Presidenza AIA: Boggi sfida Nicchi - · PDF filel’autonomia economica vuol dire andare...

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Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 4 - N° 37 04 ottobre 2012 1€ 2-4 16 All’interno Le Rubriche di Mauro Gasperini, Gino Tapinassi e Luca Marelli Sprint & Sport, Giù le mani dalla Juve, Dal Campo al Foro, Campionato Sammarinese Presidenza AIA: Boggi sfida Nicchi 19 Il Lecce a caccia di record Riparte la Rappresentativa di D ISSN 1593-6309 9 7 7 1 5 9 3 6 3 0 0 5 9 8 0 0 3 7

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Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma

IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 4 - N° 37 04 ottobre 2012 1€

2-4

16

All’interno

Le Rubriche di Mauro Gasperini, Gino Tapinassi e Luca MarelliSprint & Sport, Giù le mani dalla Juve, Dal Campo al Foro, Campionato Sammarinese

Presidenza AIA: Boggi sfida Nicchi19

Il Lecce a caccia di record Riparte la Rappresentativa di D

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di Massimiliano [email protected]

L’avversario di Nicchi sarà Robert BoggiRobert Anthony Boggi. L’uomo del gran ri-

fiuto. Sarà l’ex arbitro internazionale, ed

ex designatore della Can C a sfidare alle pros-

sime elezioni dell’Associazione Arbitri l’attua-

le presidente Marcello Nicchi. A poco più di

un mese dall’Assemblea Generale dell’A.I.A.

(indetta per il 10 novembre), iniziano a trape-

lare le prime notizie, anche se l’ufficialità non

ci potrà essere prima dell’8 ottobre, a 30 gior-

ni precisi dal giorno delle elezioni. Grazie alle

regole, cambiate dall’attuale governante, anti

democratiche. Il duo Nicchi-Pisacreta si dovrà

scontrare con quello formato dall’ex arbitro

salernitano e Matteo Apricena. Proprio Apri-

cena, l’uomo sconfitto da Nicchi nell’ultima

tornata elettorale di 4 anni fa (ma qualcuno

dice che più che dall’aretino è stato sconfitto

da alcuni traditori dell’ul-

tima ora), ha deciso di

fare un passo indietro

per garantire la base e

lo spirito associativo che

anche i detrattori gli rico-

noscono. Se Robert Bog-

gi, che a giorni presen-

terà la propria squadra

(da non sottovalutare i

nomi che usciranno per-

ché saranno fondamen-

tali proprio i componenti

del team che accompagneranno uno o l’altro

candidato, forse anche più degli stessi presi-

denti), avrà solo 30 giorni per la propria cam-

pagna elettorale, l’attuale dirigenza è da mesi

che sta portando avanti la propria candidatura

anche a suon di minacce, leggasi deferimenti

ad hoc. Intanto, c’è stata, il 29 e 30 settembre

a Rimini, la riunione nazionale dei presidenti,

impossibile per noi non relazionarvi su quan-

to accaduto. Quando si è aperto il meeting le

note di Vasco Rossi hanno invaso la sala della

“modesta manifestazione”, così l’ha chiamata

Nicchi, completamente pagata dagli OTN che

per farlo, poverini, si sono privati di un radu-

no per poter risparmiare. Prima domanda:

l’A.I.A. non avrebbe potuto pagare per tutti

così come fatto per far seguire la Nazionale

Arbitri in quel di Livorno, dove ha messo a di-

sposizione un pullman per ogni sezione? Per

caso durante quei viaggi qualcuno tentava

di vendere pentole ai poveri arbitri accorsi?

Continuiamo con la riunione di Rimini. Nicchi

verso la fine del suo discorso, a dire il vero

leggermente, usiamo un eufemismo, morali-

sta verso la crisi e la decadenza dei valori, ma

nonostante tutto, anche e soprattutto i pirati,

l’A.I.A. grazie alla sua squadra è un oasi felice.

Dicevamo, alla fine del suo discorso Nicchi ha

ricordato che hanno conquistato l’autonomia

tecnica. “Alla faccia”, direbbe qualcuno. Dopo

una serie di spiegazioni tecniche (fuorigioco,

fallo da ultimo uomo, etc) una nuova canzone

inebria le orecchie dei presenti e questa volta

non è più Vasco ma Ligabue a rubare la sce-

na. Alla fine della musica

Nicchi si esalta e afferma

con convinzione che l’As-

sociazione Arbitri: “ha

raggiunto l’autonomia

economica”. Forse sarà

stata la musica, forse le

oltre tre ore di filmati e

slides (diapositive, per i

meno “british”) ma l’at-

tuale presidente ha ve-

ramente affermato che

l’A.I.A. è economicamen-

Robert Anthony Boggi in una foto di quando era arbitro in attività(Foto Archivio)

2 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

te autonoma. Seconda domanda: per Nicchi

l’autonomia economica vuol dire andare ogni

anno con il piattino (parole di Carlo Tavecchio,

vice presidente vicario della Federcalcio e nu-

mero uno della LND) a via Allegri? Perché non

ha voluto che l’Associazione da lui presieduta

fosse dotata di una propria partita Iva? Andia-

mo avanti. Braschi, designatore della Can A,

sbaglia sport e mostra l’Haka, la danza tipica

del popolo Māori, per enfatizzare l’impor-

tanza del gruppo. Terza

domanda: Braschi e Nic-

chi sanno che sono una

componente della FIGC?

Sanno che le componenti

dovrebbero essere una

squadra con la casa ma-

dre e se per loro è così

importante l’unione e l’u-

nità d’intenti perché due

anni fa furono gli unici ad

andare alla Lega di Mila-

no per i calendari di Serie

A dopo che Beretta e company non invitaro-

no il presidente Giancarlo Abete? Fare squa-

dra vuol dire farla sempre, non solo quando

conviene. Verso la fine della prima giornata

Nicchi e Pisacreta si scambiano i complimen-

ti e per restare in tema musicale ci viene da

cantare Claudio Baglioni: “rivedremo ancora li

sovrani/ che se scambiano la stima /boni ami-

chi come prima /sò cugini e fra parenti nun se

fanno i complimenti /torneranno proprio tutti

uguali /li rapporti personali /e senza l’ombra

d’un rimorso /sai che ber discorso ce faranno

tutti insieme /su la pace e sul lavoro /pè quer

popolo cojone …”. Il 30 settembre si parte dal-

la mattina con la solita canzone, per la verità

bellissima, di Vasco Rossi “Prendi la strada”,

che qualcuno vorrebbe anche come inno

dell’Associazione. Il primo a prendere la pa-

rola, come di costume in questi anni quando

c’era un microfono nei paraggi ci si è sempre

buttato a capofitto, unico preposto a parlare

tanto gli arbitri non sono in grado di farlo, è

stato Marcello Nicchi che ha spiegato cosa è

stato fatto in questi quattro anni. Riportiamo

l’elenco per voi: Gli arbitri nelle figurine pa-

nini - Il francobollo del centenario - Il museo

degli arbitri itinerante - La nazionale arbitri

- La cooperazione con gli organi di polizia a

Catanzaro – La sua presenza all’università di

Napoli a insegnare il regolamento, dove ha

promesso che riandrà - È stata fatta un’ope-

razione “miscidiale” (sì, miscidiale) che con-

sente agli arbitri a livello nazionale di avere

tutto prepagato – La creazione della sezione

di Lomellina come indice di serietà. Quarta

domanda: perché nel lungo elenco delle cose

fatte non c’è traccia di nessuno dei punti pre-

sentati nel suo programma elettorale di quat-

tro anni fa? La sezione Lomellina è un punto

dolente della gestione Nicchi perché l’attuale

presidente Tacchino è stato deferito, per via

della nostra denuncia di alcuni mesi fa, e Nic-

chi per far tacere tutti quelli che dicono, come

noi, che l’A.I.A. usa i deferimenti per togliere

forza al nemico, ha affermato che i tre pre-

sidenti deferiti potranno votare. “Tutto verrà

congelato”. Strano che tra quelli che potran-

no andare al voto ci sarà anche il presidente

Tacchino, fedelissimo di Nicchi. A proposi-

to della sezione di Lomellina, sapete che un

AO (Arbitro-Osservatore) di questa sezione

ha per anni infranto le regole arbitrando per

una Federazione amatoriale, la Futsal League

dove è stato anche regolarmente tesserato?

Stiamo parlando di Gabriele Tocchi, ci chie-

diamo se è possibile per la procura arbitrale

che chi si è beffato del

regolamento per anni,

possa giudicare da os-

servatore dei ragazzi.

