POPOLAZIONE DELL’HONDURAS IERI E OGGI · CONCLUSION ... conquista spagnola, ... il Messico...

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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA POPOLAZIONE DELL’HONDURAS IERI E OGGI RELATORI: CORRELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marilyn Scopes Prof.ssa Luciana Banegas Prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: Ursula Mailee Vergara Matricola n. 1208 ANNO ACCADEMICO 2013/2014

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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA

DI

MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla

classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE

IN

SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

POPOLAZIONE DELL’HONDURAS IERI E OGGI

RELATORI: CORRELATORI:

Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marilyn Scopes

Prof.ssa Luciana Banegas

Prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATA:

Ursula Mailee Vergara

Matricola n. 1208

ANNO ACCADEMICO 2013/2014

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INDICE

INTRODUZIONE ................................................................................................................................ 4

1. HONDURAS ................................................................................................................................. 6

1.1. Geografia ............................................................................................................................ 6

1.2. Politica ............................................................................................................................... 20

2. POPOLAZIONE IN HONDURAS IERI ................................................................................ 33

2.1. Maya................................................................................................................................... 34

3. POPOLAZIONE IN HONDURAS OGGI ............................................................................. 64

3.1. Maya-Chortí ..................................................................................................................... 67

3.2. Lenca .................................................................................................................................. 73

3.3. Miskito .............................................................................................................................. 78

3.4. Tawahka ............................................................................................................................ 83

3.5. Tolupan.............................................................................................................................. 88

3.6. Pech .................................................................................................................................... 92

3.7. Nahoa e Chorotega......................................................................................................... 96

3.8. Afrodiscendenti............................................................................................................... 99

CONCLUSIONE .............................................................................................................................. 106

HONDURAS POPULATION FROM THE ORIGINS TO NOWADAYS ............................... 109

INTRODUCTION ........................................................................................................................... 110

1. HONDURAS ............................................................................................................................. 112

1.1. Geography ...................................................................................................................... 112

1.2. Politics ............................................................................................................................. 115

2. ANCIENT HONDURAN POPULATION ........................................................................... 120

2.1. The Maya ........................................................................................................................ 120

3. THE HONDURAS POPULATION TODAY........................................................................ 132

CONCLUSION ................................................................................................................................. 139

POBLACIÓN DE HONDURAS AYER Y HOY ........................................................................... 141

INTRODUCCIÓN ........................................................................................................................... 142

1. HONDURAS ............................................................................................................................. 144

1.1. Geografía ........................................................................................................................ 144

1.2. Política ............................................................................................................................. 147

3

2. LA POBLACIÓN DE HONDURAS AYER .......................................................................... 152

2.1. Los Mayas ............................................................................................................................ 152

3. LA POBLACIÓN DE HONDURAS HOY ........................................................................... 165

CONCLUSIÓN ................................................................................................................................. 172

Bibliografia .................................................................................................................................. 174

Sitografia .......................................................................................................................................... 174

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INTRODUZIONE

Sono cresciuta in Italia, ma non ho mai dimenticato il Paese dove

sono nata ed essendo poco conosciuto al mondo ho deciso di renderlo più

popolare, almeno nel mio piccolo, facendone il tema della mia tesi.

Sono nata in Honduras, Stato dell'America Centrale reso famoso in

Italia dal format televisivo “l’isola dei famosi”, che negli ultimi anni si è

svolto proprio in uno dei tanti isolotti honduregni.

L’Honduras non è soltanto sole, mare e spiaggia, vi si trovano anche

foreste incontaminate abitate da molte specie di flora e fauna in via di

estinzione e luoghi storici sede di uno dei popoli precolombiani più

conosciuti al mondo, i Maya.

Come conseguenza a questa grande varietà di paesaggi si ha anche

una grande varietà di climi. Dal caldo tropicale delle isole caraibiche e in

generale di tutta la costa nord e nord-est si passa a climi più miti nelle zone

sud e sud-ovest e a piogge pluviali tropicali nelle foreste dell’entroterra.

L'Honduras è un esempio perfetto della convivenza di tante etnie

come la maggior parte dei paesi dell’America Latina, piccoli o grandi che

siano. La sua popolazione è costituita per circa il 90% da meticci o ladinos

e per il restante 10% da diversi gruppi etnici, alcuni indigeni e altri di

origine africana. È proprio questa sua caratteristica multietnica che rende

questo piccolo Paese una grande Nazione.

Bisogna precisare che gli stessi gruppi di indios che occupano

alcune zone del territorio honduregno, si trovano anche in altri Paesi

5

centroamericani, infatti, in epoca precolombiana, ossia precedente alla

conquista spagnola, non esisteva una divisione geografica dei Paesi, ma i

confini erano posti dagli stessi indigeni per delimitare il loro territorio. Più

precisamente si parlava di Mesoamerica, un termine con connotazioni

culturali più che geografiche che si riferiva a tutto il territorio compreso tra

il Messico centro-settentrionale fino alle regioni occidentali dell'Honduras

e de El Salvador, caratterizzato da un lungo e articolato divenire storico

frutto di radici comuni.

Il mio obiettivo è quello di dare un quadro generale sulla

popolazione che oggi occupa il territorio honduregno partendo fin dalle

origini, soffermandomi in particolare sulla popolazione Maya, ancora oggi

fulcro della ricerca di molti studiosi. Oltre alla storia descriverò anche tratti

della cultura e delle tradizioni delle varie etnie alcune delle quali sono

sopravvissute fino a oggi nonostante la grande rivoluzione dello stile di vita

che hanno subito questi popoli in seguito all'arrivo degli europei.

In questo modo non solo voglio diffondere la conoscenza di culture

molto diverse e lontane da quella europea, ma voglio anche cercare nel

mio piccolo di aiutare la campagna di sensibilizzazione che intraprendono

molte organizzazioni, tra cui l'UNESCO, per sostenere la diversità

culturale.

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1. HONDURAS

1.1. GEOGRAFIA

L’Honduras è un paese poco conosciuto dell’America Centrale

istmica e confina a nord con il mar dei Caraibi o delle Antille, a sud con il

golfo di Fonseca, a est con la Repubblica di Nicaragua, e a ovest con le

repubbliche del Guatemala ed El Salvador. Possiamo dunque dire che si

tratta di una fascia di terra racchiusa tra due oceani ed è questo che vuole

rappresentare la sua bandiera. Essa è infatti costituita da due fasce blu e

una bianca in mezzo sulla quale sono raffigurate cinque stelle blu che

simboleggiano la prima unione degli stati centroamericani, ossia

Guatemala, Nicaragua, El Salvador, Costa Rica e Honduras.

La nazione vanta un territorio di 112˙492 km² che lo rende il paese

centroamericano di maggiori dimensioni anche se non il più popolato,

infatti gli abitanti sono appena 8˙296˙693 di cui circa il 90% di meticci e il

restante l0% è costituito da indigeni, garifuna e una piccola percentuale di

bianchi.

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Sull'origine del nome Honduras esistono varie versioni, ma la più

attendibile è quella che afferma che viene dalla parola maya Huntulha, che

si riferisce alla costa acquosa e non alla profondità delle acque come alcuni

affermano. Tuttavia questo non è stato l’unico nome che gli è stato

attribuito. Il primo fu Guaymuras, che alludeva a un popolo indigeno che

viveva ai margini della laguna di Guaymoreto dove si stabilirono per la

prima volta gli spagnoli. In seguito venne chiamata Higueras o Hibueras

per l’abbondanza di zucche nella costa atlantica e Caxinas che indicava un

albero dai frutti piccoli e molto dolci che trovarono gli spagnoli all'inizio

della costa caraibica.

Anche se il paese fu denominato Honduras già a partire dalla sua

indipendenza, il 15 settembre 1821, questo fu ufficializzato solo il 12

settembre 1862 dalla Camera dei deputati nella città di Santa Rosa de

Copán. Il decreto n° 3, infatti, afferma:

la Cámara de Diputados considerando, que está en sus facultades y

es su deber instituir el nombre que debe llevar la nación procedendo

en consonancia con el rango político que le pertenece atendidos los

principios desenvueltos en la carta fundamental ha tenido a bien

decretar y decreta: Artíulo n.°1: La denominación que en adelante

llevará el conjunto de pueblos que forman el Estado con inclusión de

sus islas adyacentes, es el de la “República de Honduras”.1

Morfologicamente il territorio nazionale è attraversato dalla Sierra

Madre de Chiapas, chiamata anche Cordigliera Centrale, una delle catene

1 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitato a luglio 2013)

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montuose più estese dell’America Centrale. Essa costituisce un ampio

sistema montagnoso che va da nord-ovest a sud-est lungo la costa

dell’oceano Pacifico per 600 km circa e parte dal sud-ovest del Messico,

attraversa il Guatemala ed El Salvador per poi finire in Honduras.

In Guatemala la maggior parte dei vulcani appartengono a questa

catena montuosa, la cima più alta arriva a 4˙000 metri di altezza sul livello

del mare ed è il vulcano Tajumulco.

Queste catene montagnose dividono il paese in tre zone naturali

escludendo le isole: la costa dei Caraibi, gli altipiani interni e la pianura

vicino al golfo di Fonseca. La zona montagnosa dell’entroterra corrisponde

all’ 82% dell’intera superficie nazionale e si divide in tre sistemi montuosi

in base al tipo di roccia e alla loro età: quella del Nord, del centro e del

Sud.

La cordigliera del Nord si forma principalmente su rocce

metamorfiche e batoliti granitici, e in parte anche su rocce sedimentarie

paleozoiche e mesozoiche. In questa zona sono caratteristiche alcune

rocce metamorfiche come lo gneiss, lo scisto e la fillade, e alcune

magmatiche come il granito e il basalto che risalgono all'era precretacea il

che rende questa zona la più antica dell’Honduras. Queste rocce si sono

formate a causa di plissettature e faglie trasversali parallele alle valli dei

fiumi Chamelecón, Ulúa e Agúan. In questa cordigliera non è presente un

grande eccesso di calcare e per questo la sua topografia non risulta

estremamente irregolare.

La cordigliera centrale corrisponde alla zona conosciuta come la

depressione intercontinentale dell’Honduras. Durante il periodo Cretaceo,

ossia il terzo e ultimo periodo dell’era Mesozoica, si verificò un ulteriore

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logoramento di due blocchi continentali già iniziato durante il Triassico

che causò la formazione di una conca che interessava la maggior parte del

territorio dall’occidente fino alla Mosquitia. Questa subì anche piegamenti

e frastagliamenti durante l’orogenesi il che ha contribuì a formare quattro

serie di anticlinali a cui fu dato il nome di Atima, Taulabé, Guayape e

Patuca.

Le montagne che fanno parte di questa cordigliera sono

estremamente irregolari a causa della forte presenza di calcare nella

formazione stratigrafica di Atima. La maggior parte di questi affioramenti

di calcare presentano un’erosione di tipo carsico, che danno luogo a

correnti sotterranee e formazioni di cave.

La base della Cordigliera del Sud è formata da una serie complessa

di rocce metamorfiche che fu coperta nell’era Mesozoica da rocce

sedimentarie e da depositi vulcanici terziari. Inoltre sono state trovate delle

prove che attestano che nel Giurassico queste catene montuose

costituivano il blocco di terra meridionale che servì da contrappeso alla

depressione intercontinentale dell’Honduras durante il periodo Cretaceo.

Questa cordigliera attraversa l’Honduras dal dipartimento di

Ocotepeque fino a quello di Gracias a Dios e probabilmente scende al di

sotto della conca della Mosquitia così da formare la spina dorsale del

banco sottomarino di questa regione. Dal punto di vista geomorfologico è

formata da una subregione di altipiani vulcanici che corrisponde alla zona

meridionale dei dipartimenti di La Paz, Francisco Morazán e El Paraíso e

ai dipartimenti di Valle e Choluteca. Dal punto di vista stratigrafico questi

altipiani sono caratterizzati da due tipi di roccia, il tufo e la ignimbrite, e

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formano una pianura stretta e irregolare con una piccola pendenza sul

Golfo di Fonseca.

Nonostante l’elevata estensione della zona montagnosa non bisogna

dimenticare che due dei confini dell’Honduras sono costituiti dai due

oceani.

Nello specifico l’Honduras possiede due golfi, quello di Honduras

al nord in comune con le Repubbliche di Guatemala e Belize, e quello di

Fonseca al sud che condivide con le Repubbliche di Nicaragua ed El

Salvador. Inoltre, appartengono all'Honduras anche molte isole e isolotti

alcune immerse nel Mar dei Caraibi e altre che invece si trovano nel golfo

di Fonseca. Le più famose sono le tre isole maggiori de Las islas de la

Bahia, ossia Roatàn, Utila e Guanaja, conosciute soprattutto per le loro

barriere coralline, anche se sono solo parte di un arcipelago costituito

anche dalle isole Santa Elena, Morat, Barbareta e le isole del Cisne.

All’Honduras appartengono anche molti altri isolotti che si trovano nel

Mare delle Antille caratterizzati da una vegetazione incontaminata e da

splendide barriere coralline. Tra questi troviamo 15 isolotti chiamati Cayos

Cochinos, 6 chiamati Cayos Zapotillos e molti altri tra cui Cayos de la

Mosquitia, Gorda, Pichones. Un altro arcipelago si trova nel golfo di

Fonseca ed è composto da isole di varie dimensioni alcune delle quali

sono Zacate Grande, Isla del Tigre, Caracolitos e Coyote.

Così come si differenziano le isole appartenenti al Mar dei Caraibi e

quelle del Pacifico, così si divide l’idrografia dell’Honduras. Da un lato

troviamo il versante dei Caraibi di cui fanno parte la maggior parte dei

fiumi del paese e dei loro affluenti. Tra i più importanti vi sono Ulúa, che

solca la ricca piana di Sula, Agúan e Patuca, che costituisce il corso

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d’acqua più lungo del paese escludendo il fiume Coco che definisce gran

parte del confine con la Repubblica di Nicaragua. Il fiume Patuca

attraversa tutta la parte sudorientale del paese, ma non costituisce una via

di comunicazione rilevante in quanto appartiene per gran parte alla

semidesertica regione della Mosquitia. Dall’altro lato troviamo, invece, il

versante del Pacifico a cui appartengono in particolare due fiumi

importanti: il Goascarán che segna il confine con El Salvador e il

Choluteca che nasce dai monti nei pressi di Tegucigalpa.

Al contrario del nostro clima mediterraneo che si definisce in

quattro stagioni, quello dell’Honduras è diviso solo in due, quella piovosa

e quella secca che equivalgono al nostro inverno e alla nostra estate.

Sostanzialmente il clima honduregno è influenzato dalla sua

posizione geografica nell’emisfero boreale e dalla sua morfologia. Il paese,

infatti, è situato nella zona tropicale tra due oceani, l’Atlantico e il Pacifico,

e a 1˙600 km circa a nord dell’equatore. Di conseguenza il clima risulta

fresco e secco nei mesi che vanno da dicembre a maggio a causa degli

influssi dei fenomeni originati dal polo artico, al contrario risulta caldo e

piovoso nel periodo che va da giugno a novembre grazie all’influenza dei

fenomeni atmosferici della Regione Tropicale. Inoltre nel periodo che va

da settembre fino a metà novembre il rischio di uragani è molto elevato.

Uno dei più violenti tra quelli che si sono abbattuti sull’Honduras proprio

in questo periodo climatico nell’anno 1998 è stato l’uragano Mitch. Le

piogge torrenziali e i forti venti furono così violenti da cambiare il

paesaggio dell’America Centrale in una settimana, gli argini dei fiumi si

ruppero, le cime delle montagne crollarono, molti paesi che si trovavano

vicino ai fiumi furono distrutti, 1˙600 km di strade e oltre 100 ponti resi

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inagibili e intere piantagioni di banane, caffè e meloni devastate. Ma i

danni non si limitarono al mutamento della conformazione geologica, lo

stile di vita degli abitanti cambiò in quanto all'improvviso si ritrovarono

senza mezzi di sostentazione, senza un tetto e soprattutto senza i loro cari.

L’uragano Mitch tolse la vita a undicimila persone, lasciò due milioni di

abitanti senza tetto, causò danni per dieci miliardi di dollari senza contare

l’incremento della disoccupazione e di conseguenza la distruzione di molte

infrastrutture aziendali e molte compagnie furono costrette a diminuire il

personale o addirittura a chiudere l’attività. L’aumento del tasso di

disoccupazione unito al basso potere d’acquisto della popolazione, inoltre,

causarono un abbassamento della domanda e un aumento dei prezzi dei

prodotti nazionale dovuto alla loro scarsità. Oltre ai problemi causati

all’economia questo disastro naturale influì anche sulla salute degli abitanti

diffondendo epidemie come il colera, la malaria, il dengue e la polmonite

che colpirono non solo gli esseri umani ma anche gli animali inquinando

persino le acque con le loro carcasse. Nonostante tutto, la popolazione

honduregna si riprese anche se la maggior parte degli aiuti che mandarono

Messico, Stati Uniti e Cuba non riuscirono a raggiungere il paese. Ormai

sono passati più di 10 anni da questo disastro naturale e l’Honduras ne ha

dovuti affrontare di nuovi anche se nessuno ha raggiunto questa

magnitudine.

I fenomeni meteorologici che colpiscono l’Honduras sono vari. I

principali sono:

• i venti Alisei che soffiano da nordest e penetrano quasi

costantemente dal Golfo di Honduras attraversando il territorio fino a

sudovest. In base alla topografia del paese questi si modificano e dopo

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aver lasciato gran parte dell’umidità al Nord si destabilizzano dopo lo

spartiacque continentale fino alle coste del Pacifico dove diventano più

secchi. Questi sono anche la causa dell'irregolarità di molte montagne in

quanto soffiano perpendicolarmente come succede per esempio alle

montagne di Comayagua, Nombre de Dios, Omoa y Montecillos;

• il sistema delle brezze marine, che non solo colpiscono le zone

costiere ma provocano anche effetti di poca durata in tutto il paese come

ad esempio tormente elettriche durante il periodo della Settimana Santa e

ai principi di maggio;

• le onde tropicali dell’est, unendosi ai venti alisei, generano piogge

in tutto il paese, provocando temporali e inondazioni soprattutto nei mesi

di settembre e ottobre;

• l'arrivo del fronte polare a novembre con la sua massa d’aria

fredda e secca segna l’inizio della stagione secca in quasi tutto il paese.

Infatti, oltre a causare un abbassamento della temperatura provoca un

aumento delle piogge nelle coste Atlantiche e una loro diminuzione nella

zona centrosud del paese.

• l'anticiclone dell’Atlantico Nord con i suoi venti secchi, che

penetra dal Golfo di Honduras, aumenta la velocità degli alisei e

diminuisce l’umidità, accentuando la stagione secca e producendo la

cosiddetta canicola, ossia un improvviso aumento della temperatura molto

accentuato nel centrosud che in Honduras si manifesta tra luglio e agosto e

viene chiamato veranillo o canicúla.

In sintesi si può affermare che il clima honduregno non è

omogeneo in tutto il paese, ma si mantiene più umido nelle zone costiere

soprattutto in quelle caraibiche rispetto al Pacifico e più secco

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nell’entroterra dove le temperature sono anche molto più moderate

arrivando a una media di circa 21°. In tutto il paese la media delle

temperature alte è di circa 32° mentre quelle basse arrivano a 20°. Come

in tutto il resto del mondo, anche in Honduras l’aumento dell’effetto serra,

la deforestazione e la distruzione della cappa di ozono stanno rendendo il

clima sempre più imprevedibile causando molti disastri naturali.

In Honduras vi è una distinzione di zone strettamente correlata al

tipo di roccia sul quale si è formato il sottosuolo. Geologicamente il paese

sorge su una base di rocce cristalline che è stata affetta da violenti moti

orogenetici durante l’era cenozoica causando molte fratture con

conseguente fuoriuscita di magma. Gli apparati vulcanici sono presenti

soprattutto nel meridione i quali sono collegati all’allineamento vulcanico

dell’America centrale.

Possiamo dividere i tipi di terreno honduregno in base alla loro

composizione:

• terreni formati da rocce ignee intrusive con vocazione forestale,

dove crescono pini e querce che non sono adatti all’agricoltura. Questi

costituiscono la maggior parte del suolo honduregno;

• terreni formati da rocce vulcaniche con vocazione agricola

costituiti da minerali;

• terreni formati da rocce metamorfiche con vocazione forestale;

• terreni formati da rocce sedimentarie, anche questi con vocazione

forestale;

• terreni alluvionali molto fertili e quindi perfetti per l’agricoltura;

• terreni di palude senza alcun valore economico in quanto non

coltivabili.

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In Honduras esistono anche molte aree protette abbondanti di

risorse naturali come acqua, ossigeno, piante e animali che contribuiscono

a dare un livello di vita più soddisfacente per l’uomo e la natura. Esistono

diverse categorie di aree protette: Lancetilla, un giardino botanico, lo

sbarramento idroelettrico Francisco Morazán, la riserva antropologica El

Carbón, la riserva ecologica Mico Quemado, la riserva forestale Mocorón,

la riserva della biosfera Tawahka, l’area protetta per specie animali Bahía

de San Lorenzo, il parco nazionale marino Cayos Cochinos, il parco

nazionale Montaña Botaderos, il rifugio per la flora silvestre Cuero y

Salado, la riserva biologica Barra del río Motagua, la riserva a uso multiplo

Isla del Tigre, il monumento culturale San Fernando de Omoa, il

monumento naturale El Boquerón, la riserva marina Islas del Cisne e

quella destinata alla produzione di acqua come El Merendón.

In Honduras vi è una grande varietà di flora e la fauna. Alcuni

esempi di flora sono: mogano, cedro reale, quercia di montagna, anice,

alloro, pino, liquidámbar, jobo (pianta appartenente alla famiglia delle

Anacardiacee), jicaro sabanero, guaiaco, ceiba (pianta della famiglia delle

Malvacee). Si coltivano anche molti tipi di frutta e verdura tropicali come

yuca, mango, avocado, ananas, melone, verza, banane, canna da zucchero

e tabacco, caffè e cotone.

Per quanto riguarda la fauna, in Honduras vivono specie come il

giaguaro, puma, opossum, tapiro, cinghiale, moffetta, aquila arpia, orso

mangia api, porcospino, toporagno, quetzal, coyote, donnola. Oltre a

queste specie selvatiche che si trovano solo in paesi tropicali come

l’Honduras si allevano anche animali a scopo commerciale soprattutto

nelle zone del sud, la valle di Sula, Aguán, il litorale Atlantico e Olancho.

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Molte attività economiche in Honduras sono legate alle risorse

ambientali e la principale è l’agricoltura. La metà della popolazione vi si

dedica nonostante solo il 12% del territorio nazionale è adatto a

quest’attività come le valli e le zone costiere. L’agricoltura può essere di

sussistenza, commerciale, di esportazione, di agroindustria e mista. In

particolare i prodotti principali sono banane, caffè, mais, fagioli, riso,

canna da zucchero, patate, ananas, ortaggi, melone e anguria.

Il resto del territorio honduregno è composto da foreste, di

conseguenza la maggior risorsa è costituita dagli alberi di pino e quercia.

La deforestazione, però, sta diventando un problema serio in quanto

rovina l’ambiente e gli ecosistemi che nascono attorno a questi alberi,

purtroppo sono gli stessi enti del governo che danno l'autorizzazione. La

soluzione sarebbe quella di effettuare uno sfruttamento del legno molto

più razionale in modo da permettere la libera crescita di questi alberi,

fonte di ricchezza economica. In Honduras, infatti, il legno viene lavorato

molto per costruire una grande varietà di prodotti da quelli utili a quelli da

decoro. L’artigianato è così importante che esistono vere e proprie scuole

dove l’insegnamento dell’arte si unisce alla tradizione e che permettono

anche ai turisti di capire come nasce un’opera intagliata in legno.

Pur essendo il legno una delle maggiori risorse, non è di certo

l’unica. Un’altra fonte di guadagno economico viene dal mare. Nel mare

dei Caraibi e nel golfo di Fonseca si realizza una grande attività di pesca sia

per uso locale che internazionale, più specificamente quello del Nord

America.

Oltre alla pesca, il mare regala anche una grande attrazione turistica:

la barriera corallina. Le isole della Bahia in Honduras, soprattutto Roatán

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che è la più turistica, sono molto visitate dagli appassionati di sub in

quanto offrono una visione spettacolare grazie alla grande varietà di

coloratissimi pesci tropicali.

Il turismo non si limita alla parte marittima, ma include anche molti

altri luoghi famosi per la loro natura o per la loro storia. Tra questi è

impossibile non menzionare Pico Bonito, il secondo parco nazionale più

grande del paese superato solo dalla riserva del Río Plátano.

Pico Bonito si trova nel dipartimento di Atlántida, sulla costa nord

del paese, vicino a La Ceiba da cui, infatti, è possibile avere una visione

completa del parco con la luce del giorno. Questo si sviluppa attorno al

fiume Cangrejal ed è famoso per la più grande catena montuosa Nombre

de Dios di cui fa parte Pico Bonito stesso che è alto 2436 metri. Poche

persone sono riuscite nell’intento di scalarlo ed è stato constatato che

occorrono almeno 10 giorni per farlo.

Il parco di Pico Bonito comprende una grande varietà di habitat e la

difficoltà di esplorare il suo terreno, soprattutto quello interno, lo rende

uno dei parchi meno esplorati dell’Honduras con una natura

incontaminata.

La foresta si può dividere in varie zone in base alle forme di vita

presenti: la foresta pluviale tropicale, la foresta di latifoglie, la foresta

nebulare a 1˙200 metri d'altitudine e la foresta tropicale secca, che è rara

in Honduras, in cui vivono specie viventi di animali e piante in via di

estinzione. È possibile seguire vari percorsi all’interno del parco, alcuni

nella fitta foresta e altri sulla riva del fiume, dove i visitatori possono anche

sostare godendo delle sue acque chiare e dove se fortunati riescono

persino a vedere i tucani carenati e le scimmie dalla faccia bianca. Esistono

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anche gite di giorno o di notte, infatti vi sono degli alloggiamenti appositi

dove poter riposare, che trovandosi in mezzo a campi di cacao e caffè,

offrono varie attività oltre al rafting come l’escursionismo e l’equitazione.

La Riserva del Rio Platano fu istituita nel 1980 dalle autorità statali

dell’Honduras e dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità nel 1982

dalle Nazioni Unite. Si trova nella regione della Mosquitia a nordest del

paese e si estende tra la Laguna de Ibans e la Laguna de Brusper per 150

km. I suoi confini sono limitati dalle acque dei fiumi Paulaya, Wampu,

Sicre e dal mar dei Caraibi e vede come località di confine le città costiere

di Palacios e Brus Laguna.

La riserva comprende tutto il letto del Rio Platano lungo 100 km da

cui prende il nome ed è caratterizzata da rilievi lungo i quali è possibile

ammirare splendide cascate create dai fiumi che costituiscono i suoi

confini. Il 75% dell’intera area della riserva è formata da una zona

montagnosa che comprende delle formazioni rocciose degne di nota come

Dama Peak e una cascata di 500 metri. Il resto della riserva, invece, è

costituita da una zona costiera pianeggiante e ondulata che comprende un

gran numero di lagune, come Ibans e Cartina, e di praterie soggette a

inondazioni nel periodo invernale. Lungo i fiumi il terreno è molto fertile

e per questo motivo viene utilizzato per le piccole attività agricole degli

abitanti della riserva che in questo modo sono riusciti a conservare il loro

stile di vita tradizionale. La particolarità di questo fiume è che, mentre i

due terzi scorrono attraverso le zone montagnose, la parte restante è

sotterranea e scorre al di sotto di rocce di basalto.

La più ampia area di foresta vergine pluviale in Honduras

appartiene a questa riserva in cui si trovano molti ecosistemi incontaminati.

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L’85% è occupato dalla foresta pluviale umida, mentre il restante 15%

dalla foresta sub-tropicale. La flora è molto varia e cambia a seconda della

zona. Le lagune Brus e Ibans sono ricche di mangrovie, mentre la zona

che va dalla costa all’entroterra è caratterizzata da savane dove si alternano

praterie e pini che insieme a varie specie di palme vengono usati per le

costruzioni edili. Anche gli alberi d’alto fusto sono abbondanti e vengono

usati per la costruzione di canoe, ma la maggior parte del letto del fiume e

circondato da foreste di latifoglie.

Per quanto riguarda la fauna, è stata registrata la presenza di 39

specie di mammiferi, 377 specie di uccelli e 126 tra rettili e anfibi. Inoltre

in questa zona vivono parecchie specie in via d’estinzione come giaguari,

puma, coccodrilli, tapiri, gattopardi americani, tartarughe, aquile e

pappagalli ara.

La riserva non protegge solo questa grande ricchezza naturale, ma

anche dei siti archeologici di grande importanza tra cui la Ciudad Blanca,

che sta in spagnolo per Città Bianca, e Piedras Pintadas, ossia delle

incisioni su pietra che si trovano ai bordi del Río Platano entrambe

risalenti all’epoca pre-colombiana. Si dice, inoltre, che Cristoforo

Colombo nel 1492 approdò proprio in quest’area della Mosquitia.

20

1.2. POLITICA

21

"Republica de Honduras libre, soberana, independiente - 15 de

Septiembre de 1821".

Questo è ciò che afferma lo scudo nazionale a partire dal 10

gennaio 1935 quando, durante la carica del Presidente Tiburcio Carías

Andino, fu emesso il decreto n.16 in cui si decideva l'aspetto finale della

bandiera e dello scudo dell'Honduras creato il 3 ottobre 1825 sotto il

Capo di Stato Dionisio de Herrera.

