DOMESTICAZIONE DEL CANE - CSEN Grosseto · Gli antichi cani latino-americani sono risultati più...
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ORIGINI ED EVOLUZIONE DEL CANE: LA
DOMESTICAZIONE
ZOOLOGIA CANIDI
I Canidi fanno parte della classe dei Mammiferi e
dell‟ordine dei Carnivori. Hanno la caratteristica
nell‟avere canini appuntiti e una dentizione
adatta ad una dieta onnivora e uno scheletro
adatto ad una locomozione digitigrada.
ORIGINE DEI CANIDI
I Canidi hanno una lungastoria evolutiva che parteall‟inizio del Terziario (62m.a.f.) quando in nordAmerica, Asia ed Europaapparvero i primiMIACIDI, animaliplantigradi dal corpoaffusolato simili agliattuali mustelidi, chediedero origine a tutti imammiferi carnivoriterrestri.
Borophagus (20 M.A.F.)
Myacis (62 m.a.f.)
Leptocyon
Hespericus (37 m.a.f.)
Prohespericus
Wilsoni (39 m.a.f.)
Tomarctus
?
ORIGINE DEL LUPO
Eucyon
Leptocyon
Canis Lepophagus
PROGENITORI DEL LUPO E
ALTRI CANIDI
Canis Etruscus è attualmente
considerato il progenitore
del lupo in europa, invece
Canis cipio che popolava i
Pirenei, sembra essere stato
il progenitore dello sciacallo
e del coyote.
Canis Arnensis
Canis Etruscus
I “PROTOLUPI”
ITALIANI
MIGRAZIONE CANIDI PREISTORIA
TEORIE SULL‟ORIGINE DEL CANE
Il cane domesticoappartiene alla famigliadei Canidi, un gruppo dicarnivori che comprende36 specie viventi, fra cuiad esempio lupi, sciacalli,volpi, coyote, criscioni ecani-procione.
All‟interno di questafamiglia il cane domesticoè maggiormenteimparentato con lupi,sciacalli e coyote, i qualicondividono lo stessonumero di cromosomi, sonopotenzialmenteinterfecondi e produconoprole fertile se incrociatifra loro.
TEORIE SULL‟ORIGINE DEL CANE
Già nel diciannovesimo secolo Darwinsuggerì come i diversi membri dellafamiglia dei Canidi e del genere Canis,lupi, coyote e sciacalli, potessero tuttiaver giocato un ruolo nell‟evoluzione deicani domestici.Negli anni ‟50 il premio Nobel KonradLorenz ipotizzò che alcune razzediscendessero principalmente dai lupied altre dagli sciacalli e in particolaredallo sciacallo dorato C. aureus.La teoria era supportata sia dall‟aspettoesteriore, sia dal comportamento diversodei cani di tipo lupus, rispetto a quelli ditipo aureus.
La differenza comportamentale era soprattutto riscontrabile nel rapporto di dipendenza
dall‟uomo del cane adulto, maggiore per i cani di tipo aureus, e nel periodo sensibile per
l‟attaccamento al padrone, che era molto più breve e precoce nei cani di tipo lupino.
I cani di tipo aureus non avrebbero avuto nessuna difficoltà ad identificare nel padrone il
ruolo del genitore-guida per tutta la vita, mentre i cani di tipo lupino avrebbero (come
succede per i lupi e i dingo addomesticati) messo in discussione la posizione gerarchica del
padrone una volta diventati adulti, per riconoscerla solo se il padrone si fosse rivelato
all‟altezza di un vero capobranco.
DISCENDENZE / STIRPI / INIZIO DELLE RAZZE
LINEE DI SANGUE
Comportamento vincolaredel cucciolo selvatico
Manifestazione diinfantilismo
Manifestazioneparzialepermanente
Fedeltà al capobranco
Coesione fra appartenenti
Indipendenza con la pienamaturità
SCIACALLESCHE LUPINE
DIPENDENZE ALIMENTARI
IL VERO ANTENATO DEL CANE
IL VERO ANTENATO DEL CANE
Sulla base di studi anatomici, fisiologici e comportamentali, la
maggior parte dei biologi considerava il lupo come l‟antenato più
probabile dei cani domestici (e.g. Zimen 1981), ma solo nel 1997
la questione fu risolta da un gruppo di scienziati guidato da
Robert Wayne presso l‟Università della California (Los Angeles),
comparando i geni di cani domestici con quelli di lupi, coyote e
sciacalli, con tecniche di biologia molecolare (Vila et al. 1997).
