconomico, direttamente funzionale al rafforzamento delle identit locali e nazionali. La stessa spinta allinnovazione delle metodologie dintervento genera a sua volta opportunit di crescita e di evoluzione per le professionalit, le imprese del settore come per il mondo della ricerca.

Risultati attesi Miglioramento delle condizioni di conservazione e valorizzazione Ottimizzazione della fruibilit degli istituti nelle aree di attrazione culturale e integrazione dellofferta di servizi Razionalizzazione delle condizioni di gestione e sostenibilit Rilancio dellattrattivit delle aree culturali Sviluppo della filiera produttiva collegata direttamente e indirettamente alla valorizzazione culturale30

Promozione dellinnovazione delle tecnologie e metodologie di conservazione e valorizzazione Principali indicatori di risultato Aumento del numero di visitatori complessivi Ampliamento delle aree e dei patrimoni visitabili e aperti al pubblico Riduzione dei fabbisogni finanziari per la gestione di ciascun attrattore e incremento dei introiti Ampliamento dei servizi accessori e aggiuntivi Incremento di arrivi e presenze nellarea Aumento del numero di attivit imprenditoriali appartenenti alla filiera del turismo e dei beni culturali

Azioni da realizzare Gli interventi selezionati adottano di una metodologia gi sperimentata (Grande Progetto Pompei e Poli Museali di Eccellenza nel Mezzogiorno) che si basa sulle seguenti principali caratteristiche: rilevanza strategica nazionale e/o interregionale, intesa anche come capacit potenziale di attrazione di flessi di domanda di qualit e di attivazione di filiere territoriali e produttive interventi dotati di progettazione avanzata almeno a livello di progetto preliminare; attuazione tecnica rafforzata: lamministrazione responsabile dellattuazione supportata da un sistema di collaborazione istituzionale orientato alla facilitazione del processo di progettazione e realizzazione; ricorso, laddove possibile, a procedure di legge che consentano la riduzione dei tempi e delle fasi dei procedimenti (appalti integrati) procedure automatizzate e razionalizzate (e-procument e sistemi innovativi di affidamento al mercato) trasparenza, legalit, partecipazione e controllo da parte dei cittadini (open project) monitoraggio e valutazione (ai fini del miglioramento e rafforzamento del processo di attuazione in itinere) sostenibilit gestionale.

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Con riferimento a questi criteri sono stati selezionati (e altri sono in corso di selezione e di analisi di coerenza e di fattibilit) da parte delle Amministrazioni Centrali e Regionali i progetti rispondenti ai criteri di rilevanza strategica e avanzata maturit progettuale e le relative aree di attrazione culturale. Fra questi: in Calabria il Polo museale di Sibari (CS), di Locri (RC), del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (RC); in Campania il Museo di Capodimonte, la Certosa di S.31

Martino e Castel S. Elmo (NA), il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Palazzo Reale e il Castello di Baia (Baia); in Puglia il Museo Archeologico della Daunia di Manfredonia (FG), Castel del Monte (BT), il Castello Svevo (BA), il Castello Carlo V (LE) ed il Polo museale di Taranto (TA); in Sicilia il Polo museale di Palermo (PA), il Polo museale di Siracusa e Ragusa, il Polo museale di Trapani e quello di Catania. Risorse finanziarie Sono previsti per lattuazione di questa linea di intervento investimenti per complessivi 330 milioni di euro, dei quali 200 nellambito e allinterno del processo di riprogrammazione e ri-orientamento del POIN Attrattori e 130 di risorse nazionali per nuovi interventi dello stesso Programma. Cronogramma generale per il complesso dellintervento

AREE DI ATTRAZIONE CULTURALI 2012 31 mar 31 mag 31 lug 31 ott 31 dic 31 mar 5% 31 mag 5% 2013 31 lug 31 ott 20% 31 dic 10% 31 mar 10% 31 mag 10% 2014 31 lug 10% 31 ott 10% 31 dic 20% 31 mar 31 mag 2015 31 lug 31 ott 31 dic TOTALE

100%

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ALLEGATO 4 - Scheda intervento riduzione dei tempi della giustizia civile nel Mezzogiorno Motivazione La risoluzione di un contenzioso civile in primo grado richiede, nel Mezzogiorno, secondo stime di Banca dItalia circa il doppio del tempo richiesto in media nel Centro-Nord. Un simile divario territoriale non pu che tradursi in un carico di incertezza e sfiducia nelle istituzioni che grava su cittadini e imprese del Mezzogiorno: i tempi lunghi della giustizia incidono direttamente sulle condizioni essenziali della vita dei cittadini, erodendo la fiducia nello Stato e lincentivo a pretendere giustizia, nonch la propensione delle imprese ad avventurarsi in nuovi investimenti e la circolazione del credito, con un impatto complessivamente deleterio sulla vita sociale ed economica della regione. Dal momento che parte di queste inefficienze riconducibile alle modalit di organizzazione e di utilizzo delle risorse strumentali e tecnologiche degli uffici giudiziari, lintervento qui configurato si propone migliorare la performance della giustizia civile nelle regioni del Mezzogiorno intervenendo sulleccessiva durata dei procedimenti di contenzioso.

