Poesie all’Angelo a cura del - Centro Studi Salvatore ... · Iside Incompresa (a S.P.) 5...

Poesie all’Angelo e a Salvatore Paladino

a cura del

Centro Studi Salvatore Paladino

Copyright © 2018 Centro Studi Salvatore Paladino All rights reserved.

ISBN: 9781720174448

A Sandra

i

INDICE Giugno 2 La Tigre Dormiente 4 Iside Incompresa (a S.P.) 5 Cardiogramma Celeste 7 La Musa Sposa 9 A Tua Madre 10 Oggi voglio nutrirmi 11 Perchè piangi? 12 A Sandra e Salvatore 14 Vieni facciamoci terra… 16 A Salvatore Paladino 17 Io Sono – il Cibo di Dio 19 Festino della mente lineare 22 Preghiera pensata… 23 Come una farfalla 25 La polvere d’oro 26 Sorella cara 29 Poiché mi nutro… 30 Padre e figlia 31 Rendici Padre… 33 L’Aquila dell’Himalaya 35 L’Intenzione 36 A Salvatore Paladino 37 Pensiero che arriva 39 La Sfinge 40 Se fossi madre… 42 Perché mi cerchi fuori? 44 Sui colli Euganei 45


ii

Questa breve raccolta di poesie è il frutto di un intimo percorso che ha accompagnato l’autore attraverso il lungo lavoro di raccolta e selezione delle informazioni lasciate da Salvatore Paladino, riversate prima nell’archivio del Centro Studi Salvatore Paladino ed ora nelle pubblicazioni de L’Autostima. Si tratta dunque di un lavoro parallelo. Ma nessuna delle poesie di questa piccola raccolta sarebbe nata senza la presenza costante, l’incoraggimento, l’amore fraterno di Sandra alla quale insieme a Salvatore Paladino questo piccolo libro è dedicato.

Fabrizio

1

Ognuno di noi, può realizzare quello che in fisica nucleare è chiamata la super forza, o energia forte, o energia debole, energie elettromagnetiche, gravitazionali, quindi aggregare, disgregare, distruggere o costruire la materia. Noi con la nostra super mente attraverso la poesia, attraverso tutte quelle cose che noi a livello informativo, a livello di cultura, sappiamo come informazioni, attraverso l’unione, la connessione di questi corpi sottili dei nostri sensi fisici, psichici, astrali e mentali, possiamo raggiungere la super mente. Quindi la super forza può disgregare e aggregare gli universi. La super mente la può fare superiore alla super forza perché non è disgregativa, non è distruttiva.

Salvatore Paladino

2

Giugno

Ti sei fatta, in giugno, quieto lago, Non più torrente neppure grande mare, Io mi adatto a questo tuo cangiare. Se dolce o salata cambia la tua imago. Io non cambio, son nato per nuotare E in quiete il silenzio mi di addice, Dentro di te è il mio ambiente naturale, Cavallo Marino o Rana pescatrice. A riva nuoto oppure nel profondo Tuo, dove amiche spiagge di corallo, Tesori nascosti, o di questo mondo, Immobili fanno un lento ballo. Pur essi son dal fango, dal marcito Tratti, nel tuo cullare eterno dolcemente, Bei cristalli si fecero al tuo invito Chiaro oppur che non fa vedere niente. Se s'alza improvvisa una tempesta, Dentro è ancora tutto dolce e quieto, Se sopra niente può tenerti testa, Lì ti compiaci di questo gran segreto.


3

Io, ovunque vada, – tu sei il mio confine, Dentro te nascere e morir mi tocca; Solo manca in questo ciclo senza fine, Divino cibo diventar per la tua bocca.

4

La tigre dormiente

Siamo qui da migliaia di anni Non sei stanca di viaggiare?

Perché mi fai mille domande? Se fossimo bambini, ti amerei di più.

Prima di venire al mondo

Ti avevo già sognata. Il colore bianco

Che mi ha svegliato Ricordandomi il sogno.

E sono apparso per incontrarti.

Sei un neonato Nel palmo della mia mano

Quando sono in meditazione. Sei i piedi dove poso

La mia fronte Quando mi inginocchio per ringraziarti.

Sei la mia voce Trovata nel bosco

Quando vai lì Senza portarmi.