Il gruppo guidato da Wayne raccolse campioni di sangue, tessuti e
peli di 140 cani di 67 diverse razze, 162 lupi provenienti da 27
diverse popolazioni dal Nord America, Asia e medio Oriente, 5
coyote, 2 sciacalli dorati, 2 sciacalli dalla gualdrappa e 8 sciacalli
dell‟Abissinia (Canis simensis, conosciuto anche come lupo
dell‟Etiopia).
IL VERO ANTENATO DEL CANE
Quando Wayne esaminò i campioni di DNA mitocondriale, trovòche lupi e coyote differivano per circa il 6%, mentre canidomestici e lupi differivano solo per l‟1%, cosa che già facevapropendere per attribuire al lupo la paternità dei canidomestici.
Il gruppo di Wayne focalizzò quindi l‟attenzione su una piccolaporzione del DNA mitocondriale chiamata „regione dicontrollo‟, che varia ampiamente fra le diverse specie di
mammiferi.Fra le 67 razze di cani trovarono 26 diverse sequenze nellaregione di controllo, che risultò quindi essere altamente
polimorfica.Nessuna razza aveva una propria sequenza caratteristica, mapiuttosto le razze condividevano un comune pool di diversità
genetica.Coyote e sciacalli erano geneticamente molto diversi dai canidomestici rispetto ai lupi, infatti ciascuna sequenza di coyote osciacallo differiva da ciascuna sequenza di cane domestico peralmeno 20 loci e spesso per un numero molto maggiore. Questofu risolutivo nello stabilire che i cani sono lupi addomesticati.
L’ETÀ DEL CANE
Lo studio del gruppo di ricerca guidato da Wayne permise anche
di stimare l‟età del cane domestico dalle sequenze generate per
mezzo del cosiddetto “orologio molecolare”.
La più antica testimonianza fossile di cane domestico è datata
12.000-14.000 anni, più o meno quando sorse l‟agricoltura.
Ma questo non è un tempo sufficiente per giustificare una tale
differenza nel DNA mitocondriale di lupo e cane.
Forse, prima di allora, i cani non erano molto diversi
esteriormente dai lupi, e quindi non hanno lasciato fossili
riconoscibili come di „tipo canino‟.
La divergenza genetica tra lupo e cane domestico suggerisce
che le due specie si siano separate da almeno 135.000 anni.
LA DOMESTICAZIONE
Per addomesticazione o addomesticamento si intende in
genere il processo attraverso cui una specie
animale o vegetale viene resa domestica, ovvero abituata
alla convivenza con l'uomo e al controllo da parte di
quest'ultimo. Per molte specie, l'addomesticamento ha
comportato notevoli mutamenti nel comportamento,
nel ciclo di vita e addirittura nella fisiologia.
LA DOMESTICAZIONE DEL LUPO
La scoperta di impronte e di resti ossei di lupi neiterritori occupati dall'uomo in Europa risale a40.000 anni fa benché il loro reale utilizzo daparte dell'Homo sapiens non sia ancorariscontrato su affreschi preistorici.
In quest'epoca, l'uomo non era ancora sedentario e sinutriva dei prodotti della sua caccia, quindi seguiva lemigrazioni delle sue prede. I cambiamenti climatici -fine di un periodo glaciale e riscaldamento bruscodell'atmosfera - che si sono verificati circa 10.000 annifa, nel passaggio dal pleistocene all'olocene, hannoportato alla sostituzione delle tundre con le foreste e,di conseguenza, alla rarefazione dei mammut e deibisonti a vantaggio dei cervi e dei cinghiali.
LA DOMESTICAZIONE DEL LUPO
Questa diminuzione delle prede tradizionali ha spinto
gli uomini ad inventare nuove armi e ad adattare le
loro tecniche di caccia. Si trovarono allora in
concorrenza con i lupi che si nutrivano delle stesse
prede e utilizzavano gli stessi metodi di caccia in
branco facendo ricorso a "battitori".
