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N. 32 • 16 settembre 2012 • 1,00 Anno LXVI • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Michele Borriello Rosanna Borzillo Alberto Campoleoni Gaetano Castello Laura Guerra Fiorenzo Mastroianni Antonio Mattone Michelangelo Pelàez Ludovica Siani Gli interventi Messa per i volontari delle mense 2 Comincia l’anno scolastico 4 Evangelizzare nell’Anno della Fede 6 La realtà degli oratori 10 Gli 80 anni di Mario Guida 12 Progetti per le persone autistiche 13 Serata finale dei premi Capri-San Michele 14 I tesori di Pompei e Napoli 15 Esperti di umanità: i cristiani nella società Verso la celebrazione del 50° anniversario dall’apertura del Concilio 3 PRIMO PIANO CHIESA Mons. De Gregorio Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra 5 A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10dsds A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10 VITA DIOCESANA Le medaglie delle Paralimpiadi 12 CITTÀ CITTÀ Crescenzio Card. Sepe L’Arcivescovo in visita ai bimbi del Secondo Policlinico 11 L’espressione “esperti di umanità” appare, a prima vista, contraddittoria. Generalmente, infatti, il termine “esperto” è applicato a competenze specifiche e, proprio per questo, a conoscenze molto settoriali in campo scientifico o tecnico, economico o so- ciale. Il nostro mondo è diventato molto complesso e richiede un alto grado di specializ- zazione per dominarne molti aspetti importanti. Abbondano, dunque, gli esperti di ogni tipo, ma tutti di settori molto circoscritti, non certo di grandi realtà ne tantomeno del- l’umanità intera. alle pagine 8 e 9

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N. 32 • 16 settembre 2012 • € 1,00

Anno LXVI • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Michele Borriello • Rosanna Borzillo • Alberto

Campoleoni • Gaetano Castello • Laura Guerra • Fiorenzo

Mastroianni • Antonio Mattone • Michelangelo Pelàez •

Ludovica Siani

Gli interventiMessa per i volontari delle mense 2

Comincia l’anno scolastico 4

Evangelizzare nell’Anno della Fede 6

La realtà degli oratori 10

Gli 80 anni di Mario Guida 12

Progetti per le persone autistiche 13

Serata finale dei premi Capri-San Michele 14

I tesori di Pompei e Napoli 15

Esperti di umanità:i cristiani nella società

Verso la celebrazionedel 50° anniversario

dall’apertura del Concilio

3

PRIMO PIANO CHIESA

Mons. De GregorioPreside del Pontificio

Istituto di Musica Sacra

5

A ferragostoMessa

per i turisti

10

A ferragostoMessa

per i turisti

10dsds

A ferragostoMessa

per i turisti

10

A ferragostoMessa

per i turisti

10

VITA DIOCESANA

Le medagliedelle

Paralimpiadi

12

CITTÀ

CITTÀ

Crescenzio Card. Sepe

L’Arcivescovo in visitaai bimbi

del Secondo Policlinico

11

L’espressione “esperti di umanità” appare, a prima vista, contraddittoria.Generalmente, infatti, il termine “esperto” è applicato a competenze specifiche e, proprioper questo, a conoscenze molto settoriali in campo scientifico o tecnico, economico o so-ciale.

Il nostro mondo è diventato molto complesso e richiede un alto grado di specializ-zazione per dominarne molti aspetti importanti. Abbondano, dunque, gli esperti di ognitipo, ma tutti di settori molto circoscritti, non certo di grandi realtà ne tantomeno del-l’umanità intera.

alle pagine 8 e 9

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Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 16 settembre 2012

Suore CrocifisseAdoratricidell’Eucaristia

PrimoCentenarioBeataMaria dellaPassioneAl termine dei festeggiamenti

del primo centenario della

nascita al cielo della Beata

Maria della Passione, sabato

15 settembre, alle ore 18,

nella monumentale chiesa di

San Gregorio Armeno si terrà

un concerto organizzato

dall’Associazione Maria

Malibran.

In programma l’esecuzione

dello “Stabat Mater” di

Giovan Battista Pergolesi

Soprano: Ornella Di Maio;

Contralto: Raffaella

Ambrosino; Continuo: Carlo

Berton.

Quintetto d’archi: Maria

Malibran; Coro: “Giuseppe

Calasanzio Musique

Ensperance”.

Direttore d’orchestra il

maestro Paolo Acunzo.

Sabato 22 settembre, alle ore

18.30, a San Giorgio a

Cremano, l’urna con il corpo

della Beata Maria della

Passione sarà portata in

processione dalla Comunità

delle Suore Crocifisse, in via

San Giorgio Vecchio, alla

parrocchia Sant’Antonio di

Padova dove seguirà una

veglia di preghiera.

Domenica 23 settembre, alle

ore 18.30, nella parrocchia

Sant’Antonio di Padova,

solenne Concelebrazione

Eucaristica presieduta dal

Cardinale Crescenzio Sepe,

Arcivescovo Metropolita di

Napoli.

Porte apertealla solidarietà

di Laura Guerra

Una messa di ringraziamento per chiedere a Dio di diventare unamoltitudine a servizio dei poveri. Si sono riuniti intorno all’altare conquesto spirito i 150 volontari che hanno garantito il funzionamento didue mense aperte per tutto il mese di agosto.

A celebrare l’Eucarestia, nel giardino del centro La Tenda, il vescovoausiliare don Lucio Lemmo. Fra i concelebranti i direttori dei due ufficidiocesani che hanno organizzato il servizio, don Enzo Cozzolino, diret-tore della Caritas diocesana di Napoli, don Pasquale Incoronato, diretto-re dell’Ufficio Pastorale Giovanile, insieme a don Antonio Vitiello, diret-tore del Centro La Tenda e alcuni altri sacer-doti e seminaristi che hanno voluto condivi-dere questo momento di preghiera.

Per tutto il mese dedicato tradizionalmen-te alle vacanze, durante il quale la città chiu-de per ferie, due parrocchie quella di SantaLucia e Santa Brigida hanno garantito centi-naia di pasti caldi a persone povere, sole osenza fissa dimora, alternandosi, e riuscendoa coprire tutta la settimana, domenica com-presa e garantendo anche la cena per tutti gliospiti del centro La Tenda.

La settimana di maggior frequenza è stataquella di Ferragosto, durante la quale, nelledue mense si sono registrate fino a 400 pre-senze per turno.

«Siamo partiti uniti e accomunati dallospirito di fraternità del “Giubileo per Napoli”entrambi gli uffici diocesani, per provare a di-re che, ad agosto, la solidarietà non va in ferie– racconta don Pasquale Incoronato; tanti gio-vani, ci hanno seguito e alla fine di quest’espe-rienza ci chiedono di continuare questo per-corso fatto di condivisione e di dono gratuito.Sono 120 e faranno un percorso di formazio-ne per poterli coinvolgere ancora nei momen-ti forti dell’anno liturgico come Avvento eQuaresima, in servizi di aiuto rivolti non soloai senza fissa dimora, ma a anche a bambini indifficoltà, ammalati, persone sole».

Entusiasti tutti i volontari presenti, alcuni,in un clima di forte condivisione, nel momen-to della preghiera dei fedeli, hanno voluto te-stimoniare la loro esperienza, soffermandosisul significato profondo della scelta di servi-re gli altri.

«Abbiamo offerto un po’ del nostro tempo– è stato detto – e certamente ora siamo piùricchi perchè abbiamo ricevuto più di quantoabbiamo saputo dare; ora che sono rimastinei nostri occhi e nei nostri cuori i loro volti,in particolare quelli di tante madri e tanti pa-dri in difficoltà, chiediamo a Dio di moltipli-carci, di farci diventare tanti, una moltitudi-ne a servizio dei nostri fratelli e sorelle chehanno bisogno».

«Voi avete visto Dio nell’altro, compiendosemplici gesti – ha sottolineato il VescovoLucio Lemmo nell’omelia – questa è la vitabuona del Vangelo; quella che ci invita a pen-sare e ad agire secondo il pensiero e la volontàdi Dio. Con la vostra opera preziosa avete fat-to fare una vacanza a Gesù accogliendo consemplicità chi aveva fame e sete secondo l’in-vito del Vangelo».

«Moltiplichiamo questi santuari dellaCarità – ha concluso il presule – moltiplichia-mo questo cristianesimo silenzioso ma con-creto, cosi prezioso perchè vissuto con il cuo-re dei semplici».

«Vogliamo dire grazie a Dio – ha detto donEnzo Cozzolino rivolgendo il suo ringrazia-mento ai volontari – per averci illuminato inquesto cammino di carità che abbiamo com-piuto insieme nella fraternità con la PastoraleGiovanile, l’Associazione Ferrovieri in pen-sione e tutti voi che aderendo all’invito del no-stro cardinale arcivescovo, avete lasciatoaperte le porte della carità in un periodo di va-canza».

Il cardinale Crescenzio Sepe, ha voluto in-viare il suo personale ringraziamento, sotto-lineando con un messaggio, la sua vicinanzapaterna a tutto il gruppo dei volontari, invi-tandoli a continuare con fede il loro cammi-no di carità, solidarietà e di fede.

Al Centro “La Tenda” Messa di ringraziamento per 150 volontari che hanno garantito il servizio mensa ad agosto, celebrata dal Vescovo Ausiliare, mons. Lucio Lemmo

Foto: Carmine Manta

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Primo Piano ChiesaNuova Stagione 16 settembre 2012 • 3

Vaticano II ed Ecumenismo in preparazione alla celebrazione del 50° anniversario dall’apertura del Concilio

Tra continuità e trasformazionedi Gaetano Castello *

l’indimenticabile prologo della Gaudium etSpes.

Il tema dell’uscita ha una base biblicaprofonda, costituisce una struttura di fondodell’intera Sacra Scrittura, non riducibile soloall’esodo dall’Egitto seppure esso costituiscel’evento principe in cui il tema teologico dell’u-scita trova la sua espressione paradigmatica.Uscire vuol dire pensare alla chiesa che oggi vi-ve in un mondo plurale, piaccia o no.

Il panorama che abbiamo di fronte, anchenelle realtà più piccole dei nostri paesi e città,è quello di una umanità plurale, con culture efedi diverse, una realtà che certamente porta anuove possibilità e a nuovi pericoli.

L’ascolto dell’altroMa se si intende riflettere con profondità

senza partire e fermarsi al “da fare adesso”,l’occasione di celebrare il Vaticano II devespingere ad una riflessione sulla chiesa e sullesue forme nel tempo.

A ciò va aggiunta la concezione, in parte an-tica in parte di grande novità, della cultura deldialogo che al confronto sulla verità, come ri-cerca e confronto intellettuale, affianca l’atteg-giamento dell’incontro, della benevolenza edunque ha a che fare piuttosto con la logicadell’amore come ha espresso in maniera chia-ra Benedetto XVI nell’enciclica Deus CaritasEst.

Ciò suppone in prima battuta non il “con-fronto” per stabilire qual è la verità (sempre aldi là delle nostre capacità) ma l’ascolto dell’al-tro. Il recupero gioioso di ciò che è e rimane es-senziale nella fede cristiana, come il Papa invi-ta a fare in quest’anno della fede, va vissuto inun atteggiamento di interesse e di attenzione,di umiltà autentica con la disposizione anchead imparare dall’altro, dentro la chiesa cattoli-ca e fuori di essa.

È in questo proficuo scambio che in realtà icattolici hanno potuto riprendere dai prote-stanti maggiore confidenza con la Bibbia e da-gli ortodossi le immense ricchezze liturgiche espirituali dell’oriente cristiano. È in questa re-lazione di mutua accoglienza che anche il dia-logo intellettuale sulla verità, coniugato conquello della carità, può aver luogo senza di persé costituire uno sbarramento invalicabile trale persone.

Abbiamo scoperto infatti che sulla stessaquestione ci possono essere punti di vista di-versi e che l’accanimento sullo stabilire quali diessi è quello “vero”, se non preceduto dalla ca-rità, crea rotture percepite come irreparabili.

È quanto in realtà è accaduto nel corso del-la storia cristiana; oggi ci rendiamo conto co-me ciò sia accaduto in relazione ad aspetti che

considerati non in un contesto di attacco/dife-sa ma nello spirito umile dell’incontro, fosserosuperabili. Impariamo cioè che si può restareuniti anche se su molte questioni si tengono di-versi punti di vista sulla base magari di secola-ri tradizioni.

È così nelle discussioni sulla relazioneScrittura/Tradizione con i protestanti ed è cosìsulla questione del Filioque con gli ortodossi.La dichiarazione congiunta cattolico/luteranasulla giustificazione costituisce un esempio diquanto l’accoglienza dell’altro in partenza pos-sa ridimensionare quelli che una volta veniva-no percepiti come scogli insuperabili.

Ci può essere dunque, e il papa del Conciliolo insegnò con la sua testimonianza di incon-tro cordiale con il mondo ortodosso, un mododi affrontare le questioni animato dall’onestaricerca della verità, che distingue tra l’unità dichi condivide convinzioni fondamentali ri-spetto a concezioni teologiche e tradizionalidifferenti.

Presente e futuro senza dimenticare il passato

L’incontro e il dialogo sono divenuti princi-pio nel ministero pontificio dell’epoca inaugu-rata dal Vaticano II.

Come scrive il benedettino G.Lafont in LaChiesa: il travaglio delle riforme (ed. San Paolo2012) l’impressione che si ha della chiesa nelnostro tempo è che le novità introdotte conGiovanni XXIII e con il Concilio Vaticano IIvengono accolte e apprezzate nella chiesa delnostro tempo ma che contemporaneamente viè la tendenza a conservare l’insieme delConcilio tridentino, non certamente in relazio-ne ai suoi insegnamenti, ma allo spirito di fon-do che fu quello della controriforma, della op-posizione del mondo della verità e del bene almondo della menzogna e del male, della civiltàdella vita alla civiltà della morte.

Come si può pensare di entrare veramentein dialogo su questi presupposti. Siamo invita-ti dunque non ad una semplice memoria delpassato, ma a prendere coscienza che faccia-mo parte del grande flusso della tradizione tracontinuità e trasformazione, tra affermazionidi principio e mutazioni epocali.

È del resto la sfida di sempre che desideria-mo accogliere, rispondendo con entusiasmoall’appello del Pontefice, in un mondo cambia-to che pone domande nuove a cristiani che daprotestanti, ortodossi o cattolici sono invitati avolgere il loro sguardo al presente e al futuropur senza dimenticare il passato.

* Delegato Arcivescovile per l’Ecumenismo e il Dialogo

Il cammino per l’unità…Siamo alla vigilia del cinquantesimo anni-

versario dall’apertura del Concilio Vaticano II.Si prevedono grandi e piccoli appuntamenticelebrativi e di approfondimento nell’ “Annodella fede” secondo le indicazioni delPontefice: «Ho ritenuto che far iniziare l’Annodella fede in coincidenza con il cinquantesimoanniversario dell’apertura del ConcilioVaticano II possa essere un’occasione propiziaper comprendere che i temi lasciati in ereditàdai Padri conciliari, secondo le parole delBeato Giovani Paolo II, “non perdono il lorovalore né il loro smalto”» (Lettera apostolicaPorta Fidei, 5). Tra i temi ereditati dal Concilioè certamente di rilievo quello ecumenico.

Il cammino per l’unità dei cristiani in casacattolica deve molto infatti proprio alle aper-ture che percorrono come un filo rosso i docu-menti elaborati dall’assemblea conciliare con-centrandosi in particolare nella UnitatisRedintegratio, un documento ricco di speranzee di ottimismo ecumenico a partire già dal suostesso titolo che da allora esprime un impegnoe un’invocazione, più che un generico auspi-cio.

…nella Chiesa di NapoliQuanti hanno vissuto l’entusiasmo ecume-

nico dell’immediato dopo Concilio si accorgo-no di come si sia oggi in una fase di ristagno di-versamente registrata ad ogni livello e citata inogni relazione sulla situazione del camminoecumenico.