Canta ancora, non smettere Sono la Tigre Dormiente Accoccolata ai tuoi piedi.

5

Iside Incompresa

A Salvatore Paladino Dominator di parte E di dominio, Scendevi nel declivio D’innominata sorte. Portava la tua morte Nel prossimo sentiero. Giaceva la tua stirpe Senza speranza vana, Ma nobile soprana Mirava lo spartito, Che l’occhio sempre ardito Sfidava ormai la Morte. Portava il tuo destriero Un Mandorlo Divino E soffice e vicino Cantava la Novella, Per quanto così bella, La Luce e poi il Dispero. Tonavano le voci Di popoli irrequieti Ignobili e feroci Assalivano con fauci Carne viva di bambino;


6

Ma portavi Te soccorso. E corse il Sole e Notti, Il fiume passa e il Sicomoro E sopra l’Angelo, il Ristoro Per sempre qui vicino. Tu Iside incompresa D’illuminate genti.

7

Cardiogramma Celeste Al mio battito corre il tuo vicino Nel Corpo Mistico d’Amore, E le stelle svelan l’andamento. Ove s’accorda il doppio Cuore. V’è pur l’Eco della Voce Tua, una chiara spiegazione, Movimento che non tace, Firmamento Cosmico Divino. Odo quindi, come fa, bambino, Questa nenia delle Stelle, Sono tue parole così belle? Tu riporti in me la Meraviglia. E’ la gravità d’Amore, E gravità di Sostanza Che instilla il nostro Salvatore, L’Ego mio, è ancora la distanza. Ma non hai fatto niente, Semplicemente esisti, o Figlia; Non si cura il Sole della Luce, Ma ciò che dona a uno a uno.


8

Di ciò non è mai stanco Senza indugi, cosa induce Dare senza chiedere a nessuno? E’ materia di Sapiente. Ecco i colori che ci svela Terra colta dal suo raggio Allora vive, è abitata e vi anela Anche il più smarrito di coraggio! Tu, pur fragile, veggente e luminosa, Hai sposato forse la Missione Di stillare goccia a goccia Nell’Umana gente bisognosa?

9

La Musa Sposa Sei tu il graffio di un bambino Che brucia d’amore e di dolore? Sei tu che gridi nell’anima E poi bevi dal mio vino. Tu che insinui col canto la tua lingua Che fa delle mie labbra Un’arsa rosa? Vorrei nel tuo grembo trovar riposo E non sentir più alcuna cosa. Ma sol quel che senti tu. E da te rinascer Padre E un giorno poter scostare, I capelli dal tuo viso. E accompagnarti sull’altare Dove attenderà il tuo Amato; Io sarò metà Ombra e metà Luce, L’una perché ti ho persa, L’altra perché negli altri ritrovata.

10

A tua madre La se svéia de bonòra Che fora l’è ancora scuro, L’ha da sbrigar i mistièri, Meter a posto el mondo. Le bestie i la speta chièti, O i zìga parchè ‘i ga fame, O par la voia de far festa, E anca noantri omini, poarèti. Ela, la sa ben parchè la stà Drento sta Téra foresta; Te lo conta co’ un soriso, I ghe lo ga contà in segreto. L’è vegnù anca un Anzòleto, Cò noialtri se dormiva, El ga scarabocchià in tu‘n foieto Che I vol lassarla tanto tempo viva.

11

Oggi voglio nutrirmi…

Oggi voglio nutrirmi solo del tuo respiro, Perché nient’altro andrebbe bene, Oggi.

Nient’altro basterebbe per la mia solitudine, Per la mia disperazione non servirebbe

Nient’altro. Vicino a te voglio venire per sentirmi a casa e Prendere tutti gli spigoli sui fianchi per venire

Vicino a te. Non mi potrai allontanare oggi, mi prenderò

Questa libertà e come una madre col bambino Non mi potrai allontanare.

Sei già stata anche tu qui da me per cercare, Per dare amore

Sei già stata anche tu. Sarebbe per il Cielo questa preghiera ma sei tu Che mi hai portato ciò che non muore e che

Sarebbe per il Cielo. Oggi è per te la mia gratitudine, il mio bisogno

Oggi è per te.

12

Perché piangi?

