Press Italia Regioni 06/2007

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www.pressitalia.net Num. 06 - Anno 2007 “Tuscan Sun Festival” Festeggia i suoi primi cinque anni Malaga Sulle note di Fred Bongusto

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Numero 06 - Anno 2007

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“Tuscan Sun Festival”Festeggia i suoi primi cinque anni

MalagaSulle note di Fred Bongusto

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Press Italia REGIONINumero SEI | anno 2007Supplemento al N. 425 di pressitalia.netRegistrazione Tribunale di Perugia n. 33 del 5 maggio 2006

Direttore EditorialeMauro Piergentili

Direttore ResponsabileAlberto Cappannelli

Progetto GraficoMauro Piergentili

RedazioneGiulio Rosi, Paola Pacifici, Gian Giacomo Bei, Maria Annunzia Selvelli, Arturo Fabra, Matteo Scandolin

Foto Copertina l. r. cominicazioni

StampaCentro Servizi “Le Colibrì”Gubbio (PG)

L’EDITORIALE di Giulio Rosi

L’Italia è il Paese piú bello del mondo. Questo allegro ritor-nello, che senza dubbio contiene una verità inoppugnabile, soprattutto nel passato rappresentava lo struggente rifugio sentimentale di chi, volente o per necessità economiche, ave-va lasciato la sua terra per cercare lavoro in Paesi lontani e profondamenti diversi dal proprio. Era il grido consolatorio dell’emigrante, logorato dalla nostalgia, ma anche sostenu-to dalla speranza di un ritorno che il più delle volte non si realizzava. Ai giorni d’oggi lo stesso ritornello ha un sapore diverso. Ed a pronunciarlo non sono più i vecchi emigranti, ma la gente di tutto il mondo. L’unica differenza con il pas-sato è che la frase, in origine pronunciata solo con il cuore, attualmente viene filtrata dal cervello, arricchendosi di un concreto valore semantico, rappresentativo di solidi valori culturali ed economici, che pur lasciando intatto il ruolo trai-nante dell’estetica, sottintende rapporti e valori commerciali indispensabili per un progresso interattivo con tutte le na-zioni. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti e noi cerchia-mo ogni volta di riportarne alcuni fra i più segnificativi. Il casidetto Made in Italy, il Sistema Italia, la storia, l’arte e la genialità non sono dei semplici modi dire, ma il fondamen-to di uno scambio arricchito da ingredienti culturali che lo rendono sempre più gradito al’estero. Ed accanto al folclore prolifera il progresso in tutti i campi, non più come sempli-ce decentramento delle produzioni di massa, ma soprattutto come internazionalizzazione e scambio di risorse tecniche, economiche, commerciali e intellettive. L’Italia è sempre bella come ieri, ma oggi è sempre più una protagonista di rilievo a livello mondiale. Modestia a parte.

Regioni | DUE

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TRE | Regioni

SIENA: NON SOLO PALIO NELLA BELLA CITTÀ LA STORIA DI SIENA È DENSA DI GIOCHI SPESSO VIOLENTI E CRUDELI

Chi dice Siena dice Palio. Oggi è così, ma Siena ha avuto, fin dai tempi più antichi, particolare predilezione per i pubblici di-vertimenti, ed al pari di altre «nobili» città, ha preferito lo scontro fisico dove forza, coraggio, abilità e astuzia, caratterizzarono i vari giuochi che si succedettero nel tempo.Rivedere la storia senese nella prospettiva ludica è una chiave nuova per apprezzarne di più la storia e l’evoluzione antropologica Il Palio, nato nel 1644, è la vita del popo-lo senese. Il territorio della Città è diviso in diciassette Contrade.Ogni Contrada è come un piccolo stato, retto da un Seggio con a capo il Priore e guidato nella “giostra” da un Capitano, coadiuvato da due o tre contra-daioli detti “mangini”.Possiede, entro il suo territorio, una Chiesa con annessa la sede ove viene custodito tutto il suo patrimonio: cimeli, drappelloni delle vittorie, costumi della Comparsa - quelli in uso e molti di an-tica data - bandiere, archivio e tutto quanto altro concerne la vita della Contrada stessa. Ad ogni fantino viene consegnato un nerbo di bue con il quale potrà incitare il cavallo o ostacolare gli avversari durante la corsa. Quindi si procede all’avvicinamento verso la “mossa”, ossia il punto dove sono stati tesi due canapi tra i quali saranno chiama-ti ad allinearsi cavalli e fantini. L’ordine di entrata è stabilito dalla sorte, infatti le Con-trade vengono chiamate secondo l’ordine

di estrazione. La decima e ultima, entrerà invece di “rincorsa” quando lo riterrà più opportuno, decidendo così il momento del-la partenza. Se la partenza non sarà valida, uno scoppio del mortaretto fermerà i cavalli. Quest’ultimi dovranno compiere tre giri di pista per circa 1000 metri e solo al primo arrivato sarà riservata la gloria della vittoria. Chi vince è comunque il cavallo, infatti può arrivare anche “scosso” ossia senza fantino. E passiamo in breve rassegna gli antichi giuochi senesi cominciando da quello del-l’Elmora o dei cestarelli che si praticò a Sie-na nel XIII secolo: un finto combattimento tra due schieramenti composti dagli uomini del Terzo Città contro quelli riuniti di San

Martino e Camollia. Le armi erano di legno e gli scudi di vimini intrecciati (da questi l’appellativo di «cestarelli»). Purtroppo lo scontro che doveva essere «amichevole» terminava spesso con morti e feriti. Altro giuoco era La Pugna, in luogo delle armi di legno, si usarono le mani «nude». Variante del giuoco delle «Pugna» fu la «Pallonata» dove a pugni, spinte e sgambetti, si cerca-va di scaraventare il pallone nella porta degli avversari.Va ricordato anche il «Tor-neo», riservato ai nobili cavalieri senesi. Diverse le Le «Caccie de’ tori» nell’anno 1499 che erano di matrice spagnola. Da un boschetto si liberarono diversi animali: lepri, volpi, tassi, istrici, cervi, cinghiali, che erano braccati da una muta di cani al suono di cor-ni da caccia. Si passò quindi ai tori, mattati pure nella piazza stessa, mentre al suo cen-tro due giovani, seduti ad una tavola imban-dita, mangiavano. Chi, alla fine della caccia fosse rimasto senza aver mai tolto le mani dalla tavola, guadagnava dieci scudi d’oro. Il 25 Luglio 1599 si inaugurò la «Corsa con le Bufale” in cui appariva un carro allegori-co con la bufala infiocchettata e munita di gualdrappa, accompagnata dal «buttero» (fantino) e da dodici «pungolatori». E infine corso nell’ottobre del 1612 si corse un palio con gli asini, che venivano sospinti mentre i pugillatori si azzuffavano tra loro in mischie violente. Come si vede la violenza fungeva da protagonista, esorcizzando i lati peggiori della natura umana.

■ Giulio Rosi

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Regioni | QUATTRO

CORTONA CAPITALE DELLA MUSICA IL “TUSCAN SUN FESTIVAL” FESTEGGIA I SUOI PRIMI CINQUE ANNI

Torna nella splendida cornice cortonese il Tu-scan Sun Festival, ormai definitivamente affer-matosi presso il pubblico e la stampa, nazionale e internazionale, come uno dei più prestigiosi Festival in Europa (tra i primi 3 per la stampa in-ternazionale), e celebra il suo quinto anniversa-rio con quello che sembra essere il miglior cast artistico fino ad ora presentato. Sarà Sofia Loren ad inaugurare ufficialmente il festival il 4 agosto durante un concerto di gala che si terrà all’aper-to in Piazza Signorelli, vero salotto musicale da dove le note risuoneranno per tutto il centro della città. Il concerto sinfonico renderà omag-gio alla vita e alla carriera del produttore Carlo Ponti e sarà diretto dal Maestro Carlo Ponti jr at-tualmente direttore della San Bernardino Sym-phony della California. L’eccellenza musicale che ha conquistato un pubblico sempre più va-sto coniugando respiro internazionale e intimità. Anche quest’anno il festival, definito da subito un festival “rivelazione”, l’appuntamento che ha sbaragliato la concorrenza, vedrà uno straor-dinario parterre di artisti, anzi forse potremmo dire che mai come in questo caso si parla di su-perstar dalla personalità prorompente e in molti casi dalla altrettanto prorompente bellezza, in testa il soprano Anna Netrebko. Grandi talenti, presenza scenica eccezionale, tecnica raffinata, voci meravigliose che in alcuni casi hanno fatto di Cortona la data unica per la loro esibizione o esordio italiani. Una rara occasione, quindi, per ascoltare artisti che girano i teatri di tutto il mon-

