Prof. Monti – a.s 2018-2019 Una premessa · 2018-10-08 · filosofi, frutto di lunghe e faticose...

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Prof. Monti – a.s 2018-2019 Una premessa: Senofane di Colofone (nato nel 580-565 ac) Senofane fu a lungo considerato il fondatore della scuola di Elea, anche se oggi questa ipotesi è caduta. Diciamo comunque qualcosa di lui... Scrisse in versi – come, dopo di lui, Parmenide – e gli scarsi frammenti tramandati ci mostrano i suoi interessi prevalenti: Non mostrarono certo gli déi ai mortali tutte le cose fin dallinizio, ma Non mostrarono certo gli déi ai mortali tutte le cose fin dall inizio, ma essi [“i mortali”, cioè gli esseri umani, ndr] scoprono il meglio con una ricerca che dura nel tempo” Da questo frammento risulta evidente la polemica contro la spiegazione mitico-religiosa e il favore accordato al nuovo sapere dei filosofi, frutto di lunghe e faticose ricerche.

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Una premessa: Senofane di Colofone

(nato nel 580-565 ac)

Senofane fu a lungo considerato il fondatore della scuola di Elea,anche se oggi questa ipotesi è caduta. Diciamo comunque qualcosa dilui...

Scrisse in versi – come, dopo di lui, Parmenide – e gli scarsi frammentitramandati ci mostrano i suoi interessi prevalenti:

“Non mostrarono certo gli déi ai mortali tutte le cose fin dall’inizio, maNon mostrarono certo gli déi ai mortali tutte le cose fin dall inizio, maessi [“i mortali”, cioè gli esseri umani, ndr] scoprono il meglio con una ricercache dura nel tempo”

Da questo frammento risulta evidente la polemica contro laspiegazione mitico-religiosa e il favore accordato al nuovo sapere deifilosofi, frutto di lunghe e faticose ricerche.

Una premessa: Senofane di Colofone

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(nato nel 580-565 ac)

Senofane è estremamente critico verso la religione tradizionale deigreci A questo riguardo propone delle considerazioni interessantigreci. A questo riguardo propone delle considerazioni interessanti.

Egli giunse a dire criticando l’antropomorfismo religioso che seEgli giunse a dire – criticando l antropomorfismo religioso – che sepotessero farlo, leoni e buoi immaginerebbero e disegnerebbero i lorodéi con l’aspetto di leoni e buoi...

Eccolo quindi affermare che Omero ed Esiodo, “cantarono degli déiopere empie quanto possibili”.

Una premessa: Senofane di Colofone

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(nato nel 580-565 ac)

Ma se l’immaginazione dei poeti e degli uomini in generale sonoda rifiutare, come sono, allora, gli déi?

Le riflessioni di Senofane a riguardo lasciano ben poco spazio allafantasia: si limitano, infatti, a sottolineare quanto la divinità sia distinta edistante dagli esseri umani.distante dagli esseri umani.

“Fra gli déi e gli uomini è un unico sommo Dio ai mortali simile in nullaFra gli déi e gli uomini è un unico sommo Dio ai mortali simile in nulla, né figura o pensiero”

“Saldo sempre rimane nel medesimo stato in nulla mosso né gli si“Saldo sempre rimane nel medesimo stato, in nulla mosso né gli si addice trascorrere nello spazio e nel tempo”

“ f“Lontano dalla fatica agita tutte le cose con l’intimo del suo pensiero”

La scuola di ELEAProf. Monti – a.s 2018-2019

Abbiamo visto in che modo la scuola di Mileto, Eraclito e i pitagorici sisiano soffermati, seppure in modi differenti, sulla ricerca dell’arché: ilprincipio l’origine il fondamento dell’universo tuttoprincipio, l origine, il fondamento dell universo tutto.

I milesii hanno preso in considerazione l’aspetto materiale dell’archéI milesii hanno preso in considerazione l aspetto materiale dell arché,Eraclito e i pitagorici hanno invece elaborato concezioni più sofisticate.

L’orizzonte di ricerca dell’eleatismo, che trova in Parmenide il massimorappresentante introduce importanti novità rispetto a quanto quantorappresentante, introduce importanti novità rispetto a quanto quantoabbiamo incontrato fino ad ora.

