PREISTORICA - casuzze.it · NEOLITICO Dal 10.000 al 4.000 a.C. Periodo durante il quale fu...

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1 LA VITA ECONOMICA DELL’UMANITÀ PREISTORICA La presenza della specie umana sul nostro pianeta, contemporanea a quelli di mammiferi di enormi dimensioni, comincia centinaia e centinaia di migliaia di anni fa. Ma l’esistenza del primo uomo vero vivente in posizione eretta ed ormai ben differenziato dall’uomo zoologico (antropoide), in base ai resti fossili che si sono ritrovati, si fa risalire al Pleistocene. Il Quaternario è suddiviso in due grandi periodi: il Pleistocene (periodo delle grandi glaciazioni che va da 2 milioni a 20 mila anni fa) e l'Olocene (periodo post glaciale che, avviato intorno a 20 mila anni è tuttora in corso). LA PREISTORIA. Nel Pleistocene comincia quindi la Preistoria, cioè la storia di quell’uomo, che, nato nudo ed inerme, riuscirà a sopravvivere, tra immense fatiche, ad adattarsi a vivere in comune e a sviluppare con sempre maggiore successo i caratteri della vita sociale. È proprio in questo periodo che si registrano le tappe più importanti dell’evoluzione del genere umano in specie diverse: Homo abilis (2-1 milione di anni). Ergaster ed Erectus (1.800-300 mila anni). Sapiens arcaico (300-120 mila anni). Neanderthal (120-45/40 mila anni). Sapiens (120 mila anni ad oggi). L’avventura del lavoro umano inizia quando comincia a manifestare una sorprendente superiorità tecnica e particolari attitudini psico-fisiche grazie ad un sempre più coordinamento fra: cervello, mano, occhio e linguaggio. L’uso del linguaggio e della mano segnano una netta demarcazione tra storia naturale e storia umana. I segni e le tracce di unumanità, affine alla nostra, e dotata di intelligenza, alla quale apparterrebbe l’Homo Sapiens, dall’indagine dell’archeologia preistorica, si danno come risalienti a parecchie diecine di migliaia di anni fa e localizzati in vari punti dell’Europa.

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LA VITA ECONOMICA DELL’UMANITÀ

PREISTORICA

La presenza della specie umana sul nostro pianeta, contemporanea a quelli di

mammiferi di enormi dimensioni, comincia centinaia e centinaia di migliaia di anni

fa. Ma l’esistenza del primo uomo vero vivente in posizione eretta ed ormai ben

differenziato dall’uomo zoologico (antropoide), in base ai resti fossili che si sono

ritrovati, si fa risalire al Pleistocene.

Il Quaternario è suddiviso in due grandi periodi: il Pleistocene (periodo delle

grandi glaciazioni che va da 2 milioni a 20 mila anni fa) e l'Olocene (periodo post

glaciale che, avviato intorno a 20 mila anni è tuttora in corso).

LA PREISTORIA.

Nel Pleistocene comincia quindi la Preistoria, cioè la storia di quell’uomo, che, nato nudo ed inerme, riuscirà a sopravvivere, tra immense fatiche, ad adattarsi a vivere in comune e a sviluppare con

sempre maggiore successo i caratteri della vita sociale.

È proprio in questo periodo che si registrano le tappe più importanti dell’evoluzione

del genere umano in specie diverse:

Homo abilis (2-1 milione di anni).

Ergaster ed Erectus (1.800-300 mila

anni).

Sapiens arcaico (300-120 mila anni).

Neanderthal (120-45/40 mila anni).

Sapiens (120 mila anni ad oggi).

L’avventura del lavoro umano inizia quando comincia a manifestare una

sorprendente superiorità tecnica e particolari attitudini psico-fisiche grazie ad un sempre

più coordinamento fra: cervello, mano, occhio e linguaggio. L’uso del linguaggio e della mano

segnano una netta demarcazione tra storia naturale e storia umana.

I segni e le tracce di un’umanità, affine alla nostra, e dotata di intelligenza, alla quale

apparterrebbe l’Homo Sapiens, dall’indagine dell’archeologia preistorica, si danno come

risalienti a parecchie diecine di migliaia di anni fa e localizzati in vari punti

dell’Europa.

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SUDDIVISIONE DELLA PREISTORIA.

La Preistoria viene suddivisa in tre periodi:

Paleolitico (o della pietra antica).

Età neolitica (o della pietra nuova)

Età eneolitica o Calcolitica o del rame.

Questa suddivisione si basa sui materiali usati in tempi successivi dall’uomo per

costruire utensili e mezzi di produzione. Tali divisioni di possono, grosso modo, far coincidere con altrettante fasi economiche. La comprensione della vita economica dell’umanità preistorica sarebbe

ovviamente impossibile se non si tenesse conto del processo evolutivo della tecnologia. L’uomo del

paleolitico con la sua particolare logica razionale seppe diventare “operaio ed

inventore” infaticabile, costruttore di macchine e di strumenti destinati a trasformare

di continuo la natura.

Questa tabella sintetizza i vari argomenti che saranno trattati.

ETÀ TIPO DI ECONOMIA CARATTERISTICHE PALEOLITICO

Da 1 milione al 10.000 a.C.

Periodo nel quale erano in uso strumenti in pietra scheggiata

Economia naturale,

parassitaria,

individuale

Glaciazioni. L’uomo “totem”. Arte rupestre.

Scoperta e controllo del fuoco. Nomadismo,

caccia e pesca.

NEOLITICO Dal 10.000 al 4.000 a.C.

Periodo durante il quale fu introdotta la

pietra levigata

Economia del villaggio Il clima, la flora e la fauna. La domesticazione di

piante e animali. La divisione del lavoro. Nuovi

strumenti di lavoro. L’inumazione dei cadaveri.

ENEOLITICO

O CALCOLITICO

O DEL RAME Da 4.000 al 2.000 a.C.