DECRETO No. 16

En vista de la excitativa de la Secretaría de Estado en el Despacho de Relaciones Exteriores, para que se prove a la uniformidad del Escudo que deben usar los Consulados y Legaciones de la República; y,

Considerando: Que conviene establecer la uniformidad indicada no sólo para los Consulados y Legaciones, sino para todos los usos, de modo claro y general.

DECRETA:

Art. 1º.- El Escudo que debe usarse es un triángulo equilátero. En su base hay un volcán entre dos castillos, sobre los cuales está el arco iris y debajo de éste, tras el volcán, se levanta un sol esparciendo luz. El triángulo colocado sobre un terreno que figure bañado por ambos mares. En torno de él, un óvalo que contiene las letras de oro: REPÚBLICA DE HONDURAS LIBRE, SOBERANA,

INDEPENDIENTE. – 15 DE SEPTIEMBRE DE 1821. En la parte superior del óvalo aparece una aljaba llena de flechas de la que penden cuernos de la abundancia unidos por un lazo, y descansando

todo sobre una cordillera de montañas, en las que descuellan tres árboles de roble a la derecha y tres pinos a la izquierda y en distribución conveniente, las minas, una barra, un barreno, una cuña, una almádana y un martillo.

Art. 2º.- El presente Decreto empezará a regir veinte días después de

su promulgación.

22

Dado en Tegucigalpa, D.C., en el Salón de Sesiones, a diez de enero

de mil novecientos treinta y cinco. Antonio C. Rivera, Presidente: -

M. A. Batres, Secretario. Rodolfo Z. Velásquez, Secretario

Al Poder Ejecutivo.- Por tanto: Ejecútese.-

Tiburcio Carías A.

El Secretario de Estado en los Despachos de Gobernación, Justicia,

Sanidad y Beneficencia. –Abraham Williams.2

La redazione della Costituzione nel 1982 rese l'Honduras una

repubblica presidenziale. Il Presidente, il quale ricopre anche la carica di

Capo di Stato, viene eletto ogni quattro anni a maggioranza relativa dai

cittadini, ma non ha la possibilità né di essere rieletto né di estendere il suo

mandato. Egli detiene esclusivamente il potere esecutivo e ha l'incarico di

nominare i 18 governatori dei dipartimenti in cui è diviso lo Stato: Gracias

a Dios, Colón, Olancho, El Paraíso, Choluteca, Francisco Morazán, Yoro,

Atlantida, Cortés, Comayagua, La Paz, Valle, Intibucá, Santa Bárbara,

Lempira, Copán, Ocotepeque, Islas de la Bahía.

Nel caso in cui il Presidente sia impossibilitato ad adempiere i suoi

doveri viene sostituito dal Vicepresidente, anch'egli eletto dai cittadini, o in

sua assenza il Presidente del Parlamento. La sede istituzionale della

presidenza della Repubblica si trova a Tegucigalpa ed è il palazzo José

Cecilio del Valle, in onore del politico honduregno che ha reso possibile

l’indipendenza del Centroamerica.

2 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitato a luglio 2013)

23

Dal 1982 a oggi si sono susseguiti i seguenti Presidenti:

• Roberto Suazo Córdova (PLH): 1982-1986;

• José Azcona del Hoyo (PLH): 1986-1990;

• Rafael Leonardo Callejas (PNH): 1990-1994;

• Carlos Roberto Reina (PLH): 1994-1998;

• Carlos Roberto Flores Facusse (PLH): 1998-2002;

• Ricardo Maduro (PNH): 2002-2006;

• Manuel Zelaya Rosales (PLH): dal 27 gennaio 2006 al

28 giugno 2009, giorno della sua deposizione da parte della Corte

Costituzionale;

• Roberto Micheletti: ad interim, per concludere il

mandato del deposto Zelaya, dal 28 giugno 2009 al gennaio 2010;

• Porfirio Lobo Sosa: da gennaio 2010 a gennaio 2014;

• Juan Orlando Hérnandez: da gennaio 2014 ad oggi.

In questo tipo di repubblica, per bilanciare il grande potere che

possiede il Presidente, il Congresso possiede in via esclusiva il potere

legislativo fatta eccezione per gli articoli immodificabili indicati nell'art. 374

della Costituzione stessa. Esso è monocamerale ed è formato da 128

deputati eletti per quattro anni secondo il sistema di rappresentanza

proporzionale di conseguenza i seggi elettorali vengono assegnati ai

candidati in base alla quantità di voti ricevuti dal partito. Il Congresso si

riunisce nel Palacio Legislativo nel centro di Tegucigalpa.

24

I partiti presenti in Parlamento sono cinque: PLH, Partido Liberal

de Honduras 3 ; PNH, Partido Nacional de Honduras 4 ; PUD, Partido

Unificación Democratica 5 ; DC, Partido Demócrata-Cristiano de

Honduras6; PINU-SD, Partido Innovación y Unidad-Social Demócrata7.

Nonostante esistano diversi partiti, il paese possiede un sistema

bipartitico in quanto i più influenti sono solamente il PLH e il PNH ed è

estremamente difficile conseguire una carica elettorale per gli esponenti

che non appartengono a uno di questi. Pur essendo due partiti molti

distinti in quanto a ideali, hanno interessi e obbiettivi molto simili ossia

privilegiare i loro stessi esponenti e la minoranza del popolo formata

dall'élite che possiede la maggiore ricchezza del paese seguendo un criterio

di distribuzione degli impieghi in base alla loro clientela.

Il controllo dei prezzi e il monopolio dell'elettricità e delle reti

telefoniche terrestre fanno pensare a uno stato socialista, anche se nessun

partito ne persegue gli ideali.

3 PLH: il Partito Liberale dell'Honduras, il maggiore partito liberale di centro-destra fondato nel 1891. La sua bandiera è costituita da due fasce rosse con una bianca in mezzo. 4 PNH: il Partito Nazionale dell'Honduras, il maggiore esponente della destra conservativa nato nel 1902 in opposizione al PLH. La sua bandiera è completamente blu con una stella bianca in mezzo. 5 PUD: il Partito di Unificazione Democratica, fondato nel 1992 con l'Unificazione di quattro partiti di sinistra clandestini e semiclandestini. La situazione politica in quel periodo era molto delicata a causa della recente Guerra Fredda e fu ufficialmente riconosciuto solo nel 1993. 6 DC: il Partito Cristiano Democratico è un partito di centro-sinistra. 7 PINU-SD: il Partito di Innovazione e Unitá appartiene all'ala di centro-sinistra e nacque nel 1970 per contrastare i due partiti maggiori e le forze militari.

25

L'Honduras viene da una situazione politica abbastanza turbolenta

infatti la sua storia è caratterizzata da vari colpi di Stato già a partire dal

periodo anteriore al 1982, anno in cui fu redatta la Costituzione, fino

all'ultimo avvenuto pochi anni fa, nel 2009.

Il primo colpo di stato avvenne nel 1963 sotto il Capo di Stato

liberale Ramón Villeda Morales che fece entrare il paese nel Mercato

Comune Centroamericano e cercò di avviare una rivoluzione agraria e un

ampliamento dell'istruzione. I conservatori non gradirono questi

cambiamenti e, dopo la Rivoluzione Cubana, misero a capo dello Stato il

colonnello Oswaldo López Arellano dando inizio a una lunga dittatura

militare fino al 1974. In questo periodo vi fu anche un forte rialzo della

disoccupazione causata dall'immigrazione dei salvadoregni che per questo

motivo furono cacciati dal paese. Ciò provocò una reazione violenta da

parte dei salvadoregni che, il 14 luglio 1969, decisero di dichiarare guerra

all'Honduras, una guerra che finì il 20 luglio dello stesso anno grazie

all’OSA8 che riuscì a negoziare il cessate il fuoco. La guerra delle 100 ore,

come la definirono gli studiosi per la sua breve durata, causò invano

migliaia di morti tra militari e civili in quanto nessuno dei due paesi

ottenne altro che rafforzare le proprie dittature.

Il secondo colpo di stato avvenne durante il governo dello stesso

López Arellano da parte del colonnello Juan Alberto Melgar Castro il

8 OSA o OAS: l'Organizzazione degli Stati Americani è un'organizzazione internazionale a carattere regionale che comprende i 35 stati indipendenti del continente americano più altri stati e organizzazioni che vi partecipano come osservatori. Nacque il 30 aprile 1948 con lo scopo di promuovere la solidarietà regionale e la cooperazione tra gli stati.

26

quale fu deposto dopo tre anni e sostituito da un triumvirato di militari tra

cui spiccò la figura del colonnello Policarpo Paz García. Il suo governo,

però, durò poco in quanto nel 1980 gli Stati Uniti fecero pressione

affinché in Honduras si svolgessero elezioni libere. Quelli infatti erano

anni particolari in cui regnava una gran tensione in tutto il mondo a causa

della guerra fredda tra le due maggiori potenze mondiali, USA e URSS.

Come è ben noto durante questo periodo non ci furono scontri diretti tra

le due potenze ma rimaneva comunque un'epoca di grande rivoluzione in

cui molti gruppi di ribellione si stavano affermando soprattutto quelli

comunisti. Una delle maggiori preoccupazioni degli Stati Uniti era quello

di tenere lontano questi gruppi dai suoi confini così, dopo l'esplosione

della Rivoluzione Sandinista in Nicaragua, decisero di interferire con la

politica interna dell'Honduras aiutandolo a diventare una Repubblica

prima che i Sandinisti potessero estendere il loro potere fuori dai confini

nicaraguensi.

Nel 1980 ci furono le prime elezioni legislative e nel 1981 Roberto

Suazo Córdova diventò ufficialmente il primo Presidente della Repubblica

di Honduras. La Costituzione fu redatta nel 1982, anno conosciuto per

questo motivo come il ritorno alla democrazia anche se lo stampo

dittatoriale rimase e la lotta ai comunisti non finì. Presto iniziò una ricerca

ed eliminazione degli esponenti della sinistra in Honduras e gli Stati Uniti

usarono il territorio honduregno per abbattere il potere del comunista

Daniel Ortega in Nicaragua in cambio di ingenti aiuti economici.

Per diciassette anni i Presidenti governarono il paese senza intoppi

per la loro candidatura fino al 2009 quando sotto al Presidente Zelaya

avvenne il primo colpo di stato durante la democrazia. Il 28 giugno 2009 la

27

Corte Suprema diede l'ordine di arrestare il Presidente Zelaya e di

mandarlo in esilio in Costa Rica con l'accusa di corruzione e di attentato

alla Costituzione in quanto a pochi mesi dalla fine del suo mandato cercò

di riunire un'Assemblea Costituente con il fine di modificare, con un

referendum, gli articoli non riformabili della Costituzione honduregna che

proibiscono categoricamente di rieleggere o estendere il mandato del

Presidente in carica. Come previsto dalla Costituzione, date le dimissioni

del Vicepresidente Elvin Ernesto Santos, il Capo del Congresso Roberto

Micheletti gli successe ad interim, ma solo fino alla fine del suo mandato

nel gennaio 2010.

Durante il governo Micheletti, che al principio nessuna

organizzazione o paese riconobbe, l'Honduras subì una vera e propria

dittatura militare, in quanto la forza armata era onnipresente soprattutto

nelle strade della capitale reclutando giovani soldati e facendo rispettare il

coprifuoco istituito in tutto il paese.

Zelaya cercò di tornare in Honduras invano il 5 luglio dello stesso

anno con un jet privato che i militari non lasciarono atterrare, in seguito

nel settembre 2009 riuscì a entrare nel paese ma dovette rifugiarsi

nell'ambasciata brasiliana per svariati mesi.

La deposizione del Presidente Zelaya provocò molte vittime tra i

cittadini honduregni a causa delle numerose proteste organizzate dai suoi

sostenitori a cui si opponevano le forze armate pronte a sparare sulla folla.

Il 30 ottobre 2009 fu sigillato l'Accordo di Tegucigalpa secondo il

quale il governo honduregno sarebbe tornato nelle mani del Presidente

deposto previo consenso del Congresso Nazionale con la condizione che

non ci sarebbe stata nessuna Assemblea Nazionale Costituente e nessuna

28

modifica della Costituzione. Nonostante ciò la settimana seguente il

Presidente de facto Micheletti annunciò la formazione di un Governo di

Unità e Riconciliazione rompendo così l'Accordo firmato da entrambe le

parti che precisava che questo doveva essere compito del riconosciuto

Presidente Zelaya quando sarebbe tornato al potere per completare il suo

legittimo mandato.

Nonostante ciò, in un clima di grande tensione, il 29 Novembre

2010 Porfirio Lobo Sosa vinse le elezioni che gli esponenti nazionali e

internazionali giudicarono regolari anche se il 70% della popolazione

votante si astenne in forma di protesta.

Furono pochi gli stati che riconobbero automaticamente il governo

leggittimo Lobo Sosa, tra questi Stati Uniti, Colombia, Panama, Costa Rica

e Perù. Una delle prime decisioni da Presidente fu quella di fornire una

scappatoia all’ex Presidente Zelaya e alla sua famiglia per la Repubblica

Dominicana previo accordo con il Presidente dell'isola centroamericana il

quale lo accolse personalmente il 27 gennaio 2010.

Il Presidente Lobo Sosa, chiamato comunemente Pepe, si ritrovò a

capo di un governo pieno di problematiche. Tutte le organizzazioni

internazionali esclusero l'Honduras impedendogli di partecipare anche a

riunioni molto importanti, tra queste l’OSA che decise di riammettere il

paese solo in caso che il Presidente deposto tornasse al potere.

In un'Assemblea straordinaria dell’OSA il 2 giugno 2009

l'Honduras ottenne 32 voti positivi per la sua riammissione, solo Ecuador

votò contro, e dopo due anni riuscì a tornare a far parte di una delle

organizzazioni più importanti per i paesi delle Americhe. Questo fu

possibile grazie all'accordo stipulato tra il Presidente Porfirio Lobo e l'ex

29

Presidente Manuel Zelaya mediato dai Presidenti delle Repubbliche di

Colombia e Venezuela, Juan Manuel Santos e Hugo Chávez, nella città di

Cartagena de Indias, Colombia, il 22 maggio 2011. L'accordo si sviluppa in

nove punti in cui viene precisato che l'ex presidente Zelaya e tutti i suoi ex

collaboratori che erano stati costretti a lasciare il paese sarebbero

rimpatriati senza alcun ostacolo e che tutte le accuse nei loro confronti

sarebbero cadute. Il punto sette giustifica appunto l'azione dell'ex

presidente di convocare un referendum affermando che l'articolo 5 della

Costituzione honduregna ammette la convocazione di un plebiscito.

In effetti la prima parte dell'articolo non smentisce ciò che si

afferma nell'Accordo di Cartagena

Artículo 5. El Gobierno debe sustentarse en el principio de la

democracia participativa del cual se deriva la integración nacional,

que implica participación de todos los sectores políticos en la

administración pública, a fin de asegurar y fortalecer el progreso de

Honduras basado en la estabilidad política y en la conciliación

nacional.

A efecto de fortalecer y hacer funcionar la democracia participativa

se instituyen como mecanismos de consulta a los ciudadanos el

referéndum y el plebiscito para asuntos de importancia fundamental

en la vida nacional. Una Ley especial aprobada por dos terceras (2/3)

partes de la totalidad de los diputados del Congreso Nacional,

determinará los procedimientos, requisitos y demás aspectos

necesarios para el ejercicio de las consultas populares.9

9 http://pdba.georgetown.edu/constitutions/honduras/vigente.html, (visitato a luglio 2013)

30

Leggendo l'articolo completo, però, si nota una parte che specifica

le occasioni in cui questa legge non è valida e una di queste occasioni tratta

la modifica dell'articolo 374.

No serán objeto de referéndum o plebiscito los proyectos orientados a reformar el artículo 374 de esta Constitución. Asimismo, no podrán utilizarse las referidas consultas para asuntos relacionados con cuestiones tributarias, crédito público, amnistías, moneda nacional, presupuestos, tratados y convenciones internacionales y

conquistas sociales.10

L'accordo si riferiva anche al permesso di esercitare la sua azione

politica e così, dopo il suo ritorno, l'ex Presidente Zelaya trasformò

l'alleanza politica chiamata Frente Nacional de Resistencia Popular, che

aveva già preso vita dopo il colpo di stato, in un vero e proprio partito con

il nome di Libertad y Refundación, chiamato comunemente LIBRE. Alle

elezioni presidenziali del 2013 la moglie del Presidente deposto Zelaya,

Xiomara Castro, vi prese parte come leader del partito LIBRE.

Dopo il colpo di stato si formarono anche altri partiti non

parlamentari: Frente Amplio Politico en la Resistencia o FAPER11, Partido

Alianza Patriótica o ALIANZA12, Partido Anticorrupción o PAC13.

10 http://pdba.georgetown.edu/constitutions/honduras/vigente.html, (visitato a luglio 2013) 11 FAPER: Fronte Amplio Politico alla Resistenza, un partito socialista di centro-sinistra riconosciuto legalmente dal Tribunale Elettorale Supremo, TSE, nel 2012. 12 ALIANZA: il Partito Alleanza Patriottica di centro-destra fondato nel 2012. Ha partecipato alle elezioni del 2013 con Romeo Vasquez Velasquez.

31

Un'altra decisione del presidente Lobo fu quella di stabilire una

commissione, denominata “Commissione per la Verità e la

Riconciliazione”, incaricata di investigare sugli avvenimenti del colpo di

Stato del 2009. Proprio riguardo a questo, emerse che le accuse dell'ex

presidente Zelaya verso gli Stati Uniti di aver organizzato il colpo di stato

erano false, infatti, un documento segreto dell’ambasciatore statunitense

Hugo Llorens affermava che il colpo di Stato in Honduras nel 2009 era

stato illegale e incostituzionale e, pertanto, la presa di potere da parte di

Micheletti era stata illegittima.

A sostegno di questa tesi, inoltre, segue la relazione finale dalla

Commissione per la Verità e la Riconciliazione, la quale riferisce che il

regime diretto da Micheletti era illegale e le forze armate honduregne sono

state responsabili anche dell’uccisione di dodici persone durante le

contestazioni popolari che seguirono il colpo di Stato. Inoltre, questa

Comissione si occupava anche di esaminare le violazioni dei diritti umani

sotto il governo guidato da Lobo Sosa. Insieme all’organizzazione non

governativa Human Rights Watch, la Commissione denunciò la situazione

all’interno del Paese honduregno, distinta da intimidazioni, torture e

uccisioni di attivisti dell’opposizione al governo Lobo Sosa, sebbene il

rispetto dei diritti umani all’interno del Paese fosse uno dei requisiti

imposti dall’OSA per la riammissione dell’Honduras.

13 PAC: il Partito Anti-corruzione, fondato nel 2012 dal giornalista e presentatore televisivo Salvador Nasralla che prese parte alle elezioni del 2013.

32

Un caso in particolare ha fatto molto scalpore, quello dei contadini

del Bajo Aguán che, proprio mentre avveniva la riammissione

dell'Honduras all’OSA, venivano torturati e abusati sessualmente dalle

forze di polizia e dalle guardie di sicurezza dei proprietari terrieri e dei

produttori di palma della zona. Questo e altri casi di violenza hanno

indotto sia alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti sia alcuni

esponenti politici dei Paesi latinoamericani a dubitare seriamente sul

ripristino dei rapporti diplomatici con l’Honduras e sulla sua riammissione

all’OSA.

Purtroppo il mondo di oggi non è dei giusti, ma del più furbo e il

più ricco e il governo honduregno ne è un'esempio. Per quanto possano

cambiare le figure al potere, il sistema è sempre lo stesso e l'analfabetismo

del popolo e la grande povertà costituiscono la leva che permette ai più

potenti di crescere sempre di più tralasciando il loro compito principale,

far progredire il paese.

Le elezioni per la Presidenza honduregna che hanno preso luogo a

novembre del 2013 sono state vinte da Juan Orlando Hérnandez che ha

iniziato la sua carica a partire dal 24 gennaio 2014 continuando l'egemonia

del Partido Nacional.

33

2. POPOLAZIONE IN HONDURAS IERI

In epoca precolombiana il territorio oggi conosciuto con il nome di

Honduras era occupato da varie civiltà presenti ancora oggi. I Maya, il cui

centro culturale si trovava a Copán, i Lenca, che all'epoca possedevano un

territorio molto vasto nel sudest del paese, i Miskitos, che si estendevano,

e ancora oggi si estendono, nella regione orientale chiamata Mosquitia

insieme ai Tawahka, ai Tolupanes e ai Pech. Anche nelle Isole della Bahía

sono stati trovati dei resti della popolazione Pech che probabilmente le

occupavano prima della colonizzazione.

34

2.1. MAYA

Una delle civiltà precolombiane più importanti che hanno segnato

la storia dell'America Centrale e affascinato tutto il mondo con le loro

scoperte sono i Maya.

Tuttavia né i Maya né nessun'altra civiltà precolombiana sarebbe

stata così interessante senza la popolazione Olmeca, definita la civiltà

madre mesoamericana perché in possesso di una serie di tratti assunti in

seguito da tutti i popoli precolombiani.

Il periodo arcaico, che va dal 7000 al 2000 a.C. circa, era

contraddistinto da culture di cacciatori-raccoglitori nomadi, i quali

diventarono sedentari in seguito alla scoperta dell'agricoltura e

cominciarono a organizzarsi in villaggi per lo più affianco a sorgenti

d'acqua durante il preclassico, che va approssimativamente dal 2000 a.C. al

250 d.C.

35

I Maya in particolare cominciarono a moltiplicare i loro

insediamenti stabili soprattutto nella parte meridionale lungo le regioni

costiere o lungo le valli fluviali dove il terreno era più fertile e adatto alla

coltivazione di cacao, manioca e mais, alimento base per tutti i popoli

mesoamericani.

Questa crescita demografica consentì il costituirsi di una

stratificazione sociale al cui vertice vi erano i capi e gli sciamani, figure

molto importanti non solo grazie alle loro conoscenze empiriche, ma

anche perché fungevano da tramite fra la gente comune e il sovrumano.

Negli strati più bassi si posizionavano i contadini, mentre in quello

intermedio si collocavano coloro che avevano una specializzazione

professionale.

Durante il preclassico medio, dal 1000 al 400 a.C., i Maya così

come molti altri subirono il dominio olmeco, che controllava le importanti

vie commerciali del meridione.

Il popolo olmeco nacque intorno agli anni 1500 - 1400 a.C. nelle

basse terre pantanose delle regioni costiere del Golfo messicano, un

territorio chiamato Olman in nahuatl, parola azteca che significa terra del

caucciù, per l'abbondanza degli alberi del lattice, la castiglia elastica,

presenti in quella zona. Tuttavia sino ad oggi non ci sono pervenute prove

che attestino che loro stessi si definivano con il nome di Olmechi.

Questo popolo raggiunse un'espansione notevole in poco tempo

occupando gran parte del Messico fino ad arrivare all'America Centrale

attraverso le vie associate al commercio, indispensabile per procurarsi le

materie prime.

36

Quando improvvisamente questa civiltà scomparve, ai Maya

restarono i modelli di istituzioni politiche stabili ed ereditarie oltre alle

conquiste intellettuali che, per primi, gli Olmechi avevano fornito alla

Mesoamerica. Alcuni dei tratti culturali che fanno degli olmechi dei

"pionieri" sono l'elaborazione di alcuni concetti religiosi da parte della

classe sacerdotale come il culto di una divinità felina legata alla pioggia, il

sacrificio umano, l'autosacrificio e il calendario liturgico; la distribuzione

degli spazi sacri attraverso la pianificazione di centri cerimoniali e l'uso

della piramide come base templare; una sapienza elitaria che si avvale di

un sistema di numerazione vigesimale e di una scrittura glifica; e infine

l'invenzione della scultura in pietra di piccole e grandi dimensioni.

Con gli Olmechi quindi la costruzione di centri cerimoniali per

officiare i riti divenne più complessa passando da semplici elevazioni

artificiali di terra sormontate da un tempio ispirati alla forma di una

capanna indigena a edifici costituiti da una piramide sormontata da un

tempio.

Per quanto riguarda la ceramica, ogni popolo sviluppò un proprio

stile che costituisce la maggior fonte di conoscenza archeologica.

Quest'arte veniva utilizzata per raffigurare scene religiose o di vita comune

e oggetti di ceramica presenti in molti riti tra cui quello della sepoltura.

I Maya si dedicarono in particolare a sviluppare la scrittura glifica e

il sistema di numerazione vigesimale che divenne un grande strumento per

questo popolo così ossessionato dal tempo. Una delle grandi invenzioni

dei Maya fu appunto quella di un calendario molto più complesso rispetto

a quello gregoriano e di una precisione sconvolgente di cui oggi ci si rende

conto solo grazie alle potenti risorse tecnologiche.

37

Vari gruppi di indigeni solevano osservare gli astri ma nessuna civiltà

fu così ossessionata da questa tradizione.

Era abitudine dei Maya registrare eventi storici, mitologici e rituali

su iscrizioni scolpite e dipinte su lastre di pietra o colonne, architravi,

scalinate, o altri monumenti grazie al metodo della scrittura geroglifica

costituita da circa mille caratteri distinti. Oltre a questa esisteva anche un

altro tipo di scrittura corsiva utilizzata esclusivamente per scrivere su carta,

muri e ceramiche. Ogni regione applicava delle variazioni sia alla scrittura

che alla lingua parlata, ma nel periodo classico erano comprensibili a tutti i

vari gruppi Maya.

Faceva parte della loro cultura scrivere su libri di carta ripiegata

ottenuta dalle fibre di agave per raccogliere informazioni su vari argomenti

come l'agricoltura, il clima, la medicina, la caccia e l'astronomia. Purtroppo

la maggior parte di questi manoscritti furono distrutti nel 1549, sette anni

dopo la parziale conquista dei Maya dello Yucatán ed è questa una delle

ragioni per la quale la civiltà Maya è tutt'ora avvolta da un velo spesso di

misteri. Padre Diego de Landa, preso dal suo desiderio di convertire il

popolo Maya, si sforzò con tutti i mezzi di estirpare i loro costumi e le loro

credenze e a tale scopo decise di distruggere tutti i libri indigeni. Nel 1566

egli stesso redasse un'opera la Relación de las cosas de Yucatán in cui

riprodusse alcuni glifi ancora in uso nello Yucatán al momento del suo

ministero. Solo tre manoscritti riuscirono a salvarsi e furono ritrovati in

Europa, probabilmente mandati da qualche soldato o monaco che si

trovava lì al momento della conquista. Questi sono il Codex Dresdensis, il

Codex Tro-Cortesianus e il Codex Peresianus.

38

Questi codici consistono in lunghe strisce di corteccia di ficus,

battute, impregnate di resina, poi ricoperte di un leggero strato di calce sul

quale sono dipinti glifi, cifre, immagini di dei e di animali, sempre con gli

stessi colori: nero, giallo, verde, azzurro e rosso. Le strisce sono larghe

circa venticinque centimetri e lunghe parecchi metri e venivano scritte

prima su una e poi sull'altra faccia ed erano poi ripiegate a fisarmonica.

Il Codex Dresdensis o Codice di Dresda, il più prezioso, misura

3,50 metri di lunghezza e possiede 78 pagine. Appartiene alla biblioteca di

Dresda dal 1739 ed è una copia del 1200 d.C. di un testo del periodo

classico. Si tratta soprattutto di un trattato di astronomia che include le

tavole delle eclissi e di Venere, ma contiene anche numerosi oroscopi e

alcune indicazioni sui riti. Fu grazie a questo codice che il Dr. Fosterman

riuscì a decifrare la struttura interna del calendario maya e del lungo

computo.

Il Codex Tro-Cortesianus, o Codice di Madrid, è il più lungo (7,15

m) con centododici pagine e si trova alla Biblioteca Nazionale di Madrid.

Risale a non prima del XV secolo ed è in sostanza un libro di divinazione,

una sorta di promemoria usato dai sacerdoti indovini, in quanto espone riti

connessi alle arti e altri come quello dell'inizio dell'anno.

Il Codex Peresianus, o Codice di Parigi, è incompleto e in pessimo

stato (m 1,45 di lunghezza). Possiede ventidue pagine e tratta degli dèi dei

katun, un periodo di venti anni per i Maya, e delle cerimonie relative alla

successione di undici di tali katun. Appartiene alla Biblioteca Nazionale di

Parigi. I glifi di questi codici sono identici a certi glifi che figurano sui

monumenti del Petén e delle regioni adiacenti, nonché a quelli dell'opera

di Padre Diego de Landa.

39

Grazie a questi, si è potuta stabilire la stretta parentela culturale

esistente tra i Maya delle terre del sud e i Maya dello Yucatán.

Il Popol Vuh, ovvero il "Libro del Consiglio", scritto in lingua maya

con caratteri latini nel XVI secolo, fornisce informazioni sulla religione, la

mitologia, l'emigrazione e la storia dei Maya Quiché, i cui discendenti

vivono tuttora sugli altipiani del Guatemala. E' un libro d'importanza

capitale.

Tuttavia sono stati i Libri di Chilam Balam, resoconti in lingua maya

scritti in caratteri latini nei secoli posteriori alla conquista spagnola, che

hanno permesso di avere le prime informazioni storiche dei Maya dello

Yucatán anche se si rivela spesso contraddittorio.

Prima della conquista spagnola l'impero Maya si estendeva nella

maggior parte del Guatemala, tranne alcune zone nella costa del Pacifico,

una parte del Salvador occidentale, nel lembo occidentale honduregno,

Belize, e negli stati messicani Yucatán, Campeche e Quintana Roo. Alcuni

includono anche lo stato di Veracruz dove sono stati trovati dei resti maya,

precisamente degli huaxtechi, un gruppo di lingua maya che, però, non

presenta le stesse caratteristiche. Si pensa che in origine formasse una

punta del territorio maya nella parte meridionale dello stato di Veracruz e

che fosse stato costretto a spostarsi in seguito all'invasione di nuovi gruppi

indigeni.