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f fEgli infatti si interrogò non tanto sulla natura come complesso di forze eprocessi che riguardano cose concrete, ma su qualcosa di assai piùgenerale e astratto.

Detto altrimenti: Parmenide, come vedremo, si immerge, , gprofondamente nell’astrazione guidato dall’esigenza di trovare unaqualche verità assoluta, indubitabile.

Parmenide si interrogò su un concetto del tutto astratto, che egli stessochiamò ESSERE concetto destinato a immensa fortuna nei secoli achiamò ESSERE, concetto destinato a immensa fortuna nei secoli avenire.

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L’E di P id è ltà l t l i è di l tL’Essere di Parmenide è una realtà assoluta, qualcosa cioè di slegatodall’accadere dei fenomeni naturali e, anzi, ad essi in qualche modocontrapposto.

Parmenide immagina e descrive tale realtà assolutagesclusivamente (o quasi!) in accordo a principi logico-razionali,cioè senza fare riferimenti alla realtà empirica.

PARMENIDE da ELEA(metà VI ac metà V ac)

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La vita

P id i d El ( i V li ) l i Parmenide nacque e visse ad Elea (oggi Velia), colonia grecasituata sulle coste della Campania.

Non sono chiari i rapporti di Parmenide con il suo grandecontemporaneo Eraclito: quale dei due precedette l’altro?

Parmenide, comunque, godette nel mondo greco di immensoprestigio.

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Il poema

Elaborò il tradizionale testo “Sulla natura”, ma lo scrisse in versi e losviluppò come una narrazione miticasviluppò come una narrazione mitica.

“Protagonisti” del testo sono un uomo e una dea: l’intero contenutott l d l t t i t i f di i l i d tconcettuale del testo viene proposto in forma di rivelazione da parte

della divinità all’uomo.

Q t t bb b i di t l i iQuesto potrebbe sembrare un passo indietro, verso la spiegazionereligiosa, ma non è così!

L’intenzione di Parmenide era, infatti, del tutto simbolica.

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Il poema

Il contenuto del poema rende subito chiara la sua dimensionesimbolica: una lettura attenta infatti ci mostra che il sapere non è quisimbolica: una lettura attenta infatti ci mostra che il sapere non è quipropriamente descritto come frutto di rivelazione divina, ma come fruttodi continua ricerca da parte dell’uomo.

La dea infatti cosa “rivela” al suo discepolo umano?

Si limita a indicargli quelle che sono le due vie lungo le quali egli potràricercare la verità.

Diciamo subito una cosa: si tratta di vie del tutto separate, senzapunti di intersezione, un po’ come rette parallele.

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Le vie della ricerca

1. La prima via è quella dell’ESSEREp q

Questa via conduce alla VeritàQuesta via conduce alla VeritàSi tratta non di una verità qualunque, ma di una verità che,attenzione, possiede queste due precise caratteristiche: è CERTA edè IMMUTABILE Parmenide la chiama episteme termine greco cheè IMMUTABILE. Parmenide la chiama episteme, termine greco che,tradotto in italiano, significa “scienza”.

L i il l i ò “ i ” l i èLo strumento tramite il quale si può “camminare” lungo questa via èil ragionamento, ovvero l’uso razionale dell’intelletto.

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Le vie della ricerca

2. La seconda via è incerta, dubbiosa...

Essa, infatti, conduce non alla Verità, ma all’opinione., , , pCome è anche per noi, un’opinione (in greco doxa), è semprequalcosa di insicuro: l’opinione è vera o falsa? Il dubbio rimane...

Si tratta, dice Parmenide, di una forma di sapere che potremmodefinire verosimile, ma priva di certezza e di immutabilità.

Lungo questa via si procede utilizzando come strumenti i cinquesensi (vista, udito, ecc.).

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Le vie della ricerca

3. Parmenide accenna anche a una terza via, quella del NONESSERE.

Questa è, diciamo, “l’opposto” della prima e conduce solo all’erroree alla contraddizionee alla contraddizione...

Occorre, quindi, guardarsi dal cercare di percorrerla!

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Approfondiamo la prima via!

