PrimaVera Gioia MAR 2013 - N.08

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_Marzo 2013. Pubblicazione mensile d’informazione indipendente |free press

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Numero di Marzo (08) del mensile PrimaVera Gioia. Puoi scaricare e leggere la copia sul tuo pc - Noi siamo quello che pensiamo

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_Marzo 2013.

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Ouverture

PARLIAMO DI POLITICAil dopo elezioni

I veri vincitori della scorsa campagna elettorale sono stati i giovani che fra ideali o false illusioni, sono tornati a parlare di politica. Per molti di loro è stata una ”prima volta”. Ma

poco importa. Il dialogo che in questi mesi si è instaurato nei circoli, nelle piazze e soprattutto sui network si traduce in una voglia di cambiamento da parte di chi è stanco della vecchia politica e da parte di chi crede ancora nei vecchi ideali.La destra e la sinistra esistono, è inutile negarlo. Esistono valo-ri che di fatto hanno portato in questi anni a schierarsi da una parte piuttosto che da un’altra determinando così le coalizioni e le alleanze che si sono identificate nel tempo dietro un sim-bolo di partito. Queste ultime hanno deciso di rimettersi in piedi dopo lo ”tsu-nami” Grillo che fra comizi in piazza e studi ben pianificati dal signor Casaleggio, ha dato una scossa a quei, come molti li de-finiscono, vecchi della politica.La politica, più volte l’ho scritto anche nei miei precedenti edi-toriali, è sinonimo di dialogo che si pone come obiettivo il cam-biamento. Non credo nelle “tabula rasa” che portano tutto a zero e ricostruiscono su quello che c’è stato. Non credo nella comunicazione violenta e in quella offensiva. Ripeto, credo nel dialogo fatto da persone civili e soprattutto responsabili e “sa-pienti”.

Ammiro chi invece ha la voglia di mettersi in gioco durante que-sto caos politico partendo da quelle uniche istituzioni vere della politica: i partiti. Stare dentro e da lì cambiare le cose. Mi permetto di fare un pronostico per le prossime elezioni: mol-ti sfrutteranno la moda del non-partito perchè adesso la gente vuole il cambiamento e si è diffusa l’idea che il cambiamento è lì, fuori dai partiti. Un cambiamento fatto di parole e slogan “sono tutti uguali”. Un cambiamento fatto di urla perchè nella nostra vita caotica c’è bisogno di urlare per capire. Dico que-sto anche a fronte di alcuni miei studi sociologi. Questa fan-tastica disciplina analizza le società e insegna a vivere perchè analizzando tutti i fattori che compongono l’ambiente. Queste letture mi ha portato ad una semplice riflessione: la gente ha bisogno di certezze, di essere rassicurata e in questo momento dove tutto va a rotoli, la gente si accontenta soprattutto delle parole. Si lascia illudere che domani staremo tutti bene quan-do inizieremo ad riutilizzare la lira. Si lascia illudere perchè con-vinta di ricevere il rimborso IMU. Si lascia illudere anche perchè per troppo tempo i partiti non hanno dato le giuste risposte.

Maria Cristina De Carlo / DirettoreFB/ MariaCristina.DeCarlo

INDICE

3 Ouverture

4 Ufficio Tributi

7 Quando tornerai

8 Fogna bianca

11 Elezioni a Gioia

12 Non solo libri

13 Dal matto al mondo

14 Fedeli alla linea

16 Convention Prodigio

17 Anagrafe patrimoniale

17 La mia generazione ha perso

4 PrimaVera Gioia

La stagione calda deve ancora arrivare, ma a Gioia del Colle si respira un’aria pe-sante per via dell’affiancamento all’uffi-cio tributi di una società esterna, voluto dal Sindaco Sergio Povia e parte dell’am-ministrazione. Di contro si muove una realtà politicamente trasversale che ha costituito un comitato referendario per dire “no” all’affiancamento. Il movimento è guidato da Franco Gisotti.Abbiamo intervistato i due protagonisti della vicenda per fare il punto della si-tuazione.

Può illustrarci i benefici o le conseguen-ze negative per la Città dalla esterna-lizzazione del servizio di riscossione tributi?

Serigio Povia: Il bando prende le mos-se da una delibera di giunta che andava nella direzione opposta del 2001, quando sindaco era lo stesso di oggi ed Ass. ai tributi Vito Mastrovito. All’epoca la giun-ta decise che il servizio venisse svolto internamente in ragione del fatto che l’ufficio tributi contava 16 dipendenti e 2 messi notificatori: questo ha garanti-to negli anni che le cose funzionassero sufficientemente bene. A partire dal 2004, per 8 anni nessuna delle ammi-nistrazioni, sia quella Mastrovito che quella Longo, ha pensato di sostituire il personale che intanto andava in pen-sione. Probabilmente neanch’io ci avrei

pensato ma a luglio, quando ci siamo insediati, abbiamo scoperto che all’uffi-cio tributi c’erano 5 persone. Di queste Galasso ad aprile potrebbe essere pen-sionato. Ora immaginare che un ufficio possa curare 250000 pratiche l’anno con queste risorse umane é frutto nel-la migliore delle ipotesi di ingenuità. Con l’imminente chiusura di Equitalia, ci sia-mo trovati ad avere un ufficio tributi in-capace di poter reggere l’impatto di una situazione complessa. Quindi abbiamo pensato ad un bando che, al netto del-la spending review, punti a riqualificare i dipendenti pubblici in modo da poter svolgere le funzioni dell’ufficio tributi. Non scordiamo il fatto che il più giovane dei dipendenti comunali ha quasi 50 anni e che la spending review non permette di assumere non oltre il 20% della quota dei dipendenti pensionati l’anno preceden-te. Con il bando permetteremo all’Ente di dotarsi di quegli strumenti di natura informatica che verranno utilizzati dalla società esterna in questi 5 anni e che poi rimarranno operativi al nostro interno. Il profilo dell’azione tecnologica é fonda-mentale e noi a Gioia siamo in ritardo: il nostro Paese é rimasto fermo 8 anni. Poi se questa azienda dovesse offrire 5- 6- 7 assunzioni, anche se determinate per 5 anni, non é ricchezza prodotta per il no-stro territorio? O a qualcuno dá fastidio che sia questa amministrazione a poter sollecitare la ripresa del lavoro?

Franco Gisotti: Si darà un aggio sulle nostre imposte ad una ditta esterna che sarà di supporto ai lavoratori del Comu-ne: cosa avremo? Saranno pagati gli uni e gli altri. Quelli del Comune,in quanto lo stipendio gli spetta, e gli altri sotto forma di aggio da un minimo del 2% sino ad un massimo del 20%. Ci hanno detto che é un servizio che non costerà alla comu-nità. Non é vero. Noi stiamo regalando soldi. Un esempio: il modulo per pagare l’Imu lo compila il cittadino e lo paga di-rettamente. Su questo versamento di-retto la ditta esterna, per il sol fatto di aver certificato che il pagamento é av-venuto, percepirà un aggio. Ancora, sui servizi a domanda per le famiglie meno abbienti (come il trasporto scolastico) la ditta percepirà un 9%. Noi siamo con-vinti che quel 9% potrebbe essere usato per migliorare il servizio stesso invece che regalarli alla ditta esterna. La de-libera, poi, la riteniamo assolutamente illegittima: era ovvio che sarebbe dovuta passare prima dal Consiglio Comunale, attraverso un confronto democratico, dato che il milione e ottocentomila euro di spesa stimato in 5 anni peseranno su tutta la città.

Prima di giungere a questa soluzione, avete considerato soluzioni alternative?

SP: In giunta abbiamo ragionato sul pro-blema ed abbiamo concluso che il servi-

Alessandro De Rosa

UFFICIO TRIBUTI Affiancamento VS ReferendumParlano i protagonisti: Sergio Povia e Franco Gisotti

i video delle interviste

foto | Maria Castellaneta

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zio o lo svolgi internamente con il per-sonale adeguato o devi esternalizzare il servizio. Se avessimo potuto superare la problematica relativa alla SPES (che andrà liquidata se entro il 30 settembre Gioia non supera i trenta mila abitanti) avremmo potuto affidare ad essa que-sto incarico. Quello che mi preoccupa é che l’esternalizzazione venga vissuta come un dramma collettivo: in realtà è solo di qualche soggetto. Affidare il servizio esclusivamente agli impiegati interni non é una scelta salvifica. Noi ab-biamo bisogno di personale che sia mo-tivato e giovane. Ma il recepimento delle norme che cambiano in continuazione e la loro sofisticazione sempre maggiore non possono essere compensati solo dall’aggiornamento professionale dei dipendenti interni. La domanda che mi pongo é la seguente: ”E’ meglio riqualifi-care un interno che già dispone del posto di lavoro o trovarne di nuovi di posti?” Chi vincerà la gara dovrà parlare con il Sin-daco ed il Sindaco chiederà che le perso-ne chiamate siano quasi tutte di Gioia. Chi pensa che io dia l’elenco degli assun-ti, lo pensi pure, il tema non mi spaventa.