Escludendo lo stato di Veracruz si può dire che l'intero territorio

maya formava un quadrilatero con asse nordsud di circa 900 chilometri e

con una larghezza a sud pari a poco più di 550 chilometri che si riduceva a

nord a quasi 400 chilometri. Tutta la regione si trovava nella fascia

40

tropicale e il suo limite meridionale toccava i 14 gradi e 20' di latitudine

nord.

A ovest confinava con gruppi che parlavano zoque, chiapaneco e

alcuni dialetti della lingua nahuatl parlata dagli Aztechi o da altre

popolazioni del Messico centrale. A sud e sudest si trovavano i Pipil di

lingua messicana e a est altre civiltà di varie lingue la cui cultura era

influenzata dal continente meridionale.

Il periodo classico da circa il 250 d.C. al 900 d.C. vide lo splendore

della civiltà maya durante il quale avvenne una diffusione in tutto il regno

di una cultura pressoché uniforme. Le maggiori città del periodo furono

Tikal, Copán, Bonampak, Piedras Negras, e Palenque.

In questo periodo la storia maya presenta il suo sviluppo più

massiccio nel campo dell’organizzazione culturale e politica culminando in

uno scenario dove ogni città era un piccolo stato che aveva contatti con le

altre solo per scambi commerciali. Oltre a scambi tra di loro in questo

periodo i Maya erano in contatto con altre tre civiltà senza che i relativi

territori si toccassero: quella del Teotihuacán a circa 28 miglia a nordest di

Città del Messico; quella degli Zapotechi, nell'Oaxaca la cui città principale

era Monte Albán; e quella centrosettentrionale di Veracruz che alla fine

del periodo classico divenne lo stanziamento El Tajín.

Il territorio maya può essere diviso in tre regioni: meridionale,

centrale e settentrionale.

La regione meridionale contraddistinta con il semplice nome di

altipiani, comprendeva gli altipiani del Guatemala e una parte contigua de

El Salvador. Si trattava di una zona estremamente montagnosa

41

caratterizzata da vette e terreno di origine vulcanico con precipitazioni

sufficienti quasi dappertutto e un clima temperato che rendevano il

territorio molto fertile e adeguato alla coltivazione di mais, fagioli, zucche e

patate dolci. Sul versante Pacifico veniva coltivato anche il caffè che

all'epoca era considerato una preziosa merce di scambio. La grande varietà

di materiali permetteva il perfetto utilizzo di ciascuno per scopi diversi: la

pietra vulcanica era perfetta per le costruzioni e per i metates, ossia pietre

usate per macinare il mais; l'ossidiana per ricavare coltelli e lance aguzze; il

tufo vulcanico veniva impiegato dai vasai in quanto molto resistente ad alte

temperature; la pirite di ferro serviva per gli specchi; infine l'ematite

speculare veniva utilizzato per creare la tinta rossa. In un periodo più tardo

essi ottennero l'oro dal fiume e probabilmente estrassero anche il rame.

La flora e la fauna erano quelle tipiche delle zone temperate ma

trovandosi su cime molto alte si trovava anche il Quetzal, un uccello le cui

piume erano considerate una preziosa merce di scambio perché molto

rara. Oltre agli altipiani guatemaltechi questo tipo di uccello si trovava solo

nelle zone alte del Chiapas e dell'Honduras.

Molto pregiata era anche la pietra di giada che racchiudeva anche

un significato religioso, infatti, si collocava nella bocca dei defunti di alto

rango, si offriva in sacrificio o si usava per pratiche divinatorie.

Nonostante tutti i vantaggi presenti in questa regione come il clima,

il terreno, la varietà della fauna, l'alta densità della popolazione e la

posizione strategica non fu lì che la popolazione maya sviluppò

maggiormente le sue capacità. A sostegno di questa tesi vi sono prove

come la povertà dell'arte di questa zona in cui vi sono non più di due o tre

volte a modiglioni, la non curatezza dei monumenti architettonici con

42

pietre disposte in maniera rozza e la completa assenza della scrittura

geroglifica che fa pensare che questi gruppi maya non si dedicassero allo

studio del tempo.

In conclusione i caratteri distintivi maya erano praticamente assenti

tra coloro che popolarono questa regione, contraddistinti con il nome di

Quiché.

Al contrario nella pianura, ossia nella regione centrale dell'impero

maya, detto anche bassopiano meridionale, sono stati trovati tutti i tratti

che caratterizzavano questa civiltà per esempio le iscrizioni geroglifiche che

sono le più abbondanti di tutto il territorio maya. Questa zona comprende

il tratto di pianura a nord e a nordovest degli altipiani, le alture dello stato

di Chiapas e la parte occidentale dell’Honduras.

Le condizioni climatiche e del territorio non erano delle migliori in

quanto si trattava per lo più di foresta, con forti precipitazioni e molte aree

paludose. La coltivazione era molto difficile, ma i Maya elaborarono una

tecnica usata ancora oggi, il taglia e brucia. Questa consisteva in un

disboscamento, che allora si effettuava solo con arnesi di pietra, e dopo

aver bruciato la parte di terreno scelta, questa diventava fertile ma solo per

uno o due anni al passare dei quali diventava impraticabile.

Vi era, però, una grande varietà di alberi tra cui il mogano, i cedri

spagnoli, gli alberi di ceiba giganti considerati sacri per i Maya, palme,

sapodilla da cui si ricava la gomma da masticare, la castilglia elastica o

alberi da gomma, la vaniglia rampicante e l'albero del pane, fonte di

alimentazione per uomini e animali.

Nel delta paludoso tagliato dai canali dell'Usumacinta e del Grijalva,

noto come il "luogo delle canoe", vivevano i Maya Chontal che avevano più

43

familiarità con l'acqua che con la terra e in seguito divennero i grandi

commercianti dell'America Centrale via mare.

Nella fitta foresta seguendo il fiume Usumacinta o il Pasión si

trovavano, invece, i Maya Lacandoni che oggi sono quasi del tutto estinti.

Le uniche aree montagnose di questa regione erano costituite dai

monti del Chiapas, del Belize e di Copán.

Al contrario dei Maya Quiché, in questa regione veniva usato il

calcare per costruire e per scolpire e la selce comune o la selce nera per le

lame al posto dell'ossidiana.

Infine la regione settentrionale, o bassopiano settentrionale,

comprendeva gli stati messicani dello Yucatán, Campeche e Quintana

Roo. Qui le condizioni naturali erano ancora più avverse rispetto alla

regione centrale in quanto si trattava di un clima molto asciutto, con poche

precipitazioni e senza fiumi, ma con qualche lago. L'unica fonte d'acqua in

quell'epoca era costituita dai cenotes, termine che viene dal maya dz'not,

ossia pozzi d'acqua naturali risultati dal crollo della crosta superficiale di

calcare. Altri pozzi furono costruiti artificialmente così come alcune

cisterne di raccolta. Nonostante ciò la popolazione è sempre stata

abbondante così allora come oggi.

In questa zona il calcare era molto più poroso quindi con grande

capacità di assorbimento e ciò lo rendeva inutilizzabile, mentre era molto

diffusa la cultura del cotone.

L'importanza di questa regione per quanto riguarda lo studio della

civiltà maya è data dal numero e dalla coerenza delle informazioni sulla

loro vita in seguito alla conquista spagnola.

44

Il motivo per cui questa civiltà si è sviluppata maggiormente in una

regione così ostile come quella centrale piuttosto che in una più favorevole

come gli altipiani è ancora sconosciuta. Forse era un popolo che veniva

stimolato dalle avversità a dare il meglio di se stessi o forse le condizioni

naturali non erano così gravose in quell'epoca come lo sono ora.

Nell libro “la civiltà maya”, Eric Thompson afferma che “i Maya

sono gente che trionfò nelle finalità impratiche e fallì nelle pratiche” e si

chiede “come mai i sapienti maya riuscirono a disegnare una carta della

volta celeste e non inventarono la ruota?”14

Durante il periodo classico, dal 250 al 900 d.C. circa, si assiste

all'apogeo maya con le grandi città-stato delle pianure, dove regnavano i

capi e gli sciamani. La popolazione viveva all'interno delle foreste in

agglomerati di pochi nuclei familiari e i contadini si occupavano di

coltivare la milpa, appezzamenti di terreno in comune. Un certo numero

di agglomerati formavano un dipartimento dominato da una grande città o

centro cerimoniale dove ci si recava solo in occasione di riti religiosi,

funzioni civiche o mercati.

Le città maya non avevano un piano preciso di costruzione ma nel

periodo classico erano caratterizzate da piazze aperte, piramidi a gradoni,

templi, campi per il gioco della palla, santuari, osservatori astronomici e

strade di pietra. Tutti gli edifici più importanti si trovavano in cima a

piramidi, piattaforme o acropoli e avevano ornamenti di grande effetto con

14 La civiltà Maya, John Eric Thompson, Torino, Einaudi, 1970

45

decorazioni scolpite, cornicioni di stucco colorati vivacemente, creste

traforate per formare i tetti che accentuavano l'illusione di altezza.

Le cerimonie maya si concludevano sempre con dei sacrifici. Nella

cultura moderna occidentale questo concetto non è molto conpreso e

ancora meno condiviso, anche se i Maya, e in generale i popoli indigeni, lo

praticavano normalmente. Per loro infatti i sacrifici avevano lo scopo di

alimentare gli dèi, che nella loro cultura erano umani, in modo che non gli

si rivoltassero contro. Gli dèi più venerati erano quelli legati alla natura,

come la pioggia e il sole da cui dipende il raccolto. Il prodotto agricolo

principale per loro era il mais, che non era solo alla base della loro

alimentazione, ma costituiva il fuoco ottico del loro culto. Tutti i riti e

quindi i templi, le stele e l'architettura in generale avevano un solo scopo:

venerare gli dèi affinché gli permettessero di ricevere un buon raccolto.

Prima di ogni rito la popolazione maya doveva sottoporsi a un

periodo, più o meno corto secondo il tipo di rito, di digiuno e astinenza

accompagnati da “piccoli” autosacrifi, ossia offerte di sangue ricavato da

varie parti del corpo. La cerimonia più sacra era quella della semina, ma

ne esistevano molte altre come quelle del disboscamento, o quelle

dedicate alle varie divinità. Un rito molto praticato non solo dai Maya, ma

da tutti i popoli mesoamericani, legato al dio del sole era quello del gioco

della pelota. Ancora oggi alcuni popoli mantengono viva questa tradizione

anche se nel corso del tempo ci sono state molte varianti del gioco in base

al periodo e al luogo in cui si svolgeva. Nell'antichità si trattava di una vera

e propria cerimonia che si concludeva con sacrifici umani e in base allo

svolgimento della partita lo sciamano traeva le sue conclusioni

sull'andamento della semina. Questo gioco, come tutto ciò che facevano i

46

Maya, racchiudeva in sé un forte simbolismo. In questo caso la palla

rappresentava il sole, il cui movimento veniva associato alla fertilità, e il

sacrificio del giocatore rappresentava la morte del sole a cui succedeva una

sua rinascita. Nel Popol Vuh il gioco è descritto come una lotta tra il

giorno e la notte o tra la vita e il mondo sotterraneo. Gli anelli di pietra che

furono aggiunti durante il postclassico maya probabilmente

simboleggiavano l'alba, il tramonto o l'equinozio, mentre i campi erano

considerati porte per il mondo sotterraneo, e venivano eretti in punti

chiave del distretto cerimoniale.

I campi da gioco non erano tutti uguali, ma tra quelli ritrovati si

riscontrano alcune caratteristiche comuni quali un lungo e stretto corridoio

centrale dove si svolgeva il gioco affiancato da muri con superfici inclinate

o orizzontali spesso coperti con lo stucco e dipinti vivacemente. I campi

più antichi erano aperti alle estremità e a quelli del periodo postclassico fu

aggiunto un cerchio di pietra attraverso il quale i giocatori dovevano far

passare la palla. La dimensione media di un campo da gioco si aggirava

intorno ai 36 metri e mezzo in lunghezza e 9 metri in larghezza anche se

quello di Chichén Itzá lo supera di gran lunga con i suoi 166 metri di

lunghezza e 68 di larghezza. Attualmente i campi da gioco che si sono

conservati in migliori condizioni sono quelli di Tikal, Yachá, Copán,

Iximche, Monte Albán, Uxmal, Mizco Viejo e Zaculeu. Le regole del

gioco non sono ben note, ma in generale si sa che le partite si svolgevano

tra due individui o tra due squadre che originariamente potevano usare

solo le anche per far rimbalzare la palla e in seguito furono inseriti anche i

gomiti e in alcune versioni delle racchette. La palla era fatta di resina di

gomma e anche se la sua dimensione poteva variare si stima che il suo

47

diametro si aggirasse intorno ai 20 cm, o anche meno nelle versioni con le

racchette, e che il suo peso fosse di circa 3-4 kg. La pesantezza della palla

provocava e provoca ancora agli attuali giocatori delle ferite e lividi anche

molto gravi, nonostante usassero delle cinture o dei perizomi con delle

protezioni in pelle sui fianchi. Ancora non è stato ritrovato nessuno

esempio di questo abbigliamento a causa del materiale di cui era

composto, ma grazie alle raffigurazioni del gioco trovate si sa che questo

tipo di abbigliamento si completava con ginocchiere, maschere e copricapi

molto particolari. Solo un tipo di queste particolari cinture è riuscito ad

arrivare fino ai giorni nostri perché costruito in pietra quindi molto

pesante, ma che probabilmente permetteva alla palla di rimbalzare molto

di più.

Nella cultura maya il gioco veniva chiamato pitz, l'atto di giocare ti

pitzil e i giocatori venivano definiti pitziil. Questo popolo aveva un forte

senso di comunità, infatti, erano molti i doveri quotidiani da svolgere

insieme. Anche questo gioco con lo sforzo di squadra richiesta impegnava

l'individuo a condividere conoscenza e cultura, rinforzando e reinventando

il gioco della vita e il ruolo delle persone nell'ordine cosmico. Era, infatti,

un gioco di fortuna, abilità e inganni che rifletteva la vita.

Grazie al Popol Vuh, che ribadisce l'importanza del gioco come

qualcosa di più che un semplice sport, esistono anche prove che aiutano a

interpretare il gioco da una prospettiva mitologica. La storia ha inizio con il

padre e lo zio degli eroi gemelli, rispettivamente Hun Hunahpu e Vucub

Hunahpu che giocano a palla vicino al mondo sotterraneo, Xibalba. I

signori del mondo sotterraneo sono però infastiditi dai rumori causati dal

gioco, così mandano dei gufi per attrarli nel campo di gioco di Xibalba,

48

situato all'estremità ovest del regno. Il viaggio è pericoloso e i gemelli si

addormentano e vengono sacrificati e seppelliti nel campo da gioco. Hun

Hunahpu viene decapitato e la sua testa viene appesa a un albero

diventando la prima zucca. Un giorno questo sputa nella mano di una dea

la quale dà alla luce due gemelli Hunahpu e Xbalanque. Gli eroi gemelli,

dopo aver trovato l'attrezzatura del padre cominciano a giocare anche loro,

così i signori del mondo sotterraneo li inducono a giocare attraverso prove

e pericoli. In uno di questi episodi Hunahpu viene decapitato con un

bastone e il fratello gli mette una zucca al posto della testa fino a quando

non riesce a trovare la sua che i signori di Xibalba stavano usando come

palla. La storia termina con la vittoria dei gemelli dopo una partita contro

gli dèi anche se falliscono nel tentativo di riportare in vita il loro defunto

padre e lo lasciano sepolto nel campo da gioco di Xibalba. Il campo,

quindi, diventa una zona di transizione tra la vita e la morte e per questo i

costruttori dei campi dipingevano scene mitiche sulla linea centrale spesso

contornate da un quadrifoglio, che indicava l'apertura di un portale verso

l'altro mondo.

Non è il solo episodio in cui appaiono gli eroi gemelli, infatti,

entrambi furono determinanti nel mito della creazione dell'uomo. I Maya

credevano che all'inizio esistessero solo il cielo, l'acqua e l'oscurità su cui

regnava Gucumatz, il dio formatore, dalla duplice personalità e Huracan, il

dio creatore. Questi crearono altre divinità, la Terra, le foreste e gli

animali. In seguito tutte le divinità cercarono di creare degli uomini che

potessero fornire loro nutrimento attraverso il lavoro agricolo, le preghiere

e i sacrifici, ma non rimasero mai soddisfatti. Dopo che gli eroi gemelli

sconfissero gli dei degli inferi la situazione migliorò e fu creata l'umanità.

49

La notte del 13 agosto 3114 a.C. l'uccello sacro Vacub Caquiz, ossia l'orsa

maggiore, volò verso il suo posto in cima all'albero sacro dove poi

Xbalanque lo colpirà, la Via Lattea era disposta in cielo in modo da

prendere il nome di coccodrillo. A mezzanotte, il coccodrillo si distese

sulla volta celeste e divenne il mostro cosmico. Alle prime ore del mattino

divenne la canoa con la quale il dio del mais, il primo padre, fu condotto

al centro del cosmo dopo essere risorto dallo Xibalba grazie all'aiuto dei

due eroi che l'avevano fatto uscire dal guscio di una tartaruga, animale che

forse simboleggia appunto la terra. Il centro della terra sarebbe il luogo

sacro dove si incrociano l'eclittica e la Via Lattea. A quel punto gli dèi

plasmarono l'uomo con la farina del mais.

Nel codice Rios di origine azteca viene descritta la composizione del

mondo che molto probabilmente era condivisa anche dai Maya e dai

popoli mesoamericani in generale.

Al centro del cosmo vi è la Terra divisa in quattro parti secondo i

punti cardinali sorrette ognuna da un dio Bacab e a cui corrisponde un

colore, un animale e un ceiba, albero sacro. La volta celeste, che poggia

sulla schiena di un coccodrillo causando terremoti con il suo movimento è

sorretta da quattro dèi chiamati Bacab ed è divisa in tredici strati. Ogni

strato è retto dal dio del giorno, Oxlahuntiku, e possiede un elemento

celeste. La Terra si trova nel primo livello, nel secondo sono sospese le

nubi e si muove la luna. Nel terzo livello vive Citlallicue, ossia colei che ha

la gonna stellata, e ci sono le stelle fisse. Il sole si muove nel quarto strato,

nel quinto Venere e nel sesto le comete. Il settimo cielo, ovvero il cielo

nero o verde, è occupato dai venti e tempeste, e l'ottavo o cielo blu dalla

polvere. I cieli nono, decimo e undicesimo sono associati ai colori bianco,

50

giallo e rosso. E nel tredicesimo, in azteco Omeyocan, vive Ometeotl, il

creatore maschio-femmina di tutti gli dei.

Al di sotto della Terra, invece, vi è Xibalba, dove i corpi celesti sono

costretti a passare al loro tramonto. Persino il sole passa per gli inferi

durante la notte e riesce a risalire solo grazie ai sacrifici di coloro che

vivono sulla Terra. Xibalba è abitato da dodici divinità, ma è governato da

Hun Came e Vucub Came che dominano gli altri dieci dei della morte,

definiti anche demoni, che lavorano sempre in coppia per uccidere gli

umani.

Secondo gli Aztechi il mondo fu creato cinque volte e distrutto

quattro. La prima volta fu a causa di un giaguaro, la seconda per un

uragano, la terza lo distrusse un'eruzione e la quarta un alluvione. Anche i

Maya credevano a questo, ma non si sa se pensavano di vivere nel quarto o

nel quinto mondo né quanto fossero durate le epoche. I Maya, infatti,

credevano che tutto avvenisse ciclicamente ed è per questa ragione che

preferivano occupare il loro tempo studiando il passato piuttosto che il

futuro.

La religione Maya racchiudeva in sé una forte duplicità, ogni dio

poteva essere benevole o malevole, per esempio il dio della pioggia Chaac

poteva mandare pioggia sufficiente per far crescere il grano o grandine e

danneggiare così il raccolto. Quest'ambivalenza si rifletteva anche sul sesso

e sull'età delle divinità che a volte erano rappresentate come uomini altre

come donne e così a volte giovani e altre vecchie, ma di solito quando

avevano una connotazione negativa venivano associati a un simbolo di

morte.

51

Gli dèi della pioggia e della terra erano sempre rettili, caimani,

coccodrilli o serpenti, ma con tratti umani. Molti erano quadruplici, infatti,

il quattro era un numero molto importante perché era associato ai punti

cardinali, e si può paragonare alla trinità cristiana come una sorta di

pluralità. La natura degli dèi maya era molto incerta in quanto le diverse

categorie si accavallavano e si contrastavano come gli dèi dei cieli e degli

inferi.

Di grande rilevanza erano gli dèi del tempo, infatti, nella concezione

maya ogni unità di tempo era vista come un dio che portava sulle sue

spalle il peso dei numeri. Ogni giorno era formato da un numero e da un

nome, di conseguenza una data era formata da vari dèi legati tra loro con

una cinghia posta sulla fronte. Il primo giorno dell'anno era il dio

portatore di tutto l'anno. C'erano solo quattro nomi che identificavano gli

dèi portatori, Kan, il dio del grano, Muluc, dio della pioggia, Ix e Cavac

che erano malevoli.

I Maya erano grandi osservatori della volta celeste e arrivarono a

fare scoperte che oggigiorno sconvolgono per la loro precisione se si pensa

che non possedevano i grandi mezzi tecnologici moderni. Sono riusciti a

calcolare l'anno solare con uno scarto minimo di poche ore, così come il

periodo siderale della luna, hanno ideato una tabella delle eclissi e sono

riusciti a visualizzare le costellazioni.

Una delle scoperte di maggiore rilevanza per la sua complessità e

precisione è appunto il calendario maya. Esso è costituito da tre diverse

ruote che si intersecano tra loro come un sistema di orologeria, una ha

prima ha venti denti ed è il ciclo Tzolkin, un’altra ha 365 denti e

52

rappresenta il ciclo Haab ee sull’ultima vi sono tredici numeri che

rappresentano il lungo computo. Il ciclo Tzolkin è formato dall'unione di

due cicli più brevi, uno costituito da 13 numeri e l'altro da 20 nomi, la

sequenza quindi comincia così: 1 Ahau, 2 Imix, 3 Ik e via dicendo. Il ciclo

Haab divide l'anno in 18 mesi da 29 giorni per un totale di 360 più 5

giorni considerati nefasti chiamati Uayeb. Le date del ciclo Tzolkin e Haab

ritornavano a corrispondere ogni 52 anni.

Il lungo computo è una numerazione progressiva dei giorni che

segue un sistema di numeri misti di base 13, 18, 20. Esso è costituito da

cinque numeri: il primo rappresenta i k'in, ossia i giorni, il secondo uinal

che sono 20 giorni, poi c’è il tun ovvero 360 giorni (18x20=360), in seguito

un k'atun ossia 20 anni o 7˙200 giorni (20x360= 7˙200), e infine un

b'ak'tun o 144˙000 giorni (20x7200= 144˙000. Il ciclo completo è di

1˙872˙000 giorni (13x144000=1872000) e rappresenta la fine di un'era.

Secondo i Maya il mondo ha avuto inizio l'11 agosto 3114 a.C. la

cui data nel calendario maya si rappresenta in questo modo 13.0.0.0.0.

Dopo 1˙872˙000 giorni, ossia quando nel calendario maya la data viene

rappresentata di nuovo 13.0.0.0.0., nel sistema occidentale corrisponde

alla data 21 dicembre 2012 che ha suscitato molte polemiche. Essa diventò

famosa come la fine del mondo ed è anche stata di ispirazione per

Hollywood che ha trasmesso in tutte le sale cinematografiche il film 2012,

che mette in scena una vera e propria catastrofe. Secondo il dottor John

53

Carlson, direttore del 15 Center of Archeoastronomy, è stato tutto un

malinteso in quanto non esistono prove archeologiche che attestano che i

Maya abbiano sviluppato una tale profezia, al contrario esistono glifi che

indicano date posteriori. Semplicemente il completamento di 13 b'ak'tun

sarebbe un avvenimento molto importante nella cultura maya, ma non

distruttivo.

I Maya erano dotati di una grande intelligenza e creatività che si

sviluppò maggiormente durante il periodo classico attraverso l'arte che

accompagnava tutti i momenti religiosi tranne alcune ceramiche che

raffiguravano anche scene di vita quotidiana. L'arte maya fu molto

influenzata dagli Olmechi, ma riuscirono a apportarvi delle migliorie. Vi

sono elementi innovativi in quasi tutti il campi di arte includendo

l'architettura, la scultura, la ceramica e la pittura.

Nell'ambito dell'architettura si può dire che i maya sono stati i

predecessori della volta a modiglioni con cui solevano abbellire i loro

templi, ma utilizzando la pietra come materia prima per realizzare tutte le

loro costruzioni, erano costretti a sacrificare le dimensioni della volta.

La ceramica ricopriva un ruolo abbastanza importante in quanto

veniva usata come merce di scambio tra i nobili maya e conservata come

cimeli di famiglia per poi depositarla nelle tombe dei nobili con il fine di

15 Il Centro di Archeoastronomia è stato fondato nel 1978 vicino all'università del Maryland con lo scopo di diffondere questa scienza e avanzare le ricerche. Il diario del centro ha sempre diffuso notizie solo sull'archeoastronomia e sulla etnoastronomia.

54

accompagnarli nel loro viaggio nell'oltretomba. Inoltre, i bruciatori di

incenso, le figurine di terracotta e piccole statue rappresentanti le divinità

erano di particolare rilevanza durante le cerimonie religiose. Questi oggetti

venivano dipinti, scolpiti in rilievo, incisi o decorati con una specie di

tecnica ad affresco, ossia dipinti sulla creta ancora bagnata. Le

rappresentazioni sulle ceramiche variavano da scene di vita quotidiana o

mitologiche, rituali di corte o religiosi, glifi di carattere divinatorio o

iscrizioni dinastiche.

La vera innovazione maya nell'ambito della pittura, e quindi anche

della ceramica, fu la creazione di un colore indelebile rimasto un mistero

dal XVI secolo, quando i Maya smisero di produrlo, fino a pochi anni fa.

Nel 2008 i ricercatori del Wheaton College dell'Illinois e del Field

Museum di Chicago shanno scoperto gli elementi di cui si costituiva

questo colore chiamato appunto blu maya con questa particolarità che lo

ha reso una delle grandi conquiste di questa antica civiltà. Né le intemperie

né nessun tipo di acido sono riusciti a scalfire questo colore utilizzato non

solo nelle opere d'arte come le ceramiche e i dipinti murari, ma anche

durante i riti sacrificali per dipingere i corpi delle vittime prima che gli

venisse strappato il cuore o che venisse gettato nel cenote. Fu proprio nei

pressi di questo pozzo che fu scoperto l'elemento fondamentale per

svelare questo mistero, un braciere di terracotta dove sono state trovate

tracce di indaco, un colorante che si ottiene dalla pianta dell'indaco, un

tipo di ambra chiamato copale e la palygorskite, un minerale argilloso che

venivano fusi insieme fissando così il colore in modo indelebile.

“La combinazione di questi tre materiali, ognuno dei quali fu usato

anche nella medicina Maya, ha un grande valore simbolico e rituale” ha

55

spiegato il primo autore dello studio, Dean Arnold, del Wheaton College.

“Se si pensa che i sacrifici officiati - ha proseguito - erano rivolti al dio della

pioggia Chaac il simbolo che ne risulta è il potere di guarigione dell'acqua

in una comunità agricola strettamente dipendente dalla frequenza e

dall'intensità delle precipitazioni”. 16

I maya erano anche grandi scultori. I materiali più utilizzati erano la

pietra, il legno, lo stucco e la giada considerata una pietra sacra.

Ovviamente tra tutte le opere scultoree pervenute quelle più difficili da

trovare sono quelle di legno per la deperibilità del materiale. Le tipologie

erano molto varie, dagli architravi, agli altari, i tavoli, gli stipiti, le colonne, i

troni, ma soprattutto le steli. Era uso dei maya erigere una stele ogni

cinque e vent'anni su cui rappresentavano i re o i governatori dell'epoca e

dei geroglifici in genere riguardanti il tempo. I re venivano raffigurati con

attributi delle divinità come per esempio li cranio allungato e per questo

motivo era usanza maya modificare la forma del cranio ai bambini appena

nati. Il metodo di decorazione delle steli poteva variare dal bassorilievo

come le steli di Tikal al tuttotondo come quelle di Copán e Tonina.

Le decorazioni erano estremamente dettagliate come si può notare

dagli architravi lignei provenienti dai templi di Tikal, e i ritratti in stucco

così realistici da poter essere paragonati alle statue dell'antica Roma.

16 La Repubblica, 27 febbraio 2008, http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/blu-maya/blu-maya/blu-maya.html (visitato a luglio 2013)

56

Pur non possedendo oggetti di metallo i maya erano capaci di

rifinire con estrema abilità anche pietre come la giada per loro molto

raffinata.

Mentre il periodo classico segnò il periodo di maggior espansione

della cultura maya, durante il periodo post-classico, dal 900 d.C. circa fino

al 1500 d.C., ebbe inizio la sua decadenza.

Ancora non si spiega cosa abbia causato la sparizione repentina di

questo popolo precolombiano le cui molteplici leggende e profezie ancora

oggi stimolano la curiosità di molti studiosi, e non solo.

All'inizio si poteva pensare che il suo declino fosse dovuto all'arrivo

dei conquistadores spagnoli con le loro malattie e le loro armi da fuoco,

ancora sconosciute ai maya, usate con l'unico scopo di occupare nuove

terre e assoggettare i vecchi padroni al loro volere. Tuttavia grazie all'opera

degli archeologi, che da tempo studiano le rovine che ha lasciato questa

grande e misteriosa civiltà, è stato provato che la sua decadenza iniziò

molto prima del loro arrivo. Già a partire dalla fine del periodo classico il

popolo Maya cominciò a lasciare la regione centrale, fulcro dell'attività e

del progresso maya, per dirigersi verso nord nelle terre messicane della

penisola dello Yucatán. In seguito a questo spostamento anche i loro usi e

costumi subirono un grande cambiamento.