do a ritmi vertiginosi e che si ritrovano qui per alcuni giorni trovando il piacere di fare musica insieme: si incontrano, provano, condividono un’atmosfera rilassata e unica, si esibiscono insieme. Per citarne solo alcuni dal cartellone: Joshua Bell, José Cura, Elïna Garanča, Emma-nuelle Haïm, Angelika Kirchschlager, Nina Ko-tova, anche direttore artistico, Viktoria Mullova, il Takács Quartet, Jean-Yves Thibaudet, Nikolaj Znaider e last but not least, il direttore musicale Stéphane Denève, uno dei più interessanti gio-vani direttori a livello internazionale. In aggiun-ta all’abbagliante lista di stelle della musica che si esibiranno nei giorni del festival, la Russian National Orchestra, definita “il meglio che può esistere nell’espressione dell’arte russa” e uno dei complessi orchestrali più richiesti al mondo, che tornerà anche per l’edizione 2007. E ancora, il Tuscan Sun Festival darà il suo benvenuto an-che a due nuove orchestre, invitate apposta per le celebrazioni del quinto anniversario: la Veni-ce Baroque Orchestra, sotto la direzione di An-drea Marcon e il Concert d’Astreé, guidato da Emmanuelle Haïm, affascinante direttrice. Un festival che oltre alla straordinaria qualità, testi-moniata quest’anno anche dalla partecipazione di RAI Radio3, media partner del Tuscan Sun Festival, si è imposto all’attenzione per il rap-porto privilegiato ed “esclusivo” che ha saputo stabilire con il pubblico, il “filo diretto” tra le star e Cortona. Concerti intimi e raccolti, infatti spesso, ma anche sempre più spettacolari, grazie

anche allo scenografico contesto di una Cortona gioiello vocata alla grande musica e centro di attrazione internazionale per un pubblico che ha fatto del Festival del Sole l’appuntamento must della propria agenda. Quest’anno si moltiplica-no le location coinvolgendo alcuni dei luoghi più suggestivi di Cortona come la chiesa di San Francesco, una delle più affascinanti e ricche di storia, dove si tiene il concerto del 13 agosto che anche per questo motivo risulta una data assolu-tamente clou. Una chiesa che per le opere d’arte al suo interno la si può considerare una sorta di piccolo museo. Altri concerti, invece, sono open air come quelli del 4-5 su piazza Signorelli, il salotto per eccellenza di Cortona, o quelli del 14-15-16 agosto nello spazio antistante la chie-sa di Santa Margherita costruita su una chiesa trecentesca di cui si ammira il bellissimo rosone centrale sulla facciata, nel punto più panorami-co della città con vista sull’ampia Valdichiana. E poi la sede storica del Tuscan Sun Festival, dove l’ormai lanciatissima kermesse nasceva cinque anni fa, il Teatro Signorelli, costruito in stile neoclassico nel 1854, raffinato ed intimo, molto adatto ad ospitare concerti di maggiore concentrazione. … il Teatro Signorelli di Corto-na per la stampa internazionale “elevato ai fasti del Covent Garden o del Metropolitan”. Come è ormai tradizione, il Tuscan Sun Festival non è solo musica: molti nell’arco della giornata gli appuntamenti della sezione arte, fotografia, letteratura, discipline orientali, enogastronomia. Mostre, conferenze, conversazioni, reading di poesia, sedute di yoga e tai chi, incontri convi-viali, degustazioni dei migliori vini della Doc Cortona che si svolgeranno nel Chiostro di San-t’Agostino in via Guelfa costruito in stile gotico nel XIII secolo dai monaci Agostiniani e con un bellissimo giardino al centro. A Palazzo Casali invece la mostra sugli ORI ETRUSCHI. Il fon-datore del Festival e Direttore Generale della IMG Artists Barrett Wissman, a proposito del-l’anniversario, ha commentato: “Il Tuscan Sun Festival è un’eccezionale celebrazione annuale delle arti allestita nel meraviglioso scenario del-la campagna toscana. Siamo onorati di avere Sofia Loren alla cerimonia di inaugurazione del festival di quest’anno. La sua presenza è una conferma della notorietà acquisita a livello internazionale dal Tuscan Sun Festival e siamo quindi orgogliosi di celebrarne il quinto anni-versario”.

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CINQUE | Regioni

CONVENZIONE FRA GOVERNO E TELEFONIA MAI PIÙ ISOLATI GLI ITALIANI IN PAESI CON SITUAZIONI DRAMMATICHE

Tramite telefonia mobile potranno esse-re raggiunti con Sms o messaggi vocali i nostri connazionali all’estero in aree isolate da situazioni impreviste. L’Italia è il primo paese a disporre di un siste-ma istituzionalizzato per comunicazioni d’emergenza ai connazionali all’estero”.Per informare tempestivamente i nostri connazionali all’estero su rischi immi-nenti in determinate aree geografiche e per organizzare eventuali operazioni di soccorso, è stata siglata alla Farnesina una Convenzione, fra l’Unità di Crisi del Munistero Affari Esteri e gli Operatori dei servizi di comunicazione elettronica, che prevede, in caso d’emergenza, d’in-viare messaggi Sms o vocali sui cellulari degli italiani all’estero. L’intesa è stata siglata dal sottosegretario agli Esteri, Bobo Craxi, dal direttore generale del-l’H3G Secondina Ravera, dal direttore generale di Telecom Italia Luca Luciani, dal responsabile per le Relazioni Istitu-zionali di Wodafone, Gaetano Coscia e dal direttore per le Relazioni Istituzionali della Wind Romano Righetti. La convenzione - riferisce Inform - nasce dall’esperienza collaborativa maturata negli ultimi anni dall’Unità di Crisi con i gestori italiani della telefonia mobile nel corso di gravissime emergenze all’este-ro, nonché dal lavoro di approfondimen-to giuridico messo in atto con la colla-borazione di altre amministrazioni dello Stato. Alla firma dell’intesa erano infatti presenti, oltre al sottosegretario alle Co-municazioni Luigi Vimercati, il garante per la protezione dei dati personali Fran-cesco Pizzetti, l’avvocato generale dello Stato Oscar Fiumara e gli avvocati Anna Alessi e Stefano Gorelli dell’Istituto per lo studio dell’innovazione della multi-medialità. In considerazione della costante evolu-zione del settore telefonico la Conven-zione avrà un carattere aperto e dinamico in modo da permettere all’Unità di Crisi di recepire tempestivamente le innova-zioni tecnologiche. Sarà cosi possibile, non appena la maggioranza degli italiani sarà pronta a riceverli, fare uso anche dei messaggi video e multimediali.

“L’Italia - ha affermato nel corso dell’in-contro il sottosegretario Craxi - è oggi il primo paese a disporre di un sistema istituzionalizzato per la comunicazio-ne di emergenza ai connazionali in aree di crisi all’estero e molte nazioni del-l’Unione europea hanno già richiesto di prendere visione del testo per potersi dotare di analoghi strumenti di allerta. Bisogna inoltre ricordare - ha proseguito Craxi - che questa Convenzione, volta a sviluppare un’idea di cooperazione fra pubblico e privato assolutamente inno-vativa, cerca di dare un quadro giuridico di riferimento ad una collaborazione, fra l’Unità di crisi e gli operatori del settore telefonico, che è stata attivata per la pri-ma volta in occasione del dramma dello Tsunami. E’ accaduta la stessa cosa an-che durante la crisi libanese di un anno fa

quando nel giro di 36 ore più di duemila italiani, che si trovavano in quel paese per ragioni di studio, turismo e lavoro, furono messi in salvo proprio perché raggiunti da un messaggio sul telefoni-no. Questa Convenzione - ha aggiunto il sottosegretario – rappresenta quindi un momento rilevante della strategia del mi-nistero degli Affari Esteri volta alla tute-la dei 4 milioni di connazionali residenti all’estero e dei milioni di italiani che si trovano nel mondo in via temporanea”. Il sottosegretario alle Comunicazioni Luigi Vimercati ha dal canto suo confermato la disponibilità del proprio dicastero a col-laborare con l’Unità di Crisi su questio-ni cosi rilevanti come l’uso delle nuove tecnologie per la salvaguardia delle vite dei nostri connazionali all’estero.