FG: Tra i vari referendum possibili abbia-mo scelto quello abrogativo perché rite-niamo ingiusta la delibera e la decisione presa e ne chiediamo la cassazione to-tale. E’ giusto che tutto torni nell’alveo della democrazia rappresentativa. La maggioranza deve discutere e deve me-diare con chi é stato eletto anche all’op-posizione, perché vincere le elezioni non significa ”comandare da solo”. Come co-mitato promotore chiediamo ai cittadini di usare finalmente l’unico strumento che hanno per esprimere la propria opi-nione su argomenti di interesse pubblico.

Come valuta l’atteggiamento del princi-pale partito della maggioranza, il Pd?

SP: Il Pd é l’unico partito strutturato nel campo politico. Ma il vero problema é che nel Pd le anime sono ampie e variegate ed alcune posizioni vanno sempre consi-derate con il rispetto che meritano. Noi siamo stati chiamati a governare la Città e la Città va governata sulla falsa riga di quelle che sono le proposte di giunta e del Sindaco. Dico questo consapevole del

fatto che gli indirizzi vengono dal consi-glio, ma se ad oggi dopo 8 mesi non ho ricevuto dalle opposizioni, a parte auto convocazioni di natura polemica, nessun atto di indirizzo da poter discutere, allora io vado avanti per la mia strada.

FG: Durante quel consiglio, succede qualcosa di strano all’interno del par-tito di maggioranza: da quando é nato, é sempre creato uno scostamento tra segreteria e rappresentanza in Consiglio Comunale. Non é mai stato un matrimo-nio chiaro, certo, pulito. C’é sempre stata discordanza tra quanto veniva deciso all’interno del partito e quanto espresso in Consiglio. Quella sera si é ripetuto tut-to. Due giorni prima c’é stato un comuni-cato ufficiale mandato a tutti gli organi di stampa dal Pd locale, in cui si prendeva-no le distanze da questa decisione della maggioranza, di cui il Pd stesso fa parte. Durante il Consiglio il documento é sta-to citato, in quanto sembrava essere la posizione ufficiale del partito. Essendo lí, ho notato che due teste si muovevano facendo segno ”no”, un’altra invece ha ammesso, era Vasco, i primi due Gian-

nico e Ludovico. Questi sostenevano o che quel documento non esistesse o che loro non ne erano a conoscenza. Un altro comunicato del Pd, in cui si sosteneva l’esatto opposto del primo,veniva esal-tata la decisione della maggioranza circa l’esternalizzazione. Dopo 10 giorni Enzo Lavarra, grande rappresentante Pd, ex europarlamentare, ha sostenuto che non solo il Pd ha fatto bene a prendere le distanze dalla decisione e a chiedere la sospensione in Consiglio, in più ha detto che é cosa buona e giusta che si faccia il referendum affinché la gente si esprima in merito. Il referendum serve anche a capire se questa maggioranza rappre-senta ancora questo Paese.

Come valuta il Referendum quanto a mezzo di partecipazione diretta del po-polo circa le scelte amministrative?

SP: Non discuto del Referendum in quan-to tale o del diritto al referendum. Ma ci sono referendum e referendum. Questo é una pagliacciata. Una pagliacciata pro-mossa da una serie di soggetti che sono stati candidati tutti nella stessa coalizio-

Via Dante, 80

ne alle ultime elezioni. Il tentativo di Ma-strovito, Covella ed altri di provocare una discussione di carattere globale su un tema che non è né di natura sostanziale, né etico, né ambientale, né sociale ma è un atto di natura amministrativa, fa of-fesa alla vera intelligenza di coloro che lo hanno promosso perché sanno che è un referendum inammissibile in quanto chiede che la Città si esprima su una de-libera di giunta. Loro lo stanno facendo in maniera provocatoria per tenere alta la discussione sul tema. Poi se nel Pd o in un altro partito, qualcuno abbocca alle provocazioni non spetta a me giudicare. Io credo che siano atti di ingerenza in-tollerabili nei confronti dell’amministra-zione. A breve convocherò il consiglio per poter formare la commissione che si occuperà del profilo di ammissibilità del referendum, ma basta leggere le norme che riguardano il referendum di Gioia del Colle per rendersi conto che non è mini-mamente ammissibile. Se i cittadini vo-lessero più chiarezza sarebbe giusto che le forze politiche più giovani provocasse-ro la discussione. Voi di PrimaVera Gioia siete i primi che mi chiedono qualcosa sulla vicenda e vi apprezzo non per es-

sere i primi, ma perché date prova di es-sere persone libere che non sono legate a nessun carrozzone di appartenenza: Poi potete avere opinioni divergenti, ma mi ascoltate. Il fatto che io sia rimasto solo sulla vicenda la dice lunga. Io vor-rei confrontarmi con Mastrovito, era lui assessore ai tributi con me, poi Sindaco dopo di me, cosa ha fatto per la tutela dell’ufficio? Dopo Mastrovito quello che é arrivato non lo voglio neanche prendere in considerazione. É grottesco che oggi sottoscrivono il referendum coloro che avrebbero potuto fare qualcosa e non l’hanno fatta.

FG: Il referendum non é una cosa sem-plice, deve sussistere una forte moti-vazione per ricorrervi. Abusarne signifi-cherebbe svilire il valore. Per esempio, non possono essere sottoposte a refe-rendum abrogativo le materie tributarie, cioé le decisioni con le quali vengono imposte nuove tasse. Questo percor-so richiede la ricerca di 50 persone che sostengono il referendum,formano il comitato referendario e presentano il quesito al Comune. Il secondo passaggio prevede la formazione di una commis-

sione formata da un dirigente, il difen-sore civico,che Gioia non ha in quanto Comune con meno di 50 mila abitanti ma che dovrà essere trovato o nomina-to ed in più due esperti giuristi. A questo punto il quesito dovrá essere interpreta-to dalla commissione che dovrà pronun-ciarsi circa la sua ammissibilità. Ho già sentito dire nel ”palazzo” che sarà reso inammissibile perché si parla di delibe-ra di giunta e no di consiglio comunale. Niente di più sbagliato. Se la motiva-zione fosse questa, saremo costretti a ricorrere al prefetto, al TAR; il denaro lo troveremo, la città, le associazioni sono con noi.Questo sarebbe comunque un gran-de errore in quanto il regolamento sul referendum dice che possono essere ammessi a referendum abrogativo tutti quegli atti amministrativi che sono ma-teria di Consiglio Comunale, no che siano emessi dal Consiglio. Esser materia di Consiglio vuol dire che anche una delibe-ra di Giunta che verte su un argomento come questo (cioè l’esternalizzazione di un servizio) é comunque un argomento di Consiglio e come tale deve essere con-siderato e trattato. ¿

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Quando non abiti in un paese dove la mag-gior parte dei suoi abitanti sa o immagi-na ‘a chi appartieni’; quando le tue ca-

ratteristiche somatiche, il tuo accento, le tue espressioni emozionali o il modo in cui muovi le mani tradiscono un’origine straniera, la domanda di chi ti incontra viene spontanea: ‘Da dove vie-ni?’. Dipende da chi te lo chiede e dove, c’é una gradazione di facilità nella risposta: ‘Dall’Ita-lia’, ‘Dalla Puglia’, ‘Da Bari’. Io rispondo sem-pre con ostinato orgoglio ‘Da Gioia del Colle’. Joy of the Hills. Che già soltanto a pronunciar-lo o a tradurlo in inglese mette davvero gioia! Ed io già immagino l’espressione perplessa di qual-che lettore la cui esperienza di vita quotidiana in questo paese suscita una fastidiosa sensazione di noia più che di gioia. Queste opposte reazioni tra me e il lettore credo dipendano dai termini di pa-ragone che si scelgono di usare come metro di giudi-zio. Non farò qui l’apologia e l’encomio di Gioia. Ho vissuto qui troppi anni per non condividere la percezione di molti dei suoi abitanti che talvolta questo paese va un po’ stretto. Vorrei piuttosto elencare quelle bellezze di Gioia che a me in terra straniera mancano e come talvolta queste si mesco-lano a sgradevoli espressioni estetiche e morali. Centro storico: Noto con grande piacere come il centro storico di Gioia sia stato valorizzato mol-to negli ultimi anni nella manutenzione di alcune strutture, nell’allestimento di percorsi tematici e nel suo uso come spazio per espressioni arti-stiche di artisti locali. In questo incontro tra l’antico e il moderno, il passato di Gioia rivive e si rinnova mentre il contemporaneo si avvicina alla memoria e da lì si proietta verso il futuro. Aree verdi. Ogni abitante di un centro urbano per-cepisce l’importanza di poter vedere un po’ di verde tra i cementi colorati. Se poi alla percezione vi-siva si aggiungono anche altri piaceri, come quello motorio di una passeggiata, sonoro dei bambini che