Anche se i Maya avevano sempre condotto delle lotte per

conquistare territori o per utilizzare i prigionieri di guerra come vittime

sacrificali o come schiavi, durante il periodo postclassico le guerre

aumentarono spropositatamente e anche i modi di combattere

cambiarono a causa dell'insediamento dei Toltechi. Questi erano una

57

popolazione nomade-guerriera dell'era precolombiana originaria del

Messico.

La prima capitale Maya del periodo postclassico fu Chichén Itzá. Il

suo nome deriva da chi, “"bocca”, e chen, “pozzo”, la cui traduzione

letterale diventa "alla bocca del pozzo degli Itzá". Gli Itzá erano un gruppo

etnico con una posizione politica e economica predominante nella parte

settentrionale dello Yucatán il cui nome deriva da itz, “magia”, e (h)á,

“acqua”, letteralmente “i maghi dell'acqua”. Ancora oggi non si conosce

per certezza l'origine del popolo Itzá, ma il libro Chilam Balam contiene

una descrizione del loro arrivo alla capitale Maya e dei luoghi che

attraversarono tra cui l'isola di Cozumel. Da questo si suppone che fossero

marinai riducendo le opzioni a due popoli, i Chontal e i Toltechi, che

erano marinai d'acqua dolce. Si sa per certo che in un periodo l'isola

Cozumel fu abitata dai Chontal, anche se gli Itzá hanno sempre

rivendicato la loro origine tolteca.

Durante questo periodo vi fu una grande rivoluzione di tutta la

cultura maya incluse la religione, l'architettura e l'organizzazione sociale. In

particolare Chichen Itzá era dominata dal culto di Quetzacoatl, chiamato

dai maya Kukulkán. Il nome si traduce letteralmente come serpente

piumato, infatti si tratta di una divinità rappresentata con una testa enorme

con fauci aperte e con il corpo che termina con una coda squamata di un

serpente a sonagli. Questo motivo è molto presente nell'architettura di

Chichén Itzá e di Tula e, anche se rari, sono stati trovati due esempi che

risalgono al periodo classico anche a Copán, tuttavia viene rappresentato

in maniera diversa e probabilmente aveva anche un significato diverso.

58

Tra le costruzioni di Chichén Itzá spicca il tempio di Kukulkán

conosciuto anche come El Castillo caratterizzato da scalinate sulle quattro

facciate. Il suo nome è dovuto a un fenomeno che avviene ad ogni

equinozio di primavera e autunno quando la particolare posizione delle

luci fà si che gli angoli della piramide proiettino un'ombra sulla scalinata

nord con la forma della divinità serpente, Kukulkán.

Mentre nel periodo classico lo stile di vita era basato sull'agricoltura

che infatti era strettamente legata ai riti religiosi, nel periodo postclassico

era la guerra che caratterizzava lo stile di vita riflettendosi anche sull'arte e

sulla lingua.

La maggior parte delle rappresentazioni artistiche riguardavano

scene di lotte, vittorie militari e anche una particolare usanza che avevano

adottato dai Toltechi, lo tzompantli. Esso consisteva in una intelaiatura di

legno dove venivano legati i teschi delle vittime sacrificali o dei prigionieri

per essere esposti.

Anche la lingua maya subì molte variazioni in questo periodo con

un arricchimento del vocabolario con parole riguardanti concetti che

anteriormente non facevano parte della loro cultura come tepal o tepual

che esprime il concetto di signore, macehual, popolo o plebe, tecpan,

grande edificio pubblico o palazzo reale, tenamitl, cittadella o città

fortificata, tepeu, grandezza o gloria. Senza contare altre parole che si

riferivano alla guerra e alle nuove armature come ad esempio una veste di

cotone imbottito fittamente trapuntato che serviva da riparo dalle armi

tipiche usate in quell'epoca.

La rilevanza della guerra si rispecchia anche nell’architettura con la

costruzione del tempio dei guerrieri che consiste in una grande piramide a

59

gradoni circondata da file di colonne, chiamate le mille colonne,

raffiguranti dei guerrieri.

Come succedeva spesso in quei tempi, al momento di un'invasione

non erano solamente i popoli invasi che cambiavano i loro costumi, ma

anche gli invasori. In questo caso un esempio può essere la figura del

sacerdote il quale, anche se non ricopriva più un ruolo fondamentale nella

società, mantenne una posizione rilevante.

Anche la passione per l'astronomia rimase viva e si dimostra con la

costruzione de El Caracol, che in spagnolo significa chiocciola, nome

dovuto alla presenza di una scala in pietra a spirale al suo interno. Si pensa

che questa struttura fosse usata come osservatorio astronomico per la sua

posizione in linea con vari elementi astronomici utile per determinare il

momento dei solstizi grazie alle ombre proiettate dal sole al suo interno.

Inoltre l'osservazione delle stelle che vi si riflettevano poteva essere di aiuto

agli astronomi Maya per determinare il loro complesso, ma estremamente

preciso calendario.

Un culto di particolare importanza che si sviluppò a Chichén Itzá fu

quello del Cenote Sagrado, ossia un pozzo dove venivano gettati corpi o

oggetti di valore, che diventò meta di pellegrinaggio e continuò ad esserlo

anche dopo la caduta della capitale. La leggenda narra che chiunque

sopravvivesse al Cenote possedeva poteri profetici.

Questo culto esisteva già fin dal periodo formativo, anche se si

svolgeva nei laghi, ma fu con Chichén Itzá che acquisì tale importanza e

finì solo nel 1560 con l'arrivo degli spagnoli.

Nel libro Chilam Balam è descritta la caduta di Chichén Itzá e la

presa di potere del nuovo capo Hunac Ceel appartenente alla famiglia dei

60

Cocom, il quale sopravvisse al Cenote e, dopo essersi proclamato profeta,

conquistò Chichén Itzá e trasferì la capitale a Mayapán.

Dalle cronache dei Maya, invece, si evince che nel 1221 d.C. vi fu

una rivolta dei Maya contro i signori Maya-Toltechi a cui successe una

guerra civile che portò alla caduta di questa grande capitale e alla fine di

alcune tradizioni come il gioco della palla e la costruzione di strade

abbattute.

La nuova capitale Mayapán, letteralmente “standard della gente

maya”, presentava dei forti cambiamenti nella sua struttura. Prima di

allora, infatti, le città non venivano fortificate e non si tendeva a scegliere

luoghi strategici dove stanziarsi.

Il grande potere di questa città era la centralizzazione del governo,

ossia tutti i capi degli stati componenti vivevano nella capitale così che

diventava più difficile per la popolazione ribellarsi con i loro capi in

ostaggio. Inoltre, i Cocom rafforzavano il loro impero mediante matrimoni

con le famiglie dei capi tributari. La quantità di forze armate e i mercenari

toltechi al loro servizio li rendeva troppo forti per essere distrutti da un

semplice paese tributario.

Mayapán possedeva il pieno potere politico e religioso anche sulle

città di Izamal e Chichén Itzá, che non era scomparsa del tutto ma

possedeva una popolazione alquanto decimata.

In questo periodo si passò da una teocrazia relativamente pacifica a

una bellicosa autocrazia secolare, infatti, le circa 10˙000 persone divise

stimatamente in dodici città erano controllate militarmente e costrette a

rifornire gli abitanti della capitale di prodotti agricoli. I limiti del territorio

di Mayapán non erano ben definiti, ma è stato constatato che la costa

61

orientale dello Yucatán e il Belize settentrionale hanno avuto la loro

massima espansione in questo periodo.

Per quanto riguarda il declino delle arti e dell'architettura, iniziato

già nel periodo di Chichén Itzá, seguì il suo corso rendendo la tecnica

estremamente rozza e monotona. La ceramica plumbea cessò di esistere e

non era più policromata, a eccezione delle pitture vivaci dei turiboli, e i

templi non erano più molto curati nel loro aspetto. La guerra ormai era

diventata la priorità e la religione era passato al secondo posto tanto che il

tempio di Kukulcan a Mayapán era una copia in miniatura de El Caracol

di Chichén Itzá.

Solo in un aspetto Mayapán era più avanzato ossia nell'utilizzo dei

metalli, anche se limitato, e nell'aumento dell'utilizzo del rame.

Mayapán era una vera e propria città con abitazioni composte da

varie stanze per l'artistocrazia e molte case. Molto importante era il culto

degli antenati: ogni abitazione aristocratica possedeva una cappelletta con

un altare di famiglia e un ossario che conteneva i corpi degli antenati.

Tuttavia la tradizione di offrire beni materiali per l'aldilà scomparve.

I mercenari toltechi introdussero una nuova arma tra i maya della

pianura, l'arco e le frecce, che si diffuse rapidamente sia per la guerra che

per la caccia.

I toltechi avevano sempre avuto uno spirito guerriero molto più

sviluppato rispetto ai Maya e venivano chiamati Ah Canul, ossia i

protettori, ma in seguito sembra che assimilarono il temperamento più

pacifico tipico dei Maya.

I Cocom regnarono per circa due secoli fino a quando Ah Xupan

organizzò una rivolta affermando che i Cocom si impadronivano di un

62

gran numero di Maya yucatechi per venderli come schiavi in Messico e in

Honduras. Il capo Cocom e tutti i suoi figli furono uccisi eccetto uno che,

al momento dela rivolta, si trovava in Honduras per questioni

commerciali. Con la caduta di Mayapán l'impero si divise in una dozzina

di piccoli stati regionali, ognuno con un suo capo.

Allo stesso tempo negli altipiani guatemaltechi era in atto un'altra

rivoluzione capeggiata dai Quiché della regione settentrionale i quali si

imposero su tutti gli altri, Cackchiquel, Zutuhil e parte dei Mam. Tuttavia

l'impero dei Quiché si sfasciò prima di essere del tutto formato e

cominciarono le rivolte fino all'arrivo degli spagnoli.

Tutto l'impero Maya era quindi avvolto da un'aria di rivolta, ma

Tom Sever del Marshall Space Flight Center (MSFC) della NASA

afferma: “Gli archeologi usavano discutere del fatto che il crollo dei Maya

sia stato dovuto alla siccità o alle guerre o alle malattie, o ad un numero di

altre possibilità, come ad esempio l’instabilità politica. Ora pensiamo che

tutte queste cose insieme giocarono un ruolo, ma che fossero solo sintomi.

La causa di partenza fu una cronica carenza di cibo e acqua, dovuta ad una

combinazione di siccità naturale e deforestazione per mano umana”.17

Grazie alla combinazione dei dati ricavati con l'esame delle rovine

maya attraverso i satelliti della NASA, che lo stesso Sever analizzò, e delle

scoperte archeologiche convenzionali, l'archeologo della NASA e altri

membri scienziati hanno sviluppato la loro teoria. Gli scienziati hanno

analizzato il polline intrappolato negli strati sedimentari di circa 1˙200

17 Barry, Patrick L., "Nascita e crollo dell'impero maya", 16 novembre 2004 http://www.antikitera.net/news.asp?ID=2023 (visitato a ottobre 2013)

63

anni fa e hanno scoperto che era rimasto solo il polline delle erbe

infestanti. Da questo si deduce che ormai la regione era stata quasi del

tutto deforestata.

Grazie alle simulazioni computerizzate del climatologo della NASA

Bob Oglesby, collega di Sever all’MSFC, è stato evinto che con il

mutamento del suolo si verificò un conseguente aumento della

temperatura di circa sei gradi e anche delle precipitazioni. Siccome la

regione del Petén, in Guatemala, era molto asciutta e priva di sorgenti

d'acqua aumentò il rischio di morte causata dalla deidratazione.

Grazie alle scoperte archeologiche è stato provato che i resti umani

risalenti al periodo anteriore alla scomparsa della civiltà mostravano segni

di severa malnutrizione.

Server, e il suo collaboratore Dan Irwin, inoltre, osservando le foto

satellitari di queste aree hanno notato che esiste una specie di antichi

canali di drenaggio e di irrigazione che attraversa i Bajos, o bassipiani, che

probabilmente i Maya utilizzavano durante la stagione secca. E così Sever

afferma: “Imparare quel che i Maya fecero correttamente, e capire invece

dove sbagliarono, potrebbe forse aiutare i popoli locali a trovare modi di

sostentamento compatibili con l´ambiente, senza quindi rischiare di

cadere negli eccessi che portarono all'estinzione del popolo maya”.18

18 Barry, Patrick L. op. cit. http://www.antikitera.net/news.asp?ID=2023 (visitato a ottobre 2013)

64

3. POPOLAZIONE IN HONDURAS OGGI

Attualmente in Honduras esistono dieci popoli indigeni nati in

epoche più o meno recenti che contribuiscono alla diversità culturale del

paese. Tutti presentano elementi comuni nel loro stile di vita come

l'agricoltura, l'allevamento e la pesca. E così anche le loro storie comuni:

durante il periodo coloniale sono state quasi tutte vittime degli europei e

hanno lottato fino alla fine per la loro libertà.

Oggigiorno continuano a vivere in una condizione di inferiorità

nonostante alcuni di questi popoli abbiano accettato elementi dello stile di

vita “non indigeno”. Molti vivono in isolamento, chi per scelta chi perché

la storia li ha costretti.

Nel XX secolo si è assistito alla nascita di varie organizzazioni che si

occupano della tutela dei diritti dei popoli indigeni e afrodiscendenti e non

solo cercano di migliorare le loro condizioni di vita e rivendicare i loro

65

diritti, ma allo stesso tempo cercano di preservare la loro cultura per non

farla perdere nel flusso della globalizzazione.

Nel 1992 nacque la CONPAH, la Confederazione di Popoli

Autoctoni in Honduras, formata dalla maggiore parte delle federazioni che

rappresentano politicamente i popoli minoritari con sede a Tegucigalpa.

Un'altra organizzazione unitaria è la CONAMINH, la

Coordinazione Nazionale di Donne Indigene e Nere.

Oltre a queste organizzazioni che si occupano delle necessità dei

popoli indigeni in generale, esistono altre che si dedicano a ognuno di loro

nello specifico. Queste seguono le leggi del Governo pur mantenendo una

comunicazione con le autorità di ogni singolo popolo come ad esempio il

Consiglio degli anziani.

Durante il governo di Porfirio Lobo Sosa nacque anche la

Segreteria di Stato per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni e Afrohonduregni,

la SEDINAFROH, che fa parte dell'Organizzazione per lo Sviluppo

Etnico, ODECO, che entrò in funzione il 4 gennaio 2011.

Un passo molto importante nella storia di questi popoli minoritari è

stata la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni

ufficializzata il 13 settembre 2007.

Attualmente l'Honduras sta ancora vivendo un processo di presa di

coscienza dei diritti degli indigeni, ragione per la quale si sono creati questi

66

enti che ne tutelano i diritti e che si basano sulla Convenzione 169

dell’ILO19.

Nel 1989 l'Honduras e altri 19 paesi firmarono la Convenzione 169

che riconosce vari diritti agli indigeni come quello di proprietà dei territori,

di uguaglianza, libertà e autonomia. Nonostante ciò queste, e molte altre

tra cui l'educazione, sono ancora problematiche irrisolte per gli indigeni

che vivono nel territorio honduregno. A questo proposito continuano a

nascere sempre progetti nuovi come il Programma Nazionale di

Educazione per le Etnie Autoctone in Honduras, PRONEEAH.

Dopo l'approvazione di un'Educazione Interculturale Bilingue, la

legge EIB, come obbligo dello Stato avvenuta tra il 1997 e il 1998,

attraverso la Segreteria dell'Educazione, nel 2009 il PRONEAAH è

diventato la Direzione Generale dell'Educazione Interculturale Bilingue.

Tra gli scopi che è riuscito a raggiungere ci sono l'elaborazione di testi e

materiali per l'educazione primaria completa in sette lingue e la

formazione di nuovi maestri capaci di insegnare in lingua.

Un passo importante nella storia di questi popoli minoritari è stata

la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni

ufficializzata il 13 settembre 2007. Purtroppo essendo una risoluzione

dell’Assemblea Generale non ha poteri vincolanti.

19 ILO: International Labour Organization, un'agenzia speciale della Nazioni Unite

67

3.1. MAYA-CHORTÍ

Esistono all'incirca 60 mila Chortí che vivono ancora nel territorio

centroamericano in alcune zone del Guatemala e dell'Honduras. Sono i

diretti discendenti dei Maya i cui centri culturali si trovavano a Quiriguá,

Guatemala e a Copán, Honduras. Culturalmente e linguisticamente sono

imparentati con i Chontal del Tabasco e con i Chol del Chiapas. I Chortí,

però, si erano già divisi dai Chol prima dell'arrivo degli spagnoli avendo

questi ultimi lasciato la regione originale per dirigersi verso nordest.

Fonti storiche e antropologiche affermano che i Chortí sono frutto

dell'incontro di diversi popoli tra cui i Pipiles con cui hanno convissuto per

molti secoli e che contribuirono all'introduzione del mercato e alla

regolamentazione della gestione dei beni in base alle parentele.

Resta ancora un grande dubbio riguardante l'edificazione della città

di Copán. Non è ancora certo se siano stati i Chortí a costruirla e sia

diventata in seguito sede dei Maya o il contrario. Cosa certa è che al tempo

della conquista spagnola i Chortí vivevano a Copán.

68

La diminuzione di questo popolo cominciò nel XVI secolo così

come in tutto il resto dell'America centrale con l'arrivo dei conquistadores

che con i loro maltrattamenti, la cattiva ripartizione degli alimenti e le

malattie portate dall'Europa come il vaiolo e il morbillo hanno contribuito

alla decimazione dei popoli indigeni.

Attualmente la maggior parte del popolo Chortí, circa 55 mila, si

trova in Guatemala nel dipartimento di Chiquimula dove mantengono

ancora vive le loro tradizioni al contrario dei circa 5˙000 abitanti Chortí

che occupano i dipartimenti di Copán e Ocotepeque, e alcune zone di

Cortés e Santa Bárbara in Honduras i quali non conservano più né l'abito

tradizionale né il loro dialetto.

In Honduras i conquistadores spagnoli si occuparono di eliminare

tutti i sacerdoti Chortí portando con sé anche innumerevoli segreti e una

profonda conoscenza della loro antica religione. Gli unici sopravvissuti

furono coloro che accettarono di unire la loro religione a quella cristiana

in quanto possiedono molti riti comuni quali il battesimo, la confessione, il

pellegrinaggio, l'uso dell'incenso e l'idea del sacrificio anche se con

connotazioni leggermente diverse. Ad esempio, ad eccezione del

matrimonio che non concepiscono come i cristiani, i Chortí hanno

accettato il metodo cristiano del battesimo aggiungendo all'acqua anche il

sale e l'olio che per loro sono elementi rilevanti perché associati alle offerte

per gli dèi che permettono al bambino di diventare una persona. Mentre

per i cristiani lo scopo del battesimo è cancellare il peccato originale, per i

Chortí serve a assicurargli una buona crescita così come l'acqua fa crescere

il grano.

69

Nonostante accettino vari precetti del cristianesimo il legame con la

natura è qualcosa di troppo radicato per essere spezzato, ma hanno

accettato il compromesso di associare elementi cristiani a quelli

fondamentali per gli indigeni. Ad esempio la croce corrisponde ai quattro

punti cardinali di particolare importanza per i maya, la Vergine Maria

diventa la guardiana del mais e l'Arcangelo Gabriele è visto come Chaac.

Inoltre ogni città ha un suo santo patrono custodito in chiesa al

quale vengono dedicati molti riti agrari. Egli non è una figura solo

benevola, ma così come gli antichi dèi Maya, conservano un lato oscuro

che aumenta il loro potere.

Nonostante questi cambiamenti i Chortí non hanno abbandonato

del tutto il loro politeismo e le loro credenze. Ad esempio il dio del

sonno, che assume sesso maschile per gli uomini e femminile per le

donne, è spesso accompagnato dal dio della morte, infatti il desiderio di

dormire durante il giorno è considerato funesto perché potrebbe essere un

sonno fatale. Il dio della morte che, così come il dio del sonno, cambia

sesso in base alla persona davanti cui si presenta, è rappresentato come

uno scheletro avvolto in un lenzuolo bianco armato di un bastone con una

lama di osso sulla punta. Egli è visibile solo alle persone che stanno per

morire e a lui vengono fatte delle offerte affinché gli spiriti dei morti non

perseguitino i vivi. Il cibo offerto si chiama, in lingua chortí, tzinkin che

significa proprio "cibo dei morti" ed è composto da zucca nel miele. Viene

offerto soprattutto il 2 novembre, il giorno dei morti.

Anche la croce è un simbolo molto importante per questa nuova

religione. Essa serve per compiere certi riti e può persino curare un

malato. Esiste anche un giorno per celebrarla, il 3 maggio, il giorno delle

70

croci, durante il quale tutte le croci della regione vengono ornate con fiori,

frutta e pannocchie. In passato si eseguivano anche dei sacrifici, ma

essendo stati soppressi al giorno d'oggi ci si limita solo a offrire zucche e

mais agli spiriti protettori della comunità. Inoltre viene bruciato il copale

per distruggere le impurità dell'anima e del corpo.

È tradizione durante una cerimonia religiosa, mangiare pollo e

tacchino e in seguito versare il sangue di questi animali sull'altare o

lanciarlo verso i quattro punti cardinali. Gli anziani della comunità

affermano che in passato la rana e il serpente erano associati alla pioggia e

di conseguenza alla fecondità, e che i sacerdoti evocavano il gufo e

l'avvoltoio.

Per quanto riguarda l'alimentazione, il mais e i fagioli sono gli unici

prodotti veramente indispensabili, e l'agricoltura di sussistenza è rimasta la

loro maggiore attività economica. Anche la canna da zucchero ricopre un

ruolo rilevante in quanto gran parte dei loro territori sono utilizzati proprio

per questo tipo di coltivazione.

L'allevamento non è considerato un'attività indispensabile alla loro

sopravvivenza. La carne animale e tutti i suoi derivati sono solo alimenti

secondari e vengono più che altro venduti ai ladinos, i "non indigeni", per

utilizzare i guadagni per altri scopi.

Il fatto che la cultura dei Chortí di Honduras abbia subito un forte

cambiamento non vuol dire che tutte le tradizioni dei maya siano

scomparse. Ancora oggi si celebrano due cerimonie che si ritiene

provenienti dalla cultura chortí: lo tzinkin e il apadrineo del agua.

Entrambi i riti si praticano con lo scopo di ringraziare e invocare piogge

abbondanti per le coltivazioni con la differenza che la prima è rivolta

71

specificamente alla Madre Terra e ha anche un secondo scopo, quello di

far riposare in pace i suoi defunti.

Al contrario si sono perse la maniera degli antichi maya di costruire

gli edifici importanti come i templi con la pietra e le abitazioni con la

paglia. Inoltre l'abbigliamento tipico che prima era costituito da un húipil o

hipil per le donne, ossia una gonna con manto, e dal patí per gli uomini

sono stati rimpiazzati dagli abiti dei ladinos. Anticamente l'abbigliamento

dei ricchi si distingueva per gli accessori e le decorazioni vistose sui vestiti

che venivano fabbricati da tessitori esperti che utilizzavano antiche tecniche

precolombiane. Sulla pelle dei più agiati non mancavano accessori d'oro e

di giada, mentre i guerrieri erano dotati di scudi, armi e gilet protettivi

finemente decorati.

Attualmente questo popolo si rifugia in luoghi di difficile accesso e

vivono in abitazioni costruite con la tecnica del bahareque, ossia un misto

di legno e bamboo intrecciati tra di loro, e fango, con tetti di manaca e

pavimenti di terra.

Politicamente è rappresentato dal Consejo Nacional Indígena

Chorti de Honduras20 (CONICHH) che nacque nel 1994. Uno degli scopi

di questa organizzazione è quello di far rivivere la cultura chortí nel

territorio honduregno. A questo proposito nel 2010 è stato creato un

edificio chiamato Templo del Sol a Corralito, una aldea21 a Copán, con il

fine di diventare una scuola dove insegnare l'antica lingua chortí. Prima

20 Consiglio Nazionale Indigeno Chortí dell'Honduras (traduzione letterale) 21 Aldea: parola spagnola che indica un insediamento umano con un numero di abitanti limitato situato in zone rurali.

72

dell'apertura di questa scuola la lingua chortí era considerata ormai morta

in Honduras in quanto veniva parlata solo dagli anziani, al contrario dei

vicini guatemaltechi che non hanno mai smesso di parlarla anche se con

qualche modifica. Il vocabolario chortí in Guatemala, infatti, è stato

arricchito con molte parole in spagnolo che è diventata la lingua ufficiale

nell'ambito commerciale anche tra gli stessi indios.

Oltre alla CONMICH esiste anche la CINCHSA 22 , Consejo

Indigena Nueva San Andrés, che protegge i diritti di questo gruppo

indigeno.

22 Consiglio Indigeno Nuova San Andrés (traduzione letterale)

73

3.2. LENCA

I Lenca sono uno dei popoli mesoamericani più antichi e, in epoca

precolombiana, erano i più numerosi con una popolazione stimata intorno

alle 100˙000 persone che ricoprivano l'attuale territorio sud-occidentale

honduregno e la parte orientale de El Salvador. Essi avevano molti contatti

con vari popoli Maya e anche con altri popoli indigeni messicani.

Ancora oggi sono uno dei popoli indigeni più numerosi e si trovano

nei dipartimenti di Intibucá, La Paz, Lempira e il sud di Santa Bárbara. Ci

sono piccole comunità Lenca anche a Comayagua, nel centro e nel sud di

Francisco Morazán, e nel dipartimento di Valle al confine con El Salvador

dove comunicano con i Lenca salvadoregni.

74

Le origini di questo popolo non sono ancora certe, alcuni

antropologi pensano che non siano nati in terra mesoamericana ma che

sono migrati dal Sud America più di 3˙000 anni fa.

Le uniche fonti di conoscenza delle tradizioni di questo popolo ai

tempi anteriori alla conquista spagnola provengono da relazioni di cronisti,

sacerdoti, governatori e storici. Grazie a queste sappiamo che il popolo

Lenca era diviso in varie tribù che condividevano la stessa lingua e la stessa

struttura sociale, i Care, Cerquìn, Potòn e i propri Lenca. Questi

occupavano territori ben delimitati anche molto distanti tra loro chiamati

cacicazgos e governati ognuno da un cacique, ossia un capo, che a sua volta

divideva il territorio in diverse tribù più piccole. In genere, come tutti i

popoli mesoamericani, tendevano a svilupparsi affianco a fonti d'acqua, in

particolare sono stati trovati molti resti intorno alla valle di Comayagua.

Prima della conquista esistevano all'incirca 500 cacicazgos che oggi

giorno si sono dimezzati, ed esisteva una casta sacerdotale, una di nobili e

una di guerrieri. La guerra per loro era di grande importanza, infatti

tendevano a costruire pochi centri cerimoniali e non troppo grandi, ma

curavano molto le loro fortezze militari. Come materiale di costruzione

utilizzavano i mattoni, invece della tipica pietra utilizzata dai Maya.

Le guerre erano molto frequenti tranne tra le tribù

precedentemente menzionate che avevano un rito particolare attraverso il

quale stabilivano una tregua momentanea chiamato guancasco. Esso

consisteva in un incontro tra due popoli vicini che stabilivano degli accordi

di pace tra di loro attraverso saluti elaborati.

Il guancasco è una delle tradizioni ancora vive al giorno d’oggi

durante la quale gli indigeni indossano le loro vesti tradizionali per

75

svolgere rappresentazioni e balli tipici, ma hanno inserito anche elementi

cattolici. In Honduras si svolgono in città come La Campa, Yamaranguila,

La Paz e Tencoa.

L'organizzazione sociale dei Lenca era così efficace da essere

riuscita a resistere per oltre venti anni alla conquista spagnola. In

particolare molto famosa è stata la rebeliòn de los lencas del 1537

capeggiata dal cacique Lempira e durata più di sei mesi. La leggenda narra

che Lempira riuscì a unire tutte le tribù Lenca formando un unico esercito

di circa 30˙000 guerrieri e per questo fu nominato capo della resistenza. Il

20 di luglio gli spagnoli avrebbero invitato il cacique a una riunione per

firmare un contratto di pace vicino a un dirupo a Piedra Parada, ma

Lempira non accettò; allora un soldato spagnolo gli avrebbe sparato sulla

fronte facendolo cadere giù dal dirupo. Tutti gli anni questa data viene

celebrata come il giorno di Lempira e per tutto il mese in tutto il territorio

Lenca, si svolgono festival gastronomici, danze, esposizioni d'arte e più

importante tra tutto la drammatizzazione della morte del cacique che è

diventato un idolo per tutta la nazione tanto che l'attuale moneta

honduregna porta il suo nome e sulla banconota da un lempira è

raffigurato il suo volto.

Anche se ormai hanno perso la loro lingua originale, i Lenca

continuano a conservare molte tradizioni. Tra queste le tecniche per la

coltivazione della milpa che è sempre stata la maggiore fonte economica di

questo popolo. I prodotti maggiormente coltivati dai Lenca sono caffè,

tabacco, platano, zucche, mais, avena, fagioli, peperoni e canna da

zucchero, e in El Salvador anche le arachidi.

76

Secondo una statistica del 2011 del Centro di Investigazione e

Protezione dei Diritti Umani, il CIPRODEH, circa il 40% del territorio

honduregno è originariamente di proprietà Lenca.

Negli anni '90 un gruppo di indigeni attivisti fece una petizione per i

diritti degli indigeni e per l'appropriazione delle terre per la maggior parte

entrata in possesso degli industriali e degli investitori su larga scala.

