VPER OMNIA CHARITAS N. 3 DICEMBRE 2011 · Giovanni Jacono ci per-mettono di«cogliere ... pratiche...

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S S VPER O MNIA C HARITAS N. 3 DICEMBRE 2011 PERIODICO DELLA POSTULAZIONE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO MONS. GIOVANNI JACONO L e Lettere Pastorali di Mons. Giovanni Jacono ci per- mettono di «cogliere… le mo- dalità della trasmissione del- la fede nelle nostre popolazio- ni… e di riandare alle radici della nostra tradizione cri- stiana». Così scrive nel 1978 il venerato mio predecessore Mons. Garsia nella presentazione del libro Un popolo una Chiesa. Già nella programmatica Lettera Pastorale dell’8 set- tembre 1921, ancor prima del suo ingresso a Cal- tanissetta, il Servo di Dio dichiara: «Nessun’al- tra cosa verrò ad annunciarvi se non Gesù Cri- sto, cioè la vita e la dottrina del Figlio di Dio». E indica anche tre vie perché la fede plasmi la vi- ta: istruzione religiosa, pratiche di pietà, buone opere. A tal proposito rilancia e raccomanda l’uso del catechismo: «Questo piccolo libro in brevi parole ci dona la vera cognizione di Dio e dell’uomo, della nostra origine e del nostro fine; ci dà il con- cetto esatto della legge morale, della grazia, del- la Chiesa, dei Sacramenti; ci addita in modo chia- ro e preciso i mezzi necessari per tendere al no- stro perfezionamento». Una istruzione religiosa «scarsa e confusa» negli anni dell’infanzia, per Mons. Jacono è cau- sa dell’incredulità e dell’allontanamento dalla fe- de in età giovanile. E ravvisando già i primi se- gnali del secolarismo, che egli chiama «nuovo paganesimo», si rivolge a tutti i collaboratori – sacerdoti e catechisti – affinchè si adoperino «nel- l’impartire l’istruzione religiosa sia ai fanciulli co- me agli adulti». Rivolge poi un particolare ap- pello ai genitori, quali primi e insostituibili edu- catori nella fede non solo a parole ma soprattut- to con l’esempio, recandosi «essi stessi in Chie- sa ad ascoltare l’istruzione catechistica», con un riferimento esplicito ai «cari uomini». Sul tema della educazione alla fede, un’altra intuizione caratterizza le Lettere Pastorali del Ser- vo di Dio: la necessità di vivere «in santi drap- pelli, in associazioni cattoliche, in congregazioni religiose», costituendo delle dinamiche e vivifican- ti comunità «per non praticare la fede in modo in- timistico e per essere testimoni visibili e credibi- li con l’esercizio delle opere buone». Nelle sue Lettere il quinto Pastore della Dio- cesi nissena più volte scrive circa le pratiche di pietà “popolari”. E se da un lato apprezza «la fede viva, specie nell’umile gente… la preghie- ra semplice e confidente», dall’altro lato rico- nosce la necessità inderogabile di purificare la re- ligiosità del popolo da ogni aspetto “magico”, da ogni pretesa miracolistica, dal gusto diffuso per le “esteriorità” che tendono al folklore: «La se- parazione del culto dalla fede porta fatalmente al contrasto tra le manifestazioni esterne e la vi- ta stessa» (1939). In tutte le sue Lettere Pastorali Mons. Jacono esorta sprona riprende incoraggia e sollecita i sa- cerdoti a prestare particolare cura e attenzione al- l’educare alla fede, in ogni ambito e ambiente. Nel secondo dopoguerra, di fronte al dissolver- si dell’antico mondo contadino e all’emergere di nuovi fenomeni culturali e sociali che comincia- vano a disgregare la famiglia, l’esortazione rivol- ta ai sacerdoti diviene più continua e pressante. Se negli anni ’20 il Servo di Dio insiste sulla par- rocchia, quale «casa di tutti, casa del Padre di fa- miglia… la quale accoglie poveri e ricchi, nobili e plebei… soprattutto perché là c’è Nostro Si- gnore, nel Santo Tabernacolo» (1923), nonché «le scuole di catechismo, prima fonte dove i fanciulli bevono a sorsi la fede» (1922); nella Lettera Pa- storale del 1949 sottolinea l’urgenza e la necessi- tà di una crescita permanente nella fede, dal «bim- bo già rinato in Cristo nel fonte battesimale» agli adulti, che vivono nella famiglia e nella società e, dunque, hanno ancor più bisogno di intende- re la Parola di Cristo che risuona nella Chiesa, per lasciarsi dalla divina Parola plasmare e di Es- sa “informare” la società. Perché «la fede senza le opere è morta» (Gc 2,20). Mario Russotto La parola del Vescovo 1 EDUCARE ALLA FEDE