giocano, o verbale delle chiacchiere di quelli sedu-ti alle panchine, allora si può dire che Gioia qual-che spazio verde per la salute e la socializzazione dei suoi abitanti di ogni fascia d’età la offre. Ma queste aree verdi sono completamente sfruttate? Gestione delle risorse. La mia esperienza all’estero mi ha insegnato che la qualità di vita in un paese si misura dalla capacità di chi gestisce l’amministra-zione pubblica e di rendere la vita dei suoi abitanti più facile. Purtroppo risorse non sono utilizzate al meglio per rendere più facile la vita in Paese. Tradizioni. Il ripetere ciclico di certi eventi finisce a volte per risultare banale o superfluo quando è vissuto nella sua ripetitiva quotidiani-tà. Quando vivi lontano, quelle stesse tradizioni a cui non avevi fatto caso per la loro normalità acquistano di nuovo la loro dovuta straordinarie-tà. L’odore di mosto nelle stradine su cui si affacciano le piccole cantine private nelle calde giornate di settembre; l’odore acre delle olive raccolte nei frantoi; la festosa visione dei vas-soi pieni delle più svariate forme di pasta fatta in casa; le passeggiate in campagna la domenica pomeriggio a raccogliere asparagi e cicorielle. Anche questi riti apparentemente banali aiutano a costruire l’identità di un popolo e possono coesi-stere con i riti nuovi del vivere contemporaneo. Le rappresentazioni mentali e le esperienze emoti-ve di un paese sono modellate dal tipo di contatto che il singolo ha con la realtà. La mia esperienza all’estero ha certamente modificato il mio modo di guardare la realtà gioiese. Tanti anni fa lasciai un paese con una fastidiosa sensazione di delusio-ne nel credere che la mia terra natia non potesse cambiare secondo i miei ritmi e forma mentale. Ora, invece, ogni volta che torno, sento che positivi cambiamenti a Gioia sono possibili e credo che l’entusiasmo e l’impegno di alcuni giovani adulti possano rendere la mia terra natia più qualitati-vamente grande e ‘gioiosa’. ¿

QUANDO TORNERAIx

Margherita Carucci

8 PrimaVera Gioia

In un territorio siccitoso come quello pugliese le piogge estive, intense ma rare, e quelle invernali, poco frequen-

ti e durature, risultano insufficienti per l’intero fabbisogno agricolo. Quasi ovun-que si sopperisce così alla mancanza di piogge con la realizzazione di pozzi ar-tesiani che spesso, oltre ad essere molto onerosi sia per la loro realizzazione che per il loro utilizzo, creano anche un dan-no enorme all’ambiente. Il sovra sfruttamento della falda carsica murgiana, quasi sempre ad opera di mi-gliaia di pozzi abusivi distribuiti sull’inte-ro territorio pugliese, causa infatti una costante e pericolosissima salinizzazio-ne delle acque sotterranee. Ciò è dovuto al processo di infiltrazione delle acque sia del mar Ionio che dell’Adriatico al di sotto del nostro sottosuolo per diverse decine di chilometri (tant’è che nel sot-tosuolo salentino è stato verificato che i due mari si incontrano). Naturalmente le acque salmastre e le acque dolci di infil-trazione non si miscelano ma tendono a sovrapporsi l’una sull’altra a causa della diversa densità dei due liquidi. L’acqua salata, più densa, in questo modo fa da “materasso” a quella dolce che è più leggera, Per cui il costante pre-lievo di acqua dolce dal sottosuolo spes-so non permette alla stessa di ricaricarsi con nuovi apporti idrici provenienti dalle aree limitrofe e questo comporta che, soprattutto lungo la costa, i pozzi pre-levino una miscela di acqua salmastra o, peggio, direttamente di acqua mari-

na.Questo dovrebbe far comprendere quanto preziosa sia la risorsa acqua per noi Pugliesi e quanto sia importan-te qualunque forma di tutela e riciclo di essa. L’assenza di una forte coscienza ambientale e di un’educazione al riuso comporta la mancanza di un sistema di valorizzazione e tutela delle acque pio-vane ricadenti nei centri urbani. L’assen-za di una rete cittadina di raccolta delle acque piovane (fogna bianca) in molti co-muni pugliesi ne è il chiaro esempio; d’al-tra parte ciò comporta anche il mancato rispetto del D.Lgs 152 del 2006, “Norme in materia ambientale” che obbliga tutti i centri abitati d’Italia a dotarsi di un siste-ma di fogna bianca.Il comune di Gioia del Colle rientra in questa triste casistica. In passato, qual-che tentativo di recupero delle acque piovane è stato fatto ma purtroppo con scarsissimi risultati. Nel 1983 il comune di Gioia, utilizzan-do cospicui fondi pubblici e avvalendosi della collaborazione dell’ingegnere Ro-manazzi, compilò un progetto per la re-alizzazione della fogna bianca comuna-le. Il progetto, in sintesi, prevedeva che le acque ricadenti nella zona meridionale dell’abitato di Gioia del Colle, venissero convogliate e smaltite in una voragine naturale presente nei pressi di via Vici-nale del Monte. Mentre l’acqua di pioggia ricadente sulla restante parte del centro urbano venisse raccolta e convogliata in un enorme vasca lunga quanto due campi da calcio e profonda più di dieci

metri, situata in Contrada Pavoncelli. L’acqua qui raccolta sarebbe poi stata smistata, tramite una rete capillare di tubazioni, su circa mille ettari di terreni agricoli distribuiti in un’ampia fascia del territorio gioiese. Molte delle opere previste dal progetto furono realizzate tra le quali: l’impianto di sollevamento delle acque posto nei pressi del cimitero comunale (le acque raccolte per gravità nel punto più basso del paese dovevano poi esser trasferite alla vasca di immagazzinamento, posta ad una quota più alta tramite quest’im-pianto), la rete di distribuzione dell’acqua e la succitata vasca.In fase di collaudo, la vasca di raccol-ta fu riempita d’acqua per verificarne la tenuta ma, a conclusione del suo riem-pimento, il fondo della vasca cedette e tutta l’acqua raccolta si disperse nel sot-tosuolo. Da quel momento il progetto fu abbandonato.Oggi ci chiediamo come mai un progetto del valore di diversi miliardi di lire di fondi pubblici sia in fase di totale abbandono e degrado da ormai trent’anni, tenendo ben presente l’importanza della fogna bianca in un paese come Gioia del Colle che tende ad allagarsi ogni qual volta si verifica un temporale di media intensità.

Alcune risposte e soprattutto dei chia-rimenti ci sono stati forniti dall’Ing. Vito Ludovico, consigliere di maggioranza e capogruppo del PD in Consiglio Comu-nale.

Raffaele Sassone

Valeria Spada

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Quali sono state le cause che hanno por-tato alla rottura del fondo della vasca di raccolta?VITO LUDOVIDO: La causa è stata la pre-senza di una grossa cavità carsica al di sotto della vasca. Il peso dell’acqua ha sfondato il sottile spessore di roccia presente tra fondo della vasca e la cavi-tà stessa provocando, oltre alla rottura della guaina di impermeabilizzazione, la dispersione dell’acqua nel sottosuolo. La vasca di accumulo fu realizzata nel punto esatto in cui c’era una cava dalla quale veniva estratto materiale utilizza-to per realizzare l’autostrada A14. Si era comunque a conoscenza che quel-la zona era fortemente carsica e lo studio geologico, che avrebbe dovuto verificare l’eventuale presenza di forme carsiche sotterranee, fu fatto evidentemente in modo poco accurato.

Qualcuno ha mai pensato di recuperare il progetto?Si, io personalmente nel programma del-la mia candidatura come sindaco di Gioia del Colle proposi il recupero e la gestione dell’invaso.

Potrebbe essere ancora utile l’impianto preesistente risalente agli anni ottanta?

Venuto meno il recapito finale (la vasca di accumulo) ovviamente l’ impianto è tutto da riprogettare, rivalutare, realizzare nuo-vamente anche in virtu’ delle nuove leg-gi nazionali e regionali sulla tutela delle acque. Inoltre le pompe esistenti nell’im-pianto di sollevamento saranno sicura-mente logorate dopo tanti anni di inatti-vità. Andrebbe poi recuperata e smaltita in discarica la guaina di impermeabiliz-zazione utilizzata per la vasca. Ancora, la stessa rete di fogna bianca sarebbe da riprogettare anche in funzione della grande espansione edilizia che ha inte-ressato la zona nord est di Gioia del Colle.

