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PROGETTO AMBIENTE – STUDIO TECNICO PROGETTO DEFITIVO - RIQUALIFICAZIONE TORRENTE VRENDA – ODOLO -BS Pagina 1 di 28 PROGETTO ESECUTIVO PER LA RIQUALIFICAZIONE DELLO STATO AMBIENTALE DEL TORRENTE VRENDA RIASSUNTO STUDIO Titolo per esteso dell’incarico Progetto di riqualificazione dello stato ambientale del T. Vrenda nell’ambito del progetto strategico sovracomunale di “Riqualificazione dello stato ambientale dei torrenti in Valle Sabbia (Bs)” Localizzazione Tratti pilota lungo il Torrente Vrenda in Comune di Odolo (BS) Committente Comune di Odolo (BS) Attività in corso Attività didattica scuole secondarie Importo opere € 643.788,92 Importo totale del progetto € 1.000.000,00 Periodo svolgimento Progettazione 2010-2011, Realizzazione 2012-2013 Apporto finanziario ed Istituzionale Fondazione Cariplo Comune di Odolo Provincia di Brescia Comunità Montana di Valle Sabbia Secoval srl ARPA Brescia Regione Lombardia

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PROGETTO ESECUTIVO PER LA RIQUALIFICAZIONE DELLO STATO AMBIENTALE DEL

TORRENTE VRENDA

RIASSUNTO STUDIO

Titolo per esteso dell’incarico Progetto di riqualificazione dello stato ambientale del T. Vrenda nell’ambito del progetto strategico sovracomunale di “Riqualificazione dello stato ambientale dei torrenti in Valle Sabbia (Bs)”

Localizzazione Tratti pilota lungo il Torrente Vrenda in Comune di Odolo (BS)

Committente Comune di Odolo (BS)

Attività in corso Attività didattica scuole secondarie

Importo opere € 643.788,92 Importo totale del progetto € 1.000.000,00 Periodo svolgimento Progettazione 2010-2011, Realizzazione 2012-2013 Apporto finanziario ed Istituzionale Fondazione Cariplo Comune di Odolo Provincia di Brescia Comunità Montana di Valle Sabbia Secoval srl ARPA Brescia Regione Lombardia

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Indice 2. Fruitori, servizi e partners ........................................................................................................ 3

3. Analisi dello stato di fatto......................................................................................................... 4

3.1 Qualità biologica dell’ambiente fluviale ................................................................................ 5

3.2 Qualità idromorfologica.......................................................................................................... 6

3.2.1 Intervento 1........................................................................................................................... 6

3.2.2 Intervento 2........................................................................................................................... 7

3.2.3 Intervento 3........................................................................................................................... 7

3.2.4 Intervento 4........................................................................................................................... 8

3.2.5 Intervento 5........................................................................................................................... 9

4. Analisi idraulica (vedi allegata relazione)................................................................................ 9

5. Interventi in progetto .............................................................................................................. 11

6. Cronoprogramma dei lavori ................................................................................................... 15

7. Risultati attesi ......................................................................................................................... 15

8. Azioni di promozione divulgativa del progetto ..................................................................... 16

9. Valutazione/monitoraggio del progetto ................................................................................. 17

10. Costi – Quadro economico riassuntivo ............................................................................... 17

11. Autorizzazioni necessarie .................................................................................................... 18

Approfondimento teorico ........................................................................................................... 19

In allegato schede IFF tratti d’intervento................................................................................... 28

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1. Introduzione Il Comune di Odolo, nell’ambito del progetto per la “Riqualificazione dello stato ambientale dei torrenti in Valle Sabbia (Bs)”, intende implementare un progetto innovativo, condiviso e replicabile finalizzato al miglioramento della qualità ambientale del TORRENTE VRENDA. Gli obiettivi ambientali del progetto sono:

1. recuperare la capacità autodepurante del Vrenda 2. rafforzare il corridoio ecologico 3. favorire la fruizione al torrente.

Lo scopo è realizzazione un progetto ad alto contenuto dimostrativo che intervenga in un ottica di bacino e favorisca il coinvolgimento di diversi operatori (Amministrazioni locali, Comunità Montana, Agenzie di protezione ambientale, Scuole, Provincia, Regione). Sono stati individuati cinque siti significativi lungo l’asta del Torrente su cui intervenire con tecniche di ingegneria naturalistica per la riqualificazione del corridoio fluviale. Il comune di Odolo ha una forte tradizione industriale, già nell'XI secolo si distinse per la lavorazione del ferro a fuoco e per la costruzione di armi, ma solo dal XV secolo iniziò l'attività vera e propria organizzata in "fucine". Le fucine rappresentarono per Odolo la fonte maggiore di sostentamento, nel 1952 erano presenti sei fucine che hanno posto le basi all’incremento demografico avvenuto dal ’61 al ’71. Le antiche fucine risalgono all'età medievale e divennero molto fiorenti in età moderna grazie alla concomitante disponibilità delle risorse allora essenziali allo sviluppo dell'industria del ferro: il combustibile, costituito da carbone di legna, la forza motrice, fornita dal fiume Vrenda, e infine il minerale estratto dai locali giacimenti di ferro in Valle Sabbia e nelle vicine valli bresciane Nel comune di Odolo sono tutelati come beni paesaggistici ed ambientali ai sensi del Titolo 2 D.Lgs 29 ottobre 19999 n. 490 art. 146 lettera c) il Torrente Vrenda1, il canale Valcata e Rio del Bosco quest’ultimi affluenti del Torrente Vrenda a sua volta affluente del Fiume Chiese. Il fiume Chiese rientra nei corsi d’acqua significativi del territorio della Regione Lombardia che, ai sensi del D.lgs152/99, definisce gli strumenti di pianificazione regionale della materia introducendo il “Piano di gestione del bacino idrografico” articolato in un “Atto di Indirizzo per la politica delle acque” approvato dal Consiglio regionale e nel “Programma di Tutela ed Uso delle Acque” (PTUA). 2. Fruitori, servizi e partners I fruitori del progetto saranno gli abitanti del comune di Odolo che potranno usufruire di spazi naturali all’interno del centro edificato. Tra i servizi attesi, oltre al miglioramento della qualità della vita, si attende uno sviluppo della consapevolezza 1 IL 18/07/1932 il torrente Vrenda esonda con danni gravi a edifici civili e industriali, chiese, ponti e viadotti, strada provinciale, elettrodotto- Manifatturieri in genereCentri abitati (Grave)

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storica ed ambientale della popolazione residente ed in particolare dei più giovani fruitori del domani. Il progetto in essere prevede il coinvolgimento e l’apporto finanziario e istituzionale, in varie forme e modalità, degli enti locali e sovracomunali nonché di privati. In particolare il progetto è stato concordato e sostenuto dalla:

� Fondazione Cariplo � Comune di Odolo � Provincia di Brescia � Comunità Montana di Valle Sabbia � SECOVAL srl � ARPA di Brescia � Regione Lombardia

3. Analisi dello stato di fatto Il Torrente Vrenda è stato nel corso degli ultimi 50 anni completamente trasformato almeno nel tratto coincidente con il comune amministrativo di Odolo. Osservando la corografia del comune balza subito all’occhio la grande area destinata alle attività industriali collocata praticamente nel Vrenda. Tutto nasce nel primo dopoguerra per la necessità di utilizzare la forza motrice delle acque per produrre energia e lavorare il ferro nelle diverse fucine collocate lungo il torrente. Con la comparsa del gasolio e della corrente elettrica le vecchie fucine si sono trasformate in laminatoi molto attivi fino agli anni ’80 e poi con la crisi dell’acciaio e la dismissione di molte ferriere, a Odolo è tuttora in corso una trasformazione industriale verso la lavorazione di altri materiali oltre il ferro (plastica ecc.) L’ambiente e in particolare il fiume con le sue sponde ha subito notevoli trasformazioni in dettaglio:

- restringimento della sezione di deflusso per la realizzazione della strada del Caffaro SP 237 in corrispondenza della loc. San Gottardino;

- parziale tombamento in corrispondenza della Ferriera Val Sabbia - restringimento della sezione di deflusso in corrispondenza della ferriera Olifer

qui, a causa della realizzazione di piazzali a destra ed in sinistra idrografica , l’alveo è più inciso e le sponde più ripide.

- restringimento della sezione di deflusso con sponda di sinistra idrografica di tipo artificiale per la realizzazione di diversi muri di sostegno a aree di “servizio” ai fabbricati attigui parallelamente a via Ere. Sponda in destra orografica parzialmente compromessa per la posa di tubo fognario e per la riduzione delle sponde.

- completo tombamento a tratti scoperto per il tratto centrale del torrente in corrispondenza di via Carli.

- tratto libero con passività ambientali per il tratto in loc. Forno per la presenza di una vecchia fucina abbandonata.

Sul torrente Vrenda sono state effettuate analisi delle acque e dei sedimenti indicati nella relazione di caratterizzazione allegata e relativo elaborato grafico. Nella relazione è effettuato anche un confronto tra le analisi effettuate nel 2002 dall’Amministrazione Comunale e quelle effettuate nel corso del 2010-2011 per la redazione del presente progetto. In particolare si è cercato di verificare i dati nelle aree oggetto di intervento.

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I risultati emersi sono in sintesi: 1) un sostanziale miglioramento della qualità delle acque grazie al fatto che gli scarichi civili sono stati collettati da un nuovo depuratore. 2) Le analisi (dei sedimenti e dei suoli) condotte durante la fase conoscitiva dell’area sono complessivamente buone. Le concentrazioni degli inquinanti, ad eccezione dello zinco nel lato nord del cumulo in coincidenza dell’intervento 3, sono comprese tra i limiti di cui alla colonna A (verde/residenziale) ed alla colonna B (industriale) e possono essere riutilizzate all’interno del sito oppure in aree a destinazione commerciale o industriale previa verifica mediante test di cessione.