Periodo della preistoria considerato la tappa di

transizione tra le industrie litiche del

neolitico (età della pietra levigata) e la nascente

metallurgia, dell'età del bronzo.

Economia urbana.

Il clima nell’eneolitico. La rivoluzione dei

prodotti secondari. L’economia dei metalli.

Differenziazioni sociali. La scrittura e la

Matematica.

FILMATI DURATA TITOLO

N° 1 3:19:04 Ulisse la straordinaria storia

dell'uomo completo

N°2 ==== Il cespuglio genealogico

N° 3 1:40 La scoperta del fuoco

N° 4 5:50 La preistoria

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1) IL PALEOLITICO (120.000 – 10.000 ANNI FA).

Il Paleolitico (dal greco palaios, "antico", e lithos,

"pietra", ossia "età della pietra antica", cioè della

pietra scheggiata) f u il primo periodo in cui si

sviluppò la tecnologia umana con l'introduzione dei

primi strumenti in pietra da parte di diverse specie

di ominidi.

(TORNA)

1.1) IL CLIMA.

Dal punto di vista climatico questo periodo è

interessato da alcuni grandi periodi glaciali

che avvolsero la Terra nel gelo. L'Europa, in

particolare, fu interessata da quattro

glaciazioni: 1) Günz, 2) Mindel, 3) Riss

4) Würm, intervallate da tre periodi

Interglaciali a clima caldo: 1) Günz-Mindel,

2) Mindel-Riss, 3) Riss-Würm. Nel corso di questi periodi il clima mutava radicalmente provocando, a seconda del periodo, la sommersione o

l'emersione di ampi tratti di terre. Il movimento del mare alternò, nei periodi caldi,

l'invasione marina di molte terre e grotte frequentate dall'uomo e, nei periodi freddi,

l'emersione di ampie pianure costiere, avvicinando o ricongiungendo territori un

tempo separati. Queste glaciazioni si estesero fino ai margini dell’Europa

mediterranea e dell’Asia meridionale riducendo così gli spazi vitali. Le zone che potevano favorire l’esistenza umana erano quelle dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia che si affacciavano al

Mediterraneo. (TORNA)

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1.2) L’UOMO TOTEM.

La comparsa delle prime specie umane, avviene proprio durante questa lunga serie di

glaciazioni durate centinaia di miglia di anni. L'omo habilis prima e l’erectus dopo, in

questo periodo, vivevano allo stato selvaggio e dovettero confrontarsi continuamente

con frequenti e radicali cambiamenti di clima che trasformavano, di volta in volta,

ambienti favorevoli alla vita umana in ambienti fortemente ostili. Costoro per sopravvivere

svilupparono una continua ricerca di nuove strategie e nuovi sistemi di adattamento agli ambienti che

andava mano a mano conquistando.

I primi uomini quindi si ritrovarono sparsi in queste terre impegnati in un’impari lotta

per soddisfare i più elementari bisogni vitali. Consci di questa lo inferiorità, loro si sentivano

intimamente legati alla terra e alla natura al punto tale da considerarsi come un “totem” cioè come se

fossero alberi o un animali. Non essendo ancora in grado di spiegarsi tanti fenomeni

naturali, credevano che questi fossero causati da forze occulte, quindi cercavano in tutti i modi di

propiziarsi queste forze con danze, rituali e sacrifici. (TORNA)

1.3) L’ARTE RUPESTRE.

Così nell’idea del

cacciatore

paleolitico,

l’immagine da lui

dipinta non era

altro che

l’anticipazione

dell’effetto

desiderato: quando dipingeva un animale sulla roccia, egli pensava probabilmente all’esemplare vero che di lì a poco sarebbe andato a procurarsi e, per evocarlo magicamente, credeva che occorreva rappresentarlo come copia fedele del

modello offerto dalla realtà. (TORNA)

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1.4) LA SCOPERTA DEL FUOCO.

Un’altra fondamentale scoperta fu quella del fuoco,

alla quale probabilmente si sarebbe giunti

dall’osservazione dello scintillio provocato dallo

sfregamento di selce contro selce. Si deve all’Homo

erectus la produzione ed il controllo del fuoco

distaccò definitivamente l’uomo dagli altri animali,

dandogli consapevolezza del suo potere e

mettendolo altresì in grado di rivoluzionare la

tecnica produttiva. Con esso egli poté affrontare con più sicuro successo gli animali o tenerli lontani, scaldarsi, cuocere le vivande, mitigare i rigori del freddo evitando di spostarsi

continuamente. (TORNA)

1.5) L’ECONOMIA NATURALE NEL PALEOLITICO.

In queste condizioni tutta l’attività economica naturale, individuale e parassitaria, degli Homo habilis si riduceva al suo mantenimento o, al massimo, del proprio nucleo familiare ristretto.

L’atto iniziale di produzione del preistorico, si manifestava cioè come semplice

lavoro di raccolta (frutta, radici, erbe, semi, molluschi, crostacei) e di utilizzazione di

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quanto gli veniva offerto dalla natura per il provvedimento di mezzi adeguati al

mantenimento ed allo svolgimento della vita (mezzi alimentari, di difesa, di riparo, di

lavoro, di trasporto, di vestiti). Con l’arrivo dell’H. erectus l’economia diventa di

raccolta e di caccia; mentre con l’H. habilis l’economia era di tipo raccolta e

recupero.

La pratica da parte dell’H. erectus della frantumazione delle ossa per l’estrazione del

midollo (che non è praticata presso le comunità di

allevatori) depone a favore della caccia piuttosto che della

domesticazione. Le graminacee erano l’alimento più

ricercato, in quanto più a lungo conservabile e dotato di

maggior valore nutritivo. Secondo gli studiosi, i nostri

progenitori, riuscirono ad individuarne circa duecento

varietà diverse; tuttavia il primo fra i cereali ad essere

utilizzato non fu il frumento, bensì l’orzo ed il miglio, i

cui amidi si accompagnarono nella dieta dell’uomo

ancestrale a quello proveniente da ghiande e fagioli.

