Newsletter della Pontificia Facoltà Teologica “San ... · lo studio delle scienze e della...

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San Bonaventura Newsletter della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum Editoriale Studiare per non raccontare (e non raccontarci) “fabulas” Bonaventura quando era magister regens della scuola francescana di Parigi (tra il 1254 e il 1257) scrive l’Epistula de tribus quaestionibus ad magi- strum innominatum, e cioè risponde a un maestro innominato, forse Ruggero Bacone, che tra le altre cose chiedeva se tra i francescani è previsto lo studio delle scienze e della filosofia e dunque se è caldeggiata la lettura formativa. Tra le molte osservazioni è bene richiamarne almeno due. La prima: “Se i frati quando predicano non de- vono raccontar frottole (fabulas) ma esporre la parola di Dio; e non sono in grado di farlo se non studiano; e non possono studiare se non hanno libri: è del tutto evidente (planissimum est) che il tener libri, come conseguenza del dovere di predicare, rientra nella perfetta osservanda della regola” (Ep. trib. quaest. 6 – VIII, 333). La seconda osservazione è autobiografica, riguar- da cioè la scelta di Bonaventura della famiglia francescana: “E non ti deve fare impressione il fatto che i frati furono dapprincipio semplici e illetterati (…) Confesso davanti a Dio che ciò che mi ha fatto scegliere la forma di vita francescana è stata la sua somiglianza con l’inizio e la perfe- zione della Chiesa, che dapprima ebbe principio da semplici pescatori e in seguito progredì fino a comprendere insigni e valentissimi dottori; e la stessa cosa puoi vedere che è avvenuta nell’or- dine di san Francesco acciocché Dio mostrasse che non fu creato dagli uomini, ma da Cristo. E poiché le opere di Cristo non si corrompono, ma progrediscono, è manifesto che questa istituzione è stata un’opera divina, dal momento che anche i sapienti non hanno disdegnato di scendere dalle loro altezze per mescolarsi a un consorzio di uo- mini semplici” (ibidem, 13 – VIII, 336). (e.l.i.) LUGLIO/AGOSTO 2015 FOCUS DEL MESE: viaggiare nel mondo attraverso la lettura pag. 2 luoghi della “sapientia”: dinamiche quotidiane di una biblioteca francescana pag. 5 consigli di lettura: qualche titolo per trascorrere l’estate in buona compagnia pag. 7 omaggio al cardinale giacomo biffi: invito a rileggere le cose di lassù pag. 11 tra le righe: una lettura in prospettiva francescana pag. 12 nella libreria di “SBi”: uno sguardo ai libri dell’anno pag. 15 appuntamenti: in programma a settembre... pag. 19 Francescanamente parlando: la nuova icona di san bonaventura pag. 20 ANNO III - Nº 30/31 informa 1 In questo numero:

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San BonaventuraNewsletter della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum

Editoriale

Studiare per non raccontare (e non raccontarci) “fabulas”

Bonaventura quando era magister regens della scuola francescana di Parigi (tra il 1254 e il 1257) scrive l’Epistula de tribus quaestionibus ad magi-strum innominatum, e cioè risponde a un maestro innominato, forse Ruggero Bacone, che tra le altre cose chiedeva se tra i francescani è previsto lo studio delle scienze e della filosofia e dunque se è caldeggiata la lettura formativa. Tra le molte osservazioni è bene richiamarne almeno due. La prima: “Se i frati quando predicano non de-vono raccontar frottole (fabulas) ma esporre la parola di Dio; e non sono in grado di farlo se non studiano; e non possono studiare se non hanno libri: è del tutto evidente (planissimum est) che il tener libri, come conseguenza del dovere di predicare, rientra nella perfetta osservanda della regola” (Ep. trib. quaest. 6 – VIII, 333). La seconda osservazione è autobiografica, riguar-da cioè la scelta di Bonaventura della famiglia francescana: “E non ti deve fare impressione il fatto che i frati furono dapprincipio semplici e illetterati (…) Confesso davanti a Dio che ciò che mi ha fatto scegliere la forma di vita francescana è stata la sua somiglianza con l’inizio e la perfe-zione della Chiesa, che dapprima ebbe principio da semplici pescatori e in seguito progredì fino a comprendere insigni e valentissimi dottori; e la stessa cosa puoi vedere che è avvenuta nell’or-dine di san Francesco acciocché Dio mostrasse che non fu creato dagli uomini, ma da Cristo. E poiché le opere di Cristo non si corrompono, ma progrediscono, è manifesto che questa istituzione è stata un’opera divina, dal momento che anche i sapienti non hanno disdegnato di scendere dalle loro altezze per mescolarsi a un consorzio di uo-mini semplici” (ibidem, 13 – VIII, 336). (e.l.i.)

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FoCuS DEl MESE: viaggiare nel mondo attraverso la lettura pag. 2

luoghi della “sapientia”: dinamiche quotidiane di una biblioteca francescanapag. 5

consigli di lettura: qualche titolo per trascorrere l’estate in buona compagniapag. 7

omaggio al cardinale giacomo biffi: invito a rileggere le cose di lassù pag. 11

tra le righe: una lettura in prospettiva francescana pag. 12

nella libreria di “SBi”: uno sguardo ai libri dell’anno pag. 15

appuntamenti: in programma a settembre... pag. 19

Francescanamente parlando: la nuova icona di san bonaventurapag. 20

aNNo iii - Nº 30/31 informa

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in questo numero:

In vIaggIo, da un capo all’altro del mondo:uno deI grandI poterI della lettura

di Emanuele Rimoli*

Quando si legge, si ama sempre un poco versarsi fuori di sé, viaggiare

(Marcel Proust)

Quest’anno ho viaggiato molto. Ho esplorato Londra quando sarà trasformata in torrida e fetida palude a causa delle inondazioni; mi sono cucito la bocca per potermi imbarcare sulla mitologica nave di Teseo e far parte di un’organizzazione segreta. Ho osservato bruciare libri in piazza e condannare gente per “reato di lettura”. Sono stato in Pakistan per una lunga e gustosa cena con un colto fondamentalista cresciuto a New York e ho visitato gli stabilimenti di riproduzione umana del Mondo Nuovo nell’anno di Ford 632 (il nostro 2540). Mi sono seduto ad ascoltare le lezioni di Cheaib e sono stato alla Sorbona nel 2022, quando la Fratellanza Musulmana avrà battuto il Front National. Quest’anno ho viaggiato molto. Dalla scrivania alla poltrona... con un libro fra le mani.Leggere è un grande paradosso. Si viaggia con le gambe di altri, si parla con le parole di altri, si soffre

e gioisce con il cuore di altri. Eppure ognuno dei sentimenti e dei pensieri in cui ci imbattiamo non possiamo dire che non ci appartenga, che ci sia totalmente estraneo, che non siamo noi. Il mondo in cui la lettura ci immette non è esattamente il “nostro”, e ci vuole un certa fiducia per entrarvi essendo gli altri e noi stessi allo stesso tempo. Leggere, perciò, è un esercizio di disponibilità interiore: “vediamo” il mondo attraverso gli occhi di chi scrive

e così impariamo il lessico e le sfumature dell’angoscia, della gioia, della tragedia e della commedia.