Si parte, per tali valutazioni, dalle aspetta-tive che dal Concilio erano emerse, salutate ingenere positivamente anche dagli osservatoriprotestanti e dalle chiese sorelle dell’oriente.Aspettative diverse naturalmente da confes-sione a confessione e spesso persino nella stes-sa comunità di fede.

Comunque grandi attese di un futuro tuttoda costruire con la buona volontà, con il penti-mento delle azioni compiute “contro” l’altro,con la grazia di Dio che non sarebbe mancatavista l’intensità della preghiera di Gesù per l’u-nità dei discepoli (Gv 17).

E l’impegno in realtà non è mancato, cometestimonia tra le altre anche la nostra diocesidi Napoli con le iniziative e l’entusiasmo checaratterizzò il ministero del CardinaleCorrado Ursi.

L’invito al dialogoSarà interessante perciò confrontarsi fra-

ternamente con quanti nel mondo protestanteed ortodosso hanno vissuto con tanti fratellicattolici le speranze di vedere, in tempi nontroppo lontani, segni evidenti di una ricostitui-ta unità tra i discepoli di Gesù sulla base dellastessa fede espressa nel credo Niceno-costan-tinopolitano.

Anche a Napoli il gruppo Interconfessio -nale (GIAEN) prepara insieme alla FacoltàTeologica, un convegno dedicato ad un con-fronto ecumenico sui cinquant’anni dalConcilio Ecumenico Vaticano II.

Il rischio sempre in agguato, particolar-mente nel nostro tempo, è di dissolvere possi-bili momenti di riflessione in celebrazioni omeglio ancora in “eventi” che nascono emuoiono nello spazio di qualche giorno.L’occasione che è offerta dal cinquantesimodel Concilio può essere colta in maniera piùprofonda e seria se si riprende lo spirito cheanimò quell’evento e che indicò percorsi di rin-novamento non ancora compiuti.

Non bisogna fermarsi alla questione del-l’opposizione dialettica tra ermeneutica dellacontinuità o della rottura, pure interessantema che rischia di semplificare la questione.

È piuttosto da riprendere il senso di quell’e-vento ecclesiale e storico che nella sua ispira-zione di fondo, come fu nell’intenzione esplici-ta di Giovanni XXIII, è invito ad “uscire”, a in-contrare e a dialogare, invito all’apertura ver-so il futuro come condizione permanente esempre nuova di ascoltare la Parola e leggerlanelle nuove condizioni storiche, in dialogo conl’uomo contemporaneo come è espresso nel-

Il Decreto UnitatisRedintegratioUnitatis Redintegratio è ildecreto del Concilio VaticanoII sull’Ecumenismo. Ildocumento dichiara come unodei principali compiti delConcilio “promuovere ilristabilimento dell’unità tratutti i cristiani”. Fu approvatocon 2137 voti a favore e 11contrari, e solennementepromulgato il 21 novembre1964 da papa Paolo VI.Nei capitoli iniziali deldocumento si riconosce lavolontà di Dio che esistaun’unica Chiesa, e siriconoscono le attualidivisioni, dovute “talora percolpa di uomini di entrambe leparti”. Il battesimo ponecomunque i fedeli di questecomunità separate in unacomunione, per quantoimperfetta, con la Chiesacattolica, e permette cheraggiungano la salvezza,nonostante gli impedimentidovuti alle divergenze didottrina.Il documento invita pertanto ifedeli cattolici ad unatteggiamento di fraternorispetto e di conoscenza dellealtre confessioni cristiane,prendendo esempio da esse perquanto abbiano realizzato dipositivo nell’ambito dei valoricristiani. La ricerca dell’unitàdei cristiani è compito di tutti ifedeli. L’unità cresce nellamisura in cui si vive inconformità con il Vangelo e sivive la preghiera comune. Ildocumento invita poi aricercare il dialogo unamigliore conoscenza delledottrine di queste comunitàseparate, e a collaborare conloro nel campo sociale.Delle Chiese orientali vieneconsiderata la storia deipatriarcati, fondati dagliapostoli, i loro antichi legamicon la sede romana, e i modidiversi in cui questa eredità èstata tramandata, a secondaanche delle diverse condizionidi vita. Tratti in comune sonol’Ordine Sacro e lacelebrazione dell’Eucarestia.Per le confessioni religiose natedalla Riforma, si evidenziano,pur nella diversità dei singolicasi, la comune fede in GesùCristo, lo studio della Bibbia eil sacramento del Battesimo.

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Vita Ecclesiale Nuova Stagione4 • 16 settembre 2012

L’inizio dell’anno scolasticoLa posta in gioco per i giovani, le famiglie e gli insegnanti

Con SantaTeresad’Avila nella Chiesa e nel mondoCorso di formazione a Maddaloni

Si terrà nei giorni dagiovedì 20 a sabato 22settembre a Maddaloni(Caserta), presso il Centrodi Spiritualità SantissimaAnnunziata dei CarmelitaniScalzi della ProvinciaNapoletana, un primoCorso di formazione sullaSanta Madre Teresa diGesù: “Con Santa Teresa diGesù nella chiesa e nelmondo”, in preparazione alQuinto Centenario dellanascita che celebreremo nelprossimo 2015. Il corso è aperto ai religiosie ai membri dell’ocds dellaProvincia.Guiderà le giornate distudio padre AnianoAlvarez ocd, ProfessoreOrdinario di Teologia eAntropologia Cristiana allaPontificia facoltà Teologica“Teresianum”, licenziato inTeologia dogmatica edottore in TeologiaSpirituale.La sera di venerdì 21, alleore 19.45, è prevista una“lettura scenica della Santa”dal titolo “Ahumada”realizzata dal RegistaTeodorico Carbone coninterpreti Arianna Ninchi eFrancesco Carrassi.

In questi giorni sta ricominciandola scuola. Con l’ormai consueta scan-sione - prima alcune Regioni, poi altre- allievi dalle primarie alle superioritornano in classe per cominciare quel-la che, in fondo, si propone ogni voltacome una straordinaria avventura.

La campanella delle lezioni - per al-cuni la primissima, per altri ormai unrito ben conosciuto - apre un mondo,nel quale per mesi si avvicenderannobambini, ragazzi, adulti. Persone e re-lazioni che lasceranno il segno, nel be-ne e nel male, come è facile conferma-re guardando all’esperienza di ciascu-no.

E proprio l’importanza di questaesperienza fa guardare con una certatrepidazione al suo nuovo inizio, ognianno. La trepidazione degli allievi,unita a quella predisposizione spessoentusiasta al nuovo, all’incontro, al fu-turo, che solitamente caratterizza ilvissuto di ragazzi e ragazze, piccoli egrandi. È una condizione per incam-minarsi insieme ed è una risorsa indi-spensabile da giocare proprio nellascuola, dove piano piano le esperienzeguidate aiutano a diventare grandi e amisurare la realtà e se stessi, scopren-done i confini, i limiti, da accostare al-le potenzialità.

C’è poi la trepidazione degli adulti,genitori e insegnanti, che nella scuolamettono in gioco se stessi. I primi, i ge-nitori, accompagnando soprattutto ipiù piccoli, “affidandoli” ad altri, conla preoccupazione che si può averequando si capisce di lasciare un am-biente protetto per un altro più espostoai venti, la preoccupazione di misura-re anche se stessi e la propria capacità

educativa nella dialettica inevitabile conaltri adulti significativi, col gruppo deipari, con altre famiglie.

La trepidazione degli insegnanti èforse quella cui si pensa di meno. Eppureproprio i docenti, dalle primissime clas-si in poi, sentono probabilmente in mo-do più consapevole la straordinaria po-sta in gioco nell’attività scolastica, la re-sponsabilità richiesta dal compito, puremolto diversificato, di “accompagna-mento” dei propri allievi. Fuori dai luo-ghi comuni poco lusinghieri sul lavoroscolastico, sono tanti, tantissimi gli inse-gnanti (in generale chi opera nelle scuo-le) che continuano a interpretare il pro-prio ruolo con curata professionalità ededizione, talora in condizioni operativedavvero al limite. E qui viene da fare con-siderazioni un po’ più prosaiche su un

inizio di anno scolastico che presenta,come è consuetudine, più problemi checertezze: dalla copertura delle cattedrealla cronica mancanza di risorse per lemanutenzioni, l’edilizia, gli investimen-ti… Una lista di guai che ben si conosco-no e che addirittura a molti sembrano in-guaribili.

Durante l’estate spesso la scuola è sta-ta al centro dell’attenzione. Molte sonostate le dichiarazioni e le prese di posi-zione del ministero che vorrebbe porrele condizioni per un sistema rinnovato emigliore. Un sistema che ha bisogno cer-to di buone intenzioni, ma in particolared’investimenti economici e di fiducia,anche e forse soprattutto in questo tem-po di crisi globale, che mette a dura pro-va l’intera società.

Alberto Campoleoni

«Affrontare le problematiche etiche delle moderne biotecno-logie, indagare il significato sociale e culturale della scienza, ri-flettere costantemente sul tema della vita».

Sono questi gli obiettivi del III Convegno internazionale dibioetica (www.diocesinoto.it), che si tiene a Noto (Sr) venerdì 14e sabato 15 settembre. Tema del’incontro, che si svolgerà nell’au-la magna del seminariovescovile ed è organizzatodalla diocesi, è “Venire almondo: i luoghi dell’invi-sibile.

L’umiltà e il trascen-dente come esercizio dicura e di ospitalità”.

Un tema “significativoin un’Italia che soffre lacrisi demografica e sichiede se la medicina deverispondere a qualsiasi co-sto alla richiesta di un fi-glio”, spiega in un’intervi-sta al Sir il vescovo diNoto, mons. AntonioStaglianò.

Quale messaggio in-tendete trasmettere?

«Il convegno si propone una valenza scientifica di alto profi-lo, avremo come ospiti le grandi personalità della bioetica e del-la scienza medica. Certo, la finalità è anche pastorale: siamosempre più convinti che non si possa comunicare il Vangelo fuo-ri dai processi culturali in cui la vita dell’uomo avanza, sia in ter-mini di speranza che di ricerca di futuro, sia nella volontà di re-lazione sociali più autentiche improntante alla verità e alla giu-stizia.

Vogliamo portare il Vangelo della vita nelle coscienze e nelleconvinzioni degli uomini perché con la chiarezza di fondo sullequestioni sensibili la stessa comunicazione cristiana possa esse-re accolta e vissuta nell’esperienza delle donne e degli uomini delnostro tempo».

L’uomo ha dimenticato che è speciale, agli occhi di Dio«L’uomo, in qualsiasi

momento della sua esi-stenza, non può e non de-ve essere oggetto di mani-polazione perché è a im-magine e somiglianza diDio, e una volta creato puòessere solo generato, nonfatto o prodotto.

Questa è la radice ulti-ma teologica: la nascitadel genere umano in que-sta storia è collegata allagenerazione eterna del fi-glio dal padre da cui deri-va un’esperienza di tra-scendenza che non so-pravviene all’uomo già de-finito, come fattore estrin-seco, bensì costitutivo.

L’umano creato da Dio è frutto di generazione perché questageneratività partecipa della generazione eterna del figlio dal pa-dre: questo costituisce la dignità trascendente dell’uomo. Se do-vessimo definire teologicamente l’uomo in quanto uomo, nondovremmo definirlo come la tradizione filosofica ci insegna, os-sia come animale razionale, ma dovremmo definirlo animale di-vino, dove il divino non sta di fronte e in faccia all’umano, ma di-vino è ciò che costituisce l’umano in questo animale».

Venire al mondoConvegno internazionale della diocesi di Noto su fede e bioetica

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Vita EcclesialeNuova Stagione 16 settembre 2012 • 5

Parrocchiadella Consolazionead Ercolano

Carte ritrovate:indulgenze in mostraIl 29 settembre 2012 nellaChiesa di Santa Maria dellaConsolazione di Ercolano - piùnota come Chiesa diSant’Agostino - sarà inaugura-ta una mostra nella quale sa-ranno esposti documenti ap-partenenti all’archivio storicodella parrocchia.L’esposizione illustra il percor-so di fede e devozione che si èsnodato attraverso le indulgen-ze, concesse ai fedeli della par-rocchia da molti Papi che si so-no succeduti a partire dal seco-lo XIX ad oggi. Tra i documentiesposti nella mostra, curata daGiuseppe Battaglia eGiuseppina Raschellà, funzio-nari della SoprintendenzaArchivistica per la Campania,in collaborazione con il parro-co don Marco Ricci, si segnala-no un rescritto di papa LeoneXIII che concede l’indulgenzaplenaria ai fedeli che veneranoil Sacro Cuore di Gesù, indul-genza ripristinata a maggio del2012 e il catalogo dei monaci eterziari.La chiesa di Santa Maria dellaConsolazione fu eretta nel 1613e faceva parte dell’OrdineAgostiniano degli EremitaniScalzi. Il 18 novembre 1929l’Arcivescovo di Napoli,Cardinale Alessio Ascalesi, lainnalzò a parrocchia. La chiesaè anche conosciuta comeChiesa di Sant’Agostino in ri-cordo dell’antico monasteroagostiniano e “Chiesa dei si-gnori” poiché in passato era fre-quentata dall’aristocrazia na-poletana che dimorava o villeg-giava a Resina (originario no-me dell’attuale Ercolano) e aPortici.Tra le varie usanze legate allachiesa vi era quella di dare se-poltura ai nobili che morivanodurante la villeggiatura: spessosi trattava di una sepolturaprovvisoria come ad esempioaccadde alla Nobil DonnaAnna Carafa, morta nel 1644, ilcui corpo fu poi traslato aNapoli, in San DomenicoMaggiore. Inoltre, è intenzionedegli organizzatori riproporre lamostra nel mese di dicembreper permettere alle scuole di or-ganizzare visite guidate per farconoscere agli studenti unospaccato della storia del pro-prio territorio.Orario: 9.00-13.00; 17.00 -20.00. Info: 081.7390234 - [email protected]

Mons. Vincenzo De Gregorio nominato Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra

Formare lo studente per costruire l’artistaIl Pontifico Istituto di Musica Sacra è l’isti-

tuzione accademica della Santa Sede che sioccupa di formazione musicale. Rilascia gra-di accademici di baccalaureato, licenza e dot-torato oltre a titoli di formazione per gli ope-ratori musicali nella liturgia. In Roma vienedefinito semplicemente “il Pontificio” ed ènella responsabilità ed autorità dellaCongregazione per l’Educazione Cattolica edi Seminari che, nella stessa città, oltre tutte leUniversità Pontificie, regge il Pontificio per lamusica e la Scuola di formazione archeologi-ca della Pontificia Commissione perl’Archeologia Cristiana ed il Pontificio Istitutodi studi arabi.

L’Istituto venne fondato nel 1911 per ri-spondere alle esigenze di risanamento dellamusica per la liturgia che, a partire dalla finedel Settento aveva sempre più subito le defor-mazioni derivanti dal gusto teatrale profano.In chiesa si suonava e si cantava inseguendo lamoda delle marcette, delle arie d’opera, deiballi, delle romanze da palcoscenico.

Papa Pio X, sensibile pastore attento alfondamentale ruolo formativo costituito dal-la Liturgia, intervenne con un documento pri-ma, il Motu Proprio “Inter sollicitudines” e poicon la fondazione di una scuola che portasseun contributo tecnico, scientifico e corretta-mente liturgico per la formazione dei musici-sti della Chiesa.

Erano anche gli anni durante i quali la pub-blicazione degli studi paleografici sul CantoGregoriano, cominciavano e dare i primi frut-ti per la riscoperta delle antiche melodie gre-goriane e per la loro corretta esecuzione.

