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S S VPER O MNIA C HARITAS N. 1 APRILE 2010 PERIODICO DELLA POSTULAZIONE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO MONS. GIOVANNI JACONO 25 MAGGIO 1957: ritorna al “Vescovo del cielo” co- lui che in terra era stato Vescovo di Caltanissetta per ben 35 anni. Il Signo- re ha davvero «guardato l’umiliazione» del suo servo! Nato in una fami- glia povera ma ricca di Dio e di umani e spirituali valori, il Servo di Dio Mons. Gio- vanni Jacono ha trovato proprio nella po- vertà l’ostacolo principale alla sua vocazio- ne sacerdotale. Perché gli uomini guarda- vano al poco che egli materialmente pos- sedeva e non al molto che il suo cuore con- teneva. È morto nel niente con cui è nato, nella povertà nella quale ha sempre vissu- to, nel tutto del suo Signore… L’umiliazio- ne è stata la sua esaltazione in una vita sem- pre vissuta nella totalità e gratuità del- l’Amore: prima da prete e poi da Vescovo. Sacerdote per divina attrazione, ha attirato con agapica paterna umiltà tante anime a Dio. È stato veramente un celeste piano in- clinato, congiungendo nel suo instancabile sereno ministero gli uomini a Dio, perché servitore innamorato di Dio era presso gli uomini. Due volte il Seminario di Siracusa gli chiuse la porta della vocazione a causa del- la sua materiale povertà, tre volte il “Ve- scovo del cielo” gli spalancò la porta del- l’Ordine Sacro a causa della sua spiritua- le ricchezza… servendosi sempre di quel- l’illuminato uomo di Dio formatosi nel Se- minario di Caltanissetta. Il Card. Giusep- pe Francica Nava, infatti, non solo lo ac- colse nel Seminario di Catania, ma tre vol- te gli impose le mani ordinandolo Diaco- no e poi Presbitero e poi Vescovo. E per quei misteriosi disegni della Provvidenza divina, Giovanni Jacono servì e guidò la Chiesa nissena dove si era formato Fran- cica Nava, sotto le ali del sapiente zio Mons. Giovanni Guttadauro, secondo Ve- scovo di Caltanissetta. Ordinato sacerdote il 21 settembre 1902 a San Giovanni La Punta (CT), il Card. Na- va lo mandò al Collegio Apollinare a Ro- ma, per completare gli studi e acquisire un titolo dottorale. Lì si distinse per la pietà, la bontà, l’umiltà, la carità. Suo maestro spirituale era Mons. Vincenzo Tarozzi, se- gretario per le lettere latine di Leone XIII e maestro spirituale di Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII. Dopo il periodo romano tornò a Cata- nia e dal Cardinale fu nominato padre spi- rituale del Seminario e canonico peniten- ziere della Cattedrale. Il suo confessiona- le era sempre affollato e molti tra i sacer- doti andavano da lui per la direzione spi- rituale e la confessione. Tenne l’ufficio di padre spirituale dal 1906 al 1916, anno in cui fu nominato ret- tore dello stesso Seminario. Nominato Vescovo di Molfetta-Giovi- nazzo-Terlizzi nel 1918, dal 1921 al 1956 è stato Vescovo di Caltanissetta. Spinto e animato solo da quella divina «Charitas Christi urget nos», ha saputo vivere ogni umiliazione… fino alla morte… come via di credente unione al suo Signore, come vero itinerario di partecipazione alla pas- sione di Cristo… che esalta gli umiliati e umilia chi si esalta. Perché solo l’Amore è forza d’attrazione e luce di celesta spe- ranza! Mario Russotto La Parola del Vescovo 1 SACERDOTE PER... UMILIAZIONE

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SS VPER OMNIA CHARITASN. 1 • APRILE 2010

PERIODICO DELLA POSTULAZIONE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO MONS. GIOVANNI JACONO

25 MAGGIO 1957: ritornaal “Vescovo del cielo” co-lui che in terra era statoVescovo di Caltanissettaper ben 35 anni. Il Signo-re ha davvero «guardatol’u miliazione» del suoservo! Nato in una fami-

glia povera ma ricca di Dio e di umani espirituali valori, il Servo di Dio Mons. Gio-vanni Jacono ha trovato proprio nella po-vertà l’ostacolo principale alla sua vocazio-ne sacerdotale. Perché gli uomini guarda-vano al poco che egli materialmente pos-sedeva e non al molto che il suo cuore con-teneva. È morto nel niente con cui è nato,nella povertà nella quale ha sempre vissu-to, nel tutto del suo Signore… L’umiliazio-ne è stata la sua esaltazione in una vita sem-pre vissuta nella totalità e gratuità del-l’Amore: prima da prete e poi da Vescovo.Sacerdote per divina attrazione, ha attiratocon agapica paterna umiltà tante anime aDio. È stato veramente un celeste piano in-clinato, congiungendo nel suo instancabilesereno ministero gli uomini a Dio, perchéservitore innamorato di Dio era presso gliuomini.Due volte il Seminario di Siracusa gli