In che anno lei propose il progetto?Nel 2008, quando mi candidai al ruolo di sindaco. Come tutti sanno, non fui eletto ma da consigliere comunque mi impe-gnai ad interpellare la Regione Puglia per intraprendere un discorso di recupero del vecchio impianto. Mi fu risposto che prima occorreva risolvere il problema dei Consorzi di Bonifica regionali. Infatti l’im-pianto di acque bianche, seppur inattivo, è comunque gestito da un Consorzio di Bonifica (nei pressi della vasca è tutt’ora attivo un pozzo artesiano che alimenta la rete idrica prevista e realizzata con quel progetto). La Regione attualmente sta cercando di sopprimere i vari Consorzi,

oberati da un forte indebitamento, ma fino alla loro completa eliminazione l’impianto in questione resterà di loro competenza e il Comune non potrà in-tervenire in nessun modo.

Dal 2008 ad oggi cosa è cambiato?Sono stati realizzati piccoli interven-ti (come la stessa rete di raccolta in via Acquaviva) solo per rimediare alle emergenze, come gli allagamenti di aree circoscritte di Gioia, senza però una visione organica e una previsione di un riutilizzo di queste acque.

Tornando al progetto della fogna bian-ca realizzato negli anni ottanta dell’in-gegner Romanazzi, quanti soldi servi-rebbero per recuperarlo e realizzarne uno funzionante?Considerando che, oltre ad essere tut-to da riprogettare, c’è anche da sman-tellare e smaltire i materiali inutilizza-bili e logorati. Il denaro di cui l’opera necessiterebbe sono davvero molti, il Comune attualmente non li possiede e non li possederà mai. Bisognerebbe ottenere i finanziamenti necessari tra-mite fondi regionali o comunitari.

Quindi c’è solo da aspettare?Si, aspettare che la regione risolva il problema dei Consorzi di Bonifica. Successivamente si potrà, anzi si do-vrà, intervenire tempestivamente per sopperire a un grande problema per la nostra comunità.

Siamo dunque dinanzi al tipico impas-se del sistema italiano: fondi pubbli-ci sprecati, risarcimento danni (a chi ha svolto le indagini sulla vasca con estrema sufficienza) mai richiesto, incompetenza degli addetti ai lavori, rigidità burocratiche che impediscono il cambiamento. D’altra parte risulta paradossale la posizione delle istitu-zioni, che puntano a sensibilizzare l’at-tenzione pubblica sulla necessità della raccolta differenziata dei rifiuti e al contempo sottovalutano la valorizza-zione di una risorsa primaria e sempre più rara come l’acqua. ¿

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fluenza: su 22’748 gioiesi aventi diritti al voto, si sono recati alle urne 16’900. In percentuale si traduce in un 74% di affluenza, ben 12 punti in meno rispetto alla scorsa tornata elettorale del 2008, che aveva registrato l’86% di affluenza.Considerando il calo, considerando la scelta da parte dell’eletto-rato di appoggiare il Movimento/Partito di Grillo, i grandi partiti escono sconfitti dalla scorsa campagna elettorale. Lo stesso Pdl che ha vinto nella nostra Città, ha registrato un calo di pre-ferenze rispetto alle scorse elezioni. Nel 2008 si sono registrati i seguenti i dati: 8’231 voti per Berlusconi alla Camera e 7’733 per il Senato. Un netto dimezzamento di voti. Ben 7’949 pari al 24% sono i voti portati a casa (da Gioia del Colle) dal Movimento 5 Stelle: è stato il seggio 6 della Scuola Elementare San Filippo Neri il più “grillino”: 233 preferenze per il Senato e 278 per la Camera. Una campagna ben riuscita quella di Grillo che ha raccolto voti da bacino di utenze molto trasver-sale: dai più giovani (probabilmente la volontà di far votare an-che i sedicenni è legato proprio a questo) a chi, ormai stanco di una politica malata (quella degli ultimi vent’anni), ha voluto dare fiducia al nuovo movimento. La coalizione del centro sinistra vince in Italia ma non a Gioia del Colle: il gruppo capeggiato da Bersani porta a casa solo 3’991 voti, il 26, 94% per il Senato (2’925 voti per il Pd; 892 per Sel e 174 per il Centro Democrtatico) e 4’062 voti per la Camera, cioè il 25,01% ( 2’915 per il Pd, 960 per Sel e 187 per il centro Demo-cratico). Esce quindi sconfitta la coalizione ma non si abbatte: già si pensa al domani.La corsa al Parlamento da parte dei nostri concittadini è sfu-mata: nessun candidato gioeise andrà a Roma. Neanche Enzo Lavarra del Partito Democratico.Gioia del Colle si conferma di centrodestra. Non sono bastati otto anni di governo di Nichi Vendola e del centro-sinistra alla Regione e nemmeno l’avanzata del Movimento 5 Stelle per mo-dificare questo dato. Speriamo adesso si inizi a fare della vera politica e si finisca di protestare. ¿

La campagna elettorale che ha interessato il nostro Paese lo scorso mese, è stato un iter molto variegato di perfor-mance di tutti i politici (e di quelli che non si definiscono

tali) che fra comizi, talk show e urla di piazza, hanno portato i cittadini a scegliere il proprio leader consapevolmente, o meno, puntando sull’elettorato borderline che ha determinato l’esito finale.I numeri dichiarano vincitore la coalizione del centro-sinistra (Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà; Centro Demo-cratico), ma proiettandoci in uno di quei format americani dove viene proclamato il vincitore con la fatidica frase “The winner is”, la statuetta d’ora viene largamente concessa al Movimen-to 5 Stelle, che anche a Gioia del Colle riesce a portare a casa un pugno significativo di voti.Nonostante queste due premesse (vincita del centro-sinistra e M5S il “partito” più votato), nella nostra Città vince il Popolo delle Libertà (Pdl) : 5’144 voti per il Senato (il 34,72%) e 5’310 voti per la Camera (il 32,69%). Un voto quello di Gioia del Colle che rispecchia l’andamento Regionale: la Puglia è fra le regioni che ha segnato più ics sul simbolo recante il nome “Con Berlusconi”. Il seggio che potremmo definire berlusconiano per eccellenza è il numero 15 della Scuola Media Carano, dove si è registrato il maggior numero di voti per il Popolo delle Libertà: 252 al Senato e 278 alla camera. Il primo dato da analizzare su Gioia del Colle è quello dell’af-

PDL PRIMO PARTITO

A GIOIA DEL COLLE

SEGUITO DA PD E M5SMaria Cristina De Carlo

12 PrimaVera Gioia

Cosa significa essere l’anima di una piccola libreria a diffe-renza un grande bookstore in termini di servizi e di rapporti umani?Ci teniamo a sottolineare che noi siamo prima di tutto lettrici, poi libraie in quanto le scelte che facciamo sono legate princi-palmente al nostro gusto. Questo è uno dei motivi per cui da noi trovi libri che non ritirano altrove, spesso fuori catalogo, ma che abbiamo fortemente voluto. La differenza dalle grandi librerie è sicuramente la scelta dei libri, la freddezza del rap-porto con il cliente, nonostante talvolta si abbia l’illusione che del libraio si possa fare a meno, che sia poco più che un com-messo, e non appunto un conoscitore di libri che allestisce il suo spazio e consiglia la sua clientela.Quali sono le difficoltà e quali le ragioni di maggior soddisfa-zione?La ragione di maggior soddisfazione è il feeling che si sta creando con i nostri clienti. All’inizio è stato difficile perché i gioiesi hanno un atteggiamento negativo nei confronti della novità e tendono a rimanere radicati al vecchio per diffiden-za. C’è molta gente che ancora oggi non conosce la nostra esi-stenza: considerando il settore di cui ci occupiamo, le difficoltà sono all’ordine del giorno. Il libro oggi non si vende facilmente e la concorrenza spietata che ci fa il mercato online non aiuta. In rapporto a questo fattore, non si è competitivi perché non possiamo adottare gli stessi sconti che propone internet né fare consegne con tanto di spese di spedizione gratuita. Però, a nostro vantaggio, rimane il piacere di entrare in libreria con un’idea e di farsi sedurre da qualcosa di opposto, l’ambiente è intimo e accogliente ed esistono dei punti di riferimento sem-pre a disposizione del cliente.In riferimento ai bestsellers più venduti, questo è stato l’anno delle “50 sfumature”, successo spinto da pubblicità e scelte di marketing. “La Librellula” è stata investita da questo “Tsuna-mi” letterario in rapporto alle vendite?No e ne siamo piuttosto fiere. Anche se va assolutamente con-

