È UN CASO Palazzo Chigi. LA GAFFE SO TT O TIRO TAVECCHIO · 2014-07-28 · ciata in un determinato...

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CALCIO LE ELEZIONI DELLA FIGC 27 LUGLIO 2014 CORRIERE DELLO SPORT STADIO Di banane utilizzate a sfondo razzista, la storia è purtroppo piena. Ma la cronaca recente ha anche visto reazioni contrarie: la più recente e famosa porta la firma di Dani Alves che durante Villarreal-Barcel- lona del 27 aprile ha raccolto una banana che gli era stata lanciata dalle tribune e l’ha mangiata all’istante. Quel gesto ha fatto il giro del mondo, spinto da un tweet di Neymar con lo slogan “anche io mangio le banane” Dani Alves raccolse la banana e la mangiò A FINE APRILE di Ettore Intorcia ROMA Un pallone sulla linea di por- ta, c’è solo da appoggiarlo in rete: Carlo Tavecchio, grazie alle dichiarazioni di voto del- le quattro leghe, ha già in ta- sca il quorum sufficiente per essere eletto presidente della Federcalcio al secondo scruti- nio. Ma lì, sulla linea di porta, rischia di scivolare sulla buc- cia di banana: un cliché da co- miche in bianco e nero, se fos- simo al cinema, ma in questo contesto non c’è nulla da ride- re. Perché la banana è ancora l’odioso simbolo della discri- minazione razziale sui campi di calcio: lanciarla dagli spalti o infilarla in un discorso sugli extracomunitari fa poca dif- ferenza, ed è certo più grave nel secondo caso, soprattutto se si sta presentando la pro- pria candidatura alla presiden- za della Figc. Avrebbe voluto dire altro ma ha scelto le parole sbagliate, finendo nel tritacar- ne: attacchi da sinistra, politi- camente parlando, e dagli op- positori in Federcalcio, calcia- tori e allenatori; solidarietà dal centrodestra e da chi, le leghe, ha sostenuto la sua candida- tura. Ma il pasticcio resta. Per- ché, se il Coni si mantiene (per ora) neutrale, per non interfe- rire nella campagna elettorale, da Palazzo Chigi filtra un evi- dente fastidio per l’uscita di Tavecchio che, peraltro, solo pochi giorni fa aveva incon- trato il sottosegretario Delrio. LE NUOVE SCUSE. Dopo le prime scuse di venerdì, ieri Tavecchio ha rilasciato nuove dichiara- zioni in risposta alle tante cri- tiche ricevute, da politici e diri- genti sportivi. Per non contare i milioni di tifosi che si sono sca- tenati sui social network. «Nel mio discorso di venerdì - spiega - in maniera impropria, e per questo mi scuso ancora una volta, mi riferivo al fatto che sono a favore dell’integrazio- ne, ma al contempo rinnovo la necessità di scoraggiare l’utiliz- zo di calciatori che non miglio- rano la qualità del nostro cam- pionato. Come scritto nel mio programma elettorale, se sarò eletto Presidente della Figc, la federazione condurrà una po- litica fattiva contro ogni discri- minazione. Accetto tutte le criti- che ma non l’accusa di razzista perché la mia vita testimonia l’esatto contrario». Tavecchio, filtra dal suo entourage, è ama- reggiato e si sente vittima di forti strumentalizzazioni da parte dei politici. GLI OPPOSITORI. Prima degli at- tacchi dal Palmento - il Pd gli chiede di ritirare la candidatu- ra - deve innanzitutto incassa- re quelli degli oppositori nella campagna elettorale della Figc. L’Assocalciatori, che sostiene Albertini, non gli fa sconti at- traverso le parole del presiden- te Damiano Tommasi: «Sono sconcertato dalla frase di Car- lo Tavecchio su Optì Pobà e le banane. Ma non so se essere ancora più allibito dal silenzio che le ha circondate. In queste ore ho ricevuto numerose te- lefonate di calciatori