Oggigiorno molti sono stati costretti a cercare lavoro nelle città vicine in

quanto coloro che sono riusciti a conservare le terre comuni sono dovuti

scendere a compromessi e dedicare parte di queste terre alla coltivazione

di prodotti per l' esportazione.

L'agricoltura non è stato l'unico settore in cui hanno influito forze

maggiori esterne, così è stato anche per il mercato della ceramica. Le

donne Lenca da sempre hanno caratterizzato la loro cultura con la

ceramica fatta a mano dipinta in genere con un colore arancio scuro o

rosso mattone. Tuttavia negli anni '80 le ONG hanno orientato questo

popolo a cambiare il loro stile per renderlo più vicino al gusto degli

stranieri ed espandere così il loro mercato. Di conseguenza oggigiorno

troviamo più frequentemente ceramiche dipinte in bianco e nero anche se

in alcune città come La Campa è ancora possibile ammirare le ceramiche

tradizionali.

Anche la religione ha subito dei forti cambiamenti. I Lenca oggi

sono per lo più cattolici ma il loro forte spirito indigeno è riuscito a far

sopravvivere alcune antiche tradizioni. Un esempio può essere la grande

venerazione e il rispetto per gli elementi della natura come il sole, le

montagne e le colline considerate luoghi sacri. In occasione di alcune

cerimonie, in particolare quella per la semina, consumano chicha, una

77

tipica bevanda alcolica ricavata in genere dal mais, e bruciano incenso

come da tradizione.

Esistono varie organizzazioni che promuovono la tutela dei diritti

dei Lenca:

ONIHL, Organización Nacional Indígena Lenca de

Honduras23;

COPINH, Consejo Civico de las Organizaciones Populares e

Indígenas de Honduras24;

MILH, Movimiento Indígena Lenca de Honduras25;

FHONDIL, Federación Indígena Lenca de Honduras26;

CGL, Consejo del Govierno Lenca27;

CONMILH, Consejo de Mujeres Indígenas Lencas de

Honduras28, nato nel 1 settembre 2002 a Guajiquiro, La Paz.

23 Organizzazione Nazionale Indigeni Lenca di Honduras (traduzione letterale) 24 Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene di Honduras (traduzione letterale) 25 Movimento Indigeno Lenca di Honduras (traduzione letterale) 26 Federazione Honduregna di Indigeni Lenca (traduzione letterale) 27 Consiglio di Governo Lenca (traduzione letterale) 28 Consiglio di Donne Indigene Lenca di Honduras(traduzione letterale)

78

3.3. MISKITO

Il popolo Miskito è il terzo più numeroso di Honduras grazie alla

forte estensione del suo territorio che va da Cabo Camarón in Honduras

fino al sud del Río Grande de Matagalpa in Nicaragua comprendendo la

Biosfera del Rio Platano nella regione della Mosquitia.

Esistono varie teorie riguardanti le origini del popolo attuale. Alcuni

affermano che vengono dall'America del Nord, altri dal Sud America di

origine Chibcha e altri che siano il frutto di un incontro di vari popoli e

culture tra cui gli inglesi, i Sumo, gli olandesi e gli schiavi di origine

africana.

Quest'ultima teoria afferma che provengono da russi o polinesiani

nomadi che passando per la costa Atlantica americana si incontrarono con

i Chibcha del Sud America e insieme ai Sumo costituirono il primo

incontro etnico, i Tawira, ossia "gente dai capelli lunghi", con caratteristiche

fisiche simili agli asiatici. In seguito nel XVI secolo arrivarono sulle loro

79

terre degli schiavi provenienti dall'Africa che naufragarono nell'oceano

Atlantico. Questi si integrarono subito e così attraverso questo incontro

nacque la razza dei Zambo, ossia un misto di neri e indios caratterizzati da

una statura media e pelle scura. Infine, nel XVII secolo con l'arrivo degli

europei c'è stato un ulteriore incrocio di razze che ha costituito l'attuale

popolo Miskito dove si possono trovare sia Zambo che persone con pelle

bianca e occhi azzurri.

Tuttavia queste teorie non sono accettate dal popolo. I nonni

Miskito narrano nelle notti di luna piena che secoli orsono la tribù

Chibcha, che viaggiava da nord a sud, passò per la costa Atlantica

honduregna e un guerriero di nome Miskut seguito da altri uomini si

staccò dal gruppo e arrivò a una laguna di cui rimase affascinato. Era

l'attuale Brus Laguna che questo guerriero aveva definito il “paradiso

terreno” per le sue acque limpide, la flora e gli abbondanti frutti presenti e

la nominò Drapahpatara, ossia "gran pantano". Quando arrivò l'estate

l'acqua della laguna diventò salata e Miskut pensò che Wanaisa, ossia Dio,

volesse punire la sua tribù e così se ne andò, ma non tutti lo seguirono.

Quello che non sapeva il guerriero era che in inverno le acque piovane

riempiono la laguna di acqua dolce, mentre in estate si trasforma nello

sbocco del mar dei Caraibi quindi l'acqua diventa salata. In ogni caso

Miskut arrivò fino al Nicaragua nell'attuale Cabo Viejo che chiamarono

Sitawala, ossia laguna.

Quando Miskut morì, la gente continuò a ricordarlo e si definì

Miskut uplika nani "la gente di Miskut", o Miskut kiama, "la famiglia

Miskut", che cominciò a estendersi e a fondare varie comunità tra cui

Biuhmuna, Sandy Bay, Usksirra, Lidakurra e Dakura.

80

Secondo questa storia i Tawahka furono i primi a chiamarli Misku

u, gente di Miskut, ma siccome nella lingua dei Miskito la "u" non ha

nessun valore, hanno aggiunto "uto" alla fine della parola che ha un valore

diminutivo. Gli spagnoli, invece, li chiamavano Miskiru fino a che la parola

è cambiata arrivando a Miskito come ancora oggi si definiscono.

Per molto tempo i Miskito hanno creduto di essere superiori

rispetto agli altri indigeni e si allearono con gli inglesi, i francesi e gli

olandesi nella loro battaglia con gli spagnoli. Nessuno aveva mai potuto

sottomettere questo popolo grazie alla loro superiorità di numero e il loro

livello di combattimento e quando nel 1740 il re Miskito stipulò un trattato

di alleanza con la corona britannica, cominciarono a assediare le colonie

spagnole con lo scopo di liberare i loro compagni o più spesso di catturare

i loro schiavi Pech e Tawahka per rivenderli ai loro alleati. In cambio del

loro aiuto ricevevano protezione per il loro regno e anche dopo il ritiro dei

britannici nel 1787 il regno Miskito continuò a ricevere protezione anche

se non ufficialmente.

Verso la fine del XIX secolo l'interesse dei britannici per la regione

cominciò a diminuire e nel 1894 José Santos Zelaya, allora Presidente del

Nicaragua, ristabilì il dominio e la supremazia del Nicaragua attraverso la

Reincorporación de la Mosquitia, cacciando gli inglesi dalla regione anche

se in seguito tentarono di recuperare di nuovo il dominio sulla Mosquitia,

ma il Nicaragua se ne reimpossessò.

La lingua miskita fa parte della famiglia Misumalpa, ma presenta

delle grosse differenze dal sumo e matagalpa. Si pensa che in precedenza

fosse il sumo la lingua più parlata della zona, ma in seguito la situazione si

invertì e molti passarono a parlare il miskito provocando una

81

trasformazione nei vari dialetti. Oltre all'influenza di altre lingue

Misumalpa, il miskito ha una forte presenza di parole di origine inglese,

creola e poche di origine spagnola in quanto il contatto con la lingua

ufficiale nazionale è stato molto posteriore. Oggi è la lingua più parlata in

Nicaragua e Honduras con più di 180˙000 abitanti.

I Miskito hanno un tempo per ogni cosa, uno per cacciare, uno per

seminare, uno per pescare e così via. Sono abili pescatori, utilizzano

strumenti come arpioni, reti, ami, archi e frecce e si spostano sul mare sui

pipante, specie di canoe, così come gli altri indios della zona, i Tawahka e i

Pech. Si dedicano anche alla caccia soprattutto di uccelli, iguana, armadilli

e maiali di montagna e alla coltivazione principalmente di yuca e platano.

Queste attività sono svolte dagli uomini insieme alla realizzazione degli

strumenti domestici e musicali. A causa della frequente assenza degli

uomini, le donne sono quelle che mantengono l'autorità familiare e si

occupano anche dell'artigianato ricavato dalla corteccia di tuno, un albero

che si trova solo nella foresta pluviale, utilizzata in precedenza anche per

l'elaborazione di vestiti. Il processo per l'utilizzo di questo tipo di albero è

molto complesso e viene tramandato da generazioni nella comunità .

Varie organizzazioni collaborano per la vendita e l'esportazione di

questi prodotti in quanto l'isolamento di questo popolo non rende facile la

comunicazione, tra queste la ONG Pawanka, l'Organizzazione

SidMosquitia e CODESPA, una ONG per la Cooperazione per lo

Sviluppo nata in Spagna nel 1985.

Il popolo Miskito mantiene vive le sue tradizioni anche attraverso il

cibo, le bevande, come la chicha e il uláng, le canzoni e i balli. Tra le

canzoni popolari sono famose Tahti-tahti, Ubanita, Suntu, Lunikus, Raks

82

Pura Marín, Suklun e Draska accompagnate da chitarra, tamburi e il

lunku. I balli più importanti, invece, sono Usus mairin, Miskitu, kika nani,

Tap sap, Tambakuque realizzati in grandi feste chiamate Sidhru.

La religione è maggiormente cristiana per i missionari moravi che

toccarono queste terre nel 1849, ma continuano a venerare Wandisi, il

"Nostro Padre", Yulapta, dio del sole, Kati, dio della luna, Alwani dio dei

tuoni, Li Dawanka, dio della pioggia e altri.

La Federazione che si occupa in particolare della tutela dei diritti

dei Miskito è la MASTA, Moskitia Asla Takanka, che si divide in sette

sottofederazioni. Inoltre questo popolo è inserito nei programmi di altre

due federazioni la MUHIKA, Movimento degli Indigeni Ereditieri della

Moskitia, che lo unisce al popolo Tawahka e a UPINMH, Unità di Popoli

Indigeni e Neri della Moskitia Honduregna, che rappresenta i popoli

Moskito, Tawahka, Pech e Garifuna attraverso le loro federazioni

MASTA, FITH, il Consiglio di Tribù Pech de Las Marías e la

OFRANEH.

83

3.4. TAWAHKA

Il popolo Tawahka non è originario propriamente del territorio

honduregno, infatti la sua cultura e la sua lingua appartengono al gruppo

Misumalpa di origine Macro Chibcha provenienti dal Sud America,

precisamente dalla Colombia, così come il ceppo Miskitu e Matagalpa.

Il nome di questo popolo viene da taguacas come solevano

chiamarli gli spagnoli che li definivano persone indomabili e aggressive sia

nei confronti dei Lenca sia dei missionari e dei conquistatori.

Originariamente i Miskito li denominavano Sumo, ma con una

connotazione negativa di inferiorità. Altri nomi sono Soumo, Sumu,

Sumoo, Sumo Tawahka o Woolwa.

Nel periodo coloniale era un popolo estremamente sviluppato. Si

divideva in 10 tribù che si estendevano dal fiume Patuca attraversando la

Sierra Central in Nicaragua fino al fiume Rama. Durante la conquista

84

spagnola si sono dovuti rifugiare all'interno del paese nel dipartimento di

Gracias a Dios a causa dell'aggressività dimostrata dal popolo Miskito.

Dai documenti coloniali si evince che i Tawahka furono il gruppo

dominante della zona per quattro secoli, ma il fulcro della loro società è

sempre stata intorno ai fiumi Wampú e Patuca nell'attuale dipartimento di

Gracias a Dios dove sono stanziati oggigiorno. Questo popolo infatti vive

nella zona chiamata comunemente Patuca Medio, nella Biosfera Tawahka

Asangni nominata zona protetta dal Congresso Nazionale honduregno con

il decreto no. 157-99 il 21 dicembre 1999. Essa forma parte del Corridoio

Biologico Mesoamericano, un'iniziativa multinazionale per la

conservazione e protezione di ambienti ecologici, ed è la seconda riserva

di bosco più grande del continente coprendo 233.000 ettari di bosco

tropicale tra i dipartimenti di Colón, Olancho e Gracias a Dios ai confini

con il Nicaragua.

Rispetto al periodo coloniale il numero di abitanti Tawahka è

diminuito e si aggira intorno ai 1500 distribuiti in sette comunità:

Parawasito e Kosmako nel dipartimento di Colón, Yapuwas, Parawas e

Kamakasna nel dipartimento di Olancho e Krautara e Krausirpe nel

dipartimento di Gracias a Dios. Queste ultime sono le comunità più

abitate, ma Krausirpe è la aldea principale Tawahka e si trova affianco al

fiume Patuca e allo sbocco del fiume Wampú.

Nel 1948 la principale comunità era Yapuwas, ma rimase

abbandonata in seguito a una peste che uccideva da tre a quattro persone

al giorno e l'unico modo per non essere affetti dalla malattia era

abbandonare il luogo. Così Krausirpe cominciò a allargarsi con l'arrivo di

tre famiglie provenienti da Yapuwas.

85

Il popolo Tawahka ha conservato gran parte della sua antica cultura

sia riguardo l'aspetto economico che quello sociale attraverso varie

manifestazioni religiose, artistiche, alimentari e giuridiche.

Le società Tawahka sono piccole e si basano sulla famiglia, infatti, il

95% degli abitanti di una comunità sono tutti membri di uno stesso gruppo

familiare, che costituisce anche il maggior generatore di forza lavoro. Così

come altri popoli indigeni, l'intera comunità collabora alla coltivazione

della terra che costituisce il loro maggiore mezzo di sostentamento. I

prodotti maggiormente coltivati sono platano, caffè, cacao, mais, fagioli,

yuca e riso. Ancora oggi producono cibi e bevande tipiche come la chicha

di mais o di riso e il guabul, una bevanda preparata a base di banana verde

e acqua.

Oltre all'agricoltura questo popolo si dedica anche ad altre attività

come la caccia, la pesca, l'artigianato e la costruzione di pipante, una specie

di canoe strette e lunghe usate anche dagli altri indigeni del luogo.

Anche la musica ha conservato gli strumenti tipici come bahah

(flauto), sibayan (maraca), durum (tamburo), kuah untak (la corazza della

tartaruga), lunkú (arco).

Il popolo Tawahka presenta varie caratteristiche comuni ai loro

vicini Miskito, tra queste la lingua. Entrambi i dialetti appartengono al

ramo macro-chibcha, infatti, presentano molte similitudini nella struttura,

ma il lessico è molto diverso. Tuttavia i Tawahka parlano anche il miskito

oltre allo spagnolo, che è la lingua nazionale, e il loro dialetto, il tawahka,

che loro chiamano twanka. Essi sono l'unico popolo indigeno trilingue

senza contare che alcuni anziani parlano anche il paya, la lingua Pech.

86

L'organizzazione sociale di questo popolo è capeggiata dai più

anziani della famiglia che formano il Consiglio di Anziani, considerato la

massima autorità, per l'intera comunità, ma politicamente è rappresentata

dalla Federazione Indigena Tawahka di Honduras (FITH), che nacque nel

1987 grazie all'appoggio della Società Tedesca Internazionale per i Diritti

Umani. Uno degli scopi di questa associazione era rendere la Biosfera

Asangni, dove risiedono i Tawahka, una riserva. Questo obbiettivo è stato

raggiunto nel 1999.

Inoltre esiste un altro ente chiamato ASANG LAUNA, che si

incarica di proteggere il futuro di questo popolo per migliorare le

condizioni di povertà estrema in cui vivono e per preservare la loro cultura

e la loro lingua che fino ad oggi continua a esistere anche grazie

all'isolamento dovuto alla difficoltà di raggiungere il luogo in cui dimorano

da sempre.

Per quanto riguarda la religione, nonostante la maggior parte dei

Tawahka siano cattolici non mancano elementi della loro religione nativa,

che si basa su credenze sciamaniche. In particolare spicca la figura dei

sukia, ossia uomini o donne scelti dagli spiriti che diventano i loro

messaggeri non solo benevoli ma anche malevoli. Questi devono superare

prove molto dolorose per riuscire a diventare sukia, devono sopravvivere a

malattie molto gravi o alla scarica elettrica di un fulmine. Coloro che

superano la prova del fulmine sono considerati i più potenti.

I sukia traggono i loro poteri curativi dalla propria guida spirituale

con la quale restano sempre in comunicazione e basano la loro

conoscenza sull'utilizzo della flora e della fauna con cui riescono a curare

87

non solo malattie fisiologiche e psicosomatiche ma anche spirituali

attraverso l'induzione di stati d'animo subliminali che chiamano estasi.

Un'altra funzione che svolgono gli sciamani è quella di invocare gli

dèi durante un funerale che si svolge ventiquattro ore dopo la morte, che

secondo la loro cultura, può essere attribuita solo a cause naturali o

all'opera maligna degli spiriti. Tutta la comunità partecipa al funerale

durante il quale gli assistenti degli sciamani distribuiscono cibo e bevande

alcoliche. Il corpo viene condotto al cimitero con i piedi rivolti in avanti in

un sarcofago portata da quattro uomini. Il sukia ha il compito di catturare

la sua anima e portarla fino alla sua tomba, in caso contrario l'anima

potrebbe errare senza meta e perseguiterebbe i vivi. Per fare ciò esiste un

rito che consiste nel ballare intorno ad un insetto che poi il sukia avvicina

al cadavere in modo che l'anima passi dal corpo all'insetto. Questo poi

viene rinchiuso in un recipiente e liberato in prossimità del cadavere così

che l'anima possa rientrare nel suo corpo.

88

3.5. TOLUPAN

Il popolo Tolupan conta circa 18 mila abitanti divisi in ventotto

tribù che occupano i municipi di Yoro, Yorito, Morazán, El Negrito,

Victoria e Olanchito nel dipartimento di Yoro, e i municipi di Marale e

Orica nel dipartimento di Gracias a Dios. Il luogo maggiormente abitato

dai Tolupan dove riescono a mantenere più vive le loro tradizioni è La

Montaña de la Flor a Orica.

Il nome Tolupan deriva dalla lingua tol, ma sono conosciuti anche

come Xicaque o Jicaque, termine usato dagli spagnoli per definire gli

indigeni della zona di Taguzcalpa che non erano stati ancora cristianizzati.

Questo termine, però, ha una connotazione negativa e in lingua quiché

significa indigeno, cannibale, selvaggio. Per questo motivo non è accettato

dagli indios della Montaña de la Flor, mentre coloro che vivono nel

dipartimento di Yoro sono abituate ad essere chiamati Jicaques.

89

Le origini di questo popolo non sono ben note, alcuni li associano

al gruppo Hókan-Xioux del sud-est degli Stati Uniti, mentre altri credono

che provengono dai Chibcha del Sud America. Anche riguardo alle origini

della loro lingua si nutrono dei dubbi, infatti, si pensa che sia un intreccio

tra le lingue tol e jicaque formando così la famiglia linguistica jicaque-tol.

Questa a sua volta si pensa che sia legata al gruppo di lingua tequistlateca

parlata da alcuni indigeni di Oaxaca in Messico, formando la famiglia

linguistica testlateca-jicaque che probabilmente viene dalla lingua hokan

dell'America del Nord.

Purtroppo anche la lingua tol sta scomparendo in quanto sono solo

gli anziani che la parlano mentre i giovani sono in grado di scambiare solo

alcune parole.

La maggiore attività economica è costituita dalla coltivazione di

mais, fagioli e caffè, ma anche di tabacco, zucche, patate, banane e atri tipi

di frutta. Inoltre si dedicano alla caccia e alla pesca, ma la loro specialità è

la produzione di miele d'ape favorita dalla loro conoscenza di più di 39

specie di api e vespe.

Nonostante l'influenza europea non hanno perso antiche abitudini

come la caccia con arco e frecce, l'uso di pietre per accendere il fuoco,

l'elaborazione di pipe per consumare il tabacco e di cesti e reti per

trasportare e conservare il mais. Inoltre, le donne si occupano ancora della

fabbricazione dei loro vestiti e quelli dei propri mariti e figli con una tela

spessa di filo o di cotone grezzo chiamato dril.

La religione cattolica ha preso il sopravvento e attualmente quasi

tutto il popolo Tolupan ha dimenticato le loro tradizioni religiose antiche a

causa del forte impatto evangelico a cui sono stati sottoposti che li ha fatti

90

temere di praticare i loro riti al contrario degli indigeni della Montaña de

la Flor che sono più isolati e mantengono ancora vive alcune credenze

religiose antiche. Ciò nonostante conservano ancora l'antica organizzazione

sociale con il Consiglio tribale e quello degli Anziani con un cacique

maggiore al vertice.

Nel periodo della conquista anche i Tolupan hanno combattuto

duramente per opporsi alla colonizzazione. Essi erano capeggiati dal

cacique Cicumba che si è scontrato con la forza spagnola di Pedro de

Alvarado nel 1536. Purtroppo non hanno resistito molto e, dopo essere

stati sconfitti e catturati, gli spagnoli li hanno lasciati morire di fame.

Dopo la decimazione del popolo dovuto ai lavori forzati, allo

schiavismo e alle malattie nel 1609 i Tolupan abbandonarono i loro vecchi

territori che coprivano tutta la costa Atlantica dal fiume Ulúa al porto

Castilla, vicino all'attuale Trujillo, fino alle terre dell'entroterra vicino al

fiume Sulaco, per rifugiarsi nei territori da loro occupati attualmente.

Dal 1862 al 1864 il sacerdote missionario di origine spagnola,

Manuel de Jesús Subirana nominato "pacificatore delle tribù selvagge dei

dipartimenti di Olancho e Yoro" riuscì a intermediare con le autorità

competenti per far restituire ai Pech e ai Tolupan le loro terre in quanto

temeva la loro estinzione a causa delle grandi sofferenze a cui erano

sottoposti. Le suddette terre furono consegnate agli indigeni di Yoro, ma

attualmente sono in disputa in quanto queste sono entrate in possesso dei

produttori di caffè, legname, animali d'allevamento e di possessori di terre

non indigeni.

91

Nel 1970 i cacique Tolupan hanno intrapreso una rivoluzione per

recuperare le loro terre, ma sono stati contrastati dai gruppi economici

potenti e sono rimaste vittime 57 lider indigeni.

Nel 1985 è stata creata la Federazione di Tribù Xicaque di Yoro, la

FETRIXY, grazie all'aiuto di sacerdoti cattolici gesuiti e della Cohdefor, la

Cooperazione per lo Sviluppo della Foresta Honduregna, che comprende

25 consigli tribali. Solo due non hanno aderito alla federazione quella di El

Hoyo e della Montaña de la Flor.

Nel 2011 il cacique maggiore della tribù la Ceiba della Montaña de

la Flor e membro dell'Associazione delle Comunità Indigene Tolupanes

de Montaña de la Flor, ACITMFM, morì per tubercolosi all'età di 90 anni

nonostante avesse ricevuto le cure adeguate nell'ospedale Escuela a

Tegucigalpa. Gran parte della storia si è persa con la morte del cacique

Julio Soto che ha lottato tutta la vita per il suo popolo.

Ancora vivo, invece, è il cacique Cipriano Martinez ancora attivo

all'età di 113 anni e per questo definito la "leggenda vivente".

92

3.6. PECH

Le terre di Colón, Olancho e Gracias a Dios ospitano anche

un'altro popolo oltre ai Tawahka, i Pech. Anch'essi hanno origine chibcha,

quindi non sono originari del territorio honduregno ma vi si stabilirono

dopo un lungo viaggio dal Sud America attraversando Panama e Costa

Rica.

Al tempo della conquista gli spagnoli li chiamavano Payas, Poyers o

Pahayas, termini che non sono mai stati accettati da questo popolo in

quanto esprimono concetti come incivili, selvaggi e barbari. Essi infatti si

definiscono più semplicemente Pech, ossia “gente” e chiamano coloro che

non fanno parte del loro popolo Pech-Akuá, che significa “altra gente”.

In epoca precolombiana questo popolo occupava il territorio della

Mosquitia e la zona nord-est di Olancho, in seguito si estese e nel XVII

secolo arrivò ad occupare anche le zone dei fiumi Patuca e Aguán, e le

93

regioni del litorale da Caratasca fino al Cabo de Gracias a Dios ai confini

con il Nicaragua. Inoltre resti archeologici dimostrano che si trovassero

anche nelle isole della Bahía insieme a delle tribù di Maya commercianti.

Gli spagnoli decisero di entrare nella Mosquitia nel 1564, ma la

forte opposizione dei Pech gli fece capire che avrebbero potuto

raggiungere il loro scopo solo attraverso la religione cristiana.

Nel XVIII secolo i pirati francesi, inglesi e olandesi si allearono con

i Miskito a cui offrirono armi da fuoco per cacciare i Pech e i Tawahka

dalle loro terre. Così in poco tempo i Pech furono decimati dalla furia dei

Miskito che li catturavano e li vendevano come schiavi. I sopravvissuti si

rifugiarono nell'entroterra dove ancora oggi dimorano e mantengono vive

la loro lingua e le loro tradizioni attraverso cibi, bevande e musica prodotti

con strumenti musicali tipici come il tempuka, una specie di tamburo

lungo, l' arwa, simile a un flauto e il camachá, ossia una maraca.

In totale il popolo Pech supera i 3200 abitanti distribuiti in dieci

tribù: Silín e Carbón nel Municipio di Trujillo a Colón, las Marías nella

Biosfera de Río Platano nella Mosquitia, in Olancho a Santa Maria del

Carbón nel Municipio di San Esteban e Aguzarka, La Campana, Kulucu,

Jocomico, Pueblo Nuevo Subirana, Pisijire, e Vallecito nel Municipio di

Dulce Nombre de Culmí.

I Pech si dedicano principalmente all'agricoltura e all'allevamento,

ma anche alla caccia e alla pesca per la loro sussistenza. Tra le altre attività

che svolgono ci sono l'artigianato, la ricerca dell'oro e l'estrazione di resina

del liquidambar.

Originariamente la donna era una figura molto importante nella

loro società in quanto svolgevano tutte tipi di attività come la caccia, la

94

pesca, la coltivazione e ricoprivano anche ruoli come sciamani, Capi tribù,

Consigliere e Sacerdotesse. Tuttavia dopo l'influenza coloniale hanno

perso il loro valore nella società, ma fanno ancora parte il Consiglio di

anziani e il Consiglio tribale. I Pech hanno un gran rispetto per gli anziani

e in generale sono loro che ricoprono il ruolo di curanderos, letteralmente

i guaritori, che sono incaricati di conservare e diffondere la loro medicina

basata sulla natura. Con essa sono riusciti a scoprire cure per molte

malattie tra cui il morso di un serpente molto diffuso in America Centrale

chiamato ferro di lancia o barba amarilla in spagnolo.

Anche la religione ha subito influenze dopo la conquista degli

spagnoli, ma il cristianesimo è stato ben accettato dai Pech così come da

altre culture indigene in quanto gli permette di mantenere molti elementi

delle loro religioni tradizionali aggiungendo solo altri idoli da venerare.

Nel dipartimento di Olancho esistono anche due cappelle che sono

visitate da un sacerdote solo due o tre volte all'anno e il 14 gennaio

celebrano la festa patronale del Signore di Esquipulas a Santa Maria del

Carbón.

Come tutti gli indigeni che vivono in Honduras i Pech parlano la

lingua ufficiale nazionale, lo spagnolo, ma conservano anche il loro dialetto

paya che per molti anni è stato difficile da decifrare per gli studiosi in

quanto non è ben evidente la radice macro-chibcha da cui proviene e

presenta molti elementi contrari alla loro origine. Questa lingua è così viva

in Honduras che i Pech cantano persino l'inno nazionale nella loro lingua.

Come da tradizione i Pech vivono in capanne fatte di paglia, ma

costruiscono anche case di legno. Grazie all'azione della Cooperazione

95

Spagnola hanno anche potuto realizzare più di trecento case di pietra e

hanno avuto accesso all'acqua potabile e al sistema di latrine.

La loro cultura e le loro terre sono preservate dalla Federazione di

Tribù Pech di Honduras, FETRIPH, creata nel 1985.

96

3.7. NAHOA E CHOROTEGA

Da pochi anni sono state riconosciute nuove tribù honduregne, la

Nahoa e la Chorotega. Non sono ancora stati effettuati studi socioculturali

per cui non si possiedono molte informazioni al riguardo.

I Nahoa o Nahua sono un popolo di circa 19˙800 abitanti che

risiedono nel dipartimento di Olancho nei municipi di Catacamas, Jano,

Guata e Gualaco. Si crede che in passato abbiano abitato anche la regione

di Gracias a Dios lasciando grandi distese di cacao di cui oggi usufruiscono

i popoli Pech, Tawahka e Miskito.

97

La sua origine si rimanda al popolo messicano Nahuatl che nel

periodo coloniale attraversò l'Honduras per poi arrivare fino al Perù dove

ancora sono presenti come anche in Nicaragua.

Nel municipio di Guata nel dipartimento di Olancho esistono dei

passaggi sotterranei che si pensa facciano parte della cultura Nahoa.

Con la riforma agraria del 1953 questo popolo divenne una colonia

agricola. Si dedicano alla coltivazione di mais e fagioli che costituiscono gli

elementi base per la produzione dei loro cibi e bevande. Producono

inoltre riso e yuca e si occupano dell'allevamento di animali domestici.

Attualmente non conservano la loro lingua originaria e professano

per lo più la religione cattolica. Politicamente sono rappresentati dalla

FINAH, la Federación Indígena Nahoa de Honduras29, creata nel 1998

per promuovere il riconoscimento della propria cultura.