Oggi il compito del Pontificio è quello diimpartire una robusta formazione musicaleagli studenti, preti, seminaristi, religiose e lai-ci, provenienti dall’Asia, Africa ed America, ol-tre che dall’Italia. Tutte le discussioni e pole-miche che periodicamente si riaccendono in-torno alla musica in chiesa, sono inutili e ste-

rili se non si tiene conto del fatto che la musi-ca, più di ogni altra prassi artistica, necessitadi formazione tecnicamente valida e cultural-mente feconda. Si costruisce il musicista, in-nanzitutto, a prescindere dall’aggettivo “sa-cra” dato alla musica stessa.

Attualmente il Pontificio ha corsi diOrgano, Pianoforte, Musicologia, Canto Gre -go riano, Composizione e Direzione di coro.Organizza anche i corsi di formazione di baseper Operatori Musicali nella Liturgia.

La sede storica nella quale anche Mons. DeGregorio ha studiato si trovava in piazzaSant’Agostino, accanto al Sant’Apollinare.

Dal 1985, la sede operativa è stata trasferi-ta nell’Abbazia di San Girolamo nei pressi del-la Aurelia antica, mentre nell’antico edificio èrimasta la Sala Accademica, con uno degli or-gani Mascioni più grandi e belli che esistano almondo, e la sede legale. L’Istituto, in questi ul-

timi anni, ha visto ridursi sempre più il nume-ro degli studenti ordinari e la grande Abbazia,oltre le aule e le sale per le lezioni musicali, haospitato un pensionato che necessita di unaprofonda ristrutturazione sia dei locali sia del-l’organizzazione.

Il mandato che è stato affidato con questanomina è quello di cercare tutte le strade pos-sibili per risolvere gli attuali problemi, chenon sono da poco.

La scelta del nuovo Preside, Mons.Vincenzo De Gregorio, alla guida delPontificio per i prossimi tre anni, dopo l’assen-so del Cardinale Crescenzio Sepe, è stata fattain seguito all ’accantonamento di altri nomi-nativi precedentemente proposti allaSegreteria di Stato di Sua Santità ed è stata de-terminante l’esperienza maturata in vent’annialla direzione di due grandi Con servatoriStatali, quello di Avellino e quello di Napoli.

Tv2000 fa tappa a Napoli: la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta e le chiese dell’Addolorata e di San Gaetano Errico a Secondigliano

In viaggio tra i santuariSarà tappa a Napoli e in provincia il viaggio di Tv2000 at-

traverso i santuari d’Italia. Dal 17 al 21 settembre l’emittentetelevisiva (canale 28 del digitale terrestre, 142 di Sky e in strea-ming sul sito www.tv2000.it) dedicherà uno spazio di ap-profondimento a due dei più significativi luoghi di culto del-la diocesi: la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, a Napoli, eil santuario dell’Addolorata e di San Gaetano Errico, aSecondigliano.

La finestra di Tv2000 sui santuari partenopei si aprirà trale 17.30 e le 18.00 nell’ambito del programma “Nel cuore deigiorni”.

Nei giorni 17 e 18 settembre l’approfondimento riguarderàla chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, dove si sono appenaconcluse le tradizionali celebrazioni in onore della Vergine;dal 19 al 21 sarà la volta del santuario di Secondigliano dedi-cato all’Addolorata e a San Gaetano Errico.

La descrizione delle due basiliche, ciascuna con proprichiostri, cappelle e altari, verrà alternata alla voce dei pelle-grini che, con semplicità, racconteranno il proprio percorsodi fede e di devozione.

Le testimonianze saranno raccolte tra gli uomini e le don-ne, i giovani e gli adulti incontrati proprio a Napoli, sul sagra-to della basilica di Piedigrotta, e a Secondigliano.

Quelle che Tv2000 condividerà con i telespettatori saran-no esperienze di vita e di fede autentiche, fatte di gioia e di do-lore, di sofferenza e di speranza, di suppliche e ringraziamen-ti; percorsi personali, insomma, che offrono l’occasione perriflettere sulla devozione: come nasce, come cresce, come sinutre.

È questo, in fondo, il senso dello spazio che l’emittente hanuovamente riservato ai santuari d’Italia nell’ambito del pa-linsesto.

I servizi da Napoli e Secondigliano concorreranno, insie-me a quelli in programma nei prossimi mesi da altri luoghi diculto italiani, a raccontare l’incontro dell’uomo con il divino,

i gesti della fiducia, dell’affetto, della confidenza segreta, delbisogno di contatto concreto che ogni devoto porta con sé.

Al termine dello spazio dedicato ai santuari, quasi in con-tinuità con il clima di preghiera e raccoglimento che li carat-terizza, Tv2000 propone, ogni giorno alle 18, una diretta dal-la grotta delle apparizioni di Lourdes per la recita del SantoRosario.

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Vita Ecclesiale Nuova Stagione6 • 16 settembre 2012

Anno della fede: il coraggiodell’evangelizzazione

di Michelangelo Pelàez

Chiesadel GesùNuovoTerzo mercoledì del mese,incontro mensile di preghieradei malati con San GiuseppeMoscati. Il prossimoappuntamento è permercoledì 19 settembre, apartire dalle ore 16. Alle ore17, celebrazione della SantaMessa, i padri sonodisponibili ad accogliere ifedeli che desiderano ricevereil Sacramento della Penitenza

* * *

Associazione“Figliin Cielo”Le famiglie della Arcidiocesidi Napoli aderentiall’associazione “Figli inCielo” si incontrano ogniterzo venerdì del mese per lacondivisione e l’elaborazionedel lutto, nella Basilica diSanta Maria del BuonConsiglio a Capodimonte apartire dalle ore 17. Prossimoappuntamento, venerdì 21settembre. La catechesi e lacelebrazione eucaristicasaranno presiedute da mons.Enrico Ferrara, guidaspirituale del grupponapoletano.

Per il prossimo mese di ottobre Benedetto XVI ha promossodue eventi centrati sul principale obiettivo del suo pontificato: lariscoperta della gioia di credere e l’entusiasmo di trasmettere lafede professata. L’11 ottobre avrà inizio l’anno della fede in coin-cidenza del cinquantesimo anniversario dell’apertura delConcilio Vaticano II e per lo stesso mese di ottobre è stata convo-cata la Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema Lanuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Dueeventi che si richiamano l’uno l’altro, la cui importanza e centra-lità in questo pontificato è confermata dalla frequenza e dalla mo-dalità degli interventi del Papa per tenere desta e polarizzata l’at-tenzione di tutta la Chiesa.

Il nostro Vescovo cardinale Sepe nella sua commovente LetteraPer amore del mio popolo… non tacerò, considera questi eventidella Chiesa universale una chiara indicazione del “cammino pa-storale che sta davanti alla nostra chiesa e che vogliamo percorre-re nel prossimo e/o prossimi anni”.

Ogni cristiano è chiamato a prendere coscienza che la sua fedeè frutto di una ininterrotta e coraggiosa opera di evangelizzazio-ne che lo Spirito Santo, servendosi di strumenti umani, guida at-traverso la storia. E’ quindi evidente l’urgenza di far nostro oggi ilcoraggio e l’audacia degli apostoli e dei primi cristiani per far sìche Cristo, Luce del mondo, continui ad illuminare le menti degliuomini del nostro tempo, le case dove vi abitano, i luoghi dove la-vorano, le piazze dove si divertono, i Parlamenti dove legiferano.Per noi, chiesa di Napoli si tratta di continuare con nuovo slancioun cammino che ha come bussola il Giubileo.

Grande è la responsabilità della nostra generazione di preser-vare dalla corruzione con il sale del Vangelo l’umanità sempre in-cline alla barbarie da quando il male è entrato nel cuore dei nostriprogenitori. E’ nostro gioioso dovere trasmettere alle prossime ge-nerazioni ciò che abbiamo ricevuto.

Il magistero di Benedetto XVI, senza perdere mai la sua carat-teristica mitezza, si fa sempre più coraggioso ed esigente; non sor-prendono i ruggiti del nemico, “leone ruggente” (Cfr 1Pt 5,8), di-spiacciono di più i mormorii di quei cristiani che, a dire conCaterina di Siena, hanno “denti lattaioli”, incapaci, cioè, di reg-gere un qualunque discorso impegnativo e quindi di trarre tutte leconseguenze della loro fede in situazioni come quelle attuali cheesigono coraggio apostolico.

I “ruggiti” che arrivano da alcune elites europee avanzano la ri-chiesta di considerare attentati alla libertà la professione pubbli-ca della propria fede e il fatto di cambiare religione, quando inve-ce la Dichiarazione Universale dei diritti dell’ONU sancì all’arti-colo 18, “la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertàdi manifestare, isolatamente o in comunione, e sia in pubblico chein privato, la propria religione e il proprio credo”.

Ricordava anche queste verità una personalità laica, TommasoPadoa-Schioppa, lunedì 17 gennaio 2005 su Il Corriere della Seracon un lungo articolo del titolo assai esplicito:“Elogio del proseli-tismo vera libertà di espressione”. L’autore parlava di proselitismonon solo come espressione di una convinzione (religiosa, filosofi-ca, politica, scientifica), ma anche come sforzo di persuadere al-tri della qualità delle sue convinzioni e di fare adepti. “E’ forse im-possibile, diceva, separare la libera espressione del pensiero daldesiderio di convincere gli altri”. Perciò una società nella quale la

propaganda per le proprie idee fosse considerata un attentato al-le persone sarebbe liberticida. Proselitismo significa diritto diespressione e di associazione. In colui che lo pratica, il proseliti-smo presuppone convinzione nel valore delle proprie idee e dispo-nibilità a rendere altri partecipi; in colui che ascolta, presupponelibertà.

E’ proprio manifestazione di libero spirito critico e di indipen-denza intellettuale cambiare le proprie idee e il proprio credo.Laddove ciò è escluso vuol dire che regna la repressione, il confor-mismo di gruppo, la divisione in caste o un’agnostica indifferen-za. Il guaio è però quando in situazioni del genere si arriva al pun-to di dissuadere chi vuole liberamente diventare cristiano o dedi-care la propria vita a Dio, per il timore delle reazioni che tali scel-te possono produrre nell’ambiente.

L’evangelizzazione della società si è fatta e si farà sempre con-tando sul coraggio degli uomini e delle donne che, come ricordasan Josemarìa Escrivà, “per il semplice e sublime” fatto di aver ri-cevuto il Battesimo, sono chiamati da Dio a far conoscere ed ama-re suo Figlio Gesù. Non a caso gli Atti degli Apostoli (4,13) sottoli-neano come gli apostoli parlavano con “franchezza” .

Per un cristiano è fondamentale il coraggio nel parlare di Dioe testimoniare la verità del Vangelo, altrimenti, come affermavail cardinale Wyszynski, citato da Giovanni Paolo II nel suo libroAlzatevi e andiamo, la paura accresce il coraggio degli aguzzini: “iltimore dell’apostolo è il primo alleato dei nemici della causa (…);il terrore in uso presso ogni dittatura è calcolato sulla paura de-gli apostoli”.

C’è da riflettere su una presunta condizione di minoranza deicristiani che giustificherebbe i loro silenzi e la loro rassegnatasudditanza ed emarginazione nella vita pubblica.

Molti non conoscono e non amano Cristo perché noi cristianinon ci comportiamo nelle circostanze ordinarie della vita familia-re, professionale e sociale da veri cristiani. Possiamo essere in al-cune situazioni minoritari, ma, come ha ricordato VittorioMessori, mai marginali.

A Roma la Settimana biblica nazionale«Scoprire in che modo i diversi testi

biblici utilizzano le tradizioni suAbramo, come questo personaggio, alquale si richiamano giudaismo, cristia-nesimo e islam, viene presentato e rilet-to soprattutto all’interno del canone cri-stiano». Così AngeloPassaro (Facoltà teologi-ca di Sicilia) e AntonioPitta (PontificiaUniversità Lateranense),coordinatori dellaSettimana biblica nazio-nale, raccontano l’obiet-tivo della XLII edizionedell’iniziativa che si èsvolta a Roma dal 10 al14 settembre sul tema«Abramo tra storia e fe-de». «Si tratta di riconsi-derare il ciclo di Abramo

- proseguono i due coordinatori - nellasua complessa formazione, in modo ta-le che possa emergere il percorso che de-finisce ‘l’identità di Abramo’ come ante-nato ‘ecumenico’ (si pensi alla storia diIsmaele), per certi versi - almeno nelle

tradizioni più antiche - in contrapposi-zione alla figura di Mosè».

La figura di Abramo testimonia cioè«il problema della ‘scrittura’ delle origi-ni di Israele, in altri termini della defini-zione della identità nazionale di Israele

in epoca esilica e duranteil periodo del SecondoTempio».

Tanti i relatori previstinella Settimana. In parti-colare, i coordinatori ri-cordano la tavola roton-da con il rabbinoGiuseppe Laras e padrePierbattista Pizzaballacome «spazio per discu-tere di Abramo e dellasua discendenza tra par-ticolarismo e universali-smo».

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Enzo Avitabile music lifeChe si tratti di fiction o di documentari, di politici o di musicisti, quello

che Jonathan Demme sa fare davvero bene, dimostrandolo in quest’occasio-ne per l’ennesima volta, è raccontare una storia. Demme per quello che rac-conta ha passione e interesse sinceri e privi di pregiudizi e opportunismi.Soprattutto per un personaggio e musicista straordinario come EnzoAvitabile

Momenti musicali altissimi, che da soli fanno il film e che, forse, rendo-no superfluo tutto il resto. Su tutti, quello di un’esibizione che unisceAvitabile, il percussionista indiano Trilok Gurtu, il chitarrista spagnoloGerardo Nunez, il sitarista pakistano Ashraf Sharif Khan Poonchwala e ilsuonatore di oud iraniano Naseer Shamma.

Se nel film è innegabile, quindi, il divario emozionale e comunicativo conle parti del film in cui alle abilità di Demme si assommano quelle dei musi-cisti ritratti e delle loro performance, i segmenti interlocutori, parlati e piùincentrati sull’Avitabile uomo si giustificano e si nobilitano per via dell’oc-chio sempre limpido e mai banale del suo autore.

Monsieur Lazhar Un film che mescola molteplici temi: il confronto fra la cultura algerina

e quella canadese (o se si vuole Islam e Occidente) ma anche l’elaborazionedel lutto, la superprotezione che viene data oggi ai bambini e i suoi eccessi,il rapporto tra illusione e verità. Candidato canadese al premio Oscar 2012per il miglior film straniero, ha fatto parte della cinquina finalista.

Womb C’è qualcosa di ancestrale nelle storie che ritornano. E qui a ritornare non

è solo Tommy, il protagonista del film di Filegauf, che rinasce come embrio-ne nel ventre dell’amata che ha lasciato, ma l’idea stessa della ri-generazio-ne, potere salvifico e al tempo stesso paralizzante. Come in miti del passa-to, come in storie della tradizione e come in film recenti.

La nave dolceIl 7 agosto del 1991, un mercantile di ritorno da Cuba lasciò il porto di

Durazzo e partì alla volta dell’Italia. A guidarlo, un comandante con un cac-ciavite puntato alla gamba; ad occuparlo, nelle cabine, sul ponte e perfinoin cima all’albero maestro, una folla di albanesi accomunati dalla povertà,ma anche dal sogno di una vita nuova in un posto migliore.

Questa storia torna a imporsi alla nostra attenzione grazie a DanieleVicari, regista del rigore, dell’urgenza di raccontare e dell’esigenza di tradur-re in immagini la vita più che la verità.

