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Prof. Bertolami Sa lvatore 1 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. La Costituzione: art. 11

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Prof. Bertolami Salvatore

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L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

La Costituzione: art. 11

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« Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze »

(Politica e cultura, 1955)

Norberto Bobbio (Torino, 18 ottobre 1909 – Torino, 9 gennaio 2004) è stato un filosofo, storico e politologo italiano.E’ considerato uno dei maggiori intellettuali del Novecento ed una delle personalità culturali più influenti dell'Italia del ventesimo secolo.

Norberto Bobbio

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Per ragionare insieme su Guerra e

Pace

Riflessione sulla diade più attenzionata nella Storia dell’Uomo

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Bobbio paragona la condizione dell’uomo nella Storia a quella di un essere che si trova in un labirinto

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Le metafore la mosca dentro la bottiglia:

il pesce nella rete dei pescatori:

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Pace-Guerra

In particolar modo Bobbio afferma che la pace viene solitamente definita come un concetto strettamente connesso al suo opposto: “guerra”.

La guerra diventa quindi il termine dominante e la pace può essere semplicemente intesa come non guerra.

In questo caso si dice che, dei due termini, quello che viene definito è il termine forte, l’altro, quello che viene definito unicamente come la negazione del primo, è il termine debole.

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DefinizioneBobbio definisce la guerra (termine

forte) come "un conflitto, tra gruppi politici rispettivamente indipendenti o considerantisi tali, la cui soluzione viene affidata alla violenza organizzata“; la pace, come non guerra, è pertanto la situazione opposta a questa (termine debole).

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Presupposti della guerra

La violenza fisica (e non psichica), che contraddistingue la guerra dalle altre forme di esercizio del potere dell’uomo sull’uomo;

La forza esercitata collettivamente, che mette dinanzi allo scontro gruppi e collettività;

La violenza non accidentale, che presuppone un’organizzazione e un apparato di uomini addestrato allo scopo

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Concetto di Pace

“Il concetto di pace è così strettamente connesso con quello di guerra che i due termini pace e guerra costituiscono un tipico esempio di antitesi (ordine-disordine, concordia-discordia, armonia-disarmonia …)”

Due termini antitetici possono essere fra loro in rapporto di contraddittorietà oppure contrarietà

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Contrari/contraddittori

Due termini sono contrari quando l’uno esclude l’altro ma entrambi non escludono un terzo intermedio (dolce-amaro, bello-brutto, alto-basso …)

Due termini sono contraddittori quando l’uno esclude l’altro e tutte e due escludono un terzo (morto-vivo, guerra-pace …)

Nella filosofia politica tradizionale la coppia “guerra e pace” rappresenta un’antitesi di contraddittori.

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Il valore della Pace

Bobbio a questo proposito evidenzia come la guerra non sia sempre un disvalore e la pace non sia sempre un valore; vi sono state teorie che hanno nel corso della storia considerate giuste determinate guerre, allo stesso modo anche una pace potrebbe apparire ingiusta e quindi essere considerata un disvalore.

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Pace negativa e positiva

Pace negativa: una volta definito lo stato di guerra, ne deriva la definizione di stato di pace, in quanto stato di non guerra.

Pace positiva: viene definita positivamente come l’insieme degli accordi coi quali due gruppi politici, cessate le ostilità, delimitano le conseguenze della guerra e regolano i rapporti futuri (pace di Westfalia, Pace di Aquisgrana …)

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Pace: valore assoluto?

Il pacifista vero rifiuta la guerra in generale intesa come "male assoluto" . Bobbio sottolinea però che il fatto di considerare la guerra come male assoluto non implica necessariamente riconoscere anche la pace come “bene assoluto”. Egli afferma :"… la pace può essere tutto al più un bene prioritario […] la pace è soltanto la condizione preliminare per la realizzazione di una libera convivenza".

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Giustificazioni della guerra

Il pacifismo attivo presuppone una critica delle giustificazioni della guerra. Bobbio distingue tre gruppi di teorie riguardo la giustificazione della guerra:

1) coloro che giustificano tutte le guerre (teoria bellicista);

2) coloro che non giustificano alcuna guerra (teoria pacifista);

3) coloro che giustificano solo alcuni tipi di guerra (teoria della guerra giusta).

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Il pacifismo attivo

1. agendo sui mezzi (

pacifismo strumentale);

2. sugli uomini

(pacifismo finalistico);

1. sulle istituzioni (

pacifismo istituzionale);

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Pacifismo strumentale

Nel primo vengono evidenziati due momenti, uno che vede la eliminazione della pericolosità e della quantità delle armi (politica del disarmo), l’altro costituito dalla sostituzione dei mezzi violenti a mezzi non violenti (teoria e pratica della nonviolenza).