italiani e stranieri che sono letteralmen- te esterrefatti». Più duro Renzo Ulivieri, presidente dell’Asso- allenatori: «La gaffe del presi- dente Tavecchio non riguarda me ma chi lo ha candidato. Noi candidiamo Albertini, se l’aves- se detta lui una cosa del genere gli avrei tolto il mio appoggio». Stoccata a Tavecchio, dunque, ma anche alle quattro leghe che lo voteranno. LA SUA MAGGIORANZA. Quelli che appoggiano Tavecchio, però, gli garantiscono soli- darietà. Andrea Abodi, presi- dente della Lega di B, è chia- ro: «Per me il razzismo è una cosa seria. Quel passaggio è sta- to inopportuno, infelice e inac- cettabile. Ma una frase non fa di una persona un razzista. La demagogia non è una buona medicina». Maurizio Beretta, presidente della Lega di Se- rie A - che venerdì era all’as- semblea della Lnd - ribadisce il sostegno al suo candidato: «La vita del presidente Carlo Tavecchio è una continua te- stimonianza di azioni contro ogni forma di discriminazio- ne. Un intercalare certamente del tutto sbagliato non modi- fica il giudizio di valore su Ta- vecchio come persona e come dirigente sportivo. Mi risulta che tra le molte opere di solida- rietà, Tavecchio si sia occupato personalmente della costruzio- ne di due ospedali in Togo e in Benin». Mario Macalli, a capo della Lega Pro, parla di stru- mentalizzazioni: «Le società di Lega Pro sanno distinguere una battuta infelice pronun- ciata in un determinato con- testo dal pensiero e dall’azione di un dirigente con grandi ca- pacità per il rilancio del calcio italiano, cui rinnoviamo il no- stro sostegno». POLITICI CONTRO. Dell’imbaraz- zo di Delrio abbiamo già detto. «Dovrebbe ritirarsi dopo le sue indegne dichiarazioni. Quan- do si vuole svolgere un ruolo di rappresentanza dell’Italia, in qualunque campo, bisogna ri- spettare la Costituzione» , attac- ca il senatore Morassut (Pd), in linea con la vice segretaria del suo partito, Debora Serrac- chiani: «Il caso Tavecchio non dovrebbe nemmeno essere in discussione: la sua candidatura semplicemente non può essere presa in considerazione» . Seve- ro anche il giudizio dell’ex mi- nistro Kyenge: «Atteggiamen- to paternalistico nei confronti di chi si pensa inferiore e da ci vilizzare». CENTRODESTRA CON LUI. Da centrodestra, invece, arriva la solidarietà politica. Fore più per il gusto di polemizzare con il Pd che non per dimostrare vicinanza a Tavecchio, ma è i gioco delle parti. Daniela San tanché (Forza Italia) attacca «La sinistra usa sempre due pesi e due misure. Strumenta lizzare una frase infelice detta da Tavecchio e prontamente chiarita con tanto di scuse si gnifica voler usare ogni arma pur di ingerire in tutti i camp in cui si parla di nomine» . Stes si toni e concetti espressi dalla collega di partito, l’europarla mentare Lara Comi: «L’ipocri sia di certa sinistra che guarda la pagliuzza nell’occhio altru e non vede la trave nel proprio occhio trova iconografica pla sticità negli attacchi seriali a Tavecchio». ©RIPRODUZIONE RISERVAT TAVECCHIO SOTTO TIRO LA GAFFE È UN CASO Carlo Tavecchio, 71 anni, venerdì durante l’assemblea della Lnd LAPRESSE Irritato Delrio. Il Pd da Serracchiani a Morassut chiede le dimissioni. Forza Italia, Abodi e Beretta lo difendono Il candidato presidente alla Figc torna a scusarsi: «Non sono un razzista» Andrea Abodi (Lega di B) e Maurizio Beretta (Lega di A) BARTOLETTI Ecco l’infelice passaggio del presidente della Lnd e candidato alla Figc, Carlo Tavecchio, durante il suo discorso nell’assemblea della Lega Dilettanti giovedì a