Sono passati 21 anni da quel giorno, e 18 da “Lamerica” di Gianni Amelio,che descriveva proprio l’Albania del 1991 e la sua fascinazione per l’Italia.Sicuramente all’epoca quell’amore ci inorgogliva, mentre adesso, forse, sia-mo noi che vorremmo andarcene. Ma se un Eldorado ci fosse davvero, sa-remmo disposti a partire, come i ventimila, con il solo bagaglio della spe-ranza? Perché la speranza è importante e La nave dolce vuole ricordarcelo.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 16 settembre 2012 • 7

La libertàdel silenzioDifficilmente, nelle nostrecittà affollate e rumorose ci siferma per cercare un po’disilenzio e di assenza dirumori. È necessario trovareil coraggio di disconnettercicon i nostri consueti rumori edipendenze, per rimanere incontatto con noi stessi, con lanatura, con gli altri. C’è unsilenzio imposto, un silenziocercato e un silenzio scelto.Qualunque sia la natura, ilsilenzio resta un’opportunitàdi assoluta libertà ecomunicazione. Il silenzio imposto è unsilenzio con cui, i regimitotalitari, hanno legato olegano uomini e donne al loropotere e a non cercare laverità, a non assaporare lalibertà e a non scegliere unsilenzio come ricerca dellapropria identità. Silenzioimposto è quello di tantibambini a cui è stato rubatoil tempo della loro età e a cui èstato imposto di diveniresoldati o dei pezzi di ricambioper bambini ricchi, neltraffico degli organi. Silenzioimposto è quello del regimeche obbliga a non pensarecon la propria testa, a nonesprime la propria opinionespecie se contraria a quelladel potere in carica. Il silenzio cercato è quello ditanti uomini o donne chesfidano la paura dellasolitudine come costituzionedell’essere umano, e cheaffrontano la natura,rischiano la vita per ricerchenel ventre della terra, ocercano Dio in una cella diun monastero. Il silenziocercato è quello di tanti chesemplicemente lasciano illoro ambiente e cercano unluogo, un’oasi, dove lanatura, l’assenza di rumori,favorisce l’opportunità diassaporare il silenzio. Ilsilenzio che ci viene incontroe ci stupisce. Silenzio che cimette a nudo e ci dona lapossibilità di entrare in noistessi, di lasciare chel’assenza di rumori ci facciagustare la bellezza di ciò chesiamo. Il silenzio è unospazio sacro. Sacro perché è illuogo in cui il Signore citrova più attenti alla Suapresenza. Il silenzio come scelta è quellodi tanti uomini e donne checon estrema gratuità e senzanessuna corsa pubblicitaria,condividono ciò che hanno,con i più piccoli e gliemarginati della storia.Silenzio fecondo, luogo espazio di vita.

16 settembre: XXIV Domenica del Tempo Ordinario

I sensi della Scrittura nei Vangeli domenicaliLittera gesta docet: la lettera insegna i fatti. Quid credas allegoria: l’allegoria cosa credere.

Moralis quid agas: la morale cosa fare. Quo tendas anagogia: l’anagogia indica la meta

CINESEGNALAZIONIRECENSIONI

Viva di nuovoIl testo descrive l’esperienza di vita dell’autrice, una

giovane donna che ha vissuto e superato l’anoressia, e sirivolge direttamente, con uno stile confidenziale, diret-to e personale, a chi sta sperimentando la stessa soffe-renza, o perché direttamente colpito, o perché a contat-to con una persona che la vive.

Accanto alla narrazione dell’esperienza vissuta, il li-bro presenta concreti suggerimenti per aiutare ad usci-re dalla malattia; per offrire una solida speranza a chispesso crede di averla perduta; per comprendere da unpunto di vista cristiano il cammino pasquale di riconci-liazione e risurrezione, che permette di guarire definiti-vamente dalla malattia e, soprattutto, di uscirne profon-damente rinnovati.

L’esperienza dell’anoressia coinvolge oggi un nume-ro sempre crescente di persone: anche se colpisce in pre-valenza giovani donne, è un problema che riguarda unanumero sempre in crescita di persone. Mentre molti silimitano a considerarla quasi come una mania estetica,tanti hanno compreso che è invece una sofferenza psi-cologica. Manca, tuttavia, una profonda comprensionedell’aspetto spirituale di questo dramma sempre più dif-fuso. Clara BrunelloViva di nuovoCome sono guarita dall’anoressiaEdizioni Paoline 2012 176 pagine – euro 14,50

Gesù Cristo ieri,oggi e sempre

Lo scopo di questo ampio lavoro è introdurre a com-prendere ciò di cui si tratta: chiarendo l’attuale “statusquaestionis”, precisando il modo con il quale si è costi-tuito, evidenziando le linee più significative di riflessio-ne a proposito del mistero di Cristo, indicando le vie perun ulteriore approfondimento. L’auspicio è quello diaiutare il lettore a compiere un pur piccolo passo sullavia di una maggiore comprensione di quale sia «l’am-piezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità del mistero diCristo».Mario SerenthàGesù Cristo ieri, oggi e sempre. Saggio di cristologiaEdizioni LDC512 pagine – euro 25.00

Lettera (Marco 8,27-35): “Poi Gesùpartì con i suoi discepoli verso i villaggi in-torno a Cesarea di Filippo, e per la stradainterrogava i suoi discepoli dicendo: “Lagente, chi dice che io sia?”. Ed essi gli ri-sposero: “Giovanni il Battista; altri diconoElia e altri uno dei profeti”. Ed egli do-mandava loro: “Ma voi, chi dite che iosia?”. Pietro rispose: “Tu sei il Cristo”. Eordinò loro severamente di non parlare dilui ad alcuno.

E cominciò a insegnare loro che ilFiglio dell’uomo doveva soffrire molto edessere rifiutato dagli anziani, dai capi deisacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e do-po tre giorni, risorgere. Faceva questo di-scorso apertamente. Pietro lo prese in di-sparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli,voltatosi e guardando i suoi discepoli,rimproverò Pietro e disse: “Va’ dietro ame, satana! Perché tu non pensi secondoDio, ma secondo gli uomini”. Convocatala folla insieme ai suoi discepoli, disse lo-ro: “Se qualcuno vuol venire dietro a me,rinneghi se stesso, prenda la sua croce emi segua. Perché chi vuole salvare la pro-pria vita, la perderà; ma chi perderà lapropria vita per causa mia e del Vangelo,la salverà”.

Allegoria: una prima allegoria sta nelluogo dove avviene l’episodio narrato daMarco: Cesarea di Filippo, la città più set-tentrionale dove si spinse Gesù nel trien-nio di predicazione e di vita pubblica.Città cosmopolita e paganeggiante, dovela domanda sull’esistenza e sull’essenza diDio si poneva fortemente. Anche ilBattista, Elia e i profeti diventano qui per-sonaggi allegorici, nel senso che rinvianoil pensiero a dignità spirituali di altissimorilievo. Infine, l’epiteto di “satana” attri-buito a Pietro è allegorico perché Pietronon è satana ma rappresenta chiunque –anche inconsapevolmente – la pensa se-condo satana.

Morale: Cesarea era il punto più lonta-no da Gerusalemme, la città-cuore dellafede nell’unico vero Dio. Giunto in questacittà, Gesù si sente come sullo spartiacquetra il mondo che crede nel vero Dio manon ancora in Lui, e il mondo pagano checrede in molti dèi ma non conosce Lui, ve-nuto a chiamarli alla salvezza nella verafede. La domanda rivolta ai discepoli è ladomanda che Gesù fa anzitutto a se stes-so: “Chi sono io per gli ebrei e per i paganidi questa città?”Come fare a saperlo, senon chiedendolo ai suoi discepoli?

Questi, però, non riferiscono l’opinionedei pagani – che non Lo conoscevano econ cui gli ebrei non avevano contatti; ri-feriscono le opinioni degli ebrei che cono-scevano il Battista, Elia e i profeti, e checonfondono Gesù con qualcuno di questi.Pietro, però, riferisce una convinzionepersonale più alta: Gesù è il Cristo, ilMessia, che vuol dire “l’inviato” ad evan-gelizzare e salvare sia gli ebrei che i paga-ni. Ma Pietro non sa che tale salvezza pas-sa attraverso la croce; e quando Gesù glie-lo prospetta, Pietro non lo accetta. Gesù lorimprovera, e dice a lui e a ciascuno: chivuole salvarsi, non deve scaricare tutto sulCristo, ma caricarsi a sua volta della cro-ce e seguire Lui.

Anagogia: la più grande anagogia è lasalvezza, la quale, però, avviene attraver-so il suo contrario, l’abbassamento, anzil’annientamento di se stesso, e la rinunziaalla stessa vita.

Rinunzia, però, da fare nel nome diCristo e insieme con Cristo, non rinunziaper qualunque altro motivo, pur legitti-mo, come quello di certi scienziati o dicerti filosofi.

Fiorenzo Mastroianni ofm Cappuccino

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Speciale Nuova Stagione8 •16 settembre 2012

Qualedestino comune?Introduzionedell’Arcivescovo al panel su “Città e solitudini”

Il nostro mondo è sempre piùun mondo di città. L’annoscorso abbiamo appreso dalleagenzie specializzate che lapopolazione che vive inagglomerati urbani ha superato,per la prima volta nella storia,quella delle aree rurali.Nell’ultimo ventennio si èassistito, specialmente in alcunegrandi metropoli asiatiche oafricane, ad un’espansione senzaprecedenti delle aree urbane chele circondano e ad un fortissimoincremento del numero deiresidenti. Basti pensare a cittàcome Lagos o Kinshasa, inAfrica, o Shangai, Mumbai, oJakarta in Asia; ma anche a SanPaolo in Brasile, la cui realtà hoavuto modo di conoscere davicino per alcuni anni: milionidi persone si accalcano neglislums dei sobborghi, alla ricercadi occasioni o espedienti checambino il loro destino dimiseria e di esclusione. Contemporaneamente,specialmente nelle grandi cittàdell’Occidente della cosiddettapostmodernità, assistiamo adun altro fenomeno le cuiconseguenze potrebbero essereenormi per il futuro della nostraciviltà. È il fenomeno dellacrescita della popolazione chesceglie di vivere da sola.Scegliere è una parolaimpegnativa. In molti casi,dovremmo dire, si ritrova inquella condizione. La crisi dellafamiglia crea, infatti, frequentisituazioni di frattura o diseparazione, che sfociano spessoin esistenze senza legami e conrelazioni insignificanti erarefatte. Che sia per scelta – il fascinodella vita indipendente da tutto eda tutti – o che sia per necessità,in molte città europee cresce ilnumero dei single. A Berlino, adesempio, ha superato quellodelle persone che vivono inconvivenza. Ed è un fattoestremamente rilevante, le cuiconseguenze non vengonoancora indagate con attenzione.Si deve poi aggiungere il numerocrescente di anziani che, graziealla longevità, vivono più alungo, ma spesso si ritrovanosoli, perché vedovi o perché ifigli sono lontani. Se si restringono, nelle città, iluoghi dove si pensa il futuroinsieme, dove si condividonoidee, sentimenti, prospettive, èancora possibile parlare didestino comune? Ce lochiediamo oggi, in questa tavolarotonda, che bene si inserisce nelprogramma del convegno che haper titolo “Vivere insieme è ilfuturo”. E ci chiediamo, come lereligioni e gli uomini direligione, possono dare unarisposta convincente all’uomodel nostro tempo, che insegue ilsogno dell’indipendenza, ma chespesso si ritrova nell’incubodell’isolamento e dellasolitudine.

L’espressione “esperti di umanità” appa-re, a prima vista, contraddittoria.Generalmente, infatti, il termine “esperto” èapplicato a competenze specifiche e, pro-prio per questo, a conoscenze molto setto-riali in campo scientifico o tecnico, econo-mico o sociale. Il nostro mondo è diventatomolto complesso e richiede un alto grado dispecializzazione per dominarne molti aspet-ti importanti. Abbondano, dunque, gliesperti di ogni tipo, ma tutti di settori moltocircoscritti, non certo di grandi realtà ne tan-tomeno dell’umanità intera.

La tendenza sempre più accentuata allaspecializzazione è il segno di un grande pro-gresso, come mostrano le importanti con-quiste della medicina che hanno contribuitotanto ad allungare la vita umana, sconfig-gendo terribili malattie. Ma l’iperspecializ-zazione propria del nostro tempo crea ancheun crescente smarrimento.

Tendiamo infatti ad affidarci agli espertiper ogni scelta, anche la più piccola, dellanostra vita. Ma, proprio nei passaggi più im-pegnativi e difficili, gli esperti ci abbandona-no. In questi casi, ci indicano le alternativepossibili, ma senza sollevarci dal peso del-l’incertezza e senza accompagnarci nella fa-tica di scegliere.

Oggi, ad esempio, la scienza e la tecnicasono in grado di offrirci molte nuove possi-bilità per quanto riguarda momenti fonda-mentali, come quelli della nascita e dellamorte. Ma tali conquiste hanno anche mol-tiplicato gli interrogativi a cui non sappiamorispondere e le scelte che non sappiamo fa-re, davanti a cui vorremmo avere vicino

qualcuno che ci guida, ci accompagna, ciconforta. Questo qualcuno non sono certa-mente gli esperti. Per usare una divertentebattuta del Cardinale Etchegaray, infatti,«gli esperti sanno tutto, ma niente di più»: co-noscono, cioè, benissimo il loro campo spe-cifico, ma non hanno più parole non appenaescono fuori dal loro orto.

L’esperto di umanità è l’esperto di cui sen-tiamo il bisogno quando tutti gli altri esper-ti ci lasciano, è l’esperto che ci viene incon-tro davanti ad una domanda cui non sappia-mo rispondere o ad una scelta che non sap-piamo fare. Ma esiste davvero un esperto diquesto tipo? Come possono esistere espertinon di una campo specialistico della cono-scenza umana ma addirittura dell’umanitàtutta intera? E poi, perché proprio i cristianidovrebbero essere esperti di umanità?

Quando Paolo VI usò per la prima voltaquesta espressione, era il 4 ottobre 1965, du-rante la prima visita compiuta da un Papa al-le Nazioni Unite. Paolo VI parlò allora di«esperti in umanità», per dare maggior forzaal messaggio di pace che egli era andato aportare all’Onu. Era, però, una forza singo-lare che – egli spiegò – scaturiva dalla capa-cità, propria della Chiesa, di raccogliere lavoce «dei morti, caduti nelle tremende guerrepassate» e «dei vivi, che a quelle sono soprav-vissuti»: la voce, dunque, delle tante vittimedelle guerre. Paolo VI allargò poi il discorsospiegando che la Chiesa raccoglie la voce an-che «dei poveri, dei diseredati, dei sofferenti»di tutti i tipi. Essa dunque è esperta di uma-nità anzitutto perché incontra chi è povero echi soffre. Non è un incontro casuale, ma na-

L’appello di paceUomini e donne di religioni diverse ci siamo riuniti su invito della

Comunità di Sant’Egidio, delle Chiese ortodossa e cattolica e delleComunità islamica e ebraica in questa terra, bella ma ferita dall’ulti-ma guerra combattuta in Europa.

Tanti a Sarajevo ricordano quel doloroso conflitto. Tutti a Sarajevo,e tutte le Comunità religiose e nazionali ricordano a noi tutti come laguerra è un grande male e lascia un’eredità avvelenata. Bisogna evita-re con tutte le forze di scivolare nella spirale terribile dell’odio, dellaviolenza e della guerra.

Il vicino non deve trovarsi a lottare con il vicino perché appartienea un’altra religione o a un’altra etnia. Mai più in questa terra! Mai piùin nessuna parte del mondo!

Ci siamo chiesti: la convivenza tra gente di religione o di etnia di-versa porta in sé i germi dell’odio e della violenza? No. Così non deveessere. Anche se, purtroppo, troppi paesi soffrono per la violenza, laguerra, l’insicurezza.

Siamo in un tempo in cui sempre più gente diversa si avvicina geo-graficamente. Ma non basta. Occorre avvicinarsi nel profondo.Bisogna farlo spiritualmente pur nella differenza delle religioni.