Non dovrebbe dare

il buon esempio? E

perché gli è stato per-

messo questo doppio

tesseramento? Possi-

bile che Tacchino e chi

prima di lui non si sia-

no mai accorti di nul-

la? È questa la serietà

della gestione della sezione Lomellina? Subito

dopo è il momento del programma elettorale

del prossimo futuro ed ecco i punti salienti,

che andremo ad intervallare con alcune con-

siderazioni: 1) Istituire una commissione ad

hoc per le violenze sugli arbitri. Dov’è finito il

fondo per la salvaguardia degli arbitri? Perché

si è continuato a mandare i ragazzi ad arbitra-

re anche sui campi dove sono stati aggrediti

dei colleghi, dopo che si era detto con forza

che mai più si sarebbero tollerati atti di vio-

lenza contro i propri associati? Perché sotto

il profilo assicurativo e della tutela personale

gli arbitri sono stati lasciati allo sbando? 2) La-

vorare per cercare di migliorare tutto. Il popo-

lardemocristiano per affermare tutto e niente

trova il suo apice in questa considerazione di

Nicchi. (continua a pagina 4)

w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 3

Marcello Nicchi(Foto Archivio)

4 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

(continua da pagina 3) Domandina veloce veloce

per Nicchi: perché non ha parlato della lettera

per l’aumento dei rimborsi per gli arbitri? La

mattina poi scivola via tra premiazioni e spie-

gazioni dei quiz. Il pomeriggio iniziano gli in-

terventi dei presidenti sezionali. C’è Nesi di

Foligno che si dice entusiasta di Nicchi e dei

suoi collaboratori. C’è chi chiede se mai sia

possibile equiparare i rimborsi dei presidenti

sezionali a quelli dei dirigenti e CRA. Zito da

Savona si innalza a grande elettore di Nicchi e

dopo un grazie di esistere (testuale) afferma

che il buon Marcello sarà il presidente del fu-

turo, ma non scrosciano applausi. Chi parla di

problemi reali è Cavanna da Pordenone che

afferma: “Gli arbitri non godono di un siste-

ma assicurativo adeguato. Abbiamo difficoltà

a reperire campi di gioco per allenamento.

Problema sedi sezionali: se una società di cal-

cio la chiede al Comune la danno, agli arbitri

no. Troppo volontariato e pochi soldi, nel fu-

turo sarà sostenibile?”. Se domandare è lecito

rispondere è cortesia e Nicchi infatti, risponde

solo a Cavanna, con un perentorio e anche un

po’ incazzato: “Voglio vedere cosa fai tu per

quelle cose che vuoi che si risolvano. Questa

è un’associazione di volontariato. Prima di

chiedere bisogna dare e chi ha avuto tanto

deve restituire”. Toccato un nervo scoperto

Herr president? Lei fa volo-

ntariato? E quel contrat-

tino di diritto privato che si

dice giri per le stanze della

Lega di Milano? Vincenzo

di Pescara merita una riga

perché la prima cosa che

dice è sintomatica : “Non

volevo intervenire”. Allora

nella sala la domanda è

nata spontanea: E allora

che intervieni a fare?. Nic-

chi conclude la due giorni,

rispondendo agli inter-

venti, con un salomonico:

“Se saremo ancora noi

cercheremo di risolvere

le situazioni esposte dai

presidenti. Io non prom-

etto niente a nessuno, mi

impegno solo”. Beh! Anche

su questo avremo da dissentire perché Nic-

chi durante la sua prima campagna elettorale

promise a non finire per poi non mantenere

nulla o giù di lì. Comunque l’aretino a Radio

Anch’io Lo Sport su Radiouno, ha lanciato la

sua candidatura, che sorpresina non ce lo as-

pettavamo proprio: “Sarò rieletto? Non lo so

e non mi interessa - spiega - (Ahahah scusate

ma ci viene da ridere.

Come non le interessa?

Allora perché si rican-

dida? Per sport?). Ho

lavorato tanto in modo

appassionato, continuo e

giornaliero, vedo grande

entusiasmo andando in

giro per le sezioni, ma

non mi preoccupo del

domani, fin quando farò

le cose le faccio con en-

tusiasmo, altrimenti ho

altro da fare. Mi ricandiderò? Sicuramente.

Concorrenti? Non lo so, non ho problemi,

sarei contento se ci fossero dieci candidati

oppure nessuno (Ma se le modifiche al regol-

amento elettivo sembrano studiate in Bul-

garia). Da migliorare c’è ancora tanto, perché

chi ritiene di essere arrivato alla perfezione

sbaglia, ci sono da seguire i vivai dove ci sono

tanti ragazzi di qualità, poi c’è la battaglia sul-

la violenza che vogliamo portare vicino allo

zero e cercare di avere sempre più autono-

mia economica”. Su quest’ultima riga, tralas-

cio l’autonomia economica perché ne ho già

parlato, mi vorrei soffermare, perché sarebbe

opportuno che Nicchi mostrasse i documenti

delle violenze subite dagli arbitri italiani. Non

bastano le parole ma servono dati di fatto

documentati. Altrimenti le sue parole le porta

via il tempo e il tempo dice che il 10 novem-

bre se la dovrà vedere con Rob-

ert Anthony Boggi.

Matteo Apricena(Foto Archivio)

Narciso Pisacreta(Foto Archivio)

6 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Juventus e Napoli vanno a braccetto, in

testa con quattro lunghezze di vantaggio

su Lazio ed Inter ed è su queste gare che ci

soffermeremo dettagliatamente. Reduce da

un martedi molto sofferto in quel di Fire-

nze, la Juventus ha comunque strappato

un prezioso pareggio in casa degli acerrimi

nemici di sempre per regalare poi, al palato

degli amanti del calcio, un suntuoso calcio

europeo, asfaltando la Roma. Le consider-

azioni sulla squadra del presunto “maestro”

Zeman, in questi giorni si sprecano: progetto

mancato, giocatori non adatti, gioco confu-

sionario e senza costrutto. In casa Roma è

già maretta, la Juve aspetta con ansia la diffi-

cle gara di Champions con lo Shakhtar di Lu-

cescu. Non sarà una passeggiata. Dicevamo

del Napoli. Ha strapazzato la Lazio e faticato

a Genova battendo ingiustamente una

rattoppata ma dignitosa Sanpdoria, anche

lei nel gruppo delle inseguitrici. Delude la

Fiorentina che dopo la sontuosa gara con-

tro la Juve, già faceva sognare i suoi fans ed

alcuni faziosi cronisti. Meglio non illudere!

L’Inter pian piano, con gioco raffazzonato ed

incertezze di modulo, sta risalendo posizioni

ed è tra le inseguitrici del duo di testa. Ha

sfatato il tabù S.Siro, ma dire che sarà tra

le protagoniste ce ne corre. Ed il derby

incombe. Anche il Milan, molto più stac-

cato, ha vinto per la prima volta sul nuovo

prato del Meazza, ma ha impattato a Parma

ed appare senza un progetto tecnico e con

giocatori privi di carisma e personalità. Si è

ripresa la Lazio, dopo la scoppola di Napoli,

battendo seppur a fatica, un ottimo Siena

che Cosmi cerca di pilotare verso una difficile

salvezza. Dramma per Cagliari e Chievo, le

cui rispettive panchine sono a rischio. Ultimo

in classifica, il club del Presidente Cellino si

interroga sui suoi errori e sulle

sue stravaganti iniziative.

La Juventus è un tritacarne. Milan e Inter, segnali di risvegliodi Mauro Gasperini

w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 7

La riconferma di Palazzi: cui prodest?“Ma è forse questa una mossa per influenzare le elezioni per la presidenza, ci siamo subito domandati? Noi ci auguriamo di tutto cuore che queste siano semplicemente delle illazioni, e che la giustizia sportiva - seppur domestica come qualcuno afferma - faccia il suo corso, senza influenze, senza interfer-enze e baratti di alcun tipo, come purtroppo sembra - a nostro avviso - ac-caduto in passato”.