Fiumicino: «Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano se hanno professionalità per farli giocare. Noi invece diciamo che Opti Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane, e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree». La frase incriminata di Guido D’Ubaldo ROMA Roberto Giachetti ha le idee chiare su quello che sta ac- cadendo intorno al mondo del calcio. Il vice-presiden- te della Camera non è un as- siduo frequentatore di stadi, ma è tifoso della Roma. Ha studiato politica nel partito radicale, romano, 53 anni, ha un gran fisico che gli ha permesso di sostenere diver- si scioperi della fame, il più recente per abolire la legge elettorale conosciuta come Porcellum. E’ un uomo di sinistra di stretta osservan- za renziana. Ha seguito il di- battito che è stato animato dalle dichiarazioni di Carlo Tavecchio, il candidato for- te nella corsa alla presidenza della Figc. Non lo cogliamo impreparato, quando in se- rata gli chiediamo un pare- re: «Il mio ragionamento su Tavecchio è molto semplice. In una condizione norma- le una frase come quella che ha pronunciato lui sarebbe grave. Ma diventa inaccet- tabile visto che una cosa del- le genere la dice un dirigen- te candidato a fare il presi- dente del calcio che deve ri- partire». RITIRO. Una frase inaccetta- bile, alla quale non si può riparare, secondo Giachet- ti: «Una dichiarazione che fa ribrezzo. Mi rendo conto che la sua elezione sia pra- ticamente cosa fatta, consi- derati i meccanismi della Fe- derazione. Ma per quello che ha detto, Tavecchio dovreb- be fare un passo indietro. Se non ha la dignità di ritirare la sua candidatura, devo- no essere le componenti che sono pronte a votarlo che de- vono far venire meno il loro appoggio». Giachetti guarda oltre, riferendosi ai problemi del mondo del calcio: «E’ una questione di etica. In questa situazione conta la dignità di chi deve diventare il capo della Federazione. Negli ul- timi tempi si è cercato di fare molto per combattere il raz- zismo negli stadi, una piaga per il nostro calcio. Ma dopo una frase del genere come si può sostenere questa batta- glia? Tavecchio non sarebbe credibile. Pensate, in Germa- nia un ministro che ha copia- to la tesi di laurea si è dimes- so. Qui in Italia non può non accadere nulla di fronte a un episodio così grave». RESPONSABILITÀ. Giachetti, un passato al fianco di Ru- telli, appartiene comunque alla nuova generazione di uomini politici: «Non vorrei fare paragoni con la politica, ma anche il calcio avrebbe bisogno di ripartire con un nuovo sistema. Quello attua- le, che sarebbe mantenuto in vita da Tavecchio, è arrivato al capolinea. C’è una classe dirigente che dovrebbe farsi da parte. Non ne faccio una questione di persone, ma di sistema. Dovrebbero tutti fare un passo indietro, non solo Abete. Questi dirigen- ti hanno fatto il loro tempo, hanno ottenuto anche suc- cessi, ma ora hanno porta- to il calcio a questi livelli. E’ necessario un cambiamen- to. Avrei preferito l’elezione di Albertini, che comunque ha avuto il merito di metter- si in gioco, senza sapere dove sarebbe potuto arrivare. Al- bertini avrebbe rappresen- tato meglio il cambiamen- to di cui ha bisogno il calcio italiano. Adesso chi appog- gia Tavecchio ha una gros- sa responsabilità». ©RIPRODUZIONE RISERVATA Giachetti: «Frasi gravi, faccia un passo indietro» L’INTERVISTA Il vice presidente della Camera: «Inaccettabili le sue parole. Se non si ritira, siano gli altri a non votarlo» L’onorevole Roberto Giachetti, 53 anni ANSA