Pensando a Salvatore Paladino Verrà il tempo in cui siederemo ancora Insieme nel Giardino del nostro Salvatore Noi che giungemmo da così lontano Per conoscere la Compassione. Egli ci accoglierà ancora presso il cancello Dopo un viaggio di duemila anni, Come se fossimo i primi a passare, E ci darà di quell’Acqua che sa di lacrime, asprigna. Perché piangi? Piangi perché l’hai visto passare. Egli ascolterà allora, con pazienza, la greve Storia nostra e vecchia dell’Uomo. E ci lascerà soli nella Vigna Quando la Notte si farà più breve, Ciò ha promesso la sua mediazione: Che verrà il Cristico ristoro Perché ha vegliato per noi l’Uovo Del Fuoco alchemico d’Amore. Perché piangi? Piangi perché l’hai visto passare.


13

Cosa racconterà al tuo Cuore Durante la mia assenza? Forse come un’onda di vento passa Tra i Fiori in un’infinita carezza? E a me che cosa? Cose che posso appena capire: Ché per il troppo umano è la Spietatezza D’Amore, Insopportabile Presenza. E’ per questo che a volte mi vedi fuggire. Perché piangi? Piangi perché l’hai visto passare. Ti insegnerà forse la Pazienza? Quali dure pietre van bene nel Giardino? Oppure a donare senza chiedere niente? O sarai per sempre avvolta E protetta nel grembo Divino? Tu che mi hai preso per mano, ascolta: Come ti ha promesso Salvatore Così io vorrei poter fare Con lui tornare sovente a te vicino. Perché piangi? Piangi perché l’hai visto passare.

14

A Sandra e Salvatore “Tu sai, all’uscir da questo soffocare Fu a me lieta la tua voce e sufficiente, E dei perduti che dobbiamo fare? Io mi convinsi che non serve a niente”. “Lascia caro, ho compreso la faccenda Per quanto appaia al cuore cosa dura, Materia è a volte sì tremenda Che dando Luce, l’Ombra sua si scura”. “Sandruzza mia, oltre non t’affaticare, Io qui sto bene, c’è dell’altra gente Che m’aiuta e altra da aiutare, Ma che il dolor qui più non sente”. “Turiddu caro, ascolto cosa lieta E mi consola da tanto faticare, Nella Città Infernale stare in dieta, Chè Verità m’è dolce avvicinare”. “Tu parli bene cara e qui m’arriva Ancor l’Amor tuo di cui son grato Che già m’accompagnava all’altra riva E il Cuor ferito di leone fu alleviato”. “Non feci niente e l’Anima mia schiva


15

Questa lode per quanto di conforto: Piuttosto chi è perduto ancora Si deve trarre prima che sia morto”. “Di prendere il Mare è giunta l’ora Se capiranno, di più non star in porto; Io ero stanco, sfiduciato, come dissi: E’ odio umano più fondo degli abissi”. “Allor ti chiede di essere lanterna La mia mano, per chi potrà aiutare E arrestarne la caduta eterna; O per potere almeno confortare”. “E sia, mia Cara, ma lascia che ti dica, Quello solo il compenso del tuo Amore: Spesso sarà lo sforzo inutile fatica, Ma versata Ambrosia nel tuo Cuore”.

16

Vieni facciamoci terra Vieni, facciamoci terra, Foglie secche, rami spezzati. Aspettiamo la Pioggia del Cielo. Senti come suonano in noi Le prime gocce. La terra assorbe muta Perché ne ha bisogno, La foglia ne fa una nota Perché è vissuta, Il ramo tiene il ritmo Perché ci unisce ancora. Nella Pioggia del Cielo, Io sento allora la tua voce Avido di una e dell’altra. Quella nutre, l’altra accarezza. Sento cadere solo Amore Lo senti anche tu Foglia mia? In questa magica Illusione Gli Angeli divertiti Ci stanno vicino: Aspettano che ci consumiamo Nel Germoglio Divino.

17

a Salvatore Paladino Salvatore, ti ricordi? L’ultimo degli sciocchi alla tua porta, E di notte la madre e il suo bambino E ancora un altro venirti vicino Che il tuo ossuto ascoltare conforta? Noi fummo quell’albero di fico Che hai promesso di non tagliare, Quante volte dobbiamo sbagliare, “Perché non capite quello che dico?”. Hai edificato la tua casa con canti E preghiere, nessuno era bandito. Perdono, Figli! Fu di tutti quanti Che ai suoi cari ha preferito. Quante lacrime hai raccolto Svelando il nostro vuoto pensare E con la voce tonante hai tolto Quel che nessun altro osa affrontare. Agosto era, il fuoco vivo e attesa vana, Ma non deve essere taciuto il dono Di chi ha ricevuto, perché risana Quel che ai Figli è parso abbandono.