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SS VPER OMNIA CHARITASN. 3 • DICEMBRE 2011

PERIODICO DELLA POSTULAZIONE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO MONS. GIOVANNI JACONO

Le Lettere Pastorali di Mons.Giovanni Jacono ci per-mettono di «cogliere… le mo-dalità della trasmissione del-la fede nelle nostre popolazio-ni… e di riandare alle radicidella nostra tradizione cri-stiana». Così scrive nel 1978 il

venerato mio predecessore Mons. Garsia nellapresentazione del libro Un popolo una Chiesa. Giànella programmatica Lettera Pastorale dell’8 set-tembre 1921, ancor prima del suo ingresso a Cal-tanissetta, il Servo di Dio dichiara: «Nessun’al-tra cosa verrò ad annunciarvi se non Gesù Cri-sto, cioè la vita e la dottrina del Figlio di Dio».E indica anche tre vie perché la fede plasmi la vi-ta: istruzione religiosa, pratiche di pietà, buone opere.A tal proposito rilancia e raccomanda l’uso delcatechismo: «Questo piccolo libro in brevi paroleci dona la vera cognizione di Dio e dell’uomo,della nostra origine e del nostro fine; ci dà il con-cetto esatto della legge morale, della grazia, del-la Chiesa, dei Sacramenti; ci addita in modo chia-ro e preciso i mezzi necessari per tendere al no-stro perfezionamento».

Una istruzione religiosa «scarsa e confusa»negli anni dell’infanzia, per Mons. Jacono è cau-sa dell’incredulità e dell’allontanamento dalla fe-de in età giovanile. E ravvisando già i primi se-gnali del secolarismo, che egli chiama «nuovopaganesimo», si rivolge a tutti i collaboratori –sacerdoti e catechisti – affinchè si adoperino«nel-l’impartire l’istruzione religiosa sia ai fanciulli co-me agli adulti». Rivolge poi un particolare ap-pello ai genitori, quali primi e insostituibili edu-catori nella fede non solo a parole ma soprattut-to con l’esempio, recandosi «essi stessi in Chie-sa ad ascoltare l’istruzione catechistica», con unriferimento esplicito ai «cari uomini».

Sul tema della educazione alla fede, un’altraintuizione caratterizza le Lettere Pastorali del Ser-vo di Dio: la necessità di vivere «in santi drap-pelli, in associazioni cattoliche, in congregazioni

religiose», costituendo delle dinamiche e vivifican-ti comunità «per non praticare la fede in modo in-timistico e per essere testimoni visibili e credibi-li con l’esercizio delle opere buone».

Nelle sue Lettere il quinto Pastore della Dio-cesi nissena più volte scrive circa le pratiche dipietà “popolari”. E se da un lato apprezza «lafede viva, specie nell’umile gente… la preghie-ra semplice e confidente», dall’altro lato rico-nosce la necessità inderogabile di purificare la re-ligiosità del popolo da ogni aspetto “magico”, daogni pretesa miracolistica, dal gusto diffuso perle “esteriorità” che tendono al folklore: «La se-parazione del culto dalla fede porta fatalmenteal contrasto tra le manifestazioni esterne e la vi-ta stessa» (1939).

In tutte le sue Lettere Pastorali Mons. Jaconoesorta sprona riprende incoraggia e sollecita i sa-cerdoti a prestare particolare cura e attenzione al-l’educare alla fede, in ogni ambito e ambiente.Nel secondo dopoguerra, di fronte al dissolver-si dell’antico mondo contadino e all’emergere dinuovi fenomeni culturali e sociali che comincia-vano a disgregare la famiglia, l’esortazione rivol-ta ai sacerdoti diviene più continua e pressante.Se negli anni ’20 il Servo di Dio insiste sulla par-rocchia, quale «casa di tutti, casa del Padre di fa-miglia… la quale accoglie poveri e ricchi, nobilie plebei… soprattutto perché là c’è Nostro Si-gnore, nel Santo Tabernacolo» (1923), nonché «lescuole di catechismo, prima fonte dove i fanciullibevono a sorsi la fede» (1922); nella Lettera Pa-storale del 1949 sottolinea l’urgenza e la necessi-tà di una crescita permanente nella fede, dal «bim-bo già rinato in Cristo nel fonte battesimale» agliadulti, che vivono nella famiglia e nella societàe, dunque, hanno ancor più bisogno di intende-re la Parola di Cristo che risuona nella Chiesa,per lasciarsi dalla divina Parola plasmare e di Es-sa “informare” la società. Perché «la fede senzale opere è morta» (Gc 2,20).