3.1 Qualità biologica dell’ambiente fluviale La qualità biologica dell’ambiente fluviale è riferita allo stato delle comunità biologiche (animali e vegetali) viventi nel corso d’acqua, ma anche di quelle (terrestri e acquatiche) presenti nelle fasce di territorio circostanti il cosiddetto “corridoio fluviale”. Per quanto concerne la comunità macrobentonica ed ittica del torrente Vrenda (vedi allegato) i due campioni effettuati (uno in loc. San Bernardino e il secondo in loc. Forno) evidenziano due situazioni diverse. In loc. San Bernardino a monte dell’edificato del comune di Odolo, la comunità appare nel complesso discretamente strutturata e caratterizzata da elevati valori di biomassa. Per quanto riguarda la definizione dell’IBE (vedi approfondimento tecnico in calce), 5 delle 19 unità sistematiche campionate sono da considerarsi di drift poiché rappresentate da un numero di individui inferiore alla soglia minima per il computo nell’indice. Il calcolo dell’indice, con 14 u.s. utili e Plecotteri presenti con una sola u.s., fornisce un valore pari a 8, cui corrisponde una classe di qualità II con un giudizio di “Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di alterazione” Il calcolo dell’indice IBE in loc. Forno, invece, con 9 u.s. valide ed Efemerotteri presenti con una sola u.s. oltre a Baetis, fornisce un valore pari a 6, cui corrisponde una classe di qualità III e giudizio di “Ambiente inquinato o comunque alterato” La vegetazione riparia risente ovviamente delle caratteristiche dell’alveo sopra descritte. Nelle aree non tombate e più “ naturali” coincidenti al tratto tra la loc. San Gottardino fino alla Ferriera Val Sabbia ovvero la loc. Alberegolo i tratti con vegetazione arborea ed arbustiva sono spesso interrotti da edifici e dalle aree di pertinenza. La presenza di vegetazione è comunque limitata a fasce di circa 10-20 metri oltre le quali si sviluppano prati stabili o infrastrutture viarie o edifici. La stessa è composta da Robinia pseudoacacia, Platanus occidentalis, Alnus glutinosa, Carpinus betulus, Fraxinus excelsior, Corilus avellana. Nello strato arbustivo troviamo Viburnum lantana, Rubus spp. E nello strato erbaceo Equisetum arvense ecc.. Tra la Ferriera Val Sabbia e la loc. Ere l’alveo dopo una brusca curva verso sinistra scende scorre tra due sponde ripide con pendenze di 1/1 a tratti interessate da alti muri di sostegno in calcestruzzo armato (sinistra idrografica). L’alveo presenta una larghezza media di m 5-6 piuttosto costante eccetto poco a monte della prima briglia dell’intervento 4 ove un’isola di lunghezza di circa 30 metri e una larghezza di 4 crea due piccoli canali distinti. In questo tratto la vegetazione spondale è composta principalmente dall’Ostrya carpinifoglia, dal Corylus avellana, dalla Robinia pseudoacacia e dall’Alnus glutinosa.

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Infine una piccola area boscata è localizzabile in loc. Forno coincidente con la scarpata della ferriera IRO che delimita ai suoi piedi la sponda sinistra del torrente Vrenda. La sponda destra è interessata da vegetazione arbustiva e arbore come la Robinia pseudoacacia, il Platanus occidentalis, l’Alnus glutinosa, il Carpinus betulus, il Fraxinus excelsior, il Corilus avellana. Nello strato arbustivo troviamo Viburnum lantana, Rubus spp. 3.2 Qualità idromorfologica Il regime idrologico del torrente Vrenda si può considerare “generalmente” costante. Allo stato attuale nonostante le numerose derivazioni esistenti per motivi industriali il deflusso delle acque permette i principali processi biotici e abiotici classici di un torrente. Il torrente Vrenda non presenta una continuità longitudinale . La presenza di 4 briglie con salti di quota complessivamente di m 10 riducono notevolmente la mobilità della fauna ittica. La continuità verticale, ovvero l’alternanza tra raschi, buche ed barre rappresentano la zona iporreica (vedi approfondimento teorico in calce) molto importante per il mantenimento delle comunità di macroinvertrebrati, è ridotta al minimo .Infine la continuità laterale, ovvero, la gradualità della transizione partendo dall’alveo bagnato all’ambiente terrestre risulta piuttosto ridotta. E’ praticamente assente la piana inondabile e erodibile che contribuisce al mantenimento dell’equilibrio geomorfologico del torrente. La piana inondabile riduce il tirante idrico in alveo e, perciò , la forza erosiva contrastando cosi l’erosione verticale dello stesso. In questi spazi il disturbo è essenziale per mantenere variegata e disetanea la copertura vegetale .Durante le piene intense o eccezionali la corrente violenta può compromettere la sopravvivenza dei pesci in alveo che possono cosi trovare rifugio fuori alveo tra la vegetazione e ritornare poi in alveo al termine della piena. In dettaglio si descrive di seguito le caratteristiche idromorfologiche ed ecologiche dei cinque tratti di intervento. 3.2.1 Intervento 1 L’area interessata dall’intervento 1 è posta sulla confluenza del Rio della Selva con il Torrente Vrenda a monte della loc. San Gottardino in posizione di fondovalle ed in prossimità del bacino di accumulo dell’acquedotto comunale nell’omonima valle Rio della Selva. In questo tratto la morfologia del torrente è classica dei piccoli torrentelli di montagna con portate contenute e un alveo di m 3 e piccole sponde non più alte di 50/60 cm. L’area è boscata non sono presenti edifici se non uno posto più a valle in sponda sinistra e a quota +4,00 rispetto all’alveo. In questo segmento il torrente presenta un profilo longitudinale regolare e senza brusche variazioni altimetriche (letto sub-pianeggiante); non sono visibili barre laterali distinte. Nel letto predominano depositi di granulometria che va dalla sabbia a piccoli massi, con predominanza di ghiaia. Relativamente al mesohabitat, si osservano alternanze di pools poco profonde che sfumano in run con substrato ghiaioso-sabbioso che a loro volta si trasformano in riffle poco turbolenti; procedendo verso valle, non si rileva alcuna successione delle forme morfologiche di fondo, ma il tratto è caratterizzato da un lungo segmento relativamente piano.

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La scheda IFF2 definisce il tratto: l’Indice di Funzionalità Fluviale della sponda sinistra = 200 l’Indice di Funzionalità Fluviale della sponda destra = 190 Livello di Funzionalità = II-III Giudizio di Funzionalità= Buono - Mediocre 3.2.2 Intervento 2 Il tratto considerato, pari a ml 300 circa, è posto a valle della loc. San Gottardino e scorre parallelo alla strada comunale di raccordo alla SS 237. Il profilo longitudinale è regolare senza brusche variazioni altimetriche se non piccoli salti dell'ordine dei 30 /50 cm; non sono visibili barre laterali distinte, ma verso valle si notano accumuli localizzati di sedimenti (sez. 5e6). Nel letto predominano depositi di granulometria che va dalla sabbia a piccoli massi, con predominanza di ghiaia e sabbia. Il continuum fluviale è interrotto in corrispondenza della sezione 8 per la presenza di tre salti di quota per complessivi 6m . L’alveo presenta un’ampiezza di m 4/5 e sponde alte fino a 2-3 metri . In sponda destra idrografica è presente della vegetazione riparia con Ontano, Frassino maggiore, qualche Robinia e Nocciolo. La sponda in sinistra idrografica è invece povera di vegetazione riparia con la presenza di arbusti come il nocciolo, il rovo e qualche robinia interrotta in più tratti dalle abitazioni e dagli orti. Le sponde sono ridotte in profondità per la presenza della strada comunale. Relativamente al mesohabitat, nel tratto di monte si osservano alternanze di pools poco profonde che sfumano in run con substrato ghiaioso-sabbioso che a loro volta si trasformano in riffle poco turbolenti; procedendo verso valle, non si rileva alcuna successione delle forme morfologiche di fondo, ma il tratto è caratterizzato da un lungo segmento relativamente piano. Il buon grado di funzionalità fluviale e di naturalità mantenuto dal Vrenda per tutto il segmento precedente scema progressivamente procedendo verso valle, in relazione all’aumento dell’antropizzazione delle sponde; il segmento in oggetto presenta interruzioni del continuum fluviale sia per la presenza di opere idrauliche trasversali che per ostacoli naturali invalicabili. La comunità ittica non è ritenuta adeguata alle potenzialità biogeniche del sito indagato, sia in termini di composizione che di densità La scheda IFF definisce il tratto: Livello di Funzionalità = III Giudizio di Funzionalità= Mediocre 3.2.3 Intervento 3 Il segmento di indagine è collocato a valle della ferriera Valsabbia e quindi del tratto tombinato fin al confine con la proprietà Olifer. Il contesto è fortemente antropizzato e compromesso in molte parti, come dimostrato dal basso grado di funzionalità riscontrato. Gli interventi di impermeabilizzazione dell’alveo e di cementificazione di gran parte delle sponde, nel tratto iniziale hanno privilegiato i fenomeni di deposizione del 2 Vedi approfondimento teorico in calce

