Polizia Penitenziaria - Luglio / Agosto 2014 - n. 219

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 www.poliziapenitenziaria.it anno XXI n. 219 luglio/agosto 2014 Ne è rimasto soltanto uno!

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Ne è rimasto soltanto uno!

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PoliziaPenitenziarian.219luglio/agosto2014

3sommario

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Capo redattore: Roberto [email protected]

Redazione cronaca:Umberto Vitale, Pasquale Salemme

Redazione politica: Giovanni Battista Durante

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Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria-Società Giustizia & Sicurezza

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: giugno 2014

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

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anno XXI • numero 219luglio/agosto 2014

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4l’editorialeGiustizia e carceri: la mannaia

di Orlando e Renzidi Donato Capece

5il pulpitoNe è rimasto soltanto uno...

di Giovanni Battista de Blasis

6il commentoI fischi all’Inno Nazionale e il dovere della Memoria

di Roberto Martinelli

8l’osservatorioVarata la riforma della

Pubblica Amministrazionedi Giovanni Battista Durante

10lo sportUna “bicicletta” e un “triciclo” neganoa Johnny Pellielo l’ennesima medaglia

di Lady Oscar

20crimini e criminaliJohnny lo Zingaro: una fuga senza fine

di Pasquale Salemme

26come scrivevamoAnno nuovo: solito tran tran,

le stesse illusionidi Umberto Vitale

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Nel fotomontaggio di copertina:Luigi Pagano nei panni di Connor McLeod l’ultimo highlander

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l Gabinetto del Ministro, chemalgrado il nome è l’importanteUfficio di diretta collaborazione

con il Guardasigilli, ha trasmesso neigiorni scorsi alla Funzione Pubblica loschema di decreto sul “Regolamentodi organizzazione del Ministero dellaGiustizia e riduzione degli Ufficidirigenziali e delle dotazioniorganiche del Ministero dellaGiustizia”.Il documento, integralmentedisponibile on line sul nostro sitowww.sappe.it, prevede una serie disignificativi interventi, alcuni dei qualianticipati – seppur sommariamente –proprio dal Ministro della Giustizia nelcorso dell’incontro che si è tenuto conle OO.SS lo scorso giovedì 10 luglio.In estrema sintesi, lo schema didecreto prevede per il Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria lasoppressione dei ProvveditoratiRegionali di Calabria e Basilicata (chevengono accorpati a quello dellaPuglia), Marche (accorpato adAbruzzo e Molise), Umbria (accorpatoal Lazio), Liguria (accorpato alPiemonte). Ancora, la soppressione dellaDirezione Generale del Bilancio edella Contabilità del DAP (le funzionivengono assorbite dalla DirezioneGenerale del Bilancio, Contabilità,delle Risorse Materiale, dei Beni e deiServizi) e dell’Istituto Superiore StudiPenitenziari (le cui funzioni vengonoassorbite dalla Direzione Generale delPersonale e della Formazione).Per quanto concerne, invece, ilDipartimento per la Giustizia Minorilelo schema di decreto prevede lasoppressione di due DirezioniGenerali e il trasferimento allaDirezione Generale degli AffariGiuridici e Legali del Dipartimentoper gli Affari di Giustizia (DAG) dellefunzioni di gestione del contenzioso

nelle materie di competenza delDipartimento per la Giustizia Minorile. Il DGM, dunque, avrà una solaDirezione Generale: quella delPersonale, dei Beni e Servizi e perl’Attuazione dei ProvvedimentiGiudiziari.Queste sono, dunque, le parti che piùdirettamente ci interessano contenutenello schema di decreto delPresidente del Consiglio di Ministrisul Regolamento di organizzazionedel Ministero della Giustizia eriduzione degli Uffici dirigenziali edelle dotazioni organiche delMinistero della Giustizia.Lo schema di decreto è statotrasmesso alla Funzione Pubblica maallo stato non è stato approvato edunque non è entrato in vigore e nonè operativo.Come primo e più rappresentativoSindacato del Corpo di PoliziaPenitenziaria, riteniamo che non siapensabile chiudere struttureimportanti di raccordo tra carcere,istituzioni e territorio come iProvveditorati Regionalidell’Amministrazione Penitenziaria (ameno che non si voglia paralizzare ilsistema  per lasciare al carcerel’esclusiva concezione custodiale chelo ha caratterizzato fino ad oggi.Serve capire se è necessarioottimizzare le risorse sul territorio?Confrontiamoci e vediamo se vi sonosituazioni tali da essereeventualmente migliorate, ma non sipossano cancellare i presidi disicurezza penitenziaria in questicinque importanti regioni.Se questo schema di decreto – che èstato trasmesso dal Gabinetto delMinistro della Giustizia e allaFunzione Pubblica per i successivi iteramministrativi – dovesse essereapprovato con la prevista

soppressione dei citati Provveditorati,tutte le più qualificanti attività svoltea livello territoriale - destinate alsoddisfacimento di primari interessipubblici - verrebbero sensibilmenteridotte se non del tutto compromesse.Gli accorpamenti determinerebberoun’estensione territoriale abnorme,con enormi distanze tra sedi a voltecon modesta percorribilità anche inragione di una accentuata viabilitàorograflca.Contenimento della spesa e spendingreview? Si pensi ai numerosi e non di radoquotidiani viaggi di servizio delpersonale dai Provveditorati alle sedipenitenziarie e viceversa per losvolgimento di attività di controllo,sopralluogo, coordinamento dicantieri; per la partecipazione allenumerose commissioni già attive daanni nel territorio; alle convocazioni,alle riunioni di organi collegiali (CRD,commissioni arbitrali, commissioniparitetiche, ecc.).Altro che contenimento della spesa ospending review: con gliaccorpamenti ne deriverebbecomplessivamente una costantelevitazione dei costi e dei tempi diimpegno fuori sede, da metterepersino in forse l’economicitàdell’intera operazione e unprogressivo scollamento con ilterritorio con compromissione delprincipio di sussidiarietà.Si aggiunga infine che tutti iProvveditorati hanno da anni rapportidi proficua collaborazione con gli Entiterritoriali che sono stati formalizzaticon la sottoscrizione di Protocolli edAccordi Quadro. Tale attività necessita dimonitoraggio costante, condivisione econfronto senza soluzione dicontinuità.Non è dunque pensabile chiuderestrutture importanti di raccordo tracarcere, istituzioni e territorio come iProvveditorati Regionalidell’Amministrazione Penitenziaria. O il Ministro della Giustizia Orlandoed il Governo Renzi vogliono esserericordati per questo inspiegabileattacco ai presidi di sicurezza delPaese?

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

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Giustizia e carceri, la mannaia di Orlando e Renzi

l’editoriale

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ighlander è un film della metàdegli anni ottanta cheracconta la storia di uomini

immortali che, per raggiungere ilpotere assoluto, sono costretti aduccidersi tra loro fino a quando nonne rimane uno solo.Alla fine di ogni scontro, l’immortalesopravvissuto recitava una formuladal significato emblematico: “Ne rimarrà soltanto uno ...”Qualche anno dopo, al Dap si sonodipanate vicende che sembranouscite dalla sceneggiatura di quelfilm, quasi un reboot della storia diConnor McLeod.Tutto è cominciato agli inizi degli anninovanta, all’indomani della riformadel Corpo di Polizia Penitenziaria.E tutto si è evoluto di pari passo conla carriera di un famoso dirigentedell’amministrazione penitenziaria: ildott. Emilio Di Somma.Di Somma partì alla “conquista”dell’amministrazione penitenziariadalla posizione di Vice Direttoredell’Ufficio del Personale, nel 1992. Da quel momento, il dott. Di Sommacominciò a salire e scendere le scaledel Dipartimento.E’ salito, nel 1993, per andare a fareil Capo della Segreteria (econtemporaneamente assumere ladirezione della scuola di Roma via diBrava) . E’ sceso, dopo qualche tempo, perandare a fare il Direttore delPersonale. E’ risalito, ancora, alla fine degli anninovanta quando ha fatto il salto nelladirigenza generale per andare, subitodopo, ad assumere l’incarico di ViceCapo Dap (al quale più tardi si sonoaggiunte le funzioni vicarie).Poi una lunga, lunghissima battagliaper salire sulla poltrona più alta delDipartimento che si è infranta, però,sulle barricate erette dai suoi

Giovanni Battistade BlasisDirettoreEditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

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5il pulpito

avversari, fino alla sconfitta finalesubita ad opera dei limiti di età edell’inevitabile collocamento inpensione.Poi è arrivato Luigi Pagano, il nostroConnor McLeod.Luigi Pagano, sette anni più giovanedi Di Somma, è venuto da moltolontano: le highlands delProvveditorato di Milano. E non hamai abitato le stanze dipartimentali. Pagano è sembrato il contrappasso diDi Somma: un dirigente che hatrascorso tutta la carriera in carcereed in periferia.Assunto nel 1979, ha passato i primitre anni a fare il Vice Direttore inSardegna, a Nuoro e all’Asinara.Nel 1983 ha assunto la direzione delcarcere di Piacenza per poi passare adirigere quello di Brescia, inLombardia, regione nella quale finiràper trascorrere praticamente l’interacarriera penitenziaria.Nel 1989 è diventato il Direttore diMilano San Vittore, incarico chemanterrà (poi insieme a quello diDirettore di Bollate) fino al 2004,allorquando è stato promossoDirigente Generale per assumerel’incarico di Provveditore Regionaledella Lombardia, sempre a Milano.E proprio da Milano è arrivato, nel2012, quando ha messo piede al Dap per la prima volta, acinquantotto anni, andando adassumere l’incarico di Vice CapoDipartimento (proprio al posto di Di Somma). A fianco del MagistratoSimonetta Matone e sotto la direzionedi Giovanni Tamburino.Nel 2013, Pagano ha eguagliato lacarriera di Di Somma ricevendo lefunzioni vicarie.A maggio 2014, infine, Luigi Pagano– prima volta per un dirigentedell’amministrazione penitenziaria –si è accomodato sulla poltrona più

Ne è rimasto soltanto uno...

H alta del Dipartimento assumendo lefunzioni di Capo del Dap, su espressomandato del Ministro AndreaOrlando.

In buona sostanza, Pagano, purpartendo da molto lontano, è riuscitoad arrivare laddove Di Somma non èriuscito mai e ha issato la bandieradei dirigenti penitenziari sul pennonedel palazzo di largo Daga.E’ così che alla fine, dalle highlandsdella Brianza, ne è rimasto soltantouno... H

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gni giorno di più mi convincoche sia stato un errore abolireil servizio di leva obbligatorio.

Intendiamoci: tutti o quasi abbiamoavuto la consapevolezza che fosse unanno perso ma va detto che la naja(144 anni di servizio militare chemisero le stellette a 24 milioni diitaliani, fino a gennaio 2005) fuscuola di vita, fu palestra per uscire dicasa per la prima voltacomprendendo la parola dovere prima

di diritto, fece conoscere e convivereschiere di giovani provenienti dallezone più disparate d’Italia e dallecondizioni sociali più varie, aiutògenerazioni di italiani a sentirsipopolo, garantisce ancora oggi che visiano centinaia di migliaia di italianiperbene, di volontari nella ProtezioneCivile, nella conservazione dellamemoria, nei tanti servizi per il benedelle nostre comunità.Mi convinco sia stato un erroreabolirlo quando vedo lamaleducazione, la superficialità, lasguaiatezza di tanti ragazzi di oggi,che vivono nella dimensione virtualedi social network, internet e facebookma spesso neppure scambiano de

visu una parola una non solo concoetanei e pari età ma talvoltaneppure con i genitori! Ipertatuati,traforati da orecchini e piercing, dallabocca di taluni di loro esce il peggiodella trivialità. Sconoscono le regoleelementari dell’educazione e delsenso civico, e non perdonooccasione per dimostrarlo: adesempio, non lasciando il posto asedere sui bus alle persone anziane oalle donne in gravidanza, gettando

carte e rompendo bottiglie di vetroper strada, imbrattando monumenti eaule scolastiche o taluni di quei pochispazi pubblici che ancora vi sononelle nostre città .Ma mi sono convinto ancor di più,che ci vorrebbe di nuovo il serviziomilitare, quando sento, comeaccaduto a Roma in occasione dellatragica finale di Coppa Italia di calciotra Napoli e Fiorentina, le migliaia difischi all’Inno nazionale prima delcalcio di inizio.Un gesto violento, sfrontato, incivile.Un gesto inaccettabile perché l’Innodi Mameli è prima di tuttotestimonianza di una unità che siincarna nella nostra libertà e nellademocrazia per le quali si sonosacrificate moltissime vite umane. Ungesto da vili, codardi e autenticiignoranti, dai quali siamoevidentemente contornati più di quelche pensiamo. Ma basterebbe vedere

il degrado morale che caratterizza ilnostro Paese e la nostra società equello materiale che avvilisce tantecittà italiane per capire quante“bestie” (gli animali mi perdonino…)ci circondano...Certo, esiste una parte sana delPaese. Esistono ancora tanti Italianiper i quali parole come disciplina,rispetto, onore, volontariato, eticaprivata e pubblica hanno unsignificato importante e profondo.

Altro che i vergognosi fischi all’Innonazionale: c’è ancora chi (e siamotanti) tiene viva la memoria deiCaduti, di tutti i Caduti della storiadel nostro turbolento Paese, comedovere morale e monito per le nuovegenerazioni e per l’affermazione degliideali di pace. Seguendo questi principi, sono stato ilpromotore di quello che è, a tutt’oggi,l’unico esempio di una stelecommemorativa dedicata ai Cadutidel Corpo di Polizia Penitenziaria, inmemoria dell’estremo sacrificio alservizio del Paese e per la difesa delleistituzioni (inaugurata al cimiteromonumentale Staglieno di Genova il5 aprile 2005). Non solo: a vent’annidal tragico rogo nel carcere torinese“Lo Russo Cutugno” (ex Le Vallette)del 3 giugno 1989, in cui persero lavita le eroiche Vigilatrici penitenziarieMariagrazia Casazza e Rosa Sisca, ilComune di Genova ha reso onore ad

Nella fotosopra

Alpino in trincea

a destraAlpini durante

l’Adunata annuale

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

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I fischi all’Inno Nazionale e il dovere della Memoria

il commento

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una delle due colleghe – la genoveseMariagrazia, Medaglia d’Oro al ValorCivile alla Memoria – accogliendo lamia proposta al Sindaco della città eintitolando alla Sua memoria i giardinidi nuova realizzazione tra corso DeStefanis, via del Faggio e via delMirto, adiacenti il carcere di Marassi. Prima di arruolarmi nel Corpo diPolizia Penitenziaria, ho fatto ilmilitare nel Corpo degli Alpini. Ero Sergente e ho mantenuto salda

l’esperienza militare aderendo dasubito all’Associazione NazionaleAlpini. Noi Alpini siamo gente strana. Coninfiniti torti come ebbe a scrivere ilgrande Indro Montanelli: “Gli alpinihanno infiniti torti: parlano poco in unpaese di parolai; ostentano idealiladdove ci si esalta a non averne;adorano il proprio Paese, pur vivendofra gente �che lo venderebbe per unpezzetto di paradiso altrui; nonrinunciano alle tradizioni, pur sapendoche da noi il conservare è blasfemo;sono organizzati e compatti, maprovocatoriamente non si servono diquesta forza; diffidano dei politici e sirifiutano di asservire ad essi la loropotente organizzazione.”E i nostri Raduni, i nostri incontri, lenostre Adunate sono autentiche festedi popolo in cui esaltare l’orgoglionazionale, lo spirito di servizio, lasolidarietà concreta, i valori umani esociali, nel rispetto e nel ricordo dellanostra storia e delle nostre tradizioni.