L'uomo ha dovuto allora, in modo del tutto naturale,
tentare di rendere il lupo suo alleato nella caccia
cercando, per la prima volta, di addomesticare un
animale molto prima di diventare sedentario e di
allevare il suo bestiame. In questo modo, il cane
primitivo era indiscutibilmente un cane da caccia e
non un cane da pastore.
DALL'ADDOMESTICAMENTO DEL
LUPO ALLA SUA DOMESTICAZIONE
La domesticazione del lupo accompagna dunque il
passaggio dell'uomo dal periodo di "predazione" al
periodo di "produzione". È certamente iniziato
con l'addomesticamento di alcuni individui.
La domesticazione del lupo è iniziata senza
dubbio in Oriente, ma non è stata realizzata in
un solo luogo, né dall'oggi al domani, se si fa
riferimento ai numerosi centri di domesticazione
scoperti nei siti archeologici.
DOVE AVVENNE IL PRIMO
ADDOMESTICAMENTO DEL CANE?
Dato che il lupo è una specie a distribuzione oloartica, rimane il problemadi capire se il cane domestico si sia evoluto dai lupi indipendentementenella regione Paleartica e Neartica, o se i cani del Vecchio Mondoabbiano colonizzato il Nuovo Mondo al seguito degli umani.
Leonard et al. (2002) ha isolato il DNA dalle ossa di 37 cani trovati in sitiarcheologici in Messico, Perù e Bolivia. Tutte le ossa risalivano alperiodo precedente all’arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo.
Gli antichi cani latino-americani sono risultati più vicini geneticamente ailupi eurasiatici rispetto a quelli nord-americani, suggerendo quindi che icani del Nuovo Mondo siano discendenti dei lupi del Vecchio Mondo.Lo stesso tipo di analisi è stata effettuata per le ossa di cani provenienti
dall’Alaska.Questi risultati indicano come sia i cani antichi che quelli modernipresenti sulla Terra discendano dai lupi del Vecchio Mondo.Questo significa che gli umani che colonizzarono l’America 12.000-14.000 anni fa erano accompagnati da cani, dato che non vi è stato alcunprocesso separato di domesticazione da allora.
Ci sono varie ipotesi a riguardo.
In generale si può dire che l'addomesticamento del cane avvenne per unconcorso di fattori casuali, emotivi e opportunistici. L'uomo e il caneselvatico vivevano nello stesso habitat, entrambi andavano a caccia perprocacciarsi il cibo, per cui si incontravano e scontravano molto spesso.
Facile che in uno dei tanti scontri il cacciatore uccidesse mamma cagna eche di fronte ai cuccioli rimasti orfani si intenerisse, fino ad adottarli. Isegnali infantili dei cuccioli hanno sempre esercitato un forte ascendentesull'uomo, stimolando la sua componente emotiva e lo spirito diprotezione e bloccando l'eventuale aggressività interspecifica.
Sappiamo che il possesso di lupi-cani poteva essere segno di prestigio per icacciatori preistorici.
Teoria della giumenta
MA PERCHÉ PROPRIO IL CANE? PERCHÉ
L’UOMO SI UNÌ A UN ALTRO ESSERE
VIVENTE?
LE MA PERCHÉ PROPRIO IL CANE? PERCHÉ
L’UOMO SI UNÌ A UN ALTRO ESSERE
VIVENTE? ORIGINI
Nel corso di millenni si è consolidata
quindi una sorta di simbiosi, di
convivenza con vantaggi reciproci, tra
lupi e uomini. Sembra così possibile
che i nostri antenati abbiano
cominciato ad offrire attivamente cibo
ai lupi, mostrando loro in questo
modo una fondamentale prerogativa
del lupo capobranco, la capacità di
procurare cibo, e iniziando così a
costruire una “relazione”.
Tomba di Beni Hasan, Egitto, 1900 a.c.
MA PERCHÉ PROPRIO IL CANE? PERCHÉ
L’UOMO SI UNÌ A UN ALTRO ESSERE
VIVENTE?