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calcio le elezioni della figcdomenica

27 luglio 2014

6corriere dello SportStadio calcio le elezioni della figc

7corriere dello Sport

Stadio

domenica 27 luglio 2014

Di banane utilizzate a sfondo razzista, la storia è purtroppo piena. Ma la cronaca recente ha anche visto reazioni contrarie: la più recente e famosa porta la firma di Dani Alves che durante Villarreal-Barcel-

lona del 27 aprile ha raccolto una banana che gli era stata lanciata dalle tribune e l’ha mangiata all’istante. Quel gesto ha fatto il giro del mondo, spinto da un tweet di Neymar con lo slogan “anche io mangio le banane”.

Dani Alves raccolsela banana e la mangiò

A FINE APRILE

di ettore intorciaRoma

Un pallone sulla linea di por-ta, c’è solo da appoggiarlo in rete: Carlo Tavecchio, grazie alle dichiarazioni di voto del-le quattro leghe, ha già in ta-sca il quorum sufficiente per essere eletto presidente della Federcalcio al secondo scruti-nio. Ma lì, sulla linea di porta, rischia di scivolare sulla buc-

cia di banana: un cliché da co-miche in bianco e nero, se fos-simo al cinema, ma in questo contesto non c’è nulla da ride-re. Perché la banana è ancora l’odioso simbolo della discri-minazione razziale sui campi di calcio: lanciarla dagli spalti o infilarla in un discorso sugli extracomunitari fa poca dif-ferenza, ed è certo più grave nel secondo caso, soprattutto se si sta presentando la pro-pria candidatura alla presiden-za della Figc. Avrebbe voluto dire altro ma ha scelto le parole sbagliate, finendo nel tritacar-ne: attacchi da sinistra, politi-

camente parlando, e dagli op-positori in Federcalcio, calcia-tori e allenatori; solidarietà dal centrodestra e da chi, le leghe, ha sostenuto la sua candida-tura. Ma il pasticcio resta. Per-ché, se il Coni si mantiene (per ora) neutrale, per non interfe-rire nella campagna elettorale, da Palazzo Chigi filtra un evi-dente fastidio per l’uscita di Tavecchio che, peraltro, solo pochi giorni fa aveva incon-trato il sottosegretario Delrio.

LE NuovE scusE. Dopo le prime scuse di venerdì, ieri Tavecchio ha rilasciato nuove dichiara-

zioni in risposta alle tante cri-tiche ricevute, da politici e diri-genti sportivi. Per non contare i milioni di tifosi che si sono sca-tenati sui social network. «Nel mio discorso di venerdì - spiega - in maniera impropria, e per questo mi scuso ancora una volta, mi riferivo al fatto che sono a favore dell’integrazio-ne, ma al contempo rinnovo la necessità di scoraggiare l’utiliz-zo di calciatori che non miglio-rano la qualità del nostro cam-pionato. Come scritto nel mio programma elettorale, se sarò eletto Presidente della Figc, la federazione condurrà una po-

litica fattiva contro ogni discri-minazione. Accetto tutte le criti-che ma non l’accusa di razzista perché la mia vita testimonia l’esatto contrario». Tavecchio, filtra dal suo entourage, è ama-reggiato e si sente vittima di forti strumentalizzazioni da parte dei politici.

GLI oPPosItoRI. Prima degli at-tacchi dal Palmento - il Pd gli chiede di ritirare la candidatu-ra - deve innanzitutto incassa-re quelli degli oppositori nella campagna elettorale della Figc. L’Assocalciatori, che sostiene Albertini, non gli fa sconti at-traverso le parole del presiden-te Damiano Tommasi: «Sono sconcertato dalla frase di Car-lo Tavecchio su Optì Pobà e le banane. Ma non so se essere ancora più allibito dal silenzio che le ha circondate. In queste ore ho ricevuto numerose te-lefonate di calciatori italiani e stranieri che sono letteralmen-te esterrefatti». Più duro Renzo Ulivieri, presidente dell’Asso-allenatori: «La gaffe del presi-dente Tavecchio non riguarda me ma chi lo ha candidato. Noi candidiamo Albertini, se l’aves-se detta lui una cosa del genere gli avrei tolto il mio appoggio». Stoccata a Tavecchio, dunque, ma anche alle quattro leghe che lo voteranno.