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Porta a loro quel risveglio gioioso, E a noi, lontani dalla preghiera, E’ così semplice dicevi, cosa vera, Alleviare quel che non trova riposo. Salvatore ti ricordi?

19

Io sono (il Cibo di Dio) Io Sono il cibo di Dio. Da Lui viene il seme da cui sono cresciuto. Egli piantò questo seme nel Giardino e se ne prese cura per cibarsi del Frutto quando è maturo. Per questo io sono Dio e tornerò a Lui per mezzo della sua bocca. Senza di me Dio non esisterebbe perché Lui ha fatto l’innesto e da Lui provengo e sono stato preservato secondo la Sua volontà e sono una delle Sue parti che formano il tutto. E senza le parti il tutto non esisterebbe. Senza di me Dio non esisterebbe. Come è vero che noi siamo Dio, poiché non siamo che Lui, è vero anche che oltre a Dio non possiamo essere altro. Egli raccoglie quando è giunto il momento di raccogliere. Alcuni frutti saranno lasciati cadere a terra perché non saranno buoni per Dio. Ma la maggioranza sarà raccolta e mangiata. Una piccola parte andrà a fare parte nuovamente del corpo di Dio e sarà l’Informazione, il resto sarà scartato. Anche i frutti più buoni potranno avere molto scarto. E il ciclo riprenderà da capo.


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Integrati nel corpo Divino, emaneremo per mezzo di Lui altri semi che contengono la nostra Informazione e quindi rivivremo ancora fuori da Dio. Mano a mano le Informazioni buone saranno aggregate e formeranno parti sempre più grandi del corpo di Dio. Il Cristo è una parte molto grande del corpo di Dio. E’ stata l’emanazione più grande di Dio sulla Terra. Egli non solo “siede”, ma è la parte destra stessa del Corpo del Padre. Benedire il Cristo è come benedire il Padre Nostro che è nei Cieli. Dio è nei Cieli quando noi siamo radicati alla terra. Quando noi non siamo più nella terra, Dio non è più nei Cieli perché noi entriamo in Dio. Noi siamo nel Paradiso Terrestre quando siamo qui nella terra. Non esiste nessun altro Paradiso all’infuori di questo, il corpo di Dio non è il Paradiso perché niente può essere paragonato al corpo di Dio. Ciò che Dio unisce non si deve separare, quindi Dio fece l’Uomo e la Donna, il Maschile e il Femminile, la Luce e l’Ombra, e il Frutto che si vergogna del suo Opposto,


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dichiarerà: Io sono questo e non quello, e sarà giudice o vorrà separarsi perché si vergogna non sarà un buon Frutto perché si è vergognato di una parte di Dio. Egli continuerà ad essere una parte infinitesima del corpo di Dio, senza mai crescere, se continuerà in questo stato, nonostante gli infiniti cicli. Chi continuerà a crescere occuperà man mano l’intero corpo di Dio ed entrerà nell’Eternità come nuovo corpo completo di Dio. Sarà allora il Tutto ed emanerà solo le Infinitesime Parti da cui prese origine a suo tempo e attraverso il quale attraversò i cicli, ma ora sarà Lui a cibarsi del Frutto delle sue emanazioni. Questa riflessione semplice è per ricordarmi: Gioisci per essere Dio stesso e segui anche uno solo degli insegnamenti di Cristo se sei capace. Mantieni corpo, mente e spirito puliti. Non serve null’altro ora. Il corpo di Dio non è qui fuori e non è neppure lì fuori.

22

Festino della Mente Lineare

Vivo come una biscia nella fanghiglia, Dove un predatore sotto un sole cocente Sta pronto sulle carni indifese che piglia, Per dilaniare in maniera indecente. Questa commedia si ripete all’infinito Vengon, morte dopo morte, mille sparvieri, Su di me, Fenice del Fango, succube, stordito, Con artigli spietati i miei stessi pensieri. Di cui pregusto lo scempio allor quando, Quell’ombra calante sento arrivare, Alla quale offro strisciando senza ritegno, Il contorcersi insulso del mio stesso pensare. Iddio non ha pietà di me per adesso, E mi concede questa vita meschina; Io, dopo esser stato preda di me stesso, M’arrenderò all’orripilante umana cucina?