Nell’ultimo Consiglio federale il presi-

dente Abete ha portato, con una solleci-

tudine quantomai sospetta, la conferma dei

vertici della giustizia sportiva. Che fretta c’era,

ci siamo subito domandati, di confermare il

procuratore federale, quello aggiunto e i vice

se vi era tempo per farlo, fino al mese di gen-

naio 2012, mese nel quale si terrà l’Assemblea

per l’elezione del presidente? Dopo aver pre-

so qualche informazione, la risposta è venuta

nei fatti, che portiamo a conoscenza dei nostri

lettori. Il procuratore federale, incassata la ri-

conferma, ha dato disposizioni per archiviare

tutte le denunce 2007-2008 perché colpite

da prescrizione, vista anche l’ennesima ma-

gra figura fatta con il “Caso Gaucci”. Lo stesso

procuratore ha dato disposizioni, e stanno

per arrivare i deferimenti di Conte, Agnelli,

De Laurentiis ecc. per le dichiarazioni e le in-

terviste a suo tempo rilasciate. E non si cap-

isce perché questi deferimenti arrivino così

in ritardo e non siano stati posti in essere

immediatamente dopo il loro rilascio, come

prescrive il codice di giustizia sportiva. Così

avremmo che le più grandi società della Serie

A saranno tutte tenute “sotto schiaffo”, in at-

tesa delle decisioni delle competenti commis-

sioni disciplinari. Ma è forse questa una mossa

per influenzare le elezioni per la presidenza, ci

siamo subito domandati? Noi ci auguriamo di

tutto cuore che queste siano semplicemente

delle illazioni, e che la giustizia sportiva - sep-

pur domestica come qualcuno afferma - faccia

il suo corso, senza influenze, senza interfer-

enze e baratti di alcun tipo, come purtroppo

sembra - a nostro avviso - accaduto in passato.

Ma un’altra domanda ci è venuta spontanea:

ma in quel consiglio federale i presidenti Ma-

calli e Tavecchio e il consigliere federale Lotito

che posizione hanno preso? A noi risulta - e

ci piacerebbe davvero essere smentiti - che

non abbiano battuto ciglio e che nessuno ab-

bia avuto il coraggio di alzare il proprio sedere

dalla poltrona e lasciare il Re nudo alle pro-

prie determinazioni con il solo appoggio delle

componenti tecniche e del compiacente presi-

dente Abodi. Ma se le cose stanno così, e nes-

suno ha mai avuto il coraggio in Consiglio fed-

erale di battere i pugni sul tavolo, che coraggio

pensate avranno i rappresentanti Serie A, Lega

Pro e LND nella prossima Assemblea federale

quando si dovrà decidere sulla riconferma di

Abete? Ormai da troppo tempo auspichiamo

che le tre leghe mostrino i loro attributi, ma

purtroppo fino ad oggi questa è rimasta solo

una mera chimera. Troveranno alla fine il cor-

aggio per porre fine a tutto questo stato di

cose? Il tempo è galantuomo, ma se il buondì

si vede dal mattino, c’è proprio

poco da sperare!!!

di Gino Tapinassi

Gino Tapinassi (Foto Archivio)

8 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Se non noi, chi? Movimento per la liberazione dell’AIA

La lettera di dimissioni di Boggi: un macigno per Nic&Pis

Incombe, sulla coppia Nicchi-Pisacreta (o Nic-Pis), il

per loro inquietante spettro (se non lo spettro,

cosa?), sempre più palpabile, sempre più concreto,

della lettera di dimissioni di Robert Anthony Boggi, il

grande arbitro (stratosfericamente al di sopra, sotto

il profilo tecnico e non solo, dalla coppia al vertice

dell’A.I.A.). La riportiamo integralmente. È un docu-

mento, per alcuni aspetti, “storico”. Soprattutto, è

un atto d’amore per l’arbitraggio, di delusione, di ri-

bellione, di indigeribilità del “tradimento” ai principi

ed ai valori fondamentali dell’attività sportiva, che

un tempo fu la più nobile (ma, dopo “Arbitropoli”, ce

ne vorranno, di anni): appunto, l’arbitraggio. È un

atto pregno, ricco di significato. Una breve premes-

sa: il recupero del testo di questa lettera è da ascri-

vere alle straordinarie capacità di giornalista (e, dun-

que, di archivista) di Massimiliano Giacomini, il

nostro direttore, che ringraziamo. Ma eccolo, il testo

delle dimissioni di Boggi: “Facendo seguito alla co-

municazione espressa verbalmente ai due commis-

sari della Can A e B e al presidente dell’Aia in data 4

agosto ultimo scorso, nel ritiro di Sportilia, confermo

in via definitiva le mie dimissioni dai ruoli di arbitro

della Can A e B. Ritengo non solo opportuno, ma

doveroso, chiarire e precisare i motivi di tale decisio-

ne, che è frutto di un’obiettiva valutazione, non sol-

tanto del contenuto della proposta di programma

presentata nel menzionato ritiro, ma anche della

genesi e delle modalità, nelle quali la proposta stes-

sa è stata formulata. In proposito, è perfino super-

fluo sottolineare che la mia personale situazione di

‘anziano’, appartenente alla categoria arbitrale, or-

mai giunto in prossimità del ‘capolinea’, mi salva dal

sospetto di essere mosso da interessi personali o di

carriera. Pertanto il mio deciso dissenso - e la prote-

sta che ne è scaturita - sono rapportabili esclusiva-

mente ad una valutazione negativa del nuovo pro-

gramma tecnico e dei rischi che esso comporta.

Innanzitutto, ritengo che esso non è frutto di medita-

ta e collettiva valutazione di tutti i lati positivi e ne-

gativi che la proposta/inno-

vazione comporta, ma

costituisce, invece, una for-

ma di autocratica imposi-

zione, concepita e voluta in

modo non limpido ed in sedi

non istituzionalmente legit-

time, nell’indifferente ac-

quiescenza degli organi diri-

genti dell’Aia. Nel merito,

essa rappresenta uno svili-

mento dei valori, in base ai quali devono essere ope-

rate le scelte, in quanto mira a sostituire, al criterio

della capacità delle prestazioni, quello della disponi-

bilità di tempo, come affermato pubblicamente dal

signor Bergamo, Commissario della Can A e B, e co-

stituisce, altresì, un ulteriore e forse definitivo passo

avanti nella marcia fatale verso il professionismo. È,

infatti, mia convinzione che tale tendenza, mentre

da un lato esalta l’importanza dell’elemento econo-

mico (con tutte le conseguenze che esso comporta,

sotto il profilo dell’asservimento della categoria ai

poteri forti, economici o gerarchici che siano), dall’al-

tro mira a limitare la libertà della funzione arbitrale,

nella quale la possibilità di errori deve trovare la sua

invalicabile barriera nella libertà e buona fede di chi

li ha commessi, senza essere mai rapportata ad una

precostituita e volontaria determinazione. Distinti

saluti”. La data della lettera è tutto un programma:

13 agosto 1999. La sua intitolazione (“Il professioni-

smo limita la libertà arbitrale”) era o una preveggen-

za, o una profezia, o un anatema, o una maledizione

alla Montezuma (se non Montezuma, chi?), o... la

banale previsione di un destino ineluttabile. Ma per-

ché mai era tutto un programma perfino la data?

Sveglia, amici: nel 1999 il Marcellone aretino era

vice commissario alla Can A e B. Fu invitato da Boggi

a seguirlo, ad allontanarsi anch’egli da quel mondo

che si avviava sempre di più, a marce forzate, verso

il professionismo, verso la parodia dell’autonomia,

verso il legame più infido, avvolgente a spirale, sof-

focante, mozzafiato, che si possa immaginare: quel-

Da novello Nostradamus, già nel 1999 l’ex arbitro previde gli sfasci dell’AIA

Robert Boggi(Foto Archivio)

NUMERO 37 - 04 ottobre 2012 9w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

lo economico (se non economico, cosa?). Il laccio

d’acciaio, il guinzaglio, la museruola: per arbitri nulla-

facenti, disoccupati, o con situazioni economiche

precarie (così, avevano più tempo da dedicare all’ar-

bitraggio ed agli allenamenti), erano irrinunciabili le

ricche prebende del calcio della nuova era. Nicchi,

dunque, fu inutilmente invitato da Boggi: non era

sdegnato, anzi... Più personaggi si toglievano dai pie-

di, meglio avrebbe potuto perseguire il suo disegno:

la presidenza dell’A.I.A. Guarda caso, in quello stesso

momento erano, a Sportilia (e lì rimasero, non “op-

time”, ma pessimamente), i Narciso Pisacreta (che

oggi si erge - che faccia tosta! - a custode dell’auto-

nomia arbitrale), i Pietro Contente e tutti gli altri

“eroi” (virgolette, prego: se non virgolette, cosa?)

dell’era Nicchi. Cominciamo con il rammentare agli

immemori che, con le sue dimissioni, Boggi rinunciò

ad un sostanzioso gruzzolo, che gli sarebbe stato

corrisposto nell’ultimo (o negli ultimi) anni sportivi,

quale arbitro internazionale di Serie A, come uno dei

pochissimi in grado di “cavare le castagne dal fuoco”

delle gare impossibili, altro che Nicchi (si legga su Wi-

kipedia, che stronca l’aretino per le sue “paperissi-

me” degli ultimi anni di carriera), altro che Pisacreta

(che, non si saprà mai con quale grado di volontà e

con quale di incapacità sopravvenuta, si segnalò per

errori stratosferici pro Juventus di Moggi e, ma che

coincidenza!, fu promosso designatore degli assi-

stenti di Serie A e B). “Contenuto, genesi e modalità

della proposta di programma tecnico... esso non è

frutto di meditata e collettiva valutazione... ma co-

stituisce una forma di autocratica imposizione, con-

cepita... in sedi non istituzionalmente legittime,

nell’indifferente acquiescenza degli organi dirigenti

dell’Aia”: versi e musica di Roberto Boggi. E Nicchi,

che assisteva silente, a-reattivo, per l’appunto “ac-

quiescente”, sarebbe un campione dell’autonomia?