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Pacifismo finalistico o etico "La vera pace è quella ottenuta agendo

sugli uomini". Le soluzioni vanno quindi ricercate nella natura umana analizzata o da un punto di vista etico-religioso o da un punto di vista biologico. Bobbio ritiene questo approccio il più incisivo ma certamente anche il più difficile da realizzare. “Rispetta gli uomini come fini e non come mezzi”

Bisogna liberarsi della logica che considera ogni altro uomo come un nemico, perché il nemico è colui che deve essere annientato, è colui che non può esistere se devo continuare ad esistere io.

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Pacifismo istituzionale

Il pacifismo istituzionale è invece diretto allo Stato; può essere di tipo giuridico, allora la guerra è pensata come originata dalla anarchia internazionale e la soluzione va ricercata nella formazione di uno stato sopra gli stati, superpartes, oppure di tipo sociale, allora la guerra è spiegata come originata dai conflitti di classe che trovano espressione anche nello Stato e la soluzione mira alla soppressione dello stato come espressione della forza e della violenza autoritaria e alla realizzazione della giustizia sociale

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Il pacifismo democratico

“Il pacifismo Democratico … non mira all’eliminazione dello Stato, ma alla sua trasformazione in modo che il potere dei governanti sia controllato dai governati, nella fiducia o nell’illusione che, qualora tutti gli stati fossero governati democraticamente, il conflitto tra uno Stato e l’altro non potrebbe mai giungere alla fase finale del conflitto armato”. Si auspica una Società universale degli Stati (Kant: la pace perpetua)

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Il pacifismo socialista

“Il pacifismo socialista, partendo dalla convinzione che ogni Stato è per sua natura dispotico, è sempre una dittatura di una classe sull’altra, mira non tanto alla trasformazione di un determinato tipo di Stato, quanto all’eliminazione o estinzione dello Stato in quanto tale, a una società senza stato”.

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Rapporto mezzo-fine

Bobbio esamina il rapporto che può esistere tra la guerra, intesa come mezzo nella mani dell’Uomo, e il fine di volta in volta inteso come

1. Ordinamento giuridico 2. Sicurezza 3. Progresso

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Rapporto mezzo-fineGuerra-Diritto

Guerra – diritto, la guerra è intesa come lo strumento per ristabilire l’ordine e la pace, per il concretizzarsi di uno Stato di Diritto; la pace è quindi una sorta di fine minimo (anche se non il solo) per la garanzia dell’Ordinamento giuridico:

inter arma silent leges1. Ristabilire il diritto

violato2. Instaurare un diritto

nuovo

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Rapporto mezzo-fineGuerra-Sicurezza

La guerra o il timore concreto di una guerra è il mezzo per garantire la sicurezza (interna ed esterna) dei propri cittadini

Salus rei publicae suprema lex

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Rapporto mezzo-fineGuerra-Progresso

La guerra nella Storia dell’umanità ha rappresentato ciclicamente occasione di miglioramento e progresso per i popoli coinvolti determinando il superamento di un precedente limite. L’aspirazione a migliorare ha determinato l’evoluzione della specie anche se ciò ha causato notevoli perdite di vite umane.

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L’equilibrio del terrore

L’argomento principale di questa corrente di pensiero consiste nell’affermare che una conflagrazione fra potenze atomiche finirebbe senza vinti né vincitori, e pertanto renderebbe la guerra, il cui scopo è la vittoria sul nemico, perfettamente inutile.

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Paradossi

Esistenza di strumenti di guerra costruiti non per essere usati, come tutte le altri armi da guerra, ma anzi con la precisa intenzione di non essere usati

All’ombra della guerra nucleare non è necessario eliminare tutte le altre guerre convenzionali ma solo quella nucleare per le conseguenze catastrofiche per l’intera umanità

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Timore

La dottrina dell’equilibrio del terrore si fonda essenzialmente sull’efficacia del timore reciproco. Paradossalmente io devo convincere l’altro che utilizzerò le mie armi nucleari, se necessario; pur sapendo, sia io sia l’altro che sto bluffando.

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Credibilità

Credere e non credere, e nello stesso tempo, nei riguardi del proprio comportamento verso l’altro, essere credibile e non credibile

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Il dottore stranamore

Psicopatico generale d'aviazione USA, deciso a salvare il mondo dal complotto comunista, è pronto ad attaccare l'Unione Sovietica con armi nucleari. Uno dei pochi capolavori di satira politica nella storia del cinema che riflette gli incubi apocalittici dei primi anni '60. Il più forsennato e meno controllato film di Kubrick con Peter Sellers in 3 ruoli al culmine del suo istrionismo. Non vinse nemmeno uno dei 4 Oscar cui era candidato.