tro i nostri interessi. Questo per dire che la nostra realtà è fuori classifica rispetto alle vendite nazionali infatti i libri più pubblicizzati sono i meno richiesti e questo rispecchia il tipo di clientela che abbiamo. Vendiamo moltissimo i libri di Gramellini, anche se non li ab-biamo mai consigliati, “Io odio gli indifferenti” di Gramsci; invece quella parte di lettori attratta dai libri pubblicizzati per questioni di marketing può trovarli nei centri commerciali a prezzi scontati, quindi per noi è inutile ritirarli.Qual è la condizione dell’editoria in Italia? Cosa salvate e cosa condannate?Terribile, si pubblica troppo. Lo fanno tutti e verrebbe da pen-sare che ci siano più scrittori che lettori, infatti ogni giorno ri-ceviamo richieste di gente che ci chiede di lasciare un conto deposito libri. Paradossalmente condanniamo la democrazia nel senso che bisognerebbe selezionare e curare di più ciò che esce: non è tutto pubblicabile ma per questioni di mercato la qualità si sta abbassando moltissimo. Mettendoci nei panni del lettore la scelta è ardua perché ci si fida delle grandi case editrici che a volte deludono le aspettative. Attualmente, tut-tavia, si punta molto sui bambini e c’è più attenzione verso co-loro che saranno i lettori del futuro.Quali sono i progetti avviati da “La Librellula”?Spesso ci occupiamo della presentazione di libri, allestiamo mostre, promuoviamo corsi di illustrazione. Abbiamo lanciato un concorso di fotografia che sicuramente ripeteremo anche quest’anno e incoraggiamo attività per bambini attraverso la conoscenza in libreria di personaggi della letteratura per l’in-fanzia.¿

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NON SOLO LIBRILaura Castellaneta | / laura.castellaneta.7

PrimaVera Gioia 13

Cultu

ra

1)Partiamo da tre semplici domande. Come, quando e da chi nasce 021?021 nasce nel 2012 da un’idea di Tizia-na Resta che ha voluto realizzare un progetto di consulenza turistica per permettere la realizzazione di eventi e scambi interculturali tra l’Italia e l’este-ro. Definirei 021 un cerchio che si rige-nera attraverso l’esperienza collettiva. Un’esperienza che parte dal passato, si trasforma e diventa futuro. Sono stati fondamentali, per la riuscita del proget-to, gli anni passati a New York poiché, durante quell’esperienza trascorsa oltre oceano, ho imparato a conoscere gli al-tri, a confrontarmi con diverse culture e realtà.2)Quali obiettivi si pone il progetto 021?021 mira a creare opportunità di scambi culturali attraverso diverse formule di viaggio-experience e l’ organizzazione di eventi. L’obiettivo è quello di far si che la comunicazione e lo sviluppo di un lin-guaggio creativo possano rappresentare un saldo ponte fra crisi e progresso.Una delle future mission sarà quella di realizzare un team creativo, con parte-cipazione volontaria, perché crediamo che lo spirito di squadra e di cooperazio-ne sia l’approccio ideale e concreto per combattere l’involuzione.Attualmente 021 collabora con diverse realtà locali ed internazionali. Con Ser-gio Recchia & Maria Castellano vengo-no sviluppati progetti cinematografici (il primo come Art Director e Filmmaker, la seconda come Coordinatrice per Festival ed Eventi); con Giuseppe Resta vengono mantenuti saldi contatti con realtà ol-treoceano. In particolare organizziamo Eventi Fashion & Art Show a New York, Miami e Rio. Inoltre 021 collabora con producers nel campo della moda e me-

dia, con la New York Film Academy e con istituti di lingue per la formazione. 3) In quali settori operate?Il settore prediletto è quello del viaggio formativo. Attualmente sviluppiamo progetti con la Ccttà di New York rivolti a tutti coloro che vogliono vivere un’e-sperienza a Manhattan. Si può scegliere tra il semplice viaggio di piacere oppure i classici corsi di lingua inglese, di regia e cinema, di moda, di fotografia. Ancora, organizziamo matrimoni fra coppie ete-ro o gay all’estero. Per l’anno prossimo ci auguriamo di riuscire a concretizzare l’obiettivo di programmare attività di ac-coglienza di esperienze collettive stra-niere in Italia.4)Il cinema esercita da sempre un forte impatto d’immagine e di comunicazione sulla società.Cinemagic Lab rappresenta la punta di diamante dei progetti di 021. Ci puoi de-scrivere i suoi tratti salienti?Cinemagic è un workshop che si snoderà in tre settimane a New York, dedicato a coloro che vogliano cimentarsi in un’e-

sperienza di regia. Si partirà dalla ste-sura del soggetto per poi realizzalo in short movie. Cinemagic è patrocinato dall’associazione Michelangelo Anto-nioni, nata per commemorare il grande regista italiano.5)Quali sono i futuri progetti di 021?Partiremo con la promozione di Cinema-gic Lab nelle scuole di cinema per poi de-dicarci all’organizzazione di un Evento-LAB rivolto alle scuole pugliesi.A settembre 2013 faremo entrare il pri-mo gruppo di stilisti italiani, emergenti e non, sulle passerelle di Manhattan du-rante la settimana della moda di fama mondiale “New York Fashion Week” (chiunque sia interessato, può scriverci per inviare cv e materiale fotografico).Cogliamo l’occasione per comunica-re la nostra disponibilità a collaborare per lo sviluppo di idee e proposte. Invi-tiamo chiunque sia interessato a par-tecipare ed iscriversi al nostro “team creativo”presso la nostra sede di Gioia del Colle sita in Via Cairoli, 22 oppure sul nostro sito www.zeroventuno.com ¿

Maria Castellano | /maria. castellano.5

021 DAL MATTO AL MONDOEsperienze, viaggi e progetti

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Vanni La Guardia | /vanni.laguardia

Quando e perchè nasce il circolo?Giampaolo: Nel febbraio del 2009 dalla volontà di alcuni ra-gazzi che desideravano condividere un percorso culturale diverso, ritenendo che a Gioia non ci fossero spazi adeguati perchè determinate fasce d’età potessero esprimersi. Il nucleo iniziale era costituito da Giuseppe Procino, Giuseppe Mancino, Maria Cristina De Carlo, Dario Milano ed era nato dalle ceneri di Rifondazione. Muoveva i primi passi tra mille difficoltà: basti pensare che le prime riunioni erano svolte a luce di candela nel nostro storico locale di via Mastandrea, perchè mancava la corrente elettrica.Il primo consiglio direttivo era costituito da ragazzi giovanissimi (non superavano i 23 anni) ma che aveva-no ben chiara l’idea di tenere separato il nascente contenitore di azione socio-culturale, dalla politica intesa in senso “parti-tico”: per regolamento i membri del consiglio direttivo dell’Arci possono avere una tessera di partito ma in quello stesso par-tito non possono ricoprire ruoli dirigenziali.

Quali sono state le vostre prime iniziative e quali le prime dif-ficoltà?G.: All’inizio c’era molta curiosità verso di noi e non si avverti-vano le difficoltà, perchè l’estremo entusiasmo ti fa credere di avere tutto il mondo davanti a te. Poi le cose procedono, maga-ri anche bene, crescono i consensi della cittadinanza e diventa tutto più complicato perchè aumentano le aspettative.Il primo evento organizzato è stato il “Rock the Pope”, nell’estate 2009 a Paolo VI. E’ stato un successo ma, per limiti ed inesperien-za, abbiamo avuto numerosi problemi con l’amministrazione comunale (tra l’altro c’è chi ci ha accusato di avere rubato dei soldi). Da quell’esperienza abbiamo capito che, per continuare con serietà e credibilità, le cose dovevano cambiare.

I concerti organizzati qui in sede a febbraio (a cui si riferiscono le foto) hanno registrato affluenze altissime. Tuttavia i vostri primi eventi in sede stentavano a coinvolgere il pubblico gioie-se: come te lo spieghi?

G.: L’Arci degli esordi era avvertito come un corpo estraneo, sia perché spesso nella mentalità comune si crea una sorta di “li-nea gotica” tra “noi” e “voi”, sia per la nostra pecca di apparire come un club esclusivo tra amici; col tempo la continuità e la qualità del lavoro hanno portato all’avvicinamento del pubbli-co gioiese, che ha compreso che l’Arci è uno spazio aperto dove proporre e fare ciò che si vuole.

Quale episodio vi ha fatto comprendere di avere superato l’e-same di maturità?G.: sicuramente il primo “Gioia Rock Festival” ci ha fatto ca-pire che le cose stavano girando bene. E’ nato come iniziativa spontanea perchè notavamo la mancanza di un’organizzazio-ne di spessore.E’ stato quasi sproporzionato: abbiamo ospita-to i Ministri, che avevano da poco pubblicato “Tempi bui”, al-bum che andò benissimo. Ci siamo totalmente autofinanziati con sponsor privati e fondi regionali tramite l’Arci nazionale; il Comune ci ha fornito solo il patrocinio e l’uso del Palazzetto dello Sport. Con l’amministrazione Longo non ci sono mai stati ottimi rapporti, per la visione di un blocco destra - sinistra, a loro tanto cara.