■ Mauro Piergentili

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Regioni | SEI

Troppo raramente si parla del rapporto che esiste tra cinema e giustizia (nell’accezione più ampia del termine: dal mondo giudiziario a quello poliziesco, etc.). Andando a curiosa-re scopriremmo un materiale vastissimo; ma, limitandoci all’Italia, possiamo notare che il cinema si è sempre occupato della giustizia, nel vasto senso sopra accennato, per pellicole drammatiche come per esilaranti commedie. Nel primo caso, ci riferiamo ad un ventaglio assai vasto di filoni che vanno dai processi di guerra ai grandi casi di cronaca nera che hanno spaccato l’opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti; da denunce di casi di manifesta in-giustizia o di ritardi nello svolgimento dei pro-cessi fino a casi di intoccabilità di persone al di

CINEMA E GIUSTIZIA NELLA FICTION L’OCCHIO INDISCRETO DELLA MACCHINA DA PRESA

sopra di ogni sospetto, con la conseguen-te e dibattutis-sima tematica della legge che sarebbe solo apparen-temente ugua-le per tutti. Nel secondo caso, intendiamo ri-cordare grandi c o m m e d i e degli equivo-ci e colorite cronache di intere giornate trascorse al-l’interno degli uffici giudi-ziari o di forze di polizia. Sul rapporto tra cinema e mondo giudi-ziario sembra sempre che serva l’Ame-rica, quando invece è suffi-ciente ricorda-re che la realtà di una giorna-ta giudiziaria italiana, vista

in tv come fosse una fiction, ha fatto segnare un successo che ha dimostrato come lo spetta-tore si possa avvincere alle vicende giudiziarie; alludo ad “Un giorno in Pretura”. In Italia si è fatto, e talvolta si fa, del discreto poliziesco (fosse pure un po’ bonario e caserec-cio), si dipinge bene un processo o una figura togata, ma non siamo portati per il legal thriller, tanto caro agli americani (pensate, solo per fare un esempio, a “Il caso Paradine” - USA, 1947 - di Alfred Hithcock, con Gregory Peck ed Ali-da Valli), dove il rispetto e la stima per avvocati e giudici è qualcosa di ben più consolidato che non da noi. Tanto che il prestigio che queste figure fanno sì che si dica: “Un avvocato o un giudice resta, un politico passa”. Tornando

a casa nostra, va dato merito a chi ha saputo portare sul grande schermo casi coinvolgenti come quelli relativi a Calvi, Tortora, o all’uc-cisione di eroi togati come Falcone, Borsellino e Livatino. Proprio questi grandi personaggi, nonché i casi giudiziari che spaccano l’opinio-ne pubblica, riescono ad innalzare l’interesse per il filone giustizia. Non si può non fare una breve panoramica della storia del cinema italiano tra aule di tri-bunale, commissariati e stazioni dei Carabinie-ri. Cominciamo con un grande classico della commedia all’italiana: “Un giorno in Pretura” (Italia, 1953) di Steno, con Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Sophia Loren e Walter Chiari. Una giornata tipo (ma non troppo!) del pretore Salomone Lo Russo, interpretato da Peppino De Filippo, dinanzi al quale passano casi di ogni genere. Spicca l’Alberto Sordi-Nan-do Moriconi, che lancia il personaggio del-l’“americano” che, per l’incredibile popolarità raggiunta in questa pellicola, condurrà a voler-gli dedicare un intero film l’anno seguente, “Un americano a Roma”. Il successo della pellicola fa sì che l’anno successivo esca la giornata tipo in commissariato con, per l’appunto, “Accad-de al commissariato” (Italia, 1954) di Giorgio C. Simonelli, con Nino Taranto, Walter Chiari, Alberto Sordi e Lucia Bosé. Di altro spessore è “Il magistrato” (Italia/Spa-gna, 1959) di Luigi Zampa, con José Suarez, Massimo Serato, Maurizio Arena e Claudia Cardinale, che si muove bene tra neo-realismo e commedia rosa, narrando la storia del giova-ne magistrato Andrea Moranti, tra professione e sentimenti. Tra il 1970 ed il 1971 è la volta di una coppia di pellicole italiane che fanno il giro del mon-do, ricevendo i massimi riconoscimenti attra-verso l’impegno di denuncia. “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (Italia, 1970) di Elio Petri, con Gian Maria Volon-té, Florinda Bolkan, Orazio Orlando, Gianni Santuccio. Un alto funzionario della Polizia, sezione omicidi, all’immediata vigilia del suo trasferimento all’ufficio politico, uccide la sua amante, Augusta. Scoprirà, quasi inconsape-volmente, che il ruolo che ricopre lo esenta dall’assunzione della propria colpa. Un giova-ne che potrebbe inchiodarlo, si limita a pensare che ciò che ha visto è solo la conferma che tutti i poliziotti sono criminali, mentre i vertici della

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SETTE | Regioni

Polizia non vogliono lo scandalo, tanto più in un momento in cui le istituzioni sono messe in dubbio come mai accaduto prima. Oscar come miglior film straniero, mette d’accordo anche il pubblico con un eccellente incasso, probabilmente insperato. “Detenuto in attesa di giudizio” (Italia, 1971) di Nanni Loy, con

Alberto Sordi, Elga Andersen e Gianni Bona-gura. Finito agli arresti per errore, il geometra Di Noi vivrà l’incubo dell’errore giudiziario e della detenzione ingiusta, appena tornato in Italia dopo sette anni trascorsi in Svezia. Atto di accusa sulla peggiore burocrazia e sulle condizioni carcerarie. Da lodare il fatto che il

compianto Loy abbia voluto affrontare il tema della carcerazione preventiva senza cedere a facili ipocrisie. Anticipatore di “tangentopoli” è Alberto Sordi. Difatti, non possiamo non ricordare “Tutti den-tro” (Italia, 1984) di e con Sordi. Il film non ha qualità straordinarie, ma la “preveggenza” del comico romano è meritevole della massima attenzione. Tutti i potenti possibili ed immagi-nabili (banchieri, alti personaggi della Chiesa, politici intoccabili) finiscono in un giro di tan-genti sul quale si abbatte il coraggio (ma anche un pizzico di esibizionismo?) dell’irrefrenabile giudice Salvemini, interpretato da Alberto Sor-di. Ma un’amicizia scomoda ed una donna “di troppo” servono da appiglio ai potenti messi sotto inchiesta ed arrestati, che riescono a tra-sformarlo da inquisitore in inquisito. Di assoluto spessore risulta essere “Il giudi-ce ragazzino” (Italia, 1993), di Alessandro di Robilant, con Giulio Scarpati, Sabrina Ferilli e Leopoldo Trieste. Dal libro di Nando Dalla Chiesa, edito da Einaudi, la vera storia dell’ul-tima parte della breve vita del sostituto procu-ratore Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 in quel di Canicattì. Figura eroica nella sua semplicità di persona riservata, fortemente onesta e caparbia, che viveva anco-ra con i genitori (interpretati dagli ottimi Leo-poldo Trieste e Regina Bianchi) e che lavorava cosciente di essere stato lasciato solo, a parte il fugace e non semplice rapporto con l’avvoca-tessa Angela, interpretata da Sabrina Ferilli. Ho conosciuto personalmente l’avvocato Ce-sare Rimini, noto matrimonialista, in occasio-ne del corso di sceneggiatura che seguii all’As-sociazione Nazionale Autori Cinematografici, con il compianto Leo Benvenuti, tra il 1994 ed il 1996, ed ho potuto verificare personalmente le difficoltà che gli sceneggiatori incontrano quando devono affrontare questioni pretta-mente tecnico-legali all’interno dei dialoghi nello script, e quanto risulti a loro preziosa la vicinanza di un togato. Ci sarebbe ancora tanto da raccontare, ma è importante tenere presente come il semplice raccontare storie per il grande (ma anche per il piccolo) schermo possa contribuire all’affer-mazione ed alla difesa del bene più importante di una società: la conoscenza ed il rispetto delle leggi nel segno di una convivenza civile. Bene fa il cinema, così come la tv, a raccontare sto-rie di magistrati, avvocati, poliziotti, attraverso storie di casa nostra, qualche volta sorridendo, ma confidando nel fatto che riescano più spes-so a far meditare.