La ragione è lo strumento della prima via, ma cosa ci dice laragione? In che modo essa ci guida, conducendoci alla Verità, cioèalla scienza?

Dando una sorta di definizione del concetto di ESSERE,Parmenide formula, per la prima volta nella storia, il fondamentaleParmenide formula, per la prima volta nella storia, il fondamentalePRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE.

Vediamo prima una definizione più moderna di questo principio e poiVediamo prima una definizione più moderna di questo principio e, poi,la definizione di Parmenide.

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La prima via: il principio di non contraddizione in una versione “ d ”“moderna”

“NON È POSSIBILE AFFERMARE E NEGARECONTEMPORANEAMENTE QUALCOSA DI QUALCUNO”

Il che è come dire:Il che è come dire:

Una qualunque affermazione deve essere o vera o falsa; nonò i h f l ( il h è l t é épuò essere sia vera che falsa (o, il che è lo stesso, né vera né

falsa), né ci sono altre possibilità (terzo escluso).

Questo principio è di enorme importanza: esso sta alla base tanto del nostro“senso comune” quanto di ogni disciplina scientifica, a partire dalla matematica!

Per quale motivo? Perché ogni affermazione che non rispetti tale principioè, da un punto di vista razionale, priva di senso.

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L i i il i i i di t ddi i i iLa prima via: il principio di non contraddizione in una versione “moderna”

Ecco che per Parmenide “camminare sulla via dell’ESSERE”, quella chep , qconduce alla Verità, cioè alla “scienza”, significa rispettare il principio di noncontraddizione.

È poi evidente che tale principio non ha una validità assoluta. Il suocampo di validità è in diversi modi limitato:campo di validità è in diversi modi limitato:

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L i i il i i i di t ddi i i iLa prima via: il principio di non contraddizione in una versione “moderna”

- Esistono le cosiddette proposizioni indecidibili, cioè affermazioni lacui verità o falsità non è dimostrabile.

- Vi sono, poi, interi ambiti nei quali il ragionamento logico non è ilcriterio essenziale (arte, fede, ecc.).

- Assiomi e postulati, la cui verità è “evidente” o “postulata”, pongonop , p , p gun problema di altro tipo, che vedremo a suo tempo.

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La prima via: il principio di non contraddizione nella versione originale

“ L’ESSERE È E NON PUÒ NON ESSERE MENTRE IL NON ESSERE L ESSERE È E NON PUÒ NON ESSERE, MENTRE IL NON ESSERENON È E NON PUÒ ESSERE ”

Il che è come dire:

Se affermo che una cosa esiste, allora non posso dire (anche)che non esiste (non avrebbe senso!)che non esiste (non avrebbe senso!).Se, invece, affermo che una cosa non esiste, allora nonposso dire (anche) che esiste (ancora una volta, non avrebbesenso!).

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La prima via: un altro passo avanti...

Parmenide afferma anche che:

“ È LA STESSA COSA PENSARE ED ESSERE ”

Cosa significa? Analizziamolo nel modo più semplice...

Pensare è sempre pensare a qualcosa (di esistente!).

Potreste fare questa obiezione: “Io posso pensare anche a unacreatura di fantasia, per esempio a un drago... Eppure i draghi noncreatura di fantasia, per esempio a un drago... Eppure i draghi nonesistono!”

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La prima via: un altro passo avanti...

Certo: le creature fantastiche non esistono nel mondo fisico, materiale.P ò è h l t i i tPerò è vero che, nel momento in cui una persona pensa a una creaturafantastica, come un drago, in quel momento nella sua mente esiste“l’idea”, “l’immagine”, il “concetto” di drago!

Potremmo parafrasare l’affermazione di Parmenide dicendo che tuttoPotremmo parafrasare l affermazione di Parmenide dicendo che tuttociò che esiste può venir pensato e che tutto ciò che può venirpensato esiste (se non altro, nella mente della persona che pensa!).

Questa è, se vogliamo, anche una “dichiarazione di ottimismo” daparte di Parmenide: in tutto ciò che esiste, non c’è nulla che noi nonpossiamo comprendere tramite il nostro pensiero!