E Pisacreta, che non apriva la bocca e non batteva

ciglio, sarebbe un autonomista di ferro? Ma mi fac-

ciano il piacere (se non il piacere, cosa?)... Breve con-

siderazione: eccola qui, l’origine della “morte dell’au-

tonomia”, consumata nelle mani dei Nicchi e dei

Pisacreta, che oggi si ergono

a tutori virginei e strenui

dell’autonomia più sacra,

sacrale ed inviolabile che si

possa immaginare. Si ergo-

no e mistificano: perché chi

lavorò per l’autonomia tec-

nica arbitrale e la conquistò

fu Cesare Gussoni, altro che

l’aretino... “... il mio deciso

dissenso... la protesta... va-

lutazione negativa del nuo-

vo programma tecnico e dei rischi che esso compor-

ta... svilimento dei valori... mira a sostituire, al criterio

della capacità delle prestazioni, quello della disponi-

bilità di tempo, come affermato pubblicamente dal

signor Bergamo... forse definitivo passo avanti nella

marcia fatale verso il professionismo... esalta l’im-

portanza dell’elemento economico (... conseguen-

ze... asservimento della categoria ai poteri forti, eco-

nomici o gerarchici che siano)... mira a limitare la

libertà della funzione arbitrale, nella quale la possibi-

lità di errori deve trovare la sua invalicabile barriera

nella libertà e buona fede di chi li ha commessi, sen-

za essere mai rapportata ad una precostituita e vo-

lontaria determinazione”: una splendida lezione

etico-morale, tecnica, comportamentale. Un esem-

pio di pre-veggenza. In una futura, marmorea epi-

grafe funeraria dell’A.I.A., andrebbe scolpita la frase

di Boggi: “Asservimento della categoria ai poteri for-

ti, economici o gerarchici che siano”. Si soffermino,

Nic & Pis, su quell’aggettivo: “gerarchici” (se non

gerarchici, cosa?). Fischiano loro le orecchie? Nel

leggere, si strabuzzano i loro occhi? Non c’è com-

mento, non c’è chiosa, non c’è interpretazione da

aggiungere. Boggi aveva capito tutto. Nicchi e Pisa-

creta o non avevano capito, o ritenevano non con-

veniente (ai loro fini personali) comprendere. Ed

ecco spiegato anche il perché, il 29 e 30 settembre

scorsi, Nicchi e Pisacreta hanno prodotto, a Rimini,

nella riunione mussolinian-oceanica che preludeva

alla proclamazione della data dell’assemblea eletti-

va nazionale, un’edizione aggiornata del film comico

“Rimini Rimini”. Solo che si è passati dal trionfo della

seduzione eterosessuale del film del regista Sergio

Corbucci (si era nel 1987: non era, per buona sorte

di allora, ancora il tempo della seduzione, un tantino

confusa, dei nostri tempi), a quella arbitrale. A Rimi-

ni ha fatto “proselitismo” (il non meno comico ter-

mine del nuovo regolamento A.I.A.), la coppia Nic-

Pis. L’ha fatto, manco a dirlo, a spese (indirette) delle

sezioni A.I.A., alle quali (povere) Nic & Pis tolgono,

per riservare risorse agli altri (ai ricchi). “Ed io pago”,

direbbero i giovani arbitri, impoveriti per arricchire

chi è già benestante di suo. “Ma che volete: è il prez-

zo della gloria”, diceva il Napoleone di Renato Ra-

scel. Napoleone, Napoleone: chi, dell’universo arbi-

trale italiano, vi viene in mente,

pensando a Napoleone?

Marcello Nicchi(Foto Archivio)

Sabato mattina, al Circolo della Stampa di

Torino, Chiaffredo Gallo ha annunciato uf-

ficialmente la sua candidatura. Uomo di calcio,

la volontà di Gallo è quella di tornare a mettere il

calcio al centro della politica. Invertire quindi la

deriva. Un desiderio ancor più forte se possiedi

un’esperienza calcistica pluridecennale, non solo

come dirigente, ma anche come calciatore. E non

sono quindi casuali i tanti riferimenti all’esperienza

di campo, inteso come rettangolo di gioco: dalla

breve e sintetica autopresentazione, ad alcuni

simpatici siparietti come nell’occasione della pre-

sentazione di Giuliano Ciravegna come possibile

consigliere di Cuneo: «Abbiamo giocato insieme

e mi ha fatto segnare tanti gol. Speriamo che la

storia si ripeta…». Alla carriera da calciatore, Gallo

però ha fatto seguire un altrettanto lunga carriera

da dirigente, culminata nell’ultimo quadriennio

anche nella carica di consigliere regionale. E pro-

prio dal giudizio negativo quest’ultima esperienza

nasce la candidatura: «Di tutta la mia lunga car-

riera nel mondo del calcio, quella come consigliere

regionale è stata certamente l’esperienza più inutile

che abbia vissuto». L’attacco a Ermelindo Bacchetta

e ai suoi anni da presidente regionale viene anche

meglio circostanziato: «A differenza di quello che è

successo in questi ultimi anni, dico che è assoluta-

mente necessario che i consiglieri regionali parlino

di più con le società». E rincara la dose, presentando

Maurizio Martino, un altro consigliere in fuga da

Bacchetta: «Martino ha patito come me questi ul-

timi anni. Siamo stati definiti contestatori, quando

abbiamo semplicemente suggerito. I consiglieri non

sono l’ombra del presidente...». E capire che il de-

siderio di un gioco di squadra non sia un semplice

e vuoto slogan, è semplice, basta accorgersi che

praticamente a ogni presentazione di un possibile

nuovo consigliere regionale corrisponda un chiaro

intento programmatico. Tra tutti: necessità di una

migliore e più efficiente comunicazione (Luciano

Borghesan), valorizzazione e riorganizzazione delle

rappresentative (Giuliano Ciravegna), attenzione

e sensibilità verso il mondo arbitrale (Paolo Forte),

impiantistica sportiva (Gianni Ventura), aiuto e vici-

nanza alle società (Roberto Gagna), necessità di ris-

trutturare e far crescere il calcio femminile (Nadia

Germano). Non solo; sempre Gallo: «Tante volte in

questi anni ho sentito dire che il settore giovanile è

una competenza di Roma o di Rivera, non è così: il

Comitato deve assistere da vicino l’attività del set-

tore giovanile, perché la collaborazione deve essere

totale»; o ancora: «è necessario che il Comitato ab-

bia rapporti diretti con le istituzioni e che con essa

abbia rapporti, perché solo così si possono assistere

al meglio tutte le società nelle loro attività». Centri

nevralgici Non semplici e vaporosi intenti, ma idee

chiare e precise Gallo sembra averle soprattutto su

temi delicati che coinvolgono gli aspetti finanziari e il

settore giovanile. Sul primo così si è espresso: «Sen-

za rincorrere vuote promesse, dico che se il Veneto

applica il minimo federale in fatto di tasse, anche il

Piemonte è in grado di andare in quella direzione.

Anche perché la perdita, come successo quest’anno,

di quasi 70 società è una sconfitta per tutto il nostro

movimento su cui riflettere»; sul secondo, invece:

«Va rimesso all’ordine del giorno la possibilità di

costituire un campionato di Juniores d’élite, perché

il livello della Juniores Regionale oggi è molto basso.