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sedimento, rispetto a quelli di erosione; qui si osserva la preponderanza di materiale lapideo a granulometria fine, materiale che col tempo ha costituito accumuli localizzati di deposito spesso colonizzati dalla vegetazione. Procedendo verso valle, superata via Marconi la sponda sinistra è completamente cementata per la presenza di un lungo muro di sostegno in cemento armato. La sponda destra corrispondente alla proprietà Olifer presenta pendenze elevate per i riporti effettuati al fine di ampliare i piazzali del suddetto sito industriale. Nonostante le sponde siano interessate da vegetazione arborea (Orno-ostrieto), non mancano fenomeni di erosione spondale per sottoescavazione e frane per erosione localizzata. Nel tratto terminale la deposizione di materiale lapideo e la presenza di rifiuti hanno determinato un restringimento della sezione fluviale e la formazione di un’isola ormai vegetata con grossi soggetti arborei (Platani). Le acque sono poco profonde e la funzionalità morfologica del tratto indagato è fortemente impoverita. Inizialmente si rilevano lunghi tratti di step-run formati da lunghi run intervallati da brevi o brevissimi tratti di riffle, con profondità molto basse e assai poco idonei ad ospitare pesci in modo stabile, anche per la mancanza di rifugi adeguati; spostandosi a valle, sono rilevabili dei piccoli steps costituiti da gruppi di massi emergenti. La vegetazione ripariale, laddove si sono conservati caratteri di naturalità, appare in condizioni alterate, lontane dall’assetto originario. La scheda IFF definisce il tratto: l’Indice di Funzionalità Fluviale della sponda sinistra = 78 l’Indice di Funzionalità Fluviale della sponda destra = 78 Livello di Funzionalità = IV Giudizio di Funzionalità= Scadente 3.2.4 Intervento 4 Il tratto di lunghezza di circa 150 m interessa un’area fortemente antropizzata. La sponda sinistra è interessata da numerose abitazioni ed aree accessorie che sono state realizzate praticamente in alveo. I muri di sostegno, in calcestruzzo, hanno le fondamenta in alveo e a tratti è visibile la sottoescavazione delle stesse. La sponda destra, seppur poco profonda per la presenza di un muretto di recinzione, è discretamente vegetata ed è visibile un vecchio sentiero che da via Ere, 30 anni fa, portava fino in via Marconi. Attualmente il sentiero è interrotto in corrispondenza della briglia esistente. Si rilevano, inoltre, interventi di difesa spondale effettuati successivamente alla posa della fognatura con scogliere e tratti di argine in cemento; l’alveo è in parte risagomato, con pesante banalizzazione dell’habitat fluviale. Le briglie costituiscono punti invalicabili da parte della fauna ittica e formano delle cascatelle con dislivelli fino ad 8 m alla cui base si riconoscono ampie pool centrali; i tratti a riffle-run sono caratterizzati da una lama d’acqua uniforme e basse pendenze. Nel tratto iniziale le rive sono mediamente interessate da copertura arborea, in prevalenza pioppi e ontani; proseguendo verso valle si assiste ad un cospicuo diradamento della fascia vegetazionale ripariale che ha lasciato spazio, come sopra detto, soprattutto in sponda sinistra, agli interventi antropici, condizione che inficia notevolmente il giudizio di funzionalità del segmento indagato. La scheda IFF definisce il tratto:

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l’Indice di Funzionalità Fluviale della sponda sinistra = 57 l’Indice di Funzionalità Fluviale della sponda destra = 74 Livello di Funzionalità = IV-V Giudizio di Funzionalità= Pessimo Scadente 3.2.5 Intervento 5 L’intervento 5 è localizzato in loc. Forno a Valle del tratto intubato che oltrepassa il centro di Odolo. Il contesto fluviale risente degli effetti negativi connessi alla forte antropizzazione del sito in passato come area industriale. Attualmente sono presenti due edifici pericolanti e una vecchia cabina ENEL dismessa. Rovi e macerie hanno poi invaso l’area pianeggiante adiacente il torrente. Il sito si caratterizza per l’elevata diversità morfologica del mesohabitat che innalza il livello di funzionalità ecologica della sezione: dapprima l’acqua scorre sotto forma di cascata scavata nel fondo roccioso con salto di 15 metri circa che costituisce un tratto di impercorribilità dell’alveo per l’ittiofauna; la disposizione caotica dei grossi massi della cascata favorisce la formazione di una serie di gradini, step e di pool. Poco più a valle, pochi metri dopo il ponte, sono facilmente riconoscibili una pool di tipo laterale che sfuma verso la parte terminale in un run. L’alveo è sub-pianeggiante ed ha una profondità uniforme, mediamente di 0,5-0,6 m. Il substrato è composto prevalentemente da ghiaia, da roccia e da sabbia e ciottoli; il detrito organico è abbondante e caratterizzato da frazioni grossolane, fibrose e polpose, mentre i substrati appaiono frequentemente colonizzati da alghe crostose e filamentose. Qui la naturalità del contesto fluviale migliora in relazione alla presenza di una fascia perifluviale (costituita da formazioni prevalentemente arbustive tipicamente riparie in continuità con un contesto prevalentemente boschivo) che può operare una più efficiente elaborazione dei nutrienti provenienti dal territorio circostante. La vegetazione arborea si sviluppa sulla sponda sinistra ed è costituita da Ontani e Robinia. In alveo sono presenti numerosi rifugi efficaci per l’ittiofauna, quali ripari tra anfratti rocciosi, tronchi e massi nonché locali sottoescavazioni delle sponde. Gli habitat idonei per la riproduzione dei Salmonidi e dei Ciprinidi a deposizione litofila sono molto diffusi in questo tratto. La scheda IFF definisce il tratto: l’Indice di Funzionalità Fluviale della sponda sinistra = 205 l’Indice di Funzionalità Fluviale della sponda destra = 137 Livello di Funzionalità = II-III Giudizio di Funzionalità= Buono-Mediocre 4. Analisi idraulica (vedi allegata relazione) 3Il reticolo idrografico del comune di Odolo, alquanto sviluppato, presenta due modelli di drenaggio distinti, anche se segati tra loro, influenzati da un lato da motivi tettonici 3 Studio del reticolo idrico del comune di Odolo a cura di Cavagnari F., Sarti L. e ing. Tagliaro, maggio

2003.

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regionali e dall’altro dalla litologia. I torrenti principali, che defluiscono acqua in continuazione durante tutto l’arco dell’anno, prendono tutti origine dall’area dolomitica posta a sud. La direzione di deflusso avviene dapprima verso nord, entro l’area dolomitica, secondo percorso anaclinale (in direzione contraria rispetto a quella di immersione degli strati,), e successivamente lungo linee di più facile erosione per presenza di litotipi meno resistenti. L’alveo fluviale più importante, ed oggetto del presente studio, è il fiume Vrenda. Col suo bacino di poco più di 8,3 kmq ed un asta fluviale lunga oltre 4,9 km raccoglie, lungo il suo corso, le acque provenienti da altri corsi d’acqua: Rio Gnone, Rio delle Fontane, Rio della Selva, Rio Vergomasco, Rio del Bosco. La caratterizzazione idraulica del torrente risulta essere particolarmente complessa non essendo reperibili dati nelle sue immediate vicinanze. Infatti, benché l’alveo presenti molti punti favorevoli alla creazione di stazioni di controllo, non esiste alcun idrometro e pertanto, gli studi redatti si sono basati su segni lasciati su manufatti significativi da eventuali piene. Per i dati pluviometrici, necessari per una valutazione idraulica del torrente Vrenda e per lo studio della piovosità del Comune di Odolo, solitamente si fa riferimento al pluviografo di Gavardo, distante da Odolo 7 km e posto ad una quota di c.a. 210 m.s.m., ed installato nel 1970. Questo, a differenza di quelli di più recente istallazione, offre un numero di informazioni maggiori rispetto a quelli di più recente istallazione o rispetto a quelli ad uso privato dove è difficoltoso il recupero di dati. I valori riscontrati al pluviografo di Gavardo sono i seguenti:

Durata 15' 30' 60’ 3 h 6h 12h

Tr mm mm mm mm mm mm 25 29 47 51 67 82 102

50

33 53 57 73 90 111 100 36 60 63 80 98 120

Dall’osservazione dei valori pluviometrici si può osservare che piogge di breve durata e forte intensità sono tipiche di temporali estivi, e che quelle ad intensità normale ma di lunga durata, sono tipiche di primavera ed autunno. Il Comune di Odolo è caratterizzato dalla presenza di corsi d’acqua molto brevi e fortemente acclivi, pertanto, ai fini dei calcoli idraulici, possono essere considerati tempi di corrivazione anche inferiori all’ora.

Sono stati presi in considerazioni due punti: un primo bacino A1 che ha come sezione di chiusura il ponte della S.S. 237 e un secondo A2, più esteso, con sezione di chiusura appena a valle della passerella sul Vrenda posta presso il Maglio storico in centro al capoluogo (via Ere), a monte della seconda immissione in tomba.

A formare la portata in questa sezione concorrono i bacini:

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1. Vrenda: A = 0,92 Kmq; L = 1 km; Hmax= 726 m s.m; Hmin = 445 m s.m.

2. Gnone: A = 0,81 Kmq; L = 1,4 km; Hmax = 802 m s.m.; Hmin = 445 m s.m. 3 . Delle Fontane: A = 2,34Kmq; L = 3 km; Hmax = 766 m s.m.; Hmin = 445 m s.m. 4. Della Selva: A = 1,87 Kmq; L = 2 km; Hmax = 709 m s.m.; Hmin = 405 m s.m. 5. Vrenda 2: A = 0,43 Kmq; L = 0,7 km; Hmax = 683 m s.m.; Hmin = 392 m s.m.

