Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia «San Giovanni ... della carità come dono da parte di Dio...

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1 Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia «San Giovanni Evangelista» Palermo Le linee spirituali per l’elaborazione della carità politica in Giuseppe Dossetti Elaborato per il Corso speciale: «La Persona di Cristo come centro delle relazioni divine e umane, alla luce della teologia dei santi» presentato dallo studente Rocco Gumina n. matr. LE 2011 01 al prof. François-Marie Léthel Anno Accademico 2011/12 Palermo

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Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia

«San Giovanni Evangelista»

Palermo

Le linee spirituali per l’elaborazione della carità politica

in Giuseppe Dossetti

Elaborato per il Corso speciale: «La Persona di Cristo come centro delle

relazioni divine e umane, alla luce della teologia dei santi»

presentato dallo studente Rocco Gumina n. matr. LE 2011 01

al prof. François-Marie Léthel

Anno Accademico 2011/12

Palermo

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Indice

- Introduzione (pag.3)

- 1 Giuseppe Dossetti: l’impegno politico come via per la carità (pag.4)

- 2 Le linee spirituali per una carità politica

2.1 1939-1944: Tra l’impegno accademico e la resistenza al nazifascismo (pag.8)

2.2 1948-1952: Tra l’impegno politico e la scelta religiosa (pag.9)

2.3 1953-1955: La scelta religiosa (pag.12)

- 3 Per concludere: le linee spirituali per l’elaborazione della carità politica in Giuseppe

Dossetti (pag.14)

- Bibliografia (pag.16)

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- Introduzione

Il tema specifico del mio elaborato realizzato per il corso speciale condotto dal prof.

François-Marie Léthel nell’anno accademico 2011/12 presso la Facoltà Teologica di Sicilia «San

Giovanni Evangelista» dal titolo “La Persona di Cristo come centro delle relazioni divine e

umane, alla luce della teologia dei santi”, è il seguente: «Le linee spirituali per l’elaborazione

della carità politica in Giuseppe Dossetti». La mia ricerca ha l’intenzione di presentare, con tutti

i limiti di un lavoro di natura seminariale, le linee spirituali emergenti dagli scritti di Dossetti, le

quali hanno permesso di elaborare una particolare proposta di cristianesimo politico orientato

alla ricerca del bene comune alimentata dalla carità. I punti delle mia riflessione sul tema sono

tre:

1) Giuseppe Dossetti l’impegno politico come via della carità: nella quale parte

ripercorro il breve (1943-1951), seppur intenso, periodo di impegno politico di Dossetti

contraddistinto dalla lotta al nazifascismo con la resistenza; dall’impegno nella costituente per

l’elaborazione della nuova costituzione italiana; dall’attività come deputato e da importante

esponente della Democrazia Cristiana per la promozione di politiche volte alla ricerca del bene

comune (indipendenza Stato-Chiesa, centralità della dimensione sociale e politica della

persona, riforma agraria, Cassa del Mezzogiorno ecc.);

2) Le linee spirituali per una carità politica: dove analizzo gli appunti spirituali di

Dossetti che vanno dal 1939 al 1955 e che comprendono, dunque, tutto l’arco di tempo della

sua attività politica. Tale analisi permette di intendere alla radice la proposta, tramite la carità

politica, di iniziative per la ricerca del bene comune nell’Italia della ricostruzione dopo la

seconda guerra mondiale. L’itinerario che comincia con il Dossetti impegnato presso

l’Università Cattolica di Milano, si conclude con la sua scelta religiosa: ovvero dare vita ad un

“Centro di documentazione” a Bologna per la ricerca teologico – storica che costituirà la genesi

della Piccola Famiglia dell’Annunziata da lui fondata;

3) Per concludere: le linee spirituali per l’elaborazione della carità politica in Giuseppe

Dossetti: nella quale parte ho cercato di sintetizzare i punti salienti della tensione spirituale di

Dossetti per l’elaborazione della carità politica. Tratti principali che si riassumono tutti nella

dimensione della carità come dono da parte di Dio che l’uomo, e dunque anche il politico, non

può far altro che ridonarlo a Dio ed estenderlo a tutti uomini. Pertanto, la dimensione politica

di Dossetti si configura come mezzo, tramite, possibilità di estendere l’infinito amore di Dio agli

uomini.

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- 1 Giuseppe Dossetti: l’impegno politico come via per la carità

Giuseppe Dossetti (1913–1996) si laureò nel 1934 in diritto canonico presso l’Università

di Bologna. Trasferitosi a Milano, incontrò padre Agostino Gemelli e nel 1936 entrò a far parte

dell’Istituto dei Missionari della Regalità di Cristo fondato dallo stesso sacerdote. Nel 1938 si

allontanò dal sodalizio per via di una diversa concezione dell’impegno del laico nella società:

per Dossetti, infatti, occorreva non solo un’azione nell’ambito dell’Università Cattolica (come

prediligeva il Gemelli), ma anche in tutto il resto del mondo con un apostolato aperto. La

collaborazione tra Gemelli e Dossetti non s’interruppe, infatti, il sacerdote gli chiese di

realizzare un elaborato sulla condizione giuridica degli istituti laicali da presentare alla Santa

Sede e conosciuto con il nome di Memoria. In tale lavoro Dossetti definì la vita religiosa come