�Mario Russotto

La parola del Vescovo

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EDUCARE ALLA FEDE

In una sua lettera pastorale del 1927, dedi-cata alla Domenica giorno del Signore, ilServo di Dio Mons. Giovanni Jacono, pone da-vanti ai suoi fedeli l’esigenza profonda di quel-la che potremmo chiamare la conversione del-la fede. L’espressione potrebbe sorprendere. Lafede ha bisogno di conversione? Sì, ha bisognosempre di conversione dal momento che non èmai un possesso sicuro, ma è il frutto del sapermettere Dio al primissimo posto nella nostravita. Cosa non sempre facile, né ieri né oggi. Ineffetti, il Servo di Dio richiama l’espressione diGesù durante la tentazione nel deserto: «Nondi solo pane vive l’uomo» (Mt 4,4). Commen-ta il Servo di Dio, citando anche il Salmo 126:«Un popolo innanzitutto vive delle benedizio-ni di Dio. Se il Signore non edifica la casa, in-vano si lavora per edificarla, e se il Signore noncustodisce la città, invano si veglia per custo-dirla» (Cfr. Un popolo una Chiesa, p. 119). Il Ser-vo di Dio, dunque, ha molto chiaro (e lo pro-pone ai suoi figli) quanto sia alta la posta in gio-co nell’esperienza della fede: ascoltando, comeaccade nel Giorno del Signore, la Parola di Dio,e ascoltandola soprattutto non come una paro-la qualsiasi, il Signore Gesù edifica in noi la ca-sa della fede e la custodisce contro tutte le pre-occupazioni, gli imprevisti, i dolori della vita. È, appunto, questa Parola un incessante in-

vito, mai ripetitivo o banale, proprio alla con-versione della fede. Credere in Gesù significaessenzialmente cambiare la nostra relazionecon Dio, trasformando il nostro sguardo su Dioe l’orientamento del nostro cammino verso diLui. La fede in Gesù è allora al primo posto nel-la vita – e sta qui tutto il travaglio della nostrafede – poiché solo Gesù, con la sua esperienzadi vita e la sua potente intercessione, ci rivelaDio non solo come un Dio vivente, ma comeun Padre che comunica la sua vita al Figlio perannunciare agli uomini la vita che condivide ineterno con lui. È questo il profondo insegna-mento che il Servo di Dio Mons. Giovanni Ja-

cono cercava di trasmettere ai suoi fedeli pro-prio ricordando a loro il senso della Domeni-ca: non soltanto la frequentazione alla SantaMessa, ma partire da lì per orientare, converti-re la nostra esistenza al primato della fede perfar sì che Dio non sia un satellite che gira in-torno al cuore, ma il sole che illumina e vivifi-ca il nostro piccolo cuore. Ascoltare Gesù che ci chiama a dare alla fe-

de il primato nella nostra vita, sottolinea an-che che, nel nostro dialogo a cui Dio ci invita,è sempre Lui a prendere l’iniziativa. Se Dio nonparlasse attraverso Gesù, noi non potremmoconoscerlo davvero. Parlandoci, invece, fa ciòche Egli solo può fare: rivelarsi e rivelare an-

che a noi il senso della nostra vita: Figli chevanno incontro al Padre senza altro desideriose non quello di essere immagini viventi delsuo Amore.

Don Carmelo Mezzasalma

PERIODICO DELLA POSTULAZIONE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO MONS. GIOVANNI JACONO

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Il 1° Dicembre 2010 sottoponendomi perla prima volta ad un esame mammogra-fico, veniva accertata e refertata la presenza diun tumore alla mammella destra. Ci siamo im-mediatamente preoccupati insieme a mio ma-rito Agostino, di consultare uno specialista se-nologo – oncologo. Dalla visita è purtroppo emersa la confer-

ma della diagnosi temuta e cioè che trattava-si di carcinoma invasivo della mammella de-stra che poteva presuntivamente interessareanche la mammella sinistra con presenza dieventuali metastasi. Lo specialista ha predi-sposto il mio ricovero in ospedale sostenendoche era urgente ed indispensabile intervenirechirurgicamente con una mastectomia radica-le destra (asportazione totale della mammel-la) per l’eliminazione del carcinoma addutta-le infiltrante, prevedendo anche la successivanecessità di sottopormi dopo l’intervento chi-rurgico alle normali terapie (chemioterapia eradioterapia). Ci fu per tutti noi in famiglia un momen-

to di smarrimento che, con l’aiuto di tanti checi erano vicini, abbiamo superato, soprattuttocon la preghiera. Dietro paterno suggerimen-to del nostro Parroco p. Carmelo Sanguedol-ce ci siamo affidati alla intercessione del Ser-vo di Dio Mons. Giovanni Jacono, rivolgen-doci a lui con grande devozione e fiducia. Al-le nostre preghiere si sono inoltre uniti diver-si amici e tante persone a noi care della nostracomunità parrocchiale S. Maria del Rosario inSan Cataldo. Intanto il medico ha provvedu-to a fissare la data dell’intervento per il 31 gen-naio 2011 presso l’ospedale “La Maddalena”di Palermo. Il tanto atteso intervento ebbe complessi-