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La prima via: una conclusione preliminare

A questo punto possiamo trarre una conclusione tanto semplice quantoA questo punto possiamo trarre una conclusione tanto semplice quantoimportante: è proprio grazie a questo stretto rapporto fraPENSIERO ed ESSERE se il ragionamento è capace di condurre ascoprire la Verità!scoprire la Verità!

Diciamo meglio: mondo reale, pensiero e linguaggio sono “la stessa cosa”. Questo, nel linguaggio di Parmenide, significa che mondo

l i li i i id i i t t ilreale, pensiero e linguaggio coincidono, si intersecano, trovano il loro elemento comune nell’Essere.

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Considerazioni sull’Essere

In che modo Parmenide giunse al concetto di Essere?

Noi moderni potremmo immaginare che Parmenide, partendo dalla considerazione dell’insieme di TUTTE le cose esistenti, si sia chiesto che cosa tutte le cose abbiano in comune fra loroche cosa tutte le cose abbiano in comune fra loro.

Egli avrebbe dovuto scartare tutte le caratteristiche specifiche dei singoli oggetti e fenomeni, non trovandone nessuna che fosse davvero comune ma facendo questo che cosa è rimasto?comune, ma facendo questo che cosa è rimasto?

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Considerazioni sull’Essere

La cosa più semplice: il fatto che le cose e i fenomeni della natura, ma anche i pensieri e le parole usate per esprimerli esistono ci sonoanche i pensieri e le parole usate per esprimerli, esistono, ci sono, sono “Essere”, appunto!

Ciò che rimane non è più un singolo e determinato essere, questa o quella singola cosa esistente, ma l’idea di Essere, il puro concetto di Essere.

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Considerazioni sull’Essere

È ormai chiaro che Parmenide non andò, come i filosofi a lui precedenti l iù f ll i di i i i t l fi i tper lo più fecero, alla ricerca di un principio naturale, fisico, un ente

fra gli altri, per quanto privilegiato e speciale, ma di un principio razionale, del tutto astratto, così generale da potersi applicare all’intera realtà e a tutti i suoi aspetti.

Perché?

La ricerca di un principio naturalistico può avere un certo grado diLa ricerca di un principio naturalistico può avere un certo grado di verosimiglianza (l’acqua, in parte l’apeiron, l’aria), ma non può mai dare la certezza assoluta che solo il ragionamento puramente logico può fornirefornire.

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Le caratteristiche dell’Essere

Esse derivano logicamente, cioè per via di puro ragionamento (o i!) d l i i i di t ddi i di i bbi l tquasi!), dal principio di non contraddizione di cui abbiamo parlato.

Mi limito a citare queste caratteristiche, senza commentarle una per una...

INGENERATO ATEMPORALE

INCORRUTTIBILE INDIVISIBILE E CONTINUO

OMOGENEO SENZA FINE, MA NON INFINITO

IMMOBILE

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La Sfera

Parmenide, a questo punto, fornisce una immagine dell’Essere, descrivendolo come una sfera omogenea e perfettamente rotonda...

Vediamo chiaramente qui come Parmenide ancora non riesca a i l i ifl i di t d l t tt t tt lcompiere la propria riflessione su di un terreno del tutto astratto: nel

momento stesso in cui cerca di descriverci l’Essere, infatti, ce lo descrive come se fosse una cosa concreta, una cosa fra le altre, un oggetto...

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La seconda via

La seconda via, come abbiamo detto, si basa sui cinque sensi e, a parere di Parmenide, non conduce alla Verità, alla scienza, ma all’opinione cioè a un sapere che al massimo può essere verosimileall’opinione, cioè a un sapere che al massimo può essere verosimile, ma mai davvero certo.

P id di i f tti h ll “ i i i d i t li [ ] i òParmenide dice, infatti, che alle “opinioni dei mortali […] non si può concedere fiducia.”

Perché questa sfiducia nei confronti dei cinque sensi?

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La seconda via

La realtà, giudicata per come essa appare ai nostri sensi, è troppo mutevole.

Molte cose sembrano venir create e poi distrutte (nel linguaggio di P id i i i d i iù) t tt iParmenide: ieri non erano, oggi sono, domani non saranno più), tutto si trasforma, noi compresi (oggi io sono ciò che ieri non ero e che domani non sarò più).