Obiettivo Gli obiettivi dellintervento, rivolto ad un gruppo selezionato Uffici Giudiziari del Mezzogiorno ed alla totalit degli Uffici Giudiziari situati in Abruzzo, sono due: Attivazione del Processo Civile Telematico (PCT), un sistema di gestione digitale e telematico del processo civile che dematerializza integralmente i flussi informativi e di comunicazione tra uffici giudiziari, legali ed altri professionisti; il PCT consente di elaborare digitalmente atti ed informazioni fin dalla loro generazione, in modo tale da poter veicolare questi dati in automatico ai destinatari legittimi, alimentando le banche dati degli uffici giudiziari, aggiornando lo stato di avanzamento dei procedimenti di contenzioso civile e supportando i processi decisionali e la produzione di altre informazioni ed atti. Attraverso due linee di azione si realizzer la diffusione del sistema delle notifiche telematiche e dei decreti ingiuntivi negli uffici selezionati. Analisi organizzativa, finalizzata ad individuare le cause tecniche ed organizzative che concorrono a determinare i tempi lunghi nella definizione delle cause civili nel Mezzogiorno e le eventuali serialit patologiche, con la conseguenza dellaccumulazione di un elevato arretrato.

Risultati attesi Riduzione dei tempi di lavoro e di definizione dei procedimenti. Recupero di efficienza e riduzione dei costi di produzione delle comunicazioni e degli atti processuali, a seguito della riduzione delle fasi di lavoro amministrativo per lufficio giudiziario e per gli avvocati. Innalzamento del livello di utilizzo dei sistemi digitali e telematici da parte dei legali.

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Indicatori di risultato Misura dei tempi della giustizia civile: rapporto fra i tempi di lavoro e di definizione dei procedimenti prima e dopo la riorganizzazione dei flussi di lavoro e lavvio del nuovo sistema tecnologico. Misura di efficienza ed economicit: rapporto fra il numero delle fasi di lavoro prima e dopo la riorganizzazione dei flussi organizzativi e lavvio del nuovo sistema tecnologico. Misure del grado di diffusione dei sistemi digitali e telematici da parte dei legali: rapporto percentuale tra atti gestiti telematicamente ed atti gestiti tradizionalmente ad un mese ed a sei mesi dallavvio del progetto; rapporto fra le percentuali di invio atti telematici su atti cartacei negli uffici oggetto dellintervento le medesime percentuali di altri uffici giudiziari che hanno da pi di un anno attivato analoghe procedure del PCT (benchmark). Azioni Al fine di produrre risultati in tempi ragionevolmente brevi, il programma rivolto ad un gruppo di Uffici Giudiziari selezionati sulla base di caratteristiche dimensionali ottimali e situati nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Lintervento si propone di diffondere una serie di procedimenti informatizzati gi sperimentati ed operativi presso diversi tribunali italiani quali notifiche e comunicazioni di cancelleria, decreti ingiuntivi, esecuzioni civili individuali e concorsuali, attraverso al diffusione di una tecnologia e di software dedicati che possono consentire in prospettiva una gestione integralmente telematica del processo (fino alla gestione degli atti del giudice e delle parti, dai verbali di udienza alle memorie ed i ricorsi delle parti in causa). Lintervento articolato in tre linee di azione che consentiranno di introdurre due queste procedure (notifiche e decreti ingiuntivi), e renderanno gli Uffici potenzialmente in grado di estendere, in seguito, luso del software alle ulteriori fasi. La prima linea di azione prevede la diffusione del sistema delle notifiche telematiche nel campione di Uffici selezionato. La seconda consiste nellattivazione del sistema di gestione del flusso di lavoro dei Decreti Ingiuntivi in formato digitaletelematico in tutti gli Uffici Giudiziari oggetto dellintervento della prima linea di azione, con lesclusione del solo tribunale di Napoli, dove tale sistema risulta gi attivo. La terza linea di azione consiste nellanalisi organizzativa, effettuata tramite la quantificazione e classificazione della domanda, lanalisi delle procedure, lanalisi reputazionale ed, infine, unanalisi dei ruoli dei diversi attori. Tutte le fasi vengono finanziate dal programma. Il progetto verr condotto da uno steering committee composto da un rappresentante di Giustizia, Funzione Pubblica, Ricerca e Coesione, da un rappresentante della Banca dItalia e da un esperto in materie organizzative. Segue lesposizione di alcuni elementi di dettaglio per ciascuna delle tre fasi indicate: IV. Notifiche telematiche. La procedura si propone di diffondere presso il gruppo selezionato di Uffici Giudiziari del Mezzogiorno le notifiche di cancelleria telematiche, che dematerializza le comunicazioni dallufficio giudiziario agli avvocati, nellambito dei procedimenti di contenzioso civile e del lavoro. Si tratta di un primo intervento di digitalizzazione e telematizzazione dei flussi informativi e di scambio dati che coinvolge solo gli apparati amministrativi e di cancelleria del Tribunale ed ovviamente gli avvocati ed i loro ordini professionali. Il suo utilizzo migliora la performance dellufficio giudiziario riducendo34