■ Franco Baccarini

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Grandi speranze RUBRICA LETTERARIAdi Matteo Scandolin

http://www.grandisperanze.net

Regioni | OTTO

Chi ha assistito alla presentazione a Seni-gallia, il 18 aprile, del suo Extra Omnes si ricorderà una Gaja Cenciarelli un po’ sulle sue, molto precisa nel suo ruolo di “autrice impegnata” e responsabile della redazione di vibrisselibri. Una figura completamente diversa da quella ch’è scoppiata alla cena, merito forse anche del verdicchio (divino, credete a me)?Gaja è un vulcano multitasking, come dice lei stessa: impegnata in mille diverse cose e capace di tener testa a tutti i suoi impegni in maniera eccelsa. Scusate, sto scivolando sulla mia saliva, devo aver leccato troppo...Domanda standard, con la quale inizio sempre: parlaci un po’ di te.Sono approdata alla traduzione letteraria che mi dà da (soprav)vivere – collaboro con svariate case editrici – perché per me è e ri-mane la next best thing dopo la scrittura e non volevo svolgere una professione troppo distante dalla parola scritta.La scrittura è il mio primo – e unico – amo-re. Ho pubblicato due libri, un romanzo (Il

cerchio, per le edizioni Empirìa) e quello che è un “ibrido”, un misto tra cronaca e au-tobiografia (Extra Omnes. L’infinita scom-parsa di Emanuela Orlandi, edizioni Zona). Poi, a giugno dello scorso anno, quando Giulio Mozzi ha lanciato la “bomba” di vi-brisselibri tra i collaboratori e i visitatori di vibrisse–bollettino, sono rimasta folgorata sulla via di Damasco e mi sono gettata cor-po e anima in questa meravigliosa avven-tura. Che è per me un’autentica sferzata di energia e di amore a trecentosessanta gradi.Tu guarda, proprio di vibrisselibri volevo parlare! Ci spieghi un poco cos’è?Vibrisselibri è una casa editrice anfibia. Non a caso la nostra collana di saggi si chiama proprio Anfibi, mentre per quella di narrati-va abbiamo scelto il nome Sans Papier, che – secondo la definizione francese – indica una categoria di persone che sono esseri umani come gli altri, ma che non avendo le “carte in regola” non sono cittadini a tut-ti gli effetti. Il motto di vibrisselibri è: «la carta non è tutto, ma aiuta», il che vuol dire che noi siamo, sì, una casa editrice on line, ma anche un’agenzia letteraria - ed è pre-cisamente questo a contraddistinguerci dal magma delle altre case editrici on line - e provvediamo a trovare un approdo cartaceo alle opere che vivono “solo” virtualmente. vibrisselibri non ha la pretesa di dire che a un libro online non manchi nulla. Perciò si propone di procurargli la carta!Ommiddìo, non sono sicuro di aver capito. Facciamo un esempio: io ti spedisco una mia raccolta di racconti (un esempio a caso, eh!). Voi me la pubblicate al volo e mi fate anche da agente?Dunque: vibrisselibri è organizzata per uffi-ci. Siamo una casa editrice online e i nostri uffici sono virtuali, ma non per questo meno reali e professionali. C’è il Comitato di Let-tura, diretto da Lucio Angelini (scrittore e traduttore), coadiuvato da Luca Tassinari e Giuseppe Mauro. C’è la redazione – della quale mi onoro di essere la responsabile – che provvede a un accurato lavoro di edi-

ting e redazione, e che annovera eccellenti professionisti. C’è l’Ufficio Stampa, capi-tanato da Stefania Nardini e Manuela Per-rone. C’è l’ufficio grafica, in cui risplende la stella di Alessandro Simonato. C’è Fabio Fracas, il responsabile del sito web. Ci sono Grenar e Mauro Mongarli, due creature ge-niali e creative che hanno dato vita ai filma-ti di Marisa e di C’è vibrisselibri in tutte le loro versioni. Una volta che il testo viene approvato dal Comitato di Lettura, passa alla redazione che – dopo aver affidato un editor e un revisore all’opera – confeziona il “pacchetto”. Il libro viene pubblicato su http://www.vibrisselibri.net e in seguito, ci attiviamo per trovare l’editore cartaceo.Quanti libri avete pubblicato, in questa formula anfibia?Cinque. L’ultimo nato è Appuntamento dal notaio/Paura della notte di Alessio Paša, uno splendido romanzo in versi. I primi due sono stati L’Organigramma di Andrea Comotti, romanzo fantastico su Piazza Fon-tana, con un linguaggio unico, un vero libro nel libro, degno di Carlo Emilio Gadda (che infatti Comotti ama moltissimo), e un sag-gio di Demetrio Paolin Una tragedia nega-ta che analizza il modo in cui la narrativa italiana ha raccontato gli anni di piombo, e che ha avuto moltissime recensioni (persino un articolo di spalla su Corriere della Sera). La seconda accoppiata, uscita alla fine di febbraio, tratta, tra le altre cose, di un ar-gomento scabroso e di grande attualità: gli abusi sessuali all’interno della famiglia. Ne-nio, dell’architetto e designer Eugenio De Medio, affronta il tema della violenza con grande sensibilità: una narrazione degna di una sceneggiatura. Tana per la bambina con i capelli a ombrellone di Monica Viola è un vero e proprio spaccato che abbraccia due decenni, gli anni Settanta e in parte, gli anni Ottanta. E lo fa con uno stile raffinato e coinvolgente: è un libro di cui non ci si libera tanto facilmente.E i soldi? Giran soldi, grazie a vibrisseli-bri?AHAHAHAHAHAHA!(ehm, diamoci un contegno)Risposta seria: le persone che ruotano attor-no a vibrisselibri – professionisti dell’edito-ria o gente che svolge i lavori più disparati,

INTERVISTA GAJA CENCIARELLIRESPONSABILE DELLA REDAZIONE DI VIBRISSELIBRI

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NOVE | Regioni

ma accomunati da una profonda passione nei confronti dei libri – prestano la propria opera a titolo assolutamente gratuito e vo-lontario. Il che ci permette di essere liberi di pubblicare ciò che riteniamo più qualita-tivamente valido, senza doverci assoggetta-re alle leggi del mercato. I nostri libri sono “mostruosi” proprio nel senso di straordina-ri, di fuori del comune. Un po’ come vibris-selibri.Sì ma... per gli autori?Cito dal sito: «Gli autori dei testi scelti sti-pulano con vibrisselibri un contratto con il quale autorizzano vibrisselibri alla pubbli-cazione in rete e danno mandato a vibrisse-libri per la ricerca di un editore cartaceo. Il contratto e il mandato prevedono che nulla sia dovuto dall’autore a vibrisselibri; che l’autore riceverà, qualora vibrisselibri riesca a vendere a un editore i diritti per la pubbli-cazione in carta, i dovuti diritti d’autore; che una quota del 10% di tali diritti sarà tratte-nuta da, o girata a vibrisselibri.» Fermo re-stando che se l’autore non trova un editore “di carta”, nulla deve a vibrisselibri, che, a sua volta, non dovrà niente all’autore.E a che punto siete, come agenzia lettera-ria? Si vede un traguardo, avete qualche piano, qualcosa?Sì, in effetti qualcosa di grosso bolle in pentola. Ci sono alcuni contatti con editori seri e molto interessati. Prossimamente ne sapremo di più, per ora non c’è nulla di uffi-ciale, ma molto di ufficioso. Spero di poter dare qualche altro particolare a giorni.Urca! Non domando altro, allora...Torniamo alla Cenciarelli scrittrice. «Ex-tra Omnes» è del 2006. Qualche progetto futuro?Sto scrivendo un altro romanzo, il cui in-treccio è un po’ complicato da spiegare ma che parte dal personaggio di un racconto in-cluso in un’antologia uscita l’anno scorso, Allupa Allupa, e pubblicata da DeriveAp-prodi. Il mio problema è trovare il tempo tra una traduzione e l’altra: il libro che sto via via componendo già si dimostra lungo e denso. Credo non sarà facile portarlo a termine. Un altro paio di racconti usciranno in un’antologia. E un racconto sul mobbing sta per essere pubblicato con la formula del copyleft sul sito di FareLibri http://www.bloggers.it/farelibri/, un master per l’edito-ria cui sono stata invitata a partecipare come scrittrice.Apperò! Allora, visto che hai un sacco di cose da fare, ti lascio in pace e ti ringrazio