Pensiamo alla Grande Guerra. L’estatedel 1914, cent’anni fa, segnò l’iniziodella Prima guerra mondiale, il piùgrande conflitto mai visto, unacarneficina che coinvolse quasi tutti icontinenti, gran parte delle Nazioni edei loro abitanti, cambiandone persempre il destino. Tante e tali sono state le novità, leimplicazioni, le conseguenze di quelconflitto conclusosi nell’autunno 1918che solo ad un secolo di distanza ilmondo sembra uscire dai solchi cheprodusse. Quando furono firmati gliarmistizi tra i belligeranti, le vittime sicontavano a decine di milioni (decinedi milioni!), mentre i sopravvissutidovettero adattarsi ad un mondonuovo e fortemente instabile. Criminie orrori in vasta scala, armi nuove emicidiali, indifferenza per lespaventose perdite militari e civilihanno accomunato quasi tutti inumerosi fronti aperti. L’Italia entrò in guerra nel 1915, il 24maggio. Paese povero e impreparato,si trovò presto in trincea per difendereil proprio territorio. La disfatta diCaporetto nell’ottobre 1917 fu ilmomento più difficile, ma laresistenza sulla linea del Piaveconsentì la riscossa fino alla resa degliaustriaci a Vittorio Veneto il 4novembre. L’entusiasmo per la vittoriadurò poco, tanti e tali erano stati isacrifici imposti al Paese. E’ importante conoscere il passato,tanto più se è stato negato, distorto,sepolto. Perché è quando non siconosce la storia che questa rischia diripetersi.Proprio per ricordare e nondimenticare, in occasionedell’87esima Adunata degli Alpini chesi è svolta lo scorso maggio aPordenone, l’Associazione L’UomoLibero onlus ha presentato “Ta pum”,un progetto culturale, sociale esportivo interessante. Importante.

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Nelle fotosoprala stele commemorativa ai Caduti presso il cimitero monumentale Staglieno di Genova

a sinistra la lapide nei giardini dedicati a Mariagrazia Casazza

Un Cammino della memoria inoccasione del centenario della PrimaGuerra Mondiale da seguire esostenere. “Ta pum” sarà infatti laprima spedizione alpinistica, sportivae culturale che ripercorrerà, tappadopo tappa, i luoghi che furonoscenario della Grande Guerra. 1.700 km e quasi 90 tappe compiutein continuativa da due team, compostida civili e militari. Un’impresa-primato dal punto di vista alpinistico,sportivo e culturale. Il primo percorsoseguirà la linea dei cinque fronti diguerra “dallo Stelvio al Mare”, comerecitano gli atti militari ufficiali:Stelvio-Adamello-Giudicarie, lineadegli Altipiani, Cadore, Carnia, FronteGiulia. Un tragitto alpinistico di 1.084km, suddiviso in 53 tappe, che

impegnerà un team sportivo a partiredal 24 agosto 2014, per un periododi circa due mesi. In contemporanea,un altro gruppo partirà il 12settembre e percorrerà con untrekking altri 676 km, suddiviso in 35tappe, che considerano l’arretramentodel fronte dopo Caporetto – daAsiago a Bassano, da Vittorio Veneto aRedipuglia – e toccano così i luoghipiù significativi della memoria delconflitto. I due team si incontrerannosimbolicamente a Redipuglia il 13ottobre, per percorrere uniti la partefinale fino ad arrivare a Trieste il 17ottobre.Un Cammino della memoria chedovrebbero percorrere in tanti. Acominciare dagli stolti che hannofischiato l’Inno nazionale a Romanella finale della Coppa Italia dicalcio, un atto sciocco e sconsideratoche offende la memoria dei tanti chehanno immolato la vita per renderel’Italia, la nostra Italia, un Paeselibero.H

il commentoAncora unaimmagine di Aplini alfronte

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l Governo, forte del successo delsuo leader, Matteo Renzi, staprocedendo spedito verso le

riforme annunciate, a cominciare daquella riguardante la pubblicaamministrazione, varata con il decretolegge n. 90/2014, del 24 giugnoscorso.

Una riforma volta a favorire, in base aquanto si legge nei motivi che hannodeterminano la necessità e urgenza divarare un decreto legge, una piùrazionale utilizzazione dei dipendentipubblici, nonché interventi disemplificazione dell’organizzazioneamministrativa dello Stato e degliEnti pubblici e ad introdurre ulteriorimisure di semplificazione perl’accesso dei cittadini e delle impreseai servizi della pubblicaamministrazione. Negli ultimi quindici anni non c’èstato Governo che non abbia fattouna riforma della pubblicaamministrazione, a partire dalle ormaifamose “Riforme Bassanini.” Negli ultimi anni è stato un vero eproprio tiro al bersaglio sulla pubblicaamministrazione, accusata diinefficienza da parte di tutti. Che nellapubblica amministrazione ci sianostate e ci siano sacche di inefficienza

e di privilegi nessuno lo può negare,ma sicuramente in misura minorerispetto a quello che c’è stato nellapolitica italiana. Quindi, non ci puòessere riforma adeguata e credibile,se prima non si fa una riforma seria eadeguata della politica, cominciandoproprio dalla drastica riduzione deiparlamentari. La riforma nondovrebbe riguardare solo il Senato,ma anche la Camera dei Deputati,dove 630 deputati sono davverotroppi. Fa bene Renzi ad insisteresulla riforma del Senato, ma dovrebbeanche prevedere la riduzione deideputati. Sarebbe stato opportunofare una riforma più adeguata anchedel finanziamento pubblico dei partiti.Non è posibile che se un privatofinanzia un partito ottiene unrimborso, da parte dello Stato, del55% della somma erogata, mentre sefinanzia un’Ente o un’Associazioneper la ricerca sul cancro o per la curadei malati terminali ottiene unrimborso del 19% della sommaversata. La politica dei tagli e della riduzionedei privilegi e dei benefici èsicuramente irrinunciabile, ma èassolutamente irrinunciabile farripartire l’economia. Se non si creeranno posti di lavorobisognerà continuare sempre atagliare non solo i privilegi, ma anchei servizi dei cittadini, spesso frutto dianni di lotte e di conquiste socialiormai irrinunciabili. C’è sicuramente un limite oltre ilquale non si potrà andare, quindi, perevitare tutto questo, è necessario chel’economia riprenda a crescere. I datidi questi ultimi giorni ci dicono che laripresa italiana è lenta, il PIL saliràsolo dello 0,3 %, anche se alcunestime dicono che nel 2015 torneràall’1,2 %. Certo, che il PIL salga,

anche se di poco, è comunque unsegnale positivo, ma lo 0,3% èdavvero poca cosa. La stime precedenti davano per il2014 + 0,7%, adesso siamo al disotto della metà. Le cause, secondogli analisti, non sarebbero solointerne, poiché un ruolo importante lohanno avuto sia la forza dell’euro, siauno sviluppo del commerciointernazionale inferiore alleaspettative. Anche l’andamento dello spread,rispetto a tre/quattro anni fa, èmigliorato molto, essendoabbondantemente sceso al di sottodei 200 punti. Nella prima decade diluglio era addirittura a 169 punti. Questo, però, non è assolutamentesufficiente. Lo stesso Renzi ha dichiarato la suapreoccupazione per l’economia chenon decolla. La stagnazionedell’economia potrebbe diventare ilsuo vero tallone d’achille, il maggiorefallimento del suo Governo. In questo campo, purtroppo, le ricettesembrano essere sempre le stesse datanti anni: soldi alle banche e allegrandi imprese e compressione deisalari e degli stipendi. La banche, però, pur ricevendo i soldia tassi bassissimi il più delle voltepretendono tassi molto alti perconcedere prestiti alle piccole e medieimprese, nonché ai singoli cittadini.Le grandi imprese ricevono spessoingenti somme dallo Stato, per poiandare ad investire all’estero,licenziando molte volte i dipendentiitaliani. La compressione dei salari e deglistipendi non aiuta certo l’economia,poiché meno risorse si hanno adisposizione e meno si spende. La politica del rigore sui salari e suglistipendi non ha visto, almenoall’inizio, un adeguato taglio deglistipendi dei manager e dell’altadirigenza, laddove è stato fatto, peresempio per i magistrati, è statobocciato dalla Corte Costituzionaleche ha dichiarato incostituzionale lanorma. La stessa Corte, però, ha rigettato ilricorso presentato dalle Forze diPolizia.

Giovanni BattistaDurante

Redazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

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Varata la riformadella pubblica amministrazione

l’osservatorio

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a notizia che i Commissari delCorpo di Polizia Penitenziariapresto prenderanno servizio

nelle sedi della Giustizia Minorile èufficiale. La lettera n. 23762 del DipartimentoGiustizia Minorile emanata il 2 luglioa cura dell’Ufficio I – Amministrazionedel personale di Polizia Penitenziaria– chiarisce definitivamente ognidubbio. Nel documento è scritto che ilDipartimento Giustizia Minorile ha giàchiesto da tempo al DipartimentoAmministrazione Penitenziaria chevenga apportata una modifica allaTabella A del D.M. 22 marzo 2013sulle dotazioni organiche del Corpo diPolizia Penitenziaria con l’aggiunta di32 unità del ruolo direttivo del Corpodi Polizia Penitenziaria alle 1.000 giàpreviste per il Contingente Minorile.All’esito del perfezionamento dell’iteramministrativo della modificarichiesta, le predette 32 unità delruolo direttivo, saranno impiegate poidal Dipartimento Giustizia Minorile inqualità di Comandanti di Repartonelle varie sedi minorili.Facendo due calcoli con i dati ricavatidal sito ufficiale giutiziaminorile.it lasomma tra Istituti Penali Minorili eCentri Giustizia Minorile è pari a 31,ma da questo totale bisognaescludere temporaneamente L’Aquilae Lecce perché attualmente i dueIstituti non ospitano detenuti. Quindi è probabile che i restanti 3Funzionari del Corpo verrannoimpiegati presso le sedi centrali delDipartimento Giustizia Minorile in ViaDamiano Chiesa e dell’IstitutoCentrale di Formazione del Personaledella Giustizia Minorile in via Barellai.L’inserimento dei Commissari delCorpo di Polizia Penitenziaria nelContingente Minorile è il naturale

completamento dei ruoli del Corpoche fino ad oggi vede all’apiceancora quello degli Ispettori. Ad eccezione di pochi IspettoriSuperiori, attualmente le funzioni diComandante di Reparto nellestrutture minorili sono svolte per lopiù da Ispettori vincitori di concorso oancora da Ispettori provenienti dalruolo dei Sovrintendenti chenell’ultimo riordino delle carriere sisono ritrovati a transitare nel ruolodegli Ispettori seguendo un brevecorso interno organizzato presso leScuole del DipartimentoAmministrazione Penitenziaria.Ricordiamo che il ruolo direttivoordinario del Corpo di PoliziaPenitenziaria è stato istituito condecreto Legislativo 21 maggio 2000n. 146 con carriera analoga a quelladel personale di pari qualifica delcorrispondente ruolo della Polizia diStato. Contestualmente all’epoca nasceva ilDipartimento Giustizia Minorile conuna pianta organica priva deiCommissari perché effettivamentenon esisteva il ruolo direttivo del

Corpo di Polizia Penitenziaria. Alla luce degli ultimi documenti,possiamo affermare cheprobabilmente entro l’anno 2014 edopo 14 anni dalla loro istituzione, iCommissari prenderanno finalmenteposto come Comandanti di Repartonelle strutture della GiustiziaMinorile.

Nella foto parata di Commissarie insegne diqualifica

Ciro BorrelliReferente Sappeper la Formazione e Scuole Giustizia Minorile [email protected]

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Finalmente anche negli Istituti Minorili arrivano i Funzionari

della Polizia Penitenziaria

giustizia minorile

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Pechino, la gara di TrapMaschile dell’ultima Prova diCoppa del Mondo svoltasi il 3-

4 luglio, si è chiusa con un bronzo perl’Italia: il terzo gradino del podio èstato conquistato da Daniele Resca,ventisettenne carabiniere di Pieve diCento (BO). In realtà avremmovoluto raccontare dell’ennesimavittoria del nostro “Johnny” (Giovanni)Pellielo, ma, anche se è rimasto fuoridal podio, gli si può rimproverarebene poco: il quattro volte Campionedel Mondo, bronzo a Sydney 2000 eargento ad Atene 2004 e Pechino2008 ha condotto una garaeccezionale fino alla semifinale,facendo registrare un quasi perfetto124/125 in qualificazione. Come luisolo il russo Alexey Alipov. Purtroppo per il campionissimo delleFiamme Azzurre, una “bicicletta” (ingergo così si definiscono due zericonsecutivi) in apertura dei 15piattelli decisivi, seguita poi da un“triciclo” (tre zeri consecutivi) inchiusura, hanno pregiudicatoqualunque sua ambizione dimedaglia: è finito al quinto posto con10/15. Jiri Liptak ed Alexey Alipovsono arrivati primo e secondo con15/15 e 14/15, Resca, a seguire,bronzo con 13/15.Il quinto posto non ha consentito alcapitano delle Fiamme Azzurre diaccedere alla finale del circuito iridato,ma, avendo partecipato a sole dueprove di Coppa dall’inizio dellastagione e avendone messi in cascinaben sette di vittorie nelle finali deltrofeo iridato, si ha modo di credereche il nostro “Johnny” potrà avererimpianti assai limitati anche se dafuoriclasse qual è non è abituato aperdere. Il commento più azzeccato sulla gara

di Pechino, nel luogo che è statoteatro delle penultime olimpiadi, lo haespresso il Direttore Tecnico dellaspecialità Albano Pera: «E’ stata unabella gara e tutta la squadra l’haaffrontata bene – ha chiosato - Unbronzo, due tiratori in semifinale eduno rimasto fuori di un pelo. Quandoc’è da mettere l’arte, ovvero nellequalificazioni in cui si spara al Trap, cela mettiamo. Poi quando la disciplinacambia, cioè nella semifinale e neimedal matches, tutto è appeso ad unfilo e la fortuna la fa da padrona».«Sono molto contento per Daniele(Resca, ndr) - prosegue Pera - Si ècomportato benissimo e, in particolarenel medal match con Kostelecky, hadimostrato carattere. Su questepedane il ceco ha vinto l’oro nel2008. Sono passati sei anni, ma agiocarsi le medaglie ci sono stati i treche qui hanno fatto il podio olimpico:lui, il russo Alipov e “Johnny”. Non è andata al meglio di comepoteva andare, ma non possiamoassolutamente lamentarci. Il livellogenerale è cresciuto tantissimo, ipunteggi lo dimostrano, ma noi siamosempre lì. La squadra c’è e questo èquello che conta».