significativamente i tempi di consegna delle comunicazione fra una fase e laltra del procedimento di contenzioso civile ed azzerando i rinvii di udienza determinati da mancata notificazione. La riorganizzazione delle cancellerie e dei sistemi di comunicazione con i legali delle parti, determinata dallattivazione di questa procedura telematica, comporta, infine una riduzione dei costi di gestione amministrativa del processo sia per il tribunale interessato sia per i legali difensori delle parti. Lintervento non si limiter a sviluppare le dotazioni tecnologiche, informatiche ed informative necessarie alla diffusione del sistema telematico, ma sar strutturato in modo da fornire un supporto allo sviluppo dellorganizzazione di ogni ufficio coinvolto. V. Decreti Ingiuntivi. La procedura digitale e telematica che si propone di diffondere dematerializza integralmente il flusso documentale che si attiva con un ricorso per decreto ingiuntivo da parte di un avvocato e che si conclude con un decreto di ingiunzione o rigetto del ricorso da parte del giudice del tribunale interessato. Si tratta di un intervento che apporter significativi vantaggi in termini di riduzione dei costi di gestione e produzione del provvedimento, sia per lufficio giudiziario che per gli studi legali, ed eliminer tutti i tempi di consegna e transito della documentazione inerente il procedimento, riducendo i tempi medi generali di risposta al ricorso. La procedura ha un impatto soprattutto nelleconomia del territorio in quanto il contenzioso sotteso ai ricorsi per decreto ingiuntivo riguarda in particolar modo problematiche legate ai mancati pagamenti di prestazioni e servizi ed alla mancata consegna di beni. Trattandosi di una procedura volontaria, si propone di associare allinstallazione ed avvio del sistema informatico anche un percorso di analisi, intervento ed assistenza organizzativa allufficio giudiziario ed allOrdine degli Avvocati. VI. Analisi organizzativa. Si intende sviluppare unanalisi di tipo organizzativo per individuare, da un lato, gli elementi che incidono pi significativamente sullallungamento dei tempi di risoluzione del contenzioso civile e, dallaltro, i possibili interventi da mettere in campo per accorciare quei tempi, nonch per ridurre larretrato civile. Lazione consentir di definire, dal lato della domanda, la sua tipologia, leventuale serialit, le caratteristiche ed il peso dei vari tipi e la rilevanza, a partire da quella sociale ed economica. Dal lato dellofferta, invece, si tradurr in unanalisi delle procedure (in termini di impatto sui tempi) e delle prassi in uso presso gli uffici giudiziari, in unanalisi reputazionale delle opinioni e convinzioni sulle cause dellarretrato civile e dei tempi lunghi dei processi dei principali esperti e stakeholder nazionali, ed infine unanalisi dei ruoli giocati dai diversi attori. Si ritiene possa essere metodologicamente di grande utilit estendere lanalisi anche ad alcuni uffici giudiziari del centro e nord Italia, nella duplice prospettiva di una verifica delle cause dei tempi lunghi dei processi e di una successiva valutazione ex post dei risultati degli interventi eventualmente realizzati.