(TORNA).

1.6) IL NOMADISMO, LA CACCIA E LA PESCA.

Per seguire le prede e i frutti questi gruppi umani furono costretti, sia per l'alternarsi

delle stagioni e sia per le variazioni

climatiche causate dalle glaciazioni, ad

un continuo nomadismo o ad una

sedentarizzazione periodica. L' ambiente, in

quel periodo, era fortemente ostile

all’uomo; da esso dipendeva la sua

stessa sopravvivenza. Era sufficiente un

brusco cambiamento climatico per

compromettere la loro stessa vita e/o

l'abbondanza del cibo. L’adattamento

all’ambiente circostante portò l’H. erectus a sviluppare tecniche di caccia molto

sofisticate. Questo ominide fu il primo a cacciare

grandi animali. La caccia intensiva alla gazzella,

dell’uccellagione, la pesca unite agli altri indizi

indicano comunque che queste risorse spontanee

erano sfruttate in modo più intenso e con una

maggiore efficacia rispetto alle epoche precedenti.

(TORNA)

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2) IL NEOLITICO (10.000 – 3.500 ANNI FA)

Con il termine Neolitico si fa riferimento all’epoca preistorica posteriore al

Paleolitico ed anteriore all’ ”Età del Bronzo”; tuttavia il significato di Neolitico è

molto più ampio e comprende un insieme di fenomeni complessi che diedero vita a

profondi cambiamenti economici, sociali e tecnologici delle comunità preistoriche;

tali processi, inoltre, avvennero indipendentemente ed in tempi diversi in varie

regioni del mondo.

Gli elementi che caratterizzano quella che viene definita la “Rivoluzione neolitica”

(anche se, in realtà, non fu un processo istantaneo e breve, così come il termine

rivoluzione potrebbe far pensare, ma lungo secoli ) furono:

I cambiamenti climatici (comincia un periodo post glaciale).

Il processo evolutivo dell’uomo (in Europa compare l'Homo

neanderthalensis).

La domesticazione di piante ed animali: l’uomo inizia a scegliere e

coltivare le piante utili (soprattutto cereali e leguminose) per i suoi bisogni

essenziali e per l’alimentazione degli animali.

La formazione di comunità sedentarie.

La produzione di oggetti in pietra e di vasi di ceramica.

Lo scambio di materie prime e di manufatti.

I cambiamenti nei rapporti sociali.

(TORNA)

2.1) IL CLIMA , LA FLORA E LA FAUNA DEL NEOLITICO.

In questo periodo si verificò un miglioramento climatico (periodo interglaciale Riss-Würm ) dovuto allo scioglimento dei ghiacci, con una riduzione della grande calotta polare e dei ghiacciai alpini, dal conseguente innalzamento del livello dei mari con arretramento della linea di costa, dall’aumento delle precipitazioni. Naturalmente questi cambiamenti climatici ebbero un impatto notevole sull’ecosistema, determinando l’estinzione o la diversa dislocazione di alcune specie faunistiche e nuovo sviluppo della

vegetazione arborea. Buona parte dell'Europa

temperata e parte di quella mediterranea furono

ricoperte da un fitto bosco di latifoglie. A questa fase temperata, con un clima caldo e relativamente umido nel Mediterraneo, seguì un raffreddamento generale che segnò l'inizio della glaciazione würmiana con una prima fase con clima freddo-umido, seguita da una fase con clima freddo-

arido (8.300- 5.800 a.C.) . Durante la glaciazione di Würm il bosco scomparve

lasciando spazio a una vegetazione a prateria, a steppa o a tundra. L'espandersi della

calotta glaciale artica determinò un netto cambiamento climatico-ambientale che

provocò successive ondate migratorie di animali di ambiente steppico. Alcune specie

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che caratterizzavano il Pleistocene medio, quali l'elefante antico, il rinoceronte e

l'ippopotamo si spostarono verso i territori più meridionali e si estinsero non riuscendo ad

adattarsi alle nuove condizioni climatiche. Contemporaneamente a questa migrazione verso

aree più temperate, si verificò una lenta

occupazione dell'Europa centrale e meridionale

da parte di specie artiche, come ad esempio il

mammut, il rinoceronte lanoso, la renna, l'alce,

il bue muschiato e alcuni roditori (Lemming).

Comparvero nuovi animali come capre, pecore e

buoi e si diffusero nuove piante tra cui grano e

orzo che crescevano spontaneamente. Dal 5.800

al 2.700 a.C. si alternarono diverse fasi di

condizioni climatiche. (TORNA)

2.2) LA DOMESTICAZIONE DI PIANTE ED ANIMALI.

Questo periodo fu contrassegnato da un importante mutamento che avvenne, in forme

e in tempi diversi, nelle varie parti del Vecchio e del Nuovo Mondo, costituito dal passaggio da un’economia di caccia e raccolta, cioè di tipo parassitario/predatorio, ad un’economia imperniata sulla produzione organizzata del cibo mediante coltivazione di alcune specie vegetali e domesticazione di alcuni animali (cane, ovini, maiali, capre) e piante. Le comunità del primo Neolitico avrebbero così ricercato una maggiore garanzia di sicurezza economica sottraendo le basi del loro sostentamento alimentare al capriccio della Natura e affidandosi a una collaborazione con quest’ultima, volta ad aumentare la produttività delle piante commestibili e a favorire la riproduzione degli animali.

Prima della domesticazione delle piante, il ciclo lavorativo delle graminacee, in

questa fase, prevedeva che i chicchi raccolti

venissero abbrustoliti e pestati fino a essere

ridotti in farina; questa poi era bagnata con

acqua e mangiata cruda o, poggiata su una

pietra rovente, sottoposta a una cottura

approssimativa. Questo trattamento era

riservato non solo alle graminacee, ma anche

a fagioli, tapioca e ghiande, da cui si

ricavarono presumibilmente le prime farine.