«La condizione personale indotta ad un atto di donazione totale di se stesso a Dio in

olocausto»1. Tra il 1941 e il 1943, in pieno conflitto mondiale, insieme ad altri membri

dell’Università Cattolica, diede vita ad una serie di incontri per elaborare delle riflessioni sulla

condizione sociale e politica dell’Italia. Da queste riunioni maturò il senso dell’impegno attivo

per la liberazione dal nazifascismo e per la ricostruzione. Dossetti, così, cominciò a collaborare

con i membri della Resistenza di Reggio Emilia, tramite la raccolta di medicinali e beni di prima

necessità per le popolazioni colpite particolarmente dal conflitto, con il soccorso ai feriti ecc. Fu

nominato Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale della provincia di Reggio Emilia, ma

pur avendo responsabilità militari non impugnò mai le armi. A nome del nascente movimento

democratico cristiano scrisse ai parroci della zona: «L’attività organizzativa e politica della

Democrazia Cristiana non può ne deve essere confusa con il ministero esclusivamente

“spirituale” dei Parroci; sarebbe anzi dannosa per il movimento stesso quanto pregiudizievole

per l’efficacia e la universalità dell’azione sacerdotale qualsiasi forma manifesta o dissimulata,

di partecipazione del clero alla lotta politica».2 Con la fine della guerra il suo impegno politico

continuò nel tentativo di dare all’Italia una democrazia sostanziale e compiuta, così scriveva:

«Occorre che i Comitati di liberazione nazionale si considerino non come organi di democrazia

perfetta o perfettibile, ma anzi come organi straordinari e caduchi di una democrazia

rudimentale, destinati a essere sostituiti, anzi operanti allo scopo di accelerare la propria

sostituzione con gli organi normali di una democrazia genuina, che traggono la loro

legittimazione e la loro composizione dalla designazione diretta fatta dalla totalità dei cittadini,

nella completezza dei loro interessi, materiali e morali, economici e spirituali, familiari e

politici, e nella unità – la sola veramente rappresentativa e sovrana – di tutte le classi e di

1 G. Dossetti, La coscienza del fine. Appunti spirituali 1939-1955, Paoline, Milano 2010, p. 42. 2 Idem, Il movimento democratico cristiano, in Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), Marietti, Genova 1995, p.

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tutte le categorie».3 Tale impegno per la ricostruzione, continuò con il suo lavoro presso la

costituente per l’elaborazione della nuova costituzione italiana.4

Nel 1946, Dossetti venne nominato vicesegretario nazionale della Democrazia Cristiana.

Nello stesso anno il dibattito politico si concentrava sulla scelta fra repubblica e monarchia e

sulle prime consultazioni per eleggere i membri del nuovo governo e i costituenti. Dossetti si

schierò apertamente a favore della repubblica e in vista delle elezioni elaborò alcune proposte

come: ordinamento dello Stato e dell’intera società verso il bene comune; diritto al lavoro;

superamento delle idee conservatrici e liberali; difesa della famiglia come nucleo fondante della

società; diritto all’istruzione obbligatoria gratuita; protezione della proprietà personale come

mezzo di sviluppo individuale e collettivo; autonomia comunale e regionale; indipendenza fra

Stato e Chiesa con il mantenimento dei Patti Lateranensi; creazione di un’organizzazione

sovranazionale federativa. Alle consultazioni, Dossetti, risultò eletto e per il progetto della

nuova costituzione s’impegnò per la rappresentatività delle comunità locali, per la libertà

politica, religiosa, della stampa e della scuola. Dopo la fine dei lavori della costituente non

condivise alcune scelte del capo del governo De Gasperi e fondò insieme a Lazzati, La Pira,

Baget Bozzo e molti altri il quindicinale “Cronache sociali”, per animare il dibattito politico-

culturale nella Democrazia Cristiana e nel Paese. Nel 1948 ci furono nuove elezioni nazionali,

alle quali non voleva partecipare, ma per via di una richiesta diretta giuntagli da Pio XII accettò

di candidarsi con tali rinnovati propositi: «La mia scelta è fatta: dopo le elezioni, nessuna

esigenza di difesa cristiana mi farà tradire il cristianesimo e il suo compito storico nel nostro

tempo, né mi farà schierare tra gli ultimi difensori cattolici dell’ordine. Cioè di un ordine per me

perento e ingiusto, se si accomodasse – sia pure sotto lo scudo della giustizia sociale e

cristiana – a un regime politico e sociale eretto contro i lavoratori – sia pur deviati e travolti da

ideologie e da metodi d’ispirazione anticristiana».5 Le elezioni del 1948 sancirono una netta

vittoria della Democrazia Cristiana a scapito del Blocco del Popolo formato dal Partito

Comunista e da quello Socialista, ma per Dossetti si trattò di: «Non una scelta generica tra

libertà e schiavitù, tra cristianesimo e anticristianesimo, ma una scelta specifica per una libertà

e un cristianesimo, concretati storicamente, se non ancora in nuove strutture, per lo meno in

un nuovo senso di vita democratica».6 Nel 1948 si pose anche il problema dell’alleanza

internazionale dell’Italia stretta fra il Patto Atlantico, proposto dagli USA, e l’URSS. Per Dossetti

l’Italia doveva mantenere una posizione autonoma per non essere fagocitata dall’una o

3 Idem, Funzioni e transitorietà del sistema dei Comitati, in Rassegna, I, novembre-dicembre 1945, 7. 4 Cfr. Idem, La coscienza del fine, op. cit., pp. 39-43. 5 Idem, Lettera a Piccioni, in Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), op. cit., p. 195-196. 6 Idem, Il 18 aprile e l’11 maggio, in Cronache sociali 9, 15 maggio 1948.