Riguardo invece alle vostre attività sociali, cosa vi hanno inse-

Asso

ciazi

oni FEDELI ALLA LINEA

(LA LINEA C’E’)Breve storia del circolo ARCI Lebowski di Gioia del Colle

foto | Giuseppe Mancino

PrimaVera Gioia 15

gnato, innanzitutto a livello umano?Piero: Quando sono diventato socio Arci era in corso un’attività di accoglienza a favore dei profughi di guerra della Libia e rifu-giati dell’area subsahariana, ospitati dall’hotel Wa.Ro.Si. qui a Gioia. In Arci abbiamo organizzato corsi che amo definire mul-timediali perchè, oltre ad essere finalizzati alla comprensio-ne della lingua italiana, miravano al coinvolgimento emotivo/culturale, per facilitare l’integrazione e una permanenza meno problematica. Purtroppo mi hanno riferito che il loro visto è prossimo alla scadenza. Restano in ogni caso belle storie: ba-sti pensare al ghanese Fuad, che ha un’officina dove ripara biciclette e a Garba, che ha creato un suo brand di magliet-te, grazie all’aiuto di Claudio De Leo.Un’altra bella esperienza è stata quella della collaborazione con Rotary Club e Centro d’Ascolto nella gestione del dormitorio (ricavato dalla vecchia dimora del custode del cimitero). Tuttavia questa collaborazio-ne, pur avendoci fatto scoprire la dimensione umana di altissi-mo profilo di persone di ogni età e provenienza geografica che avevano attraversato il buio della dipendenza da droga e alcol e del carcere, venendone fuori con contagiosa forza interiore, è andata esaurendosi perchè i criteri di funzionamento risul-tano un po’ oscuri. Ci piacerebbe un giorno avere un confronto sereno, in merito.

Cosa avete programmato qui in sede, per i prossimi mesi?G.: vorremmo insistere innanzitutto con le rassegne cinemato-grafiche e gli spettacoli teatrali, perchè non abbiamo gli stessi feedback riscontrati ai concerti. Certo, la musica è più diretta ma noi non siamo esenti da responsabilità. Inoltre sono in can-tiere alcuni dibattiti su temi di politica ed economia, alcuni dei quali non saranno qui in sede e, da aprile, vedranno coinvolti docenti universitari, in collaborazione con PrimaVera Gioia.

Potete darci alcune anticipazioni sul Gioia Rock 2013?P.: Quest’anno abbiamo deciso di sviluppare ulteriormente il nostro festival, unendo le forze con Rockerella e articolandolo quindi in due giorni consecutivi. Il format sarà lo stesso delle due edizioni precedenti ovvero il Gioia Rock è il culmine del MAC, contest per band emergenti: le 3 band finaliste si esi-biranno su quel grande palco e verrà proclamato il vincitore.

Seguirà l’attrattiva più importante: quest’anno miriamo in alto per l’ospite speciale.Inoltre stiamo provando ad accedere a fondi europei partecipando ad un bando grazie all’esperienza in Fitzcarraldo di Marica Girardi.Anche quest’anno ci sarà spa-zio per le altre associazioni, mostre fotografiche, di disegno e stand tematici.Nelle prime riunioni stiamo raccogliendo tan-ti contributi, come i tuoi consigli su come interfacciarci con le band per dare all’organizzazione il giusto spessore e massima risonanza. Stiamo inoltre mettendo su una squadra che lavori su tutti i fronti, suddividendoci in gruppi di lavoro. Un evento può riuscire molto bene anche con poche forze economiche ma tanta collaborazione. Qui nessuno ha uno stipendio ma gra-zie alla volontà comune teniamo in piedi le nostre idee, anche quando vacillano.

Rockerella che ruolo intende giocare?Gualberto: Rockerella nasce per valorizzare la musica gioiese. Con te abbiamo deciso di evitare di ripeterci e di rischiare, pun-tando su questa occasione di crescita, affinchè le band locali possano calcare un palco che ha già una sua storia e possano promuovere le nuove pubblicazioni, particolarmente nume-rose in questo 2013. Inoltre vorremmo favorire una crescita anche di tipo culturale, considerato che si pensa di realizzare una ricerca storica sulla musica gioiese, dagli anni ‘60 ai giorni nostri, che magari a fine luglio possa portare su quel palco, insieme, band attualmente attive e musicisti meno giovani. Vorremmo inoltre allestire un piccolo stand con foto e docu-menti sulla storia musicale gioiese. Ne approfitto per lanciare un appello, soprattutto alle ”vecchie glorie”: fate girare la voce, contattateci attraverso facebook (www.facebook.com/rocke-rellafest) o agli indirizzi [email protected] o [email protected], saremmo felici di ospitarvi già durante le riunioni or-ganizzative e infine sul palco di Rockerella. ¿

16 PrimaVera Gioia

Si è svolto domenica 3 marzo in Piazza Plebiscito il primo incontro di Pro.di.Gio con la cittadinanza, a distanza di un anno dalla nascita del movimento. “La Buona Ammi-

nistrazione: chi l’ha vista?” è stato il filo conduttore degli inter-venti del neoletto Presidente Pierluigi Mancino e del consigliere Donato Lucilla. Numerosi gli astanti che affollavano in cerchio la piazza, complice la bella giornata di sole e il clima post-elet-torale. Dopo una breve introduzione di Donato Colacicco con un appello ai cittadini a non accettare il voto di scambio, barat-tando ciò che è nel loro diritto, Pierluigi Mancino ha ribadito la necessità di informare i cittadini gioiesi sulle modalità di spesa delle somme derivanti dalla maggiorazione dell’IMU, le qua-li, così come appare nella variazione al bilancio del 2012, sono state destinate non a voci di spesa specifiche per il risanamen-to dei debiti comunali (piscina, SPES, ecc. che in ogni caso do-vremo pagare, prima o poi), bensì al solo funzionamento della macchina amministrativa. Non vi è traccia, invece, negli ultimi mesi, di delibere di giunta volte ad incentivare il lavoro giovani-le, così come non è dato sapere quali siano i miglioramenti dei servizi ai cittadini tali da giustificare l’erogazione di compensi extra ai dirigenti per aver raggiunto obiettivi non meglio defi-niti. Vi è poi l’attribuzione di una difesa pagata dal Comune a dirigenti dell’Ufficio Tecnico implicati in procedimenti penali che vedono il Comune stesso parte lesa. Dice Mancino: “E’ come se avessi uno schiaffo da qualcuno e gli pagassi anche l’avvocato”. Infine, le soluzioni di Pro.di.Gio: verifica dell’utilità sociale di tutti i servizi e taglio di tutte le spese non indispensabili, recupero delle somme dovute al comune da terzi (oneri di urbanizzazio-ne, fitto di locali, ecc.), adeguamento del trasporto pubblico alle reali esigenze della città, investimento delle risorse così recu-perate in progetti a favore del lavoro giovanile. Per il consigliere Lucilla, che ha concluso l’incontro, è la mancanza di un’adegua-ta programmazione da parte delle precedenti amministrazioni la causa del progressivo svuotamento dell’Ufficio Tributi, per il quale ora s’invoca come necessaria l’esternalizzazione dei ser-vizi.

A seguire, domenica 10 marzo nel chiostro comunale alle ore 18, si è tenuta la prima Convention del movimento, organizzata

ad hoc per illustrare la propria idea di sviluppo della città: l’arch. Daniela De Mattia si è concentrata sul lavoro svolto dal gruppo sui temi dell’urbanistica, analizzando la “rottura di quell’anello della catena” che lega cittadini, città ed amministrazione e in-dividuando nel PUG (Piano Urbanistico Generale) un’occasione di crescita e di costruzione di una visione condivisa del futuro della comunità gioiese.

Sul piano del welfare, Annamaria Longo ha esposto la sua idea basata sul binomio sociale-cultura. Due le proposte. La prima – non nuova per ammissione della stessa relatrice - è quella del last minute market, che consiste nella raccolta, presso i su-permercati, di derrate alimentari in scadenza da distribuire alle famiglie in difficoltà, in modo tale da ridurre la spesa sociale per il loro sostentamento, reinvestire le somme risparmiate in altre attività sociali e diminuire la produzione di rifiuti. La seconda individua nel ritorno alle origini, inteso come recupero della co-noscenza della nostra storia locale, il motore di un nuovo svi-luppo legato al territorio. In tal senso, la valorizzazione del mu-seo della civiltà contadina gioiese diventerebbe il fulcro di una serie di attività finalizzate a creare un indotto di tipo turistico e artigianale.