per il tempo rubato tra un multitasking e l’altro! Ma prima: un libro e un film che consigli, e perché.Ne avrei decine di libri da consigliare. Se proprio devo sceglierne uno direi Hangover Square, di Patrick Hamilton (mi rendo con-to che potrebbe costuire una sorta di conflit-to di interessi, dato che l’ho tradotto io, ma ritengo seriamente che sia uno dei romanzi più belli usciti negli ultimi anni) per i tipi delle edizioni E/O. I motivi sono moltepli-

ci. Hamilton è stato uno scrittore cult, ben presto dimenticato. È autore delle pièce tea-trali da cui sono stati tratti i film Nodo alla gola di Alfred Hitchcock, e Angoscia con Charles Boyer e Ingrid Bergman. Hamilton è un grandissimo scrittore dimenticato che andrebbe assolutamente riscoperto.Quanto al film consiglio - sempre e comun-que - il capolavoro di Sergio Leone, C’era una volta in America. Perché non è solo un film di gangster, è una metafora della vita.

VORREI CHE FOSSE LEI di Lorenzo Licalzi (2006)Rizzoli, 220 pagine, 8,60 €.

Licalzi è l’autore del bellissimo Non so, edito pochi anni fa da Fazi. S’è meritato un premio per il miglior romanzo d’esordio con Io no, sempre Fazi, e dopo aver pubblicato alcuni libri è passato a Rizzoli, che sta ripubblicando Io no e altri romanzi. La scrittura di Licalzi è semplice, molto veloce, divertente. Non sarà letteratura di alto livello, magari: ma leggere Non so è una bellissima esperienza, e soprattutto ti rimane qualcosa, dentro: non proprio tutti i libri di “gran” letteratura possono vantarsi di questa cosa. Vorrei che fosse lei è, purtroppo, il

seguito dai sapori autobiografici di quel Il privilegio di essere un guru. Come il primo libro era spietato nel descrivere un gigolo pratico alla metamorfosi socioculturale a seconda delle “pre-de”, e il suo successivo mutamento in “guru” dopo aver abbracciato le filosofie orientali, tanto il seguito è un tentativo poco riuscito di andare a scavare nella psiche del protagonista (ricordo che Licalzi è stato per molti anni psichiatra) nel tentativo di aggiungergli spessore. Ma il bello di Andrea era proprio nell’essere un maschio senza problemi nel sedurre qualsiasi donna, e le scene più divertenti erano quelle in cui Licalzi metteva alla berlina i tipi più disparati di femmine moderne (e uomini al passo coi tempi). Il libro è piacevole, per carità: ma nella premessa Licalzi dice: «chi è il mostro? Andrea (...) che per un mese fa vivere Maria come una regina, o l’uomo triste, spaesato e privo d’inizative, (...) stanco e sprofondato nelle pantofole?» Anche fosse dav-vero la sua tesi, poteva risparmiarsela.

ALLA GRANDE di Cristiano Cavina (2003)MarcosYMarcos, 207 pagine, €. 13,00.

Alla grande davvero, questo romanzo d’esordio di Cavina. Classe ‘74, nato in provincia di Ravenna (dove ambienta il libro), ha una fantasia viva e scoppiettante, e uno stile sciolto, libero e informale. E ti credo: il romanzo ha per protagonista Bla, un bambino capace d’inventarsene una più del diavolo, nel tentativo (assieme ad alcuni amici) di costruire un sommergibile. Un sommergibile! A Casola Valsenio! Prendi Ca-vlin & Hobbes, togli la tigre e mettici una bicicletta, sbattili nella bassa

padana e aggiungici uno zio espatriato per scappare alla legge, una madre che fa i miracoli per arrivare alla fine del mese, dei nonni da manuale e un padre Disoccupato (nonché mai cono-sciuto), e poi amici dagli impossibili nomignoli, nemici da evitare o da combattere, solitamente ragazzi più grandi del paese, mescola bene e aggiungici uno stile frizzante e lieve. Stile frizzante e lieve però capace di spaccare il cuore quando parla dell’affetto di Bla per la madre, dolcissima, che per campare stira per mezzo paese e deve pagare i danni delle avventure del figlio, mentre tiene a bada i nonni e cerca di non pensare al fratello fuggiasco. E la bassa: l’ultima volta che, personalmente, l’avevo sentita così viva era stato con Guareschi...Un libro “giovane” nella scrittura, nei protagonisti e nell’età dell’autore, che però merita. Asso-lutamente.

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Regioni | DIECI

Undici anni dal crollo la cattedrale di Noto ha riaperto i battenti. Il gioiello del barocco siciliano è stato ricostruito “pietra su pietra”, usando l’arenaria nissena e palazzolese, per mantenere intatto il fascino. Alla cerimonia c’era Romano Prodi, con il presidente del-la Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco e il Presidente della Regione Sici-liana, Antonio Cuffaro. Per la ricostruzione della cupola, che crollò la notte del 13 mar-zo 1996, ci sono voluti sette anni di lavori ed un investimento di 25 milioni di euro. Il restauro, cominciato nel gennaio del 2000, ha impegnato 50 operai al giorno. La rico-struzione è stata eseguita con materiali usa-ti all’epoca, come la calcarenite bianca, ma

assemblati con le moderne tecniche antisi-smiche. Sono risorte così la navata centrale, quella di destra, il transetto destro, il tam-buro, la cupola e la lanterna. Dopo il crol-lo della cupola solo un piccolo settore era rimasto agganciato ai sostegni, ma in una situazione di precario equilibrio. Fortunata-mente a quell’ora l’edificio, già interdetto al culto per problemi di sicurezza, era chiuso e non ci furono vittime. Il cedimento, cau-sato dall’esplosione di uno dei pilastri della navata di destra, riempito da pietre di fiu-me, provocò ampi squarci alle volte delle tre navate della chiesa. Un effetto domino che coinvolse gli altri pilastri dell’edificio, facendo crollare le macerie in un’area di

oltre mille metri quadri. Un vizio costrut-tivo amplificato anche dalla sostituzione, negli anni Cinquanta, del tradizionale sof-fitto a falde con quello in cemento armato, che appesantiva troppo la struttura. Iniziata nel 1693, pochi mesi dopo il terremoto, fu completata solo nel 1770: e’ la piu’ vasta ed imponente della citta’. Nel 1844 fu eretta a Cattedrale da Gregorio XVI e nel 1940 e’ stata dichiarata monumento nazionale. Ignoto e’ rimasto, il progettista del maestoso tempio, anche se recenti studi attribuiscono il progetto a Rosario Gagliardi, anche se la suddetta ipotesi resta tale, non essendo suffragata da documentazioni, le quali ri-sultano sull’opera del secondo architetto, il netino Vincenzo Sinatra, che nella meta’ circa del settecento intervenne attivamen-te su tutta la Cattedrale realizzando anche l’alto frontone della facciata.Il tempio, che si sviluppa su una facciata di ben 40 metri e si eleva su una monumentale scalea a tre rampe di pari ampiezza, lunga 37 metri. La facciata, veramente sontuosa e imponente, e’ il frutto di un misurato eclettismo stilisti-co che ha indotto il progettista a temperare la generale ispirazione barocca con motivi che ricordano le serene strutture del matu-ro Rinascimento. Prima del crollo, l’interno della Cattedrale rivelava gli evidenti gusti dei molteplici interventi dal ‘700 alla prima meta’ del nostro secolo. Appena entrati si aveva la sensazione di trovarsi in una Ba-silica romana tipo S.Pietro. Realizzata in tre navate con la centrale molto piu’ ampia ed alta delle laterali, la chiesa presenta una pianta a croce latina con transetto al cui centro si ergeva la cupola dell’architetto Netino Cassone, alta metri 76 poggiante su un cornicione con una scritta in oro. L’inter-no fu decorato dal bolognese A. Baldinelli e dal torinese N. Arduino fra il 1949e il 1959. Muri e pilastri giganteschi che mai avrem-mo sospettato potessero davvero schiantar-si e cedere con tanta improvvisa fragilita’, reggevano la cupola, la magnifica volta centrale, il transetto e le due navati minori che erano illuminate da 5 cupolette sulle re-lative cappelle laterali. Adesso la Cattedrale è ritornata al suo antico splendore.