Associate all'elemento affettivo c'erano poi quelle caratteristiche
tipiche che rendono alcune specie animali più addomesticabili di
altre (preadattate): l'alimentazione molto varia; la scarsa paura
dell'uomo; la grande capacità di adattamento a stili ed ambienti
diversi di vita; la tendenza alla vita collettiva ed all'organizzazione
gerarchica dei gruppi sociali al cui vertice l'uomo poteva subentrare
come sostituto del capo branco; la tendenza a sviluppare forti legami
sociali in una fase ben precisa della crescita (imprinting) che l'uomo
poteva sfruttare per consolidare definitivamente il legame con
l'animale.
Infatti i cuccioli che in questa fase si trovavano a vivere tra gli uomini,
a loro si affezionavano per sempre come al proprio capo branco.
MA PERCHÉ PROPRIO IL CANE? PERCHÉ
L’UOMO SI UNÌ A UN ALTRO ESSERE
VIVENTE?
Uomo e lupo sono due specie molto diverse, ma presentano alcuni
comportamenti sorprendentemente simili: sono infatti specie molto sociali,
fortemente collaborative e relazionali. Hanno sofisticati moduli di
comportamento che consentono loro di creare interazioni positive e utili coi
compagni. In entrambe gli individui sanno riferirsi ad un capo intelligente e
protettivo, in grado di assicurare cibo e sicurezza, e di controllare le tensioni
nel gruppo senza dover usare violenza.
A questo proposito va sottolineato che la domesticazione del cane non è
avvenuta su basi di coercizione ma, come scherzano alcuni ricercatori, in
seguito ad una sorta di “ grande abbaglio” preso dai lupi: da alcuni lupi che
hanno cominciato a far riferimento a un altro mammifero, un bipede molto
intelligente e capace di nutrire e di proteggere efficacemente il suo clan.
I DATI ARCHEOLOGICI
L'antichissima relazione, ancora così diffusa e soddisfacente, tra
uomini e cani, è iniziata probabilmente tra 25.000 e 15.000 anni
fa, durante la fase terminale dell’ultima glaciazione.
I DATI ARCHEOLOGICI
Reperti fossili di cani già
addomesticati, per quanto ancora
molto simili ai lupi, sono stati
trovati in Bielorussia e Germania
(16.000-13.000 anni fa), in
Palestina e Irak (12.000 anni fa),
mentre le prime raffigurazioni che
ritraggono cani si trovano nell’arte
rupestre della Spagna orientale e
del Sahara libico (11.000-10.000
anni fa).
I DATI ARCHEOLOGICI
La prima testimonianza di un legame anche
affettivo tra uomo e cane viene da Israele (sito di
Ein Mallah, circa 12.000 anni fa): è la sepoltura di
un uomo anziano che appoggia la testa e una mano
sul corpo di un cucciolo.
Studi recenti collocano la domesticazione del cane
nell’area geografica corrispondente a Europa
centromeridionale, Asia centrale, Medio Oriente e
Africa settentrionale ( il cosiddetto “Paleoartico”).
Sappiamo che sicuramente il cane era già
addomesticato nei più antichi livelli mesolitici
(10.000 anni fa) in Europa, in popolazioni che non
avevano ancora addomesticato alcun animale.
I DATI ARCHEOLOGICI
La domesticazione e la selezione da parte dell‟uomo hanno portato il
Lupo, in generazioni successive, ad assumere quelle sembianze che
oggi vediamo sempre sotto i nostri occhi, a volte portando anche a
chiederci: ma come fa QUELLO ad essere venuto dal Lupo??
In effetti, guardando razze come il Bulldog, il Carlino, il Chihuahua,
lo Sharpei o altri cani molto particolari, non è proprio semplice
accettare per buono il fatto che TUTTI i cani derivano da quel
maestoso animale che è il Lupo!!
Eppure è così.
Gli studi della moderna genetica molecolare hanno confermato la
teoria a lungo discussa del Lupo come UNICO e SOLO antenato del
cane!
Il punto di inizio fu proprio la domesticazione del Lupo da parte
dell’uomo e la relativa selezione, seppur inconsapevole, da parte dello
stesso.