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dall’altra superpotenza. Questa sua posizione generò ulteriori dissapori con De Gasperi il quale

spinse verso l’adesione al Patto Atlantico, convinto della bontà della proposta degli Stati Uniti.7

Le elezioni del ’48 portarono ad ulteriori tensioni per via dell’impegno dell’Azione

Cattolica, tramite i Comitati Civici di Gedda avallati dal Vaticano, nella campagna elettorale e

successivamente a questa. Dossetti intervenne su tale tema sostenendo che l’Azione Cattolica

era destinata alla promozione di itinerari per la salvezza dell’uomo, per lo sviluppo dell’ordine

spirituale. Se casi eccezionali, come le elezioni del ’48, portarono ad un impegno politico attivo,

questa eccezionalità non poteva considerarsi norma per non tradire, dai fondamenti, i tratti

costitutivi dell’associazione cattolica più grande e influente in Italia. Sul fronte economico,

Dossetti propose forti investimenti per alleviare la disoccupazione presente in tutto il Paese.

Chiese, infatti, delle riforme per uno Stato più moderno in grado di rispondere alle nuove

esigenze sociali in specie nel Mezzogiorno. Nel 1950 fu nominato coordinatore dei gruppi

parlamentari della Democrazia Cristiana. Da questa posizione s’impegnò con forza per la

riforma agraria e per la Cassa del Mezzogiorno, nel tentativo di risollevare le sorti di migliaia di

contadini e disoccupati. Ad ottobre del ’50 fece l’ingresso nell’Istituto secolare Milites Christi

Regis fondato da Giuseppe Lazzati. Nello stesso anno scoppiò la guerra in Corea che si

preannunciava come il primo atto di un nuovo, e più atroce, conflitto mondiale. Tale rischio

non lasciò tempo e impegno al governo per una politica rinnovatrice volta a cambiare le

fondamenta dell’Italia. Intanto maturava in Dossetti l’idea di ritirarsi dalla vita politica attiva,

come dimostra la lettera inviata a De Gasperi: «Credo di aver imparato un po’ di più a rendere

giustizia all’onestà dei vostri sforzi e all’oggettiva invincibilità di certi ostacoli: almeno nella

misura in cui approfondisco ogni giorno di più la vera natura di certi limiti, che non sono limiti

delle persone, ma delle ideologie, delle strutture e di un intero sistema. È da questo e non da

quelle che io mi sono allontanato e mi allontano sempre di più. Per quanto riguarda la tua

persona sento di doverti dire che oggi… posso capire perché certi miei atteggiamenti ti

dovessero sembrare incomprensibili»8, confermata quarant’anni dopo in un discorso ai

sacerdoti della diocesi di Pordenone: «Sono e resto convinto che la mia esperienza politica

dovesse finire e che sarebbe stato un grave errore proseguirla, perché non avrei raggiunto gli

obiettivi che mi ripromettevo di raggiungere, e comunque avrei ingannato e illuso troppa

gente… Non è stato un dissenso personale, non è stato niente altro che la considerazione che

la situazione bloccava tutte quelle che erano le mie intenzionalità».9 Libero da ogni impegno

7 Cfr. Idem, La coscienza del fine, op. cit., pp. 67-73. 8 Idem, Lettera a De Gasperi, in De Gasperi. Ritratto di uno statista (a cura di M. R. De Gasperi), Milano 2004, pp. 300-

301. 9 Idem, Tra eremo e passione civile. Conversazioni, In Dialogo, Milano 1994, p. 14.

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politico, Dossetti poteva chiedere all’arcivescovo di Bologna, Lercaro, di dare vita ad un istituto

di ricerca teologica e storica che prese il nome di “Centro di documentazione”.10

I motivi dell’abbandono della politica attiva, da parte di Dossetti, sono essenzialmente

due: una situazione nazionale e internazionale che impediva ogni tentativo di seria riforma per

il Paese; la situazione di crisi della cristianità italiana. Per lui, infatti, la quasi totalità dei

cattolici italiani aveva una debolezza: la mancanza della fede operante: «La situazione critica

ecclesiale deriva dal prolungarsi per molti secoli di un certo modo cristiano cattolico di

intendere il cristianesimo e di viverlo che, se si dovesse definire in forma puramente

descrittiva, si dovrebbe definire attivistico e semipelagiano nel suo aspetto teologico. Da ciò

dipende la mia scelta che consiste nell’impostare il resto della mia vita nel senso di fare uno

sforzo fondamentale di correzione di questi abiti attivistici».11 Per tali motivi, dunque, optò per

un impegno marcatamente ecclesiale con il “Centro di documentazione” che era formato da un

gruppo eterogeneo. La vita del lavoro del Centro aveva uno stile radicale con un orario severo,

giorni di ritiro domenicali, Lectio divina, il tutto inquadrato nell’ambito della ricerca teologica e

storica. Successivamente alcuni, come i coniugi Alberigo, decisero di mantenere l’impegno solo

sul versante della ricerca scientifica, altri, invece, diedero vita ad una comunità che sarà la

genesi della Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata da Giuseppe Dossetti.12

La breve esperienza politica di Dossetti (‘43-‘51), ripresa successivamente per il biennio

(’56-’58) al comune di Bologna, ci mostra chiaramente come il suo impegno, mosso da una

forte tensione spirituale, era orientato alla ricerca e alla proposizione della carità attuata in

politica. La sua convinzione era quella del laico impegnato nel mondo e per il mondo tramite

una coscienza religiosa intesa come donazione totale, in olocausto offerto a Dio. Inoltre,

l’impegno di Dossetti per la formulazione di idee per la ricostruzione dell’Italia, era sempre

orientato a mantenere la netta separazione tra i compiti e le finalità della Chiesa istituzione,

dall’impegno per il mondo del singolo laico ispirato cristianamente. La proposta della sua carità

politica, si concretizzò nell’impegno alla costituente e alla camera dei deputati per una

democrazia sostanziale e compiuta, ovvero che desse a tutti i cittadini pari livello di socialità e

di politicità; nel sostegno al diritto al lavoro; nella difesa della famiglia come nucleo fondante

della società; nell’autonomia delle realtà locali; nella proposizione e difesa della libertà

religiosa, politica, della stampa, della scuola; nell’indipendenza tra lo Stato e la Chiesa;

nell’impegno per un’Italia autonoma sullo scenario internazionale; nella proposta politica volta

a risolvere i problemi del Mezzogiorno, dei disoccupati, dell’agricoltura.