Con questi dati, troviamo il tempo di corrivazione con Giandotti poi i valori di portata:

Fiume Tc Giandotti Razionale Corrivazione 25 50 100 25 50 100 25 50 100 Vrenda 16' 4,5 5,2 5,6 11,1 12,6 13,8 11,2 12,1 13,2 Gnone 17' 4,2 4,6 5,02 10,3 11,2 12,0 17,5 18,2 19,9 Fontane 34' 6,7 7,2 7,8 16,1 17,6 18,9 30,2 32,5 35,3 Selva 40' 4,7 5,0 5,4 17,3 18,4 20,1 32,3 34,9 39,2 Totali* 18,0 19,0 21,0 50,0 54,0 58,0 91,0 98,0 108,0 Vrenda** 45' 21,7 23,4 25,7 61,0 66,0 72,0 98,0 105,0 116,0

* totali arrotondati al mc

** calcolata sul bacino complessivo A = 6,8 Kmq e L = 3 km

CALCOLO AL BACINO A2

A formare la piena in questa sezione, concorrono tutti i bacini sopra indicati più quello compreso tra le due sezioni avente un'area di circa 1,5 Kmq con una lunghezza d'alveo di 1,9 km ed una pendenza media del 2%.

Considerando ora il bacino nel suo complesso, avremo i seguenti dati di calcolo: A = 8,3 Kmq, L = 4,9 km, Hmax = 802 m s.m., Hmin = 346 m s.m. Il tempo di corrivazione di questo bacino, calcolato con Giandotti, è di 60'.

Fiume Te Giandotti Razionale Corrivazione 25 50 100 25 50 100 25 50 100 Vrenda 60' 20,7 22,2 24 62 66 71 93 100 109 Dai risultati ottenuti risulta evidente la divergenza dei risultati, pertanto le formule verranno prese solo come indicatori per verificare gli interventi proposti in progetto.

L’analisi idraulica in allegato verifica, inoltre, la fattibilità degli interventi proposti in progetto con le caratteristiche idrauliche del torrente Vrenda. 5. Interventi in progetto Criteri di intervento L’intervento proposto sul torrente Vrenda è a scala di tratto. Si sono scelti 5 tratti importanti al fine di poter determinare dei benefici ambientali potenzialmente elevati attraverso la realizzazione “forzata” di nuovi habitat. L’intervento proposto, oltre a facilitare la fruizione del torrente, ha l’obbiettivo primario di aumentare la capacità’ autodepurante del Vrenda. Allo stato delle cose interventi mirati ad eliminare inquinamenti puntuali esistenti (scolmatori del collettore, acque di prima pioggia ecc.) per migliorare la qualità delle acque, rappresentano azioni “ecologicamente

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deboli” perché tendono a spostare il problema a valle caricando il depuratore di nuovi inquinanti presumibilmente assorbibili anche dal sistema naturale. La riqualificazione (in senso stretto) può infatti migliorare la qualità delle acque in diversi modi:

a) abbattere i carichi diffusi attraverso la realizzazione di fasce tampone boscate;

b) migliorare la capacità auto depurante ripristinando le condizioni idrodinamiche e morfologiche ed in particolare la diversità ambientale alle diverse scale spaziali aumentando lo scambio con l’aria e quindi la riossigenazione.

c) esaltare le reti trofiche e la funzionalità dei sistemi auto depuranti esistenti.4 Per far evolvere il sistema verso condizioni di maggiore qualità ambientale si prevedono i seguenti interventi suddivisi, per facilità di comprensione e rendicontazione, in cinque interventi. Per far evolvere il sistema verso condizioni di maggiore qualità ambientale si prevedono i seguenti interventi suddivisi, per facilità di comprensione e rendicontazione in cinque interventi distinti. INTERVENTO 1 Intervento volto a limitare il trasporto solido a valle composto principalmente da materiale lapideo di medio-piccole dimensioni: ghiaia e sabbia. Si prevede la realizzazione di una piccola briglia in legno e sassi posta sulla confluenza del rio della Selva con il Torrente Vrenda in un’area pianeggiante e adiacente alla strada comunale che porta al bacino dell’acquedotto comunale. L’intervento comporta un volume di scavo di mc 351,30 per la necessità di eliminare delle asperità esistenti e creare un’area ove il materiale lapideo possa accumularsi e poi essere eventualmente asportato con mezzi meccanici. La briglia è poi protetta da ali in sassi non cementati ma affossati in uno zoccolo di calcestruzzo. La briglia è corredata da un battente per proteggerla da eventuali sottoscavazioni. È prevista infine una piccola soglia di dissipazione per i periodi di magra. Il materiale scavato è posto in sinistra idrografica a formare un piccolo rilevato. Gli scavi ed i riporti sono in compensazione. L’area attualmente interessata da un bosco ceduo è oggetto di taglio per favorire le

4 La materia organica morta proveniente dall’ambiente terrestre (scarichi fognari,

frammenti vegetali, escrementi e spoglie di animali) elaborata dalle comunità che costituiscono i sistemi depuranti acquatici (organismi microscopici, macroinvertebrati, vertebrati) è restituita all’ambiente terrestre sotto forma di organismi viventi : anfibi, rettili, uccelli, mammiferi e stadi alati degli insetti acquatici. Altro sistema auto depurante è rappresentato dai processi che si svolgono nella zona iporreica (ambiente di transizione tra le acque che scorrono in alveo e quelle presenti nell’acquifero. Nella zona iporreica vive una comunità di organismi di notevole interesse anche biogeografico, detti stigobionti, rappresentati da nematodi, oligocheti, gasteropodi e da diversi ordini di crostacei e caratterizzati da speciali adattamenti morfologici e fisiologici (depigmentazione, assenza di occhi, ritmi riproduttivi rallentati).). Infine le fasce tampone intercettano e depurano gli inquinanti dalle acque di dilavamento del territorio prima che raggiungano il corso d’acqua.

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operazioni. Al termine dei lavori l’area di riporto sarà ripristinata e adeguatamente rinverdita . INTERVENTO 2 L’intervento è volto a riqualificare le sponde e favorire la presenza di aree rifugio per l'ittiofauna. In dettaglio è previsto di ripristinare il tratto di sponda in sinistra idrografica incrementando le unità morfologiche e aumentando la sezione di deflusso favorendo indirettamente la creazione di aree rifugio per l’ittiofauna in sponda in destra. La sponda sinistra è interessata dalla posa di terre armate rinverdite con talee di salice (sezioni 3e4) e di palificate a parete doppia sempre rinverdite con talee di salice ove la scarsa profondità delle scarpate non permette l’uso delle terre armate. I manufatti sono interessati da una protezione al piede mediante la realizzazione di una scogliera di protezione affossata in uno zoccolo armato in calcestruzzo. Nel tratto compreso tra le sezioni 7 e 9 è prevista la posa di gabbioni a rinforzo di un area facilmente inondabile. In corrispondenza dello scatolato di protezione dell’acquedotto che attraversa il Vrenda (sezione 7bis) è previsto la posa di massi a rivestimento dello stesso e con la funzione di reindirizzare il deflusso delle acque verso la sponda destra. Altri massi sono posati a fungere da dissipatori di energia a filtro rovescio e pennelli per ri-orientare il filetto fluido. In sponda destra si prevede la manutenzione ordinaria del tratto di sponda esistente e pianeggiante mediante piccoli movimenti terra e la creazione di aree rifugio protette per l’ittiofauna (vedi sezioni 6-7) in coincidenza di un rilevato e un vecchio canale scolo delle acque. Qui è realizzata una palificata in legno al fine di favorire l’eventuale rifugio dei pesci in caso di piena ordinaria. In alveo è prevista la posa di n. 3 soglie di dissipazione sempre con la funzione di orientare in sponda destra il filetto fluido e aumentare l’alternanza tra il riffle e pool. Le soglie sono realizzate con grossi massi calcarei affossati in uno zoccolo di calcestruzzo e con le pietre distanziate fra loro cm 10 al fine di favorire il deflusso delle acque anche nei momenti di magra. Il volume degli scavi è previsto in mc 265,14 ed i volumi dei riporti in mc 56, 46. La differenza di materiale pari a mc 208,66 sarà trasportata nell’intervento 5. INTERVENTO 3 L’interevento è volto a favorire il processo autodepurante del torrente mediante l'aumento della superficie libera e la ricostituzione di un tratto spondale attualmente cementificato. E’ prevista la modifica e l’aumento della sezione di deflusso delle acque in corrispondenza di un restringimento causato da un eccessivo deposito di materiale inerte completamente rinverdito (vedi sezioni 1-3). Il lavoro consiste nell'asporto del materiale lapideo esistente e suo riposizionamento in sponda destra in coincidenza di una sponda verticale in calcestruzzo. Ripristino della morfologia e della qualità ecologica spondale mediante l’uso delle palificate in legno con talee di salice e protezione al piede con scogliera affossata in uno zoccolo in calcestruzzo. In alveo sono poi realizzate due soglie di dissipazione composte da grossi massi calcarei affossati in uno zoccolo di calcestruzzo. Nel tratto a valle, corrispondente alla proprietà Olifer spa, è realizzata una scogliera di protezione al piede del versante attualmente in fase di erosione spondale piuttosto accentuata. E’ presente poi un’isola composta da materiale lapideo depositatosi nel corso del tempo con