chiuse la porta della vocazione a causa del-la sua materiale povertà, tre volte il “Ve-scovo del cielo” gli spalancò la porta del-l’Ordine Sacro a causa della sua spiritua-le ricchezza… servendosi sempre di quel-l’illuminato uomo di Dio formatosi nel Se-minario di Caltanissetta. Il Card. Giusep-pe Francica Nava, infatti, non solo lo ac-colse nel Seminario di Catania, ma tre vol-te gli impose le mani ordinandolo Diaco-no e poi Presbitero e poi Vescovo. E per

quei misteriosi disegni della Provvidenzadivina, Giovanni Jacono servì e guidò laChiesa nissena dove si era formato Fran-cica Nava, sotto le ali del sapiente zioMons. Giovanni Guttadauro, secondo Ve-scovo di Caltanissetta.Ordinato sacerdote il 21 settembre 1902

a San Giovanni La Punta (CT), il Card. Na-va lo mandò al Collegio Apollinare a Ro-ma, per completare gli studi e acquisire untitolo dottorale. Lì si distinse per la pietà,la bontà, l’umiltà, la carità. Suo maestrospirituale era Mons. Vincenzo Tarozzi, se-gretario per le lettere latine di Leone XIIIe maestro spirituale di Angelo Roncalli, ilfuturo Papa Giovanni XXIII.Dopo il periodo romano tornò a Cata-

nia e dal Cardinale fu nominato padre spi-rituale del Seminario e canonico peniten-ziere della Cattedrale. Il suo confessiona-le era sempre affollato e molti tra i sacer-doti andavano da lui per la direzione spi-rituale e la confessione.Tenne l’ufficio di padre spirituale dal

1906 al 1916, anno in cui fu nominato ret-tore dello stesso Seminario. Nominato Vescovo di Molfetta-Giovi-

nazzo-Terlizzi nel 1918, dal 1921 al 1956 èstato Vescovo di Caltanissetta. Spinto eanimato solo da quella divina «CharitasChristi urget nos», ha saputo vivere ogniumiliazione… fino alla morte… come viadi credente unione al suo Signore, comevero itinerario di partecipazione alla pas-sione di Cristo… che esalta gli umiliati eumilia chi si esalta. Perché solo l’Amore èforza d’attrazione e luce di celesta spe-ranza!

� Mario Russotto

La Parola del Vescovo

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SACERDOTE PER... UMILIAZIONE

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Tutti i cristiani, attraverso il battesimo,ricevono quella chiamata di Dio adessere e a vivere come suoi figli, ed è

all’interno di questa chiamata che alcuni spe-rimentano quella speciale chiamata al sacer-dozio o anche alla vita consacrata. Il Vangelodi Giovanni lo dice in maniera ancora più bel-la e indimenticabile riportando le parole diGesù: “Non vi chiamo più servi, perché il ser-

vo non sa quello che fa il suo padrone; ma viho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udi-to dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv15,15). L’essere presbiteri come l’essere cri-stiani si possono in genere capire, vivere e te-stimoniare soltanto alla luce e in virtù del-l’amicizia personale, vissuta e sempre rinno-vata e approfondita con Gesù Cristo. Dunque,per comprendere Gesù bisogna posare il ca-po sul suo petto, come fece Giovanni, il di-scepolo prediletto, durante l’ultima cena (cfr.Gv 13,23). Guardando alla vita e alla testimonianza

del Servo di Dio mons. Giovanni Jacono, po-tremmo dire che questa immagine, così pro-fonda e interiore, è quella che caratterizza tut-ta l’esperienza della sua vita sacerdotale e cri-stiana. Ed è anche un’immagine che non dob-biamo mai dimenticare perché essa ci offre lachiave per capire la straordinaria coerenza dimons. Jacono come sacerdote e vescovo. Difatto, sarebbe interessante fare uno studio sul-le sue Lettere pastorali per vedere con quantasensibilità e pregnanza spirituale il Servo di