Anche i Chorotega sono di origine messicana, ma al contrario dei

Nahoa conservano la loro lingua e loro credenze antiche che riguardano la

terra e gli animali come il coccodrillo e la rana. In Honduras occupano il

territorio di El Paraíso e Choluteca al confine con Nicaragua dove esistono

altre comunità Chorotega.

Questo popolo si formò nel periodo coloniale quando si unirono

con altri gruppi di indios provenienti dal Nicaragua con cui condividono

anche la stessa cultura alimentare, basata sul mais, e quella artigianale, in

particolare la ceramica, elaborata dalle donne.

29 Federazione Indigena Nahoa dell'Honduras

98

Con la FCIC, Federación de la Comunidad Indígena Chorotega30 in

Honduras, sono stati in grado di iniziare la loro lotta per il riconoscimento

della loro cultura.

30 Federazione della Comunità Indigena Chorotega (traduzione letterale)

99

3.8. AFRODISCENDENTI

Attualmente vi sono due popolazioni di discendenza africana

stanziate definitivamente in Honduras, i Negros de habla inglesa , ossia

neri di lingua inglese, e i Garifuna, più precisamente Garinagu al plurale..

I primi, chiamati in Honduras isleños o più comunemente ingleses,

sono un popolo nato proprio sulle isole della Bahía. Queste infatti, che

precedentemente erano occupate dalla comunità Pech, nel periodo

coloniale, dal 1502 al 1821, sono state contese molto da francesi, olandesi

e inglesi e sono state anche sede di lotte con i pirati.

L'origine degli ingleses risale a due diverse ondate, la prima è quella

degli schiavi che arrivarono insieme ai conquistadores al comando di

Cristoforo Colombo nel XVI secolo e la seconda corrisponde agli schiavi

100

arrivati in un secondo momento nel XIX secolo quando le isole erano in

possesso della corona inglese.

Il popolo attuale è il frutto dell'incontro dei neri africani con gli

inglesi e altre popolazioni provenienti dalle isole Caiman e dalla Jamaica

che arrivarono durante il XX secolo con la diffusione delle compagnie

nordamericane per la produzione di banane sulle isole e sulla costa

honduregna.

Mentre gli inglesi hanno trasmesso la lingua, la religione e altre

tradizioni a questo popolo, gli africani lo hanno arricchito con la cultura

della musica e con la conoscenza di piante medicinali.

Oggigiorno gli 80˙000 abitanti isleños occupa, oltre alle isole

Roatán, Guanaja, Utila e José Santos Guardiola, anche zone costiere nei

dipartimenti di Atlántida, Colón e Cortés dove vivono con Garifuna e non

indigeni.

Tuttavia il gruppo di afrodiscendenti, e in generale, il gruppo etnico

più numeroso dell'Honduras è costituito dal popolo Garifuna contando

circa 300˙000 abitanti distribuiti in 47 comunità tra i dipartimenti di

Atlantida, Colón, Cortés, Gracias a Dios e le isole della Bahía in

Honduras.

Al giorno d'oggi questo popolo conserva ancor gli usi e costumi del

loro luogo d'origine, San Vicente, anche se i giovani vengono sempre più

influenzati dal cibo e dalla musica degli altri paesi.

Il nome con cui preferiscono essere chiamati è Garinagu, in quanto

esprime un concetto di collettività al contrario di garifuna che invece si

riferisce solo alla singola persona o alla lingua.

101

La storia più conosciuta riguardo all'origine di questo popolo narra

che nel 1635 due navi spagnole, che trasportavano schiavi dal paese oggi

chiamato Nigeria, naufragarono vicino all'isola di San Vicente di fronte alla

Repubblica Bolivariana di Venezuela. Coloro che riuscirono ad arrivare

all'isola nuotando furono accolti dagli Indios Kalipuna, che avevano

precedentemente invaso l'isola di San Vicente dove dimorava la tribù

Arawak. I Kalipuna uccisero tutti gli uomini Arawak risparmiando le

donne con cui si mischiarono formando una nuova tribù. Successivamente

all'arrivo degli africani si creò un nuovo popolo chiamato Garifuna.

Nel 1660 San Vicente, conosciuta anche come Yurumein, fu

riconosciuta terra garifuna attraverso un trattato con inglesi, spagnoli e

francesi in cambio della promessa di non attaccare le isole vicine proprietà

degli europei. Questi ultimi, però, non rispettarono il trattato e cercarono

varie volte di impossessarsi dell'isola con risultati scarsi in quanto i

Garinagu non erano solo maggiori in numero, ma erano anche bravi

guerrieri.

Nel 1763 San Vicente fu nominata giurisdizione britannica

attraverso il trattato di Parigi che però fu rifiutato dalla resistenza garifuna

capitanata da Joseph Chatuyer o Shatuyer, una figura decisiva nella lotta

alla colonizzazione.

Nel 1773 i britannici furono obbligati a firmare un trattato di pace

con il popolo Garifuna che in seguito si alleò con le forze armate francesi

per mantenere al sicuro l'isola da ulteriori attacchi. L'alleanza francese-

garifuna era divisa in due gruppi uno capitanato da Du Vallé e l'altro da

Chatuyer.

102

I britannici non si arresero e organizzarono un esercito ancora più

grande e dopo un imboscata il 14 Marzo 1795 morì il capo Chatuyer e con

lui anche la resistenza garifuna. Cominciò così l'espulsione del popolo

dalla propria terra che fu portato prima a Balliceaux in circa 5˙000. La

terra, però, era troppo piccola per contenerli anche dopo la morte di circa

la metà delle persone e così l'11 Marzo 1797 cominciò la traversata verso

l'isola di Roatán in Honduras, ma solo per i Garifuna con tratti più

africani; invece a chi assomigliava più ai suoi genitori indios era stato

permesso di rimanere sull'isola di San Vicente.

Questo popolo lottò per la libertà e riuscì in questo modo a non

essere mai schiavizzato. Il 12 Aprile 1797 arrivarono nella zona di Punta

Gorda a Roatán, ma la terra arida del luogo non permetteva di essere

utilizzata a pieno per la coltivazione perciò essi chiesero agli spagnoli di

approdare sulla zona costiera. In seguito al consenso del governo spagnolo

che in quel tempo regnava in Honduras, si spostarono a Trujillo.

Il 12 aprile si celebra il giorno del Garifuna non solo in Honduras,

ma anche in Guatemala, Belize, Nicaragua e persino negli Stati Uniti dove

sono arrivati durante la seconda guerra mondiale. I buyueis o sciamani

iniziano i festeggiamenti con riti di purificazione seguiti da manifestazioni

di ricostruzioni storiche, concerti, sfilate, messe, per poi finire con balli e

concerti.

Oggigiorno in Honduras esistono diverse comunità importanti

come Nueva Armenia, Sambo Creek, Corozal, Triunfo de la Cruz, Rio

Esteban e Rio Coco dove sono ancora vive tutte le tradizioni garifuna

come la lingua, la cucina e la musica, ma anche la pesca e l'agricoltura,

103

settori in cui sono specialisti, tanto che scelgono sempre di spostarsi in

luoghi costieri.

Utilizzano ancora moltissimi strumenti provenienti dalla tradizione

antica che oggi sembrano obsoleti ma questo popolo li tramanda di

generazione in generazione.

La dieta garifuna è caratterizzata dall'utilizzo di prodotti come il

cocco, la yuca, il platano e il pesce. I piatti più rappresentativi sono il

kazabe, o pane di yuca, il tapado, ossia una zuppa, e la machuca, una

specie di purè di platano verde. Conservano ancora ricette di bevande

tipiche come il guifiti a base di erbe e rum il cui nome significa “amaro”.

La religione garifuna si chiama dugù e ha origine africana, amerindia

e europea. Oggigiorno si è unita in alcuni aspetti al cattolicesimo che molti

garifuna professano.

La musica, il canto e i balli sono elementi molto importanti nella

vita garifuna e uniscono tradizioni africane e amerindie. Gli strumenti

maggiormente utilizzati sono tamburi, maraca e caracol, ossia il guscio

della chiocciola.

Il ballo più famoso che è entrato ad far parte della cultura nazionale

è la punta. Originariamente era un ballo tipico delle veglie funerarie il cui

nome viene dal modo in cui si balla, ossia sulla “punta” dei piedi. Il ritmo

era dato dal battito di mani a cui in seguito fu inserito l'accompagnamento

di tamburi. Nel 1991 con la canzone sopa de caracol di Banda Blanca

questo tipo di musica divenne commerciale.

I testi delle canzoni in genere narrano la loro storia e scene di vita

quotidiana come i momenti della pesca, della cucina e del loro stile di vita

in generale. I Garinagu vivono ancora in case fatte di canne di bambù e

104

palme e le donne indossano tradizionalmente una gonna fino alle

ginocchia o al tallone quadrettata o a fiori con una maglia combinata con la

gonna o un vestito floreale e una bandana in testa combinata con i vestiti.

Anche la loro lingua è ancora viva anche se i giovani tendono a

parlare più spagnolo perdendo così la loro tradizione. La lingua garifuna

appartiene alla famiglia linguistica arawak sopravvissuta a molti anni di

persecuzione e dominazione di lingue indigene anche se la struttura

morfologica ha subito molte variazioni a causa della fonetica africana, per

l'influenza delle lingue europee francese, inglese e spagnolo e per la sua

trasformazione interna naturale. Si può affermare che contiene un 45% di

parole arawak, 25% caribe, 15% francesi, 10% inglesi e 5% spagnole.

Una caratteristica particolare è la divisione linguistica sessuale che si

creò nell'antichità. Esiste un vocabolario femminile e uno maschile, ma ciò

non influisce sulla comprensione della lingua in generale.

A Los Angeles esiste persino una fondazione che propone corsi di

lingua garifuna gratuiti per principianti o anche per coloro che lo parlano

già con lo scopo di migliorare non solo la lingua parlata ma anche quella

scritta. Si tratta del GAHFU, Garifuna American Heritage Foundation

United, che dal 2005 si preoccupa di mantenere viva la cultura garifuna

attraverso la lingua. Oggi l'accademia porta il nome di Clifford J. Palacio

Garifuna Language & Culture Academy of Los Angeles in onore del

Signor Palacio che ha dedicato la sua vita a questo progetto formando tutti

gli attuali insegnanti volontari che portano avanti questa iniziativa.

Anche in Honduras esistono organizzazioni che hanno come scopo

di preservare la cultura garifuna inserita ufficialmente nella lista

105

rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanitá

dall'UNESCO nel 2008.

La più antica è la OFRANEH, 31 Organización Fraternal Negra

Hondureña fondata nel 1978 che ha sede in una delle comunità garifuna

più conosciute in Honduras, Sambo Creek che si trova a La Ceiba,

Atlántida.

Sempre a La Ceiba nasce il 25 gennaio 1992 un'altra organizzazione

ODECO, Organización de Desarrollo Étnico Comunitario32, con il fine di

lottare per lo sviluppo integrale delle comunità di discendenza africana

dell'Honduras.

Anche i diritti dei Negros de habla inglesa sono tutelati da

un'organizzazione che si chiama NABIPLA, ossia Associazione Nativa

delle Isole della Bahía di Professionisti e Lavoratori.

31 Organizzazione di Fratellanza Nera in Honduras (traduzione letterale) 32 Organizzazione per lo Sviluppo Etnico Comunitario (traduzione letterale)

106

CONCLUSIONE

Questa tesi tratta della popolazione dell'Honduras dalle origini fino

ai giorni nostri. Per cominciare ho dedicato il primo capitolo alla

descrizione geografica e politica del paese per dare un'idea delle grandi

risorse che possiede e della situazione politica in cui vive. Il territorio è più

che altro costituito da foreste con terreni poco coltivabili che ha spinto le

popolazioni indigene ad effettuare opere di deforestazione.

Secondo Tom Sever, questa tecnica di deforestazione è stata una

delle cause principali dell'estinzione di uno dei più grandi popoli

mesoamericani, i Maya,. L'archeologo della NASA afferma che la fame e

la sete dovute alla deforestazione e alla siccità uniti alle malattie portate

dagli Europei e alle guerre che nel periodo postclassico dominavano

l'intero regno Maya, causarono la scomparsa repentina di questo grande

popolo a cui tutt'oggi si dedicano molti scienziati.

È proprio ai Maya che ho dedicato l'intero secondo capitolo

facendo un excursus dello sviluppo della loro grande cultura a partire dal

periodo Preclassico, passando al periodo di maggiore sviluppo, il Classico,

per poi finire con il Postclassico. Un accenno è stato fatto anche alla civiltà

madre mesoamericana, l’Olmeca, che ha fornito le basi per le tradizioni e

le arti ereditate e sviluppate dai maggiori popoli precolombiani, tra queste

la scrittura geroglifica, il sistema di numerazione vigesimale, i riti del

sacrificio e dell'autosacrificio e l'utilizzo della piramide come base per i

templi.

107

In età precolombiana l'Honduras era già abitata da altre civiltà

presenti ancora oggi e che ho trattato più nello specifico nel terzo capitolo.

Non avendo sviluppato una forma di scrittura non si conoscono molti

dettagli sulla loro storia prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli nel

XVI secolo.

L'ultima parte della mia tesi fornisce un panorama sulla storia e sulla

cultura di ogni singola popolazione che abita il suolo honduregno

includendo non solo le antiche popolazioni indigene, ma anche quelle

riconosciute più recentemente e i popoli di origine africana. Attualmente

tutti questi popoli minoritari stanno combattendo per i diritti riconossciuti

nella Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni adottata dall'Assemblea

Generale delle Nazioni Unite nel 2007. A partire dagli anni '80 sono nate

molte organizzazioni con lo scopo di preservare la loro cultura e allo stesso

tempo migliorare le loro condizioni di vita.

Il fenomeno della globalizzazione, che dal XX secolo è in continua

crescita, ha reso ancora più urgente trattare il tema della diversità culturale

in quanto costringe molte culture minori a uniformarsi per garantire la loro

sopravvivenza.

La società odierna sembra aver assunto come principio la legge

della giungla dove il più forte ha il sopravvento sui più deboli con la

differenza che nel mondo “umano” la potenza si misura con la ricchezza.

Gli indigeni, intesi come gruppi etnici minoritari, basano la loro

sopravvivenza sulla natura da cui ricavano non solo i prodotti per la loro

sussistenza, ma anche rimedi medicinali. Il grande contatto con la natura li

108

rende degli esperti in "medicina naturale" in quanto la loro conoscenza

viene tramandata di generazione in generazione. La loro abilità consiste

non solo nel conoscere i diversi tipi di vegetazione distinguendo quelli

benefici da quelli dannosi, ma anche la modalità e la quantità in cui

devono essere somministrati per garantire una pronta guarigione e non

l'effetto contrario.

Questi sono soltanto degli esempi delle migliorie che si potrebbero

apportare unendo conoscenze di vari popoli per raggiungere un giusto

equilibrio. Come conclusione della mia trattazione vorrei citare il rapporto

mondiale dell’UNESCO intitolato “Investire nella diversità culturale e nel

dialogo interculturale” che, tra le altre cose, afferma che “un approccio

dello sviluppo più sensibile alla diversità culturale è la chiave per affrontare

il nodo inestricabile dei problemi sociali, economici ed ambientali che il

pianeta deve affrontare”.

109

HONDURAS POPULATION

FROM THE ORIGINS TO

NOWADAYS

110

INTRODUCTION

Although I grew up in Italy but I have never forgotten the country

where I was born - Honduras, a little known state in Central America.

In Italy many heard of it for the first time thanks to Italian reality

show "the celebrity Island" which took place on one of the Honduran

islets.

In Honduras there is a great variety of landscapes which include

beaches, mountains and forests rich of different species of flora and fauna

and consequently a very varied climate.

One of the most important civilisations that inhabited part of the

territory was the Maya. This and other pre-Columbian indigenous people

contributed to the formation of the present Honduran population.

Like the majority of the Latin American countries Honduras is

inhabited by people of different races and ethnies in particular the

Honduran population consists of almost 90% of mestizos and the

remaining 10% of several indigenous peoples and groups of African

origins. This multiethnic society is what makes this small Country a big

Nation.

It must be said that some of these groups not only live in Honduras

but also in other neighbouring countries. In the pre-Columbian period,

meaning before the arrival of the Spanish, there was no definite division

between states but the territories were traced by the groups themselves. At

the time the area comprised between Northern and Central Mexico down

111

to the western regions of Honduras and El Salvador was called

Mesoamerica, a term referring more to the culture than to geographical

confines.

My objective is to give a general view of the population that occupies

the Honduran territory nowadays starting from the very origins. In

particular I will deal with the history and culture of the Maya civilisation

that is still subject of research of many scholars. I will also describe some

traditions of several ethnies that are still practiced despite the big

revolution their lifestyle underwent after the Europeans got to

Mesoamerica.

My intention is to spread knowledge of cultures so different from

those of Europe and also to help the awareness campaign conducted by

many organisations like UNESCO to promote cultural diversity.

112

1. HONDURAS

1.1. GEOGRAPHY

Honduras is a republic in Central America. It was at times

referred to as Spanish Honduras to differentiate it from British

Honduras, which became the modern-day state of Belize. The country

is bordered to the west by Guatemala, to the south-west by El Salvador,

to the south-east by Nicaragua, to the south by the Pacific Ocean with

the Gulf of Fonseca, and to the north by the Gulf of Honduras, a large

inlet of the Caribbean Sea.

Honduras was home to several important indigenous cultures,

most notable the Maya. Much of the country was conquered by the

113

Spanish who introduced their official language and some of their

customs in the sixteenth century. It became independent in 1821.

Honduras covers an area of about 112,492 km² and its

population exceeds eight million. Its land is full of natural resources in

particular minerals and cultivation of many products such

as coffee, tropical fruit, sugar cane is the major economic activity.

Many versions about the origins of the name Honduras exist but

the most reliable states that it comes from the Mayan word Huntulha, a

word referring to the whole coastline and not to the depth of the nearby

waters as many think. However its very first names were Guaymuras and

then Higueras or Hibueras. Even if the country has been called

Honduras since September 15, 1821, it became official only in 1862

after the members of the Chamber gathered in Santa Rosa de Copán:

la Cámara de Diputados considerando, que está en sus facultades y

es su deber instituir el nombre que debe llevar la nación

procediendo en consonancia con el rango político que le pertenece

atendidos los principios desenvueltos en la carta fundamental ha

tenido bien decretar y decreta: Artículo n.°1: La denominación que

en adelante llevar el conjunto de pueblos que forman el Estado con

inclusión de sus islas adyacentes, es el de la “República de

Honduras”.33

33 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visited in july 2013)

114

Mountains cover 82% of the Honduran territory since the Sierra

Madre de Chiapas, one of the longest mountain ranges in Central

America, crosses the entire country.

Unlike the European climate which is divided into four seasons,

in Honduras there are only two - the wet one and the dry one. This

phenomenon is due to the country’s morphology and its position 1600

km from the Equator between the Atlantic and the Pacific Oceans.

The climate is fresh and dry from December to May, hot and

humid from June to November and from September to the middle of

November the risk of hurricanes is very high.

Moreover there are further climate changes in the inland where it

is more temperate than the coastal areas where it tends to be more

humid.

There is a great variety of flora and fauna in Honduras especially

in the Rio Platano Biosphere Reserve, in the La Mosquitia region, and

in Pico Bonito, a national park in the municipality of El Porvenir near

to the coastal city of La Ceiba.

Both are part of the Mesoamerican Biological Corridor, an

initiative created in 1997 which links many parks from Mexico down to

Panama in order to protect critically endangered species from

extinction.

115

1.2. POLITICS

"Republica de Honduras libre,soberana,independiente-15 de

Septiembre de 1821".

This is the statement that has appeared on the national shield

since January 10, 1935, when President Tiburcio Carias issued Decree

No. 16 where the final aspect of the flag and coat-of-arms, previously

created during the government of Dionisio Herrera in 1825, was

described:

DECRETO No. 16

En vista de la excitativa de la Secretaría de Estado en el Despacho de

Relaciones Exteriores, para que se provea la uniformidad del Escudo

que deben usar los Consulados y Legaciones de la República; y,

Considerando: Que conviene establecer la uniformidad indicada no

sólo para los Consulados y Legaciones, sino para todos los usos, de

modo claro y general.

DECRETA:

Art. 1º.- El Escudo que debe usarse es un triángulo equilátero. En su

base hay un volcán entre dos castillos, sobre los cuales está el arco

iris y debajo de éste, tras el volcán, se levanta un sol esparciendo luz.

El triángulo colocado sobre un terreno que figure bañado por ambos

mares. En torno de él, un óvalo que contiene las letras de oro:

REPÚBLICA DE HONDURAS LIBRE, SOBERANA,

INDEPENDIENTE. – 15 DE SEPTIEMBRE DE 1821. En la parte

116

superior del óvalo aparece una aljaba llena de flechas de la que

penden cuernos de la abundancia unidos por un lazo, y descansando

todo sobre una cordillera de montañas, en las que descuellan tres

árboles de roble a la derecha y tres pinos a la izquierda y en

distribución conveniente, las minas, una barra, un barreno, una cuña,

una almádana y un martillo.

Art. 2º.- El presente Decreto empezará a regir veinte días después de

su promulgación.

Dado en Tegucigalpa, D.C., en el Salón de Sesiones, el diez de

enero de mil novecientos treinta y cinco. Antonio C. Rivera,

Presidente: - M. A. Batres, Secretario. Rodolfo Z. Velásquez,

Secretario

Al Poder Ejecutivo

Tiburcio Carías A.

El Secretario de Estado en los Despachos de Gobernación, Justicia,

Sanidad y Beneficencia. –Abraham Williams.34

Honduras became a presidential republic after the approval of a

new Constitution in 1982. The President, who is also the Head of the

State, is elected every four years by the citizens but according to the

Constitution he can neither be re-elected nor extend his mandate. He

holds the executive powers and he is also responsible for choosing the

rulers of the eighteen departments into which the nation is divided:

Gracias a Dios, Colón, Olancho, El Paraíso, Choluteca, Francisco

34 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras (visited in july 2013)

117

Morazán, Yoro, Atlántida, Cortés, Comayagua, La Paz, Valle, Intibucá,

Santa Bárbara, Lempira, Copán, Ocotepeque, Islas de la Bahía.

If for any reason the President is not able to perform his duties,

he is substituted by the Vice President who is also elected by the citizens

every four years. The residence of the President of Honduras is in the

capital Tegucigalpa and it is called Jose Cecilio del Valle Palace in

honour of the Honduran politician who was a major figure in gaining

independence for Central America.

In order to contrast the considerable power of the President, the

legislative branch is held exclusively by the Congress which is

unicameral and made up of 128 members. In Honduras there are five

political parties which have seats in Congress: Partido Nacional de

Honduras (PNH) 35 ; Partido Liberal de Honduras (PLH) 36 ; Partido

Innovación y Unidad-Social Demócrata (PINU-SD) 37 ; Partido

35 PNH: the National Party of Honduras, the major right-wing conservative

party founded in 1902 in opposition to the PLH. It's flag is completely blue with a white star in the middle. 36

PLH: the Liberal Party of Honduras, the main centre-right liberal party

founded in 1891. It's flag is made of two red stripes with a white one in the middle. 37

PINU-SD: Innovation and Unity Party, a centre-left party in Honduras

established in 1970 to contrast the two major parties and the military regime.

118

Demócrata-Cristiano de Honduras (DC) 38 ; Partido Unificación

Democrática (PUD)39.

After de coup d'etat of 2009 when the former President Manuel

Zelaya was ousted and exiled by the Honduran army on orders of the

Supreme Court, other political parties were founded.

The non-parliamentary parties are the following: Libertad y

Refundación, also called Libre40, which took part in the elections of

2013 led by the former President Zelaya's wife Xiomara Castro; Frente

Amplio Politico Electoral en la Resistencia, or FAPER41; Partido Alianza

Patriótica or ALIANZA42; Partido Anticorrupción or PAC.43

Despite the conspicuous number of parties, Honduras continues

to have a two-party system dominated by the PLH and

the PNH which have been ruling the country for decades.

38 DC: the Christian Democratic Party of Honduras, a centre-left political

party. 39

PUD: the Democratic Unification Party, a left-wing political party which was

founded in 1992 by the unification of four clandestine or semi clandestine parties of the time. The political condition was very particular because of the recent Cold War and the party was legally recognised only in 1993. 40

LIBRE: Liberty and Refoundation, a leftist political party founded in 2011 by

the opponents to the coup d'etat. 41

FAPER: Broad Political Front in Resistance, a centre-left socialist political

party recognised by the Honduras Supreme Electoral Tribunal (TSE) in 2012. 42

ALIANZA: Honduran Patriotic Alliance, a centre-right political party founded

in 2012. Romeo Vasquez Velasquez was the party's candidate in the elections of 2013. 43

PAC: Anticorruption Party, founded in 2012 by the journalist and television

presenter Salvador Nasralla who was also a candidate in the elections of 2013.

119

Once again in the elections of 2013 the PNH's candidate, Juan

Orlando Hernández, won and became the new President of Honduras.

120

2. ANCIENT HONDURAN POPULATION

During the pre-Columbian period the major civilisations that

occupied the Honduran territory were the Maya, the Miskito, the

Tawahka, the Pech and the Lenca.

The cultural centre of the Mayan people was in Copán, in

western Honduras, while the Miskito, the Tawahka and the Pech have

always lived in the east of the country in the region of La Mosquitia.

Ruins of the Pech civilisation were also found on the Bay Islands. The

Lenca were the largest indigenous group and its territory was very

extended and included many departments in South-West Honduras.

2.1. THE MAYA

The development of the Mesoamerican civilisations can be

divided into the Archaic, Preclassic, Classic and Postclassic periods.

The Archaic Period from around 7000 to 2000 B.C. was

characterised by the discovery of agriculture which allowed nomadic

peoples to become more settled and to build villages. During the

Preclassic Period, from around 2000 B.C. to 250 A.D, these villages

grew considerably and gradually they became kinds of city-states.

Around 1500 B.C. a very important civilisation was born, the

Olmec. It is also known as the Mesoamerican mother culture because it

121

developed some characteristics that became the basis of all other pre-

Columbian peoples' culture. They were pioneers in the elaboration of

certain religious concepts such as human sacrifice and self-sacrifice, the

use of pyramids as bases for temples, and the invention of sculpture.

The word olmec comes from the nahuatl 44 term olman which

means "rubber land" because of the great quantity of rubber trees

present in their birthplace, the Mexican Gulf lowlands. At the moment

there is no evidence that confirms that they identified themselves as

Olmecs.

Around 400 B.C. they suddenly disappeared leaving all their

knowledge as a heritage to all Mesoamerican peoples.

In particular the Mayans inherited and developed the written

language and the vigesimal number system they used to calculate time

periods. Even though it was not the only people who used to study the

sky, no other population was so obsessed with it.

Many of their greatest discoveries that still fascinate scholars are

related to time and the sky. In particular they created a very complex

calendar that included tables indicating eclipses and the transit of Venus

with astonishing precision.

It was a Maya tradition to use hieroglyphics to record historical,

mythological and religious events on stones, columns, architraves,

staircases or other monuments. They used a different type of script to

44 Nahuatl: it is the Aztec language

122

write on paper, walls or pottery. Unfortunately most of the “books” they

wrote were lost during the colonisation period because of the Bishop of

Yucatán, Diego de Landa, who wanted to onvert all the natives to

Christianity.

Only three of them survived. They are made of flattened fig-bark

covered with a lime paste and then coated with stucco where Mayans

and other Mesoamerican people used to write. These “books” took the

name of the city where they are conserved.

The Dresden Codex is the most complete of the three and above

all it contributed towards understanding the Maya calendar because it

includes documents dealing with astronomy comprising tables of

eclipses and the transit of Venus.

The Tro-Cortesianus Codex, or Madrid Codex, is the longest and

it contains information about various types of rituals.

The Codex Peresianus or Paris Codex is the one in the worst

conditions and it talks about the gods of katun, a Mayan word that

indicates a period of about twenty years.

The most important sources of the Maya culture are these

codices and other books that have survived. The Popol Vuh, a book

containing legends about the history and culture of the Quiché Maya

from Guatemala, the Relación de las cosas written by Diego de Landa,

the Bishop who issued the order to burn all Mayan books and the

Chilam Balam consisting of reports of the Mayans from Yucatán. All

these books date back to before the XVI century when colonisation

began. Architecture, pottery and sculpture are the only sources that can

123

tell us something more about the Mayan culture before the Spanish

arrived in Mesoamerica.

The Maya territory extended throughout the present-day

southern Mexican states of Chiapas, Tabasco, and the Yucatán

Peninsula states of Quintana Roo, Campeche, Yucatán

,Guatemala, Belize, western Honduras and extreme northern El

Salvador.

It can be divided into three areas: the highlands, the southern

lowlands, and the northern lowlands.

It’s thought that the Maya first settled in the highlands in the Pre-

Classic Period. This area included Guatemala highlands and the

northern part of El Salvador. Despite the abundance of a large variety of

resources and the fertility of the land, the Maya did not develop their

civilization in that area.

Their flourishing period was the so-called Classic Era from

around 250 A.D. to 900 A.D. when they settled in the southern

lowlands or central region that included the highlands of Chiapas,

Belize and western Honduras. Even if the land was not really suitable to

cultivate they found a way to make it fertile by means of a technique still

used today called slash-burn that simply consists in burning part of a

forest. The ash makes the soil fertile albeit for only a few years after

which the land becomes uncultivable again.

The Maya developed an agriculturally intensive, city-centred

civilisation consisting of numerous independent city-states – some

124

subservient to others. Some of the most important cities such

as Caracol, Tikal, Palenque, Copán belong to this period.