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copertura arborea. L’intervento è volto a contenere l’isola ed a eliminare la vegetazione arborea pericolante e di maggiore sviluppo. I due canali di deflusso creatosi nel tempo sono rafforzati e migliorati sia attraverso una ripulitura del materiale grossolano in alveo (pezzi di ferro e detriti vari), sia attraverso la realizzazione di due soglie di dissipazione poste a quota diversa al fine di mantenere attivi e distinti i due canali che saranno utilizzati , quello verso la sponda destra nei periodi di magra e di morbida ed entrambi nei periodi di piena ordinaria. L’isola potrà essere utilizzata dalla fauna ittica come rifugio in caso di piena. Il volume degli scavi è previsto in mc 186,46 ed i volumi di riporto in mc 119,82 la differenza di mc 66, 64 è riutilizzata in loco per la ricostituzione della sponda destra. INTERVENTO 4 L’interevento è volto a favorire il processo autodepurante del torrente mediante l'aumento della superficie libera e la ricostituzione di un tratto spondale attualmente cementificato. Si prevede innanzitutto l’eliminazione di un tratto di muro spondale di calcestruzzo, l’arretramento di m 1 e la ricostituzione dello stesso mediante una palificata in legno vegetata con protezione al piede in scogliera affossata nel calcestruzzo. In sponda destra si prevede i recupero di un piccolo sentiero di ml 150 che permetterà di inoltrarsi lungo il torrente fino ai primi salti di quota molto suggestivi. Il nuovo sentiero è realizzato mediante piccole operazioni di scavo e riporto e la realizzazione di una palificata a parete doppia per raggiungere la quota di progetto. Il percorso è poi completato mediante la stesura uno strato di stabilizzato adeguatamente compattato all’interno di una cordolatura di legno. La scarpata è protetta con la posa di rete di protezione tipo “Macmat” adeguatamente rinverdita . Il volume degli scavi è stimato in mc 5,91. Il volume dei riporti in mc 285,94. INTERVENTO 5 L’interevento è volto a favorire il processo autodepurante del torrente mediante l'aumento della superficie a contatto con l'acqua attraverso la realizzazione di un'area "umida” di circa 1500 mq atta alla fitodepurazione delle acque. Parte dell’acqua di morbida del torrente Vrenda è intercettata dal canale di flusso in entrata dell’area umida, attraversa lo stagno di sedimentazione e quindi l’area a macrofite per poi ritornare nel Vrenda attraverso il flusso d’uscita. I rilevati necessari alla creazione di tale area sono realizzati, per la porzione a contatto con la sponda di destra idrografica del Vrenda, con terre armate tipo “terramesch verde tipo acqua” (vedi particolari costruttivi ) e protezione al piede mediante materassi tipo “Reno”. I rilevati interni con materiale inerte idoneo protetti da una rete a doppia torsione debitamente rinverdita e protezione al piede con materassi tipo “Reno”. L’area umida si compone di 4 comparti:

1) l’area d’ingresso delle acque realizzato mediante la posa di massi annegati nel calcestruzzo ed una soglia sfiorante . Si prevede la posa di tubi in pvc per facilitare l’ingresso dell’acqua in caso di siccità prolungata.

2) L’area di sedimentazione si caratterizza per favorire il ristagno delle acque e per avere una profondità, rispetto al flusso di entrata, di m – 1,50.

3) L’area delle macrofite con profondità rispetto al flusso di entrata di m -1,00 in cui è favorito lo sviluppo delle Fragmites, Carex ed Iris .

4) L’area del flusso di uscita realizzato mediante la posa di materassi tipo Reno in corrispondenza del transito delle acque.

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Il rilevato è interessato dalla posa a quota di m +1,50 dal di talee di salice. L’area umida è protetta e definita da una recinzione in legno. E’ prevista la posa di un capanno di osservazione in legno . Altri lavori di riqualificazione dell'area comportano la completa demolizione di due edifici esistenti pericolanti. Uno è posto ad est dell’area e si caratterizza per la presenza di una copertura in eternit (adeguatamente smaltita), pilastri in calcestruzzo armato e tamponamenti in mattoni forati. Il secondo edificio è attualmente pericolante ed in parte crollato. Presenta muri in pietra e parti del tetto in legno con manto di copertura in coppi. Infine è prevista la demolizione di una vecchia cabina Enel. L’area sgombra da tali edifici è poi ripristinata a prato. L’intervento prevede il recupero di materiale granitico esistente per una futura ricollocazione in loco. 6. Cronoprogramma dei lavori Si prevede che, ipotizzando l’effettivo rilascio dei documenti autorizzativi da parte degli enti preposti entro febbraio 2012, gli interventi in progetto abbiano inizio in maggio /giugno 2012 e terminino entro l’autunno 2013. Si assume che la realizzazione degli interventi avvenga secondo l’ordine riportato nel crono programma (vedi Allegato). 7. Risultati attesi I risultati attesi possono essere distinti in diretti ed indiretti. La realizzazione del progetto, calibrato sulle esigenze ecologico-funzionali del Vrenda, avrà come primo risultato diretto un miglioramento della qualità delle acque. Si ipotizza che a conclusione dei lavori, a valle dell’abitato di Odolo, l’indice SACA – Indice di Stato Ambientale del corso d’acqua - possa passare da sufficiente a buono. La rinaturalizzazione delle sponde e dell’alveo avrà come conseguenza un potenziamento del corridoio ecologico che collega l’area montuosa, a confine con il comune di Vallio Terme, con l’area di fondovalle, nel comune di Sabbio Chiese, ed il corridoio fluviale del fiume Chiese. Il miglioramento della qualità delle acque associato alla rinaturalizzazione di alcuni tratti fluviali porterà all’aumento della biodiversità della componente vegetale, degli invertebrati, dell’erpetofauna, dei micro mammiferi, dell’avifauna, dell’ittiofauna e del macrobenthos. Altro risultato diretto è la riqualificazione di aree attualmente abbandonate e con “passività” ambientali che successivamente all’intervento potranno essere “vissute” ed usufruite. Tutta l’asta fluviale, all’interno del perimetro dell’urbanizzato, oltre che oggetto dei riqualificazione nei tratti più idonei, è oggetto di generale raccolta dei rifiuti e di pulizia.

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Tale azione prevedere risultati indiretti per la possibile successiva riqualificazione urbanistica dell’area adiacente il torrente (intervento 5) mediante la progettazione di un’area verde attrezzata. Lungo il corso d’acqua sono presenti alcune vecchie fucine risalenti principalmente al dopoguerra e che hanno caratterizzato l’economia dell’intera valle. Con la riqualificazione del torrente è possibile auspicare/prevedere un risultato indiretto consistente nella ulteriore conoscenza dei siti e l’eventuale futura riqualificazione di un percorso storico di straordinaria importanza. Nelle azioni di progetto è previsto il coinvolgimento della popolazione e degli studenti. Nel corso del 2010-2011 il comune di Odolo ha stipulato un accordo di programma con la scuola primaria e secondaria di Odolo ove è stato mostrato lo studio di fattibilità del progetto di riqualificazione del Torrente, realizzato un’escursione e gli studenti hanno realizzato un filmato e una tesina sul tema dell’acqua. La Comunità Montana di Valle Sabbia ha inoltre esteso l’esperienza didattica alla scuola secondaria di Vestone, Idro e Casto riproponendo il tema dell’acqua grazie a contributi diretti del Ministero dell’Istruzione. Tale programma sarà realizzato nel corso della primavera 2012. Tra il risultati indiretti si auspica la presa di coscienza da parte dei cittadini e degli amministratori dell’intera Comunità Montana di Valle Sabbia e della Provincia sul prezzo pagato dall’ambiente per favorire lo sviluppo economico dell’ultimo ventennio. 8. Azioni di promozione divulgativa del progetto Tra le azioni che il progetto intende implementare, come detto, si prevede il coinvolgimento della popolazione su due grandi fronti:

� il coinvolgimento delle istituzioni sovracomunali, della popolazione, delle associazioni, dei portatori di interessi diffusi nella creazione del progetto e nella diffusione dei risultati. Il grande impegno in termini di lavoro, di progettazione e anche economico assunto dal comune di Odolo per la stesura e realizzazione del progetto di riqualificazione dello stato ambientale del Torrente Vrenda vuole essere condiviso con tutte le autorità sovracomunali e con i portatori di interessi diffusi al fine di trasmettere/ricevere informazioni, idee e cultura ambientale. Per questo motivo si è dato avvio ad una serie di consultazioni ed incontri per ottenere consensi e collaborazioni, anche di tipo economico, come evidenziato nei vari protocolli d’intesa sottoscritti dai vari partners sopra elencati.

� coinvolgimento della scuola primaria e secondaria del comune di Odolo:

attività già svolta nel corso dell’anno scolastico 2010-2011 i cui risultati sono stati raccolti in un CD ed un video (per la visione chiedere al Comune di Odolo) tale azione ha previsto il coinvolgimento del progettista e dei suoi collaboratori che hanno mostrato agli studenti il progetto di massima e i siti di

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intervento. A fine lavori si provvederà a riportare i ragazzi in loco per mostrare loro i risultati. In questo ambito le insegnanti hanno voluto anche evidenziare il collegamento esistente tra l’acqua ed il sistema economico locale creato grazie alla forza motrice dell’acqua e alle sue fucine apparse massicciamente nel dopoguerra per poi essere sostituite da più moderni processi produttivi . Con la visita sul Vrenda si è voluto inoltre far comprendere la necessità di conservare l’ambiente in cui noi tutti viviamo affinchè ogni angolo possa essere vissuto e di conseguenza preservato e tutelato come parte integrante della nostra storia.

� coinvolgimento della scuola secondaria dei comuni di Vestone, Casto e Idro . Sulla scorta dell’esperienza realizzata ad Odolo si è riproposto il modulo didattico anche ai comuni citati grazie a finanziamenti mirati da parte del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca sulla tematica dell’acqua. Il progetto prenderà il via nella primavera del 2012.