L’uomo, inizialmente, non operava una selezione mirata, non sapeva
ciò che poteva ottenere controllando gli accoppiamenti, ma la
selezione avvenne permettendo l’accoppiamento e quindi la
riproduzione solo dei soggetti più docili.
La prima caratteristica selezionata fu quindi la docilità.
E’ interessante analizzare l’esperimento del genetista russo Dmitri
Belyaev, che studiò il processo di addomesticamento delle volpi da
pelliccia negli anni Quaranta.
Le volpi campione erano difficili da trattare, si comportavano cioè come
un qualsiasi animale selvatico non abituato alla presenza umana. Decisero
quindi di operare la selezione in base ad un’unica caratteristica
caratteriale: la docilità verso l’uomo.
ESECUZIONE:
- All’età di un mese veniva offerto ai cuccioli del cibo
cercando al contempo di carezzare e manipolarle. Questo
esperimento veniva eseguito in due circostanze: in presenza
degli altri cuccioli e in loro assenza, routine che veniva
ripetuta una volta al mese per otto mesi.
- A questo punto venivano classificate le volpi in base alla
docilità dimostrata: classe I, se tentavano di mordere lo
sperimentatore; classe II, se si lasciavano accarezzare senza
però essere amichevoli; classe III, se si lasciavano
accarezzare e si dimostravano amichevoli.
Dopo sole 6 generazioni in cui vennero fatte accoppiare solo volpi di classe
III, dovettero aggiungerne una nuova, la classe IE (domesticated élite).
Le volpi di questa nuova classe si comportavano come i cani, cercavano
attivamente l’attenzione umana, leccavano gli sperimentatori e agitavano la
coda.
Dopo venti generazioni 35 % delle volpi erano classificate come IE e oggi
lo sono il 70 - 80%.
COME E’ POSSIBILE???
I ricercatori ipotizzarono che vi fossero dei cambiamenti a livello ormonale e
dei neurotrasmettitori. Il comportamento degli animali, uomo compreso, è
mediato infatti da queste sostanze chimiche.
Dall’inizio dell’esperimento venne misurato, infatti, un calo costante
nell’attività ormonale delle ghiandole adrenaliniche delle volpi ed un
innalzamento dei livelli di serotonina nel cervello rispetto alle volpi
selvatiche di controllo.
Oltre a questo anche a livello fisico si cominciarono a notare, dopo alcune
generazioni, delle caratteristiche che non si ritrovavano nelle volpi allo stato
selvatico, come ad esempio: macchie nel mantello, orecchie pendenti, code
corte o arricciate.
Misurazioni del cranio dimostrarono anche che l’altezza e l’ampiezza dello
stesso erano inferiori nelle volpi domesticate rispetto a quelle selvatiche.
Oltre a questo le volpi domestiche avevano anche un muso più corto e tozzo.
Tutti questi cambiamenti sembravano il risultato di modificazioni del loro
sviluppo precoce, come se gli adulti avessero mantenuto delle
caratteristiche degli stadi infantili.
Questo succede anche per il lupo e il cane; in quest’ultimo si ritrovano
infatti caratteristiche, come ad esempio l’abbaio, che possiedono i lupi di
4 mesi, ma che da adulti spariscono.
Si verificarono anche modificazioni dello sviluppo: le volpi domestiche
aprivano prima gli occhi, reagivano agli stimoli più precocemente di
quelle selvatiche e mostravano invece più tardivamente la paura degli
stimoli ignoti. Avevano quindi una «finestra» di socializzazione maggiore
rispetto alle selvatiche.
Inoltre le femmine cominciarono ad andare in calore 2 volte all’anno
invece che una come in natura.
In base a queste informazioni possiamo sostenere la tesi
NEOTENICA, che si basa cioè sulla teoria NEOTENICA.
In base a questa teoria si ritiene che la selezione operata
dall’uomo ha favorito quei cani che diventavano capaci di
riprodursi in quello che sarebbe stato il periodo adolescente
dell’ancestrale lupo (Barbara Gallicchio, 2001).