10 Cfr. Idem, La coscienza del fine, op. cit., pp. 103-110. 11 Aa. Vv., Giuseppe Dossetti. Prime prospettive e ipotesi di ricerca (a cura di G. Alberigo), Il Mulino, Bologna 1998, pp.

106-107. 12 Cfr. G. Dossetti, La coscienza del fine, op. cit., pp. 179-183.

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- 2 Le linee spirituali per una carità politica

2.1 1939-1944: Tra l’impegno accademico e la resistenza al nazifascismo: Negli

scritti spirituali del 1939, Dossetti riflette sulla considerazione del fine della sua esistenza. Il

fine che per lui deve essere raggiunto tramite un lavoro che permetta l’indipendenza

economica, e soprattutto tramite l’apostolato attivo nel mondo. Nella sua vita non tutto pare lo

soddisfi specialmente per il fatto di non andare avanti e non concludere nulla sul piano

spirituale. Per Dossetti tutto, però, deve essere accettato con grande serenità, sia i limiti

naturali sia quelli spirituali che rallentano il suo cammino, la sua chiamata alla perfezione,

considerando sempre tutto nell’ottica del vero fine che è quello soprannaturale. Lo studio della

teologia, inoltre, gli permette di comprendere sempre meglio la grandezza della cristianità.

Tale realtà si traduce in una maggiore responsabilità personale nell’apostolato per il mondo.

Per lui, la consacrazione religiosa non si contraddistingue per il fatto di studiare o pubblicare,

per non aver preso moglie e non avere figli, ma perché la vita stessa deve essere vissuta alla

presenza costante del Cristo. Questo caratterizza la sua consacrazione, perché Gesù lo chiama

a questo atto d’immolazione in un’offerta continua e ardente di carità. Immolazione che

pervade e sostiene il lavoro, che spesso assorbe troppe energie a scapito della vita interiore, e

la vita intera verso la piena realizzazione sociale di questo suo fine. L’intero creato, dunque,

non può soddisfare la nostra vita, la nostra chiamata, ma solo l’incontro con l’Altro e il dono a

Lui può permettere una vita sovrabbondante.13

Nella vigilia di pentecoste del 1944, Dossetti scrive che bisogna vivere l’espansione

quotidiana dell’eucarestia. Solo questa, infatti, può convincerci che il sacrificio di Cristo e i suoi

meriti possono riparare le nostre colpe. Egli desidera vivere la sua esistenza religiosa come

olocausto, come consumazione totale tramite il celibato, la rinuncia agli amori e alle cose

terrene, il lavoro, la mortificazione, l’apostolato. Dossetti sente di aver smarrito la propria

vocazione per via degli impegni previsti dallo studio e per via, soprattutto, dei disordini sociali

e politici prodotti dalla guerra. Avverte il bisogno di una rinascita della vocazione, perché il

Signore non vuole più aspettare. Tale rinascita è possibile con un dono dall’alto che permette

quella maturità responsabile che solo la grazia di Dio concede. Per raggiungere questo, occorre

una vigilanza costante poiché il Signore, scrive Dossetti, deve trovarlo sempre pronto ad

aiutare il prossimo, i suoi fratelli. La vigilanza è anche vivere la castità come ricostruzione di

tutti gli affetti in Dio; la povertà come rinuncia alle abitudini, anche quelle più care;

l’ubbidienza da rendere al Signore e al direttore spirituale. Tutto questo per lui è importante

per renderlo santo. Afferma che l’olocausto religioso deve essere vissuto non offrendo le sue

cose, ma la sua vita, le sue passioni, i suoi affetti, la preghiera, il lavoro, le idee al Signore.

Ogni azione, infatti, ha valore solo se è compiuta non per se stessa ma come atto di donazione

13 Cfr. Idem, Appunti spirituali 1939, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 44-49.

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a Lui. Quindi lo studio, le attività, il lavoro non sono utili per conseguire beni mondani, ma per

permettere il dono nelle Sue mani. L’olocausto, così, deve essere inteso come partecipazione di

ogni istante della vita al sacrificio di Cristo e alla comunione dei santi, e perciò compiuto con la

massima interiorità. L’olocausto, pertanto, trova conclusione nella carità per il fatto che ogni

azione e ogni pensiero sono accompagnati dalla preghiera e dalla presenza della Trinità in lui.