■ Paola Pacifici

NOTO, RIAPRE I BATTENTI LA CATTEDRALESETTE ANNI DI LOAVORI PER LA RICOSTRUZIONE DELLA CUPOLA

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UNDICI | Regioni

SPOLETO, MEZZO SECOLO DI FESTIVALUNA SERATA SPECIALE PER RICORDARE GIANCARLO MENOTTI

Domenica afosa di luglio: facendo zap-ping , si cade in una tv locale (ReteSo-le). In un attimo, l’attenzione sale a mille grazie alla amabilità della professoressa Gabriella Ermini, conduttrice, di lungo corso, dello “zibaldino spoletino”.La puntata di domenica 8 luglio è veramente tutta da seguire con il racconto del saba-to dedicato al ricordo ed al compleanno del maestro Giancarlo Menotti, che ,nel lontano 1957, ideò questo ponte cultu-rale nel mondo dello spettacolo tra Au-stralia e Spoleto. Nacque così il Festival dei Due Mondi!!!. Purtroppo il maestro (scomparso a 94 anni, nel febbraio scor-so) non ha fatto in tempo ad assistere alle nozze d’oro con la sua creatura: ma il nipote Francio sta continuando la sua opera.Dopo la messa solenne, all’interno della cattedrale di Spoleto, il sabato sera ha offerto uno spettacolo dedicato ad una opera sinfonica, scritta da Menotti nel novembre 1951 e trasmessa in radio, ne-gli Stati Uniti, alla vigilia di Natale dello stesso anno.La serata raccontata dalla tv ha coinvolto e fatto percepire come pal-pabile, l’emozione di 50 anni di musica, danza, concerti, sinfonie e opere teatrali e lirici che hanno caratterizzato mezzo secolo in Australia, a Spoleto e ed an-che nel Sud Carolina (il terzo mondo del maestro Menotti).Menotti ha trasformato una antica capitale medievale del regno longobardo in un centro di cultura mon-diale a ridosso del boom economico de-gli anni Sessanta. E l’aspetto medievale, intriso di spiritualità francescana e bene-dettina (Norcia non è lontana da Spoleto) ha creato una modernità musicalmente artistica per mezzo secolo. Insomma, un vero santuario della “musica seria”, con direttori d’orchestra, cori, orchestre e cor-pi di ballo di tutto il mondo artistico. Una intervista all’attore Luca Barbareschi è stata emblematica. L’attore ha raccontato come voce narrante l’opera della serata: durante l’intervista si è emozionato nel raccontare il giovane ventenne che ebbe l’onore di conoscere il maestro Menot-ti. Ma le parole di Barbareschi (peraltro, ottimo chitarrista jazz) hanno raccontate le sue sei apparizione al festival dando

grande valore testamentario ai 50 anni. Fuori di dubbio, il governo, nazionale e regionale, deve finanziare l’evento per garantire un altro mezzo secolo di festi-val. E’ fondamentale che gli eredi non litighino per “rompere il giocattolo”. Il festival dei due Mondi è patrimonio uni-versale e merita di vivere senza dovere litigarsi i finanziamenti con i cugini pe-rugini dell’Umbria Jazz (che, da tre anni, hanno portato il jazz in Australia e a New Orleans) . In fondo Umbria Jazz si oc-cupa di musica diversa dall’evento spo-letino: l’Umbria può accontentare tutto il mondo, senza discutere per i finanzia-menti…Il “format” di Giancarlo Menotti è un “brand” unico, come ha detto con-vinto Luca Barbareschi.

Il Festival dei Due Mondi è stato e con-tinua ad essere uno degli appuntamenti culturali più importanti ed innovativi a

livello mondiale. Più celebre all’estero che in patria, non ha rivali nemmeno in Europa che possano condividerne il per-corso e la qualità degli eventi che hanno descritto i suoi 50 anni di vita. Data la lunga storia, è arduo decidere quali even-ti considerare innovativi e quali non, poichè tutte le edizioni hanno richiamato l’attenzione dei media. Ad ogno modo, il primo evento di rilievo che poi ha di fatto lanciato un nuovo modo di fare “esposi-zione” fu la mostra “sculture nella città” in programma nell’edizione del 1962 e curata da Giovanni Carandente: i mag-giori scultori del mondo furono invitati a Spoleto ad esporre le proprie opere non in un palazzo qualunque, bensì nelle vie e nelle piazze della città, dando vita di fatto ad un vero e proprio museo di arte contemporanea a cielo aperto ma allesti-to in un ambiente ricco di storia.

■ Mauro Boschi

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Regioni | DODICI

Forse i piú giovani non lo sanno, ma diver-si anni fa in Italia andavano di moda alcune canzoni che ricordavano la città di Malaga. La più conosciuta di tutte, anche perchè re-siste tutt’ora con l’indimenticabile melodia resa celebre da Fred Bongusto, è intitolata: “Il mio amore è nato a Malaga”. Prima di questa altrettanto popolari furono la “Ma-laghegna”, dedicata alle donne di Malaga e “Rosa di Malaga “. Ma perchè proprio Malaga? Questa pittoresca città spagnola, affacciata sul mare di fronte al Marocco, cui la natura ha regalato un clima stupendo, ha sempre influito sulla nostra fantasia con le romantiche suggestioni della terra anda-lusa, dove tradizioni, passionalità, religio-

sità, trasgressione ed esuberanza pagana, sono gli ingredienti principali di una vita quotidiana ancora a dimensione d’uomo, con dei ritmi che resistono agli allettamen-ti devastanti di un malinteso modernismo. Per molti Malaga è semplicemente la città natale di Pablo Picasso, anche se l’antica Cattedrale, gli importanti reperti fenici, il teatro romano perfettamente conservato, l’Alcazaba con lo spettacolare castello di Gibralfaro che ricorda gli otto secoli di do-minazione araba e l’inconfondible “casco antiguo”, l’hanno fatta conoscere in tutto il mondo per le sue multiformi radici cultura-li. Molti nostri connazionali l’hanno visita-ta di passaggio, perchè nel suo porto fanno

scalo le navi italiane che attraverso lo Stret-to di Gibilterra raggiungono l’Atlantico, per approdare in Marocco, alle Canarie, a Tangeri o proseguire sulla rotta delle Ame-riche. Ma la Malaga di oggi, pur coltivan-do il suo patrimonio storico, folcloristico e sentimentale, è soprattutto una città in linea con i tempi, che rivendicando il ruolo di motore economico dell’ Andalusía, si sente pronta a candidarsi come Capitale europea della Cultura per il 2016. “Per meritare questo successo – sottolinea il sindaco, don Francisco de la Torre – Malaga ha imposta-to il suo futuro su un Piano strategico che comprende una serie di progetti”. Uno dei più importanti riguarda il porto, che avrà una nuova stazione marittima spazi di ri-creazione virtuale, per l’organizzazione di grandi eventi, come esposizioni, concer-ti e manifestazioni. L’elegante lido della Malagueta sarà valorizzato con moderne strutture balneari, parchi litorali, spiagge attrezzate e punti di ristorazione. Analoga-mente si farà per l’aeroporto internazionale dove si concentrano i flussi diretti verso le più famose località turistiche della Costa del Sol da Torremolinos a Benalmadena, da Fuengirola a Mijas, da Marbella ad Estepona fino ad Algeciras, la principale porta spagnola verso l’Africa. Con il colle-gamento ferroviario Alta Velocità sarà pos-sibile raggiungere Madrid in meno di due ore. L’ aumento del traffico ha imposto dei provvedimenti coraggiosi come l’apertura di un tunnel sotto un importante giacimen-to di reperti fenici e romani. Un successivo passo è rappresentato dalla metropolitana, la quale permetterà di collegare il centro con le zone periferiche. Poi c’è la Malaga della “Semana Santa” di Pasqua, uno spet-tacolo, cadenzato sulle note malinconiche delle bande musicali, dove il rito pagano si fonde con quello cattolico esaltando il trionfo di luci, broccati, argenti e ori dei pe-santi simulacri che riproducono le fasi della Passione di Cristo. Ed infine c’è la Mala-ga che più ci tocca da vicino, dove vivono migliaia di italiani e dove l’abbondanza dei matrimoni misti ci conferma che la canzo-ne di Fred Bongusto è ancora attuale.