focus del mese

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«Nella vita avvengono profondi mutamenti interiori che noi conosciamo spesso soltanto con la lettura, con l’immaginazione» (Spadaro) - si pensi a figure diventate emblematiche come l’Innominato, fra’ Cristoforo, Ivan Karamazov. Dunque leggendo si viaggia, si impara, si approfondisce, si scopre... Leggere rilassa e impegna allo stesso tempo. Se, infatti, apparentemente sembra una piacevole distrazione fino al rischio di farci deviare dalla realtà, a uno sguardo più attento la lettura è uno strumento ottico (letteralmente!) che aiuta a penetrare il nostro mondo in maniera più profonda, poliedrica, creativa. Leggere, infatti, contribuisce a formare e affinare il gusto e il fiuto, e a tenere sempre desta la capacità di meravigliarsi davanti alle numerose e imprevedibili sfaccettature della vita. Per questa connaturale polisemia, riflesso della policromia della vita, l’atto del leggere coinvolge la capacità dell’uomo di mettersi in ascolto, e quindi di allenare l’attenzione alle sfumature e ai linguaggi, e consolidare l’esercizio del discernimento: da ciò che scelgo di leggere a dove lo leggo; dal tempo che vi dedico al giovamento che cerco; dalle domande che pongo alle risposte che spero di ottenere; dal modo di leggere all’esperienza di incontro che mi può essere donata. Leggere è un impegno la cui fatica è ben ricompensata. In un mondo che con la sua incredibile velocità rischia di toglierci il respiro - e con il respiro la parola e le sue profondità - facendoci perdere il gusto di quella terra preziosa che siamo noi e la nostra vita di relazioni, leggere può servire a recuperare dal silenzio le parole più autentiche per interpretare la vita, tessere legami e dire creativamente, in modo sempre nuovo e sempre più “umano”, la nostra presenza al mondo. Leggere genera l’apprendere. Ovvero acquisire - praticandola - quella capacità di “lettura” della vita nella sua polisemia per abitarvi in maniera più consapevole, «astrarsi dal mondo per trovargli un senso» (Pennac).

Uscire, cioè, dall’abitudinarietà - “le solite cose” - per cercare radici più profonde, per cogliere e decifrare connessioni di senso altrimenti nascoste ai nostri sguardi spesso pesanti e “letterali”. Si intuisce la potenza delle parole accorate di Flaubert: «Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come fanno gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere».

Si tratta allora di uno scavo lento e artigianale - un’arte - per cogliere nessi, benedizioni, motivazionie significati, superando la “lettera(lità) che uccide”.

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«La grandezza dell’arte vera (di un libro essenziale) consiste nel ritrovare, riafferrare, di farci

conoscere quella realtà lontano dalla quale viviamo, rispetto alla quale deviamo

sempre più a mano a mano che prende spessore e impermeabilità la conoscenza

convenzionale con cui la sostituiamo - quella realtà che rischieremmo di morire

senza averla conosciuta e che è, molto semplicemente, la nostra vita» (Proust).

La lettura, dunque, può ricondurre e concentrare la coscienza verso la propria

vita interiore, e può introdurre il pigro alla paziente arte della vita spirituale -

così, infatti Evagrio Pontico:

«L’accidioso quando legge, sbadiglia spesso e cade facilmente nel sonno,

si sfrega il viso, stende le braccia e alza gli occhi dal libro, fissandoli alla

parete [...]. Alla fine, chiuso il libro, ci mette la testa sopra e dorme un sonno

decisamente non profondo, perché la fame risveglia la sua anima e le angosce

riprendono».

Possiamo allora considerare la lettura come una sorta di preparazione e

alimento del lavorio spirituale, una guida verso il mondo interiore dove il

lettore-viaggiatore vede germogliare un pensiero non superficiale e libero

dalla fretta, dove si scoprono ricchezze nuove e si impara a “mettersi nei

panni degli altri”, poiché già molti del presente e del passato hanno trovato dimora nella nostra

memoria.

Quest’anno ho viaggiato molto. E viaggerò ancora.

* OFMConv, Docente di Antropologia teologica e Direttore del Cineforum Seraphicum @fratemanu

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percHÉ non c’È QueSto lIBro? dInamIcHe QuotIdIane dI una BIBlIoteca franceScana

di Emil Kumka*

La biblioteca sembra, secondo alcune opinioni o velati pregiudizi, un ambiente statico, indirizzato verso l’orizzonte e la finalità unicamente “di conservare e di proteggere”, per le generazioni future, il patrimonio della scienza e della cultura che nasce dalla riflessione e osservazione dell’oggi. Ma questa è solo una parte della verità sulla biblioteca. Per essere un contenitore di valore per gli evi che arrivano, deve oggi muoversi rapidamente. La produzione libraria, la produzione digitale, la memoria virtuale appesa oppure viaggiante nel cosmo dei server, sono le realtà tanto sfuggenti che, per una biblioteca distratta o rannicchiata intorno ai tesori già acquisiti, non saranno mai raggiungibili e sfruttabili. La biblioteca deve essere un organismo vivo, anche se al primo impatto non lo si vede, perché la natura della biblioteca francescana tende all’umiltà e non-apparenza, secondo lo spirito che ideologicamente ai e dai minori va attribuito. Cosa fa vivere pienamente la biblioteca? Utenza, incontri, presentazioni, lezioni? Anche se in un primo momento sembra paradossale, la risposta è no. Il sangue e la linfa è costituita dall’acquisto, dall’arrivo, dalla questua dei nuovi libri o delle riviste che entrano a far parte della famiglia francescana nella biblioteca. Sono le creature della mente e della grazia incatenate nelle parole stampate o memorizzate su qualsiasi supporto. San Francesco amava tutte le creature perché provenute tutte dallo stesso Creatore e Padre. Perciò, come un nuovo frate fa ravvivare la comunità alla quale viene, così un nuovo libro suscita la vitalità dell’organismo biblioteca.L’universo delle pubblicazioni è un arcobaleno dell’alleanza tra un autore e un possibile lettore, o una possibile biblioteca che lo accoglie in famiglia. Il termine tecnico biblioteconomico lo dice trivialmente: la politica degli acquisti. La politica è spesso bugiarda o costellata da troppi compromessi. Certo un criterio deve essere sempre presente, altrimenti saremmo nel bel mezzo dell’anarchia, nel caos – ciò che è il nemico peggiore della biblioteca.