LA suA mAGGIoRANzA. Quelli che appoggiano Tavecchio,

però, gli garantiscono soli-darietà. Andrea Abodi, presi-dente della Lega di B, è chia-ro: «Per me il razzismo è una cosa seria. Quel passaggio è sta-to inopportuno, infelice e inac-cettabile. Ma una frase non fa di una persona un razzista. La demagogia non è una buona medicina». Maurizio Beretta, presidente della Lega di Se-rie A - che venerdì era all’as-semblea della Lnd - ribadisce il sostegno al suo candidato: «La vita del presidente Carlo Tavecchio è una continua te-stimonianza di azioni contro ogni forma di discriminazio-ne. Un intercalare certamente del tutto sbagliato non modi-fica il giudizio di valore su Ta-vecchio come persona e come dirigente sportivo. Mi risulta che tra le molte opere di solida-rietà, Tavecchio si sia occupato personalmente della costruzio-ne di due ospedali in Togo e in Benin». Mario Macalli, a capo della Lega Pro, parla di stru-

mentalizzazioni: «Le società di Lega Pro sanno distinguere una battuta infelice pronun-ciata in un determinato con-testo dal pensiero e dall’azione di un dirigente con grandi ca-pacità per il rilancio del calcio italiano, cui rinnoviamo il no-stro sostegno».

PoLItIcI coNtRo. Dell’imbaraz-zo di Delrio abbiamo già detto. «Dovrebbe ritirarsi dopo le sue indegne dichiarazioni. Quan-do si vuole svolgere un ruolo di rappresentanza dell’Italia, in qualunque campo, bisogna ri-spettare la Costituzione», attac-ca il senatore Morassut (Pd), in linea con la vice segretaria del suo partito, Debora Serrac-chiani: «Il caso Tavecchio non dovrebbe nemmeno essere in discussione: la sua candidatura semplicemente non può essere presa in considerazione». Seve-ro anche il giudizio dell’ex mi-nistro Kyenge: «Atteggiamen-to paternalistico nei confronti

di chi si pensa inferiore e da ci-vilizzare».

cENtRodEstRA coN LuI. Dal centrodestra, invece, arriva la solidarietà politica. Fore più per il gusto di polemizzare con il Pd che non per dimostrare vicinanza a Tavecchio, ma è il gioco delle parti. Daniela San-tanché (Forza Italia) attacca: «La sinistra usa sempre due pesi e due misure. Strumenta-lizzare una frase infelice detta da Tavecchio e prontamente chiarita con tanto di scuse si-gnifica voler usare ogni arma pur di ingerire in tutti i campi in cui si parla di nomine». Stes-si toni e concetti espressi dalla collega di partito, l’europarla-mentare Lara Comi: «L’ipocri-sia di certa sinistra che guarda la pagliuzza nell’occhio altrui e non vede la trave nel proprio occhio trova iconografica pla-sticità negli attacchi seriali a Tavecchio».

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TavecchiosoTTo TiroLa gaffeè un caso

Carlo Tavecchio, 71 anni, venerdì durante l’assemblea della Lnd LapResse

irritato delrio. il pd da Serracchiani a Morassut chiedele dimissioni. forza italia, abodi e Beretta lo difendono

Il candidato presidente alla Figc torna a scusarsi: «Non sono un razzista»

Andrea Abodi (Lega di B) e Maurizio Beretta (Lega di A) baRtoLetti

di ettore intorciaRoma

Ci sono due silenzi istituzionali sulla bufera Tavecchio che hanno significati e pesi ben differenti. C’è il riserbo del Coni e del suo presidente Giovanni Malagò, che, a nean-che 48 ore dal termine ultimo per la presen-tazione delle candidature, preferisce tene-re un basso profilo e non alterare la campa-gna elettorale. E c’è il silenzio infastidito di Palazzo Chigi. Assai più preoccupante quest’ultimo, per-ché senza l’appoggio dell’esecutivo Renzi e della maggioranza trasversale che lo compo-ne, beh il futuro presidente della Federcalcio

- sì, giusto definirlo così e non solo can-didato, perché Carlo Tavecchio ha già in tasca i voti per esse-re eletto al secondo scrutinio nell’assem-blea dell’11 agosto - avrà poche chance di rilanciare il nostro calcio con le riforme strutturali ormai ur-gentissime. Quelle

riforme, indispensabili, che hanno spinto le quattro leghe a superare divisioni stori-che e a convergere su un unico candidato, per cambiare tutte insieme (questo l’auspi-cio) il calcio italiano.