9. Valutazione/monitoraggio del progetto L’andamento del progetto sarà monitorato dall’Amministrazione Comunale e in particolare dall’ufficio tecnico avvalendosi di adeguate professionalità, sia durante la fase di approvazione che di esecuzione dei lavori. Lavori che si prevede vengano appaltati secondo la normativa vigente e quindi realizzati nei tempi e nei modi stabiliti dal contratto d’appalto e controllati dalla Direzione dei Lavori incaricata. Durante i lavori si provvederà all’applicazione del piano di monitoraggio individuato (vedi allegato). 10. Costi – Quadro economico riassuntivo

QUADRO ECONOMICO RIASSUNTIVO

a1 importo dei lavori € 617.878,62

a2 oneri per la sicurezza € 25.910,30

A importo dei lavori € 643.788,92

b1 iva sui lavori 21,00% € 129.754,51

b2 spese tecniche (det. N. 29 del 07/04/2011) € 90.250,00

b3 Ente previdenziale CN 2,00% € 1.805,00

b4 IVA 21,00% € 19.331,55

b5 spese caratterizzazione Torrente Vrenda (iva inclusa)

€ 18.000,00

b6 accordo di programma scuola primaria e secondaria € 6.000,00

b7 spese diffusione progetto (coinvolgimento scuole, realizzazione mostre, produzione video ecc) € 5.000,00

b8 occupazioni temporanee/acquisti del suolo € 40.000,00

b9 attuazione piano di monitoraggio € 10.000,00

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b10 collaudo finale dei lavori (iva e oneri acc. inclusi) 1,30% € 8.032,42

b11 diritti comunali spese generali 1,00% € 6.178,79

b12 imprevisti 3,54% € 21.858,81

B TOTALE SOMME A DISPOSIZIONE € 356.211,08

A+B TOTALE INTERVENTO € 1.000.000,00

11. Autorizzazioni necessarie Valutazione di impatto ambientale (D.lgs. n. 152/2006 e s.m.i.)

NO

Valutazione di incidenza ambientale (DPR 357/ 1997, d.g.r. 14106/2003 e s.m.i.)

NO

Autorizzazione paesaggistica (Dl.lgs 42/2004 e s.m.i. l.r. 12/2005)

SI Localizzazione all’interno di un’area vincolata, ai sensi dell’art. 136 del d.lgs. 42/2004 (ambiti assoggettati a tutela con specifici provvedimenti) o dell’art. 142 del d.lgs. 42/2004 (laghi, fiumi e corsi d’acqua, territori oltre i 1600 m nelle Alpi e 1200 per gli Appennini, ghiacciai e circhi glaciali, parchi e riserve, boschi e foreste, università e usi civici, zone umide, zone archeologiche)

Parere idraulico (R.D. 523/1904, D.G.R. n. 13950/2003, D.G.R. n 7868/2002)

SI Localizzazione all’interno dell’alveo di un corso d’acqua del reticolo idrico principale o che occupino superfici appartenenti al demanio idrico.

L.R. 31/2008 art. 43 SI autorizzazione alla trasformazione d’uso del suolo Vincolo idrogeologica (R.D. 3267/1923 e della L.R. 31/08)

SI

Permesso di Costruire SI I tecnici

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Approfondimento teorico IL MESOHABITAT FLUVIALE Le caratteristiche morfologiche e idrauliche di un corso d’acqua sono elementi determinanti per la possibilità di colonizzazione da parte delle comunità biologiche e in particolare della fauna ittica, il cui svolgimento dell’intero ciclo vitale (alimentazione, accrescimento, riproduzione) richiede la presenza di diverse tipologie di habitat fluviale5. Dal punto di vista della ecologia fluviale è particolarmente interessante lo studio della morfologia di un corso d’acqua a livello di mesohabitat, cioè su una scala spaziale nell’ordine della decina di metri e con una durata temporale dell’ordine della decina di anni; gli elementi di mesohabitat, detti anche “unità morfologiche”, sono riconducibili a cinque tipologie fondamentali, ulteriormente differenziabili in sottotipologie (White, 1973; Bisson et al. 1982; Marcus et al., 1990; Mc Cain et al., 1990): Pool: raggruppa le tipologie caratterizzate da velocità di corrente moderata, acque relativamente profonde, fondo costituito da sedimento fine. Riffle: indica tratti con corrente veloce, turbolenza superficiale, acqua poco profonda e substrati grossolani e duri. Run: indica tratti con corrente veloce, flusso laminare, acqua poco o mediamente profonda e substrati grossolani e duri. Cascade: indica i tratti formati da salti, schiene di roccia o zone ad elevata turbolenza e velocità dove i pesci non possono sostare e, in alcuni casi (per esempio nelle cascate), neppure transitare. Step-pool: indica tratti in cui si alternano numerosi riffle, cascade e pool, in cui però i riffle e i cascade sono troppo corti e le pool troppo piccole per essere classificati come unità morfologiche indipendenti. E’ una tipologia molto frequente nei torrenti montani. I riffle e i run hanno caratteristiche idraulico - morfologiche (acque veloci e ossigenate, substrato grossolano che è ricco di interstizi e offre un’ampia superficie per la crescita del periphyton) particolarmente idonee alla colonizzazione da parte dei macroinvertebrati bentonici e sono pertanto aree preferenziali per l’attività alimentare dei pesci, della cui dieta i macroinvertebrati sono componente fondamentale. Essi rivestono, inoltre, una notevole importanza per l’attività riproduttiva di numerose specie ittiche (per esempio trote e temoli), le cui uova vengono deposte in substrati ghiaiosi e necessitano di un buon ricambio d’acqua; in tali aree si possono verificare temporanei addensamenti di individui adulti maturi nel periodo riproduttivo. Il valore biologico “assoluto” di un riffle o di un run dipenderà dalle sue caratteristiche: un tratto di riffle con substrato ciottoloso sarà meno favorevole alla riproduzione, ma potrà offrire più rifugi e maggiore disponibilità di macroinvertebrati, rispetto ad un run con substrato ghiaioso, più adatto invece alla frega. Le pool forniscono rifugio dai predatori aerei e terrestri ai pesci di taglia maggiore, in particolare a quelli che fanno uso di tane come gli individui adulti di trota, che non trovano ripari idonei nelle acque basse dei riffle. In corsi d’acqua soggetti a notevoli riduzioni di portata, la presenza di pool con un sufficiente volume d’acqua di riserva è fondamentale per garantire la sopravvivenza della fauna ittica nei periodi di magra, durante i quali le tipologie come riffle e run possono essere soggette ad asciutte. Anche per le pool le diverse caratteristiche che le definiscono, quali la profondità massima e la presenza di rifugi, saranno determinanti nel definire il valore biologico che esse rivestono; è ovvio che una pool molto profonda sarà più importante per la sopravvivenza dei pesci rispetto ad una pool più bassa. Alcune pool, inoltre, presentano una conformazione tale da consentire la riproduzione delle trote, in quanto terminano con una zona di acque veloci e poco profonde; questa tipologia di pool è particolarmente importante in quanto è al contempo idonea ad ospitare i riproduttori e la zona di frega. In generale le tipologie di unità morfologiche possono essere classificate secondo tre livelli di definizione (Bisson et al .,1982; Frissel et al., 1986; Mc Cain et al., 1990; Hawkins et al., 1993), come indicato di seguito.

5 Da Studio geologico ambientale del Torrente Lanza – Provincia di Como Settore Risorse ambientali Servizio

Pesca

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Nel primo livello di definizione viene operata una prima distinzione in tre grandi categorie: una caratterizzata da presenza di correnti veloci e profondità modeste, un’altra caratterizzata da velocità basse e profondità accentuate e infine l’ultima che comprende le unità morfologiche con caratteristiche tali (tipologie intermedie) da non essere classificabili in modo univoco in nessuno dei gruppi precedentemente indicati. Acque veloci e poco profonde (riffle): comprendono tutte le tipologie di habitat caratterizzate da acque a corrente veloce e profondità modeste, generalmente con pendenza elevata e substrati grossolani. Il flusso d’acqua è orientato quasi esclusivamente verso valle. Il profilo dell’alveo è rettilineo o convesso. La letteratura anglosassone utilizza per definire questi ambienti il termine di riffle ormai diventato di comune utilizzo anche in italiano. La distinzione di tali tipologie ai livelli di risoluzione successivi avviene sulla base della turbolenza del flusso d’acqua, della pendenza, della velocità di corrente e della profondità dell’acqua. Acque lente e profonde (pool): comprendono tutte le tipologie di habitat caratterizzate da acque a corrente lenta e acque profonde; generalmente hanno una pendenza modesta, quasi nulla, e substrati fini. Spesso hanno forma concava e contengono ampi gorghi che conferiscono grande variabilità alla direzione del flusso d’acqua. La letteratura anglosassone utilizza per definire questi ambienti il termine di pool ormai diventato di comune utilizzo anche in italiano. La distinzione di tali tipologie ai livelli di risoluzione successivi avviene sulla base dell’estensione, della posizione occupata nell’alveo, dalla natura degli elementi che ne determinano la morfogenesi e dalla direzione della corrente d’acqua. Tipologie intermedie: comprendono tipologie che presentano al loro interno zone diverse con caratteristiche di entrambe le categorie precedenti e tali da non poter essere considerate come singole unità (p.e. acque con zone profonde e calme in un tratto veloce e basso), oppure che presentano nel loro complesso caratteristiche intermedie (p.e. acque veloci ma profonde). L’INDICE DI FUNZIONALITÀ FLUVIALE – I.F.F. Negli ultimi anni, i rapporti che intercorrono tra i caratteri morfologico-strutturali di un corpo idrico (struttura delle rive e dell’alveo) ed il sistema biotico presente in quest’ultimo è stato oggetto di numerosi studi. Tali approfondimenti hanno dato luogo alla nascita di indici di funzionalità (RCE-I, RCE-2, IFF) che forniscono una valutazione complessiva della funzionalità dell’ecosistema acquatico, dove per “funzionalità” si intende la caratteristica che descrive la capacità del corpo idrico di autodepurarsi e di riciclare il materiale organico presente. Gli indici sopra citati garantiscono un approccio olistico, differente da quello fornito da altri metodi di maggiore precisione ma più settoriali, che restringono, in altre parole, l’indagine ad un numero limitato di aspetti e/o di comparti ambientali (es.: l’I.B.E., le analisi chimico-fisiche microbiologiche dei parametri delle acque, ecc…). Questo diverso approccio si pone come complementare e non alternativo ai metodi sopra citati, non solo per le tecniche utilizzate, ma soprattutto per il livello gerarchico dei comparti ambientali studiati: i metodi chimici e microbiologici limitano il loro campo di indagine all’acqua fluente, gli indici biotici lo estendono all’alveo bagnato, mentre gli indici di funzionalità all’intero sistema fluviale. Man mano che si restringe il campo d’indagine ai livelli gerarchici inferiori si utilizzano strumenti d’indagine più sofisticati e si ottengono informazioni più precise e dettagliate su una componente ambientale più ristretta. Salendo ai livelli gerarchici superiori si riducono la precisione e il dettaglio, mentre aumenta l’informazione di sintesi. Sulla base di queste premesse è parso logico utilizzare un indice di funzionalità per sintetizzare anche le informazioni interessanti dal punto di vista del mesohabitat fluviale. Tale scelta ha permesso non solo di tenere conto di un maggiore numero di dati (quelli biologici oltre a quelli strettamente morfologici) ma anche di esprimere, mediante una metodologia riproducibile ed ufficialmente riconosciuta, un giudizio sulla attuale funzionalità idraulica del torrente. A tale fine ci si è avvalsi dell’Indice di Funzionalità Fluviale (I.F.F.), l’applicazione del quale rappresenta una via speditiva, ed economica, per giungere in tempi sufficientemente rapidi alla definizione delle caratteristiche ambientali dei bacini idrografici.