Siamo diversi. Ma la nostra unanime convinzione è questa: vivereinsieme tra gente diversa è possibile in ogni parte del mondo, è moltofecondo. È possibile a Sarajevo e ovunque. Bisogna preparare con re-sponsabilità il futuro.

Grande è la responsabilità delle religioni in questo. In questi gior-ni a Sarajevo abbiamo vissuto la grazia del dialogo e visto come co-struire il futuro.

Invece oggi, in un tempo di crisi economica, è forte la tentazione diripiegarsi, anzi di incolpare gli altri popoli dei propri problemi, quel-li del passato o del presente. Così un popolo diventa per l’altro stranie-ro o nemico.

Si sviluppano pericolose culture del risentimento, dell’odio, dellapaura. Ma nessun popolo è nemico: tutti hanno sofferto, tutti hannoun’anima buona! Tutti possono vivere insieme!

Le religioni hanno un grande compito: parlano di Dio al cuore del-l’uomo e lo liberano dall’odio, dai pregiudizi, dalla paura, e lo apronoall’amore.

Cambiano l’uomo e la donna dal di dentro. Le religioni possono in-segnare a ogni uomo e ogni donna e ai popoli l’arte di vivere insiemeattraverso il dialogo, la stima reciproca, il rispetto della libertà e del-la differenza.

Possono, così, creare un mondo più umano. Perché siamo tuttiuguali e tutti diversi.

Bisogna avere un nuovo coraggio di fronte alle difficoltà.Guardando lontano, si deve creare nel dialogo una lingua fatta di sim-patia, di amicizia, di compassione.

Questa lingua comune ci consente di parlarci, vedendo la bellezzadelle differenze e il valore dell’uguaglianza. Vivere insieme in pace èvolontà di Dio. L’odio, la divisione, la violenza, le stragi e i genocidi,non vengono da Dio. Chiediamo a Dio nella preghiera il dono della pa-ce. Sì, Dio conceda al mondo e a noi tutti il grande dono della pace!

sce dalla Parola di Dio. È il Vangelo che spin-ge i cristiani verso i più piccoli tra i fratelli inCristo, non solo per aiutarli e alleviare le lorosofferenze, ma anzitutto per conoscerli,ascoltarli, parlare con loro. Attraverso questoincontro, i cristiani diventano compagni dichi soffre, la loro vita si mischia – almeno unpo’ – con la loro vita, essi ne condividono – al-meno un po’ – i sentimenti, cercano, insom-ma, di assumerne l’umanità dolente.

Paolo VI, però, non ha parlato di espertidella sofferenza. Incontrare i poveri, infatti,non significa solo incontrare uomini e donneche soffrono. Con loro si impara, ad esempio,

A Sarajevo, dal 9 all’11 settembre, uomini e donne delle grandi religioni mondi su invito della Comunità di Sant’Egidio. Presente l’

Esperti di umanità: i c @ Crescenzio

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SpecialeNuova Stagione 16 settembre 2012 • 9

non a volere ciò che è superfluo, marginaleo, persino, sbagliato, ma a sperare ciò di cuiuomini e donne hanno veramente bisogno.E sperare vuol dire anche trovare la bussolache indica la strada.

È la prospettiva delle Beatitudini che an-nunciano una grande speranza ai poveri,agli afflitti, ai perseguitati, perché il Regnodi Dio è anzitutto per loro. All’Onu, nel 1965,Paolo VI spiegò che la voce delle vittime del-la guerra di cui egli era portatore, esprimevail sogno «della concordia e della pace del mon-do», l’aspirazione «alla giustizia, alla dignitàdella vita, alla libertà, al benessere e al progres-so». Il vibrante appello alla pace che egli pro-nunciò in quella sede raccoglieva il grido dimilioni di uomini e di donne, del passato edel presente, il grido dell’intera umanità. E,con questo appello, indicò ai rappresentatidi tutti gli stati del mondo la strada che essidovevano intraprendere per costruire unapacifica coesistenza tra tutti i popoli e la col-laborazione fraterna tra tutti gli uomini.

Successivamente, nell’enciclica“Populorum Progressio” del 1967, egli ag-giunse: «La situazione attuale del mondo esi-ge un’azione d’insieme sulla base di una visio-ne chiara di tutti gli aspetti economici, socia-li, culturali e spirituali. Esperta in umanità laChiesa, vivente com’è nella storia, deve “scru-tare i segni dei tempi e interpretarli alla lucedell’evangelo”».

Dall’ascolto della Parola di Dio e dall’in-contro con i poveri che ne consegue scaturi-sce una conoscenza molto particolare dell’u-manità, non onnicomprensiva ma parzialee, insieme, universale, proprio perché orien-

tata dal Vangelo a privilegiare «i più piccoli»e in questo modo ad abbracciare l’umanitàintera. Nel mondo di oggi il disorientamen-to è grande.

Lo spaesamento davanti alla globalizza-zione è diffuso. Anche nella vita quotidianae nei piccoli problemi si fa fatica a distingue-re il male dal bene. Scarseggiano, insomma,gli esperti di umanità. Ma il grido dei poveriè principio di saggezza, quel grande donoche il Re Salomone preferì a tutti gli altri.

Questo grido anima l’umanesimo cristia-no cui Paolo VI faceva riferimento nel di-scorso conclusivo del Concilio dicendo: «Lareligione del Dio che si è fatto Uomo si è incon-trata con la religione (perché tale è) dell’uomoche si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scon-tro, una lotta, un anatema? poteva essere; manon è avvenuto. L’antica storia delSamaritano è stata il paradigma della spiri-tualità del Concilio. Una simpatia immensalo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogniumani (e tanto maggiori sono, quanto piùgrande si fa il figlio della terra) ha assorbitol’attenzione del nostro Sinodo. Dategli meritodi questo almeno, voi umanisti moderni, ri-nunciatari alla trascendenza delle cose supre-me, e riconoscerete il nostro nuovo umanesi-mo: anche noi, più di tutti, siamo i cultori del-l’uomo».

È il Buon Samaritano il vero esperto diumanità. E, come ci dice Gesù, il BuonSamaritano va imitato. Bisogna sempre vi-vere come Buoni samaritani: questo è il con-tributo più importante che un cristiano puòdare alla società.

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

anche a sperare. Ascoltando le loro sofferen-ze, le loro domande, i loro gemiti, si impara adesiderare con loro guarigione, sollievo, con-solazione e tanto altro. Nella mia esperienzadi Arcivescovo di una grande città comeNapoli l’incontro con i poveri e i sofferenti ècontinuo. E posso testimoniare come da tantiincontri con persone sofferenti o in difficoltàho imparato tanto e ho capito di più ciò che di-ce il Signore sulla beatitudine del povero.

Sono aspettative sconosciute a chi è ricco.«Nella prosperità l’uomo non comprende, è si-mile alle bestie che muoiono» (Ps 49, 21).Invece, dalle domande dei poveri si impara

Salvare per le generazioni futuredi Antonio Mattone

Uno straordinario gesto di riconciliazioneha aperto l’Incontro Mondiale di preghiera perla Pace che quest’anno si è svolto a Sarajevo.Per la prima volta dalla fine della guerra, il pa-triarca serbo ortodosso Irinej ha partecipatoalla messa nella cattedrale cattolica, e nel suosaluto ha affermato che “sono trascorsi alcunianni in cui i cristiani sono stati divisi, ma la ca-sa divisa è destinata a distruggersi. Questo cichiede di essere più vicini”.

Sono infatti trascorsi venti anni dalla guer-ra dei Balcani che ha avuto nella città diSarajevo uno dei luoghi più colpiti e ne ha fat-to la città simbolo di questa guerra.

La Comunità di Sant’Egidio ha promossoinsieme alle Comunità Islamica ed Ebraica diBosnia e Erzegovina, alla Chiesa SerbaOrtodossa e all’Arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo, l’Incontro Mondiale per la Pace“Vivere insieme è il futuro. Religioni e Culturein Dialogo” che ha avuto luogo nella città bo-sniaca dal 9 all’11 settembre 2012.

Il patriarca serbo ha poi lanciato un appel-lo: “A tutti quelli che “hanno la libertà di conti-nuare l’opera di Dio e ai rappresentanti dellediverse chiese e religioni, a tutti i responsabi-li faccio un appello: che Sarajevo non rimangasenza i cristiani. Così possiamo salvare quelloche abbiamo ereditato e lo lasciarlo alle gene-razioni che verranno”. Infatti uno degli effettidevastanti della guerra è stato quello della ri-duzione dei cattolici, la cui presenza che nel1991 era del 17% è passata al 9% della popola-zione.

In quegli anni una bella testimonianza èstata quella del cardinale di Sarajevo VinkoPuljc, che durante la guerra è stato un instan-cabile e coraggioso pastore.

Nei momenti più difficili ha incoraggiato esostenuto i cristiani ma anche i musulmani.Accorreva nei luoghi dove avvenivano le stragiper soccorrere i feriti, procurava da mangiare

a chi ne era sprovvisto e invitava tutti a nonperdere la speranza. Ha subito vari attentati dacui è uscito miracolosamente illeso. Tra i tan-ti, ha ricordato un episodio veramente toccan-te a cui ha assistito. Dopo lo scoppio di una gra-nata una bambina gravemente ferita, rivoltaall’uomo che la portava in braccio disse: “ti seidimenticato la mia gamba”.

Questo incontro è stata la prima occasionedi un evento comune tra le comunità religiosepresenti in Bosnia dopo il conflitto, ed ha vistola partecipazione di numerose personalità in-ternazionali a partire dal Presidente delConsiglio dei Ministri italiano Mario Monti, alPresidente del Consiglio Europeo HermanVan Rompuy, dal Ministro per laCooperazione Internazionale e l’IntegrazioneAndrea Riccar di ai Presidenti della BosniaErzegovina, della Croazia e del Montenegro.Hanno partecipato rilevanti esponenti delmondo islamico ed ebraico, oltre a numerosicardinali, patriarchi, vescovi e rappresentantidelle grandi religioni mondiali che si sono con-frontati su vari temi in 28 Panel.

Dall’Africa terra di opportunità al plurali-smo nel futuro del mondo arabo, dall’incontrotra giovani e anziani al bilancio della primave-ra araba, dall’amore per i poveri come via perl’ecumenismo al Mediterraneo spazio dell’in-contro, dalla famiglia al Concilio Vaticano IIper finire alla domanda su come vent’anni do-po Sarajevo possa passare dal conflitto all’in-contro. Problemi e scenari differenti su cuigioca il futuro del vivere insieme in tanti luo-ghi del mondo.

Il cardinale Crescenzio Sepe ha partecipa-to a due tavole rotonde, sulla solitudine nellecittà e sui cristiani esperti di umanità comedisse Paolo VI durante la prima visita compiu-ta da un papa alle Nazioni Unite il 4 ottobre1965. Nel corso di quest’ultima tavola rotondail Cardinale ha affermato che “La Chiesa è

esperta di umanità anzitutto perché incontrachi è povero e chi soffre”.

Il Cardinale ha parlato della sua esperienzadi arcivescovo in una grande città come Napolidove l’incontro con i poveri e i sofferenti è con-tinuo. “Posso testimoniare – ha continuato ilcard. Sepe - come da tanti incontri con perso-ne sofferenti o in difficoltà ho imparato tantoe ho capito di più ciò che dice il Signore sullabeatitudine del povero”.

L’Arcivescovo ha ricordato il recente incon-tro con i bambini malati prima di partire perSarajevo di cui gli è rimasto impresso il sorri-so. “Proprio dai poveri e dalle loro domande siimpara a sperare e a non a volere ciò che è su-perfluo, marginale o, persino, sbagliato, ma asperare ciò di cui uomini e donne hanno vera-mente bisogno.

E sperare vuol dire anche trovare la busso-la che indica la strada” ha concluso ilCardinale. In un tempo in cui scarseggiano gliesperti di umanità, la simpatia del Samaritanodeve essere il paradigma della spiritualità delcristiano verso i poveri e verso tutti gli uomini.

Al meeting ha partecipato anche il vescovodi Caserta Pietro Farina ha moderato la tavolarotonda dal tema “I poveri ci interrogano”.

Se il convegno è iniziato con avvenimentostorico, altrettanto memorabile ma anchecommovente è stata la cerimonia finale. Il car-dinale Roger Etchegaray, che fin dall’inizio hapartecipato agli incontri dello spirito di Assisi,e che fu inviato durante la guerra da GiovanniPaolo II nella città bosniaca per sostenere i cat-tolici e per cercare una mediazione, parlandonella piazza ha esortato Sarajevo e i suoi abi-tanti ad avere coraggio, ad imparare di nuovoa vivere insieme.

I giovani di Sarajevo, appartenenti alle di-verse confessioni religiose che hanno lettol’appello finale sembrano annunciare l’alba diuna stagione nuova.

iali si sono incontrati nello Spirito di Assisi per tre giorni di dialogo e preghiera ’Arcivescovo di Napoli il Cardinale Crescenzio Sepe

cristiani nella società Card. Sepe*

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Attualità Nuova Stagione10 • 16 settembre 2012

Grandeprogetto Centrostorico,al via i lavori del tavolotecnicoL’assessore all’Urbanistica eal Governo del TerritorioMarcello Taglialatela, delegatodal presidente Caldoro allapresidenza della Cabina diRegia del Grande Progetto“Centro Storico di Napoli,valorizzazione del sitounisco”, ha riunito a palazzoS. Lucia i componenti delTavolo tecnico.Ai lavori hanno partecipato irappresentanti della Direzioneregionale per i Beni Culturalie Paesaggistici dellaCampania, del Comune diNapoli, del ProvveditoratoInterregionale OO.PP. per laCampania e il Molise e degliuffici regionali dellaProgrammazione Unitaria,dell’Autorità di Gestione delPor Campania, dell’UnitàOperativa Grandi Progetti.Istituito a supporto dellaCabina di Regia perassicurare un efficaceandamento delle azioni voltealla realizzazione del GrandeProgetto, il Tavolo tecnico haesaminato approfonditamentealcuni aspetti inerenti lacompilazione delle schede deisingoli interventi,concordandone la definitivaversione.Si è, così, completato l’iterche consente la sottoscrizionedell’apposita convenzione perl’attuazione del GrandeProgetto.L’assessore Taglialatela, altermine dell’incontro, hachiesto alla DirezioneRegionale per i Beni Culturalie Paesaggistici dellaCampania di elaborare unaproposta di gestione delcircuito integrato delle attivitàche si avvieranno con larealizzazione degli interventidel Grande Progetto, dasottoporre alla valutazionedella Regione e del Comune diNapoli.

Una ricetta vincenteSono 6.500 gli oratori in Italia: concluso a Brescia il primo “Happening” nazionale

(Sir) L’oratorio è una realtà viva, oggi piùche mai. Lo hanno dimostrato in questi giornii mille e trecento educatori che si sono ritrova-ti nelle diocesi di Bergamo e Brescia per il pri-mo “Happening” nazionale degli oratori, chia-mato “H1O”. Una quattro giorni organizzatadal Forum degli Oratori Italiani che si è con-clusa il 9 settembre con la celebrazione nellacattedrale di Brescia presieduta da mons.Luciano Monari. Tra i fedeli i rappresentantidi circa 500 oratori non solo del nord Italia, do-ve l’esperienza oratoriana è tradizionalmentepiù radicata, ma anche del centro e del sudItalia dove il numero è in costante crescita. Adoggi in Italia sono attivi circa 6.500 oratori, dicui la metà si trova tra Piemonte, Lombardia eTriveneto.

Oratori in dialogo. «Gli oratori fanno tantecose, ma a volte si parlano poco», racconta alSir don Marco Mori, presidente del Forum de-gli Oratori e delegato della pastorale giovani diBrescia, ricordando come “lo scambio di espe-rienze sia invece un fattore determinante del-la sua essenza». Una visione condivisa dalServizio di pastorale giovanile dellaConferenza episcopale italiana. «È proprioquesta diffusione della realtà dell’oratorio inrealtà diverse – spiega don Nicolò Anselmi, re-sponsabile dello stesso servizio – ad aver resonecessario un incontro come questo, rivoltonon tanto ai ragazzi, ma agli educatori e ai re-sponsabili dei vari oratori. Un’occasione di in-contro e confronto fondamentale».