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luoghi della “sapientia”

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Nel caos solo il Creatore sa orientarsi, noi umani, sue creature, siamo propensi piuttosto a suscitare tale disastro, ma non a padroneggiarlo. Bisogna scegliere, necessita umiltà nell’arte di accarezzare il sogno di volere tutto e di avere solo una piccola parte. Il pensiero francescano è anche questo di accontentarsi del possibile, senza perdere la speranza in ciò che impossibile subito e adesso. Così nella vita, così nella biblioteca, sfogliando le novità e le pubblicità della produzione sul soggetto più caro – l’unico e il più umile incontro tra Dio e sua creatura realizzato nel Santo d’Assisi.

L’arte della scelta è difficile e in questa, spesso, chi deve operarla rimane solo, sapendo bene di non poter realizzare il sogno, e sapendo ancora meglio che le sue scelte saranno oggetto di benedizione o di maledizione nel futuro molto prossimo. L’arte di non cadere nella trappola del caos e almeno di tenere in mente il cilicio dell’economia e il discernimento che “non è tutto oro ciò che luccica”. Ma è sempre infallibile tale comportamento? Rimane un bel margine di soggettività, di preferenza tra un autore e un altro, tra la prospettiva

nostra e la prospettiva loro. E poi esiste ancora un dubbio, già espresso da Ecclesiaste nihil sub sole novum, che nell’universo creativo di oggi, troppo spesso marcato da semplice clic copia/incolla, da dubbio diventa certezza. Ma per averla bisogna leggere, e non solo la scritta sulla confezione elaborata a perfezione per abbagliare, ma immergersi nel mare delle bibliografie, recensioni, citazioni, riferimenti, e Dio solo sa in quali altre acque profonde e non raramente torbide per capire la sostanza della vera e nobile novità libraria.Un francescano, secondo un noto pensatore che conosciamo tutti (Orlando Todisco, ndr), è libero e creativo. Le due caratteristiche permettono, o almeno si spera che sia così, di uscire dal cerchio magico formato dalla angoscia di sbagliare che terrorizza e blocca qualsiasi iniziativa e dall’oggettivo limite dell’economia. Creativo perché cerca e perché ha la pazienza, libero perché sa d’essere una creatura e non il Creatore. Nell’arte della scelta tutte e due, si auspica, che collaborino nell’intraprendere la giusta direzione, così da poter ascoltare, domandare, furbescamente sbirciare come fanno gli altri, e poi finalmente decidere. Nella biblioteca funziona così - è un giardino in continuo movimento, a volte impercettibile a un visitatore distratto o poco assiduo, che ahimè, spesso capita che è il più rumoroso con la domanda del titolo, con la pretesa giusta o meno di avere, come eterno bambino, tutto e subito. La biblioteca può crescere come un prato ordinato secondo le linee con una qualità d’erba che fa gioire e riposare lo sguardo, ma può altrettanto svilupparsi in tutte le direzioni senza piano e con l’erbaccia del capriccio o delle mode. Il criterio dipende dalla scelta di base e dalla costanza di osservarla - come nella vita quotidiana - per essere coerenti con se stessi, per essere francescani in ogni minimo dettaglio evangelico. È un organismo vivo, che fa tesoro dell’esperienza e saggezza, della correzione e collaborazione, della libertà e creatività. Per essere tale auspica una condizione: amore per esso che si traduce in passione e voglia, coraggio e sagacia, fermezza e accoglienza. L’andamento sereno della biblioteca è l’ideale che si segue umilmente giorno dopo giorno.

* OFMConv, docente di Francescanesimo e Direttore della Biblioteca del Seraphicum

la strana coppia. Il rapporto mente-cervello da cartesio alle neuroscienze di Piergiorgio STRATA - Carrocci, 2014, pp. 162

È alla seconda edizione questo discusso testo scritto dal neurofisiologo Piergiorgio Strata. Basandomi sulle recensioni pubblicate dai media, ho constatato che il tema trattato è quello del libero arbitrio alla luce delle nuove teorie neuroscientifiche.

Strata si rivela uno scienziato riduzionista che non crede nel libero arbitrio, nel dualismo mente-cervello, nella coscienza senza cervello e che riduce così la libertà umana a mera illusione.Ma è possibile, anche alla luce delle conoscenze apportate dall’antropologia filosofica e dalla morale, avallare questo pensiero? Possiamo lasciare alla neurofisiologia il compito di spiegare totalmente questioni filosofiche? Non sembrerebbe più ragionevole supporre, come sostiene il prof. Filippo Tempia (neuroscienziato dell’Università di Torino), “(...) che in un soggetto cosciente non esiste solo l’attività celebrale, ma al contrario esiste l’attività correlata mente-cervello”? (Cit. Da “Siamo davvero liberi”, Codice Edizioni, 2010, p. 108). Non sarebbe poi pericoloso deresponsabilizzare l’uomo riconducendo le sue azioni ad una predisposizione genetica ereditaria? Gli scenari che aprono le tesi di Strata sono molti, importanti e cruciali per l’essere umano.Un testo da leggere, allora, per utilizzare le proprie conoscenze e per affinare la capacità critica.

Laura Tortorella Docente di Antropologia filosofica

pellegrini con la Bibbia in mano. un itinerario nella terra di diodi Jacques FONTAINE - Prefazione di Frédéric Manns (Bibbia e Terra Santa, 10) Edizioni Messaggero Padova, Padova 2015, pp. 514

Figura molto nota a coloro che frequentano i Luoghi Santi, il padre domenicano francese, Jacques Fontaine (1922) è l’ideatore di un modo singolare di visitare il paese biblico, un programma conosciuto con il nome di Bible sur le terrain,

da intendersi come esperienza della “Bibbia nella sua Terra”. Si tratta di un metodo di lettura itinerante della Bibbia, un cammino (in senso letterale!) da percorrere in sedici giornate, partendo dal Sinai, passando attraverso Gerico, muovendo poi in direzione Galilea, fino alle sorgenti del fiume Giordano e al monte Hermon. A questo punto, il cammino volge verso sud, passando attraverso la Samaria, per raggiungere la sua meta ideale: Gerusalemme, «dove tutto parte e tutto converge» (IV di copertina). Articolato in sedici capitoli, uno per ogni giorno di cammino, il libro offre la traduzione in lingua italiana delle riflessioni che J. Fontaine proponeva ai suoi pellegrini nel corso di questo suggestivo itinerario alla scoperta della Terra di Dio, a partire dalla sua Parola.