Con il termine «neotenia» si intende, infatti, il mantenimento di
caratteristiche giovanili nell’età adulta.
A diversi gradi di neotenia, corrisponderebbero anche diverse
morfologie e attitudini comportamentali.
Da non confondersi la NEOTENIA con il «PEDOMORFOSI»
(con l’aspetto di un giovane).
A seconda del grado di pedomorfismo, le razze avrebbero diverse
capacità di espressione dei comportamenti di sottomissione e
dominanza. Ad un aspetto pedomorfico corrisponderebbe quindi
anche un comportamento pedomorfico.
La differenza tra neotenia e pedomorfismo è che un soggetto
pedomorfico ha sempre e comunque un aspetto giovanile, mentre
un soggetto neotenico può avere un aspetto da adulto, ma mantiene
un comportamento giovanile.
Quindi un animale potrebbe essere neotenico, ma non pedomorfico.
Possiamo affermare che la neotenia è stata sì un fatto
evolutivo spontaneo, ma è stato anche un tentativo
volontario da parte dell’uomo di mantenere il cane più
«bambino» possibile. Il cucciolo è, infatti, più gestibile,
facilmente educabile, più malleabile e più dipendente
dall’uomo.
Quindi i primi «selezionatori» umani cercarono di far
accoppiare quei soggetti che mantenevano, al livello
psicologico, caratteristiche infantili.
Così facendo solo in seguito si resero conto che stavano
selezionando anche caratteristiche morfologiche diverse.
Nel 1983 Raymond Coppinger, un biologo americano,
pubblicò questa tabella che riassume i diversi gradi di
sviluppo neotenico.
Si può dividere lo sviluppo in 5 stadi:
1° STADIO , o stadio del neonato
I cani al primo stadio neotenico hanno caratteristiche fisiche
prepotentemente infantili, tipiche dei cuccioli di lupo nel primo e secondo
mese di vita. Il muso è corto, le orecchie piccole e pendenti, il cranio
tondeggiante, il corpo tozzo e l'andatura goffa.
Psicologicamente il cucciolo è legato esclusivamente alla madre e ai
fratelli, e allontanarsi da loro gli provoca paura e stress. Il mondo esterno
gli interessa pochissimo, e ha paura di tutto ciò che non conosce: quindi
tende a reagire aggressivamente a qualsiasi stimolo estraneo.
Razze-esempio: tutti i molossoidi.
Questi cani sono lottatori senza inibizioni rituali (che compaiono infatti
solo nel lupo adulto), ottimi guardiani perché estremamente territoriali (in
loro "tana" e "territorio“ sono addirittura sinonimi), non molto adatti alle
attività che richiedano un alto temperamento (ovvero velocità di reazione
agli stimoli) e spirito di iniziativa.
Non sono gerarchici, perché l'ordinamento gerarchico inizia solo a tre
mesi: per loro il concetto di "padrone-capobranco" non esiste. Esiste invece
il concetto di "padrone- mamma", perché è questa che amano e
rispettano…e a cui, quindi, obbediscono.
2° STADIO, o stadio del gioco
I cani al secondo stadio neotenico si avvicinano al cucciolo di lupo dal terzo
al quarto mese di vita. Manifestano curiosità e vivacità verso gli stimoli
esterni, giocano spontaneamente con i fratelli e con i genitori, cominciano ad
uscire dalla tana e a interagire (sempre in modo ludico) con altri membri del
branco, ma diffidano ancora di ciò che conoscono. Provano grande piacere
nel prendere tutto in bocca.
L'aspetto fisico presenta: orecchie più lunghe, ma in posizione ancora
pendente o semieretta, muso allungato e corpo più agile e proporzionato.
Razze-esempio: la maggior parte dei braccoidi e soprattutto i retrievers.
Sono poco adatti a compiti di guardia e difesa, perché ancora carenti dal
punto di vista del coraggio: inoltre hanno ormai abbandonato il legame con
la tana, ma non hanno ancora sviluppato una sufficiente territorialità di tipo
alimentare/sessuale (tipica dell'adulto). Di indole giocosa e affettuosissima,
hanno una vera "passionaccia" per il riporto. Cominciano ad intuire il
concetto di gerarchia, ma sono ancora legati anche alla madre: il padrone
ideale è quello che sa tenere un comportamento intermedio tra "mamma" e
capobranco.