■ Giulio Rosi

SULLE CELEBRI NOTE DI FRED BONGUSTOMALAGA: CITTÀ COL PIÙ ALTO NUMERO DI MATRIMONI CON ITALIANI

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TREDICI | Regioni

Il panorama teatrale internazionale vede al centro della scena pochissimi autori italiani. Se escludiamo i grandi del melodramma, Verdi e Rossini, da sempre tra i più rappresentati nel mondo, la produzione italiana per il teatro gode ancor oggi di fortuna mondiale quasi esclusiva-mente grazie all’opera di due autori: Carlo Gol-doni e Luigi Pirandello. Proprio trecento anni fa, e precisamente il 25 febbraio 1707, nasce-va a Venezia il grande commediografo Carlo Goldoni, autore di capolavori come La locan-diera e La Bottega del Caffè. Apprezzatissimo all’estero, continuamente studiato, tradotto e rappresentato, a tre secoli dalla sua nascita Gol-doni è l’unico autore di commedie della nostra letteratura che regge di fatto il confronto, nei teatri di tutto il mondo, con il grande reperto-rio internazionale, da Shakespeare a Moliere; il veneziano è considerato uno dei padri della commedia italiana, come recita una targa affis-sa su Palazzo Poli, a Chioggia, città nella quale visse per qualche tempo e nella quale ambientò una delle sue opere più conosciute, Le baruffe chiozzotte. Dopo gli studi in legge che gli erano stati imposti dalla famiglia, il giovane Carlo si interessa al teatro sin dagli anni Trenta del Set-tecento; a quell’epoca Venezia era lo scenario di una fiorente civiltà teatrale, nata in seguito alla riconversione di numerose imprese che, in seguito alla crisi commerciale del Seicento, avevano investito grossi capitali in nuove attivi-tà produttive come la stampa e, per l’appunto, il teatro. Era l’epoca in cui si investiva maggior-mente sui generi popolari, che andavano in-contro ai gusti di un pubblico sempre più vasto, una platea eterogenea, composta non solo dal ceto aristocratico, o dalla nascente borghesia, ma anche dai ceti più poveri: era l’epoca in cui spopolava la commedia dell’arte. Nonostante il successo che questa forma teatrale riusciva ad ottenere ancora agli inizi del Settecento, è un dato di fatto che la commedia stava attraver-sando una fase di involuzione, dovuta alla sua natura stessa; si tratta infatti di un tipo di opera teatrale in cui gli attori impersonano caratteri fissi e la loro recitazione è largamente affidata all’improvvisazione sulla base di un canovac-cio. Così, nel corso nei decenni, l’ispirazione e la bravura degli attori aveva lasciato spazio a moduli ripetitivi e standard, involgarendo e banalizzando le varie situazioni sceniche pur di strappare il consenso del pubblico. Sarà proprio

GOLDONI: IL RIVOLUZIONARIO DEL TEATROSEMPRE ATTUALE A TRECENTO ANNI DALLA SU NASCITA

Goldoni a prendere in mano le sorti del teatro comico italiano e rivoluzionarlo dall’interno, sfruttando la sua sensibilità civile, propria del-l’Illuminismo italiano, la propria conoscenza del mondo teatrale e una spiccata attenzione ai bisogni del pubblico che conferirono alla sua riforma un successo che altri tentativi non riu-scirono ad ottenere. Goldoni inizia così a lavo-rare su due fronti, da una parte la stesura com-pleta della sceneggiature delle commedie, che osteggiava l’impigrimento creativo dei comici dell’epoca, dall’altra si scaglia contro fissità e l’idealizzazione dei caratteri tipica della com-media dell’arte, in nome di un forte realismo sociale e psicologico. Nel 1743 si giunge così alla prima commedia interamente scritta, La donna di Garbo, a partire da questo momento Goldoni otterrà numerosi successi in Italia, in particolare a Venezia, a tratti oscurati dalle pole-miche con numerosi teorici del tempo. Saranno proprio queste polemiche a spingere l’autore veneziano a trasferirsi a Parigi nel 1762, dove alternerà periodi di lavoro teatrale a periodi di permanenza presso la corte di Versailles, come precettore delle figlie del re Luigi XV. Morirà a Parigi nel 1973, dopo aver donato ai posteri un numero impressionante di testi: ben oltre due-cento fra commedie, tragicommedie, libretti di melodrammi giocosi e seri, intermezzi e scena-

ri, oltre che la sua sentita biografia, Mémoires.Lo scorso inverno la televisione italiana ha scelto di iniziare le celebrazioni goldoniane proprio con Mémoires di Maurizio Scaparro, tratto dallo spettacolo teatrale che Scaparro ha diretto con grande successo in Italia negli anni scorsi e adattato da Tullio Kezich e Alessandra Levatesi; il film, trasmesso il 25 febbraio scor-so da RaiDue Palcoscenico, è stato considerato dai critici un atto di amore per il teatro, l’omag-gio a un grande autore veneziano e europeo, ma anche un modo nuovo di vivere il teatro at-traverso l’occhio indiscreto della cinepresa, una storia a più livelli nella cornice meravigliosa e magica di Venezia. Tra le altre iniziative di in-teresse nazionale, oltre alle numerose rassegne teatrali che nel corso dell’anno si svolgeranno e si sono svolte per festeggiare il padre della commedia italiana, segnaliamo quella del Vati-cano, che ha celebrato filatelicamente la nascita di Goldoni, con l’emissione di due francobolli (0,60€ e 0,85€) e un foglietto (con un franco-bollo da 2,80€) davvero innovativo, perchè sagomato a formare un siparietto e addirittura risulta apribile, svelando così il francobollo in esso contenuto ma soprattutto un coloratissimo palcoscenico con tanto di attori nei costumi set-tecenteschi.

■ Serena

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Regioni | QUATTORDICI

La spasmodica attesa dei numerosi fans di Harry Potter sparsi in ogni parte del mondo si è conclusa. L’uscita, lo scorso 21 Luglio, del settimo e ultimo libro della saga, “Harry Pot-ter and the Deathly Hallows”, ha, infatti, posto la parola fine alle avventure del maghetto più famoso del mondo. Tutti e sei i libri della saga magica, che conta 325 milioni di copie in tutto il mondo ed è stata tradotta in 64 lingue, sono stati a lungo i numero uno delle classifiche internazionali dei libri più venduti. La saga fantasy di Harry Potter è una serie di sette ro-manzi ideata dall’autrice J. K. Rowling negli anni novanta, ambientati principalmente al-l’interno della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Ogni libro della saga rappresenta

un anno nella vita di Harry a Hogwarts. L’in-tento della scrittrice era di giungere a sette libri (la scuola dura infatti sette anni), in ciascuno dei quali l’atmosfera è un po’ più cupa rispetto a quello che lo precede e Harry, affrontando le insidie sempre in agguato, diventa via via piú maturo. Le indiscrezioni circolate nel 2004, che davano come possibile la stesu-ra da parte della Rowling di un ottavo libro della saga, sono state smentite dalla scrittrice. Infatti, a sua detta, con il settimo libro saranno risolti tutti i quesiti. “Ho sempre saputo che la storia di Harry sarebbe finita con il settimo libro ma dirgli addio è stato difficilissimo”, ha confessato l’autrice J. K. Rowling sul suo sito internet. “Quasi non riesco a credere - ha ag-