Per le Fiamme Azzurre, sempre daltiro a volo, sono arrivate altre tremedaglie presso il Tav Cieli Aperti diCologno al Serio il 6 e 7 luglio scorso,nella sfida tricolore che ha chiusol’attività nazionale assegnando gliscudetti individuali. Marco Panizza ha vinto l’oro grazie adun ottimo 198/200, un piattellodavanti a Giovanni Natalini.

Sul podio - terzo posto- ancheGianluca Viganò che al termine delloshoot-off ha prevalso per il bronzo con195/200. Giulia Pintor è giunta invece secondanella classifica femminile, ad un solopunto dalla neo-campionessa RobertaPelosi (191 contro 190). Terza la lombarda Bianca Revello,bronzo con 187.

PECHINO (3/4 luglio) 6^ prova diCoppa del Mondo – fossa olimpica:(1) Jiri Liptak CZE, (2) Aleksey AlipovRUS, (3) Daniele Resca ITA, (4) DavidKostelecky CZE, (5) GIOVANNIPELLIELO, (6) Kynan Chenai IND

COLOGNO AL SERIO (6/7 luglio)Campionato Italiano “fossa universale”(calibro 12) – eccellenza M: (1) MARCO PANIZZA 198/200;(2) Giovanni Natalucci 197;(3) GIANLUCA VIGANO’ 195+5;(4) Gianluca Muoio 195+4, (5) Vittorio Taiola 195+3, (6) Renzo Baldinotti 195+1, (13) ADRIANO LAMERA 191, (17) SERGIO FATTORELLO 189, (18) ALBERTO BARTOLI 189; ladies: (1) Roberta Pelosi 191/200,(2) GIULIA PINTOR 190;(3) Bianca Revello 187.

Lady [email protected]

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Una “bicicletta” e un “triciclo” neganoa Johnny Pellielo l’ennesima medaglia

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Nelle foto a destra

Marco Panizza

sotto GiuliaPintor

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ari colleghi, se la sfida con laprova costume non pensateneppure di iniziarla perché

consapevoli dei vostri mezzi, se peròsiete ormai in ferie o comunque inprocinto di andarci e volete dedicareun po’ più di tempo a voi stessi e allavostra forma fisica (al netto di quelloche dovete alle richieste di vostramoglie o marito, delle esigenze dellacasa, della prole, dei doveri neiconfronti dei suoceri o di vostramadre) allora eccovi otto consiglisemi-seri per non perdere neppure unistante in cui mettervi in movimentosotto il sole, a casa o nei luoghi divilleggiatura, senza dovernell’immediato frequentare unapalestra.

1) Camminateper almeno 30minuti al giorno.Se siete adattività fisicapari o uguale azero, cominciatecon 10 minuti al

giorno e poi, man mano, aumentate ladurata delle passeggiate. Sevilleggiate al mare approfittatedell’acqua fino al polpaccio nella zonadel bagnasciuga perché oltre abruciare di più in quella parte dispiaggia, tra bagnini e bagnanti cheprendono il sole, potete almeno rifarviun po’gli occhi.

2) Fare lescale è unaregola generaleanche se siete invacanzapertanto evitatel’ascensoredell’hotel.

Salire e scendere tutte le volte che ènecessario (pressappoco ogniqualvolta qualcuno dellavostra famiglia si dimenticaqualcosa e come sempredovete tornare indietro voi) vi farà bruciare un discretoquantitativo di calorie.

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3) Giocate coi bambini: se avetedei bambini siete fortunati perchègiocare con loro è un vero e proprioesercizio; dalla palla al castello disabbia, dalla bicicletta in montagnaalle corse tra gli ombrelloni al mareper riprenderli quando si allontananosenza dirvi nulla e vi siete già sgolatiabbastanza nel tentativo di richiamarlialla base. Tutto in fondo è utile perritrovare la forma migliore, cosaimporta se si perde la pazienza!...

4) Esercizi a terra: quando vi èpossibile, dedicate una mezz’ora adallungare i muscoli della schiena, dellegambe, del collo e delle braccia. Peròil gelato che subito dopo vi vorresteconcedere perché vi siete stancatitroppo non ha motivo di esistere: conl’allungamento si migliora lafunzionalità dei muscoli, non sibruciano certo calorie.5) Ballate di sera e, se siete in unodi quei villaggi dove ogni mattinal’animazione vi propone degli eserciziin acqua con una simpatica ragazzaarmata di fischietto che già dalle 8vorrebbe buttarvi giù dal lettinomentre voi avete ancora gli occhichiusi dopo il terzo caffè, non fate ipigri, alzatevi e non adducete comescusa che avete fatto tardi in discotecala sera precedente: muoversi in acqua

evita disovraccaricarele articolazioni,permette diimpegnare deidistrettimuscolari che

non sapevate neppure di avere e poila musica è un ottimo esercizio sia peril corpo che per la mente, perchèmette di buonumore e carica dienergia.6) Nuoto al mare, pedalò obicicletta almeno per unamezz’oretta. A quel punto ungelato piccolo dopo aver finitopotete pure concedervelo, mascordatevi la panna. 7) Vacanza in campeggio:se dovete scegliere la vostratipologia di vacanza in baseai chili da perdere senzatroppo sforzo, allora ilcampeggio è quello che faper voi. Sapete quanta faticasi fa a montare la tenda controvento,a caricare il possibile per sopravviveree a dormire per giorni senzacomodità?8) Azioni quotidiane:bisogna ricordarsi che, anchese troppo spessosottovalutate, la maggiorparte di quelle che compiamomantengono il fisico in formasenza accorgersene. La cassad’acqua o le buste dellaspesa sono carichi paragonabili aquelli che si trovano nelle palestresotto forma di manubri e pesi di variogenere. Ma anche recarsi all’ufficiopostale a pagare le bollette, poi inedicola, poi al supermarket, poi a faredue passi al parco con il cane, e viadicendo è il minimo che si possa fareper mantenere in forma il propriocorpo. Sempre che per tutti questispostamenti preferiate ovviamentecamminare al posto di usare lamacchina o i mezzi. Il segreto di ogni attività fisica disuccesso - al di là di quella praticata -è la costanza: basterebbero 30 minutial giorno per trarne benefici. Basta solo superare lo scogliodell’inizio, ma per favore, prima diessere sufficientemente allenati, nonprovateci a farlo in tuffo...

Lady Oscar

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Otto consigli semiseri per tenersi in forma durante l’estate

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Alla neo Dottoressa  Angelica Pennisi,le congratulazioni della SegreteriaGenerale del Sappe e i migliori auguriper il proseguimento degli studi dipedagogia, che sicuramente laporteranno a raggiungere importantitraguardi.

al collasso - ha affermato ancoraCapece – chiediamo al Governo ditagliare gli sprechi e non la sicurezza,occorrono vere riforme per evitaresperperi e duplicazioni e subitodestinare risorse per lo sblocco delturn over e per riprendere leassunzioni perché l’età media deglioperatori della sicurezza è ormaitroppo elevata per i compiti dasvolgere, e questo ha graviripercussioni sull’efficienza dei servizidi sicurezza e di soccorso pubblico».«A tutto questo si aggiungono – haspiegato - i devastanti effetti sulpersonale dovuti al blocco del tettoretributivo, al mancato rinnovo deicontratti di lavoro e alle cosiddettepromozioni bianche (quel meccanismoper effetto del quale il nostropersonale, a seguito di promozioni,viene obbligato a responsabilità

Milano

Polizia Penitenziariain protesta durantel’eurovertice dei Ministri dell’Interno e della Giustizia

Roma

l giorno 8 luglio 2014  pressol'Università degli Studi di RomaTre, Angelica Pennisi, figlia del

nostro Segretario Nazionale FrancescoPennisi, ha concluso il Corso di Laureain Scienze dell'Educazione discutendola Tesi : "Madre e bambino nelcontesto carcerario : vivere traemozioni e costrizioni" (Rel. Prof.ssaBarbara De Angelis). La brillanteesposizione e la particolarità degliargomenti trattati hanno trovatonotevole apprezzamento da parte dellasevera Commissione esaminatricepresieduta dal Prof. Francesco Mattei,che le ha conferito la votazione di102/110.

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Laurea per Angelica Pennisi

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erano anche gli appartenentialla Polizia Penitenziariadella Segreteria Regionale

SAPPE della Lombardia, insieme adiverse centinaia di poliziotti, unitàdel Corpo Forestale dello Stato edei  Vigili del Fuoco, allamanifestazione di protesta che si ètenuta a Milano lo scorso 8 luglio.

«La Consulta Sicurezza, la principaleorganizzazione di rappresentanza delComparto Sicurezza per numero diiscritti, formata dai sindacati SAP(Sindacato Autonomo Polizia diStato), SAPPE (Sindacato AutonomoPolizia Penitenziaria), SAPAF(Sindacato Autonomo PoliziaAmbientale e Forestale) e CONAPO(Sindacato Autonomo Vigili delFuoco), è oggi a fianco dei colleghidella Polizia di Stato nella protestaunitaria a Milano in occasionedell’eurovertice dei ministridell’interno e della giustizia.Condividiamo le motivazioni deisindacati della Polizia di Stato, moltedelle quali sono comuni anche allaPolizia Penitenziaria, al CorpoForestale ed ai Vigili del Fuoco, e perquesto ci uniamo al malessere deipoliziotti», ha dichiarato DonatoCapece, presidente della ConsultaSicurezza e Segretario Generale delSappe, il più rappresentativosindacato della Polizia Penitenziaria.«Basta tagli alla sicurezza che ormai è

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maggiori senza però percepire laprevista maggiore retribuzione) oltread una specificità lavorativariconosciuta solo sulla a parole dalgoverno, ovvero solo per i doveri».«I Poliziotti, i Penitenziari, i Forestalied i Vigili del Fuoco da noirappresentati sono stanchi e lamisura è ormai colma. Ci auguriamoche il Governo presti  la dovutaattenzione al nostro personaleevitando di dover giungere, come giàaccaduto anche in altri Stati Europei,allo sciopero delle divise, affinchéqualcuno prenda atto che questogrido di dolore che stiamo lanciandoè l’ultimo appello per la sicurezza delPaese prima che si giunga al punto dinon ritorno. L’8 luglio a Milano èstato l’inizio di un percorso dimobilitazione» ha concluso.

erremme 

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il 15 luglio 2014 quando il“XV Consiglio RegionaleSAPPE del Lazio” non tarda ad

arrivare. Una ricorrenza tanto attesache decide di approdare presso lanovella sede ANPPE, sita in ViaTrionfale 139 a Roma.Calorosa la partecipazione. Nella Salapresenti i componenti della SegreteriaGenerale, i Segretari Provinciali ed iSegretari Locali della Regione Lazio.Gradita inoltre, la presenza di unaRappresentanza in uniformedell’ANPPE e di altri ospiti invitati perl’evento in menzione.Ore 10.00 tutto ha inizio con ilsottofondo musicale dell’Inno d’Italia,al termine del quale il SegretarioNazionale nonché SegretarioRegionale Maurizio Somma, ringraziacon entusiasmo i presenti,proseguendo poi nell’esposizione diun personale intervento: dapprima ditaglio specificamente tecnico inerentele percentuali degli iscritti SAPPEnelle diverse carceri laziali, per poirichiamare le problematicheaffrontate in Regione. Il tuttosupportato da materiale cartaceo emultimediale, con il quale si sonofotografate le diverse manifestazionidel SAPPE nella Regione Lazio chedal 1999 ad oggi, rappresentano verie propri pezzi di storia di quantoaffrontato. In questa ricorrenza non poteva certomancare il Portavoce Ufficiale degliiscritti SAPPE, il Dott. DonatoCapece! Ogni volta carico di milleattenzioni per gli Uomini e Donne indivisa, a tutela dei lori diritti, perchéper nessun motivo tollera il mancatorispetto del Corpo della PoliziaPenitenziaria! Come sempre preziosoquanto detto, anticipando ai presenticiò che bolle in pentola e ne sono unesempio: una nuova riformulazione intema di sanzioni disciplinari delCorpo della Polizia Penitenziaria per

cercare di frenare il continuo ricorso arapporti per futili motivi; segue ilcostante impegno nel garantirequanto prima lo sblocco delpagamento degli assegni di funzione,degli avanzamenti di qualifica;ribadita inoltre la necessità diprocedere in un’attenta valutazionedel FESI affinché possa esseresempre più uno strumento disoddisfazione per chi lavora concostante impegno; prossimo poi ilrinnovo del contratto di lavoro fermoormai da diversi anni; confermataanche la volontà del SAPPE nelsostenere l’assunzione degli idoneinon vincitori.Attraverso le parole pronunciate, bensi comprende come il SAPPE non èun estraneo a chi indossa una divisa.Anzi tutt’altro! E’ infatti per quelcollega che si ritrova a lavorare nellasezione detentiva, in una corsia di unospedale, in servizio di scorta per unavisita ambulatoriale programmata odimmediata di un detenuto, insorveglianza a vista davanti ad unacella, ovvero intento nel cercare diplacare un detenuto in pienaescandescenza perché psicolabile, inudienza presso i Tribunali, nel serviziodi traduzione dei detenuti quasisempre con personale sotto scorta econ mezzi dell’AmministrazionePenitenziaria non pienamente efficienti eppoi è anche per quelcollega che non riesce a spiegarsi ilperché un giorno un propriocompagno di ronda decide di togliersila vita e si potrebbe continuare adoltranza, in una lista a dir pocointerminabile.Le difficoltà esistono, ma il SAPPE,ogni giorno sceglie di impegnarsi per

Roma

XV Consiglio Regionale Sappedel Lazio

risolvere quanto accade conperseveranza. Ed a tal proposito ilDott. Donato Capece, riporta unalocuzione latina che recita gutta cavatlapidem, la quale tradotta, significa

letteralmente: la goccia perfora lapietra. Ove, ben si comprende come,con una ferrea volontà ed un lavorocontinuo, tutto si può raggiungere,riuscendo a conseguire così, obiettivialtrimenti irrealizzabili.

Rita Argento

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aver toccato i pantaloni del tedesco hasubito una severissima squalifica daparte di arbitri inflessibili sull'episodio.Nei ripescaggi per il bronzo, compliceforse anche la rabbia per la squalifica,infilava con due ippon prima ilfrancese Marghem David, poi lospagnolo Perez Ruiz Miguel Cesar.Nella finalissima per il bronzo, control'ostico judoka d'oltralpe VeraudAnthony, al termine del Golden Score(tempi supplementari), si èaggiudicato la meritatissima medagliadi bronzo, l'ennesima di una carrierada veterano fin qui scintillante. Preso in prestito dalla squadra tedescaper la competizione a squadre,Pressello ha dato un grande apportoal terzo posto finale conquistato.Con  3 a 2 contro la Francia, 5 a 0contro la Svizzera e 3 a 2 control'Azerbaijan, per il veterano dellaPolizia Penitenziaria è arrivata anchela seconda medaglia di bronzo.