Per Dossetti la carità, dono di Dio, spinge ad amare gli altri anche i più lontani, gli ottusi, i

nemici e permette l’assenza dell’invidia e il vivere il lavoro, la preghiera e i sacrifici senza

alcuna vanità. Solo con la carità e la giustizia di Dio, annota Dossetti, questa nostra civiltà

colpita dalla tragedia della guerra può elevarsi a nuova vita. Per lui, la rinascita della sua

vocazione è, dunque, uscita dall’infanzia e approdo all’età matura nella quale l’immolarsi in

ogni istante della vita e in qualsiasi cosa si faccia, è perenne testimonianza della carità. Quindi,

tale rinascita, è segnata dal fatto che egli non può più offrire delle “coserelle” a Dio, ma l’intera

vita.14

2.2 1948-1952: Tra l’impegno politico e la scelta religiosa: Nel 1948 Dossetti

registra negli appunti spirituali, il fatto di essere stato preservato, insieme alla sua famiglia,

dagli innumerevoli pericoli della guerra. Per lui, il periodo precedente è contrassegnato da

infedeltà, superficialità e progressivo distacco dal Signore. Nonostante questo, Dio lo ha

riempito di nuove possibilità di apostolato con la cattedra in diritto canonico all’Università di

Modena e l’impegno politico nella costituente e da deputato. La cosa che non bisogna mai

dimenticare, per Dossetti, è la donazione in olocausto che deve sempre vivere tra la sua

debole volontà e il ricorso a Cristo medico e salvatore. Per lui, ciò che ricongiunge sempre a

Gesù è la messa e la comunione. La stessa decisione di continuare, o meno, l’attività politica

deve pervenire con la preghiera e il dono a Lui. Al di là di ogni decisione, però, tutto deve

essere edificato su una comunità eucaristica. Dossetti si propone di amare e raccomandare al

Signore tutte le persone che incontra per via delle sue attività, affinché Egli le attiri a Sé e

possano dimenticare lui per conoscere solo Dio. Inoltre l’umiltà e la carità, secondo la sua

esperienza, devono essere vissute insieme, e su tutto deve dominare il pensiero della presenza

di Gesù e della consacrazione in olocausto a Lui. Tale consacrazione è rinuncia a tutto,

sacrificio e prova per essere immersi pienamente in Lui. Il Signore, per Dossetti, può affidarci

qualsiasi compito grande o piccolo che sia, non bisogna rifiutarlo, ma viverlo con l’adorazione,

con l’amore, con la mortificazione per adempiere il mandato. Bisogna, inoltre, saper subire

tutto, condanne e insuccessi, come messaggi dell’amore di Dio. Occorre, altresì, implorare il

Signore affinché tutte le iniziative, le attività, le decisioni siano rivolte all’educazione della

gioventù e alla crescita del sensus ecclesiae, tenendo in conto le sue vocazioni fondamentali

che sono: preparare i giovani all’attività sociale e politica; approfondire nuove forme di vita

religiosa. L’esperienza politica gli ha permesso di conoscere meglio i suoi difetti, specialmente

14 Cfr. Idem, Appunti spirituali 1944, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 50-63.

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quelli relativi al carattere che non conosceva ancora. Le uniche cose che contano, per Dossetti,

sono la vita di Gesù in lui e la vita nello Spirito da parte di tutti e quindi superare ogni

debolezza puerile della natura umana. Per fare ciò non basta un impegno intellettuale nel

comprendere le cose, ma vivere realmente e totalmente il mistero di Dio.15

Dossetti nei suoi appunti spirituali, accenna al consolidare e sviluppare la preghiera

come mezzo di intima relazione con Gesù. Questa permette di svolgere il lavoro senza

eccessive preoccupazioni e ansie. Per lui occorre lodare il Signore nell’amore e nella pace.

Nell’amore perché Egli lo dona, nella pace affinché essa possa segnare su tutti i problemi e i

limiti delle attività e della vocazione, il segno della presenza di Dio. Si impone di vivere

veramente la donazione senza tenere nulla per sé, con il desiderio che nella sua vita tutto

muoia eccetto che l’amore del Signore. In questo periodo sente di slanciarsi verso l’avvenire

con fiducia, serenità e pace custodendo dal passato solo lo spirito di umiltà e di penitenza.

Desidera, ancora, considerare sotto una luce nuova tutti i rapporti con gli altri poiché è

convinto che Dio voglia parlare tramite lui agli uomini. Dossetti s’impegna nella preghiera al

Signore affinché Gli doni uno spirito intenso, generoso, pieno di sentimenti di adorazione per

fuggire dai pensieri inutili e per riempire il vuoto con la carità verso i vicini, i familiari, e i

lontani, i popoli dell’Asia e dell’America. L’esperienza gli ha mostrato, inoltre, che senza la

preghiera ogni attività esterna è impossibile da realizzare. Avverte anche un sentimento di

paternità verso i figliuoli lontani e vicini e a essi vuole donare tutto quello che riceve con la

celebrazione eucaristica. La consacrazione religiosa, poi, è la prima realtà rispetto a tutto il

resto, compreso l’impegno apostolico. La vita con la consacrazione, per Dossetti, è rivolta

verso un impegno non di ricerca della visibilità, ma di effusione della fede e della carità. Come

consacrato, egli si sente nel mondo, perché ispirato a stare lì, ma non del mondo. Insiste

sull’importanza della povertà vissuta, sulla devozione ai santi come legame con la comunità

soprannaturale, sull’assenza della vanità in qualsiasi attività esterna, di studio o di politica e

sul vivere l’eucarestia come partecipazione personale al sacrificio di Cristo.16

In Giuseppe Dossetti appare sempre chiaro il richiamo alla fedeltà quotidiana della

consacrazione, la quale fa comprendere come senza il dono della grazia del Signore ogni

attività politica o esterna è impossibile. Per lui, negli impegni da realizzare deve sempre più

scomparire il suo io per fare posto all’Unico, così da poter vivere senza incoerenze una vera

vita divina. L’amore verso Dio è la sola preoccupazione per farsi santo e per fare questo è

fondamentale l’unità tra la vita interna e quella esterna, ovvero si tratta di riversare nella

politica ogni forza proveniente dalla vita interiore. Nelle attività, inoltre, massima deve essere

l’apertura verso uno stato di preghiera e di contemplazione. Sente come negativa la presenza

15 Cfr. Idem, Appunti spirituali 1948, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 74-86. 16 Cfr. Ibidem, pp. 87-110.