Dio si rivolgesse ai suoi sacerdoti, esortando-li a vivere, prima di esercitare l’ufficio sacer-dotale del Vangelo, l’intimità personale conGesù. Conosciamo tutti, del resto, le grandidifficoltà che il Servo di Dio ebbe ad incon-trare prima di poter realizzare la sua voca-zione sacerdotale. Al di là di ogni considera-zione di circostanza, c’è qui un ulteriore mi-stero di predilezione da parte di Dio per unavocazione che tanto bene avrebbe fatto allaChiesa: attraverso quelle difficoltà, mons. Ja-cono avrebbe capito in profondità la respon-sabilità che egli doveva assumersi circa la chia-mata di Dio. Non sempre, infatti, riflettiamocome la vocazione sacerdotale implichi sem-pre la risposta, continua e sempre rinnovata,da parte del chiamato. Senza l’intimità conGesù questa risposta non sarà mai possibile acausa della fragilità della nostra condizioneumana. Come ha notato il card. Walter Ka-sper, alla vocazione, in definitiva, segue unadoppia definizione della finalità dell’eserciziosacerdotale: coloro che hanno seguito Gesù inquesto particolare ministero devono esserepresso di Lui e in comunione con Lui, e sol-tanto dopo essere “inviati” a svolgere la loromissione in seno al Popolo di Dio. Dopo tut-to, il nostro Servo di Dio, non avendo mai di-menticato il travaglio della sua vocazione, riu-scì a capire come questa sua vocazione, peressere una parola efficace e creatrice, dovevaplasmare tutta la sua esistenza. E così fu, pergrazia di Dio. L’amicizia con Gesù Cristo, pro-prio nel ministero sacerdotale, è la risposta al-la domanda ultima e più profonda di noi uo-mini. La passione per Lui e per la sua “cau-sa”, per il Regno di Dio quale regno della ve-ra vita fanno del sacerdote e vescovo mons.Giovanni Jacono un teologo nel significato ori-ginario del termine. Cioè uno che parla delDio con un volto umano. Come Gesù.

Prof. Carmelo Mezzasalma

PERIODICO DELLA POSTULAZIONE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO MONS. GIOVANNI JACONO

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L’opera del Sacro Cuore per le VocazioniSacerdotali, nasce nella Pentecoste del1930 ad opera di Mons. Giovanni Ja-

cono, il quale aveva ereditato dal suo prede-cessore Mons. Augusto Intreccialagli, un semi-nario molto bello e accogliente strutturalmen-te parlando, ma quasi vuoto di seminaristi, pri-ma perché la guerra aveva potato via i giova-ni più grandi e poi perché l’edificio era stato re-quisito come ospedale militare.Nel 1924, dopo grandi disagi creati dalla

guerra, riprende con non poca fatica, l’attivitàdel seminario e Mons. Jacono si rende contoche per una ripresa forte, necessita la parteci-pazione di tutta intera la comunità diocesana.Ed è così, che chiama tutti i fedeli laici e reli-giosi alla responsabilità per le vocazioni e peril seminario, invitando tutti alla preghiera perottenere nuovi chiamati e l’aiuto materiale persostenere il seminario.Fu così che nella Pentecoste del 1930 lan-

ciò l’appello alla diocesi e fondò l’Opera delleVocazioni Sacerdotali.Mons. Giovanni Speciale, nel “Vieni e Se-

guimi”, in occasione del 60° dell’OVS, scriveche Mons. Jacono “aveva posto gli occhi fin dalsuo arrivo a Caltanissetta su un sacerdote entusia-sta e apostolicamente intraprendente, don Giovan-ni Rizzo, che aveva voluto accanto a sé come se-gretario e poi come vice rettore in seminario: a luiaffidò la diffusione della nuova Opera in tutta ladiocesi. L’Opera cominciò ben presto a dare i suoifrutti. Nel 1935 fu realizzato il completamento delseminario, nel 1938 fu acquistata l’antica residen-za dei gesuiti nel feudo Cappellano di Delia, per ilseminario di villeggiatura”.Le prime, ad aderire con grande entusia-

smo, alla nuova Opera nascente, furono duegrandi figure di santità: Marianna Amico Ro-xas e Antonietta Mazzone.Della Marianna Amico Roxas, padre Spe-

ciale racconta che “il suo amore per Cristo nonera in lei intimistico e bigotto, chiuso in un com-

piacimento narcisistico… e per questo motivo com-prese subito il significato dell’Opera delle Vocazio-ni Sacerdotali e vi aderì senza frapporre indugio e…quando nel 1933 fu costituita la ‘sezione anime vit-time e sofferenti’ fu la prima a dare il suo nome,mettendo a disposizione la sua continua sofferenzaper l’aumento delle vocazioni e la santificazione deisacerdoti”.Mentre della Antonietta Mazzone sempre