Lady Oscar

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Pressello di bronzo agliEuropei Judo di Praga

Roma

ncora un successointernazionale per l'AssistenteCapo Stefano Pressello, ai

campionati europei veterani di Judo. A Praga il 30 giugno, oltre all'Italia da lui rappresentata  c'erano ben 35nazioni. Tra gli incontri per l'individuale nei90kg e la gara a squadre, Stefano hadovuto affrontare ben otto avversari.Il  primo, il cecoslovacco BolfBretislav, non è stato affatto sempliceda superare. Un po' perché atleta dicasa, un po' perché l'arbitro  dopo soli30" ha assegnato a suo favore unapenalità alquanto dubbia, ha fattocomprendere subito che la priorità,per continuare nel torneo, era quella

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di cercare di vincerlo prima possibile.Pressello per riuscirci non si è fattopregare troppo: intorno al secondominuto, con uno Yuko Tome Nage, haottenuto un ippon che non halasciato scampo alle speranze delbeniamino locale. Seconda sfida,altrettanto impegnativa, contro ilcampione del mondo tedescoMarcus  Uztat. Sebbene Presselloabbia condotto bene l'incontro, per

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i è concluso il 3 luglio al“Monica Cecchini” il 4°Torneo lnterforze Elbano 2014

intitolato a "Marcello Rossi”.

Lo vince la squadra della PoliziaPenitenziaria che batte la GuardiaCostiera, superata di nuovoin finale (come avvenuto nel

Calcio a 5: la PoliziaPenitenziaria vince iltorneo Interforze

Isola d’Elba

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dalle segreterie

campionato invernale al Sighello) conil punteggio di 8-6, con i tris da unaparte e dall'altra di Carta per ivincitori e del Comandante AndreaSantini per la Guardia Costiera.Contribuiscono al successo ancheBozzini, Corsi e Amatiello. Per la Guardia Costiera in gol anchePaolino Criscuolo, Bianco e Scaffidi.Terzo posto per la squadra mistaFinanza/Polizia di Stato che ha avuto

la meglio sui Vigili del Fuoco per 7-6.La Polisportiva Elba 97, organizzatricedel Torneo, congratulandosi con laPolizia Penitenziaria, vincitrice del 4°Torneo Interforze, ringrazia tutte leForze dell'Ordine per la splendidariuscita del Torneo e per ilcomportamento e la sportivitàdimostrati nell'arco dell’intero Torneoe da’ appuntamento all'annoprossimo per la 5ª edizione.H

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Si sono voluti ricordare tutti i Colleghiprematuramente deceduti, qualeconcezione di ideali e valori eterninella memoria dei vivi.

er il terzo anno consecutivo, ilPersonale di PoliziaPenitenziaria della Casa di

Reclusione di Padova, riesce a ripetereil successo di un evento sportivo cheper la sua organizzazione,coinvolgimento e partecipazione si ein pratica trasformato in una vera epropria festa dell’amicizia, che havisto la partecipazione anche delPersonale della vicina CasaCircondariale. Il 6 giugno, presso laCasa di Reclusione di Padova, si e tenuta la finale di “calciotto”. Un evento sportivo, questo, che per ilterzo anno consecutivo riesce aripetere un successo tale da essere,dai piu, considerata la vera Festa del

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Padova

III torneo di calciotto

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La Polizia Penitenziaria in visitapresso il reparto di Pediatriadell’Ospedale Civile marchigiano

Fermo

iceviamo e volentieri pubblichiamo queste fotoscattate in occasione della Festa di San Basilide,Patrono del Corpo, che ritraggono i nostri colleghi

nel reparto di Pediatria dell’Ospedale di Fermo, dovehanno consegnato dei doni ai piccoli ricoverati.

RH

Corpo di PoliziaPenitenziaria di Padova. Infatti, il 6 giugno, nonsolo si e festeggiata lesquadra di calciottovincitrice del torneo, manella cerimonia dipremiazione delle squadreche sono salite sul podio,non e mancato l’aspettomemoriale a preservazione divalori e tradizioni fondamentali perun “Gruppo di Colleghi” chelavorano in un contesto di notevoledisagio psicofisico.

l 18 luglio dopo un’agonia dialcuni giorni è morta presso ilpoliclinico di Bari la collega

Valeria Lepore di ventisette anni.Valeria prestava servizio pressol’Istituto di Milano San Vittore dacirca quattro anni ed era giunta in

Lutto Puglia per le vacanze estive.Durante questo periodo si è sentitamale, sembrerebbe a causa di uncalcolo renale ed è stata ricoveratapresso l’ospedale di Taranto. Lì lecondizioni della collega si sonoaggravate tanto da esseretrasportata presso il Policlinico diBari. In questo periodo la collega è sempre stata in coma e poi è

deceduta. La morte lascia intutti noi sempre un profondovuoto e sconforto, soprattuttoquando si tratta di giovanipieni di vita, progetti, sogni.Alla famiglia il nostro piùprofondo e sincero cordoglioper un dolore così immane etragico.

Federico Pilagatti

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n giorno come tanti (il titolooriginale è Labor Day comeil romanzo di Joyce Maynard

da cui è tratto) è un film che non èstato mai distribuito nelle saleitaliane e arriva da noi solo adessoattraverso la tv e l’home video.Un giorno come tanti è narrato dalprotagonista Henry (adulto) chericorda la sua infanzia e inparticolare alcuni giorni del 1987.Henry era un solitario ragazzino ditredici anni che viveva in unacittadina del New Hampshire conla madre Adele, divorziata, depressae impaurita da tutto. Una madre chenon usciva mai di casa se non ungiorno a settimana per andare a farela spesa con suo figlio.Ed è proprio al supermercato, ilgiorno del Labor Day, che Henry siimbatte in un sconosciuto tuttosporco di sangue che gli chiede aiuto.Il ragazzino lo porta immediatamentedalla madre che accetta senza faredomande la sua richiesta di portarlo acasa con loro.

Appena a casa l’uomo rivela di essereun evaso, fuggito dalla prigione nellaquale stava scontando una condanna. Nonostante questo e nonostante neidintorni si scateni una gigantescacaccia all’uomo, Adele lo accoglie incasa sua dimostrando di apprezzare

le maniere dell’evaso e il fatto che luisi offra per i lavori domestici. La donna sembra rinascere e lostesso Henry si affeziona all’uomoche gli insegna a fare il suo primovero lancio di baseball come se fosseil vero padre. Così, in breve tempo, i due da ostaggidiventano complici.Il film di Reitman non è un vero eproprio prison movie, perché non èaffatto ambientato in carcere ma lo

evoca soltanto attraverso i raccontidell’evaso. Un giorno come tanti è una storia diformazione, visto che il protagonistanarrante è il ragazzino che subiscepositivamente gli effetti del rapportocon l’evaso, fino a quando rivelerà

Nelle foto la locandina ealcune scene

del film

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

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16 cinema dietro le sbarreRegia: Jason Reitman

Titolo originale: Labor Day Soggetto: Joyce Maynard Sceneggiatura: Jason ReitmanFotografia: Eric SteelbergMontaggio: Dana E. GlaubermanCostumi: Danny GlickerMusiche: Rolfe KentScenografia: Steve Saklad

Produzione: Jason Reitman, Helen Estabrook, Lianne Halfon,Indian Paintbrush, Mr. Mudd,Russell Smith per Right of Way Films

Distribuzione: Universal PicturesInternational Italy

Personaggi ed Interpreti:Adele: Kate Winslet Frank: Josh Brolin Henry Wheeler: Tobey Maguire Henry (16 anni): Dylan Minnette Mandy: Maika Monroe Evelyn: Brooke Smith Henry Wheeler: Gattlin Griffith Rachel McCann: Elena Kampouris Frank (giovane): Tom Lipinski Marjorie: Alexie Gilmore Manager della banca: MatthewRauch Eleanor: Brighid Fleming Richard: Lucas Hedges Prisoner: Alex Ziwak Paramedico: James Chen

Genere: DrammaticoDurata: 111 minutiOrigine: USA, 2013

la scheda del film

come sono andate veramente le cose. Dopo un inizio carico di tensione,accompagnato da un’angosciantecolonna sonora, il film evolve mano amano che il rapporto tra i protagonisticambia. Sebbene in un’atmosferasoffocante ed in una situazioneforzata e pericolosa, con la tragediasempre incombente, nel film si respiraaria di nuove speranze, di possibilitàdi cambiare vita per tutti e tre iprotagonisti: l’evaso e la donna dauna parte, il figlio dall’altra, quandoscoprirà un padre nuovo e migliore diquello vero.

Un giornocome tanti

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SanRaffaeleTermini - Poliambulatorio Specialistico

La San Raffaele Spa opera ormai da anni nel settore sanitario ponendosi all’avanguardia sia a livello regionale che nazionale;gestisce IRCCS, Case di Cura accreditate che rappresentano un autentico punto di riferimento nel campo della Riabilitazione,oltre a Presidi Ospedalieri e Poliambulatori .Le attività sanitarie ambulatoriali sono erogate presso i nostri Poliambulatori “San Raffaele Termini” sito all’interno dellaStazione Termini, altezza di Via Giolitti, 16 – 00185 Roma e presso l’ IRCCS Istituto di Ricerca a Cura a Carattere Scientifico“San Raffaele Pisana” sito in via della Pisana, 235 - Roma. I Poliambulatori sono in grado di offrire un servizio altamente specializzato sia in termini di strumentazione che in terminidi equipe di specialisti di cui si avvalgono. In particolare, il San Raffaele Termini è disposto su due piani per complessivi1.200 mq, dove sono attive le seguenti specialità diagnostiche:Allergologia, Angiologia, Cardiologia, Chirurgia Generale, Chirurgia Vascolare, Dermatologia, Epiluminescenza, EcografiaCardiovascolare, Ecografia Generale, Ecografia ginecologica / Ostetricia, Ecografia Urologica, Endocrinologia, Fisiatria,Gastroenterologia, Ginecologia, Laboratorio analisi, Medicina del Lavoro, Neurologia, Oculistica, Ortopedia/Traumatologia,Otorinolaringoiatria, Radiologia, Senologia, Urologia.Orario prelievi: dal lunedì al sabato dalle ore 7:00 alle ore 10:30 (esclusi festivi)NB: il laboratorio analisi è attivo tutte le mattine (festivi esclusi) ed è erogabile in convenzione con il ServizioSanitario Regionale in entrambe le Sedi (Termini e Pisana).

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ome avvertiva Edoardo DeFilippo, nella vita “gli esaminon finiscono mai”, così ho

avuto modo di constatareimbattendomi nella difesa di uncollega della C.C. di Ferrara al qualela Direzione Generale del Personale edella Formazione ha manifestato ilproprio parere negativo in ordine allarichiesta di trasferimento sede perl’espletamento del mandatoamministrativo ex art. 78, comma 6,del D. Lgs. 18 agosto n. 267.

Il fatto e il diritto.Il richiedente è Agente di PoliziaPenitenziaria, ha chiesto di esseredistaccato al fine di poter espletare ilmandato amministrativo presso ilComune del luogo in cui è stato elettoconsigliere comunale.La Direzione Generale del Personale edella Formazione gli ha comunicato imotivi ostativi all’accoglimento delladomanda, ai sensi dell’art. 10 bisdella L. n. 241 del 1990.Le argomentazionidell’Amministrazione negatriceriguardano l’interpretazione dell’art.78, comma 6, del D.Lgs. n. 267 del2000 nella parte in cui afferma: “Gliamministratori lavoratori dipendenti,pubblici e privati, non possono esseresoggetti, se non per consensoespresso, a trasferimenti durantel’esercizio del mandato. La richiestadei predetti lavoratori diavvicinamento al luogo in cui vienesvolto il mandato amministrativo deveessere esaminata dal datore di lavorocon criteri di priorità”.L’Amministrazione ritiene che ildipendente non avrebbe un dirittosoggettivo al trasferimento, che leesigenze di servizio sarebberocomunque prevalenti e, soprattutto,che l’obbligo di esaminare ladomanda di avvicinamento “con

criteri di priorità” varrebbe solo edesclusivamente nell’ambito delleordinarie procedure di trasferimentodel personale. In particolare, affermal’Amministrazione che il datore dilavoro “deve prendere in esamel’istanza solo se ed in quanto,nell’esercizio dei suoi poteri dideterminazione organizzativa, abbiadeciso di aprire una procedura pertrasferimento interno e che, solo in talcaso, nel momento in cui più persone,aspirino ad una medesima sede dilavoro, nell’individuare il lavoratoreda trasferire debba essere accordatapreferenza al dipendente che nelrichiedere il trasferimento ad altrasede di lavoro abbia motivato lapropria richiesta con il fatto di volersiavvicinare al luogo ove esercita il suomunus pubblico”.Sennonché, una tale interpretazione èstata disattesa dal Consiglio di Stato,IV Sezione, che - con la sentenza n.705 del 14 febbraio 2012 - ha inveceosservato, abbracciando l’opposto ediffuso indirizzo giurisprudenziale: “lanorma di cui all’art. 78, comma 6, vaintesa nel senso che questo tipo ditrasferimento (temporaneo, in quantolegato al mandato amministrativo) vamantenuto al di fuori della normaleprogrammazione attinente allamovimentazione ordinaria, anche pernon penalizzare le aspettative di chi èinserito magari da lungo tempo nellerelative graduatorie, e deve essereistruito a parte, come del resto tutte ledomande di trasferimento presentateper avvalersi di specifici beneficiprevisti dalla legge”.I giudici di Palazzo Spada, dunque,non condividono l’orientamentogiurisprudenziale richiamatodall’Amministrazione penitenziaria, eposto a fondamento del diniego, inbase al quale: la “priorità” di cuiall’art. 78, comma 6, del D.P.R. n.