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ALLEGATO 5 - Competitivit e innovazione delle imprese

Motivazione e breve descrizione ZI

Lazione ha lo scopo di rifocalizzare il sostegno alla competitivit e linnovazione delle imprese nelle quattro Regioni dellobiettivo Convergenza alla luce dellattuale difficile situazione economico-finanziaria e delle lezioni apprese nellattuazione della prima fase del ciclo di programmazione in corso. La promozione di un sistema imprenditoriale innovativo resta una priorit imprescindibile dell'intervento promosso con i Fondi strutturali al fine di contribuire al rilancio del sistema economico e produttivo, in un quadro fortemente segnato dal protrarsi della crisi. in tale contesto che emerge anche la necessit di recuperare piena capacit di intervento agli strumenti in grado di aggredire le principali criticit dell'attuale fase: il razionamento del credito alle imprese e la gravissima disoccupazione giovanile. Da una parte, quindi, il Piano di Azione mira a sbloccare risorse ancora non utilizzate per riavviare e, in alcuni casi, potenziare interventi di natura tradizionale, per la creazione di impresa, con riguardo anche alla promozione dellimprenditorialit giovanile, e allo start-up di imprese innovative e per laccesso al credito, rafforzando lintervento sulle garanzie. In tale contesto viene anche riqualificata lazione di sostegno ai distretti tecnologici e ai laboratori di ricerca, riaggregando le diverse iniziative si selezionate aree tematiche. Dallaltro, viene promossa una nuova azione di sostegno allinnovazione, attraverso la domanda pubblica, ma nella logica del pre-commercial public procurement con la quale si intende intervenire anche per migliorare la qualit dei servizi pubblici di rilevante interesse per la collettivit. Viene anche avviata uniniziativa straordinaria di promozione dellexport meridionale, ancora ampliamente sottodimensionato, focalizzando lintervento su poche filiere produttive di rilevanza significativa. Dall'altra, tenendo anche conto dellevoluzione del quadro europeo viene sostenuta la domanda pubblica di ricerca e innovazione come leva essenziale per diffondere linnovazione e migliorare la qualit dei servizi collettivi, e viene avviata una specifica iniziativa di rilancio dellexport meridionale. Risultati attesi maggiore competitivit del sistema delle imprese; diffusione di tecnologie e metodi che rispondano alle grandi sfide dell'innovazione sociale; miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini; miglioramento dei servizi innovativi offerti dalle strutture pubbliche e private presenti sul territorio; miglioramento della capacit delle strutture pubblico private di ricerca nelloperare a supporto delle imprese.36

Indicatori indicatori di competitivit: export, accesso al credito, start up create nei settori innovativi indicatori di innovazione: grado di diffusione e utilizzo delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione in ambito urbano e regionale indicatori di offerta di ricerca: grado di collaborazione tra impresa e ricerca.

Azioni Il Piano si concentra su tre differenti tipologie di azioni. Un primo ambito di intervento riguarda il sostegno al sistema produttivo delle Regioni Convergenza, attraverso la definizione di un Piano di interventi per la competitivit e linnovazione coerenti e in linea con gli interventi attivati nel PON. Si prevede in particolare di: sbloccare e potenziare lintervento del Fondo Centrale di Garanzia ancora largamente inoperante per quanto riguarda la componente comunitaria, e valorizzando a tal fine le recenti modifiche del regolamento europeo; sostenere laccesso allimprenditorialit dei giovani, e lo start up di imprese innovative; favorire lattuazione dei contratti di sviluppo quali progetti strategici di particolare rilevanza grandi dimensioni di particolare rilevanza, quale strumento per la concentrazione di risorse pubbliche e private in grado di migliorare le condizioni di attrattivit dei territori nelle aree Convergenza; rafforzare il potenziale innovativo del sistema imprenditoriale e di offerta di ricerca delle Regioni Convergenza, anche quello operante in settori pi tradizionali. Un secondo ambito di intervento riguarda il sostegno agli investimenti in ricerca e innovazione da parte delle imprese, in particolare mirato a: sostenere la domanda pubblica di ricerca e innovazione, tramite il ricorso a nuovi strumenti e metodi, quali il Pre-commercial Public Procurement (PCP); migliorare la capacit del sistema imprenditoriale di rispondere alla domanda dei mercati internazionali.

Cronoprogramma Le singole Azioni inserite nel Piano di Azione Coesione, rimane come punto di riferimento il termine del 31.12.2015.