Così come credo sia necessario porre dei paletti per

la partecipazione ai campionati regionali per Al-

lievi e Giovanissimi: per poter partecipare alcune

condizioni devono essere imprescindibili. Inoltre, mi

permetto di sottolineare la pessima figura del Comi-

tato fatta con la categoria Cadetti: le società che si

erano iscritte sono state poste a fatto compiuto, una

volte deciso per l’annullamento». Ma ancor di più

Gallo, in chiusura e a nostra precisa domanda, si è

così appellato alle società: «I motivi per cui le società

dovrebbero sceglierci sono essenzialmente tre: la

nostra volontà di avere un diverso approccio, meno

ingessato e certamente più operativo; la serietà di

non vendere solo promesse: non credo sia normale

aprire le sedi di Alba e Susa nell’ultimo mese di un

mandato che dura quattro anni; la necessità di ritor-

nare a vivere il calcio solo con il sorriso, rinunciando

alla minaccia ingombrante, come invece è capi-

tato negli ultimi mesi, della procura

federale». Insomma, si cambia?

di Giovanni Teolis

Piemonte, ecco lo sfidante di BacchettaChiaffredo Gallo presenta la sua squadra di governo

Chiaffredo Gallo(Foto Archivio)

10 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . s p r i n t e s p o r t . i t

È come se il tempo non passasse mai, siamo

sempre fermi alle promesse e alle buone in-

tenzioni, tranne poi scoprire, nei fatti, che nessun

passo avanti è stato compiuto e che le buone in-

tenzioni non sono altro che parole al vento. Fioc-

cano interviste in tempo di elezioni ed è arrivato

il turno di Albertini, vice presidente della Figc. In

un’intervista concessa alla Gazzetta dello sport,

il vicario di Abete definisce «scandaloso» il caso

Verratti. Si sofferma sui problemi del calcio, più

preoccupato ad assicurarsi sovvenzioni «a mo’di

sussidio» che «non degli investimenti».. Poi spazio

a un lungimirante progetto: le squadre B come in

Spagna. «Perché da noi no? Dicono che togliereb-

bero posti. Ma il professionismo è meritocrazia:

prenderebbero solo i posti che meritano. E con il

progetto sportivo arriva anche quello economico: ti

finanzi vendendo i giocatori». Un’ottima proposta

se non fosse che in Italia il problema principale è

quello della gestione (e di chi gestisce) il carrozzone

del calcio. Gestione affidata a chi si barcamena tra i

doveri imposti dal ruolo e mille altri interessi in ap-

erto contrasto con tutto quello che è meritocratico

dove, per far girare la ruota, più che la competenza

serve l’incompetenza al momento giusto. Il circolo

è chiuso da anni, le riforme dovrebbero essere

fatte da coloro che fino ad oggi hanno distorto le

regole. D’altra parte chi rinuncerebbe volentieri a

una gestione che da così tanto lustro? Il Coni - ad

esempio - è un ente pubblico che gestisce oltre 400

milioni l’anno di fondi governativi (409 nel 2012,

448 nel 2011), più le sponsorizzazioni (un centin-

aio). Una gallina dalle uova d’oro che assicura den-

aro, prestigio e visibilità. E la realtà fallimentare, che

prima ci ha declassato a livello internazionale, ora

è ben visibile anche dentro le nostra mura: il crollo

delle presenze allo stadio, anche in zone dove da

sempre la passione ha resistito anche agli scarsi ri-

sultati sul campo, esprime il disappunto del tifo più

di mille parole. Una dimostrazione che questa po-

litica sportiva non ha premiato nemmeno il calcio

giocato e la passione, allora perché riconfermarla?

C’è un unico modo per ripartire: passare dalla teo-

ria ai fatti. Le teorie che oggi ruotano intorno alla

politica sportiva, quella con cui amano riempirsi

la bocca di buoni propositi per poi bloccarsi dietro

alla macchinosa via del compromesso, devono las-

ciare lo spazio alla concretezza. Il campionato va

riformato? Bene, si inizi da subito, senza permet-

tere che interessi di facciata procrastinano la de-

cisione all’infinito. Servono manager competenti

per snellire e velocizzare un arcaico modo di gov-

ernare, non politici con il loro clientelismo. Inutile

continuare a leggere delle mille sfaccettature rela-

tive alle legge sugli stadi. Chi ha avuto la volontà e

la lungimiranza di voler costruire uno stadio, senza

necessità di coprire le lacune di una gestione che

non permette di investire sulle strutture, l’ha fatto

e i risultati sono ben visibili (Juventus Stadium). Chi

vuole continuare a crogiolarsi dietro questa fanto-

matica legge, comprendo l’intento di colonizzare

intere aree senza dare priorità al progetto sportivo,

può rimanere in attesa ancora per diversi anni. A

chi conviene questo immobilismo? A chi è in attesa

di accaparrarsi di capre e cavoli o al calcio? Istituzi-

oni sportive serie, come dovrebbero essere la Figc

e il Coni, devono vigilare affinché interessi priva-

tistici non mettano in crisi lo sport o meglio, non

dovrebbero approvare quei progetti utili solo per

rinsaldare amicizie politiche sostenendo realtà in

crisi attraverso l’abuso di potere di un sistema mal-

leabile (scorretto). Il fatto che Palazzi, il procuratore

della Figc, sia stato appena riconfermato per altri

quattro anni fa capire che non c’è interesse a rifor-

mare la giustizia sportiva: si va avanti con le stesse

persone, pur avendo le stesse mostrato la loro ina-

deguatezza. Negli anni sono stati invitati ad entrare

nell’esclusivo circolo sportivo, imprenditori che

potevano investire soldi, favorendo la loro ascesa

con i più svariati compromessi (illeciti prescritti,

inchieste mai aperte, amnistie varie, eliminazione

a tavolino degli avversari più pericolosi…) ; bastava

finanziare e tutto era perdonato e superato. Scelta

sbagliata anche questa, perché non accompagnata

da un vero progetto di crescita. È logico chiedersi a

questo punto, senza ritornare a elencare situazioni

note: sarà più forte la volontà di salvare il calcio o

quella di salvare il proprio orticello

con ogni mezzo?

Le riforme fatte da chi ha distorto per anni le norme?di Paola Cicconofri

NUMERO 37 - 04 ottobre 2012 11w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

14 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

Dopo la traumatica conclusione del campionato

2005/2006, culminato in una mattina di mag-

gio con l’arrivo delle forze dell’ordine a Coverciano

per la consegna degli avvisi di garanzia agli arbitri

coinvolti nell’inchiesta nota come Calciopoli, la sta-

gione successiva si aprì con una novità per la CAN:

un nuovo designatore, Stefano Tedeschi, nominato

dall’allora commissario (a sua volte indicato dal

commissario della FIGC Guido Rossi) Luigi Agnolin.

Era l’occasione giusta per portare una ventata di

aria fresca nella categoria che, oltre ad essere stata

ringiovanita dagli avvenimenti giudiziari, aveva as-

soluta necessità di riabilitarsi di fronte all’opinione

pubblica. Il primo atto posto in essere da Stefano

Tedeschi venne rappresentato dall’introduzione

della trasparenza, vale a dire la conoscenza diretta

delle valutazioni da parte degli arbitri. Alla fine di

ogni mese, dunque, ogni arbitro avrebbe ricevuto

una lettera personale contenente sia il voto otte-

nuto dall’osservatore in una determinata gara sia i

punti salienti trattati nel colloquio di fine gara. Per i

non addetti ai lavori l’osservatore è un ex direttore di

gara transitato fuori quadro (vale a dire non più im-

pegnato nell’attività sul campo) che valuta l’operato

di un arbitro e che, a fine gara, espone le proprie

valutazioni durante un colloquio che si svolge negli

spogliatoi. Fino all’anno prima, infatti, non vi era

alcun riscontro relativamente alle prestazioni of-

ferte in campo: non un voto, non una graduatoria,

niente di niente. La carriera e le fortune di un arbi-

tro erano legate solo ed esclusivamente alla fiducia

negli Organi Tecnici (tradotto: i capi della CAN) i quali

decidevano della vita e della morte sportiva di un

arbitro sulla base delle convinzioni personali senza

che nessuno potesse avanzare dubbi o perplessità.