267 del 2000, consisterebbeunicamente nell’obbligo di assicurareal dipendente in questione una sortadi “corsia preferenziale” in occasionedelle ordinarie procedure ditrasferimento e mobilità,esaminandone la posizione prima diquelle di altri dipendenti purecollocati anteriormente in graduatoria,ma tutto ciò a condizione cheprocedure di trasferimento sianoeffettivamente indette (in difetto diciò, non potendo comunque trovareapplicazione la disposizione incommento).Risulta, di conseguenza, evidente laviolazione e falsa applicazionedell’art. 78, comma 6, del D.Lgs. n.267 del 2000, in cui incorrel’Amministrazione nel respingerel’istanza del richiedente, proprio inforza della avversata interpretazione.Ancora più di recente lagiurisprudenza di merito richiamandola precedente pronuncia del Consigliodi Stato afferma: La norma di cui all’art. 78 commasesto del T.U.E.L. è da porre inrelazione con i principi di cui all’art.51 Cost.; Essa, laddove imponeall’Amministrazione di valutare “conpriorità” l’istanza di avvicinamentotemporaneo proposta dal dipendentepubblico - il quale faccia valere ilproprio interesse ad un più agevoleesercizio del mandato elettivo - vaintesa nel senso che questo tipo ditrasferimento (temporaneo, in quantolegato all’incarico politico-amministrativo) debba esseremantenuto al di fuori della normaleprogrammazione attinente allamovimentazione ordinaria - anche pernon penalizzare le aspettative di chisia inserito da lungo tempo nellerelative graduatorie - e debba essereistruito a parte, come del resto tutte ledomande di trasferimento presentate

Marianna ArgenioCommissario

Polizia [email protected]

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Trasferimento di sede per mandato politico: l’incerta funzione del principiodel bilanciamento di interessi

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incontra nel procedere albilanciamento e alla ponderazionedei contrapposti interessi.Alcuni punti fermi, però, ci parepossano considerarsi raggiunti: la norma di cui all’art. 78, comma 6,va intesa nel senso che iltrasferimento legato al mandatoamministrativo va mantenuto al difuori della normale programmazioneattinente la movimentazioneordinaria, anche per non penalizzarele aspettative di chi è inserito magarida lungo tempo nelle relativegraduatorie, e deve essere istruito aparte, come del resto tutte ledomande di trasferimento presentateper avvalersi di specifici beneficiprevisti dalla legge

l’ Amministrazione può denegare ilbeneficio richiesto solo sulla scorta diuna congrua e ben evidenziataragione di interesse pubblicomotivatamente prevalente su quello,altrettanto pubblico, al trasferimentodel dipendente per l’espletamento delmandato amministrativo/politico. Più in generale non può disconoscersil’esigenza di mantenere un costantecollegamento col territorio perchiunque, come i consigliericomunali, sia investito di un mandatoelettivo.Il diniego necessita di una congrua edadeguata motivazione.Credere senza aver visto è tantonobile quanto romantico. Ma nonvale per le cose di questo mondo enon può valere, aggiungiamo noi, peril riconoscimento di un dirittocostituzionalmente garantito.

per avvalersi di specifici beneficiprevisti dalla legge. (T.A.R. MoliseCampobasso Sez. I, Sent., 02-01-2014, n. 16; T.A.R. MoliseCampobasso Sez. I, Sent., 28-06-2013, n. 453).Senza arrivare necessariamente adaffermare che quanto disposto in senoal comma 6 dell’articolo 78 debbasignificare unicamente che, inoccasione dell’apertura di unaprocedura ordinaria di trasferimento,l’amministrazione, nell’esaminare lerelative domande, deve accordarepreferenza, coeteris paribus, aldipendente che abbia motivato lapropria richiesta di trasferimento conla volontà di avvicinamento al luogodove esercita il proprio mandatoconsentendo, pertanto, al lavoratoreinvestito del mandato amministrativodi poter godere di un titolopreferenziale (potendosieventualmente ritenere che in tal casola tutela di cui godrebbe il dipendente e la suaattività lavorativa per l’esercizio delmandato politico risulterebbero, difatto, derogate in palesecontraddittorietà con lo spirito dellanorma che si ispira direttamenteall’articolo 51, comma 3, dellaCostituzione) - comunque ènecessario che sia effettuato ilcontemperamento tra gli interessicontrapposti coinvolti nella vicenda.(T.A.R. Lazio n. 07727 del 2010). Dunque, la norma di cui all’art. 78comma sesto del T.U.E.L. è da porre inrelazione con il disposto dell’art. 51Cost. La disposizione costituzionaleassicura al cittadino chiamato asvolgere funzioni pubbliche elettive ildiritto di disporre del temponecessario al loro adempimento e diconservare il suo posto di lavoro; intal modo, la Costituzione dà rispostaall’esigenza di garantire ai lavoratoriil diritto di elettorato passivo (cioè lacapacità di essere eletto) in modo daconsentire loro un’effettivapartecipazione alla vita politica.Il combinato disposto delle due norme(ordinaria e costituzionale) fa sorgereun interesse tutelato a ottenere unesame approfondito e serenodell’istanza, che tenga conto delle

esigenze organizzativedell’Amministrazione e dellacompatibilità dell’istanza con esse.L’ Amministrazione pertanto potràdenegare il beneficio richiesto solosulla scorta di una congrua e benevidenziata ragione di interessepubblico motivatamente prevalente suquello, altrettanto pubblico, altrasferimento del dipendente perl’espletamento del mandatoamministrativo/politico.Ebbene, nell’enucleazione delleragioni ostative l’Amministrazionenon può limitarsi, come invece spessoaccade, a ritenere in re ipsa laprevalenza delle esigenze economicheed organizzative del datore di lavoroper quanto attiene ai rapporti delpubblico impiego!!! Oppure adaffermare che il diritto dell’eletto puòessere soddisfatto anche con lemodalità alternative di espletamentodel mandato politico, assolutamenteestranee al bilanciamento degliinteressi pubblici in gioco e che,comunque, la legge avrebbe rimessoin via esclusiva alla scelta effettuatadal soggetto titolare del mandato(Cfr., in tal senso, Consiglio di Stato,sez. IV, 02/07/2012, n. 3865). Altrimenti, oltre a porre in essere uncomportamento in palese violazionecon l’art. 51 della Costituzione,l’Amministrazione incorrerebbe nellainosservanza dell’art. 3 della l. n. 241del 1990, limitandosi, conmotivazione tautologica e gravementecarente, ad allegare la prevalenza diesigenze organizzative, presso la sededi servizio, che non sono in alcunmodo comprovate. Il diniego, infatti,spesso non appare assistito da alcunospecifico e puntuale richiamo adesigenze logistiche e organizzativedell’Amministrazione (posti vacanti ocoperti nella sede di servizio,eventuali scoperture nelle sedi vicineal Comune di auspicata destinazioneetc.). Orbene, l’analisi condotta ha volutooffrire uno spunto di riflessione e diinterrogazione sui presuppostinecessari al riconoscimento deltrasferimento di sede per mandatopolitico e l’individuazione dei limitioggettivi che l’Amministrazione

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Nella foto urna elettorale

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a personalità del giovane cheintraprende una carrieracriminale non può essere

spiegata come una realtà staticaquanto, piuttosto, come una strutturache si trasforma continuamente, sottola duplice spinta dello sviluppoindividuale e delle influenzeambientali. Gli aspetti dinamici edevolutivi della personalità del giovanedelinquente possono essere descrittiattraverso il concetto di “identitàpersonale”, mettendo in evidenzacome l’adolescenza, sia il periodo incui le crisi e i dubbi relativi all’identitàsono maggiormente accentuati.

Emerge dunque come l’acquisizioneda parte dell’adolescente diun’identità personale dipendafortemente dalla struttura sociale edall’ambiente nel quale egli vive(Bandini-Gatti, Delinquenza giovanile.Analisi di un processo distigmatizzazione e di esclusione,Milano, 1987,Giuffrè, 1987).L’appartenenza ad una certa classesociale e ad un certo gruppo, laposizione occupata all’interno di unsistema di opportunità sociali,l’origine etnica, etc.; condizionano inmodo pregnante la formazione el’acquisizione dell’identità da partedel giovane. Inoltre, il confronto con ipregiudizi e gli stigmi, caratterizzanoattivamente le proprie azioni e

orientano quale strada intraprendere.L’individuo media e dà vita all’interoprocesso del divenire devianti, anchee soprattutto quando si trova aconfrontarsi con i pregiudizi, glistereotipi e le diverse forme diattribuzione di identità o dicategorizzazione. Come ben espresso da David Matza,(Come si diventa devianti) “ilprocesso del divenire devianti ha pocosenso, umanamente, se non sicomprende l’attività filosoficainteriore del soggetto man mano chequesti attribuisce significato aglieventi e alle cose che lo circondano”.

Ci sono persone il cui percorso di vitaentra in un certo momento, in unlabirinto pauroso dal quale non siesce più. Questa è la storia di un ragazzo che inuna notte del marzo del 1987 tenneper 24 ore in scacco le forzedell’ordine e la città eterna in unafuga disseminata di rapine, sequestrie omicidi. Giuseppe Mastini, nasce nel 1960 aPonte San Pietro, in provincia diBergamo, da una famiglia di giostrailombardi di etnia Sinti (una delleetnie della popolazione romaní,altrimenti chiamati zingari, termineche oggi ha assunto una sfumaturadispregiativa). All’età di 10 anni ilgiovane si trasferisce, con la famiglia,

a Roma vivendo in una roulotte ecollaborando nella gestione dellegiostre. Inizia da subito a frequentarela criminalità giovanile del quartiereTiburtino, tanto da esseresoprannominato, per via delle sueorigini, Johnny lo Zingaro. Il 13 gennaio del 1973, in vialePalmiro Togliatti a Roma, rubaun’autovettura e pochi giorni dopoviene arrestato. La notte del 30 dicembre del 1975,in via del Portonaccio, insieme alcoetaneo Mauro Giorgio, cerca dirapinare un tranviere dell’ATAC di 39anni, Vittorio Bigi, che nel tentativo disottrarsi alla rapina fugge, ma èraggiunto alle spalle da due colpi dipistola sparati da Johnny. Bottinodella rapina: diecimila lire e unorologio. I due occultano il cadavere che verràrinvenuto una settimana più tardi inun prato in zona Tiburtina.

Il 15 gennaio 1976 vengono emessidue ordini di cattura a carico diJohnny e del suo complice. Le accuse,sono di omicidio volontario, rapinaaggravata e porto abusivo di pistola:Johnny ha solo 15 anni. Arrestato ilgiorno dopo, viene rinchiusonell’Istituto minorile di Casal delMarmo e dopo due settimane, il 2febbraio 1976, con quattro ragazzinidetenuti, evade. Il giorno dopo, però,si costituisce. Gli educatori dell’Istituto dell’epoca loricordano come un soggettosocialmente difficile da gestire,totalmente privo di interessi,aggressivo ed estremamente avvezzoal dialogo con coetanei ed adulti.Problemi adolescenziali trasgressivi

Nella fotoa sinistra

Giuseppe Masinidetto Johnny

lo Zingaro

al centrola sua compagna

Zaira Pochetti

a destraSilvia Leonardi

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

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Johnny lo Zingaro:una fuga senza fine

crimini e criminali

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che si presentano frequentementecorrelati ad un comportamentoantisociale associato a disturbi dellacondotta. La caratteristica principaledi tale disturbo, secondo lacatalogazione che ne fa il manualediagnostico e statistico diclassificazione dei disturbi mentali(Dsm - IV), è la presenza di uncomportamento ripetitivo epersistente, associato ad una costanteviolazione dei diritti degli altri o dellenorme sociali appropriate per l’etàadulta. Tali comportamenti simanifestano in molteplici e differenticontesti (a casa, a scuola, incomunità) dove le regole vengonopuntualmente infrante. I comportamenti specifici possonoessere rappresentati da una condottaaggressiva che provoca minaccia edanni fisici ad altre persone o adanimali; una condotta non aggressivache determina perdita odanneggiamento della proprietà,frode, furto e gravi violazioni diregole. Gli individui con disturbo dellacondotta possono presentare scarsaempatia e attenzione per i sentimenti,i desideri e i bisogni altrui; spessotravisano le intenzioni degli altri,interpretandole come più ostili diquanto effettivamente non siano,reagendo, di conseguenza, conun’aggressività ritenuta ragionevole egiustificata. Bassa tolleranza allefrustrazioni, irritabilità, esplosioni dirabbia sono caratteristiche che sipresentano con un’alta frequenzaall’interno di tale disturbo. Esso è spesso associato ad un inizioprecoce dell’attività sessuale, delbere, del fumare, dell’uso di sostanzeillecite e a comportamenti rischiosi;può essere associato, inoltre, a scarsaintelligenza (con un livello sotto lamedia) e ad apprendimentoscolastico inferiore rispetto al livelloprevisto in base all’età eall’intelligenza. I comportamenti meno gravi simanifestano precocemente, adesempio attraverso piccoli furti,menzogne, etc., mentre quelli piùfortemente delinquenziali tendono acomparire in seguito. (Maggiolini A.Adolescenti delinquenti. L’intervento

psicologico nei servizi della giustiziaminorile 2002). Qualche giorno dopo il ragazzo vienetrasferito nel carcere minorile deL’Aquila, ma il 24 settembre 1977evade di nuovo, seppur la sualatitanza duri pochi giorni. Per l’omicidio dell’autista dell’Atac diRoma, lo Zingaro, viene condannato a11 anni di carcere. Divenuto oramai maggiorenne,Johnny, viene trasferito nel carcere diBadu ‘e Carros in Sardegna. Nel 1981, fugge per l’ennesima voltama, questa volta, senza fare ritorno.Viene riacciuffato a Roma dopo unaspettacolare fuga in macchinasull’autostrada e rinchiuso nel carceredi Rebibbia, dove tenta ancora unavolta di fuggire. Dopo un trasferimento a Volterra,l’atteggiamento del giovanemalvivente cambia radicalmente,tanto che nel maggio 1986 torna a

Rebibbia accompagnato da unrapporto redatto sulla sua condottacarceraria dalle diverse figureprofessionali che lo avevano seguitonel suo percorso trattamentale, cheparlarono di «revisione critica», di«avvicinamento a tematiche religiose»e caldeggiano la concessione di una«prova di fiducia». Prova che ilgiudice di sorveglianza concederà conuna licenza premio di 8 giorni perbuona condotta. Il Mastini non farà più ritorno incarcere e si darà alla latitanzamettendo a segno una molteplice serie di rapine. L’8 marzo del 1987, intorno alle23,00, in località Sacrofano in via diMontecaminetto, si introduce

Nella foto Johnnydurante un sopralluogo sulla scena del crimine

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21crimini e criminaliall’interno della villa dell’architettoPaolo Duranti, il quale si trova a lettocon la moglie. Spara ad entrambi,forse perché non riusciva a trovare ipreziosi o quant’altro potesse esseredi valore. L’uomo muore, mentre ladonna, seppur in gravi condizioni,sopravvive e sarà decisiva perl’individuazione e la catturadell’assassino. Nel frattempo Mastiniconosce Zaira Pochetti, 20 anni, diumilissima famiglia, figlia di unpescatore di Passo Oscuro,studentessa presso la facoltà discienze politiche dell’Università LaSapienza. Il 25 marzo del 1987, in PiazzaleWinckelman, verso l’1,10 circa, unacoppia di fidanzati è all’interno di unaLancia Gamma, Lo zingaro punta lapistola contro l’uomo al lato guidaintimandogli di scendere econsegnargli la macchina, mentre ladonna, Silvia Leonardi, non riuscendo

a scendere dall’auto per lo spavento,viene sequestrata. Subito scattal’allarme e poco dopo, intorno alle2.00, l’autovettura è intercettata invia M. Valerio Corvo, da parte di unapattuglia del CommissariatoTuscolana. I due agenti a bordo diun’autovettura civetta si avvicinanoall’auto rubata ferma e si posizionanodietro di essa; Johnny scendedall’auto, si avvicina all’autovetturadegli agenti e a bruciapelo inizia asparare. L’agente, Michele Giraldi,raggiunto in volto dai proiettili dalla357 Magnum di Johnny muore, l’altropoliziotto è ferito. Alle 5,00 delmattino sulla Salaria la ragazza vienelasciata andare: «vattene. Nascondititutto il giorno nel bosco. Se esci

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l 19 maggio scorso ci ha lasciatitragicamente, FrancescoCorigliano, Assistente Capo di 46

anni in servizio presso il N.C.P. di ViboValentia.Francesco era entratonell’Amministrazione il 9 giugno1987, la sua carriera lo aveva portatoinizialmente a Gorgona e,successivamente, a Prato.Dal 1997 prestava servizio a ViboValentia e da molti anni era addettoall’ufficio matricola.Lo vogliamo ricordare pubblicando leparole dei colleghi che sono statepronunciate durante la cerimoniafunebre e che, forse, possono darel’idea di chi era Francesco Corgliano:

Caro CiccioMai come oggi sentiamo l’inutilitàdelle parole...Onestà, coraggio, lealtà, bontà, oggisono parole vuote .. che non bastanoa descriverti.Tu, poi, le parole non le amavi tanto:per te contavano i gesti, le azioni, lecose vere.Tu amavi l’essenza delle cose e dellepersone.Tu davi l’esempio.Il nostro matricolista dal cuoregrande, il nostro collega, l’amicoprezioso che manteneva la calmaanche nelle situazioni più difficili ... tu per noi sei tutto questo, ma seisoprattutto un esempio di bontà,quella bontà che in carcere cercavi dinascondere, ma che è visibile inquello che hai lasciato.La tua bontà la vediamo oggi negliocchi dei tuoi figli, nella dolcezza ditua moglie e nelle lacrime di tutti ituoi colleghi e delle persone che tiamano.Tu amavi la pace e la vita e sembravache il tuo silenzio ci volesse dire ognigiorno “non accontentatevi delleparole ...date l’esempio voi stessi” Ciccio cos’hai? “staju macinjandu” e

sorridevi senza aggiungere altro,senza bisogno di altre inutili parole.E in quel sorriso c’era tutto il tuomondo, un mondo senza odio né

rancore, un mondo senza rabbia, unmondo semplice e pulito come te.Ancora non riusciamo a svegliarci daquesto dolore ...la tua scrivania èesattamente come l’hai lasciata ...nonsappiamo come superare il vuoto checi circonda ...e ci tormentiamo pernon aver capito quanta sofferenzac’era nel tuo cuore, ma sappiamo chehai voluto lasciarci un messaggio dipace ...sacrificando la tua vita ci haifatto capire l’inutilità dell’odio e delrancore ...e hai vinto, perchédall’istante in cui ci hai lasciato, ci haiobbligato a guardarci dentro.. e ci haicostretto a farci i conti con noi stessi,e con il banale attaccamento alle coseinutili. Noi non potremo più vederti con il tuoregistro sotto il braccio o vicino ai tuoiamici inseparabili dell’UfficioMatricola, non sarai più il primo ascappare senza paura in aiuto dei tuoicolleghi e il tuo sorriso non potrà piùscaldarci il cuore, ma sappiamo chedentro di noi ci sarai sempre: tu ed iltuo amore infinito per la tua famigliae per la tua divisa, soprattutto perchéhai voluto dire ad ognuno di noi chel’amore e l’onestà sono l’essenzadella vita.Grazie Ciccio

Nella foto una recente

immagine diGiuseppe

Masini

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I colleghi ricordano Francesco Corigliano

cordoglio

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prima, noi torniamo e tiammazziamo. Ricordati tu hai passatola notte con il numero uno».Accerchiato in un casolare nellecampagne di Montorotondo, dopogiorni di inseguimenti e sparatorie,circondato da 400 agenti, cani,elicotteri, e persino da carabinieri acavallo, lo Zingaro si arrende: avevasempre detto che sarebbe mortopiuttosto che finire nuovamente inprigione. Al processo, innanzi allaCorte d’Assise di Roma, gli sonocontestati ben 54 capi d’accusa, conuna condanna all’ergastolo. La suacompagna Zaira Pochetti, dopol’arresto è travolta dai rimorsi ed incarcere si lascia morire il 17 dicembredel 1988 di anoressia. Johnny, dal 1987 è in carcere, inregime di media sicurezza e non hapiù beneficiato di permessi o licenze.Le sue reazioni violente che hannocontraddistinto la sua vita sonocontinuate anche in carcere tanto daportarlo ad essere condannato,nell’ottobre del 1988, a 4 mesi peroltraggio e danneggiamento, per averdistrutto un tavolo di ping pong edinsultato un agente di custodia.Mastini è divenuto un personaggioper i fruitori della cultura di massatanto da guadagnarsi la dedica delfilm Johnny lo Zingaro, tutta la verità(diretto da Emanuele Del Greco), e diun brano musicale dei Gang dal titoloJohnny lo Zingaro, incluso nell’album«Le radici e le ali» e ripresosuccessivamente anche da MassimoBubola.

Nel 2012, dopo 37 anni di galera,Giuseppe Mastini ha riacquistato lalibertà. Alla prossima...H

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on si nasce donne: si diventa.(Simone de Beauvoir)

Salve a tutti.Per parlare delle donne di oggi dellaPolizia Penitenziaria ritengo doverosoaccennare alle donne di ieri ed al loropercorso di crescita personale eprofessionale.Guardiane, vigilatrici ed infinePoliziotte Penitenziarie.In principio l’attività custodiale delledetenute era svolta dalle religiose:per la presenza di quel sentimento didovere e spirito di abnegazionecaritatevole ritenuto necessario nelcontatto con quelle donne che,commettendo un delitto, avevanopeccato e dovevano essere rieducate.A loro quindi la sorveglianza, ilmantenimento e l’istruzione morale:una redenzione consistentenell’addestramento ed insegnamentodi quelle attività femminili: il cucito,la gestione della casa, la preghiera;tutto ciò quindi che rientrava nelcompito di una donna onesta.Perché appunto le suore? Il tutto deveessere necessariamente ricondotto acosa si intendeva per devianza edelinquenza femminile e che tipo direati venivano commessi dalle donne.La delinquenza femminile eraconsiderata un evento eccezionale ecollegato ad atti contrari allamoralità, un tradimento del ruolosociale di appartenenza, vedi adesempio la prostituzione.La donna non delinqueva in generaleperché non era in condizione di farlodovendo ottemperare al proprio ruolodi madre e moglie, non vivendoquindi situazioni che l’avrebberoportata a compiere delitti pari a quellimaschili.Le donne colpevoli di delitti gravierano una parte minoritaria,residuale.L’utilizzo del personale religiosotrovava inoltre motivazionieconomiche in quanto la qualifica dipersonale aggregato determinava difatto un costo contenuto a carico delloStato.Nel corso del tempo il generale esostanziale calo delle vocazioni,

insieme all’aumento delle incombenzee carichi di lavoro, ha permessol’ingresso nelle strutture carcerariefemminili di personale laico, assuntodall’amministrazione penitenziaria,con la qualifica generica di guardiane.E’ chiaro già dal nome che talepersonale avesse esclusivamente unruolo di vigilanza. Le suore mantenevano l’attività dicoordinamento e si occupavano dellarieducazione della detenuta.Del 1971 la revisione di alcuni ruoliorganici del personale penitenziario.Le guardiane diventano vigilatricipenitenziarie senza però che venganoposte modifiche alle attribuzioniprofessionali.Con il D.L. 111/1978 (convertito inlegge 271/1978) si opera un altropiccolo passo. L’art.19 chiarisce che ilservizio all’interno degli istitutifemminili debba essere svolto dallevigilatrici penitenziarie,organizzandole su tre livelli dicompetenza (vigilatrice, vigilatricesuperiore e vigilatrice capo) e l’art.26che dove l’incarico sia ancora affidatoalle suore, non vi siano assegnatevigilatrici superiori e vigilatrici capo).In questo passaggio le vigilatrici sitrovano da una parte l’eredità

religiosa operativa e ideologica edall’altra la necessità di porsi inrelazione con gli Agenti di Custodiae, quindi, con la dipendenzagerarchica maschile, le delimitazionidi competenze nel proprio ambitooperativo.Il tutto avviene nel periodo storicosociale degli anni ’70 e inizio anni’80 – gli anni di piombo – dove vi èun cambiamento anche dellapopolazione detenuta e si entra in unperiodo di emergenza dove lasicurezza e la custodia acquistano unruolo maggiore rispetto aquell’attività di risocializzazione etrattamento che la riformadell’ordinamento penitenziaria del1975 avrebbe voluto vedereapplicata.Fra la popolazione detenuta cisaranno molte donne legate a reatipolitici.La donna non viene più consideratacome un soggetto debole daredimere, ma un pericolo per lasocietà.Bisognerà aspettare pertanto il 1980perché si cominci a parlare diformazione per le vigilatrici ed il1985 perché vengano effettuati iprimi corsi di aggiornamento.

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Da Guardiane a Poliziotte

Penitenziarie

donne in uniforme

Nella fotouna poliziotta penitenziaria

a cura di Laura PieriniVice SegretarioPorvinciale SappeFirenze [email protected]

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entile redazione, sono profondamente delusodall’atteggiamento di alcune

organizzazioni sindacali che durantele contrattazioni sindacali nontutelano gli interessi collettivi deilavoratori, ma pensano asottoscrivere accordi difformi che nonrispecchiano la volontà del personale.Mi chiedo perché i sindacati,considerato il potere influente, nondebbano rispondere di eventualerisarcimento per i danni provocati alpersonale. Non sono un esperto inmaterie giuridiche, però penso che cideve essere una tutela per chi non sisente rappresentato. Che ne pensa?Ringrazio per l’eventuale risposta.

aro lettore, il problema dellaresponsabilità civile del

rappresentante sindacale è unproblema ormai datato nel tempo,risale agli anni sessanta, è rimasto econtinua a rimanere in un statoembrionale nella interpretazionegiurisprudenziale, essendoscarsissima e rarefatta la casistica inmateria.La disciplina del rapporto di lavoropubblico contrattualizzato riconoscealle associazioni sindacalirappresentative una posizione dirilievo nella organizzazione degliuffici ed anche nella gestione deirapporti di lavoro.Infatti, l’art. 9, Decreto Legislativo n.165 del 2001 prevede in manieraesplicita che i contratti nazionali dilavoro disciplinino i rapporti sindacalie gli istituti della così dettapartecipazione anche con riferimentoagli atti interni di organizzazioneaventi riflessi sul rapporto di lavoro.Una tale ingerenza sindacale siconfigura impropria ed inopportuna,

Il Concorso di colpa tra il Dirigente e il rappresentante sindacale

Nella foto Vigilatrici

e Agenti di Custodia

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24 donne

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G in quanto finisce per ledere il liberoesercizio del potere di organizzazioneproprio dei dirigenti. Al momento, lapresenza dei sindacati nella sferadella macro-organizzazione e anchedella micro-organizzazione finisce percondizionare talvolta in manierapesante l’efficienza della P.A..Proprio sulla base del citato art. 9,Decreto Legislativo n. 165 del 2001, isingoli contratti nazionali di lavorocontemplano diverse modalità diraccordo dei sindacati con l’eserciziodei poteri del dirigente, variamentedenominati: informazione,consultazione, concertazione econtrattazione. Così, lacomunicazione–consultazione con leorganizzazioni sindacali consistenell’informarle delle decisioni assuntein via unilaterale dall’amministrazionee coesiste con la negoziazione-accordo con le citate organizzazioniavente come oggetto le decisionibilateralmente assunte, anche se soloformalmente, poiché compete aldirigente adottare gli atti,sostanzialmente condivisi in quantonon possono discostarsi dall’accordoin precedenza raggiunto in sedesindacale. Di conseguenza, quando ledecisioni dirigenziali siano imputabiliad atti che discendano dall’unionedella volontà del dirigente operanteper conto dell’amministrazione–datore di lavoro con quella deisindacati, potrà nascere unaresponsabilità per danno erariale acarico dei rappresentanti sindacali chefrequentemente risultano essereanche dipendenti della stessastruttura amministrativa.Del resto, la stessa giurisprudenza deigiudici amministrativi – contabili edella Corte Suprema di Cassazione hasviluppato una nuova concezionedella responsabilità amministrativa

C

Ma chi erano le donne guardiane evigilatrici?Abbiamo già detto che il nostrolavoro non possiede quel quidromantico che altre tipologieposseggono. Riterrei correttoaffermare che è un percorsolavorativo che non si sceglie pervocazione.

In passato soprattutto il personalemaschile e femminile provenivaquasi esclusivamente dall’aree piùpovere dell’Italia del sud. Una forma di emigrazione silente,alternativa al lavoro nelle fabbrichedel Nord e all’estero dotata di unaforte attrattiva per la componente disicurezza e affidabilità che deriva dallavorare per lo Stato. Mentre però èsempre stato culturalmente esocialmente accettato l’uomo che siallontanasse per cercare lavoro egarantire così il sostentamento dellafamiglia senza perdere i contatti e gliaffetti, la stessa cosa non si può diredelle donne.La donna è maggiormente radicatanel territorio di origine e legata inmodo più forte al nucleo familiare.Lasciarlo significa accettare il rischiodi veder tagliare o scemare queilegami. La scelta di partire per quelledonne di allora, non è stata facile.Alcune di loro sono scappate dasituazioni personali difficili.La lontananza per talune di loro hasignificato non creare una famigliapropria, anche per problemi diintegrazione nel nuovo ambiente.Vogliamo quindi chiamarle ericonoscerle Grandi Donne dotate dicoraggio, resistenza, forza interiore?A presto.

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PoliziaPenitenziarian.219luglio/agosto2014

25diritto e diritti

Giovanni PassaroSegretario [email protected]

che si è discosta progressivamente daquella tradizionale, connessa allapreventiva verifica dell’esistenza diun rapporto di servizio in prevalenzaconcepito come un rapporto di lavorodi pubblico impiego. Più in dettaglio,la responsabilità è stata inizialmentericonosciuta verso i funzionari onorari,poi successivamente estesa agliorgani politici, collocati sullo stessopiano dei funzionari onorari e, infine,estesa anche ai soggetti privati, inquanto formalmente inseriti, o anchesolo abusivamente inseriti, all’internodei procedimenti che sianoesplicazione di funzioni pubbliche o dipubblici servizi.Nella sentenza delle Sezioni Unitedella Corte di Cassazione 1 marzo2006, n. 4511, si è finalmentesanzionata l’avvenuta trasformazionedel modo di essere dellaresponsabilità amministrativa, il cuiasse portante sembra essersi spostatodalla natura pubblica del soggetto edal rapporto di servizio strictu sensualla natura pubblica del denaro odelle finalità perseguite attraverso unprocedimento amministrativo a cuipartecipi un soggetto privato, personafisica o giuridica. Infatti, se è vero chequest’ultimo rappresenta il soggettopassivo di un certo provvedimentoamministrativo adottato nella fase didecisone dell’iter procedimentale (ades. l’atto di concessione difinanziamenti pubblici), è parimentivero che, al contempo, risulta essereanche il soggetto attivo di undeterminato progetto pubblico (ad es.l’utilizzazione dei predetti fondi) chetrova il proprio alveo naturale dentrouna globale dinamica amministrativala quale mira a realizzare l’eserciziodi funzioni o di servizi pubblici,perseguendo obiettivi di benesserecollettivo.Alla luce delle precedentiargomentazioni non appare del tuttocampata in aria la tesi per cui unsoggetto privato, come ilrappresentante di associazionisindacali nella propria vesteistituzionale, partecipando alladecisione dirigenziale inerenteall’organizzazione o alla gestione delpersonale, possa incorrere nella