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La seconda via

Insomma: tutto sembra passare in continuazione dall’essere al non essere, e viceversa.

Ma, come abbiamo visto, la ragione ci dice che Essere e non essere sono del tutto separati, non hanno alcun contatto, né possono averlo, pena la contraddizione!possono averlo, pena la contraddizione!

Ecco, dunque, che la conoscenza che deriva dai sensi è solo opinione (per quanto verosimile)(per quanto verosimile)...

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La seconda via

Il Vero deve essere immutabile (afferma Parmenide), ma la realtà ( ),fisica muta in continuazione (ricordiamo, a riguardo, Eraclito): come risolvere il problema?

PRIMA POSSIBILITÀDovremmo ammettere che il mondo che ci circonda con le sueDovremmo ammettere che il mondo che ci circonda, con le sue trasformazioni, non sia “vero”? La realtà si trasformerebbe così in una gigantesca illusione (come nel film Matrix) e questo non è i tt bil !è per noi accettabile!

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La seconda via

SECONDA POSSIBILITÀDovremmo, invece, accettare l’idea che ciò che chiamiamo “verità” in senso stretto sia qualcosa di mutevole, di relativo? Questo, su un piano puramente razionale, sembra tanto inaccettabile quanto la soluzione precedente!q p

Proviamo a riassumere la situazione!

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OPINIONEVERITÀ

gion

e

ensi

Rag Se

Le due vie sembrano procedere in parallelo senza mai incontrarsiLe due vie sembrano procedere in parallelo, senza mai incontrarsi.Sorge un grave problema: Parmenide lo pone, ma non riesce a risolverlo.

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Abbiamo visto quali sono le caratteristiche che Parmenide

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Abbiamo visto quali sono le caratteristiche che Parmenideattribuisce all’Essere:

UNICO INGENERATOUNICO INGENERATOINCORRUTTIBILE OMOGENEOIMMOBILE FUORI DAL TEMPOINDIVISIBILE E CONTINUO SENZA FINE, MA NON INFINITO

Il problema è che nella realtà fisica che sperimentiamo ogni giorno parenon ci sia NULLA che abbia tutte queste caratteristiche!

Parmenide separa ciò che dice la ragione da ciò che dicono i sensi...Eppure ci rendiamo conto del fatto che, in qualche modo, le due cose sidevono per forza conciliare!

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Pitagorici Parmenide

CONCRETO ASTRATTO

?

È, per riprendere questa schematizzazione, come se Parmenide fosse riuscito acompiere il percorso dal concreto al’astratto, ma poi si fosse “perso”!

Perché questo accade? Ecco una ipotesi del docente!

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CONCRETO ASTRATTO

?Parmenide è il primo a inoltrarsi nel mondo della pura astrazione e proprio perParmenide è il primo a inoltrarsi nel mondo della pura astrazione e, proprio perquesto, non riesce a trovare esempi validi!

Per noi, oggi, è immediato trovare qualcosa di immutabile ed eternamentePer noi, oggi, è immediato trovare qualcosa di immutabile ed eternamentevero: subito pensiamo alla matematica e ai suoi teoremi, che hannoproprio queste caratteristiche!Ora: la matematica nella sua attuale forma astratta ai tempi di Parmenidepancora non esisteva...

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Il problema si può descrivere anche così: sembra a Parmenideche l’immutabile astrazione del ragionamento logico, che egli perprimo individua non si possa applicare alla mutevole realtà delprimo individua, non si possa applicare alla mutevole realtà delmondo fisico.

Vedremo che i suoi due discepoli – Zenone e Melisso –descrivono meglio il problema, anche se neppure loro riescono ai l lrisolverlo.

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I “fisici pluralisti” cioè il gruppo di filosofi vissuti subito dopoI “fisici pluralisti”, cioè il gruppo di filosofi vissuti subito dopoParmenide, proporranno degli interessanti tentativi di soluzione.

Ancora più tardi, Platone e Aristotele risolveranno in maniera definitivail problema.La loro soluzione è essenziale perché su di essa si basano tutte lediscipline scientifiche che noi oggi conosciamo.