Infine, Giuseppe Zileni, imprenditore agricolo e membro del gruppo comunicazione di Prodigio, è convinto che “la ricetta contro la crisi economica sia quella di favorire l’imprendito-rialità sul territorio, con microrealtà economiche positive, che insieme creano sviluppo”. Come fare a finanziarle? Attraverso il crowdfunding (raccolta fondi dal basso), ossia la presentazio-ne in rete di un’idea imprenditoriale, il cui successo può essere valutato attraverso un test di marketing gratuito, dato dal nu-mero di persone che condividono quella stessa idea e che sono dunque disposte a finanziarla, sia pure in minima parte.

In chiusura di serata, un video dal titolo “La formica L(ucilla)”, ri-visitazione in chiave satirica del film di Walt Disney “A Bug’s life” (www.prodigiopergioia.it). Per la serie: quando la realtà politica imita (e spesso supera) incredibilmente la fantasia...provare per credere. ¿

P R O . D I . G I O compie un anno: la I Convention

Maria Marmontelli | /maria.marmontelli.9

Polit

ica

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La mia generazione

ha perso

Q ualcuno mi ha cortesemente fatto notare che sono diventato un po’ prolisso e scontato, più o meno tanto quanto la produzione musica-

le di Laura Pausini, e pertanto mi ero ripromesso di non ricadere più nell’eccesso di retorica che mi contraddistingue. Tuttavia, non so se riuscirò mai a mantenere la promessa, soprattutto non ci riusci-rò oggi, 26 febbraio a.D. 2013. Ho trascorso la notte in uno stato confusionale-depressivo di na-tura collerica, disteso su un divano davanti a una Televisione sintonizzata sullo stesso canale per ore, come non mi era forse mai successo. Neanche il più diffuso tranquillante per cavalli avrebbe po-tuto immobilizzare i miei arti e intorpidire i miei sensi nello stesso modo in cui ci è riuscita la giornata di ieri. Ho iniziato a chiedermi le ragio-ni di questo stato d’animo. Per me, che pure non sono uno fissato con Berlusconi come altri antiber-lusconiani, questa è una sconfitta clamorosa dato tutte le volte che ho ripetuto, negli ultimi mesi, a chiunque, che è impossibile, non può vincere: tecnicamente non lo ha fatto, ma solo tecnicamente. Per il centro-destra la politica al tempo dell’an-tipolitica è certamente meno problematica, perché malgrado le tante trasformazioni in atto il risul-tato è sempre all’altezza delle aspettative: vince Berlusconi. Di fatto, ancora una volta il ruolo di leader della sventurata destra italiana è toccato all’unico personaggio in grado di spostare voti in maniera così massiccia, rapida e determinante. I

Rosario Milano

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L’attuazione delle legge anticorruzione n. 190 del 06/11/2012, consultabile sulla Gazzetta Ufficiale, obbliga le pubbliche am-ministrazioni al rispetto di alcune disposizioni per la preven-zione e la repressione della corruzione e dell’illegalità al suo interno. Finalmente, anche a livello locale, qualcosa inizia a muoversi. A tale proposito, potremmo ricordare come il tema della trasparenza sia stato trattato durante le ultime elezioni comunali. Molti di noi avranno visto recapitarsi a casa, in puro stile berlusconiano, quella specie di contratto chiamata “Polizza di assicurazione sulla legalità” con firma autografa in calce del candidato sindaco Piero Longo . Altri avranno fatto attenzione al capitolo “Politica amministrativa” del programma politico del movimento Pro.di.Gio. Tra i vari punti, in entrambi i casi, si fa leva sull’istituzione di un registro patrimoniale visibile pubbli-camente, contenente le dichiarazioni dei redditi di tutti gli am-ministratori e l’elenco di tutti compensi maturati. La delibera di consiglio comunale n. 49 del 13/10/1995, in attesa di probabili modifiche da approvare nel consiglio comunale del 12/03/2013, regolamenta l’istituzione di tale anagrafe patrimoniale in 7 arti-coli, da cui si evince che il suddetto registro contenente stato di famiglia, dichiarazioni dei redditi, dichiarazione dei diritti reali su beni immobili e mobili, quote partecipative e azioni di società di sindaco, assessori e consiglieri Comunali, deve essere ultimato entro 3 mesi dalla proclamazione della neo squadra di governo, pena la sanzione amministrativa. A favore del cittadino è posto l’articolo 7 che gli da diritto alla libera consultazione. Avvalen-dosi di tale diritto, una rappresentanza di Pro.di.Gio. ha fatto sentire il fiato sul collo ai diretti interessati, chiedendo di visio-nare il registro per ben due volte. Al primo tentativo (08/11/12), nonostante la data di scadenza per la presentazione di tutta la documentazione fosse il giorno seguente, si è appreso che meno della metà degli amministratori aveva fornito i propri dati, depositati poi in maniera completa da tutti in meno di un mese. Attualmente i redditi sono consultabili come per legge (n. 69 del 18/06/2009 art. 21) sul sito istituzionale del Comune, assieme, tra l’altro, a dati informativi sul personale, sulla ge-stione economica e finanziaria dei servizi pubblici. ¿

ANAGRAFEPATRIMONIALE: online gli stipendi dei nostri amministratoriFilippo Linzalata | /filippo.linzalata

Sul sito le indennità e i redditi

lordi di tutti gli amministratori

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motivi sono tanti. Per comprendere l’esigenza di leadership forti è sufficiente fare riferimento alle teorie della Scuola di Francoforte, che dimo-strano come questi siano caratteri comuni al mondo moderno. Del resto, Vanna Marchi e i vari guru della magia che affollano l’Italia più della sagra di Harry Potter dimostrano quanto noi tutti siamo votati alla ricerca di un pensiero comodo e confor-tevole, anzi magico. Silvio è riuscito a trasferi-re sul piano politico le esigenze della credulità, trovando in lui l’uomo che dà asilo ai sogni e ai desideri piccolo borgesi di ognuno di noi; un gran-de incantatore che assolve appieno alla funzione pedagogica dell’economia di mercato: privatizzare i beni e collettivizzare i sogni. Che ci sia qual-cosa di patologico nella scelta di Berlusconi pre-mier è dimostrato anche dai ripetuti fallimenti dell’Instant Poll in questi anni. All’uscita dei seggi e in ogni ambito sociale individuare gli elettori di Berlusconi è quasi impossibile: un sen-so si disagio li assale, non riesci a fare coming-out, ma nel segreto dell’urna le pulsioni profonde, l’illusione delle promesse e la certezza dei com-pensi garantiti di spinge a dare ancora il tuo si al grande zio Silvio. La democrazia non esiste, o semplicemente non funziona, perché il nostro futu-ro non può essere messo nelle mani di gente che si reca alla posta chiedendo il rimborso dell’IMU e solo perché gli e lo ha scritto Berlusconi. Aver vissuto un periodo all’estero non ti aiuta a com-battere questo stato di asfissia. Non credo che l’individuo debba essere orientato dai giudizi al-trui, così come un popolo sovrano non può dipende-re dai dettami e dai giudizi della stampa e dei governi esteri, tanto più se si tratta degli snob commentatori d’oltre Manica. L’ intervista all’au-tore del libro Good Italy, Bad Italy, Bill Emmont, l’ex editorialista del “The Economist” (trasmessa dalla BBC4 dal desolante “Bunga Bunga Bar Pizze-ria”, South London ) e le immagini del documentario dall’omonimo titolo ingenerano un senso di disagio e di rabbia che ti ricordi per molto tempo, come al tempo delle medie quando da piccolo i maschietti alludono alle abitudini sessuali di tua sorella o tua madre. Non parlo di vergogna, come i tanti che scappati all’estero dichinarono di vergognarsi per l’Italia e s’indignano per i risultati elettorali ma che alla fine non votano neanche, spesso solo per pigrizia. Le ragioni di questo disagio sono innanzitutto legate a questa sconfitta: per anni ci siamo battuti per cancellare Mr. B; ma è stato lui a vincere. L’idea che dopo quanto successo in que-sto Paese a partire dai primi Novanta, la classe dirigenziale dei partiti eredi a sinistra della tradizione democratica italiana (democristiana, socialista e comunista) non sia ancora riuscita a trovare argomenti diversi da quelli antiberlusco-niani, non abbia creato quel consenso necessario a costruire una credibile classe di governo mi atter-risce. Abbiamo permesso al berlusconismo di conti-nuare, dopo aver quasi conosciuto il precipizio,