P. Speciale scrive che “centro della sua casa era lacappella, ove trascorreva lunghe ore dinanzi al San-tissimo, in una preghiera che era intimità d’amore eapertura a tutti i bisogni della chiesa, particolar-mente rivolta ai sacerdoti. In quella casa il vescovole comunicò la nascita dell’Opera delle Vocazioni edella vi aderì subito con tutta l’apertura del cuore”.Insieme a queste due “colonne portanti del-

la diocesi nissena” all’appello del Vescovo, ri-sposero anche sacerdoti, associazioni e gruppiparrocchiali di Azione Cattolica, Casse Ruralidella diocesi e semplici fedeli.Da allora l’Opera delle Vocazione non è mai

venuta meno. I vari direttori che si sono suc-ceduti, con grande impegno, hanno cercato disviluppare, nel tempo, le varie sezioni del-l’Opera, tenendo in grande considerazione, inmaniera del tutto particolare, le “Zelatrici” e i“Ministranti”.Su questa scia vogliamo continuare a lavo-

rare, visitando le parrocchie della diocesi coni seminaristi. Ringraziando quanti hanno giàsposato l’Opera delle Vocazioni, con l’impegnodella preghiera e con l’aiuto materiale – adot-tando anche un seminarista – desidero affida-re il futuro che ci attende al Cuore di Gesù, af-finché quest’Opera nata dal grande amore diMons. Jacono per le vocazioni, cresca e si svi-luppi sempre di più, con l’auspicio che da que-sto seminario nascano santi e ferventi sacerdotisecondo il cuore di Gesù e di Maria per il be-ne e la santità di tutta la Chiesa.

Sac. Vicente Genova

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L’OPERA DELLE VOCAZIONI SACERDOTALI

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Sappiamo dalla lettura della biografia,quali difficoltà Mons. Jacono ha in-contrato per realizzare la vocazione al

sacerdozio: la sua famiglia, molto povera, nonpoteva sostenere le spese del seminario. Di volta in volta egli riceveva risposte du-

re, rifiuti umilianti: qualcuno gli disse: “Chigli ha dato la vocazione gli dia anche i mez-zi!” Quasi a dire che, non avendo i mezzi, nonaveva neanche la vocazione. Le prove a cuiGiovannino fu sottoposto furono tante, maparallelamente cresceva in lui il desiderio diessere prete e tutte le altre possibilità di rea-lizzarsi, stranamente non si concretizzavano. Guardando da grande la sua vita, com-

prese che Dio aveva avuto su di lui un pro-getto a cui egli aveva creduto con la forza del-la preghiera, a cui fin da piccolo era stato edu-

cato e nella quale lo sosteneva in particolarela madre, che, partecipe del suo desiderio edella sua speranza, consolava anche le suedelusioni, sorreggendo la sua attesa non so-lo in terra, ma impegnandosi a farlo anchedal cielo. Infatti sul letto di morte, SalvatriceArena disse al suo “Vanni” in lacrime: “Co-

raggio Vanni, ora vado in Paradiso e pregheròsempre il Vescovo del cielo fino a quando tusarai sacerdote”. Scrive Mons. Speciale: «Dopo sessant’an-

ni, quelle parole erano ancora vive nel suocuore e un giorno, dopo una sacra ordina-zione nella cappella del seminario, commos-so ricordava: “Io sono stato sacerdote perchémia madre ha pregato per me. Sono sicuroche in cielo ha pregato sempre per me. Dite-lo alle vostre mamme che non dimentichinomai i loro figli sacerdoti. Oh, una mammacosa può fare per il sacerdote!”. Questo ave-va fatto sua madre per lui: aveva pregato,pregato, ed egli era stato sacerdote, vescovo,santo»1.È un invito per noi presbiteri a dire gra-

zie a quanti, specie le nostre madri, hannopregato e pregano per noi. Ed è un invitoa tutti a pregare per le vocazioni sacerdotali:per ottenerle, sostenerle, confermarle e ac-compagnarle ogni giorno.

1 Giovanni Speciale, Se non diventerete come bambini,Ed. Feeria Comunità di San Leolino, FI 2009, pp. 49-50.

Sac. Carmelo Sanguedolce

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REDAZIONE:Via Cairoli, 8 • 93100 Caltanissetta

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STAMPA:Tipolitografia Paruzzo • C.da Calderaro (Z.I.)

Tel. 0934 26432 • Caltanissetta

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PREGHERÒ SEMPRE IL VESCOVO DEL CIELO

Supplemento al Monitore Diocesano

O Signore,che hai dato alla tua Chiesail Vescovo Giovanni Jacono,pastore ardente di caritànella semplicità,servo tuo obbedientea immagine di Cristo,nella povertà e nell’umiltà;degnati glorificarlo,perché possiamo seguire il suoesempio e imitarne le virtù,e concedi a noi la graziache in suo nome ti chiediamo.E così sia.