Bisogno di equilibrio. Ed è proprio dall’ac-coglienza da parte degli oratori di Bergamo eBrescia ai delegati provenienti da tutta Italiache è iniziata l’esperienza dell’ “Happening”.La giornata di venerdì 7 è stata interamente de-dicata proprio al confronto in piccoli gruppinelle varie parrocchie coinvolte. «Quella del-l’oratorio è una ricetta vincente anche oggi -spiega don Marco Mori – perché riesce a met-tere insieme, in un’esperienza quotidiana, di-mensioni diverse: l’accoglienza e l’incontro, lapreghiera e la riflessione, il gioco e il diverti-mento, la responsabilità e la partecipazione.Ma perché la ricetta funzioni serve equilibrotra queste componenti. Senza dimenticare ilruolo dei ragazzi, che devono sentirsi protago-nisti del percorso educativo, e quello della co-munità cristiana che deve essere coinvolta ve-dendo nell’oratorio un punto di riferimento es-senziale».

Il ruolo dell’educazione. Gli stessi elementiche hanno fatto da collante all’evento lombar-do. Dopo l’incontro e la preghiera non è man-

cato, infatti, un momento di approfondimentocon il convegno nei padiglioni della Fiera diMontichiari dove si è approfondito il tema scel-to per l’Happening: “oratorio e/è educare”. Nelsuo intervento il vescovo di Bergamo, mons.Francesco Beschi,delegato lombardo della pa-storale giovanile, ha sottolineato il legame fon-damentale tra oratorio e comunità cristianaperché l’oratorio non è solo un luogo dove sigioca, ma in cui si educa, anche attraverso ilgioco. «Durante il convegno – continua donAnselmi – è stato dato spazio anche alle testi-monianze di laici impegnati nel mondo dell’as-sociazionismo, del lavoro e dell’imprenditoriache hanno spiegato quello che l’oratorio harappresentato per la loro formazione». In sera-ta, a Brescia, non è mancato un momento di fe-sta che ha animato Piazza della Loggia per la-sciare poi spazio al silenzio dell’Adorazioneeucaristica in cattedrale dove, domenica mat-tina, i delegati sono tornati per la celebrazioneconclusiva.

Un cammino che continua. A casa con lorogli educatori porteranno il “kit educativo” con-tenente il materiale per le riflessioni che è sta-to consegnato a tutti i presenti in apertura diconvegno. Un kit che sarà inviato nelle prossi-me settimane a tutti gli oratori d’Italia. «Unmodo – spiega don Mori – per proseguire ed al-largare la riflessione iniziata in questi giorni eper tracciare il percorso che ci porterà verso il

prossimo appuntamento». Quella di Bergamoe Brescia non vuole essere, infatti, un’occasio-ne isolata, anche se gli organizzatori non han-no ancora chiara quale potrà essere la cadenzadi questi appuntamenti.

«Questa si è rivelata una formula vincente eci saranno sicuramente altri momenti, ma nonpenso avranno una cadenza annuale», precisadon Anselmi che, però, rilancia: «Oggi l’orato-rio appare sempre più come un luogo di incon-tro e di relazioni, una risposta alla solitudine eall’individualismo che vivono tanti giovani efamiglie. Un luogo di frontiera sempre apertoalla società.

Per questo è importante che sia l’intera co-munità a farsene carico come sottolinea anchei Vescovi italiani». Una visione che sarà alla ba-se del lavoro dei prossimi anni. «L’esperienzadell’oratorio – conclude don Marco – è unarealtà che ha conosciuto una crescita rispettoalla crisi di dieci anni fa. Questo non significache non ci sono sfide nuove, soprattutto perquanto riguarda il coinvolgimento dei giovanitra i 20 e i 30 anni, che sono un po’ la genera-zione mancante, ma se guardiamo ai circa 200mila adolescenti che hanno partecipato comeanimatori alle esperienze estive si rimane col-piti. Ai tempi dei social network l’oratorio restaun punto di riferimento in cui potersi incontra-re e crescere».

a cura di Michele Luppi

Il codice purpureo di Rossano Calabro

Una memoria dell’eternodi Michele Borriello

Il Codice Purpureo di Rossano Calabro, ad un primo sguardo, sipresenta come una sorta di libro rituale. Fu, quasi certamente, usatonelle celebrazioni liturgiche. È un unicum! Un atlante iconograficodove puoi ammirare la più antica e completa vita del Redentore. Nonha, il Rossanese, un uguale in tutto il mondo. Si possono ammirare econtemplare tutte le forme espressive di una stessa parola: quella par-lata, quella scritta e quella dipinta, chiamata alla narrazione della piùavvincente avventura storica dell’umanità: l’Incarnazione del Figliodi Dio.

Arti come la pittura e scrittura si sono incontrate, concepite da unamente sempre rivolta al Cielo, per unirsi in un solo libro, in cui i det-tagli sono importanti come le componenti svelate di un divino cifra-rio.

Un unico libro, certo, che ha la dignità di un Messale ed ha degnasistemazione sull’altare a significare il legame indissolubile tra lamensa eucaristica e la mensa della Parola. Un libro corredato da stu-pende miniature che presentano agli occhi dei credenti e al tatto un’e-mozionante “sceneggiatura” evangelica.

Ma in che modo il Codex Rossanense è giunto fino a noi? Fu ritro-vato dallo studioso protestante Adolf von Harnack nella sacrestia del-la Cattedrale di Maria SS. Acherotipa (dipinta senza mano di uomo)nel 1879. Secondo gli studiosi risale alla fine del quinto secolo. Si trat-ta di una pergamena di 376 pagine che contiene un anticoEvangeliario scritto con raffinati caratteri in oro e, soprattutto, illu-strato da sedici stupende miniature raffiguranti gli episodi salientidella vita di Cristo.

Il testo, in greco, riporta il Vangelo di Matteo e di Marco. Fin dal ri-trovamento gli studiosi furono colpiti dalla squisita bellezza del testo,

scritto su due colonne di venti righe ciascuna. Le dodici raffigurazio-ni miniate illustrano scene tratte dai Vangeli citati che vanno dalla re-surrezione di Lazzaro e poi, via via, la lavanda dei piedi, l’ultima ce-na, la comunione col vino fino alla flagellazione del Cristo,

In calce delle rispettive scene sono rappresentati alcuni profeti checommentano i relativi episodi. Bellissima la miniatura che rappre-senta i Quattro Evangelisti all’interno di un cerchio policromo.Considerato nel suo insieme, lo stile delle miniature a firma di un so-lo artista, si presenta all’insegna di una sorta di simbiosi tra quello el-lenistico e quello orientale.

All’influsso orientale dobbiamo l’irresistibile presenza scenica diGesù, lineare nel disegno del divino personaggio, privo di alterazionigerarchiche, compostissimo nel gesto, eppure, proprio per questo,provoca un’emozione ed una partecipazione agli eventi che colpiscel’osservatore.

Gli studiosi, a proposito, parlano di “alfabeto muto” di Gesù e sicompone di poche ed efficaci figure. Ad esempio nella Tavola I, resur-rezione di Lazzaro, il braccio destro del Signore è sollevato, la palmaè aperta ed è rivolta allo spettatore a conferma del miracolo.

Ancora: nella XIII Tavola il rifiuto del gran sacerdote è espressocon molta evidenza: si contorce, si divincola con tutto il corpo. Cosìl’invocazione al Padre appare due volte nell’VIII Tavola nella miniatu-ra dell’orto del Getsemani e nella XII ove si rappresenta la paraboladel buon Samaritano.

Si esorta chi voglia leggere e ammirare questo meraviglioso unicotesto di antica catechesi a cercare di conoscere il Codex, non solo perammirarlo, ma per “vivere” in tempi moderni l’emozione dell’anticocristiano nel contemplare una sublime opera di fede.

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Il Cardinale Crescenzio Sepe in visitaai bambini dell’Oncologia pediatrica

del Primo Policlinico

«Speranza dove

c’è dolore»di Rosanna Borzillo

Non riesce a trattenere la commozione il cardinale CrescenzioSepe in visita ai piccoli degenti del Servizio di OncologiaPediatrica della Seconda Università degli Studi di Napoli.Venerdì scorso erano in ventidue ad attenderlo, tutti di età com-presa dagli uno ai diciotto anni.

Per loro il cardinale Sepe ha portato tanti doni: orologi, pelu-che, bambole, trenini.

Per ciascuno un regalo personalizzato, a seconda dell’età, eper le mamme e i sanitari una corona del rosario e parole di spe-ranza e conforto.

Venerdì 7settembre è stata la terza visita di Sepe al reparto dioncologia pediatrica, ma l’arcivescovo non nasconde le lacrimequando parla dei piccoli degenti e sottolinea che «è compito del-

la Chiesa portare speranza dove il dolore èmaggiore».

Così, nel commentare il decreto sanitàvarato dal governo, chiede «più attenzioneda parte delle istituzioni e un maggiore in-vestimento di risorse in questo settore peralleviare le sofferenze dei malati e delle lorofamiglie.

Soprattutto – dice - per le situazioni dimaggiore sofferenza, come quando i pazien-ti in cura sono dei bambini».

L’arcivescovo, riconosce alla Regione ilmerito di aver avviato «progetti positivi – eaggiunge che - bisogna proseguire su que-sta strada perché la sanità richiede un mag-giore investimento di risorse per far frontealle sofferenze dei pazienti e dei loro familia-ri».

Ad accompagnare il cardinale nella vi-sita, tra gli altri, il preside della Facoltà diMedicina e Chirurgia della SecondaUniversità, Giuseppe Paolisso, la profes-soressa associata di Oncologia PediatricaFiorina Casale e il direttore amministrati-

vo dell’azienda ospedaliera universitaria Sun, Pasquale Concione«Con il cardinale c’è un rapporto saldo - ha confermato Corcione - questo reparto è un

punto di eccellenza e un orgoglio per l’azienda e questi bambini hanno bisogno del confor-to prima che delle cure».

«Apriamo i nostri cuori e non restiamo indifferenti – ammonisce l’arcivescovo - Guaia tirarsi indietro e a chiudere gli occhi perché la sofferenza di questi piccoli pazienti puòaiutare anche la crescita di tutti noi».

Nuova Stagione 16 settembre 2012 • 11

Da Sarajevo

«La camorra è un tumore ma lo Statoc’è»Il Cardinale Sepe a Sarajevo,dove ha partecipato al mee -ting delle religioni mondialiper la pace promosso dallaComunità di Sant’Egidio, harilasciato le seguenti dichia -razioni, dopo l’ultimo omici- dio a Scampia.

* * *(Ansa) La camorra «è untumore«, dice il cardinalearcivescovo di NapoliCrescenzio Sepe. «È comequegli animali a cui tagli latesta e poi ne nascono due»,commenta amaramente ilporporato da Sarajevo. PerSepe, la ripresa della guerradi camorra «era stataprevista, sia dalle istituzionisia dalla stessa polizia in unariunione che si era fatta perla sicurezza».Nella riunione fattarecentemente a Napoli, haricordato Sepe «si era dettoche ormai inizia la guerra,una guerra che in un certomomento si era un po’stabilizzata, non perchéavessero trovato degliequilibri ma perché ancoral’uno contro l’altro nonriuscivano a prevalere».«Con questi ultimi omicidi -ha proseguito il cardinale diNapoli - ormai c’è loscatenamento«. Però, haaggiunto «c’è una grossapresenza, c’è un grossoimpegno da parte delleistituzioni, dellamagistratura, delle forzedell’ordine per cercare diarginare questo fenomeno».Il «tumore» denunciato daSepe si alimenta col fatto chei camorristi «hanno soldi,possono prendere chivogliono, quanti ne vogliono:quindi, in nome anche deldio denaro, riescono ad avereforza, perché la loro forza èlì». «Ma devo dire - haconcluso il porporato - chenegli ultimi tempi c’è statauna forte presa di coscienzada parte delle istituzioni perarginare il fenomeno. Eanche i risultati, diversiarresti di capi, hannodecapitato i clan. Speriamoche si continui su questastrada».

Città

«Un provvedimentoimportante»

Così Raffaele Calabrò, consigliere per la Sanità del presidente della Regione Campania

Un provvedimento «importante», con un «cambio radicalenell’organizzazione dell’assistenza territoriale», che però «è dif-ficile da immaginare senza ulteriori fondi». Così RaffaeleCalabrò, consigliere per la Sanità del presidente della RegioneCampania, Stefano Caldoro, sul decreto sanità varato dal gover-no. «Il testo affronta molti temi - spiega il senatore del Pdl - forsetroppi, con il rischio che si crei un percorso con molti ostacoli du-rante l’iter parlamentare».

Un iter che Calabrò auspica sia «rapido» e tale da «non annac-quare il decreto». Alcune cose «sono comunque da cambiare -precisa - l’articolo sul rischio professionale non mi convince nel-la filosofia di fondo. Oggi molte spese e molti sprechi sono legatialla cosiddetta medicina difensiva, ovvero gli accertamenti effet-tuati dal medico più per proteggersi dall’ingerenza della magi-stratura che per esigenze del malato». È invece molto più convin-cente per il parlamentare del Pdl la parte sulla libera professione,che «ha bisogno solo di limature per funzionare». Così comequella relativa all’assistenza territoriale, che però «comporta unaumento di impegno e di responsabilità da parte del personale.Immaginare questo a costo zero è illusorio e rischia di rimanerefilosofia». Per Calabrò è questo aspetto che «fa sollevare alcunecategorie professionali. Bisogna comprendere che, investendosulla sanità si risparmia sul sistema sociale e sulla salute dei cit-tadini».

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Città Nuova Stagione12 • 16 settembre 2012

MarioGuida80 anni tra libri e culturaOltre sessant’anni tra i libri,inventando mille modi diversiper promuovere la lettura, perconvincere dell’importanza dellibro nella crescita intellettuale ecivile dell’individuo, sognando«un mondo con meno guerre epiù libri, meno ingiustizie e piùlibri, meno violenza e più libri».Si spiega, così, quel desiderio diessere sempre in prima linea neidibattiti sulla lettura nel Sud,nelle iniziative per abituare aconvivere con il libro fin dallatenera età (si vedano tutte leiniziative per promuovere lalettura nelle scuole, convintocom’è che «un lettore o lo siacquista nel periodo dellaformazione scolastica o lo si èperduto per sempre»), nellecampagne scolastiche che lovedono, al fianco dei propriimpiegati, vendere libri, inmaniche di camicia. Non èmania di protagonismo, ma untenace spirito d’iniziativa,vissuto con l’orgoglio di chi amail proprio mestiere.Mario Guida, il primo in Italiache ha “inventato” gli incontriculturali in librera. Nella storicaSaletta Rossa della LibreriaGuida Portalba cenacolointellettuale che, tra il 1963 ed il1978, ha ospitato intellettuali diprestigio internazionale comeArgan, Barthes Eco, Fernandez,Ginsberg, Kerouac, Martinet,Moravia, Pasolini, Sanguineti,Sciascia (per citarne soltantoqualcuno).Nel periodo in cui Mario Guida

ha guidato la crescita delpatrimonio culturale del propriogruppo e della città ha raccoltoriconoscimenti e onorificenze e,nel novembre del 1983, haaccolto con soddisfazione lanotizia che, per decreto delMinistero per i Beni Culturali eAmbientali, la libreria di ViaPort’alba è stata messa sottotutela dello Stato (con la legge1089 del 1939) e dichiarata“Bene culturale degli italiani”,per l’attività di promozionesvolta in oltre cinquant’anni diattività.