Germano Scaglioni, OFMConvDocente di Nuovo Testamento

consigli di lettura

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nuota con me, ti condurrò a riva”. padre matteo la grua, dono dello Spirito per l’umanità sofferente di Salvatore LI BASSI - Pietro Vottorietti Edizioni, Palermo 2013, pp. 207.

Il 2 luglio 2015, durante il raduno del Rinnovamento nello Spirito, in piazza San Pietro, alla presenza del papa Francesco, il dott. Vittorio Aliquò, magistrato che diresse l’arresto del boss mafioso Totò Riina, fece una sua testimonianza di credente

impegnato nella lotta contro la mafia ed ebbe a dire che, all’inizio del suo cammino nel Rinnovamento, ebbe come guida spirituale «l’indimenticabile padre Matteo La Grua». A questo punto, dalla piazza, si levò un convinto applauso. Chi era questo padre Matteo La Grua? – mi fu chiesto da chi mi stava accanto. Non fu facile, in quella occasione, dare una risposta esauriente e gli feci avere, presto, il libro del prof. Salvatore Li Bassi. Un libro che ritengo utile per tutti coloro che volessero conoscere quel frate francescano conventuale.Un libro – è detto nell’interessante introduzione del giornalista Nino Barraco – «di diversi Autori, scritto dallo Spirito, da padre Matteo, da Salvatore Li Bassi» (p. 5). Per dire che esso non tratteggia solo la biografia del La Grua, ma riesce a fare emergere la presenza dello Spirito Santo nella sua vita e i suoi ricchi carismi messi a disposizione di quanti lo hanno avvicinato, specialmente i poveri e gli ammalati. Un libro –per dirla con il Li Bassi – «anche per coloro che vogliono incontrare il Signore e scoprire la gioia di vivere per Lui» (p. 15).

Felice Fiasconaro, OFMConvPadre Guardiano e docente di Ecclesiologia

Il condominio di James Graham BALLARD - Feltrinelli, Milano 2003, pp.192

Una delle cose più temute oggigiorno è la riunione condominiale. Una sorta di arena in cui si urla per dire la propria e si sgomita per averla vinta - una battaglia per la sopravvivenza. Ma che succederebbe se i pensieri e le parole urlate prendessero forma secondo il

tono con cui sono sgorgati? James Ballard ci consegna un atroce spaccato di questi edifici-alveari in cui facilmente attecchiscono discriminazioni, autismo relazionale, indifferenza, segregazione e violenza. Un invito a recuperare la casa più che aspirare alle torri.

Emanuele Rimoli, OFMConvDocente di Antropologia teologica

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mari di grano e altre poesie armene di Daniel VARUJAN - Paoline, Milano 1995I quaranta giorni del mussa dagh di Franz WERFEL - Corbaccio Garzanti, Milano 2013la marcia senza ritorno. Il genocidio armeno di Franca GIANSOLDATI, Salerno Editrice, Roma 2015

Tre titoli, tre autori, tre nazionalità, tre generi letterari per raccontare il bagliore trafiggente, inatteso e bello dell’anima armena.

varujan, armeno nato in Turchia, uno dei poeti più straordinari del XX secolo, falciato esattamente cent’anni fa, tra le innumerevoli vittime del genocidio del suo popolo: alcune delle poesie raccolte in questo volumetto si trovavano nella sua tasca al momento dell’arresto. Werfel, ebreo di Praga, in un grande e stravolgente romanzo narra magistralmente uno squarcio di quanto avvenuto nel 1915. giansoldati, vaticanista italiana, in un saggio storico agile e vibrante intessuto con documenti dell’archivio Vaticano, ricostruisce le dinamiche dell’immane tragedia. A questa triplice lettura si potrebbero affiancare due film: La masseria delle allodole di Paolo e Vittorio Taviani (2007) e Il padre del regista turco tedesco Fatih Akin (2015).

Guglielmo Spirito, OFMConvDocente di Spiritualità francescana

francesco il papa della gente. dall’infanzia all’elezione papale. la vita di Bergoglio, nelle parole dei suoi cari di Evangelina HIMITIAN, BUR Rizzoli, Milano 2013, pp.304

Tra l’ampia letteratura su Papa Francesco, questo è un libro passato quasi inosservato, ma che merita molta attenzione perché presenta il profilo di Jorge Mario Bergoglio raccontato dalle parole dei suoi familiari.

L’autrice, vaticanista argentina e intima amica della famiglia Bergoglio, descrive episodi decisivi, che mostrano il cuore più autentico dell’amore del Papa: testimoniare il Vangelo, prendendosi cura degli ultimi e impegnandosi per costruire una Chiesa povera tra i poveri. Scegliendo il nome di Francesco, per il suo legame con il Poverello di Assisi - colui che scuote la Chiesa del suo tempo (e di ogni tempo) -, prende su di sé l’immenso carico simbolico di ritornare alle “origini” per spogliarsi di tutto ciò che è superfluo. Da qui il suo stile “rivoluzionario” e disarmante nella sua semplicità evangelica. Nel retro del volume l’autrice scolpisce queste parole di Papa Francesco: “Questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate uomini e donne tristi, non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento. La nostra gioia non nasce dal possedere tante cose, ma dall’aver incontrato Gesù. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza. La speranza che ci dà Gesù”. Dopo due anni di pontificato una grande sfida la sta vincendo: riportare la gente alla Chiesa, o meglio, portare la Chiesa dove si trova la gente.