Inutile affermare, dunque, che la novità introdotta

da Tedeschi venne accolta con molto favore da

parte di noi tutti, ben consci che, in questo modo,

avremmo potuto conoscere il nostro andamento

ed essere consapevoli delle negatività tecniche su

cui impegnarsi. A dicembre 2006 si svolsero le elezi-

oni per il nuovo presidente nazionale che avrebbe

sostituito il commissario Luigi Agnolin. Tali elezioni

vennero vinte da Gussoni che sconfisse nettamente

Marcello Nicchi (a volte ritornano…). Appena eletto

presidente, Gussoni decise di chiedere un aiuto a

Pierluigi Collina. Fino alla conclusione della stagione

2006/2007 la CAN di Gussoni e Collina continuò

ad inviare mensilmente la lettera conoscitiva, nella

quale venivano indicati sia la valutazione numerica

espressa dall’osservatore sia i punti di discussione

in sede di colloquio post gara. A luglio 2007 Col-

lina venne nominato da Gussoni responsabile unico

della CAN per la modica cifra di 500mila euro a sta-

gione (remunerazione adeguata per designare 10

arbitri di serie A e 11 di B…). La prima decisione di

Collina, come annunciato velatamente durante la

stagione precedente, fu di eliminare qualsiasi comu-

nicazione della dirigenza con gli arbitri. Fondamen-

talmente si tornava, di nuovo, alla segretezza più

assoluta con l’ovvia conseguenza che ogni decisione

(nomine internazionali, dismissioni a fine anno) non

era vincolata ad un’oggettiva classifica di merito ma,

semplicemente, ad una decisione di Collina che,

per sintetizzare, aveva il potere di fare ciò che gli

pareva. Postilla importante: l’unico modo per po-

ter venire in possesso delle proprie valutazioni (ieri

come oggi) consiste nell’ottenere un provvedimento

dell’autorità giudiziaria ordinaria dato che, anche in

presenza di una richiesta di accesso ai propri dati,

l’AIA nega ad un associato che ne faccia richiesta di

poter ottenere documenti che lo riguardano (espe-

rienza diretta). Nicchi, durante la campagna eletto-

rale del 2009, annunciò che il suo mandato sarebbe

stato all’insegna della trasparenza, condannando

duramente il metodo in uso che non consentiva agli

associati alcun controllo sull’attività decisionale degli

Organi Tecnici. Sono passati 3 anni e mezzo, Collina

si è trasferito (volentieri?) all’UEFA, il nuovo desig-

natore della CAN è Braschi. Come funziona oggi la

CAN? La novità più importante è che la CAN è stata

divisa in due categorie, la CAN A e la CAN B (con

lievitazione dei costi, moltiplicazione dei dirigenti e

aumento considerevole dell’organico complessivo),

gli arbitri non sanno assolutamente nulla del proprio

andamento (le valutazioni e le graduatorie sono se-

grete come prima), gli Organi Tecnici decidono sem-

pre in autonomia, le scelte devono semplicemente

essere accettate (e guai a sollevare dubbi sulle de-

terminazioni dei capi…). In sostanza Braschi ed il

Comitato Nazionale decidono chi deve rimanere,

chi deve abbandonare e chi deve essere promosso

internazionale senza giustificare nulla. Le graduato-

rie? Secretate e custodite gelosamente nelle stanze

di Via Tevere, conosciute da pochi soggetti e total-

mente inaccessibili a coloro che dovrebbero con-

oscerle, almeno in un’associazione dove dovrebbe

prevalere la meritocrazia. Una meritocrazia basata

sul segreto dell’elemento oggettivo. È come se,

dopo una consultazione elettorale, durante la quale

i cittadini esprimono la propria preferenza, il presi-

dente della Repubblica comunicasse al popolo il vin-

citore e lo sconfitto senza alcun numero a supporto.

Semplicemente un’entità ha perso e

l’altra ha vinto, dovete fidarvi…

La trasparenza è il vero caposaldo dell’AIAdi Luca Marelli

[email protected]

Lecce a caccia della Serie B, ma anche

Lecce a caccia di record. Ma se nel primo

caso la formazione di Franco Lerda dovrà at-

tendere ancora un po’, e più esattamente

almeno l’avvento della prossima primavera,

nel secondo i giallorossi stanno già gettando

le basi per mettere a referto numeri e statis-

tiche destinati a rimanere nella storia loro

e dell’intero campionato di Lega Pro. Dopo

infatti la vittoria con il Tritium di domenica

scorsa, la quinta in altrettante partite dispu-

tate, il Lecce formato 2012-2013 è riuscito

ad eguagliare la striscia positiva di successi

di fila fatta registrare dalla formazione del

‘96-’97, con Ventura in panchina, e de quella

del 2007-2008, sotto la guida di Giuseppe Pa-

padopulo. In entrambi i casi, però, si parlava

di campionati di Serie B. Se vogliamo invece

risalire al record di vittorie consecutive in Se-

rie C, oltre che a quello assoluto nella storia

del club salentino, bisogna smo-

bilitare addirittura la formazione

che nella stagione 1945-1946,

guidata in panchina dal duo un-

gherese Hirzer- Plemich, riuscì

nell’impresa, a dir poco storica,

di realizzare il filotto più lungo

di sempre: dieci vittorie nelle

prime dieci partite disputate.

Guardando a tempi più recenti,

e soprattutto ai record assoluti

da quando nella terza categoria

del calcio italiano vige la regola

dei tre punti per vittoria, diffi-

cile, ma non impossibile, riuscire per questo

Lecce nell’intento di eguagliare il record fatto

registrare nel girone d’andata dall’Arezzo di

Mario Somma nel gruppo A della Serie C/1

2003-2004. Gli aretini quell’anno arrivarono

al giro di boa con ben quarantadue punti

all’attivo, ed una media, spaventosa, di quasi

due e mezzo a partita. Somma e i suoi raga-

zzi a maggio festeggiarono la promozione in

Serie B, ed anche in quel caso cominciarono

la loro cavalcata verso le serie cadetta con

cinque vittorie in altrettante partite, prima di

perdere, alla sesta giornata, contro il Cesena.

Alla portata, se consideriamo sempre il rendi-

mento avuto fin questo momento dal Lecce, è

anche il record di punti totali in un intero cam-

pionato di Prima Divisione, per il momento in

coabitazione tra la Cremonese 2004-2005 e la

Nocerina 2010-2011. Entrambe queste squa-

dre riuscirono a chiudere i rispettivi gironi con

72 punti complessivi e con una media di poco

più di due punti a partita. Anche in questo

caso i giallorossi sembrano assolutamente in

linea, almeno stando alle cifre di questo inizio

di stagione, visto che se nel 2004 i grigiorossi

lombardi di Giorgio Roselli avevano ottenuto

solo, si fa per dire, dodici punti nelle prime

cinque partite disputate, nel 2010 i rosso-

neri campani di Gaetano Auteri erano partiti

ancora più a rilento, con appena nove punti

conquistati in quindici totali. Lerda e i suoi

dovranno ancora lavorare molto per raggiun-

gere questi numeri, ma non è detto che non

sia arrivato il tempo di aggiornare le statis-

tiche dalle parti del Via del Mare e

negli archivi della Lega Pro.

Ferenc Plemich: con quattro stagioni e mezzo è il più longevo tecnico della storia del Lecce

(Foto Archivio)

Mario Somma: il suo Arezzo nel 2003-2004 chiuse il girone di andata con 42 punti e poi vinse il campionato festeggiando la promozione in B

(Foto Archivio)

Lecce: una stagione per riscrivere i recordLa formazione di Lerda può ricalcare le orme di alcune grandi squadre del passato in Lega Pro

16 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u

di Filippo [email protected]

La Massese è tornata a casa dalla trasferta a Castel-

franco con 3 punti in tasca, centrando così la sec-

onda vittoria consecutiva in campionato. Merito di

una partita giocata alla grande, con i bianconeri molto

offensivi e sempre alla ricerca della porta, trovata poi

in due occasioni, prima all’inizio del secondo tempo

con Mammetti e poi al 22esimo con Taddeucci. I

padroni di casa sono riusciti ad accorciare le distanze

solo al 49esimo, grazie a un rigore assegnato a causa

di un fallo di mano di Taddeucci e realizzato da De

Vecchis, ma quando è ormai troppo tardi per qualsia-

si rimonta, tempo che la palla finisce in rete e l’arbitro

fischia la fine del match. Episodio quindi ininfluente

per la Virtus Castelfranco ma pesantissimo per la

Massese, il fallo di mano è infatti costato il secondo

cartellino giallo all’attaccante bianconero che salterà

la prossima gara con il Forcoli. Assenza importante,

come lo stesso mister Tazzioli sottolinea: «Abbiamo

fatto una bella partita su un campo molto difficile, e

siamo felici perché ci voleva una vittoria esterna che

ha confermato le nostre capacità - spiega l’allenatore

della Massese - purtroppo, però, abbiamo perso Tad-

deucci per una grande ingenuità. Ha toccato con la

mano la palla in area, ma addirittura era comunque

finita in rete, è chiaro che il fallo non era intenzionale.