Assunta Legnante vince l’oro alle Paralimpiadi di Londra 2012 nel getto del peso per non ve-denti, categoria F11/F12, stabilendo anche il nuovo record del mondo al primo lancio con la mi-sura straordinaria di 16,74. Per capire l’impresa compiuta dall’atleta di 34 anni, la medaglia d’ar-gento della cinese Liangmin Zhang ha toccato solo 12,47, lontanissima dalla Legnante (alla suaprima partecipazione alle Paralimpiadi). La napoletana (è di Frattamaggiore) nel 2008 partecipòalle Olimpiadi di Pechino (detiene il record italiano indoor e outdoor), ma l’anno dopo fu costret-ta a ritirarsi per l’aggravarsi del glaucoma congenito all’occhio destro. Nel 2011 anche perse lavista anche all’occhio sinistro, così Assunta decise di allenarsi per puntare alle Paralimpiadi 2012che l’ha portata a vincere l’oro a Londra.

A fine gara la dedica alla madre scomparsa: «È un oro che dedico a mia mamma. È mancatadue mesi fa, me l’ho ha chiesto sul letto di morte prima di andarsene».

Sono arrivati altri due ori a queste Paralimpiadi di Londra 2012 con Alex Zanardi nel cicli-smo, categoria H4, e con Martina Caironi nell’atletica nei 100 m cat. T42. La Caironi ha stabili-to anche il nuovo record del mondo con il tempo di 15.87, due centesimi meno del precedente.Argento per i fratelli Pizzi nel ciclismo, cat. tandem ctg B.

Alla Legnante le congratulazioni del presidente della Regione Stefano Caldoro. «La medagliad’oro vinta da Assunta Legnante alla Paralimpiadi nel getto del peso è davvero una bella notizia».

Così il presidente della Regione sul primo posto, con annesso record del mondo, ottenuto dal-l’atleta originaria di Frattamaggiore.

«Desidero esprimere, a nome di tutti i cittadini della Campania, le mie personali felicitazioni al-la nostra conterranea per la straordinaria performance realizzata», conclude Caldoro.

«Al centro della pratica sportiva c’è l’uomo. Al di là dell’abilitào della disabilità, categorie che al mondo dello sport vanno stret-te».

Non ha dubbi, il direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale del-lo sport, turismo e tempo libero, mons. Mario Lusek, reduce dal-le Olimpiadi di quest’estate e intervistato dal Sir all’indomani del-la chiusura a Londra delle Paralimpiadi (29 agosto-9 settembre):«Lo sport ha tutta un’etica e dei valori che perfezionano l’uomo,lo spingono a un rapporto diverso con il proprio corpo, che non èda idolatrare ma uno strumento per vivere un’esperienza di vitainteriore».

La spedizione azzurra a Londra per i Giochi paralimpici haconquistato 28 medaglie: 9 ori, 8 argenti e 11 bronzi.

Quale messaggio lanciano le Paralimpiadi?«Ci pongono dinnanzi non all’esistenza dell’uomo con diffi-

coltà, ma dell’uomo in quanto tale, che tende alla perfezione sfi-dando ostacoli che altri non hanno.

Gli atleti paralimpici puntano a manifestare la propria norma-lità: esiste la persona con i suoi carismi, le sue potenzialità e i suilimiti».

Che differenza c’è tra un atleta olimpico e uno paralimpi-co?

«Mettono lo stesso impegno, le stesse motivazioni e lo stessostile. Hanno le stesse preoccupazioni e uguali disagi. Cambia ilpunto di vista particolare.

Forse un atleta paralimpico si caratterizza per una maggioredeterminazione. Non vogliono sentirsi espropriati di niente, an-che nell’esperienza sportiva».

Come si spiega il diverso trattamento mediatico riservatoai due eventi sportivi?

«In realtà sono centinaia di migliaia le persone che seguonodal vivo le Paralimpiadi, e moltissime le guardano in tv. La mino-re visibilità mediatica è dovuta ai fattori culturali che identifica-no l’esperienza paralimpica come di ‘serie b’. Ci vuole tempo. Èuna questione di cultura, di educazione.

Si tratta di uno sdoganamento che ha riguardato e riguardaanche altri ambiti della vita sociale, pensiamo alle barriere archi-tettoniche.

L’importante è che non cali la sensibilità. L’ideale, secondo me,per ottenere una maggiore efficacia mediatica, è che Olimpiadi e

Paralimpiadi avvengano nello stesso periodo, un po’ come acca-de per i Giochi del Mediterraneo.

Quando arriva il campione, comunque, è sempre un campio-ne, olimpico o paralimpico che sia».

Che rapporto intercorre tra i grandi eventi e le realtà ter-ritoriali?

«A Casa Italia si lavora a un progetto, legato al Centro sporti-vo italiano e all’Expo Milano 2015, per valorizzare, accanto allosport professionale di alto livello, anche lo sport di base. Che ac-coglie tutti, dal più al meno dotato.

Pur non escludendo la cura dei talenti che emergono». Sport e doping, un binomio doloroso anche in queste

Olimpiadi e Paralimpiadi. «Vicende che insegnano l’importanza della vigilanza su noi

stessi. E dimostrano che bisogna seguire gli atleti non solo dal punto

di vista tecnico ma anche etico, accompagnandone la natura spi-rituale, con la prossimità nei momenti di buio e incertezza.

Che poi accadono al cuore di ogni uomo. È, questa, ancoraun’occasione per interrogarci sulla qualità della proposta sporti-va. Si può sempre ripartire, recuperando una dimensione piùumana. In quest’ultima Olimpiade la vicinanza della Chiesa almondo dello sport s’è sentita molto».

«Come si sta accanto agli sportivi?«Con la presenza, senza essere invadenti. Come un compagno

di strada che propone Gesù Cristo. La Chiesa condivide i valoridello sport: il sacrificio, la costanza, l’impegno, la sfida con sestessi.

Un uomo di sport, poi, può essere anche di fede, senza che visia contrasto. Così si diventa strumenti di testimonianza alta an-che per i giovani».

Di cosa ha bisogno, dal punto di vista spirituale, un atleta?«Di vicinanza, comprensione e consolazione».Gli atleti che hanno il dono della fede hanno una marcia

in più?«Molti atleti venivano al villaggio olimpico con la Bibbia sotto

braccio. Hanno una motivazione in più, direi. Non eccedono, nonsi sentono dei superuomini quando vincono e nemmeno dei per-denti quando vengono sconfitti. Sono impregnati di una dimen-sione che trascende il momento che vivono».

Olimpiadi e Paralimpiadi: insieme è meglio

È sempre un campione

Un po’ di storia

Sono terminate le gare della XIVParalimpiade estiva di Londra 2012 (o“Paraolompiade”), l’equivalente deiGiochi olimpici per atleti con disabi-lità, che si svolge lo stesso anno e nellostesso luogo dove si sono tenute le nor-mali Olimpiadi.

La prima Paralimpiade ufficiale sitenne proprio a Roma, nel 1960, dopole Olimpiadi, quale edizione interna-zionale dei Giochi di StokeMandeville, inventati nel 1948 dal me-dico britannico Ludwig Guttmann peri veterani della seconda guerra mon-diale con danni alla colonna vertebra-le.

Il logo delle Paralimpiadi rappre-senta tre “agitos” (dal latino agito, ov-vero io mi muovo) in blu, rosso e verde,i tre colori più utilizzati nelle bandieredei Paesi del Mondo, corrispondenti aitre aspetti più significativi dell’essereumano: mente, corpo e spirito.

Possono partecipare alleParalimpiadi atleti con uno dei sei tipidi disabilità stabiliti dal ComitatoParalimpico Internazionale (IPC):Amputazione, Paralisi cerebrale,Ritardo mentale, Sedia a rotelle,Cecità, Sordità, Altri.

Ciascuna disciplina sportiva stabi-lisce poi, al suo interno, vari livelli didisabilità, per far gareggiare tra loroatleti con caratteristiche paragonabili.

Gli sport con la più ampia varietà diclassificazione sono, in ordine, l’atleti-ca, il nuoto e il basket su sedia a rotel-le.

Il trionfo di Assunta Legnante

Il peso del cuore

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CittàNuova Stagione 16 settembre 2012 • 13

Seduzionidel paesaggioArtisti tedeschi ed italiani al ParcoVanvitelliano del Fusaro BacoliFino al 30 settembre, è allestita,nelle sale dell’Ostrichina, pressola Casina del ComplessoVanvitelliano del Fusaro, unacollettiva internazionale di artemoderna e contemporanea.Espongono artisti tedeschi eitaliani. Inaugurata venerdì 14settembre la mostra, intitolata“Seduzioni del Paesaggio. LaNatura”, sarà visitabile tutti igiorni dalle 10 alle 13 e dalle 16alle 19. Presenti con quadri esculture 25 artisti con ottantaopere. Previsto uno spazio fuoricatalogo per giovani artisti d’artemoderna. In programmapresentazione di libri ed altrieventi collaterali. Ingressogratuito. La manifestazionepromossa, tra gli altri,dall’associazione Progetto UomoOnlus di Pozzuoli, e dalla ProLoco di Bacoli, si svolge con ilpatrocinio della RegioneCampania, della Provincia diNapoli, del Comune di Napoli,del Comune di Bacoli, del CentroIttico Campano.

Progetti esemplariUn bando della Fondazione con il Sud

per l’inserimento lavorativo delle persone autistiche

Promuovere l’inserimento lavorati-vo delle persone autistiche e sostenerenuove forme di welfare “partecipato”come risposta ai problemi del “dopo dinoi”: questi gli obiettivi del Bando del-la Fondazione Con il Sud in scadenzail prossimo 17 settembre e destinato alnon profit meridionale, in sinergia confamiglie, enti pubblici e privati.

Sono sollecitate a partecipare orga-nizzazioni del volontariato e del terzosettore di Basilicata, Calabria,Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia:presentando “progetti esemplari” e in-novativi per il sostegno a favore di disa-bili psichici, nell’ambito dello sviluppo,qualificazione e innovazione dei servi-zi socio-sanitari, si può accedere ad unfinanziamento di 5 milioni di euro.

«Le iniziative proposte dovranno es-sere sostenibili nel tempo, attraverso ilcoinvolgimento e la partecipazione del-le istituzioni, delle strutture socio-sani-tarie locali e delle famiglie dei destina-tari degli interventi, nella ricerca di so-luzioni integrate, efficaci e innovative.- spiegano gli organizzatori - il finan-ziamento della Fondazione Con il Sudnon sarà rivolto alle attività ordinarie

già svolte dalle associazioni, ma riguar-derà esclusivamente l’avvio di nuoviservizi, la cui gestione potrà essere affi-data ad organizzazioni create dai fami-liari dei disabili coinvolti nelle atti-vità».

Rivolto a partnership costituite daalmeno tre soggetti che abbiano comeorganizzazione responsabile una realtàdel terzo settore o del volontariato, ilbando è atto a costruire e finanziare unnuovo tipo di processo che coinvolta fa-miglie, settore pubblico e terzo settoreper dare vita ad un percorso di riabilita-zione, integrazione e inclusione socialee lavorativa che duri nel tempo.

La Fondazione, ente non profit pri-vato nato nel novembre 2006, invita ipartecipanti a raccontare la loro ideaattraverso un video da condividere suYoutube per permettere una prima for-ma di comunicazione con la società ci-vile e spiegare in cosa consistono que-sti interventi che, volti alla cura e alrafforzamento dell’autonomia dellepersone con disabilità psichica, sanci-scono, di fatto anche un’apertura allacondivisione con la comunità.

Tutto questo nella speranza di dar ri-

sposta ad esigenze molto forti, avverti-te spesso in modo drammatico dalle fa-sce più deboli della popolazione che af-frontano quotidianamente il peso dellacura dei propri cari, la loro sostenibi-lità: «Famiglie, settore pubblico e terzosettore possono diventare i pilastri sucui costruire meccanismi di tutela, ac-compagnamento e rafforzamento dellecapacità dei disabili psichici, che ab-biano la sostenibilità, finanziaria enon, come obiettivo principale.

Sono considerazioni particolar-mente pertinenti se confrontate, adesempio, al tema del “dopo di noi”: unargomento complesso, che coinvolgedelicatissimi aspetti emotivi, ma ancheconcreti problemi giuridici, economi-ci, assistenziali e abitativi.

Per questi motivi la Fondazione Conil Sud vuole promuovere proposte ade-guate a definire un progetto globale divita, privilegiando la costruzione di si-nergie tra la famiglia, l’ente pubblico eil privato sociale».

Per maggiori informazionihttp://www.fondazioneconilsud.it/bandi-e-iniziative/leggi/2012-04-26/bando-socio-sanitario-2012.

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Città Nuova Stagione14 • 16 settembre 2012

La cerimonia ed ilconvegno della XXIXedizione del premioCapri – S. Michele

Paesaggio,bene culturaleLa cerimonia diproclamazione dei vincitori edi assegnazione dei premi dellaXXIX edizione del PremioCapri – S. Michele si svolgerà,nell’auditorium comunale diAnacapri, sabato 29 settembre2012 alle ore 18.Nel pomeriggio del giornoprecedente, nel chiostro di S.Michele, alle ore 18,30, sisvolgerà il tradizionaleConvegno. Come sempreintende essere un primoincontrarsi tra i componentidella giuria, i premiati, irappresentanti delle caseeditrici e gli altri partecipanti.Ma anche un sereno, seppurbreve conversare, su unparticolare tema, di amici dellabellezza, della verità, dellospirito, che conosconol’autenticità delle parole cheusano.Il tema scelto per il Convegnodella XXIX edizione del PremioCapri – S. Michele è “Ilpaesaggio come beneculturale”. Ciò anche inricordo del Primo Convegnoitaliano sul paesaggio, che sisvolse a Capri il 9 e 10 luglio1922, i cui atti hanno sempreispirato l’attività del PremioCapri – S. Michele. È da notareche, tra coloro cheparteciperanno al Convegnoc’è il Ministro dei BeniCulturali Lorenzo Ornaghi,che dal 2003 è membro dellagiuria del Premio. E ci sonoAlaine Touraine, AntonioPaolucci, Andrea Carandini,Paolo Conti, SergioBelardinelli, Miriam DompieriNegri dei quali sarannopremiate opere che, sottodiversi aspetti, contengonocapitoli dedicati al paesaggio.E c’è Antonio Spadarodirettore della Civiltà Cattolicache periodicamente dedicasaggi ed articoli al paesaggiointeso sia come ambiente siacome creato.Fondamentali accenni sulpaesaggio si ritrovano anchedelle opere degli altri vincitoriche sono il card. WalterKasper, Giorgio Vecchio, AldoMasullo.

Questi i nomi dei vincitori Premio Anacapri: Vincenzo Cuomo; Premio alla memoria: Michele Di Gianni; Premio Tiberio: Bruno Pavesi; Riconoscimento: Maria Sbeglia.

È la bellezza, intesa quale “strumento emetodo di salvezza, a cui ancorare il futurodelle nostre terre”, il filo conduttore diFestAmbiente Terra Felix, il Festivaldell’Ambiente e del buon vivere dellaCampania, che da giovedì 13 a domenica16 settembre trasforma il Casale diTeverolaccio a Succivo, in provincia diCaserta, nel cuore pulsante del diverti-mento e del confronto ad “impatto zero”della nostra Regione. Anche la terza edi-zione della kermesse, ideata ed organizza-ta dal circolo Geofilos Legambiente, pre-sieduto da Antonio Pascale, presenta unprogramma capace di muoversi perfetta-mente fra momenti di impegno e testimo-nianza e altri dedicati al divertimento“pensante”. Numerose come sempre lerealtà istituzionali che hanno voluto esse-re al fianco di FestAmbiente Terra Felix:per il secondo anno consecutivo si registral’adesione del Presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano; ed ancora, il patroci-nio della Regione Campania ed in partico-lare dell’Assessorato all’Ecologia e allaTutela dell’Ambiente retto dall’onorevoleGiovanni Romano, della Camera diCommercio di Caserta e di LegambienteNazionale.