Ius soLI. Le grandi riforme di cui il nostro sport ha bisogno presuppongono tutte un intervento del legislatore, che si parli di vio-lenza o di nuove risorse da destinare al cal-cio. Tavecchio, del resto, l’ha messo nero su bianco nel suo programma elettorale, che al punto 9 affronta il tema “legislazione e rap-porti con il Governo”. All’esecutivo intende chiedere interventi sulla legge 91/1981 (quel-

la sul professionismo) e sulla ripartizione del gettito derivante dalle scommesse, tan-to per cominciare. Fermo restando gli inter-venti in tema di lotta alla violenza. Ma c’è - giacché si parla di razzismo - an-che la questione dello ius soli: dare la citta-

dinanza italiana ai figli degli stranieri nati nel nostro Paese. Tavecchio ne parla al pun-to 11 del suo programma, quello relativo ai rapporti con il Coni: «Non è un tema di com-petenza delle Carte Federali, ma certamente una legge in tal senso può avere ripercus-sioni positive sul tesseramento di calciato-ri selezionabili per le squadre nazionali. La Germania campione del mondo è l’ultimo esempio». Tra l’altro, va ricordato che in questo mo-mento solo i Dilettanti, oltre la Serie A, in Ita-lia possono tesserare atleti extracomunitari.

A PALAzzo chIGI. Qualche giorno fa il sot-tosegretario Graziano Delrio, braccio destro del premier Renzi, aveva incontrato i due candidati alla presidenza della Federcal-cio, Tavecchio e Albertini. Colloqui privati, solo poche parole di commento: «Ho chies-to loro di concentrarsi sui programmi per il bene dello sport e del calcio italiano». Quello che è successo venerdì durante l’assemblea della Lnd, diventata presentazi-one ufficiale della candidatura di Tavecchio, non è piaciuto. Nessun commento ufficiale, ma dagli ambienti vicini al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio filtra una cer-ta irritazione per l’infelice frase pronunci-ata da Tavecchio a proposito dei calciato-ri extracomunitari. Delrio, del resto, aveva guidato la campagna a favore dei diritti dei figli di stranieri nati e cresciuti in Italia.

INcoNtRo AL coNI. Dicevamo del silenzio del Coni. Il presidente Malagò non ha ritenuto opportuno intervenire, anche perché gio-vedì incontrerà i due candidati alla pres-idenza della Federcalcio, per discutere dei punti principali dei rispettivi programmi elettorali e magari riflettere sul futuro del calcio, che resta il traino per tutto il movi-mento sportivo italiano.

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Ma senza il governo non cambierà il calcioora tavecchio dovrà ricucire con palazzo chigi

Il premier Renzi e la banana anti-razzismo ansa

Tra le riforme auspicate c’è la cittadinanza agli stranieri nati in Italia Giovedì al Coni i due candidati

Ecco l’infelice passaggio del presidente della Lnd e candidato alla Figc, Carlo Tavecchio, durante il suo discorso nell’assemblea della Lega Dilettanti giovedì a Fiumicino: «Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano se hanno professionalità per farli giocare. Noi invece diciamo che Opti Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane, e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree».

La frase incriminata

Roma - Le frasi di Tavecchio hanno scatenato una bufera sul web. Sui social network sono arrivate tante critiche per il candidato alla presi-dente dalla Figc, in tanti han-no mostrato la loro indigna-zione per la frase su “Opti Pobà”, «quello che è venuto in Italia a giocare nella La-zio dopo aver mangiato le banane». Il personaggio di fantasia citato da Tavecchio è diventato una vera e pro-pria star sul web: è nata una pagina Facebook con il suo nome e la sua maglia nu-mero 10 della Lazio e c’è chi addirittura ha ironizzato sul

suo acquisto da parte della Roma: «Altro scippo di Saba-tini alla Lazio. La Roma sof-fia ai biancocelesti il pupillo di Tavecchio». Tantissimi i fo-tomontaggi circolati in rete, con Tavecchio definito “il Ba-nana” e addirittura sostitui-to a Genny ‘a Carogna con la scritta sulla maglia “Mangia banane”. Sui social network sono saliti nelle tendenze an-che due hashtag quasi simili, #notav e #notavecchio, a te-stimonianza che la protesta e le polemiche hanno tenu-to banco su internet per tut-ta la giornata di ieri.