responsabilità amministrativa, inproprio o eventualmente in concorsocon il dirigente, qualora siano staticonclusi accordi o atti contra legem,dai quali discendano direttamentedanni erariali. Un’ipotesi di questogenere ricorre quando si verifichi unadistribuzione a pioggia di incentivi perla così detta produttività individuale ocollettiva dei dipendenti pubblici,concordata preventivamente con leassociazioni sindacali. La stessa giurisprudenza, nonescludendo la responsabilità perdanno erariale del dirigente, hacontestualmente riconosciuto lapotenziale responsabilità deisindacalisti che abbiano esercitato“forti pressioni” per il mantenimentodi privilegi ingiustificati all’internodell’amministrazione; comunque, almomento non è dato rivenire, siapure dopo un’attenta ricerca, unaesaustiva ricostruzionegiurisprudenziale e dottrinale sullaresponsabilità erariale per indebitaingerenza sindacale sui pubblicipoteri. Del resto, il pubblico impiegoprivatizzato, ma meglio sarebbe direcontrattualizzato, offre uno spazioparticolarmente esteso all’operato deisindacati proprio nell’ambito delleopzioni organizzative di macro-organizzazione e di micro-organizzazione, per non parlare poidella contrattazione collettiva dilavoro, nazionale a livello di compartoed integrativa a livello di singolaamministrazione, per cui sarebbeveramente arduo non ravvisare alcunprofilo di responsabilità nei confrontidei soggetti firmatari dei contratticollettivi, che in violazione di normedi legge determinino danni alpubblico erario.Le relazioni sindacali non possonoessere assimilate ad una sorta di zonafranca, dove tutto può avvenire, senzail rispetto delle regole giuridiche e,peggio ancora, senza regolegiuridiche. La partecipazione di unapluralità di soggetti portatori diinteressi interni alla contrattazionecollettiva o a diversi momenti dellerelazioni intercorrenti tra PubblicaAmministrazione e sindacati, risultano

qualificati, sebbene certe voltecontrapposti, necessitando di unaforte responsabilizzazione rispetto aicomportamenti tenuti e alle decisioniprese. Infatti, si agisce dentrostrutture pubbliche con ilcoinvolgimento di interessi pubblici odi situazioni che in qualche modoincidono sugli interessi dellacollettività. Di conseguenza, i dueattori che recitano su questoparticolare palcoscenico,l’amministrazione nella persona deidirigenti e le associazioni sindacalinella persona dei proprirappresentanti, si devono assumere leresponsabilità di ciò che fanno, quindidevono poter essere chiamati arispondere davanti alla Corte deiConti, se del caso, anche di eventualidanni erariali consequenziali allemisure adottate di volta in volta inattuazione di ciò che è statoconcordato preventivamente nellesedi ove si è sviluppata la trattativasindacale. In conclusione, i dirigenti pubblici e irappresentanti dei sindacati dicategoria possono essere perseguitidai giudici amministrativi–contabiliqualora assumano condotte,commissive o omissive, estranee aicomportamenti istituzionali,caratterizzate dalla violazione dinorme di legge ed antitetiche alleregole della libertà sindacale, finendoper assumere la consistenza di unfavoritismo per gli iscritti ad unadeterminata associazione sindacale indanno degli altri lavoratori pubblici inservizio presso un determinato ufficio,contribuendo a creare una confusionesistematica nell’organizzazione dellastruttura amministrativa e notevolidisservizi agli utenti.L’attività sindacale all’interno dellaPubblica Amministrazione deveritenersi vincolata ai principi dilegalità, imparzialità e buonandamento non meno che gli stessiburocrati. L’azione delle organizzazionisindacali non può costituire unavariabile indipendente dall’osservanzadi quei principi di legittimitàdell’operato amministrativo checonnotano il nostro ordinamentogiuridico. H

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iù di venti anni di pubblicazionihanno conferito al mensilePolizia Penitenziaria - Società

Giustizia & Sicurezza la dignità diqualificata fonte storica, oltre quelladi autorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Come Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolare interessestorico pubblicato tanti anni addietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.219luglio/agosto

2014

P26

Anno nuovo: solito tran tran, le stesse illusioniIl Sindacato manifesta in piazza, al DAP nessuno ascolta...di Umberto Vitale

Trasferendo il suo concettonell’ambito dei lavoratori del DAPnon c’é coerenza quando , da un lato,il Direttore Generale, giustamente(quanto opportunamente, consideratoche non é più in ruolo nellamagistratura e visto il delicatoincarico amministrativo che ricopre, lodecida il lettore), difende i magistratie invoca uguaglianza per tutti, mentredall’altro consente che nella suaAmministrazione vi siano disparitàtalmente evidenti da sembrareassurde: la Polizia Penitenziaria chelangue e chiede giustizia, sperandoche lo Stato paghi quanto deve aisuoi uomini e donne (straordinarioarretrato, missioni ecc.), mentre ai“guanti gialli” del sistema - direttori efunzionari - tutto é permesso, tutto épagato, anche in anticipo, loro nonsbagliano mai! Non sono forse tutti“lavoratori” e, quindi , tutti uguali perlo Stato, come detta la Costituzione?Due pesi e due misure, neltrattamento di due categorie dilavoratori della stessaAmministrazione, ma in questo casonessuno fiata, va tutto bene, nessunoha il coraggio di denunciare ifavoritismi di cui sono beneficiari i“guanti gialli” del DAP, né gli enormisprechi di risorse che qualcunoaccanto a Caselli ha voluto edavallato, facendosi beffe dei bisogni enecessità della Polizia Penitenziaria,“paria” dell’Amministrazione!Si, ricordiamolo ancora, il convegno diCapri, e non solo quello, in tema disprechi. Solo il SAPPE - che conservaautonomia di pensiero e giudizio - haprotestato, naturalmente senzaottenere alcun riscontro osoddisfazione: ha vinto l’indifferenza,l’inganno, la ragione del più forte.Hanno vinto i “guanti gialli” .

Sopra la copertina

del numero digennaio

2000

come scrivevamo

lla fine dell’anno é tempo dibilanci e, guardando alpassato, anche per la Polizia

Penitenziaria é l’ora di tirare lesomme. Il 1999 é stato un annodiverso dagli anni passati, forse ilmigliore dal 1990, anno dellaRiforma. Un anno che, grazie all’arrivoin via Arenula di un Ministro politico,che ha capito da subito le necessità edesigenze del Corpo, ha restituito aisuoi appartenenti la voglia di esserci edi fare, di partecipare attivamente amigliorare le condizioni di una forza dipolizia da sempre penalizzata, comeuna cenerentola. Non tutto, però, é andato per il versogiusto, tanto che dall’altra parte -l‘Amministrazione - non é giuntoalcun segnale che facesse presupporredi voler migliorare i rapporti con ilpersonale, con la Polizia Penitenziariain particolare, nemmeno con l’arrivoal DAP di Gian Carlo Caselli. L’ha giàscritto Donato Capece nel suoeditoriale: promesse, le solitepromesse, ma di nuovo non c’é nientesotto il sole. Lo stesso Caselli non pareessere un buon esempio di coerenza ,quando scrive in prima pagina su “laRepubblica” del 4 gennaio 2000 - aproposito dell’anno nero per le toghe- che non é giusto che la magistraturasubisca attacchi ed aggressionipolitiche per il suo operatoaggiungendo, poche righe dopo, chetali aggressioni fanno “da apripista achi vorrebbe restaurare, nel nostroPaese , una giustizia con due pesi edue misure: impunità per i reati deicolletti bianchi e tolleranza zero pertutti gli altri... carcere per i poveraccie prescrizione per chi viola la legge inguanti gialli. Con buona pace perl’uguaglianza dei cittadini di frontealla legge” .

A

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PoliziaPenitenziarian.219luglio/agosto2014

27

Al DAP “hanno fatto finta di nulla,voltandosi da un’altra parte”. Il santuario di largo Daga non si tocca,non é in discussione e i suoi sacerdotinon hanno peccati: Gian Carlo Casellitace, anzi scrive a “Panorama” che ilSAPPE ha torto, che per Capri si sonospesi soltanto 300 milioni (sic!), eintanto la Polizia Penitenziaria protesta.E la protesta é scesa in piazza, dopoquanto é successo a fine dicembre, nelcorso delle trattative per il rinnovo delcontratto di lavoro: 18.000 lire lordemensili di aumento, ecco cosa haprevisto lo Stato per le forzedell’ordine, dopo tanti sacrifici e privazioni! Non andrà meglio con ilTFR: il SAPPE consiglierà ai suoi iscrittidi non aderire alla proposta delGoverno che vorrebbe impegnata laliquidazione del singolo in fondiintegrativi che dovrebbero adeguare iltrattamento pensionistico. Ecco ilperché della protesta del 16 dicembrescorso che ha visto la partecipazione diquasi duemila appartenenti alle varieforze di polizia, invitati a manifestare ilcrescente malessere e dissenso con unagrande fiaccolata per le vie del centrodi Roma.Bella giornata il sedici dicembremillenovecentonovantanove ,facciamone la cronaca . L’incontro pertutti era a piazza Esedra, alle 17.00,per poi sfilare con le fiaccole lungo ilpercorso cittadino, fino a piazza SantiApostoli, luogo dei comizi dei SegretariGenerali dei tre Sindacati autonomidella Consulta, SAPPE, SAP e SAPAF.Già alle 16.00 il vasto piazzale erapieno di donne e uomini dei tre Corpidi Polizia, cui si sono aggiunti numerosiappartenenti all’Arma ed alla Guardiadi Finanza. Aria di festa, aria di incontritra vecchi amici che non si vedevano

da tempo, con lo spirito di chi intendesì protestare, ma sempre con ordine,senza esagerare .Ed é ordinatamente che all’orastabilita s’é mosso il corteo: fischietti,trombette, megafoni, striscioni,cartelli e slogan, con duemila fiaccoleaccese che hanno illuminato la seracalante lungo via Cavour, ai ForiImperiali, in piazza Venezia, a piazzaSanti Apostoli. Traffico completamente paralizzatolungo una direttiva vitale per laCapitale, due ore di corteo che hannosconvolto il centro di Roma e via viail caos s’é ripercosso fino allaperiferia, fino alle strade consolari,fino al GRA. Roma é fatta così:blocchi una zona importante per laviabilità e va tutto in tilt. Se poi aprotestare sono le forze del’ordine...non giunge alcuna lamentela dirimando da parte dei cittadini, cheguardano curiosi e si domandano ilperché della manifestazione. «Siamoalla fame», urla qualcuno. «Lo Statoci prende in giro, e intanto moriamosulle strade », gli fa eco unmegafono. Un turista giapponese conl’immancabile macchina fotograficaclicca decine di volte, immortalando ilnostro Francesco Farina mentremaltratta una tromba, facendone

come scrivevamo

uscire suoni acuti e lamentosi.Probabilmente quel turista s’échiesto come mai la polizia è insciopero, in Giappone non succede.Nel Paese del Sol Levante la poliziaé pagata bene e rispettata, micacome qui da noi, verrebbe voglia didirgli.

Dagli altoparlanti del camioncinoche apre il corteo esce una musicaallegra, rock ‘n roll e canzonette:pare una festa, non una protesta. Edé davvero una festa per chi é venutodalla Toscana , dal’Abruzzo, dallaCampania, dalla Calabria , dallaLiguria, dall’Umbria e Marche a darman forte ai colleghi del Lazio,anche se poi dovranno sobbarcarsiun faticoso ritorno a casa, con la

Nelle fotoimmaginidella manifestazione

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PoliziaPenitenziaria

n.219luglio/agosto

2014

28 come scrivevamo

speranza di avere ottenuto qualcosa.Sono presenti e solidarizzano con noianche alcuni parlamentari, tuttidell’opposizione al Governo(naturalmente! che fine ha fattol’intenzione della sinistra di

recuperare le forze di polizia?). Ci sono Gasparri e Ascierto e pois’aggiunge Pappalardo, del Cocerdell’Arma, che porta una buonanotizia dal Palazzo: a Montecitorio, inconcomitanza con la nostramanifestazione, l’Assemblea havotato un ordine del giorno cheimpegna il Governo a provvedere alriconoscimento speciale delComparto Autonomo delle Forze diPolizia rispetto al personaledell’Amministrazione statale. Inpratica, s’é ottenuto lo scorporo delComparto Sicurezza dal resto delPubblico Impiego, da realizzare conforme e modalità attraverso unsuccessivo provvedimento di legge.Quell’ordine del giorno, che vincolal’impegno politico dell’interoParlamento, probabilmente non verràmai rispettato (come tanti altri... ),ma intanto ci consoliamo prevedendoalmeno la definizione di unostanziamento predeterminato al difuori dai parametri, vincoli e capitoliprevisti per i comparti del pubblico

impiego e, magari , il riconoscimentodi uno speciale trattamento giuridicoed economico a favore di chi rischia lavita per le istituzioni e la sicurezzadella nazione e dei cittadini. E’comunque un inizio, un risultato chepremia l’impegno e la forza dirappresentanza della Consulta deiSindacati Autonomi, che anche lagrande e riuscita fiaccolata hacontribuito a dimostrare. Verso le 19 c‘é aria di contentezza apiazza SS. Apostoli, tra un discorso el’altro dei Segretari anche se nessunocrede alle promesse. Nei giorni successivi allaricomposizione del Governo, con lanomina di D’Alema infatti, il SAPPE siaspettava concrete iniziative ma siamogià a gennaio e ancora non s’é mossauna foglia. Come al solito il DAP tace(Caselli però scrive... ) e in via ArenulaDiliberto é alle prese con il giudiceunico e il giusto processo. E alla Polizia Penitenziaria chi cipensa? Ogni anno la solita solfa, lesolite disillusioni.H

Nelle fotoancora fasi

della protesta

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irca un anno fa ero con la miafamiglia a Livorno e mi trovavoa passare sulla bellissima

Terrazza Mascagni, uno stupendologgiato sul lungomare della città convista sull’arcipelago Toscano.Scorgendo in lontananza i contornidell’isola più piccola dell’arcipelago,Gorgona, sede penitenziaria (ero aRoma a frequentare il corso daCommissario e di lì a poco avreiricevuto la destinazione), presi permano mio figlio e per scherzare glidissi: “quella sarà la prossima sede diservizio del babbo”. Probabilmente, in quel precisomomento, qualcuno ha ascoltato lemie parole e, pensando stessiesprimendo un desiderio, le ha tenutebene a mente, tanto che, al terminedel corso, lo scorso 8 gennaio, misono ritrovato imbarcato su unamotovedetta della PoliziaPenitenziaria in partenza da Livorno,per raggiungere la mia nuova sede diservizio: un’ora e un quarto circa dinavigazione con un cielo ed un mareche, in inverno, non promettono mainulla di buono. Cosa c’è tra la terraferma e questediciotto miglia marine, in mezzo almare aperto, solo l’esperienza sulposto lo può testimoniare. Una solacosa è certa: siamo lontani, moltolontani, dalle ordinarie dinamiche diun istituto penitenziario, sia per lemodalità con cui il tempo trascorreche per il tipo di lavoro svoltosull’isola; ma anche e soprattutto perle problematiche che la PoliziaPenitenziaria, in primis, e gli operatoripenitenziari, in generale, devonoaffrontare quotidianamente. I detenuti - sottoposti ad unavigilanza che definire dinamicapotrebbe risultare riduttivo - svolgonole attività lavorative più svariate, dallapesca, all’allevamento, alla

manutenzione degli alloggi e dellestrutture. Non per questo l’attenzionedella Polizia Penitenziaria è affievolitama, al contrario, molto più attentaalle dinamiche relazionali dalle qualianche uno sguardo deve essereimmediatamente decifrato edattenzionato. Qualcuno ha parlatoloro della sentenza Torregiani ma,trovandosi lontani anni luce dallarealtà penitenziaria cui la stessa èdestinata, ne hanno anchevelocemente (probabilmente)dimenticato l’esistenza. La lorogiornata è scandita da precisi orari eprogrammi da portare a termine suquesto scoglio di circa due chilometriquadrati a sud del mar Ligure. Essere il Comandante dell’isola è unpo’ come essere il sindaco di unpiccolo paese. Le competenze chebisogna sviluppare, al di là di quellespecifiche penitenziarie sono,giocoforza, legate alla specificità di unterritorio non circoscritto all’ambitodel muro di cinta ma ad unasuperficie, l’intera isola, con le suecaratteristiche peculiari e le sueproblematiche continue chequotidianamente vanno affrontate erisolte. E così, anche non volendolo, sisviluppano competenze che maiprima di questo momento avrestiimmaginato di dover apprendere. Sì, perché qui anche la gestione deglieventi critici è parecchio sui generispoiché ci si ritrova, prima o poi, a farei conti con un guasto del generatoreche ti porta a restare al buio ancheper più di trenta ore; può verificarsi larottura del dissalatore che fa temereper le scorte d’acqua; puòscarseggiare il fieno (che a causa delmare grosso non è potuto arrivare) erende gli animali nervosi edingestibili. Sono tutte situazioniimpensabili per chi vive sullaterraferma, ma soprattutto per chi,

Nella fotopersonale inservizio pressola Casa di Reclusione diGorgona

Mario SalzanoCommissario di Polizia Penitenziaria [email protected]

PoliziaPenitenziarian.219luglio/agosto2014

29funzionari funzionali

L’esperienza del Commissario sull’isoladi Gorgona: a metà tra responsabile

dell’Area sicurezza e Robinson Crusoecome me fino a qualche mese fa sitrovava a vivere situazionilavorative, sebbene critiche,comunque ordinarie, che trovanonell’esigenza di dover provvedere alripristino di condizioni di normalevivibilità o all’accaparramento digeneri di prima necessità (l’acqua,la luce, le scorte di cibo), il collanteindispensabile per unacollaborazione necessaria enecessitata tra tutto il personalepenitenziario ma anche traquest’ultimo e la popolazionedetenuta la cui opera risulta spessopreziosa e risolutiva.