Magari l’arbitro avrebbe potuto convalidare il gol ma

evitare l’ammonizione, ma ormai è andata così». Le

assenze sembrano essere una brutta costante nel

campionato della Massese: «Ci capita spesso di avere

giocatori non disponibile - commenta mister Tazzi-

oli - Taddeucci ha già scontato diverse giornate per

l’espulsione rimediata contro la Pistoiese e abbiamo

avuto dei problemi fisici per alcuni dei nostri giovani.

Sono però difficoltà che ci rafforzano e si fanno cres-

cere, è proprio questa la nostra caratteristica: affron-

tare i problemi senza mollare, lottando

con grinta fino alla fine».

Mister Tazzioli(Foto Archivio)

È un Aquila diverso quello sceso in campo con-

tro la Sarnese, un Aquila forte e determina-

to che vince e convince, lasciandosi alle spalle lo

spettro delle ultime partite. Gli abruzzesi veni-

vano infatti da una serie di risultati decisamente

non entusiasmanti: se la prima di campionato

aveva regalato sorrisi grazie alla vittoria sulla Sa-

lernitana, la situazione non ha impiegato molto

a capovolgersi. Un solo punto in tre partite: due

sconfitte con Aprilia e Pontedera e un pareggio

con il Fondi ultimo in classifica. Servivano rispo-

ste, occorreva tornare a vincere, e gli uomini di

mister Graziani l’anno fatto, asfaltando per 3-1

la Sarnese. Il tecnico rossoblù ha commentato la

buona prestazione del suo gruppo ma, special-

mente, ha spiegato cos’è stato a causare il pe-

riodo negativo dell’Aquila: «Sono felice di questo

risultato e dei commenti positivi - spiega mister

Graziani - ma io sapevo benissimo quelle che era-

no le capacità dei ragazzi, semplicemente nelle

ultime partite non siamo mai potuti scendere in

campo con il nostro undici titolare, e questo ha

influito parecchio. Avevo 5-6 giocatori che non

erano in perfette condizioni fisiche e chiaramen-

te ne ho dovuto tener conto quando ho scelto

chi schierare, c’era un attimo di differenza tra chi

avrei fatto giocare e quelli che hanno giocato e

domenica con la squadra al completo questa dif-

ferenza si è vista». Il tecnico abruzzese ha anche

voluto chiarire come mai la società abbia optato

per il silenzio stampa dopo la gara col Fondi: «Il di-

scorso del silenzio stampa non è dipeso dal pareg-

gio, risultato che i pontini hanno raggiunto solo al

91esimo, ma dalla voglia e dal bisogno di far lavo-

rare i ragazzi con la massima tranquillità. Adesso

speriamo di dare continuità a questa vittoria, do-

mani con il Perugia in Coppa Italia darò spazio a

chi ha giocato di meno, facendo riposare i ragazzi

che impiegherò nella prossima di campionato con

l’Hinterreggio. Sono sicuro che se continueremo

così l’Aquila avrà un ruolo da prota-

gonista in questo campionato».

Graziani: “L’Aquila sarà protagonista”

w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 17

La Massese fa i conti con le squalifiche

servizi di Delfina M. D’[email protected]

w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 19

È cominciata questa settimana la stagione

agonistica della Rappresentativa di Serie D

allenata da Giancarlo Magrini. Sessanta, comp-

lessivamente, i ragazzi selezionati dai venti-

due osservatori in organico per il primo raduno

dell’anno a Pomezia. Lunedì e martedì c’è stata la

doppia seduta di lavoro per i trenta provenienti

dai gironi del centro Nord, mercoledì e oggi, in-

vece, è toccato ai trenta che militano nei gironi

del centro Sud. Tutti, rigorosamente, agli ordini

di mister Giancarlo Magrini e del suo staff. Per il

tecnico di Sarsina inizia così l’ennesima avventura

a stretto contatto con i giovani: «Lunedì abbia-

mo inaugurato ufficialmente la nuova stagione

agonistica. Purtroppo le difficoltà non mancano,

prima fra tutte quella di poter selezionare uni-

camente giocatori di proprietà di società dilet-

tantistiche, visto che quelli che giocano in Serie

D ma sono di proprietà di squadre professionis-

tiche non possiamo convocarli. Inoltre si è deciso

di abbassare di un anno il limite d’età, saltando

di fatto una generazione, quella del ’93, ed im-

postando la squadra su ragazzi molto giovani.

Ciò nonostante, lavoreremo come ogni anno con

la consueta serietà e la massima passione possi-

bile, coadiuvati anche dall’ottimo contributo che

la Federazione riesce a fornire in ogni occasione».

Ritornando al limite d’età, il gruppo a disposizione

di Magrini è, e sarà, composto prevalentemente

da ragazzi classe ’94, con l’eccezione di tre fuori

quota del ’93. Una decisione che non soddisfa

totalmente lo stesso ex allenatore del Cervia: «Il

fatto di dover lavorare con giocatori così giovani

ci penalizza, soprattutto, dal punto di vista della

fisicità. Si tratta comunque di una disposizione

impartita direttamente dal Coordinatore tecnico

delle Nazionali giovanili Arrigo Sacchi, e come tale

la dobbiamo necessariamente condividere oltre

che rispettare». In termini di impegni, il primo,

per importanza e tradizione, sul calendario della

Rappresentativa di Serie D rimane, ovviamente,

l’edizione 2013 del Torneo di Viareggio. Un ap-

puntamento al quale bisognerà arrivare pre-

parati, per confermare quanto di buono è stato

fatto nell’ultima edizione, con i giovani dilettanti

che riuscirono a raggiungere addirittura i quarti di

finale: «Anche quest’anno proveremo ad arrivare

alle fasi finali del Torneo di Viareggio, per bissare

quanto fatto nella passata stagione. Per questo

motivo, nei mesi che ci separeranno dall’evento

abbiamo in programma, oltre che un altro radu-

no fissato per la fine ottobre, anche una serie di

amichevoli prestigiose contro Bologna, Juventus

e la Nazionale Under 18 di Evani, e non è detto

che non se possano aggiungere delle altre». Sec-

ondo obiettivo, ma non meno rilevante, rimane

anche quello della valorizzazione di giovani

promesse da lanciare nel calcio professionistico,

come ci conferma sempre Giancarlo Magrini: «Lo

scorso anno siamo riusciti, a giochi fatti, a proiet-

tare trenta-trentacinque giocatori in rose di Serie

A e Serie B, ed altri quindici in quelle di Lega Pro.

Quest’anno cercheremo di ripetere queste stesse

cifre, perchè l’importante in fin dei conti, ancor

prima dei risultati, è di rappresentare una risorsa

ed un serbatoio di giovani calciatori

per l’intero calcio italiano».

Giancarlo Magrini(Foto Archivio)

Parte la nuova Rappresentativa della DSessanta ragazzi convocati per il primo stage della stagione agli ordini di Magrini

“Saltare la generazione dei ‘93 non ci favorisce, ma la passione non ci manca”

di Filippo [email protected]

w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 21

Dal campo al foroI reclami di parte e ricorsi di organi federali

Anche nel diritto sportivo, così come nel

diritto comune, il processo segue un pro-

cedimento attraverso il quale si esprime e si

esercita la funzione giurisdizionale. L’articolo

cardine in tema di procedimenti è l’articolo

33 CGS attinente i reclami di parte ed i ricorsi

degli organi federali FIGC. Secondo il comma

1 del suddetto articolo, possono proporre

reclamo solamente le società ed i soggetti

che ne abbiano interesse diretto. Ciò segue

il principio cardine del diritto processuale ci-

vile secondo cui l’interesse ad agire (art. 100

c.p.c.) è una condizione dell’azione: “per pro-

porre una domanda o per contraddire alla st-

essa è necessario avervi interesse”. Il Tnas con

lodo n. 2308/2009 ha rafforzato tale dettame

asserendo che, anche in ambito federale,

l’interesse deve essere attuale e concreto e

va accertato al momento della proposizione

del ricorso/reclamo e fino alla decisione fi-

nale. L’art. 33 CGS ai commi 2 e 3 pone una

distinzione per i reclami in ordine allo svol-

gimento delle partite secondo cui solo le so-

cietà ed i loro tesserati sono portatori di un

interesse diretto (e quindi “capaci” ad agire

in giudizio) e per le ipotesi di illecito sportivo

per le quali possono proporre reclami anche

soggetti terzi portatori di interessi diretti.