Oreste BazzichiDocente di Filosofia sociale ed etico-economica

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la santità è possibile. nascono per non morire di Josè SARAIVA MARTINS - Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2014, pp. 654

L’autore compie un meraviglioso volo all’interno della santità studiando innumerevoli figure che hanno impreziosito il percorso della Chiesa lungo i secoli. Il lettore può “incontrare” santi che fanno parte del racconto biblico, come Giovanni Battista, ma anche altri che con il loro spessore teologico (è il caso di Agostino

e Tommaso d’Aquino), hanno donato alla famiglia ecclesiale le chiavi di lettura per ben interpretare il dato rivelato. Nel volume vi è la presentazione di personaggi che hanno vissuto in modo straordinario ed esemplare la conformazione a Cristo, come Francesco d’Assisi e Pio da Pietrelcina, nonché di pastori illuminati ed avveduti che ancora oggi fanno scuola, quali Francesco da Paola, Filippo Neri, Bernardino da Siena, Nicola da Tolentino, Luigi Orione e Josemaria Escrivà. Non mancano coloro che hanno dato un grande e decisivo impulso al mondo monastico come Antonio Abate e Benedetto da Norcia. Davvero affascinante è l’universo della santità femminile che è arricchito dall’esempio e dal vissuto mistico di Veronica Giuliani, Gemma Galgani, Teresa di Gesù Bambino ed Elisabetta della Trinità. Anche il martirio è un argomento importante di questo libro in cui Saraiva Martins riporta i gesti eroici dei martiri spagnoli e messicani. Una parte rilevante del volume è rappresentata dalla santità laicale che si realizza nella vita familiare. Qui spiccano le pregevoli testimonianze dei coniugi Martins e Quattrocchi. Inoltre, il lettore può apprezzare personaggi di spicco nel campo della fondazione di istituti di vita consacrata e della cultura.

Raffaele Di Muro, OFMConvDocente di Teologia spirituale

Credere oggi, Edizioni Messaggero Padova

“Gesù nella sua terra”, “Religione e violenza” e “Il tempo e l’attesa” sono gli ultimi temi trattati dal bimestrale di orientamento e di aggiornamento teologico dei quali San Bonaventura informa ha parlato nel corso dell’anno accademico appena concluso.

Miscellanea Francescana

Giugno e dicembre sono i due appuntamenti fissi con Miscellanea Francescana, la più antica rivista di studi francescani, a carattere scientifico, a livello nazionale e internazionale, diretta da fra Roberto Tamanti. Nata nel 1886, da oltre settantacinque anni è lo strumento ufficiale della Facoltà. Il suo obiettivo è diffondere il pensiero e la cultura francescana, per questo sviluppa in particolare

riflessioni a livello storico, teologico, filosofico e di spiritualità francescana.

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omaggIo al cardInale gIacomo BIffI

Le cose di lassù. Esercizi con Benedetto XVI di Giacomo Biffi

Cantagalli, Siena 2007

L’11 luglio è morto a 87 anni il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna dal 1984 al 2003. Celebre la qualifica di «sazia e disperata» che diede alla Bologna benestante e sinistrorsa. Una vita spesa per la Chiesa, presentata in un noto testo come La sposa chiacchierata. Invito all’ecclesiocentrismo (Jaka Book 1998). Fine teologo che non mancava di sorprendere per una intelligenza della fede che in lui si è fatta intelligenza della realtà. Contro Mastro Ciliegia. Commento teologico a “Le avventure di Pinocchio” (Jaca Book1977) è stato uno dei suoi libri più letti anche dal vasto pubblico. Un altro volume che ha avuto buona diffusione è Io credo. Esposizione della fede cattolica (Jaka Book 1980). Per due volte è stato chiamato a predicare gli Esercizi di Quaresima in Vaticano: da Giovanni Paolo II nel 1989 e da Benedetto XVI nel 2007. Tra i tanti volumi di Biffi suggerisco per l’estate uno dei suoi ultimi titoli che può essere considerato il suo testamento: la raccolta delle sue meditazioni dettate durante gli Esercizi spirituali alla Curia romana nei giorni 26 febbraio – 3 marzo 2007. Un motivato e fondato invito a cercare le cose di lassù (cf. Col 3,1-2) con l’attenzione a contemplare il mondo invisibile che irrompe con l’incarnazione del Verbo nel mondo di quaggiù. Il punto centrale delle riflessioni è che la vita va considerata nella sua globalità: dalla sua origine alla sua meta ultima trascendente. Noi vogliamo sapere che cosa c’è dopo. Senza la prospettiva del Regno, inaugurato da Gesù Cristo, tutto si riduce a ben miserabile cosa. È inevitabile porsi la domanda ed è necessario trovare la risposta: questo è il problema escatologico. Il momento è favorevole perché non c’è stagione migliore dell’anno come l’estate per un tempo di lettura, non veloce per acquisire informazioni, ma lenta e calma: un slow reading.

Domenico Paoletti, OFMConvDocente di Teologia fondamentale

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una lettura In proSpettIva franceScana

michel foucault, Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collège de France (1981-1982), Milano, Feltrinelli 2005

recensione a cura di orlando todisco*

È un classico che si presta a molte letture. Ne indico una, con l’attenzione al primo filosofo francescano della politica - Guglielmo d’Occam (+1349) - seguendo alcune indicazioni di un giovane filosofo romano - vincenzo rosito.

Nel suo recentissimo volume - La teologia politica contemporanea. Paradigmi, autori, prospettive (Roma, Studium 2015, pp. 197) - questo giovane docente della nostra Facoltà “San Bonaventura”, nel quadro dell’ampio e suggestivo discorso intorno alle principali categorie politiche occidentali, dedica delle pagine intense (pp. 119-125) al saggio del filosofo francese. Sono pagine che inviterei a leggere con l’occhio al grande filosofo della politica, il francescano Guglielmo d’Occam, ai fini di intender meglio la problematica della sua filosofia politica, incentrata intorno alla ‘plenituto potestatis’.

1. Scavo genealogico della ‘plenitudo potestatis’ - Inteso come ‘governo degli uomini’, il ‘potere’ ha un’originaria ascendenza divina. La Sacra Scrittura, che parla di Dio-guida del popolo-eletto dalla schiavitù d’Egitto alla Terra promessa, rinvia alla concezione teocratica, propria delle civiltà antiche del Mediterraneo orientale, in particolare egizia e mesopotamica. Il detentore del potere - il re o colui che lo rappresenta - in quest’area è concepito come il ‘pastore degli uomini”, e questi come un gregge da nutrire e tutelare. È il potere pastorale - pascere, pastus, nutrimento - con riferimento esplicito ai sudditi, da tenere insieme e alimentare, più che al territorio da difendere e fortificare. A questo modello pastorale, proprio del mondo orientale si oppone l’impianto istituzionale, mediatore tra chi comanda e chi ubbidisce, proprio del mondo occidentale.

2. Il contrasto tra i due modelli - Quello orientale è tendenzialmente nomadico, con l’implicita mitizzazione della vita itinerante, non sedentaria, e cioè non incentrata sul possesso o sul dominio, dunque in sintonia con i parametri della natura, rispettata come sacra; mentre il modello occidentale di carattere urbano si rapporta a un territorio spazialmente e culturalmente definito, fondato sulla stabilità, non sull’itineranza, e dunque sul dominio, variamente modulato, e insieme sulla separazione da tutti gli altri, che non appartengono a quel territorio, debitamente recintato.