Fra i cereali il primo a convertirsi in pane pare sia stato l’orzo. Si tentò anche con il

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miglio e successivamente, nell’Età del bronzo (III-II millennio a.C.), con la segale,

l’avena ed il farro. Ma il frumento, conosciuto contemporaneamente all’orzo, era

destinato ad affermarsi come il cereale principe, il più adatto quindi alla

panificazione.

2.2.1) DOMESTICAZIONE DELLE PIANTE COLTIVATE

La domesticazione delle piante fu un processo lungo, iniziò circa 10.000 anni fa,

quando gli uomini cominciarono a dar vita ad insediamenti stabili. I resti archeologici

e botanici forniscono molte informazioni sulla

tecnologia, le modalità di insediamento, i

rapporti sociali e le specie vegetali scelte e

coltivate da queste collettività sedentarie. I

primi agricoltori scelsero, ovviamente, le

specie capaci di soddisfare le esigenze

alimentari primarie e diedero inizio alla loro

domesticazione, processo che comprendeva

ibridazioni naturali delle diverse specie selvatiche e la selezione, da parte dell’uomo,

per le caratteristiche desiderate. Inoltre, durante il Neolitico, gli uomini iniziarono ad

utilizzare nuove tecniche per migliorare la crescita e la produzione delle piante, quali

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l’innesto, la semina, l’irrigazione. Quindi, esercitando una pressione selettiva sulle

specie vegetali, si modificarono notevolmente le caratteristiche morfologiche delle

piante.

Queste pratiche agricole comportarono non solo una sia pur elementare divisione del lavoro; ma anche un

certo allargamento delle relazioni sociali ed un rapido incremento demografico. Con la coltivazione dei

cereali l’uomo imparò a procurarsi il cibo in maniera completamente diversa dai suoi antenati e, di

conseguenza, modificò anche il suo stile di vita. Passando da una vita nomade a una sedentaria, basata

prevalentemente sull’agricoltura, imparò a seguire il moto del sole e della luna, a riconoscere un terreno e

una stagione adatta per la semina, a determinare il momento del raccolto e il miglior sistema di

coltivazione. La nascita di un’economia agro-pastorale diede inizio inoltre ad una serie di processi di

modificazione dell’ambiente circostante, come il disboscamento dei terreni per la creazione di pascoli e di

terre coltivabili.

2.2.2) DOMESTICAZIONE DEGLI ANIMALI.

Moventi iniziali dell’allevamento possono essere stati: la potenziale mansuetudine di

certe specie, incentivata dall’uomo, la tendenza al “commensalismo” di alcuni

animali, tollerati ai margini dei primi insediamenti; la opportunità di costituire, con la

cattività entro primitivi recinti, scorte vive di cibo, o di vittime per sacrifici, da

attuarsi in tempi ritualmente propizi. Singoli esemplari raccolti in giovane età,

ammansiti con la distribuzione di cibo e addestrati opportunamente, possono essere

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stati usati come ausiliari nella caccia o nella pesca. Con l’allevamento in gruppi di

animali, con totale o parziale dipendenza dall’uomo per il nutrimento, con il

progressivo controllo dei processi riproduttivi, si è giunti nel tempo alla creazione e

alla progressiva selezione di specie

domestiche, con caratteristiche

biologiche e attitudini diverse da

quelle delle originarie specie

selvatiche. L’allevamento del

bestiame è sorto nell’ambito delle

culture neolitiche, che avevano

avviato il fenomeno della

sedentarizzazione degli insediamenti

e avevano intrapreso la coltivazione

anche di specie vegetali. I gruppi umani dediti all’agricoltura avevano infatti

disponibilità di foraggi con cui nutrire il bestiame per l’intero ciclo annuale. Pur

permanendo nel tempo forme di economia “mista”, con allevamento stanziale

all’interno di villaggi agricoli, per l’accrescersi delle mandrie, divenute una minaccia

per i campi coltivati e per l’esigenza della ricerca di nuovi pascoli si aprono quindi

per gli allevatori, dediti alla pastorizia e al nomadismo, nuove forme di sussistenza.

Nascono forme intensive e specializzate dell’allevamento: con l’accrescersi

dell’importanza economica degli armenti, l’uomo si adatta alle loro esigenze, nella

ricerca di nuovi pascoli, con forme di transumanza anche stagionale.

(TORNA)

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2.3) L’ECONOMIA DEL VILLAGGIO La pratica dell’agricoltura avrebbe inoltre contribuito a “radicare” le comunità al territorio favorendo la sedentarietà e la costruzione di grandi villaggi, destinati a ospitare comunità piuttosto consistenti. Nacquero così i primi villaggi ed i primi commerci. Sorse così l’economia del villaggio con semplici scambi. Si iniziò ad usare per la costruzione degli edifici un’architettura di mattoni e pietra, oppure

capanne di legno.

La maggiore complessità sociale era letta come fenomeno conseguente la

sedentarietà, acquisita, a sua volta, grazie alla pratica della agricoltura.

Si è calcolato che: in un’economia di raccolta per sopperire al fabbisogno di un gruppo di 25 raccoglitori servivano più di 600 Kmq di foresta e di prateria, per coprire le necessità alimentari di 150 abitanti di un tipico villaggio neolitico ne bastavano solo una ventina.

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L’epicentro della Rivoluzione Neolitica fu l’Asia sudoccidentale, in un’area favorita

da particolari condizioni

ambientali, che si estende dall’Iran

alla Palestina, alla Turchia

meridionale (la cosiddetta

“Mezzaluna Fertile).

In assenza di pratiche di

irrigazione, i terreni però

esaurivano presto il loro

potenziale, costringendo così le

prime comunità di contadini a

forme di agricoltura mobile e alla

continua ricerca di suoli vergini da

dissodare. Proprio questo fattore

avrebbe contribuito alla diffusione del Neolitico in aree diverse, come l’Europa. I produttori acquistando via via un più sicuro domino dell’ambiente, tendevano a produrre beni eccedenti il consumo del gruppo, per ottenere con queste eccedenze, la cessione di altri beni che altrimenti avrebbe

dovuto produrli personalmente. (TORNA)

2.4) LA DIVISIONE TECNICA DEL LAVORO.