ancora una volta, a costituire una variabile della politica italiana. Di certo, il fenomeno che ana-lizziamo ha perso questa particolare forma in Ita-lia, ma in realtà è espressioni di mutamenti della struttura e di fenomeni politici più diffusi - che partono dal 1989 e passano attraverso la mattanza di Genova e dell’11 settembre - che hanno segnato la resa delle comunità politiche organizzate. Sen-za più la fede ideologica e la militanza e, più in generale, tramontata l’idea di bene comune e di appartenenza, la classe non riesce più a riempire l’immaginario dei cittadini, oramai esclusivamente votati alla propria lotta per la sopravvivenza e orientati alla soddisfazione degli obiettivi inti-mamente personali. L’individualizzazione dell’esi-stenza ha sconfitto l’idea di una comunità d’inte-ressi all’interno di una classe sociale. Sul piano politico-elettorale, sotto la spinta della Storia, è accaduto ciò che era in atto e ampiamente preve-dibile da molti anni a questa parte: il sistema partitico italiano iniziato a sfaldarsi prima an-cora della caduta delle ideologie e dell’avvento della seconda repubblica non esiste più. L’indivi-duo vota come singolo e in quanto tale non ricono-sce più la funzione sociale del partito e delle altre forme di mediazione tra il singolo e la so-cietà politica. Ma il grillismo non ha soltanto sedotto l’uomo qualunque; esso ha dato voce a un dissenso che raccoglie ampi strati dell’elettora-to. In questo caso, le responsabilità per me e per chi come me ha vissuto l’illusione del cambiamento appaiano più evidenti, perché abbiamo sottovaluta-ti i cambiamenti e accettato l’incapacità della nostra classe politica, di un’opposizione inesi-stente, che sono le nostre stesse incapacità. A sinistra, nessuno ha voluto capire; in molti hanno per anni fatto finta di ignorare, convinti che le cose sarebbero potute, in qualche modo, tornare a un ordine normale. E Gioia del Colle non costitui-sce certo un’eccezione. Tutti vedevano le sezioni vuote, in molti sapevano che senza discussioni, senza una revisione dei meccanismi gerarchici e verticali che determinano la vita di partito nelle stesse formule degli anni Settanta, saremmo giunti a questo punto. Nella scorsa legislatura avevamo lasciato fuori dal Parlamento quei partiti che ave-vano portato, nei primi del Novecento, le masse all’interno del sistema politico. Oggi, all’inver-so, i partiti sopravvissuti hanno perso perché le masse hanno deciso di rientrare in politica, anche se con modi e assetti ideali differenti, utilizzan-do un ingresso diverso e che non fosse occupato abusivamente da quadri di partito ossessionati dalla conservazione del potere. Alcuni punti del programma del M5S rimandano al bisogno di ordina-rietà che s’impone oggi in Italia, prima ancora dei contenuti politici degli atti di indirizzo di go-verno. Come qualcuno mi ricordava alcuni giorni fa, circa dieci anni fa da militante del Partito della Rifondazione Comunista per protestare contro Ber-lusconi e l’inerme opposizione portata avanti da

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D’Alema e compagnia proiettavamo in maniera alter-na spettacoli di Paolo Rossi e di Beppe Grillo. Paolo Rossi è troppo strafatto per la politica, Grillo invece no. Sapevamo perché proiettavamo Grillo, piuttosto che i leader del nostro partito: egli diceva le cose che tutti volevamo sentire dire all’opposizione e lo faceva in maniere diretta, utilizzando un linguaggio coinvolgente e diverten-te, lo stesso linguaggio che oggi definiamo, a ragione, populista, ma che nasconde dietro sé una riflessione sui temi concreti priva di calcoli strategici. Utilizzavamo Grillo, pensavamo le stesse cose di Grillo anni fa, ma ci hanno scaval-cati a sinistra perché i nostri leader da decenni sono ormai dediti a coltivare quelle passioni che hanno segnato la degenerazione partitocratica (conflitti d’interessi, clientelismo, rendita po-litica, etc.). Così, mentre Grillo ha iniziato a costituire l’ennesima anomalia italiana, un altro comico in politica, l’unico con i contributi ver-sati dall’ENPALS e uno dei pochi in grado di dire, a suo modo, qualcosa di sinistra in Italia, il mondo neofeudale dei partiti della sinistra ita-liana osservava indolente e continuava a ripeter-si: fin qui tutto bene. Ma il problema, come il protagonista de L’Haine suggerisce, non è la cadu-ta ma l’atterraggio. Oggi molti sono riatterrati sulla terra, o almeno così spero. In estate ne avevano avuto un assaggio con i ‘prodigiosi’, ma anche allora le risposte furono difficili da com-prendere. Ricordo le parole di un ex-militante gio-iese che commentando la propria sconfitta eletto-rale nicchiava: “l’antipolitica ha sconfitto la buona politica”. Immagino non sia cambiato il suo giudizio e che egli resti ancora profondamente con-vinto di incarnare le leggi della storia e le re-lative attese messianiche, di essere per questo destinati alla vittoria anche nella sconfitta, come lo erano i serbi di Kosovo Polje. I leader di SEL e del PD della stessa gioietta, tutti protesi a trovare le alchimie per i congressi, per mante-nere gli equilibri, si dimostrano poco attenti ad analizzare la Storia che passa e travolge ogni cosa. Le risposte sono paradossali. Dov’è il lin-guaggio nuovo e dove sono le formule di partecipa-zione trasparenti che consentano di partecipare su di un piano di parità alla vita partitica? Dove sono i contenuti, dove è la sinistra? Il reddito di cittadinanza, che sarà antieconomico e inadatto alla retrograda Italia, non è altro che il salario garantito che per anni O’Zulu ha cantato e che per anni noi abbiamo cantato? Per capire le logiche che governano il Partito Democratico a Gioia del Colle occorrerebbe frequentare un Master in controspio-naggio, mentre il cittadino sconfitto da una moder-nità troppo invadente e alienante non ha più la pazienza per occuparsi dell’Arcana Imperi. Le fab-briche di Nichi avevano provato a introdurre un po’ di fermento, creando nuova aggregazione. Ricordo l’ultima mia esperienza di partito, i veti e le lotte intestine, e ricordo di avere deciso di cer-

care altrove delle persone interessanti con le qua-li discutere di cose e ho incontrato la PrimaVera. Posso contare decine di altri che non senza colpe si sono ritirati in uno splendido isolamento fatto di letture e musica d’Essay, rifiutando quella vita di partito a cui tutto avevano dato e che infondo rigettavano. E ancora, Gianfranco Falcone del PD per l’ennesima volta ci chiede di interrogarci su questa sconfitta. Per quanti interrogativi mi sono posto da quando sono uno sconfitto politico avrei potuto compilare un intero test di quiz, uno di quelli per il concorso da maresciallo. Mi chiedo quando inizieremo a darci delle risposte. Del re-sto, il leadersimo che abbiamo covato in Puglia ci si è rivolto contro, contribuendo a creare il ter-reno fertile per l’emersione di un leader meno poeta e più incazzato, che raccoglie un profondo stato di insoddisfazione e di ineducazione politi-ca che ha sostituito l’identificazione in un capo all’idea di rappresentanza. E si badi bene che Ni-chi è l’unico che è riuscito negli ultimi anni a parlare alle piazze, come fa Grillo, anche se a suo modo: i leader di questa non sinistra ha invece smesso da tempo di parlare, anche in Piazza, di confrontarsi. Nessuno di questi può prendersi il lusso di dire qualcosa di seducente, l’evocazione di cui parla anche il prof. Cafaro non appartiene più a questa sinistra e, più in generale, c’è trop-po trasversalismo per potere dire qualcosa. La piazza, elemento cruciale del suffragio universa-le, non appartengono più ai partiti, che dovrebbe essere la parte responsabile, l’arco costituziona-le. Le parole di Grillo contro il sistema partiti-co ricordano gli infuriati discorsi che negli anni Venti ci portarono prima in guerra e poi all’accan-tonamento della democrazia liberale elitaria, cor-rotta e inefficace. Senza volere stabilire super-ficiali ed emozionali analogie storiche, si pone con urgenza un reale cambiamento di rotta, con una leadership di partito che sia in grado di rappre-sentare, che possa ad esempio controllare e deter-minare l’attività degli amministratori eletti, che sia in grado di parlare soprattutto ai ragazzi che sentono di avere degli ideali e che dovrebbero es-sere sedotti, mentre rifuggono verso il grillismo che ha invece la forza della seduzione della ver-ginità, della normalità europea e della non conta-minazione rispetto alla vecchia e antistorica po-litica dei baroni. Indirizzare e coltivare l’umore delle masse non è impresa semplice, soprattutto se si intende educare politicamente l’uomo della strada; ma rinunciare alla costruzione del consen-so non costituisce una soluzione praticabile, per i rischi legati al populismo. Condizione prelimi-nare per riguadagnare il terreno è accettare la sfida della normalizzazione. In tutto questo è viva la nostra sconfitta, perché se tira ancora questa brutta aria è che perché noi non siamo stati in grado di costruire il consenso intorno a un’alter-nativa, accettando di attraversare indolenti, se-parati in correnti e fazioni, questo nostro tempo.