3° STADIO, o stadio del paratore
Corrisponde al lupacchiotto di 4-6 mesi.
Le orecchie sono ormai erette o quasi erette, il muso si è ulteriormente allungato,
l'andatura è agile e sciolta. In questo stadio il cane non è più in "fase orale" e
quindi è meno appassionato al riporto: manifesta invece la tendenza a sorpassare
qualsiasi oggetto (o animale) in movimento, "intercettandolo" e tagliandogli la
strada. Questo comportamento viene detto appunto "parata" e rappresenta una
sorta di preparazione al comportamento predatorio, che si manifesterà poco tempo
dopo e che si tradurrà nell'inseguimento della preda e nel tentativo di afferrarla ai
talloni. In natura, dai 3 ai 6 mesi, avvengono le fase di ordinamento gerarchico e
di ordinamento del branco: quindi questi cani sono già molto gerarchici e
collaborativi.
Razze-esempio: la maggior parte dei lupoidi, specialmente quelli da pastore.
Questi cani sono adatti a compiti di guardia, perché già territoriali; di difesa,
perché sono pronti a tutto per il padrone-capobranco; di pista, perché conoscono
già le tecniche di caccia che li spingono a usare l'olfatto; di conduzione del gregge,
perché tendono a "raggruppare" gli animali che vengono loro affidati. Le razze che
appartengono al terzo stadio sono quelle più duttili ed eclettiche, perché mostrano
una maturità psichica "quasi" adulta ma restano assai dipendenti dai superiori
gerarchici.
4° STADIO, o stadio del tallonatore
La prima teoria neotenica si fermava a questo stadio, raggruppando tutto il
periodo che va dall'adolescenza all'età adulta: oggi si tende ad ggiungere un
quinto stadio per rappresentare il cane completamente adulto.
Nello stadio del tallonatore il cane presenta un fisico simile a quello del lupo
adulto: orecchie dritte, muso lungo, muscolatura ben sviluppata, corpo agile. I
tallonatori sono indipendenti, capaci di prendere iniziative in proprio e
fortemente predatori (sono già nello stadio in cui devono collaborare con gli
adulti nella caccia). Tendono a inseguire la preda e di bloccarla addentandola
nei quarti posteriori. Sono fortemente gerarchici ma rispettano solo il
capobranco, mentre non sanno più farsene di una "mamma". Con loro è più
efficace una dominanza "seriosa" di una sdolcinata e ricca di coccole.
Razze-esempio: appartengono a questo stadio alcuni levrieri, tutti i cani
nordici da caccia e due da slitta, il Samoiedo e l'Alaskan Malamute.
5° STADIO, o stadio dell'adulto.
Il cane somiglia fisicamente e caratterialmente a un lupo adulto. Non abbaia
quasi più (come abbiamo già detto, l'abbaio è una manifestazione infantile),
ma può ululare per motivi sociali. Molto indipendente e predatore, può avere
un legame molto forte solo con i membri di rango superiore che sappiano
conquistarsi la sua stima (è anche prodigo di affetto, ma questo non basta per
farsi obbedire).
Razze-esempio: i levrieri più primitivi (per es. l'azawakh) e le rimanenti
due razze nordiche da slitta, siberian husky e groenlandese.
Tra i due, il groenlandese è ancora più "adulto" dell'husky e la sua
"gestione" è riservata a veri conoscitori della psiche canina.
LA TEORIA NEOTENICA CI AIUTA NEL
CAPIRE I DIVERSI COMPORTAMENTI
LEGATI ALLE DIVERSE RAZZE ESISTENTI AL
GIORNO D’OGGI.
LO SCHEMA DEGLI STADI NEOTENICI SI
RIFERISCE, INFATTI, AL LUPO E ALLE SUE
FASI DI CRESCITA INFANTILE, NON ALLE
FASI DI SVILUPPO DEL CANE.
VI RINGRAZIO PER LA
CORDIALE ATTENZIONE
DR. ANTONIO CIAMPELLI