23

Preghiera pensata leggendo un inno di Milareapa

Poiché Dio è in tutte le cose Egli è anche in me. Non m’ importa di tutte le cose Ma solo di Dio m’importa. Io offro il mio corpo nell’attesa Per essere schiacciato dalla Sua mano E me ne compiaccio Perché Egli così schiaccia se stesso. Da Lui venni e può far ciò. E tornare a Lui anche nel sangue Posso, perché il dolore è Dio E io non posso rinnegarlo. Se disprezzo il mio prossimo Disprezzerò Dio. Ma anche nel disprezzo troverò Dio Se il mio disprezzo sarà anche per me stesso. Se amerò il mio prossimo Amerò Dio.


24

Ma se l’amore non sarà illimitato Anche l’amore di Dio per me sarà limitato. E se il mio corpo si ammala Dio si ammala con me. Per questo invoco Dio Affinché guarisca se stesso. E quando Dio si ammala Io mi ammalo con Lui. Egli mi chiede di pregare Affinché io possa guarire.

25

Sto come una farfalla Sto come una farfalla Che stanca di vagare senza posa Si è chiusa nelle mani tue giunte. Sentirai, cara, quale fragili ali Fatte per esser solo un giorno Vanno a solleticare la tua anima. Il tepore loro mi dirà Dell'amore infinito di Dio Prima di volare per un istante.

26

La polvere d’oro

E’ come avere poco, Come avere niente Ma quando hai perso quel poco Hai perso tutto. Così difficile da trovare Che rischi di non trovarlo mai E quando lo trovi ti sembra di averne così poco, Che non ti accorgi che hai tutto. Ne hai così poco in verità Ma ti sazia completamente Tanto che non ne desideri di più Ma desideri solo quel poco. Lo riconosci tra mille cose Perché non c’è niente che gli possa assomigliare Né fuori né dentro. Non lo puoi fabbricare. Ma ti può solo arrivare. Non ha nessun nome Ma c’è, è vivo. Non viene annunciato, semplicemente arriva.


27

E quando va via, non è mai andato via Perché non è mai arrivato in verità, E non sei dispiaciuto quando va via Perché non l’hai mai posseduto, ma lui possedeva te. Si manifesta nel corpo e nello spirito Ma non è materia non è spirito. Invocarlo non serve a nulla Perché non esiste ma nasce. E quando è nato non muore più Ma neanche esiste. Deve rinascere ogni volta Ed ogni volta è come la prima volta. Non ha gestazione ma il suo nascere è immediato Viene dall’unione maschio-femmina Che non può essere eterna Solo il piccolo nato lo è come dice Salvatore. L’unione si può separare ma il piccolo nato non può, Perché è maschio e femmina insieme, Esso ha l’impronta della coppia E rimarrà con quell’impronta in eterno.


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Esso non può avere nome Perché esisteva prima che la coppia nascesse; E la nostalgia deve essere per esso E mai di uno per il suo opposto.

29

Sorella cara Sorella cara, figlia Son qui venuto a trovati Cara morta mia Ma lì nella tomba Vedo me invece, morto. Siamo morti entrambi dunque E non lo sappiamo E vivi eravamo e saremo sempre. Che importa dunque se non mi rispondi Che importa se non sei qui ora, Che importa se un altro morto muore? Te ne fai un cruccio? Per cosa figlia? I pensieri stessi sono tanti cadaverini Perché occuparsene? Anche se sei caduta Metti ora sulla pelle Per l'inverno che ha da venire La tela piú leggera che hai Come hanno fatto Milarepa e Salvatore Paladino.

30

Poiché io mi nutro

Poiché io mi nutro dell’Intenzione Vivissima tua e Immacolata Che di dolcezza e amaro picca A volte medicina amara pare Il nettare che vien dalla tua bocca. Tu vedi me crescere e morire, ma tu sei, Vedo le tue ali, ma lì sono io. E mi compiaccio della trasparenza Che tu sei e che son io stesso, Propoli curatrice e Divina. Sei giardino e ape, Volando, dipingi, Profumando, pungi Raccogliendo, consegni. Sei smarrita e conduttrice Impermanente ma immortale, Regina e bottinatrice. Cera, pappa reale, Femmina oppure Fuco, Arnia, alveare, Miele di sambuco.