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RABBIA E IRoNIA suL WEB

di Guido d’UbaldoRoma

Roberto Giachetti ha le idee chiare su quello che sta ac-cadendo intorno al mondo del calcio. Il vice-presiden-te della Camera non è un as-siduo frequentatore di stadi, ma è tifoso della Roma. Ha studiato politica nel partito radicale, romano, 53 anni, ha un gran fisico che gli ha permesso di sostenere diver-si scioperi della fame, il più recente per abolire la legge elettorale conosciuta come Porcellum. E’ un uomo di sinistra di stretta osservan-za renziana. Ha seguito il di-battito che è stato animato dalle dichiarazioni di Carlo Tavecchio, il candidato for-te nella corsa alla presidenza della Figc. Non lo cogliamo impreparato, quando in se-rata gli chiediamo un pare-re: «Il mio ragionamento su

Tavecchio è molto semplice. In una condizione norma-le una frase come quella che ha pronunciato lui sarebbe grave. Ma diventa inaccet-tabile visto che una cosa del-le genere la dice un dirigen-te candidato a fare il presi-dente del calcio che deve ri-partire».

RItIRo. Una frase inaccetta-bile, alla quale non si può riparare, secondo Giachet-ti: «Una dichiarazione che fa ribrezzo. Mi rendo conto che la sua elezione sia pra-ticamente cosa fatta, consi-derati i meccanismi della Fe-derazione. Ma per quello che ha detto, Tavecchio dovreb-be fare un passo indietro. Se non ha la dignità di ritirare la sua candidatura, devo-no essere le componenti che sono pronte a votarlo che de-vono far venire meno il loro appoggio».

Giachetti guarda oltre, riferendosi ai problemi del mondo del calcio: «E’ una questione di etica. In questa situazione conta la dignità di chi deve diventare il capo della Federazione. Negli ul-timi tempi si è cercato di fare molto per combattere il raz-zismo negli stadi, una piaga per il nostro calcio. Ma dopo una frase del genere come si può sostenere questa batta-glia? Tavecchio non sarebbe credibile. Pensate, in Germa-nia un ministro che ha copia-to la tesi di laurea si è dimes-so. Qui in Italia non può non accadere nulla di fronte a un episodio così grave».

REsPoNsABILItà. Giachetti, un passato al fianco di Ru-telli, appartiene comunque alla nuova generazione di uomini politici: «Non vorrei fare paragoni con la politica, ma anche il calcio avrebbe

bisogno di ripartire con un nuovo sistema. Quello attua-le, che sarebbe mantenuto in vita da Tavecchio, è arrivato al capolinea. C’è una classe dirigente che dovrebbe farsi da parte. Non ne faccio una questione di persone, ma di sistema. Dovrebbero tutti fare un passo indietro, non solo Abete. Questi dirigen-ti hanno fatto il loro tempo, hanno ottenuto anche suc-cessi, ma ora hanno porta-to il calcio a questi livelli. E’ necessario un cambiamen-to. Avrei preferito l’elezione di Albertini, che comunque ha avuto il merito di metter-si in gioco, senza sapere dove sarebbe potuto arrivare. Al-bertini avrebbe rappresen-tato meglio il cambiamen-to di cui ha bisogno il calcio italiano. Adesso chi appog-gia Tavecchio ha una gros-sa responsabilità».

©RipRoduzione RiseRvata

giachetti: «frasi gravi, faccia un passo indietro»L’INtERvIstA

il vice presidente della camera: «inaccettabili le sue parole. Se non si ritira, siano gli altri a non votarlo»

L’onorevole Roberto Giachetti, 53 anni ansa