Le quattro giornate del Festival si apro-no alle diciotto con dibattiti dedicati a te-matiche scottanti quali l’acqua, la greeneconomy, la legalità e la tutela del patri-monio artistico e culturale. Interverrannonumerose personalità del mondo delleistituzioni, della cultura, dell’industria edel volontariato, fra le quali l’archeologofrancese, Huges De Varine; l’onorevoleGiulia Cosenza, componente delleCommissioni Parlamentari Ambiente edInfanzia, il Console Generale degli Usa aNapoli, Donald Moore; il ConsoleGenerale della Germania a Napoli,Christian Much; il vicesindaco di Napoli,Tommaso Sodano; l’assessore regionale,Giovanni Romano; il magistrato e Capodella DDA presso la Procura di NapoliFederico Cafiero de Raho; l’architettoStefano Panunzi, solo per citarne alcuni.Ampia, come da tradizione, la presenzadei rappresentanti nazionali di

Legambiente, fra cui la DirettriceGenerale, Rossella Muroni; ilVicepresidente, Stefano Ciafani; ilPresidente di Legambiente Campania,Michele Buonomo e il Direttore de “LaNuova Ecologia” Marco Fratoddi.

Come sempre FestAmbiente TerraFelix, oltre a rappresentare un momentodi riflessione è anche un mix di concerti,spettacoli, mostre, enogastronomia, risto-razione e animazione per i più piccoli. Diprimissimo ordine il cartellone degli spet-tacoli che vedrà l’esibizione degli AfricaUnite sabato 15, di Claudio Batta di Zeligdomenica 16, del giornalista DanieleBiacchessi venerdì 14. Previste anche leesibizioni dei Palkoscenico, deiDiversamente Rossi e di DJ Tramebasse.

Durante la manifestazione vengono as-segnati i premi Terra Felix dedicati a colo-ro che si sono distinti nel promuovere lebellezze della Campania e i premiFortapasc per la legalità.

«L’edizione 2012 di FestAmbiente TerraFelix- dichiara il presidente del circoloGeofilos Legambiente, Antonio Pascale-si propone una sfida al tempo stessa ambi-ziosa ed ardua. Abbiamo scelto la “Bellezza”quale filo conduttore della rassegna proprioper dare la nostra risposta in un momentoin cui la Campania, a causa dei numerosiincendi, per lo più dolosi, di rifiuti e areeverdi, è simbolo di bruttezza. La “terra deifuochi” è qui nel casertano, ma è proprio daqui che vuole ripartire una rivoluzione cul-turale che deve necessariamente diventare ilmotore del cambiamento per continuare asperare in un mondo migliore. Tutti coloroche sono impegnati, istituzionalmente e so-cialmente hanno il dovere di mettere in mo-stra quanto di bello c’è nella nostra terra af-finché le persone possano credere e avere glistimoli per cambiare. Per questo vogliamodire il nostro grazie a quanti hanno decisodi essere al nostro fianco investendo sullabellezza come ancora di salvezza dellaCampania e non solo».

L’ingresso agli eventi è gratuito.È possibile consultare e scaricare il

programma completo della rassegna sulsito internet: www.terrafelix.eu

Festival delGiornalismo Giovane

Professionistidel futuro

Youth Media Days, il primo ap-puntamento italiano dedicato inte-ramente ai giornalisti under 35 ealle loro esperienze giornalistiche,si terrà al Pan, Palazzo delle Arti diNapoli, dal 21 al 23 settembre.

La prima edizione del Festivaldel Giornalismo Giovane organiz-zato da Youth Press Italia, l’asso-ciazione nazionale dei giovanigiornalisti, ricollegandosi alla tra-dizione europea degli Youth MediaDays, appuntamento annuale ditutte le Youth Press europee, vuolefavorire la condivisione di approc-ci innovativi alla professione gior-nalistica con l’intento di compren-dere come il settore si trasformi dalbasso attraverso le esperienze dimedia giovani e giornalisti attivi intestate locali e nazionali.

Gli Youth Media Days rappre-sentano in numerosi paesi europeiil punto d’incontro annuale per tut-ti gli attori del giornalismo giova-ne. La prima edizione si è svolta nel1992 in Germania, organizzatadalla Jugendpresse Deutschlandanche se è solo nel 2002 che l’even-to ha assunto una forma più similea quella attuale.

Nel 2007 European Youth Pressorganizza la prima edizione degliEuropean Youth Media Days, av-valendosi negli anni della preziosacollaborazione del Parlamento eu-ropeo, che ha ospitato l’evento e fa-vorito la partecipazione di centi-naia di giovani giornalisti prove-nienti dai ventisette paesi dell’Ue.(www.youthmediadays.eu).

La prossima edizione è previstaper il 16-18 ottobre 2012 aBruxelles. Germania, Austria,Ungheria, Svezia, Svizzera sono al-cuni dei paesi che organizzano ap-puntamenti annuali dedicati algiornalismo giovane.

Il Festival napoletano vuolemettere i professionisti del futuroal centro del dibattito attraversodiversi panel dedicati alla profes-sione giornalistica, dall’accesso al-la professione all’equo compenso,mettendo in luce le esperienze dichi reagisce all’attuale momento dicrisi con creatività e innovazione,ma anche sollevando spunti e do-mande rivolte a nomi già affermatidel giornalismo italiano.

Il Festival del GiornalismoGiovane rappresenta uno degliYouth Employ ment Projects co-fi-nanziati dall’Euro pean YouthForum per la promozione dell’ac-cesso alla professione a livello na-zionale. Patrocinato dal Comunedi Napoli e con l’adesione delPresidente della Repubblica, rap-presenta inoltre una vetrina im-portante per le iniziative di parteci-pazione e creatività urbana ed èstato inserito tra i progetti di eccel-lenza segnalati dal World UrbanForum dell’Onu nell’ambito dellacampagna I’m a City Changer.

Al via la Terza Edizione di Festambiente

La risposta nella “bellezza”

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CulturaNuova Stagione 16 settembre 2012 • 15

Cresce l’abuso di alcol tra i giovaniIn Italia il primo contatto con lebevande alcoliche avviene in etàmolto precoce e secondol’indagine internazionale HBSC,svolta in collaborazione conl’OMS sui comportamenti deiragazzi in età scolare di 40 Statieuropei, i ragazzi italiani di 11,13 e 15 anni sono ai primi postiper il consumo settimanale dialcol.Secondo l’Istituto Superiore diSanità circa uno su cinque deicasi di intossicazione acutaalcolica che giungono al ProntoSoccorso riguardano ragazzi aldi sotto dei 14 anni.L’indagine europea ESPAD cidice inoltre che la percezionedella disponibilità di bevandealcoliche è tra i giovani studentii italiani fra le più alte inEuropa.L’ISTAT, nel decennio 2000-2010, ha rilevato una fortecrescita dei giovani consumatorifuori pasto, particolarmenteevidente nella fascia di età 18-24anni in cui la prevalenza èpassata dal 33,7% al 41,9%.In particolare, a partire dal2003, è in crescita tra i giovani ilfenomeno del “binge drinking”;tra i giovani maschi di 11-25anni esso è passato dal 13,7%del 2003 al 14,7% del 2010 e trale femmine di pari età dal 5,5%al 6,3%.La tendenza all’aumento appareconfermata anche tra il 2009 e il2010, sia tra i maschi (dal14,3% al 14,7%) che tra lefemmine (dal 5,6% al 6,3%).

NuovaStagioneSETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

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I tesori di Pompei e Napolidi Ludovica Siani

“Tesori visibili e invisibili. Il futuro del patrimonio archeolo-gico di Napoli e Pompei” non è solo il titolo di un volume di pre-gio pubblicato da UTET ma è anche il tema centrale di una con-ferenza organizzata dalla stessa casa editrice nel teatrino di cor-te di Palazzo Reale. «La nostra missione - ha spiegato FrancoTerriero, direttore marketing UTET, - è fare ottimi libri mettendo-ci in sintonia con ciò che accade nella società italiana.

Questo è il nostro modo per fare libri vivi e che parlino». Allaconferenza hanno partecipato Teresa Elena Cinquantaquattro,Soprintendente per i beni archeologici di Napoli e Pompei,Valeria Sampaolo, Direttore del Museo Archeologico Nazionaledi Napoli, Dr. Gregorio Angelini, Direttore della DirezioneRegionale Beni culturali e paesaggistici della RegioneCampania, Stefano De Caro, Direttore ICCROM-UNESCO,Andreas Steiner, Direttore della rivista “Archeo”, Frederich-Wilhelm von Hase, Livio Zerbini, Università di Ferrara, MarcoCastelluzzo, Amministratore delegato UTET, il Direttore edito-riale Enrico Cravetto e il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.

Il 12% del Pil italiano è fatto di turismo, ma siamo solo al quin-to posto in una graduatoria mondiale, superati da Francia, Cina,Spagna e Stati Uniti. La certezza è che si possa fare molto di piùripartendo proprio da tutti quei tesori visibili, in particolar mo-do Pompei, e tutti quelli invisibili che affollano i sottoscala e i sot-totetti del Museo Archeologico Nazionale.

«Attualmente Pompei è un grande laboratorio grazie alla dispo-nibilità del governo di creare un progetto complessivo per la messa

in sicurezza, il restauro e la comunicazione, che vuol dire anchefruizione, del sito», ha sottolineato Teresa ElenaCinquantaquattro. Anche il sindaco ha fortemente lodato l’ini-ziativa «E’ importantissimo promuovere le ricchezze della nostracittà, perché sono ancora in pochi a conoscere il nostro territorio ele sue potenzialità. In più con la cultura, l’arte, la valorizzazione deibeni culturali si fa anche economia e poi chi trova la bellezza nonpuò mai fare scelte sbagliate».

Ma per i beni culturali e archeologici non si tratta, pur restan-do centrale, solo di un problema di investimenti. «Si assiste - haspiegato De Caro - a un fenomeno di scarsa partecipazione degliitaliani in generale ai proprio siti culturali. Manca consapevolez-za dell’importanza del patrimonio che corrisponde ad una lonta-nanza che affonda le sue radici nell’educazione».

E c’è un’altra verità che porta i nostri musei ad essere moltolontani da quelli europei «Non sono luoghi accoglienti e le perso-ne non scelgono di andarci per piacere e non trattengono i visitato-ri a trascorrerci il tempo adeguato. E’ necessario investire in unacomunicazione interna, volta a migliorare le didascalie, i pannellia creare un bookshop adeguato e una comunicazione esterna effi-cace» ha spiegato la Sampaolo.

Un incontro illuminante che per la professionalità e la com-petenza dei relatori ha acceso un interessante dibattito sul futu-ro del patrimonio archeologico di Napoli. Si può certamente ri-partire da una considerazione: la storia può nascondere, ma noncancella mai le tracce del passato.

Associazione Abio Onlus

Giornata Nazionale “perAmore”Cento piazze per i bambini in ospedale:

sabato 29 settembre i volontari Abio por-teranno nelle città italiane il sorriso cheogni giorno regalano ai bambini e agliadolescenti in ospedale. Sarà una vera epropria festa dedicata alla solidarietà e alvolontariato.

Tutti potranno sostenere Abio conun’offerta e ricevere un cestino di pere,simbolo della Giornata, permettendo cosìalle Associazioni di realizzare corsi di for-mazione per introdurre nuovi volontarinei reparti e garantire così una presenzaqualificata e costante, caratteristicheprincipali del volontariato Abio.

Per l’edizione 2012 dell’evento, laFondazione Abio lancia il concorso“Ricette cadute dal pero”. È possibile in-viare ricette di antipasti, primi, secondi odolci a base di pere: le migliori quattro ver-ranno scelte dagli chef di “AcademiaBarilla” e riceveranno in premio una sele-zione di prodotti e un bellissimo ricettario“Academia Barilla”.

Si tratta di un’iniziativa in continuitàcon la collaborazione pluriennale che legaAbio e l’azienda attraverso Casa Barilla.L’appun tamento, dedicato alle famiglie e atutti gli appassionati della buona tavola edella convivialità tornerà nelle piazze ita-liane dal 20 ottobre al 25 novembre, e ifondi raccolti attraverso i biglietti d’in-gresso verranno totalmente devoluti per larealizzazione di progetti Abio presso lestrutture ospedaliere delle città coinvolte.Tutte le istruzioni per partecipare al con-corso sono a disposizione sul sitowww.abio.org, nella sezione dedicata allaGiornata Nazionale Abio.

Sabato 29 settembre verranno decreta-ti i vincitori e sarà a disposizione sul sitouna selezione delle ricette. Il sito, inoltre,sarà costantemente aggiornato con lepiazze interessate dall’evento e tutte leinformazioni e i materiali di comunica-zione sulla Giornata Nazionale. L’OttavaGiornata Nazionale Abio gode dell’AltoPatronato del Presidente della Repubblica

e ha ricevuto il Patrocinio dellaPresidenza del Consiglio dei Ministri e delSegretariato Sociale Rai.

Anche Regioni, Province e Comunisupportano l’iniziativa mediante la con-cessione del Patrocinio. Abio,Associazione per il Bambino in Ospedaleonlus, è stata fondata a Milano nel 1978per promuovere l’umanizzazione dell’o-spedale.

I volontari Abio si occupano di sostene-re e accogliere, in collaborazione con me-dici e operatori sanitari, bambini e fami-glie che entrano in contatto con la struttu-ra ospedaliera. Fondazione Abio Italia on-lus coordina e promuove, sul territorio na-zionale, l’attività delle Associazioni Abioche, con i loro cinquemila volontari, offro-no un valido e costante supporto ai bam-bini e alle loro famiglie.

Per saperne di più è possibile contatta-re la Fondazione Abio Italia Onlus che hasede in via Don Gervasini 33, 20139Milano (02.45.49.74.94).

Page 16: PRIMO PIANO CHIESA Esperti di umanità: i cristiani nella ... settembre 2012.pdf · PRIMO PIANO CHIESA Mons. ... in un clima di forte condivisione, nel momen - ... Il panorama che

Nuova Stagione16 •16 settembre 2012

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Da lunedì 10 a martedì 18 settembreNovenario di preparazione. Tutti i giorni, alle ore 18, Rosario e SantaMessa con la partecipazione di Decanati eParrocchie.

Martedì 18 settembreRiti Vigilari. Alle ore 17, dalla chiesa di SanLorenzo Maggiore, partirà la processione deifedeli della Diocesi di Teano Calvi, guidata dalVescovo S. E. Mons. Arturo Aiello, verso laCattedrale, per l’offerta dell’olio che alimen-terà la lampada votiva.Alle ore 18, celebrazione dei Primi Vespri del-la Solennità, presieduta dal CardinaleCrescenzio Sepe, con omelia tenuta da S. E.Mons. Arturo Aiello.

Mercoledì 19 settembreOre 8 – Santa Messa. Ore 9 – Esposizione delle Sacre Reliquie e ce-lebrazione della Parola presieduta dalCardinale Arcivescovo.Ore 11 – Solenne Concelebrazione presiedutadal Cardinale Crescenzio Sepe.Ore 18.30 – Santa Messa presieduta da S. E.Mons. Antonio Di Donna, Vescovo Ausiliare diNapoli.Dalle ore 16 alle ore 18.30, la Reliquia del san-gue è offerta alla venerazione dei fedeli.

Da giovedì 20 a mercoledì 26 settembreGiorni dell’Ottavario. Ore 9 – Esposizione delle Sacre Reliquie eCelebrazione Eucaristica nella Cappella delTesoro.Venerazione delle Sacre Reliquie dalle ore9.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.30.Sante Messe in Cattedrale alle ore 10, 12 e18.30.

Cattedrale di Napoli

Solennità di San GennaroPatrono Principale dell’Arcidiocesi e della regione Campania