Their culture was based on the cultivation of corn that was closely

linked to religion. In fact it was thanks to their gods that they obtained a

good harvest. This is the reason why the Maya dedicated so much time

to building cities where they used to go only for ceremonies and to hold

markets while they used to live in small villages in the middle of the

forest, usually close to rivers.

The Mayan population was divided into three social classes. The

priestly and noble castes were the most powerful, merchants and

artisans formed the middle class and the peasants and slaves the lowest.

Every city-state had two chiefs, the priest who held a very

important position because of his role as a mediator between the people

and deities, and a king or ruler whose power was passed down from

generation to generation and who usually ordered the building of

seveeral monuments to prove it.

The artisans were important because they created all the objects

used for the ceremonies while the farmers dedicated themselves to the

cultivation of a milpa, a plot of land they used to cultivate in group.

A typical Mayan city consisted of a square where the market took

place, a temple with a stepped pyramid base, other buildings the use of

which is still unknown and one or more ballcourts, rectangular “arenas”

where the Maya used to play the ballgame. All Mesoamerican cultures

used to play this game even the Olmec, but the word ballgame can be

misleading because it was not about having fun; on the contrary, it was a

125

real ceremony. The rules of the game are still a subject of debate among

scholars because many different versions developed over time but

certainly the rubber ball was heavy and the players could not touch it

with their hands or feet but only with their hips. Special rituals took

place at the beginning and at the end of the game when a sacrifice always

occurred. In the ancient text Popol Vuh (the Mayan “Book of the

People”) the game is described as a contest between day and night or

life and the underworld with the ball-court representing a portal to the

underworld. The indigenous population still plays this game in a few

some places although naturally sacrifices are prohibited.

Mayan cities of the classic period were also characterised by stone

roads that led to the entrance of the city and linked all the monuments.

Their architecture was rich in details and sophisticated ornamentation

just like their sculpture and pottery. They used many techniques for

decoration such as bas-relief, relief, engraving, or painting on stucco or

directly on clay like the fresco technique. The corbel vault, a typical

element of their architecture, appeared more like a narrow triangle than

an archway because of the material they used, stone.

Stelae was very important for their culture. The Maya erected

these tall carved stone slabs every five or twenty years; they were

decorated with a representation of the ruler of the time and hieroglyphs

generally with astronomic information. People were always represented

with an elongated skull as this was thought to be a typical characteristic

of deities. For this reason, a Mayan tradition was to press babies' skulls

126

at their birth so that they would resemble to gods. The best examples of

stelae are in Tikal, Copán and Tonina.

There are still many mysteries in Maya culture but recently one

of them was solved. It concerns a special indelible bright blue pigment

they invented called Maya blue. Unlike other colours, it has survived

through all these years. In 2008, researchers of Wheaton College of

Illinois and the Chicago Field Museum discovered that to produce this

pigment the Maya used to combine indigo, copal 45and palygorskite, a

clayish mineral. No weather calamity or acid can remove this colour.

They used it both for their walls paintings and to paint the bodies of the

victims of human sacrifice.

All kind of ceremonies in fact ended with a sacrifice. The victims

could be virgins or babies for their purity, or prisoners of war. They also

practiced auto-sacrifice by drawing blood from different parts of their

bodies. For Europeans this may seem unacceptable but they saw these

acts differently. Their only aim was to please their gods so that they

ensured a good harvest and consequently a good life. They believed that

every god had a double face; for example, the god of rain could send

enough rain to make the corn grow or a storm that would have

destroyed the entire harvest. This is why they venerated above all the

gods of nature.

45 Copal: it's a tree resin the pre-Columbian civilisations used a lot as an

incense or for other purposes. The word come from the Nahuatl term copalli which means incense.

127

The most important ceremony was the one before sowing.

People prepared for it by fasting for a long period and during the

ceremony, they begged Mother Nature to forgive them.

Another important Mayan belief was that everything repeats itself

in a cycle. This is the reason why they studied the past so much without

thinking of the future. They thought that when an era ended a new one

began and everything started all over again. According to the Dr. John

Carlson, the director of the Centre of Archaeostronomy46, this concept

led to the misinterpration of the date December 21, 2012. This date in

the Mayan calendar appear as 13.0.0.0.0. just like the first date of the

calendar that in the modern calendar would be August 11, 3114 B.C.

The Maya would call the time elapsed between the two dates 13

B'ak'tun, that is 13 times 144,000 years, a really important date to

celebrate. However this is just a theory.

Another question that many scholars are trying to answer is what

made the Maya suddenly move from the southern lowlands where their

culture reached its peak to the desert-like area in the north?

Many scholars believe that the decline of the Maya civilisation

started long before the arrival of the Spanish conquistadores.

46 Centre of Archaeoastronomy- it was founded in 1978 close to the University of Maryland to advance research, education and public awareness of archaeoastronomy. The journal of the Centre has always published articles about archaeoastronomy and ethnoastronomy.

128

During the Post-Classic Period from around 900 to 1500 A.D.,

the Maya experienced a radical change in their lifestyle because of the

domination of the Toltecs, a nomad-warrior pre-Columbian civilisation

from Mexico. Although the Maya had always fought to conquer new

territories and had always sacrificed prisoners of war, in this period the

number of wars increased a lot and their way of fighting changed too.

The first Maya capital of the Post-Classic Period was Chichén Itza

where some of the traditions of the previous culture still existed such as

the ballgame, the organisation and the structure of the buildings in the

city.

One big difference from the old culture, however, is already

present in Chichén Itza: the cult of Quetzacoatl or Kukulkán, which in

the Maya language literally means "the feathered serpent", a deity

venerated by the Toltecs with the body of a rattlesnake and wings.

The Kukulkán temple in Chichén Itza also known as El Castillo

is one of the most representing buildings of this period. The base is a

pyramid with four stepped facades and at every equinox the particular

light reflects a Kukulkán shaped shadow on one of the flights of steps.

The war motif was present in every art representation with scenes

of battles, victories and the tzompantli or skull rack. This was a

particular tradition consisting in displaying the skulls of war captives or

sacrificial victims on a wooden rack.

Even the Mayan language experienced a change due to the

increase in wars. New concepts and words were introduced in the

Mayan vocabulary. For example tepal or tepual meaning lord, macehual

129

or common people, tecpan or large public building or royal palace,

tenamitl or fortified city, tepeu or glory. They also began to use a new

armour made of quilted stuffed cotton to protect themselves from the

weapons of that period.

In architecture a new building was created in Chichén Itza- the

temple of warriors, a temple surrounded by lines of warrior-shaped

columns.

One of the things that they could not abandon was their love for

astronomy; in fact, in Chichén Itza there is a building known as El

Caracol, probably used as an observatory, and the round dome on the

top goes to confirm this theory.

A particular custom that developed in the Early Post-Classic

period was the Cenote Sagrado or Sacred Cenote, a natural sink hole

used to sacrifice objects and human beings to the god of rain - Chaac.

According to the legend if someone thrown into the Cenote Sagrado

survived he was believed to have the power of prophecy.

After Chichén Itza collapsed this was the only tradition that

survived until 1560 when it disappeared because of the colonisation.

The Chilam Balam tells the legend of Hunac Ceel, a member of

the Cocom family, who declared himself the new prophet after

"surviving" the Cenote and moved the capital to Mayapán after

conquering Chichén Itza.

130

Today, it is thought that the fall of Chichén Itza was caused by a

civil war between the Mayans and the Mayan-Toltecs and archaeological

evidences prove that the city was looted and sacked.

During the last period of the Mayan kingdom with Mayapán as

the cultural centre, their society underwent a further change.the ruling

classes were often leaders; the government was centralised and all the

chiefs of the city-states lived in the capital so that it was harder for the

people to rebel. Moreover, it was impossible for a small city-state to

destroy the capital thanks to the Aztec warriors who protected it.

Mayapán was completely fortified.

This was a period of extreme decline for all kinds of arts and

architecture. Their technique was really rough and ready and they no

longer cared too much about what their temples looked like because

religion had lost its power. The temple of Mayapán was a miniature of

El Caracol.

The only important custom still linked to religion was the cult of

ancestors. Every noble house had a little chapel with a family altar where

the mortal remains of the family’s ancestors were conserved.

The Aztec warriors called Ah Canul or the protectors introduced

new weapons - bows and arrows. In fact, the only aspect in which this

population was more advanced than the previous one was the use of

metals.

The Cocom family ruled for a couple of centuries until Ah

Xupan organised a rebellion affirming that they were selling the Mayans

131

as slaves. All Cocom sons were killed except one who was in Honduras

at the time on business.

With the fall of Mayapán the kingdom was divided into twelve

small city-states. Meanwhile, also in Guatemala many wars were being

fought because the Quiché Maya wanted to have absolute power but the

Spanish got there before they could conquer all the territories.

Therefore, when the Maya suddenly disappeared the whole

kingdom was dominated by war.

Many theories on the reason for their sudden disappearance have

been advanced over the years including war, drought or disease. Tom

Sever from the Marshall Space Flight Center (MSFC) of the NASA

thinks that war, droughts, political instability and diseases contributed to

the end of the Maya. He also believes that the main causes were

starvation and thirst due to natural drought and human deforestation.

132

3. THE HONDURAS POPULATION

TODAY

Today, the Honduras population is made up of about 90% of

mestizos and 10% of indigenous and Afro-Hondurans. The indigenous

civilisations are:

- the Maya-Chortí, descendants of the Maya civilisation whose

cultural centre was in Copán, Honduras, and in Quiriguá Guatemala and

who now live in the departments of Copán and Ocotepeque in Honduras

and in different parts of Guatemala where their language and culture are

still alive;

- the Lenca, that is still one of the most numerous indigenous

population and lives in the south-west of the country in the departments of

La Paz, Intibucá, Lempira and the south of Santa Barbara;

- the Miskito, the third most numerous indigenous people

thanks to extended territory it occupies, from Cabo Camarón in the east of

Honduras to the south of Río Grande in Nicaragua including the largest

protected area in Honduras, the Rio Platano Biosphere, in the department

of La Moskitia;

- the Tolupanes or Xicaques, that live in many municipalities

of the departments of Yoro, Olancho and Colón;

- the Tawahka, that live in the area commonly called Patuca

Medio in the protected Asangni Biosphere in the departments of Gracias a

Dios, Olancho and Colón.

133

- the Pech, that also lives in the departments of Gracias a Dios,

Olancho and Colón but in different aldeas47;

- the Nahoa or Nahua, a new indigenous group recently

recognised by the government that lives in the department of Olancho and

that probably in ancient times also lived in Gracias a Dios;

- the Chorotega, that like the Nahoa, is a small civilisation

born after colonisation thanks to the union of some indigenous groups

from Honduras and Nicaragua and are now located in the departments of

El Paraiso and Choluteca on the borders with Nicaragua where more

Chorotega communities are settled.

The only two Afro-Honduran communities are:

- the Garifuna or Garinagu, that can be found in the Bay

Islands, where they first settled in 1797 after the English moved them from

their original island, San Vicente, and in the departments of Atlántida,

Colón and Cortés;

- the Negros de habla inglesa48 , commonly called in Honduras

Ingleses, that live most in the Bay Islands where this civilisation was born

but that lately have also settled in some coastal areas in the departments of

Atlántida, Colón and Cortés.

47 Aldea: Spanish word to indicate a human settlement with a. Little number of inhabitants situated in rural areas. 48 This people does not like the name Creole and they prefer being called Negros de habla inglesa which literally means English-speaking black people.

134

The great variety of ethnic groups is what makes this country so

fascinating since all the various civilisations have enriched the national

culture with some feature of theirs.

The lifestyle of all the indigenous peoples share similar aspects of

such as the importance of agriculture, hunting and fishing for their

sustenance. The only difference is that some of them base their diet on

cultivated products while others are experts in fishing or hunting. The

Lenca and the Chortí still use the technique of the milpa, the Miskito, the

Pech and the Tawahka still navigate the rivers in their pipantes, similar to

canoes, and the Tolupanes still hunt with bows and arrows and light fires

with stones.

Except the Miskito, all the other indigenous populations suffered

slavery during the colonial period and although they tried hard to oppose

the Spanish, they were finally defeated. The people that managed to resist

the longest was the Lenca thanks to their leader Lempira.

They were the most numerous people of the time and they were

divided into four tribes, the Care, the Cerquín, the Potón and the Lenca

who shared the same language and the same social structure. The cacique49

Lempira unified all four groups, created one big army and resisted against

the Spanish conquistadores for twenty years.

He became the symbol of the Lenca Resistance and after his death,

they finally surrendered to the Spanish. He became a hero for the whole

49 Cacique: indigenous tribes were called cacicazgo and the leader took the name of cacique.

135

nation and today the Honduran currency is named after him. Moreover,

every 20th July is celebrated and during the whole month many events take

place in the department of Lempira.

During colonisation all the indigenous groups except the Miskito

suffered a sharp drop in their population because of the serious state of

malnutrition in which the Spanish kept them and due to the diseases they

brought to the new land.

The only population that avoided this situation was the Miskito

because of the deal that their king made with the English crown. They

offered to help the English in their fight against the Spanish in exchange

for protection. In that period the Miskito attacked all the Spanish

encampments and captured Tawahka, Pech and Tolupanes slaves to sell

them to the English.

Before colonisation the Tawahka dominated the areabut they had to

flee inland close to the rivers Patuca and Wampú because of the

aggressiveness of the Miskito. The same thing happened to the Pech.

Because of the great development of the Miskito civilisation in the

eastern part of Honduras and Nicaragua even the language spoken in the

area changed. Sumo was substituted with Miskito. Both languages belong

to the same Misumalpan 50 root; in fact, their structure is very similar

although the lexicon is not.

50 The Miskitu, Sumo and Matagalpa constitutes the Misumalpan languages. It's thought that these are linked to the Macro Chibcha family, a branch of the Chibcha civilisation from South America.

136

Today, the Tawahka speak their dialect they call Twanka, Miskito,

Spanish and some Paya too. Paya is the language of the Pech that also has

a macro-chibchan root.

In Honduras, almost all the indigenous populations and Afro-

Hondurans are bilingual because they speak Spanish, the national

language, and their traditional languages. The exceptions are the Lenca,

the Maya-Chortí and most of the Tolupanes. Only the Tolupanes that live

in Montaña de la Flor, in the municipality of Orica in the department of

Francisco Morazán still keep alive many of their traditions such as their

language and religion. This is the only community that still does not

profess the Christian religion. All the other indigenous populations do

even if they have never abandoned certain beliefs and rituals.

In modern-day Honduras, minorities risk being absorbed by the

national culture, in fact many young people are losing their tradition. In

the 1978, the first organisation for the protection of minority rights, the

OFRANEH, the Honduran Black Fraternity Organisation, was born.

Subsequently, many others were created and now every minority group has

its own.

137

Indigenous people Acronym Organisation Translation

Miskito MASTA Moskitia Aisla Takanka

Tawahka FITH Federación Indígena

Tawaka de Honduras Tawahka Indigenous Federation of

Honduras

Miskito-Tawahka MUIHKA Movimiento Indígena

Herederos de la

Moskitia

Heirs of the Indigenous Movement

Moskitia

Lenca ONIHL Organización Nacional

Indígena Lenca de

Honduras

National Organisation of Lenca

Indians of Honduras

Lenca COPINH Consejo Civico de

Organizaciones

Populares e Indígenas

de Honduras

Civic Council of Popular and

Indigenous Organisations of

Honduras

Lenca MIHL Movimiento Indígena

Lenca de Honduras Indigenous Lenca Movement of

Honduras*

Lenca FHONDIL Federación Hondureña

de Indígenas Lenca Honduran Lenca Indigenous

Federation

Lenca CGL Consejo de Gobierno

Lenca Council of Lenca Government*

Lenca CONMIHL Consejo de Mujeres

Indígenas Lencas de

Honduras

Council of Indigenous Lenca

Women of Honduras

Chortí CINCHSA Consejo Indígena

Chortí Nueva San

Andrés

Council of Indigenous Chortí Nueva

San Andrés*

Chortí CONIMCHH Consejo Nacional Maya

Chortí Maya-Chortí National

Indigenous Council

Pech FETRIPH Federación de Tribus

Pech de Honduras Federation of Pech Tribes of

Honduras

Tolupán FETRIXY Federación de Tribus

Xicaques de Hobduras Federation of Xicaque Tribes of

Yoro

138

Indigenous people Acronym Organisation Translation

Tolupán ACIMF Asociación de

Comunidades

Indígenas de la

Montaña de la Flor

Association of Indigenous

Communities of Montaña de la Flor

Nahoa FINAH Federación Indígena

Nahoa de Honduras Indigenous Nahoa Federation of

Honduras*

Chorotega FCIC Federación de

Comunidades

Indígenas Chorotegas

de Honduras

Federation of Indigenous

Communities of Honduras

Chorotega

Garífuna OFRANEH Organización Fraternal

Negros de Honduras Honduran Black Fraternity

Organisation

Garífuna ODECO Organización de

Desarrollo Comunitario Organisation for Ethnic Community

Development in Honduras

Negros de habla

inglesa NABIPLA Asociación de

Profesionales y

Trabajadores Nativos

Isleños

Native Bay Islanders Professionals

and Labourers Association

All these organisations are trying to preserve the culture and

language of minority peoples. UNESCO officially proclaimed the Garifuna

language, dance and music Oral and Intangible Heritage by the in 2008.

Currently, the most important aims of these organisations are the

achievement of indigenous self-determination, the reclamation of their old

territories and the introduction of bilingual schools where children can

learn both Spanish and their traditional languages.

In the Chortí territory this project was launched in 2010 with the

construction of a building called Templo del Sol with the aim of becoming

a school for Maya-Chortí.

139

CONCLUSION

My dissertation concerns the Honduran population from their

origins to the present. I dedicated the first chapter to a geographic and

political description of the country in order to understand the

environmental and political situation in which it lives. Most of the

territory consists of forests that do not foster agriculture. This is why the

indigenous peoples used the deforestation technique to make the land

fertile.

According to Tom Sever, the NASA archaeologist, the diseases

the Europeans brought and the wars that dominated the Maya Kingdom

in the Post-Classic period partially contributed to the extinction of this

great civilisation. He also stated, however, that hunger and thirst due to

deforestation and to drought were the main causes of the sudden

disappearance of the Maya people.

To them I dedicated the second chapter describing the

development of their culture that started during the Pre-Classic period,

reached its peak during the Classic and concluded at the end of the

Post-Classic period. No Mesoamerican civilisations would have reached

such a high level of their culture if the Olmecs had not laid the

foundations for their development after they suddenly disappeared

around 400 B.C. Among other things, they were the pioneers of

concepts and traditions such as the hieroglyphs, the vigesimal number

system, the rituals of sacrifice and auto-sacrifice and the use of pyramids

as bases for temples.

140

Several populations that still live in Honduras today have been

there since the pre-Columbian period. Since they did not develop any

type of written language there is very little information about their

culture before the Spanish conquistadores arrived.

The last chapter is about the history and the culture of all the

peoples that inhabit the Honduran territory. Today, all these minorities

are legally represented by organisations that are fighting for the rights

listed in the Declaration on the Rights of Indigenous People rights

adopted by the UN General Assembly in 2007.

The phenomenon of globalisation, which has been a continuous

process since the XX century, is an obstacle to cultural diversity because

it obliges minorities to conform to the lifestyle of modern society to

guarantee their survival.

As written in the UNESCO World report entitled “Investing in

cultural diversity and intercultural dialogue” “an approach to

development sensitive to cultural diversity is the key to addressing the

interlinked economic, social and environmental problems confronting

the planet”.

141

POBLACIÓN DE HONDURAS

AYER Y HOY

142

INTRODUCCIÓN

Yo me crié en Italia pero nunca olvidé el país donde nací,

Honduras, un Estado de Centroamérica poco conocido en Europa.

En Italia muchos lo conocen por el programa televisivo "l’isola dei

famosi", que se condujo en uno de los cayos hondureños.

En Honduras encontramos una gran variedad de paisajes con

playas, montes y forestas ricas de diferentes especies de flora y fauna y de

consecuencia varios tipos de clima.

Una de las civilizaciones más importantes que han habitado parte de

ese territorio es la Maya, que juntos a otras pueblos indígenas

precolombinos han contribuido a la formación de la actual población

hondureña.

La mayoría de los países de Latino América se componen de

diferentes razas y etnias, en particular en Honduras, la población se

constituye de aproximadamente un 90 % de mestizos y el restante 10% de

una variedad de grupos indígenas y de origen africana. Esta sociedad

multiétnica es lo que hace de este pequeño país una grande Nación.

Hay que decir que algunos de los grupos indios que viven en

Honduras también habitan otros países cercanos, de hecho en época

precolombina, que significa antes de la llegada de los españoles, no había

una división precisa de los estados, eran los mismos grupos que

delimitaban sus territorios. Antes se hablaba de Mesoamérica, un término

143

que se refería a las culturas de todo el territorio que va desde el actual

México centro-septentrional hasta las regiones occidentales de Honduras y

El Salvador.

Mi objetivo es definir un marco general de la población que hoy

ocupa el territorio hondureño desde las orígenes tratando en particular la

historia y la cultura de la civilización Maya que todavía interesa muchos

estudiosos. También voy a describir aspectos de la tradición de las varias

etnias que han sobrevivido hasta la actualidad no obstante la grande

revolución del estilo de vida que han experimentado después de la llegada

de los europeos.

Mi intención escribiendo esta tesis, es difundir el conocimiento de

unas culturas muy diferentes y lejanas a la europea y también ayudar la

campaña de sensibilización de muchas organizaciones como el UNESCO

para sostener la diversidad cultural.

144

1. HONDURAS

1.1. GEOGRAFÍA

Honduras es una república centroamericana que limita al norte con

el Mar Caribe o de las Antillas, al sur con el Golfo de Fonseca, al sur-este

con la República de Nicaragua, al sur-oeste con el Salvador, y al oeste con

la República de Guatemala. Por lo tanto podemos decir que es una franja

de tierra encerrada entre dos océanos y es esto lo que quiere representar

su bandera. De hecho está formada por dos bandas azules y una blanca en

el medio, en la cual estan localizadas cinco estrellas azules que simbolizan

la primera unión de los estados de América Central: Guatemala,

Nicaragua, El Salvador, Costa Rica y Honduras.

El país tiene una superficie de 112.492 kilometros ² que lo convierte

en el país más grande de Centroamérica aunque no es el más poblado con

145

sus 8.296.693 habitantes.

Se cree que el nombre Honduras derive de la palabra maya

Huntulha que se refiere a la costa y no a la profundidad del agua como

muchos afirman. Sin embargo, esto no ha sido el único nombre que se ha

dado, el primero fue Guaymuras y luego Higuera o Hibuera.

Aunque el país ha sido denominado Honduras desde su

independencia, el 15 de septiembre de 1821, ha sido oficializado sólo

hasta el 12 de septiembre de 1862 por la Cámara de Diputados en la

ciudad de Santa Rosa de Copan. El decreto n °3 de hecho afirma que:

la Cámara de Diputados considerando, que está en sus facultades y

es su deber instituir el nombre que debe llevar la nación

procediendo en consonancia con el rango político que le pertenece

atendidos los principios desenvueltos en la carta fundamental ha

tenido bien decretar y decreta:

Artículo n.°1: La denominación que en adelante llevará el conjunto

de pueblos que forman el Estado con inclusión de sus islas

adyacentes, es el de la “República de Honduras”.51

El 82% del territorio hondureño está formado por montañas debido

a la Sierra Madre de Chiapas también denominada Cordillera Central, una

51 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitado en Julio 2013)

146

de los sistemas montañosos mas extenso de América Central, que atraviesa

todo el país.

En contraste con el clima mediterráneo que se define en cuatro

estaciones, el de Honduras se divide sólo en dos, la húmeda y la seca. Eso

se debe a la morfología del país y a la ubicación geográfica en el hemisferio

norte que se encuentra en la zona tropical entre los dos océanos, el

Atlántico y el Pacífico, y a unos 1600 km al norte de la línea ecuatorial. El

clima resulta frío y seco en los meses que van de diciembre a mayo, cálido

y lluvioso en el período de junio a noviembre y desde septiembre hasta

mediados de noviembre, el riesgo de huracanes es muy alto. Además en el

interior del país el clima es más templado y en la zona costera más

húmedo.

Hay una gran variedad de flora y fauna en Honduras que

comprenden también especies en riesgo de extinción, en particular en la

reserva de la Biosfera de Río Platano ubicada en el departamento de la

Mosquitia y en Pico bonito, un parque nacional de El Porvenir cerca de la

ciudad de la Ceiba.

Ambos forman el Corredor Biológico Mesoamericano, una

iniciativa establecida en 1997 que une muchos parques desde México

hasta Panamá con el fin de proteger a las especies en peligro de extinción.

147

1.2. POLÍTICA

"República de Honduras libre, soberana, independiente - 15 de

septiembre de 182 ".

Esta es la definición del escudo Hondureño desde el 10 de enero

de 1935 cuando el Presidente Tiburcio Carias emitió el decreto n.16

donde se describe el aspecto final de la bandera y del escudo que fueron

creados anteriormente durante la gobernación de Dionisio Herrera en

1825.

DECRETO No. 16

En vista de la excitativa de la Secretaría de Estado en el Despacho de

Relaciones Exteriores, para que se provea la uniformidad del Escudo

que deben usar los Consulados y Legaciones de la República; y,

Considerando: Que conviene establecer la uniformidad indicada no

sólo para los Consulados y Legaciones, sino para todos los usos, de

modo claro y general.

DECRETA:

Art. 1º.- El Escudo que debe usarse es un triángulo equilátero. En su

base hay un volcán entre dos castillos, sobre los cuales está el arco

iris y debajo de éste, tras el volcán, se levanta un sol esparciendo luz.

El triángulo colocado sobre un terreno que figure bañado por ambos

mares. En torno de él, un óvalo que contiene las letras de oro:

REPÚBLICA DE HONDURAS LIBRE, SOBERANA,

148

INDEPENDIENTE. – 15 DE SEPTIEMBRE DE 1821. En la parte

superior del óvalo aparece una aljaba llena de flechas de la que

penden cuernos de la abundancia unidos por un lazo, y descansando

todo sobre una cordillera de montañas, en las que descuellan tres

árboles de roble a la derecha y tres pinos a la izquierda y en

distribución conveniente, las minas, una barra, un barreno, una cuña,

una almádana y un martillo.

Art. 2º.- El presente Decreto empezará a regir veinte días después de

su promulgación.

Dado en Tegucigalpa, D.C., en el Salón de Sesiones, el diez de

enero de mil novecientos treinta y cinco. Antonio C. Rivera,

Presidente: - M. A. Batres, Secretario. Rodolfo Z. Velásquez,

Secretario

Al Poder Ejecutivo

Tiburcio Carías A.

El Secretario de Estado en los Despachos de Gobernación, Justicia,

Sanidad y Beneficencia. –Abraham Williams.52

Honduras se convirtió en República presidencial después de la

aprobación de una nueva Constitución en 1982. El Presidente, que es el

Jefe del Estado también, es elegido cada cuatro años por los ciudadanos

pero la Constitución afirma que no puede ser reelegido ni extender su

encargo. El Presidente tiene el poder ejecutivo y es responsable de elegir

los gobernantes de los 18 departamentos en los cuales está dividido el país:

52 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitdo en Julio 2013)

149

Gracias a Dios, Colón, Olancho, El Paraíso, Choluteca, Francisco

Morazán, Yoro, Atlándida, Cortés, Comayagua, La Paz, Valle, Intibucá,

Santa Bárbara, Lempira, Copán, Ocotepeque, Islas de la Bahía.

En caso que el Presidente no tenga la capacidad de cumplir con su

encargo, el Vicepresidente, también elegido por los ciudadanos cada

cuatro años, lo sustituye. El Presidente habita en la capital Tegucigalpa en

el Palacio Jose Cecilio del Valle, que lleva el nombre del político

hondureño que contribuyó a la independencia de Centroamérica.

Para contrastar el gran poder detenido por el Presidente, el poder

legislativo está exclusivamente en las manos del Congreso que es

unicameral y es formado por 128 miembros representantes de cinco

partidos políticos: Partido Nacional de Honduras o PNH53; Partido Liberal

de Honduras o PLH54; Partido Innovación y Unidad-Social Demócrata o

PINU-SD 55 ; Parido Demócrata-Cristiano de Honduras o DC56 ; Partido

53 PNH: el mayor partido de la derecha conservativa fundado en 1902 en oposición

al PLH. Su bandera es azul con una estrella blanca en el medio.

54 PLH: el principal partido de centro-derecha fundado en 1891. Su bandera se

compone de dos franjas rojas y una blanca en el medio.

55 PINU-SD: un partido de centro-izquierda creado en 1970 para contrastar los dos

partidos mayores y el régimen militar.

56 DC: un partido político de centro-izquierda.

150

Unificación Democrática o PUD57.

Después del golpe de estado cuando el ex Presidente Manuel

Zelaya fue exiliado por las fuerzas militares hondureñas, por orden de la

Corte Suprema, se formaron ulteriores partidos políticos.

Esos partidos son los siguientes: Libertad y Refundación, también

llamado Libre58, que participó a las elecciones del 2013 representado por

la mujer del ex Presidente Zelaya , Xiomara Castro; Frente Amplio

Político Electoral en la Resistencia o FAPER59; Partido Alianza Patriótica

o ALIANZA60; Partido Anticorrupción o PAC61.

No obstante existan varios partidos, Honduras tiene un sistema

bipartidista dominado por el PLH y el PNH que gobiernan el país desde

57 PUD: un partido político de izquierda que nació en 1992 con la unión de cuatro

partidos clandestinos o semi clandestinos. En aquel tiempo la condición política era

muy particular a causa de la Guerra Fría y el partido fue reconocido legalmente sólo

en 1993.

58 LIBRE: un partido político de izquierda fundado en el 2011 por los opositores del

golpe de estado.