In questo periodo si registrano anche le prime tracce di una elementare divisione

tecnica del lavoro, sia pure nell’ambito

ristretto del nucleo familiare:

I maschi si occupavano principalmente dei lavori più

duri: dissodamento; aratura; caccia (spesso

contesa con orde nemiche, che perciò

dovevano affrontare con le armi); guerra;

costruzione di case; di strumenti vari.

Le donne invece s’interessavano dei lavori più leggeri

e meno pericolosi: raccolta delle erbe, delle radici, di frutti; trasformazione e

conservazione domestica del cibo; produzione di vasellame e tessuti; lavori domestici

e allevamento della prole. All'interno della famiglia quindi si impose una divisione

del lavoro per sesso ed età, soprattutto determinata dalla condizione della donna

perennemente incinta o in allattamento. I bambini assunsero presto ruoli lavorativi

(pastorizia, ma anche tessitura, ecc.), soprattutto di supporto e apprendimento. Il

controllo di tutta l'attività (assegnazione dei lavori, spartizione delle risorse) spettava

al padre, capofamiglia. (TORNA)

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2.5) NUOVI STRUMENTI DI LAVORO.

Anche la tecnica per la lavorazione della pietra apparve più efficiente. L'età della

“nuova pietra" fu infatti contraddistinta

da notevoli innovazioni nella litotecnica,

tra le quali la principale fu rappresentata

dall'uso della levigatura.

Aumentò anche la

gamma degli

arnesi utili: asce,

aghi, picconi,

raschiatoi,

scalpelli, arpioni,

trapani archi ed

altri attrezzi per

meglio lavorare

l’osso e la pietra

stessa. Si

iniziarono a

vedere i primi

strumenti per

l’agricoltura

quali: zappe fatte

con corna di

cervo, falci

realizzate con

lame di silice,

picconi

bifacciali,

rudimentali

mortai e

recipienti

ceramici per la conservazione delle

derrate alimentari.

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Molto ricca è anche l’industria in osso-corno, spesso riccamente decorata. Il materiale

utilizzato era ancora la selce anche se iniziava a

diffondersi l’ossidiana, particolarmente ricca a Lipari

(vedi foto a sinistra). L’ossidiana è un vetro vulcanico

di durezza superiore alla selce e di colore nero lucente,

con esso è possibile realizzare manufatti piccoli e

particolarmente

taglienti.

L’ossidiana fu utilizzata anche per realizzare oggetti

ornamentali e fu tra i primi prodotti sottoposto a intensi

scambi commerciali tra i paesi del mediterraneo. (TORNA)

Siti

neolitici

del

vicino

oriente

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2.6) L’INUMAZIONE DEI CADAVERI.

Altro importante segno di emancipazione mentale fu la cura che gli uomini del

neolitico adottarono per l’inumazione dei cadaveri. Le sepolture venivano scavate

nelle stesse abitazioni in abitazioni

(credendo in un prolungamento della vita

terrena), o in abitazioni abbandonate o al di

fuori di quelle occupate.

L’uomo del Paleolitico medio praticava,

l’inumazione in fosse ovali, talvolta protette

da blocchi calcarei, appositamente scavate

nel suolo argilloso delle caverne. Il defunto

veniva deposto in posizione rannicchiata,

accompagnato da un corredo funerario

consistente in strumenti di selce e pezzi di carne, come testimoniato dalle ossa di

animali rinvenute nelle sepolture. Nell’Uzbekìstan (Asia centrale), in una sepoltura di

fanciullo, il cranio è stato ritrovato circondato da corna di capra selvatica, suggerendo

l’esistenza di “riti” che secondo alcuni autori rappresenterebbero le più antiche

manifestazioni di credenza di tipo religioso, basate sull’idea dell’aldilà e della

sopravvivenza dell’anima.. Si tratta di tombe singole o multiple in cui gli inumati

erano deposti in posizione supina, flessa o semiflessa. Il corredo era costituito da

diademi, collane, bracciali, cinture, orecchini e pendenti ricavati da conchiglie

marine, osso, denti di animali e perle. (TORNA)

La necropoli reale di Abido in

Egitto.

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3) L’ENEOLITICO O CALCOLITICO

O ETA’ DEL RAME E DEL BRONZO.

È quel periodo, intermedio tra il Neolitico e l’età del Bronzo, che conobbe grandi e

importanti trasformazioni sociali, tecnologiche ed economiche. È considerato la tappa di transizione tra le industrie litiche del neolitico (età della pietra levigata) e la nascente metallurgia, dell'età

del bronzo. Collocato fra i 3.500 e 900 anni fa circa, è contrassegnato dalla scoperta

del rame, del bronzo e da un’importante rivoluzione tecnologica: la metallurgia.

(TORNA) 3.1) IL CLIMA DELL’ENEOLITICO.

Questo periodo fu caratterizzato dalla lenta retrocessione delle nevi perenni, a cui si

accompagnarono una sensibile modificazione delle condizioni climatiche e di

conseguenza notevoli e conseguenti variazioni nel mondo floristico e faunistico.

Queste perturbazioni ambientali, ancora una volta costrinsero i nostri antenati

(Sapiens Sapiens) a disperdersi in continue migrazioni alla ricerca di nuovi spazi

vitali. Il loro spostamento a volte significò anche la trasmigrazione delle loro

conoscenze e delle loro tecniche. (TORNA)

3.2) L’ECONOMIA URBANA.

In questo

periodo

comunque le

tecniche e

conoscenze

acquisite

andarono

sempre più

potenziandosi

e affinandosi

con ulteriori

invenzioni e

scoperte, che

consentirono non

solo un più

efficace dominio

della natura; ma anche e soprattutto il consolidamento di più estese relazioni economiche e sociali.