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L’I.F.F.6 è un indicatore di sostenibilità che integra l’indagine analitica dei vari comparti ambientali all’intero sistema fluviale o torrentizio. L’ambito di applicazione dell’I.F.F. comprende gli ambienti d’acqua corrente montani e di pianura (di ogni ordine e grandezza, ma con acque fluenti), pertanto la non applicabilità è relativa ad esempio agli ambienti di transizione (foce) o agli ambienti di acque ferme (laghi, paludi). La scheda I.F.F. si compone di 14 domande raggruppabili nei seguenti gruppi funzionali: - le domande 1-4 riguardano le condizioni vegetazionali delle rive e del territorio circostante al corso d’acqua ed analizzano le diverse tipologie strutturali che influenzano l’ambiente fluviale, come, ad esempio, l’uso del territorio o l’ampiezza della zona riparia naturale; - le domande 5 e 6 si riferiscono alle caratteristiche idrauliche del corso d’acqua: ampiezza relativa dell’alveo bagnato, struttura fisica e morfologica delle rive; - le domande 7-11 considerano la struttura dell’alveo, con l’individuazione delle tipologie che favoriscono la diversità ambientale e la capacità di autodepurazione di un corso d’acqua; - le domande 12-14 rilevano le caratteristiche biologiche, attraverso l’analisi strutturale delle comunità macrobentonica e macrofitica e della conformazione del detrito. Alle risposte sono assegnati pesi numerici (da 1 a 30) raggruppati in 4 classi che esprimono le differenze funzionali tra le singole risposte. L’attribuzione degli specifici pesi numerici alle singole risposte non ha giustificazioni matematiche, ma deriva da valutazioni empiriche sull’insieme dei processi funzionali influenzati dalle caratteristiche oggetto di ciascuna risposta. Il valore di I.F.F., ottenuto sommando i punteggi parziali relativi ad ogni domanda, può assumere un valore minimo di 14 e uno massimo di 300 (Tabella seguente). Il punteggio finale, dato dalla somma dei punteggi parziali viene tradotto in 5 Livelli di Funzionalità (L.F.), espressi con numeri romani (dal I che indica la situazione migliore al V che indica quella peggiore), ai quali corrispondono i relativi giudizi di funzionalità. Ad ogni Livello di Funzionalità viene associato un colore convenzionale per la rappresentazione cartografica; i livelli intermedi sono rappresentati con un tratteggio a barre, a due colori alternati. La rappresentazione grafica viene di norma effettuata distinguendo le due sponde del corso d’acqua.

Tabella riassuntiva del giudizio di funzionalità fluviale – Da Manuale ANPA – 2° Edizione giugno 2003 Ulteriori osservazioni possono essere condotte, sulla base dei risultati delle schede IFF, su due aspetti: la vegetazione perifluviale e la morfologia dell’alveo.

6 L’ I.F.F. (Indice di Funzionalità Fluviale) deriva dall’RCE-I (Riparian Channel Environmental Inventory), metodo di

inventario per definire le caratteristiche ecologiche dei corsi d’acqua svedesi ideato da R.C. Petersen alla fine degli anni ’80. L’adattamento dell’ RCE-I alla realtà italiana ed in particolare ai corsi d’acqua alpini, prealpini, planiziali, appenninici e meridionali (Siligardi e Maialini, 1990-1993), ha portato alla nascita di una nuova scheda di valutazione, chiamata RCE-2.

Nel 1998, l’A.N.P.A. (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), apportando modifiche sostanziali all’ RCE-2, ha istituito un nuovo indice (I.F.F.) per la definizione delle caratteristiche ecologiche dei corsi d’acqua (D.L. n.152/99; D.L. n.258/00).

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La valutazione della funzionalità della vegetazione perifluviale viene effettuata calcolando la somma delle risposte alle domande 2, 3 e 4 della scheda IFF. Dall’analisi di tutte le possibili casistiche sono definiti 5 range7, corrispondenti a 5 livelli di funzionalità, da elevata a pessima, per il subindice.

Range

Elevata 70 ≤ x ≤ 56 Buona x = 55

Mediocre 54 ≤ x ≤ 45 Scadente 44 ≤ x ≤ 35 Pessima 34 ≤ x ≤

3 La funzionalità morfologica dell’alveo viene valutata attraverso la somma dei punteggi relativi alle domande 6, 8, 9 e 11 della scheda. Sono stati definiti cinque livelli di funzionalità.

Range

Elevata 85 ≤ x ≤ 69 Buona 68 ≤ x ≤ 53 Mediocre 52 ≤ x ≤ 36 Scadente 35 ≤ x ≤ 20 Pessima 19 ≤ x ≤

4

7 Da linee guida per il biomonitoraggio di corsi d’acqua in ambiente alpino – Enea e Provincia di Torino

2003

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MODELLO SCHEDA I. F. F. Compilatore:…………Bacino:.................... Corso d’acqua: …………… Località:……………tratto (metri)……… larghezza alveo di morbida (metri)……………..quota…………data……………..scheda N°…………… Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante a) Foreste e boschi 25 25 b) Prati, pascoli, boschi, pochi arativi ed incolti 20 20 c) Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti, urbanizzazione rada 5 5 d) Aree urbanizzate 1 1 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria a) Formazioni arboree riparie 30 30 b) Formazioni arboree riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 25 25 c) Formazioni arboree non riparie 10 10 d) Vegetazione arbustiva non riparia o erbacea o assente 1 1 2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria a) Formazioni arboree riparie 20 20 b) Formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 15 15 c) Formazioni arboree non riparie 10 10 d) Vegetazione arbustiva non riparia e erbacea o assente 1 1 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva a) Fascia di vegetazione perifluviale > 30 m 20 20 b) Fascia di vegetazione perifluviale 5-30 m 15 15 c) Fascia di vegetazione perifluviale 1-5 m 5 5 d) Fascia di vegetazione perifluviale assente 1 1 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva a) Senza interruzioni 20 20 b) Con interruzioni 10 10 c) Interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata 5 5 d) Suolo nudo o vegetazione erbacea rada 1 1 5) Condizioni idriche dell’alveo a) Larghezza dell’alveo di morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato 20 b) Alveo di morbida maggiore del triplo dell’alveo bagnato (fluttuazioni di portata stagionali) 15 c) Alveo di morbida maggiore del triplo dell’alveo bagnato con fluttuazioni di portata stagionali 5 d) Alveo bagnato molto ridotto o quasi inesistente (o impermeabilizzazioni del fondo) 1 6) Conformazione delle rive a) Con vegetazione arborea e/o massi 25 25 b) Con erbe e arbusti 15 15 c) Con sottile strato erboso 5 5 d) Rive nude 1 1 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici a) Alveo con grossi massi e o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite 25

b) Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento (o canneto, o idrofite rade e poco estese) 15

c) Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene (o assenza di canneto o idrofite) 5

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d) Alveo di sedimenti sabbiosi privo di alghe, o sagomature artificiali lisce a corrente uniforme 1