31

Padre e f i g l ia

Se ti me ga sgrafià L’è stà un gràfio de putèla, che la zòga col so papà. Cussì fa pì mal e brusa, Che me passa un poco, mi stela, Se ora ti dimando scusa. Ti, me contavi na cosa bela, E veder me stesso nei to oci, Me son stravià, go avù paura. Me son messo sui spini coi zenòci Per perdonar a tì sta cosa Oscura: So ben da dove l’è vegnuda fora. Ma son masa straco ora, E stavo par dir: “No, no l’è me fia No vui, no vui pì zogar co ela”. Ma bisogna amar anca i caprizi E le sgraffiade ‘ndove fa pì mal E non lassar che’ i divente vizi. Ma il mal che’l me fa ancora


32

Che ancora me fa sangue, L’è per no desmentegar, fia mia, Anca nel mal, l’Amor tuo grande.

33

“Rendici Padre come bambini che appartengono al tuo Regno” – Paramahansa Yogananda

Basta cibi di transito Voglio mangiarti a pezzi. Perché io dimoro nel tuo cuore; Esso è grande e piccolo, E io lo riempio tutto, Come un granello invisibile. Io, spettatore dei tuoi mutamenti. Il tuo nuovo amico d’infanzia. Sono con te lì per sempre E tu non puoi altrimenti. Dio mi ha preso per mano E io mi lascio condurre Nulla posso fare di mio. Tu stessa non esisti, sei solo illusione Ma esiste la tua compassione La vena d’oro della montagna. Io non ho paura Perché tu sei il mio ricambio.


34

Dove io smetto, tu inizi. Dove io muoio tu muori (e rinasci). Perché siamo già nell’eternità, Non ci manca nulla.

35

L’Aquila dell’Himalaya Lassù, dove i tuoi capelli Raggiungono le vette dell'Himalaya E le tue mani sono rocce immacolate Esiste una linea sottile Dove cielo e terra quasi si toccano Ma dove niente può passare Tranne di una giovane aquila l’andare e venire. É l'Aquila Trasformatrice. Essa vigila questa area senza tempo Affinché rimanga sempre Come è stata in origine. Essa filtra l'accesso dalla Terra al Cielo Con artigli amorevoli e spietati Veglia su quello che a queste altitudini Non gli si addice.

36

L’Intenzione

Bentornata nel mio cuore. Sei forse stata tra gli Angeli A far sentire la tua voce? Sei stata tra altri fiori? Hai portato aiuto ai vivi Nel tuo nobile quotidiano O sei stata da Salvatore? Tu, come farfalla posi le tue ali Non si sa quando Non si sa per quanto tempo Non si sa da dove Ti si sente arrivare. Io verso il mio cuore nel tuo Perchè in te io trovo pulita L'Intenzione. Mi prosto ai tuoi piedi E rendo omaggio portandoti collane; Ammiro la tua veste dorata Di accesi colori variopinta. Solo questo posso Come fanno gli sciocchi Che altro non sanno portare.

37

A Salvatore Paladino

Salvatore tu sei Croce e Delizia Per chi dopo aver ben ascoltato Si decide al cambiamento ed inizia Ad applicare quel che hai insegnato. Se siamo nel bisogno a chiamarti Penseremo, ad aiuto portato, È stato più blasfemo invocarti, O più blasfemo averti disturbato? Di chi sta dalla parte della materia Oscura Ci parlasti a suo tempo in abbondanza Adesso non è tempo di prendersene cura Plagiatori mentali han poca importanza. Perché chi il nome, le tue informazioni Usa per convertire in denaro Dal cerchio tuo si porterà fuori E raglierà solo, come un somaro. A molti piuttosto non conviene Seguire questo tuo insegnamento, Solo a qualcuno che ascolta preme Rimaner fermo nel congiungimento.