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ALLEGATO 6 Energie rinnovabili e risparmio energetico

Motivazione e breve descrizione Lazione si propone di reindirizzare le attivit di sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili e di risparmio energetico verso azioni e strumenti in grado di contribuire pi efficacemente agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e pi in generale allo sviluppo sostenibile, puntando ad una rinnovata azione di sostegno dei processi di efficientamento del patrimonio immobiliare e della pianificazione sostenibile nelle aree urbane. Il problema energetico un aspetto integrante, infatti, del prototipo di citt intelligente (Smart City) ossia una citt pronta ad implementare politiche a basso impatto ambientale. Come conferma una recente indagine della Commissione Europea, circa quattro quinti della energia viene consumata nelle citt: qui si concentra lattivit insediativa, produttiva e di massimo impatto sullambiente, ma allo stesso tempo presente un potenziale di innovazione e di spinta verso un'economia a basse emissioni di carbonio, uno degli obiettivi prioritari di Europa 2020. Questa azione, quindi, volta in particolare alla realizzazione di un prototipo virtuoso di Green e Smart City a partire da interventi in materia di risparmio energetico e energia rinnovabile insieme a quelli per la mobilit, sostenuti da adeguati investimenti nel campo delle tecnologie per linformazione e la comunicazione. Un appropriato modello di governance urbana e la promozione di partnership pubblico-private rafforzano lefficacia degli interventi e ne migliorano la sostenibilit nel tempo. In relazione a quanto sopra indicato, lazione si concentrer sullefficientamento degli edifici che da soli rappresentano il 40% del consumo globale di energia nellUnione Europea. La riduzione di tali consumi e lutilizzo di energia da fonti rinnovabili in tale campo costituirebbe una misure importante e necessaria per raggiungere lobiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. A questa si aggiunge lazione di rinnovamento della rete di distribuzione al fine di renderla compatibile con la piccola e micro generazione derivante da fonti rinnovabili in aree urbane (smart grids) e quella sullefficientamento della rete di illuminazione pubblica con lobiettivo di risparmiare energia e migliorare il servizio con sistemi innovativi di gestione di tempi e intensit di illuminazione anche al fine di diminuire linquinamento luminoso. Per il settore dei trasporti, responsabile di circa un terzo del consumo totale di energia finale di cui il 95% dellenergia utilizzata di origine petrolifera, si prevedono interventi volti allefficientamento energetico del sistema dei trasporti nelle aree urbane che darebbero un contributo determinante nel raggiungimento dellobiettivo di riduzione di CO2.

Risultati attesi aumento della quota di copertura del fabbisogno per edifici e strutture pubbliche con fonti energetiche rinnovabili e da efficientamento;38

miglioramento delle prestazioni energetiche climatiche ed ambientali nelle citt; aumento del risparmio energetico nelle citt derivante dalladozione di tecnologie innovative (per esempio sistema di illuminazione pubblica); estensione delle quote di fabbisogno coperte dalla microgenerazione da fonte rinnovabile e da cogenerazione (per teleriscaldamento e teleraffreddamento); miglioramento delle condizioni ambientali nelle citt derivanti dalla maggiore utilizzazione di veicoli elettrici.

Indicatori Azioni Il Piano si concentra sulle seguenti tipologie di azioni: 1. Riqualificazione energetica ed ambientale degli edifici e delle strutture pubbliche. Lazione prevede lefficientamento energetico di singoli edifici e/o di interi quartieri, quale leva per una nuova fase di pianificazione urbana, volta a coniugare il contenimento di nuovi volumi edilizi e la minimizzazione del consumo di suolo. La tipologia di edifici e strutture destinatarie degli interventi saranno di propriet pubblica o ad uso pubblico come scuole, biblioteche, musei, impianti sportivi, ospedali, uffici pubblici; 2. Reti di distribuzione dellenergia (smart grids). Lazione prevede di diffondere una rete energetica perfezionata provvista di un sistema di comunicazione digitale a doppio senso tra il fornitore e il consumatore, di un sistema di misurazione intelligente e di sistemi di controllo e monitoraggio. Inoltre si vuole potenziare le reti di distribuzione di elettricit e calore al fine di agevolare la diffusione della piccola e micro generazione e lefficientamento energetico tramite teleriscaldamento e teleraffreddamento; 3. Illuminazione pubblica. Lazione supporter la sostituzione delle fonti luminose con altri sistemi improntati al risparmio energetico, offrendo una luce caratterizzata da maggiore efficienza energetica, maggiore durata e migliore sostenibilit. Inoltre, verranno sostenuti interventi di installazione di sistemi automatici di regolazione, accensione e spegnimento dei punti luce (sensori di luminosit) o sistemi di telecontrollo e di gestione energetica della rete di illuminazione pubblica; 4. Mobilit sostenibile urbana. Si intende promuovere lutilizzo di veic