59 FAPER: un partido político de centro-izquierda reconocido por el Tribunal

Electoral Supremo de Honduras en 2012.

60 ALIANZA: un partido político de centro-derecha fundado en 2012. Romeo

Vasquez Velasquez fue el candidato del partido a las elecciones de 2013.

61 PAC: fundado en 2012 por el periodista y presentador de televisión Salvador

Nasralla que participó a las elecciones de 2013.

151

hace muchos años. En 2013 un candidato del PNH, Juan Orlando

Hernández, ganó las elecciones y fue proclamado el nuevo Presidente de

Honduras.

152

2. LA POBLACIÓN DE HONDURAS

AYER

Las civilizaciones más importantes que habitaron el territorio

hondureño en el periodo precolombino fueron Los Mayas, Los Miskitos,

los Tawahkas, los Pech y los Lencas.

El centro cultural de los Mayas en Honduras era Copán en el oeste

del país, en cambio los Miskitos, los Tawahkas, los Pech han siempre

habitado la parte oriental en particular en el departamento de la

Mosquitia. En las Islas de la Bahía también se encontraron restos de la

población Pech. En fin el territorio Lenca era muy extenso e incluía

muchos departamentos del sur-oeste de Honduras.

2.1. LOS MAYAS

El desarrollo de la civilizaciones mesoamericanas se divide en los

periodos Arcaico, Preclásico, Clásico y Postclásico.

El periodo Arcaico, que va aproximadamente desde el 700 hasta el

2.000 A.C., fue caracterizado por el descubrimiento de la agricultura que

permitió a los pueblos nómadas de convertirse en pueblos mas estables y

de formar aldeas organizadas.

Durante el periodo Preclásico, aproximadamente desde 2000 A.C

hasta 250 D.C, hubo un fuerte crecimiento de la población y poco a poco

153

esas aldeas se convirtieron en pequeñas ciudades-estados.

Entorno a 1500 a.C. nació una civilización muy importante para la

historia cultural de todas las poblaciones indígenas precolombinas, la

Olmeca, también conocida como la cultura madre mesoamericana. Ellos

fueron los pioneros de conceptos religiosos como el sacrificio humano y el

auto sacrificio, los primeros que usaron la pirámide como base para

templos y que inventaron la escultura.

La palabra olmeco viene de olman, en lengua nahuatl62, que significa

literalmente "tierra de la goma" por la gran cantidad de castilla elástica

presente en el lugar donde nacieron, las tierras bajas del Golfo Mexicano.

Hasta hoy en día no hay ninguna prueba de que ellos mismos se definían

como Olmecas.

Alrededor del año 400 a.C. esa cultura desapareció de repente

dejando en herencia todos sus conocimientos a las civilizaciones

mesoamericanas que sin esas bases no hubieran tenido la posibilidad de

desarrollar su cultural a un nivel tan alto.

En particular los Mayas heredaron y mejoraron la escritura y el

sistema numérico vigesimal que utilizaban para sus cálculos del tiempo.

Aunque ellos no fueron la única población que solía analizar el cielo, no

hubo otra tan obsesionada con ese tema.

62 Nahuatl: el idioma de los Aztecas.

154

La mayoría de las invenciones mayas más interesantes conciernen el

tiempo y la astronomía. Los ejemplos más famosos son el complejo

calendario maya y las tablas de eclipse y de Venus elaboradas con una

precisión impresionante.

Una de sus tradiciones era registrar eventos históricos, mitológicos y

religiosos grabando jeroglíficos en piedras, pilares, arquitrabes, escalinatas

y otros monumentos. También escribían en papel, paredes o cerámica

pero utilizaban otro tipo de escritura. Lamentablemente la mayoría de los

"libros" mayas fueron destruidos en el periodo de la colonización española

por órdenes de Padre Diego de Landa con la intención de convertir a

todos los indígenas al cristianismo.

Sólo tres códices sobrevivieron hasta nuestros tiempos. Se trata de

libros de papel doblado que producían utilizando la corteza interna de una

variedad del árbol del higo conocido como amate que se trataba con una

capa de cal sobre la superficie sobre la cual escribían. Cada uno de esos

libros lleva el nombre de la ciudad donde está guardado.

El Códice de Dresde es considerado el más importante porque es el

más completo y fue fundamental para comprender el calendario maya

incluyendo documentos de astronomía como las tablas de eclipse y de

Venus.

El Códice Tro-Cortesiano o de Madrid es el menos elaborado pero

el más largo y contiene informaciones sobre varios tipos de rituales.

155

El Códice Peresiano o de París es el que está en las peores

condiciones y trata de las deidades del katún, palabra maya que indica un

periodo de veinte años.

Las fuentes escritas que es posible consultar son los tres códices y

otros libros que sobrevivieron. El Popol Vuh, un libro que trata de la

historia y la cultura de los Maya Quiché de Guatemala, la "Relación de las

cosas" escrito por el mismo Padre de Landa que dió la orden de quemar

todos los libros mayas y el Chilam Balam que contiene reportes de los

Mayas de Yucatán.

Sin embargo, estos libros fueron escritos en el siglo XVI durante la

colonización así que la arquitectura, la alfarería y la escultura son las únicas

fuentes de conocimiento de la cultura maya antes de la llegada de los

españoles.

El territorio Maya se extendía en todo los actuales estados de

México del Sur, Chiapas, Tabasco y los estados de la península de

Yucatán Quintana Roo, Campeche y Yucatán. También incluía los

actuales estados de Guatemala, Belize, la parte occidental de Honduras y

el extremo norte de El Salvador. Se puede dividir en tres zonas: la tierras

altas, las tierras bajas del sur y las tierras bajas del norte.

Se cree que en el periodo preclásico los Mayas habitaron las tierras

altas, el área que incluía las tierras altas de Guatemala y la parte norte de

El Salvador. No obstante la riqueza de recursos presentes en esa zona y la

fertilidad de su tierra la cultura Maya no ha alcanzado altos niveles en esta

parte de su reino.

156

El periodo clásico fue el más próspero para la cultura Maya y duró

aproximadamente desde 250 d.C. hasta 900 d.C. cuando se establecieron

en las tierras bajas del sur, también llamada región central que incluía las

tierras altas de Chiapas, Belize y la parte occidental de Honduras. Aunque

el territorio no era tan cultivable, porque se constituía mayormente de

forestas, encontraron la manera de volverlo fértil. Se trata de una técnica

todavía muy utilizada llamada corta y quema que consiste en quemar parte

de la foresta para que la ceniza pueda convertir el terreno en fértil, aunque

sólo por pocos años después de los cuales la tierra es inútil.

La civilización Maya estaba organizada en varias ciudades- estados,

algunas subordinadas a otras, y se basaba en la agricultura. Algunas de las

ciudades más importantes nacieron en este periodo como Caracol, Tikal y

Copán.

El producto básico que cultivaban era el maíz que también

constituía el centro de su religión politeísta que veneraba sobre todo las

deidades de la naturaleza para que le regalaran una buena cosecha.

La ciudad era considerada un centro ceremonial, de hecho se

usaba sólo para los rituales y para el mercado mientras que la población

vivía fuera de la ciudad en aldeas en el medio de la foresta generalmente

cerca de los ríos y se dividía en tres clases. La casta sacerdotal y la noble

eran las más poderosas, luego estaban los artesanos y en fin los agricultores

que eran la clase más baja.

157

Cada ciudad-estado era gobernada por dos jefes, un sacerdote que

detenía un gran poder por su posición como mediador entre el pueblo y

los dioses, y un rey que recibía su poder de generación en generación.

Los artesanos eran considerados importantes porque tenían la

capacidad de crear objetos esenciales para las ceremonias, mientras que

los agricultores se dedicaban a la cultivación de la milpa, una parte de

terreno que solían cultivar en grupo.

Una típica ciudad Maya estaba formada por una plaza donde se

realizaba el mercado, un templo con una pirámide como base, otros

palacios de uso desconocido y una o más canchas para el juego de la

pelota.

Todas las civilizaciones mesoamericanas, incluyendo a los Olmecas,

solían practicar el juego de la pelota que era una ceremonia y no una

forma de diversión, como la palabra induce a pensar. No se conocen bien

las reglas del juego porque han existido muchas versiones dependiendo de

la época y de la zona, pero es cierto que la pelota de goma que utilizaban

era muy pesada y los jugadores no estaban permitidos usar las manos o los

pies, sólo las caderas. Al principio de la ceremonia se realizaban unos

rituales especiales y el juego terminaba con un sacrificio. En el Popol Vuh

se describe el juego como una lucha entre el día y la noche o entre la vida

y el mundo subterráneo, de hecho la cancha representaba un portal para

el "otro mundo". Hoy en día existen algunos grupos indígenas que todavía

juegan pero los sacrificios son prohibidos.

158

Un elemento característico de muchas ciudades del periodo clásico

son las calles de piedra que mostraban la entrada de la ciudad y unían

todos los monumentos. Las artes mayas de ese periodo, ósea la

arquitectura, la escultura y la alfarería, eran muy ricas de detalles. Para sus

sofisticadas decoraciones utilizaban varias técnicas como el bajorrelieve, el

altorrelieve, el grabado y la pintura en el estuco o en el barro como la

técnica del fresco. Otra característica de la arquitectura maya de ese

tiempo era la falsa cúpula que parecía más un triángulo estrecho que un

arco porque el uso de la piedra limitaba sus dimensiones.

Una tradición muy importante para los Mayas era erigir una estela

cada cinco y veinte años. Solían decorarla con una representación del rey

de la época y jeroglíficos generalmente indicando informaciones

astronómicas. Los reyes eran siempre representados con un cráneo largo

que pensaban era una característica de los dioses y por eso era costumbre

de ellos apretar el cráneo de los niños recién nacidos para que se

parecieran más a las deidades. Los ejemplos más relevantes de estelas se

encuentran en Tikal, Copán y Tonina.

Todavía hay muchos misterios mayas para descubrir pero el del

particular color azul, llamado azul maya, ha sido revelado en 2008. Los

científicos del Wheaton College de Illinois y del Chicago Field Museum

descubrieron que los Mayas creaban ese color que ha sobrevivido a la

intemperie y a cualquier tipo de ácido derritiendo juntos el índigo, el

159

copal 63 y el palygorskite, un mineral que contiene arcilla. Ese azul era

utilizado para varios propósitos como por ejemplo, para decorar paredes o

la alfarería y también para pintar las víctimas de los sacrificios.

La mayoría de las ceremonias terminaban con un sacrificio

generalmente de vírgenes o niños, por su pureza, o de prisioneros de

guerra. También se practicaba el autosacrificio que consistía en sacar

sangre de diferentes partes del cuerpo.

El objetivo de ese tipo de ritual era complacer los dioses para

asegurarse una buena cosecha y de consecuencia una buena vida. Ellos

creían que todas las deidades tenían un lado bueno y uno malo por

ejemplo el dios de la lluvia, llamado Chaac, podía mandar lluvia suficiente

para permitir al maíz de crecer o una tormenta que podía destruir toda la

cosecha. Por esta razón ellos veneraban sobre todo los dioses de la

naturaleza.

La ceremonia más importante era la de la siembra durante la cual

pedían perdón a Madre Naturaleza y para la cual se preparaban con un

largo periodo de abstinencia.

Un principio fundamental para entender la cultura Maya es que

todo ocurre cíclicamente de consecuencia se dedicaban al estudio del

63 Copal: es una resina muy usada por las civilizaciones precolombinas como

incienso o para otros propósitos sobre todo durante las ceremonias. La palabra

viene del término nahuatl que significa incienso.

160

pasado para predecir los eventos del futuro. Según ellos cuando una era

terminaba, otra empezaba y todo los eventos se repetían.

Según el Dr. Jhon Carlson, director del Centro de

Arqueastronomía 64 , eso fue lo que causó el malentendido del 21 de

diciembre 2012 fecha conocida como el final del mundo. El cree que esa

fecha indicaba sólo el final de una era que era un evento muy importante

para celebrar. De hecho el calendario maya empieza el 11 de agosto de

3114 a.C que se representa de esta manera: 13.0.0.0.0. Después de trece

B’ak’tun, que sería trece veces 144.000 años, el ciclo se concluye y la fecha

se representa de nuevo 13.0.0.0.0 que corresponde al 21 de diciembre de

2012.

Otra pregunta que muchos intentan responder es ¿ cuál fue la causa

que obligó a los mayas a desplazarse desde las tierras bajas del sur donde

su cultura alcanzo sus niveles más altos hasta el desértico norte?

Se cree que el periodo de decadencia de la civilización Maya

empezó mucho antes de la llegada de los conquistadores españoles.

Durante el periodo postclásico aproximadamente desde 900 hasta

el 1500 d.C el estilo de vida de los Mayas se revolucionó fuertemente a

64 Centre of Archaeoastronomy- fundado en 1978 cerca de la Universidad del

Maryland para mejorar la búsqueda, la educación y el conocimiento público de

arqueoaestronomia. El periódico del Centro ha publicado sólo artículos que tratan de

archaeoastronomía y etnoastronomía.

161

causa del dominio de los Toltecas, una civilización precolombina de

guerreros nómadas mexicanos.

En las épocas pasadas, los Mayas combatían para conquistar nuevos

territorios y para sacrificar los prisioneros de guerra, pero en este periodo

las guerras aumentaron mucho y hasta la forma de combatir cambió.

La primera capital del periodo postclásico fue Chichen-Itzá donde

algunas de las antiguas tradiciones todavía existían como el juego de la

pelota, la organización y la estructura de los monumentos de la ciudad.

Una grande diferencia con respeto a la antigua cultura, es el culto

del Quetzacoatl o Kukulcán, en lengua Maya, que literalmente significa

"serpiente emplumada". Se trata de una divinidad que veneraban los

Toltecas representada con un cuerpo de serpiente de cascabel y unas alas.

El templo de Kukulcán conocido como El Castillo, es uno de los

monumentos más representativo del periodo. La base es una pirámide de

cuatro lados cada uno con una gran escalinata que conduce al templo

superior, balaustradas de piedras flanquean cada escalera y en la base de la

escalinata norte se asientan dos colosales cabezas de serpientes

emplumadas. La particular característica de esta construcción es la

proyección del cuerpo de una serpiente que ocurre en cada equinoccio

debido a la posición del sol.

El motivo de la guerra era muy presente en el arte con

representaciones de combates, victorias y tzompantli, un altar donde se

empalaban ante la vista pública las cabezas de los cautivos sacrificados con

el fin de honrar a los dioses.

162

Uno de los monumentos típicos de Chichen Itzá es el templo de los

guerreros, una pirámide escalonada rodeada de las "Mil columnas" cada

una de ellas grabadas con imágenes de sacerdotes y guerreros.

El aumento de las guerras influyó sobre la lengua Maya creando

nuevos conceptos e introduciendo nuevas palabras en su léxico. Por

ejemplo tepal o tepual que significa señor, macehual o pueblo, tecpan o

grande monumento público o palacio real, tenamitl o ciudad fortificada,

tepeu o gloria. También empezaron a usar una nueva armadura hecha de

algodón acolchonado para protegerlos de las armas que se usaban en

aquel tiempo.

Una de las cosas que los Mayas no pudieron olvidar fue el amor a la

astronomía, de hecho construyeron el Caracol, un edificio que se supone

que usaban como observatorio por la posición en que se encuentra.

Una tradición que se desarrolló durante la primera fase del periodo

postclásico es la del Cenote Sagrado, una depresión circular rellena de

agua donde sacrificaban objetos y seres humanos para venerar al Dios de

la lluvia, Chaac. Según la leyenda si alguien sobrevivía al Cenote Sagrado,

adquiría un poder profético.

Después del derrumbe de Chichen Itzá esta fue la única tradición

que sobrevivió hasta 1560 cuando desapareció a causa de la colonización.

El Chilam Balam narra la leyenda de Hunac Ceel, un miembro de

la familia Cocom, que sobrevivió al Cenote y se declaró el nuevo profeta.

Después de haber conquistado Chichen Itzá, desplazó la capital a

Mayapán.

163

Estudios arqueológicos demostraron que la caída de Chichen Itzá

fue causada por una guerra civil entre los Mayas y los Mayas-Toltecas.

En el último periodo el reino Maya se convirtió en una organización

militar con un gobierno centralizado: todos los jefes de las ciudades-

estados menores estaban obligados a vivir en la capital, para que a la

población fuera difícil rebelarse. Además para la población de una sola

pequeña ciudad-estado era imposible destruir la capital que los guerreros

Aztecas defendían.

Mayapán era completamente fortificada sin acceso a los terrenos

cultivables porque sólo los nobles la habitaban y los agricultores les

llevaban los productos alimentares.

Este fue el periodo de mayor declino de todas las formas de arte

incluyendo la arquitectura. La técnica era muy rústica y dejaron de curar el

aspecto de los templos por que la religión ya no era considerada una

prioridad. El templo de Mayapán era una simple copia en miniatura de El

Caracol.

La única tradición religiosa considerada importante en aquel tiempo

era el culto de los ancestros, de hecho todas las casas de los nobles

comprendía una pequeña capilla con un altar familiar donde se guardaban

los restos de los ancestros.

Los guerreros Aztecas se definían Ah Canul que significa "los

protectores" e introdujeron nuevas armas: el arco y las flechas. El uso del

metal fue lo único en que se distinguió esa población dado que sus

predecesores solo trabajaban con jade.

164

La familia Cocom gobernó por dos siglos hasta que Ah Xupan

convenció el resto de la población a rebelarse diciendo que ellos vendían

los Mayas como esclavos. Todos los hijos Cocom fueron asesinados, sólo

se salvó uno que durante esa guerra se encontraba en Honduras por

razones comerciales.

Con la caída de Mayapán el reino se dividió en doce pequeñas

ciudades estados.

Al mismo tiempo también en Guatemala estallaron muchas guerras

conducidas por los Mayas Quiché, que querían dominar sobre las otras

tribus pero los españoles llegaron antes que terminaran de establecer su

poder.

En ese periodo el reino maya era dominado por la guerra. Tom

Sever del Marshall Space Center de la NASA cree que la guerra, la sequía,

la instabilidad política y las enfermedades, fueron todos síntomas de la

extinción de esa población pero las causas principales fueron la hambruna

y la sed debidas a la sequía y a la deforestación. Esta parece la teoría más

probable que ha sido elaborada que une los descubrimientos de muchos

arqueólogos y estudios basados en las fotos satelitales gracias a los

instrumentos de la NASA.

165

3. LA POBLACIÓN DE HONDURAS HOY

Hoy en día la población de Honduras está constituida por

aproximadamente 90% de mestizos y el restante 10 % de indígenas y afro-

hondureños. Las civilizaciones indígenas son las siguientes:

Maya-Chortí, descendientes de la civilización Maya

cuyo centro cultural en el pasado se encontraba en Copán y en Quiriguá y

ahora ocupan los departamentos de Copán y Ocotepeque en Honduras y

varias regiones de Guatemala donde siempre han mantenido su cultura y

su dialecto vivo;

Lenca, uno de los grupos indígenas más numerosos

que viven en el sur-este del país en los departamentos de La Paz,

Intibucá, Lempira y en el sur de Santa Barbara;

Miskito, la tercera civilización indígena más numerosa

gracias a la extensión de su territorio que va desde Cabo Camarón, en el

este de Honduras, hasta el sur de Río Grande en Nicaragua incluyendo la

más grande área protegida de Honduras, la Biosfera de Rio Platano, en

el departamento de La Moskitia;

Tolupán o Xicaque, que habitan varias

municipalidades de los departamentos de Yoro, Olancho y Colón;

Tawahka, que viven en la zona llamada comúnmente

Patuca Medio en el área protegida de la Biosfera Asangni y en los

departamentos de Gracias a Dios, Olancho y Colón.

166

Pech, que también viven en los departamentos de

Gracias a Dios, Olancho y Colón pero en aldeas distintas;

Nahoa o Nahua, un grupo indígena recién reconocido

por el gobierno hondureño situado en el departamento de Olancho y

que probablemente en épocas pasadas también vivió en Gracias a Dios

donde se cree que dejó plantaciones de café que utilizan los habitantes

actuales;

Chorotega, un pequeño grupo que nació después de la

colonización gracias a la unión de algunos grupos indígenas de Honduras y

Nicaragua, y se establecieron en los departamentos de El Paraíso y

Choluteca al límite con Nicaragua donde también viven grupos Chorotegas

y con los cuales mantienen una viva comunicación.

Los grupos Afro-Hondureños son dos:

Garifuna, se encuentra en las Islas de la Bahía, donde se

establecieron por primera vez en tierra hondureña en 1797 después que

los Ingleses los sacaron de su isla de origen, San Vicente, y en los

departamentos de Atlántida, Colón y Cortés;

Negros de habla inglesa, definidos comúnmente en Honduras

como Ingleses, viven mayormente en las Islas de la Bahía donde esta

civilización nació, pero recientemente también se establecieron en algunas

regiones costales en los departamentos de Atlántida, Colón y Cortés.

La gran variedad de etnias contribuye a la belleza de ese país gracias

a sus tradiciones que enriquecen la cultura nacional.

167

Todos los pueblos indígenas tienen unas características comunes en

su forma de vivir como la importancia de la agricultura, de la caza y de la

pesca para el sustentamiento. La diferencia está en el hecho que algunos

basan su alimentación en los productos cultivados y otros son más

expertos en la pesca o en la caza. Las tribus Lenca y Chortí conservan la

tradición de la milpa, la Miskita, Pech y Tawahka todavía navegan los ríos

en sus pipantes, parecidos a las canoas, y los Tolupanes no dejaron de

cazar con arco y flecha y encender el fuego con piedras.

Excepto los Miskitos todos los indígenas han sufrido por la

esclavitud durante la colonización y aunque lucharon para oponerse a los

españoles, terminaron por ser vencidos. La única población que resistió

más tiempo fue la Lenca gracias al 65cacique Lempira.

En aquel tiempo era el pueblo más numeroso y se dividía en cuatro

grupos que hablaban el mismo idioma y con la misma estructura social:

Care, Cerquín, Potón y Lenca.

Lempira tuvo la capacidad de unir los cuatros grupos y formar un

único gran ejército para contrastar las fuerzas armadas de los

conquistadores durante veinte años. Él se volvió el símbolo de la

Resistencia y después de su muerte los Lencas no tuvieron más chances de

defenderse y cayeron en las manos de los españoles. Lempira se volvió un

héroe nacional y hoy en día la moneda hondureña lleva su nombre.

65 Cacique: las tribus indígenas se definen cacicazgos de consecuencia los

líderes se llaman cacique.

168

Además el 20 de julio, el día de su muerte según la leyenda, se celebra el

día de Lempira y en todo el mes se organizan eventos en el departamento

de Lempira que incluyen también una dramatización de la muerte del

estimado cacique.

En el periodo de la colonización todos los grupos indígenas

experimentaron una grave pérdida de población debida al estado de

malnutrición en que los mantenían los españoles y a las enfermedades que

llevaron consigo desde Europa.

Los Miskitos no sufrieron las mismas penas por que el rey de aquel

tiempo hizo un pacto con la corona inglesa ofreciéndole ayuda en su lucha

en contra de los españoles a cambio de protección. Así sucedió que ese

numeroso y agresivo pueblo empezó a atacar todos los campamentos

españoles capturando también a sus esclavos Tawahka, Pech y Tolupanes

para venderlos a los ingleses.

Antes de la colonización los Tawahkas dominaban el área oriental

del país antes que la agresividad de los Miskitos los obligara a refugiarse en

el interior cerca de los ríos Patuca y Wampú. Lo mismo sucedió a la

población Pech. A causa del desarrollo de la civilización Miskita en el este

de Honduras y Nicaragua también el idioma dominante cambio: el idioma

miskitu sustituyó el sumo. Ambas pertenecen a las lenguas misumalpas66.

De hecho la estructura es muy parecida pero el léxico cambia totalmente.

66 El Miskitu, Sumo y Matagalpa constituyen las lenguas Misumalpa. Se cree

que estas son de la familia Macro Chibcha de Sur América.

169

Hoy en día los Tawahkas hablan el dialecto de ellos que llaman

twanka pero también hablan miskitu, español y algunos el paya, la lengua

Pech también de origen macro chibcha.

En Honduras casi todos los indígenas y Afro-Hondureños son

bilingües porque hablan la lengua nacional y también el idioma tradicional

de ellos. Las únicas poblaciones que dejaron de hablar su idioma original

son la Lenca, la Maya-Chortí y la mayoría de los Tolupanes. Sólo los

Tolupanes que viven en la Montaña de la Flor, Orica, en el departamento

de Francisco Morazán, mantienen vivas muchas tradiciones como la

religión y la lengua. Ellos son los únicos que no han cambiado su religión

o integrado elementos de la religión cristiana así como hicieron el resto de

los grupos indígenas después de la colonización.

Actualmente las minorías hondureñas están perdiendo muchas

tradiciones corriendo el riesgo de uniformarse a la comunidad nacional y

de perder su identidad.

En 1978 nació la primera organización para la protección de los

derechos de las minorías, el OFRANEH, la Organización Fraternal

Negros de Honduras. Luego muchas otras nacieron y ahora cada grupo es

representado políticamente por una o más organizaciones.

170

Indigenous people Acronym Organisation

Miskito MASTA Moskitia Aisla Takanka

Tawahka FITH Federación Indígena Tawaka de

Honduras

Miskito-Tawahka MUIHKA Movimiento Indígena Herederos de

la Moskitia

Lenca ONIHL Organización Nacional Indígena

Lenca de Honduras

Lenca COPINH Consejo Civico de Organizaciones

Populares e Indígenas de Honduras

Lenca MIHL Movimiento Indígena Lenca de

Honduras

Lenca FHONDIL Federación Hondureña de

Indígenas Lenca

Lenca CGL Consejo de Gobierno Lenca

Lenca CONMIHL Consejo de Mujeres Indígenas

Lencas de Honduras

Chortí CINCHSA Consejo Indígena Chortí Nueva San

Andrés

Chortí CONIMCHH Consejo Nacional Maya Chortí

Pech FETRIPH Federación de Tribus Pech de

Honduras

Tolupán FETRIXY Federación de Tribus Xicaques de

Hobduras

Tolupán ACIMF Asociación de Comunidades

Indígenas de la Montaña de la Flor

171

Indigenous people Acronym Organisation

Nahoa FINAH Federación Indígena Nahoa de

Honduras

Chorotega FCIC Federación de Comunidades

Indígenas Chorotegas de Honduras

Garífuna OFRANEH Organización Fraternal Negros de

Honduras

Garífuna ODECO Organización de Desarrollo

Comunitario

Negros de habla inglesa NABIPLA Asociación de Profesionales y

Trabajadores Nativos Isleños

El objetivo principal de estas organizaciones es preservar la cultura y

la lengua de las minorías. La lengua, la danza y la música Garifuna han

sido proclamadas Herencia Oral e Intangible del UNESCO en 2008.

Para lograr ese objetivo estas organizaciones luchan por derechos

como la auto-determinación indígena, la recuperación de los viejos

territorios y la introducción de escuelas bilingües que permitirían a los

niños aprender no tan sólo el idioma nacional, sino también el idioma

tradicional.

En el territorio Chortí ese proyecto empezó en 2010 con la

construcción de un edificio destinado a convertirse en una escuela para la

comunidad Maya-Chorti, llamado el Templo del Sol.

172

CONCLUSIÓN

Mi tesis trata de la población de Honduras desde sus orígenes

hasta la actualidad.

Para empezar dediqué el primer capítulo a la descripción

geográfica y política del país, fundamental para entender el tipo de

recursos que posee y la situación política en que vive.

El territorio está constituido por la mayor parte de forestas con

terrenos muy poco cultivables, que las poblaciones indígenas debían

quemar para poder utilizar.

Según Tom Sever, el arqueólogo de la NASA, la hambruna y la

sed debido a la deforestación y a la sequía junto a las enfermedades que

llevaron los europeos y a las guerras que dominaron el reino Maya en el

periodo Postclásico, fueron las causas de la extinción de una de las

civilizaciones mesoamericanas más importantes, los Mayas.

A ellos dediqué el segundo capítulo hablando del desarrollo de esa

gran cultura a partir del periodo Preclásico, pasando al próspero periodo

Clásico y concluyendo con el Postclásico. También hice una alusión a la

civilización madre mesoamericana, la Olmeca, que procuró las bases de

las tradiciones y de las artes que heredaron y desarrollaron la mayoría de

los pueblos precolombinos, como la escritura jeroglífica, el sistema de

numeración vigesimal, los ritos del sacrificio y del auto sacrificio y el uso

de pirámides como base para templos.

173

En era precolombina en Honduras vivían varias civilizaciones

todavía presentes en el territorio, pero como no desarrollaron algún tipo

de escritura no hay muchas informaciones que conciernen su cultura antes

de la llegada de los conquistadores españoles.

El último capítulo de mi tesis trata de la historia y de la cultura de

cada población que habita el suelo hondureño, incluyendo no tan sólo las

poblaciones indígenas precolombinas, sino también las que fueron

reconocidas recientemente y las poblaciones de origen africana.

Actualmente todas estas minorías están representadas legalmente por unas

organizaciones que nacieron a partir de los años '80 y que luchan por los

derechos descritos en la Declaración de los derechos de los pueblos

indígenas que adoptó la Asamblea General de las Naciones Unidas.

El fenómeno de la globalización, que desde el siglo XX está en un

continuo proceso de crecimiento, constituye un obstáculo para la

diversidad cultural porque obliga las minorías a uniformarse para

sobrevivir.

Como escrito en el informe mundial de la UNESCO, entitulada

“invertir en la diversidad cultural y el diálogo intercultural” “una manera

de abordar el desarrollo que tenga en cuenta las diferencias culturales es

fundamental para afrontar todo el nexo de problemas económicos,

sociales y ambientales que se plantean al conjunto del planeta”.

174

BIBLIOGRAFIA

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