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TRA LE RIGHE

Sono gli estranei o nemici, al punto che ci vorrà un comandamento per superare la ‘paura dell’altro’ – è conseguente la coincidenza tra xenofobia e ostilità. Due modelli, dunque, o due itinerari, ben distinti, forse contrapposti, l’uno attento al soggetto e dunque alla vita riproduttiva e al sostentamento – le radici bibliche dell’attenzione di Dio per ogni figlio d’Israele rinviano a quella concezione, secondo cui il ‘padre’ è anche padrone e il figlio è anche garzone; l’altro preoccupato della totalità o dell’insieme, non dei singoli in quanto tali, ma delle strutture istituzionali e legali della polis - ‘polloi’ o molti - filtro di garanzia di stabilità dei molti insieme.

3. cristianesimo e pastorato orientale – Anche se asimmetrici, il modello democratico, proprio del mondo occidentale, con l’avvento del cristianesimo è come contrastato dal modello teocratico proprio del mondo orientale. Il potere come ‘pastorato’, infatti, si concentra sul singolo in quanto singolo, orientandone la vita del corpo e dell’anima. Prototipo è Cristo, il buon pastore, e Pietro, colui che è invitato a ‘pascere il gregge di Dio’ (Gv 21, 15-19). Tutte le istituzioni ecclesiali hanno come obiettivo la guida dei fedeli, da nutrire con i sacramenti e guidare con la Confessione, la cui evoluzione - da pubblica a privata ad auriculare - conferma l’attingimento della coscienza dei singoli. Qui il territorio, la città, i luoghi, la cultura, non rivestono alcun ruolo. Al primo posto i fedeli nella loro concretezza storica e come obiettivo principale la strutturazione della loro individuazione. Anzi, i processi di soggettivazione acquistano forme sempre più puntuali con una casistica morale che implica una sorta di assoggettamento crescente dei singoli alla voce del ‘pastore’, oramai identificata con la verità interna, segreta e nascosta, di ciascun individuo - siamo al De Magistro di Agostino - messa a nudo con sempre maggiore radicalità e richiamata nei colloqui personali.

4. la plenitudo potestatis effetto della cristianizzazione della politica - Ora - ecco la domanda che potrebbe orientare in senso occamiano la lettura del saggio di Foucault - quali le sorti di tale potere ‘pastorale’ rispetto al ‘potere istituzionale’? Quali le relazioni tra il modello orientale e il modello occidentale? Tra il modello democratico e il modello teocratico? La risposta è che il rimescolamento delle due logiche o dei due percorsi - quello soggettivo o pastorale e quello politico o istituzionale - ha luogo, in forma marcata, con la terza fase del rapporto storico tra cristianesmo e paganesimo. Le prime due fasi sono, la prima quella del ‘non licet esse Christianos’ che va da Tiberio a Diocleziano e Galerio, per i quali i cristiani sono nemici dello Stato (hostes publici); la seconda quella dell’Editto di Milano di Costantino e Licinio del 13 febbraio del 313, con i quali si riconosce la libertà religiosa a tutti i cittadini dell’Impero. Decisiva la terza fase, inaugurata da Teodosio con l’Editto di Tessalonica del 27 febbraio 380 con cui il cristianesmo da perdente e perseguitato diventa vincente e giudice, con un ruolo politicamente attivo – è la religione dell’Impero. Da qui l’inevitabile mescolamento tra la logica del ‘regno che non è di questo mondo’, a cui il potere del ‘pastorato’ si era ispirato, e la logica del ‘regno di questo mondo’ con il suo aspetto politico-istituzionale. È una problematica che è possibile compendiare sotto forma del rapporto chiaramente conflittuale tra “sacerdotium” e “regnum”, riassunto di infiniti contrasti e differenze qualitative. È il contesto nel quale Occam è vissuto.

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L’imperatore Teodosio

La soluzione attraverso il presunto accumulo di entrambi i poteri (plenitudo potestatis) nello stesso soggetto - il Pontefice - anche se storicamente utile o provvidenziale, è a parere di Occam alla lunga sommamente deleteria.

5. la proposta risolutoria del francescano occam - È il tema al centro della meditazione ‘politica’ dell’intera seconda fase dell’esistenza di Occam (1329-1349), animata dalla persuasione che ciò che deve caratterizzare un qualsiasi impianto legale è piuttosto ‘il servizio’.

La sua è una prospettiva che trae ispirazione dal potere come alimento e protezione della libertà - “la legge esiste non contro la libertà, ma a tutela della libertà” - sia dei fedeli come dei cittadini. Senza tentennamenti Occam rileva che la ‘plenituto potestatis’ o la totalità dei poteri in una sola persona - papa o imperatore - è una tesi aberrante, perché equivale a privilegiare il dispotismo o la tirannia e a disprezzare i singoli, fedeli o cittadini, mortificati nella loro libertà, in balia della volontà di uno. Il che vale per tutti, soprattutto per i più deboli. Quale l’argomento più convincente (fortius)? È che “lex evangelica est lex libertatis, respectu Mosaïcae legis, che è la legge dell’ubbidienza. Nessun uomo, in virtù della legge evangelica può sottoporre la comunità dei fedeli a una tale forma di servitù, e se qualcuno, chiunque

esso sia, avrà osato imporre tale servitù, ipso facto e per legge divina tale disposizione sarà nulla”.Che Pietro abbia ricevuto da Cristo il potere di ‘legare e di sciogliere’ non significa che ne sia la fonte, da riportare invece alla sorgente originaria, Cristo, dal quale attraverso il papa viene trasmessa ai pastori. “Si tratta quindi di recuperare il senso pieno della missione salvifica di Cristo che, nel momento in cui ha recuperato a Dio l’umanità con il suo sacrificio, ha anche riconosciuto la piena legittimità del potere temporale come potere distinto e legittimo. Il pontefice quindi in virtù della successione petrina ha un potere da esercitare ‘regulariter’, ma questo riguarda solo la sfera spirituale ed è un potere la cui pienezza può esplicitarsi soltanto nei limiti del mandato di Cristo, sia riguardo alla gerarchia ecclesiastica sia riguardo ai fedeli” (C. G. Garfagnini).

* OFMConv, docente di Filosofia francescana

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nella libreria di sbi

Nel corso di quest’anno accademico San Bonaventura informa ha proposto una serie di pubblicazioni sia dei docenti della Facoltà sia di autori che sono stati ospiti nelle rubriche del mensile, nella volontà di condividere ricerche, progetti, idee. Li riproponiamo in questa ideale libreria perché possano essere spunto per le letture di questa estate.

La Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” (1905-2014) nel 50° del Seraphicum (1964-2014) di Francesco Costa in collaborazione con Adam Mączka e Stanisław Bazyliński

Editrice Miscellanea Francescana, Roma 2014

La testimonianza cristiana nel mondo contemporaneo in papa Montini di Domenico Paoletti

Editrice Miscellanea Francescana, Roma 1991

Paolo VI. Ho visto, ho creduto. Gli anni del pontificato (1963-1978) di Gianfranco Grieco

Libreria Editrice Vaticana, 2014

Bibbia Francescana

Edizioni Messaggero Padova, 2014

La Terra giustizia di Dio. Educare alla responsabilità per il creato di Maria Teresa Pontara,EDB 2013

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Vangelo d’infanzia secondo Matteo. Riletture pasquali delle origini di Gesù di Alberto Valentini

EDB, Bologna 2013

Sant’Angela da Foligno – Contemplativa, mistica, apostolaa cura di Luigi Borriello e Raffaele Di Muro

Editrice Miscellanea Francescana, 2014

Dio è comunicazione per eccellenza - Giuseppe De Carli, professionista al servizio della veritàa cura di Elisabetta Lo Iacono e Giovanni Tridente

Edusc, 2014

La sofferenza in san Massimiliano Kolbedi Raffaele Di Muro

Libreria Editrice Vaticana, 2014

L’omelia, evento comunicativo. In cerca di tratti francescani di Ugo Sartorio

Edizioni Messaggero Padova, 2015

Chiara e Francesco: due volti dello stesso sogno di Pietro Maranesi

Itinera Franciscana, 8, Cittadella Editrice, Assisi 2015

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Maria, una bella notizia per noidi Anna Maria Calzolaro

Edizioni dell’Immacolata, 2015

L’ultima parola - Gesti e parole di Benedetto XVI che hanno segnato la storiadi Giovanna Chirri

Edizioni San Paolo, 2013

Il mistero del Figlio nei Suoi misteri - Un confronto con la cristologia italianadi Enzo Galli

Editrice Miscellanea francescana, 2015

Io non smetterò di ammaestrare i frati – La pedagogia di Francesco nella CompilatioAssisiensisdi Emil Kumka

Libreria Editrice Vaticana, 2015

La solidarietà nella libertà - Motivi francescani per una nuova democraziadi Orlando Todisco

Cittadella Editrice, Assisi, 2015

Il dolce stil novo di papa Francescodi Maurizio Gronchi e Roberto Repole

Edizioni Messaggero Padova, 2015

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Storia e rinnovamento della morale religiosadi Francesco Targonski

Editrice Miscellanea Francescana, Roma 2000

Morale biblica e Teologia morale di FrancescoTargonski

Editrice Miscellanea Francescana, Roma 1982

Evangelii gaudium - Riflessioni francescanea cura di Giulio Cesareo

Edizioni Messaggero Padova, 2015

Luoghi di riconciliazione. Il mestiere dell’architetto di Paolo Bedogni

IF Press, 2014

Il Palazzo della Rovere ai Santi Apostoli di Roma. Uomini, pietre, vicende. IlQuattrocento. Parte Prima. I cardinali Bessarione e Riario di Isidoro Liberale Gatti

L’Apostoleion, 2015

Al di là di ogni pregiudizio di Igor Salmič

Gregorian & Biblical Press, 2015

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appuntamenti

IScrIZIonI a SettemBre

Si apriranno il prossimo 1° settembre le iscrizioni all’anno accademico 2015-2016, il 112° della Facoltà. La Facoltà San Bonaventura, inizialmente riservata agli appartenenti all’Ordine dei Frati minori conventuali, dal 1973 è frequentata anche da studenti esterni, religiosi e laici, che vi trovano, in un ambiente familiare, la possibilità di acquisire approfondite conoscenze nell’ambito teologico e del francescanesimo. Con il valore aggiunto - oltre che di un corpo docente qualificato - di un radicato approccio interculturale grazie a un eterogeneo

corpo docenti e alla presenza di studenti provenienti da oltre venti Paesi. Il nuovo anno accademico inizierà il 5 ottobre 2015 e terminerà il 23 giugno 2016. Recapiti della Segreteria per informazioni e iscrizioni: tel. 06 5192007 - e-mail: [email protected] (la Segreteria riaprirà il 1° settembre). Per ogni dettaglio, visita il nostro sito.

a Bologna per Sorella terra

Dal 25 al 27 settembre il Seraphicum sarà presente, con un proprio spazio espositivo, al Festival Francescano che si terrà quest’anno a Bologna. Una edizione, la settima, dedicata a “Sorella Terra” e che vedrà come filo conduttore il Cantico delle creature di Francesco di Assisi e l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Proprio del componimento del Poverello di Assisi parlerà il Preside fra Domenico Paoletti, il primo giorno, in un incontro su “Il Cantico delle creature tra storia, poesia e teologia. Il messaggio di san Francesco d’Assisi per la custodia del creato”. Vi aspettiamo allo stand del Seraphicum!

cIneforum: lavorI In corSo Sul cartellone

Si sta delieneando giorno dopo giorno la 52ª stagione del Cineforum Seraphicum che riaccenderà i proiettori il prossimo ottobre. Oltre alla tradizionale formula, che prevede una proiezione serale il venerdì con replica il sabato pomeriggio seguita dal dibattito con registi, attori, critici cinematografici, la stagione 2015-2016 proporrà anche un approfondimento dedicato a un grande del cinema italiano come Alberto Sordi.

nella memorIa lIturgIca dI San Bonaventura da BagnoregIoal SerapHIcum la nuova Icona del patrono

di Antonio De Benedictis*

Giovanni Fidanza nacque a Bagnoregio (Viterbo) nel 1218 e inizialmente portò proprio il nome del padre, Giovanni. Secondo la sua agiografia, da bambino Giovanni era spesso malato, tanto che i suoi genitori si rivolsero a San Francesco. Un giorno che passava da quelle parti, venne per benedirlo e guarirlo. Come ebbe terminato le sue orazioni, San Francesco gli disse in latino: “Bona ventura” in relazione all’esito favorevole delle sue preghiere di guarigione. Il bambino guarì e da quel giorno tutti gli abitanti di Bagnoregio chiamarono il bambino Bonaventura. Questo gli rimase per nome ed appare come suo nome anche nella iscrizione sull’icona affinchè sia riconosciuto dai fedeli che si pongono in preghiera davanti all’immagine come colui che fu davvero una «buona ventura» per la Chiesa.