vamente la durata di tre ore circa durante lequali si è continuato a pregare affidandoci inmaniera speciale a Mons. Giovanni Jacono,perché intercedesse presso il Signore per ilbuon esito dell’operazione. La ripresa post-

operatoria è avvenuta molto rapidamente edopo tre giorni di degenza in ospedale sonostata dimessa. Dopo circa dieci giorni sono tor-nata in ospedale per controllare il corretto fun-zionamento di un drenaggio che mi era statoapplicato per normali esigenze post-operato-rie. Nel medesimo giorno mi hanno conse-gnato il referto dell’esame istologico dellamammella e dei linfonodi asportati, dal qua-

le si evinceva che questi ultimi risultavano sa-ni tranne due (2 su 32): di conseguenza lo spe-cialista non ha ritenuto necessario che effet-tuassi le cure chemioterapiche e radioterapi-che contrariamente a quanto era stato anzi-tempo da lui stesso preventivato. Successiva-mente, i primi giorni dei mesi di Maggio e Set-tembre 2011, sottoponendomi alle program-mate visite di controllo, dietro il supporto de-gli esami ematologici e diagnostici prescritti,è emerso che nessuna complicanza è insorta eche tutto sta procedendo nel migliore dei mo-di. In definitiva, ad oggi, l’evoluzione di tut-to quanto riguarda l’esperienza della mia ma-lattia è stata oltremodo positiva, consideratoche tutto sta andando al di là di ogni aspetta-tiva. Vogliamo ringraziare ancora la Madon-na e il Servo di Dio Mons. Giovanni Jaconoper la loro benefica intercessione.

Maria Carmela Mastrosimone

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GRAZIE A MONS. JACONO

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Parlare di Mons. Jacono, uomo di fede, èun dovere e un debito che sento nel cuo-

re, anche nei confronti del suo primo e impa-reggiabile biografo: il carissimo e sempre vi-vo p. Giovanni Speciale che ce ne ha dipintoun bellissimo ritratto con la sua fine sensibili-tà di scrittore e teologo e, soprattutto, di sa-cerdote innamorato di Cristo. La fede del Vescovo Giovanni affonda le

sue radici nella famiglia e nel cuore di un al-tro sacerdote santo: Don Giovanni Boscarino.La famiglia di Mons. Jacono era povera di mez-zi materiali, ma non di fede: il padre, Gau-denzio, lavorava sodo nella sua bottega di fa-legname, ma sapeva fermarsi quando era l’oradi pregare: ogni giorno, al vespro andava inchiesa per la benedizione eucaristica. E quan-do nei mesi estivi andava in giro tra le casci-

ne dei monti di Mazzarrone a riparare le bot-ti per la prossima vendemmia, portava con séanche il figlio ormai grandicello che da Ve-scovo avrebbe ricordato così quei giorni: “Miopadre lavorava senza posa: a casa c’era moltobisogno. Ma, due volte al giorno si fermava:preghiamo Vanni, preghiamo diceva, vediquanto è buono il Signore! La voce del Vesco-vo tremava a questo ricordo… e concludeva:

fra le montagne di Mazzarrone ho comincia-to a gustare la bontà di Dio”. Dal padre Don Giovanni, come i ragusani

chiamavano il sacerdote Boscarino, egli rice-vette il dono del Battesimo, sacramento dellafede, il 14 marzo 1873 e, nel Giovedì Santo del1879, il dono di una testimonianza di fede nel-l’Eucaristia che egli portava all’altare della re-posizione piangendo. Quelle lacrime colpirono il piccolo Gio-

vanni e furono all’origine della sua vocazionesacedotale “anch’io – dirà il bambino – voglioportare Gesù un giorno e piangere come il pa-dre Don Giovanni”. Non sapeva quante voltesarebbe stata messa alla prova la sua fede,quante difficoltà avrebbe incontrato per di-ventare sacerdote, perché lui era povero. Mala sua mamma, Salvatrice Arena, sul letto dimorte gli promise: “Coraggio, Vanni, ora va-do in Paradiso e pregherò sempre il Vescovodel cielo: fino a quando tu sarai sacerdote”,per questo lui non si arrese mai e il sogno di-venne realtà e continua ad illuminare anchenoi, perché questa è la vittoria che vince ilmondo: la nostra fede!

Sac. Carmelo Sanguedolce

PERIODICO DELLA POSTULAZIONE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO MONS. GIOVANNI JACONO

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«ANCH’IO VOGLIO PORTARE GESÙ»

Supplemento al Monitore Diocesano