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L’economia urbana portò:

alla graduale trasformazione dei primitivi villaggi, situati lungo le rive dei grandi fiumi, in città;

al proliferare delle industrie e del commercio interno ed estero.

La trasformazione dell’economia del villaggio in economia urbana portò una serie notevole di novità,

quali:

3.2.1) NUOVE FIGURE PROFESSIONALI.

Le antiche tribù (formate da contadini e pastori) verranno man mano a formare la

popolazione attiva di queste città, assieme ad artigiani, mercanti, sacerdoti, scrivani,

funzionari e soldati.

3.2.2) UNA NUOVA ARCHITETTURA.

Si sviluppò l’architettura con l’impiego di un materiale di recente invenzione: il mattone

(fango misto a paglia, modellato ed asciugato al sole), che consentì la costruzione di

case resistenti e di edifici monumentali.

3.2.3) INCREMENTO DEMOGRAFICO E MUTAMENTI STRUTTURALI.

Questa diversificata popolazione fu al tempo stesso motivo non solo di un notevole

incremento demografico, ma anche di profondi mutamenti strutturali prodotti dal passaggio

dall’economia basata sulla produzione autonoma di cibo all’economia cittadina

basata sulle manifatture specializzate e su più estese relazioni commerciali.

3.2.4) RECUPERO DI NUOVE AREE PRODUTTIVE.

L’aumento demografico ed il conseguente incremento di maggiori riserve alimentari portò gli uomini di

quel tempo ad ampliare le superfici coltivabili. Vaste opere di bonifica dovettero compiersi

prosciugando paludi, disboscando foreste, sterminando la fauna nociva, sfruttando

con opere irrigue di canalizzazione le riserve idriche permanenti. Furono così

introdotte nuove colture arboristiche: palma da dattero, olivo, fico, vite.

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3.2.5) SCAMBI CON L’ESTERO.

Ma tutto ciò non fu sufficiente per risolvere i problemi di sussistenza, era necessario

uscire dall’isolamento economico per ricercare

all’estero, mediante scambi commerciali, nuovi

beni destinati a coprire il fabbisogno della

comunità. Bisognava per esempio importare

dall’esterno metalli e minerali metallici, come

la malachite (carbonato di rame, dal quale si era

appreso ad estrarre il metallo) che veniva

importata dal Sinai o dal deserto orientale della Nubia (Egitto meridionale).

3.2.6) DAL BARATTO ALLE “MERCI MONETE”

Sotto la spinta di continui ampliamenti delle relazioni sociali si sviluppò una nuova

economia dove la produzione tendeva ad assumere forme progredite ed intensive, per

cui le eccedenze di particolari beni potevano essere scambiate con altri mediante il

baratto. Ma per effettuare un baratto, non basta trovare una persona in possesso dell'oggetto

desiderato, occorre anche che questa persona abbia bisogno, a sua volta, di ciò che gli si offre in cambio.

Occorre anche che i due oggetti scambiati abbiano un valore equivalente, oppure che siano divisibili. Per

eliminare questi inconvenienti, si ricorse a merci comunemente accettate (simili ad

una moneta), come per esempio: animali, pelli, tessuti, conchiglie.

3.2.7) NUOVI STRUMENTI DI LAVORO.

Gli uomini di questo periodo disponevano di nuove invenzioni quali: il bulino, una

specie di lama appuntita che usavano per incidere; il rampone, osso di renna di forma

cilindrica con ai lati una o più serie di denti ricurvi che impiegavano per la cattura dei

pesci più grossi; l’arco ottenuto da legni od ossi ricurvi, per il lancio delle frecce; la

fionda, che usavano per il lancio delle pietre; aghi per cucire le pelli.

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3.2.8) LA RUOTA, IL CARRO E LA RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI.

La ruota fu un’altra grandiosa conquista della tecnica preistorica. Da una parte servì a meccanizzare la lavorazione della ceramica; dall’altra applicata a veicoli trainati da buoi, asini o cavalli

rivoluzionò totalmente i trasporti, accelerando le comunicazioni e semplificando il trasferimento delle merci.

Le più antiche

rappresentazioni di carri

provengono dalla

Mesopotamia meridionale e si

datano attorno al 3.500 -3.300

a.C. In Europa le più antica

rappresentazioni di carro lo

mostrano sia a due sia a

quattro ruote e si datano alla

metà del IV millennio a.C. La

domesticazione del cavallo

avvenne nel V° millennio a..C nelle steppe tra Volga e Dnepr. Da questa zona si

diffuse sporadicamente nell’Europa orientale e centrale. Tuttavia in Europa centrale

diventerà frequente solo verso il 2.400-2.200 a.C., mentre in Italia si dovrà attendere

verso il 1.600-1.300 a.C., cioè verso la media età del Bronzo.

3.2.9) LA VELA E LA NAVIGAZIONE.

Progressi paralleli si ottennero nella navigazione,

per la quale si costruirono imbarcazioni a vela

spinte dalla forza del vento e che intorno al 3.000

a.C. solcavano già le acque del Mediterraneo

orientale e del Golfo Arabico. Con la vela l’uomo si

lanciò in alto mare instaurando relazioni con altri

popoli lontani.

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3.2.10) L’ARATRO.