8) Erosione a) Poco evidente e non rilevante 20 20 b) Solamente nelle curve e/o nelle strettoie 15 15 c) Frequente con scavo delle rive e delle radici 5 5 d) Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 1 1 9) Sezione trasversale a) Naturale 15 b) Naturale con lievi interventi artificiali 10 c) Artificiale con qualche elemento naturale 5 d) Artificiale 1 10) Struttura del fondo dell’alveo a) Diversificato e stabile 25 b) A tratti movibile 15 c) Facilmente movibile 5 d) Artificiale o cementato 1 11) Raschi, pozze o meandri a) Ben distinti, ricorrenti 25 b) Presenti a distanze diverse e con successione irregolare 20 c) Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri 5 d) Meandri, raschi e pozze assenti, percorso raddrizzato 1 12) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso turbolento a) Periphyton rilevabile solo al tatto e scarsa copertura di macrofite 15 b) Periphyton scarsamente sviluppato e copertura macrofitica limitata 10 c) Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con elevata copertura di macrofite 5

d) Periphyton spesso, o discreto con elevata copertura di macrofite 1 12bis) Componente vegetale in alveo bagnato in acque a flusso laminare a) Periphyton poco sviluppato e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 b) Periphyton discreto con scarsa copertura di macrofite tolleranti o scarsamente sviluppato con limitata copertura di macrofite tolleranti 10

c) Periphyton discreto o poco sviluppato con significativa copertura di macrofite tolleranti 5

d) Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti 1 13) Detrito a) Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15 b) Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 c) Frammenti polposi 5 d) Detrito anaerobico 1 14) Comunità macrobentonica a) Ben strutturata e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale 20 b) Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso 10 c) Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento 5

d) Assenza di una comunità strutturata di pochi taxa, tutti piuttosto tolleranti all’inquinamento 1

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L’INDICE BIOTICO ESTESO - I.B.E. Lo scopo di questo indice è quello di “… formulare diagnosi della qualità di ambienti di acque correnti sulla base delle modificazioni nella composizione delle comunità di macroinvertebrati, indotte da fattori di inquinamento delle acque e dei sedimenti o da significative alterazioni fisiche dell’alveo bagnato” (Ghetti, 1997). La metodologia nasce dallo sviluppo del Trent Biotic Index (Woodiwiss, 1964), aggiornato come Extended Biotic Index – E.B.I. (Woodiwiss, 1978), adattato e standardizzato per i corsi d’acqua italiani, e si basa sull’analisi della struttura delle comunità bentoniche. Sfruttando la dipendenza degli animali bentonici dai substrati e la particolarità della comunità di essere costituita da popolazioni con diversi livelli di sensibilità alle condizioni di stress, l’I.B.E. fornisce informazioni di tipo integrale, evidenziando gli effetti prodotti nel tempo da una fonte di alterazione. Possiede, cioè, una buona capacità di sintesi. Tuttavia, essendo difficile stabilire una relazione biunivoca tra causa ed effetto, non è possibile identificare il tipo di alterazione che ha prodotto la deviazione dalla “comunità attesa”. I taxa considerati ed il livello di determinazione tassonomica richiesto sono riportati nella tabella seguente. I valori decrescenti dell’indice indicano un allontanamento dalla situazione ideale in cui dovrebbe trovarsi quella determinata tipologia fluviale. RELAZIONE TRA CARATTERISTICHE AMBIENTALI E COMUNITÀ MACROBENTONICHE Gli invertebrati che colonizzano gli ambienti di acque correnti (lotici), vengono suddivisi in microinvertebrati e macroinvertebrati. I primi raramente superano il millimetro di lunghezza e appartengono ai taxa dei Protozoi, Cnidari, Rotiferi, Nematodi, Gastrotrichi, Tardigradi, Idracarini, Ostracodi. I macroinvertebrati, di norma, hanno dimensioni superiori ad alcuni millimetri ed appartengono ai gruppi degli Insetti, Crostacei, Molluschi, Irudinei, Tricladi, Oligocheti, Nemertini e Nematomorfi. Questi animali svolgono almeno una parte del loro ciclo vitale colonizzando i diversi substrati disponibili nei vari habitat dell’ambiente fluviale. Si tratta, quindi, di comunità essenzialmente bentoniche, suddivisibili in epibentoniche, che vivono essenzialmente sulla superficie del substrato, e freaticole che vivono all’interno dei sedimenti. La struttura delle comunità è influenzata da diversi fattori quali: tipo di substrato, profondità dell’acqua, turbolenza, velocità della corrente, portata, temperatura dell’acqua, torbidità, colore e solidi sospesi, durezza delle acque, ossigeno disciolto, nutrienti e altri fattori quali la presenza di sostanze organiche più o meno metabolizzabili, di sostanze inorganiche direttamente o indirettamente tossiche, nonché modificazioni fisiche e morfologiche degli habitat. Lungo l’asta fluviale, dalle sorgenti alla foce, si assiste ad una variazione naturale e continua di questi fattori. Sulla base di tale evidenza, il fiume può essere suddiviso longitudinalmente in diverse tipologie. Ad ogni tipologia corrispondono particolari caratteristiche delle comunità bentoniche in merito a struttura e funzione. All’interno di ciascun habitat è inoltre possibile distinguere una serie di habitat secondari rappresentati, ad esempio, da raschi (riffles), buche (pools) e tratti turbolenti (runs) a loro volta composti da un mosaico di microhabitat quali piccoli salti, ambienti freaticoli, igropetrici e ipogei. In un corso d’acqua, il settore prossimo alle sorgenti è solitamente caratterizzato da un ambiente acquatico in cui l’influenza della vegetazione delle rive è determinante, essendo ampia la zona con vegetazione rispetto alla larghezza dell’alveo. La turbolenza è piuttosto elevata, così come il contenuto di ossigeno e la trasparenza, mentre la temperatura si mantiene abbastanza costante. Dalle sponde proviene una grande quantità di materiale organico particolato e grossolano (CPOM, Coarse Particulate Organic Matter) mentre la produzione primaria autoctona è molto bassa. Gli organismi più diffusi sono invertebrati tagliuzzatori, che vivono a spese del CPOM rielaborandolo in FPOM (Fine Particulate Organic Matter). Gli organismi collettori, filtratori e raccoglitori si nutrono a loro volta di questo particolato organico fine. Sono ben rappresentati anche i predatori. Verso valle, aumenta la larghezza dell’alveo e si fa meno sensibile l’apporto di materiale dalle sponde rispetto a quello veicolato dalla corrente. Si riduce la turbolenza, la temperatura è variabile e le acque conservano una buona trasparenza. I muschi sono ben sviluppati e abbondanti le alghe cui si deve l’incremento della produzione primaria autoctona, inoltre dagli affluenti proviene ulteriore FPOM. In accordo con queste caratteristiche dell’ambiente, gli organismi tagliuzzatori sono meno abbondanti rispetto ai raschiatori e ai collettori. Proseguendo ancora verso valle, oltre alla larghezza, aumenta anche la profondità.

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Le acque sono più torbide in relazione al particolato in sospensione proveniente dal dilavamento del bacino imbrifero. Nonostante l’incremento dei nutrienti, la torbidità riduce la produzione primaria. La temperatura subisce notevoli variazioni. Lungo le rive si possono trovare golene o lanche in cui la vegetazione è molto sviluppata. Dominano gli organismi collettori sui tagliuzzatori e sui raschiatori mentre la presenza dei predatori è costante. Al verificarsi di una alterazione dei normali andamenti dei parametri ambientali si modificano in maniera anomala le caratteristiche degli habitat e la comunità macrobentonica si riorganizza adeguandosi alle nuove condizioni. CAMPIONAMENTO L’indagine a carico della fauna macrobentonica viene condotta sia per una ricostruzione di massima della matrice ecologica che descrive la comunità di macroinvertebrati, sia in funzione del calcolo dell’Indice Biotico Esteso. La procedura seguita è il metodo IBE standardizzato, adattato ai corsi d’acqua italiani (P.F. Ghetti, 1997), secondo cui un corretto campionamento e una verosimile ricostruzione della comunità della sezione indagata, sono una condizione essenziale per una corretta applicazione dell’indice stesso. Si provvede alla raccolta dei campioni mediante retino immanicato, munito di bottiglia di raccolta, operando lungo una sezione trasversale, leggermente angolata rispetto alle sponde, e cercando di interessare il maggior numero di habitat presenti nella stazione. Il passaggio viene ripetuto diverse volte, mantenendo il retino radente il fondo, orientato contro corrente in modo da intercettare il particolato sollevato smuovendo il deposito.

Limiti obbligati per la definizione delle Unità Sistematiche (U.S.)

Il campionamento è stato integrato con ricerca a vista degli invertebrati lungo le sponde nei punti immediatamente a monte e a valle della sezione. Il campione è stato successivamente sottoposto ad analisi preliminare in campagna, mediante osservazione di piccoli subcampioni separati dal detrito. Si è quindi proceduto all’identificazione delle unità tassonomiche associando a ciascuna una classe di abbondanza (abbondante, comune, raro) e calcolando un valore preliminare dell’indice. Tutto il materiale raccolto è stato fissato ed osservato in seguito in laboratorio dove si è proceduto con la conta degli individui e la valutazione definitiva dell’indice, per il cui calcolo è stata seguita la metodica standardizzata IBE (P.F. Ghetti, 1997) (tab. precedente). L’indice inizialmente viene calcolato come valore numerico ricavato mediante una tabella a doppia entrata. L’ingresso verticale è costituito dal numero di unità sistematiche presenti nel campione, escluso le presenze di drift; l’ingresso orizzontale, invece, è definito dal gruppo faunistico più sensibile (tab.seguente). I valori del punteggio IBE sono compresi tra 1 e 14. Tale range è suddiviso in ulteriori 5 intervalli a cui sono associate le classi di qualità. Ad ogni classe, poi, è riferito un colore diverso. Questa

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codificazione risulta particolarmente utile per la stesura di carte tematiche riferite all’indice (tab.seguente).

Tabella di calcolo e di conversione dei valori di I.B.E. in classi di qualità, con relativo giudizio e colore

per la rappresentazione in cartografia

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In allegato schede IFF tratti d’intervento