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forte e invadente del suo io nelle attività politiche e di apostolato in genere, infatti, considera

come condizione assoluta il distacco dagli interessi personali in vista di una migliore azione in

politica e per l’integrità di vita. Tramite la confessione frequente e la repressione pronta dell’io

è sicuro che l’azione esterna rivolta ai giovani, agli operai, ai poveri sia molto più efficace. Per

Dossetti l’accrescere degli impegni concreti deve comportare anche una maggiore dimensione

spirituale con frequenti ritiri, con maggiori preghiere ecc. Tutto ciò in vista del fine della

propria esistenza che è la santificazione personale e il vivere alla presenza della Trinità.

Nell’opera esterna vuole riconoscere, negli altri e nelle cose, solo Dio, tutto il resto è mezzo per

procedere verso il fine. Quando non procede verso il fine, ogni attività esterna è destinata al

fallimento. Nella fedeltà agli impegni presi e organizzati in una prospettiva gerarchica per

importanza, Dossetti desidera radicarsi nella sua reale inferiorità rispetto agli altri, attraverso

una sobrietà nei rapporti e il senso del pudore per se stesso e per chi incontra. Dossetti vuole

intendere la politica come realtà in vista del bene, per alleviare le sofferenze dei poveri, dei

giovani, dei lavoratori e desidera tramite essa esercitare l’umiltà e la carità ed evitare ogni

spirito critico che spesso lo ha caratterizzato. Tutto questo bisogna realizzarlo, per lui, tramite

l’educazione al pensare e la convinzione, ripresa da san Giovanni della Croce, che è più

importante e influente un atto umile che una grande ed escogitata azione. Il lavoro e la

missione nel partito deve essere volta alla ricerca del rinnovamento convinto del fatto di essere

capace di ogni male e di nessun bene.17

Negli appunti spirituali del 1950, Dossetti annota che il pensiero dominante della sua

vita deve essere quello della salvezza e la vocazione religiosa, legata a questa, se vissuta

senza rigore è un pericolo per la morte eterna. Per lui la vocazione è il grande fatto della sua

esistenza e deve orientare tutto a tale dimensione con la consapevolezza che l’essere religioso

è divenire lo sposo divino. La rivelazione del Signore, in questa ottica, è la misura per capire il

niente della sua esistenza e il contesto politico-mondano non può distrarlo e separarlo

dall’amore di Dio che è l’unico a dare significato alla vita. Pertanto l’attività politica deve essere

oggetto dell’obbedienza religiosa e la sua croce deve essere piantata proprio in tale impegno.

Questo può realizzarsi superando le infantilità, le doppiezze, la pigrizia e rivolgendosi sempre

alla ricerca del bene dei bisognosi. Da qui per Dossetti occorre elaborare una nuova proposta

politica che lasci trasparire più Lui che noi e che sia preparata, soprattutto per le scelte più

importanti, da momenti di preghiera.18

Dossetti scrive di temere la morte. Questa, per lui, deve avvenire ogni giorno e

rinnovarsi continuamente con l’immolazione religiosa. Ogni progresso nella vita, così, è dovuto

alla fedeltà alla consacrazione religiosa. Ogni giorno con la fedeltà, la verità deve essere

17 Cfr. Idem, Appunti spirituali 1948-1949, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 111-123. 18 Cfr. Idem, Appunti spirituali 1950, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 124-137.

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riconquistata non con lo sforzo umano, ma con l’accoglienza del dono da parte del Signore.

Noi, annota Dossetti, possiamo solo ricercare la verità, ma è solo Lui a donarla. In questo

cammino occorre anche combattere il diavolo, il padre della menzogna e dell’instabilità,

tramite la preghiera regolare, la mortificazione, l’annuncio della verità. Tale verità è la sola

base possibile per ogni nuova attività. Qualsiasi nuovo impegno, infatti, deve essere nutrito

dalla povertà affettiva ed effettiva, dalla meditazione, dallo studio, dall’umiltà e dalla ricerca di

una vita attiva radicata costantemente nella preghiera. Ma il primo pensiero deve rimanere

quello di fare agire Cristo in noi e non agire da soli. Dossetti precisa, poi, che per lui

l’esperienza politica è terminata ed è stata fallimentare perché ha sganciato questa dalla

consacrazione religiosa. Per il futuro s’impegna ad avere un contatto diretto con i poveri

(visitando le opere del Cottolengo e di don Orione), e a dare vita ad una autentica azione

cattolica, non nel senso ufficiale e associativo del termine, per stimolare il rinnovamento

ecclesiale tramite gli istituti secolari e una nuova identità laicale.19

Dopo aver abbandonato la politica attiva con le dimissioni da deputato, Dossetti scrive

che vuole scomparire, desidera ridursi allo stato privato e non avere paura di essere

dimenticato. In questa nuova condizione di vita intende aprirsi ai problemi della cristianità in

Europa, in Asia, in America. La vita nell’istituto20 è quella che lo lega alla Chiesa e quindi deve

vivere la povertà, la castità, l’obbedienza tramite esso. Avverte sempre più forte l’esigenza di

unirsi ai vivi, ma anche ai defunti, alle anime purganti, ai santi, agli angeli, alla Madonna.