Probabilmente inventato in Mesopotamia nella prima metà del V° millennio a. C., se

non addirittura nel VI°, si diffuse progressivamente verso l’Europa, il Medio Oriente

e l’Egitto. In Europa le più antiche

tracce di aratura sono state

rinvenute in Danimarca e datate

alla seconda metà del IV°

millennio a.C. Questi aratri erano

molto semplici, erano tutti in

legno, solo il vomere era costituito

da un’ascia di pietra e, ovviamente,

non avevano versatoio né un

sistema per incidere le zolle prima

del passaggio del vomere. Essi riuscivano a smuovere il terreno solo per pochi

centimetri di profondità, me erano comunque un grande progresso rispetto al lavoro

manuale eseguito con attrezzi di legno. L’aratro rese possibile la fertilizzazione di più estese superficie improduttive, per le quali era insufficiente il lavoro praticato da donne e sciavi mediante la

zappa. L’aratro produsse anche nuove interessanti trasformazioni in seno alle strutture

agricole delle singole comunità: fu abbastanza frequente il passaggio di piccoli

appezzamenti in campi coltivabili. Ciò rese possibile un aumento di prodotti agricoli

e la disponibilità di nuove eccedenze destinate alla massa crescente di artigiani

(metallurgici, ceramisti, carpentieri, falegnami, muratori, fabbri) oramai sottratti tutti

dall’occupazione originaria di produzione del cibo.

3.2.11) IL TELAIO

I primi telai apparvero nel neolitico ed erano

costruzioni molto semplici, poco più di una

intelaiatura rettangolare costruita con rami o pali

di legno messa in posizione verticale. La

tensione dei fili di ordito era ottenuta tramite

pesi, in argilla o pietra, che si trovano

numerosissimi negli scavi archeologici. Nel 3000

– 2500 a.C. era conosciuto l’uso dei telai

orizzontali a terra, dove la tensione dei fili

d’ordito era ottenuta

grazie alla presenza di

due subbi, uno anteriore

e uno posteriore.

(TORNA)

22

3.3) LA RIVOLUZIONE DEI PRODOTTI SECONDARI.

L’allevamento del bestiame, in questo periodo,

ebbe un’importanza sempre maggiore. Se prima gli

animali erano allevati solo per la carne, ora venivano sfruttati

anche perché fornivano prodotti come il latte, la lana e nel caso

dei bovini l’energia per trainare carri ed aratri. La lana a

sua volta permise la confezione di tessuti che

prima era possibile ottenere solo da fibre vegetali

(ad es. il lino). Certamente la comparsa della lana

incrementò le attività di filatura e di tessitura relegando

sempre più la donna all’ambito domestico. L’utilizzo dei

bovini come animali da trazione consentì di aumentare le aree

coltivate e al tempo stesso di trasportare una maggior quantità

di prodotti per distanze maggiori là ove la natura del suolo

consentisse l’uso di carri. Inizialmente gli animali

domestici (pecore, capre e bovini) erano allevati solo come animali da carne. Con il

Calcolitico si verificò un incremento

delle attività di caccia, proprio perché

essendo questi animali allevati non

solo per la carne, il loro consumo

alimentare diminuì

e venne sostituito con un aumento

delle attività venatorie. In origine

questi animali producevano

latte solo per lo svezzamento

dei propri piccoli, e gli adulti

umani non consumavano

abitualmente latte perché non

possedevano ancora gli enzimi

per digerire il lattosio. (TORNA)

23

3.4) L’ECONOMIA DEI METALLI

Un’altra importantissima innovazione, di tale periodo, fu senza dubbio la comparsa

della metallurgia che divenne uno dei fattori dominanti e determinanti della

rivoluzione urbana. All’introduzione della metallurgia, che può considerarsi come la più grande

trasformazione industriale conosciuta dall’umanità sino all’età modera, oltre ad invenzioni ad essa

connesse (fornaci, crogiuoli, pinze) si accompagnarono nuove mestieri, quali:

ricercatori, minatori, fonditori. La metallurgia permise la creazione di tutta una serie

di oggetti di prestigio, indicatori di

uno status sociale e non

strettamente connessi ad uno scopo

utilitaristico. A differenza che nel

caso del bronzo e del ferro,

l'utilizzo del rame sembra essere

coesistito per un lungo periodo con

quello della pietra. Questo metallo

però non riuscì ad apportare grandi

sconvolgimenti socio-economici

nelle civilizzazioni che lo

conoscevano.

I ritrovamenti archeologici

attestano inoltre che l'utilizzo del

rame riguardava culture

contemporanee e vicine ad altre

che lo ignoravano e ad altre ancora

che già possedevano il bronzo.

Questa scarsa incidenza dell'utilizzo del rame sulle culture preistorica si deve

probabilmente spiegare con le difficoltà e gli scarsi benefici di questa nuova tecnica.

Il rame si può raccogliere allo stato naturale in modeste quantità e il minerale deve

essere martellato prima di essere fuso

a circa 1000°. La produzione è

dunque casuale a confronto con

l'industria litica e riguarda

principalmente pezzi di modeste

dimensioni e le produzioni litiche

sono generalmente più raffinate.

La metallurgia del rame in Europa

ebbe origine nella penisola balcanica.

Miniera di rame di epoca calcolitica nella

Valle di Timna, deserto del Negev, Israele

Il rame nativo veniva usato per fabbricare piccoli oggetti, come elementi di collana o

ami da pesca. (TORNA)

24

3.5) DIFFERENZIAZIONI SOCIALI.

Nel corso del Neolitico l’organizzazione sociale si configurò in strutture sempre più

complesse: testimonianze archeologiche soprattutto fornite dai corredi funerari

documentano l’affermarsi di una sempre più marcata gerarchia sociale e

l’affermazione delle differenze di status tra gli individui che compongono la

comunità. Le diverse discendenze erano disposte secondo una scala di prestigio e la

società nel suo complesso era governata da un capo (cioè dal lignaggio più

autorevole). A lui si versavano, come tributo, le eccedenze alimentari e la

sovrapproduzione artigianale. La struttura, sempre più complessa, dei centri abitativi

e, soprattutto, l’aumento demografico determinarono quindi per necessità una ben

precisa organizzazione della società, con una differenziazione dei ruoli tra uomini e

donne, una divisione in classi, una progressiva specializzazione nei diversi settori

amministrativi, economici e culturali e una direzione sempre più centralizzata delle

attività svolte. Tutti questi cambiamenti facilitarono la possibilità di accumulare

ricchezze e conseguentemente una maggior differenziazione sociale. Nel neolitico

compare anche la figura dello schiavo, che si trovava in fondo a questa scala sociale. Gli schiavi

erano perlopiù prigionieri di guerra addetti a i lavori umili; oppure persone incapaci

di far fronte ai propri debiti di natura economica. (TORNA)

3.6) LA SCRITTURA E LA MATEMATICA.