Nell’icona il Santo appare con il saio francescano: egli infatti entrò nell’Ordine dei Frati Minori durante il suo soggiorno in Francia in cui si era recato per studiare all’università di Parigi. A Parigi San Bonaventura insegnò teologia e formò intorno a sé una reputatissima scuola. Nel 1257 venne eletto generale dell’Ordine francescano, carica che mantenne per diciassette anni con impegno, al punto da essere definito un secondo fondatore dell’Ordine. Scrisse anche numerose opere di carattere teologico e mistico. Partecipò al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e Chiesa greca. Proprio durante il Concilio, morì a Lione, il 15 luglio 1274. Vescovo di Albano e cardinale, dopo la morte venne canonizzato da Papa Sisto IV nel 1482 e proclamato Dottore della Chiesa da Papa Sisto V nel 1588. L’icona raffigura San Bonaventura con il cappello rosso da cardinale e con il pastorale a forma di croce nella mano destra.L’icona evidenzia San Bonaventura soprattutto come Teologo, Dottore della Chiesa e Mistico.

francescanamente parlando

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Nella mano sinistra stringe un cartiglio con una citazione del suo trattato Itinerarium Mentis In Deum, una delle massime opere della spiritualità medievale : «Oratio igitur est mater et origo sursum-actionis… In hac oratione orando illuminatur ad cognoscendum divinae ascensionis gradus», ovvero «La preghiera, pertanto, è la fonte e l’origine del nostro elevarci a Dio… Così pregando, siamo illuminati in modo da conoscere le tappe dell’ascensione a Dio» (Itinerarium mentis in Deum, I, 17-19). La figura del Santo è circondata da un motivo decorativo interrotto da quattro personaggi più piccoli:

In alto è presente un Serafino. Nel Libro di Isaia (6,1-3) si fa cenno alla visione di un serafino da parte del profeta: «Vidi il Signore seduto su di un trono, ed il suo seguito riempiva il tempio. Sotto di lui stavano i serafini, ognuno con sei ali, e due di queste ricoprivano il loro viso e due i loro piedi, mentre con le ultime due volavano».I serafini nel cristianesimo medievale erano considerati gli spiriti celesti

appartenenti alla prima gerarchia angelica, quelli più vicini a Dio. Il termine seraphim in ebraico significa ardente, motivo per il quale il colore delle ali è il rosso. San Bonaventura è soprannominato Doctor Seraphicus perché la sua speculazione teologica attinge da questa superiore e ardente prossimità a Dio: «Null’altro essendo la felicità se non il godimento del Sommo Bene, ed essendo questo al di sopra di noi, nessuno può essere felice ove non trascenda se stesso con uno slancio non del corpo ma del cuore. Ma trascendere noi stessi non possiamo se non per una superiore virtù che ci sollevi; ché nulla giova aver predisposto i gradi interiori se non ci soccorre l’aiuto divino; e questo soccorre solo chi lo invoca con cuore umile e devoto, sospirando in questa valle di lacrime, cioè fervidamente pregando» (Itinerarium mentis in Deum, I, 1). La conoscenza e il godimento del sommo bene non sarà dunque al termine di un processo logico-scientifico, ma sarà conquista del cuore puro ravvivato dalla fede e guidato dalla luce stessa di Dio. Solo così l’uomo salirà dalla contemplazione delle cose terrene alle eterne.Sulla sinistra appare San francesco che presenta un cartiglio in cui si leggono le parole iniziali del Cantico delle Creature, opera in cui l’azione della lode di Dio appare come un itinerario dal Creato al Creatore, un itinerario dei sensi più che della mente, attuato per gradi. Questa esperienza di San Francesco è alla base della teologia di San Bonaventura.Sulla destra ecco Sant’agostino: è dal santo di Ippona che San Bonaventura assume la struttura del pensiero teologico sistematizzando l’esperienza che San Francesco visse sul monte della Verna. Con San Bonaventura l’agostinismo del XIII secolo raggiunge la sua più alta espressione in un momento in cui la cultura medievale era messa in crisi dalla filosofia aristotelica.In basso appare Sant’Antonio di Padova, il primo teologo dei frati, al quale San Francesco indirizzò una lettera in cui esprimeva approvazione nei confronti dell’insegnamento della teologia ai suoi frati, puntualizzando: “purché in questa occupazione, non estingua lo spirito dell’orazione e della devozione”,

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invito che anche San Bonaventura ha posto alla base del suo essere teologo. Leggendo l’Itinerarium Mentis in Deum, non possiamo fare a meno di pensare alle Confessioni di Sant’Agostino, per l’intrinsecarsi di preghiera, speculazione e contemplazione nella ricerca dell’unico e ultimo fine dell’uomo, il godimento del sommo bene che a sé richiama ogni essere: “Non è infatti in alcun modo disposto alle divine contemplazioni, che conducono ai rapimenti estatici, chi non sia, come Daniele, uomo di desideri. E i desideri avvampano entro di noi in due maniere: con la voce della preghiera che prorompe dal gemito del cuore e con il fulgore della speculazione mediante la quale la mente si volge con la massima immediatezza e intensità ai raggi della luce divina. Pertanto esorto anzitutto il lettore al gemito della preghiera per il Cristo crocifisso il cui sangue deterge le macchie delle nostre colpe, e ciò perché non creda che gli basti la lettura senza l’unzione, la speculazione senza la devozione, la ricerca senza l’ammirazione, la considerazione senza l’esultanza, l’industria senza la pietà, la scienza senza la carità, l’intelligenza senza l’umiltà, lo studio senza la grazia divina, lo specchio senza la sapienza divinamente ispirata” (Itinerarium mentis in Deum, prol., 3-4).

* Iconografo, autore dell’icona di San Bonaventura

In parole franceScane

«Camminando e sedendo, in casa e fuori, lavorando e riposando, (Francesco) restava talmente intento all’orazione da sembrare che le avesse dedicato ogni parte di se stesso: non solo il cuore e il corpo, ma anche l’attività e il tempo.».

SAN BONAVENTURA, Leggenda maggiore X: FF 1176

pontIfIcIa facoltÁ teologIca “San Bonaventura” SerapHIcumVia del Serafico, 1 - 00142 RomaSan Bonaventura informa è a cura dell’Ufficio Stampa del Seraphicum Responsabile: Elisabetta Lo Iacono ([email protected])

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La cappella San Bonaventura del Seraphicum, dove si trova l’icona