Cerca di vivere la speranza non in una dimensione solitaria, ma nella Chiesa perché la

speranza è dono di Dio stesso a tutta la comunità e in questa vivere la comunione: quello che

si spera e si vuole per se stesso, desiderarlo anche per gli altri. Esprime gratitudine a Dio

perché ha salvato la sua vocazione in tutti questi anni di intensa attività con la resistenza al

nazifascismo, l’apostolato e la politica. Nella nuova condizione di vita21 s’impegna ad

approfondire e ad estendere la filiale obbedienza al Papa e al card. Lercaro, il quale lo

accoglierà diocesi di Bologna. Un punto nodale per il progredire del suo cammino è la lotta

all’orgoglio e il vivere, come ha espresso santa Teresina, il fatto che il Signore non ha bisogno

della nostra opera, ma gli necessita la nostra volontà per fare la sua in noi.22

2.3 1953-1955: La scelta religiosa: Negli appunti spirituali del 1953,23 Dossetti

afferma di voler immergere l’intera vita nel sovrannaturale e di sforzarsi per intendere in

19 Cfr. Idem, Appunti spirituali 1951, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 138-155. 20 Istituto secolare Milites Christi Regis fondato da Giuseppe Lazzati. 21 Nel 1951 Dossetti si dimette dalla camera dei deputati. Successivamente comincerà il lavoro per la costituzione del

“Centro di documentazione” nella diocesi di Bologna. 22 Cfr. G. Dossetti, Appunti spirituali 1952, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 156-175. 23 In quest’anno Dossetti comincerà un rapporto di direzione spirituale con Divo Barsotti (1914-2006), sacerdote e

monaco, fondatore della Comunità dei Figli di Dio.

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profondità gli elementi civili ed ecclesiastici della vocazione singola e collettiva dei cristiani.

Lontano dalla realtà politica, avverte tutta la negatività del compiacersi in un purismo astratto,

immune a tutto ed egoista. Desidera, invece, vivere in un continuo spirito di gratitudine,

entusiasmo e freschezza; pregare molto per gli ammalati, i prigionieri, gli afflitti, gli schiavi e i

non cristiani; vivere in uno stato di povertà integrale; evitare con gli altri lo spirito di

concorrenza ma ricercare sempre l’assenso; pensare alla morte come atto di deificazione

dell’uomo e comprenderla nella croce di Cristo; legarsi sempre più all’eucarestia che è la sola

in grado di fare la chiesa e la comunità; tramite la presenza dello Spirito Santo, sostituire la

realtà naturale della sua persona con quella soprannaturale. Ritiene, inoltre, che la sua fedeltà

alla consacrazione religiosa è utile non solo per il raggiungimento della salvezza, ma anche per

la vita e le attività del nascente “Centro di documentazione” a Bologna. Sente ancora che nella

sua esistenza tanto spazio è dedicato all’attività, agli impegni esteriori e per vivere in fedeltà

alla regola dell’istituto chiede l’intercessione di santa Teresa del Gesù bambino, di san Pio X, di

Padre Carlo de Foucauld e di san Francesco d’Assisi.24

Per Dossetti il carisma che gli ha donato il Signore è quello della nuzialità, del divenire

suo sposo per sempre. Tale carisma caratterizza l’impegno e le attività nella sua vita, le quali

hanno un’efficacia non in quanto sono molteplici, ma perché abbandonate all’amore di Dio. Si

propone di credere maggiormente all’importanza del silenzio adorante e di pregare per tutti

lontani o vicini, amici o oppositori, solo così potrà esperimentare quel senso di paternità

spirituale a cui Dio lo chiama. Tutto il senso della vita religiosa, per Dossetti, sta nel porsi alla

presenza di Dio con un abbandono totale a Lui. Ma non siamo noi a conquistare questa

presenza, ma essa ci penetra giorno dopo giorno. Sia il “Centro di documentazione” che

l’istituto devono avere, secondo lui, un’apertura verso il fine universale di tutti gli uomini. Tale

ricerca, però, non può evadere dalla storia, va vissuta in essa. Occorre sentire e assumere il

senso del peccato proprio e altrui e immergersi nella croce di Cristo come via per la

santificazione personale. Avverte l’esigenza di servire il Signore per quello che desidera e poi

scomparire nel tentativo di ricercare una vocazione contemplativa sempre più marcata e

definita. Sull’esempio della regola di san Benedetto, Dossetti, cerca di adempiere sino in fondo

la fedeltà alle cose minute e di pensare alla propria vita come quella di un semplice cristiano.

In Cristo è pronto ad accettare qualsiasi cosa persino il ritorno in politica25 da vivere come un

martirio.26

Dossetti chiede al Signore di trovare la forza per vincere ogni turbamento e per

desiderare solo la Trinità. Per il suo cammino chiede il sostegno con la preghiera alle claustrali

24 Cfr. Idem, Appunti spirituali 1953, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 184-213. 25 Nel 1956 Dossetti, su esplicita richiesta del cardinale Lercaro, si candiderà alla guida del comune di Bologna.

Sconfitto dal comunista Dozza, sarà per il biennio ’56-’58 capogruppo della minoranza DC al consiglio comunale. 26 Cfr. G. Dossetti, Appunti spirituali 1954, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 214-238.