I frequenti e regolari scambi commerciali favorirono necessariamente lo scambio

delle idee e delle conoscenze, ma posero ai commercianti problemi di comprensione e

di conteggi. I primi simboli convenzionali di scrittura furono introdotti ed usati dalle

corporazioni amministrative religiose a scopi contabili per la transazione di affari e

per la registrazione delle entrate e delle uscite.

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3.6.1) LA SCITTURA.

La città sumera di Uruk, il più antico

insediamento urbano del mondo, fiorì tra il

4.000 e il 3.100 a.C., e fu tra le prime

civiltà a sviluppare un sistema di scrittura

basato dapprima su un sistema ideografico e

successivamente sillabico. Incisi sulla

superficie umida della tavoletta, una volta

essiccati i caratteri di questa scrittura sono

diventati una testimonianza indelebile della

storia della cultura dell'uomo (La foto mostra

una primitiva tavoletta d’argilla, recante incisi calco. Tavoletta

in argilla di Uruk).

La scrittura sumerica ebbe

origine nella Bassa Mesopotamia

(attuale Iraq), nel corso della

rivoluzione urbana verificatasi

nel sito di Uruk, oggi noto con il

nome Warka, (intorno al 3.750

a.C.). Anche in Egitto, i più

antichi, documenti rinvenuti in

tombe della I e II Dinastia (3.200

– 3.000 a.C.) ad Abido

contengono rendiconti ed

inventari, stilati a mano con un

sistema di scrittura più

semplificato rispetto a quello

sumerico: i disegni tracciati su

corteccia di papiro, sono

ideogrammi rappresentanti idee

astratte e più facilmente riconoscibili. Il primitivo sistema pittografico sumerico dopo

il 3.000 a.C. venne semplificato anche in Mesopotamia, dove, con la scrittura

cuneiforme (con segni a forma di cuneo), si stilarono contratti, codici, rendiconti,

liste. Attraverso successive modifiche e semplificazioni, derivanti comunque dai

segni figurati, mesopotamici od egiziani, i Fenici svilupperanno la scrittura alfabetica. Fin dalle origini i sistemi di scrittura furono particolarmente conservativi. La loro evoluzione fu più lenta

di quella della lingua parlata (ad esempio, una parola può essere scritta allo stesso modo

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per secoli, mentre la sua pronuncia subisce delle variazioni e nuove sfumature

investono il suo significato.

3.6.2) LA NUMERAZIONE.

Per numerazione s'intende un insieme di regole per enunciare e scrivere i numeri. Quando in tempi e

luoghi diversi i numeri fecero la loro comparsa, si affacciò l'esigenza di un sistema

che permettesse di indicarli, a voce e per iscritto,

impiegando poche parole e pochi segni fondamentali. Ogni

popolo escogitò un proprio sistema di numerazione parlato e

scritto, nel corso della storia molti furono i sistemi che si

affermarono e poi scomparvero. Ancora oggi permangono

diversi sistemi, ma il più diffuso nel mondo è il sistema

della numerazione decimale. Mucchi di pietre erano mezzi

troppo effimeri per la conservazione di informazioni; perciò

l'uomo preistorico talvolta registrava i numeri incidendo

intaccature su un bastone o su un osso. In Cecoslovacchia

sono state trovate nel 1937 due ossa di lupo che presentano,

profondamente incise, cinquantacinque intaccature. Queste

sono disposte in due serie: venticinque nella prima e trenta

nella seconda; all'interno di ciascuna serie, le intaccature

sono distribuite in gruppi di cinque.

Queste ossa di lupo rappresentano uno dei più antichi dispositivi conosciuti per il

conteggio. La numerazione trasse indubbiamente origine da esigenze pratiche del

commercio, dell’agrimensura, e dell’architettura rimpiazzando il primordiale sistema

delle tacche. La necessità di misurazione del tempo (sistema duodecimale)

significava controllare il ritmo di

lavoro per decine di miglia di

abitanti della città, dove tutti dal

contadino al mercante,

dall’artigiano al soldato, dallo

scrivano al sacerdote, sono

inevitabilmente legati alla

suddivisione del tempo.

Documento del XXVI secolo a.C. con la

lista delle offerte fatte alle più importanti

sacerdotesse di Abad in occasione della

loro nomina.

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Il fatto che in Mesopotamia la scrittura si sia evoluta dalla contabilità per necessità

economiche ci fa sentire questa civiltà particolarmente vicina alla nostra, moderna, che

pure è basata sull'economia. Tutto sommato, gli uomini viventi al tramonto dell’età

paleolitica pare abbiano raggiunto un grado di capacità tecnica e di evoluzione psico-

fisica elevato se paragonato allo stato selvaggio dei loro antenati ancestrali. (TORNA)

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GLOSSARIO

ARCHEOLOGIA PREISTORICA: la scienza che si interessa di ricostruire la storia

dell’evoluzione umana prima dell’esistenza di documenti scritti. (TORNA)

COLTIVAZIONE: si intende infatti un’attività che (mediante preparazione del terreno,

drenaggio, estirpazione delle malerbe etc.) altera l’ecologia naturale cercando di favorire la

crescita di una o più specie, non necessariamente domestiche. (TORNA)

DOMESTICAZIONE: consiste nella selezione di alcuni mutanti tra le specie

Selvatiche, che, mediante la coltivazione, vengono protetti in modo speciale affinché non soccombano per selezione naturale. La domesticazione induce alcune modifiche a

livello genotipico. (TORNA)

PREISTORIA: cioè la fase della storia dell'uomo antecedente alla comparsa di

testimonianze scritte. (TORNA)