38

La Via è una sola, l’hai insegnato É molto larga questa, ci hai detto. É per chi non ha ancora trovato, E’ l'unica rimasta senza difetto. Per tutti quegli altri insegnamenti Non c'è più tempo di imparare, Son rimasti vaghi intendimenti Per chi non è in grado di aspettare. Perché cento volumi di Tantra Yoga Con tutte le loro prescrizioni, Quelli che dici tu, con una parola, Non sanno dare le stesse informazioni. Allora mi domando ancora: Se siamo nel bisogno a chiamarti Penseremo, ad aiuto portato, È stato più blasfemo invocarti, O più blasfemo averti disturbato?

39

Pensiero che arriva

Pensiero che arriva a me vicino E mi desta dolcemente, Fa trovare nettare pungente Sulle labbra e sul cuscino. Invito fa il cuore mio paziente All’animica rugiada, Su di un petalo splendente Nell’attesa che poi cada. In anelli orgonici d’argento, Perfetto è questo inciso, Nel laghetto che poi sento Oltre il cuore condiviso. Parole d’acqua, belle, Per nutrir di Terra Gioia. Ma nella fretta di mostrarle La bellezza par che muoia. Perché persi un poco i versi in giro E sparsi alla rinfusa Te li porto adesso vergognoso, Come un bambino.

40

La sfinge L'ambra sera d'un vero Bicchiere di latte Con una goccia di nero Sorseggiato da due matte, Senza un uomo nemmeno Col grembiule pulito Con il pane sul seno: Ecco cibo squisito! Ombroso chiara d'uovo, La tenda copre il letto Due macchie sul lenzuolo Un sorriso un difetto Un cuscino tutto d'oro Eccoci cuore perfetto! e Le briciole come geroglifici I tuoi occhi Piramidi azzurre, Baleni di vento, Conati di fumo, Respiro nel deserto


41

Di semafori – sento Pietre tra i capelli, Tu, sfinge di te stessa, Hai piantato le unghie Sul mio lamento.

42

Se potessi essere madre Se potessi essere madre Vorrei avere te nella mia pancia Vorrei sapere come si sopporta Una gioia così profonda Istante dopo istante Nel sentire la tua presenza; Per questo, M’aiuterebbe Dio. Perché non potrei mangiare Non potrei muovere un passo Non respirare Senza che il mio pensiero Corra sempre a te. Non potrei dormire Per non interrompere questa gioia, Come potrei fare? M’aiuterebbe Dio. E quando mi dovessi svegliare Al mattino o nella notte, E questa gioia mi tornasse in gola Nel sentire che sei ancora lì Forse sveglia mentre io dormivo Come un onda d’amore, Quanto potrei sopportare,


43

E alleggerire questa felicità? Se non ci fosse Dio. Così è perché io so già Come sarai, vedo già tutto, Come piangerai e riderai, quando sarai nata Strizzandomi il cuore dall’emozione. E dopo, tra le mie braccia, Sentire la tua saliva addosso E mangiarla e cercarne ancora E sarebbe l’inizio della separazione Per questo, M’aiuterebbe Dio.

44

Perché mi cerchi fuori

Perché mi cerchi fuori? Io abito solamente nel tuo cuore Qui non esisto e non sono mai esistito. Ma solo nel tuo cuore esisto. Esso è il vaso nella casa di Dio E io vi ho preso dimora. Quando mi cerchi dunque, rivolgiti al cuore Io sono e sarò sempre lì. Non cercarmi in queste quattro ossa, abbi pietà per esse. Perchè io sono solamente nel vaso, E quando Dio vuol dissetarsi Entro in Lui per mezzo tuo. Perchè sono la goccia che scese Impotente dentro il tuo cuore Quando Dio si sedette a meditare E colpendo il vaso mi mandò la tua voce.

45

Sui Colli Euganei

E' Settembre, pochi giorni stiamo Come uva sulle canne ad asciugare, Le api ronzanti sul dolce nostro Che verrà. Facendo quel bisbiglio da convento, Van poi sui fichi, mi hai indicato, Aperti e su quelli chiusi nostri E non maturi invano, Ma felici, per l'inverno che verrà. Quando pur noi lontani, come adesso Ritroveremo quel miele e l'uva passa Che cercavamo e io vedevo nei tuoi occhi.

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Di prossima pubblicazione:

L’autostima Vol. 2

Per invio materiale, documenti, poesie, dediche, articoli

su Salvatore Paladino scrivere a:

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Finito di stampare Settembre 2018 Prima Edizione

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