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e tenta di vivere l’istituto come il “luogo” per il conseguimento della santità con le nozze con

Dio. Si richiama al “Biglietto di professione” di santa Teresina per dichiarare di volere essere

come un granello di canapa, calpestato e dimenticato. Pensa alla verginità non come qualcosa

di raggiunto e immobile, ma come un cammino da proseguire per tutta la vita anche tramite le

relazioni con tutti gli uomini ispirate sempre a ricercare la santità e la giustizia. Una cosa

chiede radicalmente al Signore: spossessarsi della sua volontà per fare quella che gli chiede

Lui.27

Attraverso la direzione spirituale di Divo Barsotti, sente sempre più viva in lui la

vocazione a cercare Dio solo nella preghiera, nel silenzio, nelle attività, nelle cose. Tale

convinzione lo spinge a non chiedere nulla agli altri circa la propria fedeltà, ma a considerare

solo il suo impegno nel non vivere con atteggiamenti di autosufficienza attraverso i propri

propositi, ma di confidare solo nei doni di Cristo. Per la sua formazione spirituale permanente

sceglie di leggere oltre che la Bibbia anche la Regola di san Benedetto, Storia di un’anima di

santa Teresa del Gesù bambino e i primi scritti francescani. Tramite la comprensione della vita

da spendere nella ricerca di Dio solo, è convinto di aver compiuto il passaggio dall’adolescenza

spirituale alla maturità.28

- 3 Per concludere: le linee spirituali per l’elaborazione della carità politica in

Giuseppe Dossetti

Giuseppe Dossetti fu un uomo impegnato in politica con un profilo e una tensione

spirituale davvero unici. Durante gli anni della sua attività (’43-’51) segnata dall’impegno nella

resistenza e per la liberazione dell’Italia, nella costituente per l’elaborazione della nuova

costituzione italiana, da deputato e da esponente di punta della Democrazia Cristiana,

maggiore partito italiano del periodo, fu legato, tramite una consacrazione religiosa, all’Istituto

dei Missionari della Regalità fondato da padre Agostino Gemelli e successivamente all’Istituto

Miles Christi Regis di Giuseppe Lazzati. Tale tensione spirituale era la base, il cemento, la

spinta principale del suo impegno politico per l’attuazione di iniziative e di programmi volti

principalmente alla realizzazione di una democrazia sostanziale e compiuta con la possibilità

per tutti i cittadini di avere pari dimensione sociale e politica. Non può essere compreso

totalmente, infatti, il suo impegno per la libertà politica, religiosa, della stampa, della scuola,

per l’indipendenza tra Stato e Chiesa, per il Mezzogiorno e gli agricoltori, per una maggiore

dimensione morale nella vita dei partiti, per la difesa della famiglia, per la promozione del

lavoro, senza fare riferimento alle linee spirituali che nello stesso periodo lo guidavano nella

crescita umana e religiosa. Questa tensione, in lui, può essere sinteticamente presentata

27 Cfr. Ibidem, pp. 239-259. 28 Cfr. Idem, Appunti spirituali 1955, in La coscienza del fine, op. cit., pp. 266-272.

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tramite l’elencazione di alcuni punti guida fondamentali per comprendere la sua spiritualità

concretata attraverso l’azione politica: una dimensione di apostolato aperto, per il mondo e nel

mondo; piena consapevolezza della distinzione tra il piano dell’attività e della promozione della

Chiesa istituzione e l’impegno dei laici cristiani in politica; impegno politico vissuto all’interno

della propria consacrazione religiosa e quindi come immolazione a Dio; la consapevolezza che

la consacrazione religiosa non è realizzata perché non si prende moglie, perché si studia si fa

politica o si è poveri, ma poiché si vive il dono di carità di Dio e la risposta senza limiti da parte

dell’uomo; l’immolazione nell’attività lavorativa dello studio e della politica porta alla

realizzazione sociale del fine che è quello di giungere alla comunità soprannaturale; vivere

l’espansione quotidiana dell’eucarestia tramite la vigilanza ai fratelli, il decidere solo dopo aver

pregato e adorato il Signore, l’impegnarsi nell’attività esterna e nella dimensione spirituale; il

ricercare la dimensione dell’immolazione in tutte le attività; il comprendere tutte le gioie e le

sofferenze provenienti dall’impegno per gli altri come donate dal Signore; attività politica in

vista della promozione sociale ed educativa dei giovani; unità tra operosità esterna e

dimensione spirituale; senza i doni da parte di Dio e senza preghiera, l’impegno esterno è

impossibile da realizzarsi; vivere nell’attività esterna (politica) la dimensione della preghiera e

della contemplazione; comprendere la politica per il bene di tutti da ricercare con atti umili e

nascosti e non tramite grandi e visibili opere; vivere l’attività politica nell’obbedienza alla

consacrazione religiosa; impegnarsi in politica lasciando trasparire il Signore più che la propria

persona.

Tali punti ci permettono di poter trarre la dimensione della carità politica in Giuseppe

Dossetti. Carità alimentata da una radicale dimensione spirituale centrata sui principi del

donarsi a Dio come olocausto, del vivere l’espansione eucaristica, del sentirsi membro della

comunità, della fedeltà alla consacrazione religiosa. Per Dossetti, la carità è solo amore donato

da parte di Dio e, come tale, l’uomo non può far altro che ridonarlo e in questo trovare il senso

della propria esistenza, la risposta alla chiamata del Signore. Carità, dunque, donata da Dio e

riversata per gli altri. Da ciò la politica come strumento, come mezzo, come tramite fra i tanti

per la diffusione e la concretizzazione dell’amore di Dio verso gli uomini.

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Bibliografia

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Alberigo), Il Mulino, Bologna 1998.

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- Idem, La ricerca costituente 1945-1952 (a cura di A. Melloni), Il Mulino, Bologna

1994.

- Idem, Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), Marietti, Genova 1995

- Idem, Tra eremo e passione civile. Conversazioni, In Dialogo, Milano 1994

- L. Elia – P. Scoppola, A colloquio con Dossetti e Lazzati, Il Mulino, Bologna 2003.