giunto - che ho finalmente scritto la fine che avevo immaginato per così tanti anni. Non ho mai provato in vita mia un simile miscuglio di forti emozioni, non credevo ci si potesse sentire contemporaneamente tristi ed eufori-ci”. I primi a sapere come finirà questa saga saranno, dunque, lettori inglesi ed americani. Il libro, infatti, non è ancora disponibile negli altri paesi. In Italia la casa editrice Salani, che pubblica Harry Potter , è entrata in possesso del libro solo il 21 Luglio, e molto probabil-mente, per tradurre il testo ci vorranno fino a 5 mesi, il che fa supporre che questo uscirà in Italia solo a Natale 2007, o addirittura ad ini-zio gennaio 2008, con il titolo “Harry Potter e le Reliquie della Morte”. Nato nel 1997 con la pubblicazione in Inghilterra del primo libro“Harry Potter e la Pietra Filosofale”è subito un successo in tutto il mondo. Harry Potter sbarca negli Stati Uniti con un numero impressionante di copie: otto milioni e mezzo per la prima edizione. Il libro verrà pubbli-cato simultaneamente nel Regno Unito, Ca-nada, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda e Singapore. In Italia ha una tiratura iniziale di 20.000 copie vincendo il “Premio Cento”, riconoscimento dedicato alla letteratura per ragazzi. Nell’era dei videogiochi e di internet, J.K. Rawling ha dato una scossa al torpore dell’editoria, da tempo in crisi. Ragazzi di tut-to il mondo leggono i suoi libri e si appassio-nano alle vicende di Harry. Sicuramente non è il valore letterario dei libri ad averne decre-tato il successo. Lo stile accattivante, la narra-zione fluida, ricca di colpi di scena, rendono i romanzi della Rawling una buona lettura per lettori di tutte le età. Ma non sono certo dei capolavori dell’editoria. Le ragioni dello straordinario successo della saga sono da ri-cercare altrove. Ma Harry Potter è anche un fenomeno cinematografico. Ben cinque capi-toli della saga sono diventati films, ultimo in ordine di tempo “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”, uscito nelle sale lo scorso 11 Luglio. La Rawling, che con i diritti sul personaggio è diventata la seconda donna più ricca della Gran Bretagna (dopo la regina), conclusa la saga, si consolerà presto. Le hanno, infatti, offerto un supercompenso per inaugurare nel 2009 ad Orlando, in California, il primo Parco a tema su Harry Potter.

■ Anna Lonia

HARRY POTTER: L’ATTESA È FINITAIL SETTIMO LIBRO DELLA SAGA DEL MAGO IN LIBRERIA

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QUINDICI | Regioni

STIPULARE NUOVI PATTI CON LO STATOALLA CONFERENZA DELLE REGIONI E PROVINCE AUTONOME

Milano. All’indomani dell’incontro con il ministro per gli Affari regionali, Lin-da Lanzillotta, in materia di federalismo, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni si dichiara ‘’soddi-sfatto’’ dell’esito, soprattutto perché lo stesso federalismo appare come ‘’una garanzia per tutti i cittadini’’. ‘’Sono soddisfatto - ha osservato a margine del-l’esercitazione nazionale di Protezione civile ‘Valtellina 2007’ - perché final-mente il governo nazionale ha accettato la nostra impostazione e, quindi, ha fis-sato con noi una data, entro la meta’ di settembre, per l’avvio delle negoziazioni tra lo Stato e la Regione al fine di dare il via al federalismo differenziato: quello che la Lombardia chiede da tempo’’. A giudizio di Formigoni, sempre in materia di federalismo, ‘’in questo anno abbiamo raccolto una larghissima convergenza tra le forze politiche, un sostegno fortissi-mo dalla società civile, da parte dei sin-dacati, di Confindustria, degli artigiani e dell’universita’. Tutti d’accordo - ha proseguito - nel chiedere che la Lombar-dia possa esercitare alcune competenze in piu’’’.

Torino. La Sezione regionale di control-lo per il Piemonte della Corte dei conti ha esaminato le risultanze contabili del Rendiconto 2006 della Regione Le previ-sioni iniziali del bilancio 2006, approva-to dal Consiglio Regionale, “pareggiano in termini di competenza e ammontano a 16.449.808.649,66 euro (comprensi-vi di un avanzo finanziario presunto di 215.000.000,00, un valore che è circa il 50% di quello relativo alle previsioni iniziali del 2005)”; sul versante delle entrate spicca “un netto miglioramento del trend di crescita” (14,07%) rispetto a quanto rilevato nel precedente referto, attribuibile ad un incremento dei tributi propri della Regione, che compensa in buona parte una contestuale diminuzione dei contributi e delle assegnazioni del-lo Stato, ma anche ad un aumento, del ricorso al debito “che finisce con il co-stituire quasi il 20% del complesso delle entrate di competenza”. La Corte osser-

va, poi, fra l’altro, “un calo drastico ne-gli accertamenti”, un aumento dei residui attivi totali e un “deciso aumento rispetto al 2005 (22,48%)” degli stanziamenti di competenza, non sintomatici, però, di una migliorata capacità di pianificazio-ne, ed un “notevole aumento per le spese correnti”

Cagliari. La Giunta regionale della Sar-degna ha approvato il Piano 2007 per l’immigrazione che prevede interventi per un milione 200mila euro per la rea-lizzazione di azioni in favore dei cittadi-ni immigrati che risiedono in Sardegna. Le risorse riservate all’Amministrazio-ne regionale sono destinate al finanzia-mento di progetti innovativi nel campo dell’assistenza all’immigrazione; al fi-nanziamento di interventi relativi all’in-terazione programmatica della Consulta regionale per l’immigrazione con i terri-tori interessati tramite incontri itineranti con le istituzioni territoriali quali Provin-ce, parti sociali, enti locali e Associazioni di immigrati; ad un sistema di raccolta e studio, in collaborazione con le Univer-sità sarde, che consenta di incrociare dati sulle diverse e specifiche tematiche in tema di immigrazione, dall’inserimento lavorativo ai ricongiungimenti familia-ri, dall’integrazione scolastica e socio-culturale al problema abitativo, dalla formazione professionale all’assistenza sanitaria, al fine di costituire un centro unico di raccolta dei dati in materia e la definizione di norme realmente innovati-ve e più vicine agli immigrati.

Bologna - In un’economia sempre più internazionalizzata, posizionarsi sui mer-cati esteri diventa un fattore indispensa-bile per la competitività delle imprese ed è una sfida che tutti i Paesi industrializ-zati si trovano oggi a dover affrontare. Un tema di particolare rilievo per l’Emi-lia Romagna, una delle principali regioni italiane per valore delle esportazioni, con un’economia che negli ultimi anni ha sa-puto cogliere le opportunità offerte dai nuovi mercati. Questo il tema al centro del “Forum dell’export e dell’internazio-

nalizzazione in Emilia-Romagna”, svol-tosi il 25 luglio a Bologna (sala concerto BolognaFiere) organizzato da Regione Emilia-Romagna, Unioncamere Emilia-Romagna, Coordinamento interregio-nale fiere e Osservatorio per il sistema fieristico italiano. Presenti il ministro per il Commercio internazionale Emma Bo-nino, l’assessore regionale alle Attività produttive Duccio Campagnoli e diversi rappresentanti del mondo imprendito-riale e di associazioni di categoria della regione. Il convegno era diviso in due sessioni. La mattinata dedicata alle po-litiche per l’internazionalizzazione delle imprese ha fatto il punto sui processi di internazionalizzazione che stanno inte-ressando il sistema produttivo regionale, evidenziandone le opportunità di raffor-zamento a cui devono contribuire tutti gli attori del sistema locale e nazionale.Per aumentare gli interventi all’estero e renderli sempre più efficaci, è infatti necessaria una stretta collaborazione tra istituzioni nazionali e regionali, le asso-ciazioni produttive, il sistema camerale, le fiere. In questa ottica, nella sessione pomeridiana verrà siglato l’Accordo di Programma tra Ministero per il Com-mercio internazionale e la Regione Emi-lia-Romagna, un’intesa che consentirà la piena attuazione delle politiche che il Governo e le Regioni hanno delineato per il prossimo triennio.Questa seconda parte ha trattao il tema dell’internaziona-lizzazione del sistema fieristico italiano, sottolineando l’importante ruolo che le fiere ricoprono nel processo di interna-zionalizzazione e quindi il ruolo delle politiche pubbliche di sostegno.

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