L’interesse diretto, nell’ambito del procedi-

mento, si pone come questione pregiudiziale

e quindi deve essere logicamente affrontata

e discussa per prima. Sono inoltre legittimati

a proporre ricorso sia il Presidente Federale,

anche quando la segnalazione provenga dal

Presidente delegato del Settore giovanile e

scolastico e dai Presidenti delle Leghe come

previsto dall’art. 33 c.4 lett a) CGS., sia la Pro-

cura Federale contro i provvedimenti relativi

ai deferimenti da questa disposti (art. 33 c.4

lett. b) CGS). Il comma 5 dell’articolo in esame,

prevede che, i reclami ed i ricorsi per non es-

sere colpiti da inammissibilità, devono essere

motivati. Motivi di fatto e diritto che hanno la

triplice funzione (1) di spiegare il fatto, (2) far

si che il giudice e l’eventuale controparte ab-

biano cognizione della causa e (3) di proporre

controdeduzioni a difesa (art. 38 c.7 CGS). Ri-

guardo alla trasmissione degli atti, bisogna ri-

cordare che i reclami ed i ricorsi, vanno inviati

a cura degli interessati agli organi interessati,

entro e non oltre i termini stabili dal comma

5 dell’art. 38. Questo perché, in caso di con-

testazione, la parte interessata dovrà esibire

la copia dell’avviso di ricevimento della racco-

mandata tempestivamente spedita. L’articolo

38 c.6 CGS prevede che tutti i termini per la

presentazione dei reclami e dei ricorsi sono

perentori (perentorio è quel termine, previs-

to espressamente dalla legge, il cui decorso

comporta ipso iure la decadenza dal potere di

compiere l’atto; art. 152 c.p.c.). Le modalità di

invio dei motivi di reclamo o del ricorso, sono:

corriere espresso, posta celere, telegramma,

telefax e posta elettronica, a condizione che

sia provabile la loro recezione da

parte dei destinatari.

di Guido Del Rewww.studiolegaledelre.it - [email protected]

Ecco il primo crocevia della stagione, almeno

per le milanesi: il derby della Madonnina, una

stracittadina che può segnare in maniera indelebile

il campionato delle meneghine. Il Milan, in crisi nera,

si aggrappa al Faraone, l’Inter, in apparente ripresa,

alle giocate di Cassano. Una gara che è un enigma

per chi scommette e per chi fa le quote: lo dimostra

l’equilibrio pressoché totale della lavagna Match-

point. Nel dubbio meglio evitare e provare l’under,

magari dettato dalla paura di perdere. La Juve prova

a proseguire la sua marcia inarrestabile col povero

Siena di Cosmi, costretto a un tour de force (in 2

settimane Inter, Bologna, Lazio e ora la Juve). Qui

sul pronostico c’è poco da dire, forse l’1.45 per la

Vecchia Signora è anche troppo. Giusto invece l’1.50

per il Napoli sull’Udinese: i friulani hanno enormi dif-

ficoltà e i partenopei viaggiano spediti. A Pescara ar-

riva la Lazio: i romani possono confermarsi contro gli

abruzzesi, ma attenzione perché la squadra di Strop-

pa pare aver trovato due elementi che mancavano

ad inizio campionato, ovvero convinzione e fiducia.

Per chi crede al Pescara, meglio provare un over o

un goal. All’Olimpico Roma e Atalanta si affrontano

in cerca di riscatto: Zeman vuole cancellare a suon di

gol la disfatta con la Juve, Colantuono prova invece a

dimenticare la débacle casalinga col Toro. L’ago della

bilancia pende decisamente sul segno 1, soprattutto

vista la sconcertate prova difensiva dei nerazzurri coi

granata. A proposito di Toro, l’undici di Ventura può

bissare in casa con un Cagliari in crisi, il segno 1 ha

una quota al raddoppio a dir poco allettante. Chievo-

Samp, Genoa-Palermo e Catania-Parma hanno il

sapore del pareggio, mentre per la Fiorentina, dopo

tanto bel gioco senza punti, è arrivato il momento di

ingrassare la classifica con 3 punti col

Bologna.

Il derby di Milano è il primo crocevia della stagioneA cura di Cristiano Cinotti

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w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 23

R ifondazione: questa la parola che vige

rigorosa in casa Tre Fiori dopo anni di

successi e scorpacciate. Taglio al budget,

largo ai giovani del vivaio e si ricomincia

da capo. Naturalmente scordatevi i fasti di

un tempo, con campionati, Coppe Titano,

Champions League con annesso passaggio

al secondo turno sfiorato ai calci di rigore

eccetera, eccetera. Spazio agli altri, quelli

che hanno mangiato la polvere, le briciole

in queste ultime stagioni, potendo solo

guardare dal basso in alto la corazzata

gialloblu. Ne sanno qualcosa La Fiorita,

Murata, Libertas, quelle che quest’anno

sembrano avere qualcosa in più delle

altre. Soprattutto la formazione guidata

da Nicola Berardi, sostanziosamente

rinforzata in estate e con l’organico più

competitivo del lotto delle partecipanti.

Domenica ha riposato, e davanti si trova

proprio le due avversarie più agguerrite.

E il prossimo fine settimana c’è lo scon-

tro diretto contro la Libertas che, non

dirà molto per quanto riguarda classifica,

prospettive play-off e quant’altro, ma

una leggera spolverata sulle ancora flebili

nebbie che avvolgono i rapporti di forza a

San Marino può darla, eccome. Zitto zitto

il San Giovanni, reduce da due stagioni

in crescendo, quest’anno può dire la sua.

Occhio poi naturalmente ai campioni in

carica, che dopo aver sfiorato il titolo per

anni non hanno nessuna

voglia di abdicare subito.

Nessuno a punteggio pieno dopo tre giornate. La prossima settimana c’è Libertas-La Fiorita

Campionato Sammarinesedi Flavio Grisoli [email protected]

Il Tre Fiori non risorge. Vola il Murata

CAMPIONATO SAMMARINESE

CLASSIFICA GIRONE A

Murata 7

Libertas 7

La Fiorita 4

Cailungo 4

Faetano 1

Juvenes/Dogana 4

Virtus 0

4° Giornata 06-07/10/2012

Domagnano-CosmosFolgore/Falciano-Tre Penne

Libertas-La FioritaMurata-Cailungo

Pennarossa-Tre FioriSan Giovanni-FiorentinoVirtus-Juvenes/Dogana

Riposa: Faetano

MARCATORI

GIRONE A

3 Gol: Casadei (Murata)

2 Gol: 5 calciatori

GIRONE B

3 Gol: Ugolini (San Giovanni)

2 Gol: 7 calciatori

3° Giornata 28-29-30/09/2012

Cailungo-Juvenes/Dogana 2-2

Cosmos-Tre Penne 1-2

Faetano-Libertas 0-3

Fiorentino-Pennarossa 2-0

Murata-Virtus 2-1

San Giovanni-Domagnano 3-1

Tre Fiori-Folgore/Falciano 1-2

Ha riposato: La Fiorita

CLASSIFICA GIRONE B

Tre Penne 7

San Giovanni 7

Fiorentino 5

Folgore 5

Cosmos 4

Domagnano 2

Pennarossa 1

Tre Fiori 0

COPPA TITANO

GRUPPO A

Tre Fiori 4

Folgore 3

San Giovanni 3

Cailungo 1

Cosmos 0

3° Giornata 21/09/2012

San Giovanni-Folgore

Libertas-Domagnano

Cosmos-Tre Fiori

La Fiorita-Virtus

Pennarossa-Murata

Juvenes/Dogana-Tre Penne

MARCATORI

4 Gol: Zaboul (Juvenes/Dogana)

3 Gol: Ugolini (San Giovanni)

2 Gol: Santini (Juvenes/Dogana)

Berretti (Pennarossa)

Vitaioli (Fiorentino)

Cibelli (Tre Penne)

Andreini (Tre Fiori)

Parma (La Fiorita)

2° Giornata 05/09/2012

Domagnano-Murata 0-0

Juvenes/Dogana-Fiorentino 2-2

Pennarossa-Faetano 2-1

Tre Fiori-Cailungo 1-1

San Giovanni-Cosmos 3-1

Virtus-Tre Penne 0-3

GRUPPO B

Domagnano 4

Libertas 3

Pennarossa 3

Murata 1

Faetano 0

GRUPPO C

Juvenes/Dogana 4

Tre Penne 3

La Fiorita 3

Fiorentino 1

Virtus 0

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Hanno collaborato Guido Del Re, Delfina Maria D’Ambrosio

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