Uno scoglio in mezzo al mare sulquale anche l’esigenza piùelementare, quale potrebbe esserequella di recarsi al bancomat per unprelievo (era solo un esempio, vistoche sull’isola c’è un piccolo spaccio,tra l’altro non fornitissimo!) èvincolata all’arrivo dellamotovedetta, sempre che lecondizioni del mare lo consentano.Un’isola nella quale si vivonoapparenti contraddizioni per chiguarda dalla terraferma: prima diconcludere questo articolo, dallamatricola mi comunicano che undetenuto ha appena rinunciato allasemilibertà per restare a Gorgona.Tra qualche ora dovrei riprendere lamotovedetta per far rientro, dopouna settimana, dalla mia famiglia,ma sempre che le condizioni delmare lo permettano.

C

H

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30 eravamo così

A fianco:1979

Casa Reclusione diPorto Azzurro (LI)

Befana AA.CC.(foto inviata da

Pasquale Amato)

inviate le vostre foto [email protected]

sotto a sinistra:1978

Casa Circondariale“Le Nuove” di Torino

(foto inviata da Giovanni Falzarano)

a destra: 1982Scuola AA.CC.

di Cassino (FR)22° Corso Ausiliari

(foto inviata da Giovanni Dottarelli)

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PoliziaPenitenziarian.219luglio/agosto2014

31eravamo così

Sopra: 1962Casa di ReclusionePianosa (LI) ingresso sezione“Sanatorio”(foto inviata da Filippo Federico)

a fianco: 1984Scuola AA.CC. di Cassino (FR)27° Corso AusiliariAl poligono di tiro(foto inviata da Antonio Sorrentino)

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PoliziaPenitenziaria

n.219luglio/agosto

2014

32 le recensioni

a nascita, ancor più dellamorte, è l’unica cosa cheabbiamo davvero tutti in

comune, da sempre e per sempre.Non solo è l’attimoirripetibile in cuiveniamo al mondo. Èanche il primo giornodi una stagione dellavita bellissima ealtrettanto irripetibile:l’infanzia. Essere statibambini, per quantouna volta diventatiadulti si tenda anegarlo, a ridurlo adaneddoto osemplicemente adimenticarlo, èun’altra cosa che tuttici accomuna.Proprio l’infanzia è ilfilo rosso che lega traloro una serie diistantanee di unmondo perduto,evocato dai milleumori dell’esserebambini: dal capriccioall’entusiasmo, daipianti alle risate, dagliimbarazzi ai primiamori. Un viaggioindietro nel tempo checi restituisce in dono inostri primi anni divita. Che ci proietta inun mondo popolatoda bambini che, lungole strade di una cittàancora a misurad’uomo, emulano iloro idoli sportivi,leggono fumetti,imparano a vivere e

fingono di morire. Di bambini ebambine che dietro i banchi di scuolaaffrontano ingiustizie che forselasceranno un segno nella loro vita

adulta. Di bambini che vedono la lorovita decisa a tavolino da adulti i qualipensano di aver sempre ragione,anche a scapito del loro bene. E diadulti che bambini non riescono asmettere di essere, fino al punto diritrovarsi soli, incapaci di immaginareun futuro per la propria vita. I sogni belli non si ricordano è unlibro sui bambini. Sulle contraddizioni,a volte tragiche, più spesso di saporedolceamaro, di un mondo che cambiasenza sosta, trascinando con séchiunque ne faccia parte. Esordiented’eccezione, Carlo Verdelli raccoglie inqueste pagine il lento e inesorabiletrasformarsi delle emozioni deibambini, gli errori e le esperienzedegli adulti che di quei bambini sonodiventati genitori. Ma che di queibambini conservano lo sguardosognante. Perché i bei sogni non siricordano. Ma i bei ricordi non sidimenticano.

n libro “tosto” di denunciaquesto di Marco Preve,giornalista della redazione

genovese del quotidiano LaRepubblica. Il titolo orienta senzaindugi su cosa focalizza il suointeresse.Nessun abuso può essere commessocontro cittadini inermi. Se non è così, iresponsabili devono saltare. In Italiaciò non è avvenuto. E continua a non avvenire, dai tempidelle torture alle Br fino alle morti diCucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri:la polizia non garantisce la sicurezza,la politica non sorveglia, la stampanon sempre denuncia, la magistraturanon sempre indaga. Perché questaanomalia? Come rivela FilippoBertolami, poliziotto e sindacalista,“negli ultimi anni si è assistito alparadosso di un sistema capace da unlato di coprire e premiare i colpevolidi violenze e insabbiamenti, dall’altrodi punire chi ha ‘osato’ mettersi di

traverso”. Vince la paura. Il partitodella polizia è troppo forte. troppeprotezioni politiche a destra e asinistra. Da Berlusconi a Prodi,Violante, Renzi. De Gennaro, orapresidente di Finmeccanica, e i suoicollaboratori non si toccano. Troppeonorificenze. Troppe amicizie. Anchetra i media. Intanto le autorimangono senza benzina e gli agenticontinuano ad avere stipendi da famementre vengono assegnati appaltimiliardari. Il partito della polizia èanche il partito degli affari. “Se non c’è una cultura del diritto inchi orienta il pensiero collettivo –sostiene il criminologo FrancescoCarrer – mi chiedo come possanascere in un Corpo di Polizia i cuivertici sono più attenti ai desideratadei politici che alle esigenze di chi èin prima linea.”

el ventre della bestia è unodei libri più sconvolgenti maiscritti sulle prigioni

americane. Un libro di culto per lacrudezza del racconto e l’abilitàletteraria del suo autore. E’ un libroche nasce tra Abbott e il romanziereNorman Mailer, alla fine degli anniSettanta, quando il primo si trova inprigione nello Utah per rapina amano armata e durante la detenzioneuccide un altro carcerato. Dalla fittacorrispondenza nasce questo libro,che diventa un best seller, in cuidescrive le brutalità del sistemacarcerario americano, dei pestaggisubiti, del sesso coercitivo, della fame,delle umiliazioni.Un raccontoimpietoso in cui Mailer e altriintellettuali lessero una sorta diredenzione da parte di Abbott, che amalapena era riuscito a ottenere lalicenza elementare, mentre inprigione aveva passato cinque anni emezzo in massima sicurezza a leggeretesti di filosofia e letteratura (inparticolare Marx, ma anche Niels

a cura di Erremme

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U

Carlo Verdelli

I SOGNI BELLI NON SI RICORDANO

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Marco Preve

IL PARTITO DELLA POLIZIA

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Henry Abbott

NEL VENTRE DELLA BESTIA

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L

Page 33: Polizia Penitenziaria - Luglio / Agosto 2014 - n. 219

guerre di soldati ma guerre diintelligence. Tra l’occupazione e lospionaggio, tra la guerriglia el’operazione di polizia, tra l’interventomilitare e l’intervento politico, i confinisi fanno sempre più sottili. E semprepiù ambigui. Mark Mazzetti ciracconta “da dentro” questa nuovaguerra invisibile. Incontra i suoi oscuriprotagonisti. Descrive i loro volti,ricostruisce le loro storie. Li segue inPakistan, Somalia, Yemen, Lahore.Setaccia documenti e informazioni riservate.Studia gli scenari deglianalisti più accreditati.E dalla periferia delmondo ci riportaall’altro grande scontroda cui dipendono, oggi,la guerra e la paceamericana. Uno scontrotutto interno agli USA.

rendete lavostrafotocamera

digitale e iniziate subitoa scattare fotostraordinarie! Stateconsiderando l’acquistodella vostra primafotocamera digitale?Siete indecisi se passareda una compatta a unadSRL? Avete domandesulle funzionalità dellavostra macchinafotografica? Ecco laguida che fa per voi! Vispiegherà infatti coseche non troverete nelmanuale d’uso dellafotocamera, come le tecnichefotografiche tradizionali, isuggerimenti per ottenere certi tipi diimmagini, le varie opzioni di stampa emolto altro ancora.

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33le recensioni

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Bohr, Hegel, Russell, Whitehead,Carnap e Quine), costruendosi unvasto sapere da autodidatta.Successo e clamore consentono adAbbott di ottenere la libertàcondizionata.�Rimesso in libertànell’81, si stabilisce a Greenwich, ilquartiere radical di New York, ediventa il beniamino della highsociety. Ma a placarlo non bastano néla fama né i soldi. Sei settimane dopoil suo rilascio, in un alterco davanti aun ristorante, pugnala a morte uncameriere di 22 anni. Arrestato di nuovo, Abbott vienecondannato ad altri 15 anni diprigione e a pagare oltre 7 milioni emezzo di dollari ai familiari dellavittima. Nel febbraio del 2002, a 58anni, si suicida impiccandosi allesbarre della sua cella.

uesto è un libro coraggioso.Perché pone sotto una lucecritica uno dei personaggi piùnoti e amati in questo tempo:

Papa Francesco. Ed è un libroscottante perché due degli autori,Gnocchi e Palmaro, sono stati“cacciati” da Radio Maria - con laquale collaboravano da più di diecianni - proprio come conseguenzadelle critiche rivolte al Santo Padre.Mario Palmaro, poi, è morto lo scorsomarzo dopo una lunga malattia:aveva 46 anni ed è stato uno deimigliori studiosi e difensori della fedecattolica nei tempi travagliati in cuiviviamo. Il libro è davvero unaappassionata lettura criticita delMagistero del Papa venuto “dalla finedel mondo”. I gesti e le parole dipapa Francesco sono campionario direlativismo morale e religioso. Leesibizioni di ostentata umiltà benpoco francescane. La suaproclamazione dell’autonomia della

coscienza e della visione personale delBene e del Male, in palesecontraddizione con il catechismo e ilmagistero dei pontefici precedenti. Inun panorama in cui, dall’ultimo deiparroci al più agguerrito degli ateimilitanti, tutti si profondono a cantarele lodi del primo gesuita asceso alsoglio di Pietro, la letturacontrocorrente di due puntute firmedel mondo cattolico tradizionale èapparsa come una vera e propriapietra dello scandalo. Mentreopinionisti da sempre anticattolici, sugiornali da sempre anticlericali,riprendono le frasi “rivoluzionarie” diBergoglio trasformandole in roboantititoli da prima pagina, questa argutariflessione si pone come primocontraltare all’unanime (e spesso pernulla disinteressato) consensotributato al “vescovo venuto dalla finedel mondo”. E offre nuove indicazioniper amarlo, nonostante tutto.�Unpamphlet appassionato, ragionato eargomentato, prezioso perchéinsaporisce con il sale del dibattito edel confronto la brodaglia delconformismo mediatico.

uesta è la storia mairaccontata di una metamorfosisilenziosa. Una metamorfosiche ha cambiato il modo in

cui gli Stati Uniti d’America fanno laguerra, uccidono i loro nemici aiquattro angoli del mondo, influenzanogli equilibri dello scacchiere mondialelavorando sulle aree grigie e sulleregioni più lontane e instabili delpianeta. Le guerre americane non sisvolgono più allo scoperto, nei teatri diguerra più visibili, con l’interventodegli eserciti tradizionali. Le guerreamericane sono diventate guerreombra. A combatterle sono dronipilotati a distanza, spie inviate acreare guerre e sommosse locali,agenti assoldati sul posto per ucciderenemici politici e infiltrare le élite locali.Le guerre americane non sono più

Mark Mazzetti

KILLING MACHINEFELTRINELLI Edizionipagg. 352 - euro 19,00 P

Giuliano Ferrara, Alessandro Gnocchi,Mario Palmaro

QUESTO PAPA PIACE TROPPO

PIEMME Edizionipagg. 220 - euro 15,90

QQ

FOTOGRAFIADIGITALEPER DUMMIESHOEPLI Ediz.pagg. 354 euro 19,90

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n.219luglio/agosto

2014

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genovesi sono diversi, come diceDante, ingovernabili, comesostiene Machiavelli,

insopportabili, come affermaMontesquieu, crudeli, come asserisceBraudel? A loro si attribuiscono le solequalità di far di conto e di navigareper mare e un interesse esclusivo peril puro utilitarismo degli affari. Certo, furono i genovesi a fondare la

società finanziariapiùforte del Mediterraneocon il controllo dei piùimportanti flussimerceologici dal NuovoMondo, a inventare ilprimo capitalismoindustriale dell’Italiaunita, la prima bancad’Italia, la prima Borsa.Eppure, un ritrattounilaterale farebbe lorotorto: quella stessaspregiudicatezza che ha consentitoloro di essere guerrieri di ventura,mercanti e finanzieri, i genovesil’hanno applicata anche nella politica,nella musica e nella poesia. Appartiene infatti a Genova la storia

il mondo dell’appuntato Caputo

Tra Capo e ...collo

di Cristoforo Colombo,Andrea Doria eRaffaele Rubbettino,ma anche quella diGiuseppe Mazzini,Niccolò Paganini,Eugenio Montale.E’ da Genova che èpartita la spedizionedei Mille, un azzardoche nessun italianopotrà maidimenticare;

appartiene a Genova losperimentalismo che ha caratterizzatol’originalità stilistica della liricamontaliana; tutta genovese èl’inquietudine che ha segnato lagenialità violinistica di Paganini.

I

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Paolo Lingua

BREVE STORIA DEI GENOVESI

LATERZA Edizionipagg. 276 - euro 10,50

HO VISTO..HO VISTO...

DOTTORE.. DOTTORE,HA VISTO PAGANO?

E’ DIVENTATO CAPO DELDIPARTIMENTO...

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